Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno...

19
Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 6 Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggi Cerim niale O IN PRIMO PIANO QUANDO LA BATTAGLIA SARÀ VINTA… di Giuseppe Damiano Iannizzotto EDITORIALE IL CERIMONIALE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS di Leonardo Gambo CERIMONIALE NEL MONDO IL PROTOCOLLO IN BELGIO di Yassin Chourouhou ATTUALITÀ IL GALATEO VA ALL’UNIVERSITÀ di Samuele Briatore

Transcript of Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno...

Page 1: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638

6Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggiCerim nialeO

IN PRIMO PIANO

QUANDO LA BATTAGLIA SARÀ VINTA…

di Giuseppe Damiano Iannizzotto

EDITORIALE

IL CERIMONIALE AL TEMPO DEL CORONAVIRUS di Leonardo Gambo

CERIMONIALE NEL MONDO

IL PROTOCOLLO IN BELGIO di Yassin Chourouhou

ATTUALITÀ

IL GALATEO VA ALL’UNIVERSITÀ

di Samuele Briatore

Page 2: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

EDITORIALE

Cerimoniale OGGI | 3

Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479 del 21 febbraio 2018

ISCRIZIONE AL R.O.C. n. 32711 del 13.03.2019Tiratura 250 copieDistribuzione gratuita

RedazioneVia del Timavo 6/b - 40131 BolognaTel. 3383720930 [email protected]

Direttore responsabileErnestina Alboresi

Vice DirettoreGiuseppe Damiano Iannizzotto

Coordinatore di redazioneMario Proli

RedazioneGiovanni Battista BorgianiGiovanni D’AlbertiAnna FossonLeonardo GamboMaria Grazia GrioniMarco MagheriRoberto Slaviero

Progetto graficoPrimalinea – Pordenone

StampaTipolitografia Valbonesi S.n.c. di Assirelli Gianluca, Marco & C.Via Rio Becca, 2/b47121 Forlì – ITALIA

Tutti i diritti riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione dell’editore.

EDITORIALE Il cerimoniale al tempo del coronavirus 3

IN PRIMO PIANOQuando la battaglia sarà vinta… 4

CERIMONIALE NEL MONDODiplomazia parlamentare, strumento di pace 6

CERIMONIALE NEL MONDOA scuola di cittadinanza attiva 10

CERIMONIALE NEL MONDOIl protocollo in Belgio 13

APPROFONDIMENTIIl “Galateo” per le campagne elettorali 17

APPROFONDIMENTILa forma e il culto: il cerimoniale religioso 20

APPROFONDIMENTIBandiere al vento: come si espone il tricolore 24223 anni di tricolore, le celebrazioni a Reggio Emilia 25

ATTUALITÀIl Galateo va all’Università 26

ATTUALITÀNuova sede ANCEP ad Acireale 27

ATTUALITÀSapersi comportare semplifica la vita 28

ETICHETTA IN BIBLIOTECA 30

NOTIZIE IN PILLOLE 32

ggiCerim nialeOQuadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP

INDICE Il cerimoniale al tempo del coronavirus di Leonardo Gambo

La diffusione del coronavirus ne-gli ultimi mesi ha monopolizza-to l’attenzione degli italiani e del

mondo intero. Un’epidemia inattesa, un problema che sembrava lonta-nissimo quando, a gennaio, guarda-vamo sui nostri televisori scorrere le immagini delle città cinesi deserte con il sentimento di distaccata par-tecipazione con cui si osservano le disgrazie che non ci riguardano. Poi il virus è arrivato anche in Ita-lia. Questa rivista non può ignorare l’argomento, sia per il suo interesse come fatto di cronaca che per le ripercussioni sull’attività di ANCEP, costretta ad annullare l’assemblea annuale a pochi giorni dalla data di svolgimento, nonché i vari appunta-menti in programma in questi primi mesi dell’anno.Inoltre, l’epidemia sta provocando effetti concreti, diretti ed evidenti anche su alcune delle più diffuse forme di comportamento, tanto nel cerimoniale quanto nel galateo: usanze e modi di fare acquisiti e consolidati da lunghissimo tempo

sono cambiati in un batter d’occhio, non solo in Italia, ma in gran parte del mondo. Il primo rifiuto della stretta di mano in un evento pubblico si è visto a Berlino, nel momento in cui la Can-celliera tedesca Angela Merkel ha teso la destra al Ministro dell’interno Horst Loren Seehofer, che si è sot-tratto: fino al giorno prima il gesto del Ministro avrebbe rappresentato una grande scortesia, ma in quel momento si è rivelato un attualis-simo esempio di comportamento corretto da seguire.Il coronavirus ha scalfitto in un atti-mo anche le consuetudini di uno dei protocolli più tradizionali, quello britannico: la Regina Elisabetta, in occasione della consegna di nuove onorificenze, ha usato per la prima volta i guanti bianchi, cosa non pre-vista per le cerimonie in ambienti chiusi. Evidentemente la Sovrana, consapevole di essere un esempio, ha ignorato le regole per dimostra-re al Paese di rispettare quanto pre-scritto dalle misure di sicurezza.

Negli Emirati Arabi Uniti i Governi hanno consigliato ai cittadini di smetterla di salutarsi con il tradizio-nale “naso contro naso” e di limitarsi a gesticolare.E in Italia? Anche da noi le cose sono cambiate. “Distanza di sicu-rezza” per tutti, vietati baci, abbracci e strette di mano, sia fra privati che nell’ambiente politico e istituzionale, dove fino a ieri erano tanto diffusi, a volte anche un po’ troppo. E non si tratta di semplici suggerimenti, ben-sì di comportamenti espressamente vietati da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.Il coronavirus ha costretto tutti ad adeguarsi e ad adattare le regole del vivere istituzionale e sociale alla nuova situazione, a testimonianza di come i tempi e le circostanze in-fluenzino e anzi determinino i com-portamenti. Conforta la consapevolezza di sa-pere che, di là delle regole, ufficia-lità istituzionale e buone maniere possono continuare a esprimersi in altri modi: se non ci si può stringere la mano, basterà un sorriso, se non ci si può abbracciare, si potrà comu-nicare con le parole, o con lo sguar-do, il piacere dell’incontro: le buone maniere, al tempo del coronavirus, non consistono tanto nel rispetto di galateo e protocollo, ma nel non mettere in pericolo gli altri: perciò, non tocchiamoci ma… diamoci una mano.Nella certezza che quanto prima questo difficile momento sarà supe-rato, ANCEP sta già programman-do le prossime iniziative nelle quali, come sempre, aspetta di incontrare con piacere voi tutti.

Come richiedere Cerimoniale OggiSi può richiedere l’invio della rivista Cerimoniale Oggi scrivendo all’indirizzo e-mail [email protected]

Garanzia di riservatezza Si garantisce la massima riservatezza sui dati forniti dai lettori di Cerimoniale Oggi, e la possibilità di richiederne gratuitamente la modifica o la cancellazione scrivendo all’indirizzo e-mail [email protected]

Fotografie e disegniFotografie e disegni sono in genere firmati o di uso libero. Eventuali involontarie omissioni saranno sanate.

In copertina.

L’Hôtel de la Ville, sede municipale, nella Grand Place di Bruxelles.

Page 3: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

4 | Cerimoniale OGGI

IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO

Cerimoniale OGGI | 5

17 marzo 2020, 159° anni-versario dell’Unità d’Italia. Mentre scriviamo, non è

possibile prevedere come evolverà la già gravissima situazione legata alla diffusione del coronavirus che, dallo scorso mese di febbraio, sta segnando un punto di non ritorno e di svolta epocale a livello globale. Dalla fine del secondo conflitto mondiale a oggi, il nostro Paese si

plessa come la nostra uno stravol-gimento pari a quello che stiamo vivendo in queste settimane. Adesso, invece, è tutto molto di-verso. Questa volta, infatti, sono in molti a sostenerlo, quasi senza che ce ne accorgessimo, ci siamo ritro-vati a dover combattere una vera e propria guerra, fatta di battaglie, di corse contro il tempo, d’incalcola-bili danni economici, di città rese

è trovato molte volte ad affrontare emergenze nazionali che hanno segnato profondamente l’opinione pubblica e la società civile, fosse-ro esse dovute a catastrofi naturali, tensioni sociali o atti terroristici e criminali rispetto ai quali gli italiani hanno sempre reagito con empati-ca e profonda partecipazione emo-zionale. Mai prima d’ora, però, era stato chiesto a una società com-

Anna Fedorova_it / Shutterstock.com

Quando la battaglia sarà vinta… … sarebbe opportuno istituire una ricorrenza nazionale che celebri chi ha combattuto l’epidemia, chi l’ha vinta e chi ne è stato sconfitto

di Giuseppe Damiano Iannizzotto

deserte e, soprattutto di tanti, trop-pi morti. Il “tempo del coronavirus” non è una vicenda di cui sentire di-strattamente parlare in televisione o di cui leggere di corsa qualche notizia, più o meno fake, sui nostri canali social. No. COVID-19 ha de-strutturato completamente le no-stre vite strappando a troppi il diritto di esistere e rendendo ancor più precario il futuro di tutti. Un nemico invisibile e terribilmente potente ci ha dichiarato una guerra infame che stiamo combattendo senza bombe ma in prima linea a livello sanitario e sul fronte interno con magnifici esempi di abnegazione che andranno premiati. È una vera e propria guerra totale e di popolo che sta riguardando tutti, nessuno escluso, anche se ai più è stato chiesto di contribuire solo “trincerandosi” a casa e rinun-ciando a quella vita forse davvero troppo frenetica che ci aveva fat-to perdere di vista alcuni valori e tante verità importanti, per scon-giurare il diffondersi dell’infezione e non sovraccaricare gli ospedali già al collasso. Ed è proprio nel corso di queste lunghe giornate scandite da nuovi rituali come il bollettino diramato ogni sera dalla Protezione Civile con i numeri ag-giornati dei nuovi contagiati e di

chi non ce l’ha fatta, che ci stiamo riscoprendo Nazione e che, nono-stante il tentativo iniziale di porre in campo nuovi e stravaganti sim-boli per esorcizzare la paura, tra un flash mob e l’altro, forse talora inopportuni visto il crescente nu-mero di decessi, abbiamo spon-taneamente sentito il bisogno di riaggrapparci al Tricolore e all’Inno nazionale, gli unici in grado di far-ci sentire davvero uniti e protetti e di farci assaporare l’orgoglio di essere quello che siamo. E, men-tre anche vari palazzi istituzionali e altri luoghi simbolici pure all’e-stero s’illuminano di verde, bianco e rosso in segno di solidarietà, il mondo si prepara a dare battaglia al nostro stesso nemico guardan-do all’Italia, che, per prima in Occi-dente è stata fatalmente chiamata ad affrontare la lotta, come un vero e proprio modello per aver saputo efficacemente rispondere ad un attacco senza precedenti rispet-tando e continuando a garantire le libertà individuali e la legalità co-stituzionale. Ecco perché, quando vinceremo questa guerra, mentre dovremo trovare il più velocemen-te possibile il modo di far ripartire il Paese, dovremmo anche pensare a come raccontare ai posteri que-sta prova durissima.

Da Cerimonialista, ritengo che il modo più efficace per perpetuare la memoria dei momenti catartici della storia patria sia la ritualità pub-blica e, proprio per questa ragione, auspico che, cessata l’emergenza e debellato il virus, si tenga una solenne cerimonia nazionale che onori quanti sono Caduti pur aven-do strenuamente lottato, abbracci quanti sono guariti, renda merito a quanti con il loro straordinario lavo-ro hanno assicurato le cure neces-sarie, l’ordine pubblico e i servizi essenziali e riconosca i sacrifici af-frontati dal Paese nella sua totalità e da ciascun italiano nella propria individualità. Anzi, penso sarebbe doveroso assumerci l’impegno di ricordare annualmente questo terribile momento attraverso l’isti-tuzione di una specifica ricorrenza commemorativa come accade, ap-punto, ogni 2 giugno, 4 novembre e 25 aprile. Anche questa, in fondo, sarà un’altra guerra di Liberazione che bisognerà combattere con tut-te le forze a disposizione per affer-mare con forza il nostro sacrosanto diritto di vivere e di esistere contro un “occupante” che tenta di ucci-derci soffocandoci senza pietà.

Page 4: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

6 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO CERIMONIALE NEL MONDO

Cerimoniale OGGI | 7

Ambasciatore Piazzi, il Suo Curriculum risulta tanto im-portante quanto curioso, ce

lo vuole commentare, sofferman-dosi, infine, sull’approdo in ambito ONU?

La strada è stata lunga e impegna-tiva, ma costellata da enormi grati-ficazioni. Ho frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli per poi proseguire gli studi in politica internazionale. Sono approdato a Vienna all’inizio degli anni Ottanta per un primo tirocinio alle Nazioni Unite. Ho poi lavorato come Poli-tical Officer presso il Dipartimen-to di Stato americano. È stato un periodo di profonda formazione personale, che mi ha aiutato nel trasferimento verso le Nazioni Unite, ufficializzato nel 1985, per coordinare le operazioni umanita-rie dell’ONU in Eritrea e Tigrai, fino

al 1988. A quell’epoca, l’Etiopia stava affrontando enormi difficol-tà politiche, economiche, sociali e ambientali. Grazie a questa im-portante esperienza professionale ho potuto affinare le doti diplo-matiche, che si sono rivelate utili nel mio lavoro, affinché il dialogo fosse fruttuoso e si perseguisse la pace a tutti i costi. Dopo questa prima importantissima missione ho avuto la possibilità di coordi-nare e dirigere tanti altri program-mi ed operazioni umanitarie delle Nazioni Unite in territori di crisi: ho ricoperto il ruolo di Delegato delle Nazioni Unite in Romania dall’89 al ‘90, ossia dalla caduta del re-gime di Ceausescu al periodo di transizione; sono stato Consiglie-re dell’ex Presidente finlandese e premio Nobel per la Pace Martti Ahtisaari, gestendo una missione politica delle Nazioni Unite duran-te la 1a Guerra del Golfo; sono sta-to nominato Consigliere Politico del Rappresentante Speciale in Iraq durante il regime di Saddam Hussein. Tuttavia, la missione che mi ha marcato di più è quella in Ruanda, durante il genocidio del ‘94, quan-do ho diretto le operazioni dell’O-NU a Goma. Dopo queste intense missioni, bagaglio d’esperienze fondamentali per l’azione diplo-matica, ho rappresentato l’ONU in

importanti piattaforme di coopera-zione con il Consiglio d’Europa, la Commissione Europea, la NATO e la Lega Araba. Una carriera impe-gnativa ma ricca di soddisfazioni professionali.

