LE VIE DELL’AMICIZIA...Una donna eroica del popolo curdo, Hevrin Khalaf, massacrata dai barbari...

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Parco Archeologico di Paestum LE VIE DELL’AMICIZIA Progetto finanziato con fondi POC (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania Riccardo Muti Direttore Concerto per la Siria 5 luglio 2020 PROGRAMMA DI SALA

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1LE VIE DELL’AMICIZIA PROGRAMMA DI SALA

Parco Archeologicodi Paestum

LE VIEDELL’AMICIZIA

media partner

Progetto �nanziato con fondi POC (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

RiccardoMuti

DirettoreConcertoper la Siria5 luglio 2020

PROGRAMMA DI SALA

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Vincenzo De Luca

Il Parco Archeologico di Paestum

Gli artisti

Concerto per la Siria—NORME ANTI-COVID-19

INDICE

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3LE VIE DELL’AMICIZIA VINCENZO DE LUCA

Paestum è la sacralità, è un luogo magico, mistico. In nessun altro luogo si respira religiosità, nel senso anche laico del termine. Suggestioni uniche e irripetibili nel cuore del Cilento, luogo della storia, della filosofia dell’essere, dell’umanesimo, oltre che dell’ambiente incontaminato e della dieta mediterranea.La straordinaria capacità di attrazione di questa zona si fonda proprio su questo magico intreccio tra archeologia, bellezza ambientale, mare pulito, gastronomia.

Qui oggi, si celebrano due figure mitiche.Una donna eroica del popolo curdo, Hevrin Khalaf, massacrata dai barbari dell’Isis. E anche la figura di un grande intellettuale siriano, Khaled Al-Asaad, che ha cercato di difendere al costo della sua vita un patrimonio storico e archeologico di arte e di cultura e di valore inestimabile.

Queste due figure, per motivi diversi, ci ricordano cosa significa “esseri umani” e cosa significa avere il coraggio di intraprendere scelte definitive. Per questo meritano, per ragioni diverse, di essere ricordate ed onorate come simboli mondiali della pace civile con questo eccezionale concerto che la regione ha fortemente voluto insieme al maestro Muti.È bello ricordare anche queste persone nell’ambito di un evento che di per sé ha uno straordinario valore culturale.

VincenzoDe Luca

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Il Parco Archeologico di Paestum

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5LE VIE DELL’AMICIZIAIL PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM

Un luogo selvaggio e fecondo, protetto da alte cime montuose e aperto verso il mare. Un luogo che sa accogliere uomini, merci e culture.Un luogo capace di generare nuove idee e saperi.

Il Cilento L’erede di un vivace passato chiamato Magna Grecia che continua a echeggiare nella nostra quotidianità e nel paesaggio moderno.Sulla costa, la cultura greca fiorisce nelle città di Paestum e Velia: da una parte l’antica Poseidonia, la città dedicata al dio del mare, con i suoi maestosi tre templi dorici, tra i meglio conservati al mondo. Più a Sud, ecco Velia, la patria della scuola filosofica di Parmenide e Zenone.Visita e scopri con noi il Parco Archeologico di Paestum e Velia, presidio di tutela, che valorizza

e comunica la storia di questi due importanti gioielli dell’archeologia classica nel Sud d’Italia. Diventerai protagonista di un importante progetto culturale. Partecipa ai laboratori, agli eventi organizzati, alle visite tematiche in programma; avrai anche l’opportunità di seguire i nuovi scavi archeologici, le nuove ricerche e le mostre temporanee.Questo viaggio nel passato avverrà nel segno dell’accessibilità e dell’inclusione, per creare insieme un futuro migliore per tutti.

