L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città...

10
42 L’ Aned di Verona, in collaborazione con l’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea e con il gruppo Amici di Borg o Venezia, ha organizzato nel maggio 2010 un viaggio nella Repubblica Ceca con mete la capitale Praga, la fortezza-lager di Terezin e il villaggio di Lidice. Durante il percorso di avvicinamento a queste località i quarantasei partecipanti al viaggio sono stati intrattenuti dallo storico Carlo Saletti, appassionato studioso della deportazione e del sistema concentrazionario tedesco, che a questi temi ha dedicato gran parte delle sue ricerche. Temi, come ha sottolineato, che non si analizzano mai a sufficienza tanto sono complessi. Le riflessioni, presentate con notazioni non consuete, hanno pertanto reso interessante l’approccio a una pagina terribile della storia del secolo scorso. Sono stati proiettati anche due filmati: uno, di Jan Ronca, dal titolo La città che Hitler regalò agli ebrei sulla vita dei prigionieri nel lager di Terezin con interviste a alcuni sopravvissuti e l’altro film- documentario, Prigioniero del Paradiso, sulla vita di Kurt Gerron. A Terezin prese forma un progetto utopistico di comu- nità fatta da artisti, scienziati, artigiani, uomini dello spet- tacolo che avrebbero soddi- sfatto ogni necessità colti- vando campi e orti, tenendo lezioni e concerti, praticando sport e aiutando i bambini a crescere. Ma tutto questo non era che un colossale inganno della propaganda nazista, basato su una grottesca menzogna: gli ebrei scomparsi e depor- tati all’est venivano trattati con benevolenza da chi li aveva resi prigionieri e i cam- pi erano luoghi di cultura e umanità. I nazisti per raffor- zare questo inganno decisero di girare un film e affidarono la regia a Kurt Gerron, un at- tore e regista ebreo-tedesco che si era affermato nel pri- mo dopoguerra (famosa è la La delegazione dell’Aned veronese. Nella foto grande il monumento ai bambini nel campo di Lidice. Spesso, ed è ormai una tradizione, i visitatori portano giocattoli da lasciare ai piedi delle statue dei bambini. Terezin, Lidice LA DELEGAZIONE DELL’ANED DI VERONA IN VISITAAL MEM A Praga il fascino dell’antico cimitero ebraico, un luogo di grande suggestione Il colossal

Transcript of L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città...

Page 1: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

42

L’Aned di Verona, in collaborazione con l’Istitutoveronese per la storia della Resistenza e dell’etàcontemporanea e con il gruppo Amici di Borg o

Venezia, ha organizzato nel maggio 2010 un viaggio nellaRepubblica Ceca con mete la capitale Praga, la fortezza-lagerdi Terezin e il villaggio di Lidice.Durante il percorso di avvicinamento a queste località iquarantasei partecipanti al viaggio sono stati intrattenuti dallostorico Carlo Saletti, appassionato studioso della deportazionee del sistema concentrazionario tedesco, che a questi temi hadedicato gran parte delle sue ricerche. Temi, come hasottolineato, che non si analizzano mai a sufficienza tantosono complessi. Le riflessioni, presentate con notazioni non consuete, hannopertanto reso interessante l’approccio a una pagina terribiledella storia del secolo scorso. Sono stati proiettati anche duefilmati: uno, di Jan Ronca, dal titolo La città che Hitlerregalò agli ebre i sulla vita dei prigionieri nel lager di Te r e z i ncon interviste a alcuni sopravvissuti e l’altro film-documentario, P r i g i o n i e ro del Paradiso, sulla vita di KurtG e r r o n .

A Terezin prese forma unprogetto utopistico di comu-nità fatta da artisti, scienziati,artigiani, uomini dello spet-tacolo che avrebbero soddi-sfatto ogni necessità colti-vando campi e orti, tenendolezioni e concerti, praticandosport e aiutando i bambini acrescere. Ma tutto questo non era cheun colossale inganno dellapropaganda nazista, basato

su una grottesca menzogna:gli ebrei scomparsi e depor-tati all’est venivano trattaticon benevolenza da chi liaveva resi prigionieri e i cam-pi erano luoghi di cultura eumanità. I nazisti per raff o r-zare questo inganno deciserodi girare un film e aff i d a r o n ola regia a Kurt Gerron, un at-tore e regista ebreo-tedescoche si era affermato nel pri-mo dopoguerra (famosa è la

La delegazione dell’Aned veronese. Nella foto grande il monumento ai bambini nel campo di Lidice. Spesso,ed è ormai una tradizione, i visitatori portano giocattolida lasciare ai piedi delle statue dei bambini.

