job numero 11

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Poste Italiane S.p.A.-Spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 e 3, Aut: CNS/CBPA-NA/239/08 Anno III, Numero 11 Aprile 2010 PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO della FENEAL-UIL CAMPANIA feneal uil in Campania Mezzogiorno jammo jà Luigi Angeletti: Il lavoro al centro Tonino Correale: La concretezza degli edili Nino D’Angelo: Basta piangersi addosso

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rivista periodica job numero 11

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Anno III, Numero 11Aprile 2010

PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITOdella FENEAL-UIL CAMPANIA

feneal uil in Campania

Mezzogiornojammo jà

Luigi Angeletti:

Il lavoro al centro

Tonino Correale:

La concretezza degli edili

Nino D’Angelo:

Basta piangersi addosso

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Il teatro San Carlo di Napoli è stato recentemente re-staurato. All'inaugurazione sono andate le massime au-torità, a partire dal Presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano, per testimoniare la bellezza di una del-le strutture più belle al mondo sotto il profilo artisti-co e culturale. Il Massimo partenopeo, a maggior ra-gione dopo l'ultimo restyling finanziato con i fondi delGoverno e della Regione Campania, rappresenta un pun-to di eccellenza di cui vantarsi nel mondo vincendoquindi come minimo la sfida con la Scala di Milano.Ma il San Carlo costituisce anche l'emblema della bel-lezza che rischia di essere fine a stessa, improduttivaper la collettività, per la gente comune. Chi può per-mettersi economicamente una serata al San Carlo? Chivi partecipa paga il biglietto o ottiene sempre un bigliettoomaggio? Insomma, per dirla in poche e semplici pa-role, se un teatro così bello e riconosciuto nel mondo,è un chicca per pochi intimi non serve a molto. I gio-vani, i ragazzi delle periferie, sono le categorie che an-drebbero coinvolte maggiormente per rendere "utile"e socialmente "produttivo" il San Carlo. Tra i fiori al-l'occhiello del nuovo massimo napoletano, c'è la tra-sformazione dell'ex falegnameria del teatro, nell'am-bito di un'area di 3mila metri quadrati, in più sale pro-ve capaci di ospitare diverse centinaia di artisti oltre adaltri ambienti tra cui un enorme deposito per gli stru-menti musicali. Il complesso viene restituto al pubblicorinnovato nei suoi stucchi, splendenti di rinnovata do-ratura, nei suoi velluti che ritornano nel rosso fiammantescelto nel 1844 da Ferdinando II Borbone.

la foto

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Job Feneal Uil in CampaniaNumero 11- Aprile 2010Periodico bimestraledi informazione gratuitodella Feneal Uil CampaniaTestata registratapresso il Tribunale di Napoli(iscr. n. 7 del 29/01/2008)

Direttore editoriale:Emilio CorrealeDirettore responsabile:Carlo PorcaroEditore:Feneal-Uil Campania,Via Brin, 69 80142 NapoliRedazione:Dario De SimoneLiliana PalermoP.G.CorrealeGrafica:Claudia NoliImage editing:Antonio MassaContatti redazione:Via Benedetto Brin 69 - 80142 NapoliTel: 081-269115, 081-200564; Fax: 081-0143084e-mail: [email protected] internet:www.fenealuilcampania.itCoordinamento: PK s.r.l.Stampa:Litografia Buonaurio srl,via Trav. 4 novembre 6,80026 Casoria (Na)Tiratura: 5000 copie

Giornale chiuso in redazione il 17/3/2010

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INTERVENTI Anna Rea

Sul lavoro ancoratroppi slogan

Antonio CorrealeNoi siamo i veri riformisti

Alan De LucaCon Telegaribaldi riuscivamoa far ridere senza essere volgari

SpecialeSan PaoloLo stadiodi Napoliha compiuto50 anni e rischiadi restare fuorida Euro 2016 percarenze strutturali

SPECIALE ELEZIONI

Vincenzo De LucaConcentrare gli investimenti sulleinfrastrutture che possono portaresviluppo e nuova occupazione

NINO D’ANGELO

7 L’editoriale9 Il filo di job34 Mass media/ il cinemae la mafia al Sud26 Le parole della crisi50 Speciale libri52 La gita/Capri e Benevento

RUBRICHE

Luigi AngelettiQuesto modo di fare politica alSud ha i giorni contati perchèsta per interrompersi il flusso didenaro proveniente dall’Europa

GuglielmoLoyTroppi silenzisulla questionemeridionale

Paolo PiraniIl futuro deve esserela buona politica

FOCUS MEZZOGIORNO

20 Piero Craveri22 Luca Ricolfi

10 14

1618

30

42

12

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THE JACKAL

A decretare il successo italiano del gruppo napoletano The Jackal èstato Carlo Freccero, uno dei maggiori esperti italiani di televisione,che su Rai 4, il nuovo canale del digitale terrestre, ha dedicato unricco servizio ai sei giovani che producono artistici video per il web.Ma, nel nostro piccolo, anche Job ha fatto il suo intervistandoli intempi non sospetti. Va detto che la nascita ufficiale del team,composto da studenti che vivono tra Melito e Giugliano, risaleall’anno 2006 quando decisero di pubblicare su Youtube i primilavori. Il gruppo fin dalle prime sperimentazioni è autosufficientenell’uso delle nuove tecnologie digitali per l’esecuzione di corti,videoclip e spot pubblicitari. Dello staff infatti fanno parte Francesco,nel ruolo di regista, Simone è scenografo, Enrico è attore eresponsabile del sito internet, Alfredo direttore della fotografia, Cirocoreografo e Mariano è addetto al montaggio delle riprese. Questisono i ruoli tecnici dei sei ragazzi (alcuni laureati, altri in procinto diconseguire la laurea) che si conoscono fin dall’infanzia e che hannofondato una società di produzione per affrontare professionalmenteil futuro. Questo riferimento agli studi universitari spiega bene ilsuccesso della compagine che alla capacità di produrre filmatitecnicamente ben fatti associano il gusto di una sottile ironialinguistica, costruita su metafore e citazioni cinematografiche, che

rendono affascinanti i videopresentati su Youtube. Ilsuccesso dei «Jackals» sul webin soli quattro anni ha raggiuntodimensioni straordinarie, chepochi altri autori celebri hannomai conseguito.

MAURIZIO DE GIOVANNIHa scritto molti libri con la casaeditrice nota e anche un po’altezzosa (quando si ha ilall’improvviso successo, nonsempre si ricordano le origini)Fandango, ma ora Maurizio DeGiovanni ha firmato per laprestigiosa Einaudi. E noi, ilbancario con notevolipropensioni da scrittore, giallistain particolare, lo abbiamointervistato quando non tutta lapubblica opinione lo conoscevabene. Pensiamo, insomma, diavergli portato un po’ di fortuna.

ha portato fortun

a a...

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l’editoriale

[CARLO PORCARO]

Vita da fictionLa televisione trasmette false realtà. Noi, le vittime

La tv nazionale della Georgia siprende gioco dei telespettatori,mettendo in onda immagine false

che mostrano carrarmati russi che invadonoil Paese; bamboccioni trentenni che pian-gono durante l’edizione italiana del “Gran-de Fratello”; politici che si danno sulla vocein diretta sulla trasmissione televisiva del-la Rai3 “Ballarò”. Qual è la differenza traqueste situazioni? Nessuna. Strano a pen-sarlo, ma fino ad un certo punto. L'elementoin comune è lo strapotere della televisio-ne, al punto da confondere realtà e fanta-sia, verità e rappresentazione della stessa.E i telespettatori, ovvero i semplici citta-dini, non ci capiscono più nulla. Soprattuttose non hanno elementi culturali per fare di-stinzioni, per selezionare il falso dal rea-le, l'esagerazione dalla concretezza dei fat-ti. Una certezza allora, negli ultimi anni,sembra emergere con estrema chiarezza:il mondo della comunicazione, in parti-colare della televisione perché è lo stru-mento che arriva subito nelle nostre casee solo apparentemente gratis (sapete quan-to costano 30 secondi di pubblicità negliorari di punta), può manipolare la nostravita. O meglio, la percezione della vita. Dif-ficile discernere, fare la lista di buoni e cat-tivi, e forse è anche un esercizio inutile econtroproducente. La salvezza, ci per-mettiamo di consigliare per il tipo di pro-fessione che svolgiamo, sta nel pesare conil buon senso i contenuti dei programmi te-

levisivi, comprendere che è pur sempre esoltanto televisione. Che vale, quindi,fino ad un certo punto. E che dobbiamo,per vivere meglio e non dare nulla per scon-tato, comprendere certi meccanismi dei me-dia per non rimanerme soggiogati. Ne vale,oserei dire, della nostra salute. Pretende-re più qualità in televisione è una vecchiaambizione che puntualmente in pochisoddisfano. In tv conta l'audience. Innome dell'ascolto, però, accade che su-biamo passivamente qualsiasi cosa. Do-vremmo ribellarci, non spegnendo la tv orifugiandoci su facebook, ma bilanciandorealtà e fiction. La prima ci contorna, la se-conda ci fa sognare.

La televisione ha chiarito che il mio prossimo non ha confini.Anche nel Vangelo il prossimo della parabola del Samaritanosupera i confini, però la televisione ce l’ha reso presente

Carlo Maria Martini

La televisione è una ladra di tempo. Quando i bambini laguardano ininterrottamente per ore, non fanno molte cose chesul lungo periodo possono essere assai più importanti dalpunto di vista del loro sviluppo.

John Condry

Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell’uomo.Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte dellastruttura fisica del cervello umano. Ne consegue che quello cheappare sul nostro schermo televisivo emerge come una crudaesperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che latelevisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione.

Videodrome

la citazione

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[email protected]@

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la canzone

Jammo jà guadagnammace 'o paneNuie tenimmo 'o sudore int' 'e maneE sapimmo cagnàJammo jà e facimmo ampressoSott'a st'Italia d''o smog e d''o stressNuie simmo 'e furbe ca s'hann' 'a fa' fessSimmo nate cù duie destine,Simm' 'a notte e simmo a matinasimme rose e simmo spineMa simmo ramo d''o stesso ciardinoMeridionaleSimmo terra chena 'e mareCa nisciuno pò capìStammo buono o stammo maleJammo annanz'accussì'A fatica è nu regaloE a speranza è partìJammo jà e dammece 'a manoSi stammo nzieme putimme i luntanoNun se po cchiù aspettàJammo jà ca sta vita va 'e pressNuie simmo 'a casa de vase e 'e carezzeMa fa nutizia sultanto 'a munnezzaCù sta mafia cu 'o mandulinoCa ce hànno mise da sempe ncuolleSimmo 'a faccia 'e 'na cartulinaCa ce svenne pe tutt''o munnoMeridionaleSimmo voce 'e miez' 'o mareCa nisciuno vo sentìSimmo l'evera appicciateCa nun se sape maie a chiSimmo 'o specchio e n'autostradaCa nun vonno maie fernìAddò 'o viento s'abbaraccia 'o mareTroppo so' 'e penziereE chi cresce cù pane amaroE' 'n'italiano straniereSi 'a giustizia se lava 'e maneSong bianche 'e bandiereE chi maie po penzà a dimaneNasce priggiuniero...E guagliune d''e viche 'e NapuleNun sarranno maie ReDint' 'o Zen 'e Palermo se bevene 'o tiempoP' 'a sete 'e sapèE nun è maie facile a durmì cu 'e pecchèA campà c'a pacienza è 'o cchiù grande equilibrioPe chi pò cadè.

Su, andiamo. Guadagnamoci il paneNoi abbiamo il sudore nelle maniE sappiamo cambiareSu, andiamo. Facciamo prestoSotto quest’Italia dello smog e dello stressNoi siamo i furbi che si devono fare fessiSiamo nati con due destiniSiamo la notte e siamo la mattinaSiamo rose e siamo spineMa siamo rami dello stesso giardinoMeridionale...Siamo terra piena di mareChe nessuno può capireStiamo bene o stiamo maleAndiamo avanti cosìIl lavoro è un regaloE la speranza è partireSu, andiamo. E diamoci la manoSe stiamo insieme possiamo andare lontanoNon si può più aspettareSu, andiamo. Che questa vita scorre veloceNoi siamo la casa dei baci e delle carezzeMa fa notizia solo l’immondiziaCon questa mafia col mandolinoChe da sempre ci hanno cucito addossoSiamo la faccia di una cartolinaChe ci svende in tutto il mondoMeridionale...Siamo voci in mezzo al mareChe nessuno vuol sentireSiamo l’erba bruciataChe non sa mai da chiSiamo lo specchio di un’autostradaChe non vogliono mai completareDove il vento abbraccia il mareTroppi sono i pensieriE chi cresce col pane amaroE’ un italiano stranieroSe la giustizia se ne lava le maniBianche sono le bandiereE chi mai può pensare al suo domaniNasce prigioniero...I ragazzi dei vicoli di Napolinon saranno mai ReNello “Zen” di Palermo si bevono il tempoper la sete di conoscereE non è mai facile addormentarsi con i perchéVivere avendo pazienza è il più grande equilibrioPer chi può cadere.

Jammo jàJammo jà, Nino D’Angelo 2010

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Bisogna insistere senza stancarsi, sen-zaunattimodipausa,conilcoraggiodella ragione, ma il Mezzogiorno,

sconfiggendo tutte le avversioni pregiudizia-li,deveritornareadessereunaprioritàdelno-stro Paese. Il che vuol dire che non deve es-serepiùsoltantoiltema,ormaistancoedesueto,da trattaresolo,persconfortantedoveredico-scienza,comeun’occasionemancatadellano-stra storia. La questione meridionale non po-tràmai rassegnarsi adessere ilproblemacru-cialedelnostroPaesenonrisoltodaormaicen-tocinquanta anni, né potrà essere, d’altra par-te, accantonata, come un fastidioso e spessospregevole appesantimento della presuntamodernità della nostra bella Italia. Se nedeve, invece,parlareediscuterealzandoil tiromolto in alto, richiamando costantementel’interesse generale, allertando tutte le sensi-bilitàpoliticheeculturali,maanchesollecitandoisanielungimirantiappetiti imprenditoriali,finoafarloapparirechiaroeprecisoperquellocheè: laprincipalequestionenazionaledacuidi-penderà lo sviluppo economico, civile e de-mocraticodell’interonostroPaese, l’unicaverarisorsacapacedigarantirel’unitànazionale,unarigenerataacquisizionedi ricchezzaedunfu-turo certo per le nuove generazioni. Un’af-fermazione del genere comporta l’automati-canecessitàdidescriverequalipossonoesse-releopportunitàoffertedalnostroMezzogiornoedi individuaregliattorichedevonoinnescareiprocessidecisionalioccorrenti.Assecondandola logica prevalente di una malintesa conce-zione del Federalismo, eccessivamente im-postata sulla separazionedeidestinidellepo-polazioni autoctone e poco predisposte aconcepireefavorire i legamisolidaristici,uti-

li se non altro per tenere vivo il sentimento diPatria e di coesione nazionale, tali attori nonpossonocheessereglistessimeridionali,ritenutigliuniciresponsabilidellaloroarretratezza.Talelogicaèsbagliataperchéèsemprestatadram-maticamentesbagliatanelnostroPaeselapra-ticadella“copertacorta”,acominciaredaquan-do, per esempio, fu spostata da Napoli a Ge-novalaflottanavalemercantileperfavorire leattività industriali e commerciali del Nord,rafforzandocosìnellanuovaItalia,appenauni-ta, l’assetto economico già preesistente e la-sciando senza un effettivo governo e sostan-zialmenteallorodestinoleareepiùdeboli.D’al-trocantoèassurdopensarechelosviluppodelSud sipossarealizzaretogliendorisorsealNord,attuando semmai un’illogica operazione ri-sarcitoria rispetto a quanto fin’ora è stato. LaGermaniahadicheinsegnarci.Aventiannidal-lacadutadelmurodiBerlino, stacompletan-do in così breve tempo il processo di riunifi-cazione delle due parti, quella occidentale equellaorientalecheeranoall’originemoltodi-versetraloro,sulpianopolitico,socialeedeco-nomico, laprimamoltoevoluta,mentre lase-conda spaventosamente indietro. I gover-nantichesisonosucceduti,purdidiversoorien-tamentopolitico,hannoriconosciutoilproblemadellariunificazionecomeilprincipaleproblemadella nuova nazione ed hanno impostato unarigorosa programmazione sociale ed econo-micachehacoinvoltoeresopartecipi tutti i te-deschi,anchequellidellaparteoccidentale.OggilaGermaniaèritornataadessere, incosìpocotempo, una potenza molto solida nel suo as-setto e sicuramente forte nella sua economia.L’operazione compiuta, pur molto comples-sa, considerando l’articolazione dei provve-

dimentiadottati,è, invece,moltosemplicenel-la sua descrizione: si è proceduto, in sostan-za,adindividuarequalipotesseroessere ledi-rettrici verso cui indirizzare lo sviluppo dellaparte arretrata, sono stati definiti gli obiettivieprospettatigliesitidi interessegeneraleedin-finesonostaticondivisigliattinecessari.Cer-to il concetto di rigore dalle nostre parti è datemposostanzialmentebandito,néinostrigo-vernantisiaffannanoperrappresentarlocomeuna necessità collettiva, e così la sua sostan-zialemancanza traducebene ilnostroautole-sionismo. Bisogna, invece, capire quali sonoleopportunitàofferteperrealizzareunconcretosviluppodelnostroMezzogiorno.Bisogna, in-nanzitutto,prenderecoscienzache l’Italiadeiluoghicomuninonesistepiù.Il ritardodelSudnonpuòesserepiùrappresentatoconisolitiste-reotipi. Pizza e mandolino, coppola e lupara,miseria e nobiltà non sono più identificativinemmenodellaormairesidualeculturameri-dionale e delle sempre più sbiadite tradizionidelSud.Altrimodelliculturaliedunaltromododiviveremenodistintoepiùimportatosisonoaffermati e si accompagnano alla cultura ef-fettivamente egemone della sopraffazioneimposta delle uniche autorità organizzate sulterritoriochesonolevariemafie.C’èbisognodiStato.DiunoStatocheguardaaiproblemidel Mezzogiorno con una visione di insiemenazionale,edopportunamentesiposizionaperosservarlidallapostazionedelSud.Propriofa-cendocosìsiaccorgeràchetutteleRegionime-ridionali siaffaccianosulmareMediterraneo.E da questo mare parte la direttrice dello svi-luppo futuro del nostro Paese.

[EMILIO CORREALE]

Riunifichiamofinalmente l’Italia

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i congressi

È stato l'ospite d'onore del con-gresso regionale di Villa Domi.Luigi Angeletti, segretario na-

zionale della Uil, ha partecipato alla ta-vola rotonda moderata dal direttore delMattino, Virman Cusenza. Un inter-vento pacato ma chiarissimo quello diAngeletti che ha richiamato tutti al sen-so di responsabilità in un momento de-licatissimo per il futuro economico e so-ciale del Paese ed in particolare del Mez-zogiorno.

Il leitmotiv della tavola rotonda è ilduro atto d'accusa nei confronti dellaclasse dirigente del Sud. Angeletti ad-dirittura le attribuisce la colpa di aver«fatto da freno per i tanti giovani meri-dionali che vedono mortificate le loro po-tenzialità». Il segretario ammette le re-sponsabilità storiche delle organizzazionisindacali, soprattutto per non aver capi-to tutte le conseguenze pratiche delgrande cambiamento che ha caratteriz-zato il mondo alla fine degli anni '90. «E

non possiamo individuare solo questofattore come causa di marginalizzazio-ne del nostro ruolo - fa notare Angelet-ti - La verità è che abbiamo sbagliatomolte politiche perché avevamo capitoper certi versi dove andava il mondo, ab-biamo capito che il secolo socialdemo-cratico stava finendo, che il nostro ruo-lo sarebbe cambiato rapidamente; ciò chenon abbiamo capito che è non doveva-mo, in questo contesto, neanche farcisfiorare dall'idea di lasciare ai capitali-sti il compito di fare sviluppo. Per for-tuna, le culture sono diverse e si sonoespresse anche in quella fase: qualcunodi noi ha sbagliato meno di altri, anche

se a volte siamo stati uniti pensando divincere e invece abbiamo perso tutti in-sieme per le nostre pessime idee».

La premessa di carattere storico apparenecessaria soprattutto perché siamo nel2010 e,come tutti gli anni che chiudonoun decennio, è un anno di bilanci. Restairrisolto il nodo del rapporto tra sinda-cato e politica. «Tutto è accaduto dopol'ingresso nell'euro - spiega Angeletti -Non si è mai risolto il tema del rappor-to con il centrosinistra in particolare. Avolte mi sembra che qualcuno si sia tro-vato nei panni di quell'atleta che corretanto per arrivare al traguardo, consumamoltissime energie e poi si ritrova con

È vero che unitisi vince, ma avolte abbiamo

perso tutti insiemeperché avevamopessime idee

«In un mondo che cambiail lavoro torna al centro»

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Luigi Angeletti sicuro: «La crisi finanziaria rivoluzionerà l’economia»

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poco ossigeno al cervello». Nel mondoche cambiava ed è cambiato c'è stato spa-zio anche per le grandi illusioni, per ledrammatiche crisi delle Borse. Eppureper anni l'economia si è profondamen-te trasformata, frutto anche dell'in-fluenza delle politiche fiscali. «Un expresidente di Confindustria, AntonioD'Amato, aveva capito per primo - ri-corda il segretario - che comprare e ri-vendere un palazzo era più redditizio checostruirne uno nuovo. Ma tutto questo di-pende anche dall'aspetto fiscale: non hoproblemi a dire che le imposte al 50% su-gli utili d'impresa sono un esproprio; dal-l'altro lato abbiamo invece il 12% di tas-se sugli utili in Borsa e questa è una per-centuale da “paradiso fiscale”».

