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A CURA DEGLI UFFICI DI SEGRETERIA SILCEA Pagina1 LLUGLIO 2015 NOTIZIARIO DELLA SEZIONE SILCEA DI UNISIN Via Cristoforo Colombo. 181 Roma - www.silcea.org - Tel.: 06 51 26 765 -06 51 60 58 28 Fax. 06 51 40 464 e-mail: info@Silcea.org Roma, 17 giugno 2015 Oggetto: PEREQUAZIONE PENSIONI - Decreto legge 21 maggio 2015, n. 65 Come è noto, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 70/2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 24, comma 25, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubbl ici) convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2001, n. 214, nella parte in cui prevedeva che “ in considerazione della contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabili to dall’art. 34, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento”. All’indomani della pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, il Governo ha emanato il decreto legge 21 maggio 2015, n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, ammortizzatori sociali e di garanzie TFR. In buona sostanza, a prescindere da coloro che percepiscono trattamenti pensionistici di importo complessivo non superiore a tre volte il trattamento minimo INPS (per i quali la rivalutazione è confermata in misura intera), il decreto legge prevede la restituzione di una modesta (se non modestissima) parte delle somme non corrisposte (c.d. Bonus o una tantum) relative agli anni 2012/2013, con una valorizzazione che varia dal 40%, al 20%, al 10% della rivalutazione congelata, in ragione di quante volte i trattamenti pensionistici in godimento eccedano quello minimo INPS (nessuna rivalutazione è riconosciuta per coloro che percepiscono trattamenti pensionistici superiori a sei volte il trattamento minimo INPS). Percentuali di rivalutazione ridotte al 20% per gli anni 2014/2015 e al 50% per l’anno 2016. Allo stato, tale regolamentazione d’urgenza risulta chiaramente elusiva della sentenza della Corte Costituzionale, nella part e in cui attribuisce ai titolari di trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo INPS, percentuali di perequazione decisamente irrisorie, ed irrispettosa dei diritti fondamentali dei pensionati. L’Ufficio Legale Confsal ha in corso di studio una iniziativa giudiziaria destinata ai soggetti titolari dei predetti trattamenti di quiescenza. Interessati alla azione sono tutti i titolati di redditi complessivi da pensione vittime della riduzione delle percentuali di perequazione previste dal decreto legge. Nel riservarci di fornire più dettagliate indicazioni operative, anche alla luce delle eventuali modificazioni che fossero apportate al decreto in sede di conversione, per l’intanto la scrivente Confederazione invita le strutture territoriali a raccogliere le “ dichiarazioni di interessealla azione e a comunicarle all’ufficio legale centrale per fax, al n. 065818218 ovvero per email all’indirizzo [email protected]. Distinti saluti. f.to Il Segretario Generale (Prof. Marco Paolo Nigi)

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A CURA DEGLI UFFICI DI SEGRETERIA SILCEA Pagina1

LLUGLIO 2015

NOTIZIARIO DELLA SEZIONE SILCEA DI UNISIN

Via Cristoforo Colombo. 181 Roma - www.silcea.org - Tel.: 06 51 26 765 -06 51 60 58 28 Fax. 06 51 40 464 e-mail: [email protected]

Roma, 17 giugno 2015

Oggetto: PEREQUAZIONE PENSIONI - Decreto legge 21 maggio 2015, n. 65

Come è noto, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 70/2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 24, comma 25,

del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubbl ici) convertito, con

modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2001, n. 214, nella parte in cui prevedeva che “in considerazione della

contingente situazione finanziaria, la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici, secondo il meccanismo stabilito dall’art. 34,

comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è riconosciuta, per gli anni 2012 e 2013, esclusivamente ai trattamenti pensionistici di

importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS, nella misura del 100 per cento”.

All’indomani della pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale, il Governo ha emanato il decreto legge 21 maggio 2015,

n. 65, recante disposizioni urgenti in materia di pensioni, ammortizzatori sociali e di garanzie TFR.

In buona sostanza, a prescindere da coloro che percepiscono trattamenti pensionistici di importo complessivo non superiore a tre

volte il trattamento minimo INPS (per i quali la rivalutazione è confermata in misura intera), il decreto legge prevede la restituzione di una

modesta (se non modestissima) parte delle somme non corrisposte (c.d. Bonus o una tantum) relative agli anni 2012/2013, con una

valorizzazione che varia dal 40%, al 20%, al 10% della rivalutazione congelata, in ragione di quante volte i trattamenti pensionistici in

godimento eccedano quello minimo INPS (nessuna rivalutazione è riconosciuta per coloro che percepiscono trattamenti pensionistici superiori

a sei volte il trattamento minimo INPS).

Percentuali di rivalutazione ridotte al 20% per gli anni 2014/2015 e al 50% per l’anno 2016.

Allo stato, tale regolamentazione d’urgenza risulta chiaramente elusiva della sentenza della Corte Costituzionale, nella parte in cui

attribuisce ai titolari di trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo INPS, percentuali di perequazione decisamente irrisorie, ed

irrispettosa dei diritti fondamentali dei pensionati.