Per saperne di più visita il sito www.paestum.museum

Il Parco Archeologico di Paestum

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Gli artisti

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7LE VIE DELL’AMICIZIA PROGRAMMA DI SALA

A Napoli, città in cui è nato, studia pianoforte con Vincenzo Vitale, diplomandosi con lode nel Conservatorio di San Pietro a Majella. Prosegue gli studi al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, sotto la guida di Bruno Bettinelli e Antonino Votto, dove consegue il diploma in Composizione e Direzione d’orchestra.Nel 1967 la prestigiosa giuria del Concorso “Cantelli” di Milano gli assegna all’unanimità il primo posto, portandolo all’attenzione di critica e pubblico. L’anno seguente viene nominato Direttore musicale del Maggio Musicale Fiorentino, incarico che manterrà fino al 1980. Già nel 1971, però, Muti viene invitato da HerbertvonKarajan sul podio del Festival di Salisburgo, inaugurando una felice consuetudine che lo ha portato, nel 2010, a festeggiare i quarant’anni di sodalizio con la

manifestazione austriaca. Gli anni Settanta lo vedono alla testa della Philharmonia Orchestra di Londra (1972–1982), dove succede a Otto Klemperer; quindi, tra il 1980 e il 1992, eredita da Eugène Ormandy l’incarico di Direttore musicale della Philadelphia Orchestra.Dal 1986 al 2005 è Direttore musicale del Teatro alla Scala: prendono così forma progetti di respiro internazionale, come la proposta della trilogia Mozart, Da Ponte e la tetralogia wagneriana. Accanto ai titoli del grande repertorio trovano spazio e visibilità anche altri autori meno frequentati: pagine preziose del Settecento napoletano e opere di Gluck, Cherubini, Spontini, fino a Poulenc, con Les dialogues des Carmélites che gli hanno valso il Premio “Abbiati” della critica. Il lungo periodo trascorso come Direttore musicale dei complessi scaligeri culmina

RiccardoMuti

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8LE VIE DELL’AMICIZIA RICCARDO MUTI

il 7 dicembre 2004 nella trionfale riapertura della Scala restaurata dove dirige l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri.Eccezionale il suo contributo al repertorio verdiano; ha diretto Ernani, Nabucco, I vespri siciliani, La traviata, Attila, Don Carlos, Falstaff, Rigoletto, Macbeth, La forza del destino, Il trovatore, Otello, Aida, Un ballo in maschera, I due Foscari, I masnadieri. La sua direzione musicale è stata la più lunga nella storia del Teatro alla Scala.Nel corso della sua straordinaria carriera Riccardo Muti dirige molte tra le più prestigiose orchestre del mondo: dai Berliner Philharmoniker alla Bayerischen Rundfunk, dalla New York Philharmonic all’Orchestre National de France, alla Philharmonia di Londra e, naturalmente, i Wiener Philharmoniker, ai quali lo lega un rapporto assiduo e particolarmente significativo, e con i quali si esibisce al Festival di Salisburgo dal 1971. Invitato sul podio in occasione del concerto celebrativo dei 150 anni della grande orchestra viennese, Muti ha ricevuto l’Anello d’Oro, onorificenza concessa dai Wiener insegno di

speciale ammirazione e affetto. Dopo il 1993, 1997, 2000 e 2004, nel 2018 ha diretto per la quinta volta i Wiener Philharmoniker nel prestigioso Concerto di Capodanno a Vienna, la cui registrazione, nello stesso anno, gli è valsa il Doppio Disco di Platino in occasione dei suoi concerti con la stessa orchestra al Festival di Salisburgo.Nell’aprile del 2003 viene eccezionalmente promossa in Francia, una “Journée Riccardo Muti”, attraverso l’emittente nazionale France Musique che per 14 ore ininterrotte trasmette musiche da lui dirette con tutte le orchestre che lo hanno avuto e lo hanno sul podio – “journée” riproposta da Radio France il 17 maggio 2018, in concomitanza con il concerto diretto dal Muti all’Auditorium de la Maison de la Radio. Sempre nel 2013, il 14 dicembre, dirige il concerto di riapertura del Teatro La Fenice di Venezia.Nel 2004 fonda l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” formata da giovani musicisti selezionati da una commissione internazionale, fra oltre 600 strumentisti provenienti da tutte le regioni italiane. La vasta produzione