Poi è arrivata la crisi finanziaria cheben presto si è trasformata in economi-ca; solo a questo punto si è capito chequalcosa non funzionava ed è a questopunto che il lavoro ha la grande occa-sione di tornare al centro del dibattito edella vita economica. “Prima di tutto illavoro” è lo slogan del IX congresso re-gionale. «Qualcuno ha scoperto chegiocare al casinò - sottolinea ironica-mente Angeletti - è un po' pericoloso,molto pericoloso. Ecco perché vedo unlavoro che sta riconquistando posizionidi primo piano. Il lavoro sta tornando alcentro e credo che se ragioniamo su que-sta base la crisi non ci distruggerà. Nel-la popolazione mi sembra di percepireuna cultura avanzata che guarda al pro-

gresso e al profitto, mache sa bene che non ba-stano da soli; lo vedonella popolazione, mol-to meno nella classe di-rigente. Bisogna dire laverità: c'è una burocraziache crea danni dai costispaventosi, ci sono tan-tissimi dipendenti pub-blici che non fanno nul-la, però il lavoro che do-vrebbero fare viene appaltato a societàprivate con la conseguenza di pagare duevolte. E sappiamo bene per quali ragio-ni si fanno certe politiche».

Da Angeletti un appello alla Fiat a dareil via al processo che porterà Pomiglia-no a produrre la nuova Panda. Poi il duroatto d'accusa alle classi dirigenti del Mez-zogiorno, punto centrale della tavola ro-tonda che non a caso si chiama “Licen-ziamo l'assistenzialismo”. «Sul frontedella formazione lo spreco di soldi pub-blici è enorme - spiega Angeletti - Bi-sogna capire che non è un problema solomorale ma economico. Si sprecano sol-di e non si favoriscono le imprese cheavrebbero bisogno di un certo tipo di pro-fessionalità. Dovrebbero essere le asso-ciazioni degli imprenditori a dire dicosa hanno bisogno per le attività d'im-presa e in che quantità: una formazionebasata su questo innescherebbe un pro-cesso virtuoso di crescita economica».

Ad Angeletti non deve essere costatomolto ammettere che l'ex presidente diConfindustria, D'Amato, aveva ragionesu quel meccanismo diabolico dell'eco-nomia; forse gli costa molto di più do-ver ammettere un altro processo di tra-sformazione. «I leghisti sono moltocambiati negli ultimi cinque anni - diceAngeletti - Sono stato recentemente amolti incontri e convegni: non si ascol-tano più slogan e invece si sentonocose concrete; tra loro c'è gente prepa-

rata e competente. Quel che dispiace èche il Sud ha le stesse possibilità, se nondi più visto che gli emigranti vanno alNord ed occupano posizioni di eccellenzae di comando. Tutto questo dipendedai condizionamenti imposti dalle clas-si dirigenti del Mezzogiorno: come puòfunzionare un sistema se in tante zone civuole solo la raccomandazione per tro-vare lavoro? E poi questo è dimostratoanche da un altro fatto: ci sono aree delSud che si salvano perché gli ammini-stratori sono stati più capaci».

Ma quali sono gli scenari futuri e cosapuò fare il sindacato in questa realtà cheappare ancora in una fase di profonda tra-sformazione? «Il sindacato deve capireche non è subalterno alla politica, non lodeve essere e non deve mai pensare chela gestione della cosa pubblica, dalla for-mazione alla sanità passando per le in-frastrutture, sia appaltabile ad altri - af-ferma Angeletti - Non possiamo più faresconti a nessuno e soprattutto non pos-siamo farne a chi gestisce il potere alSud. Sono ottimista per un motivo: ilvecchio modo di fare ha i giorni conta-ti perché stanno per finire i soldi, sta perfinire quel flusso di denaro che negli uti-mi 10 anni è arrivato dall'Unione Euro-pea per essere portato nei vari collegielettorali per creare consenso».

Dario De Simone

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i congressi

Questo modo digestire il potereal Sud ha i giorni

contati perché sta perinterrompersi ilflusso di denaro

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Nei nostri congressi di categoria ab-biamo approfondito le condizio-ni di grave difficoltà in cui ver-

sa il settore delle costruzioni che, ormaisi sa, è da sempre la cartina di tornasoledell’andamento dell’economia nel nostroPaese. Ciò nonostante, questa crisi, cherenderà anche il 2010 un anno difficile,sta dimostrando quanto sia decisivo in Ita-lia poter contare su un sindacato presen-te e vitale in difesa dei lavoratori e dellefamiglie italiane. Noi siamo convinti, enon senza ragioni, che tale funzione è so-stanziata, soprattutto, dall’impegno del-le forze riformiste del sindacato che han-no impedito la resa all’ideologismo, chealtri continuano ad esaltare, ma che pernoi si traduce solo in fuga dalle respon-sabilità. Ed è motivo di orgoglio rimar-care che la nostra organizzazione, la Uilha difeso questa forte ed attuale identitàriformista, non a parole, ma con le scel-te compiute, che bene ha indicato nella suabella relazione il nostro Segretario Ge-nerale Luigi Angeletti che disegna conconcretezza e leggerezza il futuro del sin-dacato. Credo sia davvero fondamentaleimmaginare una nuova stagione di con-fronto - dopo quella della concertazione- che punti con coraggio ad un nuovo li-vello di raccordo e d’intesa tra le parti so-ciali, Governo ed istituzioni locali, che po-tremmo definire, questo sì, “tavolo di pro-getto del fare”, che individui progetti uti-li da discutere e condividere e definendo

con precisione e trasparenza obiettivi, ri-sorse, tempi e procedure, in grado di darecertezza alla loro esecuzione e alla lorofruizione, in qualità e sicurezza. La FenealUil pensa che sia ancora decisiva per il no-stro Paese la realizzazione delle grandiopere infrastrutturali legate al migliora-mento ambientale. La recessione non ciha dato tregua nel 2009 e temo che nonce ne dia molta anche quest’anno: per lecostruzioni questo sarebbe il terzo annodi preoccupante flessione. E nel 2009 ilcrollo della produzione ha superato in di-versi settori la doppia cifra. Due esempi:i prodotti in calcestruzzo scendono del24,6%, il cemento oltre il 18%. Secondoil nostro Osservatorio Feneal con il Cre-sme difficilmente il 10% delle imprese at-tualmente attive riuscirà a resistere anchenel 2010, a causa del calo del fatturato,della produzione e di un complesso ac-cesso al credito. Voglio anche dire che tro-vo davvero, però, drammatico che in Ita-lia siano rimaste solo due realtà, i sinda-cati ed i Vescovi italiani, a battersi con de-cisione perché il sud sia considerato unagrande questione nazionale e non sia, in-vece, abbandonato a se stesso o, peggio,nelle mani di una criminalità che ingras-sa nella crisi, accumula ricchezza con illavoro nero, con il controllo - anche po-litico- di pezzi crescenti dell’economia le-gale e del territorio. La riforma del sistemacontrattuale si sta dimostrando una svol-ta giusta: nel nostro settore la Feneal da

protagonista ha contribuito a concludereun primo rinnovo, quello dei cementieriin una fase di forte crisi del comparto, macon risultati più che apprezzabili e, par-ticolare significativo, senza lacerazioni frale sigle sindacali. Un risultato unitario checonsideriamo un segnale importante peri lavoratori e che, per quello che ci com-pete, vogliamo estendere ai prossimi rin-novi contrattuali. Ovviamente le trattati-ve per il contratto in tempo di crisi nonsono mai facili e le resistenze non man-cano come quella che stiamo affrontan-do con l’Ance che, nel rinnovo del con-tratto degli edili, intende ridimensionareil peso ed il valore della contrattazione disecondo livello. A nostro avviso, invece,proprio nel territorio si deve dare la pri-ma risposta reale al rischio di aggrava-mento delle disuguaglianze sociali, at-traverso una più serrata consultazione conle istituzioni locali che oggi tendono ad

i congressi

«Siamo veri riformistinon soltanto a parole»Il neosegretario Feneal, Antonio Correale: abbiamo sconfitto l’ideologismo

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aumentare il loro potere decisionale edispirano per questo un più corretto svi-luppo della nostra bilateralità che deveadeguarsi ai nuovi bisogni del mondo dellavoro, per esaltare correttamente il va-lore reale della produttività. Per questomotivo, siamo convinti che il sindacatopotrà dirsi moderno, riformista e vicinoalle attese dei lavoratori se saprà garan-tire sul territorio una sua forte presenzacontrattuale, calando in esso gli obietti-vi di valore più generali, come l’equità fi-scale, l’occupazione, lo sviluppo, che sonoe restano la nostra bussola fondamenta-le. La leva fiscale è certamente decisivae la battaglia che la Uil ha intrapreso ècondivisa pienamente dalla Feneal. Il rie-quilibrio fiscale è urgente non solo per-ché i lavoratori non ce la fanno più, nonsolo perché così si penalizzano irre-sponsabilmente i consumi e la produzio-ne per il mercato interno, non solo perché,comunque, la piaga dell’evasione fisca-le va sanata senza esitazioni, ma ancheperché non tolleriamo più che la cassa diquesto Paese si regga solo e sempre suidoveri fiscali del lavoro dipendente. Ri-teniamo, quindi che l’alleggerimento del

carico fiscale susalari e pensionisia una misurautile per il Paese,sia in parte risar-citoria per i lavo-ratori e debba,perciò, precedere

l’attuazione del federalismo fiscale. Il no-stro Paese non può rassegnarsi all’attua-le condizione: deve ripartire. Per questodeve ricostruire una situazione di mag-giore fiducia, ma deve sapere anche pro-grammare il suo sviluppo e in condizio-

ni di giustizia sociale e di rispetto della le-galità. C’è un bisogno urgentissimo diaprire o riaprire i cantieri, (è veramenteintollerabile che per aprire un cantiere inItalia ci vogliono più di 1500 giorni ). Maquesto interesse della collettività nonpuò essere un’occasione in più offerta aglisciacalli del malaffare, e soprattuttoquando così odiosamente operano con ilpretesto dell’emergenza. Non sappiamoa cosa porteranno le inchieste in corso: sia-mo garantisti da sempre e non cambiamoidea, ma siamo anche per il rispetto del-le regole e siamo, senza sconti per nes-suno, per la certezza delle pene e controogni forma di impunità. La nostra orga-nizzazione, é cresciuta, ritengo in modopiù saldo rispetto alle altre confederazioni,mantenendo intatte le nostre tradizioni diautonomia, di cultura riformista e laica,

di consapevole assunzione di responsa-bilità rispetto agli interessi generali delPaese. Certo occorre un lavoro comuneper dare autorevolezza alla più com-plessiva iniziativa della Uil, ma guardandoalla nostra tradizione che storicamente hadiffidato di accentramenti eccessivi chefanno parte di altre esperienze sindacaliche non ci hanno mai convinto, perchéhanno finito per ideologizzare il sindacatoe di rendergli più arduo il compito di in-terpretare il sempre più complesso mon-do del lavoro, con le sue trasformazionie le sue nuove esigenze. Tutti dobbiamoconcorrere a rafforzare la Uil ed il modomigliore è che tutti abbiano energie e ri-sorse in grado di competere e di cresce-re.

La Feneal Uil, proprio per questo, èpronta a dare il suo convinto contributoper affrontare il futuro ed aggiungere unnuovo e più esaltante capitolo della no-stra storia comune. Siamo capaci di af-frontare le sfide future senza timori re-verenziali, senza dover rinunciare ai no-stri valori ed alla nostra tradizione, conspirito sinceramente unitario, con la di-gnità di una grande storia che ha pari di-gnità con quelle di Cisl e Cgil, ma so-prattutto perché il nostro Dna ci spinge anon aver paura del rinnovamento e deicambiamenti. L’Italia di domani riformistaavrà molto bisogno ancora di un sindacatoforte, che dia centralità al lavoro, come fala Uil, con la convinzione di sempre e perquesto, sempre pronta a fare in pieno lasua parte, in modo concreto, da protago-nista e senza mai disperdere i propri va-lori. Voglio concludere pensando ad unafamosa poesia di De Amicis che lui de-dica alla madre il primo capoverso reci-ta così: “non sempre il tempo la beltà can-cella o la sfioran le lacrime e gli affanni,mia madre ha sessant’ anni e più la guar-do e più mi sembra bella”. Come è bel-la la UIL: ha sessant’anni, ma ne dimo-stra venti.

i congressi

Sono intollerabili4 anni per aprireun cantiere edile.

Così il Paese nonriesce a ripartire

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il congresso regionale

Il nono congresso della Uil Campa-nia si è concluso con la rielezione asegretario generale di Anna Rea

(nella foto). A suscitare l’attenzionedell’opinione pubblica sono stati i temitrattati in una fase così delicata per l’e-conomia campana e con la campagnaelettorale per le regionali alle porte. Iltitolo del congresso era “Prima di tuttoil lavoro” proprio per sensibilizzaresui drammi che stanno vivendo i lavo-ratori o ex tali: secondo i dati forniti dalsindacato, in Campania sono infatti ol-tre 29 mila i dipendenti in cassa inte-

grazione cui si affianca un esercito di cir-ca 224 mila persone in cerca di un’oc-cupazione. Cifre che fanno paura, e che

le forze sociali ed imprenditoriali sonochiamate insieme a ridurre con nuovepolitiche per il lavoro. Ecco che Rea in-vita l’intera classe politica a partecipa-re attivamente all’aumento della pro-duttività, “tagliando i costi e fissandoobiettivi precisi da raggiungere”.Rea, positivo il bilancio del con-

gresso che l’ha rieletta segretario al-l’unanimità?

«Sì, abbiamo lanciato e in gran parteraccolto la sfida sul nuovo modo di fareimpresa e sindacato. Ha avuto coraggio,per esempio, il leader di Confindustria,Cristiana Coppola, nell’appoggiare lenostre proposte sull’abolizione dell’as-sistenzialismo al Sud: cancelliamo le for-me di incentivazione generiche che cisono nel Mezzogiorno, siamo d’accor-do nel concentrare tutto sul creditod’imposta che è più trasparente e so-prattutto finalizzato all’occupazione.In questi anni le Amministrazioni loca-li hanno commesso gravi errori nell’at-tuazione delle politiche per il Mezzo-giorno; hanno creato l’impoverimentodi molti cittadini e poche occasioni di la-voro. Bisogna stanare le imprese affin-ché facciamo le imprese e non deloca-lizzino, cosa che accade troppo spessosoprattutto della nostre parti. Siamoper gli incentivi mirati alla buona oc-cupazione o almeno all’occupazione».La presidente Cristiana Coppola ha

assicurato che molte imprese anche al

Anna Rea: «Dalla politicaancora troppi slogan»

Vincenzo De Luca e Salvatore Piccolo, ospiti del congresso regionale a Villa Domi

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Sud ormai rifiutano la logica dell’as-sistenzialismo di vecchio stampo. Cre-de sia vero?

«Sì, io le credo. E non solo perché lastimo profondamente. La maggior par-te delle imprese del Mezzogiorno vuo-le allontanarsi da vecchie logiche che or-mai non funzionano più. Inoltre, nonposso che apprezzare molto quello cheha fatto Confindustria sulla questione del“pizzo”, hanno agito con molto corag-gio in Sicilia. Vedo scenari nuovi, vedopiccole e medie imprese che stanno la-vorando bene e che sono al passo con itempi. Purtroppo c’è sempre una partedi imprenditoria cosiddetta “politica”che vive di risorse pubbliche e incenti-vi dati facilmente».Sono venuti i due candidati alla pre-

sidenza della Regione, Caldoro e DeLuca: come li giudica nel merito del-le proposte?

«Innanzitutto devo ringraziare en-trambi per aver partecipato al nostro con-gresso: non era affatto scontato. Quan-

to al patto per il lavoro lanciato da Ste-fano Caldoro, sottolineo con soddisfa-zione che abbia annunciato come nel set-tore della formazione professionaledebba essere coinvolto il sindacato. Lasua proposta rappresenta un elementoimportante e positivo, come ci ha fattopiacere che sia venuto Vincenzo DeLuca in una giornata per lui molto con-citata per la questione delle alleanze daprovare a stringere in tempi brevi. Oraperò la competizione non si svolga suisemplici slogan: ci sono argomenti,come sicurezza e legalità, sui quali glischieramenti politici devono essere uni-ti e compatti. Si confrontino per esem-pio sull’utilizzo dei fondi europei, sul-

le priorità da affrontare, sulle modalitàper gestirli. Poi bisogna abbattere il co-sto della politica».A che cosa si riferisce in particola-

re?«Il primo atto del nuovo governatore,

insieme al taglio delle tasse, deve esse-re la riduzione della propria indennità edi quella dei consiglieri. Anzi, venga fi-nalizzata alla presenza in aula e al lavoroeffettivamente svolto rispetto agli obiet-tivi prefissati nell’interesse della co-munità».Insomma, anche la politica deve mo-

strare la sua produttività alla collet-tività.

«Esatto. Servono efficienza e pro-duttività. La Regione riduca il numerodei consiglieri e dia il buon esempio eli-minando consulenze e agenzie varie chehanno proliferato negli ultimi anni di-sperdendo risorse».Si parlava di slogan: sul lavoro se ne

ascoltano sempre tantissimi durantele campagne elettorali. Ma in questacorsa alla Regione Campania il temalavoro è presente?

«Certo che è presente, almeno nelleparole. Per ora, effettivamente, è alcentro di slogan. Abbiamo ascoltato icandidati, hanno detto cose che condi-vidiamo e hanno pure parlato di progettiinteressanti se poi saranno messi inpratica. Diciamo che Caldoro e DeLuca hanno scritto almeno i titoli, per ilresto possiamo solo attendere. Al di làdel vincitore, noi lavoreremo con chiun-que perché questo è un tema impegna-tivo e fondamentale. Speriamo che vin-ca chi ha rispetto delle associazioni cherappresentano il mondo del lavoro e chedevono essere coinvolte quando su que-sti temi si devono prendere decisioni im-portanti che incidono sulla vita dei la-voratori».

[RED]

il congresso regionale

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Molte impresedel Sud rifiutanole vecchie logiche

assistenzialiste.Siamo con loro

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Tutti gli indicatori socio econo-mici mostrano una Italia alleprese con i complessi ed irrisolti

“dualismi” sociali: donne e uomini, red-dito fisso e reddito da impresa, lavorostabile e lavoro precario, Nord e Sud delPaese. Crediamo che sia ormai giunto iltempo di affrontare queste contrapposi-zioni a partire dalle disuguaglianze ter-ritoriali.

L’irrisolta “questione meridionale” èe deve diventare tema nazionale. Lo svi-luppo del Mezzogiorno deve tornare adessere affrontato come una priorità ri-spetto all’agenda politica nazionale. Laquestione del divario Nord-Sud è l’e-mergenza tra le emergenze. Occorre unaforte politica di rilancio dello sviluppodel Sud in grado di riequilibrare le dif-ferenze territoriali che ancora oggi de-terminano, nell’economia del nostroPaese, condizioni di dualismo tra i ritmidi sviluppo del Centro-Nord ed i ritardiche continuano a concentrarsi in granparte delle Regioni Meridionali aggra-vati, ovviamente, dagli effetti della crisi.

Da questo punto di vista il Nord po-trebbe agganciare, peraltro a prezzi so-ciali alti, la ripresa ma, senza unacrescita graduale e concreta del Mezzo-giorno, tutto il sistema Paese non potràfare quel salto di qualità che dovrebbe.Il Governo, in piena estate, sotto laspinta più o meno accentuata di partedella classe politica meridionale carat-

terizzata da forme di “leghismo delSud”, si era impegnato a presentare unaproposta articolata per il Mezzogiorno.Da allora, salvo l’istituzione dellaBanca per il Sud e l’individuazionedelle Zone Franche Urbane, peraltro datre anni ancora al palo, sui problemi delMezzogiorno è calata una cortina di si-lenzio. Anche le regioni meridionali edi sostenitori di “Partiti del Sud”, finorasono rimasti in silenzio, disinteressan-dosi della questione, tutti concentrati eimpegnati per le prossime elezioni re-gionali, senza peraltro dire alcunché suirispettivi programmi di governo.

Eccetto i continui appelli del Presi-dente della Repubblica, Giorgio Napo-litano, nessun Presidente di Regione,salvo qualche rituale lamento, ha pen-sato di cogliere questa occasione perpresentare proposte, confermando, in-vece, una certa assuefazione a conviverecon i ritardi strutturali. Senza alcunareazione, all’infuori di quella che si ma-nifesta periodicamente e ritualmente,nel sollecitare maggiori trasferimenti dirisorse per le più svariate esigenze. Nonè un caso che il “partito maggioritario”nel Mezzogiorno è quello della spesapubblica improduttiva, che alimenta daanni sprechi, clientele e sottogoverno.

