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IL SISTEMA ECONOMICO DELLA PROVINCIA DI GROSSETO TRA EVOLUZIONE DEL MODELLO DI SVILUPPO E RIPOSIZIONAMENTO COMPETITIVO

La complessità dell’attuale ciclo economico Lo scenario economico mondiale ancora influenzato dalla crisi dei mutui sub-prime e dai rincari delle materie prime

La Federal Reserve durante il mese di marzo 2008 ha ridotto il costo del denaro di 100 punti base, un maxi-taglio che ha portato il tasso di riferimento a 2,5% dal 3,5% precedente; in questa situazione, la BCE ha lasciato il tasso-base al 4,0%. Di conseguenza, l’euro ha continuato ad apprezzarsi nei confronti del dollaro. La politica di invarianza dei tassi seguita finora dalla Banca Centrale Europea ha avuto come effetto solo quello di far apprezzare la valuta unica e di contribuire ad aggravare il rallentamento economico già in atto (le previsioni di crescita dell’Europa e dell’Italia sono state tutte riviste al ribasso. Inoltre, la stessa politica monetaria non è riuscita affatto a contenere l’inflazione (la “mission” della BCE è quella di controllo sui prezzi e, quindi, dell’inflazione, a differenza della FED che ha il compito anche in materia di sviluppo), che, invece, si mantiene sopra il 3%, ossia oltre il “target” del 2% fissato dalla stessa Banca Centrale.

I fattori esogeni che condizionano la crescita Le previsioni risultano influenzate dallo scenario internazionale, ma anche dalle dinamiche cicliche

L’andamento dell’inflazione, del resto, è sostenuto dai prezzi dei prodotti alimentari, delle materie prime ed, in particolare, del prezzo del petrolio (la quotazione è di circa 133 dollari al barile a metà maggio 2008). A causa delle spinte al rialzo che vengono da queste componenti, la politica monetaria europea ha un debole effetto, trattandosi di inflazione da costi e non da domanda (quest’ultima decisamente stagnante). I segnali di rallentamento sono confermati dall’andamento del Pil già dal quarto trimestre 2007: nell’Area Ocse la crescita si è arrestata al +0,5%, risultando pari a quasi la metà rispetto a quanto registrato nel trimestre precedente (+0,9%); a seguito della frenata del processo di crescita il tasso di espansione dell’economia dell’Area su base annua è passato dal +2,9% al +2,6%. Stesso discorso per Eurolandia dove la crescita si è attestata nell’ultimo trimestre del 2007 al +0,4% rispetto al trimestre precedente ed al +2,3% su base annua. Negli Stati Uniti, infine, la crescita è scesa tra il terzo e il quarto trimestre 2007 dal +1,2% al +0,2%, anche se su base annua la flessione appare più moderata (dal +2,8 % al +2,5%).

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Graf. 1 – Andamento dei tassi di sconto della FED e della BCE (2001-2008)

Tassi di sconto FED-BCE

1,251,00

1,752,00

5,25

4,754,50

4,25

3,503,25

2,50

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3,25

3,75 4,00

4,754,50

4,254,00

2,50

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5,00

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1,75

1,25

2,25

2,75

3,75

3,253,00

1,50

1,25

4,00 4,00

3,50

3,00

4,00

2,752,50

2,25

2,75

3,253,25

2,50

2,00

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1,0

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6,0

Novem

bre

, 2001

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, 2001

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, 2002

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, 2002

Marz

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, 2003

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5, 2

003

Giu

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004

Agosto

, 2004

Sette

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, 2004

Novem

bre

, 2004

Dice

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, 2004

Febbra

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Maggio

, 2005

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Luglio

,2005

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, 2005

Dice

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, 2005

Gennaio

, 2006

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Maggio

, 2006

Giu

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Luglio

, 2006

Agosto

, 2006

Otto

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, 2006

Dice

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, 2006

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o, 2

007

Giu

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, 2007

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, 2007

Dice

mbre

, 2007

Gennaio

, 2008

Febbra

io, 2

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Marz

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008

Marz

o, 2

009

FED BCE

BCE: Politica monetaria espansiva

BCE: Politica monetaria restrittiva

Fonte: FED, BCE

Tab. 1 – Andamento del PIL in Italia e nelle principali aree del mondo (2004 – Stime 2008) 2004 2005 2006 2007 2008

