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1/ 14 ISTITUTO PROFESSIONALE PER L'AGRICOLTURA E L'AMBIENTE "Benito Ferrarini" - Sasso Marconi Storia del paesaggio rurale italiano Classe 4A e 4B A.S. 2014-15 Docente: Giuseppe Falivene 1. Aspetti storici 1.1.Il paesaggio agrario nell‟età antica 1.2.Il medioevo 1.3.L‟Italia comunale 1.4.Il Rinascimento 1.5.Il Seicento 1.6.Il Settecento 1.7.L‟Ottocento 1.8.L‟età contemporanea Il paesaggio rurale è “Quella forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale”. (E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, 1961) 1.1-IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ITALIA ANTICA Le attività agricole in Italia prima della colonizzazione greca Non è possibile parlare di paesaggio agrario in Italia prima della colonizzazione greca e del sinecismo etrusco. I primi segni di attività agricola si possono rintracciare nell‟età del rame, ma soltanto durante l‟età del bronzo e del ferro avviene il passaggio dai primitivi sistemi a zappa all‟agricoltura con l‟aratro. I sistemi agrari sono inizialmente a campi ed erba e a debbio: la coltura viene infatti praticata su terre “vergini” che, una volta esaurita la loro fertilità naturale, vengono abbandonate alla vegetazione spontanea. Colonizzazione greca: vasto movimento migratorio, nel IX sec. a.C., di popolazioni greche verso i territori dell’Italia meridionale. Sinecismo etrusco: l’unificazione, durante il periodo etrusco, di entità politiche prima indipendenti in una città o in un’organizzazione statale. Debbio: pratica rudimentale di fertilizzazione del terreno che consiste nell'incendio della vegetazione o dei residui colturali. Sistema agrario a campi ed erba: coesistenza di zone coltivate e zone a pascolo.

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ISTITUTO PROFESSIONALE PER L'AGRICOLTURA E L'AMBIENTE "Benito Ferrarini" - Sasso Marconi

Storia del paesaggio rurale italiano

Classe 4A e 4B A.S. 2014-15 Docente: Giuseppe Falivene

1. Aspetti storici 1.1. Il paesaggio agrario nell‟età antica

1.2. Il medioevo

1.3. L‟Italia comunale

1.4. Il Rinascimento

1.5. Il Seicento

1.6. Il Settecento

1.7. L‟Ottocento

1.8. L‟età contemporanea

Il paesaggio rurale è “Quella forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue

attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al

paesaggio naturale”.

(E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, 1961)

1.1-IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ITALIA ANTICA

Le attività agricole in Italia prima della colonizzazione greca

Non è possibile parlare di paesaggio agrario in Italia prima della colonizzazione greca e

del sinecismo etrusco.

I primi segni di attività agricola si possono rintracciare

nell‟età del rame, ma soltanto durante l‟età del bronzo

e del ferro avviene il passaggio dai primitivi sistemi

a zappa all‟agricoltura con l‟aratro.

I sistemi agrari sono inizialmente a campi ed erba e a

debbio: la coltura viene infatti praticata su terre “vergini” che, una volta esaurita la loro

fertilità naturale, vengono abbandonate alla

vegetazione spontanea.

Colonizzazione greca: vasto movimento migratorio, nel IX sec. a.C., di popolazioni greche verso i territori dell’Italia meridionale. Sinecismo etrusco: l’unificazione, durante il periodo etrusco, di entità politiche prima indipendenti in una città o in un’organizzazione statale. Debbio: pratica rudimentale di fertilizzazione del terreno che consiste nell'incendio della vegetazione o dei residui colturali. Sistema agrario a campi ed erba: coesistenza di zone coltivate e zone a pascolo.

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Maggese: pratica agricola, che si

iniziava nel mese di maggio, secondo

la quale un campo è lasciato a riposo o

a pascolo, senza alcuna coltivazione, in

previsione di una coltivazione a cereali.

Giardino mediterraneo: paesaggio

ad appezzamenti irregolari chiusi,

per proteggere le colture arboree e

arbustive dal pascolo delle greggi e

i loro frutti dai furti campestri.

Alberatura della vite nel fregio della Casa dei Vettii a

Pompei

IL PAESAGGIO DELLA COLONIZZAZIONE GRECA: IL MAGGESE E IL GIARDINO

MEDITERRANEO

Durante la colonizzazione greca, per la prima volta, il

paesaggio agrario assume forme geometriche grazie al sistema

agrario del maggese e ai nuovi rapporti di proprietà e di

produzione.