Te re z i n ,Lidice

L A DELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N A IN V I S I TA A L M E M O

APraga il fascino dell’antico cimiteroebraico, un luogo di grande suggestione

Il colossale

Page 2: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

43

sua partecipazione al filmL’angelo azzurro). Il docu-mentario che abbiamo vistoripercorre le tappe della suavita fino al periodo di Te r e z i ne al tragico epilogo a A u-schwitz.Un primo momentodi comprensione del mondoe della cultura ebraica l’ab-biamo avuto a Praga con lavisita al quartiere ebraico ealla sua sinagoga che fa dapunto di raccolta di tutti gliscritti, i disegni dei bambini,le opere d’arte e sacre di tut-te le sinagoghe distrutte du-rante l’occupazione tedesca;

inoltre abbiamo subito il fa-scino dell’antico cimiteroebraico, un luogo di grandesuggestione. Nei dintorni diPraga abbiamo potuto vede-re anche i luoghi dove vennecompiuto l’attentato a Rein-hard Heydrich, il protettoredella Boemia e della Mora-via che si era meritato il tito-lo di “boia di Praga”. L’ o p e-razione, organizzata dal SOEbritannico, venne portata atermine da patrioti cechi pro-venienti dall’Inghilterra e percatturarli i nazisti attuaronoferoci rappresaglie.

Gli attentatori, rifugiatisi inuna chiesa (sul muro dellafacciata sono ancora visibili isegni delle pallottole), cadde-ro per la libertà del loro pae-se lottando fino all’ultimo.Prima di lasciare la capitalececa abbiamo visitato il mo-derno cimitero ebraico inse-rito in un grande parco conalberi di alto fusto e che an-novera anche la tomba diFranz Kafka e di altri uomi-

ni di cultura e artisti scom-parsi nei campi di concen-tramento nazisti.Il 20 maggio abbiamo visi-tato Terezin e Lidice, le veremete del nostro viaggio del-la memoria.Terezin, costruita in chiaveantiprussiana nel XVIII se-colo in onore dell’imperatri-ce Maria Teresa, sembra unacittà fantasma in cui la for-tezza minore appare come il

La vecchia fortezza antiprussiana diventata carcere della Gestapo praghese

P e l l e g r i n a g g i onella Repubblica

C e c a

ORIALE DI T E R E Z I N .

ale inganno agli innocenti

Page 3: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

44

luogo più significativo. Ve n-ne utilizzata in seguito perimprigionare i nemici del-l’Impero d’Austria e in essafu detenuto e vi morì ancheGavrilo Princip, uno degliattentatori dell’arciducaFrancesco Ferdinando a Sa-rajevo. Con lo scoppio dellaguerra e l’occupazione tede-sca nel 1940 divenne carceredella Gestapo praghese. Inquegli anni vennero detenu-te complessivamente trenta-duemila persone (cinquemi-la donne) in buona parte direligione ebraica ma ancheoppositori al regime nazista. All’interno della fortezza ab-biamo visitato i luoghi delpatimento di tante persone: iblocchi di detenzione, le cel-le di isolamento, il cosiddet-to ospedale dove morironodi tifo a migliaia verso la fi-ne della guerra e il luogo del-le esecuzioni (vennero fuci-lati circa 300 prigionieri perla maggior parte uomini del-la Resistenza cecoslovaccaappartenenti all’organizza-zione Avanguardia). Sul por-tale d’ingresso, anche a Te-

Te re z i nLidice

rezin, campeggia la triste-mente famosa e irridentescritta Arbeit macht fre i. Usciti dalla fortezza ci sia-mo inoltrati fra le tombe delcimitero nazionale che rac-coglie i resti dei prigionieririesumati dalle fosse comu-ni subito dopo la fine dellaguerra. Marco e Sonia, cir-condati dalla commossa par-tecipazione di tutti noi, han-no deposto una corona difiori al memoriale che ricor-da il sacrificio degli italianie Carlo ha letto pagine di ri-cordo dei prigionieri di Te r e-zin.Proseguendo nel nostroitinerario siamo arrivati a Li-dice il piccolo villaggio cheHitler ordinò di distruggeretotalmente per rappresagliadopo l’attentato a Heydrich.Il 10 giugno 1942 le casevennero fatte saltare in ariae ogni cosa fu data alle fiam-me, 192 uomini furono pas-sati per le armi, 184 donnevennero deportate nel lagerdi Ravensbruck e gli 88bambini vennero trasferitiprima a Lodz e poi nel cam-po di sterminio di Chelmno.

Si parla di 17 bambini so-pravvissuti in quanto, comeabbiamo appurato dal docu-mentario proiettato nel pic-colo ma bel memoriale, al-cuni di loro vennero dati ina ffidamento a coppie tede-sche di provata fede nazista.Lidice scomparsa dalle car-te geografiche sarà rico-struita nel 1949 nei pressidel vecchio villaggio. Su quel luogo ora sorge ungrande parco e con emozio-ne ci siamo inoltrati nei suoiviali sostando davanti ascritte, lapidi, raff i g u r a z i o n i

che vogliono ricordare unacomunità distrutta dalla fe-rocia nazista. Particolar-mente toccante è stata la vi-sione di tante piccole statuedi bambini con ai loro piedigiocattoli che i visitatoriportano per testimoniare lavolontà di non dimenticarequeste piccole vite spezzate. Anche a Lidice Giovanna eSara hanno deposto unacorona di fiori e in silenzioognuno ha rivolto un pen-siero alle sofferenze e alsacrificio di tanti esseriumani.

I NOSTRI LUTTIWA LTER CORRADI

iscritto alla sezione di Parma,fu deportato nel campo diconcentramento di Bolzanocon matricola n.10025.

