Italia a tavola 239 Maggio 2016
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RISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TERRITORIO · OSPITALITÀ
Maggio 2016 · anno XXX · n. 239
RISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TERRITORIO · OSPITALITÀRISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TURISMO · OSPITALITÀ
DIGITAL EDITION
Vinitaly vince la sfida della qualità
130mila operatori, 50mila stranieri
Cà Maiol punta sul biologico
e lancia il nuovo Lugana “Molin”
Cantine Giorgio Lungarotti
La storia dell’Umbria vinicola
26 l
28 l
40 l
Vino
Un viaggio tra le cultivar di Trinacria
insieme all’accademia Maestro d’olio24 l
Olio
RISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TERRITORIO · OSPITALITÀ
Maggio 2016 · anno XXX · n. 239
RISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TERRITORIO · OSPITALITÀRISTORAZIONE · BAR · ENOGASTRONOMIA · TURISMO · OSPITALITÀ
Nella nuova linea di Royale, distribuita da Cifa, forme tramandate dal passato, colori caldi, che aiutano a replicare l’atmosfera conviviale di una volta, per far rivivere al commensale una tavola rustica ed informale
In copertina
98
Supercirio, per gli chef più esigenti
Pomodoro concentrato Cirio Alta Cucina
Incontro di eccellenze: Appius 2011
e Risotto Regina Vittoria di Derflingher
Nuova ricetta e nuovo packaging
per i Panini Dr. Schär Foodservice
Stagione dopo stagione,
un anno di ricette con Debic
12 l
16 l
18 l
20 l
Alimenti
sommario
Con l’arrivo dell’estate
si riaccende la sete di birra
Nuova Pils al quadrato
Otus... all’ennesima potenza!
Amorim conquista il mondo della birra
Chiusure in sughero con ottima tenuta
42 l
44 l
48 l
Birra
un unico network...Seguici sul sito,
iscriviti alla newsletter, guarda i video su ristotv e...
La Federazione italiana cuochi a Napoli
per il congresso nazionale del 2017
Gemellaggio Italia-Slovenia
Gianni Tarabini incontra Simon Bertoncelj
Ultrasuoni, carne più tenera e digeribile
Nuova frontiera della cucina del futuro
Pasticceri italiani dal Sigep al Vietnam
per scoprire il cacao del Gruppo Puratos
Conpait, Prima associazione di categoria
riconosciuta Onlus in Italia
World Pastry Star Milano Accademici
AMPI in prima linea
Abi Professional punta alla formazione
Corsi basic per futuri barman
Buffet, cibo e vino
Non sempre c’è grande armonia
60 l
62 l
64 l
68 l
70 l
72 l
74 l
78 l
Professioni
Qualità del cibo inalterata
con i contenitori professionali Cambro
Con Lucart Professional
la sostenibilità... si vede!
Il ghiaccio che non ti aspetti
con le macchine Brema IceMakers
100 l
106 l
108 l
Attrezzature
Kome, cucina giapponese a Firenze
Kaiten sushi e grill sulle tavole
84 l
Locali
Per gli approfondimenti consulta il portale www.italiaatavola.net
Questo simbolo alla fine di un arti-
colo indica che sul quotidiano online
www.italiaatavola.net sono presenti versioni
più ampie del testo, oppure approfondimenti
e schede collegate. Il codice numerico che lo affianca
permette di accedere alla versione web dell’articolo inse-
rendolo nel campo “cerca per codice o parola chiave”.
La presenza di questo simbolo alla fine di un
articolo indica che di quella notizia esiste anche
un video su www.ristotv.it
Di certo non passa inosserva-
to, d’aspetto molto colorato, il
mango è il frutto di un albero
tropicale sempreverde appartenente alla
famiglia delle Anacardiacee (quella dei pi-
stacchi e degli anacardi), tipico dell’India,
eletto a residenza di Kama, dio dell’amore
e ne rappresenta il frutto na-
zionale, del Pakistan
e delle Filippine;
in Bangladesh è
considerato addi-
rittura “l’albero na-
zionale”.
Le origini di
questa specie ri-
salgono al 4000
a.C, ai piedi dell’Hi-
malaya dell’India e
della Birmania, oggi lo si
ritrova coltivato in tutte le aree tropicali e
subtropicali, dall’Asia, all’America, dove fu
introdotto dai Portoghesi, all’Africa e in Eu-
ropa in Spagna (Andalusia e nella provin-
cia di Malaga), Israele e da qualche anno
anche in Italia (Sicilia e Calabria). È uno dei
frutti più diffusi, dopo la banana e gli agru-
mi. La produzione mondiale annuale è di
40 milioni di tonnellate, di cui la maggior
parte (50%) proviene dall’India e a seguire
dal Messico, Cina, Pakistan, Tailandia, In-
donesia, Nigeria, Israele, Filippine, Brasile
e, recentemente, dall’Australia.
Di vario colore… verde, giallo/arancio,
rosso, rosa, violaceo/blu o un miscuglio di
questi colori, emana un profumo molto in-
tenso e invitante quando il frutto di forma
ovoidale viene raccolto maturo e fresco.
La polpa è giallo/arancio e in alcuni casi
biancastra, succosa, morbida con o senza
filamenti. Dal sapore molto dolce, succo-
so-cremoso, fresco e delicato. Il peso di
un mango può arrivare anche a un kilo-
grammo, ma solitamente in commercio è
possibile trovarli da 300-500 grammi.
All’atto dell’acquisto occorre con-
trollare che la buccia sia priva
di macchie e ap-
pena cedevole
di tatto. Il frutto
deve esse-
re giunto a
completa matu-
razione, in caso
contrario il sapore
risulta sgradevole. Va
conservato a temperatura
ambiente, non in frigori-
fero altrimenti si perde completamente
il profumo. Al centro del frutto, un unico
seme, piuttosto grosso, contiene un burro
bianco utilizzato prevalentemente in am-
bito cosmetico.
È un frutto energizzante, ricco di fibre
alimentari contiene, oltre alle vitamine,
potassio, zolfo e magnesio, che aiutano a
combattere la stanchezza. Per questo mo-
tivo è indicato come ricostituente in caso
di convalescenza o di debolezza fisica.
Tanti gli utilizzi, anche nella cucina “salata”
accostato e abbinato con altri ingredienti
sotto forma di salsa (“chutney” indiano per
accompagnare riso e carni); immancabile
il consumo fresco al naturale, si possono
preparare sorbetti, gelati, granite o sem-
plicemente il succo di frutta. B cod 43744
Colore intenso e profumo invitante...Il mango dà energia e purifica l’organismo
LE RADICI DEL CIBO
di Piera Genta
Tonni, acciughe e sgombri firmati Iasa all’insegna di qualità e tradizione
di Vincenzo D’Antonio
Alta qualità, solo alta qualità e sia-
mo alla seconda generazione. Iasa
vuol dire, per i gourmet e per la risto-
razione di qualità, certezza di conser-
vazione del pesce, soprattutto le alici
(acciughe) e il tonno, anzi i tonni, dac-
ché se ne lavorano diverse specie.
Forte vocazione all’export, guizzi di
diversificazione con ampliamento di
offering.
«Il target è medio alto - dichiara Lucia
Di Mauro (nella foto), titolare di Iasa
- noi siamo presenti sia in gastrono-
mie specializzate sia nella Grande
distribuzione, ma sempre come pro-
dotti di fascia premium. Produciamo
4 specie di tonno: il tonnetto del Me-
diterraneo, il tonno bianco, il tonno
rosso e il tonno a pinne gialle; pro-
duciamo acciughe, sia filetti che sotto
sale e colatura d’alici e poi abbiamo
il peperoncino. Esportiamo e stiamo
creando dei nuovi prodotti: tonno e
salmone grigliato e altre novità che
presenteremo a breve, pensiate per
il mercato internazionale».
Qualità, cura artigianale, freschezza
del prodotto, accurata selezione del-
le migliori materie prime, innovazione
sono i valori su cui si basa l’azienda
per offrire il meglio al consumatore
finale. B cod 44212
Tendenze e mercato · Alimenti
15maggio 2016 · Italia a Tavola
Consulta l’oroscopo di Fabio Mendolicchio www.starsandfood.it
FUOCO
TERRA
ACQUA
ARIA
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7maggio 2016 · Italia a Tavola
il direttore
Prima pensavano di bloccarne la presenza in locali troppo vicini a scuole od
oratori. Poi di avviarne una riduzione del numero (-30% in 4 anni) così da
alleggerire un fenomeno sociale che ha superato ogni livello di guardia. Alla fine
non se ne è fatto nulla e, complice una circolare ministeriale redatta da imbecilli,
il numero delle slot machine è salito del 10% in 4 mesi. Le macchinette infernali “ufficiali” sono
oltre 418mila (in media 3 per ogni bar italiano) e siamo terzi dopo quelle di Spagna e
Germania. Ma considerando che da noi ci sono anche quelle “in nero” oltre al gioco
d’azzardo gestito dalla criminalità, l’Italia potrebbe essere il più importante Stato biscazziere
in Europa. Per decenni ci siamo stracciati le vesti per non aprire dei nuovi casinò (in nome di
stupide morali da baraccone), col risultato che le 4 strutture in attività sono di fatto in perdita o
oggetto di scandali, mentre abbiamo perso tutto il turismo internazionale interessato alla
roulette o al Black Jack.
Alla fine abbiamo un esercito di italiani alle prese con la ludopatia di qualche famigliare
che dilapida stipendi, pensioni o il frutto di mance e furtarelli. Per il puro gioco in Italia si
“investono” qualcosa come 105-110 miliardi di euro, di cui 88 passano attraverso lo Stato. Di
tutto questo fiume di denaro “ufficiale” una parte ritorna ovviamente ai giocatori, ma almeno
17 miliardi si dividono fra tasse (quasi 9 miliardi) e guadagno dei gestori. E intanto i giocatori
patologici sono poco più di 250mila. Altri 900mila italiani sono ad alto rischio e comunque
sarebbero sui 2 milioni i cittadini a rischio di dipendenza.
Da anni contestiamo uno Stato che da una parte dovrebbe preoccuparsi della nostra
salute e dall’altro fa il biscazziere o il gestore dei monopoli sul tabacco e sull’alcol. Uno Stato
deve garantire a tutti anche la libertà di farsi del male, ma non è più accettabile che violi le
regole che si dà. O meglio che ci siano funzionari che, disattendendo totalmente alle
indicazioni di Ministri o Parlamento, usano grimaldelli per aprire varchi nelle reti che si
dovrebbero stringere. E non è accettabile nemmeno la scusa che così si possono incassare
più tasse: i danni sono superiori ai presunti benefici. I “drogati” delle slot machine costano al
welfare e alle famiglie.
Molti gestori di bar hanno rinunciato ad avere slot, ma i più sembrano non poterne fare a
meno perché sono diventate una fonte di reddito consistente. È chiaro però che su queste
basi la natura di un esercizio pubblico cambia. Anzi si snatura.
Già in passato avevamo proposto come calmierare la situazione. Ci riproviamo. Come si
fa coi limiti imposti sul consumo di alcol, basterebbe permettere di utilizzare una slot machine
solo dopo l’inserimento del tesserino sanitario, così da registrare le spese fatte ed oltre un
limite temporale (giorno/settimana/mese) non permettere più di giocare su nessuna slot. Ma
per fare questo serve un’iniziativa politica forte e responsabile.
Se ci sei, Renzi, batti un colpo...
Già in passato avevamo avanzato qualche ipotesi. Basterebbe permettere di utilizzare una slot solo dopo l’inserimento del tesserino sanitario, così da registrare le spese ed oltre un limite non permettere più di giocare
B Per i tuoi commenti cerca il codice 44335 su www.italiaatavola.net
Un tesserino sanitario contro il virus delle slot machine
9maggio 2016 · Italia a Tavola
La Fic paladina di espressioni della cultura italiana
Itentativi di imitazione non si contano, ma la realtà è una sola: al mondo non c’è nulla
di più italiano della pizza, che potrebbe essere proclamata dall’Unesco Patrimonio
mondiale dell’umanità. Oltre un milione di firme raccolte a sostegno di una petizione
che chiede di inserire la pizza nella lista dei beni intoccabili del Pianeta.
È la seconda volta che il nostro Belpaese richiede questo riconoscimento, auguriamoci
che il sostegno ricevuto di molte istituzioni culturali e sociali, organizzazioni e personalità di
tutto il mondo, possa essere di supporto per il suo definitivo riconoscimento internazionale,
integrando così quello già acquisito della Ue del 4 febbraio 2010 quale Specialità
tradizionale garantita dall’Unione europea. Credo sia un atto moralmente ed eticamente
dovuto, che gratificherebbe l’arte dei nostri amici pizzaioli e che svolgerebbe una funzione
di riscatto sociale rappresentando l’identità non solo del popolo napoletano, ma di una
nazione intera, facendo della pizza un marchio di italianità nel mondo.
La richiesta è stata presentata lo scorso mese a Parigi, nella sede mondiale
dell’Unesco, attraverso i nostri rappresentanti. La pizza è un vero vanto italiano nel mondo,
per questo ho coinvolto direttamente la Federazione italiana cuochi appoggiando la
campagna della Fondazione UniVerde dell’ex Ministro Alfonso Pecoraro Scanio,
nell’iniziativa che vuole inserirla nel Patrimonio dei beni mondiali dell’Unesco.
In un’economia globale ad altissima tasso di concorrenza, molto spesso sleale, il nostro
Paese deve saper difendere e valorizzare le proprie eccellenze. Non è semplice orgoglio
nazionalistico, è un atto doveroso nei confronti della cultura e della tradizione italiana.
Vantiamo un grande numero di siti Unesco, a dimostrazione dell’importanza delle nostre
espressioni artistiche nel mondo, allo stesso modo è giusto vedere riconosciuta una realtà
della nostra cultura culinaria come la pizza, tanto presente nell’immaginario collettivo da
essere diventata un’icona universale. Se ciò avverrà - permettetemi un pizzico di orgoglio
- sarà anche grazie alla mobilitazione della Federazione italiana cuochi, sempre paladina a
tutela delle eccellenze e delle massime “espressioni” frutto della nostra cultura e della
nostra tradizione.
di Rocco Pozzulo
Presidente Nazionale Fic
La Federazione italiana cuochi in prima linea nell’iniziativa che vuole il riconoscimento della pizza, vanto italiano nel mondo, come Patrimonio Unesco: un atto doveroso nei confronti della cultura e tradizione italiane
B Per i tuoi commenti cerca il codice 44257su www.italiaatavola.net
il presidente FIC
11maggio 2016 · Italia a Tavola
Lo stile italiano comincia in tavolaDalla qualità del cibo alla convivialità
Lo stile italiano è indubbiamente uno tra i più apprezzati al mondo. Comincia dal
modo di porsi nei confronti dell’altro e conclude in specifici ambieniti quali la
moda, l’arte e prima di tutti l’enogastronomia. È per questo stile che l’Italia è
motivo d’invidia e di imitazione da parte di numerosi Paesi nel mondo, dalla Cina
all’Oriente tutto fino a Stati emergenti come gli Emirati Arabi. Fondamenti di questo stile
sono la convivialità e l’ospitalità, e dove è possibile trovarli meglio se non in tavola?
L’Italia è prima al mondo nel contesto dell’enogastronomia e della ristorazione, a
cominciare dai locali stellati fino alle cucine di casa. Ricordo mia madre, grande cuoca,
destreggiarsi ai fornelli e preparare antipasto, primo, secondo e dessert in ogni occasione,
studiando ogni minimo dettaglio e rifacendosi alle nostre immortali tradizioni. Per il mondo
il nostro rapporto con il cibo non ci caratterizza solo come amanti, quanto come veri e
propri cultori, capaci di rivalorizzare materie prime, ricette e territori grazie ai nostri piatti.
Questa nostra cultura rivive nelle manifestazioni, nelle fiere e negli incontri che
invadono le città italiane da Nord a Sud. Rivive nelle madri che ancora oggi, come
trent’anni fa, dedicano la maggior parte del loro tempo a cucinare e a trasformare la tavola
di casa in un punto di riferimento per convivialità e accoglienza. A questo proposito mi è
difficile non ricordare un evento, al quale io in prima persona ho preso parte: il premio
Personaggio dell’anno di Italia a Tavola, svoltosi a Firenze, un vero festival della qualità.
Lì lo stile italiano non è stato soltanto l’argomento portante, piuttosto è stato
protagonista di ogni singolo momento dell’evento: dai commenti che noi chef ed esperti
del settore abbiamo rilasciato intorno all’enogastronomia in Italia alla cena di gala, durante
la quale io stesso ho collaborato. Ingredienti di qualità, cucina artistica e sofisticata,
valorizzazione del territorio hanno trovato spazio in un clima di grande cultura
enogastronomica, e allo stesso tempo di convivialità. È stata un’esperienza bellissima
lavorare con una brigata così grande e così preparata tra chef, sommelier e barman,
rappresentando fieramente lo stile che contraddistingue il nostro Belpaese dal resto del
mondo.
di Enrico Derflingher
Presidente Euro-Toques
International e Italia
L’Italia è il Paese più invidiato al mondo per enogastronomia, arte e moda. Soprattutto a tavola sopravvivono cultura del cibo e un forte senso di ospitalità, celebrati in occasione del premio Italia a Tavola a Firenze
il presidente Euro-Toques
B Per i tuoi commenti cerca il codice 44184su www.italiaatavola.net
12 Italia a Tavola · maggio 2016
Versatile e pronto all’uso senza necessità di diluirlo, il concentrato di pomodoro
“Supercirio” di Cirio Alta Cucina è l’aiuto in più per tutti i professionisti
della ristorazione, che possono dare così un tocco di colore e sapore ad ogni piatto.
Come nell’originale finger food proposto dallo chef Luca Fasoli della Federazione
italiana cuochi
Alimenti · Verdura
SupercirioPer gli chef più esigenti Pomodoro concentrato Cirio Alta Cucina
13maggio 2016 · Italia a Tavola
Verdura · Alimenti
Iprofessionisti
della ristora-
zione da sem-
pre trovano nella
gamma Cirio Alta
Cucina la garanzia
del massimo sapo-
re e del migliore
risultato nel piatto.
Le materie prime
vengono selezio-
nate con cura e
sottoposte a co-
stanti controlli della
qualità, per fare in modo
che ogni ricetta possa essere arricchita
con il profumo inconfondibile e il sapo-
re genuino del vero pomodoro made in
Italy.
Un primato nella qualità che Cirio
Alta Cucina ha saputo mantenere nel
tempo grazie alla lunga esperienza nel
settore: basti pen-
sare che il primo
stabilimento è stato
aperto a Torino nel
1856. Quest’anno,
quindi, il marchio
festeggia un’impor-
tante ricorrenza, il
160° anniversario.
N e l l ’ a m p i a
gamma di pomodo-
ro Cirio Alta Cuci-
na, il cuoco più esi-
gente può trovare
“Supercirio”, l’inimitabile
concentrato di pomodoro che dona più
sapore e colore ad ogni preparazione,
con tutto il gusto naturale e intenso del
pomodoro fresco, esclusivamente 100%
italiano! Vera “icona” della nostra tradi-
zione, grazie alla sua praticità e versatili-
tà Supercirio è l’aiuto ideale nelle cucine
dei cuochi professionisti.
Pronto all’uso senza necessità di di-
luirlo con acqua, Supercirio è eccellente
per dare maggiore spessore alle salse
pur mantenendo un gusto fresco e ve-
race in perfetto stile Cirio Alta Cucina, se
aggiunto ad una polpa di pomodoro ri-
durrà i tempi di cottura, a tutto beneficio
della resa e del food cost.
Il concentrato di pomodoro Super-
cirio si contraddistingue per un sapore
intenso e naturale di pomodoro fresco,
dagli impieghi pressoché infiniti, dive-
nendo lo strumento per dare un tocco
personale a molteplici preparazioni.
Il gusto intenso di Supercirio e l’in-
confondibile corpo e sapore dei Pelati
si completano in un finger food dai forti
contrasti, realizzato dallo chef Luca Fa-
soli della Federazione italiana cuochi
(vedi ricetta).
Supercirio è disponibile in due pratici
formati: latta da 2,1 kg netti e latta da 850
g netti. Cirio Alta Cucina: sempre al ser-
vizio del talento degli chef professionisti!
B cod 44171
Conserve Italia
via Paolo Poggi 11, 40068 San Lazzaro
di Savena (Bo) - Tel 051 6228311
www.cirioaltacucina.it
Ricetta di Luca Fasoli - Federazione italiana cuochi (Fic)
Ingredienti (per 4 persone)
Per la cagliata con pomodoro: 8 Pelati Cirio Alta Cucina,
120 g cagliata di latte di capra, 30 g cipollotto, olio extraver-
gine, sale e pepe q.b.
Preparazione: tagliare a metà i Pelati e tenerne il succo. Sa-
lare leggermente e rosolare le falde dei Pelati in una padella
antiaderente con un filo d’olio. Arrostire la cagliata di capra.
Emulsionare il succo dei Pelati con un pizzico di sale e due
cucchiai di olio.
Per il cannolo croccante: 100 g parmigiano grattugiato, 30 g
Supercirio, 60 g misticanza e cipollotto tagliato alla julienne,
origano, olio extravergine, sale e pepe q.b.
Preparazione: amalgamare il parmigiano con il concentrato
Supercirio e l’origano. Stendere il composto formando 4 di-
schi e cuocere in forno a microonde per 40’’ circa. Staccare
i dischi di formaggio e far raffreddare avvolgendoli su un
cannolo in metallo. Riempire i cannoli con l’insalata di misti-
canza e cipollotto precedentemente conditi.
Per la guarnizione: 8 gherigli di noce, 2 cucchiai di miele
di tiglio
Presentazione: sistemare i Pelati e la cagliata sul piatto ed
affiancare il cannolo con l’insalatina. Posare i gherigli di noce
sulla cagliata e accompagnare con il miele. Condire i Pelati
con le rondelle di cipollotto, l’emulsione e mettere qualche
goccia di decorazione sul piatto.
Cagliata di capra con cannolo croccante di pomodoro
Scopri qui tutti i suggerimenti dello chef
14 Italia a Tavola · maggio 2016
Agrifood-Covalpa, player di riferimento nella produ-
zione di ortaggi e aromi surgelati, ha raccolto i profu-
mi e i colori dell’estate e ha creato la linea di grigliati
e contorni “Grandi Panieri”. Dalla tradizione agricola italiana e
attraverso il controllo scrupoloso dell’intera filiera produttiva,
le verdure e gli ortaggi Agrifood-Covalpa sono la scelta ideale
per piccoli e grandi ristoranti, mense e bar. Peperoni dalla ric-
ca polpa, Melanzane e Zucchine a fette grigliate sono perfetti
per paste fredde o come contorno, e risultano davvero irresi-
stibili sulla pizza!
Quattro referenze pronte all’uso, portano nelle cucine di
tutta Italia il vero gusto degli ortaggi appena raccolti. Basterà
lasciare rinvenire il prodotto naturalmente fuori dal frigo e con-
dire con un pizzico di sale, un filo d’olio extravergine d’oliva
e una manciata di erbe aromatiche. Un’esplosione di sapore
e poche calorie conquisteranno il palato di ogni commensale,
come in questa ricetta: B cod 44132
Agrifood Abruzzo
Sede: via San Bernardino 196 - 25018 Montichiari (Bs)
Stabilimento: Borgo Strada 14 - 67043 Celano (Aq)
Tel 030 9981530 - www.agrifood.it
Ingredienti (per 1 kg di pasta, rigatoni o farfalle): 100 g po-
modori secchi sott’olio, 750 g Melanzane grigliate “Grandi
Panieri”, 10 g peperoncino fresco, 150 g pinoli, 100 g olio
extravergine di oliva, 125 g ricotta salata grattugiata, basilico
abbondante
Preparazione: mentre la pasta cuoce, tagliate i pomodori e le
melanzane a listarelle sottili. Fate rosolare lo scalogno in una
padella con olio a fuoco vivace. Aggiungete poi il peperonci-
no e un mestolo di acqua di cottura della pasta. Coprite con
un coperchio e lasciate cuocere per un paio di minuti. Unite
quindi i pomodori secchi e allungate con ancora un po’ di
acqua di cottura. Scolate la pasta al dente e unitela al condi-
mento in padella. Aggiungete le melanzane e i pinoli tostati.
Saltate la pasta per un paio di minuti, quindi cospargetela con
la ricotta salata grattugiata, il basilico spezzettato grossolana-
mente e servite calda o fredda.
Una vera sinfonia di sapori firmati Agrifood-Covalpa, grazie al
perfetto equilibrio tra il gusto deciso dei pomodori secchi e la
morbidezza avvolgente delle melanzane. Irresistibili al palato
e perfetti anche nel formato. Infatti, tutte le referenze sono di-
stribuite nella comoda confezione da 1 kg, ideale per i piccoli
esercizi commerciali, i bar e le cucine di moderni
Pasta melanzane e pomodorini secchi
Grandi Panieri Agrifood-Covalpa Verdure grigliate e contorni irresistibili
Di certo non passa inosserva-
to, d’aspetto molto colorato, il
mango è il frutto di un albero
tropicale sempreverde appartenente alla
famiglia delle Anacardiacee (quella dei pi-
stacchi e degli anacardi), tipico dell’India,
eletto a residenza di Kama, dio dell’amore
e ne rappresenta il frutto na-
zionale, del Pakistan
e delle Filippine;
in Bangladesh è
considerato addi-
rittura “l’albero na-
zionale”.
Le origini di
questa specie ri-
salgono al 4000
a.C, ai piedi dell’Hi-
malaya dell’India e
della Birmania, oggi lo si
ritrova coltivato in tutte le aree tropicali e
subtropicali, dall’Asia, all’America, dove fu
introdotto dai Portoghesi, all’Africa e in Eu-
ropa in Spagna (Andalusia e nella provin-
cia di Malaga), Israele e da qualche anno
anche in Italia (Sicilia e Calabria). È uno dei
frutti più diffusi, dopo la banana e gli agru-
mi. La produzione mondiale annuale è di
40 milioni di tonnellate, di cui la maggior
parte (50%) proviene dall’India e a seguire
dal Messico, Cina, Pakistan, Tailandia, In-
donesia, Nigeria, Israele, Filippine, Brasile
e, recentemente, dall’Australia.
Di vario colore… verde, giallo/arancio,
rosso, rosa, violaceo/blu o un miscuglio di
questi colori, emana un profumo molto in-
tenso e invitante quando il frutto di forma
ovoidale viene raccolto maturo e fresco.
La polpa è giallo/arancio e in alcuni casi
biancastra, succosa, morbida con o senza
filamenti. Dal sapore molto dolce, succo-
so-cremoso, fresco e delicato. Il peso di
un mango può arrivare anche a un kilo-
grammo, ma solitamente in commercio è
possibile trovarli da 300-500 grammi.
All’atto dell’acquisto occorre con-
trollare che la buccia sia priva
di macchie e ap-
pena cedevole
di tatto. Il frutto
deve esse-
re giunto a
completa matu-
razione, in caso
contrario il sapore
risulta sgradevole. Va
conservato a temperatura
ambiente, non in frigori-
fero altrimenti si perde completamente
il profumo. Al centro del frutto, un unico
seme, piuttosto grosso, contiene un burro
bianco utilizzato prevalentemente in am-
bito cosmetico.
È un frutto energizzante, ricco di fibre
alimentari contiene, oltre alle vitamine,
potassio, zolfo e magnesio, che aiutano a
combattere la stanchezza. Per questo mo-
tivo è indicato come ricostituente in caso
di convalescenza o di debolezza fisica.
Tanti gli utilizzi, anche nella cucina “salata”
accostato e abbinato con altri ingredienti
sotto forma di salsa (“chutney” indiano per
accompagnare riso e carni); immancabile
il consumo fresco al naturale, si possono
preparare sorbetti, gelati, granite o sem-
plicemente il succo di frutta. B cod 43744
Colore intenso e profumo invitante...Il mango dà energia e purifica l’organismo
LE RADICI DEL CIBO
di Piera Genta
Tonni, acciughe e sgombri firmati Iasa all’insegna di qualità e tradizione
di Vincenzo D’Antonio
Alta qualità, solo alta qualità e sia-
mo alla seconda generazione. Iasa
vuol dire, per i gourmet e per la risto-
razione di qualità, certezza di conser-
vazione del pesce, soprattutto le alici
(acciughe) e il tonno, anzi i tonni, dac-
ché se ne lavorano diverse specie.
Forte vocazione all’export, guizzi di
diversificazione con ampliamento di
offering.
«Il target è medio alto - dichiara Lucia
Di Mauro (nella foto), titolare di Iasa
- noi siamo presenti sia in gastrono-
mie specializzate sia nella Grande
distribuzione, ma sempre come pro-
dotti di fascia premium. Produciamo
4 specie di tonno: il tonnetto del Me-
diterraneo, il tonno bianco, il tonno
rosso e il tonno a pinne gialle; pro-
duciamo acciughe, sia filetti che sotto
sale e colatura d’alici e poi abbiamo
il peperoncino. Esportiamo e stiamo
creando dei nuovi prodotti: tonno e
salmone grigliato e altre novità che
presenteremo a breve, pensiate per
il mercato internazionale».
Qualità, cura artigianale, freschezza
del prodotto, accurata selezione del-
le migliori materie prime, innovazione
sono i valori su cui si basa l’azienda
per offrire il meglio al consumatore
finale. B cod 44212
Tendenze e mercato · Alimenti
15maggio 2016 · Italia a Tavola
16 Italia a Tavola · maggio 2016
Alimenti · Abbinamenti
Per la seconda edizione di Appius
2011 della centenaria Cantina San
Michele-Appiano, Hans Terzer
(nella foto)ha scelto il Sauvignon blanc
come “ingrediente” principale assieme a
Chardonnay e Pinot grigio. La scelta delle
uve pregiate provenienti dai vigneti miglio-
ri conferma il progetto che il famoso wine-
maker aveva in mente di realizzare da 30
anni: il suo “vino da sogno”, di qualità ec-
cellente. Il progetto è quello di concepire e
realizzare anno dopo anno un vino capace
di rappresentare fedelmente il millesimo e
di esprimere la creatività e la sensibilità del
suo autore, Hans Terzer (guarda la video
intervista B cod 43986).
A quattro anni dalla vendemmia, Ap-
pius 2011 presenta all’olfatto un’inten-
sa gamma di profumi come la pera e la
pesca, che rimandano a Pinot grigio e
Chardonnay, ma anche frutti più maturi e
tropicali, come il mango. Oltre alla frutta,
profumi d’origine vegetale che testimo-
niano la presenza del Sauvignon: si tratta
prevalentemente di aromi di erbe mediter-
ranee come il rosmarino e la salvia oppure
di frutti verdi e aromatici quali l’uva spina,
le bacche del sambuco e del ribes. Al pa-
lato il vino mostra morbidezza ma anche
grande freschezza, grazie soprattutto alla
nota vivace di mandarino.
Un piatto che si abbina perfettamente
con Appius 2011 è il “Risotto Regina Vitto-
ria con gambero rosso siciliano” di Enrico
Derflingher, presidente di Euro-Toques Ita-
lia e International, che lo ha preparato di
recente in occasione del “Premio Italia a
Tavola” a Firenze (per la cena di gala a Pa-
lazzo Borghese in cui hanno partecipato
cuochi, pasticceri, sommelier e barman in
un’unica, grande “brigata”) e al ristorante
Juliette 96 di Cremona come omaggio al
90° compleanno della Regina Elisabetta.
B cod 44145
Incontro di eccellenze: Appius 2011 e Risotto Regina Vittoria di Derflingher
Risotto Regina Vittoria con gambero rosso sicilianoRicetta di Enrico Derflingher Presidente Euro-Toques International e Italia
Ingredienti (per 5 persone): 350 g di riso Carnaroli Campo dell’Oste, 10-12 gamberi rossi siciliani n. 2/3, 35 g di burro, 35 g di Grana Padano 24 mesi, 1 bicchiere di bollicine all’inizio e 1/2 bicchiere alla fine per la mantecatura, erbe aromatiche fresche (timo e finocchietto selvatico), olio e cipolla q.b., brodo di pesce / bisque pronto o da preparare con il guscio degli scampi, cipolla, sedano e carotaPreparazione: far asciugare la cipolla, tritarla e farla appassire con il burro e l’olio di oliva, aggiungere il riso. Farlo tostare bene, sfumarlo con le bollicine, Champagne o Franciacorta, e poi, aggiungendo il brodo di pesce, cominciare a farlo cuocere per 15 minuti circa. A metà cottura aggiungere i gamberoni rossi sgusciati. Alla fine mantecare con burro, Grana Padano, olio di oliva ed erbe aromatiche fresche.