Le terre a coltura sono divise in campi e sono difese sui loro

confini, contro il pascolo abusivo e contro le usurpazioni, grazie

a siepi, muri, fossi, fiumi e strade.

Il giardino mediterraneo caratterizza alcune località in Sicilia e

nella Magna Grecia, in cui si diffondono le colture arboree e

arbustive accanto a quelle erbacee del maggese.

LA COLTIVAZIONE DELLA VITE NEL PAESAGGIO AGRARIO

Nelle aree di dominio etrusco, al centro-nord, le viti

corrono in lunghi festoni, alti sul terreno,

eventualmente appoggiati a un sostegno vivo come

il pioppo, l‟acero o l‟olmo, insieme alla coltivazione

dei cereali.

Nel paesaggio della colonizzazione greca, nel Sud

Italia, la vite è invece ad alberello basso a palo

secco.

IL PAESAGGIO DELLA CONQUISTA ROMANA: LA CENTURIAZIONE

Durante la colonizzazione romana avviene la misurazione e la suddivisione del

suolo agrario secondo due linee principali, il decumanus (da est a ovest) e il

cardo (da nord a sud), intrecciate a linee parallele collocate a distanze fisse,

così da creare un reticolo di centuriae (quadrati di 710 metri di lato con una

superficie di circa 50 ettari cad.) centuriazione.

Il reticolo crea quindi i confini dei lotti coltivati e i percorsi della viabilità

pubblica minore, inserendosi nella rete stradale dell‟Impero Romano.

Le linee della centuriatio romana condizionano ancora oggi l‟orientamento dei

campi e dei filari, come il tracciato dei confini e delle vie vicinali.

La centuriazione

vicino a Cesena a

fine Ottocento (a

sinistra) e in una

recente foto

aerea (a destra)

(Il tema della centuriazione sarà sviluppato in modo più approfondito nella parte degli appunti

dedicati all‟analisi strutturale del paesaggio agrario)

Bacche della lambrusca: vite selvatica raccolta e

utilizzata dalle popolazioni indigene della Valle Padana:

persistenza dell‟etimologia nel vino lambrusco.

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Saltus: boschi e pascoli interrotti

sporadicamente da appezzamenti

messi a coltura.

LA PIANTAGIONE INTORNO ALLA VILLA RUSTICA

Dopo le guerre sannitiche e nel corso delle guerre puniche,

si verifica un‟abbondanza di manodopera servile, che viene

impiegata in un‟economia di piantagione che trasforma il

paesaggio agrario.

Nel paesaggio rurale si diffonde la villa rustica che

comprende i locali adibiti all‟abitazione e al lavoro degli

schiavi con i depositi per i prodotti (villa fructuaria) e

l‟abitazione di piacere padronale (villa urbana).

Villa romana e piantagioni nel mosaico

di Tabarka, Museo del Bardo, Tunisi

LA DEGRADAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO NEL BASSO IMPERO ROMANO

Nei secoli del Basso Impero romano inizia una degradazione del

paesaggio agrario, divenuto grande proprietà signorile o

imperiale, con la restrizione delle terre a coltura, cui fa riscontro

una crescente estensione della terra a pascolo o incolta.

Crisi della manodopera servile passaggio da alternanza biennale maggese-grano a sistema a campi

ed erba con prevalenza di un‟economia pastorale.

Si assiste al passaggio da un regime di campi chiusi a un regime di campi aperti, nei quali tutte le

terre del saltus sono aperte, dopo il raccolto, al pascolo promiscuo delle greggi.

IL PAESAGGIO AGRARIO ITALIANO TRA LA TARDA ANTICHITÀ E IL MEDIOEVO

Dai primi anni del V sec. d. C., con il sacco di Roma del 410, e per tutto l‟Alto Medioevo fino

all‟invasione degli Ungheri e dei Saraceni

nei sec. IX e X, si assiste a una

degradazione e disgregazione del

paesaggio agrario italiano.

Le invasioni provocano saccheggi,

devastazioni e decadimento degli

antichi centri di vita urbana.

I ruderi delle architetture romane

diventano elementi caratteristici e

integranti del paesaggio agrario

italiano.

