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Anno 2, Numero VII - 10 Agosto 2020 ISSN 2612-1638 7 Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggi Cerim niale O IN PRIMO PIANO LO SVILUPPO DELLA PROFESSIONE E IL RUOLO DEL CERIMONIALISTA di Gerardo Correas EDITORIALE UNA METAMORFOSI EPOCALE? di Roberto Slaviero SPECIALE IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA L’OSPITE LE TAPPE FONDAMENTALI PER LA FORMAZIONE DEL CERIMONIALE di Leonardo Marra ATTUALITÀ ARTE E CERIMONIALE intervista a Filippo Romano

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Anno 2, Numero VII - 10 Agosto 2020 ISSN 2612-1638

7Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggiCerim nialeO

IN PRIMO PIANO

LO SVILUPPO DELLA PROFESSIONE

E IL RUOLO DEL CERIMONIALISTA

di Gerardo Correas

EDITORIALE

UNA METAMORFOSI EPOCALE? di Roberto Slaviero

SPECIALE

IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

L’OSPITE

LE TAPPE FONDAMENTALI PER LA FORMAZIONE DEL CERIMONIALE di Leonardo Marra

ATTUALITÀ

ARTE E CERIMONIALE intervista a Filippo Romano

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EDITORIALE

Cerimoniale OGGI | 3

Anno 2, Numero VII – 10 Agosto 2020

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479 del 21 febbraio 2018

ISCRIZIONE AL R.O.C. n. 32711 del 13.03.2019Tiratura 250 copieDistribuzione gratuita

RedazioneVia del Timavo 6/b - 40131 BolognaTel. 3383720930 [email protected]

Direttore responsabileErnestina Alboresi

Vice DirettoreGiuseppe Damiano Iannizzotto

Coordinatore di redazioneMario Proli

RedazioneGiovanni Battista BorgianiGiovanni D’AlbertiAnna FossonLeonardo GamboMaria Grazia GrioniMarco MagheriRoberto Slaviero

Progetto graficoPrimalinea – Pordenone

StampaTipolitografia Valbonesi S.n.c. di Assirelli Gianluca, Marco & C.Via Rio Becca, 2/b47121 Forlì – ITALIA

Tutti i diritti riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione dell’editore.

EDITORIALE Una metamorfosi epocale? 3

SPECIALEIl Cerimoniale durante la pandemia

Simboli nazionali e coronavirus 4

Distanze, cerimonie, deconfinamento… e protocollo 5

Il cerimoniale nei giorni dell’emergenza 8

Se le immagini contano più delle parole 11

Paesi Bassi: cerimonie per i 75 anni di libertà 12

Diplomazia digitale per eventi e cerimonie 15

Le iniziative di ANCEP durante il lockdown 20

Eventi e formazione: tempi nuovi, forme nuove 21

ATTUALITÀArte e Cerimoniale 22

ATTUALITÀL’arte del saper vivere 24

L’OSPITELe tappe per la formazione nel Cerimoniale 26

IN PRIMO PIANO Sviluppo della professione e ruolo del cerimonialista 28

APPROFONDIMENTI Cerimoniale e protocollo internazionale 30

NOTIZIE IN PILLOLE 34

ggiCerim nialeOQuadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP

INDICE Una metamorfosi epocale? di Roberto Slaviero, Vice Presidente Vicario ANCEP

I giorni trascorsi e quelli che stiamo ancora vivendo, a causa dell’e-mergenza “coronavirus”, stanno

lasciando molti segni nella società odierna che riteneva di compiere certe evoluzioni (o involuzioni?) epocali con tempistiche ben diverse da quelle in cui si stanno realizzando. Già alcuni decenni fa si delineava come ormai prossima un’umanità sempre più rinchiusa nelle mura domestiche, intenta a svolgere le proprie mansioni lavorative tramite i supporti informatici ma, per quanto il progresso abbia assunto velocità esponenziali, appariva impensabile, solo fino a pochi mesi fa, che fossi-mo proprio noi gli artefici, seppur co-ercitivamente, di tale cambiamento!La contingenza della delicata situa-zione sanitaria ci ha così imposto di doverci rapidamente adattare a modalità lavorative e sociali diverse da quelle cui eravamo abituati: molti hanno dovuto assumere una confi-denza con computer e piattaforme che non gli erano familiari ed hanno adottato pratiche mediatiche fino a quel momento sconosciute o igno-rate, così come molti di noi si sono scoperti meno inesperti di quanto non credessero ed altri invece han-no avvertito, impellente, la necessità di colmare quel gap che li teneva ai margini del progresso tecnologico in corso; per alcuni, infine, l’eman-cipazione informatica era già una realtà acquisita ed hanno potuto destreggiarsi con immediatezza nel nuovo mondo che si è andato im-provvisamente determinando.Questa emergenza, un giorno - che speriamo tutti arrivi presto - passerà! Ma cosa è plausibile che lasci delle abitudini e delle capacità acquisi-te al tempo del coronavirus? Quali

scenari dobbiamo prevedere per il nostro più prossimo futuro? E quan-ti ambiti ne saranno coinvolti? Con quali conseguenze e ricadute? È ben difficile dare una risposta certa ma tratteggiare il nostro probabi-le domani ci aiuterà ad affrontarlo con la necessaria razionalità e con la imprescindibile prudenza, sì da alleviare gli eventuali danni conse-guenti. Di certo ne saranno toccati settori quali economia, lavoro, edili-zia, scuola, socialità e famiglia. Ma veniamo a noi Cerimonialisti ed al nostro operare. Sono state ben poche, in questo periodo, le Ceri-monie svolte, e quelle che si sono tenute hanno avuto uno sviluppo estremamente contratto e mera-mente simbolico. Ciò nonostante abbiamo riscontrato già molti cam-biamenti, pertinenti all’esigenza del momento. Ci domandiamo quindi: cosa cambierà permanentemente, nel prossimo futuro, a seguito dell’at-tuale situazione? Ancora una volta appare estremamente difficile dare risposte certe ma è inequivocabile che, presto, alcuni cambiamenti di-verranno consuetudine così come la consuetudine diverrà poi regola. Anche nel nostro caso il dilagare dell’informatizzazione e del virtuale saranno sempre più preminenti e le nostre propensioni e disponibilità a utilizzare questi mezzi, quanto mai imprescindibili! Si stanno già crean-do delle Ambasciate Virtuali (vedasi quella Statunitense a San Marino) e, forse, molti Consolati lasceranno presto il posto al computer. Prepa-riamoci ad analoghe scelte anche su scala nazionale e ai livelli inferiori!Anche ANCEP ha ritenuto di dover-si rapidamente adattare alle nuove modalità operative e, nel momento

in cui appariva chiaro il protrarsi del lockdown, ha saggiamente deciso di intraprendere la strada dei corsi on-line, pur non senza qualche ti-more iniziale. I Docenti non hanno tardato a convertire informaticamen-te i corsi che precedentemente svol-gevano frontali. I risultati dei quattro corsi sono stati molto positivi ed han-no consentito di acquisire utenti che, altrimenti, non avrebbero mai potuto partecipare “in persona”. I corsi on-li-ne determinano una maggior eco-nomicità per chi li segue, evitando trasferte e soggiorni, riducono l’im-pegno temporale e non precludono l’interazione fra docente e allievi. In futuro si delinea sempre più proba-bile la prosecuzione di tale genere di corsi che, per non perdere quella comunicabilità interpersonale, sem-pre utile alla crescita professionale attraverso il confronto reciproco, po-tranno essere integrati, oltre che dal-la consueta Assemblea e dai viaggi di formazione, da due o tre seminari o convegni su specifici argomenti di pertinenza a cui unire visite di carat-tere cultural-professionale.A prescindere da possibili mutamen-ti pratici, che da temporanei potreb-bero divenire definitivi, c’è da teme-re che si approfitti della situazione contingente per un abbassamento del profilo formale che, stante la sua diffusa disconoscenza, potrebbe venire mortificato da quelle sempli-ficazioni intervenute nel momento dell’emergenza sanitaria e mai più abbandonate. In questo, noi Ceri-monialisti dobbiamo fare strenuo ba-luardo difensivo della nostra dottrina, di cui siamo depositari e promulga-tori, per non perdere quell’identità che ci appartiene e professional-mente ci rappresenta!

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Fotografie e disegniFotografie e disegni sono in genere firmati o di uso libero. Eventuali involontarie omissioni saranno sanate.

In copertina.

Palazzo del Quirinale 25/04/2020. Il Presidente Sergio Mattarella in occasione

della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto, nella ricorrenza

del 75° anniversario della Liberazione. Una Cerimonia solitaria ai tempi della Pandemia.

Immagine dal sito ufficiale della Presidenza della Repubblica.

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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Il sole, appena sorto, non è anco-ra capace di riscaldare l’aria, ma Mario non percepisce il freddo

perché sul volto ha posto una ma-scherina sanitaria protettiva, come gli ha suggerito il telegiornale. La mascherina l’ha scovata in fondo ad un cassetto, dietro i calzini, ed era quella usata dal papà scompar-so, quando lavorava in fabbrica. Il papà era orgoglioso di indossarla perché, con quella, si sentiva im-portante: mostrava il suo ruolo so-ciale ed anche un certo coraggio di esporsi in ambienti non sicuri. Quel-la mascherina era, per lui, come un’onorificenza ed in molte occa-sioni usciva di casa indossandola, per farsi vedere da tutti. In quei casi camminava impettito e con passo veloce, perché così fa una persona ardita, una che deve proteggersi per lavorare.Ricordando tutto questo, Mario ha

rio si sfila un attimo la mascherina e la sgrulla più volte per togliere la polvere che, forse, poteva aver accumulato negli anni trascorsi nel cassetto, cercando di ricordare quando e chi ve la avesse riposta. Poi, se la stende bene sul naso e sulla bocca ed esce orgoglioso. Si guarda intorno, di tanto in tanto, per vedere se qualcuno lo osservi e, soprattutto, se, facendolo, mostri qualche apprezzamento. Il negozio della Rosina non è lontano, ma lui si affretta, come faceva il papà, per-ché non è uno che può dare a ve-dere di perdere tempo.Ma, all’improvviso si ferma: ha un attimo di riflessione, gira i tacchi re-pentinamente e s’indirizza con pas-so ancora più spedito, verso Piazza San Rufo. Conosce bene il percor-so, come tutti gli abitanti di Rieti. Ecco vi è giunto, con un po’ di af-fanno, per aver affrettato ancor più

Targa in piazza San Rufo a Rieti, “ombelico d’Italia”. Foto di Antonio Carlucci, Lazio Futouring.

Piazza San Rufo, centro d’Italia – Rieti, Lazio. Foto di Alessandro Antonelli, Creative Commons 3.0.

indossato quella mascherina del papà come una medaglia al valo-re, sentendosi un bravo cittadino, proprio come è stato detto dalla televisione. Anche lui orgoglioso di portare il proprio contributo, senza limitarsi a rimanere soltanto in pol-trona.Quando prende la lista delle com-pere da fare nel negozio di alimen-tari, dice alla moglie che esce di casa per “esigenze indifferibili”, come ha sentito al telegiornale. In quel negozio conosce la cassiera Rosina che certamente lo apprez-zerà nel vedergli indossare la ma-scherina, e magari gli rivolgerà un complimento, che lui potrà ricam-biare facilmente e con un certo calore, visto che Rosina ha molte qualità fisiche che è lieta di esporre con una misura, tuttavia, che non la fa giudicare accessibile a tutti.Ora, sulla soglia del portone, Ma-

IL RACCONTO - prima puntata

Simboli nazionali e coronavirus di Massimo Sgrelli, già Capo del Dipartimento del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri

il passo. La piazza è piccola ed ha una fontana al centro. Non c’è nessuno perché, in questi giorni, i decreti governativi impediscono il passeggio. Mario spera che alme-no qualcuno lo osservi da dietro le finestre, perché sta compiendo una missione importante, che a lui sem-bra quasi storica.Infatti tutti sanno che Rieti è l’om-belico d’Italia, ma in pochi, come lui, sanno che il centro di quell’ombeli-co è Piazza San Rufo.Vuole dare una dimostrazione per tutti quelli che lo vedono, ma an-che per i milioni d’italiani che nulla sanno di lui, di piazza San Rufo e di Rieti e vuole richiamare la loro at-tenzione.

Ha portato da casa il basco della divisa militare indossata quaranta anni prima durante il periodo di leva e lo mette in testa per darsi un tono ufficiale. Si stende bene la ma-scherina che ormai è proprio sua e non più del papà e, a squarcia gola, dopo aver gracchiato per sgorgare il catarro del primo mattino, così, di getto, senza pensarci due volte, e cercando di gridare con la maggio-re audacia, canta l’Inno nazionale.È proprio lui, Mario, che nell’om-belico d’Italia in un primo mattino, che ora già scorge i primi raggi più schietti di sole, intona l’inno di Ma-meli, saltando qualche parola che non ricorda, ma gridando più forte possibile Fratelli d’Italia ogni volta

che la strofa lo ripropone, con il ba-sco militare in testa a simboleggiare l’elmo di Scipio.Mario si sente ora il primo italiano, quello davanti a tutti, che canta per tutti. Si apre qualche finestra. La sor-presa dura poco. Se ne aprono altre. Tutti cantano ora, con Mario, Fra-telli d’Italia. Da lì dal suo ombelico perché tutta Italia possa sentire. E qualche lacrima scende sulle gote impegnate nel canto. (Segue nel prossimo numero della rivista)

Distanze, cerimonie, deconfinamento… e protocollo di François Brunagel, già Direttore del Protocollo del Parlamento europeo

Gli eventi che stiamo vivendo in questo singolare periodo, a causa dell’eccezionale crisi

sanitaria, mi ispirano alcune rifles-sioni relative ai fondamenti del pro-tocollo.

Il distanziamento fisico, questo male necessario che contraddice così fortemente le nostre abitudini sociali, è diventato uno dei prere-quisiti assoluti della lotta contro la pandemia. Non neghiamo il piace-re che possiamo provare nel con-tatto fisico con i nostri simili o le vir-tù della vicinanza per manifestare i nostri sentimenti ed esprimere la nostra empatia. Ora ci viene con-sigliato, o addirittura imposto, di creare e mantenere spazio tra di

noi. Facciamo appello al rispetto degli altri. È da molto tempo che imponiamo un certo rispetto per la nostra vita privata, la nostra privacy, chiediamo discrezione, come di fronte agli sportelli di banca o in far-macia, con quella che viene spesso definita una “zona di cortesia”. Ora, si tratta di rispettare il nostro spazio d’integrità fisica, la nostra area di in-timità sanitaria, un perimetro in cui possiamo esprimere i nostri umori senza disturbare gli altri, un’area in cui quelli degli altri non possono danneggiare noi! Il concetto di di-stanza non è estraneo al protocollo, o almeno al suo esercizio quotidia-no, perché è intimamente legato a quello del rispetto, un elemento essenziale del protocollo. Il rispet-

to impone la distanza. Poiché le nostre relazioni sociali sono state semplificate e stiamo celebrando la vicinanza, a volte in contrasto con la cortesia elementare, le regole del protocollo si generalizzeranno e si estenderanno a tutte le nostre rela-zioni sociali?

