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DIARIO DI BORDO
UNA TERRA SEGNATA DA CRUENTI CONFLITTI ETNICI DIVENTA META DEL VIAGGIO DI ARANCE DI NATALE.UNDICI CAMPER ALLA SCOPERTA DELLA BELLEZZA,TRA CHIAROSCURI E TANTA UMANITÀ
DIARIO DI BORDO KURDISTAN
Spirito curdo
Testo a cura di Arance di Natale - foto di Claudia Bonera , Oreste Greco ,Claudio Lumiridi, Ennio Milani, Raffaele Motta e Franco Zocca
Malatya
Adryaman
Mardin
Diyarbakir
UrfaGaziantepAdana
Aksaray
Karapinar
Kulu
Kayseri
Sczir
Tosya
Merzifon
KangalPatnosSivas
AmasyaNiksar
Erzincan
Ispir
Erzurum
Kars
Van
AhlatBitlisBingol
Palu
Sirnak
Cizre
IRAQSIRIA
Igdir
Ankara
Malatya
Adryaman
Mardin
Diyarbakir
UrfaGaziantepAdana
Aksaray
Karapinar
Kulu
Kayseri
Sczir
Tosya
Merzifon
KangalPatnosSivas
AmasyaNiksar
Erzincan
Ispir
Erzurum
Kars
Van
AhlatBitlisBingol
Palu
Sirnak
Cizre
IRAQSIRIA
Igdir
Ankara
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117Caravan e Camper •
ndici camper provenienti da varie regionid’Italia hanno partecipato nell’agosto del2007 al viaggio organizzato dall’associa-zione Arance di Natale che ha avuto comemeta il Kurdistan turco. Obiettivo dell’im-presa è stato quello di entrare in contattocon i Curdi, popolo poverissimo e perse-guitato che da lungo tempo si batte pervedere riconosciuto il diritto di vivere la
propria identità. Allo stesso tempo, l’itinerario ha dato lapossibilità di immergersi in una natura incontaminata e dipercorrere luoghi che hanno dato la luce alle grandi civil-tà del passato.Ecco il resoconto di questa avventura tracciato da FrancaVat, componente attiva dell’associazione no profit.
CULTURA E UMANITÀSi parte! Guidati da Franco Zocca i camper percorrono leRepubbliche della penisola balcanica e in tre giorni entra-no in Turchia. Si attraversa Istanbul, Ankara, ma la meta èun’altra e passiamo oltre. Si costeggia il grande lago sala-to Tuz e siamo sull’altopiano Anatolico.Dopo un bagno nelle acque del Mediterraneo a Payas,lasciamo la Turchia del turismo e raggiungiamo il miticofiume Eufrate: si entra ora nella parte meno nota e fre-quentata della Turchia, la Mesopotamia.Raggiungiamo Sanli Urfa, l’antica Edessa, moderna e glo-riosa città che espone le vestigia di tutte le civiltà prospe-rate in questa regione. Qui la leggenda dice sia natoAbramo in una grotta, oggi meta di pellegrini musulmani.Buona parte della popolazione della città è di originecurda. Possiamo ora dire di essere in Oriente e fa un caldoinfernale. Affascinante è la diga di Ataturk, emozionante eindimenticabile è la salita al Nemrut Dagi e la visione delmonumento funebre del re Antioco I con la sua colorazio-ne al tramonto e all’alba.Ma il vero viaggio inizia a Diyarbakir, il cuore dei separa-tisti Curdi (PKK), una città di un milione e mezzo di abi-tanti, con un’imponente muraglia romana in prossimità del
In apertura: ad Ani, i camper dell’associa-zione parcheggiatidavanti alla “Portadei Leoni”.
In basso, da sinistra:schema dell’itinerarioeffettuato da Arancedi Natale; Erzurum,un lustrascarpe, atti-vità molta in voga,sulla via principaledella città; Van, dalKale (castello, citta-della) della cittàaffacciata sull’omoni-mo lago, vista sullerovine che lo circondano.
In alto, da sinistra:Nemrut Dagi, unadelle famose testedel monumento funebre di re AntiocoI Epifane; Ahlat,carriola carica di
“mattonelle”, fattecon lo sterco di animali, che sarannobruciate durante l’inverno per riscaldare le case;Ani, rovine dell’anticacapitale dell’Armenia,in un'atmosfera di spettrale suggestione.
U
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Qui sopra, a sinistra,un sarto all’opera nel
bazar dell’anticaEdessa, Sanli Urfa, lacittà turca ove inizia
l’Oriente vero e proprio. A destra,
Amasya, il porticatod’ingresso di una
della tante moscheedella città, ricchissi-ma di reperti storici.