IL SOMMELIER CONSIGLIA
Appius 2011San Michele-Appiano
Uve: Sauvignon, Chardonnay, Pinot GrigioVinificazione: fermentazione, in parte malolattica e affinamento sui lieviti in barrique-tonneau. L’assemblaggio avviene dopo quasi un anno cui fa seguito un’ulteriore maturazione e affinamento di 3 anni in tini d’acciaioColore: giallo paglierino con riflessi verdognoliProfumo: aromi consistenti di frutti tropicali, abbinati all’uva spina, bacche di sambucoe vaniglia tostataSapore: cremoso, morbido, fresco, minerale,concentrato e complessoGradi: 14% vol.Servire a: 8-10°CAbbinamenti: piatti di pesce decisi, risotto ai funghi o alle specialità al tartufo, piatti gustosi con quaglia o piccione e anche con animelle di vitello fritte
Cantina San Michele Appianovia Circonvallazione 17-19 - 39057 Appiano (Bz)
Tel 0471 664466www.stmichael.it
Hans Terzer
18 Italia a Tavola · maggio 2016
Alimenti · xxx
Dr. Schär Foodservice, divisione dedicata alla ristora-
zione fuori casa del Gruppo Dr. Schär, per risponde-
re alle diverse esigenze del settore Horeca, rinnova
i suoi Panini pronti all’uso sia nella ricetta, ora più gustosa, che
nella confezione, un pratico Duo-pack in atmosfera modificata.
Caratteristica saliente è la confezione 2x150 g, contenente com-
plessivamente 4 panini da 75 g l’uno. Grazie infatti alle 2 camere
separabili il pane è sempre fresco. La scadenza, a 4 mesi, è
inoltre riportata su entrambe le camere.
Ideali per la gastronomia
professionale e il settore
collettivo, i Panini Schär, per
rispondere alle esigenze della
clientela intollerante al glutine,
sono rigorosamente gluten free
e privi di frumento. Ma non solo,
essendo privi di lattosio riescono
anche a soddisfare le persone intol-
leranti a tale allergene e chi ha scelto
per la propria alimentazione una dieta vegana. Tutti i prodotti a
marchio Schär sono preparati con materie prime prive di glutine
e sono a basso contenuto di zuccheri e di grassi.
Il segmento pane comprende anche altre 4 referenze surge-
late, in imballo infornabile e pronte in pochi minuti: la tradizionale
Ciabatta Bianca, la Ciabatta Rustica con semi di girasole e di lino,
la Rosetta e gli Hamburger Roll, un panino pre-tagliato e versatile
pensato e creato per accontentare sia gli amanti dei gustosi che-
eseburger, sia i fan del più tradizionale panino farcito.
Queste referenze frozen sono tutte monoporzionate e con-
fezionate nell’innovativo e pratico imballo infornabile che garan-
tisce una cottura sicura al 100% anche in presenza di prodotti
con glutine nello stesso forno, permettendo allo stesso tempo
una veloce cottura del prodotto ancora sur-
gelato.
Dr. Schär è leader europeo del mer-
cato senza glutine, un’azienda storica
ma sempre all’avanguardia che
soddisfa tutte le esigenze di
alimentazione gluten free ed
è presente da 35 anni in ol-
tre 15 Paesi europei. La ristorazio-
ne fuori casa rappresenta la nuova
“frontiera” nel campo del senza glutine, un
confine che Dr. Schär ha deciso di conquistare isti-
tuendo nel 2009 la divisione Dr. Schär Foodservice, che rispon-
de alle diverse esigenze dell’Horeca. B cod 44204
Nuova ricetta e nuovo packaging per i Panini Dr. Schär Foodservice
Dr. Schär
Winkelau 9 - 39014 Burgstall / Postal (Bz)
Tel 0473 293647 - www.drschaer-foodservice.com
Nt Food, azienda toscana pro-
tagonista da anni nel mercato
del gluten free, firma un’offerta
dedicata a tutti gli operatori del settore
Horeca e alla loro cliente-
la intollerante o sensibile
al glutine. Con due marchi
di riconosciuta e sicura
affidabilità, Nutrifree e Nu-
triSì, l’offerta Nt Food può
vantare la più ampia gam-
ma di prodotti senza glutine
del mercato, tante soluzioni
pratiche e sicure ideali per
i professionisti dell’acco-
glienza.
Pane, panificati e pasta, snack salati,
dolci, biscotti e cereali da colazione, mi-
scele di farine e farine in purezza: questa
è l’offerta Nt Food, su misura per le esi-
genze di chi vuole consumare senza glu-
tine fuori casa in totale sicurezza e in ogni
momento della giornata: dalla colazione
al pranzo, dalla merenda all’aperitivo fino
alla cena.
Punto di forza dell’offerta Nt Food
sono le numerose alternative in formato
monodose, soluzioni ideali per garantire
sempre la massima sicurezza da contami-
nazione. Tra i tanti prodotti
monodose spiccano, nel
segmento pane e panifi-
cati, il pane affettato, la cia-
battina e la focaccina, pro-
dotti apri e mangia perfetti
da farcire o come accom-
pagnamento di un pasto
gluten free.
Agli amanti dei panini,
invece, Nt Food dedica
il panino hamburger e il
panino hot dog, due novità assolute e dal
gusto unico. Nel comparto snack, grissini
e taralli, completano i pasti principali, men-
tre Rusticò, Gocce di pane snack gusto
pizza e gusto olive sono la giusta soluzio-
ne per aperitivi e break di gusto.
L’offerta monodose si allarga anche al
comparto dolce: di recente lancio sono la
nuova linea di biscotti e cereali da colazio-
ne con ben sei referenze disponibili, alle
quali si affianca l’ultima novità Pandolce,
un panino morbido e leggero da farcire
a piacimento. Anche nel comparto snack
dolci le alternative non mancano grazie
alla linea mini frolle, disponibili in versio-
ne classica, cacao, frutti rossi e gocce di
cioccolato.
Tutti i prodotti a marchio Nutrifree e
NutriSì della linea Food Service sono pre-
parati con materie prime sicure e genuine
grazie all’ampio uso di oli nobili e alla dra-
stica riduzione dell’olio di palma, l’utilizzo
di addensanti naturali, l’assenza di grassi
idrogenati, Ogm e conservanti, la ricchez-
za di fibre e il ridotto indice glicemico.
Inoltre, l’assenza di uova e lattosio dalla
gran parte delle ricette, rende la gamma
Nt Food ideale anche per i vegani.
B cod 44226
Nt Food, tante soluzioni senza glutine che fanno grande l’accoglienza
Nt Food
via della Galeotta Loc. Tei 6/c - 55011
Altopascio (Lu) - Tel 0583 216383
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Con due marchi di riconosciuta e sicura affidabilità, Nutrifree e NutriSì, Nt Food può vantare la più ampia gamma di prodotti senza glutine. Tante soluzioni pratiche e sicure, ideali per i professionisti dell’accoglienza
Gluten Free · Alimenti
19maggio 2016 · Italia a Tavola
20 Italia a Tavola · maggio 2016
Stagione dopo stagione, un anno di ricette con Debic
Ogni stagione ha i suoi ingre-
dienti, i suoi prodotti, le sue
preparazioni. Seguire l’anda-
mento delle stagioni significa dare impor-
tanza alla materia prima, scegliere sempre
ingredienti freschi e prediligere i sapori
veri. Con questo spirito Debic ha lanciato
il progetto dei ricettari stagionali. Nel cor-
so dell’anno Davide Tabarri (nella foto, a
sinistra) e Andrea Gamberini (nella foto, a
destra), Culinary Advisor dell’azienda, pro-
porranno una serie di ricette legate alla
tradizione italiana e alla stagione in corso.
Il percorso ha preso il via con il ricet-
tario primaverile dedicato ai professioni-
sti della ristorazione e della pasticceria.
La primavera, secondo Davide Tabarri,
«è una stagione di grandi contraddizio-
ni, di risvegli, di riscoperte e di rinascita.
Mettiamo in tavola i colori. Piatti leggeri
e abbinamenti sempre più freschi. Risco-
priamo il piacere delle verdure più sem-
plici, arrivano le prime fragole, le ciliegie
e le amarene che ben si abbinano alla
panna e alla crema. Abbiamo provato a
raccontarvela con una serie di ricette».
Le ricette sono raccolte in un e-book
già scaricabile gratuitamente dal sito Debic
che, oltre a illustrare ingredienti e prepara-
zione, riporta anche i valori nutrizionali di
ogni ingrediente, i tempi di preparazione,
la difficoltà, il numero di dosi e gli appro-
Debic ha lanciato il progetto dei ricettari stagionali: durante l’anno, i Culinary Advisor Davide Tabarri e Andrea Gamberini proporranno una serie di ricette legate alla tradizione italiana e alla stagione in corso
Davide Tabarri e Andrea Gamberini
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21maggio 2016 · Italia a Tavola
fondimenti sui prodotti utilizzati. Tutto quel-
lo che serve a un professionista per realiz-
zare la ricetta e proporla ai propri clienti.
Con questo progetto Debic vuole
confermare il suo impegno in termini for-
mativi anche con strumenti e progetti che
viaggiano in rete. Gli e-book si affiancano
quindi al Blog e ai Magazine Online. Due
strumenti dell’ecosistema online ricchi di
contenuti di diverso tipo: tecniche, storie,
interviste, ricette e approfondimenti prove-
nienti da chef e pasticceri di tutta Europa.
In attesa del ricettario estivo, che
verrà pubblicato nel mese di giugno,
potete gustare un assaggio dell’e-book
“La Primavera nel piatto”, grazie a due
ricette: “Carpaccio d’ananas, gelato e
biscotto” preparato con Crème Brûlée
Debic e “Cannoli di pane al mais, soia e
taleggio” realizzati con Végétop e Pan-
na Culinaire Finess Debic. B cod 44253
FrieslandCampina Italy srl
via Paracelso 18 - 20864 Agrate Brianza
(Mb) - Tel 039 6072500 - www.debic.com
INGREDIENTI
BISCOTTO NON BISCOTTO: 100 g albume, 100 g zucchero, 100 g mandorle, 100 g farina
CARPACCIO D’ANANAS: 1 ananas maturo
CRÈME BRÛLÉE: 1 l Crème Brûlée Debic, 500 g gelato fior di latte, 50 g zucchero di canna, 20 g
Cointreaux
PREPARAZIONE
BISCOTTO NON BISCOTTO: montare a neve ben ferma l’albume con lo zucchero, aggiungere la
farina e per ultimo le mandorle tostate. Mettere nello stampo, cuocere per circa 15 minuti a 150°C.
Tagliare delle fettine molto sottili, arrotolarle e metterle a seccare in forno a 120°C.
CARPACCIO D’ANANAS: lavare e mondare l’ananas, privarlo del torsolo. Tagliarlo in fette molto sottili
usando un’affettatrice e stenderlo nei piatti di servizio.
CRÈME BRÛLÉE: a parte, portare a bollore la Crème Brûlée Debic. Toglierla dal fuoco e, appena avrà
perso il bollore vivo, aggiungere il liquore e glassare il carpaccio di ananas.
MONTAGGIO E FINITURA: una volta che il carpaccio si sarà raffreddato cospargere di zucchero di
canna aromatizzato con un twist d’arancio e cannella. Caramellare, aggiungervi una pallina di gelato
fior di latte e guarnire con una cialdina arrotolata.
INGREDIENTI
CREMA: 300 g soia, 200 g Panna Culinaire Finess Debic, 200 g brodo
di pollo, 200 g scalogno, timo q.b.
CANNOLI RIPIENI: 100 g Végétop Debic, 100 g pane pugliese, 100 g
bacon, 50 g taleggio
PREPARAZIONE
CREMA: mettere a bollire la soia con Panna Culinaire Finess Debic, il
brodo, il timo e lo scalogno precedentemente ammollato in acqua e
sale. Quando la salsa sarà cotta, frullare per ottenere una crema densa
e liscia. Aggiustare il sapore con sale e pepe.
CANNOLI RIPIENI: nel frattempo, scaldare Végétop Debic, aggiungere
il taleggio e frullare aggiustando con sale e pepe. Versare la crema di
taleggio nel sifone con una carica d’aria e fare riposare in frigorifero per
almeno 30 minuti.
Tagliare delle fette di pane con l’affettatrice e arrotolarle attorno a un
anello d’acciaio formando un cannolo. Farlo seccare in forno per alme-
no 20 minuti a 120°C.
Appena freddo, farcirlo con la spuma di taleggio e adagiarlo al centro
della crema di soia. Completare con il bacon a julienne, reso croccante
in padella.
Carpaccio d’ananas, gelato e biscotto
Cannoli di pane al mais, soia e taleggio
Latticini · Alimenti
22 Italia a Tavola · maggio 2016
Alimenti · Latticini
Per definire in ogni dettaglio un
nuovo formaggio sono neces-
sari almeno due anni di ricerca,
sperimentazioni e abbinamenti in cui
l’esperienza dei maestri casari è fonda-
mentale. Oggi Botalla propone circa 30
ricette diverse che affondano le radici
nella tradizione dei formaggi piemontesi,
per poi esplorare nuove specialità come
“Sbirro”, l’unico formaggio alla birra Mena-
brea, o come la nuova linea dei “Botallini
sott’olio”, raffinati bocconcini di formaggio
in cinque diverse combinazioni di gusti e
sapori unici.
Botalla Formaggi nasce nel 1947 nel
quartiere Riva, nel cuore di Biella, ai piedi
delle Alpi. La “montagna” è in ogni forma
di formaggio Botalla: si può assaporare
nei profumi, sapori e aromi presenti in
ogni fetta di formaggio. È anche una filo-
sofia che distingue da sempre l’azienda,
quella di sostenere e salvaguardare il ter-
ritorio che la circonda.
Il latte proviene solo da allevamenti
accuratamente selezionati ed è grazie
all’esperienza dei maestri casari che que-
sta preziosa materia prima di alta qualità si
trasforma in formaggi dal gusto unico. Tut-
ti i formaggi vengono affinati nelle cantine
di stagionatura Botalla dove a rendere
unica ogni forma sono le assi di abete su
cui riposa il formaggio, lo speciale micro-
clima all’interno delle celle e l’attenzione
e la cura che i tecnici di stagionatura gli
riservano.
Sono oltre 200mila le forme che ma-
turano nelle cantine di stagionatura tra
la sede storica di Biella ed il nuovo sta-
bilimento a Mongrando, dove tradizione
ed innovazione si uniscono: ogni forma
viene lavata, spazzolata, rivoltata e lascia-
ta riposare per poi essere selezionata e
incartata. Tutto ciò che non viene affidato
alla manualità degli esperti, viene gestito
grazie agli impianti industriali migliori che
fanno di Botalla Formaggi una piccola
grande azienda. B cod 44142
Sbirro, l’unico formaggio alla birra Menabrea
Botalla Formaggi
via Ramella Germanin 5 - 13900 Biella
Tel 015 28163
www.botallaformaggi.com
Tendenze e mercato · Alimenti
Quando il troppo cibo ...è peccato
Viviamo in un’epoca in cui la
maggior parte delle persone
non riesce a sopportare la vi-
sta di una tavola povera di cibo. Si cerca
sempre l’eccesso, l’abbuffata, il che ha
decretato il successo di locali “all you can
eat”
Da anni si parla di lotta allo spreco.
Expo 2015 è stato la punta dell’iceberg
di questa lotta, e in un certo senso di cibo
in quella manifestazione se ne è spreca-
to molto, ma questo è un altro problema.
Purtroppo la lotta allo spreco ha un gran-
de nemico: la nostra cultura gastronomi-
ca, che soffre ancora del retaggio della
fame patita dai nostri nonni durante le
guerre. Ancora molte persone se non si
trovano davanti ad una tavola straripante
di pietanze non si sentono soddisfatte.
Tempo fa mi capitò di fare un pic-
colo buffet per sole 10 persone.
Avevo preparato il giusto, pen-
sando anche che essendo un
buffet di lavoro i commensali
non volessero appesantirsi
troppo; ebbene fui oggetto
di un appunto da parte
del cliente perché c’era
poco da mangiare. Feci
notare che erano avanza-
te alcune porzioni... Niente,
per questa persona era
importante vedere tanti
vassoi pieni.
Penso anche al suc-
cesso di molti agriturismi
che fanno la loro fortuna
proprio sulle porzioni enormi
e sui bis di portate per attirare
i clienti. Quante volte, amici lettori, sentia-
mo amici o vicini di casa che ci sugge-
riscono questo o quel locale solo per la
grandezza e abbondanza delle porzioni
servite? Certo fra le mura domestiche un
po’ tutti troviamo il modo di risparmiare,
ma nella ristorazione medio bassa, quella
più gettonata dal pubblico, questo senso
del risparmio e del non sprecare si sente
meno. Il motto è: “esco a cena, pago e
voglio mangiare”.
Purtroppo questo modo di pensare fa
sì che molti ristoratori, nel loro tentativo
di soddisfare questa richiesta, giocano al
ribasso, creano menu da 10 euro, a volte
anche meno. Chi ha capito e interpretato
al meglio questo pensiero sono stati i lo-
cali “all you can eat”, aperti dai ristoratori
cinesi. Purtroppo non è facile contrastare
questo modo di vivere il
cibo e la tavola. Ho visto
format televisivi dedicati
ai matrimoni, soprattutto
in Meridione, dove gli
stessi clienti modificano
al rialzo i già sontuosi
menu di nozze: è la cultura del cibo come
affermazione di potenza, un po’ come ac-
cadeva nei secoli scorsi.
Onestamente non saprei dove co-
minciare questa lotta. Dalla scuola? Dalla
ristorazione? Dalla tv? Un pomeriggio mi
sono fermato a guardare una nota tra-
smissione televisiva, dove una signora
distribuiva al pubblico enormi bomboloni
e ciambelle sottolineando, con la sua fisi-
cità di donna prosperosa, l’importanza di
mangiare tanto, ma così tanto che molti
del pubblico lasciavano cadere pezzi
per terra.
Forse dobbiamo aspettare
ancora qualche generazione
per arrivare alla consapevo-
lezza che si deve mangiare
bene e con la moderazione
che ci possa evitare di spreca-
re il cibo. Forse anche nelle
scuole si dovrebbe inse-
gnare il peso delle porzioni,
il valore di un menu completo
che dall’antipasto al dolce
deve essere necessaria-
mente equilibrato e dosato
bene nelle sue parti, per
garantire la qualità ma an-
che il valore del cibo stesso.
Spero che non sia una guerra
persa. B cod 43772
GASTROSOFIA
di Guerrino Di Benedetto
23maggio 2016 · Italia a Tavola
24
Olio
Italia a Tavola · maggio 2016
Il mio primo viaggio dell’olio: 2006,
angoli incantevoli di Trinacria. Tredici
sommelier dell’olio decisi a visitare
quell’isola, guardandola con gli occhi non
di un appassionato di vino, o di marsala,
ma cercando di capire perché quei profu-
mi così incredibili che venivano fuori dalle
bottiglie di olio fossero così unici e così
buoni. La bellezza della Sicilia è che non
puoi fare un viaggio solo enogastronomi-
co, non ce la puoi fare. Perché se attracchi
a Palermo, non puoi non visitare le rovine
antiche di Segesta, antica città fondata
dagli Elmi oltre 2500 anni fa. Poi Trapani,
passando da Erice per visitare le saline
così luminose e brillanti, uniche in tutto il
Mediterraneo. Tappa fondamentale quel-
la a Marsala, passando dalle sponde che
costeggiano l’isola di Mothia e giù per un
saluto a un uomo diventato leggenda con
la sua forza, il suo carisma, il suo marsala:
Marco de Bartoli. E poi ancora giù nelle
zone divenute famose per l’olio: Menfi,
Castelvetrano, Sciacca, Agrigento.
Sostare in un paesino sperduto e poi
ritrovarsi a cantare nell’anfiteatro davanti al
mare di Eraclea Minoa è indimenticabile.
E poi come tappa finale, Palma di Monte-
chiaro, sede di una delle aziende di olio
più importanti e complete del bacino me-
diterraneo: Mandranova.
I protagonisti di questo viaggio hanno
nomi autoctoni: Nocellara del Belice, Ce-
rasuola, Biancolilla, Giarraffa, Santagatese,
cultivar del comprensorio delle Dop Val di
Mazara e Valle del Belice. Sembra incredi-
bile risentire profumi di agrumi e fiori di za-
gara, erbe aromatiche e piante selvatiche,
pomodoro verde e fior di cappero, di mac-
chia mediterranea ed erbe di campo. In
bocca sono suadenti, fresche con conno-
tazioni marcatamente amare e speziate, di
grandissima eleganza e
ottime per esaltare tutti i
piatti e gli ingredienti del-
la tradizione regionale.
Metti una ruota di pesce
spada con pomodorini
Pachino, delle polpette di
melanzane al ragù di pomodoro e tonno,
degli involtini alla siciliana e un generoso
condimento a base di Biancolilla e tutto si
esalterà. Se si cucina un cefalo al rosma-
rino alla brace, sarà ottima una Nocellara.
Tra i primi piatti, bavette al pesto di broccoli
siciliani e Giarraffa. Oppure una Cerasuola
per impreziosire delle penne con melan-
zane e salsiccia. Provate a montare una
maionese in casa con l’olio Dop Val di Ma-
zara e poi intingeteci le gustose patatine
fritte, ovviamente preparate con l’extraver-
gine.
Il terzo livello dei corsi di degustazio-
ne dell’accademia Maestrod’olio prevede
una gita proprio in queste terre dal pros-
simo ottobre. Nell’attesa della prossima
frangitura, intanto, fatevi una scorta di
queste cultivar e, soprattutto, andate a co-
noscere di persona questi olivicoltori che
hanno compreso l’importanza di fare l’olio
come si deve. B cod 43871
Un viaggio tra le cultivar di Trinacria insieme all’accademia Maestro d’olioA ottobre il 3° livello dei corsi di degustazione dell’accademia Maestrod’olio visiterà l’isola alla scoperta di cultivar come la Nocellara, la Cerasuola e la Coratina, in abbinamento ai piatti tradizionali siciliani
di Fausto Borella
26
Vino · xxx
Italia a Tavola · maggio 2016
Vinitaly vince la sfida della qualità 130mila operatori, 50mila stranieri
Un format, quello del 50° Vinitaly, che ha soddisfatto in pieno le attese: 4.100 espositori da oltre 30 Paesi e 29mila presenze a Vinitaly and the City. Nella top ten dei buyer esteri in crescita Stati Uniti (+25%)foto: ennevifoto
27maggio 2016 · Italia a Tavola
In crescita buyer e affari, con visitatori
sempre più qualificati. Vinitaly 2016 ha
chiuso la sua 50ª edizione con 130mila
operatori da 140 nazioni, e ha visto supe-
rare il record di 100mila metri quadrati net-
ti espositivi, prima rassegna al mondo per
superficie con più di 4.100 espositori da
più di 30 Paesi. Quasi 50mila le presenze
straniere, con 28mila buyer accreditati dai
mercati internazionali, in aumento del 23%
rispetto al 2015, grazie al potenziamento
delle attività di incoming.
Nella top ten dei buyer esteri in cre-
scita Stati Uniti (+25%), Germania (+11%),
Regno Unito (+18%), Francia (+29%), Cana-
da (+30%), Cina (+130%), Giappone (+21%),
Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi Bassi
(+24%) e Russia (+18%).
Dati positivi anche dal fronte interno,
con gli operatori dal Centro e Sud Italia
cresciuti mediamente del 15%.
Bene anche il fuori salone Vinitaly and
the City, che in quattro giorni di eventi e
degustazioni nel centro di Verona ha regi-
strato 29mila presenze.
«L’obiettivo era quello di dare un se-
gnale chiaro alle aziende espositrici e ai
visitatori, per fare in modo che la 50ª edi-
zione di Vinitaly fosse quella che proietta-
va la rassegna nei prossimi cinquant’anni»,
commenta il presidente di Veronafiere,
Maurizio Danese. «L’aver saputo mante-
nere la parola data e creare un format che
ha soddisfatto in pieno le attese, sia per
il wine business in fiera sia per il wine fe-
stival in città, con una edizione di Vinitaly
and the City dai grandi numeri, è motivo di
orgoglio e di impegno per migliorare ulte-
riormente il prossimo anno».
Durante Vinitaly molte le occasioni di
incontro e di formazione per i professioni-
sti del canale Horeca, wine bar ed enote-
che, sia direttamente con le cantine espo-
sitrici sia nelle tante iniziative organizzate:
dalle degustazioni con vini provenienti
da tutto il mondo, ai convegni, alla risto-
razione curata da grandi chef. Nei quattro
giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenu-
ti più di 300 appuntamenti tra convegni,
seminari, degustazioni. Apprezzato dagli
addetti della ristorazione anche il nuovo
spazio “Table&Co - Il design a tavola”, che
ha proposto una serie di ambientazioni di
tavole apparecchiate con le porcellane, le
posate e i bicchieri di aziende leader, oltre
che con l’oggettistica e mobili di selezio-
nate marche.
Tra le più importanti novità di quest’an-
no, sicuramente il Premio 5 Star Wines (
B cod 43844) avrà un impatto positivo
per il consumo di vino fuori casa, grazie al
bollino che renderà immediatamente rico-
noscibili per il consumatore le bottiglie dei
vini premiati e il punteggio ottenuto.
B cod 43949
foto: ennevifoto
28 Italia a Tavola · maggio 2016
In occasione della 50ª edizione di Vinitaly la famiglia Contato,
titolare dell’azienda Cà Maiol di Desenzano del Garda (Bs), ha
presentato per la prima volta un Lugana biologico. «La filoso-
fia che ci ha guidato - spiega il presidente Fabio Contato (nella
foto) - consiste nel porre maggiore attenzione al nostro consu-
matore, con una proiezione verso il sociale, offrendo un prodotto
in cui non ci sia un legame con la chimica. Una parte dell’azienda,
circa 25 ettari, sono stati coltivati con il sistema tradizionale della
vecchia poltiglia bordolese e zolfo per ottenere, per la vendem-
mia 2015, il Lugana Dop “Molin” Bio».
La conversione del vigneto in biologico è durata 5 anni. «Mo-
lin - prosegue Contato - è il toponimo di una cascina dove abbia-
mo i vigneti più vecchi. Bassa produzione quindi, dando impor-
tanza al fattore eleganza e alla struttura del vino. Ricordiamo che
nella zona del Lugana il terreno è altamente argilloso. L’argilla
conferisce una componente molto minerale, una bellissima ele-
ganza al naso, un frutto che ricorda la pesca bianca, quindi dei
tratti che lo contraddistinguono nel panorama dei vitigni bianchi.
In questo caso si tratta di vitigno autoctono: il Lugana si trova solo
nella zona di Sirmione, Desenzano e Peschiera del Garda. Solo
1.500 ettari, che rappresentano una produzione di 18 milioni di
bottiglie. Un piccolo fazzoletto di terra, ma dalle grandi potenzia-
lità. Un grande vino bianco che ci dà grandi soddisfazioni a livello
nazionale e internazionale».
La produzione del Lugana Dop “Molin” Bio 2015 si attesta sul-
le 30mila bottiglie. «L’idea era quella di uscire con un prodotto
che facesse parlare di sé - evidenzia il presidente - attraverso
una grande attenzione alla vinificazione in cantina, per estrapola-
re dal vitigno autoctono del Lugana la migliore espressione. Cre-
do che abbiamo centrato questo obiettivo, a giudicare dai panel
test dei nostri clienti, che lo vogliono assaggiare, degustare, e
trovano effettivamente un ottimo prodotto. Questo mi rincuora
perché significa che come prima esperienza abbiamo avuto una
certa attenzione e i risultati li abbiamo ottenuti».
La produzione dell’azienda Cà Maiol si suddivide per il 40%
sul mercato nazionale e per il 60% all’estero. «La componente
Italia - conclude Contato - ci permette di avere visibilità a livello
nazionale nei migliori ristoranti. Per quanto riguarda l’etero non
dobbiamo dimenticare che il Lugana oggi è molto richiesto in
Germania, che è il nostro primo mercato. Anche negli Stati Uniti il
Consorzio sta facendo grandissimi sforzi per organizzare diversi
momenti di degustazione. Quello degli Usa è un mercato parti-
colarmente importante perché lì si valuta molto la qualità dei vini
bianchi. Ora vogliamo affrontare il mercato estero anche con il
vino biologico». B cod 44067
Cà Maiol punta sul biologico e lancia il nuovo Lugana “Molin”
Azienda agricola Cà Maiol
via dei Colli Storici 119 - 25015 Desenzano del Garda (Bs)
Tel 030 9910006 - www.camaiol.it
Fabio Contato
Vino
30 Italia a Tavola · maggio 2016
Maison Perrier-Jouët apre le sue porte Visita virtuale di cantine e vignetiU
n viaggio alla scoperta dei segreti di Perrier-Jouët.
Una visita interattiva che accompagna gli appassionati
di champagne attraverso le fasi di creazione delle di-
verse cuvées, dalla cura del vigneto al riposo in cantina, dall’arte
dell’assemblaggio fino all'Eden, ovvero la cantina che custodisce
i millesimati più antichi. Un percorso che si conclude all’insegna
dell’arte, con la scoperta di Lost Time, l’installazione unica firma-
ta dallo studio Glithero. Attraverso il sito web si può scegliere se
iniziare il virtual tour partendo dai vigneti, dalle cantine, oppure
dal giardino della Maison Belle Epoque, per scoprire pian piano
questo prezioso gioiello pervaso dall’Art Nouveau.
Vistare, anche se solo virtualmente, i 65 ettari, classificati al
99,2% della scala dei Grand Cru, senza i quali questo champagne
d'eccezione non potrebbe esistere, è già un’esperienza emozio-
nante. La famiglia Perrier-Jouët possiede vigneti nella Champa-
gne fin dagli inizi del XVIII secolo. L'eccellenza della materia prima
è imprescindibile per la Maison e un'attenzione del tutto partico-
lare viene riservata ai nobili Chardonnay, che imprimono ai vini
Perrier-Jouët il loro stile particolare. I vigneti Perrier-Jouët sfiorano
oggi la perfezione, secondo i criteri "doc" dello champagne.
Da sempre, Maison Perrier-Jouët lavora solo su piccoli volumi
con una produzione molto limitata. Così come gli artigiani traman-
dano gelosamente di padre in figlio i segreti della loro arte, nei
suoi 200 anni di vita Maison Perrier-Jouët ha visto succedersi sol-
tanto sette Chef de Caves, ognuno dei quali cresciuto alla scuola
del suo predecessore. Corrente custode di questa arte dal 1993,
Hervé Deschamps ha passato 10 anni con il suo maestro e men-
tore André Baveret per riuscire ad apprendere le tecniche ed il
fine sapere dell’originale stile creato da Nicolas Perrier per questo
straordinario vino.
Il giardino della Maison Belle Epoque circonda la straordinaria
residenza nel cuore di Epernay. Sarà possibile perdersi tra alberi
e fiori, circondati dalle meraviglie della natura. Nel 2017, la visita
virtuale di Perrier-Jouët sarà arricchita dall’accesso all’interno del-
la Maison Belle Epoque, completamente ristrutturata. Un tempo
residenza di Pierre-Nicolas Perrier e Adélaïde Jouët, oggi la Mai-
son Belle Epoque è un luogo magico, scrigno di oltre 200 opere
e pezzi unici firmati dai più grandi nomi dell'Art Nouveau. Perché
Perrier-Jouët celebra da sempre il suo legame con l’arte, che na-
sce più di un secolo fa. B cod 44185
Distribuito da: Marchesi Antinori
via Cassia per Siena 133, loc. Bargino
50026 San Casciano Val di Pesa (Fi) - Tel 055 23595
www.antinorichianticlassico.it
Vino
32 Italia a Tavola · maggio 2016
Vino
Puntare sulla sfida del digitale per
far crescere ancora di più il vino
italiano. È stato questo l’intento dell’i-
niziativa messa in campo dal ministero
delle Politiche agricole alla 50ª edizione
di Vinitaly, atraverso l’allestimento dello
spazio “World Wine Web” come punto
d’incontro tra produttori ed esperti Face-
book, Twitter, eBay, Amazon, Google e
Alibaba. Una sfida che Cantine Ferrari ha
accolto da tempo, puntando molto sulle
nuove tecnologie e sui canali “social” in
quanto strumenti in grado di ampliare il
bacino dei consumatori di vino.