Stati Uniti 4,4 3,5 3,4 1,9 1,7 Giappone 3,8 1,8 3,0 1,9 1,9 Cina 10,1 10,4 11,1 11,5 10,0 Area Euro 1,7 1,3 2,6 2,3 2,1 Mondo 4,9 4,0 4,9 2,6 2,2 Italia 1,2 0,0 1,9 1,5 0,3 Fonte: OCSE, FMI, ISTAT, Banca d’Italia Le dinamiche di crescita italiane ed i fattori che la condizionano

Il rallentamento della crescita avrà un forte impatto anche in Italia con un incremento del PIL di appena il +0,3% nel 2008, dopo che le previsioni, ancora nell’autunno 2007, erano pari al +1,5%, con un effetto di “trascinamento” negativo anche nel 2009. Un andamento di “stagnazione” iniziato già negli ultimi mesi dello scorso anno: infatti, nel 2007, l’Italia ha registrato il tasso di crescita più contenuto tra i principali Paesi industrializzati attestandosi, nel 2007, al +1,5%, a fronte di una media tra i Paesi del G7 del +2,3%. Le ragioni di simili performance sono dovute soprattutto alla presenza di fattori strutturali dell’economia nazionale, che potremmo riassumere nei seguenti 10 punti: 1. elevato debito pubblico: 104% del PIL, il più cosnsitente d’Europa; 2. eccessiva frammentazione del sistema produttivo dove il 99,8% delle imprese ha meno di 50 addetti e circa la metà delle imprese ha meno di 10 addetti; 3. marcata specializzazione in settori tradizionali a

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Le criticità strutturali

basso valore aggiunto ed a forte esposizione alla concorrenza internazionale; 4. forte dipendenza energetica dall’estero; 5. inadeguata dotazione infrastrutturale; 6. difficoltà nelle relazioni banche-imprese; 7. alti costi e lentezza della burocrazia; 8. elevata pressione fiscale; 9. non sufficiente propensione all’innovazione e alla ricerca scientifica; 10. difficoltà storiche ad avviare un processo di crescita da parte di numerose aree del Mezzogiorno. Le imprese italiane, quindi, stanno affrontando il cambiamento in negativo del ciclo economico “appesantite” dalla presenza di forti criticità strutturali che, verosimilmente, penalizzeranno il nostro Paese in misura maggiore rispetto alle principali economie dell’Unione europea. Una crisi congiunturale che, considerati i diversi modelli di sviluppo locali, non influirà nella stessa maniera in tutte le economie territoriali del nostro Paese. Di conseguenza, tenere sotto controllo gli aspetti “mesoeconomici” (territoriali), “macroeconomici” (PIL, inflazione, conti pubblici, etc.) e “microeconomici” (le performance e le strategie delle imprese), dovrà essere un fattore di rilievo per lo studio di misure di politica economica dei prossimi mesi.

Graf. 2 – Andamento delle variazioni del Pil italiano (1995 - 2007 - Stime 2008)

1,5

0,3

1,9

0,0

1,2

0,30,4

1,8

3,2

1,71,7

2,0

1,0

3,0

-0,5

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

3,5

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Fonte: Istat, Banca d’Italia

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Il ciclo economico della provincia di Grosseto La crescita del PIL reale è inferiore a quella del PIL potenziale Un modello di sviluppo “isolato” Grosseto non segue le dinamiche di crescita nazionali Gli elementi che determinano l’evoluzione del modello di sviluppo grossetano

