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La criminologia o meglio la criminologia clinica

è una disciplina che si occupa dello studio delfenomeno della criminalità, dello studio e dellavalutazione della personalità del criminale,soprattutto nelle strutture di giustizia.

La criminalistica

è una disciplina che si interessa dello studio delletecniche dell'investigazione criminale, e dellacosiddetta "ricostruzione della scena del crimine"attraverso, la repertazione e l'analisi delle "prove" .

Dati della ricerca

• Tipo qualitativo (studi clinici, psicologici, osservazione partecipante ecc.)

• Tipo quantitativo (dati statistici, dati di ricerca)

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Metodi• Trasversale: studiare la manifestazione di un

fenomeno in diversi contesti nello stesso periodo di tempo. (comparazione dello stesso omicidio nelle diverse province italiane, verificando le variabili che possono studiare i tassi riscontrati)

• Longitudinale: segue un fenomeno nel lungo periodo (segue un gruppo di soggetti dall’infanzia fino all’età adulta verificando determinate variabili che possono predire il futuro comportamento criminale)

• Sperimentale: organizzati esperimenti in cui le variabili indipendenti sono manipolate e controllate.

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La devianza può essere definita come “un comportamento che si discosta dalle norme di un

gruppo e a causa del quale l’individuo che lo mette in atto può essere isolato o sottoposto a trattamenti

correttivi, curativi o punitivi.”•Sulla base di questa definizione sono individuabili

tre componenti della devianza:–l’individuo che si comporta in modo deviante;

–la norma che viene usata a termine di paragone;–un gruppo che reagisce al comportamento in

questione.•Le diverse teorie, che hanno provato a spiegare la

devianza, si sono concentrate sull’uno o sull’altro dei fattori succitati: l’individuo, la norma, il gruppo.

La vita sociale è governata da norme, cioè regole di comportamento che vigono all’interno di un gruppo sociale o di una società.Solitamente siamo indotti a rispettare queste norme, perché:-siamo stati socializzati al loro rispetto e le abbiamo interiorizzate;-sono rafforzate da delle sanzioni.

Le sanzioni si distinguono in:-positive: ricompensano chi rispetta la norma;-negative: puniscono chi non rispetta la norma;

E in:-formali: se applicate da specifiche autorità a ciò preposte (es. polizia, tribunali);-informali: reazioni più spontanee e meno organizzate

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La devianza è la non conformità a una norma o complesso di norme accettate da un numero significativo di individui all’interno di una collettività.Il deviante è chi non rispetta una norma di qualche tipo.La maggior parte di noi, in certe occasioni, trasgredisce norme di comportamento generalmente accettate.Quando la devianza non riguarda un singolo individuo, ma un gruppo sociale si parla di subcultura deviante.

Devianza: qualunque comportamento che si distacca chiaramente da quello che la maggior parte di una comunità o di una società considera “normale”, cioè in linea con le normeLa devianza può andare da comportamenti di poca importanza come non usare il titolo giusto con una autorità fino a comportamenti come l’omicidio

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Criminalità: comprende ogni comportamento proibito dalla legge. Ciò

che viene considerato criminale o deviante cambia nel tempo e in relazione ai diversi

gruppi

Devianza e criminalità spesso coincidono, ma non sono sinonimi.Il concetto di devianza è più ampio, poiché la criminalità si riferisce a quei comportamenti che violano la legge.

Devianza CriminalitàComportamento Comportamento che viola non conforme a una la legge = reatonorma sociale

SOCIOLOGIA DELLA CRIMINOLOGIADEVIANZA

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Esistono diversi approcci allo studio della devianza e della criminalità:-biologico;-psicologico;-sociologico.

Le principali prospettive in cui si articola l‟approccio sociologico sono:-teorie funzionaliste;-teorie interazioniste;-teorie del controllo sociale

•Le teorie psicologiche si concentrano sulla psiche dell’individuo e riconducono la devianza ad “anomalie” congenite o a “processi cognitivi difettosi”

•Le teorie biologiche riconducono criminalità e devianza alle caratteristiche biologiche dell’individuo

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Le teorie sociologiche su crimine e devianza sono diverse dalle altre, in quanto considerano criminalità e devianza come una risposta alle

strutture e ai processi sociali delle società in cui avvengono

Cesare Beccaria (1738-1794)

Fondatore della c.d. Scuola classica che considera l’individuo come un essere razionale, indipendente, capace di scegliere liberamente tra il delitto e un comportamento conforme alle leggi.

“il delitto è un’offesa alla società, una rottura del rapporto sociale come contratto; per cui la pena, davanti ad una palese violazione del patto sociale, deve essere considerata come il tentativo di ricomporre il contratto violato e prevenire ulteriori violazioni”De delitti e delle pene (1764) Rappresenta la più nota, lucida e sintetica esposizione della nuova concezione liberale del diritto penale.

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Propone un sistema penale caratterizzato:

-dalla chiarezza della legge, certezza della pena

-dall’uguaglianza dei cittadini,

-dalla proporzionalità delle pene rispetto ai delitti,

-da una serie di garanzie a tutele dei diritti dell’individuo.

Che deve servire ad esercitare un’azione di prevenzione,

in quanto gli individui, messi di fronte a leggi chiare e giuste, essendo in grado di scegliere liberamente, più difficilmente dovrebbero compiere azioni criminose.

Jeremy Bentham (1787)

Fondatore della teorizzazione del carcere come strumento per eccellenza dell’esercizio della disciplina, strumento di controllo e di cambiamento dei delinquenti, luogo di irrogazione e retribuzione della pena.“il potere disciplinare ha come obiettivo quello di addestrare”Il Panopticon è un progetto architettonico il cui effetto principale è quello di indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura il funzionamento automatico del potere. Far si che la sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche se è discontinua nella sua azione.

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Il potere deve essere:

-Visibile, in quanto di continuo il detenuto ha davanti agli occhi l’alta sagoma della torre centrale da dove è spiato.

-Inverificabile, dato che il detenuto non deve mai sapere se è guardato, nel momento attuale; ma deve essere sempre sicuro che può esserlo continuamente.

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Adolphe Quetelet (1796-1874) e Andrè-Michel Guerry (1803-1868)

conducono in Francia ampie ricerche statistiche sulladistribuzione del crimine e sul rapporto tra il delittoe numerose condizioni ambientali e sociali.Analizzarono i tassi di criminalità dei diversidipartimenti francesi e produsse le prime cartografiedel delitto.

-il delitto viene prodotto dalla società e dalle condizioni generali di vita al suo interno, vista la costanza dei tassi di criminalità negli anni;

-il delitto è correlato con l’età e col sesso, nel senso che i giovani delinquono più degli adulti ed i maschi più delle femmine;

-la povertà e la mancanza di istruzione non appaiono causare automaticamente il delitto; sono piuttosto i contrasti fra povertà e ricchezza, le diseguaglianze sociali, che sono connessi con gli alti tassi di criminalità.

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Cesare Lombroso

1835-1909

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Il pensiero di Cesare Lombroso

• Vuole individuare gli elementi specifici della personalità del criminale, sulla base del presupposto che i “delinquenti” differiscano in modo significativo dai “non delinquenti”.

• A tal fine osservò innumerevoli casi clinici e raccolse reperti collegati con il mondo del crimine (disegni, tatuaggi, ecc.)

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• Ritenne di aver trovato una spiegazione decisiva delle cause della delinquenza nel corso dell’autopsia del brigante Vilella.

• Scopri alla base del cranio una fossetta occipitale mediana, tipica degli stadi embrionali e degli animali inferiori. “mi apparve d’un tratto come una larga pianura sotto un infinito orizzonte, illuminato il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre ai nostri tempi i caratteri dell’uomo primitivo giù giù sino ai carnivori”

• Costruì una teoria globale del crimine, di tipo bioantropologico, secondo la quale i delinquenti sono caratterizzati da particolari anomalie somatiche o costituzionali.

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Il delinquente natopresenta caratteristiche ataviche tipiche di uno stadio

evolutivo primitivo della razza umana che gli rendono difficile l’adattamento alla società e lo spingono al delitto.

Presenta le seguenti stigmate:

-Asimmetria facciale, -anomalie alle orecchie, -fronte bassa, -zigomi sporgenti, -mascelle enormi, -insensibilità al dolore

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• Le indagini di Lombroso vennero fortemente criticate alla luce dei moderni criteri metodologici, in quanto inficiate dall’assenza di gruppi di controllo o dall’errata costruzione di tali gruppi, nonché dalla grossolanità delle correlazioni statistiche.

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• Prese quindi in considerazione un certo numero di fattori psicologici e sociali e all’analisi di altri variabili influenti il comportamento criminale.

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La donna delinquente

Utilizzando il metodo antropometrico basato sulla misurazione della struttura corporea, Lombroso confronta la struttura corporea dell’uomo e della donna al fine di dimostrare l’inferiorità della donna come un fatto che non può essere distrutto, un dogma da cui è necessario partire per postulare qualsiasi teoria e riflessione riguardo l’universo femminile, nel bene e nel male.

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“In complesso la donna è più infantile dell’uomo: nella statura, nel peso, nella scarsezza del pelo al volto, nella maggior lunghezza del tronco in rapporto agli arti inferiori, nel volume e peso dei visceri, nella maggior ricchezza di connettivo e di grasso, nel minor numero e peso specifico dei globuli, nel maggior peso del siero, nella minor quantità di emoglobina, nel minor peso e volume del cranio, della mandibola e del cervello; l’infantilismo poi si estende alle funzioni, alla circolazione, al respiro alla capacità respiratoria, alla minor quantità di urea, alla forza minore, al maggior mancinismo, alla minore calvizie e canizie, ecc. (…). La sensibilità della donna presenta notevoli differenze da quella dell’uomo. Già nella conformazione anatomica degli organi esse si accennano. L’occhio è più piccolo e più a fior di testa ; il naso e l’orecchio più corti (…)”

• La donna non è altro che un uomo arrestato nello sviluppo

• La menzogna è caratteristica della donna, come del fanciullo

• La donna è un essere inferiore fisicamente, intellettualmente e moralmente

• Le donne di genio, scarse, hanno caratteristiche maschili

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“la donna normale ha molti caratteri chel’avvicinano al selvaggio, al fanciullo e quindi alcriminale (irosità, vendetta, gelosia, vanità), ealtri diametralmente opposti che neutralizzano iprimi, ma che le impediscono di avvicinarsi nellasua condotta quanto l’uomo a quell’equilibriotra diritti e doveri, egoismo e altruismo che è iltermine dell’evoluzione morale”.

la donna non è geniale, e, se lo è, c’è qualcosa che non va.Proprio la mancanza di un numero elevato di geni èulteriore prova dell’inferiorità della donna.

Anche se Lombroso riconosce ad alcune donne unaspiccata intelligenza, questa è attribuita allamascolinizzazione.

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Quest’impossibilità ad evolversi fino all’età adulta era dimostrata tramite l’osservazione di una sessualità passiva e indifferente, tesa unicamente alla gravidanza, che rendeva la donna-sposa, donna-madre degna di attenzione.

Ma la maternità rivela anche la sua negatività: la sopportazione delle doglie e i dolori connessi al parto dimostrano quanto la donna sia ottusa al dolore così come sono insensibili al dolore i delinquenti nati.