AGOSTINO GASCO, iscritto alla sezione diMilano, fu deportato primanel campo di sterminio diMauthausen con matricolan. 130759 e successivamentea Sachsenhausen.

L U C I A N AS A C E R D O T E

deportata nel campo di ster-minio di Auschwitz e tra-sferita sucessivamente aRavensbrück. Fu immatri-colata con il numero 75192.

B E N E D E T TOV I G N A L E

iscritto alla sezione diMilano, fu deportato nelcampo di concentramento

di Bolzano con matricolan . 7 8 6 9 .

CORNELIO ZANETTI deportato a Unterluss, fucofondatore e laborioso so-cio della sezione di Brescia.

GALIANO RONZONiscritto alla sezione di Schio,fu deportato prima nel cam-po di Bolzano e poi aMauthausen e lì immatrico-lato con il n.111 7 0 7 .

GIUSEPPE PA I N Iiscritto alla sezione di Parma,fu deportato nel campo diconcentramento di Bolzanocon matricola n.10055.

GIUSEPPE GAV E G L I Oiscritto alla sezione diMilano, fu deportato nelcampo di concentramentodi Bolzano.

Pavia: è mancatoCarlo Pietra

È deceduto Carlo Pietra, vi-cepresidente della sezioneAned di Pavia. Partigianocombattente a Montagnana(Padova), catturato ed in-ternato nel lager di Gries-Bolzano, addetto ai lavoridi manutenzione, evase aiprimi di marzo del 1945 edrientrò nella sua formazio-ne Brigata Matteottina “Pa-ride” di Montagnana. Successivamente si trasferìa Pavia ed entrò a far partedella 168ª Brigata Garibal-di. Fu poi ferito in combatti-mento durante il disarmo direparti tedeschi il 25 aprile1945.

Ai familiari giungano lepiù sentite condoglianzedel presidente nazionaledell’Aned, Gianfranco Ma-ris.

È deceduto Carlo Pietra, vicepresidente della sezioneAned di Pavia. Partigiano nel padovano era stato depor-tato a Bolzano.

Lidice distrutta per rappresaglia sarà ricostruita nei pressi del vecchio villaggio

Page 4: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

45

La scomparsa di Mario Piccioli

Ricordo di Luciana S a c e r d o t e

È deceduto a Firenze MarioPiccioli presidente fiorenti-no dell’Aned, uno degli ul-timi sopravvissuti al lagerdi Mauthausen. Nato nel1926 era cresciuto nel po-polare quartiere di San Fre-diano. Durante l’occupa-zione nazista la madre diPiccioli, operaia della car-tiera Cini. venne arrestatadai fascisti, Piccioli andò acercarla ma venne arrestatoa sua volta. Mentre la ma-dre poteva essere rilasciata,il giovane Piccioli, assiemead altri antifascisti, venivadeportato a Mauthausen, dadove, con il numero di ma-tricola 57344, veniva tra-sferito nel lager di Ebenseee successivamente nel cam-po di Linz III, dove nelmaggio del 1945 fu liberatoin pessime condizioni di sa-lute e pesava soltanto 31chili. Tornato a Firenze,

Era presidente dell’Aned di Firenze. A lui è stata dedi-cata la manifestazione per il 66° anniversario dellaLiberazione della città.

I m p rovvisa mort edi Renato Butturini

È improvvisamente decedu-to lo scorso 11 luglio mentresi trovava in vacanza, Rena-to Butturini. componented e l l ’ U fficio di presidenzadell’Associazione nazionaleex deportati politici nei cam-pi di annientamento nazisti(Aned) e del Consiglio diamministrazione della Fon-dazione Memoria della De-portazione. Renato da annidedicava tutto il suo impe-gno per tenere viva soprat-tutto fra i giovani la memo-ria storica di una tragediache aveva travolto anche lavita di suo padre.Renato aveva 18 anni quan-do suo padre, Angelo Buttu-rini, componente il Comita-to nazionale di liberazionedi Verona negli anni dellaResistenza veniva arrestatoe deportato dai fascisti e daitedeschi nei lager nazisti eperse la vita nel campo disterminio di Bergen Belsen.Come familiare di una vitti-ma della deportazione, Re-nato Butturini ha dedicatoper lungo tempo il suo impe-gno sia nell’Aned nazionale,dove era responsabile deiproblemi amministrativi, sianella Fondazione Memoriadella Deportazione, comecomponente del Consigliodi amministrazione. Della

vasta attività di Renato vo-gliamo ricordare la sua rela-zione finanziaria tenuta alX I V Congresso nazionaledell’Aned che si è svolto nelsettembre 2008 nella cittàmartire di Marzabotto e ilsuo intervento al Consigliodi amministrazione dellaFondazione Memoria dellaDeportazione, che si è tenu-to a Milano pochi giorni pri-ma della sua scomparsa.Il presidente dell’Aned edella Fondazione Memoriadella Deportazione, Gian-franco Maris, ha inviato aifigli di Renato un messag-gio di cordoglio.