Lei è Alto Funzionario delle Na-zioni Unite ma ricopre l’Incarico di Segretario Generale dell’APM: vuole spiegarci il nesso fra le due Posizioni?

L’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo (APM) è un’organiz-zazione internazionale il cui man-dato è strettamente legato alla Carta delle Nazioni Unite. Quando il Segretariato dell’APM divenne operativo nel 2008, ero il Delega-to delle Nazioni Unite a Bruxelles e Strasburgo presso le Istituzioni Europee e il Parlamento del Con-siglio d’Europa. Avendo accumu-lato un’esperienza unica nelle attività parlamentari e la gestione delle crisi, l’Assemblea chiese all’ONU di distaccarmi per diriger-ne il Segretariato e assicurare una collaborazione efficace fra le due organizzazioni.

Veniamo all’Assemblea Parlamen-tare del Mediterraneo: quali Nazio-ni ne fanno parte?

A oggi l’Assemblea conta 34 Paesi

fra Membri fondatori e Stati asso-ciati, che ricoprono l’area mediter-ranea diretta, tutti i Paesi di cultura mediterranea ed anche i Paesi che hanno forti e stretti legami con il Mediterraneo, come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, la Federazio-ne Russa e gli Stati Uniti. Al tavolo dell’Assemblea Parlamentare par-tecipano in maniera democratica e paritaria tutti gli Stati membri: ogni delegazione parlamentare è composta da cinque delegati, ognuno con pari diritto e numero di voti. Inoltre, per permettere una più completa rappresentanza a livello regionale e internaziona-le, la Presidenza si alterna. Infatti ogni due anni, in Sessione Ple-naria, i parlamentari eleggono un presidente scelto fra i rispettivi Gruppi Geopolitici del Nord o del Sud. La Presidenza collabora a stretto contatto con il Segretariato. L’Assemblea inoltre beneficia dei lavori di tre Commissioni Perma-nenti, alla cui guida si cerca sem-pre di associare parlamentari di diverse nazionalità e con bagagli

professionali e culturali differenti. La Prima Commissione si occupa della Cooperazione Politica e per la Sicurezza, la Seconda è dedica-ta alla Cooperazione Economica, Sociale e Ambientale, mentre la Terza s’interessa al Dialogo tra le Civiltà e ai Diritti Umani. Come può notare, v’è molta specializzazione: tutto è curato nei minimi dettagli. In base alle necessità contingenti si può decidere di costituire Com-missioni ad hoc, che si occupino di questioni particolari: ad esem-pio nell’ultimo anno è stata istituita la Commissione Speciale Antiter-rorismo, la cui prima conferenza si è svolta a Roma il 29 Novembre 2019.

Quali finalità si prefigge l’Assem-blea?

Tra gli obiettivi fondamentali dell’Assemblea Parlamentare ri-entrano la cooperazione politica, economica e sociale degli Stati membri e di tutti gli associati. La cooperazione regionale si fonda

Il logo dell’Assemblea Parlamentare

del Mediterraneo.

Di Mariapsaila16 - Opera propria, CC BY-SA 3.0.

L’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo

ricopre il ruolo di osservatore presso

l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Alexandros Michailidis / Shutterstock.com

Diplomazia parlamentare, strumento di pace A colloquio con l’Ambasciatore Sergio Piazzi, Segretario Generale dell’Assemblea Parlamentare dei Paesi del Mediterraneo

Intervista di Roberto Slaviero

Page 5: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

8 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO CERIMONIALE NEL MONDO

Cerimoniale OGGI | 9

sul riconoscersi, appunto, co-re-gionali e quindi provocati dalle medesime sfide e questioni che necessitano un’azione comune e condivisa per garantire stabili-tà, prosperità e pace duratura. Il metodo più utile, democratico e rappresentativo è stato quello di coinvolgere in questa esperienza i Parlamenti nazionali, espressio-ne dei popoli del Mediterraneo: attraverso un’azione di soft diplo-macy, la diplomazia parlamentare, si tenta di analizzare e rispondere ai problemi comuni con mozioni legislative che mirino all’armo-nizzazione dei diversi framework legislativi. Grazie a questo atten-to lavoro diplomatico, spesso riusciamo a superare le pesanti differenze in seno all’esecutivo e le divisioni connesse, perché tutti i Parlamenti sono accumunati dal riconoscimento incondizionato dei principi dello Stato di Diritto, alla base dell’azione legislativa. In questo modo, anche Parlamenti di Stati in forte contrasto fra loro rie-scono a dialogare. Alla luce di questi grandi obiettivi,

ci si prefigge di raggiungere tanti propositi interconnessi che mira-no al raggiungimento delle finali-tà sopradescritte. Due esempi al riguardo: negli ultimi anni, dopo lo smantellamento dello Stato Islamico, si è posta la questione di come affrontare il ritorno dei foreign terrorist fighters (Ftf), che di fatto ha indebolito la coopera-zione regionale a causa delle di-verse posizioni assunte dagli Stati. Grazie all’intenso lavoro diploma-tico e parlamentare dell’APM si è formulata l’idea di una possibile Missione d’Inchiesta per i Ftf. Essa costituisce un meccanismo indi-pendente sotto mandato del Con-siglio di Sicurezza ONU e prevede la costituzione di una squadra di esperti composta da avvocati, ma-gistrati, giudici, procuratori, spe-cialisti in registri civili, criminologi ed INTERPOL. Tale missione do-vrebbe permettere di confermare la nazionalità dei Ftf e il loro conse-guente rimpatrio, per sottoporli a processo nello Stato di provenien-za, limitando il rischio di rimpatri erronei o di fughe. Ciò s’inserisce

pienamente nell’impegno instan-cabile dell’Assemblea su un tema così importante e cruciale come il terrorismo nel Mediterraneo, che contribuisce all’instabilità politica della regione. Altro tema evidenziato come fon-damentale dall’Assemblea è il supporto alle piccole e medie im-prese (PMI), che costituiscono la linfa vitale dell’economia mediter-ranea. Per questo motivo a Milano si è svolto l’incontro su un possibi-le Mercato dei Capitali Alternativo, nel quale diversi e importanti part-ner regionali e internazionali (tra i quali la Banca Mondiale e l’OCSE), oltre che i delegati parlamentari, hanno discusso e riflettuto sulle possibili soluzioni allo stagnamen-to economico del Mediterraneo e alla marginalizzazione delle PMI. Si è deciso di lanciare un’iniziati-va, denominata Start Up Market Project, una piattaforma digitale per mettere in contatto investitori ed imprese in maniera facile ed in-novativa.

Mi sembra di capire che, allo stes-so tavolo, siedano Stati i cui rap-porti non siano considerati, comu-nemente, diciamo così, idilliaci…

Fra gli Stati membri figurano mol-ti Paesi che, da epoche differenti, soffrono di profondi conflitti, an-che interni, che nel corso degli anni si sono cicatrizzati. Alcuni di essi non intrattengono relazioni diplomatiche, pensiamo a Israe-le e Palestina, Siria e Turchia, altri continuano ad essere appesantiti da conflittualità più silenti e na-scoste, come la crisi costituziona-le della Bosnia ed Erzegovina, la cui vita politica è ancora regolata da un Trattato di Pace. Vi sono poi altri Paesi che vivono lacera-zioni interne altrettanto dolorose, come la Libia. Di alcuni conflitti si parla di più anche a livello media-tico, altri sono latenti, ma sempre pronti a implodere, se non seguiti e monitorati da una diplomazia di pace e sicurezza. Come già ac-cennato, la forza dell’Assemblea Parlamentare sta proprio nel suo

essere “parlamentare”, ovvero nel riunire i rappresentanti del popolo sotto il comune riconoscimento dello Stato di Diritto, per cui tutte le rimostranze e i rancori vengo-no sublimati nella cooperazione e collaborazione per la risoluzione pacifica dei diversi problemi del-la nostra regione, molti dei quali sono anche di natura strutturale. Ciononostante, tutti siedono allo stesso tavolo, con i medesimi dirit-ti, doveri e riconoscimenti e con la profonda consapevolezza che la diplomazia parlamentare può rap-presentare la strada per una risolu-zione politica pacifica e duratura dei conflitti. È straordinario, ad esempio, nota-re la profonda collaborazione fra Israele e Palestina, anche riguardo problematiche politiche quotidia-ne, come ad esempio la gestione dell’acqua o la lotta alla criminalità. Sin dalla sua fondazione, l’APM ha sempre appoggiato la soluzione dei due Stati e fin ora questa risolu-zione ONU non è mai direttamente stata ostacolata dal punto di vista della diplomazia parlamentare. È vero che molti passi devono an-cora farsi. Ma l’ottenimento dello status di Osservatore presso l’As-semblea Generale delle Nazioni Unite, come Stato non membro da parte della Palestina nel 2012, è stato un grande risultato, ottenu-to con tanta fatica. Inoltre, grazie ad una borsa di studio, si darà la possibilità ad alcuni ragazzi, tra i quali palestinesi ed israeliani, di svolgere insieme un tirocinio di lavoro presso la sede Regionale dell’APM a Napoli: anche questo è un piccolo seme, piantato nel cuo-re dei giovani, perché crediamo fermamente che un processo di pace debba partire dalla formazio-ne e dalla professionalizzazione delle giovani generazioni.

Vuole meglio specificare cosa in-tende per diplomazia parlamen-tare e perché lo reputa strumento vincente?

È uno strumento di politica estera che, attraverso colloqui, conferen-

ze, assemblee e sessioni plenarie tra i vari delegati parlamentari mira, oltre all’armonizzazione delle di-verse cornici legislative riguardo questioni particolari, anche all’ap-piattimento delle divergenze parti-tiche, in vista di un fine politico più nobile, come la pace e la prosperi-tà condivisa. In questi anni abbia-mo potuto sperimentare la portata vincente di questo modo di agire, anche in casi molto peculiari.

Credo che potremmo rimanere se-duti ore ad ascoltarne ma c’è qual-che particolare aneddoto che ci può e vuole raccontare?

In trent’anni di carriera, gli aneddo-ti sono tanti. Uno che ricordo con simpatia si riferisce a un incontro su una pista desertica dell’Eritrea quando, passando con un convo-glio dell’ONU, abbiamo scorto una macchina ferma ai margini della strada. Ci siamo accostati per con-trollare se gli occupanti avessero bisogno di aiuto, ed enorme fu la mia sorpresa nello scoprire che la persona seduta per terra nell’om-bra dell’auto era un vecchio signo-re napoletano, in Etiopia dal 1936 e meccanico del Duca d’Aosta, e che quando mi ha sentito parlare pensava fossi stato direttamente inviato da San Gennaro!

Venendo specificatamente al Ce-rimoniale, di cui noi ci occupiamo, qual è il protocollo normalmente in uso?

Per quanto riguarda il protocollo, l’Assemblea parlamentare adotta quello delle Nazioni Unite, di cui io faccio parte. In casi particolari, ci si adatta al protocollo del Parla-mento o della Nazione che ospita le nostre attività.

La ringraziamo per il tempo dedi-catoci!

Una funzione importante dell’Assemblea

Parlamentare del Mediterraneo è favorire

il dialogo tra Paesi membri, come Israele

e Palestina, che sono in conflitto

o non intrattengono relazioni diplomatiche.

Rostislav Glinsky / Shutterstock.com

Page 6: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

10 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO CERIMONIALE NEL MONDO

Cerimoniale OGGI | 11

IDA (Italian Diplomatic Aca-demy) è la denominazione dell’Accademia Italiana per la

formazione e gli alti studi interna-zionali.

“Istituto indipendente e senza sco-po di lucro - si legge nella descri-zione sul sito di IDA - avente lo sco-po di offrire ricerca, analisi e alta formazione di eccellenza nel cam-po delle relazioni internazionali”.

“L’Istituto - prosegue la presenta-zione - opera al servizio dell’azione di Governo e delle Istituzioni della Repubblica Italiana, fungendo an-che come Polo d’interesse pubbli-co per la diffusione d’informazioni inerenti la politica, la rule of law e l’economia internazionale”.

Quali sono le principali caratteristi-che dell’Accademia e gli obiettivi della sua attività? In cosa si sostan-zia il suo rapporto con le istituzioni italiane? Lo chiediamo al Direttore del Comitato Scientifico dott. Re-nato Caputo, che ha maturato una ricca esperienza nel settore dei rapporti internazionali, avendo la-vorato come funzionario dello Stato con accreditamento diplomatico in Uzbekistan, dopo aver fatto parte dell’Ufficio di Gabinetto del Ministro della Difesa e operato professional-mente in Albania, Eritrea, Kosovo e Iraq.

L’Italian Diplomatic Academy ha come principale obiettivo quello

A scuola di cittadinanza attiva L’attività dell’Accademia Italiana per la Formazione e gli alti studi internazionali di Verona - A colloquio con il Direttore del Comitato Scientifico Renato Caputo

Intervista di Ernestina Alboresi

d’instillare nei giovani quel senso di cittadinanza attiva necessario a contribuire alla realizzazione di un Mondo più equo e sostenibile. Nel corso degli anni l’Accademia ha svi-luppato un proprio modello formati-vo. La nostra metodologia didattica, in particolare, coniuga l’insegna-mento formale ex cathedra con le tecniche di apprendimento non formale, caratterizzate dal learning by doing, il cooperative learning e role playing. In quest’ottica, le attività di simula-zione sono state riconosciute come il sistema di apprendimento più ef-ficace, poiché permettono allo stu-dente di acquisire conoscenze e al contempo sviluppare competenze pratiche e trasversali mediante uno studio pragmatico della disciplina interessata.Per noi la vicinanza delle Istituzioni è indubbiamente motivo di orgo-glio. Sono stati molteplici i ricono-scimenti ricevuti da IDA da parte delle più prestigiose Istituzioni na-zionali per l’attività svolta. L’Acca-demia ha ricevuto una “Medaglia di Grande Formato” da parte della Presidenza della Repubblica ed una “Medaglia di Riconoscimento” da parte della Presidenza della Ca-mera dei Deputati. Più recentemen-

te, l’Ambasciatore Pietro Benassi, Consigliere Diplomatico del Presi-dente del Consiglio dei Ministri, ha espresso “forte apprezzamento per l’attività condotta dall’Accademia e in particolare per la preziosa attivi-tà di formazione svolta a beneficio delle giovani generazioni di studen-ti delle relazioni internazionali.

