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i piccoli pomeriggi musicali La regina delle nevi Domenica 21 Dicembre 2014 ore 21:00 TI SUONO una fiaba di Hans Christian Andersen

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i piccoli pomeriggi musicali

La reginadelle nevi

Domenica 21 Dicembre 2014 ore 21:00

TISUONO

unafiaba

di Hans Christian Andersen

Teatro Dal VermeOrchestra I Piccoli Pomeriggi Musicali

LA REGINA DELLE NEVI di Hans Christian Andersen

REGISTA

MANUELRENGA

ORCHESTRAI PICCOLIPOMERIGGIMUSICALI

DIRETTORE

DANIELE PARZIANI

ATTRICE

SARADHO

I Piccoli Pomeriggi Musicali ringraziano LEILA FTEITA per la realizzazione della scenografia del progetto Apeiron

Le Musiche

Giovanni dario ManziniCoro dei giurati

Antonio Vivaldi“L’Inverno” da “ Le Quattro Stagioni”violino Igor Riva

Jule StyneLet it snow

Wolfagang Amadeus MozartLa regina della notte (tema)

Christmas Carols:Adeste fideles

Astro del cielJiingle bells

Tu scendi dalle stelleIl est né le Divin Enfant

LA REGINADELLE NEVI Adattamento di Manuel Renga

INCIPIT(Sara seduta su una sedia, vestita da nonnina, fa la maglia e racconta una storia, prima ancora della sigla. Ombra dietro il fondale bianco)

Bambini, adesso cominciamo, quando saremo alla fine della storia ne sapremo più di quanto ne sappiamo adesso, perché qui si parla di uno spirito cattivo, uno dei peggiori. Un giorno questo spirito costruì uno specchio che aveva la facoltà di far sparire immedia-tamente tutte le cose belle e buone che vi si rispecchiavano; quello che invece era brutto e che appariva orribile, risaltava ancora di più. I più bei paesaggi sembravano spinaci cotti, e gli uomini mi-gliori diventavano orribili o stavano schiacciati a testa in giù. Ora lo spirito voleva volare fino al cielo per prendersi gioco degli angeli, più volava in alto con lo specchio, più questo rideva con violenza: riusciva a malapena a tenerlo; a un certo punto lo specchio tremò così terribilmente per le risate, che gli sfuggì di mano e precipi-tò verso la terra, dove si ruppe in centinaia di milioni di pezzi. E così fece molto più danno di prima, perché alcuni pezzi erano piccoli come granelli di sabbia, e volavano intorno al vasto mondo, e quando entravano negli occhi della gente vi rimanevano, così la gente vedeva solo il lato peggiore delle cose. A qualcuno una picco-la scheggia dello specchio cadde addirittura nel cuore, e questo fu

veramente orribile: il cuore divenne come un pezzo di ghiaccio. Ma ora sentiamo bene cosa accadde.

SIGLA(durante la sigla Sara si sposta da dietro il fondale, si veste come se fosse Gerda e si mette al leggio di sinistra)

Nella grande città abitavano due bambini, che avevano un giar-dino appena più grande di un vaso di fiori. Non erano fratelli, ma si volevano bene come se lo fossero stati. Bastava solo scavalcare la grondaia, per poter passare da una finestra all’altra. I genitori ave-vano messo lì fuori ognuno una grossa cassa di legno dove crescevano delle meravigliose rose.

Poiché le cassette erano molto alte e i bambini sapevano che non po-tevano scavalcarle avevano avuto il permesso di uscire dalla finestra, sedersi sui loro piccoli seggiolini sotto le rose e lì giocare beatamente. D’inverno però questo divertimento non c’era. Lui si chiamava Kay e lei Gerda. Quella notte d’inverno c’era tempesta di neve.

(inizia a nevicare sul leggio di Sara – magari se possibile metterei un sottofondo musicale, anche 1 solo strumento)

“Sono bianche api che sciamano!” disse la vecchia nonna.“Hanno anche loro un’ape regina?” chiese il bambino “Certo che ce l’hanno! Vola dove le api sono più fitte! È più grande di tutte, e non si posa mai sulla terra.”

“La regina della neve può entrare qui?”“Lascia che venga. La metto sulla stufa calda, così si scioglie.” Ma la nonna, carezzandogli i capelli, raccontava altre storie.