Ciò che emerge dalla lettura delle precedenti edizioni dell’Osservatorio Economico della provincia di Grosseto è una crescita di medio-lungo periodo del PIL reale inferiore a quello potenziale (ossia con un livello di piena occupazione); nonostante ciò, si sottolinea un percorso di sviluppo quantitativo caratterizzato da un tasso di crescita del PIL provinciale superiore alla media nazionale nel periodo 2004 – 2007 (+4,9% medio annuo; Italia 3,4%) che ha comportato un incremento del PIL pro-capite, nel medesimo intervallo temporale, di 3,4 punti percentuali (dato Italia=100, nel 2007 Grosseto registra 97,3). Tra i principali elementi, tuttavia, che ancora ostacolano il pieno utilizzo dei fattori produttivi, si sottolinea l’esclusione dell’economia locale dai principali circuiti economici nazionali ed internazionali, determinata dalla modesta presenza di attività manifatturiere di medio-grandi dimensioni in grado di proiettarsi all’estero e numerose micro-piccole imprese, con percorsi autonomi e poco integrati. Ciò ha dato vita ad un modello di sviluppo poco integrato, con un elevato numero di imprese impegnate in settori non innovativi (il 57% delle imprese opera nel Commercio e nell’Agricoltura) che non partecipano a reti relazionali (scarsa la vocazione distrettuale della provincia) e finanziariamente fragili (oltre il 70% delle imprese opera con forma giuridica di ditta individuale). In tale contesto, occorre ricordare come Grosseto non segua le dinamiche di sviluppo dell’economia nazionale, in quanto si configura, come già affermato, come provincia prevalentemente “a-ciclica”. Le dinamiche di crescita dell’economia provinciale vanno lette alla luce di questa importante considerazione. Tra le cause dell’andamento a-ciclico del sistema produttivo della provincia di Grosseto occorre sottolineare i tratti salienti ed i ritardi strutturali del modello di sviluppo provinciale, così come emersi nelle precedenti edizione dell’Osservatorio economico: � crescita reale inferiore a quella potenziale � contenuta produttività del lavoro � stagionalità della crescita � terziarizzazione dell’economia � modesta presenza di settori innovativi � trasformazioni del manifatturiero

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� scarsa vocazione internazionale � importanza delle filiere produttive � riposizionamento del turismo � declino demografico � gap infrastrutturali

Graf. 3 – La Ciclicità delle province italiane ed in provincia di Grosseto

(variazioni annue 1995 – 2005)

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

TASS

O A

NN

UO

DI C

RESC

ITA

DEL

VA

LORE

AG

GIU

NTO

ITALIA Pro-cicliche Anti-cicliche A-cicliche GROSSETO Fonte: Istituto G. Tagliacarne La produttività di Grosseto condiziona la costruzione della ricchezza locale

Entrando nello specifico dell’analisi, tra i fattori che incidono sulla capacità competitiva del territorio, come già accennato, occorre ricordare il gap esistente tra Pil reale e Pil potenziale. Considerando che il Pil potenziale è la ricchezza di un territorio prodotta attraverso il pieno impiego dei fattori produttivi come il lavoro, il capitale ed il territorio (es. dotazione infrastrutturale), in via del tutto sintetica, si evidenzia come la produttività del lavoro influisca in maniera diretta la costruzione della ricchezza locale. A questo proposito, la produttività del lavoro al 2005 della provincia di Grosseto sconta ancora un gap di circa 9 punti percentuali rispetto alla media nazionale (numero indice Italia = 100; Grosseto = 91,3), per lo più in ragione del dato

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relativo al commercio (n.i. 87,5) che, come esaminato in un precedente rapporto di approfondimento1, risulta impegnato in un processo di evoluzione lontano dall’essere terminato e volto alla razionalizzazione delle attività distributive a favore della grande distribuzione organizzata, mentre valori superiori alla media nazionale si registrano per l’agricoltura e per il manifatturiero (in questo caso il dato può essere distorto dalla presenza di una grande impresa, il cui numero di addetti, associato alla diffusione di numerose micro imprese, influenza direttamente il risultato finale).

Tab. 2 – La produttività del lavoro nelle province toscane. Valore aggiunto per unità di lavoro in

numero indice; Italia = 100 (2005) Industria Servizi

Agricoltura, silvicoltura

e pesca

Industria in senso stretto

Costruzioni Totale industria

Commercio, alberghi e ristoranti, trasporti e

comunicaz.

Interm. finanziaria; immobiliari e imprend.