«Abbiamo espresso grande entusiasmo
per l’iniziativa - commenta Camilla Lu-
nelli (nella foto) - il web è importantissi-
mo. Da anni siamo molto attivi sui social
network e abbiamo anche assunto un di-
gital manager dedicato esclusivamente
a quest’attività». (L.T.) B cod 44233
Si apre con l’edizione 2016 la col-
laborazione tra Trentodoc e Ais
(Associazione italiana sommelier) per il
concorso che tradizionalmente assegna
il titolo di Miglior sommelier italiano e
candida il vincitore alle finali mondiali.
L’accordo, già approvato ufficialmente
dai rispettivi vertici, prevede un impe-
gno triennale ed è stato siglato a Vinitaly
2016 tra i presidenti Antonello Maietta
per Ais ed Enrico Zanoni per Istituto
Trentodoc. Nelle prossime tre edizioni
l’annuale competizione assumerà la de-
nominazione "Concorso Miglior somme-
lier d’Italia - Premio Trentodoc".
Il concorso rappresenta la vetrina più
prestigiosa nell’ambito della sommel-
lerie italiana e ha come obiettivo la
promozione della cultura vitivinicola
nazionale attraverso la figura professio-
nale del sommelier. «È per noi motivo di
orgoglio - dichiara il presidente dell’Ais
Antonello Maietta - poter avere al no-
stro fianco un organismo che fin dalla
sua fondazione, nel 1984, ha fatto della
tutela del territorio e della valorizzazio-
ne della qualità il suo vessillo».
L’Istituto promuove il marchio territoriale
Trentodoc, che identifica la produzione
spumantistica di metodo Classico trenti-
na. «Per i prossimi tre anni - commenta
Sabrina Schench (nella foto, insieme ad
Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavo-
la) responsabile promozione dell'Istituto
Trentodoc - saremo felici di collaborare
con l'Ais. Inoltre la finale quest'anno si
terrà a Trento durante Bollicine in città».
B cod 44262
I l paesaggio del Soave patrimonio
storico rurale d’Italia; i mercati di Cina,
Thailandia, Taiwan, Vietnam, Canada,
Austria, Svizzera; la biodiversità, il neu-
romarketing, le osterie, l’e-commerce,
le nuove generazioni di produttori, il
vulcano come chiave di lettura per co-
municare il vino: sono i temi presentati e
sviluppati dal Consorzio tutela Vini Soa-
ve durante la 50ª edizione di Vinitaly, ai
quali si è aggiunta una nota di leggerez-
za grazie ad incursioni nel mondo del ci-
nema, della moda e della bellezza, tutta
declinata al femminile.
Un’occasione quindi per celebrare
con orgoglio e soddisfazione il re-
cente riconoscimento da parte del
ministero delle Politiche agricole del-
le “Colline vitate del Soave” quale
patrimonio rurale di interesse storico,
riconoscimento che giunge a corona-
mento di un successo che riguarda
non soltanto il vino Soave, ma tutto il
Veneto.
«Il Sistema Veneto sta funzionando alla
grande», sottolinea Arturo Stocchetti
(nella foto), presidente Consorzio Vino
Soave e presidente dell’Uvive, Unione
vini veneti. «È un sistema coeso che fa
funzionare con successo la squadra di
21 consorzi». B cod 44303
VINO VENETO, UN SISTEMA CHE FUNZIONAIL SOAVE SI CONSOLIDA ALL’ESTERO
CRESCITA INARRESTABILE PER CANTINE FERRARI TRA WEB, ACCOGLIENZA E SOSTENIBILITÀ
TRENTODOC INSIEME AD AIS PER IL MIGLIOR SOMMELIER D’ITALIA
33maggio 2016 · Italia a Tavola
Vino
Per consolidare il rapporto che lega
Allegrini al mondo dell’arte, il "volo"
della Grola ha continuato il suo percorso
alla ricerca di un artista con cui dialogare,
incontrando Wassily Kandinsky, in occa-
sione del 150° anniversario dalla nascita
dell’artista, con l’opera “Composition VI”.
La Grola 2013 con l'opera di Kandinsky
in etichetta, concessa dal Museo Stata-
le Ermitage di San Pietroburgo, è stata
presentata alla 50ª edizione di Vinitaly.
«Il progetto de La Grola - spiega Marili-
sa Allegrini (nella foto) - nasce nel 1979
quando mio padre riesce ad acquistare
un terreno abbandonato da alcuni anni
e lo riporta a diventare un bellissimo vi-
gneto. Si trova in una delle zona più belle
della Valpolicella, con un microclima uni-
co. Il progetto dell’etichetta d’autore na-
sce 4 anni fa per il 30° anniversario della
prima bottiglia de La Grola e quest’anno,
grazie alla nostra collaborazione con l’Er-
mitage, possiamo utilizzare la riproduzio-
ne di un bellissimo quadro di Kandisky,
“Composition VI”, e andando a vedere la
storia che c’è dietro quest’opera capiamo
anche che ci sono alcune analogie con la
storia di nostro padre: la difficoltà, il pes-
simismo iniziale e la paura di non riuscire,
e poi l’ottimismo alla fine nel vedere che
era possibile realizzare una cosa grande».
(L.T.) B cod 44004
Duca di Dolle ha presentato all’ulti-
ma edizione di Vinitaly i vini ottenuti
dalla vendemmia 2014 ed altre "chicche"
dell'azienda, che un piccolo gruppo di for-
tunati ha potuto assaggiare nel corso di
una degustazione guidata da Alessandro
Scorsone (nella foto, a sinistra), sommelier
e cerimoniere di Palazzo Chigi. «L’azienda
- spiega il titolare, Andrea Baccini (nella
foto, a destra) - si trova proprio al centro
del territorio in cui si estende il Consorzio.
Tutta la nostra produzione proviene da un
vigneto unico». B cod 44021
SULLA NUOVA ANNATADE LA GROLA ALLEGRINI L'OPERA “COMPOSITION VI” DI KANDINSKY
DUCA DI DOLLE PUNTA SU QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
I l Consorzio del Conegliano Valdob-
biadene Prosecco Superiore Docg
(nella foto, il presidente Innocente Nardi)
ha festeggiato a Vinitaly il suo ultimo ri-
conoscimento: il territorio di Conegliano-
Valdobbiadene (Tv) è stato proclamato
“Città Europea del Vino 2016”. È la pri-
ma volta che un intero territorio ottiene
questo ambito titolo. La Rete europea
delle Città del Vino (Recevin), composta
da 1.000 Città del Vino, riunitasi per l’oc-
casione nella sede del Parlamento Ue
a Bruxelles, ha nominato Conegliano-
Valdobbiadene la “capitale della cultura
enologica europea per il 2016”.
I produttori di Prosecco Superiore Docg
hanno affrontato quindi la più grande ve-
trina internazionale in Italia forti dell’ap-
prezzamento crescente da parte dei
consumatori, come confermano i dati
Iri. Nel 2015 il Prosecco Superiore Docg
ha registrato una crescita delle vendite
a valore del 12,5% rispetto al 2014, che
aveva già evidenziato un +11,5%, raffor-
zando sempre più il ruolo di Denomina-
zione trainante a valore per il comparto
degli spumanti italiani. Un risultato che
ha consentito a questa storica Deno-
minazione di divenire, con il 57% delle
vendite in Italia, la 1ª Docg dello spuman-
te scelta dagli italiani. B cod 44076
PROSECCO SUPERIORE DOCG, TREND POSITIVO +12,5% LE VENDITE NEL 2015
34 Italia a Tavola · maggio 2016
Vino
AVinitaly ha colpito tutti, dagli operato-
ri ai semplici appassionati, per le sue
caratteristiche tecniche e per l’ecososteni-
bilità, confermando che ci sono chiusure
alternative sinonimo di qualità e sicurezza
per i vini che le utilizzano. Stiamo parlando
di “Zest!”, la nuova chiusura completamen-
te riciclabile e a zero impatto di carbonio
prodotta da Nomarcorc e presentata
all’evento dedicato al mondo del vino per
eccellenza. Per l’occasione “Zest!” è stato
messo alla prova con un vino importante,
l’Alta Langa Docg di Fontanafredda, a di-
mostrazione che sempre più produzioni
d’eccellenza mostrano una crescente at-
tenzione per le soluzioni di chiusura stu-
diate da Nomacorc. Il risultato è stato un
inequivocabile successo, sia tra i tantissimi
wine lovers che tra gli esperti e gli opera-
tori del settore.
«Questa chiusura - spiega Filippo Peroni,
direttore commerciale per l’Italia ed il sud-
est Europa di Nomacorc - è frutto di un lun-
go lavoro di ricerca che ci ha consentito di
raggiungere risultati estremamente impor-
tanti». B cod 44072
Dianella si è presentata a Vinitaly con
un ventaglio di novità interessanti.
Innanzitutto i riconoscimenti: “Il Matto
delle Giuncaie”, il vino rappresentativo di
Dianella, rosso Toscana Igt, sangiovese
in purezza, ha ricevuto in occasione dei
Decanter World Wine Award 2015 il pre-
stigioso “International Trophy”. Sempre i
Decanter World Wine Award hanno rico-
nosciuto anche la medaglia di bronzo al
Chianti Riserva 2012, il Chianti che viene
invecchiato per 16 mesi in botti di rovere
di Slavonia e poi ulteriormente affinato
per 6 mesi in bottiglia.
Più recentemente il Chianti Dianella è ri-
sultato invece essere il secondo miglior
vino all’Anteprima Chianti (Chianti Lovers)
2016. Risultati prestigiosi che vengono
vissuti con la semplicità di chi ha lavorato
con cura e pazienza.
Nel corso degli ultimi anni Dianella ha
avviato un progetto complesso che ha
avuto una forte accelerazione con la
collaborazione con il nuovo enologo ed
è proseguito con la rivisitazione della
struttura della cantina e di alcuni dei pro-
cessi di vinificazione. Franco Bernabei è
l’enologo che meglio al mondo conosce
il vitigno del sangiovese, che ne è profon-
damente appassionato e che si è trovato
in sintonia con la filosofia e il progetto di
Dianella. Il mix perfetto fra la necessità di
vini di facile bevibilità con una qualità e
una lavorazione che affondano le proprie
radici nei secoli è uno degli aspetti cardini
e irrinunciabile di Dianella.
E proprio questa lunga storia di tradizio-
ne nel coltivare la terra, con passione e
pazienza, verrà a breve raccontata attra-
verso i social network. Un modo moder-
no di comunicare, veloce, immediato e
interattivo che per la prima volta invece
si troverà a trasmettere la lentezza dei
ritmi della natura, illustrerà la capacità di
“leggere” le esigenze della campagna,
e il lavoro quotidiano che viene fatto per
assecondarle. Per partecipare a questa
sfida è possibile visitare la nuova pagina
Facebook Dianella Winery, il profilo twit-
ter e Instagram. B cod 44022
La tradizione vitivinicola dell’area del
Montello e dei Colli Asolani affonda
le sue radici nei tempi della Serenissima
Repubblica di Venezia, che conosceva
e preferiva i vini provenienti dalle non
lontane colline della Marca Trevigiana.
«Tra i consorzi del Prosecco - spiega
Armando Serena (nella foto), presiden-
te del Consorzio - siamo quello più pic-
colo. L’anno scorso abbiamo prodotto
circa 5,3 milioni di bottiglie contro gli 85
milioni dell’altra Docg “cugina” e contro
i 355 della Docg più grande. Per questo
ci definiamo il “Prosecco segreto”, il più
raro tra tutti i Prosecchi di questa zona.
Abbiamo un territorio con una biodiver-
sità molto spinta. B cod 44277
ASOLO MONTELLO, IL “PROSECCO SEGRETO” CHE NASCE DA UN TERRITORIO RICCO DI STORIA
IL TAPPO “ZEST!” DI NOMACORC CHIUDE L’ALTA LANGA DOCG DI FONTANAFREDDA
I VINI DIANELLA COLLEZIONANO PREMI LA TRADIZIONE SI PROMUOVE SUI SOCIAL
37maggio 2016 · Italia a Tavola
Al Vinitaly 2016 il Gruppo Mezzaco-
rona si è presentato forte dei risul-
tati ottenuti che lo proiettano ad essere
una delle più importanti aziende italiane
del settore vitivinicolo sotto la guida del
presidente Luca Rigotti e del direttore
generale Fabio Maccari. Il Gruppo Mez-
zacorona, che può vantare una forte
proiezione globale, ha chiuso il 2015
con un bilancio consolidato che ha sfio-
rato i 175 milioni di euro, record storico
assoluto per l'azienda, con un aumento
rispetto all'anno precedente del 2,1%, ot-
tenuto grazie alla qualità e all'eccellenza
dei propri prodotti, al rafforzamento dei
propri marchi (Mezzacorona, Rotari, Feu-
do Arancio, Stemmari, Tolloy) e al dina-
mismo commerciale.
«L'andamento dell'azienda - dice Macca-
ri - è molto positivo, sul mercato nazio-
nale stiamo soprattutto crescendo negli
ultimi tempi soprattutto nel canale Ho-
reca mantenendo delle buone posizione
nella Gdo, grazie anche alle nostre nuove
proposte, tutte di alto livello qualitativo. Poi
ci sono i mercati internazionali, che per noi
sono un canale di sbocco molto importan-
te, dove stiamo crescendo».
«Essere stati posti ai vertici dell'enologia
italiana dal rapporto Mediobanca - com-
menta il presidente Rigotti - è sicuramente
motivo di soddisfazione per il grande lavo-
ro fatto, siamo stati inseriti insieme ai nomi
più blasonati dell'enologia italiana. Credo
sia un premio al grande lavoro e alla co-
stanza, al lavoro di commercializzazione e
di affermazione dei marchi».
Al Vinitaly 2016 la grande novità di Mez-
zacorona è stato Nerofino Castel Firmian,
blend di Teroldego Rotaliano e Lagrein,
vera gemma della produzione di Mezza-
corona che ha vinto il premio packaging
2016 di Vinitaly. «Nerofino - spiega Davide
Semenzato, brand ambassador del Grup-
po Mezzacorona - è un vino che viene dal
passato e che noi abbiamo riletto in chiave
moderna. Un equilibrio di sapori che si av-
vicina anche al mondo dei giovani. Tanta
frutta, poco legno molto ben dosato e così
abbiamo ottenuto un vino territoriale che
parla trentino». B cod 44090
Èstato definito uno dei cinque elemen-
ti di spicco della 50ª edizione di Vini-
taly. La Regione Calabria, durante i quattro
giorni dell’evento veronese è stata capace
di unire in un solo spazio 56 aziende e due
Consorzi, comunicando un unico “brand
Calabria”, forte, distintivo e pronto per il
mercato internazionale. Oltre 20mila visi-
tatori stimati e un fitto calendario di even-
ti hanno animato il padiglione per tutto il
periodo, alternando degustazioni guidate
a momenti di dibattito e approfondimento.
(C.M.) B cod 44126
MEZZACORONA PARLA DEL TRENTINO CON IL NUOVO NEROFINO CASTEL FIRMIAN
LA REGIONE CALABRIA CRESCE E PUNTA ALLA PROMOZIONE DEL TERRITORIO
La famiglia Cecchi ha scelto Vinitaly
per presentare il nuovo nato della
tenuta in Maremma Val delle Rose. Si
chiama Aurelio perché trae ispirazione
dalla storia romana quando il Conso-
le Gaio Aurelio nel III secolo a.C. creò
la strada che collegava allora Roma a
Cerveteri, sviluppatasi poi in quella che
ancora oggi è la via Aurelia.
«Siamo stati fra i primi ad arrivare in
Maremma ormai vent’anni fa quando
acquistammo 25 ettari di terreni vitati
che oggi sono arrivati a 180. La Marem-
ma è una terra straordinaria dove si
possono produrre vini diversi: da quel-
li più facili e di consumo quotidiano a
quelli più complessi, da invecchiamen-
to», spiega Andrea Cecchi, alla guida
dell’azienda con il fratello Cesare.
«Aurelio, che è un Merlot con un pic-
colo tocco di Cabernet - racconta Le-
onardo Raspini (nella foto), general
manager di Cecchi - rappresenta la
piacevolezza di questo vitigno, che si
esprime in maniera diversa a seconda
dei territori, e in Maremma, nella nostra
Val delle Rose, trova una connotazione
di piacevolezza assoluta che si sposa
con questo bellissimo frutto che trova
nella sua complessità il finale. La solari-
tà distingue da sempre la Maremma e
questa caratteristica la si ritrova in Au-
relio». B cod 43994
AURELIO, IL MAREMMA TOSCANA DOC NUOVO NATO IN CASA CECCHI
38 Italia a Tavola · maggio 2016
Vino
Portare il Kalterersee in un viaggio lun-
go l'Italia. Incontrare cuochi, artigiani
del cibo, appassionati di vino; andare nei
mercati, provare nuovi abbinamenti; rac-
contare l'Alto Adige in un modo nuovo,
grazie all'incrocio con altre cucine e altre
culture. È su questi basi che si origina il
progetto "Pirati del Kalterersee", presenta-
to a Vinitaly 2016 da Andrea Moser (nella
foto, a destra) e Gerhard Sanin (nella foto,
a sinistra), che hanno scelto di unire la
passione per la bicicletta e il desiderio di
mettersi alla prova al grande amore per la
loro terra e per il vino di cui sono fra i più
esperti enologi: la Schiava.
Dopo il debutto a Vinitaly, i "pirati del Kal-
terersee" sono ripartiti da Caldaro (Bz) alla
volta dell’Isola di Capri (Na) per far scoprire
il vino Kalterersee ad un pubblico vasto ed
eterogeneo. Per farlo hanno scelto il mez-
zo più semplice ed ecologico, ma al tem-
po stesso vicino alla gente: la bicicletta. Il
mezzo che incarna quello spirito fresco e
spontaneo, coinvolgente e trasgressivo
che appartiene proprio al Kalterersee.
In ogni tappa è previsto almeno un mo-
mento di incontro. Si alterneranno cene
in ristoranti, incursioni in pizzerie, visite ad
aziende produttrici di prodotti tipici e giri ai
mercati rionali. B cod 43954
Chiuso Vinitaly, Col Vetoraz rientra tra
le colline della Docg con un bilancio
di tutto rispetto tra riconoscimenti presti-
giosi e un importante afflusso di visitatori
tra operatori del settore, giornalisti e ospiti
vip. Sempre di grande appeal le giornate
che hanno visto la partecipazione della
più longeva stella Michelin d’Italia, lo chef
Enzo De Prà del Ristorante Dolada di Plois
di Pieve d’Alpago (Bl). Ormai di casa da Col
Vetoraz, De Prà col suo inconfondibile ca-
risma ha conquistato anche i palati più esi-
genti puntando su un indovinato connubio
tra tradizione di montagna col Tagliere di
Salame dell’Alpago, di sua produzione, e
di mare con le Sarde in Saôr alla vene-
ziana, abbinati magistralmente al Valdob-
biadene Docg Superiore di Cartizze, vino
spumante che incarna la massima espres-
sione della denominazione e che proprio
a Vinitaly ha conquistato, per la catego-
ria spumanti, il prestigioso Premio "5 Star
Wines Award", insieme al Valdobbiadene
Docg Spumante Extra Dry. «La qualità del
vino - spiega Loris Dall'Acqua, enologo
Col Vetoraz - parte sempre da un proget-
to di selezione delle uve e dei vigneti, di
conduzione del vigneto, di rispetto per un
territorio. Noi siamo situati nel punto più
elevato del Cartizze, dalla nostra azienda
dominiamo tutto l'anfiteatro naturale dei
106 ettari del Superiore di Cartizze».
In un clima di amicizia e convivialità i tre
soci dell’azienda (Francesco Miotto, Loris
Dall'Acqua e Paolo De Bortoli) hanno brin-
dato con esponenti di spicco del mondo
sportivo come Francesco Moser vera leg-
genda del ciclismo italiano, Alessandro
Ballan Campione del Mondo 2008 a Vare-
se, Marco Velo gregario di fiducia di Marco
Pantani e più volte campione italiano a cro-
nometro, Roberto Amadio Campione del
mondo su pista e Marco Bandiera profes-
sionista in attività. E ancora, molto gradita
la visita di Giorgio Gray uno dei maggiori e
più straordinari personaggi del mondo del
vino. B cod 43966
I l 3 marzo 1966 la Vernaccia di San
Gimignano è stato il primo vino in Ita-
lia ad ottenere la Doc, divenuta Docg
nel 1993. Sono trascorsi dunque 50
anni. E chi meglio della famiglia Guic-
ciardini Strozzi, storici produttori di
Vernaccia con oltre 1000 anni di storia,
poteva rendere omaggio? Le talentuo-
se principesse Natalia e Irina Strozzi
Guicciardini (nella foto) hanno messo
a punto una originalissima performan-
ce presentata in occasione di Vinitaly:
una poesia recitata a due voci, dal ti-
tolo “Versetto Omaggio ai Vini” (acting
rights reserved). B cod 43956
OMAGGIO DELLE PRINCIPESSE DELLA VERNACCIA AL VINO ITALIANO E AI 50 ANNI DI VINITALY
IL KALTERERSEE SALE IN TANDEM PER UN VIAGGIO LUNGO L’ITALIA
COL VETORAZ BRINDA ALL’ALTA QUALITÀ CON CHEF STELLATI E CAMPIONI DEL CICLISMO
39
xxx · Vino
maggio 2016 · Italia a Tavola
Artmenu Factory è stata selezionata e ha contribuito con
grande piacere all’allestimento dei dieci spazi espositivi
della mostra curata dall’interior design Elisabetta De Strobel
"Table & Co.", allestita in occaisone di Vinitaly, mettendo a di-
sposizione la propria esperienza e consulenza unitamente alle
liste menu e ai segnaposto presenti sulle diverse tavole. Il con-
cept espositivo è quello di raccontare la tavola come spazio
architettonico; bellissime e diversificate tra loro da stili e target
differenti, le apparecchiature presentate offrono una completa
panoramica sulle attuali proposte del mercato. B cod 44329
La vita della Toscana raccontata con immagini e parole in
quasi 400 pagine, 300 fotografie e 130 ricette secondo la
tradizione della valle del Sieve. Ma è anche la storia di Ruffino,
di quel Chianti diventato simbolo del vino italiano all’estero. Ma
non vuole essere - e non lo è - un libro di cucina. “La Toscana
di Ruffino. Il gusto di stare insieme”, edito dal Cucchiaio d’Ar-
gento, è «un libro che vuole esprimere l’anima, la profondità
di Ruffino», spiega Francesco Sorelli, brand and corporate pr
manager dell’azienda. «Racconta storie di convivialità. Si parte
da momenti che tutti noi abbiamo vissuto e che ci caratterizza-
no». (P.G.) B cod 44192
ARTMENU CON ELISABETTA DE STROBELPER LA MOSTRA "TABLE & CO."
MOMENTI CONVIVIALI E SAPORI TOSCANI NEL PRIMO LIBRO DI RUFFINO
40 Italia a Tavola · maggio 2016
Vino
Nosiola, vitigno a bacca biancaUnico autoctono del Trentinodi Piera Genta
Unico vitigno a bacca bianca autoctono del Trentino, Nosio-
la è coltivato particolarmente nella zona di Toblino e nella Val-
le dei Laghi, un territorio disseminato di otto laghi alpini, inca-
stonati fra Trento, la Valle del Sarca, le Dolomiti di Brenta su
terrazzi chiamati “frate‘”. Partecipa all’uvaggio di numerosi vini
bianchi e dalle sue uve si ottiene anche il più famoso vino
dolce della regione, il Trentino Vino Santo. I viticoltori della
Valle dei Laghi indicano vitigno, uva e vino, col medesimo ar-
ticolo: solo al femminile, quindi “la Nosiola”. Nelle altre zone
invece dove ancora si coltiva, attorno a
Rovereto, e nelle colline di Lavis, No-
siola ha l’articolo al maschile: “il Nosio-
la”.
Un vitigno di montagna, una varietà mol-
to resistente, che in questo territorio può
godere di una bella esposizione, un mi-
croclima di tipo submediterraneo dovuto all’Ora,
un vento che spira dal lago di Garda per un vino da
bere giovane dall’aromaticità delicata ed inconfondibile, con
bassa gradazione alcolica, fresco, acido, fruttato e dissetante,
ideale come aperitivo o in abbinamento alle più delicate ricet-
te della tradizione trentina. B cod 43705
UN AUTOCTONO AL MESE
Il solo tributo alla figura di Giorgio
Lungarotti rischierebbe di assorbire
tutto lo spazio del nostro racconto.
Con una visione imprenditoriale rara per
gli anni ’60, avvia un progetto che lancia
Torgiano, un paesino medievale poco a
sud di Perugia, tra i primi distretti vinicoli
italiani. Il messaggero di questo territorio è
stato il Vigna Monticchio, vino di tutte uve
locali (sangiovese e canaiolo) derivante
da un unico appezzamento posto sulle
colline attorno al borgo. La legge istitutiva
delle doc (la 930 del 1963) rappresenta
un’occasione da cogliere al volo e Gior-
gio Lungarotti ha l’opportunità di divenire
l’artefice del proprio disciplinare di produ-
zione (il riconoscimento data 1968, mentre
la Docg arriva nel 1991). Sua anche l’intui-
zione di affiancare al vino una struttura ri-
cettiva di standard avanzati (Le Tre Vasel-
le) precorrendo i tempi del filone che oggi
viene comunemente definito come quello
dei “wine resort”.
Ma, com’è naturale, che sia, la sto-
ria di Lungarotti guarda avanti e la figlia
Chiara Lungarotti (nella foto) la sintetizza
così: «Non fermarsi mai. Non aspettare,
per intraprendere un nuovo progetto, di
aver portato a compimento il precedente.
Non aver mai la presunzione di aver rag-
giunto il livello massimo perché tendere
ad un continuo miglioramento è l’intento
propulsore di qualsiasi iniziativa di suc-
cesso. Credere nella valenza positiva del
territorio e della tradizione operando, se
occorre, una scrematura e una rispettosa
riqualificazione. Operare in un’ottica di
differenziazione dalla massa, quindi con-
traria all’omologazione. Questo è quanto
ci è stato insegnato, ed è quello che ab-
biamo attuato in questi anni, dopo che
l’improvviso passaggio generazionale
mi ha improvvisamente messo alla guida
dell’azienda. E intanto il mondo è cam-
biato. Ricerca e innovazione sono state
la via attraverso la quale, con la volontà
di proiettarci nel futuro dimostrando a noi
stesse e al mondo che potevamo cresce-
re ancora e valorizzare, io e mia sorella
Teresa siamo riuscite a dare nuovo input
alle aziende del Gruppo Lungarotti».
Le sole visite al Museo del Vino ed al
Museo dell’Olivo e dell’Olio valgono, cre-
deteci, il viaggio a Torgiano. Nel frattempo,
il Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna
Monticchio continua a mietere succes-
si con una striscia di annate memorabili.
Premiata quasi all’unanimità dalle Guide
nazionali l’ultima versione (2010). La quin-
tessenza del sangiovese. B cod 44292
Cantine Giorgio Lungarotti La storia dell'Umbria vinicola di Guido Ricciarelli
DÉJÀ BU
Chiara Lungarotti
41maggio 2016 · Italia a Tavola
Vino
Afondare Krug fu, nel 1843, Joseph
Krug. Attualmente la prestigiosa
Cantina è di proprietà del grup-
po Lvmh ed è guidata da Margareth Henri-
quez, nelle vesti di presidente, Olivier Krug,
discendente della famiglia, come direttore,
mentre Eric Lebel ne è lo Chef de Cave.
Joseph Krug all'età di 42 anni decide di
realizzare il suo sogno, creando la propria
Maison e ovviamente la Cuvée N. 1, che
diverrà poi la Grande Cuvée. Nasce dall’u-
nione di ben 120 vini, a base Pinot Nero,
Chardonnay e Pinot Meunier, di almeno die-
ci differenti annate, alcuni lasciati maturare
fino a 15 anni o più. L’insieme di così tanti
differenti millesimi dona alla Grande Cuvée
la caratteristica generosità e l’estrema raf-
finatezza, anche grazie all’ulteriore matu-
razione di minimo altri 6 anni nelle cantine
della Maison. Sono, quindi, necessari oltre
vent'anni per realizzare una bottiglia di Krug
Grande Cuvée. Ogni vigneto viene ven-
demmiato nel momento più appropriato.
Dopo la vendemmia,
si esegue la degustazio-
ne di ogni singolo vino,
alcuni dei quali vengono
anche conservati per fu-
ture miscelazioni, garan-
tendo un’ampia scelta per
ricreare la Grande Cuvée. Alla vista espri-
me una colorazione oro brillante, mentre al
naso evidenzia grande complessità e ge-
nerosità, con note di agrumi, nocciola, man-
dorla, semi di zucca tostati e frutta candita,
che lasciano poi spazio alle spezie dolci e
a sentori di biscotto e brioche, senza pre-
scindere da un elegante tocco lievemente
minerale. In bocca si rivela denso, materico,
cremoso, di grande struttura e gradevole
freschezza, che si stempera in un lungo,
lunghissimo, finale.
La più recente innovazione della Maison
è Krug ID App: un modo nuovo per scoprire
la storia dietro ogni bottiglia di Krug, scarica-
bile gratuitamente. B cod 44163
NOBILI EFFERVESCENZE
di Davide Oltolini
La Grande Cuvée Krug nasce dall’unione di ben 120 vini, a base Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier, di almeno dieci differenti annate, che le donano la caratteristica generosità e l’estrema raffinatezza
Grande Cuvée KrugIl vino del Belpaese leader del Made in Italy
Non solo la moda. Una delle rifles-
sioni che possiamo fare a ragion ve-
duta dopo il 50° Vinitaly è la definitiva
consacrazione del vino italiano come
ambasciatore del Made in Italy nel
mondo. Non solo per le parole inco-
raggianti delle massime autorità della
Repubblica e del Governo, ma anche
per l’accordo di collaborazione tra Vini-
taly e l'Osservatorio del vino promosso
da Unione italiana vini (che annovera
già come partner Ismea, Crea, Wine-
management lab Sda Bocconi e Wine
Monitor-Nomisma), che guarda alle sfi-
de sempre più impegnative provenien-
ti dai mercati internazionali.
Che il futuro sia sempre più esportazio-
ne è ormai convinzione di tutti. Tra gli
stand di Vinitaly esportazione è stata la
parola d’ordine, con l’obiettivo di arriva-
re a fine 2016 con 7,5 miliardi di euro di
fatturato all’estero contro i 4,5 del 2015.
L’idea di fondo è che l’Italia del vino
debba trovare la strada per valorizzare
le peculiarità del suo modello territoria-
le, trasformandolo in valore di offerta e
identità di marca. Con tutti i nostri viti-
gni autoctoni si aprono sempre nuove
strade per incantare il mondo del vino.
Sempre che le aziende italiane sappia-
no esprimere in campo manageriale
lo stesso livello di competenza che
hanno acquisito in campo agricolo ed
enologico.
Positivo anche il forum internaziona-
le tenutosi a Vinitaly - con oltre l’80%
dei produttori europei - che ha definito
“elementi chiave per il futuro la sempli-
ficazione, la competitività e la qualità”,
aspetti sui quali Vinitaly da tempo pone
l’attenzione. Senza trionfalismi inutili,
possiamo dire che per il vino italiano si
aprono scenari favorevoli, sempre se si
continuerà a lavorare seriamente, tutti
insieme. B cod 44183
IL COMMENTO
di Roberto Vitali
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Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
L’estate riaccende la sete di birra
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Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
Da tempo immemorabile in Italia l’estate è la stagione della birra, sia in termini di abitudini di consumo che in termini di vendite. Basso grado alcolico, freschezza e fragranza sono elementi molto apprezzabili. Ricordando che ogni stagione ha le birre più adatte, ecco alcune proposte interessanti per i mesi più caldi
di Marta Scarlatti
All’inizio di ogni estate i produttori
di birra, ma anche i distributori, i
grossisti e i gestori dei locali, san-
no che devono scaldare i motori. Da che
mondo è mondo, in Italia i mesi che vanno
da maggio a settembre sono quelli dove si
giocano fatturati e volumi di vendita. Vale
soprattutto per i colossi delle multinazionali,
ma vale pure per i piccoli birrifici artigianali.