L’Ufficio Legale Confsal ha in corso di studio una iniziativa giudiziaria destinata ai soggetti titolari dei predetti trattamenti di

quiescenza.

Interessati alla azione sono tutti i titolati di redditi complessivi da pensione vittime della riduzione delle percentuali di perequazione

previste dal decreto legge.

Nel riservarci di fornire più dettagliate indicazioni operative, anche alla luce delle eventuali modificazioni che fossero apportate al

decreto in sede di conversione, per l’intanto la scrivente Confederazione invita le strutture territoriali a raccogliere le “dichiarazioni di interesse”

alla azione e a comunicarle all’ufficio legale centrale per fax, al n. 065818218 ovvero per email all’indirizzo [email protected].

Distinti saluti. f.to Il Segretario Generale

(Prof. Marco Paolo Nigi)

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UNITÀ SINDACALE

Falcri Silcea

Viale Liegi 48/B 00198 – ROMA

Tel. 068416336 - Fax 068416343

www.unisin.it

COMUNICATO

JOBS ACT: APPROVATI 6 DECRETI ATTUATIVI Come noto, il Consiglio dei Ministri dell'11 giugno 2015 ha approvato sei nuovi Decreti attuativi del Jobs Act,

rispettivamente su:

1. conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro;

2. disciplina organica dei contratti di lavoro e la revisione della normativa in tema di mansioni;

3. realizzazione e semplificazione dell'attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale;

4. riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro;

5. riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;

6. razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e

imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità.

Nel rimandare al prossimo "Quaderno", che sarà realizzato dopo la pubblicazione dei decreti in G.U., per

l'illustrazione tecnica di dettaglio delle novità introdotte, in questa sede UNISIN denuncia con fermezza

l'ulteriore gravissimo passo indietro che si registra in tema di legislazione sul lavoro.

Nei sei Decreti di cui sopra, rientra l'intervento sul demansionamento ed è stato anche approntato lo

schema di decreto inerente il controllo a distanza.

Nello specifico segnaliamo che non saranno più necessari accordi sindacali od autorizzazioni per

permettere alle aziende di controllare p.c., cellulari o tablet che vengono dati in dotazione ai dipendenti.

Viene di fatto stravolto l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori.

Lo schema di decreto, infatti, precisa che “l’accordo sindacale o l’autorizzazione ministeriale non sono

necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione

lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore”.

Sulla disciplina del demansionamento, il nuovo Decreto intende modificare l’art. 13 S.d.L. e l’art. 2103 c.c.:

"In caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali che incidono sulla posizione del lavoratore, lo stesso

può essere assegnato a mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore."

La libertà pressoché assoluta di demansionare nonché di effettuare controlli a distanza sul lavoro che si

introducono con questo intervento legislativo, rappresentano un nuovo e grave attacco alla dignità del lavoro

ed alla professionalità dei lavoratori, oltre che un impoverimento dello Statuto dei lavoratori che ha

rappresentato per anni un baluardo di legalità e civiltà per tutti i lavoratori.

Si tratta di argomenti di particolare rilevanza, come affermato più volte anche durante la vertenza sul CCNL,

per il Settore del Credito e l’alleanza tra Governo nazionale e Banche a danno delle lavoratrici e dei

lavoratori del Settore appare sempre più drammaticamente evidente.

Ciò che è stato fortemente osteggiato nel corso della trattativa di rinnovo del contratto nazionale di Settore

viene ora introdotto, forzosamente, attraverso un dettato normativo che bypassa la volontà e l’agire delle

Parti contrattuali e che coinvolge tutti i lavoratori italiani.

La risposta del fronte sindacale sarà ancora una volta compatta e forte nel combattere delle norme che

vanno a minare strutturalmente la dignità del lavoro.

Roma, 22 giugno 2015

LA SEGRETERIA NAZIONALE

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A CURA DEGLI UFFICI DI SEGRETERIA SILCEA Pagina5

CASSAZIONE: LECITO "SPIARE" IL DIPENDENTE CON UN FALSO PROFILO

FACEBOOK PER POI LICENZIARLO

Per la Suprema Corte sono ammessi i controlli difensivi occulti se diretti ad

accertare comportamenti illeciti diversi dal mero inadempimento della

prestazione lavorativa

di Marina Crisafi

Da oggi in poi il datore di lavoro può creare un falso profilo su Facebook al solo

fine di “incastrare” il dipendente sulla cui “diligenza” nutre già dubbi. A legittimare

tale condotta è la Cassazione, con la sentenza n. 10955/2015, approvando il

modus operandi aziendale e confermando il licenziamento del lavoratore.

Per la S.C. sono da considerarsi accertati i fatti rilevati dai giudici di merito, dai

quali emergeva che il responsabile del personale dell’impresa aveva creato un

profilo di donna su Facebook chiedendo l’amicizia a un dipendente, già sorpreso

ad assentarsi dalla postazione di lavoro per parlare a lungo al telefono (bloccando

così il macchinario cui era addetto) e con un ipad collegato alla rete nell’armadietto

personale.