Altre attività

di servizi

Totale servizi

Totale

Arezzo 94,3 80,2 94,4 83,9 95,8 114,2 90,4 99,5 93,1 Firenze 105,7 92,2 99,1 94,4 102,7 98,0 100,0 101,7 102,3 Grosseto 111,5 103,4 92,6 94,0 87,5 111,9 97,7 92,8 91,3 Livorno 159,2 123,6 93,5 115,3 97,2 106,0 99,8 96,4 103,6 Lucca 120,8 97,3 90,0 95,9 91,7 112,4 89,6 94,9 97,2 Massa C. 110,7 94,0 91,2 91,7 90,1 115,2 93,4 94,7 96,3 Pisa 122,2 99,0 93,0 98,8 97,8 101,6 99,8 100,6 100,9 Pistoia 209,4 79,5 88,5 82,0 93,4 113,5 97,1 99,8 96,1 Prato 208,4 77,8 93,5 82,2 98,1 102,4 92,7 104,2 95,9 Siena 79,3 95,3 96,0 94,8 89,7 106,7 100,8 100,2 94,7 TOSC. 121,8 91,7 94,3 92,8 96,5 104,9 97,1 99,2 98,5 Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat I principali squilibri del modello di sviluppo grossetano

La creazione del Pil della provincia di Grosseto, ovviamente, è condizionata non solo dalla produttività del lavoro, ma anche da un quadro di fattori legati al capitale ed al territorio non in linea con quanto è possibile osservare rispetto alla media nazionale. In tale contesto, il capitale produttivo della provincia, come già affermato, risulta caratterizzato da una relazionalità imprenditoriale non intensa. Oltre alla presenza di alcune eccellenze produttive, Grosseto si caratterizza per l’elevata presenza di ditte individuali, finanziarimente fragili e non sempre in grado di conseguire rilevanti forme di economie di scopo e metadistrettuali. Inoltre, tra i settori di

1CCIAA Grosseto, COAP, Il Commercio in provincia di Grosseto: articolazione strutturale ed orientamento strategico delle imprese (aprile 2008), Istituto G. Tagliacarne.

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Casi di eccellenza e settori tradizionali La crescita della ricchezza prodotta I motori della crescita

specializzazione produttiva delle imprese di piccola dimensione, quali l’agroalimentare, non si riscontrano particolari vocazioni in segmenti economici ad elevato contenuto innovativo, anche se il processo di trasformazione produttiva delle economia di cerniera del Centro italia sta producendo interessanti relazioni produttive anche in provincia di Grosseto. In particolare, si evidenziano interazioni di filiera nell’ambito del tessile – abbigliamento e della meccanica con le imprese della provincia di Siena. La capacità di realizzare innovazione, dunque, è appannaggio esclusivo di alcuni soggetti imprenditoriali; non mancano, infatti, casi di eccellenza nel grossetano, legati soprattutto all’industria chimica ed alla nautica. A fronte di tali considerazioni, la crescita del PIL2 in provincia di Grosseto (pari, nel 2007, a circa 5,6 miliardi di euro a prezzi correnti), nel medio – lungo periodo (tasso di variazione medio annuo 2003 – 2007: +4,9%) è stata più marcata di quella nazionale (+3,4%) e di quella regionale (+3,1%), mostrando una dinamicità quasi senza pari nel contesto toscano. A contribuire maggiormente alla crescita dell’economia provinciale è stato soprattutto il settore delle costruzioni (6,8% sul totale della ricchezza prodotta), il cui valore aggiunto cresce, nel periodo 2003 – 2006, ad un tasso di variazione medio annuo pari al +7,3% (Italia e Toscana +5,9%). Il settore dell’economia provinciale a mostrare la maggiore dinamicità nel medio periodo, in ogni caso, è quello del manifatturiero, il cui contributo alla formazione della ricchezza provinciale è cresciuto mediamente ogni anno del +7,9%. Non è mancato il contributo dei servizi, ma la dinamica medio annua posta in essere da questo settore nel periodo 2003 – 2006 è meno pronunciata, anche se comunque superiore alla media nazionale (Grosseto +4,9%; Italia +3,6%), così come superiore al dato Italia risulta il peso complessivo del terziario grossetano (Grosseto 76,6%, Italia 71,4%). Solo l’andamento dell’agricoltura risulta in flessione, seppur con intensità meno negative rispetto al trend di declino presente con maggiore evidenza nel resto del territorio nazionale (Grosseto -1,0%; Italia -3,6%).

