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N. 10-12 ANNO X OTTOBRE-DICEMBRE 2014e N. 1-3 ANNO XI GENNAIO-MARZO 2015

Testata scientifica periodica,fondata da Ottavio Caciopporegistrata al Tribunale di Latinaal n. 818 del 3 dicembre 2004

Direttore responsabile:Ottavio CacioppoCell. 348.3313812e-mail: [email protected]

per info: 348.3313812 • www.kiwiinforma.it

Edizioni:Arma di Adriano Marchetto & C. s.a.s.Via Santa Maria, 3351Borgo Bainsizza (Latina)Tel. 0773.643653Fax 0773.643074

e-mail: [email protected]

Copertina:Atti X Convegno Nazionalesull’ActinidiaArch. Mauro Cacioppo

Copertina:Arch. Mauro Cacioppo

Stampa: mese di Marzo 2015Legatoria PontinaVia Legnano, 41 - LatinaGrafica: Antonella Carullo

Pubblicità:Arma di Adriano Marchetto & C. s.a.s.Tel. 0773.643653Fax 0773.643074e-mail: [email protected]

Abbonamenti:Via Santa Maria, 3351 Borgo Bainsizza (LT)Tel. 0773.643653 • www.kiwiinforma.ite-mail: [email protected]

© copyrightVietata la riproduzione parzialeo totale di testi e illustrazioni atermine di legge

Poste Italiane S.p.A.Spedizione in Abbonamento Postale

Redazione:Ottavio Cacioppo,Alvaro Morganti,Luigina Morgante

Via Santa Maria, 3351Borgo Bainsizza (Latina)

Cacioppo Morganti Morgante

Sommario1. Editoriale

Adriano Marchetto Pag. 3

2. Considerazioni sul X Convegno Nazionaledi Actinidicoltura e II Convegno Nazionale sulla Batteriosi da P.S.A.Ottavio Cacioppo Pag. 3

3. Considerazioni sul X Convegno Nazionaledi Actinidicoltura e II Convegno Nazionale sulla Batteriosi da P.S.A.Carlo Fideghelli Pag. 5

4. Interventi Convegno da pag. 6 a Pag. 99

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3Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

CONSIDERAZIONI SUL X CONVEGNONAZIONALE DI ACTINIDICOLTURA EII CONVEGNO NAZIONALE SULLABATTERIOSI DA P.S.A.LATINA 3-4 DICEMBRE 2014Ottavio Cacioppo

Nella primavera del 2013, mosso dal successo ottenuto con il Primo Convegno Nazionale sullaBatteriosi del kiwi da P.s.a., che si è tenuto a Latina a maggio del 2012, inoltrai richiesta alla S.O.I.(Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana) di organizzarne un alto doppio incontro culturale.Quasi subito ottenni la risposta positiva dal presidente della S.O.I., prof. Paolo Inglese e nominatocoordinatore del Comitato organizzatore con l’impegno di confermare i membri dei Comitati chehanno operato nel 2012. Successivamente, anche il nuovo presidente della S.O.I., prof.ssa StefaniaPascale, confermava tale nomina.A presiedere il Comitato Scientifico veniva chiamato il prof. Carlo Fideghelli.L’incontro sui due Convegni, unificati per motivi logistici, si è svolto al “Club Le Grugnole” - BorgoBainsizza (Latina). La sede è stata messa a disposizione dal sig. Adriano Marchetto, editore dell’unicarivista italiana, monotematica, “Kiwi Informa”. A lui vanno i ringraziamenti degli organizzatori dell’even-to anche per l’impegno dato ai fini dell’ottima riuscita dell’incontro. Questo si è caratterizzato per l’al-to livello del contributo scientifico offerto dai numerosi lavori di ricerca e sperimentazione, per cui sidevono ringraziare profondamente gli autori, così come il Comitato Scientifico, coordinato dal prof.Carlo Fideghelli, ed il Comitato Organizzatore, per l’ottimo impegno portato a termine.Doveroso, altresì, il ringraziamento per il prezioso lavoro svolto dal personale impiegato per il buonfunzionamento dell’apparato organizzativo, attento alla registrazione dei partecipanti ed al funziona-mento dell’apparecchiatura elettronica. Un vivo ringraziamento, infine, alle Istituzioni che hanno concesso il Patrocinio e alle varie Ditte chehanno sponsorizzato il convegno.Nelle due interessanti giornate del doppio Convegno si è registrata la partecipazione di un pubblico com-petente, oltre 300 presenze al giorno, di persone provenienti da tutte le Regioni italiane e dai Paesi esteri(Portogallo e Argentina), a sancire, senza tema di smentite, un vero successo.

Ottavio Cacioppo - Presidente Comitato Organizzatore

Adriano Marchetto

EDITORIALEIl X Convegno Nazionale di Actinidicoltura ed il II Convegno Nazionale sullaBatteriosi da P.S.A., si sono svolti nei giorni 3 e 4 dicembre 2014 presso il Club “LeGrugnole“ ubicato in area territoriale tra i Comuni di Latina e Nettuno. La scelta diquesta sede per l'interessantissimo avvenimento era parsa oltremodo ardita destan-do non poche perplessità la posizione periferica della località ed i disagi relativi araggiungerla. All'atto pratico, però, si è rivelata proprio indovinata e tutto è filatovia liscio. Pertanto un meritevole riconoscimento va dato senz'altro ai Comitati

organizzativi appositamente preposti per il rilevante successo della doppia manifestazione. Analogoapprezzamento va alla Gestione del “Club Le Grugnole” che ha reso perfettamente agevole l'ingressoal proprio Centro Residenziale di genere turististico, alberghiero e gastronomico, mediante il rifacimen-to del manto stradale delle sue vie accesso. Per favorire al massimo l'accoglienza dei partecipanti ilClub ha realizzato tempestivamente un notevole ampliamento delle strutture edili esterne creandonuove e robuste tettoie coperte destinate al passaggio verso il locale di ricevimento degli ospiti primadell'immissione nella vasta sala delle conferenze, anche questa ben attrezzata ed idonea ad accoglie-re comodamente l'elevato numero dei convenuti. Al tirar delle somme la soddisfazione può essere rite-nuta piena, nutrendo la fiducia che anche gli organizzatori, gli insigni relatori e tutti i presenti sianostati a loro agio e paghi dell'accoglienza ricevuta. Con l'auspicio che sulla retta tracciata si possa pro-seguire in futuro.

Adriano Marchetto

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 20154

CONSIDERAZIONI SUL X CONVEGNONAZIONALE DI ACTINIDICOLTURA EII CONVEGNO NAZIONALE SULLABATTERIOSI DA P.S.A.LATINA 3-4 DICEMBRE 2014Carlo Fideghelli

Il decimo Convegno nazionale sull’actinidia, associato al secondo Aggiornamento sulla batte-riosi da Pseudomonas syringae pv. actindiae ha visto la presentazione di un buon numero dicontributi, suddivisi in relazioni ad invito (10), comunicazioni verbali (16) e poster (5), in rap-presentanza di 4 Centri del CRA, 9 Università, 5 strutture di ricerca territoriali, 6 organizzazio-ni private, 3 strutture di ricerca straniere.Considerato l’impatto sulla coltivazione dell’actinidia della batteriosi da Psa, il maggior nume-ro di interventi (13) ha riguardato questa patologia, con approfondimenti molto interessantisulla diagnosi della malattia, la caratterizzazione molecolare del batterio, le strategie di con-trollo, sia mediante una corretta gestione agronomica del frutteto, importante anche per laqualità dei frutti e una migliore sostenibilità della produzione, sia mediante trattamenti chimi-ci, selezione di genotipi meno sensibili.Le relazioni sulla situazione della coltura in Italia e nel mondo e sugli aspetti commercialihanno descritto una situazione, nel complesso, positiva per il nostro Paese che deve, comun-que, tener conto di una forte espansione della coltura soprattutto in Grecia, in diretta concor-renza con l’offerta italiana sui mercati europei.Il miglioramento genetico è, attualmente, molto attivo in Nuova Zelanda e Cina, oltre che inItalia che può contare su diversi centri pubblici (Università di Udine e Bologna, Università dellaTuscia, CRA-Frutticoltura di Roma) oltre che diversi privati.Interessante l’applicazione ai frutti di actinidia della tecnica basata sulla spettroscopia del vicinoinfrarosso, metodo non distruttivo, per determinare il giusto grado di maturazione per la miglio-re qualità e la migliore conservabilità dei frutti, aspetti di particolare importanza, in considera-zione dell’accresciuta competitività internazionale e della necessità di meglio consolidare, per gliaspetti qualitativi, la produzione italiana, ancora lontana dai migliori standard neozelandesi.Si ringraziano i colleghi componenti il Comitato Scientifico per l’importante lavoro svolto nelcontrollo e la revisione dei lavori presentati.

Carlo Fideghelli - Presidente Comitato Scientifico

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X CONVEGNO NAZIONALE DI ACTINIDICOLTURAE II CONVEGNO NAZIONALE SULLA BATTERIOSI

DELL’ACTINIDIA DA P.S.A.Organizzato dalla S.O.I. (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana)

con la collaborazione scientifica diCRA-FRU-ROMA, CRA-PAV-ROMA, Università di Viterbo, Kiwi Informa

* Il "Club Le Grugnole“ si trova nel territorio di Nettuno, vicino a Borgo Bainsizza (Latina)

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Interventi:

3 DICEMBRE2014

E. Macchi, CSO Centro Servizi Ortofrutticoli, FerraraSituazione e prospettive della coltura nel mondo

O. Cacioppo, Kiwi Informa, LatinaSituazione e prospettive della coltura in Italia

S. Loreti, N. Pucci, E. Di Nicola, A. Gallelli, A. L’Aurora, S. Talocci, M. PilottiCRA-PAV, Roma

Diagnosi di P. syringae pv. actinidiae: criticità e punti di forza

G. M. Balestra, S. Ciarroni, M.C. Taratufolo, A. Mazzaglia, UniTus, ViterboCaratterizzazione delle popolazioni di P. syringae pv. actinidiae

M. Scortichini, CRA-FRU Roma, CRA-FRC CasertaStrategie di controllo integrato del “cancro batterico” dell’actinidia

V. Michelotti(1), A. Lamontanara(1), L. Orrù(1), G. Buriani(2), A. Cellini(2),I. Donati(2), J. Vanneste(3), L. Cattivelli(1), F. Spinelli(2), G. Tacconi(1)(1) CRA-GPG Fiorenzuola D’Arda; (2) Uni Bo, Bologna; (3) PFR, Ruakura, NZ

Analisi dell’espressione genica nell’interazione Pseudomonas syringae pv.Actinidiae – actinidia

V. Tagliavento, A. Mazzaglia, G. M. Balestra, UniTus, Viterbo Caratterizzazione della flora batterica presente nella linfa di Actinidia spp.di piante sane e affette da Pseudomonas syringae pv. actinidiae

F. Marocchi(1), M. Mastroleo(1), L. Penuzzi(2), M. Petriccione(2), L. Incroci(4),M. Scortichini(3) (5)(1) Apofruit Italia, Aprilia; (2) Agronomo; (3) CRA-FRC, Caserta; (4) UniPi, Pisa;(5) CRA-FRU e FRC, Roma, Caserta

Relazione tra suscettibilità del kiwi giallo e del kiwi verde a Pseudomonassyringae pv. actinidiae e contenuto in cationi ed anioni nel terreno

A. Brunetti, N. Pucci, V. Lumia, V. Modesti, E. Di Nicola, A. Latini, A. Gallelli,G. Di Lernia, A. Matere, S. Loreti, M. Pilotti, CRA-PAV, Roma

Screening di molecole/prodotti per il controllo di Pseudomonas syringaepv. actinidiae

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G. Tacconi(4), I Donati(1), A. Cellini(1),G. Buriani(1), L. Giordani(2),G. Vittone(2), L. Tosi(3), S. Graziani(8), Callum Kay(5), R. Onorato(5),V. Giacomuzzi(6), J. Vanneste(7), G. Costa(1), F. Spinelli(1)(1) UniBo, Bologna; (2) CRESO, Cuneo; (3) AGREA, S. Giovanni Lupatoto (VR);(4) CRA-GPG, Fiorenzuola d’Arda (PC); (5) ZESPRI Global Supply, Mount Maunganui, NZ;(6) UniBz, Bolzano; (7) PFR, Ruakura, NZ; (8) Agrintesa, Faenza (RA)

Strategie di controllo di PSA in campo: 4 anni di sperimentazione in4 diversi areali

M. Evangelisti, D. Frezza, M. C. Thaller, G. Di Lallo, Univ. Tor Vergata, RomaIsolamento e caratterizzazione di batteriofagi specifici per Pseudomonas syringaepv. actinidiae: un nuovo approccio per il trattamento della batteriosi del kiwi

Sintesi del poster R. Tomasone(1), C. Cedrola(1), M. Pagano(2), L. Trentini(3), P. Ferrante(1), M. Scortichini(1)(1) CRA-FRU, Roma; (2) CRA-ING, Roma; (3) Cso, (FE)

Prove preliminari di trattamento termico del legno di potatura del kiwi conla tecnica della “pirodisinfezione” al fine di contrastare la batteriosi(Pseudomonas syringae pv. actinidiae)

G. Cipriani, UniUd, UdineNuove varietà e attività di miglioramento genetico in Italia e nel mondo

F. R. De Salvador, CRA-FRU, RomaLa protezione giuridica delle nuove varietà di kiwi in Italia e nella UE

O. Cacioppo, Kiwi Informa, LatinaQuattro anni di studio, 2011-2014, in provincia di Latina della nuovacultivar di kiwi neozelandese a polpa gialla G3

D. Bevilacqua(1), M. Terlizzi(1), A. Di Cintio(1), T. Rosato(1), A. Sartori(1),P. Ferrante(1), M. Scortichini(1), G. Cipriani(2),(1) CRA-FRU, Roma; (2) UniUd, UdineSelezione di materiale mutagenizzato per l’individuazione della resistenzao tolleranza a Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA)

Sintesi da parte del chairman del poster:Applicazione delle colture in vitro al miglioramento genetico di Actinidia spp.per la resistenza a PSA di D. Bevilacqua, G. Cipriani, A. Sartori, P. Ferrante, M. Scortichini, A. Frattarelli, E. CaboniCRA-FRU Roma

R. Muleo(1), C. Iacona(2), F. Loreti(2), M. Cirilli(1)(1) Laboratorio di Ecofisiologia Molecolare e Biotecnologie delle Piante Arboree Dipartimento di scienze e tecnologie per l'Agricoltura, le Foreste, la Natura e l'EnergiaUniversità della Tuscia, Viterbo, Italia(2) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Università di Pisa, Pisa, ItaliaNuove varietà di A. deliciosa cv Hayward generati con variazione soma clonale

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4 DICEMBRE2014

D. Neri(1), M. Bravetti(2), S. Polverigiani(3), D. Ceccarelli(1), C. Talento(1), S. Vocca(4)(1) Centro di Ricerca per la Frutticoltura, CRA-FRU, Roma; (2) Agronomo libero professionista,Senigallia (AN); (3) Dip. di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università Politecnica delleMarche, Ancona; (4) Agritenax srl, Eboli (SA)

Effetti fisiologici di reti antigrandine fotoselettive su actinidia

Sintesi da parte del chairman dei poster: - Monitoraggio della maturazione in pianta della cultivar Dori, edefinizione del momento attuale di raccolta con l’utilizzo del kiwi-meterdi G. Fiori, G. Costa, Uni Bo, Bologna

- Confronto di diversi sistemi di impollinazione e scelta dello stadio fioraleottimale in relazione alla tipologia di impollinazione in actinidiadi G. Tacconi,

CRA-GPG, Fiorenzuola d’Arda (PC);O. Cacioppo, Kiwi Informa, Latina; G. Vittone, CRESO, Cuneo

L. Ugolini(1), l. Malaguti(1), K. Carbone(2), T. Rosato(1), R. Tomasone(1), L. Lazzeri(1), M. Mari(3)(1) CRA-CIN Bologna; (2) CRA-FRAU, Roma; (3) UniBo, Bologna

Impiego post raccolta di metaboliti naturali ad azione antifungina peril controllo della muffa grigia nell’actinidia e valutazione dell’impattodel trattamento sulla qualità dei frutti

C. Xiloyannis, UniBas, MateraAcqua e nutrizione per ottimizzare la produzione, la qualitàe la salute delle piante

O. Cacioppo(1), M. Marcon(2), G. Tacconi(3).(1) Kiwi Informa, Latina; (2) Tecnoquadro, Latina; (3) CRA-CPG, Fiorenzuola d’Arda (PC)Gestione dell’irrigazione e del controllo PSA mediante un sistema dimonitoraggio pedoclimatico via Internet

R. Spinelli, Zespri Fresh Produce Italia, Cisterna (LT)Tecniche di allevamento a cordone dell’actinidia, cultivar G3

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9Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

G. Tacconi(4), J. F. Mejia(3), L. Tosi(2), A. Giacopini(2), U. Mazzucchi(4), F. Favaron(5),L. Stella(5), F. Bertaiola(6), S. Paltrinieri(3), S. P. Fuentealba(3), A. Bertaccini(3)(1) CRA-GPG, Fiorenzuola d’Arda (PC); (2) AGREA, S. Giovanni Lupatoto (VR);(3) Uni Bo, Bologna; (4) VPS, Castel San Pietro Terme (BO); (5) Uni Pd, Padova;(6) Consorzio TK del Garda, S. Giovanni Lupatoto (VR)

Moria dell’actinidia nel veronese: anomalie climatiche, struttura del terrenoe ruolo dei patogeni

O. Cacioppo, Kiwi Informa, LatinaConsiderazioni su vari aspetti colturali di un actinidieto Haywarddi 26 anni, in provincia di Latina, condotto a basso impatto ambientale

Comitato Ottavio Cacioppo Presidente

organizzatore Carlo FideghelliDavide Neri Presidente sezione Frutticoltura S.O.I.