Rispetto e sicurezza sono collega-ti. Il protocollo attua il rispetto che dobbiamo all’autorità e a chiunque la incarni, mentre i nostri colleghi addetti alla sicurezza assicurano il rispetto dell’integrità della persona. Il rispetto è, in particolare, indicato e condizionato dalla distanza. Non ci si avvicina al detentore dell’autorità, solo pochi privilegiati possono far-lo. Quando il Signore si manifesta al

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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popolo ebraico sul Sinai, solo uno scala la montagna, Mosè. Gli altri ri-mangono ai piedi di essa, a distanza. Gli imperatori, i re, il papa, sono te-nuti a distanza dal popolo, distanza garantita dai limiti di una corte, dalla curia. Pochi “cortigiani”, solo quelli che hanno familiarità con il potere, sono stati ammessi a corte, a livelli diversi a seconda del loro grado di nobiltà. I militari rispettano questa distanza salutando il capo, i dipen-denti pubblici rispettano il percorso gerarchico, cosa che nell’era dei social network non è esente da in-terrogativi. Ci sono molti esempi. Il protocollo organizza la distanza dovuta ai detentori dell’autorità e ne è, in un certo senso, il garante. Distribuisce badge per semplificare l’identificazione degli aventi diritto alla prossimità, traccia i punti di ri-ferimento, come facciamo ora nei luoghi pubblici, per dire a tutti dove stare, per stabilire “barriere” virtuali. Il protocollo stesso rispetta questo spazio di cortesia. Non ha mai fami-liarità con il suo ospite, col quale la distanza da mantenere passa attra-verso il suo capo del protocollo, per

motivi sia di rispetto sia di sicurezza.Il detentore del potere vive una sor-ta d’isolamento, spesso confuso con la solitudine del potere (vedi André-Comte Sponville, L’inconso-lable et autresimpromptus - Puf). An-che quando è circondato, il deten-tore del potere è solo di fronte alla sua responsabilità. Il suo isolamento spaziale, più che emotivo, lo aiuta a prendere la misura del suo incarico.

Contro ogni previsione, le cerimo-nie vengono mantenute, a volte a costo di attuarle in solitudine. Il Capo dello Stato che avanza da solo verso la tribuna ufficiale, il 14 luglio, non esprime la solitudine del potere. Il suo isolamento, il pe-rimetro del vuoto che lo circonda, è espressione del carattere eccezio-nale, della nobiltà, dell’Ufficio più alto a capo della Nazione. D’altra parte, il Capo dello Stato che si al-lontana a piedi, da solo, dal palazzo dell’Eliseo, dopo la consegna dei poteri, riflette ancor di più la solitu-dine in cui si trova, pur esprimendo il desiderio di mantenere una forma di isolamento, segno di rispetto, per la sua funzione del passato.

Celebrare commemorazioni è per quanti sono stati eletti un dovere, certamente visto anche come un privilegio. Laddove, in un nume-ro molto limitato, le autorità erano accompagnate da rari testimoni, la loro presenza, il loro gesto, ne risultavano ancora più sottolineati in quanto era davvero un atto pub-blico, le telecamere sostituivano la solita folla. Anche durante la pan-demia ha prevalso la necessità di cerimonie; la società ha bisogno di riti e il protocollo, grande organizza-tore di cerimonie, nella sua facoltà permanente di adattamento, per-sino di improvvisazione, registrerà queste cerimonie di tempi di crisi, nel suo taccuino di rituali, tra le sue esperienze, che, speriamo, non verranno poi considerate dei pre-cedenti. Per inciso, va notato che la funzione del protocollo è unica, partecipa al potere che può dele-garla alle sue funzioni di rappresen-tanza. Questo già succedeva per la firma dei registri di condoglianze.

DeconfinamentoQuesto periodo senza precedenti darà anche avvio a nuovi modi di organizzazione degli incontri tra i responsabili della cosa pubblica. Il ruolo fondamentale del protocollo è quello di organizzare le riunioni degli amministratori pubblici nel modo più armonioso possibile, e

non solo rispettando esigenze di semplice cortesia. A parte i saluti che devono essere espressi nel rispetto dei “gesti di barriera” e del

“distanziamento sociale” tra inter-locutori, per un certo periodo, una serie di gesti di solito esprime atteg-giamenti che vanno dalla cortesia diplomatica alla cordialità, attraver-so la comprensione reciproca e la manifestazione delle intenzioni. In Occidente, la stretta di mano, a va-rie intensità, è utilizzata per espri-mere tutto ciò. Oltre a ciò, ci sono la mano sulla spalla, la pacca sulla schiena, l’abbraccio ... Come pro-cederemo d’ora in poi? Tra una

“stretta di mano”, le mani unite o la mano destra portata al cuore, non mancano le sfumature da poter scegliere. La domanda è tutt’altro che aneddotica, poiché alcune di queste pratiche rimarranno.I pasti ufficiali sono una piacevole pratica europea cui, in un primo mo-mento, sarà certamente necessario rinunciare, ripensandoli in formati ridotti che consentano il rispetto del distanziamento sociale. Alcuni preferiranno astenersi da scelte di questo tipo piuttosto che perdere il gusto e il sapore della convivialità. Potrebbero anche rivelarsi neces-sari vassoi per i pasti, in confezioni igienizzate, a discapito del gusto che potrebbe, ahimè, essere stan-dard e neutro.

Una missione stimolante per il protocolloIn questa situazione, ancora una volta, il protocollo dovrà essere adattabile e creativo. Sarà altresì ne-cessario, nel contempo, dare una sensazione di sicurezza ed evitare l’eccesso di precauzioni che gene-rerebbero dubbi e ansia. L’obiettivo è mantenere un alto livello di quali-tà nello sviluppo del protocollo de-gli eventi, rifiutare la banalizzazione evitando requisiti troppo rigidi e, in definitiva, non realistici. A questo proposito, è utile ricordare l’impor-tanza di contatti precedenti tra i ser-vizi di protocollo, informare e tener-si informati, concordare standard di sicurezza e definire gesti ammissibi-li. In caso di dubbio, qualora ci si tro-vi di fronte a riluttanze non supera-bili, la soluzione migliore è astenersi dall’evento e proporre un incontro virtuale, in attesa di tempi migliori.

In questo caso, Bernard Rohfritsch, capo del protocollo della città e dell’Eurometropolis di Strasburgo, ha mobilitato nuove tecnologie per scattare

queste foto utilizzando un drone. Grazie per questi splendidi panorami.

Sono sorprendenti le immagini del-le corone posate durante le grandi occasioni nazionali di comme-morazione, tra l’ultima domenica di aprile e l’8 maggio, tra il Giorno del ricordo delle vittime della de-portazione e la commemorazione dell’Armistizio. Foto insolite, anche, quando vediamo i due responsabili del Protocollo, quello della Città di Strasburgo e quello della Prefettura del Basso Reno, con mascherina, da soli di fronte ... alle telecamere, mentre appoggiano una corona ai piedi del monumento ai morti, il giorno del Ricordo delle vittime della deportazione. Che situazione eccezionale, che trasforma il pro-tocollo da sceneggiatore in attore! Ancora più interrogativi sollevano le immagini di Sindaci, totalmente soli, di fronte al monumento ai Ca-duti dei Comuni rurali. O quella del Sindaco di Strasburgo, da solo di fronte al rappresentante della città di Kehl, ... sull’altra sponda del Reno che depongono ciascuno, ma si-multaneamente, una corona da-vanti a una stele del Memoriale del Réseau Alliance.

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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Il cerimoniale nei giorni dell’emergenza di Mario Proli

L’emergenza Covid-19 ha por-tato l’Italia a dover fronteggia-re una situazione di gravità

mai vista, deflagrata all’improvviso e diffusa sull’intero territorio nazio-nale. Se appare difficile, ora, preve-dere come e quando ci si lascerà definitivamente alle spalle questa dura prova che sta tenendo sotto scacco l’intero pianeta, risultano in-vece certe le grandi trasformazioni provocate dalla pandemia.

Flessibilità e coerenzaAnche il Cerimoniale è stato scon-volto dalle priorità di carattere sa-nitario e sociale imposte dalle ne-cessità di sicurezza adottate dalle autorità. Dall’impossibilità del salu-to con la stretta di mano all’obbli-go delle mascherine, dal divieto di scambiare omaggi al boom delle videoconferenze fino all’annulla-mento delle parate: tutti gli aspetti protocollari sono stati obbligati a fare i conti con la necessità di rimo-dulare le proprie forme. La flessibi-

lità coerente, come insegna il Ceri-moniale, è stata la via maestra per trovare nuove espressioni formali a contenuti etici, istituzionali e sim-bolici. E in alcuni casi la condizione di eccezionalità ha enfatizzato i va-lori. Nitida risalta nel nostro ricordo l’immagine del Presidente della Re-pubblica Sergio Mattarella all’Altare della Patria in occasione della Festa della Liberazione. Un atto solenne che nella straordinarietà del 25 apri-le 2020 - immerso nel silenzio pro-fondo della Capitale, nell’emozione

collettiva di una Nazione in lacrime, alla sola presenza di corazzieri con mascherina sul volto - ha raggiunto un picco assoluto di solennità, tri-butando l’onore al sacrificio di tutti coloro che, nel corso della storia così come nelle drammatiche ore dell’attualità, hanno compiuto il massimo sacrificio per la Nazione.

Il valore dei simboliDopo Wuhan e i focolai dell’estre-mo Oriente, l’Italia è stato il primo

Paese occidentale a misurarsi con l’emergenza sanitaria. I numeri spie-tati di alcuni indicatori (quelli dei ri-coveri nelle terapie intensive e dei decessi) lo rendono evidente. La re-azione delle istituzioni ha portato a porre in quarantena l’intera peniso-la, con assolute quanto necessarie limitazioni alle libertà. C’è poi stata la fase di uscita dalle restrizioni più dure con vie di autonomia regio-nale. In questi mesi ha preso forma un’articolata struttura organizzativa, prima inesistente, che ha saputo

esprimere prove di alto valore pro-fessionale e umano. La necessità di controllare, e forse esorcizzare, le paure ha assunto varie forme. Fra queste, insieme ai lenzuoli decora-ti esposti alle abitazioni e alla mu-sica condivisa nei condomini, un ruolo centrale è stato assunto dai simboli della Repubblica: l’Inno e la Bandiera. Il “Canto degli italiani” condiviso dagli abitanti dei quar-tieri o echeggiato nelle chat e nel web, ha dato energia e sentimento partecipazione e condivisione, così come il senso di comunità è risalta-to attraverso i vessilli su finestre e balconi (indipendentemente dalla giusta esposizione). Col passare del tempo, lo spontaneismo mo-stra sempre i propri limiti aprendo le porte a comportamenti impropri. In particolare all’uso strumentale delle bandiere che, nella fattispecie, ha preso soprattutto di mira quella europea. Recare oltraggio alle ban-diere, oltre che sbagliato, può esse-re pericoloso.

Uniti nel rispettoA tracciare una linea d’ordine è in-tervenuta la cerimonia nazionale del 31 marzo, promossa dalle isti-tuzioni di Bergamo e dall’ANCI per commemorare le vittime dell’epide-mia con un minuto di silenzio e ban-diere a mezz’asta sulle facciate del-le sedi istituzionali, Quirinale in testa. La liturgia ha avuto luogo in uno dei giorni maggiormente funestati dai decessi (ben oltre 800) e in cui nella rete internet il dispregio per la ban-diera europea stava rischiando la deriva. Quella cerimonia ha richia-mato tutti al rispetto: troppo gravi le immagini dei convogli militari con le bare, troppo potenti le parole del Capo dello Stato sul dolore per i

Palazzo del Quirinale, 31 marzo 2020: bandiere a mezz’asta.

25 aprile 2020, accanto al Sindaco, Mons. Vescovo Livio Cortazza. A sinistra il Presidente provinciale Anpi Miro Gori, a destra il rappresentante di “Giustizia e Libertà” Viscardo Milandri.

9 maggio, l’omaggio floreale in via Aldo Moro.

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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morti e per il distacco “ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini, dalla tristezza dell’impos-sibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte”. Il Presidente Mattarel-la, utilizzando anche gli strumenti del Cerimoniale sapientemente modulati, ha interpretato con l’e-sempio, le parole e la sua stessa presenza l’Unità della Nazione. Con autorevolezza e semplicità, ha sa-puto interpretare la condivisione della durezza del momento che ha costretto tutti alla medesima condi-zione. “Giovanni, non vado dal bar-biere neanche io”: il fuori onda del 29 marzo entra a pieno titolo nella storia della comunicazione istitu-zionale per capacità persuasiva e potenza del messaggio.

Cerimonialisti civici dentro all’emergenzaDal centro ai territori: anche il Ce-rimoniale civico è stato sconvolto dalla pandemia con gli addetti chia-mati a compendiare la rigidità delle norme di sicurezza e la volontà di mostrare attaccamento ai valori e solidità. Il caso di Forlì offre qual-che spunto di attività sul campo. Il primo è determinato dalla possibile repentinità dei cambiamenti. La pri-ma emergenza, infatti, è scattata a fine febbraio proprio nelle ore in cui

fervevano i preparativi per la visita all’aeroporto del premier Giuseppe Conte. La notizia dell’annullamen-to è coincisa con l’insediamento dell’unità di crisi ma solo alcune settimane dopo, con la quarantena, è divenuta evidente una drastica revisione del calendario. Primo pas-so intrapreso è stato quello della selezione: quanto non necessario è stato cancellato o rinviato. Il pas-saggio successivo ha riguardato le modalità di organizzazione che, data l’assenza di pubblico, hanno richiesto da un lato forti caratteri simbolici per valorizzare la capacità comunicativa delle immagini e, per l’appunto, un potenziamento del si-stema di comunicazione. La scelta ha portato a individuare accanto al Sindaco personalità ben definite. Per il 32° anniversario dell’assassi-nio del senatore Roberto Ruffilli (16 aprile), la corona commemorativa è stata omaggiata da un familiare e da un membro della Fondazione Ruffilli. Il 25 aprile, in piazza Saffi, al cospetto dei Lampioni dei Martiri di fronte al Municipio, erano presenti anche il Vescovo e i rappresentanti delle associazioni partigiane ANPI e “Giustizia e Libertà”. Nel Giorno in memoria delle vittime del terrori-smo e delle stragi (9 maggio) sono stati ricordati Aldo Moro e Peppino Impastato con deposizione di fiori alle rispettive tabelle toponomasti-

che. Insieme al primo cittadino fi-guravano due concittadini: Franco Sirotti, fratello di Silver Sirotti vittima dell’attentato al treno Italicus nel 1974 e Stefano Filippi, figlio di Gia-como Filippi vittima della strage di Ustica. Ultimo tassello, in coinciden-za con la fine della “Fase 1”, è sta-to il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci. Comune, Tribuna-le e Procuratore della Repubblica hanno ricordato i due magistrati e tutti i Caduti nella lotta alla mafia. La cerimonia in forma simbolica è av-venuta presso una targa che ricor-da Falcone e Borsellino, davanti al Palazzo di Giustizia e ai piedi di due alberi, piantati nel 1993 e ai quali è stato dato nome: Giovanni e Paolo.