Perché è importante avvicinare e formare i giovani nel settore delle relazioni internazionali?

Lo scenario politico mondiale è in rapido e profondo mutamento, i vecchi equilibri si sono ormai del tutto disgregati, così come la vecchia concezione di conflitto o di alleanza. Occorre diffondere tra i giovani la consapevolezza circa l’importanza della politica este-ra e delle relazioni internazionali. L’emergere di nuovi attori nelle relazioni internazionali quali le or-ganizzazioni non governative, l’u-so di nuove tecnologie, l’affiorare di tematiche considerate margi-nali in passato, producono cam-biamenti nel modo di fare diplo-mazia. Ecco perché è importante fornire ai giovani gli strumenti per essere protagonisti del proprio futuro.

L’Italian Diplomatic Academy è for-malmente associata al Dipartimen-to di Comunicazione Globale delle Nazioni Unite, per il quale svolge funzioni di promozione e sensibi-lizzazione sulle attività e programmi ONU rivolti al mondo accademico e alla società civile. In cosa consiste l’attività in questo settore?

Mi piace ricordare che l’Italian Di-plomatic Academy è anche mem-bro ufficiale dello United Nations Academic Impact (UNAI) di New York, iniziativa globale promossa dall’ONU e rivolta agli istituti di alta formazione, che incoraggia il soste-gno attivo di dieci principi universali negli ambiti dei diritti umani, dell’al-fabetizzazione, della sostenibilità e della risoluzione dei conflitti. L’Ac-cademia, aderendo convintamente a questi principi, s’impegna quoti-dianamente a promuovere l’istru-zione come motore per affrontare le attuali problematiche globali. Tra le simulazioni promosse dall’Ac-cademia, rientra il programma

“Studenti Ambasciatori alle Nazio-ni Unite”che prevede un corso di formazione della durata di tre mesi frequentato in Italia, seguito da una simulazione svolta a New York, dove i nostri studenti hanno modo

Dott. Renato Caputo Direttore del Comitato

Scientifico dell’Italian Diplomatic Academy.

Pagina a fianco.

Italian Diplomatic Academy.

Evento di New York, 19 febbraio 2020.

Page 7: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

12 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO CERIMONIALE NEL MONDO

Cerimoniale OGGI | 13

di confrontarsi con i loro colleghi provenienti da oltre 130 Paesi. Il programma ha, dunque, lo scopo di avvicinare i giovani studenti alla realtà internazionale nel complesso delle sue sfaccettature, ponendo la mobilità didattica come elemen-to fondamentale per la crescita e l’incremento di tutte quelle com-petenze pratiche utili nel mondo lavorativo, oggi meglio note come soft-skills.

Nei percorsi formativi che propone-te agli studenti di scuola secondaria, svolgono un ruolo di primo piano anche le relazioni con gli Organi centrali dell’Unione Europea e con il Parlamento italiano, verso i quali sono indirizzati specifici percorsi di approfondimento. Come si svolgo-no, e con quali obiettivi?

Il programma #WEareEUROPE si rivolge a chi desideri avvicinarsi all’Unione Europea in maniera in-formata e consapevole, maturando competenze in merito alle sue isti-tuzioni, il loro ruolo e meccanismo di funzionamento, nonché i proces-si decisionali, mentre LexPopuli è il nostro programma che introduce gli studenti ai fondamenti di Diritto Pubblico e del Diritto Costituziona-le e alle tematiche di buona gover-nance e che culmina con una simu-lazione del Parlamento Italiano.

Le attività di IDA, come specificato in premessa, oltre che verso la for-mazione sono orientate anche ad altri molteplici settori quali la ricerca scientifica e l’incentivazione e svi-luppo di nuove relazioni in ambito internazionale. Un recente impor-tante risultato in questa direzione è stata la sottoscrizione di un memo-randum d’intesa siglato a Milano lo scorso novembre con l’Istituto di Relazioni Internazionali della Re-pubblica del Turkmenistan. Cosa prevede questo importante accor-do, e quali i risultati attesi?

Il Memorandum of Understanding che abbiamo sottoscritto con il Ministero degli Esteri della Repub-blica del Turkmenistan prevede la cooperazione in diversi ambiti. Si va dallo scambio di inviti per corsi, se-minari e altre attività accademiche organizzate dagli enti firmatari, allo scambio di pubblicazioni ed espe-rienze nel campo della formazione linguistica. Il MoU comporterà an-che lo scambio di conoscenze ed esperienze relative all’organizzazio-ne dei processi formativi.Tra le autorità presenti della Repub-blica del Turkmenistan, con cui ho potuto personalmente confron-tarmi sui temi della cooperazione, Bahargul ABDYYEVA, Vice Premier, Rashid MEREDOV, Ministro degli Affari Esteri, e Mammetmyrat GEL-DINYYAZOV - Ministro dell’Educa-

zione. Il Governo italiano era rap-presentato dal Sottosegreterio per gli Affari Esteri, Manlio DI STEFANO.

Dott. Caputo, nelle relazioni interna-zionali, che rappresentano il focus della vostra attività, il cerimoniale ha sempre rivestito un ruolo di assolu-to rilievo. È tuttora così? E, secondo la sua esperienza, come si relazio-nano i giovani con questa discipli-na?

Il Cerimoniale è uno strumento del-la politica estera e, come tale, la sua efficacia è legata alla capacità di adattamento a una realtà interna-zionale in evoluzione.Per quella che è stata la mia espe-rienza, ritengo che il Cerimoniale debba trovare concreta applicazio-ne, oltre che nell’organizzazione di visite e incontri internazionali, an-che in molteplici aspetti dell’attuale società civile.Nell’ambito delle nostre attività for-mative ho più volte avuto modo di constatare come i nostri studenti mostrino grande consapevolezza rispetto alla centralità del Cerimo-niale nell’ambito delle relazioni in-ternazionali.

Il protocollo in BelgioPaese che vai, usanze che trovi: il caso di uno Stato dove le procedure protocollari devono tener conto di sei Parlamenti e di altrettanti Governi

di Yassin Chourouhou, Capo del Cerimoniale del Ministero degli Affari Interni del Regno del Belgio

“I l Belgio è un paese complica-to ... ma pacifico”. A prima vista, il suo panorama istituzionale

può sembrare incomprensibile ai non iniziati. Tuttavia, la struttura statale del Belgio consente una convivenza pacifica tra le diverse comunità. In effetti in molti altri Paesi la coesistenza tra comuni-tà differenti può portare a lotte di potere che conducono a conflitti armati. Il panorama istituzionale belga consente quindi una pacifi-cazione delle relazioni tra le comu-nità, senza evitare le tensioni poli-tiche che caratterizzano qualsiasi democrazia.

In origine il Belgio era uno Stato centralizzato che si è evoluto nella seconda metà del XX secolo tra-sformandosi in uno Stato federale. È impossibile comprendere il pro-tocollo belga senza conoscere la struttura statale belga. Il protocol-lo è estremamente sensibile dal punto di vista politico, pertanto è utile fornire una rapida panorami-ca del sistema istituzionale belga.

La mappa politica del Belgio, con le tre

Regioni che lo costituiscono: a nord, in verde,

la Regione vallone (Vallonia), in giallo la

Regione di Bruxelles-Capitale, in arancio la

Regione fiamminga (Fiandre).

Page 8: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

14 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO CERIMONIALE NEL MONDO

Cerimoniale OGGI | 15

Enti federatiIl Belgio è composto da enti fede-rati, vale a dire tre Regioni e tre Co-munità. Tra le Regioni troviamo al centro la Regione di Bruxelles-Ca-pitale, a nord la Regione fiammin-ga e a sud la Regione vallone. Le Comunità sono quella francese, quella fiamminga e quella di lin-gua tedesca. La Regione fiam-minga e la Comunità fiamminga si sono fuse in un’unica entità, la Co-munità fiamminga. Ogni Regione e ogni Comunità ha un Governo e un Parlamento. La peculiarità di questo sistema è che le Comunità, le Regioni e il Governo federale hanno lo stesso grado di potere nelle proprie aree di competenza. Ciò significa che non esiste una gerarchia tra di essi. Una legge (federale) ha lo stesso potere di un decreto o ordinanza (regiona-le e/o della comunità). Si dice che tutti questi regimi siano “equipol-lenti”: questo è ciò che rende spe-ciale il Belgio.

Potere esecutivo e legislativoA livello esecutivo, il Belgio ha sei Governi: federale, della Comunità fiamminga, della Regione vallone, della Regione di Bruxelles-Capita-le, della Comunità francese (o la Federazione Vallonia-Bruxelles) e della Comunità di lingua tedesca. La Regione fiamminga e la Comu-nità fiamminga hanno un unico Governo. Mentre il Governo fede-rale è guidato da un Primo Ministro, tutti gli altri Governi fanno capo a un Ministro-Presidente.A livello legislativo, il Belgio ha sei Parlamenti (federale, fiammin-go, vallone, di Bruxelles-Capitale, della Comunità di lingua tedesca e della Comunità francese) cia-scuno con un suo Presidente. A livello federale, il Parlamento è composto da 2 Assemblee, vale a dire la Camera e il Senato (ciascu-no con un Presidente). A questi sei Parlamenti si possono anche aggiungere la Commissione del-la Comunità francese (COCOF) e la Commissione della Comunità fiamminga (Vlaamse Gemeen-

schapscommissie o VCG). Ognu-na di queste Commissioni ha anche un Presidente. Quindi, dal punto di vista legislativo, ci sono in totale nove Presidenti.Altro fatto da tenere in debita con-siderazione è che in Belgio esiste un Esecutivo e un Legislativo a livello di Provincia e di Comune. In termini di protocollo, a secon-da dell’importanza che vogliamo dare a un evento, dobbiamo invi-tare i rappresentanti di ciascuna di queste istituzioni.

BandiereOgni Regione e Comunità ha an-che la sua bandiera ufficiale. Esi-stono quindi la bandiera della Regione vallone identica a quella della Comunità francese, della Fe-derazione Vallonia-Bruxelles, della Comunità fiamminga, della Regio-ne di Bruxelles-Capitale e quella della Comunità di lingua tedesca. La bandiera della Regione vallone è identica a quella della Comunità francese, ma la Comunità ne ha anche un’altra: quella della Fede-

razione Vallonia-Bruxelles. I termi-ni “Comunità francese” e “Federa-zione Vallonia-Bruxelles” indicano esattamente la stessa organizza-zione e coesistono. La prima de-finizione è quella che appare nei testi legali. La seconda è stata cre-ata dall’organizzazione stessa per sottolineare il legame tra valloni e francofoni di Bruxelles.

Le peculiarità del protocollo in BelgioIl protocollo belga non si basa su standard legali. Abbiamo pochissi-me leggi, norme o decreti che de-finiscono il protocollo, basato prin-cipalmente sulle nostre tradizioni, abitudini e costumi. Per il capo del protocollo dell’SPF interno, il fatto di non avere strumenti normativi vincolanti costituisce un punto di forza. A causa della comples-sità del panorama istituzionale, in Belgio è quasi impossibile rispet-tare una precedenza prescritta durante un evento particolare. Le ragioni sono diverse: la natura dell’evento potrebbe non rientra-

re nell’ambito delle precedenze previste, ad esempio potrebbero essere definite in base alla sensibi-lità politica. L’assenza di strumenti normativi in termini di protocollo consente quindi una certa flessibi-lità pratica. Ma questo può anche essere un punto debole. È neces-sario sapere che l’elenco dei proto-colli è solo un insieme di parametri di riferimento. Non integra tutte le funzioni esistenti in Belgio. Quindi a volte ci troviamo di fronte a casi difficili: per un evento particolare, dovremmo invitare un responsa-bile di una funzione ufficiale o no? In tal caso, quale priorità dovrebbe essere data?

Gli invitiIn Belgio dobbiamo garantire una rappresentanza equilibrata delle diverse comunità linguistiche. Ciò è particolarmente vero quando in-vitiamo associazioni patriottiche o veterane o movimenti giovanili. Al-meno il 60% degli inviti è riservato ai fiamminghi.Per quanto riguarda gli inviti VIP,

devono essere inviati nella lingua del ruolo ricoperto da una determi-nata persona (francese, olandese o tedesco = lingue ufficiali belghe). In Belgio i VIP non sono solo i po-litici, ma anche gli alti funzionari. Tuttavia, può accadere che questi alti funzionari si ritirino o cambino posizione. Il database deve quindi essere aggiornato e prendere atto della lingua legata al ruolo della persona. Ci vuole molto tempo.Un’altra sfida sta nel non dimenti-care nessuno, perché non invitare un Ministro o un alto funzionario può essere molto grave dal punto di vista del protocollo. Un Ministro potrebbe infatti affermare che per motivi politici non era stato invi-tato: per questo motivo, prima di spedire gli inviti tutto viene con-trollato almeno cinque volte.È anche importante fare attenzio-ne a non inserire persone che non dovrebbero essere presenti: la po-sta in gioco può essere cruciale, in quanto invitare qualcuno a una cerimonia potrebbe significare l’at-tribuzione di un riconoscimento politico.

Bandiere e loghi documentano la complessità

istituzionale del Belgio.

In ordine: la Bandiera del Belgio (1),

Stato federale retto da una monarchia.

La Bandiera della Regione fiamminga

e della Comunità fiamminga (2).

La Bandiera della Regione vallone

e della Comunità francese (3).

La Bandiera della Regione

di Bruxelles-Capitale (4).

La Bandiera della Comunità germanofona (5).

Il Logo istituzionale della Federazione

Vallonia-Bruxelles (6).

Il Belgio ha sei Parlamenti e altrettanti Governi, distribuiti in tre “Capitali”.