I delitti di cui in prevalenza si macchiavano le donne erano quelli strettamente legati alla loro condizione biologica, come la

prostituzione, l’infanticidio, l’aborto, o altri concepiti “a misura d’uomo”, come l’adulterio, considerato reato, in Italia,

solo se commesso dalla moglie, in quanto comportamento abnorme da parte di un essere naturalmente frigido e

monogamico: “essendo la donna naturalmente e organicamente monogama e

frigida, si comprende come le leggi dell’adulterio abbiano colpito la donna in quasi tutti i popoli, e non l’uomo, che troppe volte vi

si doveva sottrarre; e si spiega, se non giustifica, l’eterna ingiustizia con cui la legge ed il costume trattano la donna ad

eguale condizione, in confronto dell’uomo, nei rapporti matrimoniali.

E’ inutile ricordare che quello che non è nemmeno una contravvenzione nel maschio, nella donna è un crimine

gravissimo”.

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Non meraviglia allora che l’inferiorità statistica della criminalità femminile venisse interpretata come la conseguenza logica di alcune caratteristiche bio-

psichiche date per certe: debolezza, scarsa coscienza, incapacità di scelta.

Nei casi rari che vedevano una donna come autrice di reato, la spiegazione era affidata alla presenza di una

qualche patologia, ad una alterazione della personalità, o ad una tendenza mascolina a cui consegue la perdita o la

di munizione della fertilità.

La donna normale è una “semicriminaloide innocua”, piùcriminale dell’uomo normale perché più atavica, menodifferenziata e meno evoluta.

La prostituta è una regressione della donna normale (c.dprostituta nata),

la donna criminale è incomprensibile per cui è un mostro.Mostruosità e malvagia sono categorie non razionalizzabili,non riconducibili a spiegazione, sono soltanto disordine ecaos.

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La prostituzione veniva considerata come l’espressione di disturbi psicologici, affettivi o sessuali individuali, ma anche

come brama di potere e caduta del pudore:

“i desideri sessuali più intensi del normale non conducono necessariamente una donna alla prostituzione; una moglie così fatta sarà molto esigente verso il marito, o che anche, oltre il marito, si accorderà dei supplementi, e, quando il desiderio la

prenda, cederà a un uomo appena conosciuto, ma non si prostituirà. Quindi il pudore può ancora esistere, solo se, di

quando in quando, sarà vinto dai più forti eccitamenti sessuali. Invece, se le altre divengono prostitute non ostante la freddezza sessuale, la causa determinante consiste, non nella lussuria, ma

nella pazzia morale; mancanti di pudore, insensibili all’infamia del vizio, anzi attirate verso tutto ciò che è vietato da una specie di gusto morboso, esse si danno a quel genere di vita, perché vi

trovano il modo migliore di guadagnarsi l’esistenza senza lavorare”.

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Dopo Lombroso altri autori hanno affermato l’importanza dei fattori bio-antropologici

La predisposizione ereditaria alla delinquenza

I metodi utilizzati sono i seguenti:

1)Genealogico: attraverso lo studio storico delle diverse generazioni di una stessa famiglia mette in evidenza alcune modalità di riproduzione della criminalità.

Non consente comunque di verificare se la trasmissione del comportamento delinquenziale è dovuta a fattori genetici o ambientali.

2)Ricerca di anomalie cromosomiche in soggetti antisociali (1977, Witkin et coll.): è stata rilevata la presenza di un cromosoma Y soprannumerario che sembrava legata a comportamenti aggressivi, di tendenza al delitto.

31.436 uomini nati a Copenhagen tra il 1944-1947 Sottoposti ad analisi cromosomica i 4.139 soggetti di altezza superiore a 184 cm

Confronto tra i reati registrati per i 12 soggetti con cariotipo XYY e il gruppo di controllo

Maggior coinvolgimento nella delinquenza tra i soggetti XYY

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• I ricercatori non sono comunque riusciti a trovare nei gruppi di delinquenti esaminati, una percentuale di soggetti XYY superiore al 2-4% rispetto allo 0,2% della popolazione normale.

• L’eventuale maggior % di soggetti XYY tra i delinquenti potrebbe dipendere dal fatto che i portatori di tale anomalia risultano di statura superiore alla media e di intelligenza inferiore alla norma, quindi più facilmente identificabili e perseguibili.

3)Studio su gemelli o su bambini adottati:prevedono il confronto gemelli monozigoti ed eterozigoti. L’esistenza di fattori ereditari sarebbe dimostrata dal fatto che la concordanza di comportamenti devianti all’interno della coppia di gemelli monozigoti è superiore a quella riscontrata all’interno della coppia di gemelli eterozigoti.

Gli studi sull’adozione sembrano indicare che non esiste una correlazione tra criminalità dei genitori biologici e la criminalità dei loro figli allevati da genitori adottivi.

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In Italia, dopo la morte di Lombrosoper molti anni l’antropologia criminale non ebbe piùun ruolo centrale autonomo e significativo.

Il decadimento delle scienze criminologiche nelperiodo post-lombrosiano è testimoniato anchedalla assenza di un insegnamento ufficiale edautonomo di tale materia, in ambito universitario,dal 1909, anno della morte di Lombroso, fino al1963, anno nel quale venne nuovamente istituita, aRoma, una cattedra di Antropologia Criminale,ricoperta da Benigno Di Tullio (1896-1979),fondatore e primo presidente della Societàinternazionale di criminologia.

Il declino della criminologia italiana è da riferire:

-sia ad un crescente vigore dell’opposizione esercitatanei suoi confronti dalla scuola classica di dirittopenale,

-sia alla decisa opposizione da parte della Chiesacattolica e di alcuni autorevoli studiosi delcomportamento, quale ad esempio Agostino Gemelli(1878-1959), fortemente contrari alla svalutazionedel “libero arbitrio” derivante dal positivismo.

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In campo giuridico il conflitto tra scuola classica escuola positiva fu superato con l’emergere dellacosiddetta “terza scuola”, che cercò una mediazioneattraverso l’elaborazione del cosiddetto sistema deldoppio binario, fondato sul dualismo: responsabilitàpenale – pena retributiva; pericolosità sociale – misuredi sicurezza.

Il codice Rocco del 1930, tutt’ora in vigore in Italia,fu ispirato a questo sistema.

Approccio sociologico/Teorie funzionaliste

Le teorie funzionaliste considerano la devianza e la criminalità come il risultato di tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all’interno della società.

Fra i principali esponenti:-E. Durkheim e R.K. Merton: anomia e devianza teoria della tensione

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L’ANOMIA di Durkeim (1897)Studiando il fenomeno del suicidio, Durkheim mostra come i comportamenti devianti tendano a essere più frequenti nelle situazioni di forte cambiamento sociale. Al venir meno delle norme sociali consolidate (in quelle che Durkheim chiama situazioni di anomia) gli individui sono più disorientati e tendono a comportarsi in modo anomalo..

Concetto di anomia: caduta di valori e norme tradizionali non sostituite da altri punti di riferimento.

La devianza è un fatto sociale

inevitabile necessario

-nessuna società raggiunge -forza innovatriceun consenso totale (funzione adattiva)sui valori e le norme che la governano;

-il mondo moderno lascia -sollecita una rispostapiù spazio alle libere scelte collettiva che rafforza

individuali = meno conformismo. la solidarietà di gruppoed esplicita le normesociali

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Emile Durkheim nota che mentre le società tradizionali sono tenute insieme da valori e norme condivise, nelle società moderne l’importanza delle norme diminuisce –una condizione definita anomia –e molti pensano di poter semplicemente perseguire i propri interessi personali

Durkheim riconosce che in qualunque società un certo tasso di devianza è normale e salutare, poiché permette l’innovazione e l’adattamento al cambiamento. Un eccesso di individualismo, tuttavia, produce troppa criminalità e devianza quando troppe persone pensano di potersi comportare a proprio piacimento, ignorando i gruppi e le loro regole

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MERTON

Merton ridefinisce il concetto durkheimiano di anomia. Secondo lo studioso americano, l’anomia è il risultato del contrasto tra obiettivi culturali e mezzi istituzionalizzati previsti per raggiungere le mete (teoria della tensione). In questo senso, l’anomia non dipende (come sostenuto da Durkheim) dalla debolezza delle norme, ma al contrario dal loro essere forti, così forti da entrare in tensione con la struttura sociale.

La teoria della tensione di Merton individua nella struttura della società stessa la fonte del comportamento criminale. Riprende il concetto di “anomia‟ riferendolo alla tensione cui è sottoposto il comportamento individuale quando norme e realtà sociale entrano in conflitto.Nelle società industrializzate, esiste un conflitto fra:

mete culturali mezzi istituzionalizzati

valori solitamente autodisciplina e duroaccettati del successo lavoro

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Robert K. Merton ha sviluppato l’idea di anomia per spiegare criminalità e devianza come il risultato di una speciale tensione

Tensione: condizione esperita dai membri di una società quando i mezzi legittimi per raggiungere finalità socialmente apprezzate sono insufficienti. Ciò spinge alcuni individui a utilizzare mezzi alternativi, tra cui atti devianti o criminali

La classificazione delle varie forme di devianza è difficile da operarsi, perché un medesimo comportamento può essere visto come deviante -o non deviante -a seconda dei criteri di valutazione impiegati.

Lo schema di classificazione più autorevole è quello proposto da Merton, che classifica i modi di adattamento individuale combinando le forme di accettazione e rifiuto delle mete culturali, dei mezzi istituzionalizzati per raggiungerli, o di entrambi:

a) la conformità comporta l’accettazione sia delle mete culturali, che dei mezzi istituzionalizzati per raggiungerle;b)l’innovazione comporta l’accettazione delle mete, ma rifiuta i mezzi istituzionalizzati e promuove strumenti nuovi per il raggiungimento delle mete;c) il ritualismo comporta il rifiuto delle mete, unito all’accettazione dei metodi istituzionalizzati per raggiungerle;d) la rinuncia prevede il rifiuto sia delle mete, che dei mezzi atti a raggiungerle;e) la ribellione prevede anche essa il rifiuto di mete e mezzi, ma porta alla concomitante promozione di mezzi e mete nuovi.

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PARK:Teoria della disorganizzazione sociale

DESTABILIZZAZIONE dei VALORI CULTURALI di una società e CRIMINE.

Fattori disorganizzativi (immigrazione, urbanizzazione, industrializzazione, perdita di

efficacia degli strumenti primari di controllo) tolgono i parametri di riferimento normativo e di guida ai

soggetti.

I mutamenti troppo repentini della società portano a fenomeni di disorganizzazione sociale, nuove regole

ed atteggiamenti.

I soggetti che mal si adattano a tale assetto vivono una condizione di frustrazione e confusione che li

porta a comportamenti non conformi ai nuovi canoni.

Approccio sociologico/Teorie interazioniste

Le teorie interazioniste concepiscono la devianza come un fenomeno socialmente costruito. Esse si interrogano sul modo in cui i comportamenti vengono definiti devianti e sul perché certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti.Fra i principali esponenti:

-E.H. Sutherland: associazione differenziale;-Shaw e McKay: teoria delle aree criminali-H. Becker: teoria dell’etichettamento

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Mentre le teorie dell’anomia e della disorganizzazione sociale si concentrano sulle forze che “spingono” alla devianza, le teorie culturali insistono sulle forze che “attirano” alla devianza.

SHUTERLAND: TEORIA DELLE ASSOCIAZIONE DIFFERENZIALI

Il comportamento criminale si apprende attraverso l’interazione con individui criminali. Se la maggior parte dei soggetti che l’individuo incontra sono

criminali anche lui diventerà un criminale.

Viene tolta ogni influenza dei fattori biologici e psichiatrici nella genesi del comportamento

deviante.