Nei giorni successivi alla richiesta di amicizia, il dipendente aveva confermato ogni

dubbio sulla negligenza, chattando per molto tempo e durante gli orari di lavoro.

Sulla base di questi elementi, quindi, era scattato il licenziamento per giusta causa,

legittimato dai giudici di merito e ora anche da piazza Cavour.

Pur sostenendo la necessità di un bilanciamento tra il potere di controllo del datore

di lavoro e il diritto alla privacy del dipendente, resa ancora più essenziale

dall’imminente emanazione del decreto attuativo sui controlli a distanza,

nell’ambito del Job’s Act, la sezione lavoro, contrariamente a quanto sostenuto dal

ricorrente, non ha ritenuto che l’accertamento svolto nei suoi confronti integrasse

alcuna violazione dell’art. 4 dello Statuto dei lavoratori.

Per gli Ermellini, infatti, laddove il controllo sia diretto “non già a verificare l’esatto

adempimento delle obbligazioni direttamente scaturenti dal rapporto di lavoro, ma

a tutelare beni del patrimonio aziendale ovvero ad impedire la perpetrazione di

comportamenti illeciti, si è fuori dallo schema normativo dell'art. 4 n. 300/70”.

Come rilevato anche dai giudici di merito, il controllo messo in campo dall’azienda

era “difensivo”, in quanto teso soltanto a sanzionare una condotta idonea “a ledere

il patrimonio aziendale, sotto il profilo del regolare funzionamento e della sicurezza

degli impianti”. Peraltro, il controllo era stato effettuato “ex post”, ossia dopo i

precedenti riscontri sulla negligenza del dipendente sul posto di lavoro. Per cui ha

concluso la S.C., la creazione del falso profilo su Fb non costituisce di per sé una

“violazione dei principi di buona fede e correttezza nell'esecuzione del rapporto di

lavoro” in quanto attiene ad una “mera modalità di accertamento dell’illecito

commesso dal lavoratore, non invasiva, né deduttiva dell’infrazione”.

Fonte: Cassazione: Lecito "spiare" il dipendente con un falso profilo Facebook per

poi licenziarlo (www.StudioCataldi.it)

CASSAZIONE E LAVORO: CONTROLLI OCCULTI E CREAZIONE DI FALSO

PROFILO FACEBOOK

di Licia Albertazzi - Corte di Cassazione civile, sezione lavoro, sentenza n. 10955

del 27 Maggio 2015.

E' legittimo il licenziamento irrogato al dipendente sorpreso a navigare sui social

networks durante l'orario di lavoro, non importa se l'accertamento sia avvenuto a

mezzo creazione, da parte del superiore gerarchico, di falso profilo facebook di

donna.

Lo ha stabilito la Cassazione nella pronuncia in oggetto, affermando che “l'attività

di controllo sulle strutture informatiche aziendali per conoscere il testo di messaggi

di posta elettronica, inviati da un dipendente bancario a soggetti cui forniva

informazioni acquisite in ragione del servizio, prescinde dalla pura e semplice

sorveglianza sull'esecuzione della prestazione lavorativa ed è, invece, diretta ad

accertare la perpretazione di eventuali comportamenti illeciti”.

Gli accertamenti c.d. “occulti”, messi in atto dal datore di lavoro attraverso l'impiego

di determinate tecnologie (ad es. sono ammessi in giurisprudenza laddove debba

essere valutato non unicamente un inadempimento, da parte del dipendente, della

prestazione lavorativa, ma anche modalità d'azione che incidano sul patrimonio

aziendale. In questo caso la Corte ha ritenuto del tutto lecita la creazione di un

falso profilo facebook, proprio perchè finalizzato ad accertare l'illecito commesso

dal lavoratore. Si tratta di una modalità “non invasiva né induttiva dell'infrazione,

avendo funzionato come mera occasione o sollecitazione cui il lavoratore ha

prontamente e consapevolmente aderito”. Il ricorso del lavoratore licenziato è

respinto.

Fonte: Cassazione e lavoro: controlli occulti e creazione di falso profilo facebook

(www.StudioCataldi.it)

CASSAZIONE: LA DIFFAMAZIONE SU FACEBOOK È 'A MEZZO STAMPA'

La prima sezione penale della Cassazione con la sentenza 24431/15 è tornata ad

esprimersi su un tema giuridico di rilevante interesse nell'era del web 2.0. ossia

quello della diffamazione a mezzo Facebook.

Nell'offesa arrecata a una persona tramite un "post" pubblicato sulla bacheca del

celebre social network si riscontrano i profili del reato di diffamazione aggravata

così come avviene nell'offesa a mezzo stampa.

La decisione nasce da un conflitto negativo di competenza sollevato dal giudice di

pace di Roma dopo aver ricevuto la denuncia di un privato pubblicamente

denigrato sul proprio profilo Facebook.

Profilatasi l'ipotesi di diffamazione aggravata (ex 593 c.p. 3° comma) la causa ha

raggiunto in prima battuta il Tribunale di Roma che, negando a sua volta la propria

competenza, ha rinviato la decisione alla Suprema Corte.