Faceva parte dell’Ufficio di presidenza dell’Aned e delConsiglio di amministrazione della Fondazione Memoriadella Deport a z i o n e .

una volta rimessosi in salu-te, iniziò la sua attività perl’Aned, dedicando larga par-te del suo tempo a testimo-niare nelle scuole a migliaiadi studenti gli orrori compiu-ti dai nazisti nei campi disterminio. Aveva anche pub-blicato anche un libro di me-morie dal titolo Mario Pic -cioli – Da San Frediano aM a u t h a u s e n.“La città – ha detto il sindacodi Firenze Matteo Renzi –piange una persona corag-giosa e un amico. A lui abbiamo deciso di de-dicare la giornata che ricordail 66o anniversario della Li-berazione della nostra città”. Altri messaggi di cordogliosono giunti alla famiglia diPiccioli da parte del presi-dente della Provincia A n-drea Barducci, e da Gian-franco Maris, presidentenazionale dell’Aned.

Quest’anno, in primavera, è morta LucianaSacerdote. Era nata nel 1924 ad Alba (Cu-neo) e risiedeva a Genova.Ho conosciutoLuciana all’arrivo a Auschwitz. Era con suasorella Laura e con la mamma Ernestina.C’eravamo trovate insieme al momento deltatuaggio: lei era il numero 75192, sua sorel-la il numero 75191 e io 75190. Eravamo sta-te sempre insieme: loro erano un nucleo, poirimaste due alla morte della mamma per ma-lattia. Luciana era una ragazza molto bella,

anche in campo era a suo modo ambiziosa,ingenua, infantile. Insieme avevamo vissutoesperienze indicibili e dopo la Liberazionec’eravamo sempre tenute in contatto sia pu-re con vita, caratteri e gusti diversi. Ci lega-va un profondo affetto che ho capito fino infondo solo quando lei è morta. Ho capitoquanto quei begli occhi azzurri e il suo sorri-so da bambina fossero stati un aiuto anchequando non me ne accorgevo. (Liliana Segre)

Page 5: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

46

L’accurata documentazione visiva e l’ampia relazione del professorRomolo Vitelli introduce la testimonianza dell’architetto e poeta EnricoBerté, ex-detenuto di un campo di concentramento in Germania.

In un incontro con il deportato e poeta, Enrico Bertè, l’orrore dei lager racco

Una lezione di storia indimenticabile vissuta dagli studenti di Vi g g i ù

La scuola secondariadell’Istituto onnicom-prensivo “Martino

Longhi” di Viggiù, con glistudenti e i docenti di lettereCoppola, Bramanti, Roton-di, Emanuela Saredi e la sot-toscritta, si sono raccolti il 22aprile alla vigilia dell’ a n n i-versario della Liberazione eper non dimenticare A u-schwitz, presso la Societàoperaia di mutuo soccorso diViggiù .Ci sono i ragazzi delle classit e r z e .Un po’ di baraonda iniziale,poi il silenzio cala nella sala.Parla il professor Vitelli, lovediamo per la prima volta,il nome ci è noto. Il suo esor-dio ci scuote, ora dobbiamoa s c o l t a r e .Siamo lì per non dimentica-re… cosa? Le vite che sonofinite, sfinite dalle sevizie,dalla tortura del vivere quo-tidiano nel lager, dall’incom-prensibile crudeltà dell’esse-re. Le immagini si susseguo-

di Damiana Festa

no, opprimenti, A u s c h w i t zecheggia nella sala, guardogli occhi dei ragazzi, sono at-tenti, sembrano in trance. Lo sguardo si sofferma an-siosamente, sullo schermo:c’è uno come loro, DawidRubinowicz, esile, taciturnocome chi non capisce il sen-so del non senso. La sua sto-ria è simile a tante: DawidRubinowicz non si è salva-to... Parla per lui, Liliana Segre,(al “Binario 21” della stazio-ne centrale di Milano, da do-ve partivano i treni della de-

I nostrir a g a z z i

“ P rof, ma veramente facevano questo?”

Alcuni studenti mentreleggono le lettere deicondannati a morte dellaResistenza europea accantoa l l ’ a rchitetto Bertè, che hap o rtato in classe la suagavetta militare usata nelcampo di concentramento.

Page 6: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

47

Ecco alcune delle testimonianze raccolte da Damiana Festa, docente di lettere, all’indomani della manifestazione da parte deglistudenti della scuola secondaria I grado “Giacomo Buzzi Reschini” di Vi g g i ù .

ntato e mostrato ai ragazzi dell’Istituto onnicomprensivo “Martino Longhi”

portazione), attraverso la vo-ce della sua nipotina. I ragaz-zi conoscono la storia dellaSegre, sanno che ha tentatola fuga verso la libertà, pro-prio qui, dove abitiamo, alconfine con Arzo. Al di là laSvizzera, al di qua la finedella vita.Cosa significa soggiacere al-l’insana volontà altrui, albrutale accanimento di chicrede negli assurdi dettami diun’ideologia spietata? Il pro-fessor Vitelli improvvisa ungioco: i ragazzi partecipanoentusiasti… devono marcia-

re, devono contare i passi intedesco, altrimenti, frustateper chi sbaglia. È un gioco,per noi è un gioco, ma, ecco,sopraggiunge il momentodella riflessione, tutti taccia-mo; un ragazzo mi guarda,allibito mi chiede: “Prof, maveramente facevano que-sto?” Non è più un gioco. Or-mai “stremati” dal vigore do-lente delle immagini, volgia-mo la nostra attenzione ver-so il poeta Bertè: gli occhi,gli occhi dell’architettoBertè, chi può dimenticarli?Comincia a narrare la sua