Bruxelles – Capitale dello Stato federale e, di fatto, dell’Unione europea

– ospita anche i Parlamenti e Governi della Regione fiamminga e

della Comunità fiamminga (fuse in un’unica identità), della Regione di

Bruxelles-Capitale e della Comunità francese. Il Parlamento e il Governo

della Regione vallone hanno sede a Namur. Quelli della Comunità

tedescofona a Eupen.

1

3

5

2

4

6

Page 9: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

APPROFONDIMENTI

Cerimoniale OGGI | 17 16 | Cerimoniale OGGI

CERIMONIALE NEL MONDO

Le precedenzeL’elenco delle precedenze in Bel-gio non è un testo giuridico o rego-lamentare vincolante. È un insie-me di parametri che riprendono le tradizioni del protocollo applicate a livello federale, che si è ovvia-mente evoluto parallelamente alle riforme dello Stato belga che han-no conferito maggiori poteri alle entità federate. La precedenza poi dipende dalla considerazione che lo Stato dà alle istituzioni e ai loro rappresentanti. L’ordine di prece-denza belga dà priorità alle autori-tà straniere. Integra chiaramente le autorità dell’Unione europea alle autorità belghe.Nell’elenco delle precedenze ci sono ventuno organi costituenti che godono della precedenza l’u-no sull’altro. Questi sono Assem-blee, Corte costituzionale, la Corte di cassazione, i Giudici di pace ecc. L’elenco serve come base per sta-bilire il posizionamento degli ospi-ti nelle cerimonie ufficiali. Serve come base, il che significa che non si deve necessariamente partire da esso per creare la lista degli ospiti per una cerimonia o un evento, e che può comprendere altre perso-nalità a seconda della natura della cerimonia.La precedenza è quindi una rego-la utilizzata per porre istituzioni e persone in un ordine stabilito, per determinare l’ordine di svolgimen-to dei discorsi e il posizionamento delle bandiere.

Problemi di precedenzaQuando ci sono riforme statali, le entità federali (Regioni e Comuni-tà) richiedono un maggiore rico-noscimento delle loro istituzioni e questo richiede una promozione formale. Pertanto durante l’ultima riforma statale è stato istituito un gruppo di lavoro “Protocollo” per cambiare la posizione dei Ministri Presidenti e dei Presidenti delle rispettive assemblee. Sono state fatte raccomandazioni al Governo federale, ma poiché non è inter-venuto un accordo all’interno del Governo, non sono state apporta-

te modifiche all’elenco delle prece-denze.L’ordine di precedenza federale coesiste assieme ad altri elenchi di precedenza. Quello della Comu-nità fiamminga, ad esempio, pone i rappresentanti fiamminghi da-vanti ai rappresentanti federali. Si applica alle cerimonie organizza-te dall’autorità fiamminga. Gli altri Enti applicano l’elenco federale.In Belgio il legislatore ha la pre-cedenza sull’esecutivo in base al principio costituzionale secondo cui “tutti i poteri emanano dalla na-zione”. L’esecutivo è seguito dalla magistratura (con alcune eccezio-ni). Un’altra regola importante è che la precedenza non è delegata. Mai. Esiste tuttavia un’eccezione per Sua Maestà il Re. Quando il Re è rappresentato (ad esempio da un aiutante di campo), il posto di questo rappresentante è quello che sarebbe spettato al re.Ultima piccola particolarità speci-fica del Belgio: un Ministro di Sta-to non gode di una precedenza superiore rispetto agli altri mem-bri del Governo. In Belgio si può essere un Ministro di Stato senza essere mai stati Ministri o anche senza essere mai stati eletti. È un titolo onorifico, il riconoscimento di Sua Maestà il Re per i servizi resi alla Patria. Tuttavia, insieme, i Mini-stri costituiscono il Consiglio della Corona e possono consigliare il Re in occasione delle principali crisi istituzionali. Possono essere im-piegati, ad esempio, come nego-ziatori per formare governi a livello federale. La maggior parte degli ex Primi Ministri sono anche Ministri di Stato.

Il posto peculiare della Chiesa nel passatoAltro elemento specifico del proto-collo è il posto speciale che spetta-va alla Chiesa in passato. In Belgio lo Stato rimane strettamente lega-to alla Chiesa a livello di protocollo. Ad esempio, il Cardinale occupa il primo posto nell’elenco delle pre-cedenze; ha quindi la precedenza sui Presidenti della Camera, del Se-nato e sul Primo Ministro, perché è considerato il Principe della Chie-sa. Per quanto riguarda il Decano del Corpo Diplomatico, è il Nun-zio Apostolico, al secondo posto nell’elenco delle precedenze. An-che il Te Deum della festa naziona-le belga è organizzato dallo Stato.

L’inno nazionaleL’inno nazionale belga è il Bra-bançonne. Esiste in tre lingue (fran-cese, olandese e tedesco). Viene più spesso suonato che cantato (essendo il Belgio multilingue, sa-rebbe difficile cantarlo simultanea-mente nelle tre lingue nazionali). È eseguito all’inizio o alla fine di una cerimonia.Anche le Comunità hanno un inno, tuttavia l’inno di lingua tedesca e l’inno di Bruxelles non esistono (ancora ..).

Il “Galateo” per le campagne elettorali L’iniziativa illustrata da Massimo Sgrelli, già Capo del Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Intervista di Ernestina Alboresi

Dal 2000 a oggi gli italiani sono stati chiamati alle urne un’ot-tantina di volte, contando le

elezioni del Parlamento italiano, del Parlamento europeo, delle Re-gioni a Statuto ordinario e di quelle

a Statuto speciale, le elezioni pro-vinciali e quelle comunali.Per ognuno di questi appuntamen-ti (ai quali andrebbero aggiunti i re-ferendum) si sono svolte intense competizioni elettorali. E mentre

nel secolo scorso la propaganda era appannaggio esclusivo delle organizzazioni dei partiti, che si presentavano al pubblico attraver-so gli organi di stampa e i mezzi radiofonici e televisivi, negli anni

Page 10: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

18 | Cerimoniale OGGI

APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

Cerimoniale OGGI | 19

le caratteristiche delle campagne elettorali sono cambiate, diventan-do sempre più professionalizzate e personalizzate. Affidate spesso alla regia di staff di esperti d’immagine e comunicazione, le competizioni elettorali hanno visto affermarsi il crescente peso assunto da internet e dai social network.I toni e le modalità di svolgimento delle campagne stesse si sono fatti sempre più accesi. Evidentemente però questo non è bastato a incen-tivare la partecipazione al voto degli elettori, anzi, sembrerebbe quasi che l’abbia scoraggiata: l’afflusso alle urne infatti si riduce significa-tivamente ad ogni appuntamento elettorale.È in questo contesto che si colloca l’innovativa proposta di due presti-giose personalità del mondo del cerimoniale, il Presidente dell’Ac-cademia del Cerimoniale, Sandro Gori, e il Presidente del Comitato scientifico della stessa Accademia, Massimo Sgrelli, che l’anno scorso hanno elaborato un vero e proprio

“Galateo Elettorale per una campa-gna politica corretta e di successo”.

Come nasce questa iniziativa? Lo chiediamo a Massimo Sgrelli, per

quasi vent’anni a capo del Cerimo-niale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e autore dei libri Il Ceri-moniale e Il galateo istituzionale.

Il livello espressivo e comporta-mentale di molti protagonisti del-le recenti campagne elettorali ci ha indotto a stilare alcune regole che vogliono indurre comporta-menti istituzionalmente più virtuo-si. Questo per indurre a riflettere che, anche nei momenti più con-flittuali dell’agone politico, come la campagna elettorale, le cariche pubbliche o chi vi aspira, devono mantenere, comunque, un com-portamento dignitoso nell’eloquio, nel portamento e nello scritto. Ciò per poter sperare in un futuro mi-gliore per noi e per i nostri figli.

Può indicarci le principali regole del Galateo e le loro motivazioni?

La prima regola è riconoscere e applicare i principi fissati nobil-mente dalla nostra Costituzione repubblicana e democratica.E, all’opposto, rinnegare, possibil-mente con ogni energia, quei prin-cipi e quelle idee che confliggono o si oppongono ai valori fissati nel-

la stessa Carta fondamentale.Va considerato, inoltre, che alcuni valori non sono resi espliciti dal dettato normativo, bensì discen-dono dai principi generali sottesi a quelle medesime disposizioni. Sia le regole scritte che quelle im-plicite impongono, ad esempio, di favorire un’armonia generale del contesto pubblico nazionale, per-ché ogni conflitto estremizzato por-ta soluzioni non equilibrate e quasi mai positive e risolutive, mentre l’armonia del contesto favorisce scelte migliori. Si invoca, spesso, a questo riguardo, fra l’altro, la leale collaborazione tra istituzioni, che rende implicita quella con le isti-tuzioni e, soprattutto quella delle istituzioni verso l’esterno.Va poi considerato che offrire esempi comportamentali negativi produce conseguenze dannose soprattutto nei più giovani, ai quali viene offerto un esempio non co-struttivo, che incide negativamen-te sulla loro formazione civica.Ad esempio, delegittimare gli or-gani terzi e gli organi di garanzia, come spesso accade in questi tempi, costituisce una violazione assai grave delle regole istituziona-li, perché delegittima l’intero siste-

ma, rischiando di cancellare anche ogni possibilità di miglioramento che si palesi possibile o addirittura già proposto.Altra regola fondamentale del comportamento istituzionale è il ri-spetto dei simboli, ed in particolare di quelli nazionali. Recare offesa a un simbolo nazionale significa at-tuare una forma di terrorismo istitu-zionale, che mina alle fondamenta il patto sociale sintetizzato nel te-sto costituzionale.Vi sono poi tutta una serie di com-portamenti non corretti che sono praticati in modo ormai così diffu-so da apparire quasi espressione naturale del mondo politico. Ma così non deve essere, perché se la sregolatezza istituzionale divie-ne diffusa, il sistema democratico collassa. E noi abbiamo innanzi ai nostri occhi episodi di estrema vol-garità istituzionale in molti contesti mondiali ed anche in Italia.Una delle violazioni più diffuse consiste nel dire il vero tacendo la verità: cioè affermare soltanto quella parte di verità che ci fa co-modo. Una mezza verità è sempre una totale menzogna. Ed i nostri protagonisti politici sono maestri nell’affermare mezze verità, quindi sono maestri della menzogna.Occorre poi evitare la politica degli annunci, fatta di affermazioni ad-ditanti presunti mostri da combat-tere o presunti rimedi da adottare non verificati o, addirittura, non possibili, ed enunciati, quindi, solo con finalità di propaganda.

Il galateo elettorale vorrebbe poi, che colui che ha qualche schele-tro nell’armadio, inteso come qual-che pendenza giudiziaria, compia un passo indietro, come atto gene-roso verso le istituzioni ed i cittadi-ni che desidera rappresentare.Insomma occorre dimostrare una coscienza istituzionale.

Come è stato pubblicizzato il Ga-lateo? Ha riscontrato interesse da parte del mondo politico?

Un comunicato stampa della Acca-demia del cerimoniale è stato ripre-so da agenzie e organi di stampa numerosi. Ma, a quel che si vede nella campagne elettorali più re-centi, non sembra che molti dei pro-tagonisti politici abbiano seguito le indicazioni fornite. Si spera, almeno che abbiano acquisito una minima coscienza che il loro comporta-mento è giudicato, dai più, come non corretto istituzionalmente.

Assistendo a certi toni del dibatti-to politico, e soprattutto ad alcuni episodi tutt’altro che edificanti che si verificano ogni tanto nella aule parlamentari, vien da pensare che regole condivise di un galateo po-litico istituzionale andrebbero adot-tate anche fuori dalle competizioni elettorali. Quali iniziative si potreb-bero assumere in questa direzione?

Certamente le indicazioni fornite nel galateo elettorale valgono an-che nella vita politica ed istituzio-

nale di tutti i giorni, fuori delle com-petizioni elettorali. E, in qualche misura, nella vita corrente quelle regole assumono un valore anco-ra maggiore, perché la loro viola-zione non trova neppure la labile scusante della maggiore aggres-sività naturalmente presente nei momenti elettorali.Circa le iniziative che si poterebbe-ro adottare per elevare il livello dei comportamenti istituzionali, esse sono molteplici e applicabili in numerosi contesti, iniziando dalla scuola, ove una buona educazio-ne civica, integrata da aspetti isti-tuzionali, potrebbe fornire un buon contributo educativo iniziale.Ancor meglio potrebbero fare le singole forze politiche, come face-vano, una volta la Democrazia Cri-stiana ed il Partito Comunista, ed anche le organizzazioni sindacali nazionali.Inoltre, una buona iniziativa sareb-be quella di avviare analoghi corsi di acculturamento istituzionale presso gli istituti di formazione pubblica dei dirigenti dell’Ammini-strazione centrale e periferica.Qualche merito ha acquisito la Scuola Nazionale di Amministra-zione che ha incluso l’argomento del comportamento istituzionale in alcuni seminari. Come pure la Società Italiana per l’Organizza-zione Internazionale ha avviato un corso di Galateo istituzionale. Cor-so introdotto anche da istituzioni formative private come il CEIDA di Roma. Ma la materia ancora latita ad esempio, nelle aule universita-rie e, comunque, non è diffusa in proporzione all’effettiva esigenza di essa che il contesto pubblico generale, nelle sue componenti più valide e competenti, invoca. Comunque si attende un impegno maggiore in questa direzione, per garantire una maggiore diffusio-ne della coscienza istituzionale in tutte le sedi pubbliche, comprese quelle dove essa dovrebbe essere di casa.

Antoni Balasco / Shutterstock.com

Mike Dotta / Shutterstock.com

Page 11: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

20 | Cerimoniale OGGI

APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

Cerimoniale OGGI | 21

La forma e il culto: il cerimoniale religioso Dalla cerimonia per il 140° dell’elevazione a Parrocchia della Basilica Abbazia di Santa Maria Immacolata in Genova, primo tempio al mondo dedicato all’Immacolata Concezione, inizia il viaggio di Cerimoniale Oggi nel mondo della ritualità liturgica

di Giovanni Battista Borgiani

I l termine “cerimoniale”, lo sap-piamo, deriva da “cerimonia”: azione designata fin dai primor-

di della civiltà ad accompagnare le preghiere e rendere degni i culti attribuiti alle divinità.