La Cassazione, richiamando una precedente giurisprudenza che avvalora la

possibilità di diffamazione via internet, ha precisato che l'aggravante rileva «nella

potenzialità, nella idoneità e nella capacità del mezzo utilizzato per la

consumazione del reato a coinvolgere e raggiungere una pluralità di persone (...)

con ciò cagionando un maggiore e più diffuso danno alla persona offesa».

Se di norma la diffamazione aggravata è veicolata dal mezzo della stampa, l'art.

595 c.p. riferisce di «qualsiasi altro mezzo di pubblicità», pertanto la Corte ha

ritenuto che la rete di amicizie di Facebook abbia «potenzialmente la capacità di

raggiungere un numero indeterminato di persone e, pertanto, di amplificare l'offesa

in ambiti sociali allargati e concentrici.».

La Cassazione ha quindi rinviato gli atti al giudice monocratico dopo aver

sostanzialmente equiparato gli utenti dei social media a dei "giornalisti".

Per chi offende a mezzo Facebook il rischio si sostanzierebbe dunque nella pena

della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516, in

un periodo in cui il Parlamento italiano sta tentando di eliminare la pena carceraria

per la diffamazione a mezzo stampa.

Lucia Izzo

Fonte: Cassazione: la diffamazione su Facebook è 'a mezzo stampa'

(www.StudioCataldi.it)

CASSAZIONE: CHIARIMENTI IN TEMA DI LICENZIAMENTO PER

GIUSTIFICATO MOTIVO OGGETTIVO E MOBBING

di Licia Albertazzi - Corte di Cassazione civile, sezione lavoro, sentenza n. 11547

del 4 Giugno 2015.

Il caso in oggetto affronta le due importanti questioni del licenziamento per

giustificato motivo oggettivo e del mobbing. Nel rigettare il ricorso promosso da

una dipendente licenziata per motivi inerenti il riassetto organizzativo ed

economico dell'impresa, la Suprema corte si sofferma su tali concetti, definendoli

giuridicamente e fornendo relativa interpretazione.

Per quanto riguarda il licenziamento per giustificato motivo oggettivo si intende

quel tipo di licenziamento irrogato per “ragioni inerenti all'attività produttiva,

all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa”. Il giudice del

lavoro ha il potere di individuare la sussistenza o meno di tale motivo, “senza che il

giudice possa sindacare la scelta dei criteri di gestione d'impresa, atteso che tale

scelta è espressione della libertà di iniziativa economica tutelata dall'art. 41 Cost.”.

L'onere della prova, in questo caso, è a carico del datore di lavoro, il quale deve

dimostrare che sia impossibile utilizzare l'opera del lavoratore anche per mansioni

diverse rispetto a quelle prima svolte (ad esempio, riduzione degli utili aziendali,

blocco delle assunzioni). “Per mobbing si intende (…) una condotta del datore di

lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei

confronti del lavoratore nell'ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e

reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o

di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione o

l'emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e

del complesso della sua personalità”. Dal punto di vista probatorio, il dipendente

deve dimostrare l'esistenza di una pluralità di eventi lesivi, il danno subito e il

nesso causale tra le condotte e l'evento dannoso.

Fonte: Cassazione: chiarimenti in tema di licenziamento per giustificato motivo

oggettivo e mobbing (www.StudioCataldi.it)

MARIJUANA: MODICA QUANTITÀ MA GIÀ DIVISA IN DOSI, VEROSIMILE LO

SPACCIO

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A CURA DEGLI UFFICI DI SEGRETERIA SILCEA Pagina6

Confermata dalla Cassazione la condanna per spaccio ad un uomo trovato in

possesso di un piccolo quantitativo di cannabis suddiviso in singole dosi

di Marina Crisafi

Anche se il quantitativo è minimo, la detenzione della sostanza stupefacente già

suddivisa in singole dosi conferma l’ipotesi a fini di spaccio. Ad affermarlo è la

terza sezione penale della Cassazione, con la sentenza n. 24905 (2015)

condannando in via definitiva un uomo “beccato” dalle forze dell’ordine con nove

involucri di carta stagnola contenenti marijuana per il reato di detenzione di droga

con finalità di spaccio.

Sebbene la quantità totale fosse irrisoria e non vi fossero altri indicatori di spaccio

(come ad es. strumenti idonei al taglio, banconote suddivise in tagli differenti ecc.),

ad avvalorare la condanna inflitta dalla Corte d’Appello (seppur con pena ridotta

rispetto al giudice delle prime cure) bastano le stesse caratteristiche del fatto.

Perché se è vero che mancano “altri indicatori” di spaccio, ha desunto il

Palazzaccio, è vero altresì che la droga ritrovata in possesso dell’uomo era già

suddivisa in più dosi “in numero tale da doversi escludere una destinazione solo

personale” e per di più da persona che andava in giro con il motorino e che al

momento del controllo e dell’accertamento da parte degli agenti aveva subito dato

segni di evidente nervosismo

Né, ha aggiunto la S.C., “è validamente ipotizzabile l'ipotesi di una ‘scorta’ che non

é stata in alcun modo giustificata, né sotto il profilo del bisogno né di quello delle

disponibilità economiche”.