storia, un sussulto mi aff e r r ail cuore, guardo gli altri, in-crocio lo sguardo della pro-fessoressa Rotondi, non di-ciamo niente, sentiamo tutto.I ragazzi ascoltano, in apnea,vogliono vedere il materialeche egli ha portato con sé,stanno vivendo la storia co-me mai è accaduto in classe.Fa male…Arriva poi il momento delledomande, crolla l’ultimo ten-tativo di rinnegare la ve-rità… di dimenticare. Qual-che lacrima asciugata in fret-ta per pudore, qualche sguar-

do perso nel tentativo di im-maginare cosa possa avers o fferto questo piccolo, gran-de uomo, qualche “perché”tremante rivolto ai prof. “ Avevo timore di parlare alpoeta Bertè, perché per me èpiù di un eroe” scriverà qual-che giorno dopo un’alunna.Sono trascorsi due mesi daquell’esperienza, eppurequante volte, a scuola, a casa,abbiamo pensato ai nostrimorti, ai nostri vivi, abbiamoringraziato, non abbiamo di-menticato! “Ed è riapparso il sole”…

Poco tempo fa ho partecipato ad unabella iniziativa per ricord a re la soffe -renza patita da tanta gente nei campi diconcentramento nazisti.Ogni anno la scuola allestiva una mo -stra fotografica, quest’anno, invece,abbiamo ascoltato la testimonianza diun deportato IMI, il dott. Bertè, il qualeci ha raccontato la sua triste esperienza.Io non ho mai incontrato una persona imprigionata inun campo di concentramento e sopravvissuta. Questaesperienza perciò mi ha aiutato a cre s c e re, a capiremeglio la nostra storia e i problemi del mondo, quali ilrazzismo e la discriminazione. Quando il dott. Bertè haraccontato che era stato trasportato dentro un vagoneper animali e tutte le atrocità viste e vissute nel campo,io ho sentito dentro di me la sua sofferenza, la paurache aveva avuto in quei momenti e il dolore che pro v atuttora, come dimostra il fatto che, parlando dei suoicompagni morti, si è dovuto fermare più volte per lacommozione. Non deve essere stato facile rivivere queimomenti. Non tutti avre b b e ro avuto il coraggio di an -d a re avanti, di pensare che la guerra, un giorno, sa -rebbe finita. Il dott. Bertè è riuscito a re s i s t e re, perquesto io avevo quasi il timore di parlargli: per me luiè molto più di un ero e .Grazie a lui penso che molti ragazzi, presenti quelgiorno, abbiano capito cosa sia veramente la guerra emi auguro che anche loro, dopo questa esperienza, sia -no cresciuti un po’di più, come me.

“Parlando dei suoi compagnimorti, si è dovuto fermare piùvolte per la commozione”

C A R L O T TA RASETTI III C

Il 22 aprile 2010 abbiamo incontratoun ex docente del liceo classico diVa rese, il prof. Vitelli, e il poeta dott.B e rtè, soldato italiano internato, de -p o rtato dai nazisti perché non vollea d e r i re alla Repubblica di Salò, per -ché ebbe il coraggio di dire “NO”.Enrico Bertè aveva solo 19 anni quan -do fu deportato dalla caserma di Bressanone al campodi lavoro in Alsazia… vi rimase per 16 mesi. La vitanel campo era dura, si mangiava una volta sola, si per -c o rrevano 5 chilometri a piedi, al freddo, sotto la piog -gia, con le suole delle scarpe consumate, per andare al a v o r a re. Riuscì a sopravvivere grazie alla fede e nu -t rendo ogni giorno la speranza di ritornare a casa daisuoi cari. Enrico Bertè si è commosso molte volte, rac -contando la sua storia, e non posso non compre n d e r l o :deve essere stato molto difficile riperc o rre re la suadrammatica esperienza, ricord a re le sofferenze chehanno segnato per sempre la sua vita. Grazie alla te -stimonianza di persone forti e coraggiose come lui, noiragazzi oggi possiamo appre n d e re cosa è successo“non tanto tempo fa” : milioni di persone innocentit o rturate e uccise… Perché ? Come può la mente uma -na escogitare un piano di distruzione così diabolico?Dinnanzi ad un simile abominio si resta allibiti, senzap a role… Ringrazio moltissimo Enrico Bertè per la suatestimonianza. Vo rrei nel profondo del mio cuore chequello che è successo non venga MAI dimenticato.Grazie, grazie e ancora grazie.