Il comportamento viene appreso soprattutto all’interno dei gruppi primari

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SHAW e MCKAY: TEORIA DELLE AREE CRIMINALI

Studio nella Chicago degli anni ’20: afflusso massiccio di immigrati nel centro in case fatiscenti prive dei

requisiti igienici ed ambientali minimi.

FATTORE AMBIENTALE come CAUSA CRIMINOGENA PIU’ IMPORTANTE: il tasso di

criminalità rimane alto nonostante il continuo ricambio degli abitanti.

Le aree criminali attraggono personalità criminali.

La criminalità si diffonde per presenza di tradizioni culturali e trasmissione culturale.

Teoria dell’etichettamento e di stigmatizzazione

operata dalla società nei confronti di individui che in tal modo progrediscono da un comportamento deviante occasionale ad una

devianza sistematica

Becker: quando il soggetto è identificato come deviante la qualifica ne causa una reazione negativa. Tale stigma emargina il soggetto e lo porta ad interiorizzare un’immagine negativa di sé.

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Approccio sociologico/Teorie del controllo

Le teorie del controllo postulano che il reato si verifichi in conseguenza di uno squilibrio tra impulso all’attività criminosa e il controllo sociale o fisico che ne è il deterrente.

• T. Hirschi sostiene che:gli essere umani sono essenzialmente egoisti e

prendono decisioni calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i potenziali rischi e benefici

Teorie del controllo (HIRISHI)

Tentano di spiegare non tanto perché i comportamenti devianti vengano messi in atto,

ma, in senso opposto, come si sviluppi l’adattamento ai valori convenzionali da parte degli individui, in modo tale da impedire il

coinvolgimento nella delinquenza.

ATTACCAMENTO IMPEGNO(bilanciamento tra dedizione a condotte criminali ed esercizio in attività convenzionali e lecite)COINVOLGIMENTO in attività leciteFEDE implica il non credere a valori devianti

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Per alcuni teorici del controllo, l’aumento dei reati deriva dall’aumento delle occasioni favorevoli alle attività criminose.Per contrastare questo sviluppo negli ultimi anni si sono adottati due tipi di politiche:

-protezione del bersaglio: rende più difficile compiere il reato;-tolleranza zero: mantenimento dell’ordine sociale

• Si definisce controllo sociale l‟insieme degli sforzi posti in essere per prevenire, punire o riportare alla norma i comportamenti devianti.

• Parsons descrive tre metodi di controllo sociale: • L’isolamento: la situazione in cui il deviante viene

tenuto lontano dagli altri e non si tenta di riabilitarlo;• L’allontanamento:la situazione in cui vengono

limitati per un tempo circoscritto i contatti del deviante con la collettività. Alla fine del tempo di allontanamento, il deviante viene riammesso entro il contesto sociale;

• La riabilitazione: il processo attraverso cui il deviante viene aiutato a riassumere il proprio ruolo all’interno della collettività.

• Il controllo sociale può essere esercitato in modo formale o informale.

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• Ci sono situazioni in cui il controllo viene esercitato in modo informale.

• Crosbie (1975) ha identificato quattro tipi fondamentali di controllo informale:

• le ricompense sociali (sorrisi, cenni di approvazione, sanzioni professionali positive), che mirano a incoraggiare il conformismo;

• le censure (cenni di disapprovazione, critiche, sanzioni fisiche), che mirano a scoraggiare i comportamenti devianti;

• la persuasione, che attraverso argomenti razionali punta a riportare alla norma i devianti;

• la ridefinizione della norma, attraverso cui quanto era considerato deviante in precedenza smette di essere reputato tale.

• Il controllo sociale formale viene esercitato da organizzazioni la cui funzione è quella di far rispettare la conformità. La polizia, i tribunali e gli ospedali psichiatrici sono tutte organizzazioni di questo tipo.

• Il primo passo nel processo di controllo formale consiste di solito in un incontro tra il deviante e la forza di polizia. I poliziotti sviluppano una specifica mentalità professionale e una precipua forma di senso della giustizia.

• Lo stadio successivo è l’immissione del deviante nel sistema processuale. All’interno di questo, d’altra parte, molti casi vengono risolti con procedure extragiudiziali, diverse quindi dal processo vero e proprio.

• Normalmente la pena per aver commesso un crimine consiste in un periodo di detenzione. Chi è condannato alla prigione viene privato di “libertà, beni e servizi, relazioni eterosessuali, autonomia e sicurezza” (Olson, 1975).

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A partire dagli anni cinquanta

anche la criminologia italiana cominciò ad essere influenzata dalle moderne discipline psicologiche,psichiatriche e psicoanalitiche.

La ricerca sulla personalità del delinquente

I principali interrogativi sono:

1)Esistono caratteristiche di personalità che differenziano in modo significativo i delinquenti dai non delinquenti?

2)Esistono fattori psicopatologici che condizionano il crimine, attraverso sistematiche connessioni, al di là del caso individuale?

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3)Esiste la possibilità di classificare i delinquenti, in modo tale da identificare gruppi di individui relativamente omogenei, psicologicamente affini e portatori di specifiche esigenze di trattamento?

4)Esiste la possibilità di predire il comportamento criminale, ovvero la recidiva e di valutare la relativa efficacia dei diversi metodi di predizione?

Processo di violentizzazione di Lonnie Athens (1999)

-Le persone sono ciò che sono come risultato delle esperienze sociali che hanno vissuto nel corso delle proprie vite.

-Alcune esperienze sono consequenziali, indimenticabili e hanno un impatto duraturo sulle vite delle persone, trasformando alcuni soggetti in criminali violenti e pericolosi.

-Tali esperienze non avvengono tutte in un unico momento bensì gradualmente nel corso del tempo e non sono inevitabili.

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Tale processo è composto da 4 fasi:

1)brutalizzazione: composta a sua volta da 3 esperienze elementari che implicano ciascuna a modo suo che una persona subisca un trattamento aspro e crudele per mano di altri:

a)la sottomissione violenta: avviene quando delle figure di fiducia o autoritarie di uno dei gruppi primari del soggetto usano la violenza o costringono il soggetto a sottomettersi alla loro autorità.

• sottomissione coercitiva: sottomissione momentanea da parte del soggetto e all’obbedienza ad un singolo comando

• sottomissione vendicativa: sottomissione più permanente che assicuri l’obbedienza ed il rispetto futuri

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b)l’orrificazione personale: il soggetto non subisce direttamente una sottomissione violenta, ma testimonia alla sottomissione di questo trattamento ad un’altra persona.

Testimonia= vedere o sentire. Sentire può essere peggio che vedere poichè il soggetto riempie i vuoti di quanto non visto con l’immaginazione mentale.

c)l’addestramento violento: al soggetto viene assegnato il ruolo di novizio violento da una persona che fa parte del suo gruppo primario che si incarica di fargli da addestratore alla violenza

2)belligeranza:Il soggetto comprende chiaramente per la prima volta di dover trovare un modo perché le persone

smettano di brutalizzarlo e comprende per la prima volta anche la reale portata dell’addestramento

violento che ha ricevuto

3)prestazioni violente:Fare intenzionalmente del male in modo serio ad un altro essere umano solo se provocato seriamente

4)virulenza:Il soggetto è pronto ad attaccare fisicamente le persone con l’intenzione di ferirle gravemente o di

ucciderle anche senza provocazione.

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La vittimologia

Origini e sviluppi della vittimologia

Von Hentig (1948) ha elaborato tre concetti fondamentali:

1)Criminale-vittima si riferisce a tutti i casi in cui un soggetto può diventare criminale o vittima a seconda delle circostanze, può essere prima criminale e poi vittima o viceversa, può essere nello stesso tempo criminale e vittima.

2)Vittima latente in certe persone esisterebbe una “predisposizione” a diventare vittima di reati e, in un certo senso, ad “attrarre” il proprio aggressore.

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3)Rapporto che lega la vittima al delinquente può produrre una vera e propria inversione di funzioni, con assunzione da parte della vittima del ruolo di elemento scatenante e determinante l’evento.

Fattah (1971)

ritiene che nella vittima esistano tre tipi differenti dipredisposizioni specifiche:

1)Biopsicologiche età, sesso, razza, statofisico.

2)Sociali occupazione, condizioni economiche efinanziarie, condizioni di vita.

3)Psicologiche deviazioni sessuali, negligenza oimprudenza, estrema confidenza e fiducia,particolari tratti del carattere.

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Wolfgang (1957)

ha coniato la nozione di “vittima che precipita ilreato” applicandola in modo piuttosto restrittivo aquegli omicidi in cui la vittima appare direttamente edattivamente implicata nella genesi, nella dinamica enell’esito finale del fatto delittuoso, vale a dire neicasi in cui la vittima è stata la prima a prenderel’iniziativa sulla scena dell’omicidio, la prima ad usarela forza fisica o un’arma contro il suo assassino.

Mendelsohn (1965)

analizza il grado di “colpa” della vittima:

1)“Vittima del tutto innocente” ad es., i bambini;

2)“Vittima con colpa lieve” e “vittima perignoranza” ad es., il passeggero che, a bordo diun’auto, distrae il guidatore e, causando una sbandata,rimane ferito o ucciso;

3)“Vittima colpevole quanto il delinquente” o“vittima volontaria” ad es., suicidio nella rouletterussa.

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4)“Vittima maggiormente colpevole del delinquente” ad es., la vittima provocatrice.

5)“Vittima con un altissimo grado di colpa” e “vittima come unica colpevole” ad es., criminale che aggredisce una persona e viene da questa ucciso per legittima difesa.

Sparks (1982)

descrive le modalità con le quali un soggetto puòcontribuire alla propria vittimizzazione:

1)Precipitazione il comportamento della vittimaincoraggia fortemente il comportamento deldelinquente;

2)Facilitazione la vittima si espone al rischiodeliberatamente, per negligenza o inconsciamente;

3)Vulnerabilità la vittima è esposta al rischio acausa del suo comportamento, dei suoi attributi odella sua posizione sociale;

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4)Opportunità la vittima è un facile bersaglio del crimine;

5)Attrattività la vittima o ciò che lei possiede attirano l’attenzione del delinquente.

Atteggiamenti vittima-criminale e loro percezione reciproca

• 1) Delinquente, prima del reato mette in atto particolari processi mentali di razionalizzazione che servono a giustificare il suo comportamento, ad annullare le eventuali inibizioni ed a evitare sensi di colpa e rimorsi susseguenti al reato.

• “tecniche di neutralizzazione” attribuzione della colpa alla vittima (prima del reato)

• 2) Le vittime in particolari circostanza reagiscono positivamente durante e dopo il reato. Possibile la nascita di un legame affettivo con il criminale. “Sindrome di Stoccolma”, “Sindrome da dirottamento”

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Hindelang, Gottfredson e Garofalo (1978)

hanno elaborato il c.d. “modello di vittimizzazionebasato sullo stile di vita o sull’esposizione alrischio” (Lifestyle/Exposure Model ofVictimization).

-Lo stile di vita (ossia la consueta attivitàquotidiana svolta dalle persone, inerente sia alla sferalavorativa sia al loro tempo libero) inciderebbe sullaprobabilità di diventare vittima di un reato contro lapersona e ciò in particolare attraverso l’intervento didue variabili:

1)l’esposizione al rischio il grado di esposizione delle persone nei luoghi e nei momenti caratterizzati da un differente rischio di vittimizzazione;

2)le associazioni la frequenza con cui le persone si trovano in associazione con altri individui più o meno inclini a commettere reati.