Pertanto, non resta che ritenere congruo l’apprezzamento da parte del giudice di

merito, circa la destinazione allo spaccio della droga, come tale incensurabile in

sede di legittimità.

Risultato: ricorso inammissibile e condanna del ricorrente a 4 mesi di reclusione e

600 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.

Fonte: Marijuana: modica quantità ma già divisa in dosi, verosimile lo spaccio

(www.StudioCataldi.it)

5/6/2015

ALLARME SMARTPHONE : Il MESSAGGIO IN ARABO CHE BLOCCA L'IPHONE Un sms in arabo e il vostro Iphone non funziona più. Moltissimi proprietari di smartphone sono nel panico perché questo messaggio è in grado di provocare un errore nell'applicazione Messaggi e di far riavviare l'iPhone. Secondo quanto denunciano sui social e sui siti specializzati molti utenti, chi riceve questo messaggio mentre sta usando l'applicazione messaggi non piò più utilizzarla anche se spegne e riaccende il telefono, mentre se il messaggino maledetto viene ricevuto mentre si sta usando un'altra applicazione non sarà possibile leggere lo stesso messaggio. Apple, dopo il panico che ha seminato questo messaggio, ha detto: "Siamo a conoscenza di un problema iMessage causato da una specifica serie di caratteri Unicode e faremo una correzione disponibile in un aggiornamento software". La soluzione . Ma mentre si aspetta che la "casa madre" trovi una soluzione, in Rete si trovano già i consigli di altri utenti. Ecco la procedura per non essere vittima del bug: disattivare la schermata di blocco e le notifiche nell'applicazione Impostazioni. Altri utenti hanno dato suggerimenti nel caso in cui abbiate già ricevuto il messaggio: si può accedere all'applicazione Foto e inviarne una all'utente che vi ha spedito il messaggio di testo dannoso, oppure, utilizzando Siri, si può mandare un testo al mittente del testo-killer. In questo modo l'applicazione Messaggi dovrebbe uscire dal loop. Una volta fatto questo si deve eliminare il messaggio.

12/6/2015

JOB ACT, CONGEDI PARENTALI E MATERNITÀ PIÙ LUNGHI I DECRETI ATTUATIVI DEL JOB ACT RISERVANO BUONE SORPRESE PER I LAVORATORI CON FIGLI. Uno dei decreti approvati ieri in Consiglio dei Ministri dopo il parere favorevole delle commissioni competenti, concede molto più tempo ai genitori che lavorano per seguire i figli, raddoppiando i tempi del congedo parentale facoltativo. Il congedo con retribuzione al 30% passa da 3 anni a 6 anni, quello non retribuito da 8 a 12 anni. Inoltre, il decreto consente ai genitori di poter convertire il proprio impiego in un part-time al 50% ed alle donne che hanno avuto un parto prematuro di estendere il congedo di maternità oltre i 5 mesi previsti dalla legge. Sono queste le principali misure del decreto ad hoc sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il CdM ieri ha approvato i primi due decreti - ha annunciato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti - ma sono in preparazione altri quattro decreti, pronti ad essere inviati alle commissioni per una valutazione. Fra le altre misure approvate ieri, sempre in tema di genitori che lavorano, vi sono la riduzione del preavviso al datore di lavoro per la richiesta de congedo (da 15 a 5 giorni), o la possibilità di usufruire del telelavoro, per le cure parentali, specificamente pensato per i privati e per la miriade di piccole imprese che popolano il tessuto economico italiano. L'altro decreto concerneva gli ammortizzatori sociali, in

particolare la disciplina della cassa integrazione: è stato fissato un tetto di 24 mesi alla CIG, (cui potrebbero aggiungersi altri 12 mesi si “solidarietà”), ma Poletti ha annunciato che vengono estese le tutele a 1,4 milioni di lavoratori, che sinora erano stati esclusi, avendo compreso anche le piccole imprese (quelle con più di 5 dipendenti). La disciplina degli ammortizzatori non è finita qui e il Ministro ha anticipato che un altro decreto potrebbe riguardare un “assegno di ricollocazione”. Inserito anche una sorta di meccanismo “bonus /malus” per le aziende che usano la CIG, con uno sconto del 10% sulle aliquote per tutti ed un aumento dal 9% al 15% per chi la usa più di frequente. Ancora nessuna disciplina per il salario minimo, in quanto Poletti ha spiegato che la sua introduzione anche in “via sperimentale” è stata rimandata ad altri decreti. Nasce l'Agenzia del lavoro, istituita da uno dei quattro schemi di decreto inviati al Parlamento. Tale agenzia definirà “la programmazione ispettiva e le modalità di accertamento” e coordinerà anche gli ispettori dell'INPS e dell'INAIL.