Quella sera il piccolo Kay si arrampicò su una sedia vicino alla finestra e guardò fuori; un paio di fiocchi di neve caddero là fuori e uno di questi, il più grande, restò posato sull’angolo di una delle cassette di fiori. Crebbe sempre più e alla fine si trasformò in una donna avvolta in sottilissimi veli bianchi che sembravano formati da milioni di fiocchi di neve brillanti come stelle. Era molto bella, ma fatta di ghiaccio, eppure era viva; gli occhi osservavano come due chiare stelle, ma non c’era pace né tranquillità in loro. Fece cenno verso la finestra e salutò con la mano. Il bambino si spaventò e saltò giù dalla sedia, e allora fu come se là fuori volasse un grande uccello davanti alla finestra.

(fine nevicatae fine sottofondo musicale)

Venne il disgelo, e infine giunse la primavera, il sole splendette, il verde spuntò e i bambini si ritrovarono nel loro piccolo giardino … Che belle giornate estive!

BRANO 1 (durante il brano Sara si mette la pelliccia e assume le sembianze della regina dei ghiacci)

Quando la campana batté proprio le cinque dal grande campani-le, Kay esclamò: “Ahi! Ho avuto una fitta al cuore, e mi è entrato qualcosa nell’occhio!”.

Era proprio uno di quei granellini di vetro che si erano staccati da quell’orribile specchio che rendeva tutte le cose orribili, Povero Kay, anche lui aveva ricevuto un granello, proprio nel cuore. E il cuore gli sarebbe presto diventato di ghiaccio; “Ahahahaha” (ride come se la regina ridesse).

Improvvisamente gridò: “Uh! quella rosa è stata morsicata da un verme! In fondo sono rose orribili! “ e strappò una rosa e corse via nella sua finestra.

Passarono così i mesi e un giorno d’inverno, mentre nevicava forte arrivò alla finestra e gridò nelle orecchie a Gerda: “Ho avuto il per-messo di andare nella piazza grande dove giocano anche gli altri ragazzi!” e se n’era già andato.

Là nella piazza i ragazzi più arditi legavano i loro slittini ai carri dei contadini, così venivano trascinati. Stavano giocando così quan-do giunse una grande slitta, tutta dipinta di bianco, dove sedeva una persona avvolta in una morbida pelliccia con un cappuccio in testa; Kay vi legò svelto lo slittino, così si fece trascinare.

(a memoria il seguito così può correre in mezzo al pubblico, lanciando fiocchi di neve sui bambini)

Andò sempre più forte fino alla strada successiva; ogni volta che Kay voleva sciogliere il suo slittino non ci riusciva e sentiva di do-ver rimanere seduto. La neve cominciò a precipitare così fitta che il fanciullo non poteva vedere a un palmo davanti a sé. Allora urlò forte, ma nessuno lo sentì e la slitta continuava a correre. Kay era

spaventatissimo. Improvvisamente si fermò e la persona che la gui-dava si alzò; la pelliccia e il cappuccio erano fatti di neve, e lei era la regina dei ghiacci. “Hai freddo?” chiese, baciandolo sulla fronte. Il bacio era più freddo del ghiaccio, e gli andò direttamente al cuo-re, che già era un pezzo di ghiaccio. Gli sembrò di morire. Ma solo per un attimo, poi si sentì bene; e non notò più il freddo tutt’intorno. Kay dimenticò la piccola Gerda e tutti quelli che erano a casa. Non aveva più paura. Volarono sopra boschi e laghi, sopra giardini e paesi, sotto di loro soffiava il freddo vento, ululavano i lupi, la neve cadeva, sopra di loro volavano neri corvi gracchianti. Quando venne il giorno dormiva ai piedi della regina della neve.

BRANO 2 (Sara arriva al leggio di sinistra e riprende le sembianze di Gerda)

(Momento di interazione con il pubblico)

“Ma Dove sarà finito Kay? Qualcuno di voi lo sa!” (aspetta risposte dai bambini)

I ragazzi mi hanno detto che lo hanno visto legare il suo slittino a una magnifica slitta che poi è uscita dalla porta della città. Nessu-no sa dove sia! Voi l’avete visto?

Magari se lo chiamiamo tutti insieme ci sente! Ci proviamo? Pronti?

“KAYYYYYYY” (resta in ascolto)

L’avete sentito? Forse dobbiamo mettere le mani così come si fa in

montagna. Proviamo così! Pronti?

“KAYYYYY” (resta in ascolto)

“Niente da fare. Aspettate. Mi è venuta un’idea. Mi metterò le mie nuove scarpette rosse, quelle che Kay non hai mai visto, e poi andrò al fiume a chiedere di lui. Che dite è una buona idea? (risposte) Bene! Vado”.

“Hey fiume! È vero che hai preso il mio piccolo compagno di giochi? Ti regalerò le mie scarpette rosse se me lo renderai di nuovo.”