Come c’insegnano i maestri in ma-teria, è sublimare, innalzare, esalta-re la sostanza attraverso la forma. In definitiva il cerimoniale è dare corpo a un pensiero, a una memo-ria, a una relazione, orchestrando

mezzi, simboli, architetture e arti, pregni di significati valoriali e rituali.L’uomo, con l’intento di perpetua-re la memoria delle gesta (proprie o altrui, umane o divine), ha in-ventato, costruito, abbellito ogni

elemento funzionale a rendere immortale il culto, perfino quello del divino che immortale lo è per definizione.Porta sul mare che guarda a Orien-te e a Occidente, Genova, nella sua storia di mare e monti, di conquiste e difese, di mercati e banche, di Re-pubblica Serenissima e città super-ba, ha una lunga tradizione di culti civili e religiosi, pagani e cristiani, negli ultimi secoli dedicati soprat-tutto alla devozione mariana: un po’ per virtù dei genovesi, un po’ per loro necessità.Risale, infatti, al 1637 l’incorona-zione simbolica della Vergine in qualità di Signora e Regina della Città, da cui derivò il conferimen-to al Doge di attributi e onori regi; astuto stratagemma questo volto a modificare l’ordine di preceden-za tra i Sovrani e gli Ambasciatori dell’epoca. Chi, infatti, nell’Europa dell’Ordo Regum Christianorum avrebbe mai potuto vantare titoli e prestigio superiori alla Madonna? Chi avrebbe mai potuto imposses-sarsi per via ereditaria o matrimo-niale della Repubblica?È invece autentica devozione quella che nel 1854 spinge i fedeli, su iniziativa privata dell’ingegner

Pietro Gambaro, a erigere una nuova chiesa, la cui intitolazione a Maria Immacolata è suggerita da un evento dello stesso anno: la proclamazione del dogma dell’Im-macolata Concezione da parte di Papa Pio IX. Oggi, Monsignor Gianluigi Gana-bano, Vicario Territoriale, Direttore dell’Ufficio Liturgico della Dio-cesi e Prevosto della Parrocchia dell’Immacolata (“prevosto”: titolo prelatizio – ha la funzione di rap-presentate legale), ci apre le porte dell’Archivio e racconta la storia di questo sacro edificio. Su progetto iniziale dell’architetto Cervetto, il Gambaro pone le fon-damenta nel 1856, ma la scom-parsa dei due di lì a poco porta alla sospensione dei lavori. Nel 1863, la pubblicazione del libro Vita di Gesù di E. Renan, che confuta la concezione immacolata di Maria, spinge i genovesi, scossi da quel-la che considerano un’empietà, a indire una sottoscrizione affinché venisse completata la costruzione dell’edificio che nei decenni suc-cessivi prende forma, si abbellisce, riceve “titoli”. Nel 1879 la chiesa dell’Immacola-ta è eletta Parrocchia; quasi con-

testualmente Papa Leone XIII le attribuisce il titolo di Abbazia riser-vando in perpetuo il titolo di Abate Parroco all’Arcivescovo di Genova. Sempre Leone XIII nel 1894 onora la Chiesa del titolo di Collegiata

“ad instar” e nel 1905 Papa Pio X le conferisce il titolo di Basilica Ponti-ficia Minore. Ristrutturato dopo i bombarda-menti della Guerra, oggi questo tempio mariano è un autentico gioiello di arte neorinascimenta-le decorato di preziosi ornamenti, marmi, sculture e mosaici. Magni-ficenza fine a se stessa? No: frutto del talento dell’uomo che con la sua umile opera tenta di dare for-ma alla bellezza del Divino. In occasione del 140° anniversa-rio dell’elevazione a Parrocchia della chiesa, il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropoli-ta di Genova e Abate Parroco del tempio, nell’omelia dell’8 dicem-bre scorso, festa dell’Immacolata Concezione, si è soffermato sull’a-spetto della bellezza e della verità propri dell’amore celeste cui sia-mo rimandati anche dall’estetica e dal simbolismo che ci circonda.

«Ogni aspetto esteriore di questa Basilica - ha detto - ci rimanda a Lei,

Esterni della Basilica Abbazia di Santa Maria Immacolata in Genova, in stile neorinascimentale.

Twice25 & Rinina25, Multi-license with GFDL and Creative Commons CC-BY 2.5

Page 12: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

22 | Cerimoniale OGGI

APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

Cerimoniale OGGI | 23

la madre di Gesù e madre nostra, e vuole esprimere la devozione e la fiducia a Lei, donna che esprime ogni maternità e ogni fertilità e che ci insegna la fede in Dio, vera sor-gente di bellezza e di amore».Effettivamente ogni elemento ar-chitettonico, artistico e simbolico, ogni particolare, è funzionale allo svolgimento della liturgia. Le campane che suonano a gran festa (24 elementi che attestano al concerto campanario della Basili-ca il primato mondiale) segnalano ai fedeli di appropinquarsi al rito solenne che sta per cominciare.La facciata della chiesa, che dopo quella della Certosa di Pavia è una delle più belle in stile rinascimenta-le, con il plauso e la benedizione di Papa Pio X, saluta con il suo splen-dore coloro che ne attraversano il grande portale, su cui una fascia dorata in mosaico reca le parole

“HAEC EST DOMUS DEI ET PORTA COELI”. All’interno, l’imponente organo Trice del 1885 (il primo a trasmis-

sione elettrica costruito in Italia, e uno dei più grandi d’Europa con i suoi quattro corpi sonori), con toni ora vibranti e gioiosi, ora melodici e soavi, diffonde la sua musica av-volgendo ogni spazio e ogni cuore. Tra i grandi pilastri che delimitano la navata centrale (fastosamente ornati con intrecci di foglie d’acan-to, di edere, tralci di vite, fiori, su un rilucente fondo dorato), quattordi-ci confessionali a cupola, capola-vori realizzati in legni pregiati intar-siati di avorio e madreperla, sono un invito alla riconciliazione. Anche il pavimento su cui poggia tutto l’edificio è prezioso, come a dire che la vita dell’uomo – e dun-que la Chiesa - è fin da principio fondata su qualcosa di concreto e di bello allo stesso tempo. Ricono-sciuto unico al mondo per la sua ampiezza, la bellezza, la preziosi-tà e varietà dei marmi pregiati (12, provenienti anche d’oltre Oceano), così nel 1935, l’allora parrocchia-no e futuro Cardinale Giuseppe Siri, descrisse l’opera: «Il pavimento ob-

bedisce al concetto di un mirabile tappeto steso in tutta la navata cen-trale. I disegni geometrici, le volute, minutissime sfumature cromatiche, ricchissimamente interpretato dal marmo bianco di Carrara, dal verde antico, dal Portovenere, dall’Africa-no, dal porfido orientale, dal broc-catello di Spagna, dal rosso di Ve-rona, dal Serravezza, dall’alabastro, per raccogliersi intorno al rosone centrale, vera gloria di intarsio finis-simo, portante lo stemma coronato della Basilica». Stemma ricamato anche sulle tovaglie degli altari delle otto cappelle laterali, ripro-dotto su altri arredi sacri e sull’om-brello basilicale, insegna onorifica e distintiva. Accolto dal Capitolo dei Canonici, il Cardinale Arcivescovo fa il suo ingresso solenne indossando l’abi-to corale: veste talare, fascia, moz-zetta e beretta color rosso porpora (colore simbolo della Passione di Cristo); rocchetto di lino; croce pettorale con cordone rosso-oro. Dopo aver Benedetto il popolo e sostato in raccolta preghiera, si reca in sacrestia per vestire i sacri paramenti liturgici: camice, cingo-lo, stola, tunicella, pianeta di colore bianco dorato, mitra e pastorale. Tra gli effluvi dell’incenso, dei fiori, dei fumi dei ceri e tra canti di lode, ha inizio il Pontificale. La processione, aperta dal turife-rario e dalla Santa Croce scortata dai candelieri, avanza riverente lungo la navata centrale. Ci sono poi i ministranti, i seminaristi, il dia-cono in dalmatica che porta solen-nemente l’evangeliario. Seguono i sacerdoti concelebranti e i cano-nici della Collegiata, il cui Decano, insieme al Prevosto precedono l’Arcivescovo. Ci sono infine i due diaconi assistenti e gli addetti al servizio di cattedra (libro, microfo-no, mitra e pastorale).Tutti finalmente giungono sul pre-sbiterio, dove l’altare maggiore è circondato da stalli di legno intar-siati ed è sormontato da una gran-diosa statua della Vergine «con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12, 1), colta nell’atto di schiac-

ciare la testa del serpente, simbolo dell’inganno e del male. Prendono avvio i riti d’introduzione (segno della croce, bacio e incen-sazione dell’altare), e il Prevosto rivolge all’Abate Parroco il saluto a nome della comunità. Dopo l’atto penitenziale e l’esecuzione dell’In-no del Gloria, comincia la liturgia della parola, cioè la lettura delle Sacre Scritture e la proclamazio-ne del Vangelo. Seguono poi l’o-melia e la preghiera dei fedeli. La presentazione dei doni introduce la liturgia eucaristica, il cui punto più alto è il miracolo della transu-stanziazione. Si svolgono poi i riti di comunione e quelli conclusivi. E perché no, dato lo spirito comu-nitario che anima la tradizione cat-tolica, al termine della Funzione e al di fuori dell’edificio, prende il via il tradizionale momento di festa e condivisione che normalmente quasi ovunque accompagna la ri-correnza del Santo Patrono. Sarebbe lungo descrivere ogni sacro oggetto, ogni paramento, la simbologia di ogni numero, di ogni colore e ogni strumento. Il ce-

rimoniale liturgico, per la quantità e varietà dei suoi riti è infatti il più complesso e ricco fra i cerimoniali. Molti sono anche i gesti fisici che accompagnano parole, preghiere, invocazioni: dal segno della croce allo scambio della pace, dall’ingi-nocchiarsi all’accostarsi all’Euca-restia. Conoscere e interpretare il signifi-cato di valore attribuito a ciascun elemento e azione del culto catto-lico è ovviamente importante per i fedeli. Ma, da un lato il rispetto del contesto, dall’altro la capacità di astenersi consapevolmente da quelle pratiche che interessano la sfera dell’intimità personale, invi-tano anche chi cattolico non è a conoscere i fondamentali tipici di queste “Funzioni”.Non sono poche, infatti, le circo-stanze in cui appartenenti ad altre Confessioni, o più in generale “non credenti” partecipano a cerimonie cattoliche. Un esempio per tutti: i funerali di Stato. Con particolare attenzione rivol-ta agli aspetti estetici e di forma che indubbiamente coinvolgono

la componente emozionale che sempre il cerimoniale suscita e sebbene, come dice Ferruccio Mazzucco dalla cui ricerca traiamo alcune fonti storiche, «non sia pos-sibile trasmettere il sublime fascino spirituale da cui resta pervaso chi entra in questo tempio», il 140° an-niversario dell’elevazione a Parroc-chia della chiesa genovese di cui si è trattato, è stato spunto di rifles-sione per introdurre, seppur super-ficialmente, il tema del cerimoniale liturgico. Nei prossimi numeri, Cerimonia-le Oggi proporrà considerazioni riguardo ai cerimoniali anche di altre Religioni (curioso è che nella strada in cui a Genova sorge la Ba-silica dell’Immacolata, si affaccino anche il Tempio Israelitico, la Chie-sa Valdese e, poco distante, quella Anglicana) e, certi di far cosa gra-dita ai Lettori, soprattutto in relazio-ne alla corretta partecipazione dei Rappresentanti delle Istituzioni ai riti religiosi.

Lo splendido pavimento del presbiterio della Basilica.

Page 13: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

24 | Cerimoniale OGGI

IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO

Cerimoniale OGGI | 25

Bandiere al vento: come si espone il Tricolore Linee comuni per il corretto impiego dei vessilli negli incontri Istituzionali internazionali in un progetto del Servizio di Araldica di Stato della Federazione Russa, a cui hanno aderito molti Paesi

di Giovanni Battista Borgiani

C’è della verità in queste paro-le dello scrittore e “aforista” contemporaneo Fabrizio

Caramagna. L’autore parla della bandiera in generale; noi vogliamo considerare in particolare il Tricolo-re che, sì, a che fare con il cielo, il vento e la libertà, ma che ci promet-te anche unità, valore, impegno. Vogliamo richiamare l’attenzione sulla bandiera italiana, simbolo di Stato, sulle altre bandiere istituzio-nali e sulla loro corretta esposizio-ne, perché nonostante negli ultimi anni si noti un maggior impegno da parte delle Istituzioni e degli addet-ti ai lavori, e anche i media sempre più spesso pongano attenzione al riguardo, troppo sovente ancora

si denota parecchia confusione nell’applicazione delle regole basi-lari del Cerimoniale in questo con-testo. Molte sono le fonti cui attinge-re sulla forma, colori, decoro ed esposizione del Tricolore (che, di-ciamolo subito, a livello ufficiale, in Italia sempre va esposto congiun-tamente alla bandiera dell’Unione Europea) e dei vessilli propri degli Enti territoriali. Se ne parla nella Co-stituzione; nella Legge 5 febbraio 1998, n. 22; nel DPR 7 aprile 2000; nella circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 giu-gno 2004, UCE 3.3.1/14545/1; nel DPCM 16 aprile 2008 Disposizioni generali in materia di cerimoniale

e disciplina delle precedenze tra le cariche pubbliche. Ne parla il Codi-ce penale in riferimento al suo vili-pendio. Sul sito internet della Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri sono riportate indicazioni precise e chiari esempi illustrati. Eppure tal-volta qualcosa sfugge agli addetti ai lavori. È vero: si presentano spesso casi particolari, e ANCEP, nei corsi di formazione che promuove, ne dà

contezza. Nell’invitare agli opportu-ni approfondimenti (a partire dalla così detta “regola della destra ce-rimoniale” che definisce il centro o doppio centro in base a cui dispor-re gli elementi secondo l’ordine di precedenza stabilito), si propon-gono di seguito i casi più comuni e semplici di esposizione delle ban-diere su/in sedi Istituzionali statali e territoriali a seconda che vi siano due, tre o quattro aste o pennoni. Dati: 1 la bandiera Italiana; 2 quella dell’Unione Europea; 3 e 4 i vessilli di Enti territoriali (secondo prece-denza), le disposizioni, dal punto di vista dell’osservatore, sono: 1 – 22 – 1 – 3 3 – 1 – 2 – 4 Nel caso di esposizioni con vessil-li di altri Stati, la questione è assai più delicata, ma ci saranno altre occasioni di approfondimento. A tal proposito, con orgoglio, annun-

«Un bambino triste sotto un cielo triste cambia

umore quando vede una bandiera sventolare.