27/6/2015

VACANZE A RISCHIO ATTACCHI TERRORISTICI: I CONSIGLI DELLA FARNESINA SULLE METE DA EVITARE I quattro attentati nella sola giornata di venerdì 25 giugno è solo l'ultimo capitolo di un periodo sempre più critico sul fronte della tensione per gli attacchi terroristici in tutto il mondo. A risentirne più di altri settori economici in Occidente è quello turistico che proprio negli ultimi mesi stava registrando una piccola ripresa. Per evitare che la vacanza già prenotata o ancora da fissare possa trasformarsi in un incubo, il ministero degli Esteri con l'Aci ha da tempo messo a disposizione online il sito Viaggiare informati che fornisce, paese per paese, lo stato di criticità in materia di sicurezza. Ed è proprio questo uno degli aspetti da valutare, soprattutto se si sta valutando di trascorrere le ferie in un paese a rischio, come sottolinea il Tempo: conoscere se la struttura che ci ospiterà ha o meno un sistema di vigilanza adeguato al contesto che la circonda. TUNISIA - Quello nella località balneare di Sousse è il secondo attentato in pochi mesi vicino Tunisi, dopo quello del 18 marzo nella capitale al museo del Bardo. Le zone più centrali di Tunisi sono sorvegliate dall'esercito e la Farnesina sconsiglia di frequentare le zone immediatamente vicine alla costa di Sousse. RUSSIA - La tensione non è calata nelle regioni delle repubbliche del Caucaso del nord, del Daghestan e, della Cecenia, dell'Inguscezia e nei distretti della zona di Stavropol. I viaggi in queste aree sono sconsigliati per l'attività di gruppi armati impegnati spesso in scontri a fuoco con le Forze dell'ordine locali. INDIA - Le autorità indiane hanno alzato a livelli massimi le misure di sicurezza antiterrorismo dopo gli attentati che hanno colpito Australi, Francia, Pakistan e Afghanistan. EGITTO - In tutto il paese la sicurezza è notevolmente calata dopo gli ultimi episodi di tensione. La Farnesina consiglia quindi di scegliere solo resort nella zona di Sharm el-Sheik, sulla costa continentale del mar Rosso, nelle aree turistiche dell'Alto Egitto.

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EMIRATI ARABI - La tensione in tutto il mondo arabo non permette di escludere che anche gli Emirati possano essere coinvolti in attacchi terroristici. Il ministero degli Esteri sconsiglia di recarsi con imbarcazione da diporto private nelle vicinanze di acque attigue alle isole dello stretto di Hormuz, Tnb e Abu Musa. FRANCIA - Le autorità di Parigi hanno deciso di mantenere l'allerta antiterrorismo ai livelli massimi dopo la serie di attacchi subiti sul territorio francese. In caso di spostamenti nelle aree di Nizza, Parigi, nella regione dell'Ile de France e delle Alpi marittime si raccomanda la massima attenzione. BAHREIN - Recentemente è stato arrestato il leader del principale partito dell'opposizione sciita, accusato di incitamento alla sovversione. Nel paese è cresciuta la tensione, ci sono stati scontri violenti nei villaggi tra manifestanti e forze dell'ordine, per questo vanno evitati luoghi coinvolti da manifestazioni, soprattutto a ridosso della preghiera del venerdì. MAROCCO - La Farnesina definisce il Marocco un paese "sostanzialmente sicuro", ma dopo l'attentato del marzo 2003 a Casablanca è chiaro che il pericolo di attentati di matrice islamica è comunque possibile. Il sito Viaggiare informati chiarisce quali possono essere i luoghi più a rischio, cioè: "obiettivi occidentali o presunti tali: ristoranti e night club dove si serve alcool e negozi di note catene americane"

26 giugno 2015

CONTI CORRENTI SOTTO LA LENTE DEL FISCO: FINISCE L'ERA DEI DEPOSITI FANTASMA ENTRO IL 30 GIUGNO BANCHE E OPERATORI FINANZIARI DEVONO COMUNICARE ALL'ANAGRAFE TRIBUTARIA I DATI SULLA GIACENZA MEDIA DI TUTTI I CONTI CORRENTI RIFERITA ALL'ANNO PRECEDENTE. LE INFORMAZIONI FINIRANNO DEL DATA BASE DELL'INPS E SARANNO UTILIZZATE DIRETTAMENTE PER IL CALCOLO DELL'ISEE di ANTONELLA DONATI Conti correnti sotto la lente del Fisco: finisce l'era dei depositi fantasmaROMA - Conti correnti senza più segreti per il Fisco, e niente più furbetti dell'Isee. Entro martedì prossimo 30 giugno, infatti, banche e operatori finanziari devono comunicare all'Anagrafe tributaria i dati sulla giacenza media di tutti i conti correnti riferita all'anno precedente. Le informazioni finiranno del data base dell'Inps e saranno utilizzate direttamente per il calcolo dell'Isee. Chiunque deciderà di presentare la domanda per avere l'attestazione del reddito familiare, per accedere alle prestazioni sociali agevolate o avere lo sconto sulle tasse universitarie, non dovrà quindi più autocertificare l'ammontare delle somme depositate in banca, in quanto i dati saranno acquisti a monte. E partiranno i controlli sulle dichiarazioni del passato. Un altro tassello antievasione. E' stata la riforma dell'Isee, entrata in vigore a gennaio, ad imporre l'obbligo di riportare anche la giacenza media dei depositi al momento della richiesta dell'attestazione del reddito, in modo da poter incrociare i dati dei richiedenti con i conti bancari. La giacenza media è l'importo delle somme a credito nel corso dell'anno sul conto corrente, suddivise in base al numero dei giorni. In pratica si ottiene sommando i "numeri creditori totali" riportati negli estratti conto in maniera da coprire tutto l'anno (ad esempio, se si ricevono estratti conto trimestrali, il primo estratto riporta i numeri creditori totali dal 1° gennaio al 31 marzo, il secondo dal 1° aprile al 30 giugno e così via) e poi dividere questo importo per 365. Anche se fino a ieri era sufficiente calcolare da sé e indicare questo dato, la sua introduzione come deterrente contro i "falsi poveri" ha avuto successo, come emerge anche da uno studio della Cisl sui i dati trimestrali del nuovo Isee presentati dal Ministero del lavoro, che offrono una fotografia delle dichiarazioni decisamente molto diversa dal passato.

