Kant - Critica Della Ragion Pura (Seconda Parte)

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  • 8/13/2019 Kant - Critica Della Ragion Pura (Seconda Parte)

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    Kant(1724-1804)

    Critica

    dellaragion pura

    seconda parte

    Storia della filosofia II

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    Deduzione trascendentale

    Perch le categorie, pur essendo forme soggettive della nostra

    mente, pretendono di valere anche per gli oggetti, ossia peruna natura che, materialmente, non l'intelletto a creare?

    Detto altrimenti, che cosa ci garantisce, di diritto, che la naturaobbedir alle categorie, manifestandosi, nell'esperienza,

    secondo le nostre maniere di pensarla?

    La risposta a questa domanda richiede una deduzionetrascendentale dei concetti puri dell'intelletto. Il termine

    deduzione impiegato qui da Kant nell'accezione che esso hanel linguaggio giuridico: significa "dimostrazione di un diritto",della legittimit di una pretesa.

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    Nei confronti delle forme della sensibilit, cio dello spazio e del

    tempo, tale problema non si affaccia. Infatti, un oggetto nonpu apparire all'uomo, cio essere percepito da lui, se nonattraverso queste forme.

    Un oggetto che non dato nello spazio e nel tempo non un

    oggetto per noi, perch non intuito.Invece, per quanto concerne le categorie, non per nullaevidente che gli oggetti debbano sottostare a esse.

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    LIo penso

    - l'unificazione del molteplice non deriva dalla molteplicit stessa, che

    sempre qualcosa di passivo, ma da un'attivit sintetica che ha la sua sedenell'intelletto;

    - distinguendo tra il processo tramite il quale si attua la sintesi delmolteplice e il principio in base a cui si realizza l'unificazione, Kantidentifica la suprema unit fondatrice della conoscenza con quel centro

    mentale unificatore che egli, per meglio sottolineare come esso non siidentifichi con la psiche di questa o di quella persona, ma con l'identicastruttura mentale che accomuna gli uomini, denomina con l'espressioneio penso.

    - senza tale autocoscienza le varie rappresentazioni non si configurerebberocome "mie" e quindi risulterebbero impossibili: lio penso devepoteraccompagnare tutte le mie rappresentazioni; in caso contrario si darebbein me la rappresentazione di qualcosa che non potrebbe esser pensata; ilche equivale a dire che la rappresentazione o sarebbe impossibile o, per

    me almeno, sarebbe nulla;

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    - l'attivit dell'io penso si attua tramite i giudizi, i quali, come

    sappiamo, sono i modi concreti con cui il molteplicedell'intuizione viene pensato;

    - ma i giudizi si basano sulle categorie, che sono le diversemaniere di agire dell'io penso, ovvero le dodici funzioniunificatrici in cui si concretizza la sua attivit sintetica;

    - di conseguenza, gli oggetti non possono assolutamente venirpensati senza per ci stesso venire categorizzati.

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    Il ragionamento kantiano consiste quindi nel mostrare che:

    poich tutti i pensieri presuppongono l'io penso e poich l'io penso pensa tramite le categorie

    ne segue che tutti gli oggetti pensati presuppongono lecategorie.

    Il che equivale a dire che la natura (fenomenica) obbediscenecessariamente alle forme (a priori) del nostro intelletto.

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    Il mondo dei fenomeni conoscibile grazie all'originaria funzione

    unificatrice dell'intelletto, cio grazie all'attivit del soggetto.Non si tratta, per, di questo o quel soggetto, del soggettoindividuale empirico, n del soggetto-sostanza dellametafisica: quando Kant parla di Io pensointende il principioformale di unificazione del pensiero, che condizione di

    possibilit della conoscenza del mondo, sia della conoscenzaordinaria, sia di quella scientifica.

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    Lo schematismo trascendentale

    Si pone tuttavia un altro problema.

    Kant afferma l'eterogeneit fra sensibilit e intelletto; sappiamoanche che la conoscenza non pu che essere sintesi fraintuizione e concetto.