Francesco Baroncini Segreteria S.O.I.

Alvaro MorgantiEnrico BarcellaRocco BaroneMario ProvaAdriano Marchetto Kiwi Informa

Comitato Carlo Fideghelli CRA-FRU

scientifico Giorgio Balestra Università-Viterbo

Ottavio Cacioppo Kiwi Informa

Guido Cipriani Università Udine

Flavio Roberto De Salvador CRA-FRU

Stefania Loreti CRA-PAV

Eddo Rugini Università Viterbo

Marco Scortichini CRA-FRU/CRA-FRC

Per informazioni:Ottavio Cacioppo Mob. 348.3313812 • e-mail: [email protected]

Carlo Fideghelli Tel. 06.79 34 81 10 - Fax 06.79 34 81 60Mob. 328.2490864 • e-mail: [email protected]

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201510

Patrocinio Concesso:COMUNE DI LATINA – CIA Latina

COLDIRETTI Latina – CONFAGRICOLTURA LatinaCAMERA di COMMERCIO di LATINA

CRA Roma – FIDAFCONAF – ODAF Latina – ADAF Latina

PROVINCIA di LATINACONSORZIO per la TUTELA I.G.P. KIWI LATINA

Elenco Sponsor:

ARMA di Adriano Marchetto & C. s.a.s.Via Santa Maria, 3351 - 04010 BORGO BAINSIZZA (LT)

Tel. 0773.643653 - Fax 0773.643074 • [email protected]

SIPCAM ITALIAVia Sempione, 195 - 20016 PERO (IM)Tel. 02.35378400 • [email protected]

L. GOBBIVia Vallecalda, 33 - 16013 CAMPO LIGURE (GE)

Tel. 010.920395 • [email protected]

MARCHEGIANI PONTINA TRATTORI s.r.l.Via Migliara 47 n° 1150 - 04014 PONTINIA (LT)

Tel. 0773.86298 - 0773.867412 • [email protected]

AGRITENAX s.r.l.Via Maestri del Lavoro - 84025 EBOLI (SA)

Tel. 0828.332978 • [email protected]

PEMPACORER Società Cooperativa Consortile AgricolaUff. Comm.le Via San Silvestro, 38 - 48018 FAENZA (RA)

Tel. 0546.600811 • [email protected]

ZEOLI FRUITVia Quaglia - 04012 CISTERNA DI LATINA (LT)

Tel. 06.96871047 • [email protected]

CO.N.VI. VIVAI di Spada Renato e SergioVia Siepi, 29 - 49013 BRISIGHELLA (RA)

Tel. 0546.994077 - Cell. 335.7393771 • [email protected]

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CERADINI VIVAIO fto 210x297 TRAC indd 1 03/02/2012 12.03.58

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201514

ABSTRACTThe world kiwifruit growing had a very importantexpansion phase up to 2009, with a 5% growingrate. In the following years the growing rate hasbeenaround 1%. After 2011 a slight decrease hasbeen observed mainly due to Psa infection, parti-cularly severe, in Italy and New Zealand. Thethree main producing countries, actually, areChina, Italy and New Zealand. An increasingimportance have also Chile and Greece. Therelease of new varieties of the species A. chinen-sis, very susceptible to Psa, more tolerant to bac-terial disease as G3 and of avaible protocols tocontrol the bacterium, will allow a new start ofthe kiwifruit industry expansion, according to anincreasing demain of the market.

La coltivazione del kiwi nel mondo ha vissuto unafase di espansione importantissima, particolar-mente evidente fino al 2009; il tasso medio di cre-scita degli impianti a livello mondiale si aggiravain quegli anni sul 5% annuo. Negli anni successi-vi, a livello complessivo, la crescita è stata menoevidente con un incremento medio annuodell’1%. Dal 2000 al 2013 la superficie destinataa kiwi è cresciuta di oltre il 60%.

Un forte impulso alla coltivazione è stato datodalla Cina, in termini di superfici, ma anche glialtri importanti paesi produttori hanno concorsoalla crescita di questa coltivazione nel mondonegli anni duemila. In questo ultimo caso però èevidente che il forte periodo di espansione èdurato fino al 2011, +64%; dopodiché si è assisti-to ad un lieve calo quantificabile in qualchepunto percentuale.Questa diminuzione è imputabile alla diffusionedella PSA, evidente da ormai quattro anni, che hacomportato abbattimenti e diminuzioni dei rendi-menti medi per ettaro.La Nuova Zelanda ha subito le maggiori conse-guenze della PSA con una drastica diminuzionedella disponibilità di kiwi giallo, Hort 16 A, che da30 milioni di vassoi del 2011-2012 è scesa su circa9.000.000 nell’ultimo biennio.Questo paese ha accelerato l’introduzione dinuove cultivar, in particolare la varietà G3, di cuinel 2013 si contano oltre 1.800 ettari, ancoraperò non in produzione. Anche Hayward ha subi-to un ridimensionamento, ma meno significativo,scendendo da circa 10.000 ettari del 2009 a8.500 ettari nel 2013.Sul piano produttivo l’offerta neozelandese che si

SITUAZIONE E PROSPETTIVEDELLA COLTURA NEL MONDO

SITUATION AND PERSPECTIVESOF THE KIWIFRUIT

E. MACCHICSO Centro Servizi Ortofrutticoli - Chiesuol del Fosso, Ferrara

[email protected]

Elisa Macchi

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15Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

aggirava ante batteriosi su circa 350-360.000 ton-nellate medie, oggi non arriva alle 300.000 ton-nellate.Anche il Cile, altro importante paese produttoredell’Emisfero Sud, ha visto una crescita importan-te della coltivazione del kiwi, con superfici arriva-te a superare stabilmente gli 11.000 ettari, mache nel 2014 vede un calo degli impianti.L’andamento della produzione segue quello dellesuperfici, ad esclusione del 2014, caratterizzatoda un importante calo dei rendimenti medi perettaro.Dal 2011 qualche infezione della PSA è comparsae si stima che al 2013 siano circa 700 gli ettariinteressati dalla batteriosi, ma il clima secco dellezone di coltivazione del kiwi non è favorevole alladiffusione della batteriosi.Passando all’Emisfero Nord, dopo l’Italia, la Greciasi connota come tra i principali paesi sotto l’aspet-to sia produttivo che commerciale. La produzionedi questo paese è in progressiva e forte crescita eseppure dati provenienti da diverse fonti nonsiano omogeni fra di loro, si calcola da 2000 adoggi un raddoppio del potenziale produttivo.Questo paese peraltro è l’unico tra i grandi pro-duttori a non presentare PSA.Gli altri paesi produttori di kiwi dell’emisfero Nord,ci si riferisce in particolare a Francia, Spagna,Portogallo, Corea del Sud, ecc., non sembranoattualmente in grado di modificare la strutturaproduttiva e commerciale dell’intero settore.Alcuni di essi infatti presentano una produzione increscita ma contenuta, altri una certa stabilitàdella coltivazione.Anche l’Italia, primo paese produttore dopo laCina, ha vissuto un periodo di forte espansionedegli investimenti, seguito negli ultimi anni dauna contrazione ,dovuta sostanzialmente aiminori rinnovi e alla presenza di PSA. Se il poten-ziale produttivo dell’Italia si aggirava sulle500.000 tonnellate, oggi l’offerta sembra nonraggiungere le 450.000 tonnellate.Siamo pertanto di fronte ad una coltivazione che,nonostante i recenti tentativi di ripresa, i cui effet-ti saranno comunque evidenti fra qualche anno,si è abbastanza ridimensionata negli ultimi anni.Sul piano commerciale, prima della diffusionedella batteriosi, la spinta eccessiva verso questacoltivazione, stava comportando qualche proble-ma, dovuto appunto alla veloce e forse eccessivacrescita della disponibilità.Oggi ci troviamo di fronte a quantitativi più facil-mente gestibili, in un mercato che vede una cre-

scita costante della domanda mondiale di questoprodotto; le importazioni mondiali di kiwi sonosalite da 750.000 tonnellate a 1.250.000 tonnel-late, con una crescita del valore ancora più signi-ficativa.Nel prossimo futuro quindi è possibile prevedereuna lieve ripresa della coltivazione, che nondovrebbe portare in tempi brevi ad un’eccedenzadi mercato se l’industria del kiwi punterà sullaqualità, sulla promozione del prodotto e sui nuovimercati.

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SITUAZIONE E PROSPETTIVEDELLA COLTURA IN ITALIA

PRESENT STATE AND PERSPECTIVESOF THE KIWI INDUSTRY IN ITALY

O. CACIOPPOKiwi Informa, Latina

[email protected]

Ottavio Cacioppo

ABSTRACTThe Italian situation of the kiwi industry is charac-terized by an increasing acreage and production,since early ‘70. An important stop of this trendhas been observed starting 2008, when the bac-terial disease caused by Pseudomonas syringaepv. actinidiae severly damaged the kiwi orchardsin all the most important areas where the cropwas grown: Latium, Piedmont, Venetia andEmilia Romagna. Particularly the yellow flesh cul-tivars were stroken (Hort 16 A, Jintao, Soreli), butalso the old green flesh Hayward has been badlydamaged. In 2008 the official statistics showed aproduction of 518.000 t and a surface of 27.400hectares, in 2014 the production was 414.337 tfrom 25.081 hectares.After China, Italy is the most important producingcountry, followed by New Zealand, Chile andGreece. Actually Psa is less dangerous than in pre-vious years, both due to a less favourable climaticconditions to the bacterium and for a better kno-wledge of the disease and to the application ofhorticultural and phytosanitary practices to redu-ce the disease incidence.

INTRODUZIONELa situazione dell’actinidicoltura italiana è caratte-rizzata da un incremento della superficie e dellaproduzione che inizia nei primi anni ‘70 e subisceun arresto, dal 2008 in poi, a causa dell’esplosio-ne di particolari biotipi di batteriosi da Psa sullecultivar gialle (Hort 16 A, Jintao e Soreli). Nel2008 si registrano globalmente 27.400 ettari euna produzione di 518.000 t, nel 2014 si scendea 25.081 ha e una produzione di 414.337 t. Ove,per ipotesi, non ci fosse stata la suddetta fitopato-logia, con il ritmo degli investimenti actinidicoli dicirca 1000 ha all’anno, oggi l’Italia potrebbeavere una superficie di 34.000 ha e una produ-zione di circa 600.000 t. L’Italia, escludendo la Cina, risulta leader a livellomondiale. Seguono la Nuova Zelanda, il Cile e laGrecia che assieme, nel 2013, hanno raggiuntouna superficie di 57.000, ha sul totale di circa90.000 ha, e producono 1.064.000 t, pariall’80% della quantità totale, che è di 1.328.000t. A causa della batteriosi e varie fisiopatie ilPiemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna denuncia-no perdite produttive con riduzione della superfi-cie di coltivazione non indifferente.

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PROSPETTIVE PER IL FUTUROLa questione della batteriosi del kiwi da Psa hacambiato le prospettive di sviluppo di alcuneRegioni actinidicole importanti del Nord(Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna), in quan-to la suindicata fitopatologia si è dimostrata, permotivi climatici e per nuovi biotipi più virulenti delpatogeno, più severa anche nei confronti degliactinidieti a polpa verde (Hayward in particolare),rispetto alle Regioni del Sud. In queste, infatti, i danni nei frutteti di questevarietà sono stati alquanto contenuti, mentresulle cultivar gialle gli effetti sono stati moltopesanti, soprattutto a carico della cv Hort 16 Ache, dei circa 800 Ha presenti nel 2008 inProvincia di Latina, ne sono rimasti solo 10.I Neozelandesi, per rimpiazzarla, hanno introdot-to, nel 2011, altre cultivar a pasta gialla, come laGold 3, la quale risulta meno suscettibile alla bat-teriosi da Psa. Di questa nuova varietà dovrebbe-ro esserci attualmente circa 700 ha, in massima

parte in provincia di Latina. Le previsioni per il2015 prospettano un aumento di superficie fino1.400 ha. La Regione Lazio, con 8000 ettari stimati nell’areaI.G.P. Kiwi Latina, rimane la più importante areaactinicola d’Italia. Il marchio, come è noto, è statoottenuto nel 2004, ma dopo 10 anni non si puòdire che i benefici siano soddisfacenti se si consi-dera che soltanto i coltivatori di circa 235 ha risul-tano iscritti alla Camera di commercio di Latinache gestisce il marchio. Circa il 5% della produzio-ne, pari a 7.750 t, viene ottenuto nel rispetto deldisciplinare, che dovrà essere rivisto in alcuniparametri ai fini di una significativa rivalutazione.Infatti il disciplinare impone che il marchio puòessere rilasciato ai frutti prodotti, lavorati e frigo-conservati nell’area IGP Kiwi Latina.Da un’indagine attenta è risultato che in dettaarea la capacità di frigoconservazione del kiwi èdel 38% della produzione potenziale (140.000/160.000 t) pari a 53.200/60.800 t, per cui

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86.800-99.200 t vanno lavorati in altre regioni, inparticolare in Emilia Romagna. Quindi il disciplina-re I.G.P. va modificato al fine di trovare un sistema

di controllo efficace per tutelare le aree effettiva-mente ricadenti nel territorio di attribuzione delMarchio.

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IGP Kiwi LatinaIl Regolamento (CE) N.1486/2004 dellacommissione del 20 agosto 2004 inte-ressa la provincia di Latina e quella diRoma, un territorio di circa 8.000 ettariin massima parte della provincia diLatina. La Camera di Commercio dellaprovincia di Latina, quale autorità pub-blica designata ai sensi dell’art. 14 dellaLegge 526/99 per il prodotto agro-ali-mentare a Indicazione Geografica Pro-tetta (IGP), svolge il compito di gestire ilregistro degli iscrittI e il rispetto del disci-plinare di produzione con controlli acampione.Poiché il 70-75% del kiwi italiano vieneesportato, nel 2012/2013 il totale è statodi 315.934 t e 316.356 t nel 2013/2014.Da ciò si deduce che il consumo interno èdi 159.000 t, comprendenti le50.000 t di kiwi importati da altripaesi. Pertanto il consumo pro-capite italiano risulta di 2650 g.I consumi pro-capite di kiwi, neidiversi paesi, risultano modesti seconfrontati con quelli di speciediverse (mele, pere, pesche, agru-mi, ecc.).Vi sono paesi dell’E.U., comeGermania, Polonia, Spagna, in cuii consumi stanno aumentandocome in Brasile e nei paesi dell’Esteuropeo. Altre nazioni manifesta-no segni di maggiori consumi adesempio quelli in via di sviluppoeconomico come l’India.

Tab. 4 I dati sono di alcuni anni fa, ci sonostati incrementi nei consumi che oscillanodal 5% al 30%. Per esempio, in Italia, i con-sumi pro-capite attuale sono di 2,65 kg.

Fig. 1

Fig. 3Fig. 2

Fig. 3 La Pianura Pontina è leader in Italiaper l’actinidicoltura, grazie alle condizionipedoclimatiche favorevoli.

Tab. 4

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Il commercio del kiwi è internazionalecome ben evidenziato da A.R. Fer-guson al recente convegno mondialetenutosi in Cina.La Cina, con 100.000 ha e una produ-zione di 1.100.000 t, è il paese leaderal mondo: segue al 2° posto l’Italia.Occorre precisare che in Cina hannoiniziato a coltivare il kiwi, a livello indu-striale, alla fine degli anni ‘70. Le varie-tà coltivate sono moltissime, apparte-nenti alle specie deliciosa e chinensis,senza contare gli ibridi ottenuti dall’in-crocio tra le due specie. Per il momen-to la Cina, che produce nello stessoperiodo dell’Italia, esporta pochissimoquindi non esercita concorrenza allanostra produzione.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVENel mondo, esclusa la Cina, si producono1.348.000 t di kiwi, aggiungendo la produzionecinese si ha un totale di 2.448.000 t. i consumiprocapite,sono bassi in molti paesi come negli

U.S.A., in Inghilterra, Europa dell’Est, Brasile, Indiae Cina, e tanti altri, costituiscono un bacinopotenziale notevole per incrementare i consumidel kiwi. Importante appare, per spiegare i segna-li di incremento dei consumi, l’azione divulgativa

svolta dai nutrizionisti di tutto ilmondo, che esaltano le virtù antiossi-danti dei frutti di kiwi e le loro numero-se proprietà farmacologiche che neconsigliano l’inserimento in tutte lediete alimentari. Inoltre non si può per-dere di vista l’obiettivo di produrre nelrispetto della qualità che è il risultato diuna condizione degli actinidieti senzaricorrere all’uso di prodotti di forzaturaper esaltare in modo abnorme le reseunitarie con la produzione di frutti chenon hanno il gusto tipico della varietà,ma risultano, avvolte, sgradevoli con ilrisultato di perdere consumatori. Si può quindi concludere riservandol’osservazione alla nostra Italia, che visono ampie possibilità ancora di esten-dere la coltivazione dell’Actinidia conconseguenti incrementi rilevanti diproduzione e di esportazione e con lapiena soddisfazione economica deinostri bravi coltivatori.