La bandiera è qualcosa che promette e non si sa

che cosa promette. Ma è qualcosa che ha a che

fare con il cielo, il vento e la libertà».

ciamo che ANCEP è stata invitata a collaborare a un progetto, promos-so dal Servizio di Araldica di Stato della Federazione Russa e cui han-no aderito molti Paesi, il cui intento è quello di fornire delle linee guida comuni sul corretto impiego dei vessilli nelle occasioni di incontri Istituzionali internazionali bi e mul-tilaterali.

Al momento però guardiamo in Casa nostra applicando corretta-mente quanto trattato sopra. Le bandiere istituzionali non sono solo colorati drappi al vento: siamo noi! Rispettiamole e rispettiamoci facendo nostre le parole di De Ami-cis: «Chi rispetta la bandiera da pic-colo, la saprà difendere da grande».

223 anni di Tricolore, le celebrazioni a Reggio Emilia

photostock360 / Shutterstock.com

Due modi corretti di esporre le bandiere:

nella seconda foto quelle degli Enti locali

sono poste ai lati, lasciando al centro quelle

dell’Italia e dell’Unione Europea.

Quest’anno si è celebrato il 223° an-niversario del Tricolore: era infatti il 7 gennaio 1797 quando a Reg-

gio Emilia iniziò il percorso lungo il qua-le la nostra bandiera si è radicata in Italia come simbolo prima dello Stato unitario e poi della Repubblica.La Giornata Nazionale della Bandiera 2020 è stata dedicata ai Diritti dell’infan-zia e dell’adolescenza, riunendo così due caratteristiche per le quali è nota la città emiliana: l’essere culla del Tricolo-re e del Reggio Emilia Approach, il par-ticolare tipo di pedagogia per la scuola dell’infanzia sviluppato dall’insegnante Loris Malaguzzi subito dopo la Secon-da Guerra Mondiale.I vari eventi organizzati in occasione dell’importante ricorrenza si sono svolti nella centralissima Piazza Trampolini, dove si è tenuta un’avvincente cerimo-nia aperta dalla suonata a distesa della campana civica e proseguita con l’al-zabandiera delle bandiere italiana ed europea e l’esecuzione di rispettivi inni. Successivamente, nella Sala del Trico-lore del Palazzo Comunale, sono state consegnate copie della Costituzione italiana a delegazioni di studenti in rap-presentanza delle scuole reggiane, alla

presenza delle Autorità fra cui il Sindaco Luca Vecchi e il Presidente del Parla-mento Europeo, David Sassoli.In occasione delle celebrazioni è sta-ta organizzata la mostra Flags4Rights, 100 bandiere per i diritti, allestita a cielo aperto lungo le strade del centro stori-co della città in occasione del 30° an-niversario della Convenzione ONU per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, sottolineando il legame fra Tricolore, di-ritti, giovani e comunità.L’evento è stato commentato dal Pre-sidente della Repubblica Sergio Matta-rella con una dichiarazione nella quale ha ricordato fra l’altro che «L’Articolo 12 della Costituzione identifica nel Tricolo-re il Vessillo ufficiale della Repubblica. Esso raffigura l’emblema dei valori della Carta Fondamentale quali democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo, solidarietà e giustizia sociale».«È un imprescindibile patrimonio - ha concluso il Presidente - che ci stimola ed esorta a proseguire, con rinnovato impegno e sulla base di radici comuni, il nostro cammino caratterizzato da inno-vazione, progresso, rispetto e benesse-re. Viva il Tricolore, viva la Repubblica».

Page 14: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

26 | Cerimoniale OGGI

ATTUALITÀ ATTUALITÀ

Cerimoniale OGGI | 27

Dopo il grande successo della Prima Edizione del Corso di Alta Formazione in “Galatei e Buone

Maniere: Percorsi nel Costume” orga-nizzato dalla giovane e lungimirante professoressa Romana Andò, Diret-trice del Corso di Laurea in Fashion Studies, presso il Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” in collabora-zione con l’Accademia Italiana Gala-teo, avrà inizio per il secondo anno consecutivo il Corso di Formazione in “Galatei e Buone Maniere: Percorsi nel Costume”, quest’anno anche in modalità online. La scadenza del bando di ammissio-ne è fissata il 27 aprile. L’offerta for-mativa della prima edizione è stata caratterizzata da un corpo docenti di alto profilo tra i quali, solo per citarne

Con Deliberazione n. 28 adottata lo scorso 21 febbraio, la Giunta Comu-nale della Città di Acireale presieduta

dal Sindaco Stefano Alì, ha autorizzato l’i-stituzione di una Sede Territoriale ANCEP presso il Palazzo di Città dove, già da di-versi anni, opera con successo un Ufficio del Cerimoniale al cui interno sarà ospitata questa nuova articolazione dell’Associa-zione dei Cerimonialisti italiani. «Abbiamo accolto davvero con grande soddisfazione la disponibilità manifestataci dal Sindaco Alì, che ringrazio, di avere presso il proprio Comune una nostra rappresentanza as-sociativa - ha commentato il Presidente ANCEP Leonardo Gambo - attraverso la quale vorremmo non solo dar voce alla no-stra Associazione in Sicilia ma contribuire

Il Galateo va all’Università Secondo corso in Galatei e Buone maniere alla Sapienza di Roma: una via verso il riconoscimento scientifico delle discipline del Cerimoniale, del Galateo e delle Buone Maniere.

di Samuele Briatore, Presidente dell’Accademia del Galateo

alcuni, la dottoressa Barbara Ronchi della Rocca, la professoressa Paola Villani, il consigliere Massimo Sgrelli, il dottor Alberto Castelvecchi.L’idea di proporre il primo Corso di Alta Formazione in Europa che vede la collaborazione dell’Universi-tà e dell’Accademia unite per creare un’offerta qualificata, qualificante e unica nel suo genere, nasce dall’esi-genza di creare un corso di specia-lizzazione e professionalizzante per porre definitivamente le basi di quel-le dottrine, quali sono il Galateo e le buone Maniere, ancora oggi troppo spesso considerate frivole, mentre invece sono determinanti nella crea-zione e nella costituzione dell’essen-za individuale della persona in rela-zione con il mondo circostante.La società contemporanea è attra-versata da profonde trasformazioni e

processi d’innovazione che incidono a livello politico, economico, cultura-le e sociale, riscrivendo continua-mente la vita quotidiana del soggetto nello spazio dei flussi della cosiddet-ta networked society. In particolare, la straordinaria intensi-ficazione della connettività è costan-temente sperimentata nelle pratiche quotidiane degli individui fino a ren-dere oggi quasi indistinguibile il do-minio delle interazioni comunicative da tutte quelle altre attività inerenti la vita professionale, quella familiare e personale. Di fatto, come individui, siamo im-mersi nel flusso della comunicazione, abilitata da tecnologie digitali sem-pre più pervasive, immersive e traspa-renti. Queste innegabili potenzialità espressive e connettive “alla nostra portata” non sempre procedono di pari passo con un’effettiva capacità dell’abitare con competenza all’inter-no di una realtà globalizzata, sempre più multilingue e multiculturale. La capacità di gestire e riorganizzare la relazione con l’alterità, di costruire e decostruire la differenza culturale, di definire gli spazi sociali, le appar-tenenze e i flussi, sembra costituire oggi, in particolare per le nuove generazioni, una competenza fon-damentale nell’avere accesso o nel perdere opportunità sia a livello pro-fessionale che personale. In questo senso l’etichetta e il galateo

tornano a essere oggi uno strumen-to strategico e potenziante nei più diversi contesti sociali: la riscoperta delle buone maniere da adottare nel-le relazioni, rappresenta infatti una risorsa preziosa, che consente all’in-dividuo di adattarsi al cambiamento e di anticipare e prevenire le incom-prensioni comunicative, individuan-do quindi percorsi di negoziazione dotati di senso.Il Corso di Formazione in Galatei e Buone Maniere intende fornire le competenze teoriche e pratiche necessarie per muoversi con disin-voltura nei contesti relazionali, da quello professionale a quello privato. L’impostazione del Corso intende valorizzare tanto la dimensione sto-rico-culturale dell’etichetta e del ga-lateo, quanto le più recenti riflessioni sul multiculturalismo e la mediazione interculturale, con un approccio alla comunicazione non solo come stru-mento, ma come fine di condivisione.I partecipanti acquisiranno le com-petenze necessarie per proporsi correttamente al mondo del lavoro,

attraverso lo studio e l’acquisizione di un’ampia gamma di conoscenze, che includono il linguaggio del corpo, le buone maniere, l’aspetto, le abilità interpersonali, il protocollo ufficiale e il galateo nazionale e internazionale. Quest’ultimo è particolarmente ri-chiesto nelle aziende che operano a livello internazionale, nella filiera del-la moda, nell’organizzazione di even-ti nazionali e internazionali, nell’am-bito della consulenza di immagine e del personal coaching, così come nelle Istituzioni, nelle relazioni con il pubblico presso enti pubblici e priva-ti, nell’ambito ospedaliero e di acco-glienza, solo per citarne alcuni.I partecipanti avranno l’opportunità di confrontarsi con docenti di presti-gio che li guideranno attraverso l’e-voluzione storica del galateo e le sue più recenti interpretazioni del ‘900,la simbologia dell’abito e la percezione del proprio corpo e della prossemica, la netiquette e l’applicazione consa-pevole del discorso online, il galateo nazionale e quello internazionale e molti altri temi sulla costruzione

Una lezione all’Accademia del Galateo.

Da sinistra, Giovanni Castro, Giuseppe Damiano Iannizzotto, Maurizio Massimino

e Antonino D’Anna durante la cerimonia svoltasi ad Acireale il 4 novembre 2019.

di relazioni efficaci ed efficienti che cambieranno il punto di vista su molti aspetti della vita quotidiana, spesso abbattendo luoghi comuni e stereoti-pi sulla materia e il suo ruolo pervasi-vo nella società contemporanea. Grati del successo avuto ed entusia-sti di affrontare una nuova stagione formativa, ci auguriamo di riuscire nel prossimo futuro a trasformare questo Corso di Formazione in una vera e propria occasione di specializ-zazione, consapevoli che se, in tale iniziativa, fosse integrata anche la preziosa e qualificata collaborazione dI ANCEP, il livello e la qualità della proposta formativa acquisirebbero un importante valore aggiunto, che porterebbe finalmente le dottrine del Cerimoniale, del Galateo e delle Buone Maniere ad unirsi e ad ottene-re finalmente quell’emancipazione e quel riconoscimento scientifico che meritano da sempre, permettendoci così di contribuire alla realizzazione di un programma senza precedenti nel nostro Paese.

anche noi a riconoscere e valorizzare ulte-riormente le competenze professionali dei nostri Soci che prestano servizio presso il Comune di Acireale e che, in questi ultimi anni, grazie alle competenze professionali messe in campo, hanno saputo dimostrarsi validi interlocutori in materia di Cerimonia-le istituzionale per il territori». «ANCEP - ha aggiunto il Dott. Maurizio Massimino che guida lo staff del Cerimoniale acese insie-me a Giovanni Castro e Antonino D’Anna

- accompagna il nostro percorso professio-nale da molto tempo e, proprio per questo, abbiamo ritenuto di rappresentare alla no-stra Amministrazione la possibilità di poter dar vita a questo nuovo progetto anche per poter essere d’aiuto a tanti Colleghi di altri Comuni ed altri Enti siciliani».

Dopo Garlasco, in provincia di Pavia, quella di Acireale sarà la seconda Sede Territoria-le ANCEP ad essere ospitata in un Palazzo istituzionale «quale segnale della precisa volontà - sottolinea il Presidente Gambo - di ribadire il nostro impegno di Cerimonialisti vocati al servizio pubblico». «Avremmo vo-luto promuovere delle iniziative inaugurali nel prossimo mese di maggio - concludo-no il Presidente Gambo e il Dott. Massimino che della nuova Sede Territoriale acese sarà referente - ma, data la situazione di emergenza nazionale legata alla diffusione del coronavirus, bisognerà attendere an-cora qualche tempo prima di procedere in tal senso anche se, dal punto di vista ope-rativo, abbiamo già iniziato a lavorare con grande entusiasmo».