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Cohen e Felson (1979)

parlano di “approccio basato sull’attività routinaria”(Routine Activity Approach).

Attività routinaria ogni ricorrente e prevalenteattività che soddisfa i bisogni fondamentali dellapopolazione e dei singoli individui.

Conclusioni Le modificazioni nelle attivitàroutinarie influiscono sulla strutturazione delleopportunità a delinquere e, conseguentemente, sulrischio di vittimizzazione.

Smith (1982) utilizza la variabile “attività del tempo libero”(Spare-Time Activities).

Conclusioni le probabilità di diventare vittima direato sono minori per coloro che si dedicano piùraramente alle attività del tempo libero.

E’ importante il tipo di attività svolta:-i soggetti più vittimizzati sono coloro che

frequentano luoghi pubblici e hanno contatti conpersone del tutto sconosciute (bar, discoteca,ecc.);

-le attività che comportano contatti conamici o parenti sono ininfluenti rispetto al rischiodi vittimizzazione.

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Le conseguenze della vittimizzazione

Il danno primario derivante direttamente dareato.-Insicurezza, -Paura,-Collera, Vergogna,-Depressione.

Il danno secondario derivante dalla risposta

a)informale (comprendente il comportamento delle persone che appartengono all’ambiente sociale delle vittime, familiari, parenti, amici);

b)formale (riguardante il funzionamento delle istituzioni ufficialmente deputate al contatto con le vittime, polizia, pubblico ministero, giudici) alla vittimizzazione.-Eccessiva durata del processo,

-Pubblicità delle udienze,

-Interrogatorio della vittima.

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Principali categorie oggetto della ricerca

I bambini

Kempe “Child abuse and neglet”Comprende l’intero spettro di violenze, dai casi più

gravi di lesioni fisiche (a volte anche mortali) ai casi concernenti la mancanza di cure e le carenze affettive

e psicologiche in generale.

La sindrome di Műnchhausen per procuraUn genitore inventa sintomi o segni che il proprio

bambino non presenta e, nella forma più grave, quando il genitore procura al figlio, somministrandogli farmaci o altre sostanze dannose, sintomi o disturbi allo scopo di esporlo ad accertamenti, esami, con conseguenze che

possono anche portare alla morte del bambino.

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Abuso sul minore

Viene riferito ad un’ampia serie di comportamenti che comprendono:

i maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.);

l’incesto (art. 564 c.p.).

gli atti sessuali compiuti in danno di minori

(art. 609 e ss. L.66/1996);

La personalità degli autori di abuso sessuale su minori

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Groth (1979) distingue tra:-Il pedofilo ha un legame non solo sessuale ma anche affettivo con la vittima, ha spesso numerosi rapporti sessuali con quest’ultima, in genere non usa la forza, spesso accompagna l’attività sessuale con baci o carezze ed appartiene a tutte le classi sociali.

-Il violentatore considera la vittima un oggetto per il quale nutre sentimenti di odio, è più frequentemente un soggetto appartenente agli strati sociali più deprivati, in molti casi teme il confronto con la sessualità adulta e per tale ragione abusa sessualmente di un bambino, che percepisce come asessuato.

Groth (1979) individua tre tipi di dinamiche che caratterizzano l’azione del violentatore di minori:

1)l’aggressione per rabbia

-il sesso è un mezzo per esprimere ira e frustrazione;

-sono spesso presenti atti di brutalità fisica contro il minore, che talvolta rappresenta il sostituto di un adulto che l’autore vorrebbe colpire.

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2)l’aggressione per esprimere potere-l’autore vuole che la vittima sottostia alle sue richieste sessuali ed in caso contrario usa la forza; -la sessualità rappresenta una compensazione a frustrazioni ed a sentimenti di inferiorità.

3)l’aggressione sadicagli autori provano piacere nel far soffrire la vittima: sessualità ed aggressività sono mescolate e talvolta il reato conduce alla morte della vittima stessa.

Finkelhor (1979) individua due principali categorie di padri incestuosi:1)Il tirannico domina la moglie ed i figli e non si cura dei sentimenti dei familiari.

2)L’inibito è timido, si sente inadeguato dal punto di vista maschile, è spesso dipendente dalla moglie da un punto di vista emotivo e talvolta economico.

-La moglie del padre incestuoso assume sempre un ruolo molto importante nella dinamica di tale reato; quasi sempre si riscontra la tendenza a negare l’incesto; non di rado tenta di legare a sé il marito attraverso i figli.

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I contesti e le dinamiche familiari

Nakasima e Zakus (1977) hanno individuato due tipi di famiglie:

1)La famiglia con incesto classico

-la patologia è confinata all’interno della casa e del ristretto nucleo familiare;

-la famiglia, percepita come normale, non è conosciuta dai servizi sociali.

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2)La famiglia con incesto a problemi multipli

-presenta una generale disgregazione;

-i figli sono spesso oggetto di maltrattamenti e trascuratezza, sono caratterizzati da disadattamento scolastico, tossicodipendenza, comportamenti devianti, gravidanze illegittime, ecc.

-nei genitori si riscontra frequentemente abuso di alcool o sostanze stupefacenti;

-in genere si tratta di famiglie conosciute dai servizi sociali.

Le cause dell’incesto

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Finkelhor (1979) individua cinque specifiche situazioni che facilitano l’emergere del fenomeno:

1)La confusione dei ruoli-trova origine talvolta in una gravidanza o in una malattia della madre, ma più frequentemente in gravi difficoltà nella relazione tra i coniugi;

-la madre, spesso debole, depressa ed isolata, affida ad una figlia la cura della famiglia e dei bambini piccoli. In seguito alla mancanza di volontà e di potere della madre, essa viene relegata ad un ruolo periferico e marginale, mentre si sviluppa progressivamente una coalizione padre-figlia, che il padre tende a sessualizzare e che pone la figlia in una situazione di estrema vulnerabilità.

2)L’ambiente abbandonico situazioni in cui la paura di essere abbandonati è molto forte e la sessualità è utilizzata come strumento estremo per evitare la perdita.

3)Le sottoculture isolateil controllo esterno della comunità è debole e lecondizioni di vita sono caratterizzate dapromiscuità, povertà, gravidanze precoci e nasciteillegittime.

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4)La famiglia sessualizzatale persone tendono a sessualizzare le relazioni a causa dell’incapacità a rispettare la privacy e a riconoscere i confini personali (famiglie numerose, abitazioni sovraffollate).

5)La presenza di opportunità concretefavorite, tra l’altro, dalla prolungata permanenza del padre in casa a causa, ad esempio, della mancanza di una stabile occupazione lavorativa.

Le conseguenze sulle vittime di abuso

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1)Gli effetti a breve termine -ansia,

-paura,

-disturbi del sonno (es. incubi notturni),

-regressioni,

-tendenza all’isolamento,

-problemi scolastici,

-ostilità verso i genitori e fughe da casa

-fobie,

-sintomi compulsivi,

-sentimenti di colpa.

2)Gli effetti a lungo termine la gravità delle conseguenze dipende:

-dal grado di brutalità e di violenza fisica,

-dalla giovane età e dalla mancanza di precedenti esperienze sessuali della vittima,

-dalla frequenza degli episodi di violenza sessuale,

-dalla durata di un’eventuale relazione,

-dall’intensità del legame affettivo tra l’autore e la vittima.

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Le donne

Wife-beating: maltrattamenti inflitti dall’uomoalla propria partner all’interno del matrimonio.

Violenze sessuali

L’ambiente familiare è il luogo ovo avviene lacommissione della maggior parte dei reati.

Gli anziani

1.Omissione di cure ed assistenza: alimentazione, curemediche, abbigliamento, ecc.2.Abuso fisico: percosse e comportamenti violenti talida richiedere un intervento medico.3.Abuso psicologico: aggressioni verbali, minacce,isolamento familiare e sociale.4.Abuso materiale: uso scorretto e appropriazioneingiustificata di beni ed altre risorse economiche.5.Violazione di diritti: restrizione della libertàpersonale, imposizione di trattamenti, ecc.

Reati contro la proprietà

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La ricerca sulla personalità del delinquente

I principali interrogativi sono:

1)Esistono caratteristiche di personalità che differenziano in modo significativo i delinquenti dai non delinquenti?

1)Esistono fattori psicopatologici che condizionano il crimine, attraverso sistematiche connessioni, al di là del caso individuale?

3)Esiste la possibilità di classificare i delinquenti, in modo tale da identificare gruppi di individui relativamente omogenei, psicologicamente affini e portatori di specifiche esigenze di trattamento?

4)Esiste la possibilità di predire il comportamento criminale, ovvero la recidiva e di valutare la relativa efficacia dei diversi metodi di predizione?

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Il pensiero di Cesare Lombroso (1835-1909)

Lombroso identifica alcune particolari anomalie Somatiche e costituzionali che afferma essere alla base del comportamento criminale:-asimmetria facciale,-fronte bassa,-zigomi sporgenti-insensibilità al dolore.

Il delinquente nato presenta caratteristiche ataviche tipiche di uno stadio evolutivo primitivo della razza umana che gli rendono difficile l’adattamento alla società e lo spingono al delitto.

La predisposizione ereditaria alla delinquenza

I metodi utilizzati sono i seguenti:

1)Genealogico: attraverso lo studio storico delle diverse generazioni di una stessa famiglia mette in evidenza alcune modalità di riproduzione della criminalità.

Non consente comunque di verificare se la trasmissione del comportamento delinquenziale è dovuta a fattori genetici o ambientali.

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2)Ricerca di anomalie cromosomiche in soggetti antisociali: è stata rilevata la presenza di un cromosoma Y soprannumerario che sembrava legata a comportamenti aggressivi, di tendenza al delitto.

I ricercatori non sono comunque riusciti a trovare nei gruppi di delinquenti esaminati, una percentuale di soggetti XYY superiore al 2-4% rispetto allo 0,2% della popolazione normale.

L’eventuale maggior % di soggetti XYY tra i delinquenti potrebbe dipendere dal fatto che i portatori di tale anomalia risultano di statura superiore alla media e di intelligenza inferiore alla norma, quindi più facilmente identificabili e perseguibili.

3)Studio su gemelli o su bambini adottati:prevedono il confronto gemelli monozigoti ed eterozigoti. L’esistenza di fattori ereditari sarebbe dimostrata dal fatto che la concordanza di comportamenti devianti all’interno della coppia di gemelli monozigoti è superiore a quella riscontrata all’interno della coppia di gemelli eterozigoti.

Gli studi sull’adozione sembrano indicare che non esiste una correlazione tra criminalità dei genitori biologici e la criminalità dei loro figli allevati da genitori adottivi.

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Teorie PsicologicheFine Ottocento e primi del Novecento, si sviluppa un approccio alla criminologia volto allo studio ed all’individuazione della caratteristiche psichiche e personologiche potenzialmente capaci di spiegare il come ed il perché del comportamento criminale.

• L’approccio psicologico ricerca la spiegazione della devianza concentrandosi sui tratti della personalità dell’individuo.

Personalità psicopatica

Lo psicopatico è una persona chiusa e incapace di emozione, che agisce d’impulso e raramente avverte un senso di colpa. Gli individui che presentano tratti piscopatici commettono talvolta reati violenti.

• Le teorie psicologiche spiegano solo alcuni aspetti della criminalità, poiché esistono molti tipi di reati e tutte le persone che li commettono non hanno le stesse caratteristiche psicologiche.

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L’identità negativa del delinquente tipico

Nöel Mailloux (1971)

I delinquenti sono caratterizzati da una negativa percezione di sé, derivante dall’interiorizzazione delle aspettative negative dei genitori o di altre persone significative.

