ITINERARI CULTURA LI PIANTE MEDICINALI IN CAMPANIA -...
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Presentazione dell’escursione
Descrizione dell'Ambiente attraversato
Il Lago del Matese è il più alto lago carsico in Italia. La quota della sua superficie è di 1011 m. s.l.m. Le sue acque provengono prevalentemente dagli scioglimenti delle nevi e da alcune sorgenti perenni che ne consentono la permanenza anche nella stagione estiva. La piana del lago è incastonata tra il Monte Miletto che con i suoi 2.050 mt di quota è la più alta del massiccio del Matese e la Gallinola la quota della cui vetta, 1.923 mt, rappresenta il punto più elevato del territorio campano. L'intero massiccio carbonato è interessato dal fenomeno carsico che rende i monti del Matese degli enormi serbatoi di acqua capaci di alimentare importanti sorgenti come quelle del Torano (nel comune di Piedimonte Matese), del rio Grassano (nel comune di San Salvatore Telesino), di Sepino e del Lete. È anche il terreno di gioco degli speleologi, grazie ad un sistema di grotte affascinanti che vanno dalla facile grotta di Campo Braca, agli abissi di Cul del Bove e del Pozzo della neve che scende nella profondità del Matese per oltre 1000 metri. L'originaria forma del Lago Matese è stata modificata artificialmente negli anni '20 per consentire lo sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica. Originariamente l'estensione del lago era limitata dall'inghiottitoio dello Scennerato, visibile a poca distanza dalle opere di sbarramento. Nei secoli, lo specchio d'acqua, ha consentito lo sviluppo dell'allevamento e dell'agricoltura. Sono ancora visibili, seppure abbandonati, antichissimi terrazzamenti che consentivano di estendere le coltivazioni oltre la fertile piana del lago. Con rammarico osserviamo che la facilità con cui si può raggiungere la battigia con automobili e mezzi meccanici, l'assenza di qualsiasi forma di controllo e la scarsa cultura ambientalista dei “frequentatori della domenica”, stanno rovinando una delle riserve naturali più preziose del nostro Appennino. Allo stesso modo, lo sfruttamento intensivo degli allevamenti e la totale scomparsa delle produzioni familiari dei prodotti caseari, hanno snaturato l'originaria vocazione del territorio. Eppure, il lago Matese gode di una straordinaria fortuna geologica e geografica che lo rende tra i siti più importanti del Parco regionale del Matese. La biodiversità è favorita dalla singolarità di trovarsi lungo la minima congiungente tra il mar Tirreno e quello Adriatico. Le abbondanti piogge e la ricchezza del sottosuolo sono l'habitat perfetto per piante, fiori e naturalmente per la fauna. Nelle fredde acque del lago vivono trote, tinche, carpe, lucci, persici e non è difficile avvistarne alcuni esemplari durante gli acrobatici saltelli sulla superficie o sui bordi del bacino. Lungo il percorso sarà facile avvistare, sulle sponde del lago o serenamente immerse nelle sue acque, oche selvatiche, marzaiole, folaghe e germani reali. Gli incontri più emozionanti, nelle zone paludose, sono quelli con le cicogne, gli aironi cenerini ed i fenicotteri rosa. A circa metà del percorso si bivaccherà presso un punto di avvistamento dei volatili. Il lago è anche un'importante tappa sulle rotte migratorie dell'avifauna. Da qualche anno, sul finire dell'estate, viene approntato una campo naturalistico "Migrandata Matese" finalizzato all’inanellamento dei diversi volatili che nella
rotta migratoria passano per questo luogo. Nella scorsa edizione sono state individuate ben 84 specie. Particolare attenzione viene posta per le rondini che, sul finire di agosto, provenienti da tutta Europa, al tramonto riempiono il cielo sopra il lago per poi scendere in picchiata nel canneto lagunare dove trascorrono la notte per poi ripartire nel lungo viaggio verso l'Africa. L'escursione sarà soprattutto l'occasione per osservare la vegetazione ed in particolare piante e fiori con proprietà officinali. Il ritardo della primavera a quota mille fa registrare un notevole sfasamento rispetto alle già avanzate fioriture della pianura. La nostra attenzione si soffermerà su specie molto comuni e diffuse: menta, ortica, borragine, tarassaco, cardo e millefoglie. Per ognuna di queste è stata improntata una scheda che ne consentirà il facile riconoscimento e riporterà, in modo sintetico, le proprietà medicinali. Durante l'escursione saranno disponibili, per la consultazione, i testi "Le piante officinali del Matese", edito dal Parco regionale del Matese e "Fiori sul Matese" di Giulia D'Angerio e Carlo Pastore.