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DIAGNOSI DI PSEUDOMONAS SYRINGAEPV. ACTINIDIAE: CRITICITÀ E

PUNTI DI FORZA

DETECTION OF PSEUDOMONAS SYRINGAE PV.ACTINIDIAE: STRENGTHS AND WEAKNESSES

S. LORETI, N. PUCCI, A. GALLELLI, A. L’AURORA, S. TALOCCI, E. DI NICOLA, M. PILOTTIConsiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Economia Agraria

Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale CRA-PAV - Via C. G. Bertero 22, 00156 [email protected]

S. Loreti

ABSTRACTIn the [roughly] six years since the outbreak ofkiwifruit bacterial canker, much effort has beenmade detect the causal agent of the disease, thebacterium Pseudomonas syringae pv. actinidiae(Psa). After the development of several molecularmethods for Psa detection, validation of themethods became critical. National and internatio-nal interlaboratory comparisons were thus con-ducted and are currently underway to establishuseful performance criteria in order to draft anofficial protocol. Another crucial factor that hadconsequences on diagnostics was the characteri-zation of Psa populations. On the basis of bioche-mical, molecular and pathogenicity tests, Psa wasinitially divided into four biovars, although one(the so-called biovar 4) presented various differen-tial characteristics compared to the other threebiovars. This impacted on diagnosis, as the majo-rity of molecular methods developed after 2008did not identify biovar 4 as Psa. Importantly, fur-ther studies reclassified the biovar 4 as a newpathovar of P. syringae (P. syringae pv. actinidifo-

liorum), thus re-establishing the reliability of themethods. Despite many critical limitations, namely I) theconfusion caused by misclassification of thepathogen populations, II) the lack of specificmethods for Psa detection, III) the need for a vali-dation of the methods and IV) the lack of officialprotocols, - it is now possible to identify variousstrengths: the availability of several specific me-thods for Psa diagnosis, their validation (alreadydone or in progress) and the recent pubblicationof the Standart EPPO [PM7/120 (1)].

INTRODUZIONEA circa sei anni dallo scoppio epidemico del cancrobatterico dell'actinidia vengono di seguito indivi-duati alcuni punti di forza e di debolezza relativa-mente alla diagnosi di Pseudomonas syringae pv.actinidiae (Psa), l'agente causale della malattia.Il primo metodo di diagnosi molecolare (PCR qua-litativa) per il rilevamento specifico di Psa risale al2002 ad opera di autori giapponesi (Koh and

N. Pucci A. Gallelli A. L’Aurora S. Talocci E. Di Nicola N. Pilotti

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Nou, 2002); questo metodo si è rivelato, tuttavia,produttore di falsi positivi, sia con alcune patho-var correlate filogeneticamente a Psa (P. syringaepv. tomato, P. syringae pv. theae) sia con alcuniceppi di P. syringae pv. syringae, potenziale pato-geno dell'actinidia. A partire dal 2008 - anno in cui è stato segnalatonel Lazio - sono stati sviluppati vari metodi mole-colari per la diagnosi specifica di Psa e delle rispet-tive popolazioni del batterio.I) Il metodo di PCR qualitativa di Rees-George etal. (2010) che, tuttavia, ha individuato falsi positi-vi con ceppi di P. syringae pv. tomato e talora conP. avellanae; II) la duplex-PCR di Gallelli et al.(2011) basata sull'amplificazione di due target perPsa e di uno o nessun amplicone per batteriappartenenti ad altri generi o specie batteriche;III) il metodo di Biondi et al. (2013) basato su unanested-PCR in cui gli ampliconi prodotti sono sot-toposti a digestione enzimatica per distinguere levarie popolazioni di Psa fra loro e da altre speciebatteriche correlate filogeneticamente; IV) la mul-tiplex-PCR di Balestra et al. (2013) in grado di pro-durre 'pattern' di bande differenti per le diversepopolazioni di Psa, distinguendole fra loro e daaltri batteri fitopatogeni che non producono alcu-na amplificazione; V) i due metodi di Gallelli et al.(2013) basati rispettivamente su una real-timePCR e su una PCR qualitativa in grado di indivi-duare specificamente i ceppi responsabili deirecenti attacchi epidemici.E' evidente che, a fronte dell'ampia gamma dimetodi oggi disponibili, sorge la difficoltà di sce-gliere quelli più idonei per le analisi diagnostichee la necessità di armonizzazione dei protocolli edei relativi metodi. A tal fine, questi ultimi devonoessere validati, ovvero rispondere a caratteristichedi sensibilità, specificità, accuratezza, riproducibili-tà e ripetibilità secondo le indicazioni dell'EPPOdiagnostic standart PM 7/98 (2).Questa attività necessita di studi di confronto fralaboratori ('interlaboratory comparison' - ITL) incui gli stessi campioni vengono sottoposti all'ana-lisi con le stesse metodiche, in Istituzioni diverse. Ilprimo ITL per Psa è stato organizzato nel 2011 dalCRA-PAV (Loreti et al., 2013) e i risultati sono statiforniti all'European Plant Protection Organization(EPPO) per la stesura del protocollo diagnosticoufficiale EPPO. Attualmente nell'ambito di unProgetto EUPHRESCO (PSA-DID) è in corso la vali-dazione di campioni di polline e legno (24 cam-pioni totali) presso 13 laboratori afferenti a diversipaesi europei e non (Nuova Zelanda, Francia,

Spagna, Grecia, Austria, Portogallo, Turchia eItalia). Questa attività prevede inoltre di saggiarevari ceppi di specie correlate filogeneticamente aPsa, di Pseudomona patogene per l'actinidia (P.syringae pv. syringae, P. viridiflava), di isolati nonidentificati appartenenti alla microflora di piantedi actinidia malate o sane e di ceppi rappresenta-tivi delle varie popolazioni di Psa. Ad oggi sonostate infatti individuate - sulla base di caratteristi-che biochimiche, molecolari e in base a prove dipatogenicità - differenti popolazioni di Psa che,secondo Vanneste et al. (2013), sono distinguibi-li in quattro biovar.La biovar 1 comprende ceppi isolati in Giapponee Italia prima del 2008, mentre la biovar 2 rag-gruppa i ceppi isolati in Corea. La biovar 3, anchedenominata Psa-V (Virulent) include i ceppi viru-lenti responsabili dei recenti attacchi epidemicinelle varie parti del mondo e infine la biovar 4 (oPsa-LV, Low-Virulent) è caratterizzata da ceppi bat-terici meno aggressivi dei precedenti, in grado dideterminare macchie fogliari ma nessun sintomodi cancri o avvizzimento sulle parti legnose.Recentemente si fa inoltre menzione di un'altrapopolazione di ceppi 'low-virulent', isolata in Giap-pone e denominata Psa 5 (Sawada et al. 2014).In particolare la biovar 4 è stata inclusa nellapathovar actinidiae (Vanneste et al., 2013) mal-grado alcune differenze con le altre tre biovar.In primis la diversa morfologia sui terreni KB(Vanneste et al., 2013) e NSA (Ferrante andScortichini, 2014), inoltre la negatività con iseguenti metodi molecolari, la multiplex-PCR(Balestra et al., 2013), la duplex-PCR di Gallelli etal. (2011) (Vanneste et al., 2013), la PCR-C e lareal-time PCR (Gallelli et al., 2013). Inoltre gliampliconi della biovar 4 ottenuti con la PCRBiondi, forniscono una risposta analoga a P. syrin-gae pv. tomato e P. syringae pv. theae quandodigeriti con l'enzima BClI e ai ceppi di Psa isolatiprima del 2008 quando ristretti con AluI e BfmI(Loreti dati non pubblicati), non fornendo risulta-ti conclusivi. Ferrante e Scortichini (2014) eviden-ziano un differente host-range fra biovar 1, 2, 3 ela biovar 4: le prime tre sviluppano sintomi sufoglia di Actinidia deliciosa, mentre questo nonavviene per la biovar 4; quest'ultima determinainoltre, diversamente dalle altre, avvizzimento suciliegio e necrosi su frutto di peperone. A fronte delle divergenze sull'includere o menoquesta popolazione nella pathovar actinidiae èopportuno sottolineare che qualunque biovar diPsa venga rilevata nella pianta, questa sarà consi-

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derata contaminata e sarà quindi soggetta allemisure fitosanitarie previste per la Psa, compresala distruzione del materiale vegetale. Inoltre qual-siasi protocollo ufficiale dovrebbe inserire solo imetodi in grado di determinare tutte le biovar diPsa. Di conseguenza la maggior parte di quellidisponibili non potrebbero essere utilizzati inquanto forniscono una risposta negativa (o dub-bia come nel caso del metodo Biondi et al., 2013)quando applicati per la diagnosi della biovar 4.Gli unici metodi che resterebbero a disposizionesarebbero le PCR Koh and Nou (2002) e Rees-George et al. (2011) che è noto produrre dei falsipositivi con alcune specie correlate (Gallelli et al.,2011; Loreti et al., 2014; Vanneste et al., 2013;Gallelli et al., 2013).In questo modo la diagnosi di Psa sarebbe forte-mente minata dal rischio di ottenere dei falsi posi-tivi e certamente non potrebbe fornire quei dati dispecificità che ci si attende per un metodo di dia-gnosi affidabile. D'altro canto, altri autori neozelandesi (Butler etal., 2013) hanno individuato delle differenze nellapopolazione di ceppi della biovar 4 (o LV) chehanno chiamato informalmente PsD (Ps delicio-sa), inoltre Ferrante e Scortichini (2014) hannoaffermato che la biovar 4 non debba appartene-re alla pathovar actinidiae, che deve includeresolo le biovar Psa 1, Psa 2 e Psa 3. Recentementein uno studio di collaborazione fra neozeolandesie francesi, sono state finalmente riconosciute ledifferenze fra le tre biovar (1,2,3) di Psa e la bio-var 4 che viene attribuita ad una nuova pathovar:P. syringae pv. actinidifoliorum (Cunty et al.,2014).In conclusione al momento in cui si manifestauno scoppio epidemico così importante com'èstato quello della Psa su actinidia, uno dei punticritici è rappresentato dalla caratterizzazione dellepopolazioni del patogeno. La conoscenza dellastruttura di popolazione ha infatti riflessi impor-tanti sullo sviluppo di strategie di controllo effica-ci, sull'emanazione di una legislazione fitosanita-ria attendibile e sull'applicazione di una diagnosiaffidabile del patogeno che deve poterne indivi-duare tutte le popolazioni. Relativamente agliaspetti strettamente diagnostici, i punti criticisalienti sono stati: l'assenza della disponibilità dimetodi diagnostici specifici, la necessità dell'armo-nizzazione dei metodi nel frattempo sviluppati el'assenza di protocolli ufficiali.Quali punti di forza, va segnalato che numerosimetodi sono stati messi a punto dal 2008 ad oggi

(Rees-George et al., 2010; Gallelli et al., 2011;Gallelli et al., 2013; Biondi et al., 2013; Balestra etal., 2013) e relativamente all'armonizzazionedegli stessi è già stato svolto un ITL nazionale(Loreti et al., 2014) i cui risultati hanno contribui-to alla stesura del protocollo ufficiale EPPO[Standart EPPO PM7/120 (1)], inoltre è in corsoun nuovo ITL a livello internazionale. Per conclu-dere, è opportuno segnalare un ultimo aspetto incui si sovrappongono debolezze e punti di forza:i lunghi tempi della ricerca, che pur essendo unacriticità, attraverso la verifica e la ripetibilità neltempo dei risultati ne garantiscono l'attendibilità.

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25Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

CARATTERIZZAZIONE DELLEPOPOLAZIONI DI PSEUDOMONAS

SYRINGAE PV. ACTINIDIAE

CHARACTERIZATION OF PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE POPULATIONS

G.M. BALESTRA, S. CIARRONI, M.C. TARATUFOLO, A. MAZZAGLIADipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia (DAFNE)

Università degli Studi della Tuscia - Via S. Camillo de Lellis, 01100 Viterbo, Italia. [email protected][email protected]

Giorgio Mariano Balestra

ABSTRACTThe bacterial canker of kiwifruit, caused byPseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), is anemblematic example of a devastating disease ofthis crop, especially with its extremely virulenttype emerged since 2008. To examine the gene-tic structure of Psa an exhaustive worldwide col-lection of 137 strains was submitted to MLVA ana-lysis: a panel of VNTR loci was identified and usedto study the Psa complex. Results shows that thismethodology can reveal a wider diversity amongPsa populations throughout the world than pre-vious assessments. The VNTRs loci were dividedin two different panels; a first one using only fewVNTR loci gives a well-structured populationarrangement on world scale and a second oneuses all the variable VNTR loci per each definitehaplotype and is able to provide deeper insightswithin the ascertained populations. In fact, diffe-rent clonal complexes were depicted that correla-te mostly with the strains geographic origin. Theefficiency of MLVA in resolving differences betwe-en Psa strains and the related implications concer-ning pathogen’s spread are discussed.

INTRODUZIONEIl cancro batterico dell’Actinidia da Pseudomonassyringae pv. actinidiae (Psa) rappresenta oggi ilprincipale fattore limitante nella coltivazione diquesta importante specie frutticola.I numerosi lavori (Mazzaglia et al., 2011;Chapman et al., 2012; Mazzaglia et al., 2012;Balestra et al., 2013; McCann et al., 2013) adoggi pubblicati sulla struttura genetica del batte-rio agente causale della malattia, hanno ripetuta-mente evidenziato la presenza di quattro biovarprincipalmente associate ad altrettante macroareegeografiche. Tra esse spicca, per aggressività, labiovar 3, responsabile della gravissima epidemiamondiale attualmente in atto, mentre la biovar 4è associata ad una forma a scarsa virulenza, oggiricondotta a nuova patovar con il nome diPseudomonas syringae pv actinidifoliorum (Cuntyet al. 2014). Negli ultimi anni, soprattutto per tracciare ceppi adiversa aggressività di taxa batterici patogeni perl’uomo, è stata sviluppata ed efficacemente utiliz-zata una metodica molecolare ad altissima capa-cità di discriminazione, di facile applicazione ed

Serena Ciarroni Maria Claudia Taratufolo Aneglo Mazzaglia

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altamente riproducibile; tale tecnica il cui acroni-mo è MLVA (Multiple Locus VNTR Analysis, doveVNTR sta per Variable Number of TandemRepeats) si basa sul riconoscimento di sequenzeripetute a tandem all’interno del genoma e sul-l’esame della variabilità, in termini di numero disequenze ripetute, in ciascuno dei loci identificati(Pritchard et al., 2000; Vergnaud and Pourcel,2009; Sobral et al., 2012).In questo studio, tale metodologia è stata elabo-rata ex-novo per Psa, messa a punto ed applicataad un’ampia collezione di isolati provenienti datutto il mondo, caratterizzati da differenze relativead anno di isolamento, ospite e grado di virulen-za. Lo scopo era quello di ottenere informazionipiù accurate sulla variabilità genetica della popo-lazione mondiale di Psa rispetto a quanto deter-minato con le tecniche molecolari tradizionali e,soprattutto, di migliorare drasticamente l’efficacianel tracciare i diversi “tipi” del patogeno nella lorodiffusione su scala nazionale ed internazionale.

MATERIALI E METODICome accennato, la tecnica scelta permette dirilevare differenze isolato-specifiche nel numero diripetizioni consecutive di sequenze definite diDNA (tandem repeats): per fare ciò, il primo pas-saggio della ricerca è consistito, ovviamente, nel-l’identificazione dei loci con tandem repeats anumero variabile tra ceppo e ceppo. Ciò è statopossibile effettuando una comparazione tra lesequenze genomiche (WGS) di 3 ceppi diversi perprovenienza ed epoca di isolamento: il “typestrain” di Psa KW1, isolato in Giappone nel 1984,il ceppo italiano CFBP 7286, isolato nel 2008 edil ceppo cinese CH2010-6, isolato nel 2010. I risul-tati ottenuti in questo screening in silico sono statiutilizzati per identificare i loci più promettenti eper disegnare dei primers sulle regioni fiancheg-gianti le ripetizioni, così da amplificare tramiteuna semplice end-point PCR, il tratto di DNA con-tenente la sequenza ripetuta. Gli amplificati ditutti e 3 i ceppi di confronto sono stati sequenzia-ti per verificare l’effettiva presenza, dimensione enumero delle tandem repeats.A questo punto, conoscendo le dimensioni delleripetizioni e la lunghezza delle due regioni adia-centi (flanking regions) è possibile risalire al nume-ro di ripetizioni presenti in un amplicone didimensioni note. Poiché le sequenze ripetutesono spesso di dimensioni ridotte (<10 bp) perdeterminare l’esatta lunghezza degli amplificati è

stata scelta la metodologia dell’elettroforesi capil-lare, che permette di raggiungere una precisionesufficiente per l’analisi (±2-3 nucleotidi). Tutti i lociVNTR identificati in silico sono stati saggiati su unprimo gruppo ridotto di isolati.Successivamente l’analisi è stata allargata a 137ceppi di Psa rappresentativi di, praticamente,tutte le situazioni epidemiche note: 6 nazioniEuropee, Turchia, Giappone, Corea, NuovaZelanda, Cile e Cina, areale di origine dell’actini-dia e presumibilmente anche del suo principalepatogeno. I dati ottenuti sono stati analizzati condiversi approcci e specifici software; i risultati sonostati dapprima confrontati con quelli ad oggiacquisiti mediante altri approcci molecolari equindi discussi per sé.

