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Evangelizare BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO DTTALIA DIRETTA DALLA CONGREGAZIONE RELlGIOSA DE "I DISCEPOLI" Direzione - Redazione - Aniministrazione: Via dei Pianellari, 7 • Tel. 651409 - C.c.p. 1-9019

ROMA

Sommario

L'Eco del Divino Maestro Sempre Pasqua . . . .

Alia sorgente Consanguineo di Cristo .

Pensiero mariano La porta della salvezza .

Conversando Divorzio si, divorzio no

Religione, arte, cultura e vita II matrimonio e indissolubile

Sangue sui fogli . . . .

Eco dai nostri Seminar/ .

Chiesa di Cristo, luce alle genti II sacramento della Confessione .

Diligenza vagabonda Vigilia di primavera

Dalle case nostre

La Sveglia: Itinerari milanesi

11 vecchio

L'angolo dell'assistente .

Laurea

Pag.

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In copertina: La vite e i tralci (Bozzetto di F. Petruzzi)

''on l'approvazione dei Superiori. Direttore Responsabile: Padre TITO PASQUALI

Redattore Capo: Don MARIO CHOUQUER - Segretario di Amm.ne: ANGELO MASCIOTTA Autorizz. Trib. Roma Numero 8504 del 20 febbraio 1962 - Sped in Abb. postale Gruppo III

Stampaio dalla Tipolitografia IN. GRA.C. s.r.l. - Tel. 42065 - S. Elia Fiumerapido (FR1

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Oggi paion tramontate nella tenebra dei secoli le leggi che una volta reggevano la moralitd dei popoli, la illuminavano dall'alto. Nessuna norma or a piu vige di quelle indiscusse un tempo dalla gente normale, di buon senso. I piedi sono oggi a posto della testa. S'e capovolto Vuomo.

P. G. Minozzi

EVANGELIZARE pauperibus misit me

Ordinario L 2.000

Sostenitore L 3.000

d'Amicizia L 10.000

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Abtonamenrt e rinnovi L I R E 1.000

Badoglio Regina, Monza; Usai Bruno, Genova; Ramponi Antonietta, Genova; Pietrone Giacomo, Roma; Scarnicci Emilio, Roma; Plazzi Emilia, S. Pietro in Vincoli; Vitale Alvaro, Roma; Balli-slieri Cataldo, Gangi; Tricarichi Calogero, Palermo; Basso Giuseppe, Piana degli Albanesi; Ro­meo Vincenzo, Palermo; Basile Salvatore, Palermo; Bongiovanni Michele, Palermo; Ardizzone Claudio, Palermo; La Porta Domenico, Palermo; Tennini Francesco, Palermo; Peri Salvatore, Palermo; Mistretta Pietro, Castellammare del Golfo; Benigno Francesco, Palermo; Arnetta Gi-rclamo, Palermo; Polizzano Mauro, S. Mauro Castelverde; Marino Domenico, Sicoliana; Cottone Antonio; Palermo; Franco Giovanni, Mistretta; Intravaia Francesco, Monreale; Lo Foso France­sco, Palermo; Mannino Vincenzo, Palermo; Oliveri Stefano, Palermo; Di Franco Pietro, Paler­mo; Manno Antonio, Mistretta; Napoli Giuseppe, Mistretta; Occhipinti Giulia, Palermo; Parisi Rosario, Palermo; Gullo Giuseppe, Gangi; Sarrica Vincenzo, Monreale; Tornetta Giacomo, Par-tinico; Sant'Antonio Giovanni, Palermo; La Iuppa Giacomo, Palermo; Campanella Salvatore, Palermo; Mira Giovanni, Siculiana; Quagliana Rosaria, Scillato; Loria Biagio, Misilmeri; Piazza Lorenzo, Sciacca; Marchese Giuseppe, Crisi di Monreale; Roccaro Giuseppe, Palermo; Vitaliano Sabatino, Palermo; La Russa Gaetano, Scillato; Taormina Salvatore, Palermo; La Rosa Vincenzo, Misilmeri; Arma Domenico, Palermo; Lo Presti Pietro, Palermo; Marabella Giuseppe, Ribera; Tusa Antonino, Palermo; Amato Giuseppe, Palermo; Cusenza Luigi, Piana degli Albanesi; Tu-minelli Vincenzo, S. Cipirello; Prestigiacomo Sebastiano, Monreale; Pagliaro Gaetano, Palermo; Guida Francesco, Mondello; Riva Pietro, Palermo; Zarbo Nino, Palermo; Maggio Rocco, Trica-rico; De Santi Modestina, Casteldieri; D'Onofrio Giuseppina, Bonefro; Caffio Antonio, Banzi; Pasquali Ida, Casteldieri; Gentili Dina, Calascio; Monzella Rocco, Pietragalla; Menaldi Wolfango, Roma; Maggio Rocco, Tricarico; Di Marco Mariannina, Ofena; Vicenzo Giovanni, Napoli; Bur-roni Ginetta, Firenze.

L I R E 2.000

Famularo Canio, Benevento; Prete Maria, Castel di Sangro; Caponio Suor Rosina, Casacalenda; Dal Pozzo lolanda, Canale; Maldarelli Giulio; Roma; Antonacci Doralice, Calascio; Rigante Joseph, U.S.A.; Voi Giovanna, Calatafimi; Stagnilolo Francesco, Palermo; Donadio Rocco, Bol­zano; Voltolini Lino, Borgo Valsugana; Mainardi Giuseppe, Vigevano; Emanuele Angela, Ofena; Santostefano Livia, Castel di Sangro; Sinopoli Domenico, Roma; Minelli Agnese, Roma; Scuola Materna, Palermo; Silveri Nicolina, Ofena; Moscardelli Ernestina, L'Aquila; Pascale Suor Pie-trina, Noci; Durante Silvestro, Imola; Leoncini Benedetto, Amatrice; Peri Giovanni, Milano.

L I R E 3.000

Frasca Ada, L'Aquila; Caruso Mario, Palermo; Leone Giuseppe, Alessandria; Istituto, Rionero in Vulture; Zanini Renzo, Monterosso al Mare; Olccse Rina, Genova; Famiglia Di Gennaro, lrsina; Scuola Materna, Senise; Colannino Dorina, Roma; Dell'Orso Giuseppe, L'Aquila.

L I R E 4.000

Grigioni Fernando, Roma; Alberichi Patrizio, Trezzano Sul Naviglio; Starinieri Vittorio, Pescara; Nebiolo Carlo, Torino.

L I R E 5.000

Grosso Pietro, Roma; Istituto, Palazzo S. Gervasio; De Luca Amalia, Roma; Manserra Bruno, Svizzera.

QUOTE VARIE

lire 1.500 Ranchetti Cappelli Lisa, Milano; Petrilli Elena, Lucera; Catenacci Maria, Rionero in Vulture; Di Loreto Fernando, Cremona.

Lire 2.500 Mugnaioni Annunziata, Sesto Fiorentino; Scuola Materna, Villetta Barrea; Gciarelli Annunzio, Teramo.

Lire 8.000 Fedelini Corrado, Roma. Lire 10.000 Gay Mons. Luigi, Asti; D'Agostino Vincenzo, Cassino; Istituto, San Martino delle

Scale; Notari Mario, Roma; Casa di Rinoso, S. Pietro di Poggio Bustone. Lire 15.000 Gianni Ovidio, Roma.

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SEMPRE PASQUA

Carissimi,

siamo nel mese in cui cade la Pasqua santa e santificatrice. E faccio gli auguri che hanno valore prima e dopo la solenne annuale ricorrenza che ci ricorda il divino sacrificio del Figlio di Dio, Gesu Cristo che significa Redentore. E il Redentore e la seconda persona della Santissima Trinita. Gesu che muore in croce per sollevare noi, riscattandoci dal peccato per riportarci a Dio, per essere nuovamente figli di Dio, che ci crea per essere padre e non padrone tirannico. Padre di bonta e di amore.

La Pasqua questo ci ricorda ogni anno, invitando a celebrarla con Fede, con Speranza, con Amore, le virtu teologali, che comprendono in pratica le virtu cardinali: Temperanza, Fortezza, Prudenza, Giustizia.

Possiamo dire quindi che la Pasqua nostra e continua, e la Pasqua di tutta la vita. Ma perche?

Pasqua vuol dire passaggio, a ricordo della liberazione degli Ebrei liberati da Mose dal Faraone tiranno dell'Egitto e nemico acerrimo degli Ebrei, il popolo di Dio fatto schiavo. Pasqua uguale Passaggio. Questo indica la nostra Pasqua: passaggio dal peccato alia grazia, dalla schiavitu del peccato, alia reintegrazione paterna con il sacrificio di Gesu sulla Croce, Gesu che, tre notti non intere, rimase nella oscurita della tomba, per vincere la morte al terzo giorno con la gloriosa Resurrezione. Per noi dunque la Pasqua e di tutti i giorni, perche di giorno in giorno noi saliamo la scala della nostra vita e la scala non e sempre una, e varia ed e diversa. Alle volte impraticabile. Oggi specialmente che siamo costretti a vivere una vita completamente rivoluzionaria in ogni settore, specialmente nel settore morale e spirituale di cui fa le spese piu varie e piii volte la Re-ligione nostra, dico la nostra, la Religione Cristiana, particolarmente la

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sola cattolica. Ma perche? Perche e la vera religione di Cristo che non permette tante cose, mentre oggi, nella societa paganizzata, edonista si vuole agire a piena liberta, quella liberta che non e piu la vera, quella che ci ha dato Iddio creandoci e redimendoci. E' libertinaggio animalesco che ha insidiato diabolicamente la famiglia, la scuola, la giustizia, tutto. Una negazione, una distruzione che favorisce la tirannia, che, innanzi tutto, piccona a distruzione la Religione, la Cattolica.

Augurare la Pasqua, il rinnovamento spirituale, morale e il migliore, il solo augurio sano, accettabile.

Ed e questo augurio, cari lettori, che io offro a voi per non abbando-nare la Religione Cattolica. E, se per disgrazia abbandonata, ricercarla, ritrovarla, riviverla in pieno ascoltando l'insegnamento assennato e santo di S. Paolo, di S. Agostino, di quanti dalle tenebre sono usciti, e rientrati nella luce, che e il sole di Dio, vero e solo illuminante, Dio che e luce e vita, hanno aperto un solco che nessun tempo potra livellare e fare scomparire.

Percio, carissimi, buona prosecuzione della Pasqua, che vi conceda il ritorno e vi apra la porta per respirare 1'aria balsamica della virtu e re-spirare a pieni polmoni la verita, la carita, la fede.

Servo di tutti D. Tito Pasquali, d.D.

La pagina della carita

Gruppo di amici (In memoria di

De Fabii Elisa, Roma

Sommella Carmelina, Firenze

Suore Istituto, Greve in Chianti

Bultrini Alfredo, L'Aquila

Tognoni Duilio, La Spezia

Ninny Abate), Roma L.

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125.000

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CONSANGUINE*} DI CRISTO

Sono un uomo salvato. Ho ricevuto questa notizia, ho accettato que­st a realta descritta a me dalla fede. Salvato da Cristo. Sono cattolico, battezzato.

