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LIONS CLUB “CATANIA BELLINI” Anno sociale 2017-2018
PRESIDENTE: Prof. Dr. Giovanni Cantarella
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SEMPLICI CONSIGLI
PER
PREVENIRE L’OBESITÀ E IL DIABETE
(per gli studenti delle Scuole Medie Superiori)
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Indice
PREMESSE............................................................................ 1
OBESITÀ ............................................................................... 3
DIABETE ............................................................................... 7
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Premesse
Cari studenti,
i soci del Lions Club Catania Bellini desi-
derano darvi nelle righe che seguono dei
semplici consigli utili per prevenire alcune
gravi malattie, quali l’obesità e il diabete. Per
quanto riguarda il diabete, come vedrete, si
tratta di una malattia che, nella sua forma
più comune e diffusa, insorge o si aggrava in
età adulta, tipicamente a partire dai 40 an-
ni. Potreste, quindi, chiedervi: se si tratta di
una malattia degli adulti, perché parlarne a
noi studenti che siamo giovani? La risposta
è che tale malattia è causata o favorita da
abitudini e stili di vita sbagliati, quali la se-
dentarietà e l’eccesiva alimentazione, che
portano all’obesità che, a sua volta, è l’anti-
camera del diabete. Tali errate abitudini e
stili di vita si possono correggere solo in gio-
vane età. Un illustre studioso ha affermato
che è più facile far cambiare fede religiosa
che modificare alcune abitudini inveterate,
quali quelle relative all’alimentazione. Vi in-
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vitiamo quindi a leggere con attenzione que-
sto opuscolo e, soprattutto, a tradurre in
pratica i suggerimenti che in esso troverete.
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Obesità
L’obesità consiste in un aumento del pe-
so corporeo dovuto ad accumulo di grasso;
poiché il grasso si deposita nel tessuto adi-
poso, l’obesità può essere definita come un
aumento della massa del tessuto adiposo.
L’obesità ha due effetti negativi: uno è di
natura estetica, l’altro, ben più grave, consi-
ste nel fatto che l’obesità favorisce l’insor-
genza di malattie quali l’artrosi, il cancro del
colon e della mammella (nella donna), il dia-
bete, l’iper-lipidemia (aumento dei grassi o
lipidi nel sangue) e le malattie cardiovasco-
lari. Val quindi la pena di prevenirla e com-
batterla.
A seconda della prevalente localizzazione
del grasso, esistono due tipi di obesità:
l’obesità “ginoide”, quando il grasso si ac-
cumula prevalentemente nel tessuto adiposo
sottocutaneo a livello del bacino e delle co-
sce (una tendenza fisiologica nelle donne,
donde l’aggettivo “ginoide”); e l’obesità “an-
droide” o “addominale”, quando il grasso si
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accumula prevalentemente nel tessuto adi-
poso addominale (una tendenza fisiologica
negli uomini, che spesso lamentano la “pan-
cetta”, donde l’aggettivo “androide”). Mentre
l’obesità ginoide è poco dannosa, l’obesità
androide favorisce lo sviluppo delle malattie
che abbiamo sopra ricordato.
Il grado di obesità si può definire misu-
rando il peso corporeo in relazione all’altez-
za: dividendo il peso corporeo (Kg) per
l’altezza (metri) elevata al quadrato si ottiene
l’indice di massa corporea (IMC), che è
considerato normale fino a 24, segno di obe-
sità lieve o “sovrappeso” da 25 a 29, e segno
di obesità conclamata oltre 29. [In alcuni
casi, però, un aumento dell’IMC può essere
dovuto all’aumento della massa muscolare e
non all’aumento della massa grassa].
Per valutare l’entità dell’accumulo di
grasso (e anche per localizzare la sua sede
prevalente) si misura la circonferenza della
vita (a metà distanza tra l’ultima costola e la
cresta iliaca); negli adulti i valori si conside-
rano normali fino a 94 cm nell’uomo e a 80
nella donna, moderatamente aumentati tra
94 e 102 cm nell’uomo e tra 80 e 88 cm nel-
la donna e nettamente aumentati oltre 102
cm nell’uomo e 88 cm nella donna.
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L’obesità è molto diffusa. In Italia circa il
35% degli adulti è in sovrappeso e oltre il 9%
è obeso. L’obesità è dovuta ad un eccesso di
introduzione di calorie (con gli alimenti) ri-
spetto al consumo di calorie (consumo di
base + consumo legato all’attività fisica); es-
sa si può quindi prevenire e curare riducen-
do l’apporto calorico (con una dieta ipoca-
lorica) ed aumentando il dispendio energeti-
co mediante l’incremento dell’attività fisica
(usare meno l’auto e l’ascensore, praticare
sport, etc.). La dieta deve essere limitata nel-
la quantità ma non nella varietà dei cibi; bi-
sogna tener tuttavia presente che, a parità
di peso, i grassi contengono oltre il doppio di
calorie rispetto alle proteine e ai carboidrati
(o zuccheri). Particolare attenzione deve
quindi essere prestata nel limitare l’assun-
zione dei cibi ricchi in grassi (burro, panna,
lardo, pancetta, carni grasse, etc.); è bene
abbondare in frutta e specialmente nella
verdura, cotta o cruda (ma condita con po-
chissimo olio!)