    Come possibile questa relazione fra rappresentazioni

    eterogenee?Come possibile, per esempio, l'applicazione della categoria di

    causalit ai fenomeni, dal momento che questa un concettopuro dell'intelletto, che non pu trovarsi nei fenomeni stessi?Per risolvere questa difficolt, Kant sviluppa la dottrina delloschematismo trascendentale.

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    L'intelletto, nella sua funzione di unificazione del molteplice

    sensibile, opera attraverso schemi, rappresentazioniintermediarie fra intuizione e concetto.

    Lo schema un prodotto dell'immaginazione, definita daKant come la facolt di rappresentare un oggetto

    nell'intuizione, anche senza la sua presenza.Kant intende per schema la rappresentazione intuitiva di

    un concetto.

    Lo schema non il fantasma sbiadito di un oggettoempirico e concreto, ma il modello per gli oggettipossibili dell'esperienza.

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    Lo schema di cane non coincide con l'immagine sensibile

    e particolare di questo o quel cane, ma si identifica conuna regola in base alla quale la mia immaginazione posta in grado di delineare in generale la figura di unquadrupede, senza tuttavia chiudersi entro una

    particolare raffigurazione offertami dall'esperienza o inuna qualsiasi immagine che io possa rappresentarmi inconcreto (Critica della ragion pura).

    La stessa cosa vale per gli schemi di triangolo, numero

    ecc., e per quella specifica classe di schemi checorrispondono alle categorie e che Kant chiama schemitrascendentali.

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    Gli schemi trascendentali sono la prefigurazione intuitiva

    (temporale) delle categorie, ovvero le regole attraverso cuil'intelletto condiziona il tempo in conformit ai propriconcetti apriori. In altri termini, potremmo dire che glischemi trascendentali sono le categorie "calate" nel tempo,ovvero le categorie "tradotte" in linguaggio temporale.

    - lo schema della categoria di sostanza la permanenza neltempo (infatti, noi possiamo pensare qualcosa come sostanzasolo a patto di rappresentarla come un quid che "permane"sotto il variare degli accidenti);

    - lo schema della categoria di causa-effetto la successione(irreversibile) nel tempo;

    - lo schema dell'azione reciproca la simultaneit nel tempo.

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    - lo schema della categoria di possibilit l'esistenza in un

    tempo qualsiasi;- lo schema della categoria di realt l'esistenza in un

    determinato tempo;

    - lo schema della categoria di necessit l'esistenza in

    ogni tempo.

    - le categorie di quantit, il loro schema complessivo ilnumero, ovvero la successiva addizione degli omogenei

    nel tempo.- le categorie di qualit, il loro schema complessivo la

    cosalit, ossia la presenza, l'assenza e l'intensit deifenomeni nei tempo.

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    I principi dell'intelletto puro

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    Il noumeno come concetto-limite

    Kant, anzich cercare negli oggetti o in Dio la garanzia

    ultima della conoscenza, la scopre nella mente stessadell'uomo, fondando le istanze dell'oggettivit nelcuore stesso della soggettivit.

    Con questo non si intende dire che la rivoluzionecopernicana del criticismo sia consistitasemplicemente nel fondare sul soggetto, anzichsull'oggetto, la validit del sapere.

    L'originalit della soluzione kantiana consistita anchenell'intendere il fondamento del sapere in termini dipossibilit e di limiti.

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    La denominazione stessa di fenomeno, tuttavia,

    riferendosi alle cose come appaiono a noi, rinvia allecose come sono in se stesse, dunque concepiteindipendentemente dall'esperienza che noi neabbiamo. In quanto tali cose possono essere pensate

    dall'intelletto, ma mai conosciute attraversol'intuizione sensibile, Kant d loro il nome di noumeni.

    Il noumeno il concetto di una cosa in s come di una x

    che non pu mai entrare in rapporto conoscitivo connoi ed essere quindi oggetto della nostra intuizionesensibile.