RISULTATI E CONCLUSIONIL’analisi di confronto in silico dei 3 genomi sceltiha portato all’identificazione di circa 30 potenzia-li VNTR; alcuni di essi non mostravano variabilitàtra i 3 ceppi e, sebbene ciò non indichi a prioriassenza di variabilità in altri ceppi, sono comun-que stati scartati in questa ricerca, focalizzandoquindi l’attenzione solo su 18 di essi. Nella fase discreening sono quindi state saggiate 18 coppie diprimers su un gruppo selezionato di 10 isolati diPsa; 5 di essi sono stati ulteriormente scartati perla trascurabile variabilità dimostrata. I 13 loci VNTR selezionati sono stati infine amplifi-cati ed analizzati su tutti i 137 ceppi della collezio-ne di Psa considerata. Una approfondita analisi deirisultati ha permesso di scegliere 6 tra i 13 VNTRsaventi, già da soli, la capacità di ricostruire perfet-tamente la suddivisione comunemente accettatanelle 4 biovars accennate nell’introduzione non-ché di riconoscere almeno altri 3 gruppi di isolati(clonal complexes, definiti come gruppi di isolatiaventi in comune almeno 5 dei 6 loci VNTR.L’applicazione della metodica con tutti i 13 lociidentificati permette di riconoscere ulteriori sotto-gruppi all’interno delle 7 popolazioni identificatee di trarre interessanti considerazioni, di seguitosinteticamente riportate. La prima chiara indicazione è la vastissima variabi-lità che si registra a carico dei ceppi batterici pro-venienti dalla Cina, paese di cui la specie Actinidiaè originaria: la millenaria evoluzione naturaledella specie ospite, e presumibilmente del suoprincipale patogeno, l’enorme variabilità dellespecie e cultivar presenti, la vastità e diversitàdegli areali naturali e di coltivazione dell’actinidia

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in Cina rendono facilmente conto della variabilitàriscontrata nelle presenti ricerche, nonché lascia-no facilmente presumere che tale variabilità sia inrealtà ben più vasta.Si conferma anche la straordinaria omogeneitàdei ceppi appartenenti alla biovar 3, a prescinde-re dal loro luogo di isolamento; di particolare inte-resse è l’osservazione che alcuni ceppi, tutti pro-venienti dalla medesima area geografica dellaCina, mostrano altissima affinità con essi, sugge-rendo una ipotetica provenienza della forma iper-virulenta oggi diffusa in quasi tutto il mondo.Da questa indagine si rileva inoltre come la popo-lazione virulenta attualmente presente in Koreadel Sud (Koh et al., 2010), sia geneticamenteseparata da tutte le altre, incluse quelle riportatenel medesimo paese fino a pochi anni orsono,che pure risultano le più affini ad essa. Tra i ceppi giapponesi, purtroppo ancora scarsa-mente rappresentati (solo 10 ceppi di anni e pro-venienze diverse) si riconosce l’omogeneità conessi di quelli più vecchi (anni ‘80) e l’affinità delceppo isolato in Italia nel 1992. I ceppi più recen-ti, invece, mostrano una distribuzione piuttostosparsa con la presenza di diversi singletons (ceppisingoli non affini ad altri). Viene infine conferma-to che la popolazione di Psa attualmente indicatacome LV o Psa-4, cioè quella poco virulenta, risul-ta completamente diversa da tutti gli altri isolati diPsa, rendendo condivisibile la recentissima riclassi-ficazione a diversa patovar.I risultati ottenuti, nel loro complesso, confermanol’efficacia dell’analisi MLVA nel riconoscere variantidi uno stesso organismo e di ricondurre tali varian-ti ad origini geografiche e temporali diverse; l’im-portanza e l’efficacia di un simile strumento neltracciare i movimenti delle diverse popolazioni alivello nazionale, internazionale e mondiale vienedunque ulteriormente sottolineata.

BIBLIOGRAFIABALESTRA G.M., TARATUFOLO M.C., VINATZERB.A., MAZZAGLIA A., 2013. A multiplex PCR assayfor detection of Pseudomonas syringae pv. actini-diae and differentiation of populations with diffe-rent geographic origin. Plant Dis. 97:472-478.

CHAPMAN J.R., TAYLOR R.K., WEIR B.S., ROM-BERG M.K., VANNESTE J.L., LUCK J., ALEXANDERB.J., 2012. Phylogenetic relationships among glo-bal populations of Pseudomonas syringae pv.actinidiae. Phytopathology. 102:1034-1044.

KOH Y.J., KIM G.H., JUNG J.S., LEE Y.S., HUR J.S.,2010. Outbreak of bacterial canker on Hort16A(Actinidia chinensis Planchon) caused byPseudomonas syringae pv. actinidiae in Korea.New Zeal. J. Crop and Hort. 38 (4):275-282.

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MAZZAGLIA A., STUDHOLME D.J., TARATUFOLOM.C., CAI R., ALMEIDA N.F., GOODMAN T., GUTT-MAN D.S., VINATZER B.A., BALESTRA G.M., 2012.Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA) isola-tes from recent bacterial canker of kiwifruit out-breaks belong to the same genetic lineage. PLoSONE. 7(5), art. no. e36518.

MCCANN H.C., RIKKERINK E.H.A., BERTELS F., ETAL. (16 co-authors), 2013. Genomic analysis of thekiwifruit pathogen Pseudomonas syringae pv. acti-nidiae provides insight into the origins of an emer-gent plant disease. PLoS Pathog. 9(7):e1003503.

SOBRAL D., MARIANI-KURKDJIAN P., BINGEN E.,VU-THIEN H., HORMIGOS K., LEBEAU B., LOISY-HAMON F., MUNCK A., VERGNAUD G., POURCELC., 2012. A new highly discriminatory multiplexcapillary-based MLVA assay as a tool for the epi-demiological survey of Pseudo-monas aeruginosain cystic fibrosis patients. Eur J Clin MicrobiolInfect Dis. 31:2247-2256.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201528

STRATEGIE DI CONTROLLO INTEGRATO DEL“CANCRO BATTERICO” DELL’ACTINIDIA

AN INTEGRATED APPROACH TO CONTROLBACTERIAL CANKER OF KIWIFRUIT

M. SCORTICHINIC.R.A. Centro di ricerca per la Frutticoltura, Roma

[email protected]

Marco Scortichini

ABSTRACTSince few years from the occurrence of the firstepidemics of bacterial canker of kiwifruit, causedby Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa),recorded during 2008 in Latium region (centralItaly), thanks to the big efforts provided by resear-chers, it is now possible to illustrate some generalpoints enabling the farmers to coexist with thedisease. It should be stressed that the pathogen isnot disappeared from the kiwifruit orchards andthat where some relevant predisposing factors,such as autumn and winter frosts and heavy rainand hail, are present, the risk for a reappearanceof the disease is still very high. Also a incorrectagronomical training of the orchard not taking in-to consideration some basic measures could resultinto an increase of pathogen virulence. It will pro-vided some guidelines retained useful to preventthe spread of the bacterium in the areas where thedisease has been found regarding the prevention,field control, choice of pollinators, artificial pollina-tion, training system, irrigation, fertilization, pru-ning and field control. Such measures should beapplied to both the green-fleshed and yellow-fle-shed cultivars. The field monitoring of the orchardsshould to be continued also in the absence of sym-ptoms to possibly avoid further epidemics.

A pochi anni dalla prima epidemia in Italia di “can-cro batterico” dell’actinidia, causato da Pseudo-

monas syringae pv. actinidiae (Psa), e verificatasinel corso del 2008 nel Lazio, è ora possibile, gra-zie alla notevole mole di risultati ottenuti nel frat-tempo dalla ricerca, fornire alcune linee guidagenerali che consentono di convivere con lamalattia. E’ bene sottolineare che tale convivenzanon significa che il batterio sia scomparso dallearee di coltivazione del kiwi e che, dove perman-gono alcuni fattori fortemente predisponenti lamalattia, quali le gelate autunno-invernali unita-mente ad altri eventi meteorici particolarmenteavversi, come grandinate e persistenti o forti piog-ge, il rischio di una recrudescenza dell’avversità èsempre molto alto. Anche una gestione tecnico-agronomica dell’impianto che trascuri alcunenorme di prevenzione fondamentali sottoporreb-be l’azienda alla possibilità di ulteriori, nuove infe-zioni da parte del patogeno. Vengono espostealcune indicazioni ritenute utili al contenimentodella pericolosità del batterio nelle zone dovequesto è stato riscontrato inerenti la prevenzione,la scelta degli impollinatori, l’impollinazione artifi-ciale, la forma di allevamento, l’irrigazione, la fer-tilizzazione, la potatura, la difesa Tali indicazioniandrebbero applicate sia per le cultivar a polpaverde che per quelle a polpa gialla. Si sottolinea,inoltre, come il monitoraggio aziendale sulla pre-senza del batterio deve continuare anche inassenza di sintomi per rilevare prontamente recru-descenze della malattia.

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29Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

ANALISI DELL’ESPRESSIONE GENICANELL’INTERAZIONE PSEUDOMONAS

SYRINGAE PV. ACTINIDIAE - ACTINIDIA

EXPRESSION ANALYSIS OF THE INTERACTIONBETWEEN PSEUDOMONAS SYRINGAE PV.

ACTINIDIAE AND KIWIFRUIT V. MICHELOTTI(1), A. LAMONTANARA(1), L. ORRÙ(1), G. BURIANI(2), A. CELLINI(2),

I. DONATI(2), J. VANNESTE(3), L. CATTIVELLI(1),F. SPINELLI(2), G.TACCONI(1)

(1) Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Genomics Research Centre Via S. Protaso, 302, CAP I-29017 Fiorenzuola d’Arda, Piacenza, Italy

phone/fax +39 0523 983758/[email protected][email protected]

(2) Department of Agricultural Sciences Alma Mater Studiorum -University of BolognaViale Fanin 46, 40127 Bologna, Italy

phone/fax: +39 051 2096436/01 • [email protected](3) Plant & Food Research, Ruakura, Private Bag 3123, Waikato Mail Centre, Hamilton,

3240 - New Zealand

Key words: kiwifruit, Psa, gene expression, defense mechanisms, RNA-seq, ASM

Vania Michelotti Antonella Lamontanara Luigi Orrù Giampaolo Buriani Antonio Cellini

Irene Donati Joel Vanneste Luigi Cattivelli Francesco Spinelli Gianni Tacconi

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201530

ABSTRACTTo elucidate early molecular kiwifruit plant inte-raction during the infection of Pseudomonassyringae pv. actinidiae (Psa), the gene expressionwas studied by RNA-seq at 3h, 24h and 48h afterinoculation (fig. 1), both on acibenzolar-S-methyl(ASM)-pretreated (Barilli et al, 2010; Reglisnki etal., 2013) and untreated plants (fig. 2).Transcriptome analysis of A. chinensis, performedusing 75 bp paired end Illumina tecnology, leadsto the de novo assembly of 39,607 contigs(Trinity software) with an average size of 933 bpand N50 of 1,472 bp. The annotation was doneusing Blast2GO: BLASTx and BLASTn were perfor-med against the NR protein, RefSeq protein andSwissProt/UniProt databases and against NRnucleotide database, respectively (E-value cut-off1e-5). The BLASTx matches was used for furtherGO mappings to give a putative functional anno-tation. The functionality InterProScan in Blast2GOsoftware allowed to retrieve domain/motif infor-mation in the InterPro and in other domain data-bases. Furthermore local BLASTx alignments wasmade against COGs database. Reads were map-ped to the contigs using the CLC software toidentify differentially expressed genes (DEGs), byR package DESeq. The analyses of DEGs suggestthat in ASM untreated plants the early responseinvolves a typical defense mechanism againstpathogens, but with not adequate level to coun-teract the infection. On the other hand, in theASM-pretreated plants molecular mechanismswhich involve also a SAR response are activatedand lead the plants toward the resistance.Moreover, the RNA-seq technology has permittedto identify differentially expressed genes involvedin basal defense mechanisms, but also revealednovel differentially expressed genes and tran-scripts of unknown functions.

INTRODUZIONENel presente lavoro è stato analizzato il meccani-smo molecolare dell’interazione tra Pseudomonassyringae pv actinidie (Psa) ed actinidia, durante lediverse fasi dell'infezione, sia in piante suscettibiliche in piante rese resistenti mediante applicazio-ne di acibenzolar-S-methyl (ASM, Barilli et al.,2010; Reglisnki et al., 2013). L'espressione genicaè stata analizzata, sia in piante sane che in piantesperimentalmente inoculate con Psa, medianteun approccio RNA-seq utilizzando la tecnologia disequenziamento Illumina. Sulla base del sequen-

ziamento è stato possibile ricostruire il trascrittomadi actinidia durante l’interazione con Psa e stabili-re i geni differenzialmente espressi (DEGs) nellediverse condizioni di crescita e di infezione. Lacomprensione dei geni attivati o spenti dalla pian-ta in risposta all’attacco patogeno permetterannodi capire quali siano i punti deboli della pianta,d’altro canto l’analisi dei geni modulati a seguitodel trattamento con ASM, di per sè e in seguito adinoculo, permetteranno di capire come la piantadiventa resistente. La conoscenza di questi fattoripermetterà di comprendere meglio i meccanismidi attacco del patogeno, di azione dell’induttoredi resistenza e di sviluppare marcatori molecolariche permetteranno di selezionare piante menosuscettibili (fig. 1).

MATERIALI E METODIL’esperimento è stato condotto con piantinemicropropagate in vitro (radicate ed autotrofe inMS/2) di una accessione di A. chinensis. Il dise-gno sperimentale prevedeva 5 ripetizioni: 3 perl'analisi del trascrittoma, 1 per il controllo dei sin-tomi, 1 per l'analisi della colonizzazione di Psa.Metà delle piante sono state trattate, 15 giorniprima dell’infezione, con ASM (Bion50WG,Syngenta), mentre le piante di controllo sonostate trattate con acqua. Per l’inoculo sperimenta-le è stato utilizzato P. syringae pv. actinidiaeceppo CFBP7286 ingegnerizzato con GFP (greenfluorescent protein) in modo da poter controllarela colonizzazione batterica al microscopio confo-cale a scansione laser. L'infezione è stata eseguitaimmergendo le piante (senza rimuoverle dalmezzo di crescita) in una sospensione di Psa108

cfu/ml; le piante di controllo, non infettate, sonostate immerse nel tampone (fig. 2). L'espressionegenica è stata analizzata sia in piante pretrattatecon ASM che non trattate, sia sane che sperimen-talmente inoculate, a 3, 24 e 48 ore dopo l'inocu-lo (fig. 1). La preparazione delle 24 librerie RNA èstata fatta con il kit ‘‘TruSeq RNA sample prepara-tion v2” usando 2 microgrammi di RNA totale. Ilsequenziamento è stato realizzato con il sequen-ziatore Illumina GAIIx in “paired end 75 pb”.

RISULTATI E DISCUSSIONEIl sequenziamento degli mRNA di A. chinensis hagenerato circa 730 milioni di sequenze.L’assemblaggio de novo, eseguito con il softwareTrinity, ha prodotto 39.584 contigs (ovvero l’equi-

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valente di putativi geni espressi) con una lunghez-za media di 933 bp (N50 di 1.472 bp).L’annotazione del trascrittoma è stata realizzatautilizzando il programma Blast2GO con il qualesono stati interrogati l’NR protein database,RefSeq e SwissProt/UniProt e l’NR nucleotide data-base (E-value cut-off di 1e-5). La funzioneInterProScan presente in Blast2GO ha permessodi acquisire informazioni dal database InterPro eda altri database di domini e motivi proteici, qualiad esempio Pfam e SuperFamily.Complessivamente sono stati annotati 34.540contigs, cioè è stata attribuita una possibile fun-zione ad oltre l’85% dei geni putativi del trascrit-toma. Inoltre, è stato eseguito un BLASTx in loca-le contro il database COGs (Clusters of Ortholo-gous Groups) in base al quale l’intero trascrittomadi A. chinensis è stato classificato in 24 famiglie.Blast2GO è stato anche utilizzato per attribuire itermini della Gene Ontology (GO) e classificare iltrascrittoma nelle tre categorie GO (BiologicalProcess, Cellular Component and MolecularFunction) ottenendo 101 categorie funzionali.