Il rudere dell’acquedotto romano di Acqui

Villa rustica: fattoria a gestione familiare, nata

inizialmente per lo sfruttamento agricolo e la sussistenza,

in seguito divenuta azienda agricola per la produzione di

prodotti per i grandi mercati della Penisola e d‟oltremare.

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1.2 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL MEDIOEVO

LA RAPPRESENTAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO

NELL’ARTE BIZANTINA

Nell‟Italia barbarica e nell‟Italia bizantina la degradazione del

paesaggio agrario e il netto prevalere delle attività di

allevamento su quelle agricole si riflettono nell‟elaborazione

grafica del paesaggio pastorale nell‟arte bizantina.

Il paesaggio pittorico presenta infatti una disgregazione della

composizione e gli elementi compositivi che si riducono a motivi

decorativi e ornamentali.

Mosaico absidale di S. Apollinare in Classe, Ravenna FORME ABITATIVE E COLTIVAZIONI NELLE

CAMPAGNE

Nel Medioevo le campagne italiane sono abitate da

insediamenti concentrati e fortificati, inerpicati sulle

montagne, al fine di difendersi contro le scorrerie e le

invasioni e al contempo per sorvegliare le aree

sottoposte allo sfruttamento pastorale e agricolo.

I borghi sono arroccati anche a causa dell‟impaludamento

di molte pianure costiere e vallive con la conseguente

diffusione di infezioni malariche.

I sistemi agrari tornano ad essere quelli del debbio e dei

campi ed erba.

I cereali coltivati sono quelli inferiori come il miglio, il

sorgo, la spelta, la segale, l‟orzo, meno esigenti e più

rustici del frumento. Giotto, S. Francesco che dona il mantello

Assisi, Basilica di S. Francesco.

IL PAESAGGIO AGRARIO A CAMPI CHIUSI

Con la disgregazione del paesaggio agrario organizzato

nell‟aperta campagna, è la città stessa che diventa

elemento di aggregazione degli elementi del paesaggio

agrario, incorporandoli dentro le mura.

Il paesaggio cittadino prende così i lineamenti di un

paesaggio agrario a campi chiusi, con pascoli, frutteti,

vigneti bassi, seminativi e orti.

Rigore e perfezione formale, ma anche frammentazione, nella stilizzazione delle immagini di rocce, piante e animali.

Il vigneto basso: Coltura della vite, sempre

presente in Italia, coltivata entro le mura cittadine o

nelle sue immediate vicinanze, in appezzamenti

chiusi di limitata estensione, a filari ravvicinati e

perciò “bassa”, a alberello o a palo secco.

Gli orti: Coltivati nella cinta delle città o dei borghi

inerpicati, forniscono importanti risorse alimentari e preziose

erbe officinali impiegate nella medicina medioevale.

Il paesaggio agrario dei campi chiusi entro la cerchia delle mura cittadine, da una pianta conquecentesca di Bologna

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IL GIARDINO MEDITERRANEO NEL MEDIOEVO

L‟invasione araba (VIII-IX sec.) in Sicilia diffonde

nuove colture quali quelle del riso, del cotone, della

canna da zucchero, del carrubo, del pistacchio, delle

melanzane e degli spinaci.

Anche le forme del paesaggio agrario vengono

modificate. Inizia a diffondersi la sericoltura

(l‟allevamento del baco da seta), con la piantagione dei

gelsi, e la coltura degli agrumi (aranci e limoni).

Dal XVI secolo, la sericoltura si sposta verso il centro e

il nord Italia, dove i gelsi diventeranno un elemento

caratteristico del paesaggio agrario.

Il giardino pantesco Donnafugata, isola di Pantelleria (TP), Bene FAI

IL CASTELLO DOMINA IL PAESAGGIO

Tra l‟VIII e il X secolo si assiste a una netta separazione tra

città e campagna in cui si moltiplicano i borghi fortificati e i

castelli.

Si instaura la proprietà feudale della terra, con una condizione

di dipendenza dei diretti coltivatori, che devono corrispondere

al grande proprietario terriero una rendita in lavoro, natura o

denaro.

La campagna, accentrata intorno al castello che la domina,

afferma la sua decisa prevalenza politica e economica sulla

città.

Sotto la protezione dei signori feudali, enormi appezzamenti di

terre vengono dissodati e bonificati per ospitare piantagioni di

castagno e ulivo nei campi aperti e di vite nei campi chiusi.