È un dato di fatto che a chi scrive piace
poco, perché l’universo birrario è talmente
vasto e variegato che ridursi a consumare
una buona birra al riparo della calura estiva
è un vero e proprio peccato. Birre certa-
mente più alcoliche, ma anche più intense
e strutturate, con profumi e sapori “caldi”,
sono in realtà perfette anche quando fuori
nevica. Anzi, sono perfette proprio in quei
momenti. Tuttavia rimandiamo a un secon-
do tempo una digressione sull’argomento.
Adesso, con la bella stagione - si spera - in
avvicinamento, è più interessante “perder-
si” tra le birre da bere in estate.
Di certo, basso grado alcolico, freschez-
za e fragranza sono elementi molto apprez-
zabili. Ma se queste caratteristiche vi fanno
pensare a una generica birra chiara, sap-
piate che vi state già perdendo un mondo
di sfumature e di gusto. Helles e pils, che
rappresentano tecnicamente la maggior
parte o la più conosciuta categoria delle
birre chiare, vanno benissimo, per carità. Di-
screte luppolature che donano il piacevole
sentore amarognolo e dissetante, un buon
equilibrio che le fa apprezzare da tutti
o quasi. Insomma, la
scel ta
più immediata e anche più semplice. Cor-
retta, se è questo che cercate.
Ma se qualcuno volesse cogliere la
sensazione di avere tra le mani una birra
maggiormente fruttata, delicata e acidula
potrebbe pure osare, si fa per dire, l’avven-
tura nel mondo delle blanche o witbier di
origine belga. In queste birre l’uso di spezie
come il coriandolo e la buccia d’arancia (le
più diffuse ma non le sole) donano profumi
delicati e intriganti per birre che possono
sostenere un aperitivo così come un abbi-
namento con molti piatti a base di pesce.
Un’altra categoria di birre su cui porre
l’attenzione è rappresentata dalle saison,
anch’esse di nascita belga. Inizialmente
prodotte proprio per dissetare i contadini
durante il lavoro estivo nei campi, le saison
usano un caratteristico lievito che dona loro
una leggera e piacevole speziatura e un’in-
teressante nota di pepe bianco che allarga
le loro possibilità di abbinamento, ad esem-
pio, alle carni bianche. Le saison inoltre,
rappresentano uno dei terreni ideali della
libertà d’espressione che ogni bravo birraio
dovrebbe avere. Ergo, la curiosità verso la
birra trova in questa categoria pressoché
infinite possibilità di scelta.
Poi, ovviamente, ci sono le birre del mo-
mento. Ovvero tutto il vasto mondo della
famiglia della Ipa (India Pale Ale), declinato
in mille modi diversi dall’esplosione di cen-
tinaia di luppoli aromatici che portano alla
birra sentori agrumati di pompelmo o di
mandarino, tropicali di kiwi o di cocco, bal-
samici di pino e di resine. Ma attenzione: c’è
Ipa e Ipa, e le gradazioni alcoliche hanno la
loro importanza. Una cosiddetta “session
Ipa” non dovrebbe superare i 4,5% vol, ma
una “double” o “imperial Ipa” può arrivare
anche a 8,5% vol. Pertanto,
la prima è com-
pagna ideale per le ore diurne, la seconda
potrebbe attendere il tramonto.
I più avventurosi, o i più avanguardi-
sti, stanno però scoprendo ultimamente il
mondo delle birre cosiddette “sour” ovvero
quelle birre dove acidità e freschezza pos-
sono risultare al primo sorso sorprendenti,
e a volte pure ostiche, ma che poi spesso
si rivelano scoperte essenziali per il pro-
prio piacere personale legato alla magica
bevanda a base di acqua, malti e luppoli.
Anche il mondo delle sour, genericamen-
te intese, è ampio e variegato. Ci sono le
geuze e i lambic, assemblaggi di fermen-
tazioni spontanee di diversi anni le prime
e fermentazioni spontanee nude e pure
i secondi, dove la selvaticità aromatica è
notevole e crea sentimenti contrastanti tra
i consumatori. Chi le disdegna in maniera
assoluta e chi le ama alla follia.
Ci sono le Berliner Weisse, nelle quali
invece l’acidità è più contenuta e gentile, e
infine ci sono le Gose, birre originarie della
città di Lipsia qualche anno fa a rischio di
estinzione e oggi tornate in auge presso i
microbirrifici artigianali. La loro caratteristica
è una spiccata sapidità, definirle salate è
corretto ma fuorviante, che le rende uniche
e molto interessanti.
Tutte - ma l’elenco non è esaustivo -
possono essere considerate “birre per l’e-
state”. Anche qualora si dovesse bere birra
solo in questa stagione, è così facile render-
si conto che il bello di questa bevanda è
che esiste sempre una possibilità di scelta.
Ma si potrebbe pure prendere l’estate in-
combente a mo’ di allenamento per iniziare
a scoprire proprio questo vasto mondo. In
modo tale che poi, per non perdere l’abitu-
dine conquistata, l’autunno e l’inverno siano
finalmente considerati mesi utili per prose-
guire l’esplorazione. B cod 44267
44
Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
di Andrea Lupini
Nella tradizione magica, al gufo
vengono attribuiti diversi po-
teri: la visione notturna, la ma-
gia, la saggezza (in particolare di vedere
la verità dietro la bugia), la telepatia (è in
grado di sentire le parole non
dette), nonché la chiaro-
veggenza e la proiezio-
ne astrale.
In Cina i giorni del gufo
anticamente erano i giorni per-
fetti per forgiare spade in-
vincibili e specchi magici,
mentre per gli Indiani d’America il gufo
protegge gli uomini durante la notte.
Secondo la leggenda anche il terri-
bile Gengis Khan doveva la sua fortuna
ad un gufo. Il grande condottiero rischia-
va di essere colto di sorpresa durante
uno spostamento con il suo esercito, ma
venne avvisato da un gufo che lo fece
nascondere in un vicino bosco. Per
questo motivo il gufo era un animale
sacro per i Tartari e veniva rappre-
sentato sui vessilli dei re.
Creatura magica e ancestra-
le, quindi, che influenza il no-
stro immaginario da sempre,
tanto da ritrovarlo spesso
anche nell’arte, nei ro-
manzi o al cinema
e oggi, grazie
al birrificio
Otus di
Seria-
te (Bg), anche nella birra! La scelta del
nome Otus (“Asio Otus”, gufo comune),
nome scientifico della famiglia degli
Strigidi, gli uccelli rapaci notturni, è stata
fatta per richiamarne lo spirito saggio,
da maestro, notturno e meditativo.
Produrre, mescere e degustare una
birra artigianale è un rito che Otus ha
reso un cerimoniale seducente, che ne-
cessita di tempo. La sua complessità è
infatti da scoprire assaporando ciascun
sorso, meditando sulle sensazioni dei
sapori e intravedendo tra le sfumature
chiare, ambrate e scure la storia di una
birra che si racconta. La produzione è
ormai attiva da un anno e la gamma si
va via via ampliando, seguendo una li-
nea ben precisa.
L’ultima novità in casa Otus, dispo-
nibile proprio in questi giorni, è una
birra lager a bassa fermentazione ad
ispirazione tedesco-ceca, la prima per
questo birrificio, di stile Pilsner. Anche il
nome pensato, “Pils al quadrato”, ci invi-
ta a scoprire questa nuova birra. Prodot-
ta con luppoli continentali ed oceanici,
ha profumi floreali e speziati caratteristi-
ci dei luppoli stessi; ben percepibile il
tono dolce dei malti.
Grazie anche all’acqua povera di
sali minerali, al gusto risulta secca con
una punta di amaro che ne fanno una
birra per tutte le occasioni e per tutti
i gusti. Amaro comunque moderato, 30
IBU, colore giallo oro intenso (6 EBC).
B cod 44187
Nuova Pils al quadratoOtus... all’ennesima potenza!
Birrificio Otus
via Rumi 7 - 24121 Seriate (Bg)
Tel 035 296473
www.birrificiootus.com
44
Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
45
Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
La celebre Birreria Herrnbräu di Ingostadt, la città te-
desca patria dell’Editto della Purezza, di recente ha
concluso un accordo con la compagnia di navigazione
Snav del gruppo Aponte (Msc e Grandi Navi Veloci), diven-
tando partner ufficiale. Ecco perché, da alcuni mesi, la birra
Herrnbräu si trova sulle navi e sui traghetti della azienda di
trasporti via mare.
La Herrnbräu cavalca quindi le onde del Mediterraneo, ol-
tre ad essere da ormai 25 anni ben presente sul mercato ita-
liano. Le navi della Snav sono molto apprezzate anche per l’ot-
tima cucina di bordo, e in quest’ottica hanno voluto un brand
di birra di alta qualità, lasciando perdere i marchi più comuni.
Quindi troviamo e troveremo in esclusiva la birra Herrnbräu
sui traghetti per le isole minori, tra Napoli Palermo, tra Geno-
va e Porto Torres, come sulle nuove linee da Sète in Francia
a Tangeri e da Ancona a Durazzo. Durante le traversate, di-
versi passeggeri si sono già congratulati per la qualità della
birra Herrnbräu, con soddisfazione della direzione della Snav.
B cod 44210
Herrnbräu prende il largo Partner ufficiale dei traghetti Snav
Herrnbräu Italia
Via Dell’Arrotino 1 - 48125 Ravenna
Tel 0544 569278
www.herrnbrauitalia.it
46
Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
I l mercato della birra è più che mai vitale, decisamente in evo-
luzione: c’è molto fermento, soprattutto in termini di lancio
di nuovi prodotti che stanno contribuendo ad un importante
sviluppo del mercato e conseguentemente dei consumi. Si è
sempre più interessati infatti a conoscere meglio le varie tipolo-
gie di birra, la loro storia e come si possa degustarle al meglio.
Il portfolio di Warsteiner Italia, in riferimento al core-brand dell’a-
zienda, oltre al prodotto di punta Warsteiner Premium Verum,
birra premium pilsner, è stato recentemente ampliato con il lan-
cio di Warsteiner Herb, la nuova Pilsner a doppia luppolatura.
Warsteiner Herb nasce dall’unione dell’acqua di Warsteiner con
varietà di luppolo provenienti dalla rinomata regione Hallertau.
La raffinata luppolatura conferisce un’elegante nota di amaro, un
aroma inconfondibile e un perfetto equilibrio gustativo che la ren-
dono un’ottima bevanda per i vari momenti di consumo.
Inoltre il gusto naturalmente amaro, la presenza di anidride car-
bonica che stimola l’appetito, la versatilità e il moderato conte-
nuto alcolico, rendono questa birra particolarmente adatta per
l’aperitivo, occasione di consumo in forte crescita. A tal proposito,
mercoledì 11 maggio, in occasione del Cibus di Parma, Warsteiner,
ospite presso lo stand San Carlo, ha proposto l’abbinamento con
le nuove patatine Highlander.
Per fare conoscere i suoi prodotti e svelare i segreti per impa-
rare a gustarli al meglio in qualunque occasione, Warsteiner ha
previsto inoltre diverse iniziative promozionali, tra cui sessioni
educational per i locali e i consumatori, proprio nell’anno - il 2016
- in cui si celebrano i 500 anni dalla promulgazione dell’“Editto di
purezza della birra”. Il decreto in vigore ancora oggi per regola-
mentare la produzione di birra in Germania, prevede l’utilizzo di
soli tre ingredienti per la fabbricazione della birra: orzo, luppolo
ed acqua. B cod 44358
WARSTEINER HERB, NUOVA PILSNER DOPPIO LUPPOLO
Warsteiner Italia
via Monte Pastello 26 - 37057 San Giovanni Lupatoto (Vr)
Tel 045 8772711 - www.warsteiner.it
Birra Forst fu fondata nel 1857 nel
luogo in cui lo stabilimento si trova
tuttora. Una superba acqua di sorgente,
ampi spazi di fondo valle, aria pura in una
natura incontaminata con le maestose
montagne a fare da cornice: il luogo per-
fetto per produrre una birra di alta qualità.
Nel corso degli anni, Birra Forst si svi-
luppa sino a divenire uno dei più grandi
birrifici d’Italia. La perfetta armonia fra il ri-
spetto assoluto della natura e una tecnica
all’avanguardia abbinata alla tradizione,
rende Birra Forst la depositaria di un’arte
birraria senza eguali.
Oggi Birra Forst è un’azienda di importan-
za nazionale che tiene sempre fede alla
propria filosofia aziendale: qualità eccel-
sa dei prodotti nell’assoluto rispetto della
natura. Con una produzione annua di cir-
ca 730mila hl, è considerato l’ultimo gran-
de brand rimasto indipendente in Italia.
Birra Forst è un’azienda nella quale tradi-
zione e modernità si completano a vicen-
da. Da cinque generazioni è di proprietà
della famiglia Fuchs, che nel corso degli
anni ha sempre difeso i principi di qua-
lità nel rispetto della natura investendo
continuamente in nuove tecnologie per
garantire costantemente un’alta qualità
delle proprie specialità birrarie. Pur conti-
nuando a trasmettere con i fatti la filosofia
del rispetto della natura e del minimo im-
patto ambientale che da sempre fa parte
dei valori aziendali.
Birra Forst non è solo arte birraria. Ne-
gli ultimi anni si è puntato molto anche
all’accoglienza degli appassionati delle
specialità birrarie Forst nei vari locali di
proprietà dell’azienda. Tutti i locali rispec-
chiano pienamente lo stile Forst: prodotti
di altissima qualità, servizio eccellente
e cura dei dettagli. Inoltre, in tutti i locali
Forst è onnipresente il legame con il terri-
torio, infatti vengono utilizzati prodotti au-
toctoni con particolare attenzione all’ab-
binamento cibo-birra.
Questi sono i punti di forza di Birra Forst,
un’azienda che tiene alti i principi della
qualità, delle tradizioni regionali e della
tutela dell’ambiente. B cod 44248
Birra Forst
Via Venosta 8 - 39022 Forst/Lagundo
(Bz) - Tel 0473 260111
www.forst.it
BIRRA FORST PUNTA DA SEMPRE SU QUALITÀ E RISPETTO DELLA NATURA
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Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
Lo sviluppo del segmento delle
birre artigianali è un fenomeno
crescente anche in Italia, storica-
mente vocata al mondo del vino, e ora
pronta a cogliere tutte le opportunità di
questo successo. Amorim Cork, leader di
settore nelle chiusure in sughero e forte di
un’expertise imbattibile al mondo, si affian-
ca a questa evoluzione per segnare una
nuova tendenza quale partner privilegiato
nel packaging delle birre Premium, con il
riconoscimento del valore distintivo che
solo il più importante sigillo naturale è in
grado di fornire.
Negli anni, infatti, Amorim ha consoli-
dato la sua posizione nei mercati tradizio-
nali della birra artigianale (Belgio, Olanda,
Irlanda) e ora è pronta a mettere a dispo-
sizione del mercato italiano tutto il suo
know-how e la sua avanguardia tecnolo-
gia in prodotti pensati per questo segmen-
to. Il sughero, sottoposto a rigorosi control-
li, diventa una chiusura pregiata, in grado
di migliorare tutto ciò che viene a contatto
con il tappo.
Amorim quindi dona vero e proprio va-
lore aggiunto, che nel caso specifico delle
birre è stato apprezzato in termini di sapo-
re più intenso e di maggiore raffinatezza
d’insieme, rendendo così l’azienda un
partner strategico nella protezione delle
birre più prestigiose, capace, oltre che di
una tenuta superba, di donare prestigio e
differenziazione. Una chiusura d’eccellen-
za che, oltre alle proprietà uniche di con-
servazione, richiama alla mente un senso
di celebrazione e festa, quello che solo
la stappatura di un tappo in sughero può
dare.
La costante ricerca di Amorim garanti-
sce, infine, una tutela del prodotto al 100%,
rendendo i suoi tappi protagonisti del
packaging, elementi tanto naturali quanto
preziosi, portatori di benefici unici anche
nei confronti dell’ambiente. B cod 44134
Amorim Cork Italia
via C. Bianchi 8 - 31015 Conegliano (Tv)
Tel 0438 394971
www.amorimcorkitalia.com
Dopo essersi consolidata nei mercati tradizionali della birra artigianale, Amorim mette a disposizione del mercato italiano il suo know-how. Il sughero, sottoposto a rigorosi controlli, diventa una chiusura pregiata
Amorim conquista il mondo della birra Chiusure in sughero con ottima tenuta
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Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
Quando l’efficienza tecnologica si
sposa con il design italiano il ri-
sultato non può che essere sen-
sazionale: nasce Icefall, la nuova colonna
ghiacciata firmata Vin Service. Icefall sfrutta
un innovativo sistema termoelettrico per cre-
are un visibile effetto ghiaccio in tempi record,
dicendo addio agli ingombranti e costosi im-
pianti a glicole. Si tratta di una soluzione pre-
mix che si presenta come un connubio unico
tra innovazione e sostenibilità: il pratico Control
Box permette di programmare il congelamento
con semplicità e autonomia, garantendo un ri-
sparmio energetico superiore del 40% rispetto
alle tradizionali colonne a glicole.
Da sempre, infatti, Vin Service fa della salva-
guardia ambientale uno dei propri principi guida,
senza rinunciare alla performance. Con lo stesso
ambizioso obiettivo nasce il nuovo refrigerato-
re Life con gas R290. Life è la soluzione ideale
da abbinare ad Icefall: semplice da utilizzare,
ha una potenza di refrigerazione superiore del
60% rispetto ai suoi predecessori, a fronte di un consumo ridotto.
Sposando tecnologia ed estetica, Icefall è una colonna che
non passa inosservata. I lineamenti importanti sono animati dal
gioco di luci del medaglione a LED che si riflette sulla superficie
candida del ghiaccio. Disponibile a una o tre vie, la nuova colon-
na di Vin Service rappresenta il futuro nel mondo della birra: una
colonna di design ad alta efficienza che riduce al minimo i costi di
manutenzione e il consumo energetico, donandovi il piacere di
una vera birra ghiacciata. B cod 44243
Da Vin Service la nuova colonna IcefallTanto ghiaccio senza glicole!
Vin Service
via G. Falcone 26/34 - 24050 Zanica (Bg)
Tel 035 672361
www.vinservice.it
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Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
La birra è divertimento, cultura, va-
rietà: un solo goccio di buona bir-
ra racconta al mondo una storia!
Questo approccio a una bevanda unica
continua ad ispirare Rastal nella creazio-
ne di bicchieri e calici che possano valo-
rizzare al meglio le birre permettendo ai
consumatori di gustarle nelle loro diverse
sfaccettature sensoriali.
Di bicchieri, calici, “tazze” o altri con-
tenitori per consumare birra, ne sono
esistite, da sempre, centinaia di fogge, mi-
sure e tipologie. Per poter essere facilitati
nell’esprimere un giudizio, da “esperti” o
da intenditori anche alle prime armi, biso-
gnava disporre di un calice che fosse in
linea con parametri “specifici”: ecco allora
che, dopo aver degustato decine di bir-
re, dalle lager più famose alle grandi birre
d’abbazia, in decine di contenitori, Teo
Musso, geniale ed eclettico mastro birraio
e “padre fondatore” del movimento bir-
rario italiano, ha modellato idealmente la
forma del “bicchiere da birra universale”
con il contributo del mitico Kuaska (Loren-
zo Dabove), massimo esperto italiano di
birre e giudice internazionale, che ha pre-
stato le sue doti per sceglierne la migliore
variante.
“Teku”, acronimo di Teo e Kuaska, è
il calice realizzato in esclusiva da Rastal,
azienda leader del settore. Il successo di
Teku a livello mondiale è legato sia alle
caratteristiche strutturali che permettono
agli esperti la miglior degustazione del
prodotto, che all’appealing estetico idea-
le per l’utilizzo nella ristorazione. Proprio
per questo negli ultimi anni si sono susse-
guiti diversi tentativi di copiare il design di
Teku, ma la preferenza che viene data al
calice originale risponde senza dubbio a
questi tentativi di imitazione come dimo-
strato dall’importante concorso birrario
“European Beer Star”, che adotta Teku
come calice di degustazione per i suoi
giurati provenienti da tutto il mondo.
La versione 3.0, presentata nel 2015,
sempre in cristallino, è interamente Made
in Italy e, oltre alla robustezza e all’estre-
ma trasparenza, il calice si presenta an-
cora più slanciato grazie alla tecnica di
produzione a gambo stirato. Ma c’è di più:
la scritta “Teku” è scolpita sul vetro del
piattello e questo rende immediatamente
riconoscibile il prodotto originale.
«Ogni miglioramento apportato - spie-
ga Lorenzo Dabove, in arte Kuaska - ha
rispettato la filosofia dell’originale, nato
come bicchiere universale da degustazio-
ne, che ha saputo in breve tempo conqui-
stare il cuore e il palato di chi condivide
il mio motto: “la birra non esiste, esistono
le birre!”».
Teku e Mini-Teku sono calici esclusivi
Rastal: diffidate dalle imitazioni!
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Rastal Italia
via Calvi 35 - 29015 Castel San Giovanni
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Teku, il bicchiere Rastal ideato da Teo Musso e testato da Kuaska
51
Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
Era birra di qualità quella che, nel
1464, il mastro birraio Ulrich Al-
persofer faceva bollire, in grandi
botti “Ai tre bicchieri”, che divenne presto
il birrificio più famoso di Augsburg, in Ba-
viera (Germania). Nel Settecento, Martin
Eberle era il mastro birraio e un giorno
una lepre si infilò nel locale. Martin si mise
alla ricerca dell’animale, ma cadde a terra
e la sua vittima riuscì a fuggire sana e sal-
va. Quel che rimase al locale fu il sopran-
nome di Hasen-Bräu cioè “birreria della
lepre”.
Oggi la birra Hasen si può gustare ad
Augsburg direttamente nella Kälberhalle,
locale annesso al microbirrificio che por-
ta il suo nome. Come una volta, le birre
sono prodotte secondo la tradizione dei
microbirrifici, con le ricette tramandate di
generazione in generazione, in modo ar-
tigianale, e soprattutto con molto tempo,
dedizione e cura. Ovviamente, si utilizza-
no solo le materie prime rigorosamente
controllate e selezionate: acqua cristallina
e particolarmente dolce, malto ottenuto
dall’orzo estivo della regione, lievito puro
da coltivazioni proprie e il luppolo aroma-
tico più delicato, proveniente dalla Haller-
tau.
Le birre Hasen, di frumento, di orzo,
naturalmente torbide oppure filtrate, na-
scono sempre da procedimenti attenti e
sono garanzia di piacere autentico e ge-
nuino. Le birre Hasen hanno ottenuto la
certificazione di Indicazione geografica
protetta. Le birre Hasen-Bräu, distribuite
da Radeberger Gruppe Italia, sono:
Hasen Extra, la classica Export che uni-
sce la morbidezza dei 18 punti di amaro
con l’importanza dei 5,3% di grado alco-
lico ed un aroma ricco con note di erbe
aromatiche;
3 birre torbide naturali come vuole la tra-
dizione di un autentico micro birrificio:
Weisser Hase, birra di frumento
bionda a 5,2% alc. vol., fresca, fruttata e
dal gusto dolce;
Dunkler Hase, birra di frumento scu-
ra a 5,2% alc. vol. con sentori di spezie e
frutta candita;
Augsburger Original, una Keller Bier
a 5,4% alc. vol. dall’aroma intenso e pia-
cevole.
Hasen-Bräu è parte di Quality Beer
Academy, progetto di formazione e pro-
mozione della cultura birraria, promosso
da Radeberger Gruppe Italia, official part-
ner degli eventi di Slow Food.
B cod 44331
Radeberger Gruppe Italia
via Renata Bianchi 40 - 16152 Genova
Tel 010 6509459 - www.radeberger.it
Hasen-Bräu un “grande” microbirrificio con oltre 550 anni di passione artigianale
52
Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
Nell’anno in cui celebra i suoi
170 anni di attività, è arrivata
un’altra novità in casa Me-
nabrea. Il birrificio biellese debutta sul
mercato con la Menabrea 5.2 Weiss,
birra non filtrata ad alta fermentazione,
che va ad arricchire la prestigiosa linea
Top Restaurant.
Dal retrogusto piacevolmente carat-
terizzato da un bouquet aromatico frut-
tato, un sapore del luppolo poco accen-
tuato ed un profumo intenso, Menabrea
Weiss, dalla gradazione alc. 5,2% vol, è
un’ottima birra da pasto, capace di esalta-
re i sapori grazie alla sua delicata aroma-
ticità. È perfetta per accompagnare piatti
come wurstel, arrosti e cacciagione, serviti
con salse e contorni di verdure assortite.
La nuova referenza, prodotta in Germa-
nia in collaborazione con il mastro birraio
di Birra Menabrea e confezionata a Biella,
è disponibile, non solo nel fusto da 15 litri,
ma anche nell’ormai nota e raffinata bot-
tiglia di design da 75 cl, progettata con
grande successo dal birrificio biellese
per le Top Restaurant.
«Con la Menabrea Weiss - dichiara
Franco Thedy, amministratore delegato
di Birra Menabrea - aumenta la nostra offerta de-
stinata all’alta ristorazione. Per mantenere fede
al suo stile birrario, profondamente legato al ter-
ritorio, abbiamo deciso di farla produrre in Ger-
mania, per dar vita ad un’autentica Weiss, secon-
do gli standard qualitativi del nostro marchio».
«A differenza delle Weiss presenti sul merca-
to - aggiunge Thedy - la nostra Menabrea sarà
servita nell’elegante bottiglia da 75 cl della linea
Top: una raffinatezza che abbiamo voluto dedi-
care ai nostri estimatori».
Una storia lunga oltre 150 anniTra i più celebri ed apprezzati marchi di birra pre-
senti sul mercato, Birra Menabrea è la più antica
birreria italiana esistente. L’eccellente qualità dei
prodotti utilizzati per la produzione della birra ed
il forte impegno profuso nella diffusione di una
specifica cultura birraria rendono Birra Mena-
brea unica ed inconfondibile, un vero patrimonio
d’eccellenza per il territorio, il panorama enoga-
stronomico nazionale ed internazionale.
B cod 44367
Birra Menabrea
via Ramella Germanin 4 - 13900 Biella
Tel 015 2522320
www.birramenabrea.com
Menabrea Weiss, profumata e aromatica Novità nella gamma Top Restaurant
Nell’anno del 170° anniversario dell’azienda biellese, la gamma Top Restaurant si arricchisce di un’autentica Weiss, prodotta in Germania. Un’ottima birra da pasto, caratterizzata da una delicata aromaticità
53
Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
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54
Birra
Italia a Tavola · maggio 2016
Il fatto che birra e birrai si diffondano con propulsione inar-
restabile nella metà del millennio scorso, non mette certo
fine, però, all’epopea delle birre conventuali. Ancora nel
XVI secolo in Francia la birra destinata ai frati viene chiamata
“birra dei Padri” mentre quella per le suore, più leggera ma
sempre abbondante, è la birra “di convento”. In Germania la
birra attraversa tutti gli strati sociali. E la penetrazione è tal-
mente forte che è qui che nascono le “scuole” di maestri bir-
rai, con tanto di “stages” per i produttori. Tra le migliori quella
di Monaco, tuttora in attività.
Gli Inglesi si distinguono invece - è il loro “sport” - per due
caratteristiche: la velocissima diffusione delle birrerie, i pub,
già migliaia nel 1300, e la strenua resistenza al luppolo, durata
a lungo. E a questo punto la popolarità della birra in Europa
è così alta e... redditizia che, a poco a poco, autorità e case
regnanti iniziano a tassarla.
La birra varca l’Oceano nel 1620, insie-
me ai Padri Pellegrini. Destina-
zione: America. Questo è
solo il primo episodio
che vede la birra
diventare bevan-
da alla quale
non si può
r i n u n c i a -
re. Il caso
forse più
eclatante
rimane di
stampo in-
glese: per
non lascia-
re sprovvisti
i propri colo-
ni nelle Indie,
arrivarono a
produrre una birra
assai luppolata (in modo tale da preservarsi
più a lungo), che prende appunto il nome di
IPA, India Pale Ale.
A partire dal 1700, poi, una serie mirabo-
lante di scoperte inizia a cambiarne la sintassi
produttiva. In ordine di apparizione citiamo il
termometro di Fahrenheit (1714); l’idrometro di
Marin (1768); la macchina a vapore di James Watt (1785); la
macchina per tostare il malto di Daniel Wheeler (1817); il “raf-
freddatore del mosto” di Jean-Louis Baudelot (1856). E poi la
macchina per il ghiaccio artificiale di Carré & Linde (1859), im-
portante soprattutto per la possibilità di produrre birra tutto
l’anno e per la nuova lavorazione detta a bassa fermentazio-
ne.
Nasce così la attuale Lager. E nasce allora (dalle scoperte
di Pasteur) la possibilità di “pastorizzare” - volendo - ad alta
temperatura la birra. Un ulteriore impulso alla prefe-
renza verso birre sempre più chiare viene
dalla diffusione delle bottiglie
di vetro, iniziata a fine Ot-
tocento, che le fanno
apparire più invitan-
ti in trasparenza.
Ed eccoci quasi
ai giorni nostri.
Con il XX seco-
lo la produzio-
ne industriale
vede cambiare
radicalmente i
volumi di pro-
duzione e le
regole: i birrifici
tendono a con-
centrarsi, a unire le
forze. Come le industrie
di altri campi. B cod 44128
di Enrico Rota
A metà del millennio scorso birra e birrai sono ormai ovunque. Nel ‘600 sbarca in America con i Padri Pellegrini. Nel ‘700 le scoperte scientifiche cambiano la produzione. Con il XX secolo arriva l’industrializzazione
Dal Cinquecento ai giorni nostri Il successo inarrestabile della birra
55
Birra
maggio 2016 · Italia a Tavola
Warsteiner HerbGrado alcolico: 4.8% Vol.Stile: Pils doppio luppoloProfilo visivo: biondo, giallo oroDescrizione: dal tipico carattere Warsteiner, Herb è una Pilsner doppio luppolo caratterizzata da un intenso aroma e un gusto e retrogusto piacevolmente persistenti. Il grado di amaro si armonizza con il malto ottenendo così un equilibrio perfetto. Nasce per gli amanti della birra che vogliono dissetarsi con un prodotto dalla grande bevibilità senza rinunciare ad un carattere corposo che si mantiene amabileAbbinamenti: ideale con la pizza, secondi a base di carni bianche o fritti di verdure e in accompagnamento all’aperitivoFormati: fusto da 20 e 30 litri
Warsteiner Italiavia Monte Pastello 26, 37057
San Giovanni Lupatoto (Vr) - Tel 045 8772711www.warsteiner.it
Otus Pils al QuadratoGrado alcolico: 5.2% Vol.Stile: artigianale italiana lager pilsnerProfilo visivo: la schiuma è fine e compatta e persistente. L’aspetto leggermente velato per la presenza dei lieviti. Il colore è giallo oro intensoDescrizione: birra a bassa fermentazione ad ispirazione tedesco-ceca fatta come sempre a modo nostro con Luppoli continentali ed oceanici. I profumi floreali, speziati dei luppoli e i tono dolci dei malti ci preparano a una birra di estrema scorrevolezza e aromaticità. L’acqua povera in sali, il suo taglio secco e una punta di amaro ne fanno una birra per tutte le occasioni e per tutti i gusti.Abbinamenti: perfetta con pizza, piadine, panini o finger food. Piatti a base di verdure o fritti. Molti piatti della tradizione italiana si sposano perfettamente con questa birra.Formati: bottiglia da 33 e 75 clfusto PolyKeg da 24 litri
Birrificio Otusvia Rumi, 7 - Seriate (Bg)
Tel 035 296473www.birrificiootus.com
Firestone Walker Pale 31Grado alcolico: 4.9% Vol.Stile: California Pale AleProfilo visivo: colore ambrato, limpida, schiuma bianca fineDescrizione: il birrificio Firestone Walker (dal nome dei due fondatori) è nato a Paso Robles, in California ed una delle sue birre più rappresentative è la Pale 31. La Pale 31 è un tipico esempio di classica Pale Ale in stile Californiano. Gli straordinari aromi floreali ed agrumati del luppolo allietano l’odorato con accenni di maltolievemente tostato. I malti chiari Crisp e Crystal apportano un tocco di dolcezza. Il tenue saporeamarognolo del luppolo conferisce un retro gusto rinfrescante. Luppoli utilizzati: Fuggle, Cascade, Centennial,Chinook.Abbinamenti: si abbina a carni bianche grigliate e crostate di fruttaFormati: bottiglia 0,355 l. - Fusto 20 litri VAR
Radeberger Gruppe Italiavia Renata Bianchi 40 - 16152 Genova
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56 Italia a Tavola · maggio 2016
Acqua
La holding “Acque Minerali d’Italia
Spa”, di proprietà della famiglia
Pessina, realizza un altro impor-
tante risultato nella propria strategia di
sviluppo a livello nazionale. Entrano infatti
definitivamente a far parte del Gruppo al-
tri 3 brand importanti, in particolare per il
mercato del Sud Italia.