Forlì, Targa in memoria dei magistrati Falcone e Borsellino. Da sinistra l’Assessore alla Legalità Maria Pia Baroni, Il Sindaco Gian Luca Zattini, il Presidente del Tribunale Rossella Talia e il Procuratore della Repubblica Maria Teresa Cameli.

Nelle immagini, alcuni Sindaci valdostani davanti al loro Comune, raccolti al cospetto delle bandiere.

Se le immagini contano più delle parole di Anna Fosson

Un’immagine forte può diventa-re talvolta una forma di comu-nicazione ancor più efficace

di qualsiasi testo scritto.In questo periodo di pandemia, sono ancora molto vive in noi le immagini di Papa Francesco, a Pa-squa, solo sul sagrato di San Pietro, così come quelle del Presidente

della Repubblica Sergio Mattarella che sale la gradinata per la deposi-zione di una corona all’Altare della Patria, durante le celebrazioni della Festa della Liberazione.Fra gli eventi più significativi, vo-glio ricordare quello avvenuto il 31 marzo scorso su tutto il territorio nazionale, quando la Presidenza del Consigli dei Ministri accolse l’i-niziativa promossa dall’ANCI (Asso-ciazione Nazionale Comuni italiani), in ricordo delle allora 12.000 vittime di Coronavirus, disponendo l’espo-sizione della bandiera a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici.I Sindaci, infatti, sono diventati i veri primi, e talvolta soli, cittadini in pa-esi deserti per il divieto di uscire di casa. Sono diventati i punti di riferi-

mento per la collettività, in quanto più prossimi e sempre in prima linea.Così, il 31 marzo, i Sindaci hanno commemorato, alle ore 12, le vit-time di questa drammatica pan-demia, osservando un minuto di silenzio davanti ai loro Comuni, indossando la fascia tricolore, in segno di speranza e di fiducia, ma anche di rispetto per il sacrificio e l’impegno dei molti operatori sani-tari e dei tanti volontari.Come ha detto il Presidente dell’AN-CI, Antonio Decaro, “I sindaci, da destinatari e custodi delle preoc-cupazioni delle comunità che am-ministrano, sopportano una forte pressione e si fanno carico di una grande responsabilità davanti ai cit-tadini. Nonostante la situazione di grave emergenza che viviamo, non vogliamo far prevalere lo sconfor-to, ma stare uniti sia nel gravissimo lutto che colpisce più duramente alcune aree del Paese, sia nella so-lidarietà che deve tenerci tutti insie-me”.Un sentito ringraziamento ai nostri Primi Cittadini per il loro impegno e per la difesa del territorio e di tutta la comunità.

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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Paesi Bassi: cerimonie per i 75 anni di libertà di Mark Verheul, Già Capo del Protocollo del Comune dell’Aia e fondatore della Società di formazione International Protocol & Strategic Networking

Nel 2019 e nel 2020 i Paesi Bassi celebrano il 75 ° anni-versario della loro liberazio-

ne. Oltre alle commemorazioni e alle celebrazioni di routine, è stata pianificata una vasta gamma di ul-teriori eventi su larga scala in tutto il paese. Il coordinamento generale delle attività giubilari è di compe-tenza del Comitato nazionale per il 4 e 5 maggio, in cui sono coinvolto come consulente strategico sia per la gestione sia per il protocollo del-le parti interessate.

Il Comitato nazionale per il 4 e 5 maggio è stato istituito con Decre-to Reale il 27 novembre 1987 ed è uno strumento che ci aiuta a deter-minare in che modo è dato signifi-cato alla commemorazione e alla

della Giornata della liberazione del 5 maggio. Normalmente, la Giorna-ta della Memoria nei Paesi Bassi si svolge il 4 maggio alle ore 20.00. Si osservano due minuti di silenzio in tutto il Paese per commemorare le vittime olandesi della guerra. Una grande cerimonia di commemora-zione si tiene in Piazza Dam, ad Am-sterdam di fronte al Palazzo Reale, alla presenza del Re e della Regina e di vari rappresentanti del Consi-glio dei Ministri e del Parlamento olandese, nonché di decine di mi-gliaia di concittadini. Questa cele-brazione nazionale della Giornata della Memoria si tiene contempo-raneamente alle cerimonie comme-morative locali in quasi tutte le città dei Paesi Bassi. Alle 20.00, l’intero Paese rimane in silenzio per due mi-nuti. Quest’anno, per la prima volta nella storia, il nostro Capo di Stato avrebbe dovuto parlare nel corso della cerimonia di Amsterdam in una piazza Dam piena di folla. Inve-ce è arrivato il coronavirus ... Resta a casa! Riduzione dei contatti. Blocco intelligente. Nessun incontro pub-blico.

Nonostante le circostanze straordi-narie e difficili, volevamo consentire a tutta la popolazione di comme-morare e riflettere sulla fine della se-conda Guerra Mondiale, 75 anni fa, in modo dignitoso e interconnesso. Volevamo attirare un’attenzione speciale sui nostri veterani e su tutti

quei connazionali che hanno vissu-to gli orrori di questa guerra, ma che sono anche più vulnerabili al coro-navirus. Ovviamente, alla luce delle misure restrittive, abbiamo dovuto adeguare alcuni aspetti logistici e di protocollo della cerimonia com-memorativa. Innanzi tutto, si è deci-so che la cerimonia sarebbe stata celebrata senza pubblico. Quindi, l’intera piazza di fronte al palazzo doveva essere bloccata, così come tutte le strade che portavano verso di essa. Normalmente, due linee di guardie d’onore vengono posizio-nate dall’ingresso principale del palazzo verso il monumento nazio-nale, sotto al quale passa il corteo reale. Ma non questa volta, dal mo-mento che avrebbe coinvolto trop-pi soldati e veterani. Per continuare a ricordare con rispetto le loro storie personali, è stato progettato un sito web speciale che evidenzia alcune delle loro esperienze (sito in lingua olandese: https://www.veteranenin-stituut.nl/erecouloir-2020/). Il cor-teo reale si compone normalmente di dieci persone che hanno dovuto invece essere ridotte a sei. Si è de-ciso che il Presidente del Comitato Nazionale (in qualità di ospitante) e il Re e la Regina avrebbero cammi-nato nella prima fila della processio-ne, con il Re come Capo di Stato al centro, la Regina alla sua destra e il Presidente alla sua sinistra (quindi il Presidente aveva la coppia reale come ospiti d’onore alla sua destra).

L’Aia - 15 maggio 2020Dietro al Re era posizionato il Capo della Camera militare di Sua Maestà con il Primo Ministro alla sua destra e il Sindaco di Amsterdam alla sua sinistra. Tutti a una distanza di 1,5 metri. Due aiutanti di campo, una signora in attesa e il Commissa-rio del Re della provincia di Noord Holland non erano inclusi, ai fini del mantenimento di un corteo com-patto. Due aiutanti di campo era-no posizionati accanto alla corona dal lato del monumento nazionale. In circostanze normali avrebbero consegnato la corona al Re e alla Regina, per deporla sullo stendar-do di fronte al monumento. Ma in tempi di distanziamento sociale, questo passaggio di consegne sarebbe stata una violazione delle norme, perché quattro persone si sarebbero trovate a circa un metro quadrato l’una dall’altra. Si è quin-di deciso che gli aiutanti di campo avrebbero dovuto posare la coro-na per conto del Re e della Regina, dopo di che la coppia reale si sareb-be fatta avanti per sistemare i nastri e tributare rispetto. Dopo il segnale militare “Taptoe” (la versione olan-dese di The Last Post), sono stati osservati due minuti di silenzio, se-guiti dalla prima strofa dell’inno na-zionale suonata da dieci musicisti della Banda della Marina Olandese. Ancora una volta, tutti nel rispetto della distanza di 1,5 metri. Succes-sivamente, in circostanze normali,

celebrazione e al modo in cui viene mantenuto vivo il ricordo della se-conda Guerra Mondiale. Il compito principale del Comitato è organiz-zare la Giornata della memoria del 4 maggio e la celebrazione nazionale

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SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA SPECIALE: IL CERIMONIALE AI TEMPI DELLA PANDEMIA

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di un’infermiera nel trio centrale è stata un’ottima scelta, poiché è sta-to possibile sottolineare l’importan-za non solo di funzionari e sponsor, ma anche del personale medico.

Tutti i partecipanti alla cerimonia co-stituivano il pubblico del Principe e seguivano l’ordine del protocollo a distanza di sicurezza. Il Ministro della Salute al centro, alla sua de-stra il capo del Servizio sanitario nazionale di Londra, e alla sinistra il capo del Servizio infermieristico nazionale.

altre nove corone avrebbero dovu-to essere deposte da rappresentan-ti delle prime generazioni, dei vete-rani, del Senato e della Camera dei Rappresentanti, del Consiglio dei Ministri, delle Forze armate e della Città di Amsterdam. Tuttavia, poi-ché non abbiamo potuto avere tut-te queste persone presenti alla ceri-monia, abbiamo scelto di chiedere a un ragazzo e una ragazza scout, entrambi con l’uniforme, di posare queste corone per loro, entrambe precedute da brevi messaggi video dei rappresentanti che avrebbero dovuto prendere parte alla cerimo-nia. In questo modo, è stato possi-bile rispettare tutti gli stakeholder coinvolti. È stata una cerimonia molto surreale, con un discorso del Re in una piazza vuota, mentre l’intera Nazione seguiva l’evento in televisione.

Dato che tutte le cerimonie locali sono state cancellate, abbiamo in-coraggiato le persone a celebrare il loro monumento locale individual-mente durante la stessa giornata, al momento dell’uscita per andare a fare la spesa. Poiché il protocol-lo del 4 maggio prescrive che la bandiera nazionale sia esposta a mezz’asta solo dalle 18.00 fino al tramonto, il Comitato Nazionale e il Consiglio dei Ministri hanno deciso quest’anno di modificare i

regolamenti, consentendo ufficial-mente di far sventolare la bandiera a mezz’asta dall’alba al tramonto. Il 5 maggio di ogni anno, giorno della Liberazione, le bandiere sono ov-viamente state esposte per l’intera giornata. Quest’anno il cancelliere federale tedesco, Angela Merkel, avrebbe dovuto tenere la conferen-za del 5 maggio all’Aia, su invito del Primo Ministro olandese e alla pre-senza di molti dignitari e diplomatici. Purtroppo questo evento, che ave-va lo scopo di sottolineare il ripristi-no di buone relazioni bilaterali negli ultimi 75 anni, ha dovuto essere annullato e si spera che possa aver luogo il prossimo anno. Nonostan-te non potessimo incontrarci fisica-mente, sono stato estremamente grato per la diffusione online di un sincero messaggio ai cittadini dei Paesi Bassi in occasione di que-sti 75 anni di libertà da parte degli ambasciatori di Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Nuovo Zelanda, Norvegia, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti.

La chiusura annuale del Giorno del-la Liberazione viene normalmente celebrata con un concerto all’aper-to lungo i famosi canali e ponti di Amsterdam, ma quest’anno ha avu-to luogo in formato modificato in un vicino teatro, ed è stata trasmessa in diretta sulla televisione nazionale,

ancora una volta senza il pubblico. La scelta del tradizionale pezzo fi-nale del concerto non avrebbe poi potuto essere più appropriata in questo momento della pandemia, che non ha precedenti nella nostra storia: Ci incontreremo di nuovo! la famosa canzone di Dame Vera Lynn della Seconda Guerra Mon-diale.

Diplomazia digitale per eventi e cerimonie di Violetta Tomacheva

La pandemia ha accelerato la digitalizzazione di vari campi professionali, e il cerimoniale

non fa eccezione.

Prima della pandemia, abbiamo os-servato solamente un lieve impatto della diplomazia digitale su alcune pratiche protocollari. Ad esempio, nel 2017, con la nomina dell’Am-basciatore digitale della Danimarca nella Silicon Valley, si è aggiunto il problema di status di Ambasciatori digitali alla questione di preceden-ze; con l’arrivo dei Capi di Stato su Twitter è diventato necessario pre-parare tweet di auguri personali per le feste nazionali e varie ricorrenze che i leader pubblicano nei loro account menzionando i loro omo-loghi e gli account di corrispettivi MAE e rappresentanze diplomati-che.

Nell’era del Covid-19, gli strumenti della diplomazia digitale sono di-ventati il canale ufficiale per la tra-smissione di cerimonie ed eventi ufficiali. Ora tutti possono seguire le cerimonie, basta andare sui Twit-ter-account dei politici e diplomatici. Oggi, infatti, gli eventi si svolgono in tre formati: ibrido, offline e comple-tamente virtuale.

Gli eventi ibridi prevedono la com-binazione tra un evento classico, in cui ci si incontra di persona, e un evento virtuale, con le persone pre-senti tramite la tecnologia web.

La cerimonia d’inaugurazione dell’ospedale “Nightingale London” il 3 aprile 2020 a Londra può essere considerata un brillante esempio di evento ibrido di successo. Sua Al-

tezza Reale il Principe del Galles era la figura chiave di questa cerimonia, ma a causa della quarantena si è collegato in videoconferenza. Il ce-rimoniale doveva adattarsi rapida-mente a questo nuovo contesto.

La regola d’oro delle precedenze è stata rigorosamente applicata alla nuova realtà. Lo schermo con la diretta dalla residenza del Principe è stato posto a destra della targa commemorativa (il punto centrale della cerimonia). La targa è stata scoperta alla fine della cerimonia dall’infermiera dell’ospedale, che occupava la terza posizione nell’or-dine di questo evento. La presenza

© SkyNews

© @RoyalFamily © @RoyalFamily

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Anche l’ordine dei discorsi è rima-sto invariato: l’ultimo a parlare è stato il Principe. Ogni organizzato-re vorrebbe iniziare a trasmettere il discorso del Principe prima di tutti per non rischiare interruzioni di rete, ma le regole del cerimoniale anche in questo caso sono rimaste priori-tarie.

Nell’era post Covid-19, i cerimonia-listi potranno utilizzare più spesso la partecipazione remota degli ospi-ti, perché è un’ottima maniera per modellare l’immagine del perso-naggio attraverso diversi elementi non verbali. Il Principe ha parlato da una stanza con tante fotografie di famiglia e un mazzo di narcisi sul-lo sfondo, un simbolo di primavera, speranza e rinascita. Un riferimento così particolare ai valori di famiglia e alla speranza di “riveder le stelle” è stato molto apprezzato dagli uten-ti inglesi.

Il formato ibrido, tuttavia, non si fer-ma soltanto alle cerimonie d’inau-gurazioni e di incontri internazionali. In questi mesi abbiamo visto anche le presentazioni di credenziali attra-verso i canali virtuali. Il 14 maggio 2020 gli Ambasciatori di India, Iran e Brasile hanno presentato in remo-to le loro lettere di credenziali al pre-sidente Gotabaya Rajapaksa di Sri Lanka. I diplomatici hanno mostra-to le credenziali al Presidente nella telecamera, mentre il Presidente si trovava nella sua residenza con il Ministro degli Esteri D. Gunawar-dena, assistente del Presidente P. B. Jayasundara, il Segretario del Mini-stero degli Esteri R.Aryasinha e il Se-gretario del Presidente per gli Affari Esteri, Ammiraglio J.Colombage.