Il castello di Avio, Sabbionara di Avio (TN),

Bene FAI

LE ABBAZIE CISTERCENSI NELL’OPERA DI BONIFICA E DI PASTORIZIA

Il periodo tra l‟XI e il XIII secolo è decisivo per la

rielaborazione del paesaggio agrario, grazie a importanti

opere collettive di bonifica, di irrigazione e dissodamento

realizzate dai grandi proprietari terrieri, ma anche dalla

Chiesa e dai Comuni.

I signori feudali favoriscono l‟installazione di abbazie

cistercensi (come quella di Chiaravalle Milanese, qui a

destra), specializzate nella bonifica di terreni acquitrinosi

da destinare alle coltivazioni e nello sfruttamento di terreni

incolti per la pastorizia.

A quest‟epoca risalgono le basi dell‟arginatura del Po e del

sistema dei canali della Valle Padana che condizionerà la

futura sistemazione idraulica del suolo agrario.

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1.3 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ITALIA COMUNALE

LE SISTEMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ETA’ DEI COMUNI

Con l‟aumento della densità della popolazione si moltiplicano i

lavori di trasformazione agraria: i coltivatori, su di un terreno

già interessato da un lungo lavoro di

dissodamento, disboscamento e intervento idraulico, possono

procedere non solo alle normali culture erbacee, ma anche

all‟impianto di quelle culture arboree e arbustive

caratteristiche del paesaggio agrario dell‟età comunale: ulivi,

viti, alberi vitati, agrumi.

Il vigneto basso si diffonde nelle aree soleggiate della collina,

mentre in pianura prevale la piantata di alberi vitati (alberi a

cui sono assicurate le viti).

In alcune zone di colture più pregiate inizia a svilupparsi

l‟attenzione per la regolamentazione idrica e la sistemazione

del suolo contro l‟erosione delle acque.

Il sistema degli alberi vitati (sec. XIV)

IL PAESAGGIO AGRARIO AL DI FUORI DEI CENTRI ABITATI

Nell‟affresco che illustra gli Effetti del Buon Governo in

campagna di Ambrogio Lorenzetti è possibile individuare

le caratteristiche del rinnovamento del paesaggio

agrario in epoca comunale:

l‟iniziativa dei singoli, garantita da una condizione di

sicurezza politica, crea forme regolari nel paesaggio

collinare.

Ogni podere, ogni vigna presenta un rigore e una

precisione mai riscontrata in precedenza.

Il paesaggio agrario rimane tuttavia oggetto di una

combinazione quasi casuale, dovuta all‟iniziativa

individuale, in mancanza di un piano collettivo.

IL PAESAGGIO PASTORALE, DEI BOSCHI E DELLE CACCE

Il paesaggio pastorale in epoca comunale viene influenzato e ingentilito dalla nuova organizzazione

della città, continuando a prevalere sul paesaggio agrario. Sugli stessi campi messi a coltura vige il

diritto promiscuo di pascolo.

Prosegue il processo di disboscamento intorno ai centri cittadini, con gravi minacce di degradazione

del paesaggio collinare e montano e di disordine idraulico a valle.

Per contrastare questi rischi l‟iniziativa pubblica comincia a tutelare il patrimonio forestale

fortemente disboscato, come a Venezia e a Siena.

La caccia in età comunale resta una risorsa importante per l‟alimentazione carnea delle popolazioni,

anche se viene sempre più assumendo il carattere di privilegio e svago per le classi dominanti.

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I CAMPI CHIUSI E LE CHIUSURE VIVE

Particolare delle chiusure vive in Gentile da Fabriano, Fuga in Egitto, predella dell‟Adorazione dei Magi, Uffizi, Firenze

Durante l‟età comunale, il sistema agricolo passa una coltura da a campi ed erba a quella a

maggese-cereali, dove viene coltivato prevalentemente il frumento, al posto dei cereali inferiori. Il

rendimento unitario medio rimane però piuttosto limitato, poiché non è ancora diffusa la rotazione

agraria con le foraggere e c‟è poca disponibilità di letame.

Il regime a campi chiusi priva il bestiame delle risorse necessarie, prima assicurate grazie al regime

dei campi aperti con il diritto promiscuo di pascolo sulle stoppie e sui maggesi. I pastori sono ridotti

quindi a raccogliere frasche di alberi e arbusti. Iniziano a diffondersi le chiusure vive dei campi, per

proteggere le coltivazioni e avere alberi e arbusti per la legna e il foraggio del bestiame.