Che vuol dire? ha rivelazione me I'ha fatta s. Paolo, dopo che lui stesso, folgoralo<

dalla venta, ne restb illuminato e preso per tutta la vita. Si tratta di questo. Cristo e il Signore, collocato al centro di tut to. Egli esiste prima di tutte le cose; tutto, anzi, e stato creato per

mezzo di lui e in vista di lui. La creazione trova senso e consistenza in riferimento a lui.

Qui si colloca Vinsondabile mistero dell'amore di Dio. Insondabile. Sono gia imprevedibili, e pur travolgenti, le iniziative dell'amore umano. Cosa mai dovremo pensare della onnipotenza dell'amore divino?

Cristo Gesu, preesistente presso il Padre, non voile tenersi gelosa-mente per se il bene immenso d'essere alia pari con Dio. Percib si fece simile agli uomini, dandosi la forma del servo obbediente fino al punto da morire in croce. II temporaneo svuotamento e umiliazione e annienta-mento fu esigenza d'amore. Mediante questo gesto infatti egli compi la redenzione e salvo I'uomo, che era termine del suo amore, liberandolo dal peccato, riconciliandolo col Padre, restaurandolo nella santita origi­nal e.

Ma non si esaurisce qui la pienezza d'un amore incommensurabile. Dalla breve parentesi di morte Cristo poi risorse, collocandosi in uno stato permanente di vita e di vittoria; ma non piu isolatamente, bensi partecipando a tutti gli uomini il conseguito stato di risurrezione. Egli dunque, per esigenza di amore, prima si e fatto uomo come noi e poi cl ha pariecipato la sua condizione divina, trascinando anche tutta la crea­zione nella sua vittoria.

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Madre degli orfani

Madre dei Discepoli

prega per noi.

La porta delta salvezza La Bibbia e il testo dell'alleanza tra Dio e gli uomini,

della quale contiene il patto e narra lo svolgimento. Nella Bibbia i libri che formano il Vecchio Testamento

descrivono le fasi preliminari, alterne di fedelta e di tradi-menti da parte delPuomo, in preparazione all'evento salvi-fico culmine di tutta la storia: il riscatto dell'uomo operato da Gesu, figlio di Dio. Egli entra nella storia umana, con-cepito per opera dello Spirito Santo e partorito da Maria, che e la porta della salvezza.

Nella descrizione Maria viene preannunziata con accen-ni e figure. Le poche indicazioni dei tratti salienti, che ab-biamo riferito precedentemente, lette dalla Chiesa e preci-sate nella pienezza della rivelazione, mettono in luce la Ma­dre del Redentore. E' creatura povera ed umile, la piu sin-golare e la piu fidente tra il popolo eletto, la quale aspetta e riceve la salvezza da Cristo. « E inline con Lei — dice il Concilio — eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una nuova Eco-nomia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei la natura umana, per liberare con i misteri della sua carne 1'iiomo dal peccato. » (cfr Lumen Gentium, cap. VIII ) .

Leggeremo in seguito le notizie che i libri del Nuovo Testamento contengono di Maria Santissima.

Frate Masseo

La dissacrazione e la dissociazione dell'uomo e del creato da Dio sono state annullate e tutto e stato ricollocato, ricapitolato, come dice S. Paolo, sotto " il capo " Cristo, Signore dell'universo.

Per I'uomo la redenzione ha stahilito un piu stretto rapporto di ap-partenenza a Cristo. II Padre ci ha fatti, per mezzo di lui, figli adottivi.

Ecco la novita, dunque, ecco la vittoria e la gioia della mia Pasqua: I'onnipotenza d'amore di Cristo, compiendo con la morte di croce il di-segno del Padre, mi ha unito vitalmente a se, facendomi memhro del suo corpo e suo consanguineo: innestato a lui, figlio unigenito del Padre, son diventato anch'io figlio di Dio.

Romeo Panzone d.D.

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L'amore, sul piano naturale, porta due persone a do-narsi completamente in modo perpetuo ed esclusivo me-diante il matrimonio.

Si fonda cosi la famiglia, che educa i cittadini alio Stato e i cristiani alia Chiesa.

L'uomo non si azzardi a sciogliere il vincolo che Dio ha costituito indissolubile per natura.

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DIVORZIO SI' DIVORZIO NO

Sette volte la proposta di intro-durre il divorzio e stata portata nel parlamento italia-no e sette volte e stata bocciata. O-ra siamo punto e da capo. II 12 maggio ci sara il referendum abro­gative della legge Fortuna - Baslini sulla introduzione del divorzio in I-talia. Sfogliamo in-sieme questa mar-gherita spuntata dalla livida poz-zanghera del pen-siero laico: si o no; si o no; si o no. Va la: scrivia-mo si sulla scheda e seppelliamo que­sta legge sciagu-rata.

Tu mi domandi la ragione. Ti fac-

cio, per risponderti, una domanda analoga: ce la mettiamo o non ce la mettiamo questa bomba sul fondamento della casa? Mi rispondi tu precipitosa-mente: E che bisogno e'e di accaparrarsi una di-struzione a scadenza? Ecco: il divorzio e una bom­ba che minaccia a scadenza la societa civile.

Cerchiamo di chiarire qualche idea. Intanto affermo subito, chiaro e tondo, che

qui non e questione del matrimonio religioso. Per lo scioglimento del matrimonio sacramento lo Sta-to non ha competenza alcuna; e non ce l'ha neppu-re il Papa una volta che esso e stato valido. Il no di Gesu al divorzio e chiaro e definitive

Qui voglio parlare del matrimonio civile. A rendere indissolubile il matrimonio civile e

a renderlo obbligatorio furono i partiti risorgimen-tali tutti anticlericali e laicisti. E a bocciare in par­lamento le ripetute proposte di divorzio non furo­no i cattolici, che non e'erano. Hai capito?

Gia Antonio Salandra diceva: « Vogliamo escludere l'idea del divorzio non per motivi reli-giosi, ma per motivi dettati dall'interesse della so­cieta civile; bolliamo di santa ragione quelli che propugnano il divorzio per far dispetto ai catto­lici ».

Il divorzio e lo scioglimento di un matrimo­nio civile valido da parte dell'autorita civile.

Per cominciare bisogna che ti dica subito, an-che qui, che da parte dell'autorita civile e un arbi-

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trio sciogliere il matrimonio, per­che il matrimonio e indissolubile non solamente come sacramento, ma anche come istitu-to naturale.

II divorzio per-cio non puo avere alcun diritto giuri-dico di esistere, perche e un fatto innaturale.

Non ci sono parlamenti e se-nati e repubbliche della terra che possano avere l'au-torita di sciogliere un nodo costituito dalla natura uma­na. Se lo fanno a-busano delPauto-rita. Essi possono stabilire le moda-lita di contrarlo in modo che conse-gua gli effetti civili a tutto vantaggio dei coniugi, ma non possono viola-re lanaturadi esso.

Tu ne sai me-glio di me le ra-gioni. Se sciogli il matrimonio, sfasci la famiglia; se rompi la famiglia, dissesti il fonda-mento stesso del­la societa civile.

Andremo cost avanti a rottadicollo. Due sono liberi di sposarsi o no; ma quando

hanno scelto come forma della loro unione non il libero amore ma il matrimonio, che vuol dire uno con una e per sempre, devono stare alia natura del­la unione contratta, che e stabilita indissolubile. L'amore umano, che si consuma nel matrimonio, rende consorti l'uomo e la donna, cioe legati in una sorte comune: a stare insieme sempre, ad amar-si per sempre, senza se e senza ma.

Se invece uno vuole rimanere libero e darsi in braccio alFegoismo, svolazzando sopra il senti-mento amoroso senza partecipare vitalmente alia edificazione della societa legandosi alia famiglia, non contragga matrimonio; ma non pretenda di spezzare in seguito, per i suoi comodi e a danno del consorzio umano, un vincolo che sapeva essere in­dissolubile. A questo riguardo la senatrice Merlin, socialista, afferma che « il libero amore e piu coe-rente che non il matrimonio legale con facolta di disdetta, come quello che si contrae in regime di-vorzista ».

II divorzio — dicono — e un rimedio al ma­trimonio in crisi ed e un segno di civilta. Invece il divorzio non rimedia un bel niente, rischia di ridur-re la societa a una fattoria di animali, introduce una frana rovinosa nell'ordinamento civile.

Non e un segno di civilta, perche non ha fon-damento giuridico e neppure giustificazione morale: esso deriva dalPegoismo passionale, dai cedimenti al vizio, dalPinteresse o dal capriccio di uno solo dei coniugi. Al contrario, e un bene per la convi-venza umana la fedelta dei coniugi, segno di civilta e il dominio sui bassi istinti e sugli egoismi.

Un detto cinese dice: il matrimonio e stato inventato per rendere uomini gli animali; il divorzio e stato inventato per rendere animali gli uomini.

Ma — incalzano — il divorzio lo ammetto-no tutti i popoli piu colti e piu civili; noi italiani a non averlo siamo retrogradi.

Si tengano per loro il complimento fatto agli italiani; ma potrebbe essere vero proprio il contra-

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nonostante che abbiano tali miserie morali. Cosi e per quei popoli che tollerano il divorzio.

Ma che bel rimedio che vogliono darci questi nostri divorzisti. Un rimedio che e un male! Le na-zioni che l'hanno sperimentato dicono che il divor­zio e una maledizione. Si aggiunge da piii parti che e una peste, una piaga, un tarlo. Cifre alia mano, il divorzio serve agli squilibrati in amore, serve ai genitori egoisti che calpestano i doveri verso i figli che hanno messo al mondo, serve a moltiplicare i figli illegittimi, serve a incrementare la delinquen-za minorile, serve, nei casi invocati come pietosi, a incrudelire selvaggiamente su uno dei coniugi col pretesto che si vuole avere pieta per Paltro. Questa e proprio una trovata per persuadere i grulli: intro­duce il divorzio per compassione di uno! E intan-to si danneggia l'altro coniuge e tutti.

Amico caro, tra i mali che ci capitano tra capo e collo senza nostra volonta, non c'e proprio biso-gn di mettercene un altro cost rovinoso votando a favore di una legge fatta male e proposta a di-spetto.

F i o r e 11 o

NOMINA

// Discepolo D. ANTONIO GIOVANNONI, con DM.

22-12-1973, e stato nominato Professore di ruolo neile

Scuole Medie per la lingua straniera (Francese).

Ci congratuliamo con il nostra Confratello, che con il

suo studio costante e il suo tela nell'insegnamento ha po-

tuto raggiungere un riconoscimento cos) importante

rio: che cioe piu civili sono gl'ita-liani che non han­no il divorzio. II fatto che un feno-meno sia diffusis-simo non vuol dire che sia buono, ne tanto meno segno di civilta. E' segno di civilta l'alcooli-smo? E' civilta il gran numero di suicidi? E' civilta la grande diffusio-ne dell'uso degli stupefacenti? 1 popoli non sono civili perche fan-no registrare in numero elevato ta­li fenomeni, ma sono detti civili

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IL MATRIMONIO E' INDISSOLUBILE

II 12 febbraio la Conferenza Episcopale Italiana emetteva una no-tificazione in rapporto al referendum sulla legge Baslini-Fortuna indetto per domenica 12 maggio. II documento si articola in quattro punti e nella sua sobrieta e chiarezza indica i motivi e i doveri che debbono guidare i cittadini cristiani in questo democratico confronto.