Gerda salì su una barchetta che si trovava tra le canne, avanzò fino alla prua, e da lì gettò le scarpette, ma la barca non era legata bene e per quel movimento che lei fece si allontanò da terra, seguiva la corrente; Gerda se ne stava seduta scalza “Forse il fiume mi porterà da Kay’ pensò Gerda e giunse a un grande giardino di ciliegi dove si trovava una casetta con strane finestre rosse e blu.

“Heilà c’è nessuno?” E una donna vecchissima uscì di casa; aveva in testa un grande cappello di paglia su cui erano dipinti i fiori più belli.

“Oh, povera bambina come hai fatto a essere trascinata così lontano nel vasto mondo!”. Afferrò con un bastone ricurvo la barca, la portò a riva. “Vieni, raccontami chi sei e come sei arrivata qui”. Gerda le raccontò ogni cosa e alla fine le chiese se per caso non aveva visto Kay, “Non è ancora passato di qui, ma arriverà presto. Non devi esse-re essere così triste, mangia le mie ciliege e guarda i miei tantissimi fiori che sono molto più belli di quelli dei libri illustrati.Mentre Gerda mangiava ciliegie, la vecchia le pettinava i capelli con un pettine d’oro, e i capelli si arricciavano e splendevano. “Da

tanto tempo desideravo una bambina così dolce!” e mentre pet-tinava i capelli la bambina dimenticava sempre più Kay, il suo compagno di giochi, perché la vecchia sapeva fare magie, e ora vo-leva trattenere presso di sé la piccola Gerda per avere compagnia. La vecchia poi uscì in giardino, tese il bastone ricurvo verso tutti le rose fiorite, e queste sparirono tutte quante nella terra nera. La vecchia infatti temeva che Gerda, vedendo le rose, potesse pensare alle sue, e quindi ricordare il piccolo Kay e fuggire.

BRANO 3(Rose bianche vicino al leggio)

Gerda conosceva ogni fiore, ma nonostante fossero molti, le sembra-va che ne mancasse uno, però non sapeva quale. Un giorno si mise a guardare il vecchio cappello di paglia della donna, con tutti quei fiori disegnati, e il più bello di questi era una rosa. La vecchia aveva dimenticato di farla sparire dal cappello, quando aveva sep-pellito le altre nella terra.

“Come!” esclamò Gerda “non c’è neppure una rosa?” Saltò tra le aiuole, cercò e cercò, ma non ne trovò nessuna, allora si sedette e cominciò a piangere, ma le sue calde lacrime caddero proprio dove un rosaio era stato seppellito. E quando quelle lacrime bagnarono la terra, il rosaio improvvisamente spuntò fuori, tutto in fiore le rose toccavano il cielo, e Gerda lo abbracciò, baciò le rose e pensò anche al piccolo Kay. “Oh, quanto tempo ho perso!” disse la bambina. “Devo trovare Kay!”

E se ne corse verso la siepe del giardino. Il cancello era chiuso, ma lei rimosse il gancio arrugginito che si staccò, così la porta si aprì e lei corse a piedi nudi nel vasto mondo. Per tre volte si guardò indietro,

ma nessuno la rincorreva; alla fine non poté più correre e sedette su una grande pietra, si guardò intorno, l’estate era passata. “È già au-tunno: ora non posso neppure riposarmi!” e proprio in quel momento una grossa cornacchia saltellò sulla neve proprio davanti a lei.

Gerda le chiese se avesse visto Kay. La cornacchia mosse la testa pen-sierosa e disse: “Può essere! Può essere! L’ho visto forse insieme ad una principessa. Ti accompagno io al castello”

BRANO 4(A memoria per poter passare al leggio di destra simulando il cammino nei boschi)

Camminarono un giorno e infine attesero la notte. “Conosco una pic-cola entrata sul retro, che conduce alla camera da letto” disse la cornacchia mentre camminavano. Entrarono nel giardino e condus-se la piccola Gerda a una porta sul retro che era socchiusa. Ora si trovavano sulla scala; su un armadio brillava una piccola lampada. I saloni erano uno più bello dell’altro, davvero c’era da rimanere stupefatti; ora si trovavano nella camera da letto.