1.4 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL RINASCIMENTO

I CAMPI COLLINARI A PÌGOLA, A PORCHE E LA

CHIUSURA DEI PASCOLI

La sistemazione dei campi a pìgola inizia a

caratterizzare il paesaggio collinare italiano.

La sistemazione a porche o magolato si diffonde

nelle regioni dell‟Italia centrale, dalla Toscana all‟Umbria

alle Marche.

I pascoli vengono chiusi con siepi e stecconati per

un allevamento più efficace.

Sistemazione dei campi a pìgola: i campi sono

irregolari, posti di spigolo l‟uno con l‟altro, con lati

rettilinei ma non paralleli tra loro.

Sistemazione dei campi a porche o

magolato: i campi coltivati sono separati da

solchi paralleli, con alberi ai margini del terreno.

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LA BONIFICA DEI CAMPI DURANTE IL RINASCIMENTO

Tra la fine del XV e la prima metà del XVI

secolo i maggiori Comuni e le nuove

Signorie avviano una campagna di bonifica

e di irrigazione dei campi, al fine di

migliorare l‟agricoltura.

Alcuni esempi sono l‟escavazione, da parte

degli Sforza, del canale di Binasco e del

Naviglio della Martesana e la costruzione in

Toscana del primo bacino artificiale nel

1469.

Leonardo da Vinci si interessa alle campagne di bonifica, lasciando progetti, disegni e calcoli.

I PRATI IRRIGUI IN LOMBARDIA E NELLA PIANURA PADANA

Nel Mezzogiorno e nei territori della Chiesa non si avviano opere di bonifica e sistemazione idraulica

per la mancanza di una organizzazione centrale efficiente e capace.

Le attività di bonifica e di irrigazione hanno invece successo nella Pianura padana, non solo a causa

delle condizioni ambientali più adeguate alle possibilità tecniche, ma anche per la formazione di due

Stati unitari, quello veneto e quello milanese, che favoriscono la concentrazione di mezzi e di forze.

Si utilizza inoltre il sistema irriguo della marcita, diffuso nella Pianura padana già dal XIII secolo.

LA PIANTATA PADANA

“Veder puoi con quanto affetto e con quanti iterati abbracciamenti la vite s’avviticchia al suo marito”

(TORQUATO TASSO, Aminta, 1580)

In Pianura padana si diffonde la piantata padana,

sistema di file di alberi che sostengono le viti tra

i campi di cereali.

Si differenzia rispetto a quella toscana e

umbro-marchigiana poiché nella Pianura padana

le sistemazioni sono a carattere permanente e

intensivo, mentre quelle in Toscana, Umbria e

Marche sono ancora di tipo temporaneo e

periodico.

L‟agricoltura padana si caratterizza per:

• la bonifica idraulica seguita da una prima

divisione dei terreni in grandi quadri che

vengono, in un secondo momento,

divisi in campi regolari

• la sistemazione idraulica intensiva

• l‟impianto di colture arboree e arbustive (la piantata).

Marcita: durante il periodo invernale viene

fatto scorrere sul prato un velo d‟acqua, al

fine di impedire il congelamento e

assicurare tagli d‟erba supplementari e

foraggio fresco anche d‟inverno.

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A sx. Particolare di una carta del 1743, tratta dalla Collezione d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna. Da notare l’ordinatissima scansione della piantata, con filari nei campi e lungo le vie poderali. A dx. Il sistema della piantata in un’azienda agricola della pianura bolognese. Dipinto di Anonimo fiammingo del XVIII secolo nelle Collezioni d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna. L’ordine rigoroso dei campi coltivati, scandito dagli allineamenti della piantata, è restituito con precisione quasi cartografica.

“In ciò è il riflesso, *…+, dei progressi fatti dall’agricoltura in quell’epoca, tutta pervasa di spirito illuministico, tutta volta

all’elogio della campagna…. Secondo questa visione le uniche vere possibilità di sviluppo economico stavano nell’agricoltura,

sola attività capace di produrre ricchezza senza rottura dell’ordine naturale: tutto ciò nell’ambito di un liberismo economico

che doveva lasciare libera iniziativa agli agricoltori.” (EUGENIO TURRI (a cura di), La terra padana, De Agostani.