In questo articolo ci riferiamo principalmente al primo punto che si intitola « II matrimonio e di sua natura indissolubile » e dice testual-mente: « Alia luce della parola di Dio, la Chiesa ha costantemente in-segnato che il matrimonio e indissolubile, non soltanto come sacramento, ma anche come istituto naturale. Solo infatti una donazione personale e perenne dei coniugi garantisce alia famiglia il raggiungimento della sua interiors, pienezza e l'adempimento della sua funzione sociale, sopratutto educativa .

Certamente nessuno tra i nostri lettori dubita minimamente che il matrimonio-sacramento sia, per volere di Dio, indissolubile. Ma e bene ricordare le parole di Gesu a chi gli osservava che Mose aveva permesso il divorzio. Sono parole molto chiare a tutti: « Per la durezza del vostro cuore vi permise Mose di ripudiare le vostre mogli: pero da principio non era cosi. Io invece vi dico: chi rimandi la propria moglie,... e ne pigli un'altra, e adultero, e chi sposa la ripudiata, e adultero ». (Mt. 19. 8-9). Anche San Paolo, che raccomandava ai primi cristiani di amarsi, nel rapporto matrimoniale, come Cristo ama la sua Chiesa, insegnava chiaramente: « Quanto alle persone sposate ordino, non io, ma il Signo-re, che la moglie non si separi dal marito, che se mai si separasse, se ne rimanga senza rimaritarsi, o si riconcili con il marito, e che il marito non ripudi la sua moglie ». (I Cor. 7,10-11). Questo insegnamento era forte-mente innovatore. Basti considerare che i Giudei avevano la facolta le­gale di ripudiare la moglie; i pagani erano liberi di divorziare per inizia-

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tiva sia dell'uno che dell'altro coniuge; gli schiavi non avevano alcuna legge che garantisse il loro legame.

Questo insegnamento e ancora cosi evidente alia maggior parte de­gli italiani che i fautori del divorzio sostengono che questa legge non obbliga in alcun modo il credente perche nessuno gli proibisce di essere fedele al suo impegno sacramentale, mentre da 1'opportunita, a chi vo-glia, di rimediare ad eventuali errori o situazioni insostenibili. Afferma-zione allettante, ma che purtroppo non risponde a verita. Infatti la legge e fatta per gli italiani che ancor oggi per il 9 2 % chiedono il matrimonio religioso, mentre per ottenere il divorzio basta la volonta di uno dei coniugi, anche se colpevole, senza tener conto della volonta dell'altro.

L'istituto matrimoniale che, pure regolato in diversi modi, ha sempre accompagnato la civilta dell'uomo, e per sua natura indissolubile e deve essere segno di civilta e di progresso e principale fonte educativa. Infatti il matrimonio, che e la prima cellula della societa, non interessa solo l'uomo e la donna, ma anche gli eventuali figli e tutta intera la societa. La stabilita familiare e garanzia di ordine (parola che oggi non piace molto), e facilita l'educazione dei figli. Non e quindi un « contratto priva-to », ma una « istituzione » che le parti sono libere di non porre in es­sere, ma che una volta contratto interessa tutta la comunita. Infatti: « Se il matrimonio non fosse la base della famiglia (e in conseguenza della societa) non sarebbe oggetto di legislazione, come non lo e, per esempio, l'amicizia. I divorzisti prendono in esame solamente la volonta, o esat-tamente l'arbitrio, non la sostanza morale di tale legame ». La citazione, opportuna, e di Carlo Marx anche se, in questo caso, i comunisti non lo vogliono sentire.

L'argomento centrale che portano i divorzisti e che il divorzio e segno di civilta, perche solo i paesi sottosviluppati non divorziano. Dal che si vede che il concetto di civilta e polivalente ed e terribilmente sog-gettivo.

Tra i fini principali della legge vi deve essere la difesa dei piu de-boli sia moralmente che fisicamente e piu la legge e opportuna ed efficace in questo senso, piu risulta evidente la sua civilta. E' fin troppo facile rilevare che la legge Baslini-Fortuna, cosi come e concepita, non e certa-mente favorevole ai piu deboli: non tiene conto dei diritti morali dei figli, ingiustamente consente il ripudio unilaterale a danno del coniuge innocente o piu debole, ma favorisce il piu dotato in tutti i sensi. Non basta dire che il divorzio e segno di civilta perche lo sia. E' opportuno interrogare le nazioni che da piu anni usufruiscono del divorzio. II Cor-riere della Sera, che non e un giornale anti-divorzista, riferiva il 28 mag-gio 1971 che: « II divorzio ha costituito il tema principale aH'ultimo congresso degli avvocati francesi, svoltosi a Nancy. Da qualunque parte

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si esamini, esso (il divorzio) appare una catastrofe ». In Inghilterra in-vece, dove opera la Commissione Reale per il Matrimonio e il Divorzio, questa Commissione nel 1966 ha dichiarato testualmente: « Se la ten-denza a divorziare non sara frenata, c'e pericolo che la coneezione del matrimonio, come unione di un uomo con una donna, possa essere ab-bandonata, il che sarebbe una perdita irreparabile per la societa. Se que­sta tendenza dovesse continuare senza freno, potrebbe diventare neces-sario considerare se la comunita, nel suo insieme, non sarebbe piu fe-lice abolendo il divorzio ed accettando gli inevitabili inconvenienti per i singoli che cio potrebbe comportare ».

Sono queste le affermazioni, e se ne potrebbero citare tante altre, che pur tenendo conto dei casi limiti dei matrimoni falliti, denotano un grave disagio, proprio in quei paesi cosi detti, piu civili.

E' forse probabile che un buon numero di favorevoli al divorzio sia mosso da cattiva informazione, da superficialita, da sfrenato desiderio di liberta individuale, da mancanza di preparazione a sopportare gli inevi­tabili sacrifici, da un generico bisogno di comportarsi al di fuori dei

IL MATRIMONIO E' DI SUA NATURA INDISSOLUB1LE. Alia luce della Parola di Dio, la Chiesa ha costantemente insegnato che il matrimonio e indisso-lubile, non soltanto come sacramento, ma anche come istituto naturale.

Solo infatti una mutua donazione personale e perenne dei coniugi garantisce alia famiglia il raggiungimento della sua interiore pienezza e I'adempimento della sua funzionc sociale, soprattutto educativa. (Notificazione del Consiglio Permanente della C.E.I.).

' vecchi sistemi '. II desiderio del nuovo favorisce gli impulsi intuitivi ed immediati, non i riflessi. Vi e anche pero chi pensa che nessuna legge, interna o esterna, abbia il potere di frenare il bisogno individuale di li­berta. Eppure e risaputo, e le statistiche aggiornate lo confermano, che nei paesi divorzisti non sono diminuite le unioni illegali, non si e risolto nemmeno il problema dei figli illegittimi.

Nel cambiamento tumultuoso delle abitudini nell'attuale societa si sente sempre piu il bisogno di qualcosa di stabile e sicuro che sappia indicare ai giovani particolarmente, una scala di valori secondo i quali comportarsi. II divorzio non aiuta certamente. Per quanto si possa dire, e evidente che esso e una ' piaga ' che assomiglia molto al cancro che, nel suo sviluppo, disgrega la societa. Si sa che nessuna legge, per se, fa buono ed onesto alcuno, ma deve offrire un modello di comportamento. Cosi la legge sul matrimonio deve presentare come la societa intenda la famiglia e non, come fa la legge Baslini-Fortuna, ridurre la serieta con

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cui si deve affrontare il matrimonio, acuirc la crisi del matrimonio ed in­troduce in esso un amaro e perenne sospetto.

I figli hanno bisogno di qualcosa di stabile che li aiuti a indirizzare i propri istinti, a saper rinunciare, per il bene comune, alia propria li-berta. La societa come attualmente e composta esige ancora rinunzie. I giovani hanno bisogno di sicuri esempi: l'amore oblativo non e istintivo, ma razionale.

Ogni cittadino dovrebbe sentirsi impegnato perche i giovani che si preparano al matrimonio siano opportunamente illuminati sulla realta dei problemi della vita, sui doveri che comporta il matrimonio. Anche lo Stato. dopo la famiglia, deve maggiormente impegnarsi in questo do-vere, ma deve avere idee ben chiare nel programmare lo sviluppo educa-tivo, culturale ed economico. E' urgente che il Parlamento appronti una legge sociale per la famiglia: tenendo presente i luoghi e gli orari di lavoro, gli impegni della donna che ha responsabilita familiari, favoren-do l'istifuzione di asili nido e centri per la assistenza sanitaria familiare. Indispensabile e istituire in ogni comune consultori matrimoniali e pre-matrimoniali in cui sociologi e medici sappiano indicare la strada piu efficiente e moderna per la preparazione, l'aiuto e la cura della famiglia. E' tempo ormai che venga eliminata la triste piaga della superhxialita e dell'ignoranza in molti che contraggono il matrimonio privi di idee sugli obblighi del loro stato. La legge di riforma dei diritti di famiglia. ormai in gestazione da troppo tempo, deve mettere in chiaro che la famiglia e una comunita tra pari e che ogni decisione deve essere presa di comune accordo. Bisogna rivedere il concetto di « capo famiglia » e di « patria potesta » e garantire che ogni famiglia abbia sempre origine da un consa-pevole, libero e mutuo consenso. Siamo pero ben convinti che una legge, per quanto completa possa essere, non basta. Percio dire si all'indissolu­bility del matrimonio, impegnarsi per una adeguata politica familiare deve essere Pimpegno preciso di ogni cristiano che crede in una societa mi-gliore, in una famiglia rinnovata e ricca di valori esistenti anche nella ci-vilta moderna, significa sperare in un futuro migliore per la nostra societa.

In questo senso ci invita il Concilio Vaticano II nella « Gaudium et spes » (n. 52): « I cristiani, bene utilizzando il tempo presente, e di-stinguendo le realta permanenti dalle forme mutevoli, si adoperino per sviluppare diligentemente i valori del matrimonio e della famiglia, tanto con la testimonianza della propria vita quanto con una azione concorde con gli uomini di buona volonta: cost, superando le difficolta presenti, essi provvederanno ai bisogni ed agli interessi della famiglia, in accordo con i tempi nuovi ».

Don Mario Chouquer d.D.

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SANGUE SUI FOGLI

Era da tanto tempo che Paolo si struggeva dalla curiosita. Ogni volta eke, stanco di studiare, si afjacciava alia finestra per prendere una boccata d'aria, gli si presentava sempre lo stesso spettacolo.

Lo spettacolo e una vecchietta, una maestra in pensione, che, dopo i suoi bravi sessantacinque anni passati nell'insegnamento, se ne sta sola nella sua stanzetta, vivendo dei bei ricordi che si allontanano sempre piu.