Per l’analisi d’espressione tutte le sequenze otte-nute sono state mappate sul trascrittoma utiliz-zando il software CLC e, grazie all’utilizzo del pac-chetto R di DESeq, sono stati identificati i geni cherisultavano differentemente espressi (DEGs) trauna condizione sperimentale e l’altra. Dopo 3hdall’inoculo sperimentale il numero dei genimodulati è risultato essere di 2.747 nelle piantenon trattate e di 2.379 in quelle pretrattate conASM. Tra le 24 e le 48 h dopo l’inoculo il numerodei DEGs diminuisce: 272 e 341 rispettivamentenelle non trattate e pretrattate con ASM a 24 ore,50 e 318 rispettivamente nelle non trattate e pre-trattate a 48 ore. Inoltre, per classificare i DEGs edeterminare se in essi fossero sovra-rappresentatespecifiche categorie funzionali, è stato fatto un“arricchimento dei termini GO” con il pacchettoGOSeq di R. Complessivamente, dall’analisi deiDEGs e delle relative categorie funzionali è statopossibile descrivere come nelle piante pretrattateASM siano stati attivati geni tipici della rispostasistemica acquisita (SAR) e come le piante sianostate in grado di contrastare l’attacco del batterio.

Fig. 1 Schema di lavoro seguitoper lo studio dei geni differenzial-mente espressi e possibili applica-zioni.Fig. 1 Work flow of the gene-expression analysis in ASM pre-treated and not pretreated plant,with and without PSA inocula-tion, at three different time-points. The possible applicationsare: discovery of key genes forresistance and susceptibility,development of molecular mar-ker for breeding.

Fig. 2 Confronto dell’effetto del trattamentocon ASM di piantine in vitro fatto 15 giorniprima dell’infezione con Psa rispetto a quelletrattate con acqua: le piante trattate risulta-no resistenti.Fig. 2 Comparison of the effect of ASM tre-atment of in vitro plant made 15 days befo-re infection with PSA respect the untreatedplant: the treated plants are resistant.

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RingraziamentiIl lavoro è stato supportato dai progetti del MIPA-AF Interact e Ardica e dal progetto europeoDROPSA. Di tanto si ringrazia sentitamente.

BIBLIOGRAFIABARILLI, E., PRATS, E., & RUBIALES, D., 2010. Ben-zothiadiazole and BABA improve resistance toUromyces pisi (Pers.) Wint. in Pisum sativum L.with an enhancement of enzymatic activities and

total phenolic content. European Journal of PlantPathology, 128(4), 483-493.

REGLISNKI T., VANNESTE J.L., WURMS K., GOULDE. SPINELLI F., RIKKERINK E., 2013. Using funda-mental knowledge of induced resistance to deve-lop control strategies for bacterial canker of kiwi-fruit caused by Pseudomonas syringae pv. actini-diae. Frontiers in plant sciences 4: 24.

Il libro “Storie Parallele”, 233 pagine, è in venditaa € 15,00 sul prezzodi copertina (€ 18,00)comprese spese di spedizione.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201534

CARATTERIZZAZIONE DELLA FLORABATTERICA PRESENTE NELLA LINFADI PIANTE DI ACTINIDIA SPP. SANEED AFFETTE DA PSEUDOMONAS

SYRINGAE PV. ACTINIDIAE

CHARACTERIZATION OF THE BACTERIAL COMMUNITYLIVING IN THE SAP OF ACTINIDIA SPP. PLANTS

BOTH HEALTHY AND INFECTED BY PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAEV. TAGLIAVENTO, A. MAZZAGLIA, G.M. BALESTRA

Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura, le Foreste, la Natura e l’Energia (DAFNE)Università degli Studi della Tuscia - Via S. Camillo de Lellis, 01100 Viterbo, Italia.

[email protected][email protected] [email protected]

Vincenzo Tagliavento

ABSTRACTThe kiwifruit bacterial canker caused by Pseudo-monas syringae pv. actinidiae (Psa) is a globaland fatal threat to the cultivation of Actinidia spp.worldwide. It has been demonstrated, in therecent past, that this bacterium is able to colonizeand to move in the vascular system of the kiwi-fruit plants (Renzi et al., 2012). It seems further-more able to invade both, the xylem and thephloem vases of the Actinidia plants. This rese-arch analyzed both, qualitatively and quantitati-vely, the whole microbial populations retrievablein the sap of symptomatic and asymptomaticplants of A. deliciosa, cv Hayward, and of A. chi-nensis, cv Jin Tao. Sap samples were collectedmonthly from pre-selected plants and plated ondifferent media in order to obtain a complete

analyses of the bacterial charge in the sap alongthe different seasons. All the bacterial strains isola-ted during repeated samplings were firstly cha-racterized physiologically, identified by 16S andITS ribosomal typing and, those different fromPsa, were also tested for their antagonistic abilityrespect to known Psa strains. Moreover, theyhave been characterized also for their potentialability to produce fluorescent pigments as well as,levan capsule, their response to Gram straining,hypersensitive response (HR) and to the ability tobiofilm production. Currently, data are still underevaluation. Remarkable preliminary results sug-gest the presence of few recurring bacterialgenotypes with difference between diseased andhealthy plants.

Angelo Mazzaglia Giorgio Mariano Balestra

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35Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

INTRODUZIONERiguardo al batterio Pseudomonas syringae pv.actinidiae (Psa) agente del cancro batterico del-l’actinidia, molti degli aspetti inerenti la sintomato-logia e la sua capacità di sopravvivenza epifiticasono stati studiati (Renzi et al., 2012), mentre,riguardo al comportamento del patogeno all’in-terno delle piante di Actinidia spp. numerosi sonoancora i punti da approfondire e chiarire. Il pre-sente studio è stato svolto sulla caratterizzazionedegli isolati batterici presenti all’interno della linfadi piante di A. deliciosa e A. chinensis, sia saneche affette da Psa. La caratterizzazione della florabatterica è stata sia di tipo qualitativo che di tipoquantitativo prendendo in esame il periodo sta-gionale di maggior attività (primavera) all’internodelle piante di actinidia.

MATERIALI E METODII campionamenti per la sperimentazione sono statieffettuati in un frutteto sito nel comune diMontefiascone, in provincia di Viterbo, per quantoriguarda piante naturalmente infette da Psa, mentrecampioni di linfa da piante sane sono stati prelevatidal frutteto dell’azienda agraria “Nello Lupori”dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. I prelievi di linfa sono stati effettuati nel periododa Marzo a Maggio del 2013 e del 2014. Sonostati presi in considerazione diversi parametri perdiscriminare i campioni di linfa come ad esempio ilpH e l’elettroconducibilità; successivamente ognicampione è stato studiato mediante l’impiego didifferenti substrati nutritivi e da questi sono statiisolati in purezza i diversi ceppi batterici colturabili. L’identificazione di questi ceppi batterici è avvenu-ta tramite metodologie di biologia molecolare,sequenziando nella maggior parte i geni 16S eITS, ma altri geni sono stati indagati dove non èstato possibile risalire ad un’identificazione della

specie in modo inequivocabile. Gli isolati battericisono stati saggiati per la produzione di pigmentifluorescenti e della capsula di levano; sono statisottoposti alla colorazione di Gram, al saggio diipersensibilità (HR) su foglia di tabacco, per la lorocapacità di produrre biofilm (Caiazza et al. 2007),come d’inibire lo sviluppo d’isolati noti di Psa.

RISULTATI E CONCLUSIONIPsa è stato isolato in tutti i campioni di linfa preleva-ti in piante affette da cancro batterico, evidenzian-do la specifica capacità di questo patogeno di svol-gere endofiticamente gran parte del proprio ciclobiologico all’interno delle piante di actinidia (Fig. 1).Rispetto a quanto rilevato nella linfa di piantesane, la presenza di Psa nella linfa di piante diActinidia spp. affette da cancro batterico, altera ivalori di pH e di elettroconducibilità. All’internodella linfa sono presenti diversi generi batterici, siagram negativi sia positivi; il genere batterico mag-giormente presente è rappresentato da Pseudo-monas. Vengono discussi i potenziali ruoli dellepopolazioni batteriche presenti nella linfa in asso-ciazione a Psa.

BIBLIOGRAFIACAIAZZA N. C., MERRITT J. H., BROTHERS K. M.,O’TOOLE G. A., 2007. Inverse Regulation ofBiofilm Formation and Swarming Motility byPseudomonas aeruginosa PA14. Journal ofBacteriology, 3603-3612.

RENZI, M., COPINI, P., TADDEI, A. R., ROSSETTI,A., GALLIPOLI, L., MAZZAGLIA, A., BALESTRA, G.M., 2012. Bacterial canker on kiwifruit in Italy:anatomical changes in the wood and in the pri-mary infection sites. Phytopathology, Vol. 102,pp. 827-840.

Fig. 1 Presenzadi Psa nella linfa

di piante diActinidia spp.

affette dacancro batterico,

nel biennio2013-2014.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201536

RELAZIONE TRA SUSCETTIBILITÀ DELKIWI GIALLO E DEL KIWI VERDE A

PSEUDOMONAS SYRINGAE PV. ACTINIDIAEE CONTENUTO IN CATIONI ED ANIONI

NEL TERRENO

RELATIONSHIPS BETWEEN YELLOW-FLESHEDAND GREEN-FLESHED KIWIFUIT TREE

SUSCEPTIBILITY TO PSEUDOMONAS SYRINGAEPV. ACTINIDIAE AND CATIONS AND ANIONS

CONTENT IN THE SOILF. MAROCCHI(1), M. MASTROLEO(1), L. PENNUZZI(2), M. PETRICCIONE(3), L. INCROCCI(4),

M. SCORTICHINI(3,5)(1) Apofruit Italia - Ufficio Tecnico di Aprilia (LT) - (2) Agronomo

(3) C.R.A. - Unità di ricerca per la Frutticoltura, Caserta (4) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari, Agro-Ambientali, Università di Pisa

(5) C.R.A. - Centro di Ricerca per la Frutticoltura, [email protected]

ABSTRACTField surveys allowed to ascertain a differentresponse to bacterial canker of kiwifruit inducedby Pseudomonas syringae pv. actinidiae to yel-low-fleshed (Actinidia chinensis) and green-fle-shed (A. deliciosa) kiwifruit trees cultivated in theprovinces of Latina and Rome. Soil analyses revea-led a differential content and ratio of some macroand micronutrient in the aqueous solution. Forboth species, principal component analysis revea-led a positive relationships between an high level

of tree susceptibility to the disease and low pHand calcium content in the soil.

INTRODUZIONENelle province di Latina e Roma, Pseudomonassyringae pv. actinidiae ha causato notevoli dannialle coltivazioni di kiwi giallo (Actinidia chinensis)e di kiwi verde (A. deliciosa), immediatamentedopo il suo rinvenimento nell’areale di coltivazio-ne (2008-2009). I monitoraggi intrapresi al fine di

Fabio Marocchi Marco Mastroleo Luigi Pennuzzi M. Petriccione Marco Scortichini

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37Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

accertare la diffusione e la gravità dell’epidemiahanno consentito di individuare alcune zone che,pur trovandosi nell’area di presenza del batterio,mostravano danni sensibilmente minori rispetto aquelli evidenziati per altre aziende limitrofe. Inqueste zone, le aziende meno colpite avevanocultivar, età e tipologie di impianto ed adottavanotecniche agronomiche molto simili e/o del tuttouguali ad altre aziende vicine che mostravano, alcontrario, un incidenza e gravità della malattianotevolmente superiore. Tali differenze hannosuggerito di prendere in considerazione il fattore“terreno” quale possibile parametro da porre inrelazione alla differente suscettibilità mostratadagli impianti di kiwi giallo e di kiwi verde neiconfronti del patogeno. Si è, conseguentemente,intrapreso uno studio al fine di verificare se il con-tenuto in anioni-cationi ed alcuni rapporti tra que-sti, rinvenuti nella soluzione circolante del terre-no, potessero essere messi in relazione ad unasuscettibilità più o meno elevata della pianta neiconfronti di P. s. pv. actinidiae.

MATERIALI E METODIPer ogni singola azienda è stato stabilito il livellodi infezione mediante una scala di attribuzione digravità dei sintomi da 1 a 5. Per tutte le aziende irilievi sono stati effettuati in primavera, in mododa rilevare anche i danni provenienti dalle gelateinvernali. 1: sola presenza di maculature fogliari;2: presenza di maculature fogliari, rami avvizziti,cancri sui cordoni; 3: presenza di maculaturefogliari, rami avvizziti, cancri sui cordoni, presenzadi essudati su cordoni e tronco sul 30% dellepiante; 4: presenza di maculature fogliari, ramiavvizziti, cancri sui cordoni, presenza di essudatisu cordoni e tronco sul 40-70% delle piante; 5:presenza di maculature fogliari, rami avvizziti,cancri sui cordoni, presenza di essudati su cordo-ni e tronco sul 70-100% delle piante.Per lo studio sono state prelevati ed analizzaticampioni di terreno in 15 aziende di kiwi giallo e80 aziende kiwi verde situate nei comuni diAprilia, Latina, Cisterna di Latina, Priverno, Sabau-dia, Sermoneta (provincia di Latina) e di Ardea,Ariccia, Lanuvio, Lariano, Pomezia, Velletri (pro-vincia di Roma). In alcune aziende che mostrava-no livelli di infezioni differenti in differenti corpiaziendali, sono stati prelevati più campioni rap-presentativi, per un numero complessivo di 37campioni di kiwi giallo e 118 di kiwi verde. Lecaratteristiche fisico-chimiche del terreno e Il con-

tenuto in anioni-cationi dell’estratto acquososono stati determinati secondo le metodiche pre-viste dai Metodi ufficiali di analisi chimica dei suoli(MUACS) e dall’American Public HealthAssociation (APHA) Standard Methods, rispettiva-mente. I dati ottenuti sono stati sottoposti ad ana-lisi statistica mediante analisi delle componentiprincipali (PCA), utilizzando il software SPSS, ver-sione 20.0 (SPSS Inc.).

RISULTATI E DISCUSSIONELe analisi statistiche effettuate mediante PCAhanno consentito di verificare che esiste una stret-ta correlazione tra suscettibilità della pianta e con-tenuto di alcuni cationi e/o di loro rapporti nellasoluzione circolante. In particolare è emerso che,sia per il kiwi giallo ed il kiwi verde, ad un livellodi infezione alto corrisponde un pH acido, unrapporto medio-basso del calcio rispetto agli altricationi nella capacità di scambio cationico del ter-reno, e, soprattutto, un contenuto basso di calcionell’analisi dell’estratto acquoso. Per quantoriguarda il kiwi verde si nota, inoltre, una dinami-ca infettiva differente anche in funzione del con-tenuto in magnesio nell’estratto acquoso cherisulta basso in terreni ospitanti piante molto dan-neggiate dalla malattia. Questo studio consentedi affrontare la gestione fitosanitaria degli impian-ti di kiwi giallo e di kiwi verde colpiti da P. s. pv.actinidiae anche mediante tecniche di fertilizza-zioni, da stabilire azienda per azienda sulla basedelle analisi del terreno, in modo di ristabilire unlivello ottimale di alcuni cationi nella soluzione cir-colante e nella pianta stessa.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201538

SCREENING DI MOLECOLE/PRODOTTIPER IL CONTROLLO DI PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE, AGENTEDEL CANCRO BATTERICO DEL KIWI

SCREENING OF MOLECULES/CHEMICALS TOCONTROL PSEUDOMONAS SYRINGAE PV.ACTINIDIAE, AGENT OF THE KIWIFRUIT

BACTERIAL CANKER

A. BRUNETTI, N. PUCCI, V. LUMIA, V. MODESTI, E. DI NICOLA, A. LATINI, A. GALLELLI, G.DI LERNIA, A. MATERE, S. LORETI, M. PILOTTI

Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria Centro di Ricerca perla Patologia Vegetale

Via C. G. Bertero 22, 00156 Roma [email protected][email protected]

ABSTRACTIn recent years Pseudomonas syringae pv. actini-diae (Psa) has caused severe damage to kiwifruitplantations worldwide. Thus it is still crucial tofind environmentally-friendly products that are

able to effectively control the disease. In this workwe developed a leaf disk assay by which a highnumber of products have been screened in termsof their capacity to condition symptom develop-ment after treatment and Psa inoculation. The

A. Brunetti N. Pucci V. Lumia V. Modesti E. Di Nicola A. Latini

A. Gallelli G. Di Lernia A. Matere S. Loreti M. Pilotti

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39Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

assay is time and space-saving, and easy to setup. The assay is based on a multi-phase flow,standardized in terms of duration, temperatureand lighting conditions, as well as product andpathogen concentration. In brief: leaf disks werepre-treated with the product-containing solution,then were challenge-inoculated with Psa, andincubated in a climate chamber until the develop-ment of necrotic symptoms. A necrosis index wasthen calculated using McKinney’s formula, whichenabled the identification of relevant com-pounds, out of the 34 that were screened.Fosetyl-Al, BABA, saccharin and isotyanil wereable to reduce symptom development, andFosetyl-Al was the most effective. On the otherhand, Maxim, triclopyr, jasmonic acid and Bionenhaced the development of necrosis. Controlsruled out that any phytotoxic effect had enhan-ced deviously Psa-caused-necrosis. The directeffect of the compounds on bacterial growth andviability was also tested in in vitro cultures andhighlighted that Fosetyl-Al negatively conditionsgrowth and viability in a dose-dependent fashion.Similarly antimicrobial activity was found in someessential oils, out of the 20 that were tested:thyme, oregano, garlic, cumin, cinnamon andcloves. Unfortunately these oils were found to bephytotoxic on leaf disks, when antimicrobialdoses were applied. Time-point-based Real-TimePCR was also performed in order to quantify bac-terial amount in product-treated/Psa-inoculatedleaf disks compared with non-treated/Psa-inocu-lated controls. Leaf disk assay was promising alsoto compare susceptibility/resistance levels ofActinidia genotypes. It also highlighted evidentdifferences between Psa strains able to inducehypersensitive response on tobacco (HR-positive),highly virulent on leaf disks, and HR-negative Psastrains that resulted not able to cause necrosis onleaf disks.

INTRODUZIONEPseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), agen-te del cancro batterico dell’actinidia, ha causatoingenti danni a carico di cultivar di actinidia apolpa gialla e verde. Le ricerche di questi ultimianni hanno sviluppato alcuni protocolli basati sul-l'impiego di prodotti per il controllo (agro-farmaci,biostimolanti, induttori di resistenza) aventi unacapacità più o meno evidente di contenere o ral-lentare il progresso della malattia senza tuttaviaessere completamente risolutivi relativamente alla

capacità eradicante o preventiva (Scortichini et al.2011; Balestra et al. 2014). Oltre a ciò sono stati avviati programmi di miglio-ramento genetico per la resistenza che necessita-no un lungo lavoro di fenotipizzazione su proge-nie molto numerose (Bevilacqua et al., 2013). Unlavoro reso complesso anche dal fatto che nelprocesso di selezione non solo si ricerca il tratto"resistenza a Psa", ma quest'ultimo deve associar-si alle altre caratteristiche che definiscono gli stan-dard qualitativi per la coltivazione del kiwi (adesempio quelli relativi al frutto). Poichè tale lavoroè tutt'ora in corso, anche lo sviluppo di strategiedi lotta basate sull'utilizzo di agrofarmaci e indut-tori di resistenza rimane un punto cruciale. L' obiettivo di questo studio è stato lo sviluppo diun saggio di inoculazione su disco fogliare rapidoe realizzabile in spazi contenuti, e che dunqueconsentisse di saggiare l'effetto di un elevatonumero di molecole/prodotti potenzialmente effi-caci per il controllo di Psa. Ulteriori obbiettivi sonostati l'applicazione del saggio al fine di valutaredifferenze di virulenza tra i ceppi di Psa e differen-ze nei livelli di suscettibilità/resistenza di genotipidi kiwi.

MATERIALI E METODIIl ceppo Psa CRA-PAV 1625 è stato isolato da can-cri in attiva produzione di essudato in piante seve-ramente colpite, in provincia di Latina. Il ceppo èstato caratterizzato secondo metodologie note inletteratura (Gallelli et al., 2011a; 2011b). Di segui-to viene riportato ilsaggio di screening di moleco-le su disco fogliare. I dischi fogliari sono stati otte-nuti da piante di Actinidia chinensis cv Belen e A.deliciosa cv Hayvard, avendo cura di prelevare lefoglie sempre allo stesso stadio - con laminefogliari espanse ed aventi lo stesso grado di con-sistenza. I dischi sono stati randomizzati, trattatipreventivamente con i prodotti in studio a con-centrazioni note e successivamente inoculati conuna sospensione del batterio pari a 108 CFU mL-1.Dopo incubazione in condizioni controllate si èprovveduto al rilievo visivo dei sintomi a 7-10 e13-15 giorni dall'inoculo. Sono stati saggiati 34 prodotti, fra ormoni vegeta-li, molecole di sintesi ad azione ormono-simile,molecole inorganiche, estratti vegetali. Una partedi questi prodotti sono noti come induttori di resi-stenza. Per ogni prodotto gli esperimenti sonostati ripetuti dalle 4 alle 10 volte per dimostrare laripetibilità del risultato. Al fine di valutare gli effet-

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201540

ti del trattamento è stata individuata una scalabasata su 8 classi di merito che si differenziano inbase alla entità della necrosi su ciascun discofogliare. I dati sono stati elaborati con la formuladi Mc Kinney, per ottenere l’indice di severità dellenecrosi. Ogni esperimento ha incluso controllinon trattati ed inoculati (e non inoculati) e tutti icontrolli necessari per evidenziare eventuali effet-ti di fitotossicità dei prodotti utilizzati.Per i prodotti che hanno mostrato gli effetti piùevidenti, sia come diminuzione dei sintomi checome aumento di suscettibilità, la presenza di Psaall'interno dei dischi fogliari è stata quantificatamediante Real-Time PCR (Gallelli et al., 2013), inesperimenti basati su time-point.E' stato inoltre valutato l’effetto diretto di tutti i 34prodotti sul batterio mediante valutazione dellacrescita batterica in coltura liquida addizionata didosi crescenti del prodotto in studio e medianteconta delle colonie su terreno solido. Con talemetodologia è stato inoltre valutato l'effetto diret-to di 20 olii essenziali sulla crescita e la vitalità diPsa. Gli olii che hanno mostrato un marcato effet-to batteriostatico/battericida sono stati poi saggia-ti su disco fogliare.

RISULTATIL'inoculazione dei dischi fogliari con il batterioproduceva la comparsa di minute lesioni necroti-che già a partire da 5-7 giorni dopo l'inoculazio-ne, col tempo tali lesioni aumentavano in nume-ro e dimensioni fino alla completa coalescenza,corrispondente alla necrosi totale del disco foglia-re (a partire da 13-20 giorni dopo inoculazione).Il saggio si è mostrato adeguato per la realizzazio-ne degli obbiettivi proposti: I) è risultato ripetibileed affidabile per la valutazione dell'effetto dei pro-dotti sulla manifestazione sintomatologica inseguito all'inoculazione; II) ha permesso la distin-zione di ceppi virulenti di Psa, che hanno prodot-to sintomi evidenti, da ceppi HR-negativi che, alcontrario, non hanno prodotto sintomi; III) quan-do applicato al confronto di varietà diverse, haconfermato la già nota minor suscettibilità dellacv. Hayward rispetto alla cv. Belen. A seconda del prodotto utilizzato, il trattamentoha mostrato effetti opposti nel condizionare lamanifestazione dei sintomi, oppure assenza dieffetti significativamente diversi dal controllo nontrattato e inoculato. In particolare: Fosetyl-Al (trie-tilfosfonato di alluminio), BABA (acido ß-aminobu-tirrico, un aminoacido vegetale non proteico), iso-

tianyl e saccarina, hanno ridotto la severità deisintomi, ciascuno con diversa intensità. Maxim(un fitoregolatore autorizzato in kiwi), triclopyr(una molecola di sintesi ad azione auxino-simileche è il principio attivo di Maxim), Bion (la formu-lazione commerciale di acibenzolar-S-methyl, cheè un analogo dell'acido salicilico), acido jasmoni-co (JA) e chinetina, hanno aumentato la severitàdei sintomi, ciascuno con diversa intensità, senzamostrare fitotossicità. Gli esperimenti di PCR Real-Time hanno evidenzia-to che c'è un incremento della quantità di batte-rio nei dischi trattati con Bion rispetto al controllonon trattato. Il trattamento con Fosetyl-Al hadeterminato un incremento di Psa nei time-pointpiù precoci (fino a 12 ore) e una diminuzione inquelli più tardivi (fino a 10 giorni) rispetto al con-trollo non trattato. Relativamente all'effetto sulla crescita batterica,BABA, saccarina, isotyanil, JA, Triclopyr nonhanno manifestato effetti diretti, mentre il Fosetyl-Al e alcuni olii essenziali (timo, origano cannella,chiodi di garofano, cumino, aglio) hanno eserci-tato forti effetti di inibizione dose-dipendente. Non è stato possibile verificare l'effetto degli oliiessenziali su disco fogliare a causa della loro fito-tossicità. In conclusione, mediante una valutazione dell'ef-fetto su disco fogliare e dell'effetto diretto sullacrescita del batterio, sono stati saggiati 54 prodot-ti fra induttori di resistenza, fitoregolatori naturalie di sintesi, molecole inorganiche, estratti vegeta-li ed olii essenziali (che non vengono riportati inelenco completo per brevità). Alcuni prodotti, come il Maxim, hanno manifesta-to un effetto di incremento dei sintomi, aspetto dirilevante importanza in quanto trattamenti effet-tuati con finalità diverse dal controllo dei patoge-ni (es. aumento della pezzatura frutti etc.) potreb-bero involontariamente aumentare la suscettibilitàdelle piante al cancro batterico. Risultati incorag-gianti sono stati ottenuti con Fosetyl-Al e BABAche hanno invece determinato una evidente ridu-zione dei sintomi su disco fogliare. La sperimenta-zione in pieno campo è pertanto urgente al finedi validare i prodotti selezionati.

BIBLIOGRAFIABALESTRA G.M., L. GALLIPOLI, V. TAGLIAVENTO,A. ANSELMI,A. ERCOLANI, M. RENZI, E. MARIOT-TI, S. CIARRONI, A. MAZZAGLIA, 2014. Cancrobatterico del kiwi: strategie di convivenza.

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41Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Informatore Agrario 22: 50-53.

BEVILACQUA D., TERLIZZI M., DI CINTIO A.,ROSATO T., SARTORI A., FERRANTE P., ALBERTI F.,SCORTICHINI M., CIPRIANI G., 2013. Selezioneper la resistenza o tolleranza a Pseudomonassyringae pv. actinidiae (PSA) di genotipi mutage-nizzati tramite EMS. Italus Hortus 12: 92.

GALLELLI A., L’AURORA A., LORETI S., 2011a.Gene sequence analysis for the molecular detec-tion of Pseudomonas syringae pv actinidiae:developing diagnostic protocols. Journal of PlantPathology, 93: 425-435.

GALLELLI A., TALOCCI S., L’AURORA A., LORETI S.,2011b. Detection of Pseudomonas syringae pv.actinidiae, causal agent of bacterial canker of kiwi-fruit, from symptomless fruits, twigs, and from pol-len. Phytopathologia Mediterranea, 50: 473-483.

GALLELLI A., TALOCCI S., PILOTTI M., LORETI S.,2013. Real-time and qualitative PCR for detectingthe Pseudomonas syringae pv. actinidiae isolatesthat caused the recent outbreaks of kiwifruit bac-terial canker. Plant Pathology, 63: 264-276.

SCORTICHINI M., S. MARCELLETTI, P. FERRANTE,E. FIORILLO, A. D’ALESSIO, F. MAROCCHI, M. MA-STROLEO, S. SIMEONI, A. NASTRI, 2011. Cancrodel kiwi: tecniche di controllo a confronto. Infor-matore Agrario 18: 38-43.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201542

STRATEGIE DI CONTROLLO DI PSA INCAMPO: 4 ANNI DI SPERIMENTAZIONE

IN 4 DIVERSI AREALI

STRATEGY OF PSA CONTROL: 4 YEARS OFFIELD TRIALS IN 4 DIFFERENT CULTIVATION

AREAS IN ITALYG. TACCONI(4), I. DONATI(1), A. CELLINI(1), G. BURIANI(1), L. GIORDANI(2), G. VITTONE(2),

L. TOSI(3), S. GRAZIANI(8), C. KAY(5), R. ONORATO(5),V. GIACOMUZZI(6), J. VANNESTE(7), G. COSTA(1), F. SPINELLI(1)

(1) Department of Agricultural Sciences, Alma Mater Studiorum - University of BolognaV.le Fanin 46, 40127 Bologna - Italy • [email protected][email protected]

(2) Consorzio Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura PiemonteseC.so Nizza 21 CAP I-12100 Cuneo Italy

(3) AGREA Centro StudiVia Garibaldi 5/16, 37057 S.Giovanni Lup. (VR) Italy

(4) CRA-GPG Genomics Research CentreVia S. Protaso, 302, CAP I-29017 Fiorenzuola d’Arda, Italy - [email protected](5) ZESPRI GLOBAL Supply, 400 Maunganui Road, Mount Maunganui, New Zealand

(6) Faculty of Science and Technology, Free University of BolzanoPiazza Università 5, 39100 Bolzano (Italy)

(7) Plant & Food Research Ltd, Ruakura, Private Bag 3123, Waikato Mail Centre, Hamilton,3240 - New Zealand

(8) Agrintesa Soc. Coop. AgricolaVia G. Galilei, 15 - 48018 Faenza RA.

Gianni Tacconi Irene Donati Antonio Cellini Giampaolo Buriani Luca Giordani Graziano Vittone Lorenzo Tosi

Sauro Graziani Callum Kay Rosario Onorato Valentino Giacomuzzi Joel Vanneste Guglielmo Costa Francesco Spinelli

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43Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Key words: difesa, batteriosi, kiwi, Psa, rame,acibenzolar-S-methylKey words: Actinidia deliciosa, Psa, field trials,control

ABSTRACTThe present work reports the results obtained infour consecutive years of control trials performedin four different Italian locations. Since the trialsrelied on natural infection, the experiments havebeen performed on newly planted parcels onActinidia deliciosa (cv Hayward). The tested pro-ducts were ones resulted effective against Psa inartificial inoculation tests: coppers, resistanceinducers, sterilants, biostimulants, biological con-trol agents. For the trials common experimentaldesigns, spray protocols and symptom asses-sment methods were adopted; symptomatology,negative effects and phytotoxicity were monito-red. The replication of the trials in four differentlocations allowed the influence of environmentalfactors to be minimized thus strengthening thereliability of the results. The results showed thatthe commercial products based on copper oxideor sulfate and acybenzolar-S-methyl, appliedalone or in combination, were the most effective.

INTRODUZIONEFino a pochi anni fa non si conoscevano metodiefficaci di controllo di Pseudomonas syringae pv.actinidiae (Psa): nel 2011 è iniziata una sperimen-tazione in condizioni di pieno campo.Dopo un primo screening di prodotti con test diinoculo in serra, solo i prodotti che hanno dimo-strato una certa efficacia sono stati testati, per 4anni, in campi sperimentali allestiti ad hoc in 4diversi areali di coltivazione: Cuneo, Verona,Faenza, Latina.L’utilizzo di protocolli comuni ha permesso il con-fronto dei risultati ottenuti dai diversi gruppi diricerca in condizioni di inoculo naturale, rafforzan-do l'affidabilità dei risultati.

MATERIALI E METODII campi sperimentali sono stati allestiti con piante(cv Hayward) esenti da Psa, verificato con l’analisimolecolare (Rees-George et al., 2010). Le sostanzeattive utilizzate appartengono alle seguenti cate-gorie: prodotti a base di rame quali ossido rameo-

so (Cobre Nordox®), rame solfato neutralizzato(Selecta Disperss®); induttori di resistenza ovveroacibenzolar-S-methyl (ASM, Bion 50WG), potassiofosfito (Alexin 95PS®), fosetil alluminio (Aliette®);microorganismi antagonisti quali Bacillus subtilis(Serenade Max®), Pantoea agglomerans (P10C),Pseudomonas fluorescens (BCA- UNIBO), disinfet-tanti (Bioprotek).Tutte le tesi prevedevano l’applicazione fogliareogni 15 giorni con un volume di 1000 l/ha (ASMradicale 4 l), alle dosi di etichetta. I rilievi sono statifatti in giugno e luglio su 50 foglie per plot, rile-vando la percentuale di foglie con spot (incidenza)e la superficie fogliare interessata dalle necrosi(severità) ed in febbraio per la presenza di essuda-ti. Alcuni campioni di foglie sintomatiche sonostate analizzate in laboratorio per la conferma dellapresenza di Psa.

RISULTATI E DISCUSSIONENel triennio 2011 -2013, le infezioni da Psa sonostate particolarmente intense. Si riportano i risulta-ti delle prove condotte a Verona nel biennio 2012-2013 in quanto rappresentative degli altri areali econtemplanti i prodotti comuni a tutte le prove. Iprodotti a base di rame, sia ossido che solfato, e diASM hanno mostrato un notevole contenimentodelle infezioni su foglia, soprattutto se miscelati traloro e distribuiti con trattamenti fogliari (fig. 3).Inoltre, per l’ossido di rame, nel 2013, sono statetestate due diverse tempistiche di applicazione: acadenza fissa (15 giorni) o in previsione di pioggiacon ripristino della copertura dopo 30 mm (fig. 2).Questo ha permesso di evidenziare una efficaciasimile sia nelle tesi a intervento fisso che in quellain base alle piogge, con la differenza che nelsecondo caso sono stati fatti solo 5 trattamentianziché 8 (fig. 2).La presenza di essudati a fine inverno (febbraio2014) ha permesso di rilevare una loro correlazio-ne positiva con i sintomi fogliari della primaveraprecedente. Ulteriori osservazioni saranno neces-sari per stabilire se effettivamente la prevenzionedei sintomi evita la presenza di esudati. Riguardo aipossibili effetti negativi, il rame ha mostrato in alcu-ni casi una lieve fitotossicità, probabilmente legataallo stadio di crescita ed alle condizioni climatiche,senza tuttavia evidenziare alcun calo nelle perfor-mance produttive.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201544

Fig. 1 Esempio del campo prove allestito a Verona nel 2011, con A. deliciosa cv Hayward, accanto ad un acti-nidieto infetto che ha fatto da fonte di inoculo naturale. Il disegno sperimentale consta di 10 tesi in 4 ripetizio-ni (schema a sinistra).Fig. 1 Example of a field trial set up in Verona in 2011 (A. deliciosa cv Hayward) near an infected orchard thatacts as natural infection source. The experimental design with 10 thesis in 4 repetitions is reported on the left.