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discografica, già rilevante negli anni Settanta e oggi impreziosita dai molti premi ricevuti dalla critica specializzata, spazia dal repertorio sinfonico e operistico classico al Novecento. L’etichetta discografica che si occupa delle registrazioni di Riccardo Muti è la RMMusic.Il suo impegno civile di artista è testimoniato dai concerti proposti nell’ambito del progetto “Le vie dell’Amicizia” di Ravenna Festival in alcuni luoghi “simbolo” della storia, sia antica che contemporanea: Sarajevo (1997 e 2009), Beirut (1998), Gerusalemme (1999), Mosca (2000), Erevan e Istanbul (2001), New York (2002), Il Cairo (2003), Damasco (2004), El Djem (2005) Meknes (2006), Roma (2007), Mazara del Vallo (2008), Trieste (2010), Nairobi (2011), Ravenna (2012), Mirandola (2013), Redipuglia (2014), Otranto (2015), Tokyo (2016), Teheran (2017), Kiev (2018) e Atene (2019) con il Coro e l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino e i “Musicians of Europe United”, formazione

costituita dalle prime parti delle più importanti orchestre europee, e recentemente con l’Orchestra Cherubini.Tra gli innumerevoli riconoscimenti conseguiti da Riccardo Muti nel corso della sua carriera si segnalano: Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana e la Grande Medaglia d’oro della Città di Milano; la Verdienstkreuz della Repubblica Federale Tedesca; la Legione d’Onore in Francia (già Cavaliere, nel 2010 il Presidente Nicolas Sarkozy lo ha insignito del titolo di Ufficiale) e il titolo di Cavaliere dell’Impero Britannico conferitogli dalla Regina Elisabetta II. Il Mozarteum di Salisburgo gli ha assegnato la Medaglia d’argento per l’impegno sul versante mozartiano; la Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, la Wiener Hofmusikkapelle e la Wiener Staatsoper lo hanno eletto Membro Onorario; il presidente russo Vladimir Putin gli ha attribuito l’Ordine dell’Amicizia, mentre lo stato d’Israele lo ha onorato con il premio “Wolf” per le arti. È poi stato insignito,

RICCARDO MUTI

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aTokyo, del Praemium Imperiale 2018 per la Musica, prestigiosissima onorificenza giapponese.Oltre 20 le lauree honoris causa che sono stateconferite a Riccardo Muti dalle più importanti università del mondo.Ha diretto i Wiener Philharmoniker nel concerto che hai naugurato le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di Mozart al Grosses Festspielhaus di Salisburgo. La costante e ininterrotta collaborazione tra Riccardo Muti e Wiener Philharmoniker nel 2020 raggiunge i 50 anni. A Salisburgo, per il Festival di Pentecoste, a partire dal 2007 insieme all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ha affrontato un progetto quinquennale mirato alla riscoperta e alla valorizzazione del patrimonio musicale, operistico e sacro, del Settecento napoletano.Da settembre 2010 è Direttore Musicale della prestigiosa Chicago Symphony Orchestra. Nello stesso anno è stato nominato in America “Musician of the Year” dall’importante rivista «Musical America». Nel 2011, in seguito all’esecuzione e registrazione live della

Messa da Requiem di Verdi con la C.S.O., vince la 53a edizione dei Grammy Award con due premi: Best Classical Album e Best Choral Album. È poi proclamato vincitore del prestigioso premio “Birgit Nilsson” che gli è stato consegnato il 13 ottobre a Stoccolma alla Royal Opera alla presenza dei Reali di Svezia, le loro Maestà il Re Carl XVI Gustafe la Regina Silvia. Nello stesso annoa New York, ha ricevuto l’Opera News Awards; inoltre gli è stato assegnato il Premio “Principe Asturia per le Arti 2011”, massimo riconoscimento artistico spagnolo, consegnato da parte di sua Altezza Reale il Principe Felipe di Asturia a Oviedo nell’autunno successivo.Ancora, è stato nominato Membro Onorario dei Wiener Philharmoniker e Direttore onorario a vita del Teatro dell’Opera di Roma. Nel maggio 2012 è stato insignito della Gran Croce di San Gregorio Magno da Sua Santità Benedetto XVI. Nel 2016 ha ricevuto dal governo giapponese la Stella d’Oro e d’Argento dell’Ordine del Sol Levante.Nel luglio 2015 si è realizzato il suo desiderio