Conserva tutto dei suoi ragazzi: i compiti con le fascette, un coltel-lino che benevolmente aveva tolto a Mimi quando comincib ad essere pericoloso nelle sue mani, i registri che ogni tanto rivedeva, tutto per tenere sempre vivi nella memoria i suoi ragazzi. E ogni tanto si compia-ceva, con un lieve sorriso che le illuminava il viso, d'aggiungere qualche noticina a questo o quel nome, quasi per approfondire ancora di piu la conoscenza dell'animo di quelli che erano stati i suoi scolari e che per lei erano rimasti tali.

Stava proprio rivedendo il registro di una quarta elementare, chis-sa, forse stava ripensando a una confidenza di Giannettino, quel ragazzo cost generoso e vivace e un po' disordinato anche, quando senti hussare alia porta, ha vecchietta subito andb ad aprire, senza neppure chiudere il registro. Quale fu la sua sorpresa a vedersi davanti un bel giovanotto! E gia s'affannava a cercare di riconoscerlo e di ricordarne il nome, pen­sando di avere davanti un suo scolaro.

« Mi saprebbe indicare una sartoria?»! Bastb per far capire alia po-vera vecchietta che non era un suo scolaro. Tuttavia fece entrare il gio­vanotto, lo fece accomodare e, non contenta di indicargli a voce I'indi-rizzo, lo stava scrivendo. Ma non fini. Che si trovb stretta al collo da due mani gelide, e fu sbattuta a terra e colpita violentemente da terri-bili calci. Risenti la voce, minacciosa questa volta: « Dove conservi i tuoi soldi? ». Soltanto un attimo di esitazione nella vecchietta. Poi, pensando a quale scempio quell'ingrato ospite avrebbe fatto dei suoi cassetti ben ordinati, dei suoi registri che aveva cost cari, disse, con quel fil di voce che ancora aveva: « Li ». II disgraziato prese i soldi, pochi in verita, il piccolo risparmio della pensioncina della vecchia maestra, e corse difi-lato verso la porta. Ebbe tuttavia un tantino di gentilezza, era giovane e un pizzico di bonta e'era ancora nel suo cuore: « Vuole che le chiami un medico? ». « No », rispose una voce che si stava spegnendo. E il gio-

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vane span. Fu soccorsa la vecchietta dopo qualche ora e portata subito all'ospedale. Ma a nulla valsero i tentativi per salvarla. Mori. E sapete quali furono le sue ultime parole? « State meno severi con quel giovane, perche ha avuto un pensiero di gentilezza per me, pur avendomi fatto tan to male ».

Gli agenti di polizia che avevano appena finito I'interrogatorio, chi-narono la testa e pregarono in silenzio. S'era spenta una fiammella d'a-more, un irammento di carita s'era staccato dalla terra ed era volato al cielo. Fu letto il suo testamento: lasciava tutti i suoi risparmi ai ragazzi poveri ed abbandonati.

Ragone Innocenzo d.D.

Quanto piu e grande, tanto un'amicizia dev'essere stabile e dura-tura. Ora, I'amicizia tra marito e moglie sembra la piu grande di tutte le amicizie.

Se uno, sposata una donna quando essa e giovane, quando cioe e bella e feconda, la potesse rimandare una volta avanzata in eta, rechereb-be alia donna danno, calpestando l'equita naturale.

Se uno considera le cose con rettitudine... arrivera a concludere... che quella societa tra uomo e donna, che noi chiamiamo matrimonio, de-ve durare non solo a lungo, ma per tutta la vita.

La legge deve tutelare i buoni costumi ai quali si ricollega 1'unione indivisa dei coniugi; se questi, infatti, sanno di essere uniti per sempre, sara piu fedele l'amore dell'uno per 1'altro; se pensano di restare in per-petuo nel possesso delle stesse cose, sara piu sollecito 1'impegno di am-bedue nelle faccende domestiche; cosi vengono anche tolte le cause delle discordie, che invece accadrebbero tra il marito e i parenti della moglie qualora questa fosse rimandata, e viene reso piu stabile l'amore tra gli affini; sono anche tolte le occasion! di adulteri.

S. Tommaso d'Aquino

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I rintocchi di Maurizio sono quelli di febbraio e di marzo. Paziente egli scandisce le ore della nostra vita: le ore piu buone sono, naturalmente, quelle che meritano di piu il nostro ricordo.

Febbraio e stato ricco di avvenimenti. Si e aperto nel Nome del Cuore di Gesu con un bel ritiro spirituale. Nei giorni quattro e cinque, la nostra Casa accolse i Superiori di tutti i nostri Istituti. Attorno al Padre Generale discussero i vari problemi della loro vita di apostolato. Nella mattinata del sei tutti raggiunsero Roma per fare corona a P. Tito, nella lieta ricorrenza del suo 58° anniversario di ordinazione sacerdotale. Anche noi offrimmo la Vittima Santa pregando per Don Tito. Quel giorno parlammo di Lui, della sua alta spiritualita. Egli e veramente uomo di Dio; egli ha vinto la materia; egli vive soltanto dello spirito di Cristo

Poi venne il carnevale e ci divertimmo in una sequen-za di giochi.

A sera, una ricchissima tombolata ha reso felici quasi tutti, con premi vari e consistenti.

Alio spirare del mese, eccoci di fronte ad un « tempo forte », la Quaresima.

L'iniziammo mercoledi delle sacre ceneri, compiendo un pellegrinaggio alia Chiesa Cattedrale per I'acquisto delle Sante Indulgenze dell'Anno Santo.

Alle ore 18, dopo una Confessione straordinaria, rag-giungemmo il Duomo, sotto il soffio d'un vento gelido. Celebro S.E. il Vescovo di Orvieto e con Lui tutti i Par-roci della citta; vaste rappresentanze d'ogni parrocchia gre-mivano, quasi per meta, la grande Cattedrale. Noi abbiamo avuto l'onore di servire il rito sacro.

Ed eccoci a Marzo. Mese tutto sprizzante aria di primavera. Giornate tiepide, turgore di vita. L'avveni-mento piu solenne e stata la Professione perpetua del Di-scepolo Don Michele Perriello. Giunse da Gioia del Colle, accompagnato dal P. Superiore, stretta nel cuore una grande promessa.

Giorno 15, 43° anniversario della scomparsa del no­stro Padre Semeria, Don Michele, ai piedi dell'altare su cui trionfa la Croce di Cristo, davanti ai Confratelli pre-

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senti ed a tutta la Comunita, giuro, nelle mani di Padre Romeo, di vivere per Peterno povero, umile e casto. nella Famiglia dei Discepoli. La sua emozione contagio i nostri spiriti ed il canto della gioia e del ringraziamento sgorgo dal nostro cuore al Maestro Divino che ancora ci ama. Ama la piccola schiera dei Discepoli, i quali, pur nella fa-ticosa ascesa del loro apostolato, si sentono ancora seguiti da giovani entusiasti e valenti. Sono le nuove leve, le spe-ranze della Famiglia voluta da Dio. Padre Semeria, per ii quale anche pregammo, avra esultato di gioia per la Con-gregazione dell'amico diletto, con il quale vive nei Cieli.

II neo-professo perpetuo, a brevissima scadenza, sara Dottore in Matematica ed e di uno spirito umile. L'umilta lo fara grande e la matematica gli servira per essere umile.

!l discepolo Michele P^rricllo, nco professo perpetuo,

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Viene San Giuseppe e ci reca la primavera, moltiplica le primavere del nostro Don Manfredi. Auguri e canti, tutti per Don Salvatore, Discepolo di una umilta operosa, che sa di viola.

Si chiude il mese ancora in compagnia di Don Romeo. Quanto ci fa bene il vederlo si spesso! Questa volta la sua parola e stata di primavera. Questa stagione, ci ha detto, ha nulla di sostanza, ma tutta e apparenza, e di luci e di fiori. Scorazza la fantasia, vibra di moti arcani il nostro fisico. Richiamiamo ogni cosa alia sua giusta misura. Siate, si, fiori di primavera, ma proponetevi, attraverso un con-trollo serio dei vostri sentimenti, del vostro corpo, di dar giusto valore a cio che e provvisorio, amando e conqui-stando di preferenza le cose che non tramontano. Prepara-tevi a dare frutti di vita eterna. Dare i frutti quando la sta­gione e piu calda o quando piu freddo e 1'anno, non im-porta, purche essi siano frutti di vita che non muore.

Maurizio

E' cosa sempre a noi cara raccontare quanto di bello abbiamo potuto fare nel nostro Seminario, specialmente dal-l'inizio del secondo quadrimestre. Che sia questo il periodo di maggior impegno scolastico ce lo ha ricordato il Sig. Pre­side, quando e venuto a leggerci i voti. Non abbiamo certo soddisfatto i nostri genitori e superiori... ma i forti non piangono! Aspettiamo i risultati finali per farvi conoscere tutta la verita.

Di attendere Pasqua con piu intensa preparazione, ce lo ha ricordato il P. Superiore che, venuto tra noi all'inizio della Quaresima, ci ha indicato il cammino da seguire. II nostro incontro con Cristo e quotidiano, ma del tutto par-ticolare e stato quello del 27 marzo. Giornata indimenti-cabile per il cristiano che in questo periodo dell'anno sod-disfa al Precetto Pasquale. Insieme a noi, per iniziativa del Preside, si e unita tutta la scuola media di Ofena e quella di Casteldelmonte. Nella nostra Cappella eravamo circa 140 alunni e c'erano anche una trentina di Insegnanti.

Suggestiva la cerimonia in Chiesa: alia Processione of-fertoriale abbiamo visto il Preside e altri Professori, portare i doni all'altare; alia Comunione, tutti, alunni e insegnanti, ci siamo accostati a ricevere Gesu Eucaristico. E' stato un grande giorno, perche piu vivo si e manifestato il nostro amore per Cristo. E se seguiteremo ad amare Gesu con que­sto amore, se sentiremo la sua voce, se vestiremo la sua forza, nulla ci impedira di raggiungere l'ideale del Sacerdo-zio! Cosl la Missione iniziata, per desiderio del Vescovo, da due Padri Passionisti nella Parrocchia di Ofena e nella contrada delle Vigne, ha avuto un duplice scopo: prepa-

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rarci a celebrare cristianamente la nuova Pasqua e il nuovo Anno Santo.

Altre initiative e manifestazioni religiose, culturali e ricreative, hanno allietato il nostro spirito, che ancora in-forme, va man mano crescendo e irrobustendosi.

A Marzo abbiamo commemorato P. Semeria. Davanti al suo bronzeo busto, che domina tutto il piazzale esterno, abbiamo elevato il nostro animo in nn inno di lode e di ringraziamento a Dio e alia Patria. A teatro, poi, la figura del Padre e stata messa in risalto, prima dalle illustrazioni allcstite dal vicerettore, poi dai brevi interventi oratori di Valente D., Pacinelli, Di Lauro, Mesolella, Cavallucci e Faiazza, e infine dal documentario sulla sua vita.

L'attivita ricreativa costituisce per noi una forte leva di vitalita e di entusiasmo e un severo allenamento di disci-plina personale.

Nel campionato interno c'e molta apprensione nel co-noscere la squadra vincitrice del Torneo R.A.I.D., perche due squadre, Orvietana e Sipontina, vanno avanti a pari punti, mentre le altre, Potentina, Amatriciana, Cassinese e Napoletana avanzano in gruppo. Travolgente e stata la vittoria della nostra Nazionale R.A.I.D., contro la Scuola Media di Ofena. Di qua e di la, profcssori e tifosi si sono goduti uno spettacolo sanamente agonistico.

