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Istituto Statale Superiore “G.B. Rubini” Romano di Lombardia (BG)
Classi 2ªA e 2ª B AFM Anno Scolastico 2014/15
Il Fontanone di Romano di Lombardia
I fontanili come mezzo di sostentamento alimentare storico:
le proteine dei pesci e dei gamberi
(Seconda Edizione)
– Itinerario didattico - scientifico del progetto
“Dalla scuola al territorio” Unità formativa classe 2a A - B A.F.M.
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Introduzione
Da tempo il nostro Istituto programma attivi-
tà parallele alle classiche lezioni frontali:
esercitazioni in laboratorio e sul campo, iti-
nerari didattici, visite a impianti, partecipa-
zione a eventi, raccolta differenziata in Istitu-
to. Da alcuni anni le attività sono state rac-
colte in unico progetto denominato “Dalla
scuola al territorio”, di anno in anno rivisto e
integrato. Gli obiettivi sono ovviamente lega-
ti ai contenuti delle scienze integrate e am-
pliati a tematiche attuali come lo sviluppo so-
stenibile e la conoscenza del territorio. In re-
lazione alle innovazioni didattiche e alla ri-
forma le attività sono diventate un’ottima ri-
sorsa per programmare unità formative co-
muni e progetti dell’alternanza scuola-lavoro.
Quest’anno, in occasione di Expo 2015, le
attività dedicate al Fontanone sono state ri-
proposte per il concorso abbinato alla mani-
festazione, integrando con nuove argomenta-
zioni che troverete nelle pagine seguenti, il
presente opuscolo pertanto è da considerarsi
come la seconda edizione del precedente
dell’anno scolastico 2012/2013.
Si ringraziano tutti gli studenti che hanno collabo-rato nei precedenti anni per raccogliere materiale inerente l’itinerario, e anticipatamente coloro i quali vorranno fornire ulteriore documentazione sull’argomento
“Il Fontanone”, our local spring water is the topic of this year’s work, which is based on a wealth of experience gained
in the past years. Since the core of Expo 2015 is feeding the planet and our project has been selected, we have explored
the role played by spring waters (the so-called fontanili) feeding the ponds with pure, fresh water. Fish and crayfish,
rich in proteins, were plentiful and provided nourishing food to the people in the past.
Today, they virtually provide the second course for our “Menus in History” Students have witnessed a survey of fish
fauna by experienced technicians and then class 2^ A and class 2^ B have carried out chemical, physical and biotic
analysis together with their Science teachers. The historical section, reference to regulations and research on crayfish
have been accomplished with the help of the Italian, law and foreign language teachers.
A video, an iconographic collection and this booklet are the final products of this project.
Collaboratori
Appunti normativa
sulle acque
Edoardo Piana
Marco Tortora
Luca Locatelli
Cartografia Stefano Testa
Marco Cilisto
Ittiofauna Cristian Lupo Pasini
Simone Negretto
Alessia Macrelli
Indice EBI Valentina Marchesi
Daniela Asperti
Marika Noto
Relazione su ittio-
logi della provincia
Silvia Lorini
Matteo Raccagni
I gamberi di fiume Chiara Padovani
Valentina Pontoglio
Analisi chimiche e
portata
Alessio Ferraro
Liviu Alexandru Calita
Bibliografia Aurora Frassi
Monica Bassani
Traduzioni in
inglese e francese
Modupe Ayoku
Rilievi colorati Classe 2 A AFM
Coordinatori di
classe
Modupe Ayoku
Fabio Lusha
Lidia Olaru
Docenti ,referenti
di progetto ,
collaborazioni
esterne
Del Gaudio, Ponzellini,
Bandera, Schiavo, Romano, Ran-
ghetti
Giurdanella, Nava, Poliseno,
Amministrazione comunale
di Romano (tec. M.Tirloni)
Provincia di Bergamo
(dott. Testa e tecnici
Caccia e Pesca Mancini e Spini)
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Presentazione
Il lavoro si è basato sull’esperienza maturata negli
scorsi anni legata alla presenza nel comune di Roma-
no di un fontanile, una struttura idrica storicamente
nata per favorire artificialmente la risalita dell’acqua
dalle falde freatiche alla superficie. La risorgiva
chiamata con il toponimo di Fontanone (dialettale
“Fontanù”), è una delle poche che sopravvive a di-
spetto delle nuove tecnologie di captazione
dell’acqua per scopi irrigui. E’ situato, cosa rara, in
gran parte nel centro urbano, da qui la comodità e
l’opportunità della scelta di tale sito per svolgere atti-
vità didattiche scientifiche.
Quest’anno, in occasione della selezione del nostro progetto per Expo 2015 lo studio si è allacciato
anche all’importanza che i fontanili ebbero tempo addietro per recuperare cibo nutriente: le proteine
dei pesci e dei gamberi, fornendo così virtualmente la seconda portata al nostro “Menù nella storia”.
Riguardo ai pesci gli indigeni si ricorderanno le “bose”(Padogobius martensis) pesciolini prelibati
e cucinati nelle osterie; dei gamberi si conosce poco in quanto all’inizio del secolo i “nostri”, gam-
beri autoctoni sono stati decimati da una malattia. Il colpo di grazia è stato inferto con buona pro-
babilità poi dall’inquinamento.
Negli ultimi anni alcune specie esotiche hanno ripopolato in modo preoccupante i corsi d’acqua di
pianura, ivi liberati forse da tentativi falliti di allevamento o tramite introduzione casuale.
Le prime notizie sono arrivate parecchi anni fa dagli alunni che avevano portato alcuni esemplari
che popolavano le rogge del bacino dell’Oglio; si trattava dei gamberi americani, provenienti dal
lago d’Iseo, bacino lacustre da anni invaso da questa specie.
Nel 2013 anche le nostre analisi del Fontanone avevano riscontrato la presenza del gambero ameri-
cano, ma si trattava di solo due esemplari in via Cappuccini. Nel 2014 con gli alunni di 2a CAT, e in
particolare con lo studente Pisoni Massimiliano sono stati effettuati sopralluoghi nei canali di For-
novo rilevando la presenza abbondante del “gambero della Louisiana” (Procambarus clarkij) oltre
che di quello “americano” (Orconectes limosus).
Ad introduzione dei lavori gli alunni hanno assistito ad un
censimento dell’ittiofauna, alla testa del Fontanone, con elet-
trostordimento innocuo dei (poveri!) pesci eseguito dagli ittio-
logi del settore Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo,
che da tempo si stanno occupando del fenomeno e che hanno
intrapreso con l’Amministrazione comunale di Romano un
percorso di indagini sul suddetto corso d’acqua. Le classi 2a A
e B AFM hanno eseguito le classiche analisi chimiche, fisiche
e biotiche con i docenti delle Scienze sperimentali, mentre le
ricerche storiche sono state integrate nelle lezioni di Lettere e
Religione, unendovi i riferimenti normativi nella disciplina di
Diritto e infine eseguendo la ricerca in rete con i docenti di
Lingua straniera, in Francia e Gran Bretagna. I prodotti finali
si sono concretizzati in un video, la raccolta iconografica e il
presente opuscolo.
Il presente lavoro, è stato fatto, da e con gli alunni, evitando il più possibile il “copia incolla” dalla rete, che
inficia il “modus operandi” dei nostri “discepoli”.