Di spicco l’acqua minerale “Toka”, ef-
fervescente naturale ricca di preziosi sali
minerali, e l’oligominerale “Solaria”, dal
giusto equilibrio e particolarmente gra-
devole nel gusto; “Felicia”, anch’essa ef-
fervescente naturale, non è al momento
commercializzata ma sarà presto rilanciata
sul mercato. Tutte e tre le acque nascono
nelle profondità del bacino del Vulture,
nel cuore verde della Basilicata, dove valli
inondate di sole e boschi incontaminati ne
proteggono l’origine vulcanica.
Norda ha formalizzato lo scorso 31
marzo l’acquisito dello stabilimento lucano
di acque minerali di Monticchio Bagni
(Pz), con le concessioni minerarie e
l’utilizzo dei tre marchi già citati. Un
ruolo importante nell’operazione è sta-
ta la radicata presenza dello stabilimento
Gaudianello a pochi chilometri da quello
di Toka. Questa prossimità permette
a Norda di ottimizzare al massimo le
sinergie tra i due siti da un punto di
vista logistico, produttivo e commer-
ciale, presidiando ulteriormente il ter-
ritorio e facilitando la visibilità e la cre-
scita di Toka nel competitivo mercato
delle acque minerali.
Il sito produttivo di Monticchio
Bagni si estende su un’area di ben
39mila mq, dei quali 14mila mq coper-
ti e dispone di un impianto fotovoltai-
co installato sul tetto dello stabilimen-
to. Attualmente è presente una linea
di imbottigliamento Pet da 18mila bottiglie
all’ora per la produzione delle due acque
minerali al momento commercializzate.
Con quest’ultima acquisizione, Norda
dispone così di ben 8 stabilimenti sul terri-
torio nazionale (4 al Nord, 2 al Centro e 2
al Sud) e rafforza ulteriormente la sua pre-
senza in Basilicata e al Sud confermandosi
azienda primaria nel mercato delle acque
minerali e delle effervescenti naturali, in
particolare con ben 4 brand (Gaudianello,
Grazia, Toka e Felicia). Per il Gruppo Norda
sono ora 26 le sorgenti disponibili e 27 le
linee di produzione per l’imbottigliamento
di formati in vetro e Pet. Il Gruppo Norda
presidia quindi ancora più capillarmente il
territorio nazionale. Per questo motivo la
holding che controlla il Gruppo e le tre so-
cietà (Norda, Sangemini e Gaudianello) ha
recentemente variato la denominazione in
“Acque Minerali d’Italia Spa”, con l’intento
di consolidare e accrescere la sua identità
nazionale nel mercato delle acque mine-
rali. B cod 44223
Norda cresce nel Sud Italia Tre marchi entrano nel Gruppo
Acque Minerali d’Italia Spa
via Inverigo 2 - 20151 Milano
Tel 02 33000177 - www.norda.it
Il Gruppo Norda “Acque Minerali d’Italia Spa” cresce ulteriormente acquisendo in Basilicata i marchi Toka, Felicia e Solaria. Questi si affiancano in modo sinergico alle Fonti di Monticchio, entrate nel Gruppo dal 2010
Carlo Pessina, amministratore delegato Gruppo Norda
58 Italia a Tavola · maggio 2016
Distillati
Mavi Drink ha presentato a Vinitaly il
nuovo Zignum Mezcal, un’intrigan-
te miscela alcolica originaria del Messico,
prodotta da Casa Armando Guillermo
Prieto, la più grande e moderna distilleria
di Mezcal al mondo. Zignum è un prodot-
to premium, che si differenzia dagli altri
Mezcal per il carattere raffinato e per la
versatilità del gusto.
Il pluripremiato Relicario Supremo, un rum
di altissima qualità, elaborato dai mastri
“roneros” domenicani, è il risultato di un’in-
tegrazione di diversi rum, caratterizzato da
una perfetta combinazione e armonizza-
zione dei componenti, frutto di un invec-
chiamento di oltre 10 anni. B cod 44135
Don José Varela Blanco era uno
spagnolo di origine che nel 1908
immigrò nella neonata Repubblica di Pa-
nama dove, nella cittadina di Pesè, aprì
una raffineria chiamandola Azienda San
Isidro. Nel 1936 iniziò l’attività di distilla-
zione della melassa di zucchero per la
produzione di alcol e quindi anche di ron
di stile spagnolo. Da questo momento
Varela divenne il leader della produzione
della canna da zucchero
in questa nazione, con
1.200 ettari coltivati e una
produzione che si attesta
su circa 75mila tonnellate
per anno. Per produrre i
suoi ron si inizia con una
fermentazione che dura circa 36-48 ore,
con una lavorazione di circa 400mila litri
al giorno. Il succo fermentato raggiunge le
colonne in acciaio di distillazione continua
che regalano un alcol a 96 gradi pronto
per essere invecchiato in barili di rovere
bianca.
Tra i vari ron prodotti dall’azienda, trovia-
mo una gamma di altissimo livello, in com-
mercio con l’etichetta di Ron Abuelo che
si distinguono per Anejo, il più giovane, da
utilizzare principalmente in miscelazione
per la preparazione di cocktail, un 7 anni,
un 12 anni e un’incredibile Centuria Reser-
va de la Familia, fiore all’occhiello dell’a-
zienda, frutto di un assemblaggio con la
tecnica del sistema Solera, utilizzando ba-
rili invecchiati fino a 30 anni.
Questi 4 ron a partire dal 2009 hanno fat-
to incetta di premi nei più importanti con-
corsi del settore, sinonimo di qualità indi-
scussa. In Italia sono importati e distribuiti
dall’azienda OnestiGroup di Fiorenzuola
d’Arda (Pc), tel 0523 245511. B cod 43529
Un suggestivo percorso emozio-
nale per scoprire l’evoluzione del
distillato. Con la scenografica “Galleria
della Grappa”, Mazzetti d’Altavilla ha
accolto i visitatori di Vinitaly all’insegna
di uno speciale traguardo: 170 anni di
ininterrotta attività per la grapperia nata
in Piemonte, nel cuore del Monferrato,
nel lontano 1846. Fra le storie d’impresa
italiane più durature nel tempo, quella di
Mazzetti d’Altavilla fa registrare un altro
primato: quello di ben sette generazioni.
E il fine distillato piemontese ha festeg-
giato godendo a Verona di un’innovati-
va installazione: i visitatori hanno potuto
infatti entrare in una suggestiva galleria,
illuminata da luci soffuse, dalle pareti
curve che riproducono le barriques di
pregiate essenze lignee nelle quali in-
vecchia pazientemente la grappa.
«Un occhio di riguardo va sicuramen-
te al passato - spiega Elisa Belvedere
Mazzetti (nella foto) - ma siamo proiettati
verso il futuro, per questo abbiamo volu-
to presentare la nuova 7.0, una grappa
di Ruchè invecchiata 5 anni. Sette sono
le generazioni della famiglia che ininter-
rottamente hanno portato avanti il nome
della famiglia Mazzetti, ma anche i co-
muni nei quali si produce questo vitigno;
zero i km che si percorrono dai paesi
che conferiscono le vinacce fino alla no-
stra distilleria». B cod 44037
MAZZETTI CELEBRA IL SUO PASSATO MA GUARDA AL FUTURO CON LA GRAPPA 7.0
ZIGNUM MEZCAL E RELICARIO SUPREMO TRA LE NOVITÀ FIRMATE MAVI DRINK
RON ABUELO DI VARELA HERMANOS DA PANAMA UNA GAMMA DI ALTO LIVELLO
È TEMPO DI RUM
di Davide Staffa
59maggio 2016 · Italia a Tavola
60 Italia a Tavola · maggio 2016
Sarà Napoli ad ospitare il 29° con-
gresso nazionale della Federa-
zione italiana cuochi, massimo
organismo di rappresentanza della cate-
goria. La Campania, che per la prima volta
in assoluto accoglierà l’evento, ha ottenu-
to il consenso unanime dell’assemblea
dei delegati della Federcuochi che si è
tenuta a Treviso. Un risultato frutto del pri-
mo lavoro sinergico di impostazione della
candidatura realizzato dall’Unione regio-
nale cuochi della Campania e dal Comu-
ne di Napoli assessorato alla Cultura e al
turismo.
A novembre 2017 la città, ma anche i
siti più belli della regione, saranno invasi,
quindi, da centinaia e centinaia di cuochi
provenienti non solo da tutta Italia ma an-
che da altre nazioni. Tutte di prestigio le
location individuate, grazie all’impegno
assicurato dal Comune di Napoli asses-
sorato alla Cultura e al turismo, tra cui il
Museo Ferroviario di Pietrarsa, il Museo
Archeologico, il Convento di San Dome-
nico Maggiore e Castel dell’Ovo ove si
svolgerà la cerimonia di apertura.
«È questa - ha dichiarato l’assessore
alla Cultura e al turismo del Comune di
Napoli Nino Daniele - una bella ed entu-
siasmante vittoria della nostra attivissima
e creativa associazione regionale dei
cuochi. Stiamo costruendo un’alta bella
collaborazione, che esalta le tradizioni di
Napoli, capitale di una raffinata storia di
alta cucina: grazie all’impegno in sinergia
la Città avrà una nuova importante occa-
sione per mettersi in vetrina, attraverso la
sua straordinaria enogastronomia e l’alta
professionalità dei cuochi italiani e cam-
pani».
La Federazione italiana cuochi è un
organismo giuridicamente riconosciuto
che dal 1979 rappresenta sul territorio na-
zionale i cuochi e coloro che si dedicano
all’attività culinaria professionale. Vanta in
Italia “96 associazioni provinciali e territo-
riali”, “20 unioni regionali” e la rappresen-
tanza di alcune importanti “delegazioni
estere”, annoverando ogni anno fra i pro-
pri iscritti circa 16mila associati fra cuochi
professionisti, docenti e allievi degli istitu-
ti professionali alberghieri. È l’unico ente
La Federazione italiana cuochi a Napoli per il congresso nazionale del 2017Si svolgerà a Napoli nel 2017 il 29° congresso nazionale della Federazione italiana cuochi, che riunirà centinaia di cuochi provenienti non solo da tutta Italia ma anche da altre nazioni per discutere e confrontarsi
foto Mauro Di Leva
61maggio 2016 · Italia a Tavola
Cuochi · Professioni
associativo di professionisti riconosciuto
dalla “World Association of Cooks Socie-
ties” (Wacs), alla quale aderiscono 96 as-
sociazioni nazionali dei cinque continenti.
Il Congresso nazionale della Federazione
italiana cuochi è un evento che ha caden-
za biennale e rappresenta un momento
di incontro della categoria per discutere e
confrontarsi con altri soggetti della filiera
alimentare e ristorativa su temi quali la
professione, la formazione e le linee di
tendenza del settore culinario italiano.
«Il consenso unanime giunto sulla
candidatura di Napoli - spiega il presiden-
te dell’Unione regionale cuochi Luigi Vi-
tiello - è per noi un motivo di vanto ma
anche, nello stesso tempo, di grande re-
sponsabilità. Il congresso nazionale si ar-
ticolerò su quattro giornate, ma è previsto
anche un post congresso. In questo lasso
di tempo daremo vita ad un confronto fra
attori della filiera ristorativa e alimentare,
rappresentanti delle istituzioni interessa-
te, giornalisti ed enti, per delineare insie-
me e da diverse prospettive il futuro del
settore nei prossimi decenni».
«Ovviamente si discuterà delle nuove
tendenze della cucina, del valore socio/
economico della figura del cuoco che in-
terpreta oggi un ruolo davvero strategico
a sostegno dell’indotto derivante dalla
promozione e produzione agroalimenta-
re. I numeri del precedente congresso
ben raccontano cosa si prospetta per la
città di Napoli e l’intera Regione Campa-
nia. I visitatori, che a Firenze lo scorso
anno sono già stati numerosissimi, po-
tranno accedere all’evento e potranno
incontrare oltre 1.500 cuochi, di cui tanti
stellati; centinaia di aziende dell’eccellen-
za agroalimentare campana».
«Sono previste oltre 30 ore di cooking
show con i migliori cuochi italiani; circa
100 sommelier faranno degustare le mi-
gliori etichette di vino e ancora dibattiti,
convegni e approfondimenti per fare av-
vicinare il consumatore al mondo dell’a-
groalimentare campano ma anche italia-
no». B cod 43934
Sedici giovani armati di mestoli e
padelle si sono sfidati nella finale
della “Jam Cup”, il primo Trofeo
Junior Assistant Master della Fic-Federa-
zione italiana cuochi. Questo il verdetto: il
1° posto con il punteggio più alto (93 pun-
ti) è stato assegnato a Carmelo Giardina
(nella foto) con il piatto “Tra cielo e mare”.
2° classificato Penko Anika (91,8 punti), 3°
Davide Medori (90,5 punti).
Già assegnato alle primarie delle se-
lezioni ad Attilio Santobuono il “Premio
social”, il cui piatto ha suscitato maggiore
interesse accumulando maggiori “like”
nel sondaggio di rete.
La competizione si è svolta a
“Sol&Agrifood - Rassegna internazionale
dell’agroalimentare di qualità”, dal 10 al 13
aprile scorsi a Veronafiere. Un’edizione
caratterizzata dalla presenza della Fede-
razione italiana cuochi presso il Ristoran-
te Goloso (vedi l’intervista a Seby Sorbel-
lo, B cod 43927), punto di ristorazione
d’eccellenza. «Abbiamo voluto essere a
Verona in un contesto di Fiera così impor-
tante - ha dichiarato il presidente della
Federazione italiana cuochi, Rocco Poz-
zulo - per dare il nostro contributo ad un
settore, l’agroalimentare, quale diretto in-
terlocutore di alta cucina». B cod 43970
Carmelo Giardina vince la “Jam Cup” Primo trofeo Fic per giovani cuochi
62 Italia a Tavola · maggio 2016
Lo chef de la Présef (1 Stella Michelin) e lo chef resident Simon Bertoncelj, insieme nelle cucine del Grand Hotel Toplice di Bled (Slovenia), creano un ben riuscito connubio in tavola tra due culture diverse
di Benedetta Gandini
Un’atmosfera fiabesca, un lago
“incantato” e il suggestivo pa-
esaggio che fa da contorno
ad uno dei paesini più “idilliaci della sto-
ria” (secondo Forbes). Questa è Bled, a
circa un’ora di distanza dall’Italia, vanta
numerose attrazioni e una storia politi-
co-diplomatica scandita da guerre ed
eventi di importanza internazionale (pri-
ma e seconda guerra mondiale, dopo-
guerra, gli anni’60 e l’indipendenza del
1991). Una delle location storiche di que-
sta cittadina slovena, è sicuramente il
Grand Hotel Toplice, grande struttura
alberghiera degli anni ‘30 affacciata sul
lago di Bled che resta fedele alla sua
storia gloriosa, sia negli arredi sia nella
cortesia del personale, e che dal 2009
è affiliato alla prestigiosa catena Small
Luxury Hotel.
Palcoscenico di eventi, matrimoni e
prestigiosi vernissage, il Toplice e il suo
Gemellaggio Italia-SloveniaGianni Tarabini incontra Simon Bertoncelj
Simon Bertoncelj e Gianni Tarabini
63maggio 2016 · Italia a Tavola
executive chef Simon Bertoncelj, già al-
lievo di Gordon Ramsey, hanno voluto la
“four hand dinner” dove le culture slove-
ne ed italiane si sono incontrate per
suggellare un gemellaggio pressoché
stellato. Nelle fila della cucina italiana lo
chef Gianni Tarabini, del ristorante la
Présef presso l’Azienda agricola valtelli-
nese la Fiorida (1 Stella Michelin e già
membro di Euro-Toques Italia) ha porta-
to in “terra straniera” oltre al suo attac-
camento al territorio e alle materie pri-
me, la voglia di scoprire e mixare pro-
dotti e ingredienti italiani e sloveni cre-
ando insieme a Bertoncelj un menu
esclusivo di sette portate che ha allieta-
to e stupito gli ospiti e i giornalisti pre-
senti in sala.
Lo chef sloveno punta sulle carni: dal
coniglio al daino, passando per il vitello
e mixando tutto con tuberi, radici, fun-
ghi, piante e spezie tipiche delle monta-
gne locali; Tarabini invece porta in tavo-
la la sua adorata Valtellina spaziando
dal cotechino pura cotenna alle costine
di maiale de la Fiorida, proseguendo
con il famoso gnocco di patate di mon-
tagna con cuore di bitto, burro montato,
misultin del Lario e scorzette di limone
che gli è valsa la Stella Michelin.
Sul finale lo chef italiano rivisita la ti-
pica millefoglie di Bled “Blejska Kremna
Rezina”, impreziosendola con frutta fre-
sca e budino di mango; Bertoncelj, inve-
ce propone un dessert ricco di gusto
con cioccolato bianco, yogurt locale,
miele, menta fresca e lamponi. Infine tut-
te le portate sono state accompagnate
da un’attenta selezione di vini sloveni
che ha regalato alla cena ancora più va-
lore.
La scelta di questo evento e la scelta
dei due chef di mettersi in gioco ha por-
tato una ventata di freschezza e novità
in questo paesino dell’ex Jugoslavia,
dove l’augurio di un futuro di costante
collaborazione è e sarà sempre più con-
creto e reale. B cod 43920
Matteo Sangiovanni, tante soddisfazioni dal Tre Olivi al team Costa del Cilento
Il ristorante Tre Olivi del Savoy
Beach Hotel di Paestum (Sa) colpisce
per il suo stile classico contempora-
neo e per l’atmosfera moderna ed
elegante, in linea con lo stile della cu-
cina. Lo chef Matteo Sangiovanni
(nella foto), membro di Euro-Toques
Italia, propone i classici della cucina
partenopea rivisitati in chiave contem-
poranea, grazie a un sapiente gioco
di contrasti.
«In questi ultimi anni - ha spiegato
Matteo Sangiovanni - stiamo lavo-
rando per far capire che non tutti gli
albergatori fanno solo matrimoni. Io
personalmente ho scelto il Tre Olivi
proprio perché non facciamo solo
matrimoni, ma proponiamo una risto-
razione gourmet, per 42 posti. Il risto-
rante è stato ristrutturato da un anno e
stiamo cercando di fare il meglio, con
prodotti di qualità, e con una squadra
che si occupa solo di ristorazione».
Lo chef Sangiovanni ha anche costitu-
ito il Team Costa del Cilento, che tut-
tora coordina con grande professio-
nalità e ottimi risultati. Il Team Cilento
è stato premiato infatti a Montichiari
(Bs) in occasione dei Campionati di
cucina italiana della Federazione ita-
liana cuochi, per la categoria Campio-
ni italiani a squadra - Cucina Calda.
B cod 44302
Cuochi · Professioni
64 Italia a Tavola · maggio 2016
Professioni · Cuochi
In Brianza, precisamente a Monza, con
appendice a Concorezzo, c’è un’ec-
cellenza della tecnologia italiana che
molti in Europa ci invidiano, a cominciare
dai tedeschi. La stessa Unione europea ha
manifestato interesse al progetto. La tecni-
ca degli ultrasuoni, utilizzata nei più dispa-
rati campi industriali, è ora al servizio dell’a-
groalimentare con quella che viene chia-
mata “cavitazione” (formazione di zone di
vapore all’interno di un fluido che poi im-
plodono, con una dinamica simile a quella
dell’ebollizione, ndr). Tre i settori principali
di utilizzo: l’olio, il vino e la carne.
Gli ultrasuoni rappresentano un’inno-
vazione che ha come riferimento scientifi-
co l’Università degli studi di Bari “Aldo
Moro”, che insieme alla Alfa Laval ha con-
dotto delle sperimentazioni. Per esempio,
nel settore dell’olio i risultati sono incorag-
gianti. Obiettivo: l’aumento della resa in
olio mediante il recupero di un’ulteriore
percentuale di prodotto, che attualmente
rimane intrappolata nei sottoprodotti ed
oggi viene estratta con i solventi.
L’anello più “debole” della produzione
di olio è la gramolazione (operazione che
segue la frangitura ed ha lo scopo di rom-
pere l’emulsione fra acqua ed olio, facen-
do confluire le micelle d’olio in gocce più
grandi che tendono a separarsi spontane-
amente dall’acqua, ndr). L’applicazione
della tecnica degli ultrasuoni è in grado di
migliorare moltissimo non solo la resa in
termini di capacità economica, ma soprat-
tutto in termini di estrazione.
All’incirca lo stesso percorso avviene
nella lavorazione del vino. L’utilizzo degli
ultrasuoni (il processo si chiama “sonifica-
zione”) permette di ridurre il costo di pro-
duzione, accelerando la fermentazione e
la maturazione, imprimendo maggiori sa-
pori, aromi ed esaltando maggiormente il
gusto e il bouquet di profumi. Gli ultrasuoni
con la loro azione meccanica agevolano la
spremitura, portando in cavitazione anche
le più piccole particelle.
Ma la più grande applicazione degli
ultrasuoni è destinata ad un settore per
certi versi più complesso, quello della car-
ne. Il progetto, che vedrà coinvolti alcuni
nomi importanti dell’industria nazionale e
ricercatori dell’Università di Milano, si chia-
ma “Ultra tender Hpu, non-invasive High
power ultrasound processing method for
meat tenderization”. Si tratta di un sistema
per la determinazione del livello qualitativo
della carne basato sulla tenerezza, che
aiuterà la selezione del processo di “inte-
nerimento”. Un software dedicato selezio-
nerà il taglio con una valutazione finale
della carne stessa, cioè della tenerezza.
Quello che si potrà evidenziare a livello vi-
sivo è un effetto simile al cambiamento
che avviene nella carne quando diventa
più scura a seguito della frollatura.
Il progetto vedrà coinvolti operatori e
cuochi del territorio, una società milanese
di distribuzione di alimenti di alta gamma,
alcuni settori dell’Università di Milano, il Ca-
pac Politecnico del commercio e scuola di
cucina, oltre a ristoranti milanesi.
Ma non dimentichiamo che già oggi
alcuni chef utilizzano gli ultrasuoni in cuci-
na: in Italia, ad esempio, il primo è stato lo
stellato Daniel Facen del Ristorante Ante-
prima di Chiuduno (Bg). «Usare gli ultrasuo-
ni per la lavorazione della carne - spiega
Facen - non solo è possibile, ma ci permet-
te di aumentarne la tenerezza e di miglio-
rarne la digeribilità e il gusto».
Prossimamente vi aggiorneremo con
tutte le novità sull’argomento. Chi vorrà
maggiori informazioni può chiamare la re-
dazione di Italia a Tavola. B cod 44177
UltrasuoniCarne più tenera e digeribile Nuova frontiera della cucina del futuro
di Matteo Scibilia
66 Italia a Tavola · maggio 2016
Professioni · Cuochi
Fra i professionisti della ristora-
zione Seby Sorbello (nelle foto)
è sicuramente uno dei simboli
della sicilianità che piace, infatti i colleghi
lo stimano e lo seguono, aderendo con
grande partecipazione alle iniziative che
organizza per promuovere la sua isola,
come “Cibo Nostrum”, la grande festa
della gastronomia d’eccellenza del Me-
diterraneo, che vede ogni anno in Sicilia
la partecipazione di giornalisti nazionali e
critici gastronomici.
È presidente dell’Associazione provin-
ciale cuochi etnei e presidente nazionale
di Fic Promotion (che si occupa dell’im-
magine e della promozione della Federa-
zione italiana cuochi), incarichi che svolge
con lo stesso entusiasmo con il quale gui-
da le cinque cucine e la pasticceria del lus-
suoso albergo di famiglia, l’Esperia Palace
Hotel a Zafferana Etnea.
Carismatico, solare e comunicativo,
è consulente di Tg5 Gusto e presenza
abituale di numerose trasmissioni televi-
sive nazionali e locali e, instancabile, ha
inaugurato lo scorso anno il Gourmande-
rie Sabir all’interno del “Parco dei Principi
Resort”, progetto di ristorazione territoriale
creato insieme alla mamma Enza Cutuli,
professoressa ed imprenditrice.
Sorbello è cresciuto assimilando i con-
cetti di ospitalità e ha vissuto il mestiere
di cuoco fin da bambino, ma ha affinato
questa vocazione con lo studio e il talen-
to, che lo hanno portato a tanti successi,
riconoscimenti e medaglie, conquistate
in concorsi nazionali e internazionali. Una
vita piena, che ha come motore la famiglia,
quella d’origine che è la sua grande forza
e quella formata insieme all’adorata Ma-
rilena, coronata dall’arrivo del bellissimo
Lorenzo. B cod 44324
SOTTO LA TOQUE: VULCANICO, TEMERARIO, MINUZIOSO
Abbiamo sollevato il cappello a Seby Sorbello
Da bambino cosa sognavi di diventare?
Il primo sapore che ti ricordi.
Qual è il senso più importante?
Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Come hai speso il primo stipendio?
Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Qual è il tuo cibo consolatorio?
Che rapporto hai con le tecnologie?
All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Quale quadro o artista rappresenta meglio la tua cucina?
Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
Il papà di Lorenzo.
Il sugo della domenica.
Il gusto.
Dopo questa domanda mi impegnerò a realizzarlo.
Un viaggio.
Arancino, lasagne della nonna e il panino perfetto.
Acqua minerale naturale, un cuoco può fare a meno di avere il frigo.
Il gelato.
Ottimo, perché preservano le tradizioni.
Avrei sempre la mia scorta.
La mia Marilena, che sicuramente verrebbe con Lorenzo.
Un Picasso.
“Mokarta” dei Kunsertu.
di Clara Mennella
67maggio 2016 · Italia a Tavola
Pizzaioli · Professioni
Anche quest’anno abbiamo partecipato come giudici al
“Campionato mondiale di pizza senza glutine” orga-
nizzato dalla rivista Pizza e Pasta Italiana. La prima
cosa da dire è che sicuramente ha vinto la professionalità: tutti i
pizzaioli avevano un livello tecnico medio-alto e ogni prepara-
zione era pensata esattamente per il pubblico del “senza gluti-
ne”.
Questa continua attenzione da parte dei ristoratori porta
vantaggi sicuramente dal punto di vista della condivisione della
tavola, molto più semplice oggi rispetto anche solo a 5 anni fa.
Il Campionato, che si è svolto a Parma nel mese di aprile, ha vi-
sto per la prima volta due giornate dedicate alla gara “Pizza
senza glutine”, per la crescente richiesta da parte dei pizzaioli di
iscriversi.
Tra i 53 partecipanti, il gradino più alto del podio se l’è ag-
giudicato Federico De Silvestri (al centro nella foto), 41 anni, di
Grezzana, nel Veronese. Conosciamolo meglio.
Sposato con Mara, padre di Thomas (13 anni) e Aurora (11), è
titolare della Pizzeria Focacceria Quattrocento a Marzana (Vr).
Ha cominciato a dedicarsi all’arte della pizza nel 2009 ed ha
frequentato la Scuola Italiana Pizzaioli di Caorle (Ve). Il suo pri-
mo locale l’ha aperto a Sarzana nel 2011.
Senza glutine... perché?
Perché come amante della pizza credo che chi soffra di ce-
liachia o sensibilità al glutine
abbia diritto di mangiare una
buona pizza senza bisogno di
doverla prenotare giorni pri-
ma. Nella mia pizzeria, tutti i
giorni o quasi, facciamo gli im-
pasti freschi.
Il senza glutine del futuro?
È in continua evoluzione: nel giro di pochi anni il mercato ha
avuto una forte espansione, e sta crescendo ancora.
Pizza World Championship: perché?
Perché è da 5 anni che partecipo e, visto che ora nella mia
pizzeria ci sono due forni di cui uno dedicato esclusivamente al
gluten free, ho ritenuto giusto partecipare.
Ispirazione per la pizza vincitrice?
Ho voluto fare una farcitura vegana per far capire che oggi
anche chi mangia senza glutine ha tante possibilità di scelta. La
cosa importante non è solo il tema del “vegan”, ma anche l’at-
tenzione che riservo agli intolleranti al lattosio, altra grossa fetta
di popolazione per quanto riguarda le intolleranze in generale.
Il tuo “cavallo di battaglia”?
Pizza Baccano: mozzarella, pomodoro, prosciutto cotto,
zucchine grigliate e formaggio Grana. Semplice ma gustosa!
B cod 44322
Anche i pizzaioli puntano sul gluten free Federico De Silvestri: «Cresce la richiesta»
di Mariapia Gandossi
di Juri Piceni
GLUTEN FREE
68
Professioni · xxx
Italia a Tavola · maggio 2016
“Vietnam 73”, monorigine del Gruppo Puratos, conquista il vincitore del chococake award di Sigep Rocco Tribuzio e i maestri pasticceri in viaggio con lui in Vietnam. Roberto Rinaldini lo definisce «di grande personalità»
di Giuseppe De Biasi
Pensi al Vietnam e la mente vola ai raid al napalm di
“Apocalipse now” e alla sconfitta più umiliante subita
nella sua storia militare dalla superpotenza statuniten-
se. Difficile dissociare il Paese dalle vittime e dalle atrocità che
hanno contraddistinto quel conflitto e dalle successive epura-
zioni che hanno interessato l’intera area, ma il “popolo gentile”
dei Viet è anche il Paese che nell’ultimo lustro è cresciuto con
Pasticceri italiani dal Sigep al Vietnam per scoprire il cacao del Gruppo Puratos
Roberto Rinaldini, Antonio Daloiso, Rocco Tribuzio, Boris Willo, Sebastiano Caridi, Alfonso Pepe, Davide Malizia
69maggio 2016 · Italia a Tavola
Pasticceri · Professioni
un Pil cinese e che si è recentemente affacciato nella coltivazio-
ne del cacao, con un piccola quota ma di promettente livello
qualitativo.
Questo grazie soprattutto al lungimirante investimento del
Gruppo Puratos che nel Delta del Mekong ha allestito un impor-
tante progetto di filiera ecosostenibile denominato “Cacao Tra-
ce” che segue tutti i passaggi produttivi, dalla formazione dei
contadini per produrre cabosse di qualità, al moderno centro di
ricerca, fermentazione ed essiccazione delle fave di cacao. Le
fasi finali (raffinazione, concaggio, temperaggio e produzione
del cioccolato) vengono svolte in Belgio per dar vita all’ultimo
nato della gamma “Belcolade Origins” (noto marchio di pregiato
cioccolato belga fondato nel 1988 da Eddy Van Belle per garan-
tire la tipicità del vero cioccolato “made in Belgium”, marchio poi
confluito nel Gruppo Puratos, di cui Van Belle è oggi presidente
del consiglio di amministrazione), il “Vietnam 73”, fondente di
suadente acidità e persistenza con note di agrumi, legno e ta-
bacco.