RICCARDO MUTI

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di dedicarsi ancora di più alla formazione di giovanimusicisti: la prima edizione della Riccardo Muti Italian Opera Academy per giovani direttori d’orchestra, maestri collaboratori e cantanti si è svolta al Teatro Alighieri di Ravenna e ha visto la partecipazione di giovani talenti musicali e di un pubblico di appassionati provenienti da tutto il mondo. Obiettivo della Riccardo Muti Italian Opera Academy è quello di trasmettere l’esperienza e gli insegnamenti del Maestro ai giovani musicisti e far comprendere in tutta la sua complessità il cammino che porta alla realizzazione di un’opera. Alla prima edizione, dedicata a Falstaff, hanno fatto seguito le Academy su La traviata nel 2016, a Seoul e Ravenna, su Aida nel 2017, su Macbeth nel 2018, infine su Rigoletto e sulle Nozze di Figaro, rispettivamente a Ravenna e a Tokyo, nel 2019.

riccardomutimusic.com

riccardomutioperacademy.com

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12LE VIE DELL’AMICIZIA ANYUR DOĞAN

Si è affermata negli anni come una delle più note e importanti musiciste turche, oltre che come portavoce del popolo curdo. La sua vocalità e i suoi dischi sono apprezzati dai media, in patria e in tutto il mondo, e, nell’ambito della musica popolare curda, i suoi album sono tra i più venduti. La musica di Aynur affonda radici nella tradizione popolare curda, vecchia di almeno trecento anni. Quanto ai testi, essi narrano la vita e la sofferenza del popolo curdo, delle donne in particolare. Musicalmente, fonde la tradizione curda con quella occidentale dando luogo a uno stile unico e a interpretazioni moderne e freschissime del repertorio tradizionale.Nata a Tunceli, nella Turchia orientale, debutta nel 2004 con l’album Keça Kurdan, seguito, un anno dopo, da Nûpel. Da subito allaccia importanti collaborazioni con artisti e formazioni di

rilevanza internazionale come Yo-Yo Ma e il Silk Road Ensemble, Kayhan Kalhor, Javier Limón, Kinan Azmeh, Mercan Dede, Morgenland All Star Band, Quatour Voce, il Nederland Blazers Ensemble, Sertab Erener tra gli altri, e, al contempo, incide brani per le colonne sonore di importanti serie televisive e film.Le dedicano copertine la britannica «Folk Roots» (2004) e il «London Times» (2005) e si interessano a lei i media di tutta Europa, che la ospitano su quotidiani, riviste e programmi radio e TV. È però un documentario di Fatih Akin, Crossing the Bridge – The Sound of Istanbul, a rivelarla al grande pubblico e a farle ottenere varie partecipazioni in altri film che, inevitabilmente, le attirano poi l’attenzione di molti festival internazionali. Dopo aver preso parte al WOMEX, la più importante fiera mondiale di world music, nel 2006 a Siviglia, intraprende un tour mondiale che la porta in Irlanda,

AnyurDogan

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Singapore, Brasile, Stati Uniti, Canada, Portogallo, Spagna, isole Canarie, Germania, Italia, Francia, Tunisia, Slovenia, Serbia, Svizzera, Belgio, Olanda, Finlandia, Svezia e Grecia. Si esibisce poi davanti ad artisti e registi di fama mondiale al Küstendorf Film and Music Festival in Serbia, organizzato dal premiato regista Emir Kusturica nel gennaio 2010.

Un nuovo album, Rewend, pubblicato da Sony Music, vede la luce nel 2010 dopo due anni di lavorazione. Il primo video di Aynur, lanciato per la canzone che dà titolo all’album, è girato dal noto regista Fatih Akin nella città turca di Hasankeyf. Al 2013 risale invece la pubblicazione di Hevra/Together (Sony Music Classical), in collaborazione con il produttore discografico, cantante e compositore spagnolo Javier Limón.Nel 2012, al Morgenland Festival di Osnabrück, Aynur incontra sul palcoscenico Kayhan Kalhor, leggendario virtuoso del kamancheh, Salman Gambarov, straordinario pianista jazz, e Cemil Qocgiri, magnifico artistadel tanbur.