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Due parole sui fontanili
Dal tabellone del Fondo agricolo europeo
I territori pedemontani come la nostra alta pianura sono costituiti da materiali permeabili, questo fa-
vorisce l’infiltrazione dell'acqua nel sottosuolo, la bassa pianura, invece, è caratterizzata da sedi-
menti di natura impermeabile con strati di argilla. Fra le due zone è presente un’altra, detta della
media pianura in cui l’acqua della falda viene a trovarsi nelle vicinanze della superficie. Da questa
situazione geomorfologica trae origine l’invenzione del fontanile, in quanto bastava praticare un
largo scavo profondo qualche metro per ottenere la cosidetta “testa di fonte” e con l’aiuto di tubi
verticali o occhi di fonte, si procurava la risalita dell’acqua. Essa convogliata in un canale, o asta
del fontanile, poteva poi essere utilizzata a valle per scopi irrigui e altro.
Altre considerazioni da farsi, che rientrano nella spiegazione del fenomeno, sono legate al principio
dei vasi comunicanti, alla capillarità, alla perdita di quota ed infine è d’uopo ricordare che il fe-
nomeno si poteva manifestare anche naturalmente nelle risorgive.
I fontanili sono una delle testimonianze più significative dell'opera di territorializzazione dell'uomo
nella storia del paesaggio rurale padano databile fin dall’inizio della centuriazione romana con un
picco vertiginoso nel XII sec.
Geograficamente parlando nel nostro territorio possiamo identificare con la strada “Francesca” (s.p.
122) la linea dell’alta pianura e a sud della statale 11, la linea della bassa. Oggi i fontanili non si
costruiscono più ma sono ancora visibili qua e la le macchie dei fontanili e pochi sono ancora atti-
vi. Citiamo il Campino a Cologno, il nostro Fontanone, il Campo dei Fiori a Mozzanica, quelli del
parco locale di Pognano e S. Rocco di Spirano. Tutti ambienti salvatisi per l’intervento di gruppi
di ecologisti locali, sostenuti da politici ambientalisti.
La bibliografia minore è ricca di materiale dedicato a queste opere diventate campo didattico per
alunni, insegnanti e ricercatori grazie alla preziosa fauna e flora che sopravvive in queste aree.
Gamberi, bose e altre specie la facevano da padroni, tant’è che i fontanili divennero ben presto il
luogo per procurarsi il cibo, povero allora prelibato ora, come vedremo nel prosieguo del nostro
lavoro.
L'acqua scorre a una temperatura quasi costante per tutto l'anno, praticamente compresa tra i 9° e i
14° circa questo permetteva nelle marcite di irrigare d’inverno e avere il primo taglio dell’erba alla
fine di febbraio. I bovini che mangiavano questa erba diventavano "stracchi", cioè stanchi, e il lat-
te che producevano veniva utilizzato per fare lo stracchino (leggenda metropolitana).
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Due parole o più sul Fontanone.
Il Fontanone di Romano è attualmente il fontanile più visibile, più conservato fra le numerose fonti
esistenti in Romano, come si evince dalle carte IGM del 1971 (fontana del Pascolo, del Boschetto,
Rossa inferiore, Rossa superiore…) o quanto meno, uno dei pochi attivi che ha avuto anche il “co-
raggio” e l’opportunità di attraversare la storia e … un centro abitato. Nel corso degli anni esso ha
subito innumerevoli opere di regimazione, soprattutto nei tratti urbani mentre la testa di fonte e il
tratto seguente, modificati in passato solo da piccole opere di arginatura e per l’utilizzo del sito co-
me allevamento di trote, sono stati riqualificati grazie all’intervento del Fondo Agricolo Europeo
del 2012, che ne ha riproposto l’antica connotazione naturale. La testa, ubicata sulla strada vecchia
che porta a Martinengo, a sud della cascina Cappuccini, presenta un notevole numero di “occhi”
ancora attivi, percorre un tratto di pochi chilometri, attraversa Romano e si disperde nei territori di
Fara Olivana.
La recente costruzione della “strada Campagna” (circonvallazione nord) ne ha sottratto una parte
che è diventata sotterranea. Il suo percorso procede nel centro abitato, ma solo un tratto presenta
le rive non ancora cementate (con vegetazione comunque maltrattata), alla fine di via Cappuccini,
che percorre parallelamente fra ponti, strade e parcheggi, si stacca e, poco più in là, dopo la re-
cente copertura di piccoli tratti diventa sotterraneo per oltrepassare il viale duca d’Aosta. Rie-
merge poco prima della ferrovia, la sottopassa e per metà cementato, costeggia il piazzale del par-
cheggio antistante gli edifici scolastici, presentando ancora una riva naturale con vegetazione. Su-
perato l’incrocio semaforico sotto l’impianto stradale fa bella mostra di sé solo nella parte est delle
cerchie, con rive rivestite di pietra, ma con il fondo privo di vegetazione, per le ripetute operazioni
di pulizia. Riprende il percorso sotterraneo per tutta la via Matteotti (visibile, ancora aperto, fino
al 1962) ed è stato coperto per lasciare il posto ai parcheggi.
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Via Schivardi allora via Belvedere
Prima:
Ruota del mulino di Porta Brescia presente negli anni 60
Dopo:
Quest’immagine risale ad oggi,21 novembre 2014, dove in passato c’era la ruota di un mulino. Oggi non c’è più, ma
vi è una banca. Da notare il lampione ad olio, oggi vi è un lampione moderno.
Prima:
Quest’immagine risale all’anno 1920 circa, della contra-
da dell’armonia (oggi “via Matteotti”). In primo piano
appare uno dei tanti ponticelli pedonali in pietra; più
avanti è il ponte ad arco che fece costruire Madama Co-
melli, vedova del celebre tenore Rubini, nella seconda
metà dell’ottocento, per poter accedere alla strada diretta
al cimitero vecchio. Inoltre, sulla strada sono visibili le
rotaie del tram.
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Il Fontanone continua nascosto fino all’inizio della zona agricola di via Patrioti Romanesi e
all’incrocio con via Lamera (15 anni fa il tratto iniziale è stato interrato per lamentele e/o la vici-
na urbanizzazione) riemerge con percorso parzialmente naturalizzato, alternato con alcuni inter-
venti di cementificazione delle rive per la presenza della piazzola ecologica e altre aziende; la viabi-
lità della Brebemi l’ha solo sfiorato.
Dove va a finire? Sottopassa la strada
provinciale per Fara, viene deviato più
volte per scopi irrigui e confluisce o con-
fluiva in quella che era detta roggia Na-
varezza, che raccoglieva tutta l’acqua
proveniente da Romano. Dall’ ispezione
con altri alunni in passato risultava “se-
guibile” fin al fontanile Borromeo (nella
foto accanto) dove si immetteva; ora fa-
cilmente ci si può divertire a riconoscere
i vari rami con le mappe digitali.
Se riavvolgiamo il nastro della storia troviamo che il
Fontanone di Romano è citato per la prima volta nella
particolareggiata descrizione nella relazione “Bergamo
e il suo territorio” del 1596 di Giovanni da Lezze che
lo descrive come “una fontana bella et grande sopra
la strada verso Bergomo presso il monastero dei Cap-
puccini. Dalla quale si forma una seriola per adaquar
terre circonda le mure della terra. Sopra la quale vi
sono due case da molino con tre rode l’una di raggio-
ne di quella comunità. Questa seriola di sotto si divide
in doi rami, uno fu da to alla comunità di Covo et
l’altro venduto alla Misericordia di Bergomo. Sopra
quale secondo ramo vi sono ediffitii: una rasega de
legnami, una masenadora con il suo torchio da far
ogli una mola di acqua da molar ferri. Sono tutti del
Consortio di Rumano.”