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    La cosa in s, pi che essere una realt, per noi un

    concetto, e precisamente un concetto-limite, che servead arginare le nostre pretese conoscitive.

    L'idea di cosa in s, o noumeno, da un lato circoscrive lepretese della sensibilit, rammentandoci che ci che civiene dato nell'intuizione spazio-temporale non larealt in assoluto, e dall'altro circoscrive le arroganzedell'intelletto, ricordandoci che esso non pu

    conoscere le cose in s, ma soltantopensarle nella loropossibilit, sotto forma dix ignote.

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    Il mondo delle cose in s dunque del tutto sottratto,

    in quanto privo di contenuto oggettivo, allaconoscenza.

    Resta ora da considerare perch si dia nei fatti iltentativo di produrre conoscenza anche di questomondo, e che cosa accada quando ci avviene: questo il compito della Dialettica trascendentale.

    Successivamente, Kant continuer la sua riflessione sul

    mondo noumenico, considerando in che modo essosia esplorabile attraverso le categorie della ragionepratica, nell'orizzonte della morale.

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    Dialettica trascendentale

    Nella Dialettica trascendentale Kant conduce l'esame dei

    fondamenti della metafisica e del suo diritto a proporsi comesapere scientifico.

    Per "dialettica trascendentale" Kant intende l'analisi e losmascheramento dei ragionamenti fallaci della metafisica.

    Nonostante la sua infondatezza, la metafisica rappresentatuttavia un'esigenza naturale e inevitabile della menteumana, di cui la filosofia critica intende chiarire la genesiprofonda.

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    La metafisica un parto della ragione; questa, a sua volta, in

    partenza, non altro che l'intelletto stesso, il quale, essendola facolt logica di unificare i dati sensibili tramite le categorie, inevitabilmente portato a voler pensare, anche senza dati.

    Simile alla colomba, che, presa dall'ebbrezza del volo eavvertendo l'impedimento dell'aria, immaginasse di potervolare anche senza l'aria, non rendendosi conto chequest'ultima, come osserva Kant, pur essendo un limite al suovolo, ne anche la condizione immanente, senza di cui essaprecipiterebbe a terra.

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    Ricerca della totalit e illusioni della ragione

    Il problema che la ragione mira a risolvere quello della

    totalit: Ogni singola esperienza solo una parte di tutta lasfera dellesperienza: la totalit assoluta di ogni esperienza

    possibile non in se stessa un'esperienza e tuttavia unproblema necessario per la ragione.

    L'intelletto umano finito, limitato; l'esperienza che nelle suepossibilit necessariamente circoscritta. Tuttavia, unacaratteristica costitutiva del pensiero quella di voler afferrarela totalit.

    Per esempio, posta una connessione causale tra un certonumero di fenomeni, la ragione tenta di risalire a una causaultima, a ci che sia condizione senza essere a sua voltacondizionato: perci Kant chiama la ragione facolt

    dell'incondizionato.

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    Kant ritiene che questo voler procedere oltre i dati

    esperienziali derivi dalla nostra innata tendenzaall'incondizionato e alla totalit. In altre parole, la nostraragione, mai paga del mondo fenomenico, che ilcampo del condizionato e del relativo, irresistibilmente

    attratta verso il regno dell'assoluto e quindi verso unaspiegazione globale e onnicomprensiva di ci che esiste.

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    L'idea di anima

    La metafisica afferma che lanima una sostanza che permaneidentica a se stessa nel tempo, che distinta da ogni altro oggetto.Questa dottrina secondo Kant fallace, perch si fonda su

    paralogismi, ossia su ragionamenti errati.

    La radice di tali errori consiste nel fatto che il soggetto, l'Io penso,come momento di unificazione delle rappresentazioni, viene

    trasformato arbitrariamente in una sostanza sussistente di per s,in un'anima.

    Questa trasformazione avviene applicando la categoria di sostanzaall'Io penso, che non un oggetto, ma l'unit della coscienza,

    ovvero proprio la condizione di applicabilit delle categorie. Quellache una condizione logico-trascendentale della conoscenza vienecos trasformata in una realt, nell'oggetto di una conoscenza che sirivela per inevitabilmente illusoria.