Appuntamento ed orario di partenza Il raduno è fissato in largo De Benedictis, presso la casa Comunale a Piedimonte alle ore 09.50. Da qui, in circa 30 minuti, raggiungeremo in auto il piano del lago da cui prenderà il via l’escursione dopo un breve briefing per la partenza: ricognizione generale, equipaggiamento, raccomandazioni ed informazioni di carattere generale da parte dei referenti. Partenza fissata per le ore 10:30.
Caratteristiche tecniche e livello difficoltà escursione Il percorso è completamente in piano e presenta tratti da percorrere su comodi sentieri che costeggiano il lago ed altri in cui procederà su strada asfaltata quasi mai trafficata o sui camminamenti di dighe e sbarramenti dell'acquifero. Non ci sono segnavia del cai anche se si incrociano i sentieri 141 – 13A e il 150-13D SI. Complessivamente l’escursione (T) non presenta difficoltà.
Dislivello Quota minima: 1011 m. s.l.m. Quota massima: 1031 m. s.l.m.
Lunghezza Il circuito ad anello ha uno sviluppo complessivo di circa 16 Km
Cartografia lago Matese con tracciato di escursione
Coordinate GPS del punto di raduno Casa Comunale - Piedimonte Matese (CE)
Lat. 41°21’16” Long. +14°54’53”
Norme comportamentali Si rimanda alle norme comportamentali del CAI ricordando che si attraverseranno zone SIC e ZPS.
Recapiti dei referenti d’escursione Pasquale La Cerra Tel.: 335.6874366 e-mail: [email protected] Pierpaolo Tamasi Tel.: 393.3325349 e-mail: [email protected]
MENTHA
Descrizione Il nome Mentha, secondo la mitologia greca, deriva da quello di una ninfa: Minte, amata da Ade, che Proserpina, per gelosia tramutò in pianta. È uno dei più complessi del Regno vegetale e la ragione va ricercata nella facilità di ibridazione spontanea tra le varie specie che producono sempre nuovi ibridi. Si possono distinguere: mente a spiga, con fiori su una spiga terminale senza foglie, mente nane, con fiori in verticilli disposti a ripiani.
Habitat Pianta perenne, predilige luoghi umidi. Nel Parco del Matese si trova soprattutto lungo i piani carsici in presenza di acqua (lago Matese, corso del Lete).
Proprietà La Menta era conosciuta in tempi remoti per le sue qualità medicinali; i cinesi, anticamente, ne vantavano le proprietà calmanti e le sue virtù antispasmodiche. Ippocrate la considerava un afrodisiaco, mentre Plinio ne vantava l'azione analgesica. Tutte le specie di Mentha hanno le stesse proprietà medicinali dovute principalmente al mentolo, un alcol estratto dall'essenza di menta. Il mentolo è un ottimo stimolante per lo stomaco, un antisettico ed un analgesico, se usato in forti dosi è dannoso per il sistema nervoso.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Se ne utilizzano le foglie ed estremità fiorite che possono essere conservate una volta essiccate in contenitori al riparo dalla luce. Si possono preparare tisane digestive anche insieme al tiglio e alla verbena; l'infuso preparato con foglie fresche, assunto prima dei pasti, eccita l'appetito, evita i bruciori di stomaco , calma le palpitazioni di cuore; assunto dopo i pasti facilita le digestioni, elimina i gasl l'insonnia e il nervosismo. La tintura di menta, ottenuta dalla macerazione di una manciata di foglie in un litro di alcol con aggiunta di 500 grammi di zucchero, è un ottimo digestivo da prendersi a gocce (20‐30). In cucina, si aromatizzano carni, pesci ed ortaggi.