Lavatoio di piazza Locatelli all’inizio del ‘900
sopra la piazza attuale
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Il cartellone presente alla testa di fonte fa risali-
re la prima citazione del Fontanone al XV seco-
lo. Graficamente esso compare la prima volta in
un acquarello del 1608 di A. Locatelli con la
fonte presso il convento dei Cappuccini, poi in
quello del 1650 di G. Marchesi con il solo no-
me di Fontana, mappa 1, mentre nella mappa 2,
di cui non si conosce l'autore, della prima metà
del XVIII secolo compare con il suo nome
“Fontanone”. Da questa data in poi il Fontanone
presente nella maggior parte delle mappe rap-
presentanti il territorio di Romano, alcune volte
con il nome di “seriola” come nella cartina di
Giovan Battista Caniana del 1779 (mappa 3) o
quella di un altro autore ignoto più prossimo ai
nostri giorni che risale al XIX secolo (mappa 4)
da cui con beneficio di inventario si può pensare
ad una biforcazione che portava le acque in
prossimità della Rocca (esistono tutt’ora delle
opere idrauliche in ferro per deviarne il corso).
Nonostante le diverse mappe il fontanile compa-
re sempre e solo all’ingresso del paese e lì si
divideva in due rami che abbracciavano il nu-
cleo abitato insieme alla fossa: il ramo a levante
compare con il nome di “seriola dei molini”,
l’altro era chiamato Fornerola.
Mappa 1
Curiosità un piccolo corso detto “seriolo” procedeva nel centro abitato e serviva per spegnere gli
eventuali incendi, mentre fino alla prima metà del novecento era presente in piazza Locatelli una
sorta di allargamento che fungeva da abbeveratoio e lavatoio.
Il percorso a sud portava ad una nuova storica partizione, un lato andava a Covo l’altro seguiva a
Fara , da qui le innumerevoli liti con i comuni a valle per i diritti sulle acque. Dal punto di vista ar-
chitettonico sono da citare la cascina Cappuccini a nord e a sud: la cascina dei Frati, la chiesetta di
S. Anna, la cascina Rasega del XV sec. con ruota restaurata e riposizionata alcuni anni fa e una
piccola edicola presente all’incrocio con strada per Fara. Da citare i lavatoi privati lungo la parte
alta, è visibile ancora una foto di vent'anni fa con una signora dedita al lavaggio dei panni, il lava-
toio alla memoria attuale in piazzale Locatelli e ricordi dei due mulini sulle carte settecentesche,
quello di via Patrioti senza tracce attuali (Molino magno) e quello di porta Brescia presente (foto)
fino agli anni ‘50.
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Mappa 2, ignoto prima metà XVIII
La mappa 3, del Caniana 1779 si nota che da ponente
il Fontanone si univa ad un altro fontanile
Mappa del Caniana parte sud
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Mappa catastale del 1830
Ignoto XIX sec si nota la deviazione che porta
alla Rocca e l’intricato reticolo idraulico.
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Altre immagini del Fontanone “prima” e ...dopo
Questa fotografia risale all’anno 1929, della contrada del Belvedere con il mulino grande di porta Brescia
fotografia del 1940 del mulino da nord, a destra l’attuale situazione
Sono infine da citare la linea del tram “del lacc” Bergamo Soncino del 1880 e l’arrivo della ferro-
via alla fine del 1897, che intersecano la loro storia con il nostro corso d’acqua. Nei libri “Imago
Urbis” S. Carminati e B. Cassinelli 2006), “Urbs in Fieri” (2012) di S. Carminati e “ Romano …
prima e dopo” B. Cassinelli, A. Maltempi, M. Pozzoni, da cui abbiamo tratto alcune foto e cartoli-
ne storiche, si possono fare altre interessanti scoperte (immagini appartenenti a collezioni private
citate nel testo)
Rimandiamo il tutto ai prossimi studi …
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Romano di Lombardia (1963-1965) attraverso le
cronache di un giornalista locale Paolo Belloni
(cartotecnica Terry – Albano S. Alessandro)
Il lavatoio
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Due parole sulle esercitazioni Come si è detto da diversi anni il Fontanone è meta di esercitazioni, sul corso d’acqua sono state
eseguite le seguenti attività:
-sopralluoghi
- calcolo dell’I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale), si è passati ad utilizzare la scheda recente
del 2007
- determinazione dell’ I.B.E. ( indice biotico esteso)
-analisi chimiche con la strumentazione in dotazione nel laboratorio di chimica
dell’Istituto: temperatura, conducibilità, salinità, pH, durezza, alcalinità, cloruri, e altri parametri
determinati con l’uso dei Kit (variabili secondo delle disponibilità)
- calcolo della portata (manuale)
- Monitoraggio con elettrostordimento della fauna eseguito dai tecnici della Provincia.
I vari indici sono stati riadattati per essere didatticamente applicabili, in considerazione del fatto
che non si tratta di un fiume vero ma di un fontanile e che non si conoscono attualmente schede ad
hoc.
Il percorso è stato diviso in tre macrosezioni la parte nord: dalla testa alla piazza e quella che dal-
la chiesetta in via Patrioti Romanesi arriva alla strada per Fara e infine l’ultima dove il corso
d’acqua si disperde in alcune diramazioni che portano il Fontanone a disperdersi nei territori
agricoli tra Fara e Romano nel parco Serio
La parte più studiata, e quella che descriveremo nel presente opuscolo è quella nord divisa in dieci
tratti, nella quale sono state scelte alcune stazioni per l’analisi chimica, biotica e della portata.
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Il censimento con gli ittiologi della provincia di Bergamo L’ittiologia è il ramo della zoologia che studia i pesci. Secondo il FishBase, una banca dati sulle
specie di pesci, esistono circa 32000 specie, noi non volevamo censirle tutte ma nello specifico, per
il concorso per l’EXPO, abbiamo chiesto l’aiuto della provincia, in particolare del responsabile del
settore caccia e pesca dott. Testa, per avere notizie sulle specie dei gamberi da fiume. Gli ittiologi
della provincia di Bergamo studiano le presenze della fauna ittica e in particolare nelle loro attivi-
tà è previsto lo studio delle colonie di gamberi autoctoni e il monitoraggio delle specie invasive.
Il lavoro della provincia consiste nel esaminare direttamente sul campo attraverso degli indicatori
IBE e IFF per avere la situazione dell’habitat, una volta ottenuto i risultati gli ittiologi decidono se
è possibile attuare un’attività di reintegro, in questo caso dei gamberi.
Il 3 novembre, come d’accordo con i tecnici della provincia, ci siamo recati alla testa del fontanile
per effettuare un monitoraggio delle specie presenti, in particolare quelle dei gamberi.
Il dottor Mancini e il dottor Spini sono entrati nell’acqua muniti di generatore di corrente continua,
elettrostorditore, retino, il primo stordiva i pesci mentre l’altro li catturava, per poi immetterli nella
vasca di stoccaggio.
Dopo circa mezz’ora di “stordimento” si è giunti alla conclusione che l’unica specie presente in
maniera abbondante è il vairone (Telestes muticellus),e un unico esemplare di raganella.
Il nostro soggetto principale (il gambero) non era presente, forse perché era già rintanato, o perché
non è proprio presente da qui la necessità di proseguire le indagini; al vaglio la possibilità di immet-
tere delle nasse con esca in attesa di un altro intervento dei tecnici.