Ultimo, in ordine di tempo, l’utilizzodi parte dei 22,3 miliardi di euro delFondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS),per il ripiano dei disavanzi sanitari, così

come previsto dall’Accordo Governo-Regioni per il “Patto per la Salute”. Uti-lizzo del FAS che riguarda soprattuttol’area del Mezzogiorno, non solo nellecinque regioni alle prese con l’extrade-ficit sanitario (Abruzzo, Molise, Cam-pania, Calabria e Sicilia), e, la Pugliacondizionata da conti sulla sanità in di-sordine, ma anche le altre realtà conconti, all’apparenza, in ordine.

La UIL è nettamente contraria a taleipotesi, non solo per il rischio che si au-menterebbe la spesa corrente, drenandorisorse destinate agli investimenti, maanche perché si rischierebbe, oltremodo,di condannare per sempre il Sud a rima-nere una zona depressa, se qualche Pre-sidente di Regione, utilizzasse le risorsedel FAS per coprire il “buco della sa-nità” piuttosto che per lo sviluppo.

Il paradosso, a questo punto, sarebbeche oltre al danno si aggiungerebbeanche la beffa: si sottraggono, infatti, ri-sorse destinate allo sviluppo, e, al con-tempo si aumenta la pressione fiscale alavoratori ed imprese del Mezzogiorno,

focus mezzogiorno

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«Troppi silenzi sullaquestione meridionale»[GUGLIELMO LOY] (Segretario Confederale Uil)

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focus mezzogiorno

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con gli incrementi automatici dello0,3% dell’Addizionale RegionaleIRPEF e dello 0,15% dell’imponibileIRAP oltre il massimo oggi consentitodalla legge.

Occorre, da questo punto di vista, te-nere alta la guardia, perché non si pos-sono sempre raschiare risorse dalcosiddetto “fondo del barile”, ma sideve fare una lotta serrata agli sprechi ealle inefficienze, contro quel “vizio” chevede la spesa pubblica incontrollata, aldi fuori di ogni forma di responsabilità.Tema questo che in verità riguarda ge-neralmente il Paese, ma che nel Sud èpiù radicato.

Non c’è nessun dubbio che si devonorivendicare, con forza, nuove politichenazionali per lo sviluppo delle regionimeridionali evitando, però, il rischiodell’isolamento e dell’arroccamentocontro tutto il resto del Paese.

Non si possono, quindi, negare o tra-scurare le responsabilità a livello poli-tico, istituzionale e sociale dell’attualedegrado del Mezzogiorno. Occorre unforte senso di autocritica e rinnova-mento della classe politica meridionale,non solo dei partiti in quanto formazionipolitiche, ma per la loro diretta respon-sabilità amministrativa e di governo.Occorre, in sintesi, una vera disconti-nuità sia della “politica” sia delle forzesociali organizzate, nel mettere la parolafine ai finanziamenti a pioggia che nonhanno prodotto significativi risultati intermini di sviluppo.

Se tutto ciò è condiviso, non si può

non negare che le parole d’ordine chehanno, più o meno, caratterizzato l’a-zione politica (e sindacale) in questianni sono superate e insufficienti. Civuole discontinuità reale e non solo aparole. Per essere più chiari, si dovràvoltare pagina, a partire dalla denunciadi cosa non va (tanto!), per passare alleproposte ed alla assunzione di respon-sabilità da parte di tutti.

Ecco perché la UIL, attraverso un“Manifesto per il rilancio del Mezzo-giorno”, presentato al Governo, alle Re-gioni ed alle forze sociali, chiede allapolitica tutta di mettere in “primopiano” interventi mirati e scelte strate-giche e coraggiose. Una forte azione dirinnovamento che aiuti a superare il di-stacco tra politica e cittadini ed, in al-cuni casi tra etica e politica; ancheformando nuove classi dirigenti per unastagione imperniata sul sano “riformi-smo pragmatico del fare”.

L’intento è di fornire alla politicatutta, ma anche all’intero Sindacato, unostrumento che può essere di ausilio,anche come vera e propria piattaformadella UIL per il confronto con le Am-ministrazioni Regionali, anche in vistadella discussione dei prossimi Bilanci diprevisione. Non trascurando, inoltre, lasensibilizzazione dell’opinione pub-blica. In particolare sono 3 le proposteche abbiamo voluto lanciare con questovero e proprio Manifesto: favorire ilbuon governo per migliorare l’effi-cienza e l’efficacia della Pubblica Am-ministrazione; creare occupazione persostenere la crescita del buon lavoro; in-vestire in infrastrutture materiali ed im-materiali.

Tre temi ed obiettivi che non voglionoessere semplici e scontati slogan mavere e proprie ed articolate proposte chehanno come caratteristica la semplicitàe l’assunzione di responsabilità che, oracome non mai, il sindacato deve dimo-

strare. Infatti nelle proposte, ed in parti-colare in quella dell’occupazione, nonci facciamo scrupoli ad offrire, tramitela contrattazione, condizioni di vantag-gio alle imprese in cambio di buona estabile occupazione per i giovani delSud. Così come sul tema “infrastrut-ture” ci prendiamo la responsabilità disostenere programmi selettivi e strate-gici che sono il contrario di una prassi,purtroppo consolidata, che vede disper-dere in decine di migliaia di micro-in-terventi l’ingente quantità di risorsedestinate alle opere pubbliche. Le pro-poste le abbiamo discusse e analizzatein questi mesi con le strutture di catego-ria e territoriali del Mezzogiorno (e nonsolo) e sono diventate patrimonio ditutta la Uil.

Ne usciamo convinti che si possanocostruire le condizioni per l’avvio di unnuovo “Rinascimento” di questa area e,con esso, contribuire alla crescita e lacompetitività dell’intero sistema Paese.

Infrastrutture,occupazione

ed efficienza delsettore pubblicosono le priorità

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Il Mezzogiorno è scomparso dall’a-genda delle priorità politiche del Pae-se. Un extraterrestre, se capitasse da

noi, sarebbe indotto a pensare che a cen-tocinquanta anni dall’Unità d’Italia, la que-stione meridionale nata insieme allo Sta-to unitario, sia stata definitivamente risolta.

«La nuova frontieraè la buona politica»

[PAOLO PIRANI](segretario confederale Uil)

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In realtà è stata semplicemente rimossa ederubricata a questione insolubile.

Quindi abbandonata al proprio destinoanche perché appare come un peso che gra-va sulla parte produttiva e sviluppata delPaese. Significativamente, un recente e do-cumentato saggio di Luca Ricolfi si inti-tola il “Sacco del Nord”. Indubbiamente,nei confronti del Mezzogiorno influisco-no negativamente luoghi comuni e pre-giudizi. Ma anche rinascimenti annuncia-ti enfaticamente e rivelatisi impietosamentefallimentari. Conformismi e trasformi-smi di cui la letteratura ha parlato ampia-mente e diffusamente. Tutto vero. E il Mez-

zogiorno per aprire un nuovo capitolo nonpuò prescindere da una attenta e rigorosaselezione delle classi dirigenti che estirpila mala pianta del clientelismo e le sue de-generazioni corruttive.Accanto a ciò è pos-sibile aprire un nuovo capitolo del Mez-zogiorno, se si prende coscienza che la cri-si degli equilibri mondiali, simboleggiatidal crollo dei muri - quello di Berlino e diWall Street - rappresenta una straordina-ria opportunità, purchè si abbia il corag-gio e la necessaria intraprendenza per nonlasciarla cadere nel nulla.

Intendiamo dire - schematicamente e ne-gli stretti limiti dello spazio concessoci -che va rovesciato il paradigma su cui si ècostruito il modello meridionale di indu-strializzazione. Un modello illuministicoe verticistico che ha prodotto più di una cat-tedrale nel deserto, ma nessun risultato sta-bile e duraturo. Oggi, questo modello, an-che per la scarsezza delle risorse, è im-proponibile.

Il nuovo modello, invece, dovrà punta-re su due fattori decisivi: i prodotti e i mer-

cati. I prodotti sono quelle eccellenze, ma-gari misconosciute dai grandi network, mache danno occupazione e valore aggiun-to. Dai settori tradizionali a quelli inno-vativi, qualificando i distretti produttivi,rafforzando le filiere e riducendone i co-sti di interposizione. I mercati sono quel-li del Mediterraneo. Mediterraneo allargato,non inteso soltanto in senso immediato ecostiero, ma comprendente anche i paesidell’Est Europa. Un mercato potenziale, de-stinato ad incrementi ragguardevoli sia perconsumi che per capitali circolanti. Que-sta è la nuova frontiera dei produttori me-ridionali a cui bisogna guardare con at-tenzione e fiducia.

Stop al modelloverticistico cheha caratterizzato

l’economia delMezzogiorno

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Un contributo prezioso alla tavolarotonda sul Mezzogiorno èquello del professor Piero Cra-

veri. Un contributo da storico, da poli-tico ma anche un intervento moltopragmatico che s'inserisce nel leitmo-tiv della seconda giornata del congres-so regionale della Uil. Si parla deiguasti prodotti dalle amministrazioni lo-cali al Sud, in particolare in Campania.Craveri sottolinea anche l'importanzadel sindacato in questa fase così deli-cata. «Ha un ruolo centrale, fonda-mentale - spiega l'ex senatore radicale- perché ormai i partiti non ci sono qua-si più. Il sindacato è ormai l'unica or-ganizzazione rimasta, l'unico modelloorganizzativo; ed è anche per questo chetutti dovrebbero capire l'importanzadell'unità sindacale». Non è un caso ilriferimento all'unità da parte di Crave-ri che è stato tra i biografi di GiuseppeDi Vittorio. Parte da lontano per spie-gare il particolare momento storicoche stiamo vivendo, sia a livello globaleche nella dimensione più ristretta delMezzogiorno.

«Da troppi anni sento parlare di glo-balizzazione, ma ormai ci siamo dentroe possiamo farci poco - fa notare Cra-veri - Sono processi enormi, lo dice laparola stessa, e sono stati devastanti an-che perché scontiamo l'errore ameri-cano: quando si è liberalizzato tutto siè tenuto in scarsa considerazione il tas-

so di cambio e le conseguenze sono sta-te pesantissime». Ma in un'epoca di glo-balizzazione rischia di aumentare ildivario tra le regioni del Centronord eil Mezzogiorno d'Italia, alle prese conproblemi gravissimi e con un’economiabasata su un assistenzialismo che unPaese inserito nel contesto comunitarionon può più permettersi. «Si guardino

le scelte fatte al Nord e quelle fatte alSud negli ultimi anni e si capirannomolte cose - commenta Craveri - Par-tiamo dalle università che conoscomolto bene: quelle delle regioni delCentro e in particolare del Nord sono le-gate a doppio filo con le imprese; lastrada è questa, ma lì è possibile perchégli enti locali favoriscono tutto questoprocesso con provvedimenti concreti.Mi costa tantissimo elogiare i leghisti,che a volte mi fanno orrore per certe po-sizioni, però devo ammettere che cisono uomini e donne competenti tra

loro, che da alcuni anni fanno tantissi-mo per il territorio, operano nel modogiusto, organizzano questi processi.Al Sud tutto questo non c'è, al Sud c'èuna classe dirigente che contribuisce anon colmare il gap con le aree più svi-luppate del nostro Paese».

Craveri, nipote di Benedetto Croce,è nato a Torino ed ha insegnato nelleuniversità di Messina, Napoli e Geno-va; il suo punto d'osservazione è quin-di molto attendibile e per questo le con-clusioni sono inquietanti. «Vediamocosa è stato fatto a Napoli, per esempioa Bagnoli dove si parla di riqualifica-zione da tanti anni - dice Craveri - Han-no fatto una legge regionale che prevedeche il capitale della società di trasfor-mazione urbana sia totalmente pubbli-co; ma si chiedono quale privato inve-stirà mai in un progetto così struttura-to? Qualcosa è stato fatto sul fronte dei

«Al Sud non c’è sinergiatra Università e Istituzioni»

In questa faseil sindacato èfondamentale

perché è l'unica grandeorganizzazione

rimasta

Lo storico Piero Craveri rilancia l’allarme sull’emigrazione dei laureati

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focus mezzogiorno

trasporti, è arrivata la Tav ma non so seproseguirà oltre Napoli; e poi molti tre-ni sono vuoti perché manca una rete lo-cale, una rete che si raccordi col tra-sporto urbano. Io spero che questi can-tieri del metrò chiudano presto, ma piùin generale c'è un gigantesco problemadi gestione e le Ferrovie scaricano tut-to sugli enti locali».

Parla di infrastrutture, di aspetti ur-banistici e di turismo il professor Cra-veri. E purtroppo in Europa ci sonoesempi che ci mortificano il Mezzo-giorno. «Due anni fa sono stato a Bar-cellona per Pasqua - racconta - In aereo,poco prima dell'atterraggio, ci hanno co-municato che in città c'erano 300milaturisti. Quando sono rientrato in Italiami è venuta la curiosità di sapere quan-ti erano stati quelli che avevano visita-to Napoli nello stesso periodo e ho sco-perto che non arrivavano a 10mila.Eppure Napoli ha molto di più di Bar-cellona, ma bisognerebbe favorire que-sti processi. Ad esempio, il porto an-

drebbe ricollocato per creare una veracittà di mare; non credo che oggi pos-sa dirsi tale, se si esclude la fascia di viaCaracciolo con Castel dell'Ovo. Ecco igrandi progetti che possono cambiarevolto alle città, ma siccome le ammi-nistrazioni pubbliche hanno dimostra-to di non essere in grado di sviluppar-

li, è qui che devono intervenire i sin-dacati e gli altri soggetti che hanno ca-pacità progettuale. Dagli enti localinon possiamo aspettarci tutto questo, aparte il fatto che in provincia di Napo-

li un comune su quattro è commissariatoper infiltrazioni mafiose; e poi questienti hanno tanti dipendenti ma non c'èprogrammazione, non c'è rapporto conle università dove invece ci sarebberotante buone idee».

E quelle buone idee, come sottoli-neato dagli altri partecipanti alla tavo-la rotonda di Villa Domi, spesso vannoa favorire imprese e territori lontani, alNord Italia o addirittura all'estero. «E'assolutamente vero - spiega Craveri - c'èuna nuova emigrazione spaventosa, ègente con le lauree, con i 110 e lode, èil meglio che sta andando via». La chiu-sura è un invito alla Uil ad essere pro-tagonista in questo momento delicato.«Può e deve esserlo soprattutto per unmotivo - dice Craveri - Negli anni si èdimostrato il sindacato che ha meglioconservato la sua indipendenza, non siarrocca su certe posizioni ma lavora perrisolvere i problemi».

[DADES]

CRISTIANA COPPOLA: SEMPLIFICARE IL SISTEMA DEGLI INCENTIVI

Tocca a Cristiana Coppola, vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno, difendere leimprese che – non direttamente – dal professor Craveri erano state attaccate e che dall'economistaMarco Vitale, presente alla tavola rotonda, erano state accusate di aver ribaltato le logiche chiedendoallo Stato politiche assistenziali che neanche lo Stato intendeva praticare. «Quando si parla di questecose con riferimento alle aziende del Sud – fa notare la Coppola - vogliamo considerare in quale conte-sto si opera? In certe zone è l'ordinaria amministrazione la questione centrale; quel che voglio dire èche in condizioni normali e in tutti i settori c'è uno scarto spaventoso tra diverse aree del Paese». Lavicepresidente degli industriali indica però la strada per l'immediato futuro sulla scia di quanto giàdetto dalla presidente Emma Marcegaglia sul caso Fiat: meno incentivi e una spinta decisiva all'innovazione per tenere i passodegli altri Paesi sembra la ricetta giusta. «Confindustria chiede l'abolizione dei 1350 incentivi previste dalla varie leggi – affer-ma la Coppola – Vorremmo che quelle somme venissero utilizzate per finanziare il credito d'imposta; si parla tanto di fiscalitàdi vantaggio, questo è un modo di realizzarla e le aziende preferiscono questo strumento perché si mette in moto un processod'investimenti che alla fine porta a nuove assunzioni. È vero che ci sono settori che reclamano incentivi, quello tessile su tutti.Però vedo che gli imprenditori del Sud vanno verso strada giusta, meno assistenzialismo». Insomma, l'imprenditoria del Mezzo-giorno è tutt'altro che arretrata o antiquata. Anzi, è proprio dal Sud che stanno venendo indicazioni importanti. Il buco nero re-sta l'inefficienza degli enti locali. «Non tutti sono uguali, ma molti non favoriscono l'innovazione – dice Cristiana Coppola – Introppi pensano alla conservazione e alla difesa dell'economia pubblico, comprimendo così la concorrenza. Diciamo la verità: ilSud è stato ucciso dall'assistenzialismo. In questo scenario cosa dobbiamo dire ai giovani che vanno via? Forse fanno bene enon possiamo fermarli con le parole. Dobbiamo essere noi a creare le condizioni per far restare qui i giovani migliori».

DDS

Mi costa moltoammetterlo,ma i leghisti

hanno ottimiamministratori sulterritorio, cosa

che al Sud non c'è

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«Il Mezzogiorno è sprecone esaccheggia il Nord». Un’af-fermazione forte, a tratti pro-

vocatoria ma per lo più fondata su datieconomici chiari. L’autore è il sociologoLuca Ricolfi, noto editorialista del quo-tidiano “La Stampa” e del settimanale“Panorama” e grande critico (dal di den-tro, come lui stesso confessa) della si-nistra italiana. Famoso, a tal proposito,il suo libro “Perché siamo antipatici?”riferito alla classe dirigente postcomu-nista. «La Campania e la Puglia, comedel resto l’Abruzzo, sono regioni sot-tofinanziate in termini di spesa pubbli-ca discrezionale (quella che non inclu-de la difesa, la previdenza e gli interessisul debito pubblico). Ma al tempo stes-so partecipano, eccome, al sacco delNord. In che modo? Sprecando risorseper servizi pubblici poco efficienti e fa-cendo registrare tassi di evasione fiscaleelevatissimi». Questo sostiene Ricolfi,docente di Analisi dei dati all’Univer-

sità di Torino, nel libro intitolato sim-bolicamente “Il sacco del Nord – Sag-gio sulla giustizia territoriale («Gueri-ni e associati», pagine 271, 23,5 euro).

L’analisi parte dai numeri, tanri, for-se troppi, snocciolati al lettore. «Ven-gono sottratti almeno 50 miliardi di euroalle regioni più produttive del Paese (acominciare da Lombardia, Veneto, Emi-lia-Romagna e Piemonte). Ecco, se il fe-deralismo vorrà essere giusto dovràspostare molte risorse da Sud a Nord, manon potrà ignorare che ci sono anche re-gioni del Nord che ricevono troppo e re-gioni del Sud che ricevono troppopoco».

Ma si sta meglio al Nord o al Sud?, èla domanda clou. «Tenendo presente iconsumi privati intermini reali, quellipubblici effettivi e il valore economicodel tempo libero il divario c’è, ma a fa-vore del Nord», spiega l’editorialista deLa Stampa agggiungendo che è «infon-data la credenza che la povertà sia nelSud cinque volte più diffusa che al Nord:sia i dati Istat sulla povertà assoluta, siai dati Isae sulle famiglie in difficoltà mo-strano un divario più contenuto (1,5 vol-te anziché 5)».

Ma a che cosa è dovuta la differenzaspesso abissale tra le due parti del no-stro Paese? «Non tanto dall’insuffi-cienza del reddito disponibile, bensì nel-la sua distribuzione ineguale e nelle inef-ficienze dei servizi pubblici: due feno-

meni, questi, che non originano dall’e-sterno ma hanno radici profonde dentrola società meridionale e i suoi mecca-nismi di riproduzione».