(arrivo al leggio di destra)

C’era un grande letto. Gerda sollevò le lenzuola e gridò a voce alta “Kay!”. Il principe si svegliò, voltò il capo... oh, non era lui! Dal letto bianco si affacciò la principessa e chiese che cosa stesse succedendo. Allora la piccola Gerda si mise a piangere e raccontò tutta la sua storia.“Oh poverina!” esclamarono il principe e la principessa. Il giorno dopo venne rivestita da capo a piedi di seta e di velluto e lei chiese

di poter avere una piccola carrozza con un cavallo e un paio di sti-valetti, così da poter viaggiare di nuovo nel vasto mondo in cerca di Kay. Era già pronta una carrozza nuova di oro puro lucente come una stella. “Addio! Addio!” gridarono i principi e la piccola Gerda pianse mentre la carrozza partiva verso il bosco.

BRANO 5

Viaggiarono attraverso i boschi scuri, ma la carrozza brillava come una fiamma, e abbagliava gli occhi dei briganti, che non riuscivano a sopportarla. “È oro, è oro!” gridarono, avanzando di corsa, presero i cavalli, i valletti e i servitori, e tirarono fuori la piccola Gerda dal-la carrozza. “È grassa, è graziosa, è stata ingrassata con gheriglio di noci!” “Deve essere buona come un agnellino! Uh, deve essere saporita!” “Deve giocare con me!” disse la figlia del brigante. “Mi deve dare il suo manicotto, i suoi bei vestiti, e dormirà nel mio letto!”

La figlia del brigante era grande come Gerda, ma molto più forte, più robusta e con la pelle scura, aveva gli occhi neri che sembravano quasi tristi. Afferrò la piccola Gerda alla vita e le disse: “Non ti ucci-deranno finché io non mi arrabbierò con te! Adesso giochiamo”

(Momento di interazione con i bambini)

E fecero un gioco che era più o meno così: la figlia del brigante batteva le mani una volta così (esegue) e Gerda doveva ripetere, provate a ripetere (ripetono). Se le batteva due volte (esegue) voi cosa fate (eseguono).

Gioco della ripetizione sia ritmica con mani e piedi che vocale.

Siete bravissimi, molto più bravi di Gerda. Dopo un’ora di giochi la figlia del brigante era stanchissima.

“Dormirai con me questa notte e con tutti i miei animaletti!” E la portò in un angolo dove si trovavano paglia e coperte, due colobi selvatici e una renna legati con catene.

Poi mise il braccio intorno al collo di Gerda, e dormì; Gerda in-vece non riuscì affatto a chiudere gli occhi. “Curr! Curr! noi ab-biamo visto il piccolo Kay. Era seduto nella carrozza della regina della neve” dissero i colombi “È sicuramente andata in Lapponia. Là si trova la tenda estiva della regina della neve, vicino al Polo Nord” disse la renna. “Se mi liberi ti aiuterò”.

Senza far rumore Gerda prese un legnetto e riuscì a liberare la renna dalle sue catene.

Salì in groppa, prese gli stivaletti di pelo e i guantoni che erano lì vicino. “Corri, su!” e la renna partì passando sopra cespugli e sterpi, attraverso il grande bosco, oltre steppe e paludi, più in fretta che poté. Il cielo si illuminò tutto di rosso. “Ecco la mia cara aurora boreale!” disse la renna “guarda come brilla!” e corse ancora più in fretta, nella neve, giorno e notte, finchè dopo due giorni arrivarono in Lapponia.

BRANO 6

(Sara raggiunge il leggio di sinistra)

Giunsero allora ad una casetta e la renna disse “Questa è la ca-setta della donna di Lapponia, lei saprà darci un aiuto”

Bussarono, la porta si aprì. La donna di Lapponia era piccolina e molto sporca. Dopo un lungo silenzio la renna raccontò la storia

“Tu sei così potente, so che sei in grado di legare tutti i venti del mondo con un filo da cucire. Non vuoi dare a questa bambina una bevanda in modo che abbia la forza di dodici uomini e possa vincere la regina della neve?” “La forza di dodici uomini? A cosa servirebbe? Il piccolo Kay è veramente presso la regina della neve e crede che quella sia la parte più bella del mondo, ma tutto questo è dovuto ad una scheggia di vetro nel cuore e un granellino di vetro in un occhio, prima questi devono essere estratti, altrimenti non diventerà mai un uomo e la regina della neve manterrà il potere su di lui.” “Ma tu non puoi dare qualcosa alla piccola Gerda, in modo che lei possa avere potere su tutto?” “Io non posso darle una forza più grande di quella che già ha! Non vedi quanto è grande? Non vedi quanto ha camminato nel mondo con le sue sole gambe? Non deve avere da noi il potere: il potere si trova nel suo cuore. A due miglia da qui comincia il giardino della regina della neve, tu devi portare fino a lì la fanciulla, e metterla vicino a un grande cespuglio di bacche rosse che si trova tra la neve” E come per magia Gerda si trovò lì in mezzo alla terribile e fredda Lapponia vicino al castello della regina della neve. Dentro alla dimora di ghiacci, Kay non pensava affatto alla piccola Gerda e ancora meno pensava che lei fosse alle porte del castello.