I quattro, in tour e nel cd Hawniyaz, danno forma a uno spazio nuovo che porta invitati a rivivere la magia creatasi sul palco nel primo incontro.Il disco, distribuito nel 2016 da Harmonia Mundi, vince il Premio della Critica in Germania.

ANYUR DOĞAN

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Artista e giornalista curda con cittadinanza turca è nata nel 1989 a Diyarbakır, sulle sponde del fiume Tigri nel sud-est della Turchia, dove si è diplomata in Arte e Design all’Università Dicle.È tra le fondatrici dell’agenzia stampa JINHA, la prima composta interamente da donne, chiusa per decreto inseguito alle leggi speciali emanate dal governo turco nel 2016. Grazie al suol avoro da giornalista sul campo, nel 2015 le è stato attribuito il Premio “Metin Göktepe”, intitolato al giornalista morto dopo essere stato torturato nel 1996 dalla polizia – il Premio è assegnato a giornalisti che “difendono l’integrità della professione resistendo alle pressioni e agli ostacoli”. Nel caso di Zehra, le è stato conferito per aver portato alla luce la storia delle donne Yazide, la minoranza considerata eretica da Daesh nel nord dell’Iraq, che ha subito

l’eliminazione fisica, la riduzione alla schiavitù, la vendita di donne e bambini al mercato internazionale dei corpi da parte dell’autoproclamato Califfato.Il 21 luglio 2016 viene arrestata e imprigionata per più di 4 mesi in attesa di giudizio a causa di un disegno e di alcuni articoli scritti durante il conflitto a Nusaybin. L’assedio militare della città turca, a maggioranza curda (era presente fino al 2016 una piccola minoranza assira, ora ne è rimasta un’unica famiglia), era stato precluso ai giornalisti: poi, nel marzo 2017 un report dell’ONU sarà stilato sulla base delle immagini da satellite. Secondo quel rapporto, tra i 355.000 e 500.000 abitanti sono dovuti fuggire dall’area e il 70% degli edifici è stato raso al suolo.Il numero dei morti e dei feriti è imprecisato.In quel periodo DoČan decide di seguire direttamente le vicende per

ZehraDogan

ZEHRA DOĞAN

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poterle in qualche modo raccontare, ma firma così la sua sentenza.Liberata nel dicembre 2016, viene sottoposta a processo il 23 febbraio 2017: viene definitivamente condannata a 2 anni e 9 mesi di prigione. Dal 12 giugno 2017 è detenuta nella prigione femminile di Amed fino al trasferimento forzato a quella di massima sicurezza di Tarso. È stata liberata il 24 febbraio 2019 e dal marzo successivo è residente a Londra, invitata da English PEN.Durante la sua incarcerazione, l’artista cinese Ai Weiwei, il PEN club internazionale e Amnesty International hanno sostenuto una campagna internazionale per la sua liberazione come prigioniera d’opinione ingiustamente incarcerata. L’artista Banksy le ha dedicato un immenso muro, il Bowery Wall, a New York.Nel novembre del 2017, l’associazione svizzera Frei Denken le ha assegnato il Freethinker Prize, insieme alla giornalista persiana Masih Alinejad e nel maggio 2018 la Deutscher Journalisten Verband (l’Ordine dei giornalisti tedesco) le ha riconosciuto

il Premio Spring of Press Freedom: premi che, in entrambi i casi, non ha potuto ritirare perché ancora in carcere.Può finalmente ritirare però, nell’aprile 2019 a Londra, il Premio Index on Censorship Freedom of Expression per la sua opera artistica. E nel maggio di quello stesso anno la Tate Modern ospita una sua installazione: è in quella occasione che l’artista dichiara che, pur riconoscendo l’importanza che le sue opere vengano esposte nel museo inglese, il suo desiderio principale è di poterlo fare nella propria terra d’origine, cosa al momento impossibile.L’11 ottobre 2019 è stata insignita del Premio della Fondazione May Chidiac a Beirut Exceptional Courage in Journalism Award”. Il mese successivo esce in Francia il suo libro Nous aurons aussi de beaux jours (Avremo anche giorni migliori) per l’Edition de Femmes, a cui si ispira il titolo della mostra di sue opere allestita recentemente a Brescia.