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    L'idea di mondo

    La cosmologia razionale si fonda sull'idea di mondo, inteso come

    totalit delle condizioni dei fenomeni (si tratta dunque di cosaben diversa dalla natura, che la connessione dei fenomenioggetto di un'esperienza possibile).

    L'illusoriet del tentativo della ragione di conoscere il mondocome totalit dimostrata dal fatto che esso conduce adantinomie, cio a coppie di proposizioni in contraddizione fraloro e tuttavia egualmente dimostrabili.

    Kant individua quattro antinomie.

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    PRIMA ANTINOMIA

    TESI ANTITESI

    Il mondo ha un suo inizio nel tempo e, rispetto allo

    spazio, delimitato entro precisi confini.

    II mondo non ha n inizio n confini nello spazio,

    ma infinito, cos rispetto al tempo come rispetto

    allo spazio

    SECONDA ANTINOMIA

    TESI ANTITESI

    Nel mondo ogni sostanza composta consta di parti

    semplici, e in nessun luogo esiste qualcosa che non

    sia o il semplice o ci che ne risulta composto.

    Nessuna cosa composta, nel mondo, consta di parti

    semplici; e in nessuna parte del mondo esiste

    alcunch di semplice.

    TERZA ANTINOMIA

    TESI ANTITESI

    La causalit delle leggi della natura non l'unica da

    cui sia possibile far derivare tutti i fenomeni del

    mondo. Per la loro spiegazione si rende necessaria

    l'ammissione anche d'una causalit per libert.

    Non c' libert alcuna, ma nel mondo tutto accade

    esclusivamente in base a leggi di natura.

    QUARTA ANTINOMIA

    TESI ANTITESI

    Del mondo fa parte qualcosa che, o come suo

    elemento o come sua causa, costituisce un essere

    assolutamente necessario.

    In nessun luogo, n nel mondo, n fuori del mondo,

    esiste un essere assolutamente necessario che ne

    sia la causa.

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    Al tempo stesso, tuttavia, queste affermazioniantitetiche sono altrettanti tentativi di risolverequattro naturali e inevitabili problemi dellaragione:

    Ha il mondo un inizio e un limite nel tempo e nello

    spazio? La materia infinitamente divisibile o discreta?

    possibile la libert, o tutto ci che avviene

    causalmente determinato? Esiste una causa ultima, necessaria dei fenomeni?

    Kant nega che si possa dare risposta a queste domande,che non hanno un riscontro possibile nell'esperienza.

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    L'idea di Dio

    Nel concetto di Dio la ragione esprime l'ideale di un essere supremo,

    originario, perfetto; la totalit di tutte le realt possibili, dellaquale ogni singola realt non che la determinazione.

    L'illusione della ragione consiste nel trasformare questo concettoideale in una realt, supponendo che corrisponda a esso l'oggettodi un Essere onnipotente, onnisciente, eterno, laddove la totalitassoluta non e non potr mai essere oggetto di un'esperienzapossibile.

    Risulta quindi dall'impianto stesso del criticismo kantiano che non sipossa dare di Dio una conoscenza teoretica; ma Kant si propone

    anche di dimostrare l'impossibilit delle tradizionali provedell'esistenza di Dio, che egli raggruppa sotto tre titoli: la provaontologica; la prova cosmologica; la prova fisico-teologica.

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    Dall'opera di Kant emerge quindi un verdetto inappellabile

    contro la metafisica tradizionale:La metafisica, come disposizione naturale della ragione,

    reale, ma [...] anche dialettica e ingannatrice. Se,

    dunque, vogliamo da essa prendere i princpi [...] non

    possiamo mai trarne fuori una scienza, ma soltantouna vana arte dialettica, in cui una scuola pu

    sorpassare l'altra, ma nessuna pu mai procacciarsi

    un legittimo e durevole consenso.

    (Prolegomeni)

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