ORTICA ‐ Urtica dioica
Descrizione È una delle piante più diffuse, conosciute e fastidiose. Cresce ovunque, seguendo gli insediamenti dell'uomo. La sua naturale difesa è costituita da una sostanza urticante presente sui peli che ricoprono le foglie e i piccioli. Alta dai 30 cm a 1,5 m è una pianta perenne con fusto eretto, foglie opposte e pelose. I fiori sono verdi (giugno‐ottobre) e si dispongono in grappoli ramificati.
Habitat Predilige i bordi dei corsi d'acqua, le prossimità dei boschi e dei casolari. Nel Parco del Matese si trova a tutte le quote.
Proprietà La Scuola Medica Salernitana scriveva, a proposito dell'ortica: Aegris dat somnum; vomitum quoque tollit et usum, compescit tussim veterem, colicisque medetur, pellit pulmonis frigus ventrisque tumorem, omibus et morbis subvenit articulorum. Le proprietà della pianta sono però universalmente riconosciute: antianemico, antidiabetico, astringente, depurativo, diuretico, emostatico, galattogogo, revulsivo. Tra i costituenti ricordiamo: istamina, acido formico, carotene, vitamina C, clorofilla, potassio, calcio, ferro, magnese.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Se ne utilizzano le radici, le foglie, i semi (solo nell'ortica bianca). Il succo fresco delle foglie ha una spiccata azione emostatica. L'infuso si prepara con tre cucchiaini da the in una tazza di acqua calda ed ha effetti diuretici oltre che azione antireumatica. In cucina possono essere utilizzate le foglie nelle minestre o cotte con gli stessi utilizzi dell'asparago almeno 12 ore dopo la raccolta.
Borragine ‐ Borrago officinalis
Descrizione La pianta non è menzionata in nessuno dei testi dell'Antichità per cui gli storici hanno supposto che sia stata introdotta dall'Africa nel medioevo. Alta dai 20 ai 60 cm è ricoperta da radi peli setosi, fusto spesso, peloso, ramificato; foglie alterne, dure e rugose. In fiore da maggio a settembre. Il fiore è blu con 5 petali disposti a stella.
Habitat Predilige viottoli, giardini abbandonati, muri a secco. Nel Parco del Matese si trova fino a circa 1700 metri di quota.
Proprietà La sua popolarità è legata ai trascorsi usi come depurativo del sangue. Ha proprietà depurative, diuretiche, emollienti, lassative, sudorifiche. Efficace nelle influenze con stati febbrili, infiammazioni bronchiali e polmonari, nelle infiammazioni della vescica, nei disturbi intestinali. Tra i costituenti: tannino, mucillagine, saponina, nitrato di potassio.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Con le foglie, private delle nervature più grandi, si può preparare una frittura in pastella. Le foglie possono inoltre lessarsi e condire come insalata o utilizzare in minestre e frittate. È attiva quando è fresca pertanto va raccolta poco prima dell'uso. Essiccandosi perde le sue proprietà. Può essere utilizzata per un ottimo decotto facendo bollire dai 30 ai 60 grammi di foglie e rami in un litro d'acqua, filtrando il prodotto finale per eliminare i peli, aggiungendo miele. Il decotto ha azione diuretica e depurativa e se ne consiglia l'uso come coadiuvante nelle infezioni polmonari e della pelle.
Tarassaco ‐ Taraxacum officinale
Descrizione Sconosciuto nell'antichità, viene citato per la prima volta nel XV secolo. È anche conosciuto con il nome di Dente di Leone o Soffione. L'altezza varia dai 5 ai 50 cm; perenne, foglie a rosetta tutte radicali, folte, glabre, lunghe e incise. I fiori sono giallo vivo (da marzo a novembre), si chiudono durante la notte per riaprirsi alle prime luci del sole (piante meteoriche). I fiori fruttificano trasformandosi in una sfera piumosa formata da semi facilmente trasportabili dal vento.
Habitat Diffusissimo sia in prati coltivati che incolti. Sul Matese è possibile trovarlo a tutte le quote.