La buona notizia per i cerimoniali-sti è che la maggior parte dei Paesi non è pronta a “rovinare” il rituale e ha lasciato la cerimonia di pre-sentazione delle credenziali in un formato offline, adattandosi solo alla questione della sicurezza per-sonale.

Ad esempio, il 15 aprile 2020 la Sig.ra Natacha Diaz Aguilera, Am-basciatore Straordinario e Plenipo-tenziario della Repubblica di Cuba in Ucraina, ha presentato le sue credenziali al Presidente Zelensky presso l’Ufficio del Presidente nella modalità consueta che conoscia-mo tutti.

Un altro esempio di “sopravviven-za” delle cerimonie l’abbiamo visto in Slovacchia. Il Presidente della Repubblica slovacca Zuzana Čap-utová, il Presidente del Consiglio nazionale Boris Kollár e il Prio Mi-nistro Igor Matovič hanno firmato una dichiarazione congiunta in ma-teria di politica estera. La firma del documento è avvenuta sabato 9 maggio, nel castello di Bratislava, in occasione della Giornata dell’Euro-pa, dedicata alla celebrazione della

“Dichiarazione Schuman”, con la quale il 9 maggio di 70 anni fa l’al-lora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman gettava le fonda-menta del processo d’integrazione europea.Solo dalle mascherine possiamo capire che la cerimonia si è svolta in condizioni insolite.

Nel frattempo, i principali eventi e vertici internazionali sono passati in modalità remota. In tale contesto il cerimoniale dovrebbe prestare particolare attenzione al linguag-gio non verbale, al posizionamento delle bandiere, agli oggetti ed ele-menti che si vedono sullo sfondo, nonché al materiale multimediale che il leader pubblica sui suoi cana-li social. Vediamo alcuni errori che i colleghi cerimonialisti esteri hanno riscontrato in questi mesi.La foto che segue è stata pubblica-ta da Boris Johnson sul suo Twitter. Si tratta di una riunione del G20. Gli

© @RoyalFamily

© Twitter account dell’Ambasciatore iraniano in Sri Lanka @HAshjazadeh

© Twitter account del presidente Zelensky

© Foto dal portale ufficiale del presidente della Repubblica Slovacca, www.president.sk

© Twitter account dell’Ambasciata indiana in Sri Lanka @IndiainSL

© Twitter account dell’Ambasciata indiana in Sri Lanka @IndiainSL

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utenti possono vedere l’ambiente del Primo Ministro, i partecipanti della videoconferenza, le bandiere e ... i ritarda-tari. Fortunatamente, i ritardi del Presidente russo Vladimir Putin non sono una novità per il pubblico, ma per tanti altri politici una immagine del genere potrebbe creare un rischio reputazionale.

Il Primo Ministro inglese è molto attivo sui social e pubblica molti foto e video quasi in diretta. Così a fine marzo 2020 ha pubblicato una foto dalla riunione virtuale del Gabinetto. Peccato che abbia dimenticato di nascondere l’ID della videochiamata e il nome della piattaforma Zoom (non pubblichiamo questa foto, tuttavia, è ancora pos-sibile trovarla sull’account twitter di @borisjohnson). Qualsiasi utente che segua attivamente l’account twitter del Primo Ministro britannico poteva teoricamente entrare in una videoconferenza di alto livello. Da allora Zoom ha introdotto ulteriori livelli di sicurezza, crittografia e password, ma diverse istituzioni internazionali, incluse le Nazioni Unite, hanno riconosciuto la piattaforma come inaffidabile e ne hanno vietato l’uso.Naturalmente, i cerimonialisti non possono controllare gli account personali dei rispettivi leader, tuttavia, ci si do-vrebbe ricordare dello “spazio protocollare” che si vede sulle foto e, ove possibile, minimizzare i rischi di violazione della confidenzialità.Un altro problema cerimoniale è la disposizione delle bandiere.La foto seguente è relativa alla videoconferenza del presidente Putin con i leader dei soggetti federali della Fe-derazione Russa del 8 aprile 2020. La disposizione delle bandiere del Ministro delle finanze è sbagliata. Un errore abbastanza grave per un incontro di questo livello, siete d’accordo?

© Twitter account @borisjohnson

© kremlin.ru

Primo Ministro giapponese ShinzoAbe e le cabine di simultanea. © Shutterstock,

Governo cinese in diretta con altri leader del G20 e le cabine di simultanea. © Shutterstock,

© kremlin.ru

Potrebbe essere attribuito all'effetto specchio della telecamera, ma il cerimoniale degli altri Ministri apparentemen-te non ha sbagliato niente. L’errore è stato corretto e durante la successiva riunione del 11 maggio lo sfondo del Ministro era regolare.

I cerimonialisti non possono ignorare gli obiettivi del-la diplomazia digitale. Tra questi obiettivi c’è quello di creare un “selfie” del Paese e un “selfie” del leader. At-traverso la trasmissione di cerimonie, incontri, vertici e impressioni personali sui social, i nostri leader guada-gnano la fiducia del pubblico, formano un’immagine di democrazia e trasparenza. Soprattutto ora, durante la pandemia, il pubblico analizza i materiali dei media e persino i dettagli insignificanti dal punto di vista pro-tocollare. Tuttavia, questi dettagli possono provocare interpretazioni inaspettate, danneggiando gli obiettivi della comunicazione. Anche un orologio al polso del Presidente può svelare una bugia e minare la fiducia del pubblico: gli utenti russi di Facebook e Twitter han-no notato che le frecce sull’orologio del presidente Pu-tin in una delle “dirette su YouTube” non indicavano il tempo reale e si muovevano in modo molto strano du-rante tutto il discorso del presidente. Quindi, attenzione ai dettagli!

Parlando di eventi internazionali, c’è un altro dettaglio importante che richiede la nostra attenzione: il multilingui-smo. I cerimonialisti sono ben consapevoli che la lingua madre è una manifestazione di sovranità. Allora come viene eseguito l’interpretariato in un formato remoto? Nonostante la pandemia, il servizio di simultanea è rimasto offline per gli incontri di alto livello. Gli interpreti di conferenza in loco sono una garanzia di massima riservatezza e alta qualità di comunicazione.

Gli organizzatori di eventi internazionali invece hanno approfittato della nuova opzione RSI (Remote Simultaneous Interpretation) ovvero sistema di simultanea in remoto attraverso le piattaforme virtuali. Come soluzione tempora-nea, tali piattaforme offrono una buona alternativa, se vengono rispettate alcune specifiche tecniche e standard ISO. La modalità RSI prevede che gli interpreti di conferenza lavorino da un hub remoto con un supporto tecnico. In casi eccezionali è consentito uno scenario virtuale quando gli interpreti forniscono il servizio dai propri apparta-menti attraverso piattaforme cloud, tuttavia tale alternativa non garantisce un’alta qualità del servizio e la massima riservatezza: è come imbarcarsi su un aereo pilotato da due piloti rimasti a casa che gestiscono il decollo e atter-raggio attraverso i loro portatili senza neanche la rete 5G. Se il vostro evento ha bisogno del supporto linguistico e viene scelta la modalità RSI, consiglio di familiarizzare con le raccomandazioni dell’associazione internazionale degli interpreti di conferenza AIIC https://aiic.net/page/attachment/2187/

Credo che se il cerimoniale continuerà a prestare tanta attenzione ai dettagli uscirà da questa pandemia migliore e più moderno.

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Le iniziative di ANCEP durante il lockdown di Giuseppe Damiano Iannizzotto

Che la pandemia di Covid-19 avrebbe inesorabilmente scom-paginato tutte le agende, è ap-

parso chiaro sin dall’adozione dei primi provvedimenti da parte delle competenti Autorità di governo na-zionali e locali, soprattutto per una realtà come ANCEP che ha sempre fatto delle relazioni tra colleghi la cifra caratterizzante delle proprie attività formative e associative. Prova ne sia l’immediato rinvio della XIII Assem-blea nazionale dell’associazione che si sarebbe dovuta tenere con un ricco programma d’incontri a Bo-logna proprio l’ultimo fine settimana di febbraio e che, se le condizioni lo consentiranno, verrà probabilmente riproposta solo nel prossimo autunno insieme ad un’importante visita di stu-dio a Madrid presso i vertici istituzio-nali iberici. Ma, i cerimonialisti sono per loro natura abituati a considerare l’“imprevisto” quale parte del proprio lavoro e, proprio per questo, la rea-zione, per niente scontata per un’as-sociazione ricca di preziose compe-tenze professionali ma certamente impreparata a fronteggiare un avve-nimento del genere anche dal punto di vista delle risorse strutturali, è stata pronta, decisa ed efficace. I canali co-

municativi di ANCEP coordinati dalla Segreteria Generale, con il sito www.cerimoniale.net, la pagina Facebo-ok (facebook.com/AncepOfficial/), l’account Twitter (@AncepOfficial), WhatsApp e il canale Telegram, sono divenuti, specialmente nelle lunghe settimane del lockdown, accumula-tori e moltiplicatori di notizie d’inte-resse professionale e luoghi virtuali di relazioni umane a distanza. Tante altre sono state le iniziative messe in campo per continuare ad adempiere al mandato di offrire ai propri soci e, più in generale, all’opi-nione pubblica ed alla società civile, un punto di vista qualificato sui temi del cerimoniale e del protocollo che, tanto più in una fase così complicata, hanno assunto un significato ancora più profondo soprattutto con riferi-mento al senso di appartenenza alla comunità nazionale. È così partita #InFormazione, una campagna cu-rata dal Delegato Nazionale alla For-mazione Giovanni Battista Borgiani con cui, attraverso brevi video pun-tualmente pubblicati ogni mercoledì alle 17.00 sul canale Youtube di AN-CEP attivato per l’occasione, si è dato spazio a molti esperti in vari ambiti del cerimoniale che hanno messo a di-

sposizione della rete le proprie espe-rienze sotto forma di gustose “pillole” di protocollo e galateo a metà strada, appunto, tra una veloce informazione e una più approfondita formazione. Anche la sessione formativa primave-rile già in calendario tra Roma e Mila-no e che avrebbe inaugurato l’avvio di alcuni corsi presso la Scuola Mi-litare “Nunziatella” di Napoli, è stata sostituita, sempre a cura dell’Ufficio Formazione, con un ciclo di quattro corsi (sul cerimoniale di base, la cor-rispondenza istituzionale, l’araldica e le inaugurazioni, le commemorazioni e gli anniversari) distribuiti su varie giornate formative che hanno visto convergere, rigorosamente online, decine di partecipanti provenienti da ogni angolo d’Italia e dai più diversi contesti professionali pubblici e pri-vati. Pure le sedute della Delegazione Nazionale, ossia dell’organismo diret-tivo dell’Associazione, si sono tenute online. Inoltre ogni venerdì sera alle 18.00, appuntamento fisso sulla nota piattaforma Zoom per degli happy hour virtuali amabilmente promossi dal Vicepresidente Vicario Rober-to Slaviero tra tutti i soci, con tanto di invito e suggerimento di cocktail sempre diversi. Gli incontri hanno dato vita a piacevolissimi momenti di chiacchiere in cui provare a mettere da parte le tante e giustificate preoc-cupazioni per un futuro sempre più incerto, in particolare per i più giovani professionisti del settore impegnati in un ambito lavorativo, come quello degli eventi e delle cerimonie, che è stato travolto più di altri dal coronavi-rus e che sicuramente continuerà a subire ancora a lungo i nefasti effetti economici e sociali determinati dalla crisi pandemica globale. D’altronde, anche questo numero di “Cerimonia-

le Oggi”, su indicazione del Direttore responsabile Ernestina Alboresi, è stato pensato come occasione per raccontare l’impatto che il covid19 ha prodotto nel mondo del cerimoniale.

“ANCEP - ha commentato il Presiden-te nazionale Leonardo Gambo - che ha l’ambizione di rappresentare i ce-rimonialisti degli enti pubblici italiani anche presso omologhe associazioni

estere e in vari contesti internazionali, non poteva non essere presente pro-vando a dare il proprio contributo al Paese in un momento tanto comples-so e delicato, e rimanendo accanto ai colleghi che hanno sempre con-tinuato a lavorare con passione ed orgoglio da casa. Ringrazio pertanto i componenti della nostra Delegazio-ne Nazionale, tutti coloro i quali han-

no voluto a vario titolo essere parte di questa sfida e quanti ci hanno segui-to ed hanno apprezzato il nostro im-pegno. Adesso è il momento di ripar-tire e, anche in questa nuova fase, ci impegneremo al massimo per essere sempre all’altezza della situazione e pronti ad affrontare con successo gli scenari del tutto inediti che caratteriz-zeranno i prossimi mesi”.

Eventi e formazione: tempi nuovi, forme nuove di Giovanni Battista Borgiani

Tempi nuovi, forme nuove. An-che per ANCEP. L’articolo del Segretario Generale Damiano

Iannizzotto pubblicato in queste pa-gine riassume con puntualità le tante iniziative che ANCEP ha organizzato per continuare a svolgere la propria missione di formazione, informazione e diffusione della cultura cerimoniale anche nei lunghi momenti difficili che tutti abbiamo vissuto (e che stiamo vivendo) a causa delle conseguen-ze della pandemia di Covid-19. Anzi: non “anche”, ma “soprattutto”. Pur con non poche difficoltà, ma con zelo, volontà, senso del dovere, abbiamo voluto essere vicini non solo ai nostri soci, ma anche alle tante persone che si sono rivolte ad ANCEP per avere ri-scontri, confrontarsi, trovare soluzioni in risposta alle esigenze protocollari determinate dal “nuovo modo” di fare le cose. Che il mondo fosse già online, lo sappiamo, ma mai lo è stato in sen-so così totalizzante. Ogni circostanza, ogni scelta, ogni evento ha i suoi pro e i suoi contro. Ci sono stati i momen-ti della rinuncia (Assemblea, visite di studio, corsi d’aula, seminari), ma an-che tante occasioni di ascolto, rifles-sione, riprogrammazione, di nuove idee e progetti. La nostra Associa-zione crede nel valore insostituibile

della persona e delle relazioni umane su cui si fonda e da cui dipende ogni pratica cerimoniale, ma considerato il clima di incertezza che purtroppo ci avvolgerà ancora per qualche mese, ANCEP, lungi dal volersi piegare in modo permanente all’assolutismo dell’online (valido strumento e non fine), nel prossimo futuro, auspican-do al più presto il riavvicinamento sociale, orienterà le proprie energie per continuare a svolgere al meglio il proprio compito avvalendosi di tutti i canali che offre la tecnologia. A un numero considerevole di corsi in vi-deoconferenza (saranno riproposti quelli della sessione primaverile oltre quanto previsto per l’autunno), nella stessa modalità si accosteranno altre attività come seminari e conferenze per cui sono previsti crediti formativi validi per il conseguimento dell’Atte-stazione di Qualificazione Professio-nale di Cerimonialista. L’incontro con gli esperti del settore del Cerimoniale, del Galateo e della Business Etiquet-te avverrà anche sotto forma di inter-vista e dialogo sia in videoconferenza che tramite messaggi videoregistrati e pubblicati sul nostro canale YouTu-be. Nelle attività formative e secondo gli ambiti d’interesse e applicazione, gli aspetti di comunicazione, cura

dell’immagine virtuale, protocollo ed eventi online assumeranno partico-lare rilevanza, senza comunque trala-sciare le regole auree del Cerimoniale che, sebbene in determinati contesti possano cambiare forma, devono mantenere inalterata la sostanza. Il desiderio è quello che si possa re-alizzare in presenza (e in sicurezza) la XIII Assemblea dei Soci entro l’au-tunno. Nel caso in cui la situazione pandemica e le disposizioni delle Autorità competenti non lo consen-tissero, è già stata prevista una serie d’interessanti eventi via web relativi a quello che è il momento più impor-tante della nostra vita associativa e che non mancherà di stupire anche con qualche piccola sorpresa volta a compensare l’impossibilità di incon-trarsi personalmente e, perché no, di stringersi in un abbraccio. Nei prossimi mesi, anche se con for-me nuove, ANCEP vedrà addirittura incrementa la sua proposta formativa e non mancherà di creare per i Soci momenti di incontro virtuale anche informali sulla scia degli happy hour già partecipati con entusiasmo dai tanti che credono fermamente nella risorsa più preziosa dell’Associazio-ne: fare rete (in ogni modo).