Ricolfi aggiunge poi che nonostantel’«alta incidenza dell’evasione fiscale elo spreco delle risorse per servizi pub-blici poco efficienti» non rasenta ilcontrosenso dire che la Campania e laPuglia sono regioni che ricevono menodi quanto dovrebbero in termini di spe-sa pubblica discrezionale ma al con-tempo partecipano pienamente al saccodel Nord? «Tutti i calcoli del sacco delNord non si riferiscono agli enti regio-nali come istituzioni, bensì alle regio-ni come territori. Ciò significa che i sal-di da noi calcolati riflettono i compor-tamenti di tutti i livelli di governo, com-presi lo Stato centrale, le Province e iComuni», risponde in un’intervista alCorriere del Mezzogiorno. «Se io dicoda un lato che regioni come la Campa-nia e la Puglia sono tra quelle meno sus-sidiate e dunque sottofinanziate, e dal-l’altro che quelle stesse aree partecipa-no al sacco del Nord, può apparire ef-fettivamente un controsenso. Ma sitratta di un equivoco che nasce dal con-cetto di trasferimento (di risorse): il miomodello si basa su calcoli astratti. E pog-gia su tre assunti: cosa succederebbe seil tasso di evasione (fisco) fosse lo stes-so in tutte le regioni del Paese? Cosasuccederebbe se il tasso di spreco (ef-

«Mezzogiorno sprecone:vi spiego come cambiare»Nel libro di Ricolfi le analisi del divario economico basate su parametri reali

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ficienza) fosse uniforme? Infine, cosasuccederebbe se la spesa pubblica di-screzionale (parsimonia) fosse propo-zionale alla popolazione? Certo, i ter-ritori di Campania e Puglia ricevonomeno soldi di quanto dovrebbero, un sal-do negativo rispettivamente 756 milio-ni e 1.008 miliardi, ma è pur vero chele risorse vengono in buona parte spre-cate. E un’area diventa debitrice rispettoal resto della Penisola se dissipa quel-lo che riceve». Come spesa discrezio-nale le Regioni meridionali paganomeno tasse rispetto alla media e spre-cano tanto per servizi pubblici poco ef-ficienti. La Campania rispettivamente il6,4% (debito fiscale) e il 4% (debito daefficienza) del Pil market territoriale; laPuglia il 5,5% e il 4%. «Mi sembra ov-vio, dunque, che se tutti pagassero le tas-se nella stessa misura, il Nord dispor-rebbe di più risorse - è la conclusione diRicolfi -. In più, con un grado di effi-

cienza omogeneo a livel-lo nazionale, in tutto ilSud costerebbe assai menoprodurre gli stessi serviziattualmente erogati». Matale analisi è di destra o disinistra «Io sono di sini-stra. Se fossi un federali-sta di orientemaento le-ghista affermerei che laspesa pubblica cui un ter-ritorio ha diritto deve essere propor-zionale al reddito che produce. Dunque,solidarietà zero. Altra cosa, invece, è sol-lecitare una svolta federale in cui la spe-sa pubblica sia proporzionale alla po-polazione che risiede in un dato terri-torio. Dunque, un’ipotesi, la mia, di so-lidarietà massima», chiarisce il sociologotorinese. Cifre e commenti con cui farei conti per tutti coloro che hanno a cuo-re le sorti del Sud nell’ottica di un inte-resse nazionale sempre più dimenticato.

SUD, L’ACCORATO APPELLO DI NAPOLITANO:SALVAGUARDARE L’INTERESSE COMUNE

Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano è tornato ad indicare la questionemeridionale come la priorità da affrontare e risolvere per il bene e l'interesse delPaese. «L'affrontare nei suoi termini attuali la questione meridionale - ha detto ilPresidente della Repubblica, intervenendo all'Accademia dei Lincei per unaconferenza sui 150 anni dall'Unità d'Italia - non è solo il maggiore dei doveri dellacollettività nazionale, per avere essa fatto della trasformazionee dello sviluppo del Mezzogiorno una delle missioni fondative dello Stato unitario;ma è anche un impellente interesse comune perchè è una condizione e insieme unaoccasione essenziale per garantire all'Italia un più alto ritmodi sviluppo e livello di competitività». In un altro passaggio del suo intervento hatuttavia sottolineato come lo squilibrio tra il Settentrionee il Meridione resti motivo di preoccupazione. «Non posso non toccare il tema delpiù grave dei motivi di divisione e debolezza che hanno insediato ed insidiano lanostra unità nazionale. Mi riferisco ovviamente, alla divaricazione e allo squilibriotra Nord e Sud, alla condizione reale del Mezzogiorno. Anche le analisi più recentihanno confermato - ha proseguito - quanto profondo resti il divario tra le regionidel centronord e le regioni meridionali: si impone un approccio più attento a tuttele molteplici componenti di un aggravamento della situazione meridionale che ha lasua espressione più evidente nel peso assunto dalla criminalità organizzata».

GIANNI PITTELLA (PSE):«MERIDIONE VEROTRAINO PER USCIREDALLA CRISI»

«Dal governatore della Banca d’Ita-lia Mario Draghi è venuto un impor-tante riconoscimento del ruolo fonda-mentale che le regioni meridionalipossono ricoprire per far uscire ilpaese dalla crisi e imboccare la stra-da dello sviluppo finalmente a tassid’incremento europei». Lo ha sottoli-neato il vicepresidente del Parlamen-to europeo, Gianni Pittella (Pse). «IlMezzogiorno può essere il traino diuna crescita economica che per il no-stro paese si prevede troppo bassaper assicurare la stabilità finanzia-ria, il futuro per i giovani e la dignitàper gli anziani, spiega Draghi e nesono condizione le riforme struttura-li, necessarie a fermare la perdita dicompetitività del Paese che dura daun quindicennio». Secondo Pittellaall’Italia si aprono ora tre opportu-nità da cogliere a breve termine: laritrovata centralità del Mediterra-neo; il ruolo della fiscalità differen-ziata nelle aree deboli. “E infine - haconcluso il parlamentare del PartitoDemocratico eletto nel collegio meri-dionale - c’è un’opportunità di enor-me valore strategico che è rappresen-tata dalla vocazione delle aree deboliallo sviluppo delle fonti energetichealternative oltre che tradizionali».

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focus mezzogiorno

Non vuole certo ricoprire unruolo di guru sociale, non gliappartiene perché troppo

grande è l’umilità che conserva. MaNino D’Angelo, dopo l’ultima espe-rienza al Festival di Sanremo, si sentepiù forte di prima, sa che le sue can-zoni tendono sempre a lasciare unsegno. Con Job, ha discusso di tutto edi più, con particolare attenzione alleproblematiche di quel Sud che trasudadai suoi testi e dalla sua musica sem-pre più etnica.All’ultimo Festival di Sanremo c’è

stata a sorpresa l’eliminazione dellacanzone sua con Maria Nazionale:come commenta? Forse non è statocapito il dialetto?

«In merito al dialetto, ho accettato ilregolamento, anche se non è moltochiaro a dire la verità. A lasciarmi per-plesso è il fatto che non abbiamo avuto

notizie sul televoto, su come siamostati messi fuori: una situazione di-ciamo un po’ anomala. In generale,non mi posso lamentare, è stato untrionfo dopo l’eliminazione».Insomma, il bicchiere lo vede

mezzo pieno?«A livello promozionale, non ho maiavuto successo come in questo San-remo. È il pezzo più sociale che abbiamai scritto e cantato, è una canzona di-retta che arriva subito all’ascoltatore.Il suono del resto è universale, mentrenon arrivi con le parole a tutti. Cercodi fare la musica più internazionaleche ci sia, come è del resto è la musicaetnica».La sua canzone “Jammo ja” può

essere considerata l’ideale prosecu-zione, almeno nelle intenzioni, diuna canzone simbolica come Na-pul’è?

«Volevo fare un inno al Sud, questoè il messaggio a cui tenevo particolar-mente. Sono napoletano, ma amato intutta Italia e questo mi sping ad andareavanti. Il Sud c’è anche a Modena, Mi-lano e Torino. Poi cerco di arrivare alcuore di tutta l’Italia senza piagnistei».Dice no al meridione che si piange

addosso?«Le persone sono lo specchio dei

Sanremo 2010

D’Angelo:«Bastapiangersiaddosso»risposta. L'atto di pignoramento immobiliaredella struttura, che si trova a Forcella e quindiriveste una partico

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focus mezzogiorno

nostri problemi, i deboli sono fortisolo se stanno insieme: questa è larealtà che ci circonda quotidianamentee con cui dobbiamo fare i conti. In giroc’è tanta noncuranza, ci sono diffe-renze anche tra chi soffre: chi ha su-bito un terremoto a l’Aquila è statotrattato meglio di chi lo ha subito inSicilia».Il disagio sociale è molto media-

tizzato, ma appartiene alle prioritàpolitiche solo sotto elezioni.

«A Napoli ci sono cento Scampìa,ma tutti e dico tutti parlano a vanverasolo e sempre di Scampìa perché fa ru-more. Ma c’è anche da dire che la si-nistra non sa utilizzare i media,Berlusconi se alza una pietra si portale telecamere appresso. Questo è un

fattore che va considerato, se unovuole valutare la forma e la sostanzadi chi ci governa».Qui si è prigionieri, come ha

scritto nel testo?«Ritengo di sì. Ce ne possiamo libe-rare solo se stiamo insieme».Germogli di speranza ne intra-

vede?«Sono stanco della speranza, parlo a

nome di chi conta poco o nulla. Io vivomeglio di chi mi segue, ma solo graziea loro».

Intanto hanno pignorato il “suo”Trianon per troppi debiti accumu-lati dalla gestione precedente: chefine farà?

«Vorrei che continuasseroa darmi sempre la possibilitàdi fare l’opera sociale cheho realizzato in questi anniraggiungendo grandi obiet-tivi in termin di abbonati edi successo degli spettacoli.È una delle sfide che havinto la sinistra in questianni a Napoli grazie a Bas-solino: ora non possiamofare passi indietro».

(ca.po.)

TEATRO TRIANON PIGNORATOPER DEBITI, LA REGIONE LO SALVA

Il teatro Trianon VivianI di Napoli, quello diretto appunto da Nino D'Angelo, è stato pignorato su ri-chiesta dei creditori. I lavoratori che si sono rivolti alla Regione Campania ed alla Provincia di Na-poli, proprietari rispettivamente del 60 per cento e del 40 per cento del pacchetto azionario senzaaver avuto finora risposta. L'atto di pignoramento immobiliare della struttura, che si trova a Forcellae quindi riveste una particolare importanza per l’intero quartiere, è stato notificato il 5 gennaioscorso dalla Banca Nazionale del Lavoro - che vanta crediti pregressi con i vecchi proprietari delTrianon per un ammonate di un milione di euro - ma è stato reso noto solo oggi dagli 11 dipendentie dalle organizzazioni sindacali. «Quattro anni fa, al momento dell'acquisto del teatro da parte diRegione e Provincia, i mutui contratti dalla precedente proprietà – hanno spiegato i lavoratori - fu-rono oggetto di valutazione specifica da parte dell'Agenzia delle Entrate». Il Viviani da par suoconta circa 4 mila abbonati e quindi non ha problemi di pubblico, anzi. I dipendenti hanno assicu-rato lo svolgimento dell'attesa prima di Peppe Barra e Patrizio Trampetti in “Le follie del Monsignore”limitandosi a ritardare. «Chi deve intervenire per salvare il Trianon Viviani lo faccia, ma subito, pernon mettere a rischio il lavoro fatto ed il prosieguo della stagione», ha detto D' Angelo. Ma nei giorniscorsi, si è intravisto lo spiraglio di luce: la Regione si è detta pronta a trovare la somma necessariaa ricapitalizzare per salvare il teatro, le sue attività e la sua vocazione sociale.

A Napoli ci sonocento Scampìa,ma solo una fa

rumore. Nonvoglio limitarmi

a sperare

Manifestazione di solidarietà al Trianon organizzatadai sindacati e chiusa da Anna Rea

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PAGINA A CURA DELL’UFFICIO

STUDI FENEAL UIL CAMPANIA

focus mezzogiorno

CLASS ACTIONUn’azione collettiva (conosciuta negliUSA come class action), in vigore in Ita-lia da 1° gennaio 2010, è un’azione le-gale condotta da uno o più soggetti che,accomunati dalla stessa classe di azio-ne, chiedono che la soluzione di unaquestione comune di fatto o di diritto av-venga con effetti super partes per tuttii componenti presenti e futuri dellaclasse. Con l’azione collettiva si possonoanche esercitare pretese risarcitorie, adesempio nei casi di illecito plurioffen-sivo, ma lo strumento oltre alle funzio-

ni di deterrenza realizza anche vantag-gi di economia processuale e di ridu-zione della spesa pubblica. L’azione col-lettiva è il modo migliore con cui i cit-tadini possono essere tutelati e risarci-ti dai torti delle aziende e delle multi-nazionali, in quanto la relativa senten-za favorevole avrà poi effetto o potrà es-sere fatta valere da tutti i soggetti che sitrovino nell’identica situazione. In Ita-lia, l’azione collettiva può essere pro-posta dal 1° gennaio 2010, ma gli ille-citi cui la class action si riferisce han-no rilevanza a partire dal 15 agosto2009. Il debutto in due tempi è l’effet-to del mancato coordinamento tra la pro-roga al 2010 contenuta nelle misure an-ticrisi e la revisione dei contenuti e del-le modalità dell’azione inserite nella leg-ge sviluppo in vigore dal 15 agosto2009. Tale disallineamento ha avutocome effetto una limitata retroattività.Gli illeciti ai quali si potrà fare riferi-mento da oggi saranno innanzituttoquelli commessi nell’ambito dei contratticonclusi attraverso moduli o formulari.Nella prassi (contratti di conto corren-te o assicurativi o di fornitura di pubbliciservizi come gas o elettricità) la stesu-ra del contratto non è quasi mai ogget-to di una trattativa preliminare e ap-profondita tra banca o assicurazione ecliente. Potrà essere considerato un il-lecito soggetto all’area della class actionla vendita di un prodotto difettoso che

ha interessato una comunità di consu-matori. Gli elettrodomestici, come le au-tomobili o i computer, potranno finirenel mirino della class action per i difettidi fabbricazione. In questo caso, nonsarà necessaria la sottoscrizione di unvero e proprio contratto, ma viene in evi-denza l’essere considerati consumatorifinali di un determinato prodotto. Un al-tro filone di illeciti suscettibile di con-siderazione è quello delle pratiche com-merciali scorrette e dei comportamen-ti anticoncorrenziali, come intese tra iproduttori che rendono impossibile unariduzione del presso di beni di graneconsumo (es. latte) oppure accordi checompromettono la possibilità di trasfe-rimento titoli da una banca all’altra incaso di chiusura del conto corrente. Nelsettore della pubblica amministrazione,come poste, ferrovie e ospedali, l’attualeversione delle norme sembra preclude-re la possibilità di proporre la class ac-tion., ma solo una versione dell’azionecollettiva non indirizzata al risarci-mento, ma al ripristino di standard di ef-ficienza.

.CASSA INTEGRAZIONEGUADAGNILa cassa integrazione guadagni (CIG) èun istituto previsto dalla legge, consi-stente in una prestazione economica(erogata dall’INPS) in favore dei lavo-ratori sospesi dall’obbligo di esguire la

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Le parole della crisiDa quest’anno uno strumento in più per i consumatori: via all’azione collettiva

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focus mezzogiorno

prestazione lavorativa o che lavorano aorario ridotto. L’istituto è stato introdottonell’ordinamento per la prima voltacon decreto legislativo del Capo prov-visorio dello Stato 12 agosto 1947 n.869, successivamente ratificato conmodificazioni dalla legge 21 maggio1951 n. 498. Infine la legge n. 223 del1991 ha modificato alcuni parametri re-stringendo i tempi di concessione del-la CIG.

.CASSA INTEGRAZIONEORDINARIAÈ un intervento a sostegno delle impresein difficoltà che garantisce al lavorato-re un reddito sostitutivo della retribu-zione. Spetta ad operai, impiegati e qua-dri delle imprese industriali in genere edelle imprese industriali e artigiane delsettore edile e lapideo, esclusi gli ap-prendisti, in caso di sospensione o con-trazione dell’attività produttiva per si-tuazioni aziendali dovute ad eventitemporanei e non imputabili all’im-prenditore o ai lavoratori oppure a si-tuazioni temporanee di mercato. Leimprese devono presentare la domandaalle sedi Inps entro 25 giorni dalla finedel periodo di paga in corso nella setti-mana in cui è iniziata la sospensione ola riduzione dell’orario di lavoro.L’importo corrisponde all’80% della re-tribuzione globale che sarebbe spettataper le ore di lavoro non prestate. L’im-porto del trattamento ordinario nonpuò superare un limite massimo mensilestabilito di anno in anno (per il 2009 èdi € 886,31 ed è elevato a € 1.065,26 incaso di retribuzione superiore a €1.917,48). Nel settore edile e lapideo,quando la CIG è stata determinata daeventi metereologici, il limite è incre-mentato del 20% (per il 2009 è di1.063,57 ed è elevato a € 1.278,31 incaso di retribuzione superiore a €1.917,31). I periodi di cassa integrazione

sono utili per il diritto e per la misuradella pensione. Può essere concessaper un massimo di 13 settimane, piùeventuali proroghe fino a 12 mesi. In de-terminate aree territoriali il limite è ele-vato a 24 mesi. Per le imprese edili e perquelle del settore lapideo la duratamassima, in caso di sospensione del la-voro, è di 13 settimane; è di 52 settimanequando deriva da una riduzione dell’o-rario di lavoro. Qualche settimana fa, laRagioneria dello Stato ha bocciato, permancanza di copertura finanziaria, unemendamento presentato in Parlamen-to per prolungare la cassa integrazionedi altri sei mesi in virtù del particolareed eccezionale stato di crisi di molteaziende. Se il lavoratore in cassa inte-grazione svolge contemporaneamente at-tività retribuita senza averlo prima co-municato alla propria sede Inps, deca-de dal diritto alla prestazione. In caso dicomunicazione preventiva la presta-zione è sospesa per la durata dell’atti-vità lavorativa.

.CASSA INTEGRAZIONEGUADAGNI STRAORDINARIASpetta adi operai, impiegati e quadri, incaso di ristrutturazione, riorganizza-zione, conversione, di crisi aziendale enei casi di procedure concorsuali delle:imprese industriali anche edili, impre-se appaltatrici di servizi di mensa o ri-storazione e dei servizi di pulizia. Esse

devono avere occupato più di 15 di-pendenti nel semestre precedente lapresentazione della domanda; impresecommerciali, di spedizione e trasportoe agenzie di viaggio e turismo che oc-cupano più di 50 dipendenti. Esclusi gliapprendisti e gli assunti con contratto diformazione lavoro; imprese di vigilan-za. Non si può chiedere l’interventostraordinario per le unità produttiveper le quali è stato richiesto, per lo stes-so periodo, l’intervento ordinario. Lascelta dei lavoratori da porre in CIGdeve essere effettuata in base al criteriodella rotazione tra coloro che svolgonole stesse mansioni. Se l’azienda non ri-tiene di poter applicare la rotazione, deveindicarne i motivi nella domanda di am-missione al trattamento speciale di cas-sa integrazione. La domanda deve esserepresentata al Ministero del Lavoro e del-le Politiche Sociali entro 25 giorni dal-la fine del periodo di paga in corso nel-la settimana in cui è iniziata la sospen-sione o la riduzione dell’orario di lavoro.Tale domanda deve contenere il pro-

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gramma di risanamento che l’impresaintende attuare, il progetto di ristruttu-razione o riconversione aziendale, ilconto economico e la situazione patri-moniale dell’ultimo triennio. L’impor-to corrisponde all’80% della retribuzioneglobale che sarebbe spettata al lavora-tore per le ore di lavoro non svolte. L’im-porto del trattamento straordinario nonpuò supererai un limite massimo men-sile (per il 2009 tale importo è di €886,31; il limite è elevato a € 1.065,26in caso di retribuzione mensile superiorea € 1.917,48). Tali importi sono ridottidi un’aliquota pari al 5,84%. Anche taliperiodi di cassa integrazione sono uti-li per il diritto e per la misura della pen-sione. La cassa integrazione straordi-naria dura al massimo 12 mesi per lecrisi aziendali, 24 mesi per la riorga-nizzazione, ristrutturazione e riconver-sione aziendale, 18 mesi per i casi diprocedure esecutive concorsuali. Gli in-terventi ordinari e straordinari non pos-sono nel complesso superare 36 mesi inun quinquennio.

Sono intervenute alcune disposizioni dilegge, anche a carattere transitorio, chehanno modificato i limiti temporalisuddetti.INDENNITÀ DI MOBILITÀ

E’ una prestazione che spetta ai lavo-ratori che sono stati collocati in mobi-lità dalla loro azienda a seguito di esau-rimento della cassa integrazione straor-dinaria, licenziamento per riduzione dipersonale o trasformazione di attività odi lavoro, licenziamento per cessazionedell’attività da parte dell’azienda. Il la-voratore ne ha diritto quando è iscrittonelle liste di mobilità compilate dai Cen-tri per l’impiego, ha un’anzianità azien-dale complessiva di almeno 12 mesi,può far valere almeno 6 mesi di effet-tivo lavoro, comprese ferie, festività,infortuni.La durata varia in relazione all’età dellavoratore al momento del licenzia-mento e all’ubicazione dell’azienda.Per i lavoratori delle aziende del Cen-tro-Nord si va dai 12 mesi di chi hameno di 39 anni, passando per i 24 mesi

per chi si trova tra i 40 e i 50 anni, finoai 36 mesi per chi ha superato i 50 anni;i tempi si allungano rispettivamente a 24,36 e 48 mesi per i lavoratori delleaziende del Mezzogiorno. General-mente l’indennità non può essere cor-risposta per un periodo superiore alla an-zianità aziendale del lavoratore. Inpresenza di determinati requisiti di etàe di contribuzione viene pagata fino alconseguimento del diritto alla pensione.La domanda di indennità va indirizza-ta all’Inps e presentata alla Sezione cir-coscrizionale per l’impiego entro 68giorni dal licenziamento. L’indennità dimobilità decorre dall’8° giorno dal li-cenziamento se la domanda è stata pre-sentata entro i primi 7 giorni, dal 5° gior-no successivo alla presentazione delladomanda, negli altri casi. L’importo, peri primi 12 mesi 100% del trattamento dicassa integrazione straordinaria o che sa-rebbe spettato nel periodo immediata-mente precedente il licenziamento, neilimiti di un importo massimo mensile.Per i periodi successivi l’80% del pre-

detto importo.L’indennità è pagata ognimese dall’Inps direttamen-te al lavoratore ed è sospe-sa quando l’interessato èassunto con contratto a tem-po determinato o a tempoparziale.Il trattamento si interrompequando l’interessato vienecancellato dalle liste di mo-bilità, viene assunto concontratto a tempo indeter-minato, raggiunge il dirittoalla pensione di vecchiaia odiventa titolare di pensionedi anzianità o anticipata,ovvero di pensione di ina-bilità o di assegno di inva-lidità senza aver optato perl’indennità di mobilità.