“Grazie alla sua testimonianza,oggi possiamo apprendere cosa è successo”

MIRIAM BROGGINI III C

Page 7: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

48

I nostrir a g a z z i

Mi ha molto impressionato la testimonianza del poetaB e rtè, un sopravvissuto al campo di concentramento.Ci ha raccontato la sua storia molto dolorosa: era lanotte dell’8 settembre del ’43, era un giovanissimosoldato in servizio presso la caserma di Bre s s a n o n e ,in attesa di essere reclutato nell’artiglieria. Qualcheora prima era stato annunciato l’armistizio, per cui itedeschi, poco prima alleati, divennero i nemici, cir -c o n d a rono la caserma e costrinsero i militari alla re -sa. Lui e altri compagni pro v a rono a scappare sotto icolpi delle mitragliatrici, ma furono catturati. Il si -gnor Bertè rimase chiuso in caserma per tre giorni,finché il 12 settembre fu deportato nel campo di con -centramento. Mentre ascoltavo le sue parole pensavoa come possa essere stata la sua vita in un luogo dim o rte. Infatti, appena arrivato, assistette a una scenache mai potrà dimenticare: un prigioniero stava cer -cando tra i rifiuti del cibo, una SS, appena diciasset -tenne, lo vide e gli aizzò contro il suo pastore tedesco.L’animale lo azzannò alla gola, lasciandolo senza vi -ta… Questo part i c o l a re mi ha sconvolto: pensare chedegli esseri umani abbiano inferto cose così cru d e l iad altri esseri umani mi fa rabbrividire .Dopo questo episodio il signor Bertè ne vide altri al -t rettanto sconvolgenti, ma non perse mai la speranzap e rché era un credente. La sua fede gli diede la forzaper non smarrirsi. Finalmente, infatti, venne il mo -mento della liberazione da parte delle truppe ameri -cane e, dopo tre mesi, fu di nuovo a casa, in Italia. La storia del signor Bertè mi ha fatto capire che cre -d e re in qualcosa aiuta nei momenti più difficili dellap ropria vita. Spero che la sua testimonianza e quelladi altri sopravvissuti aiutino noi giovani a non com -m e t t e re più, nel futuro, tali brutalità, e a farci lavorareinsieme per la pace.

“Il signor Bertè mi ha fattocapire che credere in qualcosaaiuta nei momenti diff i c i l i ”

L U C A PINARDI III C

A Viggiù ho partecipato ad una com -movente manifestazione in favore del -la memoria.Erano presenti il professor Vitelli, exdocente di storia e filosofia del liceoclassico di Va rese, e l’architetto Bert è .È stato davvero sconvolgente appre n -d e re cosa accadeva all’interno deicampi attraverso i filmati, lo è stato ancor di piùa s c o l t a re la testimonianza di una persona che ha vis -suto sulla propria pelle quell’esperienza. Il dott. Bert èha esordito con la voce già rotta dalla commozione emolte parti del suo racconto hanno emozionato ancheme, per esempio, quando un nostro compagno gli hachiesto qual è stato il momento più brutto da lui vissu -to, ha risposto quando tra le sue braccia è morto unsuo caro amico. Mentre raccontava, si è fermato piùvolte per la commozione, le lacrime scendevano sulsuo viso e, a dire il vero, anche sul mio. È stato il mo -mento più triste e commovente della giornata.Ho riflettuto molto su questo incontro e penso chequeste occasioni siano preziose, non debbano esseres p recate, perché fanno compre n d e re soprattutto a noiragazzi, così lontani da quel terribile periodo dellastoria umana, le ingiustizie e le crudeltà che gli uomi -ni sono stati capaci di compiere su altri uomini. Non dimentichiamo.

“Ho riflettuto molto su questoincontro e penso che questeoccasioni siano preziose”

G I U L I A TA R G A III C

Il giorno 22 aprile siamo andati alla Società operaiadi mutuo soccorso di Viggiù per celebrare la“Giornata della Memoria” e la ricorrenza dellaLiberazione e per ricord a re, tutti coloro che sonom o rti nei campi di concentramento.Il signor Bertè, ex deportato IMI, ha raccontato la suat e rribile esperienza. Il suo sguardo triste e addolora -to, la sua voce, spesso rotta dalla commozione, mihanno fatto venire la pelle d’oca. Ve d e re i filmati es e n t i re parlare di bambini uccisi nelle camere a gas epoi bruciati nei forni crematori non è una cosa che sipuò dimenticare. Mi veniva da piangere. Mi dispiacetanto che il signor Bertè e tanti altri come lui abbianodovuto vivere questa tragica esperienza.Dopo l’incontro, quando sono rientrato in classe, misono chiesto: “Perc h é ? ” .

“Dopo l’incontro, quando sonorientrato in classe, mi sonochiesto: “Perché?”

M ATTEO PECORARO III C

Page 8: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

49

Abbiamo avuto la fortuna di essere in compagniadi due importanti personaggi: il professor Vi t e l l i ,ex insegnante di storia e filosofia al liceo classicodi Va rese, e il poeta Enrico Bertè, ex deportato so -pravvissuto IMI (Internati Militari Italiani).Abbiamo visto un video che mostrava quali erano ipiù importanti campi di concentramentod e l l ’ E u ropa e la differenza tra essi e i campi disterminio. Nei primi i prigionieri erano costretti ailavori forzati, nei secondi venivano destinati allam o rte nelle camere a gas e bruciati nei forni cre -matori. La struttura dei campi di sterminio era molto sofisti -cata: i prigionieri, non appena scesi dal treno, do -po un viaggio allucinante, venivano classificati inbase o meno alla loro idoneità al lavoro. Le SS uti -lizzavano una part i c o l a re strategia per mandarenelle camere a gas coloro che erano giudicati subi -to inidonei. Per non destare il panico, comunicavano loro chea v re b b e ro fatto una doccia calda. Una volta entra -ti, venivano uccisi con un gas altamente tossico,i n t rodotto attraverso i condotti di aerazione. In se -guito i cadaveri venivano trasportati nei forni pere s s e re cre m a t iDopo la visione del filmato, il professor Vitelli, conl’ausilio di altri documentari, ha raccontato la sto -ria di Dawid Rubinowicz, un bambino ebreo mort oinsieme ai suoi genitori in un campo di sterminio.Av rebbe potuto salvarsi per via del suo “aspettoariano”, ma decise, per amore, di seguire i suoi cari.