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Arte e cerimoniale Intervista a Filippo Romano, Vice Segretario Generale e per oltre 25 anni Capo del Cerimoniale della Presidenza della Repubblica

Intervista di Ernestina Alboresi

Arte e cerimoniale: un connubio a prima vista insolito per un tema estremamente interessante e ric-

co di significato. Come si incontrano l’arte e il cerimoniale, e con quali effet-ti? Ce ne parla il dott. Filippo Romano, che ha trattato l’argomento nel corso di varie appassionanti conferenze.

“In effetti può sembrare a prima vista curioso e bizzarro un accostamento tra Arte (in senso lato) e Cerimonia-le. La prima è e deve essere sempre libera da ogni condizionamento per potersi esprimere compiutamente. È infatti la massima espressione tangi-bile della creatività, della fantasia e dei sentimenti dell’uomo. Al contrario il Cerimoniale si muove su binari rigi-di, con regole ferree per consentire un ordinato e armonico svolgimento dell’attività delle istituzioni pubbliche. In realtà il rapporto fra questi due mon-di si è sempre dimostrato assai stretto. Ed il collante è stato uno solo: il Pote-re. Possiamo, infatti, notare che fin dai tempi antichi chi era chiamato a svol-gere funzioni di capo di una comunità amava creare intorno a sé una vistosa cornice di décor per esaltare, rendere pienamente leggibile al popolo la sua autorità. E nell’edificazione di questo grande palcoscenico ove poter cele-brare degnamente il proprio trionfo

quotidiano il Capo ha utilizzato a pie-ne mani due strumenti formidabili ed apparentemente distanti anni luce tra loro: l’Arte ed il Cerimoniale. Un matri-monio molto ben riuscito! Residenze fastose realizzate dai migliori architetti ed arricchite da straordinarie opere dei più talentuosi artisti dell’epoca ed una vita di Corte retta da ferree ed invalicabili disposizioni protocollari. Tutto concorreva ad intimorire, a stu-pire, a rendere palpabile per tutti la di-stanza tra il mondo esterno con i suoi piccoli o grandi affanni quotidiani e la Maestà. Vedete, il Potere (P maiu-scola non a caso...) è un astro gelido e remoto... per poter essere esercitato con la massima efficacia deve essere percepito come qualcosa di disgiunto, qualcosa di più alto e quasi irraggiun-gibile. Non a caso “sacrum” in latino vuol dire separato! Quando il Potere rinuncia a queste prerogative, diven-ta più intimo e colloquiale in genere dura pochino... e la corona rotola via! Arte e Cerimoniale per secoli sono stati quindi importanti pilastri di que-sta impostazione. E il Potere, quando viene bene esercitato, con saggezza, senso di giustizia e dello Stato, ma anche con autorevolezza (qualità ben diversa dall’autoritarismo...) produce grandi vantaggi alla comunità.

Quali sono gli esempi più evidenti dell’influsso del cerimoniale sull’arte, e viceversa? Può fare qualche esem-pio?

Gli esempi storici degli effetti di que-sto strano connubio, di questa singo-lare complicità tra Arte e Protocollo sono infiniti. Per citarne qualcuno, senza dubbio l’epoca del Barocco, stile nato a Roma e definito l’arte del-

la Controriforma, colpisce per la sua veemenza, forse arroganza. I grandi artisti vengono chiamati a rappresen-tare la potenza della Chiesa Cattolica trionfante sulla eresia protestante con immagini a tinte forti e decorazioni fa-stose e turgide, idonee a colpire, me-ravigliare ed intimorire il popolo dei fedeli. Basta entrare in alcune chiese come Sant’Ignazio oppure quella del Gesù. Il senso dell’Infinito (tipica aspi-razione di questo stile) che promana dai decori e stordisce il visitatore da-vanti ai soffitti “sfondati” da incredibili affreschi è rappresentato con una forza espressiva di ordine assoluto. A questo si accompagna un nuovo cerimoniale rigorosissimo che esalta i gesti e la figura del celebrante.E che dire del Re Sole? Egli realizza dal nulla una reggia favolosa e fasto-sissima a Versailles con un cerimonia-le rigorosissimo che prevedeva per esempio di inchinarsi e togliersi il cap-pello davanti al trono anche quando il sovrano era impegnato in una delle sue interminabili caccie!E Napoleone Bonaparte? Che mentre era in tenda con molti gradi sotto lo zero durante la terribile e disastrosa Campagna di Russia si faceva porta-re (da uomini a cavallo!) i bozzetti dei progetti delle decorazioni che il Cano-va stava coordinando per il Palazzo del Quirinale, scelto come residenza nella seconda Capitale dell’Impero? Con i fregi celebrativi dei trionfi dei Grandi della Storia come Giulio Cesa-re, Alessandro Magno e così via, dove i volti originali erano sostituiti da altri con le fattezze dell’Imperatore! La Reggia era quindi un maestoso conte-nitore chiamato ad ospitare le fastose cerimonie. Sinergia continua...!La stretta relazione fra espressioni ar-

tistiche e protocollo istituzionale man-tiene oggi la sua attualità oppure è una caratteristica esclusiva dei secoli passati?

Sarebbe impensabile e anacronistico ai nostri giorni riproporre in maniera identica questa rappresentazione pubblica del Potere. Tuttavia l’utilizzo di edifici storici come sedi degli Orga-ni Costituzionali e la previsione di uffi-ci addetti al Cerimoniale rappresenta-no una chiara volontà politica di voler conservare, anche in un’epoca ben più democratica del passato, il clima di dignità e decoro necessario per esercitare al meglio le funzioni previ-ste dalla Costituzione repubblicana.

Dott. Romano, oltre all’importante carriera presso la Presidenza della Repubblica, Lei vanta anche una pre-cedente esperienza lavorativa nel settore dei Beni culturali. In che modo queste esperienze hanno influenzato il Suo interesse per la relazione fra due mondi apparentemente così distanti, quali l’arte e il cerimoniale?

Si, io sono sempre stato un amante dell’Arte. E per questo quando il Sena-tore Spadolini riuscì a far istituire final-mente nel nostro Paese un Ministero per i Beni Culturali volli partecipare, con successo, al primo concorso na-zionale per funzionari.La mia esperienza durò pochissimo. Il Ministero, che secondo il suo fondato-re doveva essere un agile strumento essenzialmente tecnico, si rivelò subi-to un carrozzone burocratico infarcito da dirigenti amministrativi provenienti da Enti disciolti, tipo l’ex GIL (Gioven-tù Italiana del Littorio, incredibilmen-te ancora in vita senza funzioni fino

al 1977... !) che invece di supportare i bravissimi tecnici delle Sovrainten-denze rallentavano la loro preziosa opera. Il mio interesse per l’affascinan-te relazione tra Arte e Cerimoniale na-sce quindi non dalla mia non proprio esaltante breve esperienza al Ministe-ro ma dalla mia assunzione al Quirina-le, con il Presidente Pertini. Il Palazzo, straordinario, è l’unica sede istituzionale italiana che non ha mai cambiato la sua funzione nel corso dei secoli: ha sempre ospita-to il Capo dello Stato. I Papi, i Re ed ora i Presidenti della Repubblica. La mia passione per l’Arte ha trovato un’incredibile, inimitabile palestra! Prima lavorando all’Intendenza e poi al Cerimoniale ho trovato conferma a quanto avevo sempre pensato: gli elementi unificanti tra Arte e Protocol-lo sono l’Armonia e la Bellezza. Al di là della considerazione sopra esposta (e di tutta evidenza) che nei secoli la loro unione ha supportato in manie-ra poderosa l’immagine dei Sovrani. Quando entrai per la prima volta nella Sala Regia (ora chiamata Salone dei Corazzieri) restai a bocca aperta non solo per lo splendore dell’ambiente, miracolosamente scampato ai massa-cri di altre splendide sale operate alla fine dell’800, ma anche per il tema ico-nografico sviluppato lungo le pareti. Un esempio scolastico di stretta col-laborazione tra Arte e Cerimoniale! Gli

affreschi sulle pareti di Agostino Tas-si, infatti, rappresentano delle logge dalle quali si affacciano Ambasciatori stranieri con gli abiti di gala del primo Seicento. Questo perché la Sala era stata creata dal Papa Paolo V Borghe-se per le cerimonie ufficiali dedicate al Corpo Diplomatico accreditato pres-so lo Stato Pontificio. In questo caso la grande Arte al servizio delle esigenze protocollari.Questa sottomissione dell’Arte al Ce-rimoniale trova una brutale conferma nei saloni verso il giardino. Le splen-dide, raffinate e austere sale pontifi-cie vennero annientate per adattarle alle esigenze protocollari della Corte Sabauda. La Regina Margherita, per attrarre a Palazzo la nobiltà romana legata al Pontefice sfrattato, volle tra-sformarle in saloni da ricevimento e da ballo. Gravissima fu soprattutto la distruzione della preziosa Sala del Concistoro pubblico, affrescata da Orazio Gentileschi e ridecorata nel terribile stile eclettico “Fin du Siècle” e rinominata Salone delle Feste. L’ef-fetto è una vistosa accozzaglia auli-co-pompieristica-alberghiera dorata tricolore...In questo caso quindi più che di armo-nica unione si deve parlare di violenta sopraffazione del Cerimoniale sulla grande Arte!

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L’arte del saper vivere di Rossella Parrinello

Dicono che l’Arte sia una forma di linguaggio, un mezzo per espri-mere ed esprimersi.

La storia ci insegna che in Italia, gli artisti, per sviluppare le proprie atti-tudini ed esercitare la propria crea-tività, frequentarono inizialmente le botteghe, tra queste, famosa quella di Cimabue che formò Giotto. Ma la prima vera e propria scuola per arti-sti in Europa, prodromo dell’odierna Accademia delle Belle Arti, fu istituita a Firenze, nel Giardino di San Marco, per iniziativa di Lorenzo il Magnifico: un laboratorio di quel poliedrico estro, che abbiamo applaudito, ammirato,

apprezzato e a cui va la nostra grati-tudine per le emozioni vissute. Ora, se non tutti diventiamo pittori, scul-tori, musicisti perseguendo le nostre singolari inclinazioni, tutti, potenzial-mente, possiamo essere artisti della nostra vita. Perché anche se la quoti-dianità è po’ intricata, ingentilirla con la cortesia promuove un sano be-nessere: applicare qualche prezioso suggerimento del saper vivere può rendere la nostra esistenza più legge-ra e sopportabile.L’uomo, che per sua natura ha sem-pre sentito l’esigenza di comunicare con i suoi simili, ha creato sin dall’an-

tichità, codici di comportamento e ri-tuali di convivenza. Dagli onori che le tribù nomadi tributavano al loro capo, all’uomo che nell’età della pietra cer-cava di distinguersi con asce di pietra più grandi e più decorate di quelle dei suoi consimili, ai sacrifici degli animali con cui poi si imbandivano le tavole, alle contemporanee celebrazioni del matrimonio o riti funebri. Tutti esem-pi che denotano come il cerimoniale abbia origini antichissime. Fu all’inizio del ‘500 che le norme del saper vivere trovarono istituzionalizzazione, con la pubblicazione di manuali provvidi di consigli utili a condurre una vita ar-

monica e sobria - prima con il De ci-vilitate morum puerilium di Erasmo da Rotterdam e successivamente con Il Galateo o dei Costumi di Monsignor Della Casa. Da allora, specialmente tra il clero e l’aristocrazia, si diffuse l’abitudine di individuare il personale preposto all’organizzazione di ceri-monie o incontri, come il celeberrimo Gran Cerimoniere nominato da Ludo-vico il Moro, Leonardo da Vinci, cui si attribuisce, tra l’altro, l’invenzione del tovagliolo.La linea di confine tra galateo e ce-rimoniale è molto sottile, tanto che spesso i due termini vengono confu-si e i rispettivi contenuti appiattiti, ma sappiamo che il galateo norma la vita personale, il cerimoniale la vita di rap-presentanza di un Ente e di una cari-ca pubblica. Sono due facce di una stessa medaglia.Sicuramente il cerimoniale non è una scienza, ma può diventare arte, perché organizzare un ricevimento o una manifestazione con passione, creatività, tecnica ed esperienza, si traduce nella creazione di un’affasci-nante atmosfera che consentirà, ai partecipanti, un benefico appaga-mento. Il cerimonialista, in fondo, è come il regista di un film ben riuscito, come lo chef di un ristorante stellato o come il direttore di un’orchestra ro-data: se il film appassiona, il pasto è un’esperienza, il concerto è armoni-co è perché c’è questa presenza, tan-to defilata quanto fondamentale, che

ne consente il fluire senza ostacoli.Esistono particolari eventi, come ad esempio: incontri fra Capi di Stato, manifestazioni sportive nazionali o mondiali, cerimonie militari partico-larmente significative o singolari oc-casioni religiose, dove si applica un protocollo rigidissimo e in queste circostanze, la scenografia, la co-reografia, gli abiti sono attesi come la prima di un film, perché questi momenti, esulando dall’ordinario, ci introducono dentro un’atmosfera fiabesca. Complici i social network, che rendono visibili, commentabili e giudicabili anche questo genere di eventi. I protagonisti diventano at-tori di un palcoscenico mondiale e gli allestimenti, studiati con accurata professionalità, diventano un mez-zo di comunicazione e promozione dell’identità del Paese, della propria appartenenza.Sia il galateo che il cerimoniale, co-munque, sono tematiche in evolu-zione, rinnovabili e sempre pronte ad adeguarsi al cambiamento storico. Proprio in occasione della recente pandemia che ha condizionato il mondo, abbiamo avuto modo di os-servare come tutte le cerimonie pub-bliche sono cambiate e come il gala-teo si stia adeguando alle modalità della nuova vita sociale. Ultimamente ci hanno insegnato che dobbiamo te-nerci a distanza e poiché ogni distan-za ha un significato, ci abitueremo a cambiare il significato delle distanze,

conferendo alla prossemica un signi-ficato ancora più pregnante.A questo proposito penso che per tut-ti noi rimarrà indelebile l’emozione e il ricordo della cerimonia presieduta da Papa Francesco in occasione del-la preghiera straordinaria per la pan-demia coronavirus, così come è stato curato ogni minimo dettaglio per l’ap-parizione pubblica della Regina Elisa-betta in occasione del messaggio di rassicurazione e lode che la Sovrana ha manifestato al Regno Unito.Forma e sostanza, non sono entità separate, né gerarchicamente ordi-nate. Esse si corroborano a vicenda, di modo che l’una conferisce senso all’altra. Ciascuna carica pubblica è tenuta a seguire e rispettare le regole di forma istituzionali se vuole esse-re riconosciuta come autorità, così come ciascun individuo, non ha che da trarre giovamento dal seguire le più comuni e basilari regole di buona educazione. Nel convincimento che qualunque forma di convivenza ne-cessita di armonia, penso che appli-care qualche piccolo accorgimento suggerito dalle buone maniere, po-trebbe giovare a noi stessi e alla no-stra vita di relazione, realizzando l’arte del saper vivere!