Fig. 2 Cadenza dei trattamenti a Verona nel 2013: l’applicazione basata sulla previsione di pioggia è solo perla tesi con rame (freccia rossa). I primi sintomi sono stati registrati il 13 maggio ed i rilievi sono stati fatti agli inizidi giugno e luglio.Fig. 2 Example of a timing of application of the tested products in Verona in 2013: the flexible applicationbasing on the rainfall forecast is only for of copper thesis (red arrow). The first symptoms appear on 13 May andthe symptoms check was done on the beginning of June and July.

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45Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

RINGRAZIAMENTIVanno ai gruppi di ricerca che hanno aderitovolontariamente al progetto e la ricerca è statasupportata dalle realtà locali: Regione Piemonte edistituzioni locali di Cuneo; Consorzio Tutela Kiwi delGarda a Verona con il contributo di Camera diCommercio IAA di Verona, Provincia di Verona,Comuni di Villafranca, Valeggio S.M., Somma-cam-pagna, Sona; CRPV ed Agrintesa in EmiliaRomagna; Zespri a Latina. Si ringrazia anche il per-sonale tecnico di ciascun partner.

BIBLIOGRAFIAREES-GEORGE J., J. L. VANNESTE, D. A. CORNISH,I. P. S. PUSHPARAJAH, J. YU,M. D. TEMPLETON, K.R. EVERETT, 2010. Detection of Pseudomonassyringae pv. actinidiae using polymerase chainreaction (PCR) primers based on the 16S-23S rDNAintertranscribed spacer region and comparisonwith PCR primers based on other gene regions.Plant Pathology 59, 453-464.

Fig. 3 Esempio dei risultati ottenuti a Verona nel 2013 - 2014. Percentuale di malattia nelle varie tesi (parte supe-riore) (ANOVA e test di Tukey P<0.05)e la comparsa di essudati sulle stesse a fine inverno (parte inferiore): si notauna correlazione tra le due sintomatologie.Fig. 3 Example of the results obtained in Verona on 2013 - 2014. Percentage of disease in the different thesis(upper part) (ANOVA e test di Tukey P<0.05).and the exudates appearance on the same plots at the end of win-ter (lower part): the two symptoms are quite correlated.

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47Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

ISOLAMENTO E CARATTERIZZAZIONEDI BATTERIOFAGI SPECIFICI PER

PSEUDOMONAS SYRINGAE PV. ACTINIDIAE:UN NUOVO APPROCCIO PER IL TRATTAMENTO

DELLA BATTERIOSI DEL KIWI

ISOLATION AND CHARACTERIZATION OFBACTERIOPHAGES INFECTING PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE: A NEW APPROACHTO THE CONTROL OF THE BACTERIAL CANKER

OF KIWI FRUITM. EVANGELISTI, D. FREZZA, M. C. THALLER, G. DI LALLODipartimento di Biologia, Università di Roma “Tor Vergata”

[email protected][email protected]

Matteo Evangelisti

ABSTRACTThis study describe the isolation and characteriza-tion of bacteriophages infecting Psa. The goal isto evaluate their potential use as treatment ofkiwifruit bacteriosis. For this purpose, the isolationand the biological properties of selected bacterio-phages, such as replication cycle, host range,morphology and stability in function of pH andtemperature, are analyzed.

INTRODUZIONEIl fitopatogeno Pseudomonas syringae pv. actini-diae (Psa), l'agente causale del cancro battericodel kiwi, di recente ha causato gravi perdite eco-nomiche nelle coltivazioni di Actinidia, principal-mente in Italia e Nuova Zelanda. Le strategie con-

venzionali adottate, basate prevalentemente supesticidi chimici, non hanno fornito un adeguatocontrollo dell'infezione. Pertanto, è consigliabilesostituire o integrare i metodi chimici di controllocon metodi biologici non tossici ed eco-compati-bili. Un'opzione interessante è rappresentata dal-l'uso di batteriofagi, ovvero virus che uccidono ibatteri in modo altamente selettivo. Vi è un inte-resse crescente nell'utilizzo di batteriofagi comeagenti di controllo biologico di batteri fitopatoge-ni, anche in virtù del fatto che essi sono specificiper il batterio patogeno e non alterano la compo-nente batterica benefica; inoltre, non sono tossi-ci, infettivi o dannosi per l’uomo, animali e pian-te. La potenzialità dei fagi come strumenti di lottabiologica è stata compresa fin dalla loro scopertaavvenuta nella seconda decade del secolo scorso,

Domenico Frezza Maria Cristina Thaller Gustavo Di Lallo

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201548

ma il loro impiego è stato bloccato dall’avventodegli antibiotici che si sono imposti come la “solu-zione finale” per il controllo delle infezioni batteri-che. I dati recenti sulla diffusione delle resistenzeagli antibiotici mostrano quanto preoccupante siala situazione e ciò ha portato alla “riscoperta”della terapia fagica e all’impiego dei fagi per ilcontrollo di patogeni umani come pure di fitopa-togeni (Thiel, 2006). In campo agricolo diversistudi mostrano già risultati incoraggianti, anchese molti ostacoli devono ancora essere superati(Di Lallo, 2014).

MATERIALI E METODIIl ceppo Psa CRA-FRU 8.43 (Psa 8.43), responsabi-le delle recenti epidemie in Italia, è stato utilizzatoper l’isolamento e l’amplificazione dei batteriofagi.I batteriofagi sono stati isolati sia da materialevegetale di piante infettate da Psa sia da acquereflue della rete fognaria di Roma. Dopo isola-mento e purificazione dei diversi batteriofagi, èstata determinata la morfologia attraverso l’osser-vazione al microscopio elettronico a trasmissione(TEM). La morfologia ha permesso di classificare ibatteriofagi in base al gruppo morfologico diappartenenza. Di seguito è stato studiato il ciclodi replicazione virale per determinare la natura liti-ca o temperata dei fagi e, eventualmente, valuta-ta la frequenza di lisogenizzazione. Le caratteristi-che del ciclo replicativo, quali durata della fase dilatenza e volume di scoppio, sono state determi-nate attraverso l’esperimento “one-step”. La vitali-tà dei fagi in funzione del pH e della temperaturaè stata valutata per intervalli di pH compresi tra2.0 e 11.0 e temperature fino a 60°C per untempo di esposizione di 1 h. Lo spettro d’ospitedei fagi è stato analizzato attraverso piastramentoper singola placca su 37 ceppi di Psa, come puresu ceppi di diverse specie di batteri del generePseudomonas.Infine, i genomi di due batteriofagi sono stati com-pletamente sequenziati e le ORF tradotte sonostate comparate con le proteine note presentinella banca dati GenBank, utilizzando BLASTP.

RISULTATI E CONCLUSIONIDue fagi sono stati caratterizzati maggiormente(Di Lallo at al., 2014). Il fago φPSA1, isolato dafoglie infette di kiwi, è risultato essere un fagotemperato appartenente alla famiglia dei Sipho-viridae. La sua capacità di lisogenizzare Psa 8.43

esclude la possibilità di un suo impiego comeagente di controllo biologico per contrastare ladiffusione dell’epidemia di Psa poiché i batteri liso-geni acquisiscono immunità nei confronti delfago. Il suo spettro d’ospite è limitato ai ceppi diPsa della recente epidemia mentre i ceppi di epi-demie anteriori risultano immuni. Il fago rivestecomunque un’utilità nella tipizzazione dei ceppidi Psa proprio per la capacità di distinguere traquelli responsabili dell’ultima epidemia e quelli diepidemie passate. Il fago φPSA2, invece, è unfago litico della famiglia dei Podoviridae che si èmostrato altamente efficiente nell’infettare Psa; è,inoltre, caratterizzato da un ampio spettro d’ospi-te che si estende anche ad altri pathovar di P.syringae. Per queste caratteristiche φPSA2 puòessere considerato un valido candidato per laterapia fagica della batteriosi da Psa. Ulterioristudi sono in corso per la messa a punto di untrattamento su foglie di kiwi infettate artificialmen-te in laboratorio. Infine, un terzo fago è in via dicaratterizzazione: φPSA12 è stato scelto fra idiversi fagi isolati in quanto capace di infettare ibatteri resistenti a φPSA2. Questo fago potrebbeessere impiegato per la formulazione di un cock-tail di fagi allo scopo limitare la selezione di batte-ri resistenti a un singolo fago che potrebbero infi-ciare il trattamento. In conclusione, la terapia fagi-ca presenta potenzialità interessanti come nuovoapproccio al trattamento della batteriosi del kiwi ein futuro potrà trovare la sua collocazione all’inter-no di programmi di lotta integrata che prevedo-no un uso bilanciato e razionale di pesticidi chimi-ci, attivatori delle difese innate e agenti di control-lo biologici.

BIBLIOGRAFIADI LALLO G. Kiwi Informa, anno 10°, N. 4-6/2014: 18-25.

DI LALLO G, EVANGELISTI M, MANCUSO F, FER-RANTE P, MARCELLETTI S, TINARI A, SUPERTI F,MIGLIORE L, D'ADDABBO P, FREZZA D, SCORTI-CHINI M, THALLER MC., 2014. Isolation and par-tial characterization of bacteriophages infectingPseudomonas syringae pv. actinidiae, causalagent of kiwifruit bacterial canker. J BasicMicrobiol. doi: 10.1002/jobm.201300951.

THIEL K., 2006. Old dogma, new tricks-21stCentury phage therapy. Nature Biotechnology22: 31- 36.

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49Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

PROVE PRELIMINARI DI TRATTAMENTO TERMICODEL LEGNO DI POTATURA DEL KIWI CON LATECNICA DELLA “PIRODISINFEZIONE” PER

CONTRASTARE LA BATTERIOSI (PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE)

HEAT TREATMENT OF KIWIFRUIT PRUNINGS BYAPPLICATION OF A ‘PYRO-DISINFECTION’ TECHNIQUETO CONTAIN BACTERIAL CANKER (PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE): PRELIMINARY TRIALS

R. TOMASONE(1), C. CEDROLA(1), M. PAGANO(2), LUCIANO TRENTINI(3), P. FERRANTE(1),M. SCORTICHINI(1)

(1) Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, CRA-FRUVia Fioranello 52, 00134 Roma, Italia

(2) Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, CRA-INGVia della Pascolare 16, 00016 Monterotondo (RM), Italia

(3) CSO Centro Servizi Ortofrutticoli (FE), [email protected][email protected][email protected]

ABSTRACTThe effectiveness of an open-flame heat treat-ment for disinfecting kiwifruit prunings was asses-sed in relation to exposure time and heat intensi-ty, using both a test bench and field equipment.Temperature of wood cuttings exposed to heatwas measured via infrared thermometry.Disinfection of treated samples was verifiedthrough biological assays through isolation ofbacteria and identification of Psa by duplex-PCR.Temperature increased instantaneously at flamestart, thermal levels remained above the 60 °C

threshold for periods of time increasing withflame exposure duration. All treated samples didnot show any microbial growth and disinfectionwas achieved starting with the shortest treatmenttime (2 seconds).

INTRODUZIONELe misure fitosanitarie di prevenzione e di conte-nimento sono fondamentali per contrastare la dif-fusione del cancro batterico del kiwi (Pseudomo-nas syringae pv. actinidiae). Tra queste è compre-

Roberto Tomasone Carla Cedrola Mauro Pagano Luciano Trentini Patrizia Ferrante Marco Scortichini

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201550

sa la rimozione delle potature dal campo, in quan-to il Psa può sopravvivere su foglie e rami recisilasciati a terra, costituendo fonte di inoculo(Scortichini, 2012). La potatura invernale producequantitativi elevati di legno, inoltre in impianti affet-ti da Psa è consigliata una potatura più intensa perrimuovere anche rami di età maggiore (2-4 anni)nei quali il batterio può sopravvivere (Nati et al.,2011; Mazzaglia et al., 2011). La potatura verdeproduce residui erbacei che, se provenienti da pian-te infette, possono costituire fonte di inoculo. Ladestinazione prevalente delle potature di kiwi è labruciatura a bordo campo, soluzione efficace anchenel ridurre gli inoculi dei patogeni. Non è richiestauna meccanizzazione specifica, ma la movimenta-zione dei residui comporta tempi di lavoro elevatied inoltre una parte delle ramaglie sfugge alla rac-colta. In misura minore viene effettuata la trinciatu-ra in campo delle potature, in alternativa esse pos-sono essere valorizzate per uso energetico o percompostaggio. Per l'attuale normativa è vietata siala trinciatura in campo del materiale che l'allontana-mento al di fuori del perimetro aziendale.Al fine di migliorare la gestione dei residui, leOfficine Mingozzi hanno realizzato una macchinaoperatrice innovativa(1), capace di effettuare lacontemporanea trinciatura e pirodisinfezione delmateriale presente a terra, mediante trattamentotermico con fiamma. Il materiale trinciato potràquindi essere rilasciato a terra. La stessa tecnicaviene proposta anche per abbattere l’inoculo sufoglie cadute e su potature verdi. All'avanzare delcantiere nell'interfilare, il legno di potatura pre-sente a terra viene raccolto dalla trinciasarmenti etrinciato, poi trasferito nella sezione di trattamen-to termico dove viene investito dalla fiamma (pro-dotta da 8 bruciatori alimentati con GPL in fasegassosa). Il flusso turbolento di gas surriscaldatiinveste il materiale in transito nella ‘camera calda’,aumentandone la temperatura. Per la progetta-zione del prototipo sono state condotte provepreliminari (in laboratorio) al fine di definire l’effi-cacia del trattamento termico in funzione deltempo di esposizione alla fiamma, valutando l’in-nalzamento termico del materiale naturalmenteinfetto ed effettuando saggi microbiologici. Dopoaver costruito la macchina, sono state condotteprove di campo a diverse velocità di avanzamen-to (tempo di esposizione) al fine di definire il

dosaggio termico specifico, ossia la quantità digas che dovrà essere impiegata per unità disuperficie affinché sia possibile conseguire unabuona disinfezione del materiale di potatura.

MATERIALI E METODIProve preliminari di laboratorio. Un bancoprova è stato utilizzato per effettuare trattamentidi tipo statico, secondo modalità semplificate, va-riando il tempo di esposizione alla fiamma (fig. 1).Per produrre la fiamma è stato utilizzato un bru-ciatore di GPL, montato su asta telescopica verti-cale, con una potenza termica nominale circa 38kW. La pressione del gas GPL in fase di lavoro èstata di circa 1.4 bar a cui ha corrisposto un con-sumo di circa 3,0 kg/h di gas. Tralci sintomaticiper Psa sono stati trinciati e disposti in strato sotti-le orizzontale e trattati con tempi di esposizionealla fiamma di 2, 4 ed 8 secondi. Il rilievo termicocontinuo sul legno è stato effettuato durante iltrattamento mediante termometria ad irraggia-mento, con intervallo di acquisizione di 1 secon-do (termometro manuale modello IRtec P500+).Sono stati effettuati saggi microbiologici per verifi-care l’efficacia di disinfezione sui campioni trattatie su campioni di controllo (non trattati) prelevatidagli stessi rami infetti. Porzioni di tessuto sonostate prelevate dai campioni e passate in soluzio-ne fisiologica sterile (30-45 min.), da cui poi sonostate prelevate aliquote (100 μl) da trasferire inprovette con substrato liquido di crescita. Le pro-vette sono state incubate a temperatura ambien-te per 24 h e la crescita è stata valutata per intor-bidamento del brodo.

(1) Progetto finanziato dall’ ENAMA ( Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola) “Selezione tecnica per laconcessione di contributi allo sviluppo di linee di meccanizzazione Innovative” (bando ENAMA 2013)

Fig. 1Banco prova.

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Sono state preparate anche piastre con substratosolido NSA, strisciando diluizioni decimali per iso-lamento di colonie. La successiva identificazionedel Psa è stata effettuata mediante analisi moleco-lare con tecnica di duplex-PCR (Gallelli et al.2011).Prove preliminari di campo. La macchina èstata provata in un actinidieto infetto nel comunedi Velletri, effettuando (in settembre) la potaturadi piante sintomatiche e disponendo il materialedi risulta in andana al centro dell’interfila (distan-za tra le file di 4,5 m) così da completare il tratta-mento mediante un solo passaggio al centro delfilare (fig. 2). Sono state impiegate due velocità diavanzamento, 750 e 1500 m h-1, per confrontareuna tesi lenta con una veloce, corrispondenti atempi di esposizione alla fiamma in camera calda dicirca 4 e 2 secondi, rispettivamente. Alcuni tralcicon sintomi evidenti di Psa sono stati colorati edisposti in andana al fine di consentire il recupero dicampioni trattati dopo il passaggio della macchina.Dagli stessi tralci infetti sono stati prelevati campionidi controllo prima del trattamento. I saggi microbio-logici sui campioni (trattati e controllo) sono statieffettuati analogamente alle prove su banco.