A fine aprile la Puratos Italia ha organizzato un “Vietman
tour” sulla scia della prima edizione del premio “The ultimate
chococake award” di scena al Sigep 2016, invitando i prestigio-
si pastry chef della giuria più il giovane vincitore Rocco Tribuzio
a conoscere sul campo il progetto “Cacao Trace”. Il team era
composto dai maestri Roberto Rinaldini, Davide Malizia, Alfonso
Pepe, Boris Willo, Antonio Daloiso, Sebastiano Caridi (gli ultimi
due giovani vincitori del Tv-Talent “Il più grande pasticcere”),
un’istituzione del mondo della pasticceria italiana come la gior-
nalista Carla Icardi, Giovanni Casadei, organizzatore dei Pastry
events di Rimini Fiera e per la Puratos Italia, la marketing mana-
ger Valentina Bianchi e la product manager chocolate, Elisabet-
ta Bellini.
Un tour che ha lasciato il segno in tutti i partecipanti non solo
per la bellezza dei luoghi ma soprattutto, sotto il profilo profes-
sionale, nell’attenzione maniacale che la Puratos pone a tutti i
passaggi di produzione, come quello delicatissimo della fer-
mentazione, dove si definisce il corredo automatico delle fave
di cacao. Rientrano nella professionalità della Puratos il Cocoa
demonstration centre, dove sono fornite lezioni teoriche e pra-
tiche ai contadini, e un Centro di raccolta per l’acquisto, la fer-
mentazione e l’essicazione del cacao - due realtà che apparten-
gono al programma di sostenibilità Cacao-Trace per una produ-
zione sostenibile e il coinvolgimento degli operatori locali.
In attesa del volo di rientro in Italia abbiamo chiesto al cam-
pione del mondo Roberto Rinaldini (nella foto), profondo cono-
scitore della realtà asiatica - avendo aperto un suo shop anche
a Tokyo - qualche impressione a caldo su questa filiera e sull’u-
so del cioccolato “Vietnam 73” nella sua arte pasticciera.
«È stato un viaggio estremamente interessante - ha risposto
Roberto Rinaldini - perché ci ha dato la possibilità di verificare
con mano le difficoltà per raggiungere un alto livello qualitativo
della materia prima, le fave di cacao, e di constatare gli sforzi e
gli investimenti che sta facendo la Puratos per sostenere questa
crescita con la formazione dei coltivatori vietnamiti. Il visitare la
piantagione mi ha permesso di capire al meglio l’attenzione ai
processi produttivi e come Puratos e Belcolade abbiano inten-
zione di crescere in questo Paese, nel segno della qualità».
Il Vietnam è un Paese emergente nella produzione del
cacao e l’uscita del monorigine “Vietnam 73” della Belcolade
rappresenta una preziosa novità. A quali tue preparazioni lo
trovi più adatto?
Un cioccolato particolare, di grande personalità aromatica e
gustativa ma che si adatta alla quasi totalità delle mie produzio-
ni. Non è così scontato nei monorigine perché non sempre risul-
tano bilanciati, essendo di unica provenienza. In cioccolateria il
suo profilo gustativo rimane più evidente non essendoci ag-
giunte di altri ingredienti, mentre in pasticceria lo si può usare
per la sua acidità pronunciata ma non invadente, capace di pu-
lire il palato.
Dopo questo bel viaggio la Puratos ha coinvolto i pastry
chef presenti in una sfida-ricettario con ingredienti locali e
Belcolade “Vietnam 73”. Tu cosa preparerai?
A me è toccato in sorte abbinare un ingrediente non facile
come la soia che dovrò interpretare in un mignon. La difficoltà
starà nel gestire gli equilibri gustativi lasciando esprimere ap-
pieno lo straordinario bouquet aromatico del “Vietnam 73”. Do-
vrò cercare di rendere la soia adatta a dialogare con un ciocco-
lato dalla personalità così spiccata. B cod 44321
Roberto Rinaldini,
70 Italia a Tavola · maggio 2016
La nuova denominazione sociale della Confederazione pasticceri italiani comporta grandi vantaggi, come una maggiore deducibilità per imprese e privati e la possibilità di finanziare l’associazione tramite il 5xmille
La Conpait, Confederazione pa-
sticceri italiani, ha aperto il 2016
con una importante novità che
segna un ulteriore passo nel viaggio, in-
trapreso nel 1996, nella tutela del patri-
monio dolciario italiano. Dal 1 gennaio
2016 la Conpait è la prima associazione
di categoria in Italia ad essere ricono-
sciuta come Onlus.
La nuova denominazione sociale è
un risultato fortemente voluto dalla con-
federazione, che porterà vantaggi e
agevolazioni alle aziende e ai professio-
nisti associati: tutti saranno protagonisti
nella scelta delle proprie erogazioni mo-
netarie, che diventeranno “liberali”, ov-
vero donazioni a favore di Conpait On-
lus.
Grazie a questa nuova forma giuridi-
ca viene elevato a 30mila euro il limite di
deducibilità per le imprese (precedente-
mente fissato a poco più di 2mila euro) e
per i privati. I professionisti e le imprese
saranno libere di valutare e scegliere,
per ogni donazione a favore di Conpait,
quale sia l’agevolazione più convenien-
te da seguire tra quelle previste dal Tuir
(Testo unico imposte sui redditi) oppure
ricorrere alle agevolazioni previste
dall’art. 14 D.L. 35/2005.
Questa variazione giuridica permette
anche a tutti i sostenitori, di godere delle
ConpaitPrima associazione di categoria riconosciuta Onlus in Italia
71maggio 2016 · Italia a Tavola
disposizioni relative al 5xmille dell’Irpef,
trasformando il contributo da beneficio
provvisorio a una forma stabile di finan-
ziamento di settori di rilevanza sociale.
Ogni associato o azienda, potrà quindi
decidere se appoggiare Conpait nella
formazione, nelle manifestazioni ed
eventi e inoltre in quale misura fiscale
detrarre dal proprio reddito complessivo
dichiarato.
Un importante traguardo raggiunto
nell’interesse di tutte le forze che ruota-
no intorno alla confederazione con l’o-
biettivo comune di sostenere e promuo-
vere le eccellenze della pasticceria ita-
liana di qualità. B cod 43654
Pasticceri · Professioni
Cambio di guardia in Conpait
Design, la giovane divisione
della Confederazione pastic-
ceri italiani dedicata esclusivamente alla
promozione e allo sviluppo del cake de-
sign in italia. A prenderne le redini, dopo
il passaggio di testimone da parte di Ma-
ria Cristina Schiazza, è Fabiola Frisa (nel-
la foto), attiva nell’associazione da molti
anni e parte integrante della squadra ita-
liana che ha partecipato lo scorso anno
al Cake International di Birmingham, por-
tando a casa ben otto ori e due argenti.
Classe 1989, la Frisa nasce come ve-
trinista e wedding planner e, nel 2012,
entra a pieno titolo nel mondo della pa-
sticceria e decorazione grazie al marito
pasticcere, Onelio Napoletani, lavorando
nella storica pasticceria di famiglia - Pa-
sticceria Franco di Penne (Pe) - fondata
dal suocero nel 1960.
L’amore per questo lavoro si trasfor-
ma presto in passione e l’esigenza di
perfezionarsi e aggiornarsi spinge la Fri-
sa a frequentare corsi con i maestri più
affermati, sia italiani che stranieri. Intanto
cresce la voglia di mettersi alla prova e
confrontarsi con i colleghi: dopo diversi
concorsi dedicati al cake design e alla
decorazione, nel 2015 arriva l’oro inter-
nazionale vinto al Cake International, la
prestigiosa manifestazione di Birming-
ham.
«Un ruolo importante questo di re-
sponsabile divisione Cake Design Con-
pait - ci racconta Fabiola Frisa - che rap-
presenta un nuovo stimolo, in un mo-
mento di decadenza di questo settore.
Cercherò di apportare il mio contributo,
affiancando i pasticceri e collaborando
insieme a loro così da abbinare il bello
alla qualità e al gusto, affinché il prodotto
già di per sé ottimo, possa risaltare sem-
pre di più all’occhio del cliente».
«Primo obbiettivo - prosegue la Frisa
- sarà quello di creare un gruppo per
ogni regione in grado di svolgere quanto
detto sopra e di condividere la propria
arte con le nuove leve, formandole e ac-
compagnandole lungo un affascinante e
articolato cammino. Spero, inoltre, di rag-
giungere gli obbiettivi che mi sono prefis-
sata al momento del mio incarico, contri-
buendo alla crescita di questa grande
famiglia, che è la Confederazione pastic-
ceri italiani». B cod 44034
Cambio della guardia in Conpait Design Alla guida passa Fabiola Frisa
Fabiola Frisa
72 Italia a Tavola · maggio 2016
L’inizio della primavera non la-
scia molto spazio al riposo dei
Maestri Pasticceri AMPI. Nel
mese di aprile si è disputata la decima
edizione del concorso Gran trofeo d’oro
della ristorazione italiana, svoltosi pres-
so Cast Alimenti. Tra i protagonisti attivi
a questa competizione il veterano Mae-
stro Maurizio Busi, allenatore della
squadra Iis Vergani Navarra, vincitrice
del primo premio sezione pasticceria. Al
tavolo della giuria il severo giudizio di
Iginio Massari e Maurizio Colenghi, im-
pegnati nella valutazione dei piatti pre-
sentati dagli allievi degli istituti alber-
ghieri in concorso.
Un importante evento, direttamente
collegato all’opera artistica “Christo:
The Floating Pier”, la lunga passerella
galleggiante che collegherà la sponda
bresciana del lago Sebino con Montiso-
la, ha visto il coinvolgimento attivo di
AMPI, in occasione dell’inaugurazione
della mostra Christo e Jeanne-Claude.
Water Projects, svoltasi il 6 aprile scor-
so, al Museo Della Città Santa Giulia di
Brescia. “The Floating Pier”, realizzata
dal massimo esponente di fama mon-
diale della corrente “land art” e realizza-
tore di opere su grande scala.
Dal 18 giugno al 3 luglio, il mondo in-
tero potrà passeggiare sulle acque del
lago d’Iseo. Durante la giornata di pre-
World Pastry Star Milano Accademici AMPI in prima linea
73maggio 2016 · Italia a Tavola
sentazione, oltre a un comunicato AMPI,
consegnato ai rappresentanti dei media
nazionali e internazionali, i Maestri Gio-
vanni Cavalleri, della Pasticceria Rober-
to di Erbusco (Bs), e Maurizio Colenghi,
della Pasticceria Dolce Reale di Monti-
chiari (Bs), hanno realizzato delicates-
sen dolci e salate offerte al pubblico al
termine della conferenza stampa, oltre
all’esclusivo dolce presentato al termine
della riservata cena di gala.
A metà maggio, si svolge la terza
edizione del World Pastry Star, il con-
gresso internazionale di pasticceria.
L’Hotel Magna Pars Suite d Milano, ospi-
terà le 10 migliori star della pasticceria
internazionale. Anche quest’anno il Ma-
estro Iginio Massari sarà moderatore
della tavola rotonda, in cui interverranno
gli Accademici Salvatore De Riso, che
parlerà di “Tecnologie in pasticceria: or-
ganizzazione del laboratorio e grandi
produzioni”, e Marco Antoniazzi, sull’ar-
gomento “Banqueting e alta pasticce-
ria”.
Proseguono attivamente i lavori per
il prossimo, importantissimo, appunta-
mento fissato per la fine di ottobre: il 23°
Simposio Pubblico AMPI, che si svolge-
rà nelle Marche, più precisamente a Re-
canati, in provincia di Macerata, promos-
so con impegno dal Gruppo pasticceri
Marche, composto da Roberto Canto-
lacqua Ripani, Armando Lombardi (Pa-
sticcere dell’anno AMPI 2015), Claudio
Marcozzi e Andrea Urbani. Trapelano,
intanto, alcune indiscrezioni relative al
tema che sarà il filo conduttore dell’e-
vento: Giacomo Leopardi e le sue poe-
sie.
Gli Accademici, suddivisi in gruppi di
lavoro, interpreteranno le odi del poeta
recanatese, realizzando un dolce e una
pièce artistica. Una bella sfida, che im-
pegnerà, non poco, l’abilità dei Maestri
Pasticceri. Si potranno seguire le news
del 23° Simposio Pubblico, attraverso
l’hashtag #SimposioAmpiRecanati.
B cod 44165
Pasticceri · Professioni
Piemontese di nascita, dopo diversi
anni di esperienza formativa, torna al
ristorante di famiglia “Tre Colombe”,
dove inizia le sua vera carriera come
pasticcere. Aprirà, in seguito, un suo
laboratorio di cioccolateria artigianale
per la produzione di dolci per ristoranti,
e dove nasceranno i “San Sebastianie-
si”, un dolce a base di nocciole e cioccolato, creati come omaggio al suo paese di
origine, San Sebastiano Po.
Amico di alcuni maestri pasticceri e cioccolatieri, tra i migliori talenti italiani, aiutato da
un’attitudine naturale, sviluppa la passione per questa professione e comincia a dedi-
carsi ad alcuni concorsi internazionali, ottenendo da subito importanti risultati: a marzo
2003 vince il primo premio nella sezione “dessert al piatto” al Gran Prix della Pasticce-
ria a Barcellona. Nel 2004, nel corso del Sigepa Rimini, si aggiudica il Grand Prix Barry
Callebaut Chocolate come miglior Chocolatier e si garantisce la partecipazione, come
unico italiano, al World Chocolate Masters di Parigi dove, alla finale di ottobre, conqui-
sta il secondo posto assoluto e vince il titolo per la miglior pralina.
Il suo palmarès prosegue con la vittoria di altri prestigiosi titoli nazionali e internazionali,
come la vittoria al Campionato Italiano 2005 di sculture in cioccolato, fino ad arrivare a
gennaio 2007 quando, in occasione della Coupe du Monde de la Patisserie di Lione,
vince la medaglia di bronzo e premio speciale come miglior torta al Mondo con la
torta “Jessica”. Nel 2009 entra a far parte di Accademia Maestri Pasticceri Italiani. È
autore del libro “Virtuosismi sul Cioccolato, con oltre 60 ricette di dolci al cioccolato.
Dopo un’esperienza di due anni negli Stati Uniti, più precisamente nella californiana
San Francisco dove, attraverso una sua società, realizza e vende ai ristoranti la versio-
ne dessert della rinomata “Jessica”, è rientrato in Italia e, proprio nel mese di aprile, ha
inaugurato una nuova pasticceria, nella sua San Sebastiano Po.
UN ACCADEMICO AL MESE
Fabrizio Galla
74 Italia a Tavola · maggio 2016
Professioni · Barman
Oggi la formazione rispecchia
grossomodo la poca volontà
politica di strutturare e organiz-
zare il comparto turistico nazionale da par-
te degli organi preposti. Partono progetti,
si odono proclami altisonanti, ma si investe
sempre meno soprattutto sulla formazio-
ne. E se ne parla in assoluto solo durante
le campagne elettorali. Il turismo con tutta
una schiera di aziende ricettive, dai resort
lussuosi ai modesti bed and breakfast, dai
ristoranti stellati ai semplici snack bar, rap-
presentano il comparto che in assoluto
produce più mobilità lavoro, alimenta l’e-
conomia di alcune zone quasi depresse e
soprattutto esalta l’aspetto e l’unicità geo-
grafica, culturale che fa dell’Italia il paese
(turisticamente) più desiderato al mondo.
Tuttavia, «La formazione degli addetti
ai lavori - afferma Fiorenzo Colombo, re-
sponsabile della comunicazione di Abi
Professional - sembra abbandonata a sé
stessa, tra scuole improvvisate, aziende
che producono format educativi e altri
soggetti che tentano, con diverse motiva-
zioni talvolta esplicitamente economiche,
di sostituirsi al ruolo dello Stato alla cultura
e formazione degli addetti ai lavori». Basti
pensare che negli istituti statali il program-
ma didattico dimentica la pratica, limitan-
dola a poche ore settimanali. Forse si pre-
sume che gli studenti, raggiunta la maturi-
tà, possano poi trovare una facile strada
per gli indirizzi universitari.
Diverso discorso per gli Enti di istruzio-
ne e formazione professionale, dove gli
insegnanti sono spesso essi stessi opera-
tori del settore, quindi professionisti, e la
presenza nel programma di ore di pratica
Abi Professionalpunta alla formazione Corsi basic per futuri barman
Le aziende ricettive italiane scarseggiano di giovani ben qualificati; questo perché la formazione degli addetti ai lavori sembra abbandonata a se stessa tra scuole improvvisate e soggetti poco competenti. Da questo punto di vista Abi Professional sta lavorando a un progetto formativo per i giovani
75maggio 2016 · Italia a Tavola
Barman · Professioni
è maggiore e consente perlomeno una
sufficiente conoscenza delle attrezzature
e delle tecniche di lavoro. Consideriamo
anche che le scuole non statali devono
fare i conti, e bene se vogliono quadrare il
bilancio.
Perché oggi un adolescente dovrebbe
frequentare un istituto alberghiero? «C’è
chi si indirizza alla professione di chef di
cucina - continua Fiorenzo Colombo - e lo
fa perché stregato dal fenomeno mediati-
co dei programmi sulla cucina, salvo poi
arrendersi e abbandonare alle prime pro-
ve pratiche con scavini e pelapatate, con
cipolle e carote, ganache e impasti. Si ge-
nera così una notevole richiesta di iscrizio-
ni per cucina e pasticceria e un calo esa-
gerato per sala e bar al punto di mettere a
rischio la creazione di una classe, sbilan-
ciando quindi i calcoli e i programmi eco-
nomici delle strutture formative».
Quindi, senza una reale richiesta di po-
sti di lavoro, si formano giovani che difficil-
mente troveranno un impiego che prose-
gue il loro percorso istruttivo. Altri tempi
quando il mestiere si rubava. Quello che
un tempo si chiamava gavetta oggi non è
più realizzabile. La richiesta è sempre di
giovani, con esperienza (si intende, spero
con studi alle spalle visto che fino a 18 non
si inizia a lavorare) e buona volontà. Oggi
giovani si può pure essere, con esperien-
za è difficile, e la buona volontà è una ma-
teria sempre più rara. Il comportamento, le
attitudini (sacrifici) e le conoscenze, doti
necessarie per essere un buon professio-
nista si forgiavano con la gavetta, col ruba-
re il mestiere al personaggio, chef, maitre
o barman che fosse.
Anni fa l’imprenditore si affidava al pro-
fessionista per la gestione del suo locale,
era imperativo. Oggi l’investitore non valu-
ta l’importanza del personale professioni-
sta, ma si affida a persone con limitate ca-
pacità organizzative e peggio ancora con
meno capacità manageriali. Lo scenario è
ormai scontato e inevitabilmente, si vedo-
no così locali che cambiano spesso ge-
stioni sino a chiudere definitivamente.
«La formazione fatta a partire dalle
scuole, dalle varie aziende e sul luogo di
lavoro - conclude Colombo - devono es-
sere sempre nei programmi di investimen-
to sia politici che imprenditoriali se voglia-
mo risollevare le sorti e l’immagine del
nostro turismo. Se pensiamo alle icone
alimentari italiane (spaghetti, pizza, espres-
so) bistrattate e usate da altre nazioni per
farne business vantaggiosi con fatturati in
salita da oramai molti anni, dobbiamo solo
recitare un mea culpa».
Solo la negligenza e superficialità degli
operatori ha fatto sì che in Italia sia difficile
bere un espresso di qualità, e la mancata
attenzione alla formazione ha contribuito a
creare un luogo comune, ovvero basta
schiacciare un tasto per avere un espres-
so; non si dice che per avere un espresso
perfetto bisogna avere la conoscenza, la
tecnica e l’abilità che si acquisisce solo
con la formazione quotidiana. In merito alla
formazione di una categoria specifica,
quella dei barman, interviene Ernesto
Molteni (nella foto), presidente di Abi Pro-
fessional, l’associazione che punta a dif-
fondere la cultura del buon bere, attraver-
so corsi e seminari ad hoc.
«L’Abi Professional è un’associazione
che ha lo scopo di divulgare e approfondi-
re la cultura del buon bere - dichiara Molte-
ni - del bere miscelato nella fattispecie
cocktails e del bere responsabilmente o
alternativo; promuove iniziative formative
attraverso corsi, masterclass e seminari ol-
tre che promuovere iniziative informative e
vari eventi a livello nazionale. Ulteriori
obiettivi sono quelli di riunire sotto un solo
logo tutta l’eccellenza del bartending italia-
no; esaltare la figura del barman e diffon-
dere, nell’ambito dell’ospitalità turistica, la
sua professionalità, volta alla somministra-
zione consapevole del buon bere e alla
educazione al suo consumo responsabile.
Abi Professional rappresenta oggi l’eccel-
lenza dei barmen italiani».
«Vogliamo sensibilizzare l’opinione
pubblica sul tema “bere responsabilmen-
te, un cocktail per tutti”. Nessuno deve pri-
varsi di momenti di socializzazione accom-
pagnandoli con un brindisi. Ovviamente, il
nostro obiettivo è quello di non puntare il
dito sugli alcolici, ma puntarlo sull’eccesso,
le leggi vietano il consumo di alcol a con-
ducenti di veicoli a motori e a persone che
hanno patologie o situazioni cui il consu-
mo di alcol non fa bene. Ecco perché sot-
tolineare l’importanza di una figura profes-
sionale e rassicurante nella mescita dei
cocktails. Una persona che conosca a fon-
do la materia dell’alcol e l’aspetto psicolo-
gico di alcune situazioni comportamentali
dell’essere umano. Per questo motivo ab-
biamo etichettato i cocktails in modo tale
che la clientela sia informata direttamente
su ciò che stanno bevendo elencando in
lista la capacità, la funzione, la gradazione
alcolica, la quantità di grammi di alcol
espressi, le kilocalorie e le note organolet-
tiche».
«Inoltre stiamo sviluppando e proget-
tando un’attività di Accademia rivolta so-
prattutto ai giovani per incrementare le
loro capacità con corsi di intaglio di frutta e
verdura, con master di tecniche culinarie
abbinate alla miscelazione dei drink, con
degustazioni organolettiche per aumenta-
re la qualità delle proposte, con corsi basic
completi dove anche il servizio nei nostri
locali viene contemplato e soprattutto con
la rivalutazione degli accompagnamenti
gastronomici da abbinare al cocktail utiliz-
zando tecniche moderne e prodotti di
qualità del territorio italiano». B cod 44161
Ernesto Molteni
76 Italia a Tavola · maggio 2016
Professioni · Barman
Il rito del tè, sicuramente uno dei più
antichi e nobili nel mondo orientale,
con il passare del tempo si è trasfor-
mato, a secondo delle persone, della sto-
ria, della cultura e della tradizione dei po-
poli. Quello del Martini Cocktail è un rito
altrettanto nobile, ma più recente nel
mondo occidentale se confrontato con la
storia orientale. Ma le due culture hanno
in comune la tradizione del tè.
Fondere diverse culture in una sola
non è impresa facile, ci vuole tempo. “Fu-
sion” è un termine attuale in cui popoli,
tradizioni e costumi si mescolano, così
come si mescolano gli ingredienti per
preparare buoni piatti e buoni cocktail.
Oggi vi è cultura nel mondo del bar-
tending, voglia di novità da parte della
clientela, riscoperta di valori e tradizioni
da entrambe le parti. Ed ecco che il “Tea
Martini Cocktail”, in modo semplice e na-
turale, vede la luce senza grandi stravol-
gimenti del bere di qualità, fondendo tec-
niche di lavoro, ingredienti vecchi e nuo-
vi, con aromi floreali e fruttati, armoniz-
zandoli ad un dosaggio equilibrato e mo-
derno fino a trovare il perfetto equilibrio.
Per questa particolare tipologia di
cocktail è stato scelto il London Dry Gin.
In primo luogo la gradazione non dovrà
essere inferiore ai 40°, vicino ai 45°, in
questo modo gusto e aroma del cocktail
rimarranno intensi ed equilibrati, ed in se-
condo luogo l’aroma delle diverse botani-
che arricchiranno il gusto del tè.
Tradizione, altissima qualità da sem-
pre, ricerca ed innovazione, hanno dato
vita, già da diversi anni, ad alcuni tra i mi-
gliori gin al mondo. Il gin è unico, nobile,
non ama mescolarsi con tutti, ma solo con
pari del suo calibro; per
questo è divenuto ingre-
diente eccezionale dei
“Tea Martini Cocktail”,
dove si fonde con una
bevanda altrettanto no-
bile e di antichissime tra-
dizioni quale il tè.
Il tè nelle varie tipologie sarà sempre
preparato, con una infusione a freddo,
con acqua naturale in bottiglia, la più
pura possibile. L’infusione dovrà durare
non meno di 6 ore, essendo quello a
freddo un processo diverso e molto più
lento di trasferimento delle proprietà e
principi del tè all’acqua.
Sarà il barman stesso a preparare l’in-
fusione, scegliendo la marca e la qualità
di tè che riterrà più opportune, tra quelle
a disposizione in ambito commerciale.
Comunque sempre tè in foglie delle tipo-
logie English Breakfast Tea, Earl Grey
Tea, Gun Powder Tea, Jasmine Tea, Black
Tea, Green Tea, Prince of Wales Tea,
Orange Pekoe Tea. Il dosaggio del tè in
foglie andrà rispettato per tutte le tipolo-
gie.
Sarà importantissima, a questo punto,
la coppa da cocktail, ben ghiacciata. L’i-
deale è conservarla in congelatore a
-20°C, ma se questo per motivi di spazio
non sarà possibile si potrà utilizzare del
ghiaccio tritato asciutto anziché i semplici
cubetti. Infatti, questi non raffredderanno
mai come il ghiaccio tritato, poiché non
riescono a toccare in modo omogeneo
tutta la superficie della coppa.
A questo punto servite velocemente
il Tea Martini Cocktail preparato, abbi-
nandolo ad uno snack. B cod 44313
Dall’incontro di culture lontane, l’irresistibile Tea Martini Cocktail
Ottenuto da tè e Martini Cocktail, che rappresentano rispettivamente prodotti frutto della cultura orientale e di quella occidentale, il Tea Martini Cocktail non può mancare nei bar di tendenza come proposta “fusion”
di Carmine Lamorte
77
xxx · Professioni
maggio 2016 · Italia a Tavola
Come è noto, i Regolamenti UE prevedono che il respon-
sabile delle informazioni trasmesse conformemente alla
normativa vigente, tramite il prodotto nel momento della
vendita, sia l’operatore del settore alimentare con il cui nome o
con la cui ragione sociale è commercializzato il prodotto.
Ma cosa succede se il prodotto viene venduto sfuso o con un
preincarto igienico? Innanzitutto chiariamo la differenza:
prodotti sfusi sono i prodotti venduti senza alcuna confezione
su cui è impossibile apporre una etichetta (frutta, ortaggi freschi,
prodotti di pasticcieria, di gastronomia);
prodotti preincartati sono invece, quei prodotti confezionati sul
luogo di vendita al momento dell’acquisto o immediatamente pri-
ma della richiesta di acquisto da parte del cliente ma sempre ai fini
della vendita immediata nello stesso luogo ove sono stati confe-
zionati (pane, carne fresca, formaggi e salumi al taglio).
preimballati, l’unità di vendita destinata a essere presentata
come tale al consumatore finale e alle collettività, costituita da un
alimento e dall’imballaggio in cui è stato confezionato prima di es-
sere messo in vendita, avvolta interamente o in parte da tale imbal-
laggio, ma comunque in modo tale che il contenuto non possa
essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio.
Le informazioni che devono essere presenti nelle prime due
categorie al momento della vendita sono, per ragioni di presenta-
zione del prodotto, differenti dalle informazioni imposte dal recen-
te Reg.UE 1169/11 sui prodotti preimballati.
Infatti, le regole, meno restrittive per gli alimenti commercializ-
zati sfusi o preincartati al momento dell’acquisto, sono legiferate
dal D.Lgs 109/92.
Le indicazioni obbligatorie per i prodotti sfusi e preincartati
sono:
denominazione di vendita;
elenco degli ingredienti o libro degli ingredienti;
peso totale e peso al netto della glassatura negli alimenti
surgelati;
indicazioni della presenza
di eventuali ingredienti allerge-
nizzanti.
A queste vanno aggiunte:
per le paste fresche: la sca-
denza;
per l’ortofrutta: la varietà l’ori-
gine e il calibro/categoria;
per i prodotti della pesca: la tecnica di produzione (pescato/alle-
vato)e la zona d’origine;
per i prodotti a base di carne: la quantità netta e il lotto;
per le bevande contenenti alcol in quantità superiore a 1,2% in
volume: il titolo alcolometrico volumico;
per i prodotti particolarmente deperibili: le modalità di conserva-
zione.
Tali informazioni devono essere apposte sul prodotto e/o sulla
confezione che lo contiene e/o sul banco di vendita. Nei casi più
comuni si appone vicino al bancone, dove sono esposti gli alimen-
ti, un cartello informativo a disposizione dei clienti nel quale sono
elencate le informazioni obbligatorie relative ai prodotti commer-
cializzati.
Per le bevande vendute mediante spillatura, il cartello informa-
tivo può essere applicato direttamente sull’impianto a fianco del-
lo stesso. Per i prodotti della pasticceria e della gastronomia, ivi
comprese le preparazioni alimentari pronte per la cottura, l’elenco
degli ingredienti può essere riportato su apposito registro (“libro
ingredienti”) o altro sistema equivalente da tenersi bene in vista, a
disposizione dell’acquirente, in prossimità dei banchi di esposizio-
ne dei prodotti alimentari. B cod 44314
Tel 02 39313088 www.giubilesiassociati.com - [email protected]
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
di Valeria AnnunziataResponsabile qualità e sicurezza alimentare
di Massimo Artorige GiubilesiTecnologo alimentare
Informazioni chiare in etichetta anche per prodotti sfusi o preincartati
78 Italia a Tavola · maggio 2016
Buffet, cibo e vino Non sempre c’è grande armoniaC
on un titolo così “forte”, è ne-
cessaria una premessa: il
menu, servito a tavola (placé)
oppure a buffet, deve rispettare una se-
quenza obbligatoria perché condizionata
dall’altrettanto rigida sequenza dei vini;
vale a dire, per il menu: piatti d’apertura
(i cosiddetti “antipasti”), primi piatti, piatti
di pesce, piatti di carne e infine dessert.
Per i vini, la sequenza non deve essere
diversa dalla seguente: spumanti per gli
aperitivi o per aprire, vini bianchi fermi per
le portate fino al pesce incluso, vini rossi
per i piatti di carne e infine vini da dessert.
Quando viene allestito un buffet in
piedi, tutto farebbe pensare ad una per-
fetta scenografia: tavoli ben apparecchia-
ti per le portate salate, spesso con cuochi
in divisa da grandi occasioni; tavoli per
le bevande e per i vini, con sommelier in
gran spolvero, bicchieri adatti perfetta-
mente puliti, vini disposti secondo le ca-
tegorie e alle giuste temperature, tavolini
d’appoggio per facilitare la degustazioni
dei piatti, cestini per gli eventuali rifiuti.
I problemi sorgono quando entrano gli
ospiti ed inizia “l’assalto all’arma bianca”.
Tutto diventa disarmonico quando si
apre il vero percorso delle portate che,
spesso sono state disposte in modo ar-
monico: prima le aperture poi i primi, i
secondi di pesce, quelli di carne e, dopo
un certo intervallo, i dessert che, come gli
aperitivi, riportano tutto nella normalità ma
solo perché serviti dopo, con i vini dolci.
Cosa succede realmente nella parte
centrale del servizio? È a questo punto
che i veri artefici del disordine entrano in
campo e sono proprio gli ospiti che, con
il piatto in mano, anziché gustare lenta-
mente le preparazioni, nell’ordine cano-
nico stabilito, per evitare code, passano
indifferentemente, per esempio, dall’a-
pertura alle carni e poi, quando i tavoli
sono meno affollati, il pesce e i primi piatti.
Nel migliore dei casi, l’ospite “da
buffet” prende un piatto più grande e,
per evitare successivi ritorni ai tavoli, si
approvvigiona di tutto il
menu in un colpo solo,
cerca un punto di appog-
gio per la degustazione
e si reca al tavolo dei vini
per fornirsene.
Qui, le regole sulla
sequenza ordinata dei
vini di cui sopra, viene il più delle volte
stravolta: non potendo tenere in mano
più di un bicchiere, passa con disinvoltu-
ra dal rosso al bianco o, addirittura, ai vini
spumanti.