Nelle successive pescate con altre classi nei nostri retini non son stati rinvenuti gamberi (ndr)
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I gamberi d’acqua dolce di e con Padovani
Chi non conosce i gamberi? Non foss’altro perché ce li vediamo già belli cotti nel piatto ma forse
pochi sanno che questi crostacei vivono o meglio vivevano anche nei nostri corsi d’acqua dolce e
pertanto anche nei fontanili. Rubiamo, sperando che nessun si lamenti, il disegno dall’opera ormai
datata “Animali di tutto il mondo” (Fratelli Spada 1990)
Affidiamom la loro descrizione anatomica, la loro distribuzione e le loro abitudini alla “rete” e
cerchiamo di capire di più sul gambero di fiume facendo un balzo all’indietro, è il caso dei nostri
animali!, quando questi nel passato erano abbondanti e, a differenza di oggi, considerati il cibo dei
poveri. Scomodiamo la toponomastica di alcuni paesi lombardi: Gamberana (MN), Gambellara
(VI), Gambarare (VE), Gambara (BS), o Valdastico (VI) trae il proprio nome da “astacus” poiché i
suoi torrenti erano popolati da gamberi di fiume. Il gambero di fiume compare anche in numerosi
stemmi di comuni italiani … siete convinti ora? O dobbiamo riportarvi alla pittura quattrocentesca
per convincervi o semplicemente ricordando che gli abitanti di Arzago venivano chiamati “gambe-
rei” per l’abitudine a pescare, niente a vedere con quelli di Pognano chiamati gamber ma solo per
questioni politiche …
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Ma allora perché non andiamo tutti “a gamberi” ? Allo stato attuale, la presenza del nostro gambe-
ro di fiume autoctono relativamente a due specie l’Austropotamius pallipedes e l’Astacus astacus e
loro sottospecie nel nord Italia (da citare l’Astacus torrentium nel centro sud) è scarsa o nulla poi-
ché la maggior parte dei nostri corsi d’acqua ha subito drastici cambiamenti e solo in qualche tor-
rente collinare è possibile ritrovarli (in Val Predina, nell’oasi WWF di Cenate è attivo un progetto
ad hoc). E le segnalazioni che ci sono arrivate di allegre invasioni dei crostacei? Si tratta di quelli
introdotti negli anni settanta, provenienti come si era detto da allevamenti o per trasporto di derra-
te ittiche da altri paesi dove vengono allevati. Altro rilevante problema è stata la malattia della
“peste del gambero”, già citata alla fine dell’ottocento quando la popolazione astacicola era consi-
stente ed ampiamente diffusa fino al 1859, anno in cui fece la sua prima comparsa nel nord Italia,
provocata dal fungo Aphanomyces astaci (Cornalia, 1860; Ninni, 1865). Da noi si cita tale evento
negli anni ‘20.
Dal non meglio definito fischereibuch 1499
La specie che si ritrova nel lago d’Iseo (1991) e nel bacino dell’Oglio è l’Orconectes limosus (ame-
ricano) mentre il Procambarus clarkij (della Louisiana), arrivato negli anni 80 per via di tentati al-
levamenti è diffuso nelle rogge di Fornovo insieme a quello americano per quanto ne sappiamo.
Da citare l’Astacus leptodactylus ( turco) e il Pacifastacus leniusculus (della California). Altre inte-
ressanti segnalazioni e notizie si ritrovano grazie alle nostre ricerche in Francia e Gran Bretagna.
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L’aggressivo gambero della Louisiana a Fornovo
Nel mondo ci sono più di 500 specie che sono migrate grazie all’uomo ,
le prime regole per la protezione delle specie indigene europee risalgono alla fine degli anni 80
Il più timido americano
Nella provincia di Bergamo le specie autoctone sono protette, quelle alloctone si possono “pescare” ma non trasportare
vive. Per chi vuol saperne di più rimandiamo all’ottima “Guida al riconoscimento dei gamberi d’acqua dolce”,AAVV
Greentime 2004 BO
l’Austropotamius pallipedes (immagine dalla rete)
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I pesci dei fontanili Se le analisi della funzionalità fluviale e quella dei macroinvertebrati risultano applicabile nelle
esercitazioni didattiche sul campo con gli alunni, più difficile risulta il monitoraggio della fauna it-
tica che si può eseguire solo con un esperto. Nel nostro caso la Provincia ha contribuito alle nostre
analisi eseguendo come descritto l’elettrostordimento ma i risultati hanno portato alla verifica della
solo Vairone (Telestes muticellus) in quantità notevole.
Un vairone
Nelle uscite sono stati avvistati anche delle sanguinerole, qualche esemplare di trota (immessa),
mentre nei sopralluoghi a Fornovo anche i cavedani, il ghiozzo, la famigerata bosa nella foto sotto
(Padogobius martensis), lo spinarello. Rimangono i racconti di un alunno amante della pesca che
ingaggia le sue battaglie con qualche luccio, per il resto ci dobbiamo riferire alla bibliografia che
elenca lo scazzone, la carpa, le lamprede e il ghiozzetto dei fontanili (Knipowitschia punctatissi-
ma).
Una “bosa” Come si è detto pesci e gamberi in un passato non molto lontano fornivano cibo per le popolazioni
certo più affamate che ai nostri giorni, e sicuramente la fauna ittica era più abbondante . Molti pe-
sci risalivano dal mare grazie all’intricato e integro reticolo idrico e pertanto si potevano ritrovare
anche delle anguille. Da citare che a Cologno è ancora visibile la cosiddetta peschiera “alla Rocca”,
luogo deputato alla pesca.
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I.F.F. Indice di Funzionalità Fluviale
L’Indice di Funzionalità Fluviale è un sistema per valutare lo stato ambientale di un corso d’acqua e
si basa sull’uso di una scheda con 14 domande, ad ogni risposta corrisponde un punteggio, la som-
ma dei 14 valori dà un valore finale al quale è collegato un giudizio di funzionalità che permette an-
che di rappresentare il corso d’acqua anche con dei colori. Nelle nostre attività abbiamo utilizzato la
nuova scheda del 2007. Dobbiamo sottolineare che la nostra scheda è stata didatticamente interpre-
tata in quanto quella ufficiale è applicabile ai corsi d’acqua naturali e non a quelli artificiali.
A Dalla sorgente alla strada vecchia per Martinengo
B Dalla strada vecchia alla Circonvallazione Strada cmpagna
C Tratto sotterraneo relativo alla Circonvallazione
D Dalla Circonvallazione alla via Crotti
E Dalla via Crotti alla via Dante Alighieri
F Dalla via Dante Alighieri alla via Montecatini
G Dalla via Montecatini al tratto sotterraneo Duca d’Aosta
H Tratto sotterraneo di via Duca D’Aosta
I Tratto superficiale di via Duca D’Aosta
L Tratto sotterraneo del Benzinaio
M Dalle cerchie fino all’ inghiottitoio di inizio via Matteotti
Operatori classe 2aB AFM
A B C D E media
F G H I media
L
1 25 25 1 1 1 1 1 1 1 1
2 10 10 1 1 5 1 1 1 5 5
2bis 5 5 1 1 1 1 1 1 1 1
3 10 10 1 1 3 1 1 1 3 1
4 10 10 1 1 3 1 1 1 3 5
5 20 20 15 15 15 15 15 15 15 15
6 15 15 1 1 1 1 1 1 1 1
7 15 15 1 1 1 1 1 1 1 1
8 20 20 1 1 10 1 1 1 8 20
9 5 5 1 1 1 5 1 1 1 1
10 15 15 5 10 5 5 10 5 5 5
11 5 5 1 1 1 5 1 1 1 1
12 15 15 1 1 1 1 1 1 5 1
13 10 10 5 15 15 15 15 5 15 15
14 10 10 1 10 10 10 10 1 10 5 TOTALE 190 190 49 61 73 64 61 49 75 78
20
Tratto A
Tratto A1, Occhio di fonte
Tratto B
Tratto C
Tratto D
Tratto D1, lavatoio privato
21
Tratto E1
Tratto E
Tratto F
Tratto G - H
Tratto I
Tratto L
22
Il Fontanone: tratto nord.