Disposizione dei tavoli nella sala per il banchetto di nozze di Cosimo II de’ Medici e Maria Maddalena arciduchessa d’Austria, nel 1608.Matteo Greuter, British Library

Casa Rosada, Buenos Aires. Foto di Gino Lucas Turra, Wikimedia Creative Commons 3.0.

NEL MONDO NOTIZIE IN PILLOLE

In Argentina la Giornata nazionale del Cerimoniale

Il 28 maggio in Argentina si celebra la Giornata nazionale del Cerimoniale, istituita con Decreto nazionale fin dai primi decenni del secolo scorso. Si può affermare pertanto che nel bel Paese sudamericano, noto fra l’altro per essere la patria del

tango, l’importanza della professione di cerimonialista ha carattere storico. Risale infatti al 1810 il primo Regolamento protocollare argentino, l’Istruzione per l’Assi-stenza e Cerimoniale, noto anche come Regolamento per l’Esercizio dell’Autorità della Junta Provisional Gubernativa del Rio de la Plata. Tale documento metteva fra l’altro in rilievo la fondamentale importanza del Cerimoniale come elemento impre-scindibile per tutte le manifestazioni ufficiali dell’amministrazione pubblica, marcan-do, allo stesso tempo, il punto di partenza per un nuovo concetto del Cerimoniale Pubblico Argentino: non solo disciplina organizzativa, ma anche strumento di ele-vazione e rinforzo dell’immagine Culturale della Nazione.

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L’OSPITE L’OSPITE

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Le tappe fondamentali per la formazione del Cerimoniale: Studio affiancamento, scambio Cav. Uff. Leonardo Marra, Capo del Protocollo del Gran Magistero del Sovrano Militare Ordine di Malta

Cari colleghi e amici, mi piace-rebbe immaginare queste mie parole come delle “considera-

zioni a voce alta” con l’auspicio di suscitare alcune domande e dare un piccolo contributo alla compren-sione di cosa sia oggi il Cerimoniale, ma soprattutto di come il confronto tra esperti e professionisti possa es-sere considerato una grande risor-sa anche nel nostro settore. A mio giudizio, il Cerimoniale è an-cora visto come una lunghissima teoria di norme, usi e costumi, di-menticando come esso non sia af-fatto un fattore statico, ma un fattore dinamico, costantemente in evolu-zione. Esso è una disciplina che, pur nel rispetto delle tradizioni, va con-tinuamente evolvendosi riflettendo

in qualche forma le mutazioni ed i cambiamenti della nostra società e dei contesti in cui opera.Nell’immaginario dei più, il Cerimo-niale è frequentemente visto come un approccio piuttosto radicale ed antiquato all’organizzazione di eventi di vario tipo; al contrario, sono persuaso che il concetto di Cerimoniale odierno debba esse-re allargato ed includere condotte protocollari moderne ed internazio-nali. Questa sorta di ampliamento, ringiovanimento cui sto accennan-do, riguarda alcune nozioni, riti e simbolismi, al fine di costruire un contesto più flessibile, che possa meglio servire i correnti bisogni po-litici, sociali e culturali.È a noi ben chiaro che per mettere in comunicazione tra loro persone ed Istituzioni a volte appartenenti o provenienti da culture ed esperien-ze eccezionalmente differenti tra loro, sia utile e necessario elaborare e proporre un linguaggio leggibile a tutti, che favorisca l’incontro e la comunicazione o in altre parole la trasmissione di un messaggio. La ragione della dinamicità del Ceri-moniale, risiede allora proprio in questo “scopo ultimo” che spinge noi Cerimonialisti a costruire un telaio ogni volta nuovo, che non significa necessariamente diverso.Per realizzare questo incontro di linguaggi, occorre a mio giudizio porsi dinanzi alle culture che ci pre-pariamo a incontrare non solo da

un punto di vista di studio - che pur sempre costituisce le fondamenta del nostro lavoro preparatorio - ma anche facendo esperienza diretta di tante realtà Cerimoniali diverse dalla nostra, che ci aprano ad un di-verso modo di concepire uno sce-nario, un evento, una cerimonia.Ma come “formare” un professioni-sta a tutto questo? La mia proposta poggia su tre pilastri: lo studio, l’af-fiancamento e l’incontro-scambio.

Lo studioPer quanto attiene al primo punto, ci troviamo dinanzi ad una gran-de lacuna, ovvero la mancanza di specifici percorsi accademici volti a preparare i nuovi Cerimoniali-sti. Certamente, l’associazionismo può fornire un formidabile impulso a che i Governi del nostro e di altri Paesi possano volgere la loro atten-zione alla creazione di specifici cur-riculum formativi, pertanto ritengo questa sia una grande risorsa nelle nostre mani.Studiare il Cerimoniale e le sue re-gole in diversi contesti, è tributare omaggio ai popoli che tali norme hanno concepito, ma è anche fon-te di apprendimento di una grande verità che sempre si incontra nello studio delle diverse tradizioni ceri-moniali: nel nostro settore, non esi-stono cose di scarsa importanza! Ogni nazione insegna con gli usi e le regole da essa sviluppate, che l’attenzione ai dettagli è fondamen-

tale in qualsiasi cultura ed a tutte le latitudini e che la conoscenza della storia, delle tradizioni culturali, mili-tari, religiose e financo culinarie o di etichetta è una ricchezza impre-scindibile nell’approccio al Cerimo-niale.Tutte le conoscenze acquisite con lo studio, aiuteranno il futuro pro-fessionista in campo pratico a mini-mizzare situazioni che possano cre-are disagio se non offesa a culture e sensibilità diverse, talvolta causa di errori fatali risultanti nel fallimen-to di un obiettivo aziendale o, ancor peggio, d’interesse nazionale. Tan-te delle norme e regole cerimoniali si sono sviluppate tra le Nazioni nel corso del contatto dell’una con l’altra, realizzando così una perfet-ta unione di civilizzazioni; la cono-scenza di questi percorsi di avvici-namento, potrà allora produrre una comunicazione ed uno scambio di straordinaria efficacia.

L’affiancamento L’affiancamento è nel nostro campo altrettanto importante, addirittura fondamentale nel processo formati-vo a tutto tondo. Nel corso della mia carriera, tanti sono stati i Maestri che hanno rappresentato un cardine es-senziale all’inizio del mio percorso e che ancor oggi ne sono luce ed ispirazione e, se qualcosa ho impa-rato, lo devo certamente a loro ed a quel che mi hanno insegnato “per affiancamento”. Questo scambio ri-chiede però generosità nel trasmet-tere quello che il “campo” ha inse-gnato, ma anche umiltà in chi cerca di apprendere e richiede dunque l’approccio giusto da ambo le par-ti. Ritengo che l’affiancamento sia indispensabile perché, nel nostro settore, quello che spesso fa la dif-ferenza non è solo un buon lavoro di preparazione, ma la gestione de-gli inconvenienti e delle emergenze. Essa - dote rara eppur essenziale nel nostro campo - non esaurisce la sua funzione al momento della esecuzione del “piano B” da parte dell’esperto Cerimonialista, ma con-tinuerà ad operare quale esempio ed ispirazione nel professionista in affiancamento al suo mentore.

Lo scambioQuesto passaggio sullo scambio di conoscenze, ci introduce al terzo elemento che è quello dell’incon-tro-scambio, che ben si può illustra-re parlando d’incontri internazionali di Cerimoniale. La mia esperienza internazionale e il mio percorso lavorativo, mi hanno portato a rice-vere numerosi inviti a tenere lezioni in consessi internazionali quali con-gressi e forum sul Cerimoniale, tal-volta su richiesta diretta dei Governi dei Paesi organizzatori, che vedono questo tipo d’incontri come una magnifica opportunità di Country Branding. È facilmente riscontrabile come oggi, molto più che in altre epoche della storia, il Cerimoniale (diplomatico, in questo caso), sia elemento essenziale nelle relazio-ni internazionali. Ecco quindi che Forum o Congressi internazionali che trattino di Cerimoniale e che siano inclusivi di diverse culture, ri-tengo siano necessari non solo per favorire interazioni e networking tra professionisti, ma soprattutto per consentire scambi di conoscenze ed esperienze professionali.Inoltre, tali consessi possono es-sere ben considerati anche come valido sostegno alla formazione professionale, perché pur se ogni nazione ha naturalmente il proprio cerimoniale, essi favoriscono quel-le trasformazioni precedentemente citate, ed aprono alla mente del Ce-rimonialista degli scenari altrimenti sconosciuti. L’incontro tra autorità del settore e colleghi che seguono i vari com-parti che interagiscono con il Ceri-moniale, può creare quel contesto unico e favorevole nel quale dibat-tere ad analizzare obiettivamente le dottrine fondamentali del protocol-lo ma anche le criticità e le questio-ni più imminenti che definiranno il futuro del Cerimoniale, tanto in campo pubblico quanto privato.In simili contesti, i professionisti si trovano coinvolti in profonde di-scussioni ed analisi comparative delle regole di costume e protocol-lo in uso nelle varie Nazioni ed isti-tuzioni, che sfociano spesso in una valutazione critica delle moderne

interazioni delle norme protocollari. Dialoghi fruttuosi, scambio di vedu-te ed esperienze hanno lo scopo

- spesso raggiunto - di sviluppare delle strategie comuni piuttosto che linee-guida, ma soprattutto di aiutare a formare una mentalità in-ternazionale pronta a raccogliere le sfide del nostro tempo, caratterizza-te da velocissimi e continui cambia-menti.È qui che il Cerimoniale riveste al-lora un compito importantissimo, quello di elaborare ed applicare le tecnologie ed i trend contempora-nei per una perfetta organizzazione e gestione di eventi ufficiali.Studio, affiancamento e incon-tro-scambio interagiscono e si completano a vicenda, contribuen-do in modo sostanziale alla forma-zione di nuovi professionisti del Cerimoniale. Essi saranno pronti ad elaborare strategie protocollari concrete e di ampio respiro interna-zionale, affiancate da metodi e mo-delli vincenti, che - incardinati nelle tradizioni secolari di questa magni-fica specialità - sappiano reggere il confronto con i cambiamenti del nostro tempo, attualizzando l’ap-prendimento e l’applicazione del Cerimoniale.

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IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO

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Lo sviluppo della professione e il ruolo del cerimonialista Gli obiettivi dell’OIP, Organizzazione Internazionale del Cerimoniale e Protocollo, nata in Spagna nel 2001, illustrati dal suo Presidente

di Gerardo Correas, Presidente O.I.C.P.

Il concetto “tradizionale” di pro-tocollo viene spesso associato a quello di una vera e propria

“liturgia del potere” in quanto carat-terizzato da una struttura rigida e cristallizzata frutto di una tradizione secolare e incurante delle strategie globali. Qualcosa, insomma, che viene percepito dalla società mo-derna come un’entità remota e lon-tana dal mondo contemporaneo.Il protocollo “attuale”, invece, rap-presenta certamente il modo migliore per gestire in maniera integrale e multidisciplinare ogni genere di manifestazione, dall’idea creativa fino alla valutazione dei ri-sultati raggiunti. Le nuove strategie di comunicazione, fanno sì che gli enti organizzino eventi sempre più frequentemente, con un pubblico sempre più numeroso, con sempre

saggio nella percezione del pub-blico di riferimento e raggiungere il maggior livello di fidelizzazione possibile. il professionista del pro-tocollo dovrà rifuggire dalle azioni troppo convenzionali e progettare, piuttosto, eventi originali e tali da conquistare il target di riferimento dell’ente organizzatore, potenzian-do e rinnovando l’interesse anche mediatico. Al giorno d’oggi, appare quindi necessario che un profes-sionista di discipline protocollari segua una formazione specifica in questo ambito. La creazione di una vera e propria “scienza degli even-ti”, pertanto, deve avere una natura necessariamente multidisciplinare dal momento che, in questo settore, c’è bisogno sia di professionisti che occupino posizioni intermedie e di-rigenziali, quanto di liberi professio-nisti e docenti del settore.

LO SVILUPPO DELLA DISCIPLI-NA PROTOCOLLARE TRAMITE L’ASSOCIAZIONE TRA I PRO-FESSIONISTIVenticinque anni fa, quando, nel 1995, iniziammo il cammino della Scuola Internazionale del Proto-collo, sapevamo ciò che volevamo e, cioè, colmare il vuoto esistente a livello formativo in materia di proto-collo in Spagna e, perché non dir-lo, anche nel resto del mondo. Per conseguire il nostro obiettivo, ab-biamo optato per due percorsi che ritenevamo fondamentali:

1. LA NECESSITÀ DI IMPLEMEN-TARE E SVILUPPARE GLI STUDI DEL PROTOCOLLO E DEL CERI-MONIALE.Consapevoli che il protocollo tra-scendeva le semplici questioni di comportamento e le buone manie-re ma occorreva diventasse sempre più un efficace strumento di comu-nicazione in ogni settore della so-cietà, sia nelle istituzioni pubbliche che in quelle private, alla Scuola Internazionale di Protocollo, ab-biamo sviluppato un piano di studi pensato non solo per la formazione dei professionisti ma anche di colo-ro che, pur essendo a stretto con-tatto col mondo del cerimoniale in

più presenza dei mass media e con l’imperativo di raggiungere succes-si sempre maggiori. Ed è qui che il protocollo ha molto da dire. Per l’I-stituzione che lo promuove, infatti, un evento è un investimento che deve fare la differenza in termini di risultati. Il protocollo diventa, così, uno strumento al servizio della so-cietà che permette, proprio tramite l’organizzazione di eventi e mani-festazioni, la trasmissione di precisi messaggi ottimizzando la comuni-cazione tra persone e integrando le norme e le regole preposte a rego-lamentare le precedenze, le cariche, i simboli e i comportamenti al fine di offrire, un’immagine quanto più positiva delle Istituzioni e dei suoi rappresentati. Il protocollo, però, non deve limitarsi all’ambito delle precedenze tra le autorità pubbli-che e gli invitati, ma deve essere inteso come un potente strumen-to di comunicazione mediante il quale veicolare, appunto, un deter-minato messaggio. In quest’ottica possiamo considerare il protocollo attuale come imperniato su quattro elementi principali:

IL PROTOCOLLO COME NORMAParticolare importanza hanno cer-tamente le norme concernenti le precedenze e ogni altro aspetto le-gato al cerimoniale (come l’araldica e la vessillologia).