Confrontando le dichiarazione con quelle del 2014, infatti, la componente patrimoniale (grafico 1), ossia l'insieme di depositi e investimenti finanziari, risulta pesare in misura decisamente maggiore rispetto al passato. Il suo peso effettivo nel calcolo dell'Isee è quasi raddoppiato, passando da meno di un settimo (13,6%) a più di un quinto (20,5%). Un dato questo che si accompagna ad un vero e proprio "effetto emersione" di patrimoni mai dichiarati-

23/6/2015

CATASTO, RISCHIO NUOVE TASSE SU CASA E IL GOVERNO FRENA SULLA RIFORMA. di Francesco Di Frischia Slitta la riforma del catasto. Troppo alto il rischio che le nuove norme provochino un aumento delle tasse sulla casa, così il premier Matteo Renzi ha deciso di togliere il relativo decreto dall’ordine del giorno del consiglio dei ministri di oggi. Il rinvio era nell’aria: nella delega è previsto che la revisione delle rendite catastali, da qui a cinque anni, quando andrà a regime, deve garantire l’invarianza del gettito. Questo vuol dire che qualcuno, in base all’aggiornamento delle rendite, potrà pagare più tasse e qualcun altro ne pagherà meno. Un sofismo troppo difficile da spiegare in un clima di tensione politica in cui ogni pretesto è buono per attaccare il governo. Il segnale lo ha detto ieri il presidente della Commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone (FI) quando ha denunciato le «stime terrificanti (anche in sede governativa) in termini di aumenti di gettito» che la riforma comporterebbe, arrivando a dire che si tratterebbe di «un errore politico devastante». Una chiara presa di distanza da un testo che attua una delega finora condivisa punto per punto e votata all’unanimità. «No alla casa limone da spremere» Anche il Pd ieri si è fatto sentire con Giacomo Portas, presidente della commissione di Vigilanza dell’Anagrafe tributaria, che ha avvertito di non usare la casa come «un limone da spremere», puntando anzi a ridurre il carico fiscale sul ceto medio basso. Intanto il governo attende per oggi la sentenza della Consulta sul blocco dei contratti del pubblico impiego: nel caso la corte lo bocciasse, richiedendo il rimborso dei lavoratori, il governo dovrebbe sborsare cifre importanti che, secondo i calcoli dell’Avvocatura, potrebbero arrivare a 35 miliardi se si partisse dal 2010. Tornando ai decreti fiscali, questi riguardano riordino delle sanzioni penali e amministrative, semplificazione, contenzioso, evasione e erosione, interpello, e la più ampia riforma delle agenzie fiscali, che cercherà di risolvere il problema dei dirigenti retrocessi dalla Consulta a funzionari, prevedendo un concorso pubblico. Le altre misure fiscali Potrebbe arrivare all’esame del consiglio anche una prima tranche delle misure per il settore bancario sul recupero dei crediti, mentre slitta in legge di Stabilità la normativa sulla deducibilità delle perdite. A questi decreti bisogna aggiungerne uno che prorogherà di un anno gli incarichi dei magistrati di 71 e 72 anni che in base alle nuove leggi dovrebbero andare in pensione quest’anno. Per evitare che gli uffici rimangano sguarniti, potranno rimanere fino al 31 dicembre 2016. Tra i decreti fiscali, sembra pronto per l’approvazione quello sulle sanzioni penali: salta per le frodi fiscali la famigerata soglia del 3% di impunibilità che aveva sollevato polemiche quando fu presentata, perché letta come norma salva-Berlusconi. Per gli altri reati, come la dichiarazione infedele, il tentativo è quello di evitare che si avvii il procedimento penale quando il contribuente aderisce all’accertamento. Pronto il decreto che prevede il riordino delle agenzie fiscali, potrebbero essere rinviati invece quelli sulla riscossione e sui giochi: il primo comporta costi e potrebbe finire nella prossima legge di Stabilità. Per i giochi, le nuove regole tra le polemiche, potrebbero slittare a dopo l’estate. Sarà sottoposto a esame invece il decreto che pone le basi della revisione delle agevolazioni fiscali.