Dalla testa di fonte alle cerchie di Romano.
23
Il Fontanone: tratto sud.
Dal Borgo meridionale di Romano alla SP 103 Via Crema
24
NUOVA SCHEDA IFF 2007
Bacino:……………….…………… Corso d’acqua……………….………………
Località…………..……………………….……………….…………………….…
tratto (metri)..……………larghezza alveo di morbida cioè dopo piogge (metri) ……….……… quota…………..…..
data …………………………..… scheda N°………....…. foto N°……… Codice………...…………
Sponda Sx
Dx
1) Stato del territorio circostante
a) Assenza di antropizzazione 25 25
b) Aree naturali + aree antropiche 20 20
c) Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti,poche case 5 5
d) Aree urbanizzate 1 1
2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria –presso il fiume sulla sponda
a) Presenza di formazioni arboree riparie 15 15
b) Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti,arbusti) e/o canneto 10 10
c) Presenza di formazioni arboree non riparie 5 5
d) Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 1
2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria- distante dal fiume
a) Presenza di formazioni arboree riparie 15 15
b) Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 10 10
c) Presenza di formazioni arboree non riparie 5 5
d) Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 1
3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
a) Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m 15 15
b) Fascia di vegetazione perifluviale 30 - 10 m 10 10
c) Fascia di vegetazione perifluviale 10 – 2 m 5 5
d) Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 1
4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva
a) Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 15 15
b) Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 10 10
c) Interruzioni frequenti o solo coltre erbacea continua e consolidata 5 5
d) Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 1
5) Condizioni idriche dell'alveo
a) Larghezza dell’alveo di morbida(letto di piena) inferiore al triplo dell’alveo bagnato(dove normalmente
c’è acqua senza piena )
20
b) Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale
che portano a cambiamenti di velocità(detta tirante idraulico)
15
c) Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno frequente 5
d) Alveo bagnato inesistente o quasi, o presenza di impermeabilizzazioni della sezione trasversale 1
6) Efficienza di (eventuale) esondazione
a) Alveo non arginato ,la piena si espande almeno 3 volte il letto normale del fiume 25
b) Alveo di piena maggiore,la piena si espande di 2-3 volte il letto normale 15
L’alveo si espande di 1-2 volte, se il tratto è arginato superiore di 2-3 volte 5
c) Valli a V, fiumi completamente arginati 1
7) Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici
a) Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25
b) Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15
c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite 5
d) Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o con sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1
8) Erosione
a) Poco evidente e non rilevante 20 20
b) Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15
c) Frequente con scavo delle rive e delle radici 5 5
d) Molto evidente con rive scavate e franate; presenza di interventi artificiali 1 1
25
9) Sezione trasversale
a) Naturale 20
b) Naturale con lievi interventi artificiali 10
c) Artificiale con qualche elemento naturale 5
d) Artificiale, tutta uguale 1
10) Idoneità ittica (varietà e abbondanza dei pesci)
a) Elevata 25
b) da buona a discreta 15
c) poco sufficiente 5
d) nulla o scarsa 1
11) Idromorfologia :presenza di raschi(zone di acqua più veloce), pozze o meandri(zone non rettilinee)
a) Ben distinti e ricorrenti più volte 20
b) Presenti a distanze diverse e con successione irregolare 15
c) Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri 5
d) Meandri, raschi e pozze assenti, percorso uniforme 1
12) Componente vegetale(periphiton cioè alghe filamentose, funghi, batteri,ammassi dall’aspetto melmoso) e macrofite(piante
acquatiche ben visibili) in alveo bagnato
a) Periphyton rilevabile solo al tatto e scarsa copertura di macrofite 15
b) Periphyton scarsamente sviluppato e copertura macrofitica limitata 10
c) Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con elevata copertura di macrofite 5
d) Periphyton spesso o discreto con elevata copertura di macrofite 1
13) Detrito
a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15
b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10
c) Frammenti polposi 5
d) Detrito anaerobico(scuro, limoso, maleodorante) 1
14) Comunità macrobentonica
a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20
b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto è atteso 10
c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa(gruppi) tolleranti all’inquinamento 5
d) Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento 1
Punteggio totale
Livello di funzionalità
VALORE DI I.F.F. LIVELLO
DI FUNZIONALITÀ
GIUDIZIO
DI FUNZIONALITÀ
COLORE
261 – 300 I Ottimo blu
251 – 260 I-II ottimo- buono blu-verde
201-250 II Buono verde
181 – 200 II-III buono-mediocre verde-giallo
121 – 180 III Mediocre giallo
101 – 120 III-IV mediocre- scadente giallo-arancio
61 – 100 IV Scadente arancio
51 – 60 IV-V scadente- pessimo arancio-rosso
14 – 50 V Pessimo rosso
26
I.B.E. Indice Biotico Esteso Questa è solo una breve sintesi della precedente edizione, suggeriamo per chi vuole saperne di
più la lettura dei i testi citati e/o la consultazione dei siti Internet,… e ce ne sono tanti: basta digi-
tare “ indice biotico esteso” DI COSA SI TRATTA:
valutare la qualità dell’acqua di un corso d’acqua (c.a.) superficiale tramite la raccolta e la classifi-
cazione dei cosiddetti macroinvertebrati, organismi bioindicatori presenti negli ambienti acquatici
in grado di segnalare, in base alla loro presenza (o assenza), la qualità dell’acqua. Per macroinver-
tebrati si intendono gli organismi con dimensione superiore al millimetro, visibili a occhio nudo,
che vivono a contatto con il fondo, sulla superficie o tra la vegetazione di un ambiente acquatico.
La comunità di macroinvertebrati varia al variare delle caratteristiche dell’ambiente e si modifica in
conseguenza di fenomeni di inquinamento. Pertanto, tenendo conto di due concetti ecologici sem-
plici: qualità bioindicatrice degli organismi presenti in un c.a. e quantità dei “tipi” presenti, si può
determinare, con l’uso delle tabelle, la classe di qualità.
I macroinvertebrati, avendo una capacità di spostamento molto limitata o addirittura nulla, risentono
facilmente degli effetti di un eventuale inquinamento e pertanto sono i migliori indicatori della qua-
lità del c.a. e permettono di individuare e quantificare, in particolare, gli effetti di scarichi saltuari
e/o accidentali di sostanze inquinanti, difficilmente rilevabili con metodi chimici se non si campio-
na nel momento dello sversamento.
L’applicazione del metodo rappresenta la base per un’ottima lezione sul campo
Per il calcolo dell’indice IBE è necessario avere le basi della classificazione del regno animale e
quindi Phylum, Classe, Ordine, Famiglia e Genere e avere un minimo di dimestichezza con l’uso
delle chiavi dicotomiche, conoscere inoltre i nomi e la localizzazione di alcune parti tipiche del cor-
po dell’animale per definire il numero delle unità sistematiche.
Didatticamente parlando bisogna avere un corso d’acqua che non presenti problemi di sicurezza,
avere un alunno o un docente disponibile a eseguire l’operazione munito di stivali alla coscia, baci-
nelle bianche di plastica, secchio di plastica pinzette entomologiche, lente, le schede dicotomiche,
guanti in gomma e un retino artigianale o meglio quello professionale, oppure … trovatevi un buon
esperto e vi risolvete i problemi.