BRANO 7

(Durante il brano passaggio di Sara al leggio di destra, fredda casa della regina dei ghiacci.)

Le pareti del castello erano formate dalla neve che cadeva, le fine-stre e le porte dai venti che soffiavano; c’erano più di cento saloni ma l’allegria non arrivava mai. Proprio in mezzo a una sala di neve vuota e enorme si trovava un lago ghiacciato e lì sopra stava seduta la regina della neve. Il picco-lo Kay era viola per il freddo, anzi quasi nero, ma non se ne accorge-va, perché lei con un bacio gli aveva tolto il brivido del freddo. Stava trafficando intorno a alcuni pezzi di ghiaccio, che deponeva in tut-ti i modi possibili, realizzava delle parole scritte, ma non riusciva mai a comporre la parola che lui voleva, «eternità», e la regina del-la neve gli aveva detto: “Se riuscirai a comporre quella parola, di-venterai signore di te stesso”. Ma lui non riusciva. La regina ad un certo punto volò via per portare neve e tempeste in montagna. Kay rimase tutto solo. Fu in quel momento che Gerda entrò nel castello e lo riconobbe. Gli saltò al collo, lo abbracciò stretto: “Kay! Dolce pic-colo Kay! Finalmente ti ho trovato!”. Ma lui rimase immobile, rigido e gelido; Gerda stranita pianse calde lacrime, che gli caddero sul petto, gli entrarono nel cuore e sciolsero il grumo di ghiaccio; Kay la guardò e scoppiò in lacrime; pianse tanto che il granellino di spec-chio gli uscì dagli occhi, lui riconobbe la fanciulla e esultò di gioia: “Gerda, dolce piccola Gerda! Dove sei stata tutto questo tempo? Che freddo fa qui!” E abbracciò forte Gerda, e lei rise e pianse di gioia, era così bello che persino i pezzi di ghiaccio si misero a danzare di gioia intorno a loro, e quando furono stanchi si fermarono, formando proprio la parola “Eternità”. I due si presero per mano e uscirono dal grande castello, raggiunsero il cespuglio con le bacche rosse e trovarono la renna che li aspettava. Essa li accompagnò per giorni nei boschi finchè le campane della chiesa suonarono, e loro riconobbero le alte torri e la grande città. Era quella in cui abitavano: vi entrarono e camminarono fino alla porta della nonna, su per le scale, nella stanza dove tutto si trovava

nello stesso modo di prima; ma quando entrarono dalla porta si accorsero che erano diventati grandi.

(inizia a nevicare di nuovo sul leggio di destra)

C’era qualcosa di strano. In cielo sembrava che qualcosa si scioglies-se, le nuvole nere divennero bianche e cadevano soffici fiocchi di neve. Anche se era inverno le rose erano fiorite ed entravano dalle finestre aperte. C’erano ancora i loro due seggiolini da bambini; Kay e Gerda sedettero ognuno sul proprio e si tennero per mano.

Stavano lì seduti, entrambi adulti, eppure bambini, bambini nel cuore, e nonostante nevicasse i loro cuori erano caldi, caldi come l’estate.

(fine nevicata sul leggio)

BRANO FINALE FINE

ORCHESTRA I PICCOLI POMERIGGI MUSICALIVioliniMatteo Acacia Edoardo AlessioFrancesca Benesso Ella BiscariDiego Ceretta Simone Ceriani Nicolò Giacopelli Margherita GimelliGiacomo Levi Alberto Maruzzelli Isabella Pasini Nayruth Virginia Pozzi Federica TrombettaVioleFrancesco MariottiClara PisaniVioloncelliCecilia Alessio Irene BarsantiDaniele Broggini Martina Meotti Mughihiko Sano Francesco Tamburini

FlautiTito BergamaschiSofia Di GaetanoEuridice PezzottaAlessandro SchiattoneEmanuele SuraceOboiLuca RagonaGiacomo RivaGaia CanavesiClarinettiMatilde GiustiSaxRocco Francesco Maria SiclariCorrado RizzatoFagottoGabriele AlessioTromboneAlessandro PoglianiPercussioniFrancesco BosioPianoforteMarta Ceretta

i piccolipomeriggimusicaliNucleo aderente al

€ 3,00