IL CONCETTO DI “BEL PAESAGGIO” NEL

RINASCIMENTO

Nonostante la vocazione agricola della Pianura

padana sempre più razionale e

organizzata, gli osservatori dell‟epoca

individuano come “Giardini d‟Italia” le terre del

Mezzogiorno, della Toscana e delle colline

venete.

Frutto della cura, del gusto, della creatività e

dei nuovi rapporti tra gli uomini, il “bel

paesaggio” italiano è caratterizzato da

un‟attenzione a ogni singolo elemento

costitutivo e dall‟apporto individuale di coloro

che vi lavorano, improntando di nuove forme

creatrici il paesaggio agrario.

Leonardo da Vinci, attratto dal paesaggio come insieme di opere funzionali tese a ottenere campi

regolarmente sistemati e ordinati per la coltivazione, propone per primo una nuova attenzione al

paesaggio in pittura.

Il paesaggio del Valdarno in un disegno di Leonardo da

Vinci. In secondo piano, sulla sinistra, campi coltivati.

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Transumanza: spostamento

temporaneo delle greggi e

delle mandrie dai pascoli

collinari e montani verso le

pianure e viceversa, a seconda

delle stagioni.

LA VILLA NEL RINASCIMENTO

A differenza della villa in epoca

romana, la villa nel Rinascimento si

inserisce in un paesaggio agrario

modificato non solo per motivi

economici e tecnici, ma soprattutto

secondo i canoni dell‟estetica.

Inizia a diffondersi il “gusto per il bel

paesaggio”.

IL PAESAGGIO PASTORALE

Nella Pianura padana la presenza

di prati irrigui e del prato

artificiale porta alla

stabulazione del bestiame

bovino.

Nel Mezzogiorno si diffonde

invece la transumanza del

bestiame ovino.

Inizia una integrazione più razionale tra allevamento e agricoltura.

IL DISSODAMENTO DEI TERRENI COLLINARI E MONTANI E IL LORO DEGRADAMENTO

A partire dal XVI sec. anche i terreni montani e collinari iniziano a essere dissodati, a causa

dell‟aumento della popolazione, della persistenza di zone paludose e malariche in pianura e

dell‟allargamento delle zone di pascolo con lo sviluppo dell‟allevamento ovino.

Le zone montane che vengono disboscate e dissodate iniziano però a degradarsi, costituendo una

grave minaccia per i terreni a valle e aggravando il disordine idrico.

LE SISTEMAZIONI DEL PAESAGGIO

AGRARIO COLLINARE E MONTANO

Nelle zone collinari inizia a diffondersi il

sistema del ciglionamento, mentre nelle zone

più ripide si costruiscono i terrazzamenti,

sostenuti da muretti a secco.

Per le piantagioni arboree nei terreni rocciosi

o sassosi molto ripidi si preferisce la

sistemazione “a lunette” per trattenere un po‟

di terra e umidità attorno a ogni albero.

La villa medicea a Cafaggiolo

Stabulazione: collocamento

degli animali in spazi definiti, nei

quali sono assicurate le fonti di

sostentamento. La stalla e i

capannoni avicoli sono esempi di

stabulazione.

Ciglionamento: sistemazione del terreno che

suddivide un versante in pendenza in una

serie di appezzamenti pianeggianti.

Sistema di ciglionamenti collinari nel parco di Montevecchia

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DIFFUSIONE DEI SISTEMI COLLINARI A CAVALCAPOGGIO, A GIRAPOGGIO E DELLE

STARZE

Inoltre nel nord e centro Italia si mettono a punto due sistemi di sistemazione dei rilievi collinari di

tipo estensivo: il cavalcapoggio e il girapoggio.

Nei paesaggi del Meridione si diffondono invece le starze, piantagioni di viti, ulivi e agrumi che

riprendono in maniera estesa le forme del giardino mediterraneo.

LE CONSEGUENZE DELLE SCOPERTE GEOGRAFICHE NELLA DIFFUSIONE DI NUOVI

PRODOTTI AGRICOLI

I viaggi degli esploratori verso terre lontane

permettono la conoscenza di nuovi prodotti

agricoli che ben presto si diffondono nel

paesaggio agrario europeo e in quello italiano:

mais, patata, pomodoro, tabacco, fagiolo

comune, fragola…

Il mais, in particolare, modifica

profondamente il paesaggio agrario italiano,

sostituendo le coltivazioni di cereali inferiori e

trasformando l‟alimentazione dei lavoratori

agricoli, fino a causare malattie legate

all‟esclusiva assunzione di questo

cereale (la pellagra).