Nuova sede ANCEP ad Acireale

Page 15: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

28 | Cerimoniale OGGI

ATTUALITÀ ATTUALITÀ

Cerimoniale OGGI | 29

Si è svolto in febbraio, nella splen-dida cornice della Sala delle sculture del Museo Agostino

Pepoli di Trapani, l’incontro dal titolo “Da Monsignor della Casa al Galateo 2.0” con la giornalista, scrittrice e icona delle buone maniere Barbara Ronchi della Rocca. L’iniziativa è stata organizzata dalla F.I.D.A.P.A. BPW- Italy - sezione di Trapani, che come filo conduttore per il proprio programma del bien-nio 2019/2021 ha scelto proprio il rispetto per le regole, nel convinci-mento che seguire le norme, in tutte le loro possibili declinazioni, possa rivelarsi un ottimo supporto per le relazioni interpersonali e istituzionali. La manifestazione, condivisa dall’Associazione Amici del Museo

Sapersi comportare semplifica la vita “Da Monsignor della Casa al Galateo 2.0”, un incontro a Trapani con Barbara Ronchi dalla Rocca

di Rossella Parrinello

Pepoli di Trapani, è stata patrocinata dall’Associazione Nazionale Ceri-monialisti Enti Pubblici, per la prima volta presente a Trapani e rappre-sentata dal Segretario Generale Giu-seppe Damiano Iannizzotto, il cui intervento, garbato e professionale, è stato visibilmente apprezzato dal numeroso pubblico.Barbara Ronchi della Rocca, prota-gonista di un momento molto atteso in città, ha affascinato la platea che le ha tributato il meritato successo, ascoltando con attenzione e mani-festando vivo apprezzamento. Ele-ganza e competenza, suggellate da quel singolare tono d’espressione, hanno dotato le sue parole di una magica musicalità.Ma veniamo ai contenuti dell’inter-

vento. L’assunto secondo cui la gra-zia del saper vivere ci semplifica la vita è stato dimostrato attraverso un excursus storico dell’applicazione delle buone maniere. Non poteva mancare il riferimento al Galateo o vero de’ costumi, scritto da Giovan-ni della Casa nel ‘500, ispirato dalle sue personali esperienze di vita di-plomatica e cortigiana, e dedicato a Galeazzo Florimonte. È stato poi citato, tra gli altri, Il saper vivere di Donna Letizia, volume aggiornato più volte dalla stessa autrice per adeguarsi a quelli che lei definiva

“scombussolamenti sociali”. Se, in generale, saper ricevere e sa-per offrire una buona accoglienza ai propri ospiti è importante, è emersa anche la necessità di aggiornare il

concetto stesso di buone maniere, che deve adeguarsi e rispondere ai tempi. Perché, come scriveva To-masi di Lampedusa, le cose devono cambiare, se si vuole che restino come prima.E il relativismo non è soltanto tem-porale, ma anche spaziale: ogni cultura ha le sue regole ed è bene tenerlo presente in epoca di globa-lizzazione, perché alcuni comporta-menti che ai nostri occhi possono essere considerati normali, a quelli di altri potrebbero risultare offensivi. Proprio per questo esistono un ga-lateo aziendale e un galateo inter-nazionale, da considerare non solo utili guide per conoscere e rispetta-re le regole dei Paesi stranieri che ci accingiamo a visitare, ma anche per evitare qualche figuraccia. Lo stesso vale per la dimensione pubblica e istituzionale, ovvero se dal galateo passiamo al cerimoniale. La classe politica, oggi, proprio per inseguire un facile consenso me-diatico, sta tentando di considerare l’applicazione del protocollo come una norma obsoleta o peggio an-cora un’ipocrisia di casta. Ne con-segue una serie di comportamenti pubblici che, ignorando il galateo istituzionale, scivolano nella man-canza di rispetto verso le istituzioni, la Costituzione e, in generale, i valori sociali.Per vivere più serenamente la nostra quotidianità spesso è sufficiente utilizzare il buonsenso. Avere una garbata comunicazione di coppia favorisce i rapporti coniugali e filiali, mantenere un approccio tollerante nei confronti dei colleghi rende più fluide le giornate lavorative: non ce-dere all’ira è un esercizio vantaggio-so per noi stessi e per gli altri. In altri casi può rivelarsi utile la conoscenza di norme un po’più specifiche. Com-prare un capo griffato e costoso non garantisce l’outfit appropriato per ogni circostanza, così come regala-re un fiore può esprimere significati molto diversi: in casi come questi attenersi alle regole contribuisce a farci esprimere davvero ciò che vogliamo e a migliorare l’efficacia delle nostre comunicazioni. Mai, per esempio, donare un’orchidea a un

uomo o in occasioni di matrimonio, dato che si tratta di un fiore dalla marcata connotazione sessuale. C’è poi tutto il filone della comunicazio-ne social, dove ogni parola, ogni foto, ogni gesto diventano pubblici. Forse quello di non lasciarsi pren-dere dalla febbre del web ed esse-re più accorti sulla comunicazione telematica può rivelarsi un saggio consiglio per percorrere la famosa strada della sobrietà.E mentre il pomeriggio si avviava alla conclusione e il pubblico omag-giava di applausi e complimenti la Dott.ssa Barbara Ronchi della Rocca, io, lieta di aver contribuito all’orga-nizzazione della giornata, ho pensa-to che il contenuto dell’incontro, in-triso di cortesia e gentilezza, fosse in controtendenza con il mondo in cui

viviamo, dove tutto è chiassoso, friz-zante, frettoloso, tutto si consuma ra-pidamente, la forma sembra rappre-sentare solo una perdita di tempo e la velocità si sostituisce all’efficienza. Ma credo ancora che la forma si traduca, di fatto, in quella sostanza di atteggiamenti e accorgimenti (at-tenzioni) che tutti dovremmo usare, in ogni contesto: istituzionale, pub-blico e privato. Sono convinta che un gesto garbato, una parola gen-tile, un segnale elegante, un sorriso abbiano la forza di scaldare il cuore e producano quella che io chiamo armonia ambientale, che si traduce nell’essenza del vivere civile: il ri-spetto per il prossimo.

Page 16: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

30 | Cerimoniale OGGI

ETICHETTA IN BIBLIOTECA ETICHETTA IN BIBLIOTECA

Cerimoniale OGGI | 31

An experts’ guide to international protocol – best practice in diplomatic and corporate relations di Gilbert Monod de Frideville e Mark VerheulAmsterdam University Press

Il GALATEO ISTITUZIONALE (II edizione) di Massimo Sgrelli - Di Felice editore

Fashion fork – Una forchetta salverà il mondo di Tiziano Busato Soprana - Edizioni Youcanprint

Gocce di bon ton – L’eleganza in 120 aforismi di Elisa Volta - Edizioni Effedì

Grammatica umoristica – storie di ministri, scrittori, manager e blogger sgrammaticati di Francesco Mercadante - Margana Edizioni

N ell’aprile del 2016 la Amsterdam University Press ha pubblicato una Guida al protocollo internazionale dal titolo An Experts’ Guide to International Protocol - Best Practice in Diplomatic and Corporate Relations.

Gli autori sono grandi esperti nel loro campo: Gilbert Monod de Froideville è ex Ma-estro di cerimonie della Regina Beatrice dei Paesi Bassi e Direttore della Società di consulenza Protocol International, mentre Mark Verheul è l’ex Capo del Protocollo del Comune dell’Aia e fondatore della Società di formazione International Protocol & Stra-tegic Networking. Hanno lavorato insieme alla Reggia olandese e successivamente alla Royal Hashemite Court in Giordania. L’idea di collaborare a un libro è venuta al tempo in cui sono stati insieme ad Amman;

entrambi si sono sentiti motivati a rispondere all’alto livello di richiesta di competenze, conoscenze ed esperienze in materia, concordando sul fatto che il libro avrebbe dovuto fornire una panoramica di come si applica il protocollo in tutto il mondo, dal momento che ogni Organizzazione e ogni Governo considera i vari aspetti del Protocollo internazionale come importanti strumenti di gestione delle relazioni. A questo proposito, il libro mette in evidenza l’importanza dell’ospitalità diplomatica nelle relazioni internazionali e negli affari globali. E sebbene la vita moderna diventi sempre più informale, in molti settori il Protocollo regna ancora sovrano. Il libro offre quindi una panoramica delle pratiche di protocollo nel mondo, comprese quelle che rientrano nel contesto della diplomazia e del mondo aziendale. Concentrandosi su una vasta gamma di Paesi e culture, il libro tratta temi fondamentali del cerimoniale quali precedenze, disposizione dei posti, storia e uso di bandiere, cerimonie, inviti, codici di abbigliamento, regali e decorazioni, fino agli aspetti relativi ai rapporti con i media e alla sicurezza. Affinché il libro fosse una vera e propria guida, gli autori hanno chiesto a numerosi esperti e influenti rappresentanti del settore della diplomatizia, del commercio e della cultura di condividere le proprie esperienze sui Protocolli di tutto il mondo. Il libro è stato tradotto in spagnolo nel 2019 e sarà pubblicato anche in arabo e mandarino nel 2020. Altre lingue, quali francese e russo, si aggiungeranno in future. Forse anche l’italiano? Chissà!

È uscita in queste settimane la seconda edizione del libro Il GALATEO ISTITUZIO-NALE, che l’autore, Massimo Sgrelli, presentò nella prima edizione nel corso dell’incontro ANCEP a Saint Vincent del 2017. Questa seconda edizione è consi-

stentemente integrata da numerosi aggiornamenti, imposti dall’evoluzione dello sce-nario delle forme pubbliche praticate negli anni che stiamo ora vivendo.Tutti constatiamo, infatti, come i comportamenti, l’eloquio, la comunicazione ufficiale e lo stile complessivo delle cariche pubbliche, italiane e estere, abbiano subìto recen-temente, e in misura sempre crescente, un’aggressione che ne ha consistentemente ridotto il livello istituzionale.Ciò rientra nel generale attuale degrado dei sistemi democratici, feriti da molteplici fattori devianti, tra i quali i sociologi annotano, in primis, il mercatismo e la tecnologia.Sarà utile, perciò, riflettere su questi temi, che attengono direttamente alla disciplina del cerimoniale, che è oggetto della nostra attività associativa.

Fashion fork - Una forchetta salverà il mondo, scritto da Tiziana Busato Soprana, è un originale libro di galateo che inizia come un romanzo ma poi, nella seconda parte, un diventa un vero e proprio vademecum di corretto comportamento, mo-

derno e al passo con i tempi. Pensata e scritta per un pubblico giovane, la pubblicazione intende rispondere alle domande dei ragazzi di oggi, spesso poco, anzi, per nulla interessati alle regole vec-chia maniera, ma desiderosi di fare bella figura con i professori e in classe, davanti a una commissione d’esame o in occasione di un viaggio all’estero.

Ogni epoca ha espresso il suo personale bon ton e ha avuto personaggi illustri che ne hanno parlato. Sono proprio le parole, le frasi e gli aforismi sul saper vive-re con gli altri pronunciati da scrittori, filosofi, condottieri, poeti, insomma brillanti

pensatori che l’autrice Elisa Volta ha raccolto nel libro Gocce di bon ton - L’eleganza in 120 aforismi. I vari personaggi citati, appartenenti ai luoghi e alle epoche più diversi, evidenziano come nel tempo siano mutati lo stile di vita e il linguaggio, ma non sia mutata la neces-sità dell’essere umano di sentirsi a proprio agio con se stessi e con gli altri.Gocce di bon ton è il secondo libro di questa autrice e, come il precedente, si rivolge a tutti i curiosi e ai cultori della materia, ma in modo particolare ai lettori più giovani ai quali può essere particolarmente utile proporre i principi basilari del galateo, adattati al nostro presente.

Nella sua Grammatica umoristica l’autore Francesco Mercadante ha raccolto esempi di strafalcioni di ministri, manager e blogger, da cui trae spunto per spie-gare con ironia come ci si dovrebbe esprimere in italiano.

Ne risulta una spiritosa guida nella quale si evidenzia come la nostra lingua sia in mo-vimento e che, se è vero che le regole di grammatica devono essere conosciute per essere applicate correttamente, è altrettanto vero che con il cambiare della società e dei costumi anche il modo di esprimersi si modifica e si aggiorna.

Page 17: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

32 | Cerimoniale OGGI

NOTIZIE IN PILLOLE NOTIZIE IN PILLOLE

Cerimoniale OGGI | 33

DALL’ITALIA

Zvonimir Atletic / Shutterstock.com

Cerimonia per i 150 anni di Roma Capitale

Il 3 febbraio del 1871 Roma fu ufficialmente proclamata Ca-pitale d’Italia. Le celebrazioni per il 150° anniversario dell’importante ri-

correnza sono state aperte il 3 febbraio scorso, al Teatro dell’O-pera, con un concerto organizzato da Roma Capitale e dal Te-atro stesso, in collaborazione con il Ministero della Difesa. Alla cerimonia hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, numerose altre autorità e noti artisti. Nel suo intervento di apertura il Sindaco Virginia Raggi ha af-fermato che «la città - straordinaria per storia e per valori cultu-rali e religiosi - si è posta al servizio di tutti». «Celebrare questo anniversario - ha fra l’altro aggiunto - vuol dire prepararsi con entusiasmo alle prossime sfide».L’importanza della proclamazione di Roma Capitale è stata sottolineata anche in un intenso messaggio inviato da Papa Francesco e letto durante la cerimonia dal Cardinale Segreta-rio di Stato Pietro Parolin. «In 150 anni, Roma è tanto cresciu-ta e cambiata», «da ambiente umano omogeneo a comunità multietnica», ha sottolineato fra l’altro il Papa citando Giovanni Paolo II e ricordando numerosi significativi eventi storici e «la Chiesa, in questa vicenda, ha condiviso le gioie e i dolori dei romani».

Monito del capo dello Stato sull’uso dei social

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fra i tanti ar-gomenti affrontati nel suo discorso di fine anno, si è soffer-mato anche sull’uso dei social. «Senso civico e senso della

misura - ha detto - devono appartenere anche a chi frequenta il mondo dei social, occasione per ampliare le conoscenze, po-ter dialogare con tanti per esprimere le proprie idee e ascoltare, con attenzione e rispetto, quelle degli altri». «Alle volte si tra-sforma invece in strumento per denigrare, anche deformando i fatti - prosegue il capo dello Stato - sovente ricorrendo a profili fittizi di soggetti inesistenti per alterare lo scambio di opinioni, per ingenerare allarmi, per trarre vantaggio dalla diffusione di notizie false».

Password? Sì, grazie!

La password peggio-re fra quelle utilizza-te dagli utenti? Faci-

le indovinarlo: “123456”. Molte altre però sono quelle inadeguate dal punto di vista della sicurezza, per esempio le sfruttatissime password “ilo-veyou” e “admin”, da scartare perché, come ribadiscono gli esperti di informatica, la loro ovvietà le rende facilmente de-cifrabili dagli hacker. Da mettere nella lista nera dei codici più semplici da indovinare anche “12345678”: se il piccolo trucco di aggiungere due numeri aumenta esponenzialmente la si-curezza della combinazione, quando quest’ultima è così sem-plice serve poco!La classifica periodica delle peggiori password è pubblicata annualmente da SpashData, azienda di sviluppo software per la cybersicurezza, ed è ricavata dai dati pubblici di cinque mi-lioni di account violati nel corso degli ultimi dodici mesi.I dati raccolti tengono conto delle parole chiave più facili da indovinare e delle più usate, mettendo in luce la superficialità con cui gli utenti le scelgono. Gli attacchi degli hacker infatti si moltiplicano, ma ciò nonostante moltissime persone si affida-no ancora a password insicure, non sufficientemente lunghe o composte da termini di uso comune. «La nostra speranza è che pubblicare la classifica ogni anno serva a convincere le persone a proteggersi meglio online», hanno dichiarato i promotori della ricerca: anche Cerimoniale Oggi ha pubblicato questa notizia con il medesimo scopo.