IL PROTOCOLLO COME FORMA Premettendo che non vi è etica sen-za estetica, assume un’importanza basilare il corretto utilizzo del ceri-moniale quale strategia finalizzata a comunicare sia una corretta imma-gine delle Istituzioni e dei suoi rap-presentati che particolari messaggi sottesi al singolo evento.

IL PROTOCOLLO COME ORGA-NIZZAZIONEBisogna comprendere che il pro-fessionista del protocollo è essen-zialmente un organizzatore e per-ciò deve conoscere alla perfezione le tecniche organizzative applican-do ad ogni evento la metodologia adeguata e soprattutto sfruttando al meglio l’arte della pianificazione.

IL PROTOCOLLO COME COMU-NICAZIONE STRATEGICALa “proiezione dell’immagine” è es-senziale nella società contempora-nea. Il professionista del protocollo deve capire perfettamente che un evento che non riesce a veicolare un messaggio è un evento non riu-scito. Pertanto, è necessario attua-lizzare le vecchie tecniche e regole, un tempo considerate dogmi, ed andare alla scoperta di nuovi sce-nari e nuovi metodi di pianificazio-ne ed esecuzione caratterizzati da creatività e flessibilità che saranno indispensabili per imprimere il mes-

senso ampio, avevano un livello di formazione insufficiente e nessun titolo che potesse attestare le loro conoscenze e competenze profes-sionali. Tali percorsi di studio hanno trovato collocazione nel ramo delle scienze sociali e giuridiche e delle discipline della comunicazione e del marketing.

2. LA NECESSITÀ DI CREARE I PRESUPPOSTI PER UNA CULTU-RA PROTOCOLLARE CONDIVI-SA TRAMITE UN’ASSOCIAZIO-NE DEI PROFESSIONISTI DEL SETTORE.Di fronte a tale situazione e, com-prendendo l’importanza del pro-tocollo nel mondo d’oggi, è diven-tato indispensabile affrontare tanti aspetti legati alla professione dan-do vita a specifiche associazioni in grado di proporre una fitta serie di iniziative specifiche finalizzate allo studio e allo sviluppo di questo par-ticolare settore professionale in am-bito ispanoamericano. Di fatto, nel 2001, con questo obiettivo inserito nello statuto fondativo, si è costitu-ita l’Organizzazione Internazionale del Cerimoniale e Protocollo:

“Convinti della necessità di artico-lare un forum comune di incontro in ambito internazionale, abbiamo deciso di costituire un’organizza-zione internazionale denominata Organizzazione Internazionale del Cerimoniale e Protocollo, OICP, con l’intento di incoraggiare lo scambio di contributi, la collaborazione co-mune e le iniziative globali tendenti a ridare lustro alla professione e ai professionisti, docenti e ricercatori del cerimoniale, la cui vocazione è promuovere interventi comuni che favoriscano una miglior cono-scenza globale della teoria e della tecnica del protocollo, la sua storia e tradizione, aprendosi inoltre verso i nuovi settori dove è richiesta l’ap-plicazione delle tecniche per l’orga-nizzazione degli eventi”.

La OICP è un’associazione di ca-rattere professionale, senza fini di lucro e con un ambito di intervento universale, costituita come un fo-

rum in cui vengono implementati diversi settori che consentono lo sviluppo della professione e dei professionisti del protocollo con l’intento di unificare i criteri profes-sionali. La OICP si prefigge l’intento di coinvolgere tutti i suoi membri nelle decisioni, portando al massi-mo grado la partecipazione di tutti i professionisti, docenti e ricercatori in questo campo, adottando una struttura che consenta la totale in-tegrazione di tutti gli interessati a prescindere dalla loro provenienza territoriale o settoriale. Nasce con vocazione universale e il suo raggio d’azione non si limita ad un ristretto numero di Nazioni ma alla loro to-talità. Il suo schema d’intervento è incentrato su:

• Unificazione e raccolta della dottrina e della legislazione protocollare di tutti i Paesi.

• Catalogazione delle pubblica-zioni relative al protocollo.

• Promozione di incontri tra pro-fessionisti del protocollo in am-bito internazionale.

• Potenziamento e sostegno del-le iniziative formative.

• Sviluppo dell’etica e deontolo-gia professionale.

• Collaborazione con le discipli-ne legate alla comunicazione e affini al protocollo.

In virtù di questo, vorrei incoraggia-re tutti i professionisti del settore ad unirsi al nostro dibattito e al nostro lavoro con l’obiettivo comune di stabilire criteri rigorosi e solidi che possano migliorare le nostre so-cietà e l’interazione tra i cittadini.

(Traduzione a cura di Francesca Gigante)

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APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

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Cerimoniale e Protocollo internazionale Definizione e differenze in “american flavor” di Luca Romano, International Protocol and Diplomacy Consultant certificato dall’International Etiquette and Protocol Academy di Londra. Protocol Officer formato alla Protocol School of Washington DC

Che il 2020 avrà un posto speciale nei libri di storia del mondo industrializzato (se

ne esisteranno ancora) sembra pressoché scontato. Il momento di grandissima fragilità che gli abitanti del Pianeta stanno vivendo è desti-nato a mutare e mettere l’accento, purtroppo, anche su altre criticità dei nostri sistemi organizzativi e produttivi.Il Covid-19 è prepotentemente en-trato nelle nostre vite, sconvolgen-dole, ed ha evidenziato limiti fino ad oggi impensati o sottovalutati, mostrato i punti deboli di alcuni si-stemi sanitari e sottolineato come la ricerca scientifica e l’evoluzione

Abraham Lincoln, 16° Presidente degli Stati Uniti, Lincoln Memorial, Washington D.C.

Opera esposta al Museum of Modern Art (MOMA) in New York City

tecnologica siano ancora imprepa-rati a “gestire” celermente fenomeni virali di portata pandemica. Il nostro modo di essere “animali sociali”1 si sta lentamente modi-ficando e ciò è frutto un po’ della politica del “distanziamento socia-le” chiesto dai Governi, un po’ della serpeggiante “diffidenza sociale” sviluppatasi all’ombra di campa-gne comunicative non sempre chiare. Quanto tempo occorra a che tali cambiamenti sociali si radi-calizzino alterando la prossemica2, è funzione di una serie di variabili al momento sconosciute, tuttavia si assiste già a “nuove” forme di in-contro sociale impensabili fino allo scorso mese di marzo.La quarantena imposta per limitare la circolazione del virus e le succes-sive misure di contenimento sono stati una prova dura per tutti. Ma per coloro che hanno la fortuna di non dover combattere direttamente, o in quanto personale sanitario, con-tro la malattia, questo periodo si è trasformato in un momento di risco-perta, approfondimento, riflessione. É in quest’ottica che ho deciso di ripensare alle origini del Cerimo-niale richiamandone le principali definizioni e mettere in relazione il Cerimoniale internazionale (“Inter-national Protocol”) e delle Organiz-zazioni Internazionali con quello di un ordinamento Statale, anche (e soprattutto) in forza degli ultimi anni impegnato quale “cerimonialista”

negli Stati Uniti d’America presso un’Organizzazione Internazionale.Nel corso delle mie esperienze mi è capitato più volte di intrattenermi con colleghi e amici impegnati in altri settori spiegando cosa fosse il Cerimoniale e come operasse. In termini assoluti devo dire che la de-finizione è abbastanza immediata e sufficiente a soddisfare la maggior parte dei miei interlocutori. Tutta-via, scendendo nel dettaglio con i più curiosi e toccando termini quali Protocollo ed etiquette, talvolta ho avuto difficoltà a trovare una netta linea di demarcazione che non mo-strasse sbavature di un concetto nell’altro.Dal momento che nella mia tratta-zione parlerò di Protocollo Interna-zionale mettendolo a sistema con il Cerimoniale, desidero sottoli-neare sin da ora che al di fuori dei patrii confini si parla di “Protocol” e di “Etiquette” ed il termine “Proto-col” esprime, nel medesimo istante, tanto i concetti del termine italiano Cerimoniale, quanto quello di Pro-tocollo. Può capitare di imbattersi, nella letteratura anglosassone in materia, nel termine “ceremonial”, ma nella maggior parte dei casi si riferisce alla gestione di funzioni ufficiali intese come atti formali cir-coscritti, insomma, vere e proprie cerimonie. Per chiarire, direi che per “ceremo-nial” gli americani intendono vera-mente lo “showtime” ossia, come

condiviso dalla Protocol School of Washington, il momento in cui si creano i cosiddetti M&Ms ossia i Memorable Moments (ricordi me-morabili).Basta pensare poi alla struttura del Protocol Office della White House per chiarire in maniera inequivoca-bile la distinzione terminologica. Il Presidente degli Stati Uniti dispone infatti di un Protocol Office (Ufficio Cerimoniale) così composto:

• Chief of Protocol;• Deputy Chief of Protocol;• Assistant chief of Protocol

for visits;• Assistant chief of Protocol

for ceremonials;• Assistant chief of Protocol

for diplomatic affairs;• Assistant chief of Protocol

for administration;• Assistant chief of Protocol and

general manager of Blair House, the president’s guest house.

Per Cerimoniale s’intende l’insieme dei criteri e principi che regolano gli affari di Stato e i rapporti diplomatici mentre per etiquette (o galateo) il complesso dei comportamenti ri-tenuti appropriati per convenzione sociale, in riferimento ad una parti-colare occasione. É lampante la differenza tra i due concetti così com’è pertinente con-siderare l’etiquette quale aspetto funzionale del Cerimoniale (cosa peraltro diversa dal Protocollo) ma è certamente improprio e limitativo sostenere che il Cerimoniale si ri-specchi nei comportamenti propo-sti dall’etichetta. Il Cerimoniale è un’arte antica e nel contempo attualissima, è una con-tinua sintesi ed aggiustamento di vari e complessi elementi costituti-vi quali il contesto di riferimento, la geografia del luogo, il linguaggio, la simbologia, la gestualità, la ritualità, la tradizione, la religione, l’opportu-nità, e, non in ultimo, l’etiquette.

Il collante tra gli aspetti immanenti è il Protocollo3, che, scientificamente, empiricamente, agisce attraverso un più o meno complesso quadro normativo nazionale, ovvero trami-

te una serie di regole di jus cogens/diritto consuetudinario, per i sog-getti di diritto internazionale. A ciò si aggiunge la cosiddetta “questione di opportunità” invocata tanto in ambito nazionale che estero.

Benché forme di Cerimoniale esi-stano da quando l’uomo ha sco-perto di avere un ego, così come lo intendiamo oggi esso trae origi-ne dal Congresso di Vienna, con l’intento di garantire pari dignità a coloro che sedettero al tavolo delle trattative. É immediato quindi il fil rouge che lega, sin dal principio, l’arte del Ceri-moniale e la scienza del Protocollo alla ragione diplomatica. Esso tutta-via è in rapida “espansione” anche in altri settori quali, per citarne alcu-

1 Cfr Aristotele, Politica.2 Parte della semiologia che studia il significato assunto, nel comportamento sociale dell’uomo, della distanza che l’individuo

frappone tra sé e gli altri e tra sé e gli oggetti, e quindi, più in generale, il valore attribuito dai gruppi sociali, diversi culturalmente e

storicamente, al modo di porsi nello spazio e al modo di organizzarlo. Enciclopedia Treccani, www.treccani.it.3 Dal greco prōtókollon, comp. di prôtos ‘primo’ e kólla ‘colla’; propr. ‘primo (foglio) incollato (di un rotolo)’.

ni, lo sport e il mondo aziendale. La necessità di avere un “protocollo” nella gestione di manifestazioni e incontri di lavoro impone, di fatto, il ricorso a regole e consuetudini da condividere ed il Cerimoniale ne costituisce lo strumento di gestione.

Il Protocollo Internazionale nasce con una funzione principalmente

“mitigatoria” (e continua ad aver-la) volta alla contestualizzazione dell’evento e votata alla salvaguar-dia del concetto di uguaglianza, ri-

Tradizioni Religione

Linguaggio Contesto OPPORTUNITÀ ETIQUETTE

Simbologia

SFERA PUBBLICA

SFERA SOCIALE/INDIVIDUALE

Leggi

PROTOCOLLO

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APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

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conoscendo comunque il principio del “primus inter pares”. Un chiaro esempio è l’utilizzo nei principali fori di discussione inter-nazionale del tavolo rotondo a ri-chiamare il concetto della parità di valore dei convenuti a prescindere dall’estensione geografica del Pae-se piuttosto che dal prodotto inter-no lordo o ancora dalla capacità di estrazione ed esportazione di mate-rie prime.Gilbert Monod de Froideville e Mark Verheul riassumono brillantemente in tre punti i principali aspetti su cui, a loro avviso, il Protocollo Interna-zionale deve focalizzarsi4 su: a. l’eliminazione o riduzione al mini-mo delle discussioni relativamente a:

• posizione a sedere attorno ad un tavolo;

• ordine di esposizione delle bandiere;

• ordine nel quale le persone de-vono camminare;

• forme di saluto.b. La salvaguardia della tenuta del-le relazioni internazionali.c. Lo sviluppo e promozione di un clima piacevole che metta a pro-prio agio gli intervenuti e crei le condizioni affinché i capi delega-zione possano prendere le migliori decisioni.

4 Crf Gilbert Monod de Froidevilleand Mark Verheul, International Protocol, Amsterdam University Press (distributed in the US by the University of Chicago), Ed.2016, p.17. 5 Cfr Carta delle Nazioni Unite, art 2. 6 Trad. “Il Protocollo non gestisce eventi, il protocollo crea esperienze”.

Le bandiere esposte davanti al Palazzo delle Nazioni Unite - New York City

Due momenti del Virginia International Military Tattoo

Norfolk Nato Festival, un momento della parata delle Nazioni.Lo sfilamento del sindaco della città di Norfolk.