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Il sistema del partenariato pubblicoprivato come risposta alla crisieconomica in atto. Questo, in sin-

tesi, il senso dell’iniziativa “Partenaria-to pubblico privato: un'opportunità per glienti localì” e l'obiettivo del protocollo d'in-tesa siglato recentemente all’Acen dal pre-sidente dall'Associazione dei Costrutto-ri Edili di Napoli Rodolfo Girardi e dalpresidente dell'Associazione Nazionale deiComuni italiani (Anci) della Campania,Nino Daniele. Il protocollo prevede l'a-pertura di uno sportello, presso la sede del-l'Anci, che vedrà impegnato personale spe-cializzato per illustrare le corrette proce-dure ai Comuni, per verificare i presup-posti di fattibilità tecnica e finanziaria del-le idee progettuali ed individuare esigenzeinfrastrutturali realizzabili facendo ri-corso al partenariato. “Il partenariatopubblico privato è l’unico strumento perassicurare opere pubbliche e servizi allacollettività”, ha affermato il presidente del-

l’Acen Girardi all’apertura dell’incontro.“Bisogna quindi creare le condizioni perassicurare velocità, efficienza ed effica-cia al sistema, all’interno del quale si muo-ve la sinergia pubblico privata, garantendoaltresì concorsualità e trasparenza. Il pro-tocollo d’intesa - ha continuato - tende aconiugare l’esperienza delle imprese conle necessità delle pubbliche amministra-zioni, anche quelle di dimensioni mino-ri”. L’intesa mira anche a elaborare mo-delli operativi, su specifiche tipologie diopere. Ad esempio: insediamenti indu-striali, residenze per anziani e parcheggi,con l’obiettivo di diffondere veri e propriprogrammi di singole tipologie di opererealizzate con il partenariato. Il presidenteGirardi ha sottolineato, inoltre, che il ri-corso al capitale privato consente una so-luzione efficiente alla selezione delleopere pubbliche effettivamente utili al ter-ritorio. Roberta Ajello, presidente delCentro Studi Acen, ha commentato i

dati del sesto numerodi I.Co.Na., il perio-dico redatto dall’as-sociazione dei co-struttori con CresmeRicerche: “Il ricorso alpartenariato pubblicoprivato continua a cre-scere nella nostra re-gione. I numeri testi-moniano che ci siamoallineati al dato italia-

no: il 31% delle opere pubbliche è rea-lizzato con queste formule”. Secondo ilpresidente dell’Anci Campania Daniele “ilprotocollo nasce perché le attività di par-tenariato pubblico privato possano di-ventare un'effettiva leva contro la crisiprofonda che morde le nostre comunità,per rilanciare in modo qualificato le atti-vità dell'edilizia e delle opere pubbliche,dando sostegno alle imprese e affrontarecosì il problema dell'occupazione".

A seguito dell’intesa siglata il 25 feb-braio 2010 tra l’ACEN e l’A.N.C.I. Cam-pania, è attivo presso la sede napoletanadell’associazione dei comuni italiani (viaSanta Lucia 76) uno “Sportello per il par-tenariato pubblico privato”. Si tratta di unosportello si prima assistenza tecnica a fa-vore dei 551 comuni della Campania.Taleservizio si sostanzierà nelle attività di:orientamento, ai Comuni che lo richie-dono, sulle procedure che regolano il ri-corso alle varie forme di partenariato pub-blico privato, così come disciplinato dald.lgs. 163/2006; verifica di massima deipresupposti di fattibilità tecnica e finan-ziaria delle idee progettuali sottoposte alloSportello dai Comuni; promozione delpartenariato anche attraverso la divulga-zione di studi-tipo, redatti dall’Acen, re-lativi a singole tipologie di infrastrutture;supporto ai Comuni nella programma-zione triennale delle opere pubbliche, conspecifico riferimento agli interventi rea-lizzabili anche in partenariato.

Crisi, Acen sigla intesacon i comuni campani

Nino Daniele (Anci Campania) e Rudy Girardi (Acen)

l’intervento

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elezioni regionali

Saltate le primarie, il centrosinistracampano ha puntato tutto sul sin-daco di Salerno, Vincenzo De

Luca. Per la nuova Regione, a cui è can-didato presidente per gestire l’impegna-tivo dopo-Bassolino, ha le idee moltochiare. E il mondo del lavoro ne è parteintegrante.DeLuca, in tempo di crisi, come rea-

gire per creare nuova occupazione econsolidare quella a rischio?

«In Campania lavorano soltanto 4 per-sone su 10: è per questo che l'occupazionedeve essere una priorità assoluta dellanuova Regione. Credo che innanzitutto bi-sogna ripensare il sostegno al reddito: ba-sta con forme di sussidio a carattereesclusivamente assistenziale, gli aiutidevono essere legati ad attività formati-ve reali, e sottolineo reali, e finalizzati allavoro vero. Allo stesso tempo bisognastabilizzare il rapporto di lavoro dei sog-getti già impegnati in corsi formativi conl’inserimento in programmi di pubblicautilità nel settore del risanamento am-bientale, delle politiche sociali, del re-cupero e manutenzione di beni ed impiantipubblici».Ci fa qualche esempio?«Nuova occupazione può essere crea-

ta anche erogando contributi regionali perquelle aziende che decidono di investiresul capitale umano del territorio proce-dendo a nuove assunzioni, come giàprevisto da una legge del 2007. In prati-

ca la Regione si farà carico di una partedelle tasse delle aziende: per farlo biso-gna costituire con urgenza un appositofondo regionale, per il quale sono utiliz-zabili anche i fondi europei. Penso a unprimo stanziamento di 300 milioni di euro,di cui almeno un terzo dovrà essere de-stinato all'occupazione femminile. Un'al-tra strada per favorire l'assunzione di gio-vani è quella degli stage formativi pres-so le aziende, che intendo favorire con so-stenere con incentivi pubblici, privile-giando piccole e medie imprese, com-mercio, artigianato. Infine, dobbiamocogliere la sfida dell'economia “verde”,ovvero delle energie alternative e della va-lorizzazione della nostra agricoltura».Quali sono le infrastrutture decisive

per lo sviluppo della regione?«Innanzitutto quelle della comunica-

zione: occorre fare uno sforzo per non ri-manere ai margini dello sviluppo. La Re-gione dovrà dotare il territorio della reteportante di nuova generazione, da com-pletare a carico dei gestori con le reti diconnessione all’utente finale. Sogno unaCampania a tre corsie. La prima è costi-tuita dall'asse costiero, dove Napoli deveriprendere il suo ruolo di grande capita-le Europea e dove sorgerà un grande di-stretto turistico internazionale, imperniatosul risanamento del litorale domizio, l’a-rea di Bagnoli, Napoli, la penisola sor-rentino-amalfitana, il sistema delle isole,il parco nazionale del Cilento e Vallo di

Diano. L'asse mediano sarà il vero cuo-re delle infrastrutture campane: lì scorronole grandi linee di comunicazione su fer-ro e su gomma, ma è anche l'area di col-legamento tra la fascia costiera e le zoneinterne, nonché da punto d’intersezionecon l’asse trasversale Napoli-Bari. Ha ilpotenziale per diventare un grande cor-ridoio produttivo, e dunque l'ammini-strazione dovrà promuovere questa vo-cazione, concentrando qui importantiinvestimenti pubblici per potenziare le in-frastrutture materiali ed immateriali. Saràvalorizzato anche valorizzare l'asse in-terno, tutelandone il patrimonio natura-le e allo stesso tempo facendosi carico diquanto necessario per la la realizzazionedi una nuova ed impegnativa infrastrut-turazione ecosostenibile».Come è stato da sindaco e come

sarà impostato da governatore il rap-porto coi sindacati?

«Ritengo essenziale il dialogo con leparti sociali, specie in una fase di grave

De Luca tenta il grande salto:«Edilizia fattore di sviluppo»

Il sindaco di Salerno candidato governatore: i miei progetti per la regione

IF

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crisi economica. Naturalmente ogni buonamministratore deve essere in primo luo-go fedele alle sue responsabilità istitu-zionali ed agli impegni assunti con l'e-lettorato. Questo può comportare ancheche talvolta vi sano diversità di posizio-ni con le organizzazioni sindacali. È fi-siologico ed è connesso alla diversità deiruoli e degli interessi rappresentati. L'im-portante è mantenere correttezza e rispettonei rapporti reciproci. Questo è il mio sti-le di governo. Come Sindaco ed in ognialtro ruolo istituzionale che sarò chiamatoa ricoprire in futuro».Il lavoro edile, con l'apertura di

cantieri, può essere un volano di cre-scita economica?

«Può e anzi deve esserlo. Nella nuovaregione ci sarà assolutamente bisogno diedilizia moderna, che sarà occasione di la-voro e di sviluppo. Faccio un esempio.Nelle zone urbane bisogna urgentemen-te risolvere il problema delle periferie:penso ai quartieri della paura di Napoli,che devono cambiare volto per entrare inEuropa. Un piano di rottamazione del pa-trimonio edilizio post-bellico e non anti-sismico deve lasciare il posto a nuovi in-

sediamenti, sicuri e vivibili. Questa edi-lizia è facilmente perimetrabile e può es-sere assoggettata a adeguati piani di ri-qualificazione urbana capaci di attrarre in-vestimenti pubblici e privati. Poi c'è la sfi-da del Distretto Turistico Internazionale,un progetto ambizioso in cui la Regioneassumerà il ruolo di regia, ma in grado dirichiamare grandi investimenti privati. Cisaranno nuovi servizi e strutture ricetti-ve, e l'edilizia dunque avrà ampio spazio».In che modo lei rappresenta il cam-

biamento rispetto al passato?«In Campania il cambio di marcia

non ci viene imposto dai bilancini degliequilibri interni ai partiti, ma dalla crudarealtà. Nonostante tutte le risorse che ab-biamo avuto, siamo in coda a tutti gli in-dicatori di sviluppo, la sanità è un disa-stro, la macchina amministrativa regionalenon funziona, i cittadini convivono conun crescente senso di insicurezza. Su tut-to questo ci vuole discontinuità, che nonvuol dire cancellare dieci anni di storia,ma ripartire utilizzando le energie di cuidisponiamo, facendo tesoro delle espe-rienze accumulate. Vorrei fosse chiara unacosa: amministrare non significa essere di

destra o di sinistra ma saper-lo fare, decidere senza farsicondizionare da padrini e po-tentati, ascoltare e poi scegliereliberi da ogni condiziona-mento. Non è partire da zero:un buon amministratore faleva su tutte le risorse a sua di-sposizione per governare almeglio».

(ca.po.)

LOREDANARAIASui volantini elet-torali ha scrittocon cura "Dalmondo del lavo-ro... prima di tutto il lavoro". Tanto pri-ma che tra i numerosi appuntamenti del-la campagna elettorale di LoredanaRaia (nella foto), candidata del PartitoDemocratico nel collegio di Napoli eprovincia, più di due terzi sono dedicatial tema del lavoro, alla sicurezza, maanche e soprattutto alle crisi che in que-ste ore tengono in ansia tante famiglie.Nata a Torre del Greco, 42 anni, sposatae mamma di due maschietti, ha iniziatomolto presto l'esperienza politica nelmovimento giovanile socialista e già nel1993 è stata eletta consigliere comunalenella città dei coralli. Rieletta due voltenel 1998 e nel 2002, dal 2000 è la re-sponsabile cittadina della Uil. «Mi sonocandidata per dare un contributo al rin-novamento della classe politica - spiega- ma anche perché c'è Vincenzo De Luca.Lui è un uomo senza frontiere, un uomoche ha saputo "fare" e che farà ancorameglio per la nostra Campania».Il lavoro al centro del programma eletto-rale in una regione afflitta da vecchi enuovi problemi. «è necessario riscrivereun patto tra le forze sociali per la com-petitività - aggiunge Raia - I nostri gio-vani hanno il diritto di progettare il lorofuturo. Per fare tutto ciò è fondamentalecombattere ogni forma di illegalità e dimalcostume». Tra i temi più caldi dellacampagna elettorale c'è sicuramente lasanità, comparto da sempre al centro dipolemiche. «Basterebbe una sola parola:il merito - afferma l'esponente democra-tica - I politicanti devono restare fuoridalla sanità; al centro devono essercistrutture efficienti, più servizi per gli an-ziani, i bambini e i disabili». Strettamen-te collegata è la tutela dell'ambiente chepurtroppo in Campania, a fronte di qual-che situazione d'eccellenza, presentapreoccupanti buchi neri. «Penso a cittàpiù pulite - spiega la Raia - ma anche aduna maggiore tutela del mare, una risor-sa importante per la nostra realtà».

elezioni regionali

In alto, De Luca con Carfagna. A lato con SabrinaFerilli, qui con il cantante Tiziano Ferro.

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Il centrodestra lancia Caldoro:il socialista dal destino scritto

Stefano Caldoro, il candidato pre-sidente della Regione Campaniaper il centrodestra, è nato a Cam-

pobasso nel 1960. Questa la sua storia.Laurea in Scienze politiche, inizia la suaesperienza politica nel 1985, eletto nelConsiglio regionale della Campania,come esponente del Partito Socialista Ita-liano; diventa deputato nel 1992 e nel1994, dopo lo scioglimento del Psi,aderisce al gruppo socialista che sischiera con la coalizione del Polo delleLibertà; nel 1999 viene candidato, per ilcentrodestra, alla presidenza della Pro-vincia di Napoli, e nel 2001 è tra i fon-datori del Nuovo Psi, il partito che ade-risce alla coalizione della Casa delle Li-bertà.

Dopo aver ricoperto la cariche primadi sottosegretario e poi viceministro diLetizia Moratti (Istruzione, Università eRicerca), viene nominato nel 2005 mi-nistro per l'Attuazione delProgramma di Governo.Successivamente, assumela direzione politica delgiornale di partito Sociali-sta Lab. Nel 2008, in oc-casione dell'annuncio diBerlusconi della creazionedel Popolo della Liberta',aderisce da subito al pro-cesso costitutivo del nuo-vo partito col Nuovo Psi.Stefano Caldoro è figlio

d'arte: il padre Antonio è stato esponentedi spicco del Psi e sottosegretario, tra l'al-tro, con Giovanni Spadolini.

Veniamo all’attualità, ovvero il suoprogramma di governo. Lo ha presentatoavendo al suo fianco il coordinatore re-gionale Nicola Cosentino, il vice coor-dinatore vicario Maurizio Iapicca, Mar-cello Taglialatela, deputato e coordina-tore cittadino del Pdl, il senatore SergioVetrella e l’ex sindaco socialista di Na-poli Nello Polese. L’ex ministro per l’at-tuazione del programma ha così illustratole linee guida su cui si sta lavorando:"Abbiamo istituito 20 tavolitematici, ma si farà unasintesi. Non possiamo at-tardarci nel politichese edobbiamo dimostrare di sa-per rappresentare il nuo-vo". In sintesi 6 punti chia-ve: sicurezza, lavoro, vivi-

bilità, funzionalità, competitività, tra-sparenza e poi rendere la Campania laporta europea del Mediterraneo. Più di250 esperti coinvolti, espressione delmondo accademico, del lavoro, della so-cietà civile e che stanno lavorando pergiungere ad una proposta programmaticacondivisa e qualificata. Il lavoro è ini-ziato nel mese di ottobre con l’evento“Cantiere Napoli Progetto”. Il candida-to del Pdl non risparmia affondi. Il bi-nomio De Luca-Bassolino è, secondoCaldoro, evidente: “Non è giusto e nonè corretto dire che lui rappresenta la di-

scontinuità. Discontinuitàè una parola che non si ca-pisce. Cosa vuol dire? Di-scontinuo da chi? De Luca- ricorda Caldoro - è statonel Pci, nel Pds, nei Ds eora è nel Pd. Ognuno dinoi ha una storia politica:questa è quella di DeLuca".

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Il decennio diAntonio Bassolino a Pa-lazzo Santa Lucia inizia nell'aprile del2000 ma in realtà le fondamenta del-

la vittoria vengono messe un anno primaquando cade la Giunta Rastrelli in segui-to al ribaltone deciso dall'Udeur, il movi-mento politico di Clemente Mastella,nato dalle ceneri dell'Udr, il gruppo par-lamentare fondato da Francesco Cossigache tenne in piedi il Governo D'Alemadopo lo sfaldamento della coalizione cheaveva sostenuto Romano Prodi. Il ribaltonecampano porta Andrea Losco a PalazzoSanta Lucia. Si vota nel 2000. Bassolinodecide di fare il salto in Regione diretta-mente dal Comune di Napoli, lasciato perun anno nelle mani di Riccardo Marone perassumere l'incarico di Ministro del Lavo-ro nel Governo D'Alema. Incassa il 56%dei consensi contro il 41 di Antonio Ra-strelli, mentre Marco Pannella si ferma al2%. Risultano decisivi il crollo diAlleanzanazionale che passa dal 18 all'11% e il pesodell'Udeur di Mastella che incassa il 7%.La coalizione è ampia ed eterogenea: si vadai Ds, primo partito con il 14,2, fino ai Re-pubblicani, passando per Democratici e Ppiche diventeranno Margherita l'anno dopo,Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi,Sdi, Rinnovamento italiano di LambertoDini e appunto Udeur; la coalizione nonraggiunge il 60% e quindi entrano inConsiglio tutti i 12 candidati del listino.Cinque anni prima era stata fatale al cen-trosinistra la candidatura di un terzo in-

comodo, l'ex presidente della Giunta,Giovanni Grasso, che incassò l'8% dei voticon la lista dei Popolari e lasciò al 39% ilmagistrato Giovanni Vacca. In quelle ele-zioni, le prime dopo Tangentopoli e dopole riforme delle leggi elettorali, il centro-sinistra vinse di misura a Napoli e provinciama perse in modo clamoroso nelle altreprovince proprio a causa dei voti incassatida Grasso, arianese vicino a Ciriaco DeMita, poi morto nel 1999 dopo una lungamalattia e pochi giorni dopo la nomina adassessore alla Sanità nella Giunta Losco.Bassolino si ricandida alla Presidenzadella Regione nel novembre del 2004, maannuncia che sarà l'ultimo mandato e chequindi la coalizione dovrà trovare un suc-cessore cinque anni dopo. Le elezioni re-gionali si tengono il 3 e 4 aprile del 2005.Il centrodestra fatica a trovare il candida-to presidente: dopo aver ricevuto alcuni noda uomini della società civile, la Casa del-le Libertà lancia Italo Bocchino, deputa-to di An vicino al ministro Maurizio Ga-sparri. Il giovane Italo, con soli 45 giornidi campagna elettorale a disposizione, faquello che può contro lo strapotere del-l'Unione, coalizione formata da 12 liste; perla prima volta, la Margherita supera i Dsottenendo i 16%; spicca il 10% dell'Udeur.Nel centrodestra crolla Forza Italia che non

raggiunge il 12%, tiene An mentre l'Udcsi attesta intorno al 7%. Bassolino viene rie-letto con il 61% dei voti mentre Bocchi-no si ferma al 34%. Non entrano in Con-siglio né Gianfranco Rotondi con la listadella Democrazia Cristiana, néAlessandraMussolini con Alternativa sociale. Lacampagna elettorale è poco emozionante,Bassolino si promuove con una web radioma si sottrae al confronto televisivo; l'u-nico va in onda dagli studi di Rai3 Regionee finisce in lite quando Bocchino accusail rivale di avere già le domande, provo-cando la dura reazione del comitato di re-dazione. È anche la campagna elettoraledelle “giovanissime” nei listini: per Bas-solino si candida Francesca Lugnano,giovane studentessa di filosofia del “salottobuono” di Chiaia, per Bocchino la 18enneLuisa Cesario, originaria di Scampia.Sono anche elezioni caratterizzate dallascomparsa di Papa Wojtyla: GiovanniPaolo II muore sabato 2 aprile dopo unalunghissima agonia. Lunedì 4 le urneconfermano la nettissima vittoria del cen-trosinistra in tutta Italia, a volte all'ultimovoto come in Lazio con Piero Marrazzo,in Puglia con Nichi Vendola, in Piemon-te con Mercedes Bresso.

[DADES]

elezioni regionali

Boom di consensi per 17 anni:ora finisce il ciclo Bassolino

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Il Mezzogiorno, terra di conflitti econtraddizioni, è da sempre statoteatro di quelli che possono essere

annoverati tra i più grandi film della sto-ria del cinema.

L’arretratezza sociale e il divarioeconomico con il Nord del Paese nonhanno infatti impedito al Sud Italia diessere fucina di grandi talenti. Già da-gli albori, precisamente nei primi annidel ‘900, Napoli faceva parte del ri-strettissimo gruppo delle quattro città incui la neonata arte visiva fiorì mag-giormente, contando, insieme a Torino,Milano e Roma, il maggior numero disale cinematografiche in Italia.