2 A causa delle revisioni in materia di contabilità nazionale operate dall’Istat, i dati sul PIL, sul valore aggiunto e sul PIL pro capite riportati nel presente documento possono differire dalle precedenti stime realizzate dall’Istituto G. Tagliacarne.

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Graf. 4 - Variazione media annua (in %) del Prodotto interno lordo in provincia di Grosseto, in Toscana, nel Centro e in Italia (Anni 2003-2007)

4,9

3,1

4,0

3,4

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

Grosseto TOSCANA CENTRO ITALIA

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Tab. 3 - Incidenza del valore aggiunto a prezzi correnti (in %) per settore di attività economica a Grosseto, in Toscana, al Centro e in Italia (Anni 2003-2006)

2003 2004 2005 2006 Grosseto

Agricoltura 6,5 7,7 5,7 5,5 Manifatturiero 10,3 10,8 10,8 11,1 Costruzioni 6,4 6,5 6,6 6,8 Totale 16,7 17,4 17,4 17,9 Servizi 76,8 75,0 76,9 76,6 Totale economia 100,0 100,0 100,0 100,0

ITALIA Agricoltura 2,5 2,5 2,2 2,1 Manifatturiero 21,4 21,2 20,6 20,5 Costruzioni 5,6 5,8 6,0 6,1 Totale 27,1 27,0 26,6 26,6 Servizi 70,4 70,5 71,2 71,4 Totale economia 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istituto G. Tagliacarne La selezione delle imprese meno competitive

In questo trend, il sistema imprenditoriale continua il proprio percorso di trasformazione. Si tratta di un sentiero non indolore ed all’insegna della marginalizzazione dal mercato delle imprese più deboli, spesso unicellulari, attive in settori a scarsa innovazione e polverizzate sul territorio. Non a caso, poste le revisioni del Registro Imprese con le cancellazioni d’ufficio avvenute nell’ultimo anno, il sistema produttivo locale, a fronte di una crescita di 127 imprese nel 2007 (tasso di variazione medio annuo 2007/2003 del +0,1%), pone in evidenza consistenti riduzioni nel settore

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Il riposizionamento del manifatturiero Continua il percorso di irrobustimento qualitativo del sistema imprenditoriale

agricolo (nel 2007, -222 imprese). A tal proposito, nel periodo considerato, l’agricoltura riduce la propria incidenza sul totale imprenditoriale di 2,5 punti percentuali (da 39,1% del 2003 al 36,6% del 2007). Anche il commercio, nel 2007, registra una significativa flessione, pari a 67 aziende, per una riduzione dell’incidenza sul totale imprenditoriale, nel periodo 2003/2007, di 0,7 punti percentuali (20,5% nel 2007) e, coerentemente con quanto affermato circa il percorso di razionalizzazione del settore. Le costruzioni, al contrario, passano dall’11,1% del 2003 al 12,9% del 2007 e le attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca dal 6,3% al 7,7%, ma occorre precisare che quest’ultimo incremento è ascrivibile quasi esclusivamente al segmento dell’intermediazione immobiliare. Nell’ambito del manifatturiero, che nel complesso si mantiene sostanzialmente stabile (tasso di variazione medio annuo 2007/2003: +0,1%), continua il processo di riposizionamento settoriale, che vede ridurre sensibilmente l’incidenza dell’abbigliamento (dal 5,5% al 4,8%), della lavorazione del legno (dal 10,8% al 9,6%) e delle macchine ed apparecchi meccanici (dal 9,1% all’8%). Al contrario, i comparti che vedono aumentare la propria incidenza sono l’industria alimentare (dal 23,8% al 25,5%), i prodotti in metallo (dall’11,3% al 12,6%) ed il mobilio (e altre manifatturiere, dal 9,9% all’11%). Inoltre, si sottolinea il perdurare del processo di irrobustimento qualitativo del sistema imprenditoriale che, coerentemente con quanto si osserva a livello nazionale (anche se in ritardo), vede aumentare il peso delle imprese che operano con forma giuridica di società di capitale, utile, tra l’altro, per conseguire un buon rating presso le banche e, dunque, per ottenere finanziamenti da destinare a processi di innovazione e/o internazionalizzazione. In particolare, le società di capitali, dal 2003 al 2007, crescono ad un tasso di variazione medio annuo del +6,9%, incrementando la propria incidenza sul totale imprenditoriale di oltre 2 punti percentuali (a fine 2007 8%).