Come rimediare? Ecco alcune solu-
zioni: la più corretta sarebbe che tutti gli
ospiti conoscessero le regole di degusta-
zione, sia per i cibi, sia per i vini e fossero
disponibili a qualche attesa in più ma con
migliori risultati per il palato e per il proprio
benessere; un’altra sarebbe quella per la
quale gli organizzatori facessero appa-
rire piatti e vini nella corretta sequenza,
creando in un certo modo una “scuola di
comportamento” indiretta. B cod 44296
OSSERVATORIO CORDONS BLEUS
di Toni Sàrcinapresidente Commanderies des Cordons Bleus Italia
79maggio 2016 · Italia a Tavola
80
Salute
Italia a Tavola · maggio 2016
Alimenti freschi e selezionati per una cucina funzionale... alla salute!H
o cercato per
anni una de-
finizione al
mio modo di fare cucina
e poi in un istante sono
bastate due parole “ali-
mento funzionale” e la
definizione, tra l’altro è stata coniata negli
anni ‘80 in Giappone, e calzava a pennel-
lo alla scelta dei miei elementi: alimento
fresco o elaborato contenente molecole
che vantano proprietà benefiche accer-
tate che possono ridurre il rischio di una
malattia e/o migliorare uno stato di salute.
Da puntualizzare che non si tratta di in-
tegratori o alimenti dietetici, ma di alimen-
ti come il pomodoro, l’aglio, lo yogurt, le
noci, i broccoli, il latte, o l’inulina, che non
è un alimento ma è contenuta nei topi-
nambur, nella cicoria e nel tartufo bianco.
La “cucina funzionale” consiste proprio
nella combinazione di vari elementi al fine
di ottenere una sinergia “funzionale”.
La scelta degli ingredienti della ricetta
che propongo, a primo avviso può sem-
brare casuale, ma in realtà creano un con-
nubio ottimale. I topinambur creano terre-
no fertile per l’azione dei fermenti lattici
perché preparano il tratto gastroenterico
all’assorbimento delle vitamine, sali mine-
rali, principi hormone-like (salvia), grassi
buoni degli altri alimenti. B cod 44319
Gnocchi di topinambur, zucca, noci, salviaIngredienti: 200 g zucca, 60 g topinambur, 50 g ricotta, farina tipo 1 o
integrale q.b., sale q.b., salvia foglie fresche, 100 g di crescenza con fermenti lattici, burro q.b.,
noci q.b.
Preparazione: per la cottura zucca togliete i semi e cuocete a “secco”, cioè senza aggiunta di
acqua, in forno o al microonde lasciando la buccia che eliminerete con facilità. Per la cottura
topinambur lavate bene ed eliminate ogni
residuo di terra, ma non sbucciateli perché’
la parte esterna è ricca di vitamine e sali
minerali. Cuocete in padella con olio d’oliva e
acqua aggiunta poco alla volta giusto per non
fare attaccare, in modo che a fine cottura non
dobbiate scolare per non perdere il prezioso
elemento che si disperde in acqua.
Lasciate raffreddare i due componenti e
riduceteli in purea anche grossolana se non vi
crea fastidio la texture. Aggiungete la ricotta
e la farina poco alla volta lavorando la massa
delicatamente fino ad avere un composto
compatto e morbido, salate. Lasciate riposare
per 20 minuti in luogo fresco. Potete creare i
gnocchi aiutandovi con un cucchiaio, o con un
sac à poche oppure se li graditi più consistenti
lavorate come per normali gnocchi di patate.
Cuocete in acqua salata e colate appena
affiorano. In un tegame fate sciogliere del
burro e rosolate qualche foglia di salvia, poi
noci finemente tritate. Mescolate la crescenza
fino a rendere una crema e mettete una dose
sul fondo del piatto, i gnocchi e infine irrorate
con burro, salvia e noci.
Perché abbiamo aggiunto la crescenza fresca?
Per mantenere integri i fermenti che con il
calore andrebbero persi.
di Milly Callegari
82
Locali
Italia a Tavola · maggio 2016
Mezzatorre Resort & SPA Via Mezzatorre, 23 · 80075, Forio d'Ischia (Na) Italia
Tel. +39 081986111 · Fax +39 081986015 · [email protected]
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83
Locali
maggio 2016 · Italia a Tavola
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84 Italia a Tavola · maggio 2016
Tre ambienti in un format unico in Italia: al piano terra sushi bar con le pietanze che scorrono su tapis roulant; la sala superiore è dedicata alla cucina Yakiniku; al piano inferiore un privé lounge con wine & saké bar
84
The Market PlaceKome, cucina giapponese a Firenze Kaiten sushi e grill sulle tavole
85maggio 2016 · Italia a Tavola
Situato nel centro storico di Firen-
ze, Kome - Kaiten Sushi, Barbe-
que Restaurant e Sushi Gallery -
si sviluppa su tre livelli, fra piazza Peruzzi,
la volta dei Peruzzi e via De’ Benci, per un
totale di 500 metri quadrati. Un nuovo lo-
cale che propone nuovi spazi del gusto.
Tre ambienti in un format unico in Italia.
L’ingresso di Kome si apre sul Kaiten
Sushi, il sushi bar dove le varietà di sushi
sono disposte su un tapis roulant che
scorre davanti al bancone. Al kaiten ogni
piatto ha un colore, e ogni colore un prez-
zo. Piatti esotici e creativi, creati sotto i
nostri occhi da cuochi giapponesi, sfilano
sul nastro in attesa di essere scelti per of-
frire un pasto completo o un più frugale
lunch.
Non solo sushi: sul kaiten sfilano altre
specialità della cucina giapponese, come
la tipica tempura, le zuppe, le insalate, la
pasta, il sashimi e i dessert, per acconten-
tare anche chi non desidera mangiare
pesce crudo ma vuole gustare i sapori di
questa cucina.
Il piano superiore, elegante e sobrio,
propone per la prima volta in Italia - e
questa è la principale novità del locale - la
cucina Yakiniku ovvero la cottura della
carne alla griglia. La sala è dislocata fra
spazi di varie dimensioni, e ogni tavolo ha
un fornello incastonato nel centro munito
di un sofisticato sistema di aspirazione in-
terna dei fumi.
Per questa tipica cottura sono utilizza-
ti vari tagli di carne e di pesce marinati in
salse speciali. Tutte le pietanze sono ac-
compagnate da condimenti e verdure
con guarnizioni originali. Il cliente potrà
ordinare pesce, carne e verdure nei
menu del giorno proposti dalla cucina,
controllando personalmente la cottura
del cibo e cucinando con il proprio barbe-
que.
Il terzo livello del locale, al piano infe-
riore, con un design dalle linee classiche
nel bellissimo ambiente con soffitto a vol-
te, ospita un privé lounge con angolo
wine & saké bar, per un tranquillo aperiti-
vo o dopocena. Spazio alternativo dedi-
cato a eventi privati, incontri e presenta-
zioni, è un’area versatile che completa gli
ambienti di Kome. È l’unico spazio adibito
a fumatori. B cod 44316
85Aprile 2016 · Italia a Tavola
Kome
via De’ Benci 41R - 50122 Firenze
Tel 055 2008009 - www.omefirenze.it
86
Locali
Italia a Tavola · maggio 2016
Il Gelatiere dal 1984 Piccola pausa di dolcezza in EmiliaD
ue famiglie e tre generazioni
unite dalla passione per la tra-
dizione e dal coraggio di spe-
rimentare. La famiglia Lavelli e la famiglia
Mastromatteo sono garanzia di qualità sin
dal 1984, anno in cui nonno Domenico,
insieme ai fratelli Andrea e Pierino, iniziò
l’attività di gelatiere, in franchising, nel
cuore di Castel San Giovanni (Pc), storico
paesino dell’Emilia, definito la “Porta della
Val Tidone”. È però all’inizio degli anni ’90
che inizia l’inarrestabile evoluzione de “Il
Gelatiere”, con il venir meno dell’accordo
che lega il locale al marchio d’origine. Da
quel momento non solo gelato, dunque,
ma anche pasticceria, caffetteria e ciocco-
lateria per nonno Domenico e per la figlia
Emanuela che, insieme al marito Luigi, fan-
no della qualità della materia prima la loro
arma vincente.
«Pasticcini, torte e gelato sono i nostri
punti di forza anche se l’alta qualità in tut-
ti i campi ci permette di avere eccellenze
in ogni prodotto», spiega Davide Mastro-
matteo, terza generazione insieme alla
sorella Camilla e alla compagna Federica.
«Ormai tutti producono tutto quindi, per di-
stinguerci dalla concorrenza, puntiamo su
materia prima e cura dei dettagli».
Bellissimi alla vista e buonissimi all’as-
saggio, i prodotti proposti da “Il Gelatiere”
nascono da una continua evoluzione che
dura da più di trent’anni. E l’evoluzione
c’è stata anche nella forma con un impor-
tante restyling dello storico locale a cura
di Costa Group. Massima trasparenza e
materiali naturali caratterizzano la nuova
veste de “Il Gelatiere dal 1984”. Il labora-
torio a vista garantisce un contatto diretto
tra artigiano e cliente, così come anche la
vetrina a due porte, che permette il pas-
saggio delle torte dalle mani del pasticce-
re al cliente.
La zona caffetteria, distinta da quella
gelateria, ha per protagonista una mac-
china per il caffè professionale mentre il
banco semifreddi ricorda, nella forma, un
baule, a significare qualcosa di appena
arrivato, quindi freschissimo. Ceramica
bianca per il laboratorio e per il frontale
del banco a richiamare pulizia e freschez-
za mentre a terra e su una parete gres
porcellanato effetto legno a ricreare un
atmosfera il più calda e naturale possibile.
Il marmo all’ingresso conferisce la giu-
sta importanza al locale mentre l’intelaiatu-
ra in ferro della porta, con saldatura a vista,
ha il sapore del passato. B cod 44202
Il Gelatiere dal 1984
Piazzale Gramsci 2/G - 29015 Castel
San Giovanni (Pc) - Tel 0523 881974
88
Locali
Italia a Tavola · maggio 2016
I l Parco San Marco Lifestyle Beach
Resort, situato a Cima di Porlez-
za sul lago di Lugano, appartiene a
Châteaux & Hôtels Collection. L’alber-
go 4 stelle superior, circondato da un
incantevole parco subtropicale, si di-
stingue per la rigorosa conservazione
dell’habitat naturale e la bellezza del
paesaggio.
A ridosso del parco vivono, infatti,
alcune tra le specie più importanti di
mammiferi e rapaci presenti lungo
l´arco Prealpino. Non è difficile imbat-
tersi in cervi, caprioli, scoiattoli e sco-
prire la salamandra pezzata, la cui pre-
senza è sinonimo di ambiente salubre
e pulito.
Le camere e le suite sono arredate
in stile moderno con un tocco ricer-
cato. La De Luxe Suite ha un’ampia
terrazza con vista sul lago, tinte tenui
alle pareti, divani e tendaggi nelle va-
rie sfumature del bianco. Situata nel
punto più alto del resort, la Hill Top
Hideaway Villa Olivo, con una bella
stufa in ceramica e una grande vasca
idromassaggio, ricorda il tipico rustico
del diciottesimo secolo. L’area benes-
sere alterna ai benefici dell’acqua il
desiderio di calde coccole. Come nel
Vitarium dove il calore, il vapore e le
essenze profumate, uni-
ti alla musica da medita-
zione e all´illuminazione
monocromatica, stimola-
no le vie respiratorie ed
il sistema immunitario.
Il padiglione meditativo
è lo spazio ideale per “pensare oltre”,
raggiungere un profondo rilassamento
e ritrovare l’armonia tra corpo, spirito e
anima. Piscina con acqua calda, sauna
finlandese, percorso Kneipp, relax pool
esterne e spiaggia privata completano
l’offerta.
I trattamenti spaziano dai massaggi rilas-
santi agli avvolgimenti corpo con argilla,
nota per le sue proprietà anti infiamma-
torie.
Da provare il peeling purificante ai fiori di
lavanda con olio di vinaccioli, sale mari-
no e fiori di lavanda, coltivata all’interno
del Parco San Marco. Per riequilibrare il
sistema energetico suggerito il Chakra
Balancing. Con delicatezza si posano le
mani sui chakra, si mantiene la posizione
per alcuni minuti e l’energia scorre nel
corpo. B cod 44291
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di Porlezza (Co) - Tel +41 91 923 40 86
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di Leonardo Feliciandi Lucia Siliprandi
Sulle pendici del
Col Alt, il mon-
te che da 2mila metri
domina Corvara in
Alta Badia ed è porta
di ingresso dello Ski-
carosello più famoso
d’Italia, uno dei comprensori del circuito
Dolomiti Superski, 454 impianti di risa-
lita per 1.200 km di piste, lo Sporthotel
Panorama della famiglia Costamoling è
un 4 stelle rimesso a nuovo con cura
dei particolari, soffitti lavorati in legno e
travi a vista nelle camere, sia nell’edificio
principale sia nella dependence.
Le stanze sono confortevoli e acco-
glienti. Tra i luminosi ambienti comuni
del piano terra va citata la sala lettura.
Il piacere dell’ambiente si combina con
la gastronomia di livello del ristorante
“Zirmstube” in estate e nel ristorante
“Stüa Ladina” in inverno. In estate l’of-
ferta dell’albergo, presente anche sul
portale dolomiti.it, si rivolge a chi ama
la vita all’aria aperta approfittando del-
la natura circostante per passeggiate a
piedi o in mountain bike. B cod 43540
SPORTHOTEL PANORAMA IN ALTA BADIA UN’OASI DI TRANQUILLITÀ TRA LE PISTE DA SCI
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89maggio 2016 · Italia a Tavola
Fuga sulle colline della Maremma all’Argentario Golf Resort & Spa
Regalarsi una fuga in Maremma
significa godere di una terra sug-
gestiva che si snoda tra le spiag-
ge del Mar Mediterraneo e le dolci colline
al sud della Toscana. Tra gli ulivi centenari
di questi luoghi, l’Argentario Golf Resort &
Spa sorge in tutta la sua elegante struttura a
forma di libellula: 5 stelle, campo da golf 18
buche, centro benessere di quasi 3mila mq
e ristorante gourmet, “Dama Dama”.
Il mare contorna il paesaggio, ma è lon-
tano e quando si entra all’Argentario Golf
Resort l’impressione è quella di entrare in
un piccolo mondo isolato dal resto. L’am-
biente circostante autentico, boschivo bat-
tuto dai butteri maremmani, quasi contrasta
con le linee pulite che l’interior designer An-
drea Fogli ha creato. Una location creata e
ideata dal noto ristoratore Fabrizio Santucci,
patron de “Il Caminetto” di Roma.
Davvero singolare il “Dama Dama”, il ri-
storante che riprende il nome scientifico del
daino, splendida specie che si può trovare
nei boschi che circondano il resort. Piatti
semplici a pranzo, la sera la carta diventa
più elaborata e stimolante. Con l’attenta
supervisione dello chef Nicola Angelini,
l’ospite avrà la possibilità di scoprire come
la cucina dietetica possa rivelarsi gustosa
e fantasiosa attraverso un menu apposita-
mente studiato, avvalendosi dell’utilizzo di
prodotti biologici.
La location panoramica e l’eleganza
della struttura creano il luogo ideale anche
per percorsi di degustazione. Le magnifiche
vetrate fanno sì che si possano apprezzare
i colori intensi del cielo e della vegetazione,
così come i profumi della macchia mediter-
ranea che si possono godere nella Terraz-
za - un perfetto Fumoir Open Air - dove si
possono degustare dei buoni puff abbinati
ad una ricca selezione di distillati. Bella di
giorno, ma ancor più bella di notte: ideale
per vedere il cielo stellato, specialmente
quando non appare la luna. B cod 44305
Argentario Golf Resort & Spa
via Acquedotto Leopoldino - 58018
Porto Ercole (Gr) - Tel 0564 810292
www.argentariogolfresortspa.it
90
Locali
Italia a Tavola · maggio 2016
Triflisco, con sua fonte che conob-
be fasti in epoca romana, è borgo
a circa metà strada tra Caserta e Ca-
pua. Decenni scellerati ne connotano
l’offerta di ristorazione a livello di “ma-
trimonifici” e a fronte di tale fama, ad
oggi permanente, ancor più meritorio e
degno di nota è il coraggioso tentativo
della famiglia Di Grazia, papà Fernando
e i figli Simona e Cesare. Ed è proprio
Cesare, cresciuto nel locale di famiglia,
a lasciarsi prendere dal fuoco sacro, è il
caso di dire così, del forno a legna.
Intraprende così, giammai improvvisan-
do, bensì studiando e acquisendo va-
riegate esperienze, l’arduo non breve
percorso che gli consente così, attual-
mente, di essere il valente pizzaiolo che
tanto meritato successo comincia a ri-
scuotere. Sale ampie, tavoli ben distan-
ziati tra loro e una mise en place che è
piacevolmente elegante; ciò assoluta-
mente non stride con l’arrivo della pizza
a tavola. Il servizio è celere e garbato.
In coerenza con la vision che Cesare
e papà Fernando hanno della pizzeria
di qualità, l’offering non è melanconica-
mente sterminato. Rotazione stagiona-
le, anzi, a fronte dell’accorta scelta degli
ingredienti che sostanziano topping e
farcie. La Mozzarella di Bufala Campa-
na Dop è quella che proviene dal vicino
Caseificio La Baronia. Gli
oli provengono dal circo-
stante territorio, con pre-
valenza di drupa caiaz-
zana. Anche i pomodori,
in prevalenza sono Dop,
primo tra essi il San Mar-
zano. Grande cura, ben oltre il dissennato
km zero, nella provenienza dei Prosciutti
e di alcuni provvidenziali formaggi; pres-
soché tutto Dop.
Origano dal vicino Matese, con suo profu-
mo distintivo. Meditati assaggi di due clas-
sici: la Margherita e la Marinara. Saporite
e nel contempo di virtuosa levità. Imper-
dibile, per maestria tecnica di esecuzione
e per rotondità di profumi e sapori, la Ve-
race. È work in progress la carta dei vini
ed è già ben strutturata l’offerta di birre,
tutte gradevoli ed in grado di abbinarsi
molto bene alle pizze. Dolci provenienti
dalle migliori pasticcerie della zona, così
come alcune chicche liquoristiche della
Distilleria Petrone di Mondragone (Ce). Il
locale eroga anche servizio ristorante. In
due, due ottime pizze, due ottime birre e
dolci in chiusura, il modico conto di trenta-
cinque euro. B cod 44008
INGREDIENTI DI QUALITÀ E FORMAZIONE AL RISTORANTE “ANTICA SICOPOLI”
Antica Sicopoli
via Sicopoli 4, loc. Triflisco - Bellona
(Ce) - Tel 0823 960158
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di Vincenzo D’Antonio
NAPOLI EAT&DRINK
I l nome è un pro-
gramma: “A La Vec-
chia Scuola”. Nasce
proprio dal recupero di
una elementare di tanti
anni fa, in mezzo alle
campagne della Tuscia
viterbese, a Ronciglione, e non dimen-
tica le origini didattiche della struttura,
anche se declinate alla conoscenza
delle eccellenze agroalimentari del ter-
ritorio. Rita Salimbeni è una giornalista
del settore e ha riportato in questo po-
sto incantevole tutta la sua conoscenza
professionale dell’agroalimentare.
Prima di questo, però, A La Vecchia
Scuola di Ronciglione si va per dormire
in un posto accogliente che servirà da
base per alcune escursioni in una terra
ricca di storia e di tradizioni, anche ga-
stronomiche.
La struttura inoltre offre la possibilità
di fare una degustazione completa di
prodotti tipici su prenotazione, oltre a
romantiche cene a tema nel winter gar-
den, pic nic sul lago e corsi dedicati di
cucina tradizionale. Un posto da non
perdere. B cod 44283
“A LA VECCHIA SCUOLA”, RELAX TRA NATURA E SPECIALITÀ LOCALI
A La Vecchia Scuola
via Cassia Cimina 66 - 01037
Ronciglione (Vt) - Tel 0761 659323
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AGRIGUSTA
di Alessandro Maurilli
Locali
Apochi mesi dall’apertura, “L’oste e
la Civetta” ha già conquistato quel-
la fascia di gourmet esigenti che consi-
derano scontati requisiti come qualità,
eleganza, e cortesia. Qui il titolare Carlo
Corbò (nella foto con Christian Martin)
ha voluto andare oltre e offrire ai clienti -
meglio definirli ospiti di riguardo - quanto
può dare una grande passione unita alla
competenza acquisita ai vari angoli del
mondo. Christian Martin, giovane asador
argentino sovrintende alla griglia di pie-
tra lavica a vista, dietro la vetrina delle
carni, must de locale, che sono espo-
ste in tipologie davvero insolite: Black
Angus americano, Angus scozzese e
irlandese, Wagyu Beef Australiano, Beef
Short Horn scozzese, Fassona piemon-
tese e Chianina. Ai fornelli c’è lo stesso
Carlo Corbò, impegnatissimo a persona-
lizzare ogni piatto secondo i desideri del
cliente e a fare brevi incursioni in sala
per spiegare come un certo tocco possa
valorizzare le materie prime e il loro deli-
cato rapporto con il fuoco.
Un altro must del locale - e non è facile
trovarlo altrove - è il King Crab del mare
di Bering, dalla polpa squisita e servito
nature, in pasticcio con aneto o in crema
con linguine. In menu, oltre alla classica
presentazione dagli antipasti al dessert,
figura una lista di zuppe, da quella di ci-
polle alla ribollita toscana. Ma prima an-
cora, da non perdere in attesa dei piatti
centrali, sono i Taglieri in cui convivono
alla grande sapori intensi e fantasia.
Gli abbinamenti sono sorprendenti, da
quello della Civetta (Salame di Cervo,
prosciutto di Parma 24 mesi e quello
Toscano cotto a legna, lardo di Cinta
senese e burratina di Andria) a quello
del Bosco (Robiola al tartufo nero, Blu di
bufala, Raschera d’alpeggio, Burratina
affumicata e Cremoso di bufala).
Da provare anche il Tagliere dei fiordi
composto da una sele-
zione di salmoni affumi-
cati: scozzese alle erbe,
norvegese al fumo di
faggio e svedese alla
senape dolce, accom-
pagnati da crostini di
pane al burro bavarese. In varie versione
i gamberi Tiger Prawns, tra i più saporiti.
Un omaggio alle cucine regionali sono i
primi: Spaghetti alla carbonara e tartufo
bianco, Pasta alla Norma, Fusilli Kamut
alla crema di formaggi e tartufo nero.
Tortelli di coda alla vaccinara al burro e
maggiorana. Per la griglia il prezzo della
carne, piatto forte, è a peso e secondo
la qualità.
Qualche prezzo: primi dai 12 ai 16 euro,
Taglieri 9, Filetto al lardo di Colonnata,
cipolle rosse e balsamico 18, lo stesso
alla crema di Roquefort 22, Selezione di
salsicce nazionali 12, Tiger Prawns al car-
toccio 16 e il superbo King Crab 28.Carta
dei vini non sterminata ma di qualità e
con un ricarico accettabile.
Vale senz’altro la pena di provare “L’O-
ste e la Civetta”, allontanandosi per un
po’ dalla pazza folla capitolina per go-
dersi anche le bellezze dell’arte razio-
nalista del quartiere dell’Eur.
B cod 44289
di Mariella Morosi
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92
Eventi
Italia a Tavola · maggio 2016
Da venerdì 10 a domenica 19 giu-
gno 2016 torna l’appuntamento
con “Vinòforum - Lo Spazio del
Gusto”, kermesse dedicata al vino e al
cibo di qualità in scena presso Lungoteve-
re Maresciallo Diaz a Roma, che avrà
come media partner Italia a Tavola. Dieci
giorni di incontri con vignaioli e grandi
chef, degustazioni, show cooking, lezioni
didattiche, laboratori e tanto altro per un’e-
dizione, la 13ª, che per quest’anno ha in
serbo grandi sorprese. Questi i numeri di
una manifestazione che si presenta alla
grande:
uno spazio di 10mila metri quadri
500 cantine vitivinicole
2.500 etichette in degustazione
30 grandi chef
10 maestri pizzaioli
20 Temporary restaurant
Protagonista indiscusso della manife-
stazione è il vino, grazie alla partecipazio-
ne delle più rinomate aziende italiane ed
internazionali che già negli anni passati
hanno saputo attrarre l’attenzione di ap-
passionati e semplici curiosi, operatori ed
esperti del settore, ristoratori e chef, la cui
affluenza ha toccato nella scorsa edizione
la quota di 40mila presenze. Proprio agli
operatori del settore è dedicato “Monday-
Sunday Class”, pensato per creare e svi-
luppare opportunità di business.
Diversi saranno i momenti dedicati
all’alta cucina grazie alla partecipazione di
10 chef stellati europei e 10 tra i più grandi
cuochi italiani che creeranno dei menu
esclusivi in abbinamento con alcune delle
più importanti cantine italiane e maison del
mondo. Grande attenzione anche alla piz-
za di qualità: 10 tra i migliori maestri pizza-
ioli della Penisola incontreranno altrettanti
chef stellati, dando vita a eclettiche e gu-
stose collaborazioni a 4 mani. A fare da fil
rouge ovviamente il vino con grandi eti-
chette scelte ad hoc.
Dopo il successo della scorsa edizione
torna inoltre lo spazio dedicato ai Tempo-
rary restaurant, che vedrà l’avvicendarsi di
16 ristoranti italiani e 4 internazionali che
per l’occasione proporranno menu
gourmet a prezzi da street food.
Ad inaugurare Lo Spazio del Gusto di
Vinòforum sarà la “Roma Wine & Food
Week” che, dal 3 al 9 giugno, invaderà tut-
to il territorio cittadino con un calendario
ricco di eventi: corsi di cucina, degustazio-
ni guidate, banchi di assaggio nei musei e
nei teatri, incontri culturali, laboratori per i
bambini, corsi sulla nutrizione, dedicati a
tutti i wine & food lover. Per informazioni:
www.vinoforum.it. B cod 44240
A Roma tutto pronto per Vinòforum 13ª edizione ricca di sorprese
Incontri con vignaioli e chef, degustazioni, show cooking, lezioni, laboratori... Dal 10 al 19 giugno al Lungotevere Maresciallo Diaz torna l’evento che da 13 anni apre la stagione estiva del mondo dell’enogastronomia. Italia a Tavola sarà media partner
GIUGNO
Dal 10al 19
BAR ORIENT & BAR LAGO
94 Italia a Tavola · maggio 2016
99 marzo 2014 · ItalIa a tavola
tecnologia · attrezzature
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Seguici sul sito, iscriviti alla newsletter, guarda i video su ristotv, scopri la nuova APP e...
95
Eventi
maggio 2016 · Italia a Tavola
Sin dall’inaugurazione, avvenuta in
chiusura del “Premio Italia a Ta-
vola” (l’evento organizzato a ini-
zio aprile da Italia a Tavola insieme a
Confcommercio Toscana, Fipe ed Ebtt
con il patrocinio del Comune di Firenze,
vedi codice articolo B 43836), era chiaro
che il progetto avrebbe avuto un grande
successo. Ora restano pochi giorni - fino
al 30 maggio - per visitare la mostra “Ap-
punti di stile dell’Italia a tavola”, allestita al
Museo Bardini di Firenze e curata da Anna
Lapini, presidente di Confcommercio To-
scana, e Anna Maria Tossani. Sono già
molti i visitatori che hanno potuto ammira-
re le scenografiche “mise en place” che
compongono la mostra. L’esposizione ri-
percorre l’arte del ricevere attraverso i se-
coli, le abitudini familiari e il design, grazie
al contributo di storiche famiglie toscane.
Quello della tavola è stato uno dei
temi che hanno caratterizzato la due gior-
ni fiorentina. Tra le iniziative che hanno
destato maggiore attenzione e curiosità,
l’installazione posizionata all’ingresso di
Palazzo Borghese per la cena di gala del
2 aprile. Una grande tavola imbandita, con
pani fatti con particolari varietà di grano e
altri cereali, abbinati a gioielli realizzati da
Crystal Couture.
La mostra si può visitare anche su
smartphone e tablet. La brochure di pre-
sentazione è scaricabile dalla App Italia a
Tavola o sfogliabile su ISSUU. Per informa-
zioni, vedi codice articolo B 43842.
A Firenze resta alta l’attenzione alla tavolaUltimi giorni per visitare la mostra al Bardini
96
Attrezzature
Italia a Tavola · maggio 2016
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Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
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Attrezzature
Italia a Tavola · maggio 2016
In tavola arriva “Pure”
Rustico ed emozionale
99
Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
Atavola, al ristorante, ciò che
conta è l’emozione. Si tratta
di uno stato d’animo che non
nasce soltanto dall’intensità dei pro-
fumi e dei sapori dei piatti. Di certo la
passione, la tecnica, la creatività che il
cuoco impiega nella preparazione del-
le pietanze è fondamentale per regala-
re al cliente una piacevole esperienza
sensoriale. Ma non è tutto. L’emozione
nasce anche dalla mise en place, in
particolare dal piatto che “incornicia” la
preparazione dello chef.
La ristorazione moderna ha attra-
versato tante fasi, assecondando le
tendenze più disparate: dai piatti ele-
ganti e di grandi dimensioni a quelli
“minimal” di richiamo orientale, fino ai
servizi più rustici e informali. Da alcu-
ni mesi Cifa, Centro italiano forniture
alberghiere con sede a Lomazzo (Co),
ha trovato una chiave di lettura nuova
nella concezione del servizio da tavola
per la ristorazione: ha assecondato il
desiderio dell’operatore di personaliz-
zare il più possibile la propria mise en
place.
È nata così la linea “SuMisura”: piatti
realizzati con tecniche artigianali e de-
corati a mano, una collezione esclusiva,
completa e versatile, capace di garan-
tire la soluzione perfetta per ogni stile,
gusto ed esigenza, destinata ad un tipo
di ristorazione per lo più di alto livello. E
proprio sull’onda del grande successo
ottenuto da “SuMisura” è nata un’altra
linea di porcellane, ispirata alla stessa
filosofia del “fatto a mano”, del colore
caldo, delle linee emozionali, pensata
per tutte le fasce di ristorazione.
Infatti la collezione “Pure”, a mar-
chio Royale e distribuita da Cifa, è
ideale per ogni tipo di ambiente, dalla
trattoria di campagna al ristorante più
ricercato, ed è il connubio perfetto fra
armonia, resistenza e qualità perfor-
manti. L’obiettivo della linea, attraverso
il suo fascino particolare, è quello di
emozionare il commensale e di fargli
vivere una tavola rustica e informale, a
prescindere dall’età.
Il tipo di porcellana, bianca con
decorazione pennello fatte a mano, e
l’essenzialità dello stile rendono questi
piatti la soluzione giusta per qualsiasi
esigenza; una tavola dall’aspetto gen-
tile, per chi si sente in sintonia con la
natura.
“Pure” è disponibile in 3 varianti:
Grey, ispirato al marmo; Brown, inno
alla terra e alla natura; e Azure, a richia-
mare la limpidezza e la leggerezza del
cielo azzurro. Le loro forme arrivano di-
rettamente dal passato, ma rivisitate in
chiave moderna, e aiutano a replicare
l’atmosfera semplice e calda della con-
vivialità di una volta. B cod 44164
Distribuito da: Cifa
Centro italiano forniture alberghiere
via Della Traversa 1 - 22074 Lomazzo
(Co) - Tel 02 96779084 - www.cifasrl.it
100 Italia a Tavola · maggio 2016
Vassoi, brocche, bicchieri, pirofile,
ma anche scaffalature, carrelli,
camsquares, bacinelle e conte-
nitori isotermici. Sono i prodotti di Cambro,
azienda americana leader nella produzio-
ne di articoli per la ristorazione collettiva
di altissima qualità, che da oltre 60 anni
fa della sicurezza del cibo la sua filosofia.
Ridurre gli sprechi, migliorare il servizio, ri-
sparmiare tempo, ridurre contaminazioni e
infezioni alimentari: questi i plus alla base
dei prodotti Cambro, studiati per soddisfa-
re le esigenze degli operatori.