27
Una volta catturati e classificati i macroinvertebrati con l’uso delle tabelle si calcola l’indice secon-
do una scala di valori compresi tra 1 (indice di estremo inquinamento) a 12 (indice di acque non in-
quinate).
Questi valori sono stati suddivisi in 5 classi di qualità. Ad ogni classe è stato attribuito un determi-
nato colore per evidenziare in cartografia la qualità delle acque campionate. In questo modo sono
state redatte le "Carte di qualità " delle acque di gran parte dei fiumi italiani.
La definizione del valore dell’indice si basa su di una tabella a due entrate. La scheda è strutturata
nel modo seguente: nella prima colonna a sinistra, dall'alto verso il basso, sono segnalati i gruppi di
macroinvertebrati che presentano una differente sensibilità al grado di inquinamento, da quelli più
sensibili in alto a quelli via via meno sensibili andando verso il basso, nella seconda riga sono pre-
senti le colonne con gli intervalli delle unità sistematiche trovate, incrociando questa con la riga
dei migliori taxa si trova l’indice e con l’altra tabella la classe di qualità.
Di estrema importanza l’utilizzo dell’”Atlante per il riconoscimento dei macroinvertebrati” dei
corsi d’acqua italiani e altri libri reperibili presso Arpa di Trento e infine delle chiavi dicotomiche.
Tabella per il calcolo dell’indice EBI:
Taxa che determinano l'ingresso
orizzontale in tabella Numero totale delle U.S. (Unità Sistematiche):
ingresso verticale
0-1 2-5
6-10 11-15 16-20 21-25 26-30 31-35 36-...
Plecoptera Leuctra°
più di una U.S. una sola U.S.
- -
- -
8 7
9 8
10 9
11 10
12 11
13* 12
14* 13*
Ephemeroptera escluso Baetidae, Caenidae°°
più di una U.S. una sola U.S.
- -
- -
7 6
8 7
9 8
10 9
11 10
12 11
- -
Trichoptera e Baetidae, Caenidae
più di una U.S. una sola U.S.
- -
5 4
6 5
7 6
8 7
9 8
10 9
11 10
- -
Gammaridae e/o Atiidae e/o Palaemonidae
tutte le U. S. sopra assenti
-
4
5
6
7
8
9
10
-
Asellidae e/o Niphargidae
tutte le U. S. sopra assenti
-
3
4
5
6
7
8
9
-
Oligochaeta o Chironomidae
tutte le U. S. sopra assenti
1
2
3
4
5
-
-
-
-
Tabella per classe di qualità dell’acqua:
classe di qualità Indice Biotico (I.B.E.) giudizio colore
classe di qualità I 10-11-12... non inquinato o non alterato in modo sensibile azzurro
classe di qualità II 8-9 alcuni effetti di inquinamento evidenti verde
classe di qualità III 6-7 inquinato o comunque alterato giallo
classe di qualità IV 4-5 molto inquinato o comunque molto alterato arancione
lasse di qualità V 1-2-3 fortemente inquinato e fortem. alterato rosso
28
Le nostre analisi
Nel corso degli ultimi dieci anni sono state eseguite analisi in cinque postazioni. La prima nel tratto
E con valore IBE pari a 8 e classe di qualità II, ripetuto negli anni , il valore cala nella seconda sta-
zione tratto G classe III, stesso valore nel tratto I, nelle zona Cerchie il valore scende ancora alla
classe IV ed infine le acque all’uscita del paese riacquistano la seconda classe. Si sono individuate
un numero massimo di 17 unità sistematiche nella primavera, mentre le attuali classi invernali non
superano le 11.
Fra le specie osservate citiano almeno due us di efemerotteri, due di tricotteri , ubiquitari gli asellidi e i gammaridi,
alcune specie di gasteropodi e bivalvi, rari chironomidi e altri ditteri, sanguisughe, tricladi, tricotteri (portasassi e
portalegno), la nepa, coleotteri, oligocheti . Non sono state eseguite analisi specifiche, ma ci si è fermati alla mera os-
servazione macroscopica con l’uso dei microscopi e di chiavi dicotomiche semplificate.
29
Normativa sulle acque (appunti di diritto) La Direttiva 2000/60/CE si propone di raggiungere i seguenti obiettivi:
• Protezione delle acque sia superficiali che sotterranee
• Raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31/12/2015
• Gestire le risorse idriche dei bacini idrografici
• Rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate
• La Direttiva stabilisce che i singoli Stati membri affrontino la tutela delle acque a livello di bacino idrografico
In ciascun bacino gli Stati devono fare:
• un’analisi delle caratteristiche del distretto
• un esame dell’impatto provocato dalle attività umane
• lo stato delle acque superficiali e sotterranee
• un’analisi economica dell’utilizzo idrico
• Per ogni singolo bacino idrografico deve essere disposto un piano di gestione.
Reticolo Idrico Minore della Lombardia
La Regione Lombardia ha delegato fin dal 2001 alle Amministrazioni comunali le funzioni di “Autorità Idraulica”
sui corsi d’acqua del reticolo idrico minore (RIM). Attualmente con d.g.r. n.833 del 31/10/2013, Regione Lombar-
dia fornisce i criteri e gli indirizzi per la definizione del reticolo idrico minore, per la redazione del Documento di
Polizia Idraulica (DPI) e per lo svolgimento dell’attività di Polizia Idraulica.
I Comuni hanno pertanto la responsabilità di:
• identificare il reticolo di propria competenza
• effettuare la manutenzione sullo stesso
• applicare i canoni per le occupazioni delle aree demaniali
• avvalersi dei Consorzi di bonifica o delle comunità montane sia per l’identificazione del RIM che per una cor-
retta gestione del reticolo
Definizione del Reticolo Idrico Minore
In generale appartengono al reticolo idrico superficiale i canali e i corsi d’acqua che siano rappresentati nelle carte
catastali e/o cartografie ufficiali anche non più attivi.
I corsi d’acqua si classificano nel modo seguente:
Naturali
I corsi iscritti negli elenchi delle acque pubbliche.
I corsi d’acqua di origine naturale estesi verso monte fino alle sorgenti anche se interessati da opere ed interventi
di sistemazione idraulica realizzati dalla pubblica amministrazione o con finanziamenti pubblici.
Artificiali
Consorzi di Bonifica
• Ai Consorzi di Bonifica ai sensi della normativa vigente “Norme in materia di bonifica e di irrigazione” fanno
capo le funzioni di gestione, manutenzione, polizia idraulica sui corsi d’acqua inseriti nel reticolo di bonifica.
• La D.G.R.L. 7/7868 e successiva modifica trasferisce una serie di competenze per la gestione del RIM e di
Bonifica dalla Regione alle Amministrazioni comunali, alle Comunità Montane ed ai Consorzi di Bonifica.
Le competenze possono essere riassunte in tre categorie:
Urbanistiche: mappatura dei corsi d’acqua del reticolo idrico consortile e definizione delle fasce di ri-
spetto e regolamentazione
Manutentive: interventi di manutenzione ordinaria e di pronto intervento
Amministrative: rilascio di concessioni, applicazione e riscossione dei canoni di polizia idraulica
Devono essere presentate al Consorzio
Istanze di tombinatura, utilizzo di aree già tombinate, sottopasso, sovrappasso, passerelle pedonali etc.
Istanze di autorizzazione alla realizzazione di edifici in vicinanza a rogge
Istanze di spostamento delle rogge
Istanze di scarico in rogge
30
La situation des écrevisses en France Les espèces exotiques introduites en France sont l’écrevisse américaine et l’écrevisse rouge de Louisiane.