Il giovane delinquente è caratterizzato dal profondo convincimento di essere diverso dagli altri ed è incapace di una normale socializzazione.

Il linguaggio attraverso il quale egli esprime se stesso è il suo comportamento: aggressivo, violento, ripetitivo.

L’identità negativa non è un patrimonio individuale,Si spartisce con gli altri: -da un lato lo fa sentire diverso, cattivo e pericoloso, sprezzante di ogni norma;-dall’altro lato lo conduce ad identificarsi con i soggetti che hanno caratteristiche analoghe e a farsi riconoscere solo per i suoi aspetti negativi.

Il disprezzo che nutre verso la società non è segno di una critica razionale ma piuttosto l’espressione di un profondo disagio, dovuto al fatto di non poter avere, come gli altri, una vita serena.

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Si prospettano notevoli problemi in campo lavorativo dovuti:-alla scarsa capacità di instaurare validi rapporti interpersonali;-alla mancanza di adeguati sentimenti di competenza (=sentirsi capaci di ben interagire con la realtà).

Si verificano frequenti delusioni in campo affettivo dovuti:-all’incapacità di stabilire validi e duraturi rapporti sentimentali;-alla tendenza ad avere rapporti centrati sul piacere immediato e sulla gratificazione e breve termine.

Il nucleo centrale della personalità criminale

Pinatel (1970)

E’ costituito da 4 tratti legati tra di loro in modo dinamico e complesso:

1)l’egocentrismo: agisce a livello intellettivo, affettivo e sociale e fa sì che il delinquente riferisca tutto a se stesso in modo esasperato, tanto da fargli ignorare i giudizi e le riprovazioni degli altri e da fargli raggiungere una “autolegittimazione soggettiva” rispetto al reato da compiere.

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2)la labilità: il delinquente è portato a soddisfare i suoi bisogni senza tenere conto delle conseguenze dei suoi atti. Questo tratto gli permette di superare facilmente il timore delle punizioni subite

3)l’aggressività: gli permette di vincere e di eliminare gli ostacoli e le difficoltà che egli trova nel percorso verso il crimine.

4)l’indifferenza affettiva: rende il delinquente poco sensibile, scarsamente empatico, capace di superare senza traumi le resistenze derivanti dalla previsione della sofferenza della vittima

La sindrome della personalità criminale

Frechette e Le Blanc (1987)

Conducono uno studio longitudinale, in Canada negli anni ’70-’80 sulla personalità dei giovani delinquenti mettendo a confronto, attraverso test e colloqui, ampi gruppi di adolescenti non delinquenti e di adolescenti sottoposti a procedimenti penali.

Prendono in considerazione sia la delinquenza ufficiale sia quella nascosta, rilevata dai ragazzi stessi mediante questionari di “autoconfessione”

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Identificano la Sindrome della personalità criminale

Sindrome: l’insieme dei segni o sintomi collegati con uno specifico stato patologico o disfunzionale

Personalità criminale: una struttura specifica che in alcuni individui si sovrappone ad altre strutture di personalità, permettendo il passaggio all’atto.

La sindrome risulta costituita da 3 sintomi:

1)iperattività delittuosa: attività delinquenziale ampia, duratura e aggravata che si sviluppa abitualmente attraverso differenti e progressive tappe, grazie a 3 processi che si trovano al centro di ogni attività delittuosa continua, ossia:

a)l’attivazione, che permette l’iniziarsi dell’attività criminale;

b)l’aggravamento;

c)la saturazione, oltre la quale si può giungere ad una progressiva riduzione del comportamento criminale

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2)dissocialità: disimpegno profondo nei confronti delle istituzioni e dei simboli sociali che si manifesta in modo marcato nei giovani delinquenti ed è strettamente collegato alle caratteristiche negative dell’ambiente di origine (scadente da un punto di vista educativo), al fallimento scolastico e alla progressiva marginalizzazione da parte della comunità di appartenenza.

I giovani delinquenti non sviluppano legami affettivi significativi con i loro genitori o con persone ben socializzate.

3)Egocentrismo: rappresenta il tratto comune a tutti i tipi di delinquenza ed è legato ad altri tratti psicologici nelle diverse forme di criminalità.

Ad es., la delinquenza persistente grave è caratterizzata anche da una spiccata insensibilità nei confronti degli altri e da una proiezione costante dell’aggressività.

La delinquenza esplosiva associa all’egocentrismo una base, nevrotica connotata da insicurezza.

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Conclusioni

La delinquenza grave, per potersi sviluppare, devefondarsi su particolari tratti di personalità, interagenti tra di loro.

I tratti di personalità rappresentano gli elementi cruciali della criminogenesi, fondamentali al fine di pervenire alla diagnosi ed alla classificazione dei delinquenti, nell’ottica dell’individuazione degli interventi più adeguati in ciascun caso.

I fattori sociali ed ambientali possono influire soltanto attraverso la mediazione di questi tratti psicologici.

L’approccio comportamentista di Eysenck

Studia le caratteristiche costituzionali e la reattività del sistema nervoso autonomo, intesa comemaggiore o minore facilità al condizionamento.

Individua 2 fattori bipolari di personalità attraversoi quali ogni individuo può essere classificato:1)introversione-estroversione;2)normalità-nevroticismo;

I tratti definiti criminogenetici sono: -scarsa condizionabilità, -instabilità emotiva (nevroticismo), -estroversione.

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La struttura del pensiero criminaleYochelson e Samenow (1976)

Affermano l’esistenza della personalità criminale caratterizzata da particolari strutture di pensiero e di azione e descrivono i meccanismi di pensiero, e dei processi mentali che accompagnano direttamente l’esecuzione dei crimini.

I meccanismi di pensiero del delinquente sono comuni a tutti gli uomini, sebbene in forma attenuata.

La presenza di tali processi mentali in modo intenso e sistematico configura una specifica personalità criminale.

1) La paura(di morire, di essere ferito, di fallire, ecc.) è

diffusa, persistente ed intensa nella vita del criminale, che tuttavia non tollera questa condizione e tenta in ogni modo di convincere se stesso e gli altri di non aver timori.

Il criminale è sospettoso ma non paranoide, in quanto le sue paure sono fondate sulla realtà.

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2)Lo stato zeroUna condizione nella quale la stima di sé è estremamente ridotta ed è accompagnata da un senso di disperazione, di futilità, di immodificabilità e dalla convinzione che tutti si accorgano di questo stato.

3)Un’intensa superbia ed una forte motivazione al potere

che spingono il delinquente al dominio, alla competizione, all’esaltazione dell’azione illecita

4)Un pensiero prevalentemente concretoAl quale sono estranei concetti astratti come responsabilità, famiglia, ecc..

5)La tendenza alla frammentazione psicologicache permette la contemporanea presenza di amore e odio.

6)La sessualitàAppare profondamente compromessa: ha un bisogno continuo di eccitamento, fa scelte sessuali indiscriminate, ha bisogno di conquistare e di dominare, è quasi sempre insoddisfatto e spesso impotente.

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7) I meccanismi mentali che direttamente precedono, accompagnano e seguono il crimine

Sono particolari forme di passaggio dal pensiero all’azione, attraverso:

a)il superamento del timore della punizione,

b)l’esaltazione acritica delle proprie possibilità ed altri mezzi complessi per evitare gli ostacoli che si frappongono all’esecuzione del crimine.

Il delinquente per senso di colpaSigmund Freud (1856-1934)

Alcuni individui ricercano inconsciamente, attraverso il delitto, una punizione, come sollievo ad un intenso sentimento di colpa che provano nel profondo e che deriva da un irrisolto conflitto edipico.

Il reato costituisce una razionalizzazione che nasconde, agli occhi del criminale, la colpa edipica che egli inconsciamente si attribuisce e che è collegata al desiderio di possedere la madre e di distruggere il padre.

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Capovolge il normale ordine di causa ed effetto tra delitto e colpa, in quanto presuppone che il sentimento di colpa non sia la conseguenza del reato ma esista precedentemente e ne costituisca addirittura la causa.

L’esecuzione del delitto può portare alla pena ed al sollievo psichico solo se il delitto è scoperto.Ecco perché spesso tali delinquenti commettono i loro reati in moda da farli scoprire.

Alfred Adler (1870-1937)La principale fonte dinamica della vita è la volontà di potenza e l’autoaffermazione che permettono all’individuo di superare i sentimenti di inferiorità che gli derivano da fattori individuali o da fattori ambientali.

Il sentimento di inferiorità, presente in una certa misura in tutti gli uomini, in alcuni casi si aggrava, si cristallizza e determina un “complesso di inferiorità” con la messa in atto di meccanismi reattivi e compensatori.

Commettere un delitto è il modo migliore per attrarre su di sé l’attenzione e compensare la propria inferiorità.

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Franz Alexander e Hugo Staub (1948)

Al fine di valutare la responsabilità del delinquente suggeriscono una diagnosi che si basi sul grado di partecipazione dell’Io al delitto.Tra l’antisocialità come forza tendenziale e l’antisocialità che si traduce in azione delittuosa esistono tappe intermedie:-Criminalità di fantasia;-Delitti colposi;-Delitti impulsivi;-Delitti affettivi ed occasionali;-Delitti volontari.

Attribuiscono una notevole importanza nella genesi del delitto alla formazione del Superio.

Nel delinquente si riscontra spesso: 1)una carenza o incompletezza di questa istanza psichica. La debolezza del Superio fa sì che le tendenze antisociali dell’Es si possano più facilmente esprimere, perché non adeguatamente controllate;

2)un vero e proprio Superio criminale. E’ tipica dei soggetti appartenenti a gruppi devianti, in cui vige una morale impregnata di valori delinquenziali, alternativi a quelli della morale corrente.

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Johnson e Szurek (1954)

Il comportamento antisociale dei bambini è dovuto ad un disturbo specifico localizzato all’interno del Superio.

Spesso i genitori approvano inconsciamente il comportamento antisociale del bambino, che formalmente vietano, perché soddisfa i loro desideri inconsci contrari alla morale tradizionale.Ciò trasmette al minor un messaggio di tradimento che lo farà sentire ingannato e lo abituerà ad ingannare.

Questa situazione contraddittoria provoca nei figli una “lacuna del Super-io, che facilita l’espressione di un comportamento delinquenziale.

Tramite l’acting-out dei desideri rimossi dei genitori, il bambino soddisfa, al tempo stesso, anche i propri impulsi ostili verso di essi, procurando loro innumerevoli sofferenze e ricambiando in tal modo il loro scarso amore affettivo.

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Winnicott

La tendenza antisociale di bambini ed adolescenti, che si esprime attraverso la realizzazione di comportamenti devianti, ha le caratteristiche della“richiesta di aiuto” ed è espressione della reazione del bambino ad una perdita emotiva, in una fase del suo sviluppo in cui egli era ancora fuso con la madre.

Il bambino ha costituito un legame significativo con l’oggetto d’amore, ma questo gli viene sottratto nel momento in cui egli lo ritiene ancora parte di sé (oggetto soggettivo).

In questa situazione di deprivazione, l’autore vede la nascita dell’impulso a rubare come spinta a riappropriarsi di qualcosa che è percepito come proprio e che è stato perduto.

