L' isola d'oro 2

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Orte tra passato e presente: un’isola d’oro? Dalla lettura del testo Un’isola d’oro “ di A. Di Marcantonio all’analisi attuale di Orte

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Orte tra passato e presente: un’isola d’oro?

Dalla lettura del testo “ Un’isola d’oro “ di A. Di Marcantonio all’analisi attuale di Orte

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Il centro storico

“ Bicocca affumicata, Cui l’etruria principio

dette,mi stai sul capo e a te mai non s’arriva …

Bicocca affumicata,perche da tremila anni le case stanno arroccate su quel tufo e il tempo vi ha lasciato una patina ch’è indice di magnanimi lombi.

All’interno le vie sono ben tenute e un’ordinanza comunale di questo dopo guerra ha fatto obbligo di ripulire a tinta chiara tutte le facciate delle case “

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L’ “estensione” del centro storico

Mentre prima il centro storico era il luogo in cui nasceva e cresceva una comunità.

Oggi sono le periferie quelle che accolgono il maggior numero di abitanti.

Quartieri dormitorio, funzionali ai ritmi moderni, dove però non si sviluppano incontri significativi che danno vita ad una comunità.

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La cattedrale “ Con il Duomo e le case che

irregolarmente la delimitano, la piazza di Santa Maria è una piazza piccola, rimpicciolita dalla facciata troppo alta, troppo larga e troppo bianca del duomo che la sovrasta e quasi per metà l’occupa con la bianca scalinata.

L’alta costruzione della nuova facciata della chiesa, tirata su nei primi anni del 900 con linee impanciate proprio dove i tagli ad angolo, specie all’altezza del tetto delle navate laterali, avrebbe dato slancio alla pietra, dimostra che il gusto dei nostri padri non era eccezionale.”

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La piazza di Santa Maria.. E la piazza virtuale.

La piazza di Santa Maria oggi è poco frequentata

perché sostituita da quella

virtuale: i social network.

Social network:Struttura informatica che gestiscenel Web le reti basate su relazioni sociali.

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L’arifuggi

“ Le mie visite alla bicocca non

sono frequenti. I ritorni sembra a volte che

turbino il piccolo mondo dei ricordi e della fantasia e smorzano gli entusiasmi con il raffronto inevitabile tra la realtà di oggi e l’immagine del passato.

È preferibile l’amore alla lontana. Ma questa cautela non

potrebb’essere un indice della fragilità di quel mondo?

Quando questa verità più schietta e robusta mi punge, torno volentieri tra le vecchie mura e sui poggi.”

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La bicocca come rifugio

Tornare nei luoghi dell’infanzia,

nei momenti di maggiore

tensione, ci fasentire meglio. Ciò che ci circonda

è quasi un guscio

protettivo che lascia

riaffiorare inostri ricordi più

belli.

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Le favole di nonna Nazzarena

Il povero, si proclamava arcicontento della sua vita laboriosa e misera perché sana e onesta e la soddisfazione del proprio stato aumentava ad ogni risposta del ricco, che al canto suo, senz’alcun elementare accorgimento di tattica sociale, metteva in piazza tutti i suoi privilegi. Verso la fine della storia i due cantori smorzavano però la strana polemica e trovavano un punto di intesa. Più tardi la favola avrebbe ripreso le proprie dimensioni, quelle vere, perché gli stati degli uomini saranno sempre tra loro diversi anche nei regimi cosiddetti d’euguaglianza.

Alcuni hanno la testa pina d’aria e di superbia.

Sono i capiscioni e recitano. Solo uno o due sono tristi perché hanno capito di essere realmente soli e non riescono a dissimulare la tristezza. C’era una volta Sampalunga che un giorno scoperse di essere solo. Mentre Sampalunga beveva, un giorno venne su dal fondo del bicchiere di vino un ometto vestito da mago che gli consegnò una bacchettina magica che lo poteva trasportare ovunque. Ma anche con la bacchettina in tasca la sera Sampalunga si sentiva solo e gettò la bacchetta. Non parlava quasi più a nessuno. Soltanto dopo anni fu visto, entrare in chiesa.

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Riflessioni sulle favole di nonna Nazzarena

Nonostante siano passati tanti anni, e l’uomo abbia

vissuto il progresso tecnologico e scientifico, le morali delle favole di nonna Nazzarena sono estremamente attuali:ancora nel mondo del 2014 regnano disuguaglianza e

superbia

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Gli orti

“ In declivio verso il fiume e

tutt’intorno alla bicocca, lungo gli argini tenuti su dai pioppi, questi orti pomi, curati nella scelta della cultura, nelle misure e nella disposizione dei solchi, nei canaletti d’irrigazione, nelle buche per l’assorbimento dell’acqua.

Questi campi verdi e succosi che in primavera si screziano di giallo, di bianco, rosso con qua e la a guardia, nelle divise splendenti, i girasoli, ci spiegano bene perché nell’epoca di mezzo la bicocca fosse chiamata dai forestieri, isola d’oro. “

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Gli orti di oggi

In un mondo in cui l’agricoltura viene praticata in maniera intensiva, l’orticoltura non ha più il suo spazio. Oggi la gente non ha molto tempo libero, forse è questa la motivazione per cui, anche Orte, non è più circondata dagli orti.

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Dalle favole di Nonna Nazzarena ad una storia vera:

Orte e il cinema Filoteo Alberini (Orte 14 Marzo 1867 - 12 Aprile

1937)è stato un regista italiano, uno dei pionieri del cinematografo, nonché il primo inventore del cinema.

Nel 1894, traendo spunto da un invenzione di Thomas Edison, il Kinetoscopio (una macchina dotata di manovella che azionata permetteva di vedere, tramite una lente, i movimenti di alcuni  fotogrammi posti su una pellicola  interna),inventa il Kinetografo: un apparecchio per la ripresa e la proiezione.

Tale invenzione avvenne un anno prima di quella dei fratelli Lumière, ai quali venne mostrata dallo stesso Alberini direttamente a Lione ( ove risiedevano i Lumière) prima del brevetto.

Purtroppo per un intoppo burocratico, il Ministero dell'Industria e Commercio rilascerà il brevetto un anno dopo la richiesta di Alberini, precisamente nel Dicembre 1895, nello stesso mese e  anno in cui i Lumière proiettarono per la prima volta "L'arriveé d'un train" a Parigi con il loro Cinématographe.

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Orte … … ancora

un’isola d’oro?

Quell’Orte che ci raccontava Di Marcantonio,è rimasta negli anni uguale nel colore delle case, nel tufo e nelle strette vie.Si può definire ancora un’isola d’oro?Un’isola dove i “ maestri ortolani non vollero aver mai nulla da spartire con i contadini pigri e passivi a rimorchio dell’aratro di legno e della traja “?

Forse, oggi resta solo la pigrizia “ l’inclinazione per un conservatorismo di costume e di idee che non consente un intraprendenza sufficiente ad aumentare il benessere comune.” Forse non siamo più in quell’isola in cui si poteva “ progredire in continuazione di libera umanità “.