ZEHRA DOĞAN

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16LE VIE DELL’AMICIZIAORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

Fondata da Riccardo Muti nel 2004, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ha assunto il nome di uno dei massimi compositori italiani di tutti i tempi attivo in ambito europeo per sottolineare, insieme a una forte identità nazionale, la propria inclinazione a una visione europea della musica e della cultura. L’Orchestra,che si pone come strumento privilegiato di congiunzione tra il mondo accademico e l’attività professionale, divide la propria sede tra le città di Piacenza e Ravenna. La Cherubini è formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione costituita dalle prime parti di prestigiose orchestre europee e

presieduta dallo stesso Muti.Secondo uno spirito che imprime all’orchestra la dinamicità di un continuo rinnovamento, i musicisti restano in orchestra per un solo triennio, terminato il quale molti di loro hanno l’opportunità di trovare una propria collocazione nelle migliori orchestre.In questi anni l’Orchestra, sotto la direzione di Riccardo Muti, si è cimentata con un repertorio che spazia dal Barocco al Novecento alternando ai concerti in moltissime città italiane importanti tourné e in Europa e nel mondo nel corso delle quali è stata protagonista, tra gli altri, nei teatri di Vienna, Parigi, Mosca, Salisburgo, Colonia, San Pietroburgo, Madrid, Barcellona, Lugano, Muscat, Manama, AbuDhabi, Buenos Aires e Tokyo.Il debutto a Salisburgo, al Festival di Pentecoste, con

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

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Il ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, ha segnato nel 2007 la prima tappa di un progetto quinquennale che la rassegna austriaca, in coproduzione con Ravenna Festival, ha realizzato con Riccardo Muti per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale del Settecento napoletano e di cui la Cherubini è stata protagonista in qualità di orchestra residente.A Salisburgo, poi, l’Orchestra è tornata nel 2015, debuttando – unica formazione italiana invitata – al più prestigioso Festival estivo, con Ernani: a dirigerla sempre Riccardo Muti, che l’aveva guidata anche nel memorabile concerto tenuto alla Sala d’Oro del Musikverein di Vienna, nel 2008, pochi mesi prima che alla Cherubini venisse assegnato l’autorevole Premio Abbiati quale miglior iniziativa musicale per “i notevoli risultati che ne hanno fatto un organico di eccellenza riconosciuto in Italia e all’estero”.All’intensa attività con il suo fondatore, la Cherubini ha affiancato moltissime collaborazioni con artisti quali Claudio Abbado, John

Axelrod, Rudolf Barshai, Michele Campanella, James Conlon, Dennis Russel Davies, Gérard Depardieu, Kevin Farrell, Patrick Fournillier, Herbie Hancock, Leonidas Kavakos, Lang Lang, Ute Lemper, Alexander Lonquich, Wayne Marshall, Kurt Masur, Anne-Sophie Mutter, Kent Nagano, Krzysztof Penderecki, Donato Renzetti, Vadim Repin, Giovanni Sollima, Yuri Temirkanov, Alexander Toradze e Pinchas Zukerman.Impegnativi e di indiscutibile rilievo i progetti delle “trilogie”, che al Ravenna Festival l’hanno vista protagonista, sotto la direzione di Nicola Paszkowski, delle celebrazioni per il bicentenario verdiano in occasione del quale l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire ben sei opere al Teatro Alighieri. Nel 2012, nel giro di tre sole giornate, Rigoletto, Trovatore e Traviata; nel 2013, sempre l’una dopo l’altra a stretto confronto, le opere “shakespeariane” di Verdi: Macbeth, Otello e Falstaff. Per la Trilogia d’autunno 2017, la Cherubini, diretta da Vladimir Ovodok, ha interpretato Cavalleria