Master distributor in Italia del marchio
statunitense è la divisione Complements
di Pentole Baldassare Agnelli. «Oggi le
esigenze della ristorazione sono molte-
plici», spiega Matteo Grossi, responsabile
del catalogo Agnelli Complements. «Tutte
le attività legate alla fornitura di alimenti
e bevande dal ristorante o nell’ambito di
grandi eventi, come ad esempio meeting
e cerimonie, o nelle mense scolastiche,
ospedaliere, aziendali, ecc., devono ri-
spettare severe leggi per il mantenimento
e trasporto degli alimenti. Cambro è la ri-
sposta a quella necessità di provvedere a
mantenere cibo di qualità fin dall’acquisto
delle materie prime e al di fuori del luogo
in cui vengono cucinati».
Chiara espressione di questa esigenza
del mondo professionale sono i contenito-
ri isotermici, per l’esattezza i Cam GoBox.
L’ultimissima linea Cambro di contenitori
da trasporto ultraleggeri e durevoli in EPP
è la soluzione ideale per mantenere inal-
terata la qualità degli alimenti e garantirne
le temperature. E non solo, prima di esse-
re introdotti nel mercato, i contenitori iso-
Qualità del cibo inalterata con i contenitori professionali CambroRidurre gli sprechi, migliorare il servizio, risparmiare tempo, ridurre il rischio di contaminazioni e infezioni alimentari: questi i plus dei prodotti Cambro, studiati per soddisfare le esigenze degli operatori Horeca
101
Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
Pentole Agnelli
via Madonna 20 - 24040 Lallio (Bg)
Tel 035 204711 - www.pentoleagnelli.it
Caratteristiche tecniche Cam GoBox a caricamento dall’alto (EPP160; EPP180; EPP180s) MANICI ERGONOMICI: I comodi manici permettono di sollevare
la Cam GoBox in modo facile e sicuro.
FACILE CARICO E SCARICO: Gli incavi delle pareti interne
facilitano caricamento e scaricamento per le bacinelle GN 1 /1 e 1 /2
IMPILAGGIO INTERNO: L’esclusivo design ad impilaggio interno
fa risparmiare il 30% dello spazio di stoccaggio
FACILE IDENTIFICAZIONE: Apposito incavo prestampato
per l’apposizione di etichette (incluso per EPP300 e EPP400)
per identificare facilmente i contenuti o le destinazioni. Con i contenitori
Cam GoBoxes si possono usare anche le etichette Storesafe®.
IMPILABILITÀ: Le Cam GoBoxes sono impilabili tra loro e si impilano anche
con contenitori di altri principali marchi della concorrenza. Contenitori Cam
GoBox a caricamento dall’alto sono progettati in modo da poter contenere le
bacinelle GN1 /1 insieme a Camwarmer o Camchiller, se lo si desidera.
Caratteristiche tecniche Cam GoBox a caricamento frontale (EPP300 e EPP400) MANIPOLAZIONE SU 4 LATI: I manici progettati in modo intelligente lungo la sommità
delle unità caricabili dal davanti permettono il trasporto da tutti e quattro i lati.
APERTURA E CHIUSURA FACILI: I bordi smussati dello sportello permettono di chiuderlo
e fissarlo facilmente.
A PROVA DI SGOCCIOLAMENTO: La barriera di condensazione incorporato aiuta
ad evitare sgocciolamenti nelle unità a carico frontale.
FACILE IDENTIFICAZIONE: Apposito incavo prestampato per l’apposizione di etichette
(incluso per EPP300 e EPP400) per identificare facilmente i contenuti o le destinazioni.
Con i contenitori Cam GoBoxes si possono usare anche le etichette Storesafe®.
COMODO ACCESSO A 270°: Le cerniere e la serratura a scatto di grande durata permettono
allo sportello di aprirsi a 270° e di restare bene aperto sul lato dell’unità a carico frontale per
facilitare l’accesso ai prodotti. Le serrature a scatto tengono chiuso lo sportello durante il trasporto.
IMPILABILITÀ: Le Cam GoBoxes sono impilabili tra loro e si impilano anche con contenitori
di altri principali marchi della concorrenza.
termici Cambro devono superare severi
requisiti interni di Storesafe®. Questi con-
trolli garantiscono l’osservanza delle linee
guida Haccp per la sicurezza alimentare.
I vantaggi di questi contenitori? Age-
volano gli operatori in difficili situazioni
relative a tempo e temperatura: i conte-
nitori Cam GoBoxes garantiscono che gli
alimenti restino per molte ore, durante
la conservazione e il trasporto, a tempe-
rature sicure, sotto i 4°C o sopra i 65°C;
riducono la potenziale contaminazione
crocia-
t a ;
s o n o
facili da
pulire.
Le caratteristiche tecniche della linea
Cam GoBox sono molte, a cominciare
dall’isolamento termico: i Cam GoBox
mantengono la temperatura dei cibi caldi
e freddi per diverse ore (tra 40°C e 120°C).
Un’altra proprietà è la leggerezza: sono
costruiti in Polipropilene Espanso (EPP),
ecologico e altamente performante. La
struttura è ad altra resistenza, in grado di
sopportare carichi pesanti senza defor-
marsi.
Eccezionale la resistenza agli urti: i
Cam GoBox possono infatti sopportare
impatti notevoli senza subire danni. Sono
inoltre inattaccabili chimicamente: non
vengono attaccati da olio, grasso e dalla
maggior parte delle sostanze chimiche.
Lavabili in lavastoviglie, sono anche rici-
clabili al 100% e privi di clorofluorocarburi
(CFC).
Massima sicurezza nel contatto con
gli alimenti: il cibo può venire in contatto
diretto con l’interno del contenitore, ma è
consigliato l’uso delle bacinelle GN e dei
relativi seal cover. Si otterranno i migliori ri-
sultati caricando le bacinelle a temperatu-
re comprese fra 82 e 88°C. Il caricamento
di bacinelle in metallo a temperature su-
periori ai 120°C causa danni al contenitore.
B cod 44238
102
Attrezzature
Italia a Tavola · maggio 2016
104
Attrezzature
Italia a Tavola · maggio 2016
Nell’universo di Chs Group l’ul-
tima novità è rappresentata
dall’arrivo della gamma di por-
cellane Equinoxe. Ma qual è l’ispirazione
che ha portato alla nascita di questa nuo-
va collezione, distribuita da Chs Group?
La continua evoluzione del mondo e
della società in cui viviamo ci ha portato
a riscoprire gli elementi della natura che
scandiscono le nostre giornate e determi-
nano l’incedere del tempo. Il colore torna
ad essere un attore primario e una fonte
di ispirazione per l’estro e la fantasia, che
vengono stimolati e danno vita a ricette e
creazioni di alto impatto. Questa collezio-
ne vuole accompagnare in questo per-
corso creativo.
La gamma ha tre diverse colorazioni
tra le quali possiamo trovare un bianco
pepato dall’effetto sabbiato: in questa to-
nalità si trova un equilibrio che dona una
perfetta cornice per ogni piatto realizzato,
dando risalto alle nuance del cibo e va-
lorizzando i frutti legati alla stagione del
momento.
In altri articoli della gamma il bianco e
il blu si fondono per creare un velo sottile
che dona luce e vitalità: è qui che trovere-
mo armoniosità e stile, fusi in forme dolci e
arrotondate che accompagnano creazio-
ni di sicuro effetto sui vostri ospiti. Il nero
riveste un ruolo dall’elegante impatto sce-
nico: si caratterizza per la struttura e l’en-
fasi, forte e di carattere, dona equilibrio e
bilanciamento alle componenti del piatto
che troveranno, su questa tonalità, una
tela perfetta nella quale esprimersi.
In questa gamma, quindi, troveremo
tinte armoniose, delicate e, al contempo,
luminose, ma anche di forte presenza
scenica, in un perfetto connubio con il
cibo che ospitano e nel rispetto della re-
gola che la mise en place deve sempre
valorizzare le creazioni degli chef e mai
sovrastarle, garantendo loro il ruolo di at-
tore primario della scena. Le forme sono
morbide e arrotondate, pronte ad acco-
gliere ogni creazione in cucina.
A questa espressione armoniosa ed
equilibrata dei colori, si aggiunge l’ambi-
zione di Equinoxe di donare al ristoratore
una capacità creativa forte, dove il deside-
rio di imprimere il suo stile alle creazioni
culinarie giocherà un ruolo di primo piano.
In Equinoxe è possibile, quindi, trovare
un’eccellente sintesi fra materiali, colora-
zioni e valorizzazione della luce: questo
perfetto connubio garantirà un risultato
d’eccellenza e una perfetta funzionalità
per soddisfare le esigenze della ristora-
zione. B cod 44149
Colore e luce esaltano la tavola con la nuova linea Equinoxe
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105
Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
Lucart Professional ti invita a
guardare con occhi nuovi. Por-
ta concretamente la sostenibi-
lità nel tuo lavoro attraverso soluzioni
intelligenti che ridefiniscono gli stan-
dard dell’innovazione. Sostenibilità è
rispondere alle esigenze del mercato
nel rispetto dell’ambiente. Sostenibilità
è innovare nel rispetto della cosa più
antica che abbiamo: la nostra terra. So-
stenibilità è proporre soluzioni e sistemi
innovativi che producano un vantaggio
concreto per l’ambiente e per il tuo bu-
siness.
Lucart Professional dimostra che è
possibile unire tecnologia e sostenibi-
lità concreta. Soluzioni performanti e
profittevoli, create per migliorare le pre-
stazioni del tuo lavoro, abbattendo l’im-
patto sul pianeta. Soluzioni uniche che
producono risultati concreti, tangibili e
misurabili.
EcoNaturalLa linea di prodotti realizzata in Fiber-
pack®, la materia prima ottenuta dal
riciclo delle fibre di cellulosa presenti
nei cartoni per bevande. Un traguardo
ambientale e tecnologico di Lucart Pro-
fessional che ha portato l’azienda a sal-
vare 165.175 alberi (dato relativo al 2014,
considerando cartoni per bevande da
1 litro), ad evitare l’emissione di 28.715
tonnellate di CO2 (dato relativo al 2014,
fonte Risi 2008) recuperando 995milio-
ni di cartoni per bevande (dato relativo
al 2014, fonte Legambiente Roma).
Identity ToiletIdentity Toilet è il primo dispenser per
carta igienica a taglio automatico e, gra-
zie all’erogazione controllata, garantisce
un risparmio del 45% di carta (ricerca di
mercato condotta nel 2015 da Research
Factory, in relazione ad un dispenser
tradizionale Jumbo Lucart Professional).
Identity Toilet è compatibile con la gam-
ma dedicata di carte certificate ecologi-
che Lucart Professional.
Identity HandsIl primo sistema di dispensazione di
asciugamani a taglio automatico che
garantisce una riduzione del 45% dei
consumi di carta (ricerca di mercato
condotta nel 2015 da Research Factory,
in relazione ad un dispenser tradizio-
nale di asciugamani piegati Lucart Pro-
fessional), riducendo non solo i costi di
stoccaggio ma abbattendo l’impatto dei
trasporti sull’ambiente.
Naturally Advanced: la sostenibilità non è mai stata così visibileLucart Professional segna l’inizio di una
nuova era. Naturally Advanced, il nuovo
pay-off, rappresenta la sintesi dei valori
di un partner che migliora costantemen-
te i prodotti, apportando al contempo
valore al business dei propri clienti, nel
rispetto del pianeta. La nuova esperien-
za dell’innovazione sostenibile.
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Attrezzature
108 Italia a Tavola · maggio 2016
Il ghiaccio che non ti aspetti con le macchine Brema IceMakers
109
Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
Fare ghiaccio non è un gioco da
ragazzi. Farlo bene, una capa-
cità di pochi. Lo sanno perfetta-
mente i bartender di rango che dedica-
no tempo ed energie nella scelta delle
macchine per il ghiaccio, indispensabili
per ricavare il “perfect ice cube”, tratto
distintivo di un drink che voglia lasciare
il segno.
Mai sottovalutare dunque il valore
del ghiaccio. Valore che Brema IceMa-
kers, azienda italiana specializzata uni-
camente nella sua fabbricazione, coltiva
dal 1985 combinando design, elevati
standard di prodotto, uso dei migliori ma-
teriali e tecnologia. Il risultato è un’ampia
gamma di modelli in grado di rispondere
appieno ai bisogni di una clientela alla
ricerca di soluzioni innovative, economi-
che, sostenibili e qualificanti.
«Tutti elementi che riteniamo fonda-
mentali nella scelta dei nostri partner»,
spiega Sergio Pezzotta (nella foto), pre-
sidente del cda di Ros. «Il nostro obietti-
vo è infatti fornire al cliente dei prodotti
“top level” per supportarlo nella sua at-
tività, migliorandone la qualità e ottimiz-
zandone i costi. Un esempio? Ice Peb-
bles, il fabbricatore di ghiaccio che non
ti aspetti».
Punto d’incontro tra il fast ice e il clas-
sico granulare, versatile ed eclettico, il
“micro-cube” made in Brema IceMakers
è l’ultima frontiera del ghiaccio versione
2.0, in grado di adattarsi a mille utilizzi
senza perdere di appeal. La sua forma
e le sue specifiche di raffreddamento ne
fanno la risposta ideale per incastonare
frutta e yogurt, dare verve ad un cocktail,
avvolgere in un gelido abbraccio crosta-
cei e champagne strizzando l’occhio alla
riduzione di consumi di energia elettrica
e di acqua. Ma il “micro-cube” realizzato
con Ice Pebbles è in primis qualità come
confermano la sua ridotta umidità (8%), la
piacevole masticabilità, la rapidità nella
preparazione, che consente di tagliare i
tempi di lavorazione, la facilità di dosag-
gio, il basso impatto diluente, il massimo
riempimento assicurato e le sue dimen-
sioni che preservano le caratteristiche
organolettiche delle bevande evitan-
done l’annacquamento. Il tutto senza
dimenticare la componente igienica ed
ecologica. Evitando sprechi di acqua il
“micro-cube” è infatti anche green e per-
fettamente sostenibile. Niente male per
un macchinario altamente tecnologico
che consente una produzione continua
a ciclo stabilizzato.
«Ice Pebbles - conclude Pezzotta - è
la macchina del ghiaccio perfetta perché,
seppure compatta nelle dimensioni, è al-
tamente performante e qualitativamente
ineccepibile: permette infatti la produzio-
ne in 24 ore di 80 kg di ghiaccio, quasi il
triplo rispetto a quello realizzato da fab-
bricatori più invasivi per struttura».
La temperatura della prossima esta-
te? Nei locali che del ghiaccio fanno un
compagno di lavoro, grazie ad Ice Peb-
bles, sarà... bollente! B cod 44123
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Dimenticate il classico cubetto, la versione 2.0 è un “micro-cube”, perfetto mix tra fast ice e granulare. Eclettico, innovativo, multifunzionale: con Brema IceMakers il freddo non è mai stato così... bollente!
Sergio Pezzotta
110
Attrezzature
Italia a Tavola · maggio 2016
L’alta tecnologia di cui sono dotati i forni Wolf permette di determinare automaticamente le impostazioni di cottura semplicemente inserendo gli alimenti da cucinare senza bisogno di impostare il peso dell’alimento
Forni da incasso Wolf per una cucina senza limiti
111
Attrezzature
maggio 2016 · Italia a Tavola
Iforni da incasso Wolf sono sempre
stati largamente apprezzati non solo
da cuochi e pasticceri, ma anche dai
designer. Da oggi disponibili in una nuova
e più ampia gamma di stili, i forni Wolf Se-
rie M e Serie E si rivelano sempre la scelta
ideale per ogni stile.
Concedetevi il piacere di cucinare
in meno tempo ed in maniera più versa-
tile e salutare, impostando ad esempio il
programma che combina la cottura venti-
lata con quella a vapore. L’alta tecnologia
di cui sono dotati i forni Wolf permette di
determinare automaticamente le imposta-
zioni di cottura semplicemente inserendo
gli alimenti da cucinare senza bisogno di
impostare il peso dell’alimento.
Forni Serie MSono caratterizzati da tre stili ben distinti:
il minimalista Contemporary, senza mani-
glia, la linea Transitional caratterizzata da
cornici in acciaio inossidabile ed il classico
ed imponente look Professional. Le inno-
vazioni proposte dalla Serie M includono il
nuovo sistema Dual VertiCross™, i comandi
touch a colori Lcd, nuovi programmi auto-
matici di cottura ed un sistema di illumina-
zione interna alogena su tre livelli.
I nuovi forni della Serie M hanno una
cavità interna da 148 litri ancora più spazio-
sa (14% di spazio in più). Disponibili in ver-
sione forno singolo o doppio. Due griglie
telescopiche perfettamente estraibili offro-
no un comodo accesso alla cavità interna.
Puoi scegliere uno dei tre accessori (teglia
blu cobalto, teglia multifunzione blu cobal-
to o teglia più griglia) e ti verrà inserito nel
tuo forno.
Un innovativo sistema di ventilazione Provate la differenza con il nuovo sistema
a doppia ventilazione Dual VertiCross™.
Questo sistema, dotato di due ventole
poste agli angoli della cavità e resisten-
ze verticali per garantire una cottura più
omogenea su ogni ripiano. Il processo di
preriscaldamento sarà più rapido e la di-
stribuzione del calore sarà più omogenea
permettendovi di raggiungere il risultato
ideale prima di quanto pensiate.
Con l’innovativa funzione Gourmet
avrete a disposizione una serie di impo-
stazioni automatiche che monitoreranno
l’intera cottura, permettendovi di prepara-
re i piatti più frequenti in maniera sempli-
ce e veloce.
Forni Serie EAggiungete un tocco di classe alla vostra
cucina e servite in tavola portate degne
dei migliori chef. Quale linea si armonizza
meglio con la vostra cucina? La Transitio-
nal con il suo pannello comandi in acciaio
inossidabile? O la Professional dotata di
maniglia pro e pannello comandi in accia-
io? O forse la Contemporary con le sue
eleganti finiture in vetro nero?
I forni della Serie E sono dotati di ben
10 programmi di cottura. La tecnologia a
doppia ventilazione è presente nei for-
ni singoli mentre nei forni doppi si trova
solo in quello superiore. I forni della Serie
E possono essere installati a filo per un
risultato moderno e minimalista.
Pizza perfetta, proprio il risultato che voleviL’accessorio Bake Stone, grazie alla sua
pietra refrattaria, ti permette di tenere
costanti, all’interno della cavità del forno,
286°C per ottenere risultati sempre per-
fetti. Il sistema a doppia ventilazione vi
garantisce dei risultati sempre perfetti. La
griglia telescopica completamente estrai-
bile offre un accesso più agevole ed un
supporto adeguato anche per l’arrosto
più grande. L’intensa illuminazione aloge-
na permette una perfetta visuale. Aggiun-
gete tra i vostri accessori la pietra pizza
(286°C) ed il kit disidratazione (70°C).
Forni a vapore combinatiCon i forni a vapore controllato Wolf non
porrete più limiti alla vostra fantasia in
cucina. Grazie all’ampia cavità da 51 litri
è possibile preparare più ricette allo stes-
so tempo. Potrete cucinare un gustoso
brasato ed un delicato dessert senza che
gli odori ed i sapori si mescolino tra loro.
Progettato con la massima cura, il forno
ha un ampio serbatoio che può essere
riempito anche quando il forno è in fun-
zione, senza interrompere il processo di
cottura.
Questa grande versatilità si rispecchia
anche nelle ampie possibilità di progetta-
zione. Si abbina alla perfezione con i forni
delle Serie M ed E e con la macchina del
caffè. Le verdure cotte al vapore - ricche
di sapore e di salute - conservano fino al
22% in più di apporto vitaminico rispetto
alla cottura tradizionale. B cod 44372
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112 Italia a Tavola · maggio 2016
Luxury
Elegante, raffinata ed esclusiva Porsche Cayenne Platinum Edition
113
Carta & web · Media
maggio 2016 · Italia a Tavola
Nei passaruota maggiorati allog-
giano grandi cerchi da 20 pollici
RS Spyder Design, di serie. Ne-
gli interni esclusivi dominano i sedili spor-
tivi in pelle con regolazione elettrica a otto
vie, fascia centrale in Alcantara e stemma
Porsche sui poggiatesta. Porsche riserva
la denominazione Platinum Edition ad una
serie di vetture particolari e disponibili solo
per un periodo di tempo limitato.
Il ricco equipaggiamento è rivolto
soprattutto al comfort e alla sicurezza.
Pertanto, i modelli Cayenne della Plati-
num Edition dispongono, di serie, di fari
principali Bi-Xenon con Porsche Dynamic
Light System (PDLS), servosterzo Plus e
del ParkAssistant anteriore e posteriore,
che visualizza la distanza dall’ostacolo
davanti e dietro la vettura non solo trami-
te segnalazione acustica ma anche con
una rappresentazione grafica dell’area
immediatamente circostante sullo scher-
mo del PCM. Il dispositivo an-tiabbagliante
automatico per specchi retrovisori esterni
e interno evita l’abbagliamento provocato
dai veicoli che procedono dietro la vettura
mentre i cristalli Privacy, sempre di serie,
offrono riservatezza ai passeggeri della
zona posteriore.
La vernice dell’esterno è disponibile, di
serie, in colore nero o bianco. Come optio-
nal sono disponibili, a scelta, i colori metal-
lizzati Nero Jet, Purpurite, Mogano, Bianco
Carrara o Argento Rodio. Anche la vernice
dei passaruota maggiorati è abbinata al
colore dell’esterno. Il pacchetto esterno
in colore nero lucido completa l’immagine
esclusiva della vettura.
I listelli sottoporta in acciaio legato con
la scritta «Platinum Edition» per la variante
diesel e i listelli sottoporta illuminati con
denominazione modello per la Cayenne
S E-Hybrid Platinum Edition, annuncia-
no, già salendo a bordo, la peculiarità di
queste versioni. I modelli Platinum sono
equipaggiati, di serie, con l’esclusivo Por-
sche Communication Management (PCM)
di ultima generazione inclusi navigazione
online, modulo Connect Plus e BOSE®
Surround Sound-System. La strumentazio-
ne è impreziosita da un orologio analogi-
co dal design elegante. La Cayenne S E-
Hybrid dispone, inoltre, di climatizzazione
dell’abitacolo a vettura ferma. Il motore V6
da tre litri della Cayenne Diesel Platinum
Edition eroga 184 kW (250 CV) e consuma
nel NEDC fra 6,8 e 6,6 litri di carburante
diesel per 100 km, in base al tipo di pneu-
matici montati. La potenza combinata del-
la Cayenne S E-Hybrid è pari a 306 kW
(416 CV). Grazie alla perfetta interazione
fra il motore a benzina V6 da tre litri e il
motore elettrico, i consumi si assestano fra
3,4 e 3,3 l/100 km. Porsche Cayenne S E-
Hybrid: Consumo combinato di carburante
3,4 - 3,3 l/100 km; Consumo combinato di
energia elettrica 20,8-18,6 kWh/100 km;
Emissioni combinate di CO2 79-75 g/km;
Classe di efficienza: A+
Porsche Cayenne Diesel: Consumi
(l/100 km) urbano 7,8-7,6, extraurbano
6,2–6,0, combinato 6,8-6,6; Emissioni
combinate di CO2 179-173 g/km; Classe di
efficienza: C.
La Cayenne Diesel Platinum Edition
è offerta a 77.836 Euro, la Cayenne S E-
Hybrid Platinum Edition a 93.971 Euro, in
entrambi i casi inclusa l’IVA. Il lancio sul
mercato dei modelli Edition, che possono
essere ordinati da subito, è previsto in Giu-
gno. B cod 44152
114
Media · Carta & web
Italia a Tavola · maggio 2016
Luxury
Nuova smart Brabus Mai così potente
e sportiva
115
Carta & web · Media
maggio 2016 · Italia a Tavola
Nessuna smart di serie è mai stata
così potente. Rispetto alla prece-
dente generazione la potenza
nominale e la coppia massima della nuo-
va smart BRABUS sono, infatti, cresciute
rispettivamente di 5 kW e 23 Nm, per una
potenza complessiva di 80 kW/109 CV a
5.750 giri/min e 170 Nm a 2.000 giri/min. La
nuova fortwo BRABUS è in grado di acce-
lerare da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi e rag-
giungere una velocità massima di 165 km/h
(180 km/h forfour BRABUS).
Il motore turbo potenziato non è l’uni-
co elemento tecnico di spicco: al tempe-
ramento sportivo della vettura concorrono
anche le numerose modifiche di seguito
elencate.
• Pressione del carburante incrementata di
2 bar e adduzione di aria al motore ottimiz-
zata.
• Rispetto all’assetto sportivo BRABUS la ta-
ratura delle sospensioni dell’assetto spor-
tivo Performance BRABUS è più rigida del
20%, la barra stabilizzatrice sull’asse ante-
riore riduce la tendenza al rollio del 9% e
l’ESP ha una taratura specifica.
• Sterzo diretto dallo stile sportivo, con ser-
voassistenza in funzione della velocità e
rapporto di demoltiplicazione variabile, pre-
senta una coppia di ritorno appositamente
maggiorata per la smart BRABUS. In questo
modo lo sterzo fornisce una risposta anco-
ra più decisa attraverso l’aderenza degli
pneumatici e intensifica la connessione tra
guidatore e vettura, a vantaggio del con-
trollo dell’auto e del piacere di guida.
• Con tempi di reazione più rapidi anche
del 40% e un rapporto di demoltiplica-
zione più corto rispetto al modello da 66
kW, il cambio a doppia frizione a 6 marce
twinamic ha una taratura sportiva. Inoltre,
dispone della funzione Race Start, che re-
gola automaticamente il regime ideale e
lo slittamento della frizione per garantire la
massima accelerazione nelle partenze da
ferma. Per utilizzare la funzione Race Start
è sufficiente rilasciare il freno dopo averlo
azionato e ad aver premuto l’acceleratore.
• L’impianto di scarico sportivo BRABUS è
stato ottimizzato sotto il profilo della contro-
pressione.
Sul piano estetico i modelli sportivi di
punta della nuova generazione smart si
distinguono per l’inserto diffusore in matt
grey con terminali di scarico dal look cro-
mato e i cerchi in lega BRABUS Monoblock
IX nella tonalità grey, torniti con finitura a
specchio e dotati di verniciatura opaca.
La smart fortwo monta pneumatici sportivi
Yokohama nelle dimensioni di 185/50 R16
H (anteriori) e 205/40 R17 H (posteriori). Nel-
la smart forfour le dimensioni sono invece
di 185/45 R17 H (anteriori) e 205/40 R17 H
(posteriori).
Tutti i modelli smart BRABUS sono equi-
paggiati di serie con tetto Panorama, box
portaoggetti con serratura, pacchetto Cool
& Audio e funzione di avvertimento della
distanza.
smart BRABUS Xclusive: unica ed esclusivaLa nuova smart BRABUS è disponibile
anche in versione BRABUS Xclusive, che
accentua ulteriormente l’eleganza sportiva
della vettura e si distingue per equipaggia-
menti esclusivi:
• Sedili sportivi BRABUS rivestiti in pelle
Nappa traforata/pelle nera con speciali cu-
citure decorative grigie
• Plancia portastrumenti BRABUS con un
mix in pelle ecologica/tessuto
• Indicatore supplementare BRABUS con
orologio sul cruscotto e contagiri
• Tappetini BRABUS
• Targhetta Xclusive nell’alloggiamento
triangolare anteriore per i retrovisori esterni
o nel montante centrale
BRABUS Xclusive offre, inoltre, di serie
il pacchetto LED & Sensor, i sedili riscal-
dabili per lato guida e passeggero e nella
smart forfour i sedili readyspace posteriori
con cargo box rimovibile. B cod 44122
116
Media · Carta & web
Italia a Tavola · maggio 2016
117maggio 2016 · Italia a Tavola
Luxury
Nuovo Rolex Daytona Il cronografo
nato per la velocitàP
rima di dare il proprio nome a uno
dei modelli più emblematici di
Rolex, la città di Daytona Beach,
in Florida, ha iniziato nel 1903 a costruire
il proprio mito, diventando il luogo per ec-
cellenza dei record di velocità sulla cele-
bre spiaggia rettilinea la cui sabbia è dura
quanto il cemento. Il nome Daytona testi-
monia, quindi, i legami storici che uniscono
Rolex al mondo delle gare automobilisti-
che, che si tratti di endurance o di velocità.
L’Oyster Perpetual Cosmograph
Daytona è il punto d’arrivo del cronografo
secondo Rolex è un orologio di alte pre-
stazioni, preciso,leggibile, robusto, affida-
bile, impermeabile e automatico, oltre che
comodo da indossare, elegante ed intra-
montabile. Frutto di un’alchimia perfetta tra
forma e funzione che non ha eguali, a giu-
dicare dal suo successo e dalla sua fama
planetaria, oggi rappresenta un riferimen-
to assoluto. A oltre cinquant’anni dal suo
lancio nel 1963, la sua perfezione è il frutto
di una lunga maturazione. Tutte le diciture
che compaiono sul quadrante di un orolo-
gio rolex sono una garanzia delle sue pre-
stazioni: sono state aggiunte una a una,
seguendo l’evoluzione del segnatempo.
Inizialmente solo cosmograph, oggi è oy-
ster, perpetual, cosmograph, daytona, su-
perlative chronometer officially certified.
La cronaca di un mito dell’orologeria.
Il nuovo Cosmograph Daytona in ac-
ciaio adotta una nuova estetica e va a
sostituire la lunetta incisa nel metallo con
la lunetta Cerachrom monoblocco ad alta
tecnologia in ceramica nera, dalle forme
straordinariamente scolpite, levigate e lu-
cide. Questa evoluzione estetica e tecnica
vuole essere anche un riferimento storico
al modello del 1965, dotato anch’esso di
una lunetta nera, ma con disco in plexiglas.
La lunetta Cerachrom, un componente
innovativo e brevettato da Rolex, presenta
numerosi vantaggi. La sua durezza la ren-
de virtualmente inscalfibile, il suo colore ri-
mane inalterato anche dopo l’esposizione
ai raggi ultravioletti ed è resistente alla cor-
rosione. A questa estrema resistenza nel
tempo si aggiunge la straordinaria leggibi-
lità dei numeri che compongono la scala
tachimetrica, grazie a un procedimento
sviluppato da Rolex.
La scala graduata è stampata nella
massa della ceramica prima di passare alla
fase di cottura a 1.500 °C; successivamen-
te, è ricoperta con un sottilissimo strato di
platino mediante un procedimento PVD
(Physical Vapor Deposition). Grazie alla
chiarezza che si ottiene con questo pro-
cedimento e al contrasto del platino sulla
ceramica nera, la lunetta del Daytona 2016
raggiunge un livello di leggibilità mai ac-
quisito prima.
Anche il design della s cala graduata
è stato oggetto di evoluzione, con i nu-
meri che seguono la circonferenza del-
la lunetta e gli indici a forma di triangolo.
Realizzata in un unico blocco, la lunetta
Cerachrom mantiene da sola il vetro, ga-
rantendone l’impermeabilità sulla carrure.
Questo componente esclusivo ha fatto
la sua comparsa nel 2011 su un modello
Daytona in oro Everose 18 ct., prima di es-
sere utilizzato nel 2013 nella versione in
platino 950 che celebra il 50° anniversario
del Cosmograph Daytona. B cod 44155
118 Italia a Tavola · maggio 2016
Collaboratori di questo numero Valeria Annunziata, Fausto Borella, Milly Callegari, Giuseppe De Biasi, Enrico Derflingher, Guerrino Di Benedetto, Leonardo Felician, Mariapia Gandossi, Massimo Artorige Giubilesi, Carmine Lamorte, Davide Oltolini, Juri Piceni, Rocco Pozzulo, Guido Ricciarelli, Enrico Rota, Toni Sàrcina, Marta Scarlatti, Lucia Siliprandi, Davide Staffa
Foto Thinkstock © 2016 - Italia a Tavola
Direttore responsabileAlberto Lupini · [email protected]
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Maggio 2016 n° 239 - Italia a Tavola è una rivista di aggiornamento professionale, cultura enogastronomica e turismo per l’Horeca. Si rivolge ad alberghi, ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, cuochi, pasticceri, maitre, assaggiatori, barman, sommelier, enti, aziende e associazioni del settore in tutta Italia.
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