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Romolo Rossi (1977)

La criminalità può essere considerata come un’alternativa alla nevrosi: di fronte ad un conflitto profondo e ad una pulsione arcaica, invece della formazione del sintomo nevrotico tramite i meccanismi di difesa dell’Io, il conflitto può venir agito o sceneggiato nella realtà e la pulsione può essere spostata nel mondo reale in modo da diminuire l’angoscia e da sottoporsi alla punizione esterna piuttosto che ai rigori superegoici.

Attraverso l’acting-out, l’adolescente evita la formazione del sintomo nevrotico e paga il tributo al Tribunale degli uomini piuttosto che a quello del Superio, che è l’unico tribunale del nostro paese a mantenere, attraverso il suicidio, la pena di morte

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Il concetto di narcisismo

Utilizzato allo scopo di inquadrare una serie di disturbi di non facile definizione e di difficile schematizzazione all’interno della nosografia tradizionale.

Si è cercato di comprendere:

1)il comportamento di chi, allo scopo di innalzare la sua fragile autostima, commette atti antisociali per ottenere l’ammirazione altrui;

2)il verificarsi di comportamenti violenti legati ad un disprezzo degli altri talmente grave da far ritenere irrilevante l’esistenza stessa della vittima.

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La scoperta del narcisismo , risalente a Freud,indusse l’autore a presupporre l’esistenza di una fase dell’evoluzione sessuale intermedia fra l’autoerotismo e l’amore oggettuale: il soggetto prende se stesso come oggetto di amore.

Rosenfeld (1972) utilizza il concetto di narcisismo intendendolo come una relazione con un oggetto interno ideale (il cui prototipo è il seno), il cui possesso rende superflua ogni considerazione per l’oggetto esterno ideale.Questo tipo di relazione costituisce una difesa contro qualsiasi sentimento di separazione tra il sé e l’oggetto.

Per Meltzer (1971), si può verificare nel mondo interno del soggetto, lo sviluppo di una banda delinquenziale, che minaccia le parti buone e dipendenti della personalità, o le seduce, promettendo loro l’assenza di sofferenza e la tranquillità qualora queste si arrendano al suo potere.

Spesso l’intera situazione può essere sessualizzata ed esprimersi in forme strutturate di perversione.

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Williams (1983), descrive la “costellazione di morte”, basata su diversi fattori:

1)un’eccessiva strutturazione del narcisismo personale;

2)una capacità di ottenere gratificazione sessuale orgiastica del sé, escludendo gli altri;

3)un capovolgimento dei valori;

4)una sostituzione di condotte di morte ai processi vitali (la perversione sessuale).

Heinz Kohut (1976), descrive le strutture narcisistiche primitive:

1)il sé grandioso (“io sono perfetto”)da origine alla traslazione speculare che deriva dal rapporto primitivo con la madre empatica, la madre che riflette specularmente il sano esibizionismo del figlio.

2)l’imago parentale idealizzata(“tu sei perfetto, ma io sono parte di te”)

da origine alla traslazione idealizzante, che scaturisce, a sua volta, dal trasferimento di questa perfezione ad un oggetto-sé ammirato ed onnipotente.

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L’”oggetto sé” descrive bene l’aspetto narcisistico di tali strutture primitive per il bambino, dal momento che questi non distingue pienamente se esse appartengono alla sfera del sé o a quella dell’oggetto reale.

La libido narcisistica va distinta qualitativamente dalla libido oggettuale e si sviluppa autonomamente e parallelamente a quest’ultima.

I disturbi narcisistici si manifestano quando:

1)Si ha l’assenza completa o la carenza qualitativa dell’empatia materna o paterna,

la madre non assolve la funzione di rispecchiamento empatico nei confronti del bambino ed il padre non accetta l’idealizzazione da parte del figlio;

2)Le strutture primitive non si evolvono integrandosi nella personalità, all’interno del sé,

e quindi non si sviluppano in senso di autostima e sicurezza di sé (derivanti dal sé grandioso), ed in forma matura di ammirazione per gli altri ed incapacità di entusiasmarsi (derivanti dall’imago parentale idealizzata)

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Si suddividono in:

1)Disturbi narcisistici di personalità: si manifestano con sintomi autoplastici, riguardanti solo il soggetto (ipocondria, depressione, ipersensibilità alle offese).

2)Disturbi narcisistici del comportamento: si evidenziano attraverso sintomi alloplastici come la perversione, tossicomania, ecc.Sono espressione di richieste più intense, urgenti e primitive, da parte del sé malato.

La classificazione dei delinquenti

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Obiettivi

1)suddividere il fenomeno della delinquenza in categorie differenti ed omogenee al loro interno,

ricercando cause differenziate per le diverse categorie del fenomeno.

2)facilitare gli interventi di prevenzione e di trattamento, attraverso l’identificazione di specifici problemi e di specifiche esigenze.

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1

Prevenzione della delinquenza

Dott.ssa Regina Rensi

Prevenire precedere, anticipare, prendere le precauzioninecessarie affinché qualcosa NON avvenga

Prevenzione ogni azione di un individuo singolo o di ungruppo, privato o pubblico, diretta ad impedire ilverificarsi di fatti dannosi per la società.

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2

PRIMI SFORZI PER PREVENIRE LA CRIMINALITA’

V secolo a.C.

Pitagora non si punisce perché è stata violata una norma

(575 a.C-495 a.C) ma perché questa rimanga inviolata

Aristotele gli uomini compiono reato quando pensano di non

(384 a.C-322 a.C) essere scoperti o se scoperti vengono puniti con

una pena inferiore al guadagno ottenuto

FUNZIONE PREVENTIVA DEL SISTEMA PENALE MODERNO

1700

Cesare Beccaria (1738-1794)

Fondatore della Scuola Classica che considera l’individuo come un

essere razionale, indipendente, capace di scegliere liberamente tra

il delitto ed un comportamento conforme alla legge

Dei delitti e delle pene (1764)

rappresenta la più nota, lucida e sintetica esposizione della nuova

concezione liberale del diritto penale

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3

Propone un sistema penale caratterizzato:

- dalla chiarezza della legge

- dall’uguaglianza dei cittadini

- dalla proporzionalità delle pene rispetto ai delitti

- da una serie di garanzie a tutela dell’individuo

che deve servire ad esercitare un’azione preventiva in quanto…

gli individui, messi di fronte a leggi chiare e giuste, poiché in grado

di scegliere liberamente, più difficilmente dovrebbero compiere

azioni criminose

Inghilterra

Jeremy Bentham (1748-1832)

“L’obiettivo generale che tutte le leggi si propongono, o che dovrebbero porsi, è quello di aumentare la felicità complessiva della comunità e quindi in primo luogo di escludere nella maggior misura possibile il male. Ma ogni punizione è in sé stessa un male. Secondo il principio di utilità un tale male deve essere

ammesso solo nella misura in cui assicura l’esclusione di un male maggiore”.

Sanzione penale scoraggia la violazione della legge minacciando una

punizione superiore ai vantaggi che possono essere tratti

dalla commissione del reato

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4

1900

Incremento della criminalità inadeguatezza del sistema

penale

nuove strategie di prevenzione al di fuori del circuito giuridico

nuove classificazioni e nuovi programmi

CLASSIFICAZIONI

Brantingham e Faust (1976)

- Prevenzione primaria

- Prevenzione secondaria

- Prevenzione terziaria

Criterio livello e stadio di sviluppo del comportamento

criminale nel quale è attuato l’intervento preventivo

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5

PREVENZIONE PRIMARIA fase della pre - delinquenza

volta ad eliminare o ridurre le condizioni

criminogene dell’ambiente fisico o sociale

quando ancora non si sono manifestati

segnali di pericolo

interventi - programmi che migliorino il generale

benessere della collettività in determinate

aree urbane

- campagne educative

- interventi sulle istituzioni di

socializzazione

PREVENZIONE SECONDARIA fase di esordio condotta antisociale

rivolta a gruppi di giovani con alte

probabilità di essere implicati in

contesti criminali

interventi - diminuire il rischio di un futuro

- coinvolgimento in comportamenti

negativi agendo sui fattori di rischio

PREVENZIONE TERZIARIA fase delinquenziale e post

delinquenziale

interventi - tenta di prevenire la recidiva con

determinati trattamenti e programmi

rieducativi

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Lejins (1967)PREVENZIONE PUNITIVA

Presupposto minaccia di una punizione ostacola l’esecuzione di

un reato

a) Generale: rivolta a tutti i cittadini (prevenzione vera e propria)

b) Specifica: rivolta al singolo soggetto che ha commesso reato (forma di controllo)

PREVENZIONE CORRETTIVA

Presupposto l’evento negativo è correlato a motivazioni e cause

concretamente individuabili

Corregge e contrasta tali fattori con interventi mirati

PREVENZIONE MECCANICA messa in atto di ostacoli che rendono ardua la

realizzazione di reati

interventi - rafforzamento delle difese fisiche di un possibile obiettivo

- incremento della sorveglianza da parte della polizia

- neutralizzazione del reo a rischio di recidiva

PREVENZIONE GIUDIZIALE

Generale Specialepluralità di mirata al singolo

Soggetti

Interventi ante - delictum

post - delictum

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PREVENZIONE GENERALE

Origine nel XVIII secolo

Presupposto la minaccia di sanzioni penali applicate dallo Stato a seguito di

determinate condotte socialmente offensive influenzano il

comportamento dei consociati nel senso di evitare tali

atteggiamenti

Critica i delinquenti non sono freddi calcolatori della convenienza del

crimine ma sono impulsivi con scarse possibilità di

autocontrollo

Risposta la prevenzione generale non vuole cancellare il fenomeno

criminale ma contenerlo

PREVENZIONE SPECIALE

Fine XVIII secolo posta a fondamento di alcune teorie del sistema penale

Considera le modalità con cui la sanzione agisce su un particolare soggetto al

fine di evitargli future possibili violazioni di legge

3 elementi: 1) intimidazione individuale

2) incapacitazione

3) rieducazione

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Intimidazione: il reato è connesso ad una sanzione afflittiva che sensibilizzi

l’autore sulle conseguenze negative della condotta illecita

- l’applicazione della punizione serve a confermare la serietà e

gravità della minaccia legale nei confronti dell’artefice del

delitto

Incapacitazione: modalità in cui la pena incide sulla capacità del soggetto di

commettere nuovi delitti

- materiale sanzioni detentive

- giuridica sottrazione di status soggettivi che abilitano

a particolari condotte

Rieducazione: a) emenda: rieducazione del soggetto come sua correzione

interiore

b) risocializzazione: reinserimento del soggetto nella società

EMENDA: riaccettazione dei valori etici violati dal delinquente

purificazione del male commesso

espiazione della colpevolezza

Scelta autonoma del soggetto

RISOCIALIZZAZIONE: comprende ogni incremento di volontà del criminale di

comportarsi in conformità del diritto, perseguito

attraverso procedure diverse dalla minaccia della

sanzione

Presupposto: fiducia nella modificabilità del carattere umano attraverso interventi

da parte dello Stato

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PREVENZIONE EXTRAGIUDIZIALE

- alternative efficaci al fallimento della prevenzione giudiziale

PREVENZIONE PRECOCE: singolo individuo

PREVENZIONE SOCIALE: società

PREVENZIONE SITUAZIONALE: occasioni esistenti

PREVENZIONE PRECOCE

Idea di fondo: le attività criminali sono determinate dai modelli di comportamento e dalle attitudini apprese dal soggetto nel corso del suo sviluppo

Si interviene precocemente sui fattori di rischio

Numerose ricerche svolte allo scopo di osservare l’evoluzione di bambini che fin dai primi anni di vita sono aggressivi e iperattivi:- alcuni crescono imparando a controllarsi ed hanno una socializzazione

normale- altri mantengono inalterato il loro livello di violenza subendo delle

conseguenze che amplificano questo stato di negatività:a) rifiutati ed isolati dagli altri bambinib) carente rendimento scolasticoc) genitori incapaci di gestirli appropriatamente

Col passare degli anni questi ragazzini si associano a compagni altrettanto problematici ed hanno atteggiamenti antisociali sempre più gravi

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Studio canadese:

-Tutti gli adolescenti aggressivi hanno già manifestato in età molto

precoce atteggiamenti violenti

-Non ci sono casi di bambini ben adattati che hanno in seguito

sviluppato condotte antisociali

Premature azioni devianti NON NECESSARIAMENTE

comportano inevitabilmente alla delinquenza

Numerose indagini: nei casi di soggetti più a rischio (soggetti che

iniziano a delinquere in età molto molto giovani), circa la metà NON

persiste nel commettere reati grazie anche all’intervento di

circostanze favorevoli (es. cambiare quartiere, incontrare

persone capaci di far modificare lo stile di vita, contrarre

matrimonio ecc.)