A lato, dall’alto:Karakus, un altro
tumulo funerario, nonlontano dal Nemrut
Dagi, con una colon-na per ogni lato;
Nemrut Dagi, la sali-ta, che comunque non
presenta difficoltà,dal parcheggio alla
cima può essere fattaanche in groppa a
robusti muli;Amasya, arrotino al
lavoro lungo unadelle vie della città.
A destra, in grande,Sanli Urfa, la
moschea più impor-tante della città vistadal Kale sulla collina
che domina tutta Urfa.
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fiume Tigri. Lo squallore e l’indigenza sono ben visibiliovunque e nelle strade si incontrano nugoli di ragazziniche vendono mercanzie su bancarelle improvvisate.A questo punto del viaggio incominciamo ad essere segui-ti dalla polizia e più si prosegue verso est, verso il confinecon Irak e Iran, più i check-point sono diffusi e i controllia tappeto. Verremo, infatti, controllati moltissime volte eanche schedati. La zona è tutta militarizzata: si scorgonocarri armati, militari in tenuta da combattimento e altri allaricerca delle mine. Ci sentiamo comunque tranquilli, imilitari o poliziotti che ci fermano hanno sempre un sorri-so, più spaventati sono i parenti rimasti in Italia quando altelefono raccontiamo le nostre avventure.A Sirnak, altra località curda, culla dei separatisti, abbia-mo un incontro con le autorità locali che ci illustrano laloro situazione e l’abbandono nel quale sono lasciati daparte del potere centrale. Franco Zocca espone le finalitàdell’associazione Arance di Natale e promette, se possibi-le, interventi di sostegno e solidarietà.Durante il viaggio non abbiamo mai menzionato per pru-denza questa nostra destinazione, ma questo incontro hafatto sì che fossimo in seguito maggiormente controllati.
Ora attraversiamo miseri villaggi di capanne basse e fan-gose (le antenne paraboliche però non mancano) e si scor-gono cumuli di mattonelle di letame essiccate al sole,usate come combustibile. Siamo lontani dalla Turchia delbenessere. Altra tappa indimenticabile è il lago di Van conle rovine dei Turchi Selgiuchidi e la salita avventurosa alNemrut Dagi II, dove arriviamo con i camper ai laghi for-matisi nel cratere del cono vulcanico a 3050 metri d’alti-tudine. La strada ripida e sterrata non è stata priva diinconvenienti, ma la tensione è ripagata da una naturaincantevole.Contrasta con il resto delle misere zone la moderna città diVan dove molti di noi fanno acquisti di tappeti.Ci attendono altri momenti indimenticabili: percorrendoun altopiano fertile a 2200 metri s.l.m., cosparso di massidi pietra vulcanica, quasi all’improvviso si staglia davantiai nostri occhi il profilo innevato del Monte Ararat di bibli-ca memoria. La visione è emozionante e non possiamoche fermare i camper e cercare di imprigionare le immagi-ni nelle nostre macchine fotografiche. E poi di nuovo incammino.Raggiungiamo Dogubayazit, la città più orientale della
Sullo sfondo,tramonto a NemrutDagi. Sotto, in sensoorario: incontri singo-lari dopo Sirnak; aSanli Urfa, all’ingres-so della grotta nellaquale, secondo laleggenda, nacqueAbramo, le donne delgruppo vengonoaccolte calorosamen-te; Eufrate, sul tra-ghetto tra Narince eBucak; Amasya, labottega di un artigiano del rame;Arsameial’imponente raffigurazione in pietra di un anticoguerriero.
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In alto: Amasya, tuttaaffacciata sul fiume;uno dei due minareti
gemelli a Erzurum.Al centro, da sinistra:Adilcevaz, la moscheasul lago Van; il bazar
a Sanli Urfa;Dogubayazit, l’Ishak
Pasa Saray si affacciasulla vallata domina-
ta, sull’altro versante,dal Monte Ararat. Di
fianco, in alto: pas-seggiata in carrozzel-
la; in basso, le testesulla terrazza orienta-
le a Nemrut Dagi. Adestra, a Yacacik, le
bambini iniziano aindossare il
velo attorno agli 8/10 anni.
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In basso, in sensoorario: Cendere, unantico ponte romano;Amasya, una delletante belle moscheedella città; Erzurum,un negozio di speziedella città, l'unicovero centro urbanodella regione, semprea Erzurum, lungoCumhuriyet Caddesi,la principale arteriadella città.