Tab. 4 – Incidenza delle imprese attive in provincia di Grosseto e tasso di variazione medio

annuo per natura giuridica (Anni 2003-2007) Società di capitale Società di persone Ditte Individuali Altre forme Totale

2003 5,9 19,3 72,6 2,3 100,0 2007 8,0 19,3 70,3 2,4 100,0

Tasso di variazione medio annuo 2007/2003 6,9 0,7 0,0 1,5 -0,1

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

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La chiusura internazionale di Grosseto

Per quanto concerne la vocazione internazionale della provincia, misurata attraverso l’incidenza delle esportazioni sul Pil, è doveroso sottolineare, come già affermato, che risulta piuttosto contenuta (propensione all’export 2006: Italia 24%; Grosseto 3,7%, stazionaria dal 2003) e coerente con un modello di sviluppo che si è rivolto più al mercato interno che alle piazze estere. Per quanto concerne le dinamiche congiunturali, nel 2007 le esportazioni della provincia risultano in crescita del +1,5% (Italia +8%), dovuto, per lo più, al settore della chimica che, con un’incidenza del 46%, cresce del +2,4% rispetto al 2006. Altri risultati particolarmente favorevoli si distinguono nell’ambito del tessile, che incide per il 10% sul totale esportato ed incrementa del +17,8%, delle macchine elettriche (incidenza 7,7%; crescita +18,9%) e degli apparecchi meccanici (incidenza 5,1%; crescita +9,8%). Una flessione moderata è stata registrata nell’industria alimentare (incidenza 20,6%; flessione -0,3%) e nei mezzi di trasporto (incidenza 2,2%; flessione -37,1%).

Tab. 5 - Andamento della propensione all'export* nelle province toscane, in Toscana, in Italia -

(Anni 2003-2007) 2003 2004 2005 2006 2007

Arezzo 34,5 33,2 37,4 39,4 41,0 Firenze 20,9 21,9 21,8 22,5 24,3 Grosseto 3,8 3,8 3,6 3,7 3,7 Livorno 11,2 11,2 12,4 15,1 16,5 Lucca 31,7 31,6 31,5 34,5 33,8 Massa Carrara 27,1 33,5 22,7 31,2 29,5 Pisa 20,4 22,2 24,2 25,7 27,1 Pistoia 23,6 22,6 19,7 21,9 23,9 Prato 39,6 39,2 36,2 34,2 32,5 Siena 18,4 18,7 19,7 20,4 20,1 TOSCANA 22,8 23,4 23,3 24,8 25,6 ITALIA 19,8 20,5 21,2 22,5 23,4 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati ISTAT * è data dal rapporto tra le esportazioni e PIL (%) I fattori territoriali di competitività

Riflettendo sui fattori territoriali di competitività occorre anzitutto prendere in considerazione il livello di dotazione infrastrutturale della provincia di Grosseto che risulta ampiamente sottodimensionata rispetto alle esigenze del territorio (numero indice totale infrastrutture: Grosseto 45,6; Italia = 100). Tutte le categorie infrastrutturali considerate, ad esclusione dei porti, pongono in evidenza un chiaro ritardo del territorio sotto questi aspetti, determinando un complesso di esternalità negative che le imprese devono sostenere. In particolare, la situazione logistica penalizza le

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L’esigenza di migliorare la “prossimità logistica”

imprese che sperimentano percorsi di “rottura del perimetro” provinciale ed, inevitabilmente, trovano difficoltà nella dotazione di reti stradali (n.i. 48,7), in quelle ferroviarie (n.i. 72,7) e presso la situazione aeroportuale (n.i. 60,9). Particolari carenze, poi, si riscontrano nelle altre infrastrutture economiche, con riferimento alle reti per la telefonia e la telematica (n.i. 34,7), nonché in quelle sociali (media indicatori n.i. 30,8), il che denota, tra l’altro, un contesto poco appetibile per l’attrazione di investimenti produttivi.