Lodevole e stata anche l'iniziativa promossa dalla scuo­la di far partecipare alcuni ragazzi ai Giochi della Gioventii. Si sono classificati, nella competizione di corsa campestre a carattere comunale, sei ragazzi del Seminario, i quali an-dranno nella citta delPAquila per le semifinali. A Sabatini Luciano e agli altri atleti, porgiamo i migliori auguri.

Anche a tutti voi, amici, benefattori, superiori, augu-riamo la gioia di Cristo Risorto nella nostra Pasqua, con un ricordo particolare nella preghiera.

// cronista di turno

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Chiesa di Crista luce alle genti

a cura di D. FRANCO PANETTA, d. D.

II sacramenio della Confessione

Nessun sacramento coinvolge tanto la personale azione del Ministro, quan-to il sacramento della Confessione. II fedele cerca un ministro che gli dedi-chi del tempo; cerca I'uomo paziente che lo ascolti e gli creda; cerca I'uomo caritatevole che non versa sale ma bal-samo sulle sue ferite; cerca I'uomo av-vertito che non ponga pesi importabili sulle sue spalle; cerca I'uomo serio e sperimentato che sappia comprendere ed applichi poi il metro usato dal Si-gnore delle coscienze; cerca I'uomo oru-dente e discreto, che non scavi dove non e necessario, che ammaestri la do-v'e certo e domandi solo rettitudine di coscienza la dove la complessita dei casi della vita non permetta una defi-nizione perentoria degli obblighi e delle soluzioni.

Vien fatto di chiedersi, a questo pun-to, se esista ministero piu grande, eser-cizio di carita piii squisito, servizio di Dio e dei fratelli piu meritorio.

Perche, in realta, molti fedeli sono in grado di trovare da se le forme di una testimonianza cristiana che trascen-da il semplice individualismo; molti so­no in grado di costruire opere esteriori, edilizie, organizzative, a promozione del bene sociale. E tutto questo puo coesi-stere, e normalmente coesiste con il dramma interiore del peccato e della grazia, che sempre si contendono il do-minio dell'anima. Ma in questo gioco misterioso di fronte al quale solo Dio e perfettamente giudice, e per il quale di proposito il Signore ha istituito un sacramento di misericordia che vi entra come elemento sanatore, senza limiti di accessibilita e di uso (fino a settanta vol­te perdonerai il tuo fratello, dice il Si­gnore) in questo ambito sappiamo che soltanto il Sacerdote abilitato all'eser-cizio della Confessione puo portare il

contributo determinante, del quale l'a-nima non puo fare a meno.

E allora nasce la domanda, tanto bruciante quanto ipotetica e rispettosa: se la crisi della Confessione non di-penda anche, in parte o — Dio non vo-glia! — principalmente, dal modo con cui tale sacramento viene in molti casi amministrato.

E' forse troppo, chiedere che ogni Sa­cerdote, costituito ministro del perdono prima ancora che animatore e promo-tore di opere sociali, si ponga degli in-terrogativi circa la sua attitudine abi-tuale di fronte al ministero della Con­fessione? Se vi dedica gioiosamente o almeno pazientemente tutto il tempo da esso richiesto; se accoglie con la mi­sericordia di Cristo ogni anima, senza discriminazioni; se reprime moti di irri-tazione o di impazienza, tanto piu facili quanto piu gravi sono le colpe accusa-te; se si impone di ascoltare, assai piu di quanto non voglia sentenziare; se ri-spetta la dignita del penitente (dignita di fronte a se stesso e di fronte ai circo-stanti, che possono intuire molto, ancht dal semplice tono della voce del Confes sore) laddove piii difficile e la Confes­sione; se porta al confessionale un animo di amico, di fratello, di padre, che non giudica l'altro piu severamen-te di quanto lo giudicherebbe il Signo­re; se si sforza di scoprire le attenuanti e di intuire il bene che un'anima reca sempre con se accanto al male; se si attiene alia dottrina e alle leegi certe della Chiesa, anziche a criteri personali e preferenziali di giudizio; se cerca di mettere il penitente a suo a«io, anzi­che umiliarlo o scoraggiarlo; se cerca di rispondere al bisogno dell'interlocutore, piu che al proprio desiderio di afferma-re principi astratti e non pertinenti; se da coraggio e speranza e fiducia nei nome di quel Gesu che non vuole la morte del peccatore, ma che si conver-

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VIGILIA DI PRIMAVERA Avvio

Appena appena s'erano rilassati i garetti del bigio cavallo, che gia bisognava riprendere la strada. II corso pero era sulle rotaie.

La gente parla di divorzio. C'e chi si professa cattolico e chi no. E ci sono cattolici che si dicono favorevoli al divorzio e non cattolici che si dicono contrari. Tot capita, tot sententiae. E va bene: ognuno giudichi da se. Non e civile violare l'ambito dei sentimenti, delle convinzioni, dei comportamenti personali. Ognuno pensa come vuole e si governa se-condo la propria coscienza. Ma uno che si professa cattolico sa o do-vrebbe capere quali sono i contenuti della sua fede e le esigenze di essa in materia di dottrina e di morale; e a quelli, per sua libera scelta, e vin-colato. Se no fa parrocchia per conto suo. La Chiesa ha ribadito Pinsegna-mento sulla indissolubility del matrimonio. II divorzio e un male.

POTENZA

Trascorro due giorni a POTENZA. Manca D. Fragola, padre della casa. II logoramento antico per l'apostolato condiziona ora la sua salute e ci priva temporaneamente della sua presenza. Lo assiste l'affetto di quanti gli vogliono bene, che sono tanti, per il simpatico senso di conversevoie umanita e l'afflato sacerdotale che possiede. Facciamo voti che presto si ristabilisca per imprimere all'andamento delPistituto una piu tranquil-la efficienza. L'aggravato impegno e ripartito tra i rimanenti confratelli,

ta e viva, anche nei rari casi in cui, per ragioni fondate, obiettive, incontro-vertibili (perche diversamente " in du-bio standum est pro reo ") si vedesse nella dolorosa necessita di non accor-dare al penitente l'assoluzione.

Se ci sono persone che hanno l'obbli-go primario di salvare la Confessione da una crisi che sembra minacciarla, queste sono anzitutto i Sacerdoti, ai quali essa e stata affidata da Cristo at-

traverso la Chiesa. Qualora il distacco dei fedeli da questo umanissimo e con-solante sacramento dovesse realizzarsi in dipendenza da altre cause, cio sareb-be doloroso, vero motivo di sofferenza per chiunque ama la causa di Cristo; ma non lo sarebbe mai quanto nel caso in cui cio dovesse dipendere in qualche modo dai ministri del sangue di Cristo Gesu.

(Dall'« Osserv. Romano »)

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D. Jacobellis, D. Livio, D. Atzeni, i quali sono generosi nel lavoro e pronti a portare l'uno il peso dell'altro, adempiendo la legge della carita.

L'Tstituto « Principe di Piemonte » di Potenza ha una nutrita schie-ra di alunni, i quali sono i primi nella nostra Opera, senza che gli aim siano al secondo posto: gli alunni dei nostri istituti sono sulla medesima linea di promozione e avanzano a cicli, secondo il senso che sanno impri-mere alia loro formazione i confratelli, e secondo la misura del dono di Dio.

CASSINO

Da Potenza raggiungo CASSINO. Un pio sacerdote, D. Belisatio Nocera, ha donato alia nostra Opera uno splendido ed esteso terreno, perche si costruisca a Vairano Scalo una Casa di riposo, nella quale, con gli altri anziani, abbiano particolare riguardo di assistenza i sacerdoti. E' un gesto che commuove e corona un ministero prestato secondo le esigenzc della identita sacerdotale.

Da Cassino, prendendo in prestito carrozza cavallo e cavaliere, vtsi-to ESPERIA INFERIORE e VALLEMAIO.

ORVIETO

II 14 sono a ORVIETO, per ricevere all'indomani la professione perpetua del Discepolo Michele Perriello. I Discepolini, guidati dai Supe-riori della Casa, hanno reso piu sentita la cerimonia. Essi stessi hanno avuto un sussulto di gioia vedendo come gl'ideali della nostra umile Fa-miglia religiosa conquistano ancora le anime giovanili. E' questa la nostra primavera. Conquistatore e Cristo, Rex admirabilis et triumphator nobtlis. In Lui radichiamo la nostra fede; e sulla fede fondiamo la spe-ranza, nel tormento e nella gioia del quotidiano servizio. Questo senti-mento logoro, sublimandola, la vita di P. Giovanni Semeria, ed egli lo trasse dagli orfani, termine del suo caritativo andare in quanto traspa-renze di Cristo. II 15 marzo ricorre appunto il 43 anniversario della sua morte.

A Orvieto ritornero ancora il 23, per questioni di lavoro con-nesse alia finitura dell'edificio. Dentro il recinto un manipolo di Disce­polini (sono 14, delle scuole superiori) si prepara alia sequela di Cristo. Ai confratelli che presiedono alia loro formazione auguro la consolazione di riconoscere il meglio di se nell'atteggiamento degli educandi: e questa una consolazione nella fatica.

E' primavera. Alberelli fioriti si tendono verso la luce, dalla cam-pagna verde. Medito con i Discepolini I'annuncio del Signore, portato dalPangelo a Maria, la piena di grazia, e, attraverso Maria, creatura pri-vilegiata, alia intera umanita.

R. P.

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DALLE CASE NOSTRE

Napoli - Istituto Roberto Darmon

Ci ritroviamo per raccontarvi un po' di noi; anche se il caldo di fuori fa primavera piena e la voglia di « spa-paranzarsi » in una comoda poltrona fa chiudere gli occhi. E parliamo di cal­cic Oggi e ancora lunedi e il discorso viene facile. E il Napoli ha solo pareg-giato colla Roma!

I nostri ragazzi, invece, ieri hanno riposato. Si e allenata solo la naziona-le dell'Istituto, con una squadra di esterni.

Trasferta importante in Aprile! Si va a Siponto per una gita; e la, come succede nel calcio, c'e un ex che ci a-spetta: don Volpe, il Vice dell'anno passato. Ma Peppino (il nostro esperto in esorcismi) ci ha rassicurati sul risul-tato; ha un metodo tutto per farci vincere. Ad affiancarlo ci sara Don An­tonio (il nostro vice) che per spaventa-re gli avversari ha imolorato don Cava-liere per un megafono.

Eppoi siamo stati alia scoperta della

citta. La prima domenica di ogni mese: colazione al sacco, scarpe da tennis e un itinerario sempre diverso. E tutto questo senza che ci fosse stato suggeri-to dall'austerita che e venuta dopo. Le piu belle: un ragazzino di terza elemen-tare che « scopre » la scala mobile, e un ragazzo di terza media estasiato, come incollato al vetro di una bacheca di cose romane; oggetto di tanta attenzio-ne un cucchiaio. Non era possibile per lui che l'usassero gia tanto tempo fa!