La distribution et l’introduction d’écrevisses allochtones a modifié irrémédiablement le paysage astacolo-
gique français et européen.
Les enquêtes réalisées en France par le Conseil Supérieur de la Pêche depuis 1977 mettent en évidence la
forte expansion des espèces exotiques et le recul des espèces natives.
Les écrevisses autochtones sont trois espèces, mais deux de ces espèces, l’ Austropotamobius torrentium et
l’Astacus astacus sont proche de l’extinction.
Les espèces allochtones sont plus agressifs, résistants aux pathologie, capables de coloniser des habitats va-
riés.
Jusqu’en 2001 on avait sept espèces d’écrevisses (étaient identifiées) en France :
3 espèces autochtones: l’écrevisse à pieds blanc (Austropotamobiuspallipes), l’écrevisse à pattes rouge (Astacusastacus) et l’écrevisse des torrents (Austropotamobiustorrentium).
4 espèces allochtones: l’écrevisseaméricaine (Orconecteslimosus), l’écrevisse à pattes grêles (Asta-cusleptodactylus), l’écrevisse du pacifique (Pacifastacusleniusculus) et l’écrevisse rouge de Loui-siane (Procambarusclarkii).
Les espèces introduites viennent d’Amérique du Nord. Toutes ces espèces sont porteuses saine de la peste de
l’écrevisse. Cette peste a décimé les espèces autochtones. D’autres causes du déclin des espèces autochtones
sont: la dégradation des milieux naturels, la pollution des cours d’eau et la destruction de l’habitat.
L’Austropotamobiuspallipes (espèce autochtone) en France, se trouve dans 76 départements sur un total de
2501 sites. Les plus fortes concentrations sont observées sur le domaine continental: en Bourgogne, Franche-
Comté, Rhône-Alpes, Auvergne.
L’écrevisse à pieds blanc (Austropotamobius pallipes) est l’espèceendémique la mieux représentée en
France. Dans huitdépartements cette espèce est considérée comme disparu ou au bord de l’extinction.
L’écrevisse à pattes rouges (Astacus astacus) aime les eaux calmes des rivières et des plans d’eau. Au-
jourd’hui cette espèce est présente essentiellement dans des petits plans d’eau forestiers où les espèces exo-
tiques sont absentes et l’eau est propre. Le situation de Astacus astacus est donc alarmante et on assiste sur
certains sites à des mortalités massives.
L’espèce de l’écrevisse de torrents est en danger et se trouve dans le périmètre du Parc Naturel Régional des
Vosges du Nord.
On a introduit des espèces exotiques pour compenser la disparition des écrevisses européennes. L’écrevisse
du Pacifique a été introduit en 1976 comme l’écrevisse rouge de Louisiane.
Les causes de mortalité des écrevisses sont: les événements climatiques, les pathologies comme la peste et la
Thelohaniose ou maladie de la porcelaine.
File elaborato dalla classe 2ªB AFM sulle indicazioni dei documenti del Conseil Supérieur de la Pêche Pro-
tection des milieux aquatiques - Délégation Régionale de Metz. LA SITUATION DES ECREVISSES EN
FRANCE Résultats de l'enquête nationale réalisée en 2006 par le Conseil Supérieur de la Pêche
Commento.
In Francia le specie esotiche introdotte sono il gambero americano e il gambero rosso della Loui-
siana. La distribuzione e l’introduzione dei gamberi alloctoni ha modificato irrimediabilmente il
panorama astacologico naturale . Nel 2001 sono state censite 3 specie autoctone e 4 alloctone.
In Francia come in Italia le specie alloctone sono tutte portatrici sane della “peste” che ha contri-
buito alla degradazione degli ambienti naturali l’inquinamento dei corsi d’acqua. Sono state intro-
dotte delle specie esotiche per compensare la scomparsa dei gamberi europei. Il gambero del Paci-
fico è statoprobaabilmente introdotto nel 1976, così come il gambero rosso della Louisiana.
31
La situazione dei gamberi in Francia Le specie esotiche introdotte in Francia sono il gambero americano e il gambero rosso della Louisiana.
La distribuzione e l’introduzione dei gamberi alloctoni ha modificato irrimediabilmente il paesaggio astacologico fran-
cese ed europeo.
Le inchieste realizzate in Francia dal Consiglio Superiore della Pesca dal 1977 mettono in evidenza la forte espansione
delle specie esotiche e il regresso delle specie native.
I gamberi alloctoni sono tre, ma due di queste specie, l’Austropotamobius torrentium e l’Astacus astacus sono a rischio
d’estinzione.
Le specie alloctone sono più aggressive, resistenti alle patologie, capaci di colonizzare ambienti differenti.
Fino al 2001 si avevano 7 specie di gamberi in Francia:
3 specie autoctone: il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes), il gambero dalle zampe rosse
(AStacus astacus) e il gambero dei torrenti (Austropotamobius torrentium).
4 specie alloctone: il gambero americano (Orconectes limosus), il gambero dalle zampe sottili (Astacus lep-
todactylus), il gambero del Pacifico (Pacifastacus leniusculus) e il gambero rosso della Louisiana (Procamba-
rus clarkii).
Le specie introdotte vengono dall’America del Nord. Tutte queste specie sono portatrici sane della peste del gambero.
Questa peste ha decimato le specie autoctone. Altre cause del declino delle specie autoctone sono: la degradazione degli
ambienti naturali, l’inquinamento dei corsi d’acqua, la distribuzione dell’habitat e gli eventi climatici.
LìAustropotamobius pallipes (specie autoctone) in Francia, si trova in 76 provincie su un totale di 2501 siti. Le più forti
concentrazioni sono osservate sull’area continentale: in Bourgogne, Franche-Comté, Rhône-Alpes, Auvergne.
Il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes) è la specie endemica più rappresentata in Francia. In 8 pro-
vincie questa specie è considerata come scomparsa o a rischio d’estinzione.
Al gambero dalle zampe rosse (Astacus astacus) piacciono le acque calme dei fiumi e dei bacini d’acqua.
Oggi questa specie è presente essenzialmente in piccoli bacini situati nelle foreste dove le specie esotiche sono assenti e
l’acqua è pulita. La situazione dell’Astacus astacus è quindi allarmante e si assiste in alcuni siti a mortalità di massa.
La specie del gambero dei torrenti è in pericolo e si trova nel perimetro del Parco Naturale Regionale dei Vosgi Setten-
trionali.
Sono state introdotte delle specie esotiche per compensare la scomparsa dei gamberi europei.
Il gambero del Pacifico è stato introdotto nel 1976, così come il gambero rosso della Louisiana.
Distribuzione delle mortalità per specie
(periodo 2001-2006)
89%
2%
2% 6% 1%
Austropotamobius pallipes
Astacus astacus
Astacus leptodactylus
Pacifastacus leniusculus
Procambarus clarkii
File elaborato dalla classe 2^B afm sulle indicazioni dei documenti de « Conseil Supérieur de la Pêche et Protection
des milieux aquatiques - Délégation Régionale de Metz. » LA SITUATION DES ECREVISSES EN France : Résultats
de l'enquête nationale réalisée en 2006 par le Conseil Supérieur de la Pêche.
32
…..e in Inghilterra
As part of the project from “From school to territory”, the class has visited some English websites on crayfish and this
is the information they have gathered.