Ma è l’intero Sud ad essere caldero-ne di idee e nuovi stimoli per registi me-ridionali e non. È questa terra dura,aspra, ma magica come poche altre almondo, a spingere autori come Rober-

to Rossellini a girare filmcome Stromboli terra di Dio,dove il paesaggio diventametafora di uno spazio ulte-riore in cui l’autore si inter-roga sulla solitudine dell’uo-mo e il silenzio di Dio, oppureLuchino Visconti che dirigeLa terra trema, un viaggio diritorno alla terra e alle radicidi una cultura popolare me-diterranea. Ma il regista chemeglio interpreta la storiaeconomica, politica e istitu-zionale dell’Italia del dopo-guerra è certo Francesco Rosi.

Il suo cinema racconta soprattutto lavocazione del Sud a scandire e condi-zionare il tempo del Paese, riuscendo aad assoggettarlo e piegarlo alle proprieesigenze. Con Salvatore Giuliano si mo-

mass media

Cinema e Mezzogiorno:non solo mafia e camorraCelluloide intrisa di sogni, sudore e rivolta sociale

In alto, scene tratte dai film “Stromboliterra di Dio” e “La terra trema”. Nellapagina a fianco, in alto a destra il registraFrancesco Rosi al lavoro, in basso in sensoorario i primi piani di Roberta Torre, MarioMartone e Pappi Corsicato.

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stra come non vi sia opposizione tra po-tere politico potere mafioso e come ivolti di entrambi si confondano. Sici-lia e Meridione diventano laboratoridove saperi antichi, riti, miti, modelli disocietà ben organizzate, appaiono ingrado di assimilare a loro immagine si-stemi politici diversi e antagonisti. I filmdi Rosi sono destinati sempre più a co-

stituire fonti storichee in futuro servirannoa capire le tappe e letecniche dell’inarre-stabile ascesa del po-tere mafioso e dellesue collusioni nazio-nali ed internaziona-li. Ma il cinema delSud non è solo de-nuncia di condizioniprecarie. L’intero pa-norama cinematografico meridionalespazia dall’esilarante commedia del-l’intramontabile Totò alle toccanti sto-rie corali di Giuseppe Tornatore e Ga-briele Salvatores, in grado, con i lorofilm, di arrivare al cuore del pubblicoraccontando, l’uno, le vicende cheprendono forma attorno ad una salettacinematografica siciliana che diventa ilfulcro di sogni e desideri (è il caso diNuovo Cinema Paradiso, con cui Tor-natore riceverà l’Oscar), l’altro, il viag-gio di otto militari italiani alla ricercadi un luogo interiore che li ripari dallacrudeltà della guerra (con Mediterraneo,anche Salvatores riceverà l’Oscar).Con Sergio Rubini il Sud Italia non èpiù soltanto territorio martoriato e di-sastrato, contaminato dall’arroganzadi prepotenti e criminali; ma luogo incui, accanto a tutto ciò, convive un mon-do di magia e di esotersimo, dovespesso miti e credenze diventano realtà.

Ne è un esempio il film L’anima ge-mella, in cui in un paesino della Pugliauna giovane donna, lasciata sull’altaredal promesso sposo invaghi-to della cugina di lei, decidedi assumere, grazie ad unrito magico, le sembianzedella cugina e riprendersicosì il marito. Mai come inquest’ultimo decennio è pos-sibile parlare di un prepo-tente sviluppo cinematogra-

fico del Sud, da Napoli fino alla Sici-lia. Si assiste sempre più a storie chenon vogliono più vivere di sola mafiae camorra, ma che intendono piuttostofare del Mezzogiorno il luogo privile-giato della memoria storica per capireil senso del mutamento dell’Italia degliultimi cinquant’anni.

Il Sud vuol dire, insieme, tentativo diportare alla luce storie dimenticate dilotta per l’affermazione dei più ele-mentari diritti da parte di uomini e don-ne, ma anche fucina di sperimentazio-ne linguistica ed espressiva. Ed è daquesti presupposti che nascerà la “scuo-la napoletana degli anni novanta” cheannovera tra i suoi più affermati econtemporanei registi, Pappi Corsica-to, Mario Martone e Roberta Torre.

PGC

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Dopo un sapiente restauro dura-to ben trent’anni è stata riaper-ta al pubblico la Chiesa dei Gi-

rolamini, situata nel centro storico diNapoli, di fronte al Duomo. Essa è unabasilica tra le più importanti e vaste del-la città e fa parte del complesso mona-stico dei Padri Girolamini che com-prende anche una prestigiosa galleria diquadri , una biblioteca di oltre 150000volumi e due bellissimi chiostri. La fac-ciata della chiesa fu rifatta nel 1780 sudisegno di Ferdinando Fuga e si pre-senta tutta in marmo bianco, con duecampanili laterali gemelli dotati di oro-logi ; al centro, il portale maggiore sor-montato da un finestrone rettangolare

che alla sommità porta un coronamen-to di marmo all’interno del quale è scol-pita la significativa immagine dellaMaternità. Le statue presenti nelle nic-chie della facciata sono opera dello scul-tore Giuseppe Sammartino nome im-portante che ritroviamo in moltissimealtre chiese della stessa epoca. L’inter-no, diviso in tre navate, presenta dodi-ci cappelle, sei per lato, riccamente de-corate ed affrescate; il soffitto offre in-teressanti decorazioni e pitture baroc-che. Gli affreschi in prossimità del-l’altare sono di Francesco Solimena ,uno dei maggiori artisti napoletani, e ungrande dipinto di Luca Giordano, pit-tore che non ha bisogno di presenta-

zioni, orna la parete di fronte all’alta-re. Sono presenti nella chiesa sculturedi Bernini; quindi, tutti i grandi nomidell’arte italiana hanno lavorato inquesto complesso monastico, a riprovadell’importanza e del prestigio dellostesso. Quando si parla di monastero sipensa subito ai chiostri, con il pozzo, lapasseggiata, lo spazio per le coltivazionidei monaci: qui ne abbiamo due, unopiccolo, detto maiolicato perché pre-senta appunto una pavimentazione,bellissima e preziosissima, in maioliche;il secondo, detto dell’aranceto proprioper le coltivazioni di aranci, è un veroe proprio giardino monumentale , conle aiuole poste ad un livello inferiore ri-

la nostra storia

LLaa CChhiieessaa ddeeii GGiirroollaammiinnii

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spetto al porticato; si accede al giardi-no attraverso scalinate in piperno conringhiere in ferro battuto. Il restauro, in-dispensabile dopo il terremoto dell’’80, ha riportato tutta la struttura al-l’antico splendore, evidenziando la sa-piente geometria delle aiuole armoni-camente pensate in relazione alle am-pie finestre e alle modeste celle dei mo-naci. La fantasia popolare attribuisce aquesti luoghi presenze demoniache: sinarra di inspiegabili rumori, lanci di pie-tre, insomma fantasmi del passato di cuibonariamente oggi possiamo sorridere.

la nostra storia

L'anima della Napoli popolare , quella di Pulcinellasimbolo di miseria e intelligenza, sempre sfor-

tunato ma capace di reagire attraverso lasua vitalità, ha trovato li suo

maggiore interprete in Gian-domenico Tiepolo, fa-

moso pittore venezia-no, che nel 1791 af-

fresca nella villa diZianigo, localitàvicino Venezia, lacosì detta “Stan-za di Pulcinella”nella quale sonorappresentati unaserie di episodiin cui il perso-

naggio di Pulci-nella diventa sim-

bolo dell'istinto vita-le e dell'anima del po-

polo che anche nella sfor-

tuna riesce a rigenerarsiincessantemente e a vive-re nonostante le sopraffa-zioni e le ingiustizie. Ilpittore rappresenta lacommedia umana usan-do i Pulcinella come sim-bolo del genere umanocon i suoi sentimenti e lasua fragilità di fronte alDestino: essi giocano tut-ti i ruoli, rappresentanoogni individualità e ognicarattere in una storia sen-za tempo che è quella ditutti gli uomini:una viacrucis blasfema dolente e tragica, un poema eroico ma an-che osceno, una preghiera e una maledizione. Partico-larmente significativi in questa rappresentazione della vitaumana sono i Pulcinella acrobati che in un cielo azzur-ro senza tempo si sorreggono a un filo sospeso.

Tutto il ciclo degli affreschi della stanza di Pulcinellasono oggi conservati nel museo veneziano di Ca Rezzo-nico e testimoniano come un grande artista con la sua enor-me sensibilità ha saputo capire la cultura alta che la no-stra maschera esprime, che solo l'ignoranza plebea riducea una superficiale macchietta comica.

Dov’è l’anima di Napoli?A Venezia!

Sarà inaugurata il 30 aprile l’edizione2010 del Maggio dei Monumenti, l’e-vento culturale clou della primavera na-poletana. Il tema centrale di quest’annoè il Barocco, in linea con la mostra or-ganizzata al museo Madre. Sono previ-ste anche iniziative che tendano arafforzare i legami tra l a città e la Spa-gna, unite da centinaia d’anni da unrapporto speciale. Saranno allestiti dieci

itinerari per visitare monumenti attualmente inaccessibili al pub-blico, tra i quali la Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. Per la se-rata inaugurale il Comune di Napoli ha lanciato un avviso pubblicoper sollecitare enti e associazioni a proporre idee per la realizza-zione di evento teatrale e musicale.

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il fumetto Il Sud senza lode...

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il fumettoIl Sud senza lode...

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Non abbiamo finito neppure di gu-stare l’eleganza e la versatilità deie leggerissimi netbook, protago-

nisti degli scaffali hi-tech, che ecco sulmercato, già pronti da saggiare, vi sono nu-merosi tablet. Il tablet PC (lett. PC tavo-letta) è un computer portatile che grazie allapresenza di uno o più digitalizzatori per-mette all'utente di interfacciarsi con il si-stema direttamente sullo schermo, me-diante una penna o le dita. Il tablet PC è

di fatto un normale portatile con capacitàdi input superiori. Leggete come il più pic-colo dei portatili o il più grande degli iPho-ne! Molte le case produttrici, centinaia imodelli, ma i colossi contendenti il primatoper qualità e prestazione sono noti a tut-ti: Microsoft, Apple e Google. Mini com-puter che assomigliano ad una cornice perfotografie, sottile, elegante, sulla quale scri-vere a mano libera e che con l’iPhone con-divide il concept del touch screen. iTabletera atteso per gennaio a San Francisco, mo-strato dalle mani di Steve Jobs (presiden-te della Apple), ma poi si è scopertochiamarsi semplicemente iPad. Il primonome è così rimasto vagante nell’oceanodei marchi a disposizione e sembra chequalcuno lo abbia già accalappiato. È apparso, infatti, un tablet chiamato iTa-

blet e marchiato X2 in una presentazionein Asia Hitech. Sono passati solo pochi annida quando Steve Jobs incantò il mondosvelandoci il cellulare del futuro, confer-mandosi in effetti poi una vera rivoluzio-ne nel campo degli smartphone, quei su-pertelefonini per chi vuole rimanere sem-pre connesso a internet, ricevere e spedi-re email, navigare, cercare informazionicon Google, messaggiare con Facebook an-che fuori casa. Pochi giorni fa è stato pre-sentato il tanto atteso iPad, gioiellino di casaApple, che ricalca fedelmente la filosofiadel suo geniale iPhone. Multi-touch,schermo molto ampio, cornice ultrasotti-le e sistema operativo ricco di funzioni dafar invidia a chiunque. Il prezzo davverocontenuto. La Microsoft che in questi nonsi è certo guardata le mani e, in occasio-

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La corsa al Tablet

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ne di uno dei più importanti appuntamentidedicati all'elettronica di consumo, il Cesdi Las Vegas, ha mostrato che lei, l'anti-iPad, ce l'ha pronto. Anzi, Bill Gates(presidente Microsoft) ne ha pronti tre diprototipi di queste affascinanti tavolette di-gitali wireless pensate per l’intratteni-mento mobile a 360 gradi: video, interneted ebook. Sul modello, progettato in col-laborazione con HP, che dovrebbe esserenei negozi in primavera, si troverà in doteWindows 7, l'ultimo nato tra i sistemi ope-rativi dell'azienda che presenta, un supportoalle interfacce di controllo tattili davveronotevole, che ne fanno di questo tablet unbig della scena.

La Toshiba cerca di inserirsi di prepo-tenza sfoderando l’arma dell’economicità.Con poche centinaia di euro vi porterete acasa “Journe”, una cornice multimedialeda 7 pollici per foto, video e web a porta-ta di mano in ogni angolo della casa.

Microsoft e Apple hanno già mostratoil loro hardware rispettivamente con il mo-dello realizzato da HP e con l’ormai notoiPad. Google non poteva tirarsi fuori dal-la corsa al re dei tablet. La notizia è statapubblicata in sul blog di Google dedicatoallo sviluppo del futuro sistema operativoChrome addirittura due giorni prima del-la presentazione scenografica, dell'iPad diApple. Ma solo da qualche giorno ha ini-ziato a fare il giro del mondo. Google, se-condo le informazioni ufficiali affianca-te da alcune foto e da un video di pochi se-condi, starebbe pensando dunque a un ta-blet con uno schermo grande tra i 5 e i 10pollici, potrebbe supportare movimenti del-le dita in multi touching (come ad esem-pio ingrandire o rimpicciolire una foto piz-

zicandola) e potrebbe avereun'interfaccia intuitiva con menuunificati che permettono, attra-verso una grafica affascinante,di lanciare con pochi gesti unaricerca su internet, la consulta-

zione delle ultime notizie, la posta elet-tronica o una pagina bianca su cui scrive-re. Apple, invece, starebbe lavorando an-che alla realizzazione dei "contenuti" spe-cifici del tablet iPad. In particolare, quel-li editoriali. A Cupertino, vicino San Fran-cisco, nella sede della Apple, si è riunitoun team del New York Times: il compitoloro assegnato è quello di mettere insiemein tempi rapidi una versione per iPad del-l'applicazione che permetta la lettura delquotidiano già disponibile per iPhone eiPod touch. Google, dopo il polverone chesi è innalzato, si è affrettata a dare spie-gazioni circa le poche informazioni che gi-rano in rete riguardo il suo prodotto. L'in-terfaccia grafica mostrata nelle varie fotoè solamente un'idea, nulla di stabilito e cheil design è soggetto a possibili modifiche:si tratta, infatti, di un primo prototipo cheancora non esiste concretamente. Ma sonoin molti a pensare che il video e le foto sonostati diffusi per far parlare di sé, soprattutto

tra gli appassionati del settore e nelle filadegli insoddisfatti dell'iPad. "L'interfacciagrafica - ha spiegato "Big G" - è anco-ra in fase di sviluppo e continuerà a evol-vere fino a quando non determineremoquale sarà più intuitiva e funzionale per inostri utenti".

Secondo numerosi analisti il progetto re-sterà però sulla carta almeno per un altropo' di tempo, probabilmente per studiareuna vera e propria controffensiva al lanciodi iPad, che in Italia dovrebbe arrivare a finemarzo. La notizia è stata anche confermatada Anthony Petts, direttore marketing diHtc per Australia e Nuova Zelanda, con cuiGoogle potrebbe allearsi per la fabbrica-zione del prodotto: la progettazione sarebbein fase avanzata, ma attualmente "si è fer-mata". Altri segnali arrivano anche da am-bienti editoriali secondo cui molto presto,oltre ad Apple, un nuovo "gigante" po-trebbe affiancare i lettori di e-book.Nel frattempo, se vogliamo, possiamoschiarirci un po’ le idee leggendo le sche-de tecniche dei vari tablet in commercio anavigando nell’immenso mare di Googleo sul sito tabletpc.it

Antonio Massa

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Avolte si dice “dalle stelle allestalle”. In questo caso an-drebbe detto “dallo scantinato

alle stelle”. Perché è da uno scantinatocon tanto di trasmettitore collegatoabusivamente che Alan De Luca eLino D’Angiò dicevano di condurre“Telegaribaldi”, uno dei programmi dimaggior successo della storia dell’e-mittenza locale in Campania. Altro chescantinato… Ebbero la fortuna di in-contrare Vincenzo Coppola, deus exmachina di Teleoggi-Canale9. Di quelduo, nonostante le fortunate imitazioni

dell’allora sindaco Bassolino, D’An-giò era il conduttore e Alan De Luca ilvero e versatile trasformista in gradodi tirare fuori dal cilindro personaggidi fantasia, ma con chiari riferimentialla realtà, capaci di fare tendenza.L’impresario Aniello Guardascione or-ganizza eventi con l’agenda in mano ela Galleria Umberto alle spalle, men-tre “il caffè è pagato”; il professor Pa-cifico Cirillo vive a Torre Annunziata(e si sente dalla parlata) ma insegna aNapoli e resta sempre imbottigliato neltraffico fino ad inveire contro gli altri

automobilisti rischiando quasi la crisiepilettica. Alan De Luca non lo dice,ma al professor Pacifico è molto legatotanto da sottolineare spesso che la suaabilità nel parlare puteolano o torresepotrebbe essere legata al fatto di esserenato in una clinica di Bagnoli. Sullascheda di presentazione sul sito diRadio Marte, emittente sulla qualeconduce un programma domenicale, silegge che vorrebbe vivere in Norvegiae non smentisce di sentirsi un po’ an-glosassone. Eppure al territorio napo-letano sembra legato a doppio filo,

chi è Alan De LucaNapoletano, 49 anni, figlio di un sannita e di una potentina, è cresciuto tra il centro storico e Poggioreale.Origini artistiche nelle radio libere, “esilio” costruttivo a Roma all’inizio degli anni ’90, sfonda quando conLino d’Angiò s’inventa uno Striscia la Notizia in chiave regionale. Nella seconda metà degli anni ’90, “Te-legaribaldi” è tra i programmi più visti dell’etere campano e i personaggi del programma diventano cult.Nel 2009 ha condotto con d’Angiò una nuova edizione del programma. Autore di diverse trasmissioni te-levisive, attualmente è impegnato su Radio Marte.

> l’artistaL’INTERVISTA

«Vi raccontola tv che facevaridere senzaessere volgare»

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almeno quando lavora; l’altra grandedote è la capacità di cogliere l’attimo:geniale la scelta di realizzare “Licoladei famosi”, la parodia del programmadi Rai2 che esplose nel 2004 a colpi dinudità e presunte love story…

Quel che è certo è che non sarebbestata Telegaribaldi senza quei perso-naggi, fondamentali come lo è stato ilvideocitofono, uno degli elementi di-stintivi del programma. Che ebbe ilmerito di lanciare cabarettisti che poiarriveranno anche alla ribalta nazio-nale, dai Ditelo Voi a Rosalia Porcaropassando per Rosario Toscano. L’annoscorso il tentativo di “riesumazione” -il termine è orribile ma per moltiesperti è azzeccato - ma i tempi sonocambiati e così qualcosa si è chiara-mente perso per strada; l’edizione2009 del programma viene così salvatadalle performance dei singoli che lotengono in piedi. Da quando irruppenell’etere regionale ad oggi sono pas-sati quasi 15 anni, ne sono passati piùdi 30 da quando Alan De Luca decisedi tuffarsi nel mondo dello spettacolo.Da dove ha cominciato Alan De

Luca?«Vengo dall’animazione e dalla

radio. Negli anni ’70 ho cominciato afare il deejay e lo speaker nelle prime“radio libere” come KissKiss e RadioMarte. In quei tempi portai l’idea delneomelodico in radio e lo dico consoddisfazione».E tra i comici più in vista c’è

Checco Zalone che in fondo “sfotte”pure i neomelodici.

«Lui ha i miei cd e le mie cassette,credo che le abbia usate un po’ comeVangelo. È stato molto bravo perchéha preso spunto da me, da Tony Tam-maro e da Federico Salvatore, poi peròha datto un tocco di modernità e crea-tività che erano necessari perché sonopassati più di 20 anni. Un altro che hapreso spunto da me e non lo nega è

Oscar Di Maio: lui sa di non essere uncreativo, ma è un bravissimo attore,uno di quelli che davvero fanno ridere;si è inventato “‘o cafone” che è unaspecie di neomelodico del cabaret, unafigura che non esisteva prima e che

anche per questo ha sfondato».Gli ultimi trenta sono stati anni di

trasformazione anche per il settoredello spettacolo, soprattutto quelloportato in tv.

«È cambiato tantissimo. A queitempi c’erano solo le radio e soprat-tutto non c’erano i locali col cabaret.Molti andavano fuori e l’ho fatto an-ch’io. Ho sempre creduto che l’attore

napoletano potesse portare la comicitàneomelodica, la parodia partenopeafuori dai confini regionali; la gente co-nosce la canzone napoletana in tuttaItalia. Invece il cabaret classico nonsfonda perché noi non abbiamo quellatradizione, per esempio la satira poli-tica e di costume; quelle sono cose chesanno fare bene al Nord e ci sonomolti casi celebrei. Mi accorsi dellepotenzialità nel 1990 quando andai aCanale5 da Maurizio Costanzo con laparrucca bionda per fare la parodia diNino D’Angelo; ricordo ancora gli ap-plausi e le risate di persone comeClaudio Bisio e Davide Riondino».Rivedendo i vostri video dell’e-

poca, si nota che neanche quell’inci-vile del professor Pacifico si facevasfuggire troppe parolacce. Ora in tvinvece s’assiste ad un filone di comi-cità basato sulla volgarità...