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

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rusticana, Pagliacci e Tosca; nel 2018, si è misurata con una nuova straordinaria avventura verdiana, guidata da Alessandro Benigni per Nabucco, Hosse in Pishkar per Rigoletto eNicola Paszkowski per Otello; e di nuovo, nel 2019, con capolavori quali Carmen, Aida e Norma.Negli ultimi anni il repertorio operistico viene affrontato regolarmente dall’Orchestra anche nelle coproduzioni che vedono il Teatro Alighieri di Ravenna al fianco di altri importanti teatri italiani di tradizione. Dal 2015 al 2017 la Cherubini ha partecipato inoltre al Festival di Spoleto, sotto la direzione di James Conlon, eseguendo l’intera trilogia “Mozart-Da Ponte”. Il legame con Riccardo Muti l’ha portata a prender parte all’Italian Opera Academy per giovani direttori e maestri collaboratori, che il Maestro ha fondato e intrapreso nel 2015: se in quel primo anno la Cherubini ha avuto l’occasione di misurarsi con Falstaff, gli anni successivi l’attenzione si è concentrata su Traviata, Aida, Macbeth e sulle Nozze di Figaro.Al Ravenna Festival, dove ogni anno si rinnova l’intensa esperienza della residenza estiva,

la Cherubini è regolarmente protagonista di nuove produzioni e di concerti, nonché, dal 2010, del progetto “Le vie dell’amicizia” che l’ha vista esibirsi, tra le altre mete, a Nairobi, Redipuglia,Tokyo, Teheran, Kiev e, nel 2019, ad Atene, sempre diretta da Riccardo Muti.

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

La gestione dell’Orchestra è affidata alla Fondazione Cherubini costituita dalle municipalità di Piacenza e Ravenna e da Ravenna Manifestazioni. L’attività dell’Orchestra è resa possibile grazie al sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali del Turismo.

Si ringraziano Costanza Bonelli e Claudio Ottolini per la donazione all’orchestra in memoria di Liliana Biolzi.

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19LE VIE DELL’AMICIZIASYRIAN EXPAT PHILHARMONIC ORCHESTRA

L’Orchestra Filarmonica dei Siriani in Esilio (SEPO) è la prima Orchestra Sinfonica costituita da musicisti professionisti e accademici siriani residenti nei Paesi dell’Unione Europea e nella diaspora: una vera e propria “Orchestra siriana in esilio”, fondata nel settembre 2015 dal musicista siriano RaedJazbeh, residente in Germania dal 2013.Scopo della SEPO è quello di riunire i musicisti siriani in Europa al di là delle loro differenze ideologiche, nel tentativo di salvare la musica siriana dal baratro della distruzione culturale e civile del Paese, nella consapevolezza che in questa fase non si può far altro che unire gli sforzi di tutti in un messaggio di speranza, amore e pace, in nome della grande musica e della bellezza.Oltre al repertorio classico e contemporaneo, la SEPO

esegue musica sinfonica di compositori siriani, estendendo i suoi interessi anche alla musica siriana, araba e della tradizione orientale tutta, proposta in versione sinfonica.La SEPO comprende le quattro sezioni tipiche di ogni orchestra sinfonica (archi, legni, ottoni e percussioni) oltre, all’occorrenza, agli strumenti della tradizione orientale. Attualmente formata da 75 membri, si è già esibita in tutta Europa. Tra le occasioni e i luoghi più significativi si ricordano la manifestazione Open Air 2016 della Berliner Philharmoniker al Kulturforum di Berlino; Konzerthaus di Berlino; Malmö Live Konserthus in Svezia; Salam Syria Festival della Elbphilharmonie di Amburgo; Klara Festival al Bozar di Bruxelles, con l’Orchestra Nazionale

Syrian Expat Philharmonic Orchestra

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Belga; Megaron Concert Hall di Atene con l’Orchestra Statale di Atene; Morgenland Festival di Osnabrück; Yehudi Menuhin Forum a Berna; Verdo Concert Hall di Hitzacker, in Germania; UdK Konzertsaal di Berlino, e poi concerti a Brema, Darmstadt, in Francia e molto altro.Nato da una costola della SEPO, il Quintetto d’Archi di Damasco è il primo quintetto d’archi siriano al mondo, e si è esibito in rappresentanza della SEPO in numerosi forum internazionali e in diversi contesti politici, economici e culturali e conferenze in tutta Europa.Tra cui la Berlinale cinematografica, il Sankt Goar International Music Festival, il V History Forum Europeo, la Syrianale, o Festival Internazionale della Cultura Siriana, il festival Celebrate Life; il Comitato economico e sociale europeo della Commissione Europea (EESC) a Bruxelles; le Nazioni Unite di Ginevra, e in concerto a Göteborg, Malmö, Bucarest, Colonia, Berlino.