What's a crayfish? A crayfish is an animal that looks like a lobster but smaller and it lives in
rivers and streams. What's a white-clawed crayfish (Austropota-
mobius pallipes)? it's the only native species and it's called so due
to its distinctive claws: large pincers coloured cream or rosy on
their underside. This fantastic invertebrate is really rare and its
numbers are declining due to competition by non-native, invasive
crayfish species such as the North American Signal crayfish
(Pacifastacus leinisculus)and to the loss of suitable habitat .
They are also declining rapidly both in numbers and in the places where they can be found.
The white-clawed crayfish is one of the largest freshwater invertebrates and they grow up to
12 cm long, they can live up to 12 years old and they need water that contains minerals to
build their body armour (shell), they are omnivorous and they are nocturnal creatures, then
they aren't very active during the winter. These invertebrate have important roles in the
freshwater environment (e. g. they provide food for other animals such as fish, herons and ot-
ters.), and they are also intolerant of pollution therefore they are a reliable indicators of good
water quality. Apart from rivers, and streams they could also be found in large pounds, canals
or lakes and even in drainage ditches but they generally prefer areas with clean mineral-rich
water and overhanging banks and plants.
In England there are at least six species of introduced crayfish: fewer species in Wales and
Scotland (they've already been colonised) and no introduced species in the wild in Northern
Ireland. These introduced species have a negative impact on the white-claws and the rivers.
They are highly invasive and are also spreading quickly through our rivers and streams, and
they also spread a disease called crayfish plague which kills the white-claws, they also com-
pete with white-claws for shelter (by eating large quantities of invertebrates and by burrowing
into riverbanks). Examples of the invasive crayfish are: the redclaw crayfish which is the on-
ly crayfish that is allowed to be kept in aquaria in England and Wales because it is unable to
breed in the cool summers.
Then, the Marbled crayfish has been found, illegally, in the pet trade in the UK. It could in-
vade streams and lakes and harm white-claws and other wild life.
https://www.buglife.org.uk/uk-crayfish
Commento.
Nel progetto per Expo gli alunni della classe 2^B AFM hanno consultato alcuni siti inglesi sui
gamberi, qui di seguito le informazioni che hanno raccolto:
Il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes) è l’unica specie nativa ma stanno decli-
nando rapidamente sia il numero di esemplari sia il numero dei luoghi dove esso può essere trova-
to; e questo è dovuto all’introduzione delle specie invasive che sono almeno 6 in Inghilterra. Queste
specie introdotte hanno un impatto negativo sui gamberi dai piedi bianchi.
Confronto gamberi in Inghilterra e Francia. Possiamo vedere che in entrambi casi i gambero autoctoni stanno declinando sia in numero che negli habitat dove pos-
sono essere trovati e questo è dovuto all’introduzione dei gamberi invasivi detti “alloctoni” ma in Francia la quantità
delle specie alloctone è minore rispetto alla quantità presente in Inghilterra.
33
Carta IGM 1974, foglio n. 46, quadrante 1, orientamento SO.
Determinazione della portata del “Fontanone”
Lo scopo dell’esperimento è quello di determinare la portata dell’ asta del fontanile senza l’uso di partico-lari strumenti. Sono stati individuati alcuni tratti lunghi 20 metri, è stata calcolata la larghezza e la profondità media e calcolato il volume in metri cubi. Utilizzando dei galleggianti si è determinato il tempo di percorrenza dei tratto e con un semplice calcolo siamo arrivati alla portata dividendo volume per i secondi. Portata nelle cerchie 0,37 m3/sec Portata in Via Calvi 0,50 m3/sec
34
L’acqua nelle religioni.
L’acqua nei libri biblici è simbolo di vita, di purificazione e anche di morte. Vediamo alcuni passi
biblici.
Genesi (1,2) “Ma la Terra era deserta e disadorna e v’era tenebra sulla superficie dell’oceano e lo
Spirito di Dio era sulla superficie delle acque.”
Genesi (1,9) Dio disse “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgono in un solo luogo e appaia
l’asciutto” e così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e le masse delle acque mare.
Esodo (7,14-19) In questo passo biblico l’acqua diventa sangue; Mosè, per mano di Dio trasforma
l’acqua in sangue.
Esodo (14,21) L’acqua è segno di liberazione per il popolo ebraico che si sottrae dalla schiavitù
egizia, attraversando le acque del Mar Rosso a piedi con il favore di Dio che combatte per loro.
Deuteronomio (21,3-4) L’acqua è utilizzata per riti di espia-
zione, per omicidi compiuti da ignoti.
Marco (1,4) Giovanni Battista: inizio del lieto annuncio attra-
verso l’acqua del battesimo.
Giovanni (7,37-39) “chi ha sete venga da me e beva” Gesù nel
giorno
di festa.
Oggi l’acqua è simbolo di purificazione nel battesimo cristiano,
è il 1° dei 7 sacramenti cattolici e viene riconfermato con la
Cresima.
Giovanni 7,37-39
Fiumi di acqua viva.
Prima che Gesù salisse al cielo, nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in
piedi esclamò ad alta voce: “chi ha sete venga a me e beva.”
Come dice la Scrittura, fiumi di acque viva sgorgheranno dal suo seno:
Simbolicamente preannuncia l’Eucarestia, che disseta dall’arsura, dal desiderio di Dio in noi. Infatti
chi ha sete venga a me, mi riceva nel suo cuore.
Giovanni 4,10 Segno di saggezza
Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed
egli ti avrebbe dato acqua viva. Chiunque beve di quest’acqua avrà ancora sete, ma chi beve
dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete.
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Il diluvio universale
Genesi 7,11 L’acqua può essere anche strumento di maledizione quando Dio se ne serve per pu-
nire ……….Dopo 7 giorni, le acqua del diluvio furono sopra la terra; nell’anno seicentesimo
della vita di Noè ……..eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si uni-
rono. Cadde la pioggia per 40 giorni e 40 notti. Il diluvio durò sulla terra 40 giorni, le acque crebbe-
ro e sollevarono l’arca che s’innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto so-
pra la terra e l’arca galleggiava sulle acque e le acque si innalzavano sempre più sulla terra e copri-
rono tutti i monti più alti che sono sotto il cielo. Perì ogni essere vivente che si muoveva sulla terra
…..perché Dio intese punire l’uomo che anziché essere a sua immagine e somiglianza era diventato
sempre più perverso.
L’importanza dell’acqua nell’Islam
Nell’Islam, l’acqua è benedetta e ha diverse origini e funzioni: è utilizzata per l’abluzione e cioè che
il musulmano non può adorare o pregare ad Allah se prima non procede alla propria purificazione
rituale mediante abluzioni con acqua, quindi il rapporto con l’adorazione di Allah è connesso ad un
rapporto continuo con l’acqua perché è l’acqua che fa purezza, e per avere il contatto con Allah
l’uomo deve essere puro non solamente nel cuore o nelle intenzioni ma anche nel corpo e nel luogo
dove il rito di adorazione viene eseguito.
L’acqua Sacra dello ZEMZEM
Lo Zemzem è una fonte sacra situata nella corte di Hijr ai piedi della Kaaba di Mecca. Essa prende
il nome dalla radice germinata araba z-m-z-m, che significa “inghiottire a piccoli sorsi”. Si crede
che l’acqua dello Zemzem aumenta e gonfia tutte le notti dal giovedì al venerdì. L’istoriografia mu-
sulmana avanza l’ipotesi che l’acqua dello Zemzem zampilla sotto i piedi di Ismael, figlio di Abra-
mo. Se Zemzem ha una tale importanza nel rituale del pellegrino, è perché essa rappresenta e sim-
boleggia al meglio la mitologia degli antichi arabi che accordavano all’acqua un importanza smisu-
rata.
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