Proprietà La medicina ufficiale ha disconosciuto le proprietà della pianta fino al XX secolo. Dopo essere stata riabilitata ha goduto di un successo impareggiabile al punto che viene chiamata tarassacoterapia ogni trattamento che adoperi il tarassaco o le sue proprietà. I suoi principali costituenti sono: inulina, sali minerali, provitamina A, vitamine B e C che le forniscono proprietà antiscorbutico, aperitive, coleritiche, depurative, diuretiche, lassative.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Se ne utilizzano le radici, le foglie (a primavera) ed il succo (in autunno). Può essere essiccata all'aria o in forno e consumata cotta o lessata. Il decotto si prepara con 50 grammi di radici in un litro d'acqua nelle quali vengono lasciate bollire per mezz'ora e poi filtrate. Per l'infuso, invece, si preferiscono le foglie: 25 grammi in un litro d'acqua. Per entrambe le preparazioni la somministrazione è a piccole quantità (bicchierini da caffè) da consumare a digiuno per 10 o 15 giorni consecutivi. L'effetto è quello di stimolare l'attività epatica. Per usufruire del loro effetto depurativo e colagogo è preferibile consumarne le foglie ad insalata, sia crude che cotte.
Cardo
Cardo Argenteo ‐ Carlina
Cardo Mariano
Descrizione Il nome cardo è comunemente attribuito a tutte le piante che pungono (Nemo me impune lacessit). La Carlina è della famiglia delle composite. Si caratterizza per un fiore centrale (luglio ‐ ottobre) e per l'assenza di un fusto. Il Cardo Mariano si distingue per le nervature bianche della foglia. Il Cardo dei lanaioli si individua per la presenza di spine sul fusto e sulle nervature della foglia. Nel parco del Matese si trovano fino alla quota del lago. La sola Carlina riesce a proliferare fino ai 2000 metri di altezza.
Habitat Diffusissimi nei prati da pascolo. Il Cardo Mariano è tipico dell'Italia centrale e meridionale, quello dei lanaioli predilige terreni argillosi o per terreni calcarei vegeta in prossimità di fossati e laghi. Tra i cardi, la Carlina è la più diffusa.
Proprietà Le proprietà del cardo dei lanaioli e della carlina sono le medesime: depurative, diuretiche, sudorifere. Il cardo mariano oltre che diuretico è ipertensivo, tonico, coleretico.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Del cardo dei lanaioli e della carlina si preferiscono utilizzare le radici che vanno raccolte alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno ed essiccate. Nel beneventano il cardo, raccolto molto giovane, viene cucinato in una minestra detta cardone. Il sapore ricorda quello del carciofo. Del cardo mariano, invece, vengono utilizzate le foglie, le radici e i semi (sempre da essiccare).
Cardo dei Lanaioli
Millefoglie ‐ Achillea millefolium L.
Descrizione La pianta è nota dall'antichità. La leggenda vuole che fosse stata usata da Achille per medicare le ferite dei suoi soldati durante la guerra di Troia. L'eroe greco avrebbe appreso dal centauro Chirone, i segreti medicinali della pianta. Alta dai 30 ai 70 cm ha fusto eretto e duro, foglie pelose, lunghe e molli. I fiori (maggio‐ottobre) bianchi disposti in forma radiale simulano un fiore unico.
Habitat Comune in tutta Europa, cresce in terreni incolti ed aridi, frequente ai margini delle ferrovie. Sul Matese è diffusa sui piani carsici della Gallinola e nei dintorni del lago.
Proprietà La pianta possiede diverse azioni farmacologiche: fluidifica la secrezione biliare, stimola i processi digestivi, rimuove gli spasmi intestinali, ha proprietà diuretiche, cicatrizzanti e vaso protettrici.
Parti da raccogliere e modalità d'uso Si raccoglie la sommità fiorita essiccandola all'ombra in luogo ben areato. La conservazione può essere fatta in sacchetti di carta a loro volta chiusi in contenitori di vetro. L'Achillea è uno dei componenti fondamentali dell'amaro Centerbe. È nota la sua capacità di conservare il vino (in genere si immette un sacchetto di semi nella botte) e di aromatizzarlo (in questo caso si usano le sommità fiorite ed il vino bianco. In un litro si immergono 50 grammi della “droga” e si lascia macerare per 10 giorni. Successivamente si filtra e si conserva in bottiglia.