Parma Capitale Italiana della Cultura 2020

“La cultura batte il tempo”: questo lo slogan di Parma Capitale italiana della Cultura 2020. Dopo le splen-dide iniziative che hanno caratterizzato, nel 2019,

l’anno di Matera Capitale Europea della cultura, quest’anno protagonista è la città emiliana immortalata da Stendhal nella sua “Certosa”.Le manifestazioni hanno preso ufficialmente il via in gennaio con tre giornate inaugurali, alla presenza delle più alte autorità cittadine e nazionali, nonché di una grandissima e sentita par-tecipazione di pubblico.La cerimonia istituzionale di apertura, iniziata con l’esecuzio-ne dell’Inno Nazionale e del Va, pensiero di Verdi, si è svolta al Teatro Regio, dove sono anche stati proiettati alcuni video appositamente predisposti per l’occasione. All’evento ha partecipato anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il cui discorso ha concluso la cerimonia dopo gli in-terventi delle altre autorità presenti. Il Presidente della Repub-blica, ricordando come Parma in passato sia stata Capitale e, in termini culturali, conservi di ciò ricche tracce, ha sottolinea-to che «la cultura è il metronomo della storia per comprendere il passato, capire il presente e guardare al futuro». Il Presidente, che ha fra l’altro citato alcuni fra gli artisti più legati a Parma e alla sua storia, quali Correggio, Verdi, Toscanini e Stendhal ha concluso augurando a Parma «di vivere con gioia ed impegno questa occasione».Durante l’inaugurazione di Parma capitale italiana della cul-tura sono state aperte anche tre importanti mostre: Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo; Noi, il Cibo, il nostro Pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile; Parma è la Gazzetta, quest’ultima dedicata al più antico quotidiano italiano, la cui origine risale al lontano anno1735.Purtroppo, a causa dell’epidemia di coronavirus che ha flagel-lato l’Italia, anche le iniziative di Parma Città italiana della cultu-ra a fine febbraio sono state sospese. L’auspicio è che l’emergenza sanitaria si risolva quanto prima, e che le iniziative a Parma, così come tutte le altre in program-ma nel nostro Paese, possano presto riprendere.

In Italia quest’anno c’è una nuova Giornata nazionale, de-dicata al Sommo Poeta Dante Alighieri. È il Dantedì, in cui il 25 marzo di ogni anno si celebrerà l’autore della Divina

Commedia, considerato il padre della lingua italiana. La data è stata scelta perché è quella che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio della Divina Commedia.Di questa iniziativa si parlava da tempo. Infatti la proposta, ol-tre ad essere già stata oggetto di diversi atti parlamentari, era stata sostenuta da intellettuali e studiosi e da prestigiose istitu-zioni culturali. La nuova Giornata Nazionale è stata approvata dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro per le attività culturali Dario Franceschini, e la sua istituzione anticipa di un anno le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, per le quali sono già tanti i progetti al vaglio del Comitato apposita-mente istituito.

DANTEDÌ, una “giornata” per il padre dell’Italiano

Il valore della lingua madre

“Twerking”, “wordbuilding”, “gentle sleep coach”, “spin doctor”, Œ: quante volte ci imbattiamo in parole come queste, scritte o parlate, in cui l’italiano è so-

stituito da altre lingue, prevalentemente l’inglese? E quante volte, per questa ragione, temiamo di non capire bene ciò che stiamo ascoltando, o leggendo? Possibile che non si possano dire le stesse cose in italiano? Pare di no, visto che sono sempre più diffusi neologismi e termini stranieri, la cui frequenza d’utilizzo sta man mano sopravanzando i corrispet-tivi nostrani, e l’uso di vocaboli inglesi per distinguersi, o per apparire - illusoriamente - più professionali, al posto di quelli italiani è una tendenza che si va sempre più consolidando.Anche se è difficile calcolare con precisione la consistenza del nostro vocabolario, è certo che è ricchissimo e conta fra i 210 e i 260mila termini, fra l’altro in costante aumento. Infatti i vari lessemi (cioè termini da cui ne derivano altri) una volta declinati o coniugati danno più di due milioni di parole. Se-condo i più importanti linguisti italiani (fra cui Tullio De Mauro, scomparso nel 2017) il vocabolario di base si attesta su circa 6.500 parole, con le quali copriamo il 98 per cento dei nostri discorsi. Fra queste, circa 2.000 sono quelle basilari, impara-te fin dalla prima infanzia. Le persone con un’istruzione me-dio-alta possono utilizzarne fino a 47mila. In questa grande ricchezza di vocaboli, dunque, non si trova-no tutti quelli necessari a esprimerci correttamente?Se, effettivamente per alcune parole come “marketing”, “rock”, “blog”, “browser”, può risultare difficile trovare un corrispondente efficace, ve ne sono altri quali “workshop”, “abstract”, “fashion”, “light” di cui potremmo far benissimo a meno e ricominciare a sostituirli con “seminario”, “riassunto”, “moda”, “leggero”, i loro corrispettivi italiani. Proprio per riportare al centro dell’attenzione l’importanza e la ricchezza dell’italiano alcuni mesi fa il sito change.org ha lanciato l’iniziativa di istituire un museo della lingua italiana. Indirizzata al ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, la petizione è stata promossa da un gruppo di studiosi, scrittori e intellettuali coordinati dal linguista Luca Serianni. Nel progetto sono coinvolte diverse istituzioni che si occupano a vario titolo della nostra lingua, fra cui l’Accade-mia della Crusca, l’Accademia dei Lincei, l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e la Treccani.L’idea di un museo dedicato alla lingua nazionale non è nuo-va. Nel mondo infatti ne esistono oltre 65, distribuiti in 31 Pae-si. Al momento però sull’italiano e la sua storia si contano solo un’esposizione permanente in due delle sedi della Società Dante Alighieri e alcuni musei locali dedicati a specifiche va-rietà dialettali o regionali. Alla valorizzazione della Lingua Ma-dre è dedicata anche una Giornata Internazionale, promossa nel 1999 dall’UNESCO. La data prescelta, il 21 febbraio, ricor-da un drammatico evento del 1952: l’uccisione da parte delle forze di polizia pakistane di alcuni studenti dell’Università di Dacca che rivendicavano il bengalese quale lingua ufficiale. Ricordare e onorare la propria lingua madre non significa ignorare o sminuire quelle degli altri Paesi, bensì considerare tutte le lingue “madri” di uno specifico popolo e per questo, come tutti i popoli che le parlano, degne del massimo rispetto.

Page 18: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

34 | Cerimoniale OGGI

NOTIZIE IN PILLOLE NOTIZIE IN PILLOLE

Cerimoniale OGGI | 35

Le divise da lavoro, una rassegna a Bologna

Uniform: into the work / out of the work è il titolo di un’in-teressante e originale mostra in corso a Bologna e promossa dalla Fondazione Mast. La rassegna, attra-

verso oltre 600 scatti di grandi fotografi internazionali, mo-stra le molteplici tipologie di abbigliamento indossate dai lavoratori in contesti storici, sociali e professionali differenti. Nate per distinguere chi le indossa, le uniformi da un lato mostrano l’appartenenza a una categoria, a un ordinamento o a un corpo, senza distinzioni di classe e di censo, dall’altro possono evidenziare la separazione dalla collettività di chi le porta: le parole “uniforme” e “divisa” rivelano, allo stesso tem-po, inclusione ed esclusione. Oltre ad una mostra collettiva sulle divise da lavoro nelle immagini di 44 fotografi, la mostra comprende un’esposizione monografica di Walead Beshty, che raccoglie centinaia di originali ritratti di addetti ai lavori del mondo dell’arte incontrati dal fotografo, per i quali l’abbi-gliamento professionale è a tutti gli effetti un segno distintivo.Anche questa mostra al momento è sospesa per l’emergen-za coronavirus, ma i suoi principali contenuti possono essere esplorati attraverso i video tematici pubblicati sul sito dell’e-sposizione.

I colori nella strada

LE STRISCE PEDONALILe strisce pedonali immortalate nella copertina dell’album musicale Abbey Road, sono fra le immagini di strada più famo-se al mondo. Ma perché sono bianche e nere? Alla fine degli anni ‘40, con l’aumentare del numero delle auto, iniziarono a moltiplicarsi gli incidenti per i pedoni. Per questa ragione il Governo inglese decise di introdurre apposite se-gnaletiche colorate nelle strade. Dopo vari esperimenti, fu va-lutato che i colori più efficaci fossero proprio il bianco e nero, più visibili sia per chi attraversava la strada a piedi, sia che per chi stava al volante. IL SEMAFOROPare che anche il semaforo provenga dall’Inghilterra. Derive-rebbe, infatti, da un metodo di segnalazione usato nelle fer-rovie fin dalla prima metà dell’800. Inizialmente vi erano solo i colori rosso per lo stop e bianco per segnalare via libera. Successivamente è stata aggiunta una luce verde a significa-re cautela. La luce bianca risultò però poco idonea perché i macchinisti la confondevano con altre fonti luminose, così fu sostituita con il verde. Serviva a quel punto una luce che in-dicasse cautela al macchinista: la scelta cadde sul giallo, più visibile del verde e ben differenziato dal rosso. Fu un ingegnere ferroviario a proporre nel 1868 alla polizia in-glese l’idea di utilizzare un sistema simile anche su strada per gestire meglio il traffico di carrozze e cavalli.

I TAXI Ricordate la locandina del notissimo film Taxi driver, con un giovanissimo Robert de Niro in primo piano e, alle sue spalle, un lungo taxi giallo? Il film risale al 1976, ma a New York i taxi sono ancora di questo colore. Come mai? Sembrerebbe che la scelta sia da attribuire a Jhon Hertz il quale, da bravo imprenditore, prima di lanciare la sua attività di taxi a Chicago nel 1915 commissionò ad una Uni-versità locale una ricerca per determinare quale fosse il colore più idoneo a rendere un veicolo visibile da lontano, e lo studio stabilì che il giallo era quello che si distingueva meglio. Ben presto altre compagnie seguirono quell’esempio, e i taxi gialli sono diventati caratteristici in molte città del mondo. Anche in Italia, fino agli anni ‘90, chi chiamava un taxi vedeva arrivare un’auto gialla: colore inconfondibile, che permetteva di individuare immediatamente le vetture pubbliche. Le case automobilistiche però non producevano auto gialle di serie, perciò i tassisti dovevano verniciarle all’acquisto e, poiché questo colore deprezzava il valore della auto, sostenere nuo-vamente la spesa di riverniciarle al momento di rivenderle. È per questo che, nel 1993, nel nostro Paese una legge ha impo-sto ai tassisti di acquistare solo taxi bianchi. Peccato…

Non più Olanda, solo Paesi Bassi

Dal 1° gennaio di quest’anno il nome Olanda è sparito dal-le intestazioni ufficiali del Paese: d’ora in poi il nome del-lo Stato è esclusivamente “Paesi Bassi”, ovvero “Nether-

lands”, a tutti gli effetti la denominazione corretta di questa nazione.Finora infatti in molte lingue con “Olanda” si indicava l’intero Stato, come se fosse un sinomino di “Paesi Bassi”, quando in-vece l’Olanda Settentrionale e l’Olanda Meridionale sono solo due delle complessive dodici province.Con la nuova denominazione ufficiale il Governo intende fra l’altro promuovere e valorizzare l’intero Paese. Per tale motivo sono stati modificati i siti turistici, fra cui quello ufficiale, ed è stato ideato un nuovo logo del Paese, in cui lo storico tulipano è stato sostituito da un inequivocabile “NL” stilizzato.

Condoglianze ad Alessandro De Pellegrini

Il Presidente, la Delegazione Nazionale e i Soci ANCEP partecipano con sentimenti di profondo cordoglio al lutto del socio Alessandro De Pellegrini per la perdita del Padre

Maurizio.

Congratulazioni al neo dottore Giovanni Castro

Molte congratulazioni al socio ANCEP Giovanni Castro, addetto alla Presidenza del Consiglio Comunale e Vi-cario dell'Ufficio del Cerimoniale del Comune di Acire-

ale (CT), che ha recentemente conseguito presso l'Università per Stranieri "Dante Alighieri" di Reggio Calabria la laurea trien-nale in Mediazione per l'intercultura e la coesione sociale in Europa. La tesi, dal titolo “Culture in movimento. Il fenomeno dell'immigrazione, l'esperienza di Acireale”, è stata discussa in via telematica in ottemperanza delle misure di contenimento dell'epidemia di coronavirus.

NEL MONDO

CRONACA ANCEP

SONG CHAO Serie “Minatori”, 2000-2002 © Song Chao | Courtesy of Photography of china.com

ANDRÉ GELPKE Senza titolo, dalla serie “Sesso, teatro e carnevale”, 1980© André Gelpke / Switzerland

HERB RITTS Fred con I pneumatici, Los Angeles, 1984 © Herb Ritts / Trunk Archive

Page 19: Anno 2, Numero VI - 10 Aprile 2020 ISSN 2612-1638 Cerim ... · EDITORIALE Cerimoniale OGGI | 3 Anno 2, Numero VI – 10 Aprile 2019 Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479

ANCEP Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici

ANCEP si occupa dello studio e della valorizzazione del Cerimoniale e della rappresentanza istituzionale. Nata nel 2007, riunisce addetti del settore di comprovata esperienza, prove-nienti da tutti gli ambiti della Pubblica Amministrazione – Ministeri, Regioni, Province, Comu-ni, Università, Camere di Commercio e altri Enti – e si rivolge a tutto il sistema delle autonomie locali e funzionali.

Nel 2015 ANCEP è stata la prima Associazione di categoria ad essere inserita nell’elenco delle Associazioni Profes-sionali tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della Legge n.4/2013.

Due i principali obiettivi dell’Associazione: • la salvaguardia delle corrette forme di rappresentanza istituzionale attraverso l’ applicazione di quanto previsto

dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 aprirle 2006 e successive integrazioni• la valorizzazione delle professionalità che operano in questo settore, affermando la funzione dei Cerimonialisti

ed il loro ruolo, quali interpreti della disciplina che governa l’attività di relazione fra le cariche pubbliche.

ggiCerim nialeOQuadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP

Indirizzo: Via del Timavo, 6/b 40131 BolognaE-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Tel.: +39 338 3720930Sito web: www.cerimoniale.net

“La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente”Arthur Schopenhauer