E una sera ne venne fuori ancora una. Don Antonio mi piglia sottobraccio e mi fa: « Giua, devi trovarmi uno slo­gan per Carnevale ». Ed io « perche? ». « Dobbiamo fare il Canta carnevale ». E pensa che ti ripensa ne usci: « urla, acuti, falsetti e stonasli anche chi ra-glia avra la medaglia ». E che era San-remo al confronto! Anche per noi ci fu il problema di scegliere, di scat ta­re, di provare, di dare voti, di invitare gente. La prima serata: un successone! Ma la serata della finale... Vuoi per i genitori dei ragazzi, vuoi per il corpo insegnanti, vuoi per gli altri ospiti pre-senti l'emozione taglio le gambe un po' a tutti. Peppino (sempre lui), che

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questa volta presentava lo spettacolo, prese le sue brave paperette. E meno male che c'era Emilio, il nostra esperto in latrati, che ci fece il « cane che piange », quello che « abbaia per en-trare in casa », quello che « riceve una bastonata ». Risate, risate! E fu una bella serata; senza tacere poi delle gare che si erano svolte in mattinata. Un po' sagra paesana colla campestre e col tiro alle pignatte, e un po' giochi sen­za frontiere (madre TV docet): ma lo spasso fu di tutti. L'unico a restarci ma­le fu Massimo che non fece scoppiare il suo palloncino nel tempo dovuto. Ed ora c'e la gita e, subito dooo, Pasqua.

La gioia, l'allegria e ... il dolore, la riscoperta della vita. Come tutto quello che e proprio delPuomo; di sempre. E riuscira a farcela nonostante tutto. A-prirsi per un pensiero diverso, perche forse ci sveglieremo una mattina e il sole non ci sara piu.

G A.

Cassino - Istituto "Figli d' Italia,,

Con San Giuseppe abbiamo chiuso il secondo trimestre scolastico, riceven-do, grazie a Dio, buone le pagelle delle scuole Superiori e ottime quelle della Scuola Media. A tutti il nostra plauso piu vivo, nella fiducia del sicuro trion-fo finale, anche dei pochissimi tuttora zoppicanti. Birba chi manca!

La fine di febbraio se n'e passata col felicissimo carnevale, che sopratutto la sera del suo ultimo giorno ci ha por-tato carrellate di allegria, con le piu sva-riate e gioiose manifestazioni, non e-scluse quelle artistiche, anche se talvolta a spunto caricaturale, specie per le cop-pie « faccia a faccia », ove Fede ha dimostrato il suo ridanciano buonumo-re e Cinquegranelli, presentatore, ha

sfoggiato la piu vivace facilita di elo-quio. Un po' sdolcinata la signorina Ci-cos, un tantino manierata la figura della comara Perrino, alquanto esagerato il comico Vandra, formidabile pero Ver-recchia pastasciuttaio e sollevarore di pesi, meraviglioso Costanzo, interpre-te proteiforme, impareggiabile l'ameri-cano Claudio italicomane. Magnifiche le interpretazioni del coro 4 + 5 dei gran-di e del coro dei piccoli: le dita nel naso. Con i presenti hanno partecipato con valore a tutte le scene: Lamberti, Mazzola, Pallisco, Passeretti, Tullio. Con Lombardi, chitarrista, Don Vincen-zo ha orchestrato il tutto con tocco di artista di cartello, sacrificando tutto se stesso, perfino... la cena.

Oltre a policroma rappresentanza e-sterna, si e giocondato con noi anche Don Bracciani, di ritorno da una delle sue faticose tournees.

II 14 Marzo a sera abbiamo celebra-to il 43° del pio transito di P. Semeria, commemorando il Confondatore dell'O-pera e rivolgendo a Lui la nostra umile preghiera, perche continui col P. Minoz-zi a riguardarci dal cielo con la protet-trice, anche se immeritata, benevolenza paterna.

II 15 Marzo abbiamo preso parte con tutti i giovani alia imponente manife-stazione festiva di tutto il popolo di Cassino, che alia presenza del Capo del-lo Stato S.E. Leone, ha celebrato il 30° anniversario della distruzione della cit-ta martire, medaglia d'oro al Valore Mi­litary

II nostra Istituto, sorto per volere di P. Minozzi in questa zona del Colos-seo di Cassino, che per lunghi mesi segno in quel lontano 1944 «il tormento limite fatto di sangue e di ravine », sor-ride con tutta Cassino alia gioia della gloriosa rinascita, in una visione cri-stiana della vita, nell'amore e nella fra-tellanza, additando la sicurezza del do-mani ai nostri giovani diletti.

Con marzo pazzerello siamo tornati spesso nel cuore dell'inverno, con tal-

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volta nebbia, tuoni, pioggia, vento, ne­ve e temporali e quindi con qualche ca-so di tosse e d'influenza, che pero non hanno impedito il ritmo degli studenti e dei tornei sportivi. A proposito dei quali ultimi, segnaliamo che in omag-gio all'entusiasmo del Direttore, gli juniores hanno terminato il loro giro-ne, superando le immancabili difficolta organizzative e brillantemente distin-guendosi fra gli atleti piu in vista.

II primo marzo abbiamo ricevuto una visita di Superiori Dirigenti dell'Enaoli, che, rendendosi conto di tutto l'anda-mento della nostra Casa, hanno espres­so le loro sentite felicitazioni a Don Antonio per la serieta dell'Istituto che egli dirige.

Si e fermato di passaggio il Rev.mo P. Superiore, di ritorno da Potenza. Dopo giri lampo in tre giorni nelle va-rie Case limitrofe, ha tenuto Consi-glio di casa, ha concelebrato, parlando ai ragazzi e alle Suore e ripartendo per la capitale, dopo aver appreso telefoni-camente buone notizie della preziosa salute di Don Fragola, al quale anche noi tutti beneauguriamo cordialmente il piu rapido e piu completo ristabili-mento.

Con le Missioni religiose venute da Assisi a Cassino abbiamo tutti preso entusiastico contatto diretto, invitando i prestigiosi Missionari, i quali sono ve-nuti con solerzia nella nostra sala « P. Minozzi » per colloqui con i giovani, che di certo si sono avvantaggiati spi-ritualmente di molta abbondanza di lu­ce, anche in preparazione al santo Pre-cetto della Pasqua.

Per i giorni del ponte di San Giu­seppe, abbiamo festeggiato non so'o la ricorrenza dei paoa tutti e in nartico-lare del nostro Direttore, ma abbiamo alleqramente brindato « in unum » = « 'm paranza » alia spettacolosa patente guida, conseguita summa cum laude dal nostro Vice, fra i rallegramenti dell'In-gegnere esaminatore.

/. d'a.

Potenza - Istituto "Principe di Piemonte,,

Come tutti gli altri anni, anche nel 74 il nostro assistente Giuseppe Per-rone ha organizzato una gita scegliendo come meta Monterosso.

Siamo partiti nel pomeriggio del gior-no 16 marzo. II viaggio e stato ottimo sino a Monterosso. Verso Palba del giorno seguente siamo arrivati sull'in-cantevole riviera ligure e tutti ci siamo affacciati ai finestrini per vedere un po' della sua bellezza. Nel giio di un'ora siamo arrivati a Monterosso: un'incan-tevole paese bagnato dal mare.

Il collegio « P. Semeria » era a me­ta collina. II Direttore D. Egisto Pa-tuelli ci attendeva accogliendoci a brac-cia aperte. Dopo le numerose presen-tazioni egli ha celebrato la S. Messa e tutti abbiamo fatto la comunione. Poi siamo andati a visitare In tomba di P. Semeria.

Verso le 12, abbiamo pranzato e sia­mo partiti per Portovenere. Nel giro di un'ora siamo arrivati al posto stabi-lito. Abbiamo subito visitato il porto, i monumenti, soprattutto l'antico ca-stello medioevale. Siamo saliti al punto piu alto di esso e abbiamo ammirato la sua posizione invidiabile.

Perrone ed altri nostri compagni han­no lavorato, per cosi dire, scattando nu­merose foto e il nostro accompagnato-re Volpe Michele si e dato da fare con la sua cinepresa. II mattino dopo sia­mo partiti per Rapallo e abbiamo visi­tato molti suoi monumenti e guardato alcuni appassionati alia pesca che si da-vano da fare nel loro svago. Da Ra­pallo siamo partiti per Portofino fer-mandoci al faro.

Al ritorno abbiamo regolarmente

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pranzato e dopo un breve riposo abbia-mo visitato alcune bellezze di Monte-rosso: il gigante di pietra, la spiaggia dove ci siamo molto divertiti. Tornati |n collegio abbiamo organizzato una partita: noi della scuola media contro i compagni di altre classi, terminata 8-8 senza dolori.

Il mattino seguente ci siamo alzati alle ore 5,30 per partire verso Genova. Siamo arrivati sul posto verso le 8,30. Subito ci siamo dati da fare nel visitare i monumenti, sfruttando il poco tempo disponibile al massimo. Ci siamo divisi in due gruppi: uno con Perrone e l'al-tro con Volpe. II gruppo di Perrone ha visitato lo stadio, da lontano, il ci-mitero di Genova e soprattutto le tom-be di Giuseppe Mazzini e dei patrioti. In seguito si e diretto verso il porto.

II gruppo di Volpe ha visto altri mo­numenti: la Chiesa Annunziata, il mo-numento a Mazzini; si sono diretti poi al porto dove si sono incontrati con il gruppo di Perrone. Nel porto c'era la « Raffaello » e altre navi e barche. An-che qui ne la cinepresa ni la macchina fotografica si sono riposate e non sono mancati gli acquisti di ricordi e foto-grafie. Ci siamo ritirati alia stazione dove, prendendo il treno siamo partiti per Monterosso. Alle 17,00 il Diretto-re D. Egisto ha celebrato la S. Messa. Poi abbiamo cenato e, dopo saluti tri-sti, abbiamo lasciato l'Istituto.

Abbiamo viaggiato per tutta la notte. Siamo arrivati a Roma di primo mat­tino e siamo andati dal Padre Superio-re, da cui abbiamo ricevuto una pater-na accoglienza. P. Tito ci ha dato un ricordino. Abbiamo fatto colazione e subito dopo ci siamo incamminati a piedi verso Castel Sant'Angelo, San Pie­tro. Abbiamo visto le tombe dei Papi e la cripta di San Pietro. Dopo pranzo ci siamo diretti verso la stazione e du­rante il percorso abbiamo visitato il Pantheon attraversando Via Nazionale, Piazza Venezia, Via dei Fori Imperiali e abbiamo visto, anche se velocemente,

il Colosseo e, prendendo la Metropoli-tana, ci siamo diretti alia Stazione.

Siamo partiti per Potenza stanchi e soddisfatti alle 21,30. II vicerettore D. Salvatore Iacobellis e venuto dopo qual-che minuto e ha portato alcuni baga-gli in collegio. Noi siamo tornati col pullman. Dopo il profondo sonno si e fatto giorno e abbiamo ripreso la nostra vita quotidiana.

Ringraziamo i nostri superiori che ci hanno consentito di fare questa bel-la gita.

Apollonio Marcello

Come i dolce la Sua easa, o Signore ?