«È così. Ma è perché il mercatovuole cose sicure. Si cerca un lavoropiù facile, più semplice. Non mi riferi-sco solo ai reality, ma in generale allacomicità. C’è ormai una netta distin-

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Ho cominciatodal genere

neomelodico enon ho problemia dirlo comefanno altri

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zione tra teatro umoristicamente piùimpegnato, come quello di Paolini, etutta la volgarità di massa; non c’è piùuna via di mezzo».A proposito di parodie, una più di-

vertenti degli ultimi anni è stata “Li-cola dei Famosi”.

«Un programma a cui tengo molto.Ho scommesso su quel format ed è an-dato molto bene tanto da guadagnarsiapprezzamenti anche in ambito nazio-nale. Voglio svelare una cosa: è miaintenzione riproporre un’altra versionee, nonostante l’ambiente delle tv re-gionali sia difficile, credo proprio checi riuscirò. L’alternativa è un altro pro-getto ambientato in palestra, habitatmolto eterogeneo che secondo me po-trebbe prendere non poco lo spetta-tore».Quando e come è avvenuto il ma-

trimonio artistico con Lino D’Angiò?«Era il 1995. Avevo lavorato per al-

cuni anni a Roma dove avevo portatoi miei spettacoli nei vari locali. Tor-

nato a Napoli, mi ero deciso a speri-mentare un meccanismo sulla scia diStriscia la Notizia e Mai dire gol. Co-noscevo Lino D’Angiò perché faceval’imitatore e gli proposi di lavorare in-sieme. Così nacque “Fischia la noti-zia” che andò in onda su Canale 21 peruna stagione. La svolta ci fu quandoincontrammo Vincenzo Coppola, di-rettore di Teleoggi, che ebbe il grandemerito di credere in noi e di consi-gliarci di cambiare nome alla trasmis-sione».E nacque Telegaribaldi, un feno-

meno mediatico di massa. Quandovi siete resi conto di aver sfondato?

«Quando portammo lo spettacolo alTeatro Tasso e io fui colto da un maldi testa tremendo. Di solito faccio ditutto per andare in scena, ma quella

volta proprio non me lasentii, non ce la feci. Chia-mai Lino e glielo dissi; luirispose preoccupatissimo emi disse che il teatro erastracolmo, ma io inizial-mente pensai ad unoscherzo. Invece il giornodopo finimmo sulla primapagina di alcuni giornaliper la ressa che si scatenòai botteghini. Facemmo re-pliche per diverse setti-mane, fu un clamorososuccesso».Tra i tanti personaggi

interpretati a chi sei più

affezionato?«È una domanda alla quale non rie-

sco davvero a rispondere. È chiaro cheCiruzzo Tozzi rappresenta qualcosa dispeciale perché l’ho inventato io ed haavuto grande successo; è qualcosa chesintetizza la mia carriera, il neomelo-dico nazionalpopolare. Anzi, prima opoi devo far sentire la canzone a Um-berto Tozzi».E con Lino D’Angiò era proprio

necessaria una “separazione” cosìlunga?

«Non è stata una separazione. Rice-vemmo una proposta per fare un pro-gramma su Rai3, ma si perse moltotempo e il nostro entusiasmo fu vani-ficato. La verità è che Lino è diversoda me, non è uno che riesce troppo afare coppia, è un solista, un bravo con-duttore».E l’esperimento Telegaribaldi2

com’è andato? A volte si parla diriesumazione.

«Io ho creduto molto nel progettoperché sono convinto che certe for-mule collaudate e vittoriose, se si rin-novano nei contenuti, funzionanosempre. Bisogna prendere quel che c’èdi nuovo e quello che si può conser-vare di vecchio. Forse noi abbiamotroppo conservato e abbiamo sottova-lutato il nuovo. Forse c’è stato qual-cosa di sbagliato a livello dilinguaggi».È arrivato il digitale terrestre: sarà

il caos totale oppure una buona oppor-tunità per gli artisti?

«Si sta complicando tutto perché c’èsempre più concorrenza. Ormai su ognitv regionale c’è un programma di un certogenere, quindi non vale più la pena di cu-rare la qualità più di tanto; dispiace am-metterlo ma è così. C’è più offerta e menoqualità. Vogliamo fare un esempio? Tuttiogni tanto vedevamo “Contatto” sullevarie tv locali tra un programma e l’altro;ora hanno preso un canale tematico che

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si chiama “Contatto Tv”, ma mi chiedoquanti poi relmente stiano davanti al te-levisore a guardarsi le puntate».In questo scenario ci si rifugia nelle

radio. Ci sono anche casi famosi a li-vello nazionale.

«L’ho fatto anch’io e devo dire che aRadio Marte mi trovo molto bene.Stiamo facendo ascolti importanti ecredo che tra poco non mi limiterò soloalle domeniche”».Tra Radio Marte e il Calcio Na-

poli il passo è breve, molto breve da

alcuni anni.«Non lo diciamo troppo a voce alta,

ma pare che le cose stiano andando ve-ramente bene. Ad ogni risultato nonpositivo io mi preoccupo perché temoseriamente un tracollo essendo rima-sto davvero scottato da quanto è suc-cesso l’anno scorso. Per la verità, miaspettavo qualche rinforzo già dalmercato di gennaio, ma confido che ilpresidente De Laurentiis faccia unasquadra ancora più forte nel prossimomercato, quello di giugno che è moltoimportante».Tante serate nei locali: com’è stato

ritrovare stabilmente il contatto quasi“intimo” con il pubblico giovane emeno giovane?

«Molto importante, anche perché misono reso conto di non essere più un ra-gazzino e allora sto attento. Mi accom-pagno ad un gruppo, facciamo musica ecabaret, mi diverto molto, forse più diprima. Però so bene che non potrei an-dare nelle birrerie dove arrivano i 16enni,passerei per ridicolo. È importante ren-

dersi conto degli anni che pas-sano».Passano gli anni, cambiano

gli artisti. Tra quelli emergentio da poco emersi c’è qualcunoche può essere l’erede?

«L’erede di chi? Mio? Sperodavvero che nessuno possa pren-dermi come modello. Sarebbecome prendere ad esempioAniello Guardascione; ora aprendere il suo posto sono i variLelè Mora, all’apparenza raffi-nati ma in sostanza sempretrash».Basta con la falsa modestia:

per gran parte degli anni ‘90avete fatto davvero tendenza!

«Sì, vabbè. Al di là di questomi piace Alessandro Siani che ècresciuto rispetto agli inizi ed èstato furbo, si è saputo muovere

bene. Poi c’è Biagio Izzo, ma non sipuò parlare di emergenti; lui fu moltosottovalutato all’inizio, invece è quelloche ha il background più vario, èquello che ha fatto più gavetta e sivede».E ai giovani di Napoli che emi-

grano perché il lavoro non c’è o èprecario cosa si può dire?

«Che certamente non è una storia dioggi, è sempre stato così. Anchequando ero giovane si sapeva che daRoma in su c’era il lavoro. Posso solodire che è un dramma, che vorrei chele cose cambiassero, ma non dipendeda me. Io so cosa vuol dire: all’iniziodegli anni ’90 andai fuori perché danoi non c’erano locali, non c’erano se-rate; a Roma invece trovai la possibi-lità di lavorare. Devo dire che daquesto punto di vista nel nostro settorequalcosa è migliorato, anzi è moltomigliorato in questi anni. Ci acconten-tiamo di questo».

Dario De Simone

Telegaribaldi fuun fenomeno dimassa senza

precedenti, ma latelevisione è

molto cambiata

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Verrà presa il 27 maggio la de-cisione definitiva sull’asse-gnazione degli Europei di

calcio del 2016. L’Italia è favoritasulla Francia, penalizzata dall'aver giàospitato i Mondiali del 1998, e sullaTurchia. E lo stadio San Paolo di Na-poli dovrebbe essere tra gli impiantiospitanti, candidato anche ad una se-mifinale della manifestazione, cosìcome accaduto già ai Mondiali del1990 quando una città intera si divisetra il sostegno all'Italia e quello all'Ar-gentina di Maradona (che prevalse airigori). La scelta definitiva, in caso diassegnazione all’Italia, non avverràprima del marzo 2011 così da dare cin-que anni di tempo alle città per metterein regola gli stadi. Sono dodici quellein lizza, ma tre verranno escluse e solonove ospiteranno alcune delle 51 par-tite della competizione continentale;infatti, l'edizione del 2016 sarà laprima con 24 squadre, un format cheper anni ha caratterizzato i Mondiali.Le città candidate sono Roma, Milano,

Napoli, Palermo, Firenze, Bari, Ve-rona, Udine, Cagliari, Torino, Parma eCesena, quest'ultima decisa a sfruttarel'aspetto turistico legato alla Rivieraromagnola. Quasi scontato l'ok perRoma, Milano, Palermo, Firenze, Bari,Torino e Udine, dubbi sorgono su unatra Parma e Cesena (l'Emilia Romagnaavrebbe due città ospitanti), per Ca-gliari a causa dei problemi legati allostadio Sant'Elia, per Verona che puredeve ammodernare il Bentegodi e perNapoli che, a fronte delle dimensionidella città e del valore storico e socialedel calcio, deve far fronte al gravis-simo problema dello stadio San Paolo;senza idee chiare e ben finanziate sullaristrutturazione, la Federcalcio nedovrà obbligatoriamente decidere l'e-sclusione ad aprile del 2011.

Come evitare questa nuova mortifi-cazione dopo quella dell’America’sCup di vela nel 2003? In realtà, le ideenon sono molto chiare. Il Consigliocomunale di Napoli ha approvato l’or-dine del giorno che dà il via all’iter per

la riqualificazione, ma il progetto perora non esiste. Quel che è certo è chePalazzo San Giacomo ha scelto lastrada della ristrutturazione del vec-chio impianto, che ha compiuto 50anni nel dicembre scorso, piuttosto chequella della costruzione di un nuovostadio in periferia. Non sono per nientecontenti gli abitanti di Fuorigrotta chemal sopportano la presenza sempre piùfastidiosa dell’impianto. Sono lontanii tempi nei quali il pubblico napole-tano risultava tra i più corretti d’Italia;fino agli anni ‘90 si è convissuto conqualche disagio, ma nell’ultimo de-cennio le misure di sicurezza adottatedalla Questura in occasione delle par-tite interne del Napoli creano gravis-simi problemi ai residenti della zonache, ogni due settimane, restanoostaggi o sono costretti a lasciare lacittà. Il Questore Santi Giuffrè, da unanno responsabile dell’ordine pubblicoa Napoli e provincia, è un frequenta-tore abituale dello stadio dove seguepersonalmente l’opera di bonifica e di

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L’incerto destinodello stadio San PaoloDopo l’America’s Cup, Napoli rischia di perdere anche gli Europei 2016

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controllo nei minuti precedenti le par-tite. Il timore di gravi incidenti è sem-pre fortissimo negli ambienti delleforze dell’ordine che nel dicembre2005, in seguito a gravissimi scontridurante un derby di Coppa Italia con-tro la Roma, chiesero ed ottennero dirinviare la successiva partita internadegli azzurri contro il Grosseto per al-lentare la tensione.

E poi c’è il precedente negativo del1990. Erano altri tempi, c’erano altredinamiche (poi svelate da Tangento-poli), ma è un precedente che scotta eche ha condizionato pesantemente lavita dello stadio San Paolo fino aigiorni nostri. Dopo l'assegnazione deiMondiali di calcio all'Italia, vengonocostruiti diversi nuovi stadi. A Bari eTorino sorgono il San Nicola e il DelleAlpi. In altre città, come Roma, Ge-nova e Firenze, gli impianti esistentivengono radicalmente trasformati; trail 1989 e il 1990, Roma e Lazio sonocostrette ad emigrare al Flaminio, laSampdoria e il Genoa più volte a Cre-mona, la Fiorentina a Perugia.

A Napoli, dove lo stadio ha appenacompiuto 30 anni, si opta per una seriedi interventi di riqualificazione. Il piùimportante riguarda la costruzione diuna grande copertura metallica. Neivari settori vengono installati sediolinirossi e viene realizzata la nuova tri-buna stampa. I parcheggi, costruitisotto l'impianto, non vengono maiinaugurati e diventano oggetto di unservizio di Striscia la Notizia. Sulla vi-cenda viene anche aperta un'inchiestagiudiziaria che evidenzia una serie diirregolarità negli appalti e nell'esecu-zione dei lavori, ma per gli imputatiscatterà la prescrizione. Il vero e pro-prio giallo riguarda il vecchio tabel-lone alfanumerico: smontato per farposto alla copertura, verrà ritrovatoanni dopo in un deposito; i nuovi mini-tabelloni funzioneranno solo dal 1990

al 1993. L’intervento, alla fine, riducela capienza di oltre 10mila unità. È an-cora un calcio senza pay-tv ed è unNapoli, quello di Claudio Ranieri, cheancora attira molto pubblico. Si decideallora di costruire, nel 1992, un terzoanello in ferro collegato al secondoanello e poggiato sui piloni della co-

pertura. Ma il materiale metallico, an-tisismico e quindi particolarmenteelastico, comincia a provocare vibra-zioni in diversi palazzi circostanti, inparticolare al Rione Miraglia. Dopouna lunga battaglia degli abitanti e unaserie di verifiche tecniche, che eviden-

ziano il rischio concreto di danni agliedifici, nel 2006 il terzo anello vieneinterdetto e ne viene deciso l'abbatti-mento che rientrerà tra i lavori da ese-guire nei prossimi anni.

E poi c’è il problema degli allaga-menti, messo a nudo dagli episodi del-l’ultimo decennio. Il più grave siverifica nella notte tra il 14 e il 15 set-tembre del 2001, quella dello spaven-toso nubifragio che in città provocaanche due vittime. Fuorigrotta è tra lezone più colpite, lo stadio si riempied'acqua e viene chiuso per inagibilitàper 5 mesi costringendo il Napoli ademigrare a Benevento. Negli anni suc-cessivi gli allagamenti si ripetono: nelsettembre del 2005, la partita Napoli-Torres viene rinviata di 24 ore per con-sentire alle idrovore di far defluirel'acqua. I lavori al collettore fognarioArena Sant'Antonio, la cui insuffi-cienza è alla base del problema, nonsono ancora stati completati.

Nel marzo del 2007 viene realizzatoun altro intervento di messa in sicu-

Ha compiuto 50 anni adicembre e li dimostratutti: allagamenti, buchi

nella coperturae il rischio di incidentialimentano i dubbi

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rezza. In seguito alla morte dell'ispet-tore Filippo Raciti durante gli scontriscoppiati dopo Catania-Palermo, il mi-nistro Giuliano Amato decide di anti-cipare i termini dell’entrata in vigoredella Legge Pisanu. Dopo due partitea porte chiuse, lo stadio viene ade-guato a tempo di record per ospitarealmeno gli abbonati in occasione dellagara contro lo Spezia. Nella notte tra i1° e il 2 marzo, soprannominata ironi-camente la "notte dei lunghi tornelli",il presidente De Laurentiis segue per-sonalmente al telefono il percorso deltir che trasporta allo stadio le strutturedi filtraggio per l’accesso degli spetta-tori.

I dubbi sulle opere di riqualifica-zione non sono pochi: bisogna elimi-nare la pista d’atletica e avvicinare gli

spalti al campo, bisogna realizzare iparcheggi (l’Uefa chiede che soloquello per la Tribuna Vip possa ospi-tare duemila auto al coperto), bisognarifare la copertura che fa acqua datutte le parti. Lo scorso 7 febbraio, inoccasione della partita Napoli-Genoa,la Tribuna stampa è stata investita dauna fitta pioggia che ha messo a ri-schio anche l’incolumità dei tecnicidell’emittenza radiotelevisiva, co-stretti a lavorare con apparecchiatureelettroniche; pochi giorni dopo, l’as-sessore Alfredo Ponticelli e i verticidegli organismi che rappresentano igiornalisti hanno concordato sulla ne-cessità di realizzare una protezionemobile per evitare il ripetersi di spia-cevoli episodi.

Il San Paolo è solo l’e-sempio più evidentedello stato di degrado incui versano le strutturesportive della città diNapoli. Emblematicoanche il caso del MarioArgento, il palazzetto dello sport instato d’abbandono da quasi un decen-nio. E negli ultimi anni anche il vec-chio Collana del Vomero, che ospitadiversi atleti impegnati in varie disci-pline, ha dovuto fare i conti con pro-blemi seri che hanno creato disagigravi agli utenti.

Ristrutturare il San Paolo costa circa80 milioni, una cifra che il Comunenon può sborsare né oggi né mai. Lalegge Crimi prevede la possibilità dioptare per la formula del project fi-nancing che, mettendo al centro i prin-cipali fruitori dell’impianto (il Napolidi De Laurentiis), consente l’ingressodei privati nelle opere di riqualifica-zione. In realtà, il patron del Napolisarebbe pronto a varare un progetto egià filtrano indiscrezioni sulle idee, daun cinema multisala ai negozi passan-dro per un museo interamente dedicatoalla squadra di calcio, i cui trofei sono

Dal Comune l’ok allaristrutturazione, maservono 80 milioni.E non si sa dove

giocherebbe il Napolidurante i lavori

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rimasti per anni in un deposito di Pa-lazzo Matteotti. Gli imprenditori na-poletani, in particolare quelli delsettore delle costruzioni, sono prontiad entrare in gioco, ma per ora atten-dono; quel che è filtrato fino ad ogginon appare ancora chiaro e sufficien-temente dettagliato per attrarre gli in-vestimenti dei privati. Una voltaassegnati gli Europei all’Italia e ini-ziato quindi il conto alla rovescia, saràfondamentale stilare un progettochiaro per dare la possibilità alle forzeeconomiche di dare il loro contributo.Nomi di soggetti interessati non ne cir-colano, ma è evidente che l’impor-tanza del progetto, con le implicazionioccupazionali che ne derivano, pre-suppone un intervento di gruppi indu-striali di altissimo profilo.

Ma non va esclusa un’altra possibi-lità: per ora c’è solo l’impegno del Co-

mune a sostenere la candidaturadi Napoli. Se tra un anno la cittàottenesse l’ok della Federcalcio,non è da sottovalutare l’ipotesi dicostruire un nuovo impiantosportivo: Ponticelli e Bagnoli learee candidate, mentre la perife-ria Nord sembra aver perso lesue chances con il flop di tre annifa in occasione della mancata as-segnazione di Euro 2012. Unostadio tutto nuovo costerebbe dipiù, ma risolverebbe i problemidi compatibilità con la vita delquartiere Fuorigrotta, attirerebbepiù facilmente investimenti digrandi gruppi industriali e so-prattutto eviterebbe di porsi lapiù inquietante delle domande:considerate le misure di sicu-rezza imposte dai vertici delleforze dell’ordine, dove gioche-rebbe il Napoli durante le fasipiù delicate e invasive dei lavoridi ristrutturazione?

Dario De Simone

TRE DOMANDE A...

Gianluca Monti, collega della redazione campana della Gazzettadello Sport, è da molti anni un frequentatore abituale dello stadioSan Paolo dove segue le imprese sportive del Napoli. Gli abbiamorivolto tre domande chiave sul futuro dell’impianto sportivo.Quali sono le problematiche più importanti da risolvere?«La prima è relativa all'illuminazione fuori dall'impianto in occa-sione delle partite notturne, quelle che richiamano il maggior nu-mero di spettatori. Il collettore fognario continua a funzionaremale e questo mette a rischio l'agibilità ogni volta che c'è una forte pioggia. Altro problemagrave è il numero di varchi aperti al pubblico che crea congestione agli ingressi. Inutile sot-tolineare come i servizi igenici siano fatiscenti ed anche la scarsa visibilità da alcuni puntidell'impianto. Inoltre, la Tribuna stampa versa in condizioni pietose».Possono coesistere le partite del Napoli e una vita regolare degli abitanti di Fuorigrotta?«Secondo me sì, ma dovrebbe essere ripensato l'intero quartiere facendolo diventare vivibileinsieme allo stadio per 7 giorni su 7. Inoltre, l'abbattimento del terzo anello dovrebbe evitarele pericolose scosse telluriche che si verificano nei momenti caldi delle partite facendo tre-mare i palazzi antistanti il San Paolo».Come immaginare una riqualificazione così complessa mentre è in corso il campionato?«Difficile, se non impossibile, vista anche la geografia del tifo al San Paolo. Credo questopossa rappresentare il primo problema, nel momento in cui si dovesse davvero porre in esserela ristrutturazione dello stadio, per la quale occorrono soldi prim'ancora che progetti».