Tab. 6 - Indici di dotazione infrastrutturale in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia

in numero indice- (2007; Italia = 100)

Rete strad.

Rete ferr. Porti Aerop.

Reti energet.- ambient.

Reti per la telef. e telemtica

Reti banc.

Strutt. Cult.

ricreat.

Strutt. per

l'istruz.

Strutt. Sanit. TOTALE

TOT. SENZA PORTI

Grosseto 48,7 72,7 129,5 60,9 55,4 34,7 45,5 33,3 25,1 33,9 54,0 45,6 TOSCANA 101,5 119,2 193,1 68,4 103,2 88,2 101,9 184,8 83,3 87,0 113,1 104,2 ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne

Ancora elevati i tassi di interesse

Per quanto concerne il mercato del credito, il territorio della provincia di Grosseto è contraddistinto da un livello dei tassi di interesse a breve (7,1% nel 2006, 65-esima in graduatoria nazionale) superiore alla media nazionale di 0,7 punti percentuali (Italia 6,4%); inoltre, tale livello del tasso di interesse risulta in aumento rispetto al 2005 (come, del resto in Italia) e non si sottolineano significativi processi di convergenza con la media nazionale, probabilmente in virtù di alcune sofferenze bancarie che contribuiscono a mantenere elevato il livello di rischiosità del territorio, penalizzando le imprese locali nelle fasi di acquisizione delle risorse da destinare ai progetti di ristrutturazione.

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Graf. 5 – Serie storica dei tassi di interesse a breve termine a Grosseto, in Toscana, nel Centro

e in Italia (Anni 2000-2006)

7,5

7,8

7,2

6,6

7,1

6,6

7,16,9

6,6 6,6

5,6

6,1

5,6

6,4

6,1

5,4

6,2

5,9

6,6

6,7

6,16,4

5,8

5,1

5,8 6,0

5,0

5,5

6,0

6,5

7,0

7,5

8,0

8,5

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Gros seto TOS CANA CE NTRO ITALIA

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne - Unioncamere su dati Banca d’Italia

Figura 1 – Distribuzione provinciale del tasso di interesse a breve termine (Anno 2006)

Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne - Unioncamere su dati Banca d’Italia

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Le potenzialità turistiche inestpresse

Anche per quanto concerne il turismo, Grosseto manifesta una situazione ove le eccellenze territoriali, per lo più legate alla fruizione marittima, alle risorse storico – culturali, termali e naturalistiche, potrebbero contribuire ad innalzare il contributo del settore alla creazione di ricchezza. Nonostante ciò, con quasi 1,1 milioni di arrivi nel 2006, Grosseto si posiziona, fra le province italiane, in maniera poco soddisfacente, soprattutto per quanto concerne la capacità di attrazione di flussi turistici internazionali (21% sul totale arrivi; Italia 44,3%). La permanenza media dei turisti è più elevata che nella media italiana e ciò dovrebbe essere considerato un punto di forza ma, occorre sottolineare, si tratta di un turismo per lo più familiare e, quindi, con moderata capacità di spesa che non consente la creazione di circuiti economici virtuosi. Alcuni sforzi dovrebbero essere spesi sia al livello promozionale che nell’ottica di migliorare le strutture ricettive, la fruibilità del territorio e curare l’integrazione dei servizi.

Tab. 7 – I principali indicatori turistici della provincia di Grosseto e posizione nella graduatoria

nazionale delle province (Valori %; Anno 2006) Pos. Percentuale Percentuale

Indice di internazionalizzazione turistica (Arrivi stranieri / Totale arrivi) 77 Grosseto 21,0 ITALIA 44,3

Indice di permanenza media (Presenze / Arrivi) 25 Grosseto 5,3 ITALIA 3,9

Indice di qualità alberghiera (alberghi 4 - 5 stelle / totale alberghi) 77 Grosseto 10,5 ITALIA 12,4

Indice di concentrazione turistica (Arrivi /Popolazione) 7 Grosseto 493,2 ITALIA 157,4