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N O T I Z I A R I O DELLA A S S O C I A Z I O N E E X - A L U N N I

A c u r a di RE MO DI Gl ANN ANTONIO

ITINERARI MILANES1

Sono entrato nel Duomo piuttosto prevenuto, avendo spesso sen-tito dire che al visitatore che abbia ammirato la magnificenza dall'ester-no, l'architettura dell'interno potrebbe apparire perfino deludente.

Per me non e stato cosi e neppure oso affermare che cosi non e stato perche, messo sull'avviso, mi aspettassi di meno.

L'interno, a quell'ora, era quasi vuoto immerso nel buio, com'e in tutte le Basiliche e le antiche Abbazie che finora ho visitate. Alcuni altari erano ingabbiati per riparazioni che, in un tempio cosi antico e cosi enorme, non c'e da meravigliarsi se non hanno mai fine.

L'ho percorso tutto lentamente, a cominciare dalla prima navata di sinistra, lungo la fila degli altari, sui quali andavo posando la mia muta ammirazione. Cosi procedendo, meditavo sui discorsi che spesso si ascol-tano sulla sontuosita delle vecchie chiese.

So che il mio punto di vista, al riguardo, non e modernissimo, nel senso che non e condiviso dai modernissimi. Ma per cambiare idea dovrei innanzi tutto essere io stesso convinto del contrario.

In queste opere, la ricchezza artistica, l'espressione piii sublime dell'intelligenza e del genio umano, elevatosi in uno sforzo supremo qua­si a toccare i confini del divino, e alia nostra portata, sotto i nostri occhi, a farsi guardare, ammirare, a farci sognare.

Certi capolavori veramente rappresentano un ponte lanciato tra I'uomo e Dio, un anello che li avvicina, un modo di pregare, di esaltare, di amare Dio.

Pcnso che coloro che misero mano alia costruzione di San Pietro

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non lo fecero con l'intento di procacciarsi fama, affidando il loro nome all'opera portentosa, o almeno non fu questo il pensiero determinante.

Ma, avendo della Divinita un concetto grandioso, nella grandiosita cercarono di esprimerlo.

II Duomo di Milano (che in Italia e tale per antonomasia, tanto che per citarlo e sufficiente dire « Duomo » senza altra specificazione) e cosi noto che mi ritengo dispensato dal parlarne; inoltre, io lo conosco meno della maggior parte degli amici che mi leggono, senza contare coloro che vivono a Milano.

Mi si consenta, tuttavia, di esprimere le espressioni ricavate da quella visita.

La complessita e, direi pure, la complicatezza dei lavori, l'arditezza dei disegni e della realizzazione, le 135 guglie puntate verso il cielo, le oltre duemila statue che lo adornano, la saldezza delle colonne, Paltezza delle cinque navate, la ricercatezza degli altari e del pavimento, la rifini-tura delle porte: in tutti i particolari che compongono la mole del Duo­mo, piacciano o non, io ho visto I'affanno di una ricerca, la passione, lo slancio veemente verso Pindicibile.

Come l'attore drammatico, il quale mobilita la somma delle sensa-zioni per ben incarnare il personaggio e per sentirsi interamente cio che rappresenta, adeguandovi l'espressione, la voce, i gesti, il linguaggio; cosi il cristiano, intendendo testimoniare il suo Dio, si investe quasi del potere di rappresentanza e, attraverso la sua opera, ne concretizza l'idea.

E' vero, queste opere sono costosissime; aggiungerei che sono anche improduttive, secondo la mentalita di un'epoca in cui le forze dell'uomo sono tutte tese a creare beni. Ma questo discorso condurrebbe molto lontano. Ci porterebbe ad affermare che anche il sacrificio di Abele, che offriva il piu bell'agnello del gregge, non era necessario; come non era necessaria la costruzione del tempio di Gerusalemme; e inutili dovrebbe-ro apparirci moltissime opere che hanno la sola funzione di procacciarci comodita e divertimento.

Ne si dica che il denaro sarebbe meglio speso in opere di pubblica utilita o a sollievo della poverta. Se vuole, l'uomo puo fare l'una e l'altra cosa, solo che diventi piu onesto con se stesso.

II Duomo mi ha incantato. Guardando verso il buio alto delle navate, confrontandomi con le poderose colonne, accarezzando i marmi degli altari, decifrando i caratteri dei sarcofaghi, mi sono esaltato, pur nella modestia della mia umana condizione, fino ad immedesimarmi in quella grandezza, a sentirmi scintilla del genio che l'ha creata e parte viva del-l'idea che rappresenta.

Remo Di Giannantonio

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I

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IL VECCHIO

L'accenno fatto in una recente assembled al problema degli anziani, mi ha ridestato vecchi ricordi che vorrei offri-re alia meditazione di chi mi legge, soprattutto perche si tratta di fatti e situazioni non del tutto immaginari. Poiche riengo che non pochi tra noi siano stati testimoni in qual­che episodio del genere, ho creduto di interpretarne le im­pression! in questa mia modesta cronaca incominciata in un amhiente che mi e familiare.

La grande cucina era illuminata, oltre che da una lampada insufficiente a dar luce fino ai quattro angoli, da una bella fiamma che qualcuno provvedeva, di tanto in tanto, ad alimentare con manciate di frasche secche. Al centro, sul mar-mo del grosso tavolo, gia era apparecchiata la cena.

L'ultimo della famiglia era appena rientrato ed aveva gia occupato il suo posto abituale. II padre, dopo un rapido sguardo per assicurarsi che tutti fossero presenti, diede un'ultima attizzata e ando anch'egli a sedersi.

Da principio nessuno fiato: si sentiva soltanto un discreto rumore di posate e di qualche sedia scossa per una piu comoda sistemazione. Poi il padre si volse al vecchio che era rimasto sulla sedia presso il muro e disse, dopo aver dato una spinta alia sedia di chi gli stava accanto, per creare un poco di spazio: perche non t'avvicini? E gli mostro il piatto che gia era sulla tavola.

II vecchio assunse un'espressione che sembrava di stupore per quelfinvito e, prima di accostarsi, guardo in viso uno per uno, come a chiedere l'approvazione di tutti; poi si trascino fino alia tavola.

Malfermo sulle gambe, le mani scosse dal male di Parkinson, la goccia che gli tremolava sulla punta del naso, era ridotto piuttosto male, ma il cervello fun-zionava come se avesse ancora vent'anni, e cosi la memoria e cost il cuore e lo stomaco. II suo cruccio, in verita, era proprio quello di aver piena coscienza del proprio stato e di non poter far nulla per migliorarlo e renderlo piu sopportabile ag'i altri. La irreparabilita di una tale condizione gli aveva perfino attutito quei sentimenti di ribellione e di pudore che in principio lo avevano riempito di im-potente rammarico; ma non gli impediva, tuttavia, di soffrirne ancora in modo vivo ed e?asperato.

Fu avviato qualche discorso, mentre la madre s'alzava per prendere qualche pietanza dall'armadio alle sue spalle ed il padre ne approfittava per aggiungerc un altro pezzo di legna sul fuoco. In questo si riteneva veramente insuperabile, riuscendo a sistemare la legna in modo da non impedire la circolazione di aria per teneie desta la fiamma. Si sentiva un architetto, nel suo genere.

II vecchio andava avanti piuttosto lentamente, forbendosi di tanto in tanto il mento unto di brodo e battendo un ritmo ineguale col cucchiaio che gli rim-balzava sui bordi del piatto nel tremito della mano.

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I momenti di pausa degli altri erano per lui una vera tortura. Alle sue orec-chie, pure indebolite dall'eta, quel rumore, a cui il male lo costringeva, gli arri-vava con toni esasperati e lancinanti, come il crepitlo di mitraglia. Tenendo sem-pre bassa la testa, lanciava sguardi a destra e a sinistra, per vedere fino a qua! punto gli altri lo sopportassero.

Cos! fino alia fine della cena, alia fine di ogni pranzo, ogni giorno. II discorso cadde sulla famiglia del vicino. — Una vergogna — lamentava

la madre. — Portare una povera vecchia, ancora abbastanza forte ed utile alia casa, a morire in un ospizio, lontana da tutti i suoi. Come se non avessero mezzi per pensare anche a lei; come se la roba che loro si godono non fosse anche sua. E' una vergogna.

II vecchio sent! fermarsi il sangue nelle vene; un brivido gli percosse la schie-na e il cucchiaio rimase a mezz'aria, a battere il tempo in modo ridicolo e penoso. Eppure le parole della nuora avrebbero dovuto piuttosto rianimarlo, non fosse altro per I'avversione decisa e scandalizzata che essa opponeva alia decisione dei suoi vicini.

Anch'egli aveva saputo del fatto. La vecchia rinchiusa in casa di riposo era piu j.iovane di lui di almeno dieci anni e non stava, in verita, tanto male in arnese.

Ora l'idea di subire lo stesso affronto, d'essere allontanato dalla sua famiglia,

L'ANGOLO DELL'ASSISTENTE

L'augurio per una buona festa pasquale per noi cristiani e sempre attuale. La Pasqua infatti e la fe­sta del rinnovamento. Dobbiamo lasciare tutto cio che ci impedisce di aderire al bene operando nella verita.

San Paolo ci esorta: « Buttate via il vecchio fer-mento per essere pasta novella, dato che siete azimi. E di fatti la nostra Pasqua, cioe Cristo, e stata im-molata. Celebriamo percio la nostra festa non con il vecchio lievito ne con lievito di malizia e di perver-sita, ma con s;li azimi della sincerita e della verita ». ( I Cor. 5, 7 -8 ) .

Viviamo un momento delicato e di molto im-pegno, dobbiamo testimoniare con le opere che tut-ta la nostra vita e fondata sulla sincerita e sulla ve­rita. Solo vivendo cosi possiamo ricevere e trasmet-tere agli altri la gioia della resurrezione di Cristo, che con la sua pace, supera ogni nostro desiderio, colma tutto il nostro cuore.

Don Mario

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da tutti quei nipoti che gli si erano via via moltiplicati attorno, si insinuava nella sua mente ed aggiungeva altra sofferenza ed altre preoccupazioni alle tante che gia l'opprimevano.

Le sue energie erano tutte tese a non dispiacere, a non disturbare, a non chie-dere piu del necessario, a domare quel terribile suo male, a norf contraddire nes-suno della famiglia, neppure i piu piccoli. Ma non sempre riusciva nello sforzo di evitare agli altri ogni peso. Talvolta, anzi, gli accadevano cose, contro ogni sua volonta, delle quali si vergognava e che lo gettavano in uno stato di depressione protonda e di irritazione con se stesso. In quei casi, il dolore maggiore gli deri-vava dalla impotenza ad impedire che accadessero e dalla impossibilita di evitare che gli altri se ne accorgessero. Aveva invano escogitato ogni espediente per im-pedirlo; infine, si era rassegnato, limitandosi a pregare Dio, la sera, perche gli risparmiasse quella mortificazione.

Spesso, in quei momenti di depressione, aveva ad alta voce invocato la morte liberatrice; ma subito s'era meravigliato che nessuno lo rimproverasse di cio, o si risentisse delle sue lamentele. Avrebbe desiderato che qualcuno gli avesse fatto capire, in quelle occasioni, che non era poi di tanto peso e che la sua presenza non era per nulla sgradita.