SYRIAN EXPAT PHILHARMONIC ORCHESTRA

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21LE VIE DELL’AMICIZIA PROGRAMMA DI SALA

Concerto per la Siria

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22LE VIE DELL’AMICIZIA CONCERTO PER LA SIRIA

Città simbolo nella storia del Mediterraneo e della civiltà europea, troppo spesso ferite dalla guerra, dall’odio, da incomprensioni e conflitti secolari: in oltre vent’anni le Vie dell’amicizia hanno gettato ponti di fratellanza e stretto in un abbraccio di pace popoli di cultura e religioni diverse, sempre nel segno della musica, lingua universale. A Damasco sono approdate nel 2004, è ancora viva l’emozione del concerto al Teatro romano di Bosra, e anche il legame di affetto e di stima reciproca stabilito da subito con quei musicisti e quel popolo. Niente poi è andato come avremmo voluto. Oggi nel ricordo di Hevrin Khalaf, giovane donna curda siriana, coraggiosa e libera, vittima di un barbaro agguato, il maestro Muti prova a dar voce al suo sogno di un futuro migliore. In fondo, lo stesso sogno che si dipana nell’Eroica di Beethoven: eguaglianza, libertà, fraternità. Palmira e Paestum: l’una “sposa del deserto”, città

carovaniera dalle mille e una storie, non ultima quella di Zenobia, che ne fu signora e regina e affermò di discendere da Semiramide, Didone, Cleopatra; l’altra colonia greca dedicata a Poseidone, conquistata dai Lucani, poi dai Romani e ricordata da Virgilio, Ovidio e Properzio per il profumo delle sue rose che fiorivano due volte all’anno, primavera e autunno (vogliono alcune cronache che siano stati i Romani a portare per primi in Europa la rosa damascena, o rosa di Damasco). Paestum e Palmira: entrambe attraversate dal filo rosso di un comune passato romano – è il latino, infatti, a traghettare fino a noi i nomi con cui le conosciamo. Le unisce oggi anche il riconoscimento dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, pietre parlanti di una storia condivisa dove Occidente e Oriente si confondono e sovrappongono come miraggi, o punti di vista.

Concerto per la Siria

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Palmira è una delle ferite della Siria, i suoi templi sistematicamente mutilati dal terrorismo islamico; dal 2018 è stretta in gemellaggio a Paestum, anche nel ricordo dell’archeologo Khaled Al-Asaad, per decenni direttore del sito siriano e vittima dell’Isis, a cui si era opposto a difesa della storia e dell’arte custodite in quel luogo. È allora a Paestum, attraverso Paestum, che le Vie dell’Amicizia raggiungono la Siria.

Un ponte di fratellanza attraverso l’arte e la culturaLe vie dell’amicizia: Concerto per la Siria Direttore Riccardo Muti Dedicato a Khaled al-Asaad (1932-2015) Hevrin Khalaf (1984-2019) con la partecipazione di Aynur Doğan e Zehra Doğan Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Syrian Expat Philharmonic Orchestra Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 55 “Eroica”

CONCERTO PER LA SIRIA

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NORME ANTI-COVID-19

All’ingresso sarà rilevata la temperatura corporea impedendo l’accesso in caso di temperatura superiore ai 37.5°—Indossa la mascherina dall’ingresso fino al raggiungimento del tuo posto e quando ti allontani, incluso il momento del deflusso—I posti a sedere prevedono un distanziamento minimo tra uno spettatore e l’altro di almeno 1 metro, frontalmente e lateralmente—Evita abbracci e strette di mano—Rispetta sempre la distanza interpersonale di 1 metro —Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci—Attieniti alle misure di prevenzione illustrate sull’apposita segnaletica o dal personale addetto

CAMPANIA SICURA

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