La natura umana ha poi fatto il suo corso. Le gerarchie nazionali han-no coniato gli usi e le consuetudini natie per regolare i rapporti tra Stati mutuandoli su scala interna e an-dando a plasmare, in maniera sem-pre più dettagliata, un codice, una

“grammatica”, atta a creare una “pre-cedenza” tra le cariche pubbliche volta a individuare l’importanza di una persona rispetto un’altra (negli ordinamenti monarchici) ovvero di un Ufficio rispetto un altro.Secondo quanto appena esposto, potrebbe sembrare voglia porre l’accento su una differenza di me-rito tra il Protocollo Internazionale e quello dei singoli Stati. È proprio così. Per quanto l’applicazione del Pro-tocollo Internazionale e delle Orga-nizzazioni Internazionali abbia un impatto certamente più ampio ed effetti decisamente più dirompenti, sono i cerimoniali nazionali a pos-sedere, de facto, basi normative rigi-de che danno vita ad una sinfonia, talvolta anche complicata e ridon-dante, di regolamenti e procedure attuative. Il Cerimonialista nell’organizzare eventi di carattere nazionale/terri-toriale deve essere padrone di tale complesso normativo e saperlo declinare nella maniera migliore a tutela del proprio evento e dell’Au-torità cui riferisce. Queste competenze empiriche, oggettive, documentate e docu-mentabili, vengono anche dette

“hard skills” e costituiscono le fon-damenta su cui costruire la pianifi-cazione e l’esecuzione di un’attività. Nella maggior parte degli eventi di carattere nazionale le “hard skills” sono sufficienti per riuscire nell’o-biettivo, altre invece, ed è il caso del Protocollo Internazionale, sono

“solo” l’imprescindibile base di par-tenza su cui vanno ad innestarsi altre competenze immateriali qua-li esperienza, opportunità, intuito, spregiudicatezza, autorevolezza: le cosiddette “soft skills”.In ambito internazionale sono le

“soft skills” ad “orientare” il Cerimo-nialista nella preparazione di un evento, e solo successivamente vengono declinate con le “hard skills”. Il perché? C’è un elemento che due Stati, non importa quanto vicini o lontani siano, non potranno mai condividere totalmente: la cultura.La storia, fatta di guerre, crisi, econo-mia, rivoluzioni, sconfitte, conquiste, insieme con la religione, l’ambiente e le tradizioni “creano” uno Stato (inteso come un unicum di terra, popolo e sovranità) e ne disegnano la cultura caricandola di significati e sfumature che difficilmente posso-no essere compresi appieno da chi non ne nasce parte. É la cultura a modellare il compor-tamento e, conseguentemente, le sensibilità, i tabù e le aspettative nelle relazioni sociali anche, e forse soprattutto, in quelle internazionali. Il Protocollo Internazionale frappo-nendosi tra due o più interlocutori culturalmente diversi opera quale garante ad litem nel rispetto del concetto di equilibrium e del prin-cipio del diritto internazionale che qualifica il carattere paritario della Comunità Internazionale5. Muovendosi in un contesto regola-to dalla prassi consuetudinaria ed esposto ad interpretazioni e sensi-bilità culturali a volte inaspettate, il Protocollo Internazionale opera in un campo in cui gli equilibri pos-sono essere decisamente flebili, i confini sfocati (c.d. “blurred lines”) e dove l’applicazione di una norma per quanto corretta potrebbe non ristorare in caso di difficoltà ma, anzi, complicare la situazione.Negli anni trascorsi negli Stati Uniti ho avuto il privilegio di poter ap-profondire la mia preparazione nel Protocollo Internazionale, iniziata in Italia e proseguita poi in Germa-nia e Regno Unito, e l’approccio che ho osservato è leggermente diverso da quello italiano.Certamente non c’è alcuna rinun-cia al rigore istituzionale (decisa-mente marcato nel Regno Unito)

ma i programmi sono maggior-mente aperti a note di colore e

“fuori programma” controllati. Quel che è certo è che c’è un’attenzione fuori dal comune al coinvolgimen-to emotivo degli intervenuti. La Protocol School of Washington, tra gli istituti di riferimento più im-portanti e famosi per la formazio-ne di Cerimonialisti negli Stati Uniti, definisce il Protocollo come “la fine arte e scienza di facilitare eventi di persone appartenenti a culture dif-ferenti ed accomunate da un comu-ne scopo, di ingaggiare problemi strategici e delicati, di creare relazio-ni e ricordi per la vita”. In tale quadro il Protocol Officer diventa il direttore d’orchestra, in grado di cogliere le diverse sensi-bilità, accordarle al pertinente qua-dro normativo temperandole ove necessario, e capace di coordina-re tutte le risorse organizzative per l’ottenimento di un’unica, perfetta, armonia. La definizione mi ha affascinato e incuriosito da subito perché attri-buisce alla materia una dimensione diversa e che fino a quel momento non ero stato in grado di cogliere. Una visione che pur non prescin-dendo dalla correttezza formale, pone l’accento sui sentimenti che i partecipanti ad un evento porteran-no con loro al termine dell’evento stesso. In effetti gli Stati sono com-posti da persone e “win their hearts” (conquistarne i cuori) è una garan-zia e tutela dell’outcome dell’even-to stesso.Il mantra che più volte mi sono sen-tito ricordare da colleghi e collabo-ratori americani è stato: “Protocol does not make events, Protocol creates experiences”6. Già, perché la differenza tra un evento e un grande evento non sta nel numero di persone che partecipano al mee-ting né tantomeno nel non ricevere lamentele per un piazzamento in tribuna autorità, non è nel budget a disposizione per assicurarsi il mi-glior hotel della città né nell’esclu-sività del luogo della conferenza. Essa si trova nelle emozioni che

l’evento è in grado di (ri)svegliare nei partecipanti, nel senso di condivisio-ne d’intenti che riesce a richiamare negli animi delle persone, nella breccia che scalfisce nei cuori.Il punto, a mio avviso, è proprio qui. Personalmente ritengo che il Cerimo-niale sia “il” garante ad litem ma sono altresì convinto che svolga un ruolo più ampio, complesso e profondo. Il Cerimonialista esperto e consapevole è colui che attraverso un metico-loso e abile “disegno” dell’evento di cui è responsabile, fatto di continui temperamenti tra hard skills, soft skills, opportunità del momento ed emo-zioni da infondere, contribuisce in maniera certamente determinante al raggiungimento dell’obiettivo ultimo dell’evento, diventandone per certi versi, come poc’anzi detto, il garante.

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NOTIZIE IN PILLOLE NOTIZIE IN PILLOLE

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Colazioni di lavoro al tempo del Covid-19

Oltre che per quanto riguarda il distanziamento, l’obbligo delle mascherine, l’abolizione delle strette di mano e così via, la nuova situazione determinata dall’epidemia

di coronavirus ha costretto a modificare anche le modalità di svolgimento delle colazioni di lavoro, come si è visto duran-te lo svolgimento dei recenti Stati Generali dell’economia. Gli organi di informazione infatti hanno riferito che in quell’oc-casione nella pausa pranzo, a metà della giornata di lavoro, il catering ha proposto agli ospiti solo mini piatti individuali. Non ci sono dubbi, le restrizioni imposte dall’epidemia di co-ronavirus continuano, e continueranno, ad impattare su tutti i vari momenti degli eventi istituzionali!

Indagine sugli effetti del lavoro a distanza

Che effetti hanno avuto i due mesi di lavoro in remoto di tutti coloro che, durante il lockdown, non hanno potu-to recarsi in azienda? Lo ha analizzato un’indagine pro-

mossa da LinkedIn, nota piattaforma professionale che solo in Italia conta circa 13 milioni di utenti. I risultati sono stati, pro-babilmente, molto diversi da quelli attesi. Infatti su un campio-ne di 2 mila lavoratori il 21 per cento ha dichiarato di faticare a “staccare la spina”, il 16 per cento di temere il licenziamento. Il 46 per cento degli intervistati ha affermato di sentirsi più an-sioso e stressato per il proprio lavoro rispetto a prima, e ben il 48 per cento ha detto di lavorare almeno un’ora in più al gior-no. Sembra poco, ma in realtà si tratta di circa 20 ore (quasi 3 giorni) in più al mese. Inoltre, il lungo periodo di lavoro a distanza ha spinto i lavora-tori ad essere disponibili online per periodi di tempo maggiori del solito, e a iniziare le giornate lavorative in anticipo per con-cluderle più tardi. Molti inoltre hanno dichiarato di aver senti-to sempre meno la separazione fra il lavoro e il tempo libero, il che ha reso loro difficile “staccare la spina”. La ricerca ha confermato infatti che il 22 per cento degli intervistati è stato disponibile online più a lungo del normale. Insomma, le riper-cussioni - non tutte positive - dello smart working cominciano a farsi sentire!

VITA ASSOCIATIVA

Mode nel mondo, originale mostra a Parma

Mode nel mondo i vestiti raccontano la vita dei popoli è l’originale e interessante mostra che, dopo i mesi di chiusura per la pandemia, ha recentemente riaperto i

battenti a Parma.L’esposizione, presso il Museo d’Arte Cinese, si protrarrà fino al 31 dicembre 2020 e propone un vero e proprio atlante dell’abbigliamento attraverso una ricca serie di abiti originali della tradizione di moltissimi paesi quali Cina, Indonesia, Su-dan, Ghana, Burkina Faso, Bangladesh, Camerun, Repubblica Democratica del Congo. Vi è anche un angolo dedicato alle popolazioni amazzoniche, dove non manca nulla del corredo decorativo del popolo Kayapò.L’abbigliamento è una vera e propria forma di comunicazione codificata e facilmente interpretabile a livello sociale; grazie ad esso, infatti, è facile intuire, in qualsiasi popolo, l’appartenenza a una tribù, uno stato sociale, un’etnia. Anche l’abbigliamento di noi tutti, in questi ultimi mesi, “parla” della situazione che abbiamo vissuto, perché al nostro con-sueto modo di vestire abbiamo dovuto obbligatoriamente ag-giungere un accessorio prima del tutto inusuale, la masche-rina!

Marco Magheri nuovo Segretario Generale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale

Il dottor Marco Magheri, Vicepresidente ANCEP, ha recente-mente assunto un nuovo prestigioso incarico, essendo sta-to nominato Segretario Generale dell’Associazione Italiana

della Comunicazione Pubblica e Istituzionale. “Auspico - ha affermato il dottor Magheri - che questo mio nuovo incarico possa favorire ulteriormente la collaborazione fra ANCEP e Comunicazione Pubblica, a tutto vantaggio della tutela delle professionalità e dei diritto dei cittadini ad avere istituzioni dia-loganti, accessibili e capaci di infondere il senso dello Stato nel contesto internazionale”. Associandoci all’auspicio del dottor Magheri, gli porgiamo le più vive congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro!

BENVENUTO ai nuovi Soci

Esprimiamo un caloroso benvenuto ai nuovi Soci:Cristina Bianco Chinto, Junior Consultant presso il Cen-tro Studi Parlamentari “NOMOS” di Roma;

Cristina Cicin, Executive Assistant presso la Banca d’Italia;Chiara Ginesti, Componente della Segreteria particolare dell’On. Presidente della IV Commissione “Difesa” della Came-ra dei Deputati;Silvia Martini, giornalista professionista e Responsabile dell’Uf-ficio Relazioni con il Pubblico, Progetti culturali, valorizzazione e gestione spazi ed eventi dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar ligure Occidentale di Genova;Federica Proni, Archivista;Sergio Quartana, Commissario del Corpo di Polizia Municipale della Città di Palermo;Roberto Palmieri, Vicepresidente della Cooperativa “Studio e Lavoro” di Parma;Maria Lucrezia Rospigliosi, libera professionista;Fernando Sanzò, Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, già Capo Ufficio O.A.I.O. (Operazioni, Addestramento, Informazio-ni ed Ordinamento) del Comando Legione Carabinieri “Um-bria”;Ingrid Scarparo, libera professionista, organizzatrice di eventi e titolare di “Muse Events” di Milano.

CONGRATULAZIONI a chi ha raggiunto l’attestazione di qualificazione professionale

Esprimiamo, inoltre, le nostre migliori congratulazioni ai Soci che, avendo completato con profitto il percorso for-mativo e di approfondimento multidisciplinare previsto,

hanno ottenuto l’Attestazione di Qualificazione Professionale di Cerimonialista che ANCEP rilascia secondo quanto previsto della Legge 14 gennaio 2013, n. 4 essendo stata inserita tra le Associazioni professionali riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico:

Giovanna Acerra, dipendente del Comune di Corbetta (MI);Marzio Cugoli, già Funzionario di Polizia Locale, attuale Presi-dente dell’Associazione Volontari di Protezione Civile “Franco Raso” di Macherio e Sovico (MB);Roberta Di Monte, Events and Visibility Team Member della Fondazione Europea per la Formazione Professionale di To-rino;Sabrina Michielli, Responsabile della Struttura Organizzativa del Sindaco di Bolzano;Andrea Mora, consulente finanziario e Vicesindaco del Comu-ne di San Giorgio di Lomellina (PV);Angela Domenica Rossella Parrinello, già Responsabile del Cerimoniale dell’ex Provincia Regionale di Trapani;Anna Vlachos, Avvocato del Foro di Torino, Docente ed esper-ta di Galateo.

Giovanni Battista Borgiani Delegato ANCEP ai Rapporti Internazionali

La Delegazione Na-zionale ANCEP ha conferito al dottor

Giovanni Battista Borgia-ni, Responsabile Forma-zione ed Eventi dell’As-sociazione, la delega ai “Rapporti Internazionali”. È la prima volta che vie-ne attribuita tale funzio-ne. “Il provvedimento, oltre ad essere un rico-

noscimento dell’eccellente lavoro svolto dal dottor Borgiani sul fronte delle sempre più numerose e proficue relazioni in-ternazionali con Associazioni omologhe alla nostra - ha detto il Presidente Gambo - vuole soprattutto testimoniare l’atten-zione verso i nostri Partner esteri in Europa e nel mondo e la nostra precisa volontà di rafforzare ancora di più questo am-bito di lavoro così importante, delicato e complesso”. Al dott. Borgiani sincere congratulazioni e tanti auguri per il nuovo incarico!

Giappone, parasole in bambù e carta giapponese dipinta, primi del Novecento

Ph Antonio Pupa

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ANCEP Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici

ANCEP si occupa dello studio e della valorizzazione del Cerimoniale e della rappresentanza istituzionale. Nata nel 2007, riunisce addetti del settore di comprovata esperienza, prove-nienti da tutti gli ambiti della Pubblica Amministrazione – Ministeri, Regioni, Province, Comu-ni, Università, Camere di Commercio e altri Enti – e si rivolge a tutto il sistema delle autonomie locali e funzionali.

Nel 2015 ANCEP è stata la prima Associazione di categoria ad essere inserita nell’elenco delle Associazioni Profes-sionali tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge n.4/2013.

Due i principali obiettivi dell’Associazione: • la salvaguardia delle corrette forme di rappresentanza istituzionale attraverso l’ applicazione di quanto previsto

dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 aprirle 2006 e successive integrazioni• la valorizzazione delle professionalità che operano in questo settore, affermando la funzione dei Cerimonialisti

ed il loro ruolo, quali interpreti della disciplina che governa l’attività di relazione fra le cariche pubbliche.

ggiCerim nialeOQuadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP

Indirizzo: Via del Timavo, 6/b 40131 BolognaE-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Tel.: +39 338 3720930Sito web: www.cerimoniale.net

Bernardo Tolomei e la peste a Siena. Giuseppe Maria Crespi, 1735 circa.

J. Paul Getty Museum, Google Art Project

“[La peste] aveva ricoperto ogni cosa: non vi erano più destini individuali,

ma una storia collettiva e dei sentimenti condivisi da tutti.”Arthur Schopenhauer