Fonte: elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat Il Pil pro capite della provincia di Grosseto (2,7 punti percentuali il divario con l’Italia)

Tali fattori, considerati complessivamente, contribuiscono a determinare un livello di ricchezza pro capite ancora contenuto. Il Pil pro capite della provincia di Grosseto, nel 2007, risulta, infatti, pari a 25.170 euro, ovvero il 97,3% della media nazionale; si tratta di un gap che, come già affermato, nel corso degli ultimi anni, tende a ridursi in maniera rilevante. Parlando di ricchezza, poi, si sottolinea che il patrimonio delle famiglie in provincia, oltre ad essere sottodimensionato rispetto alla media nazionale (Grosseto 352,7 mila euro per famiglia nel 2006; Italia 362 mila), risulta concentrato nelle attività reali (69,9%; Italia 62,1%), piuttosto che in attività a più elevato rischio finanziario, il che determina, oltre ad un modesto gettito di risorse da investire presso il sistema produttivo per il tramite creditizio, anche contenuti livelli di interessi alle famiglie e, conseguentemente, un minore supporto, rispetto ad altre aree del Paese, ai consumi.

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Tab. 8 - Prodotto interno lordo (Pil) per abitante (valori assoluti e N.I., con Italia = 100)

nelle province toscane, al Centro e in Italia, a prezzi correnti (Anni 2004-2007) Numero Indice (Italia=100)

2004 2005 2006 2007 Arezzo 104,6 103,8 103,7 104,8 Firenze 125,2 124,6 124,8 121,8 Grosseto 93,9 93,9 96,4 97,3 Livorno 111,0 109,7 110,7 111,7 Lucca 103,8 103,6 102,6 100,7 Massa - Carrara 83,1 85,0 86,0 85,1 Pisa 108,1 108,4 107,6 108,3 Pistoia 101,2 99,7 99,2 98,2 Prato 112,4 111,0 109,3 111,1 Siena 107,5 107,7 106,5 107,0 TOSCANA 109,6 109,2 109,1 108,5 CENTRO 112,2 112,3 111,4 111,9 ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0

Tab. 9 – Incidenza settoriale del patrimonio delle famiglie in provincia di Grosseto, in Toscana ed in Italia

(in % - Anno 2006) Attività reali Attività finanziarie

Abitazioni Terreni Totale Depositi Valori mobiliari Riserve Totale Totale

generale Grosseto 61,4 8,5 69,9 8,7 16,3 5,1 30,1 100,0 TOSCANA 62,0 1,8 63,8 9,2 19,9 7,1 36,2 100,0 ITALIA 59,5 2,6 62,1 9,8 20,9 7,3 37,9 100,0 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Istat Il ruolo del capitale umano nella competitività di Grosseto

In questo contesto, la situazione demografica, il cui indice di vecchiaia è molto pronunciato (n.i. Grosseto 225,8; Italia 141,7) evidenzia situazioni di contenuto dinamismo, infuenzando in maniera diretta gli stili di vita, la struttura dei consumi e la crescita locale che, appunto, si basa prevalentemente sui consumi interni. Al contrario, il mercato del lavoro, influenzato dal modello di sviluppo locale e dalla struttura demografica, vede il tasso ufficiale di disoccupazione, nel 2007, avvicinarsi progressivamente al livello soglia frizionale e ampiamente al di sotto della media nazionale (Grosseto 3,8%; Italia 6,1%). Occorre considerare, tuttavia, che il miglioramento relativo all’ultimo anno è stato sensibile (nel 2006 era pari al 5,4%) e, quindi, la rilevazione dell’Istat sulle Forze di Lavoro a livello locale può aver risentito di effetti statistici, piuttosto che di un reale miglioramento nel sistema produttivo.

Tab. 10 – Tassi di occupazione per sesso in provincia di Grosseto, in Toscane ed in Italia (in %2007) Persone in cerca di occupazione Tasso di disoccupazione

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Grosseto 1,3 2,5 3,8 2,3 5,8 3,8 Toscana 25,6 44,0 69,6 2,8 6,3 4,3 ITALIA 722,4 783,6 1.506,0 4,9 7,9 6,1 Fonte: Istat

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