Pellagra: malattia legata alla carenza di

vitamina B, presente nei prodotti freschi,

e diffusasi con una alimentazione a base

quasi esclusivamente di polenta.

A sx.

Terrazzamenti a

Manarola e a dx.

esempio di

“lunetta”.

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1.5 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL SEICENTO

LA CONDIZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO ITALIANO NEL XVII SECOLO

AL NORD si diffonde nei terreni acquitrinosi la coltivazione del riso, fino al XVI sec. presente

quasi esclusivamente nel Mezzogiorno; la sua rapida espansione inizia in Lombardia per poi

allargarsi al Piemonte, al Veneto e all‟Emilia.

Si assiste alla progressiva estensione della piantata padana, accompagnata dalla diffusione della

cultura del gelso, ma anche del prato artificiale, delle foraggere, del granturco, della canapa, del

lino e di altre piante industriali in rotazione continua.

Al CENTRO, nonostante la messa a punto di tecniche che sono alla base della moderna scienza

idraulica, dalla metà del Cinquecento iniziano a espandersi impaludamenti di terre già bonificate

in alcune zone della Maremma, dell‟Agro pontino, che diventano non più sede di attività agricole, ma

di attività di caccia e pesca.

Al SUD, oltre alle terre destinate al pascolo, si estende il giardino mediterraneo con la presenza di

colture arboree e arbustive pregiate come gli agrumi e le mandorle.

LA SISTEMAZIONE DEL PAESAGGIO: IL PUNTO SU NUOVI SVILUPPI E

DEGRADAZIONI

Attorno ai maggiori e ai minori centri urbani il riflusso di forza lavoro verso la campagna consente

nuovi dissodamenti e nuove piantagioni, soprattutto nei territori settentrionali che continuano a

evolversi senza sensibili interruzioni.

Di contro, in alcune regioni dell‟Italia centrale e in quasi tutto il Mezzogiorno il paesaggio tende a

degradarsi, con la ripresa del paesaggio pastorale e con il sistema di campi ed erba e dei campi

aperti.

Questa diversità di evoluzione del progresso agrario in Italia è in parte condizionata dall‟andamento

dei mercati e dei prezzi, sconvolti dall‟apertura di nuove vie per i traffici, dallo sviluppo delle

manifatture del nord Europa e dalla concorrenza delle nuove coltivazioni nell‟est europeo; tutto ciò

aumenta in certe regioni la convenienza dell‟allevamento (in particolare per la produzione della lana)

rispetto alla coltura del grano, col conseguente ritorno dei pascoli al centro-sud.

Il regresso dei sistemi e dei paesaggi agrari è connesso al processo di rifeudalizzazione della società,

accompagnato dalla diffusione delle ville all‟italiana destinate agli ozi e agli svaghi in campagna dei

grandi proprietari terrieri.

IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ ARTE DEL SEICENTO

La tendenza alla degradazione del

paesaggio agrario in certe regioni

d‟Italia si rispecchia nell‟arte

seicentesca di Salvator Rosa,

dove il paesaggio non risulta più

modificato dall‟uomo, ma al

contrario è il paesaggio ad avere

il predominio sull‟uomo.

S. Rosa, Paesaggio con Apollo e la Sibilla Cumana

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1.6 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL SETTECENTO

LA VILLA VENETA, LA FATTORIA TOSCANA E I GRANDI AFFITTUARI

Il paesaggio agrario veneto del „700 si caratterizza per la

presenza di numerose ville, centro di una azienda agricola dove i

capitali vengono investiti non solo per la costruzione di edifici, ma

anche per la trasformazione delle coltivazioni agrarie.

In Toscana si diffonde la fattoria, come centro di produzione

agricola accanto alla grande villa padronale.

Nella Pianura padana si afferma un ceto di grandi e medi

affittuari che diventano intermediari tra i coloni e il signore

proprietario dell‟azienda, anticipandogli la rendita, liberandolo

dalle cure dell‟amministrazione e dall‟incertezza dei

raccolti.