FATTORI DI RISCHIO

FATTORI INDIVIDUALI

a) Situazione prenatale: collegamento tra complicazioni del parto e i disordini

comportamentali dei bambini (aggressività) + avversità

familiari = comportamento delinquenziale

uso di alcol, droghe, tabacco: - scarsa attitudini scolastica

- poca intelligenza

- problemi nel linguaggio

- minore circonferenza della

scatola cranica

b) Fattori psicologici: - scarsa empatia

- impulsività

- scarsa intelligenza

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FATTORI FAMILIARI

- struttura familiare

- metodi educativi

FATTORI AMBIENTALI

- Scuola: - frequentazione di bambini violenti gruppo bullismo

- punizioni eccessivi da parte degli insegnanti

- scarsa gratificazioni agli alunni assenze ingiustificate

- cattiva gestione della classe

PREVENZIONE PRECOCEInterviene nei primi anni di vita del soggetto così da evitargli di giungere a condotte illecite che in età giovanile sono più difficili da trattare

Interviene sui fattori di rischio la cui conoscenza permette di approntare svariati Programmi:

1)Intera comunità di bambini appartenente ad una scuola o quartiere socialmentedeprivato universal2)Bambini selezionati in base al numero ed intensità dei fattori di rischio in essiriscontrati selected3)Ragazzi che hanno già commesso atti antisociali. Si previene la cronicizzazione di tali atteggiamenti indicated

Programmi secondo il criterio cronologico: -interventi durante la gravidanza e nell’infanzia

- interventi negli anni che precedonola scuola

- interventi nel periodo scolastico

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PROBLEMI ETICI DELLA PREVENZIONE PRECOCE

1) Stigmatizzazione dei soggetti individuati precocemente come potenziali delinquenti (teoria dell’etichettamento)

un’azione preventiva precoce può attuare sul soggetto aspettative sfavorevoli con

conseguenze pregiudizievoli sulla formazione del concetto di sé e dell’autostima

2) Consenso delle persone coinvolte

3) Eventuale coercizione a partecipare ai programmi in caso di rifiuto delle famiglie

Norma inglese “Parental Control Order” aiuto per i genitori di minorenni

antisociali nello svolgere le loro funzioni di educatori.

Se rifiutano potrebbero essere costretti dal tribunale con la minaccia di una

sanzione penale

Rischio aumento dell’instabilità all’interno di famiglie già in difficoltà

PREVENZIONE SOCIALE

Presupposto la criminalità è legata a caratteristiche dell’ambiente che possono

essere corrette

La delinquenza è concentrata in zone: povere riduzione

con alta disoccupazione di tali fattori

degradate criminogeni

Obiettivo migliorare le condizioni di vita dei cittadini e favorire la

socializzazione dei giovani

Interventi - politiche e interventi per i giovani

- “ “ per la sanità

- “ “ per la famiglia

- “ “ per il lavoro

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CHICAGO ART PROJECT (1932) primo progetto di prevenzione sociale

effettuato da Clifford Shaw

Obiettivo fornire ai giovani maggiori opportunità di inserimento sociale,

scolastico e lavorativo

Iniziative a) attività ricreative e sportive

b) campagne per cambiare in meglio le condizioni della collettività

c) opere dirette alle bande giovanili e ai delinquenti precoci che

rientravano nella società dopo un periodo di detenzione

Attività dirette dai cittadini dei quartieri, indigeni che appartenevano a quell’area

e che conoscevano bene i bisogni ed i problemi degli abitanti

Risultati: minore delinquenza

PREVENZIONE SITUAZIONALE

attenzione alle condizioni obiettive che permettono il verificarsi di fatti illeciti

fondamento: la delinquenza non è frutto di una predisposizione individuale madi fattori che creano o favoriscono le opportunità criminose

Rischio: SPOSTAMENTO, mutamento di strategia che aggiri gli ostacoli

1) Spostamento geografico: si intensifica l’attività di sorveglianza in un quartiere. I criminali prendono in considerazione un quartiere meno controllato

2) Spostamento temporale: se è più difficile commettere reato in determinate ore lo si compie in momenti diversi

3) Spostamento di tattica: se per proteggere le case vengono messi determinati sistemi di sicurezza, i criminali studiano i punti deboli

4) Spostamento che riguarda il tipo di operazione illecita: passare da un reato ad un altro

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INTERVENTO DI PREVENZIONE SITUAZIONALE anni ’60/’70

1961 Repubblica Federale norma che rende obbligatorio per tutte le auto un

Tedesca antifurto

Tasso dei furti di auto diminuisce del 60%

1971 Gran Bretagna e obbligo dell’antifurto solo per le auto di nuova

Stati Uniti immatricolazione

Gran Bretagna meno furti delle macchine protette e più furti di auto vecchie

Stati Uniti

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FAMIGLIA E DELINQUENZA

Master di II livello in “Psichiatria, psicopatologia forense e criminologia”Università degli Studi di Firenze

Dott.ssa Regina Rensi

RUOLO ISTITUZIONE FAMILIARE

-criminologi ad orientamento sociologico: famiglia come luogo di

mediazione tra l’individuo e l’ambiente

-criminologi ad orientamento psicologico: complessi rapporti affettivi che si

realizzano tra i diversi membri del nucleo familiare

Numerose ricerche differenti processi mediante i quali la famiglia può

condizionare il comportamento dei figli attraverso inadeguati processi di

socializzazione o pratiche educative non appropriate

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RICERCA CRIMINOLOGICA ATTUALE

Problematiche relative al cambiamento sociale

Ipotesi da verificare:

-ruolo delle nuove strutture familiari

-processi di socializzazione dei figli in rapporto ai cambiamenti delle abitudini di

vita

-influenza della nuova condizione femminile

-rapporti tra delinquenza giovanile e le nuove forme di aggregazione degli

adolescenti

FAMIGLIA ambiente nel quale il bambino vive le sue prime

esperienze, impara a controllare i propri impulsi, apprende le norme sociali di

condotta e riceve un sostegno ed una soddisfazione per i propri bisogni affettivi

costituisce un filtro tra l’individuo e la società

-affermarsi della grande industria, l’evoluzione in senso moderno dell’agricoltura:

trasformazione del nucleo familiare da unità di produzione ad unità di consumo

caduta della tradizionale autorità patriarcale ed attivazione di nuovi processi di

negoziazione e possibile conflitto tra i diversi membri della famiglia

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Affermazione di un nuovo modello familiare caratterizzato da:

-maggiore permissività verso la sessualità pre-matrimoniale

-controllo delle nascite

-emancipazione della donna

-forte calo della fecondità

-aumento del numero dei divorzi

DIFFUSIONE DELLE “FAMIGLIE DI FATTO”

problemi relativi alla disciplina di tali unioni ed al destino dei minori nati

in tale ambito

VARIABILI NELLE RICERCHE STRUTTURA FAMILIARE-DELINQUENZA

-dimensione e composizione della famiglia

-ordine di nascita dei figli

-età dei genitori

-unione o rottura del nucleo familiare

-numero di persone che lavorano al di fuori della famiglia

-posizione economica

-quartiere in cui la famiglia vive

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Rutter e Giller (1983)

STUDIO SULLE FAMIGLIE NUMEROSE (presenza di almeno 4figli)

Alto rischio di delinquenza giovanile

Altri fattori influenzanti:

-riduzione del controllo e della supervisione dei minori

-esistenza di fratelli o sorelle delinquenti

STUDIO SULL’EFFETTO CHE L’AUMENTO DEL LAVORO

FEMMINILE AL DI FUORI DELLA FAMIGLIA PUO’ PRODURRE

SULL’EVOLUZIONE PSICOSOCIALE DEI FIGLI

-non correlato direttamente con un aumento della delinquenza

-inserimento in asili-nido dei bimbi non ha effetti sullo sviluppo fisiologico purchè

la qualità delle cure materne sia soddisfacente

-LAVORO MATERNO SCARSAMENTE RILEVANTE SE LA MADRE FORNISCE

UN’ADEGUTA SUPERVISIONE

-ASSENZA DI CONTROLLO GENITORIALE E’ UNO DEI PEDITTORI PIU

FORTE DELLA DELINQUENZA DEI FIGLI

Disgregazione familiare

BROKEN HOMES presenza di un solo genitore biologico

-Condizioni che portano la famiglia ad essere incompleta o con un genitore

assente:

ragione della rottura familiare (separazione, divorzio, morte)

durata della rottura

il grado di conflitto che accompagna la rottura

quale di due genitori è assente

ricostituzione della famiglia

rapporto tra figlio e genitore che vive al di fuori del nucleo familiare

GIOVANI PROVENIENTI DA FAMIGLIE DISGREGATE MOLTO

PIU’ COINVOLTI NELLA DELINQUENZA

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BRUCE (1970) 36 ragazzi

-compara un gruppo di giovani delinquenti con uno di controllo

14 ragazze

-tutti i soggetti in esame hanno subito la separazione dei genitori

RISULTATI

-non si può affermare che i genitori ei delinquenti siano peggiori rispetto a

quelli dei non delinquenti

-la separazione non è avvenuta in età più vulnerabili per i delinquenti

-importante il TIPO DI SEPARAZIONE:-morte: gran parte dei NON

delinquenti

-abbandono: delinquenti

AEBI (1997)

-970 giovani studenti svizzeri

-età tra i 14 ed i 21 anni

-relazione tra struttura familiare ed i più frequenti comportamenti

devianti dei giovani

furto di denaro, di oggetti o di veicoli

comportamenti violenti: danneggiamento , minacce, partecipazione a risse,

incendi

consumo e vendita di droghe leggere o pesanti

atti di vandalismo

altri comportamenti problematici: fughe, assenteismo ingiustificato da scuola,

abbandono scolastico

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RISULTATI

- l’unico rapporto significativo tra la famiglia disgregata ed i comportamenti devianti dei giovani riguarda l’uso di sostanze stupefacenti

- forte relazione col consumo di droghe leggere. Maggiore nei ragazzi ed in età precoce: 14 anni

INTERPRETAZIONE RISULTATI

-i ragazzi di famiglie disgregate sono portati a crescere più in fretta ed ad

assumersi delle responsabilità molto spesso in solitudine

QUALITA’ DELLE RELAZIONI FAMILIARI

GIORDANO (1987)-campione di 800 giovani tra i 12 ed i 19 anni

-ruolo della struttura familiare e della qualità delle relazioni familiari sulla devianza

giovanile

-7 variabili relative alla relazione-interazione familiare

Controllo e supervisione (orari di rientro a casa, frequentazione di amici ecc.)