“Ha simulato una marcia,impegnando i compagni in cammino verso il lavoro”

JULIAN D’IMPERIO III CDalle parole della sua maestra sappiamo che erabravo e tranquillo. Poi il pro f e s s o re ci ha consi -gliato la lettura del bel libro di Elie Wiesel, La not-t e; e per incuriosirci e invitarci a leggerlo ha rac -contato l’episodio del giovane Elie Wiesel (ex de -p o rtato ad Auschwitz che cercava di insegnare am a rc i a re al papà, che siccome non era capace difarlo veniva continuamente bastonato dal Kapo,che voleva impossessarsi della capsula d’oro chericopriva un dente). Successivamente il professor Vitelli per farci com -p re n d e re la crudeltà delle SS, ha simulato una mar -cia, impegnando un gruppo di nostri compagni, incammino verso il luogo di lavoro, e il tipo di puni -zione che veniva impartito a chi, secondo un giudi -zio personale e non discutibile della guardia, nonsi atteneva alle durissime regole del campo. Gli ordini il professor Vitelli li dava in tedesco e ciha mostrato cosa accadeva ai poveri detenuti chenon capendo la lingua venivano bastonati a san -gue. Successivamente il poeta Bertè ha parlato dellasua esperienza. Ci ha raccontato alcuni episodi drammatici, quan -do, per esempio, è morto tra le sue braccia un com -pagno o quando un sacerdote, prima di essere fuci -lato, gli ha detto “Resistete, che presto sarete libe -ri !” o quando un soldato gli aveva chiesto di vede -re una foto della sua famiglia e poi lo aveva colpitocon un pugno per evitare che un altro soldato, ac -c o rgendosi del gesto confidenziale, non gli aizzas -se contro il cane.Prima di salutarci, ha letto alcune sue poesie, cheho trovato molto profonde e stru g g e n t i .Tale esperienza mi ha fatto compre n d e re quantosono fortunato a vivere oggi in un paese libero edemocratico grazie a persone come il signor Bert è .

Recentemente ho ascoltato la testimonianza di un exdetenuto IMI, il dottor Bertè. È stato doloroso il suoracconto: in alcuni momenti sembrava devastato dair i c o rd i .Gli scendevano le lacrime rievocando i terribili mo -menti vissuti. Ha conosciuto tante persone e le ha vi -ste morire, tra cui anche alcuni suoi amici e compa -gni di prigionia.

“Mi spaventa che le discriminazioni razziali, religiose e sociali esistanoancora nel mondo”

M I C H A E L T U R O L L A III C Io penso continuamente alle scene da lui descritte, ald o l o re infinito che ha dovuto sopport a re e all’incer -tezza del domani che quotidianamente ha vissuto.Mi sono commosso nel vederlo piangere e nell’ascol -t a re tutte le crudeltà che i nazisti hanno infert o …persino ai bambini !Mi spaventa il fatto che le discriminazioni razziali,religiose e sociali esistano ancora nel mondo. Siamotutti esseri umani e dovremmo cessare di “farci lag u e rra” e dedicarci piuttosto a cre a re un mondo mi -g l i o re, di pace e amore .

Page 9: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

50

La deportazione neradi Pietro Ramella

L’umanità nel corso della sua millenaria storia haconosciuto terribili violenze dell’uomo contro isuoi simili.

La schiavitù è una di questi

L’America dalla sua scoperta conobbe il lato peggiore deiconquistatori europei, dapprima gli spagnoli si appro-priarono delle ricchezze dei nativi del Centro Sud, poi li

sfruttarono nelle miniere d’oro e d’argento determinando ladistruzione delle civiltà Maya, Atzeca ed Inca con il conse-guente genocidio delle popolazioni autoctone, strage che si ri-peté tre secoli dopo al Nord con lo sterminio dei “pellirossa”per impadronirsi delle loro terre. Gli insediamenti via via sviluppatisi in tutto il continente pre-supposero lo sfruttamento della terra con colture redditizie,quali tabacco, cotone, canna da zucchero e riso, a seconda del-le diverse latitudini. L’ampliarsi delle proprietà agricole e del-le attività minerarie richiesero un sempre più elevato numerodi lavoratori ed a questi provvidero i mercanti di schiavi, i ne-grieri, perché la “merce” fornita erano negri d’Africa. Si cal-cola che furono deportati in America dieci milioni di africa-ni e che altri due milioni morirono nell’alluci-nante viaggio nelle stive delle navi negriere,tragico preludio ai carri piombati nazisti.