IL RITORNO DEL SISTEMA DEI CAMPI CHIUSI

Nel Settecento, i proprietari terrieri tornano a chiudere i campi,

dal momento che il sistema di campi aperti, riaffermatosi nel

Seicento per la ripresa della pastorizia, diventa un ostacolo al

progresso agrario e al pieno sfruttamento del terreno. Vengono

quindi presi provvedimenti per limitare gli usi di pascolo,

facilitare la chiusura dei fondi e togliere gli impedimenti alla libertà di coltura e

di rotazione.

Nell‟Italia centrale si assiste a un rapido e importante incremento delle piantagioni di ulivi, viti, gelsi

e di alberi fruttiferi.

Nella Pianura padana aumenta considerevolmente la superficie destinata alla coltura del riso, mentre

diminuisce fin quasi a scomparire la viticoltura; gli alberi della piantata restano per fornire legna da

ardere e da opera e, nel caso dei gelsi, nutrimento per l‟allevamento del baco da seta.

Al nord inizia la specializzazione zonale delle colture: le risaie nel Vercellese e nel Novarese, i prati

foraggeri nel Cremonese e nel Lodigiano…

1.7 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’OTTOCENTO

LA SITUAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO DURANTE IL RISORGIMENTO

In Pianura padana si diffonde la cascina, come centro di riorganizzazione di tutto il paesaggio

agrario, con una nuova configurazione dell‟attività agricola, che prevede l‟impiego di importanti

capitali e di mano d‟opera salariata, insediata in nuovi agglomerati rurali.

Nelle pianure del centro Italia si attesta lo sviluppo delle piantagioni, la regolarità e perfezionamento

delle opere di sistemazione idraulica, l‟estensione del paesaggio dell‟alberata su nuove terre, la

costituzione di nuovi poderi e la costruzione di nuove case coloniche. Nei territori di collina si

applicano nuove tecniche per la sistemazione dei terreni, come la colmata di monte, che incidono

profondamente sulle forme del paesaggio agrario.

Nell‟Italia meridionale, il paesaggio, fatta eccezione per le zone a coltura arborea e arbustiva delle

starze, rimane sostanzialmente quello privo di forme ben definite dei secoli precedenti: zone a campi

ed erba con campi aperti e nudi che si allargano sulle nuove aree sottoposte a inconsulti

disboscamenti.

Tuttavia si possono notare un certo progresso dei dissodamenti, l‟incidenza di importanti opere di

bonifica (in Puglia e Maremma) e, accanto alle piccole imprese agro-pastorali di tipo familiare, la

nascita di grandi aziende cerealicole fondate sull‟alternanza maggese-grano e sull‟impiego di masse

crescenti di braccianti.

Villa dei Vescovi,

Luvignano (PD),

Bene FAI

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1.8 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ETÀ CONTEMPORANEA

LE TRASFORMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO

TRA LA FINE DEL XIX SECOLO E LA SECONDA GUERRA MONDIALE

L‟unificazione nazionale aveva trasformato in unico terreno di competizione i mercati

tradizionalmente indipendenti dei principati italiani, a causa della rapida costruzione delle grandi

linee ferroviarie che produce una unificazione dei mercati.

Fino al secondo dopoguerra gran parte del paesaggio agrario è ancora influenzato da pratiche

tradizionali elaborate durante i secoli, che assicuravano il soddisfacimento dei bisogni alimentari

locali.

Sono ancora diffuse pratiche quali il latifondo, la mezzadria, al Sud, ma anche in Toscana e in alcune

aree dell‟Italia settentrionale come il Veneto.

LE TRASFORMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO TRA IL SECONDO DOPOGUERRA E L’ETÀ CONTEMPORANEA

Dopo la seconda guerra mondiale l‟agricoltura perde il suo posto eminente nell‟economia italiana

che, legata per secoli al settore primario, sposta il suo interesse al settore secondario e a quello dei

servizi.

L‟occupazione agricola si riduce, causando una forte emigrazione della popolazione dalle campagne

alle città o fuori dall‟Italia, a favore di un nascente settore industriale che assorbe la manodopera

contadina. Ciò comporta un aumento delle superfici improduttive e di quelle urbanizzate, assieme a

quello delle superfici forestali.

Grazie all‟industria meccanica e chimica, si inizia a creare un mercato di mezzi tecnici che

contribuiscono a far raddoppiare la produzione agricola, che diventa specializzata, dal momento che

si riduce l‟autoconsumo, mancando una coincidenza geografica tra la produzione agricola e il

consumo.

Negli ultimi anni si assiste a un incremento della produttività e a un miglioramento qualitativo delle

produzioni.