Quel silenzio lo offendeva e gli insinuava il sospetto che tutti non vedessero I'ora di sbarazzarsene. Ma, piu avanti, bastava il sorriso di un nipote, o una mano del fiplio posata sulla sua spalla, a ridargli fiducia e nuova forza di vivere.

Perche, pur sembrando cio strano perfino a lui, sentiva di amare ancora la vita, di essere ancora legato a quella esistenza tanto difficile e sofferta, di non poter rinunciare ai giorni che la provvidenza ancora gli concedeva.

La sua mente era giovane e lavorava come sempre, estranea alia stanchezza che invece affliggeva il vecchio corpo, ormai restio ad ubbidire agli impulsi di una volonta divenuta impotente.

Le lunghe ore della giornata, che trascorreva nella solitudine della cameretta, mentre gli altri erano a lavorare e la nuora sfaccendava silenziosa per casa, erano le piii operose per la sua fantasia.

La memoria lo conduceva a ripercorrere i lunghi anni della vita, dall'infanzia disapiata alia giovinezza piena di vita e di lavoro, all'eta adulta, quando con mano ferma teneva la guida della casa, che aveva condotto al benessere con un lavoro assiduo ed intelligente. Gli tornavano in mente i tempi della « zappetta » quando gruppi di giovani con muscoli di ferro e tasche sempre vuote venivano reclutati da ur « caporale » e portati a lavorare per una stagione nella campagna romana.

Tl viaggio, interamente a piedi, si svolgeva per tappe; e ancora gli pareva di sentire la voce del « caporale » allorche, giunti nei pressi di Riofreddo, li rincuo-rava annunziando che Roma era ormai vicina. Li aspettava un lavoro duro. bestia-le, per una intera estate.

Alia fine, con il guadagno di tanta fatica, si compravano un vestito nuovo, cal'oni nuovi, guarniti con fiocchi di lana, e con una fiammante fascia rossa che faceva da cintura e che era il distintivo dei lavoratori della « zappetta ».

II paese li accoglieva, al ritorno, come trionfatori e gli sguardi delle ragazze si apnuntavano con ammirazione su quei vestiti e su quelle cinture.

Confrontando ora le due eta, non aveva alcuna esitazione ad accordare la preferenza alia propria, pur riuscendo senza fatica a rendersi conto delle assai migliorate condizioni di quella presente.

Pur con tutti gli aspetti negativi ed esasperati, l'eta sua gli appariva piu

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LAUREA II 3 marzo 197'A, presso I'Universita di Roma si e

laureato in matematica con la tesi: « II movimento degli astri », riportando il massimo dei voti 110/110 e lode, d giovane PINTO PASQUALE, nato a Tricarico (MT) il 12 gennaio 1951.

Egli e stato ospite a Roma del nostro Collegio Univer-sitario « P. Giovanni Minozzi », fin dal primo anno, ed e il primo giovane che ha compiuto tutto il corso universi-tario, facendo sempre parte della nostra comunita univer-sitaria.

Auguri vivissimi! II giovane merita di essere additato come esempio

di studente impegnato con metodo e disciplina a fare la sua formazione culturale.

autentica e naturale, ignara dei tanti complessi che invece affliggono la societa di oggi.

E' vero: il giovane del suo tempo, sebbene mancasse di molti beni ecce-zionali. ivi compresa la possibility di una libera espressione della personality, si contentava del proprio stato, forse nella ignoranza completa di taluni valori che, in seguito, sarebbero stati generalizzati (come l'istruzione, le conquiste economiche, sociali e tecnologiche); tuttavia, al vecchio non sfuggiva il senso di insoddisfazione che era nello sguardo dei suoi e di tanti altri ragazzi i quali, pur disponendo di cose inaudite per i suoi tempi, dimostravano chiaramente di non apprezzarne il valore e, quindi, di non ritrarne un adeguato godimento. In una parola, cercava invano di leggere in quegli sguardi 1'entusiasmo che egli stesso aveva vissuto dopo ogni conquista di cose ben piu misere.

I fatti dell'infanzia e della giovinezza, i piu difficili della sua lunga parabola di vita, erano quelli che piu nitidamente ricordava e che piu gradiva; i molti altri dell'eta matura, del periodo della tranquillita economica, non lo interessavano e, ad ogni loro apparire, la mente li ricacciava subito nel nulla.

Cosl fantasticando, si teneva occupato per ore intere ed evitava agli altri ogni fastidio.

Quella sera, pero, si sentiva particolarmente nervoso: la notizia che riguar-dava la sua vecchia vicina lo aveva precipitato in uno stato di ansia, sebbene la espressione tranquilla che leggeva nello sguardo dei suoi avesse tutto il potere di rassicurarlo.

Tese il braccio per prendere il bicchiere col vino annacquato. Improvvisa-mente, senti come un tuffo nel vuoto. Le pareti si rimpiccolivano allontanandosi, fino auasi a scomparire, i familiari lo colpivano con sguardi fissi e diritti come spade. Ogni oggetto comincio a muoversi e, a mano a mano, a svanire in uno strano dondolio. Poi non vide piu nessuno: il suo sguardo fissava un enorme quadro bianco, con una macchia al centro; no, non era una macchia, ma una

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figura, un angelo, due angeli, come quelli che ogni notte lo guardavano dal sof-fitto della sua cameretta. Ecco, forse erano proprio quelli. Mentre si chiedeva come mai si trovasse nella sua camera, la scena fu coperta dal viso di suo figlio, vicinissimo; poi un altro viso e un altro ancora.

— Dio mio, cos'e successo? —. Un pensiero gli trafisse la mente: mi sta succedendo « qualcosa ». E comincio a pregare, muto, disperato, oppresso dal-1'angoscia

Send un brivido freddo che lo agguantava tutto. « La morte, e cost che viene »? Tentn uno sforzo per allontanare da se quel pensiero e quella invisibile ne-

mica, che gli insidiava la vita. Che male stava facendo sulla terra? Poteva ancora star bene in piedi, senza infastidire nessuno. Perche morire? Perche proprio ora? Perche lasciare quei cari ragazzi? Lo spingeva un forte desiderio di muoversi, alzar-si, fuggire, gridare; ma tutto il suo corpo era inchiodato, immobile, insensibile ad ogni impulso. Di nuovo si rivolse a Dio e lo prego di farlo vivere ancora un DOCO, anche malato, anche piu malato. Avrebbe sopportato ogni cosa, ogni dolore, ogni mortificazione, tutto.

Di nuovo, due occhi lo stavano fissando da molto vicino; due labbra si mos-sero, dissero qualcosa e gli parve di percepire, anzi di sentire. Ecco, parlavano di nuovo e questa volta veramente gli arrivo il suono delle parole: — Povero Paolo, e finita! —

Si sent! una vecchia cosa, consunta e definita, della quale si possa dire: ecco, anche questa e sistemata.

Allora, abbandono ogni tentativo di tensione, ogni desiderio, ogni preghiera, si dichiaro vinto ed attese.

Remo Di Giannantonio

DI QUESTA UMILE ITALIA FIA SALUTE

M

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Mod. ch. 8

(Edizione 1947)

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELEGRAFI

Servizio dei Conti Corr. Postali

RICEVUTA di un versamento

di L. (in cifre)

Lire (in lellere)

eseguito da

sul clc N. 1 1 9 0 1 9 intestato a:

Opera Nazionale per il Mezz. d'ltalia

Via dei Pianellari, 7 • ROMA

Addi (1) 19. Bollo lineare dell'Ufficio accejtante

Tassa L.

Bollo e data

dell'ufficio

accettante

Cartellino namerato

del bollettario di accettazione

L'Ufficiale di Poeta L'Ufficiale di Poata

Bollo e data

delPufficio

accettante

(13 La d a t a dev' e s s e r e quella del giorno in cui si e f f e t t u a il v e r s a m e n t o .

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Abbonamento alia Rivista « EVANGELIZARE >»

ordinario L.

sostenitore L.

Indirizzo

Parte riservala all'Ufficio dei conti correnti.

\j. dell'operazione.

Dopo la presente ooe-razione il credito del conto e di L.

II Contabile

A V V E R T E N Z E

II versamento in conto corrente e il mezzo piu semplice e piu economico per effettuare rimesse di danaro a favore di chi abbia un c/c postale.

Chiunque, anche se non e correntista, pub effettuare versa-menti a favore di un correntista. Presso ogni ufficio postale esiste un elenco generale dei correntisti, che pu6 essere con-sultato dal pubblico.

Per eseguire un versamento il versante deve compilare in tutte le sue parti, a macchina o a mano purche con inchiostro, il presente bollettino (indicando con chiarezza il numero e l'intestazione del conto ricevente qualora gia non vi siano impressi a stampa) e presentarlo all'ufficio postale, insieme con l'importo del versamento stesso.

Sulle varie parti del bollettino dovra essere chiaramente indicata, a cura del versante, l'effettiva data in cui awiene 1'operazione.

Non sono ammessi bollettini recanti cancellature, abrasioni o correzioni.

I bollettini di versamento sono di regola spediti, gia predi-sposti, dai correntisti stessi ai propri corrispondenti; ma possono anche essere forniti dagli uffici postali a chi li richieda per fare versamenti immediati.

A tergo dei certificati di allibrarnento i versanti possono scrivere brevi comunicazioni all'indirizzo dei correntisti desti-natari, cui i certificati anzidetti sono spcditi, a cura dell'ufficio conti correnti rispettivo.

L'Ufficio postale deve restituire al versante, quale ricevuta dell'effettuato versamento, l'ultima parte del presente modulo, debitamente completata e firmata.

C'e da impazzir di

gioia (odi dolore) a

pensare che con

qualche soldo si

pud salvare (o per-

dere) una creafura

P. Semeria

Bijamag a jpe j

j iBni B i | § B q s i s u o u a u a q ( 9 p J B J y

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Istituti maschili dell'opera nazionale per il mezzogiorno

d'ltalia

Istituto « P. Giovanni Minozzi » dirctto dai Discepoli AMATRICE (Rieti)

Seminario dei Discepolini diretto dai Discepoli OFENA (L'Aquila)

Collegio universitario « P. Giovanni Minozzi >> diretto dai Discepoli ROMA

Iistituto « Figli d'ltalia » diretto dai Discepoli CASSINO (Frosinone)

Istituto « P. Giovanni Semeria » diretto dai Discepoli GIOIA DEL COLLE (Bari)

Istituto « Principe di Piemonte » diretto dai Discepoli POTENZA

Istituto « P. Giovanni Minozzi » diretto dai Discepoli BARILE (Potenza)

Istituto « LO SASSO » diretto dalle Figlie dell'Oratorio PALAZZO SAN GERVASIO (Potenza)

Istituto « P. Giovanni Minozzi » diretto dalle Suore Terziarie Francescane GELA (Caltanissetta)

Istituto « P. Giovanni Minozzi » diretto dalle Ancelle di S. Teresa di G.B. CASTELLAMMARE DEL GOLFO (Trapani)

Istituto « P. Giovanni Semeria » diretto dai Discepoli SAN MARTINO DELLE SCALE (Palermo)

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