Arance di Natale è un’iniziativa di solidarie-tà, nata nel 1995, organizzata e gestita dacampeggiatori e da camper club sparsi intutta Italia, basata sulla vendita di arance nelperiodo che precede il Natale e di marmella-ta di arance durante tutto l’anno.I fondi raccolti sono destinati a finalità uma-nitarie preventivamente individuate, in Italiae all’estero, con netta preferenza per realtàche riguardano i bambini che, purtroppo,sono e saranno sempre le prime vittime deimali che colpiscono l’umanità.Le realtà cui devolvere gli aiuti sono semprestate scelte per conoscenza personale e diret-ta, per essere assolutamente certi che esisto-no effettivi stati di bisogno. Una volta indivi-duata una possibile finalità, questa vienevagliata con apposite relazioni e, se necessa-rio, con sopralluoghi.Arance di Natale non invia soldi ma acquistadirettamente i materiali come attrezzaturesanitarie, medicinali, alimentari, vestiti,coperte e lenzuola, dentifrici e detersivi, gio-
cattoli, penne e quaderni ecc. Infine trasportagli aiuti con i camper e con l'ausilio di furgonie camion, per consegnarli direttamente agliinteressati. “Forse una goccia in un oceano,ma l'oceano è fatto di gocce” dicono i compo-nenti. Alla fine dello scorso anno è natal'Associazione di Promozione Sociale Arancedi Natale Onlus. Info: www.arancedinatale.org
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122 • Caravan e Camper
DIARIO DI BORDOKURDISTAN
Turchia. Dalcampeggio dove
ci fermiamo parto-no le spedizioni al
Monte Ararat. Tra gliscalatori ci sono anche dei
ragazzi italiani.Qui lasciamo i camper e con
dei pulmini antidiluviani visi-tiamo la zona: arriviamo fino al
confine con l’Iran, dove vediamo ilcratere lasciato da un meteorite nel
1937; andiamo alla ricerca dell’apprododell’Arca di Noè; visitiamo il palazzo
Ishak Pasa Saray. La giornata è piovosa e lemisere case dei villaggi sembrano affogare
nella melma. Questa parte della Turchia è total-mente militarizzata: i confini con Iran e Iraq sono
vicini. Ci sono militari e carri armati ovunque e suimonti circostanti si notano torrette di controllo. Alla
sera i curdi organizzano per noi una festa con canti e ballitradizionali che contrasta con il clima di tensione cheabbiamo percepito durante la giornata. Altra località chemerita un viaggio fin qui è la visita alle rovine dell’anti-ca capitale Armena Ani: siamo al confine con l’Armenia,Yerevan è ad un tiro di schioppo ma irraggiungibile, iconfini tra Turchia e Armenia sono chiusi. Dopo Kars, lacittà curda famosa per le danze popolari che si tengonodurante i matrimoni (alcuni di noi hanno l’occasione diassistervi) la meta è Erzurum. Quest’ultima, a 1900 metridi altitudine, è l’unica vera città della regione, moderna
e vivace, dove però le donne sono quasi tutte vestite dinero e con il volto semicoperto. La povertà è evidentenella città vecchia: nelle case fatiscenti, nei miseri nego-zietti e nei bambini per le strade.La località è ricca d’architettura islamica, ma oltre all’ar-te noi camperisti non ci neghiamo la visita e gli acquistinel caratteristico bazar coperto dove le gioiellerie espon-gono oggetti realizzati con argento e ossidiana.Ormai il viaggio volge verso la fine, incominciamo adallontanarci dal Kurdistan e anche l’entusiasmo deiprimi giorni sembra diminuire. Raggiungiamo Amasya,una delle bellezze dell’Anatolia centrale. Ci appare dasubito una città di gran fascino, resa straordinaria da artee natura. Noi camperisti che alterniamo all’interesse delviaggio alcune occasioni per consolidare il gruppoapprofittiamo di un bel parcheggio lungo il fiume adAmasya per fare una competizione gastronomica, la“frittata di cipolle”. L’idea c’è stata suggerita dai moltivenditori di questi tuberi lungo la strada. Ad Amasyaabbiamo anche un’altra occasione conviviale: si festeg-gia il compleanno del ”capo”, Franco Zocca, al qualeauguriamo ancora tanti viaggi. Ultima tappa importanteè la visita al sito archeologico della città ittita diHattusas. Il viaggio ormai si può dire terminato, maprima di lasciarci ci concediamo una piacevole sosta suimonti della Bulgaria a comprare e mangiare funghi. Quila compagnia si scioglie, abbiamo trascorso insiemedelle indimenticabili giornate, vissuto emozioni intenseche ci accompagneranno per molto tempo, arricchito ilnostro bagaglio di cultura e umanità. Il viaggio resteràscolpito nelle nostre menti.E
Sullo sfondo,Erzurum, la Cittadella
(Kale) di Teodosio,nell'antico centro
abitato.A fianco, in senso
orario: Erzurum,giovani donne ai
tavoli di una sala dathe, nel parco, pro-
prio di fronte allaYakutiye Medresesi; a
Nemrut Dagii camper a 3050 s.l.m.
in riva a uno dei duelaghi, formatisi nel
cratere di questoantico vulcano; ad
Amasya, scuola coranica sotto il porticato di una
moschea;Dospat (Bulgaria),
in una valle lacustreincantata dove
facciamo scorpacciatedi porcini, ci si riposa
dalle fatiche del viaggio.
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