Riconoscimento e valorizzazione dell’identità (ascolto,richiesta di espressione di opinioni)

Affetto e confidenza (dare affetto, ricompensare degli sforzi compiuti)

Comunicazione intima (parlare degli amici, della sessualità, esprimere propri sentimenti)

L’opinione dei genitori sugli amici

Conflitto (frequenti disaccordi, evitamento della discussione a causa di disaccordo, frequenti rimproveri)

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RISULTATI-nessuna delle 7 variabili è direttamente correlata con la struttura

familiare

-quasi tutti i fattori sono correlati alla delinquenza

-importanza di fattori varia a seconda che la famiglia sia monoparentale o

unita

-gli effetti della disgregazione familiare sulla delinquenza si esprimono

attraverso la minore capacità di sorveglianza genitoriale più frequente

nelle famiglie monoparentali

SEPARAZIONE E DIVORZO

-la qualità del processo che conduce alla separazione o al divorzio

-livello di aggressività mostrato dai coniugi

-coinvolgimento e strumentalizzazione di figli

EFFETTI DELETERI SUL BAMBINO

Un elevato livello di conflittualità comporta problemi di tipo scolastico,

psicopatologico (iperattività, depressione), comportamenti devianti

dell’adolescente

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Carenze di cure materne

SPITZ “depressione anaclitica” ad un bambino che ha sperimentato un buon rapporto

con la madre fino allo svezzamento, gli viene tolta la

figura materna nel corso del primo anno di vita

“la carenza di rapporti oggettuali rende impossibile la scarica delle pulsioni aggressive

il lattante rivolge l’aggressione su di sé, cioè sul solo oggetto che gli rimane. Il lattante

diventa incapace di assimilare cibo; subentrano disturbi del sonno; più tardi questi

bambini si arrecano danno attivamente, sbattendo la testa contro le sbarre del letto,

picchiandosi la testa con i pugni, tirandosi i capelli. Il deterioramento progressivo ed

inesorabile può condurre fino alla morte.”

SPITZ segue alcuni bambini in Istituzioni diverse:

dei 91 bambini ricoverati in brefotrofio 37% muore nei primi due anni di vita

dei 220 bambini ricoverati in un altro Istituto nessuno muore durante i quattro anni di

dove sono allevati dalle loro madri osservazione

N.B I bambini seguiti in Istituto dalle proprie madri sono figli di donne delinquenti e

prostitute; le cure fisiche, igieniche ed alimentari, esercitate in brefotrofio, sono ottime

Il pessimo sviluppo dei bambini in befotrofio non è dovuto né a tare ereditarie

né a mancanza di cure fisiche, bensì alla mancanza di rapporti oggettuali da

carenza affettiva

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-integrazione dell’Io: 8°-18° mese di vita

a)clima di sicurezza esente da pericoli: assicurato dall’oggetto libidico

b)le tendenze aggressive e libidiche devono poter costantemente scaricarsi, con

libertà:la scarica si realizza in forma di stati affettivi diretti verso l’oggetto

libidico e di scambi tra il bambino e l’oggetto stesso

c)interazione processi psichici dopo la formazione dell’Io:il bambino elaborerà i

meccanismi di difesa e se ne servirà sia per l’adattamento, sia per la difesa, sia per

la formazione della sua personalità e del carattere

“il bambino normale rinuncia a queste soddisfazioni parziali con relativa facilità,

perché la solidità del suo rapporto oggettuale rende innocua questa rinuncia,

permettendogli di compensare il suo dispiacere in un altro settore dei rapporti

oggettuali o con esperienze nuove”

-nella prima infanzia del bambino importante è non solo la presenza o assenza

della madre ma anche il modo in cui sono fornite le cure fisiche

ERIKSON è nel primo anno di vita che il bambino acquisisce se accudito con amore

ed equilibrio una fiducia di base verso l’adulto che costituisce la premessa

della futura identità e del positivo sviluppo psicosociale.

44 ladri minorenni

BOWLBY (1946) confronta

44 ragazzi non delinquenti (gruppo di controllo)

40% dei ladri ha avuto, nei primi 5 anni di vita, un periodo di separazione duraturo e

molto lungo dalla madre o dalla figura materna sostitutiva

5% dei ragazzi del gruppo di controllo ha avuto la medesima esperienza

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Correlazione maggiore tra privazione materna e indifferenza affettiva

14 soggetti tra i ladri Vs. nessun soggetto nel gruppo di controllo

La perdita dell’oggetto d’amore porta a rifiutare ogni legame affettivo per

timore di perderlo nuovamente, condiziona una grave difficoltà di rapporti

interpersonali e molto spesso un’evoluzione in senso antisociale

Tanto maggiore è il danno quanto più precoce è l’età alla quale avviene la

separazione tra il bambino e la madre

FORTE CORRELAZIONE TRA DELINQUENZA E PRIVAZIONE MATERNA

NEI PRIMI ANNI DI VITA DEL BAMBINO

madre buona (nutre ed ama)

Madre nei primi anni

di vita del bambino

madre cattiva (che si allontana spesso, non disposta a

soddisfare subito i bisogni del bambino)

Bambino sotto l’influsso di impulsi aggressivi distrugge nelle sue fantasie la

cattiva madre e solo la presenza di una madre affettuosa è in grado

di ristabilire un buon contatto tra il bambino ed il mondo esterno

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Privazione paternaPADRE importante modello di identificazione per il bambino in età più avanzata ed

influisce sull’atteggiamento della madre verso il bambino

ANDRY (1966)

80 delinquenti

80 non delinquenti

campione rappresentativo di ogni coppia di genitori

- separazione psicologica e contemporanea separazione fisica

- separazione psicologica senza separazione fisica

- separazione fisica senza separazione psicologica

DISTINGUE ANCHE:

- separazione dalla madre e non dal padre

- separazione dal padre e non dalla madre

- separazione da entrambi i genitori

Non vi è alcuna differenza statisticamente significativa tra delinquenti e non, riguardo alle

carenze dovute alla separazione dal padre, dalla madre o da entrambi i genitori

I rapporti perturbati tra il padre ed il bambino indipendentemente da qualsiasi episodio di

separazione precoce sono importanti nel determinare l’antisocialità del figlio

L’atteggiamento dei genitori

DESPERT(1957) studio sui figli di genitori divorziati

- divorzio emotivo: principale fattore di disturbo della personalità del

bambino

- divorzio legale effetti positivi poiché riduce la tensione

- separazione effettiva familiare

LA DELINQUENZA E’ PIU’ FREQUENTE NEI FIGLI DI GENITORI CHE PUR AVENDO

GRAVI CONFLITTI NELLA RELAZIONE CONIUGALE, RIMANGONO UNITI RISPETTO

AI FIGLI DI GENITORI CHE SI SEPARANO

JENKIS e HEWITT studio su 500 bambini di una Clinica Psichiatrica Infantile

i bambini psicopatici hanno dei genitori che non li desiderano ed in

conflitto tra loro

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Cambridge Somerville Youth Study (McCord,1969)

analizzate le relazioni familiari di 253 ragazzi con età media di 11 anni

tali soggetti vengono riesaminati 16 anni dopo e divisi in condannati per un reato

e non delinquenti

RISULTATI

Alta correlazione tra tipo di disciplina e di rapporti affettivi dei genitori e delinquenza

- i litigi e la negligenza dei genitori sono maggiormente criminogeni della disgregazione familiare

- la reiezione dei genitori è più importante della privazione in sé

- il più importante fattore è la qualità delle cure materne

N.B. Studio longitudinale > validità. Non si basa su un’analisi retrospettiva dell’atteggiamento

dei genitori ma sull’esame diretto della situazione

familiare e gli effetti a lungo termine.

La disciplina parentaleMcCORD la delinquenza è altamente correlata al tipo di disciplina ed ai rapporti affettivi

con i genitori

- se i due genitori amano il figlio, il tipo di disciplina non ha effetto nel produrre delinquenza

- se solo uno dei genitori ama il figlio, la disciplina irregolare o insufficiente produce

significativamente più delinquenza di una disciplina giusta

- una disciplina coerente sia di tipo punitivo sia improntata all’affetto riduce la delinquenza

- le punizioni fisiche di per sé non sono correlate alla delinquenza dei figli

PETERSON e BECKER la disciplina punitiva in sé stessa amministrata coerentemente

da entrambi i genitori non sembra determinare la delinquenza

dei figli.

BANDURA e WALTERS l’eccessiva permissività e severità sono collegate con

l’aggressività dei figli. Hanno un effetto negativo soprattutto

un padre ostile ed una madre eccessivamente permissiva

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N.B. Le punizioni fisiche a volte possono condurre a situazioni in cui per

una eccessiva violenza dei genitori si verificano vere e proprie lesioni

fisiche dei bambini configurando il reato di

THE BATTERED CHILD SYNDROME

Mentre la mancanza di affetto o un atteggiamento negativo nei confronti dei

figli ha in ogni caso un effetto disadattante, il tipo di disciplina va analizzato

nel quadro culturale nel quale si verifica. Una disciplina severa o anche le

punizioni fisiche possono essere considerate normali in alcuni gruppi sociali e

quindi non provocare quegli effetti negativi che possono provocare in altri

gruppi sociali.

Metodologia della ricerca in criminologia

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Le tipologie di ricerca

La criminologia è una scienza empirica, che si fonda su dati, fatti per verificare

delle ipotesi.

tipo quantitativo

Dati della ricerca

tipo qualitativo

Metodi trasversale

longitudinale

sperimentale

Dati della ricerca

carattere esplicativo in periodi di recessione economia aumenta

“perché” la criminalità. (assunto di partenza da

QUANTITATIVO verificare in base alla scelta di un ventaglio

di fattori ad esso rapportati)

carattere descrittivo rapporto tra migrazione e criminalità

“come” (modalità, contesto, fattori, come nasce e si

sviluppa il crimine in relazione alla

popolazione immigrata)

ampio

Campione di riferimento

rappresentativo

QUALITATIVO osservazione partecipe, intervista/colloquio, studi clinici ecc.

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Metodi della ricerca

METODO

TRASVERSALE: 1) compara reati in diverse zone, ad esempio gli studi sugli omicidi in

Italia;

2)viene comparato lo stesso omicidio nelle diverse province italiane,

verificando in seguito, le variabili che possono spiegare questi tassi:

- di tipo economico (tasso di disoccupazione)

- di tipo culturale (persone che leggono un giornale tutti i giorni,

le associazioni, senso civico dei cittadini misurato

dal tasso di persone che vota ai referendum),

3)si verifica in che misura queste variabili sono correlate all’omicidio

METODO

LONGITUDINALE: segue un gruppo di soggetti dall’infanzia all’età adulta o addirittura

dalla nascita all’età adulta, verificando quali sono le caratteristiche

che poi ci permettono di predire un futuro comportamento deviante

METODOSPERIMENTALE un gruppo detto “sperimentale” viene esposto all’influenza di una

determinata variabile di cui si vuole misurarne l’efficaciaun altro gruppo detto “di controllo” non viene sottoposto ad alcuntrattamento

ES. tossicodipendenti a trattamento di metadone controllato e tossicodipendenti senzatrattamento

Le fasi della ricerca

- Scelta del fenomeno da esaminare e suo studio- Formulazione delle ipotesi da verificare- Pianificazione e disegno della ricerca- Raccolta dei dati- Elaborazione dei dati- Verifica delle ipotesi di partenza

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