Si ritiene con sufficiente approssi-mazione che furono deportati inBrasile 4 milioni di schiavi, 5,5 mi-

lioni nelle colonie europee dei Cara-bi e 500.000 nelle colonie inglesidel Nord America, i futuri StatiUniti. L’incremento degli scambi tral’Europa e le colonie americane favorì nelXVII e XVIII secolo lo sviluppo delleattività industriali del Vecchio Conti-nente, in particolare delle costruzioninavali. Dall’America arrivavano prodotti a buon prezzo e vi siesportavano prodotti finiti, quali macchine per la lavorazionedei prodotti agricoli, mobili per le case dei nuovi ricchi e quan-to era necessario alla vita dei coloni; tutto ciò era possibile sele spese di raccolta e di trasformazione dei prodotti colonialierano bassi, il che presupponeva la schiavitù, che permettevaal costo lavoro una minima incidenza sul prezzo finito dellamerce esportata. L’aumento della domanda dal Nuovo Mon-do rese più lucrativo il commercio e determinò l’intensificarsidelle razzie armate per catturare degli schiavi. La tratta portò anzitutto profitti agli intermediari africani, capie sovrani che fino allora avevano commerciato in oro, avorio,legname e prodotti alimentari in cambio d’armi, tessuti, liquo-

Ancora oggi, in forme diverse dal passato, l’uomosfrutta i suoi simili per tornaconto economico, lanuova divinità degli ultimi tre secoli. Forse oggi la schiavitù è più aberrante perchécolpisce soprattutto i bambini, sfruttati comesoldati, lavoratori e per il turismo sessuale.

ri, perline di vetro e gioielli d’ottone. Ora nuova merce discambio non erano più beni materiali, ma uomini e donne.

La cattura ed il trasferimento alla costa era un’esperienzabrutale dal punto di vista fisico ed emotivo per gli afri-cani, terrorizzati dai negrieri e dall’incognita sul loro

destino. Nessuno di quelli che faceva parte del convoglio daltempo della cattura a quello dell’arrivo sulla costa era prepa-rato agli orrori del Middle Passage, il viaggio attraverso l’O-ceano Atlantico. Le condizioni di vita a bordo delle navi durante il viaggio dal-l’Africa all’America, che poteva durare da tre settimane a tremesi, erano spaventose. Segregati per sesso, i neri erano inca-tenati l’uno all’altro, pigiati in modo così stretto che erano ob-bligati a vivere sdraiati come cucchiai dove gli spazi nelle sti-ve non raggiungevano il metro di altezza. Durante il bel tempo, i negrieri portavano i prigionieri sul pon-te per l’aria e la pulizia, nel caso di cattivo tempo o perché per-cepivano qualche pericolo, li trattenevano sotto coperta, dovevivevano nelle loro feci, urine, sangue e vomito. Sia i marinaidelle navi che gli uomini della guardia costiera americana ri-

cordavano che l’avvicinarsi di una nave ne-griera si percepiva dall’odore che emanava pri-

ma che fosse avvistata. Vi furono numerosi ten-tativi d’ammutinamento sulle navi ne-

griere finiti di massima tragicamente perquanti si erano ribellati.

Per l’importanza che la schiavitù ebbesulla vita sociale, economica e politicadei futuri Stati Uniti l’articolo si limita

a seguirne lo sviluppo nell’America delNord, dove uomini e donne provenienti dall’Inghil-terra per sfuggire a persecuzioni legate alla fede reli-giosa, fondarono in poco più di un secolo tredici co-

lonie. I primi venti schiavi furono venduti nella Vi rginia il1619, esattamente un secolo prima era iniziata la tratta degliafricani nelle colonie europee dei Caraibi. Gli schiavi in Vi rginia, per alcuni decenni, furono trattati allastregua degli s e rvants inture d europei, uomini liberi che si era-no impegnati a lavorare per un padrone da quattro a sette anniin cambio del passaggio in nave e del corrispettivo per acqui-stare cinquanta acri di terra terminato il periodo di servitù.

La schiavitù che non era prevista dalle leggi locali, fu isti-tuzionalizzata dal 1660 e divenne legale per le migliaiad’africani che continuarono ad arrivare perché c’era la

convinzione che i neri, diversamente dagli europei o dai nati-vi, potevano lavorare sotto il caldo sole del Sud ed avevano

La tragedia della

schiavitù in A m e r i c a

Page 10: L ADELEGAZIONE DELL’ANED DI V E R O N AIN V I S I TAA … · ce Maria Teresa, sembra una città fantasma in cui la for-tezza minore appare come il ... scritta Arbeit macht fre i.

51

A ffrontiamo su “Triangolo rosso” che mantiene vivala memoria della più grave offesa che la dignitàumana ebbe a patire nel secolo passato, ladeportazione nei campi di sterminio di ebrei e dioppositori politici, la deportazione nel Nuovo Mondos o fferta dai neri d’Africa per oltre due secoli.

Esistono dei parallelismi, gli africani ed i deportati erano considerati esseri“subumani” da sfruttare, sottoposti aripetute violenze, privi d’ogni elementaredignità, dopo un viaggio di trasferimento al limite della sopportazione.

Un impressionamte manuale spiega la tecnica di trasporto dei deportati su una nave negriera inglese.