[DADES]

la bussola

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Raccontare la storia di Roma, le sueevoluzioni, i suoi trionfi e i suoi de-cadimenti è un esercizio cui mol-

ti storici nei secoli si sono dedicati. Rac-contarla, invece, attraverso la vita di un bar-man è cosa piuttosto originale. Proprio del-la vita di Enzo Paolinelli, storico barmandella Capitale, si parla nell’ultimo libro diAntonio Messia intitolato “Roma in unoshaker”. La vita di Paolinelli fa da sfondoalle trasformazioni, ai cambiamenti dellacittà dall’epoca fascista fino agli anni’80. Proprio come un manuale di storia, siparte dall’infanzia di Paolinelli che avan-za parallelamente al nuovo volto archi-tettonico che la città assume con Musso-lini, alle prime esperienze lavorative checoincidono con la fine della guerra e lomettono in contatto con i soldati americanie i politici dei primi anni della Repubbli-ca; dal prestigio del caffè Strega negli annidel Neorealismo, che lo rendono stimatoagli occhi di attori del calibro della Ma-

gnani, alla “dolce vita” trascorsa nei bardelle navi da crociera, fino alla consacra-zione finale con l’apertura del suo night“L’Ellisse” all’interno dell’hotel Hilton, sul-lo sfondo di una Roma che, negli anni ’70,aveva perso la sua aria da “set cinemato-grafico” e conosceva la violenza, le rapi-ne e i sequestri di persona. Arricchito daitanti autografi che il barman negli anni hachiesto agli attori, cantanti, intellettuali, re-gisti che hanno gustato i suoi cocktail, illibro di Messia non è solo un omaggio agliottanta anni di Enzo Paolinelli, ma è so-prattutto il racconto lucido e disincantatodella società da parte di un uomo che hafatto del suo banco di lavoro, il bar, un luo-go d’osservazione privilegiato sul mondo.

speciale llibri

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Le radici, la conquista della libertà,il riconoscimento dei diritti, l’u-nità e le divisioni. In poche pa-

role, la vita del sindacato in Italia.Com’è nato, per fare cosa, con qualiprospettive. Sono i temi del volume diAntonio Passaro, 49 anni, giornalista escrittore, da diversi anni portavoce ecapo ufficio stampa del leader nazionaledella Uil, Luigi Angeletti. Il libro dal ti-tolo “Chi decide?” (Tullio PirontiEd.,160 pagg., 12 euro) parte dalleorigini, ovvero dall'articolo 39 della Co-stituzione, che in quattro commi defi-nisce i principi che connotano i sinda-cati. “Facendo delle ricerche - spiega lostesso Passaro - mi sono reso conto chel'articolo 39 recava in sé delle con-traddizioni e, infatti, non risolve il di-lemma della natura sindacale: nel pri-mo comma parla di organizzazione li-bera privatistica, ma negli altri tre det-ta regole giuridiche, finalizzate alla

firma dei contratti”. Ma ancora oggi, se-condo Passaro, “il punto di riferimen-to dell'ordinamento intersindacale èessenzialmente il primo comma del-l’articolo 39, mentre una regolamenta-zione ben strutturata è stata realizzatasolo nel pubblico impiego e che non puòessere traslata nel settore privato”. Lanota dolente della storia sindacale è rap-presentata dalle divisioni sui contratti.“Anche i contratti separati, di fatto, sonostati applicati per tutti i lavoratori e han-no prodotto i loro effetti normativi e sa-lariali erga omnes, cioè verso tutti. Diconseguenza, il dissenso della parte sin-dacale che non ha firmato è destinato arestare una mera rappresentazione dicontrarietà sino a quando non si tra-sformerà in un testo contrattuale alter-nativo, accettato dalla controparte e ap-plicato dai soggetti destinatari dei re-lativi obblighi”. Constatando sul cam-po, con la sua pluriennale esperienza di-

retta al fianco di Angeletti,Passaro passa in rassegnatutte le fasi del dibattito sul-

le regole della rappresentanza sindacale,su chi rappresenta i lavoratori, su chi ab-bia diritto (e dovere) di condurre le trat-tative sindacali e firmare un accordo.“Partendo soprattutto dai tre rinnovicontrattuali separati che hanno inte-ressato il settore metalmeccanico in undecennio circa, mi sono chiesto se le ra-gioni di questo fossero solo politiche ose, invece, ci fosse altro”. Materia im-

pegnativa su cui si esercitano dadecenni i giuristi, ma che Pas-saro spiega al lettore con gli oc-chi di chi segue da vicino letrattative in cui l’unico scopo ètutelare al meglio possibile i la-voratori in una fase come que-sta molto delicata.

speciale lliibbrrii

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Potremmo scrivere poco e lascia-re in bella mostra solo le foto-grafie più note dell'isola azzurra.

Il mese di aprile e in generale la pri-mavera è la stagione più adatta per unavisita ai luoghi meno conosciuti diCapri. O anche a quelli più conosciu-ti, ma senza l'incubo del sovraffolla-mento. La stagione primaverile garan-tisce tranquillità e un clima già accet-tabile.

È l'ideale per visitare le ambitissimebellezze dell'isola. Al di là della pas-seggiata per le vie dello shopping

(spesso inavvicinabili in questi tempi dicrisi), di un giro in barca con annessoingresso nella Grotta Azzurra, gli iti-nerari suggestivi non sono pochi. Il cli-ma non troppo umido e caldo permet-te di avventurarsi in qualche "scalata",in particolare nella passeggiata di Piz-zolungo, una strada a mezza costa cheparte dalla celebre Punta Tragara e at-traversa la natura con qualche interes-sante sosta sia per ammirare il panora-ma, sia per visitare la Grotta di Mater-mania; una variante è la discesa versoVilla Malaparte, l'ex dimora di Curzio

Malaparte che però non è visitabile al-l'interno. L'altra "impresa" per gli ap-passionati del genere è quella che por-ta a Villa Jovis, la zona archeologica piùimportante dell'isola; fatta erigere dal-l'imperatore Tiberio, dal quale prendenome tutta un'area di Capri, è una gi-gantesca costruzione situata in uno deipunti più alti del versante nordorienta-le; altri siti archeologici sono sempre le-gati alla presenza sull'isola dell'impe-ratore, la figura romana più legata a Ca-pri tanto da governare proprio qui peroltre 10 anni all'inizio del primo seco-

Capri

la gita

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lo dopo Cristo. Sullo stesso itinerario sitrova Villa Lysis, detta anche VillaFersen perché di proprietà del contefrancese Jacques Fersen; immersa nelverde, costruita all'inizio del secolo scor-so in stile neoclassico, è visitabile solola mattina. È un luogo molto particolareanche per le storie che si raccontano,storie di droga e omosessualità che av-volsero la vita delconte Fersen, tra l'al-tro scrittore e poeta;morì suicida nel 1923con una overdose dicocaina dopo averconvissuto nella villacon un compagno ita-liano. La leggendaracconta di gruppi digiovani ragazzi “ospi-tati” nella villa, ma li-bri e romanzi hannopoi chiarito che sitrattò di malelingue.Per i più avventurosi è possibile anchescendere fino al mare attraverso un sen-tiero tortuoso che si insinua attraversola fitta vegetazione del costone imper-vio.

In zone più vicine al centro è possi-bile visitare la splendida Certosa di SanGiacomo, sede di diversi eventi cultu-rali durante l'estate, così come i Giar-dini di Augusto; suggestive anche le vie

dietro la chiesa della Piazzet-ta. Negli ultimi anni, compli-ce la globalizzazione, le vec-chie botteghe dell'isola hannoprogressivamente ceduto il po-sto alle grandi firme interna-zionali. Tra i luoghi storici, chesopravvivono al tempo, ci sonoalcuni piccoli artigiani e levarie sedi della libreria LaConchiglia, una delle metepreferite del presidente Gior-gio Napolitano.

Il periodo primaverile è an-che particolarmente adatto ad un giroper Anacapri. Per anni parente poverodella rinomata Capri, il comune "alto"dell'isola è andato incontro ad un co-stante processo di riqualificazione ur-bana che ha attratto turisti e vacanzie-ri al di là della presenza di Villa San Mi-chele, la dimora del medico e scrittoresvedese Axel Munthe, fino a pochi

anni fa unica metà veramente cono-sciuta. E invece l'Anacapri di oggi sipresenta completamente rinnovata, conun corso principale di notevole bellez-za, negozi di lusso ma anche caratteri-stici; immancabile - anche perché la pas-seggiata è quasi tutta in pianura - un girofino al belvedere della Migliera dal qua-le si può apprezzare uno splendido pa-norama soprattutto al tramonto.

Capri è anche l'isola di alcuni prodottitipici e di prelibatezze della tavola. Trale ricette più importanti vanno ricordatii ravioli, i totani con patate e la celebretorta di mandorle meglio conosciutacome “torta caprese”. Sull'isola è pre-sente anche una produzione locale divini bianchi e rossi, resi celebri anchedalle ottime vendemmie nella primametà degli anni '90 e da alcune bottiglieparticolarissime per forma e colore.

Per arrivare a Capri è possibile par-tire da Napoli con collegamenti velocidal Molo Beverello o con le navi dal-la zona di Porta di Massa; l'isola è col-legata anche con Sorrento.

la gita

Capri

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È' una delle perle della nostra regione.E' una perla un po' particolare, fuo-ri dai grandi circuiti turistici. Non

ha il mare, ma ben due fiumi, e può van-tare un'impressionante quantità di bellez-ze architettoniche. Perché Benevento è unodei luoghi della Campania dove si respi-ra la storia. E' il capoluogo del Sannio, maè stata città romana e longobarda; e l'in-fluenza si può vedere facilmente nel pa-trimonio artistico. La struttura urbana è giàsingolare: sorge a 135 metri sul livello delmare, in una vallata, ma si presenta di-scontinua e ondulata con colline, rapide di-scese e altre zone più alte dove sorgono letante contrade.

La città è antichissima e sembra sia sta-ta fondata dal greco Diomede, reduce dal-la guerra di Troia. Secondo altre teoria, sa-

rebbe stata fondata dagli Osci qualche se-colo più avanti con il nome di Maleven-tum; il nuovo nome, il più rassicurante Be-neventum, sarebbe legato alla vittoria deiromani in una battaglia nella zona sanni-ta contro Pirro. Intorno al primo secoloavanti Cristo, Benevento è una delle cittàpiù floride del Meridione anche grazie aduna posizione strategica, equidistante daidue mari e attraversata dalla via Appia. Ildeclino è legatom intorno al quarto seco-lo dopo Cristo al lento sfaldamento del-l'Impero romano ed al terremoto che pro-vocò gravi danni; sarebbe stato solo il pri-mo di una lunga serie. Passò quindi sottoil controllo longobardo, per poi finiresotto il dominio della Chiesa come enclavepontificia nel Regno di Napoli. Tutti que-sti eventi hanno lasciato un'eredità im-

portante sul fronte del patrimonio artisti-co. Il centro storico è di grande valore edè attraversato dal corso Garibaldi; nel pun-to più alto del centro antico si trova il ca-stello chiamato "Rocca dei Rettori", sededel governo papale e attuale sede della Pro-vincia; è stato costruito in più fasi, realiz-zato nell'ottavo secolo, poi ampliato nel do-dicesimo e infine ristrutturato dopo ibombardamenti del 1943. Ma il simbolodella città è certamente l'Arco di Traianoche l'omonimo imperatore fece erigere nel114 all'inizio della via Traiana. Di grandevalore anche il Teatro Romano, che puòcontenere oltre 10mila persone, e la chie-sa di Santa Sofia (ottavo secolo) che po-trebbe entrare nel patrimonio dell'Unesco.Per gli appassionati non mancano i musei,su tutti il Museo del Sannio nella Rocca dei

la gita

Benevento

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Rettori; ma anche il Museo Diocesanodove si trovano diversi reperti legati alDuomo distrutto durante la Secondaguerra mondiale. La città è nota anche perla leggenda delle streghe, legata ai riti pa-gani che durante il periodo longobardo sitenevano nei pressi del fiume Sabato. Trale feste religiose va segnalata la Fiera di

San Giuseppe ogni 19 marzo. Da oltre undecennio a Benevento si svolge, durantel’estate, la rassegna artistica “Quattro not-ti e più di luna piena” che richiama per-sonaggi dello spettacolo provenienti da tut-ta Italia e dall’estero. Importantissima è an-che Benevento Città Spettacolo, evento chechiude la stagione estiva e si svolte in di-versi teatri. Come in altre città della Cam-pania, a Benevento si mangia molto benee si beve meglio... Impossibile ricordare tut-te le specialità della tavola, quasi semprelegate alla pasta fatta in casa. Non posso-no non esser citati i cazzarielli con sugo d'a-gnello, i cavatelli con broccoli; c'è ancheun'antica tradizione legata alla consuma-zione delle budella di animali con fagiolipiccanti, altro ingrediente che ritroviamospesso nelle ricette sannite. Il tutto vieneinnaffiato dai vini Doc della zona, il Ta-burno e il Solopaca. Per arrivare a Bene-vento: da Napoli imboccare l'autostradaA16 per Bari e uscire a Castello delLago/Benevento per poi percorrere i 15 chi-lometri del raccordo autostradale; l'alter-nativa è la Statale Appia che si può im-boccare a Caserta Sud.

la gita

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edili tabelle retributive

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Indenn. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7974,100

3,0133,0092,9852,960

0,060,060,060,06

1,2051,1190,0100,870

0,340,320,280,24

10,3599,8389,1328,230

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Stipendio Contingenza E.D.R. Premio prod. E.E.T. TotaleCategoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

286,07262,38220,31200,31184,64167,33144,11

83,8175,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.332,742.154,591.880,861.783,661.690,761.573,061.418,57

Indennità di mensaOperai: € 3,92 giornaliere = 0,49 orarie Impiegati € 84,77Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,16 giornaliere = 0,27 orarie Impiegati € 46,71 mensili

NapoliTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,804,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,111,030,930,80

0,340,320,280,24

10,269,749,068,16

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. Inden.funz. E.E.T. Totale

Quadro (VII livello)Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

279,57279,57255,88213,04192,11176,31158,71136,42

140,00 83,8083,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.466,232.326,232.148,091.873,591.775,461.682,461.564,441.410,88

Indennità di mensaOperai: € 3,76 giornaliere = 0,47 orarie Impiegati € 82,72Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,00 giornaliere = 0,25 orarie Impiegati € 44,00 mensili

CasertaTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

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Page 57: job numero 11

edili tabelle retributive

Importi orari per gli operai

Categoria Paga base Conting. Inden. settore

Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Totale orario

Cassa Edile18,50 %

Cassa EdileAcc.14,20

%

Rid. orariolav. 4,95 %

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7405,3304,7974,100

3,0133,0012,9852,985

1,1501,0830,9780,842

0,0600,0600,0600,060

0,3390,3140,2830,242

10,3029,7879,1028,208

1,9061,8111,6841,519

1,4631,3901,2931,166

0,5100,4840,4510,406

Importi mensili per gli impiegati

Categoria Paga base Premio prod. Conting. Accordo del 31/07/1992

Elemen. econ.territoriale

Indenn. Sost. mensa

Indenn.Sost.trasp Totale stipendio

7° liv. Quadri 1° S.6° liv. Prima5° liv Seconda4° liv. Terza Ass. T. 3° liv. Terza2° liv. Quarta 1° liv. Qu.ta 1° imp.

1.418,711.276,831.064,02993,11922,16829,95709,36

291,477267,793222,608200,642184,500166,648143,507

533,824529,633523,346521,252519,156516,431512,869

10,32910,32910,32910,32910,32910,32910,329

83,80175,42162,85058,66254,47149,02441,901

103,800103,800103,800103,800103,800103,800103,800

47,57047,57047,57047,57047,57047,57047,570

2.489,512.311,382.034,521.935,361.841,991.723,751.569,34

Indennità di mensaOperai: € 4,80 giornaliere = 0,60 orarie Impiegati € 84,77

Indennità di trasportoOperai: € 2,24 giornaliere = 0,28 orarie Impiegati € 46,71 mensili

SalernoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operai

Qualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr.settore E.E.T. Totale

orarioC. edile 18, 50%

Accanton.C. ed. 14, 20

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,745,334,803,10

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,151,060,960,83

0,340,320,280,24

10,309,779,098,19

1,7851,6971,5821,430

1,4631,3871,2901,163

Indennità di mensa: € 0,41 orarie indennità di trasporto: € 0,24 orarie

Importi mensili per gli impiegati

Livello Paga base Premio prod. Conting. El. Econ. Territ. E.D.R. Totale7°6°5°4°3°2°1°

1418,711276,831064,02993,11922,16829,95709,36

283,90260,21216,94196,10180,33162,82140,08

533,82529,63523,35521,25519,16515,43512,87

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

2330,562152,421877,491779,451686,451568,551414,54

Indennità di mensa = € 66,00 mensiliIndennità di trasporto = € 1,92 per ogni giornata di effettiva presenza

AvellinoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

Importi orari per gli operaiQualifiche Paga base Conting. E.D.R. Inden. terr. E.E.T. Totale

IV LivelloSpecializzato QualificatoComune

5,7415,3304,7973,100

3,013,002,992,96

0,060,060,060,06

1,050,970,880,75

0,340,320,280,24

10,2019,6809,0078,110

Importi mensili per gli impiegatiCategoria Stipendio Conting. E.D.R. Premio prod. E.E.T. Totale

Categoria I superCategoria ICategoria IIAssistenti tecniciCategoria IIICategoria IV1°Impiego

1.418,711.2276, 831.064,02993,11922,16829,95709,36

533,82529,63523,35521,25519,16516,43512,87

10,3310,3310,3310,3310,3310,3310,33

262,35241,40200,61181,14166,41150,17129,19

83,8075,4262,8558,6654,4749,0241,90

2.309,012.133,611.861,161.764,491.672,531.555,901.403,65

Indennità di mensaOperai: € 3,80 giornaliere = 0,475 orarie Impiegati € 82,175Nel caso di istituzione servizio mensa l’impresa concorre nella misura di 3/4 fino ad un massimo di € 4,13Indennità di trasportoOperai: € 2,462 giornaliere = 0,307 orarie Impiegati € 53,24 mensili

BeneventoTabella paga lavoratori edili in vigore dal 1° Gennaio 2009

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I recenti cambiamenti decisi dalmanagement del gruppo sembrano averdato i primi frutti ed essere riusciti atraghettare eBay fuori da un periodo dicrisi. Forte di questi successi, eBay siappresta a modificare nuovamentealcune regole del gioco, con l’intento diconsolidare e spingere ancora più in altoil volume degli scambi effettuati sulmarketplace. A partire dal 30 marzo2010 i venditori potranno mettere invendita fino a 100 oggetti in 30 giorni aun prezzo base inferiore al dollaro. Sel’oggetto non sarà venduto, il venditorenon dovrà versare nulla a eBay. In casodi transazione effettiva, invece, a eBayandrà il 9% del totale, fino a unmassimo di 50 dollari. Previsti anche

profili ad hoc per quei venditori cheintendono vendere con regolarità sueBay: Basic, Premium e Anchor. Acoloro che vendono grandi volumi dimerce, inoltre, eBay ridurrà il costo del90%: 3 centesimi per oggetto per 30giorni. A disposizione dei venditori,infine, un simulatore automatico utile aindividuare quale opzione possagenerare i maggiori profitti.

In piazza peril biologico.L’evento,promosso dalministerodelle

Politiche agricole alimentari e forestali, sisvolgerà il 18 aprile in 20 città. Unagiornata per gustare sapori naturali econoscere i vantaggi del biologico per lasalute e l’ambiente. L’evento, cherappresenta un momento di incontro tra ilmondo agricolo, i consumatori e leistituzioni, si inserisce nell’ambito del“Programma di azione nazionale perl’agricoltura biologica e i prodottibiologici”. La manifestazione nasce

dall’esigenza di promuoverecomportamenti orientati al consumoconsapevole delle produzioni ottenute conil metodo biologico, attraverso unacorretta ed immediata informazione delcittadino-consumatore. “Le piazze delbio” si svolgerà nelle piazze di Aosta,Ancona, Bari, Belluno, Bologna, Bolzano,Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova,Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Chieti,Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino,Udine. Nelle 20 piazze saranno allestitigazebo che ospiteranno operatori biologicicertificati locali i quali avranno lapossibilità di promuovere e far degustare ipropri prodotti accorciando la distanzacon il cittadino-consumatore.

Una nuova frontiera per internet.L’informazione online al costo diquella cartacea: a partire, infatti,dalla prossima primavera perleggere la versione web delprestigioso quotidiano britannicoTimes si dovrà pagarel’equivalente della versione dicarta. Lo ha confermato ildirettore del Times, JamesHarding, durante la conferenzainglese della Society of editors aStansted, precisando che il sitosarà accessibile per sole 24 ore alprezzo di circa 1 euro, lo stessodell'edizione tradizionale, anzi dipiù: un giornale di carta si puòsfogliare anche il giorno dopo. Ifrequentatori abituali del sitopotranno sottoscrivere unabbonamento per visitare ognigiorno i contenuti online ad unprezzo più vantaggioso. Lenotizie online a pagamento sonoun “pallino” del magnateaustraliano Rupert Murdoch,proprietario di Sky.

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lesoluzioni

il sudoku il puzzle

il crucitarsio

AEROBICAAIKIDOBOBBOCCECALCIOGOLFIAIDOJUDOKALIKAYAKKEMPOKENDOLOTTANUOTOPALLAVOLOPOLO

RUGBYSKATEBOARSOFTBALLSUMOTENNISTUFFIVELA

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