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PROSOLIDAR COMPIE 10 ANNI:

UN GRANDE GRAZIE A TUTTE LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI DEL CREDITO Il 24 giugno 2015 in ABI presso la “Sala della Clemenza” si è tenuto il Convegno Internazionale “Fondazione Prosolidar: unici al mondo…. per ora!” per festeggiare, assieme a numerosissime associazioni di volontariato, i 10 anni della Fondazione Prosolidar. Unità Sindacale è stata presente con Roberto Ferrari membro del Collegio dei Sindaci di Prosolidar e con Joseph Fremder Socio Fondatore della Fondazione Prosolidar. Come prima cosa è importante ricordare l’intervento autorevolissimo di una personalità come Blandine Sankara, sorella del “mitico” Presidente del Burkina Faso Thomas Sankara assassinato perché parlava di cose che certe orecchie non vogliono sentire. Diceva: “Noi siamo estranei alla creazione di questo debito e dunque non dobbiamo pagarlo. […] Il debito nella sua forma attuale è una riconquista coloniale organizzata con perizia. […] Se noi non paghiamo, i prestatori di capitali non moriranno, ne siamo sicuri; se invece paghiamo, saremo noi a morire, possiamo esserne altrettanto certi”. Diceva: “È inammissibile che ci siano uomini proprietari di quindici ville, quando a cinque chilometri da Ouagadougou la gente non ha i soldi nemmeno per una confezione di nivachina contro la malaria”. Diceva ancora: “Non c’è salvezza per il nostro popolo se non voltiamo completamente le spalle a tutti i modelli che ciarlatani di tutti i tipi hanno cercato di venderci per anni”. Sapete come si traduce Burkina Faso? “Paese degli uomini integri”. E’ questo il nome che ha preso dopo la rivoluzione incruenta di Thomas Sankara abbandonando il nome di Alto Volta imposto dai francesi. Thomas non c’è più, ce lo hanno rubato ma oggi c’è Blandine con Prosolidar a tenere in vita la volontà di rendere gli uomini liberi in qualsiasi Paese del mondo, a tenere in vita la volontà di rendere gli uomini integri in qualsiasi Paese del mondo. La sala viene letteralmente “stregata” quando interviene un travolgente Don Ciotti, strepitoso interprete della “vera” lotta alle mafie. Esempio concreto di onestà, coraggio e determinazione che finalmente trova eco anche dalla voce di un Papa come Francesco. La temperatura sale quando per Emergency interviene Cecilia Strada che ricorda l’ormai consolidato “feeling” con Prosolidar mentre il pensiero e l’augurio di tutti i presenti corre al “grande ed unico” Gino.

Il convegno si onora anche della presenza di Fiorella Mannoia e del suo discreto ma importante intervenire al fianco di numerose associazioni impegnate nella difesa dei più deboli. Si prosegue nel ricordo del dramma del terremoto che ha colpito L’Aquila, vissuto attraverso le parole di Roberto Nardecchia e di quello che ha distrutto il Nepal, attraverso il racconto di Barbara Monachesi. Amici di Prosolidar che hanno ricordato con sincera commozione alla sala quanto sia stata utile e forse indispensabile la vicinanza umana e materiale di Prosolidar per non sentirsi soli. Sono tanti gli interventi delle numerosissime associazioni presenti e tutti legati da un filo comune: l’importanza della solidarietà, del concretizzarsi della solidarietà, del permettere che le parole assumano contorni e si materializzino. Nelle citazioni abbiamo lasciato per ultimo Laurens Jolles che rappresenta l’UNHCR.

Prosolidar e UNHCR si “conoscono” da tanto tempo e attraverso l’UNHCR Prosolidar ha conosciuto Laura Boldrini quando ci lavorava per alleviare le sofferenze di profughi e migranti. Jolles ha ricordato i numerosi interventi che si sono potuti concretizzare nel tempo grazie alla continua e stretta collaborazione con Prosolidar. Quello dei migranti e dei profughi è un campo su cui Prosolidar interverrà con ulteriore maggiore energia ed attenzione visto che il problema sta crescendo in un mondo che, evidentemente, regredisce. Si tratta di una vicenda drammatica che non può essere scaricata soltanto sul nostro Paese, ma che deve essere affrontata dalle comunità internazionali dando doverose e responsabili soluzioni al dramma di chi soffre e fugge da morte, violenza e fame. Unità Sindacale nel garantire il massimo impegno a sostegno delle iniziative di Prosolidar (www.prosolidar.eu) vuole ricordare che tutto questo è stato possibile grazie alla generosità delle lavoratrici e dei lavoratori del credito e grazie al pari contributo economico versato dalle banche. Prosolidar è unica anche in questo modello e per questo ha voluto chiamare il convegno “Unici al mondo….per ora!” proprio per lanciare verso altri settori e verso altri Paesi un modello che dimostra di funzionare in maniera eccellente ed in assoluta controtendenza. Perché il sole continui a splendere su Prosolidar, sulla solidarietà, sulla civiltà come ha fatto il 24 giugno 2015 a Roma. Roma, 26 giugno 2015

LA SEGRETERIA NAZIONALE