Ulteriori dettagli debbono essere discussi
e concordati con il medico curante.
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Diabete
Il diabete mellito (che chiameremo sem-
plicemente diabete) è una malattia caratte-
rizzata dall’aumento della glicemia, cioè del
glucosio (un tipo di “zucchero” o “carboidra-
to”) nel sangue. Nei soggetti normali la gli-
cemia a digiuno può variare da 70 a 110
mg/dl (dl= 100 milli-litri di sangue); tra 110
e 125 mg/dl si ha la cosiddetta alterata gli-
cemia a digiuno, una condizione che do-
vrebbe indurre a modificare la propria ali-
mentazione e, più in generale, lo stile di vita
(vedere avanti). Valori di glicemia uguali o
superiori a 126 mg/dl sono spesso sintomi
iniziali di diabete.
La diagnosi di diabete è certa quando il
valore della glicemia raggiunge o supera 200
mg/dl in qualunque momento della giornata
o due ore dopo un “carico di glucosio” (as-
sunzione di 75 gr. di zucchero).
Valori di glicemia compresi fra 140 a 200
mg/dl dopo un “carico di glucosio” defini-
scono, invece, la cosiddetta ridotta tolle-
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ranza al glucosio. Sia la “alterata glicemia a
digiuno” che la “ridotta tolleranza al gluco-
sio” possono evolvere nel tempo verso un
diabete conclamato.
Il diabete, a parte le complicanze acute
(che possono arrivare fino al coma), può
causare le temute complicanze croniche,
che insorgono dopo circa 7-8 anni di malat-
tia e che comprendono:
(a) lesioni dei piccoli vasi sanguigni (mi-
cro-angiopatia), che danneggiano gli occhi
(retinopatia diabetica, che può portare alla
cecità) ed i reni (nefropatia diabetica, che
può portare all’insufficienza renale che ne-
cessita dell’applicazione del “rene artificia-
le”);
(b) lesioni delle arterie medio-grandi o
aterosclerosi (macro-angiopatia) che insor-
gono precocemente ed evolvono rapidamen-
te, causando infarto cardiaco, trombosi ce-
rebrale, gangrene agli arti inferiori (con peri-
colo di amputazioni), etc.;
(c) lesioni dei nervi periferici (neuropatia
somatica), con perdita della sensibilità (che
porta ad ulcerazioni per traumi inavvertiti,
specie ai piedi) e del tono muscolare;
(d) lesioni dei nervi viscerali (o neuropa-
tia autonomica), che causa alterazioni car-
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diache e del tubo digerente e, nell'uomo, im-
potenza sessuale.
Si tratta quindi di un complesso di com-
plicanze che può compromettere l’intero or-
ganismo.
Esistono due tipi di diabete: il diabete di
tipo 1 ed il diabete di tipo 2. Il diabete di
tipo 1 (giovanile o magro) insorge in giovane
età ed è dovuto alla ridotta o assente produ-
zione di insulina, l’ormone che stimola i tes-
suti a utilizzare il glucosio che, quindi, au-
menta nel sangue. Questo tipo di diabete è
piuttosto raro e difficile da prevenire.
Più importante ai nostri fini è il diabete di
tipo 2 (dell’adulto o grasso); esso insorge il
più spesso dai 40 anni in poi ed è dovuto al-
la “resistenza” dei tessuti all’azione dell’in-
sulina. E’ questa la forma più comune di
diabete, che colpisce circa il 5% della popo-
lazione (ma è probabile che la percentuale
sia anche più alta, poiché nella fase iniziale
molti casi sfuggono alla diagnosi). Per la sua
frequenza, dunque, il diabete del tipo 2 o
dell’adulto rappresenta una vera “malattia
sociale”. Inoltre, il diabete è una malattia in-
sidiosa, in quanto all’inizio (e per molto
tempo) non dà segni di sé e comincia a ma-
nifestarsi soltanto in fase avanzata con au-
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mento della quantità di urina (poliuria) e
aumento dell’appetito (che porta all’assun-
zione di quantità eccesive di alimenti).
Il diabete di tipo 2 è dovuto ad una predi-
sposizione ereditaria (spesso diversi membri
della stessa famiglia sono diabetici) ed a fat-
tori ambientali, quali l’eccessiva alimenta-
zione, la sedentarietà ed il conseguente au-
mento del peso corporeo o obesità. E’ per
questo motivo che quasi tutti i diabetici del
tipo 2 sono obesi o comunque in “sovrappe-
so”.
L’associazione di obesità, diabete e altre
“patologie” (aumento dei lipidi nel sangue,
aumento della pressione arteriosa, etc.) co-
stituisce la sindrome metabolica; questa
sindrome è molto frequente nelle popolazioni
del mondo occidentale, ove prevalgono l’ab-
bondanza di cibo e la sedentarietà, e costi-
tuisce un grave fattore di rischio per le ma-
lattie cardio-vascolari (es.: infarto cardiaco).
La prevenzione del diabete del tipo 2,
specialmente importante per i soggetti che
hanno familiarità positiva per il diabete
(cioè, che hanno diabetici tra i loro familiari
e parenti), consiste nel prevenire l’obesità
con le semplici misure sopra indicate: ridu-
zione della dieta e incremento dell’attività fi-
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sica.
In presenza di diabete conclamato, è ne-
cessario consultare il medico curante.