RISULTATI E CONCLUSIONIProve preliminari di laboratorio. Per ciascunatesi è stata ottenuta una distinta curva di innalza-mento termico. In generale l'andamento termico,comune nelle tre tesi, è caratterizzato da un innal-zamento istantaneo all’accensione ed un caloquasi altrettanto rapido allo spegnimento dellafiamma. Le temperature massime raggiunte nelletesi 4” ed 8” sono ben più alte di quella ottenutanel trattamento di 2” (tabella 1).

Il tempo di permanenza al di sopra di soglie ter-miche specifiche (60 e 80 °C) aumenta con iltempo di trattamento (tesi di 2”, 4” e 8”). I saggimicrobiologici effettuati sui campioni trattati han-no dato esito negativo per tutte le tesi, a partiredal tempo di esposizione più breve, mentre daicampioni di controllo è stato sempre possibile iso-lare il batterio e verificarne l’identità. L’efficacia deltrattamento è stata riscontrata già con un tempodi esposizione di appena 2 secondi.

Prove preliminari di campo. Nella tabella 2sono riportati i risultati operativi della macchinanei diversi test di campo. L'efficacia della 'piro-disinfezione' è stata confermata dai saggi micro-biologici, per entrambe le velocità di avanzamen-to. Infatti, le analisi di laboratorio hanno confer-mato l'assenza di microrganismi nei campioni trat-tati con la fiamma. Il batterio è stato invece isola-to dai campioni di controllo non trattati e l'identi-tà del Psa verificata tramite analisi duplex-PCR. Giàalla velocità di avanzamento maggiore (1500 m h-1)si ottiene la disinfezione del materiale mantenendouna buona capacità oraria di lavoro, con untempo di trattamento congruo ed un consumo diGPL, per unità di superficie, sostenibile. La speri-mentazione in campo della macchina, ha mostra-to ottimi risultati. Ulteriori prove consentiranno dimettere a punto la tecnica in funzione della massadei residui presenti a terra, definendo il consumodi GPL ed il costo del trattamento in situazionidiverse di campo. La macchina potrà essere utiliz-zata sia in regime di conduzione convenzionale siain regime di agricoltura biologica che ammettel’impiego del GPL quale carburante alternativo.

Fig. 2 Macchina al lavoro nell’intrfilare.

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BIBLIOGRAFIASCORTICHINI M., 2012. Cancro batterico del kiwi:genoma svelato, difesa più facile. L’informatoreAgrario 2/2012: 72-74.

NATI C., SPINELLI R., SPINELLI R., MAGAGNOTTIN., 2011. Biomassa dalle potature di kiwi. Un solopassaggio costa meno. Terra e Vita 26/2011.

MAZZAGLIA A., RENZI M., TARATUFOLO M.C.,ROSSETTI A., BALESTRA G.M., 2011. Tecniche dicampo e nutrizione contro il cancro del kiwi.L’informatore Agrario 10/2011: 64-67.

GALLELLI A., L’AURORA A., LORETI S., 2011. Genesequence analysis for molecular detection ofPseudomonas syringae pv. actinidiae: developingdiagnostic protocols. Journal of plant pathology,93: 425-435.

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53Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

NUOVE VARIETÀ DI ACTINIDIA EATTIVITÀ DI MIGLIORAMENTO GENETICO

IN ITALIA E NEL MONDO

NEW KIWI VARIETIES AND BREEDING ACTIVITYIN ITALY AND ITALY AND IN THE WORLD

G. CIPRIANIDipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università di Udine

Via delle Scienze 206 - 33100 Udine (Italia)[email protected]

Guido Cipriani

ABSTRACTKiwi is commercially grown since year ’30 of thelast century and since more than 40 years in Italy.The available genetic resources for breeding acti-vity, out of China, are fairly limited.Neverthenless, a breeding activity is carried on incountries where the industry has an importanteconomical role, New Zealand and Italy, particu-larly. The availability of molecular survey tools willallows to utilize the MAS with a key role in bree-ding activity.

INTRODUZIONEIl genere Actinidia comprende più di cinquantaspecie i cui frutti sono tutti eduli. La varietà Hay-ward, appartenente alla specie A. deliciosa, èstata la cultivar di riferimento commerciale finoalla fine degli anni 90 del secolo scorso. Nel 1998è iniziata la prima commercializzazione con quan-titativi significativi della varietà a polpa giallaconosciuta come Zespri Gold o Hort16A, fruttodei programmi di miglioramento genetico dei

ricercatori neozelandesi dell’attuale Plant andFood Research. Le varietà a polpa gialla apparten-gono a selezioni della specie A. chinensis, speciemolto affine alla A. deliciosa, tanto che i tassono-misti cinesi le considerano varietà botaniche. Laricerca di nuove varietà ha determinato un inten-so lavoro di selezione di nuovi genotipi a polpagialla e, più recentemente, a polpa parzialmenterossa (Ferguson, 2008).I paesi maggiori produttori sono da alcuni annil’Italia, la Nuova Zelanda, il Cile e la Grecia.Dati recenti pongono al primo posto la Cina,paese d’origine della maggior parte delle specie eselezioni di actinidia. Le actinidie sono tra le specie vegetali di piùrecente addomesticazione; l’A. deliciosa è statacoltivata al di fuori della Cina solamente nel ven-tesimo secolo e i primi impianti commerciali risal-gono agli anni trenta del secolo scorso.L’A. chinensis è ancora di più recente coltivazione,solamente negli anni sessanta sono presenti alcu-ni impianti in Cina e solamente alla fine degli anni

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201554

90 al di fuori di quel paese (Testolin, 2009).Il primo programma di miglioramento genetico inItalia è stato avviato presso l’IPSA di Persolino(Faenza) (Ossani, 1994). Attività di miglioramentogenetico sono in corso presso Centro di ricercaper la frutticoltura di Roma, le Università di Bo-logna, Udine e Viterbo e presso alcune aziendeprivate. Il materiale genetico a disposizione è piut-tosto limitato e la variabilità genetica disponibilenon molto elevata.

LE RISORSE GENETICHELe oltre 50 specie di actinidia e il gran numero digenotipi presenti ancora in alcune aree della Cinaconsente di affermare che il genere contiene unagrande varietà di caratteri interessanti per il mer-cato: colori, gusti, forme dei frutti, habiti vegetati-vi, adattabilità a climi e suoli. Presso numerosi isti-tuzioni scientifiche cinesi, ma soprattutto presso ilWhuan Botanical Garden, appartenente alla Chi-nese Academy of Sciences, sono raccolte nonmeno di un migliaio di accessioni (Ferguson eHuang, 2003). Al di fuori della Cina, la più impor-tante fonte di germoplasma si trova in NuovaZelanda, presso la stazione sperimentale di TePuke del Plant and Food Research. Le oltre 200accessioni sono state recentemente sottoposte aun forte stress determinato dalla comparsa delpericoloso agente patogeno batterico Pseudomo-nas syringeae pv actinidieae. Molti genotipi sonorisultati sensibili alla malattia e sono andati persi incampagna e mantenuti attraverso delle opportu-ne tecniche in vitro.In Italia le collezioni più importanti si trovano pres-so le Università di Bologna e Udine e presso ilCentro di ricerca per la frutticoltura di Roma, inquesto ultimo caso molto ridimensionate dallaperdita del materiale vegetale a causa del cancrobatterico.La ristretta base genetica su cui si basa la actinidi-coltura mondiale ha reso l’attacco dell’agentepatogeno particolarmente devastante per alcunearee in Italia e Nuova Zelanda. Per quanto siaconclamata una diversa sensibilità delle accessio-ni disponibili, è del tutto evidente che sarebbenecessario poter disporre di maggiori risorsegenetiche provenienti dalla Cina.Purtroppo da molti anni la Cina ha deciso di chiu-dere le frontiere allo scambio di materiale vegeta-le di specie native (Testolin, 2009).

BASI SCIENTIFICHE DELMIGLIORAMENTO GENETICOLa maggior parte dei caratteri di interesse agrono-mico sono sotto il controllo genetico di molti geniche determinano un effetto quantitativo misurabi-le e variabile tra genotipi diversi. Al fine di poterutilizzare le informazioni che derivano dallo studiodei caratteri quantitativi ai fini del miglioramentogenetico, è indispensabile preliminarmente valu-tare l’ereditabilità di ogni singolo carattere di inte-resse. Risulta anche opportuno valutare l’attitudi-ne combinativa generale (GCA, General Com-bining Ability) e specifica (SCA, Specific Com-bining Ability) delle linee parentali da utilizzarenegli incroci. Ereditabilità elevate permettono diottenere buoni risultati anche con selezioni feno-tipiche eseguite su singoli individui, mente pervalori di ereditabilità basse (inferiori a 0,2) si ese-guono selezioni tra famiglie e entro famiglie. Nonsono molti gli studi sull’ereditabilità in actinidia, ingenere confinati alle due specie commercialmen-te importanti A. deliciosa e A. chinensis. La capa-cità di un genotipo di trasferire alla progenie icaratteri migliorativi che porta sono misurati dallaGCA e SCA. Nel primo caso, un parentale espri-merà il proprio potenziale migliorativo in incrocicon numerosi partner e nel secondo solamente inuna combinazione di incrocio con un particolarepartner.Le actinidie sono specie dioiche e per tale motivoè necessario determinare il valore dei potenzialigenitori maschili attraverso la valutazione dell’atti-tudine combinativa. In tal modo si acquisisconoinformazioni riguardo al potenziale migliorativodelle linee parentali maschili nei confronti deicaratteri legati al frutto (progeny test).I progeny test sono utilizzati ampliamente nei pro-grammi di miglioramento genetico dell’Universitàdi Udine in entrambe le specie di interesse com-merciale, A. chinensis e A. deliciosa, ma anche sualtre specie tra cui l’A. arguta (berry kiwi) sullaquale è rinato un certo interesse anche per la ipo-tizzata minore suscettibilità alla batteriosi dell’acti-nidia.

SELEZIONE ASSISTITA DA MARCATORIL’uso di marcatori molecolari (Marker AssistedSelection) o, più in generale, di informazioni sullasequenza del DNA (Genomic-assisted breeding)ha aperto la possibilità di effettuare la selezionedei genotipi migliori non più utilizzando solamen-te informazioni fenotipiche che, spesso, richiedo-

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no molto tempo per poter essere raccolte. Speciedioiche e altamente eterozigoti come le actinidierichiedono l’analisi di migliaia di semenzali allaricerca dei ricombinanti desiderati, soprattuttoquando si intende aumentare il numero di carat-teri per i quali si intende fare selezione. Marcatoriassociati alle caratteristiche dei frutti consentonodi selezionare gli individui desiderati in fase moltoprecoce, all’emergenza dei semenzali dopo lasemina.Anche la selezione precoce di alcuni caratteri adereditabilità mendeliana semplice, quale il deter-minante del sesso, consente un notevole rispar-mio di denaro e lavoro. Ricercatori neozelandesihanno prodotto una mappa genetica in cui ildeterminante del sesso appare in prossimità dialcuni marcatori utili per la selezione assistita. Unamappa ad alta densità di marcatori di singolonucleotide (SNP) è stata recentemente prodottadai ricercatori dell’Università di Udine e alcunimarcatori candidati strettamente associanti aldeterminante del sesso sono in corso di investiga-zione.

BIBLIOGRAFIATESTOLIN R., 2009. Il miglioramento geneticodell’actinidia in Italia. 16: 73-77.

OSSANI V., 1994. Otto anni di esperienze e tenta-tivi di miglioramento genetico dell’actinidia. Rivi-sta di Frutticoltura e di Ortofloricoltura 56: 59-61.

FERGUSON A.R., HUANG H.W., 2003. Geneticresources of kiwifruit: Domestication and Bree-ding. Horticultural review 33: 121.

FERGUSON A.R., SEAL A.G., 2008. Kiwifruit. InTemperate Fruit crop breeding. JF Hancock ed.:235-263.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201556

LA PROTEZIONE GIURIDICA DELLENUOVE VARIETÀ DI KIWI IN ITALIA E

NELLA COMUNITÀ EUROPEA

THE PLANT VARIETY RIGHT SYSTEM FOR NEWKIWIFRUIT VARIETIES IN ITALY AND IN THE

EUROPEAN COMMUNITYF. R. DE SALVADOR

CRA-Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricolturaCRA-Centro di ricerca per la frutticoltura – Roma

Via Fioranello, 52 – 00134 [email protected]

Flavio Roberto De Salvador

ABSTRACTThe process to develop a successful plant varietytakes a long time, requires knowledge, significanteconomic investment and skilled, scientific staff. Anew variety, once released, can easily be multi-plied by others. The original breeder is thus depri-ved of the long-term opportunity to benefit fromhis investment. Sustained and long-term bree-ding efforts are only worthwhile if there is a chan-ce to be rewarded for the investment made.It is, therefore, critical to provide an effectivesystem of plant variety protection, which encou-rages the development of new plant varieties,allowing both the breeder and society at large tobenefit. On the basis of these considerations, aDiplomatic Conference (International Conventionfor the Protection of New Varieties of Plants,“UPOV Convention”) held in Paris in December1961, established the “Union Internationale pourla Protection des Obtentions Végétales” (UPOV),an intergovernmental organization of legal perso-nality dedicated to the protection of new plantvarieties in recognition of the intellectual proper-ty rights of the breeder. Countries that have rati-

fied the UPOV Convention are called to respectthe rules set out, harmonizing their national plantvariety right (PVR) systems accordingly. In Italy,the office entrusted with the management of PVRis the Italian Patent and Trademark Office (UIBM)of the Ministry of Economic Development. At thelevel of the European Union, the responsiblebody for PVR is the Community Plant VarietyOffice (CPVO), established in 1995 and located inAngers (France). This paper summarizes the pro-cedure for submitting national and Europeanplant variety right applications.

INTRODUZIONEDa migliaia di anni l’uomo coltiva le piante sele-zionandole in modo più o meno inconsapevole afini alimentari o di altra utilità. Solo a partire dallafine del XVIII° secolo è iniziato un sistematico lavo-ro di incrocio e selezione nelle diverse specie. Taliattività, che richiedono tempi molto lunghi enotevole impegno, devono trovare un riscontroeconomico al fine di incentivare ulteriormente il

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settore, con benefici che ricadono sul costitu-tore, ma si estendono in generale a tutta la so-cietà.Al fine di proteggere e riconoscere l’impegno, inrisorse umane e finanziarie, profuso nella creazio-ne di una nuova varietà ed evitarne l’uso da partedi terzi a titolo gratuito è stata creata a Parigi, nel1961, la Union Internationale pour la Protectiondes Obtentions Végétales (UPOV convention)che, aggiornata negli anni successivi, ha definitoun sistema internazionale di protezione dellenuove costituzioni vegetali e il riconoscimento deirelativi diritti di proprietà intellettuale.L’UPOV è una organizzazione intergovernativaindipendente, attualmente costituita da 72 Paesi(Fig.1), la cui missione è promuovere un sistemaeffettivo di protezione del materiale vegetale eincoraggiare la creazione e lo sviluppo di nuovevarietà. Tutti i Paesi che hanno ratificato la Con-venzione sono chiamati al rispetto delle norme inessa contenute, armonizzando i rispettivi sistemidi privativa nazionali.

LA PRIVATIVA VEGETALELa protezione giuridica di una varietà vegetale intutti i Paesi aderenti alla Convenzione UPOV sifonda su due elementi di base che sono: l’ogget-to della privativa, cioè la varietà, e il costitutore o“breeder”, che ha scoperto/creato e sviluppato lavarietà. Condizioni ulteriori e necessarie per pro-porre la privativa sono il presupposto di “novità”

della varietà stessa, la sua chiara “distinguibilità”(Distincness), l’uniformità (Uniformity) e la stabilità(Stability) (DUS). Il concetto di “novità”, nell’ambito delle privative,fa prevalente riferimento ad aspetti di gestione esfruttamento commerciale della varietà da partedel costitutore o degli aventi causa, nel senso chetale requisito non risulta rispettato se il materialeche si intende proteggere è stato oggetto di tran-sazioni commerciali anteriormente ad 1 anno nelPaese in cui viene presentata la domanda o ante-riormente a 4 anni in uno qualsiasi dei Paesi ade-renti alla convenzione internazionale UPOV. La reale condizione di unicità della varietà propo-sta per la privativa è invece contemplata nella“distinguibilità” concetto per cui la stessa, si consi-dera distinta quando è chiaramente diversaanche per un solo carattere da qualsiasi altravarietà la cui esistenza è notoriamente conosciutaal momento del deposito della domanda.I concetti di uniformità e stabilità sono più intuiti-vi e si riferiscono al mantenimento dei principalicaratteri fenologici, morfologici e carpologicidurante la propagazione della varietà.Quanto precedentemente illustrato costituisce lapremessa per definire a grandi linee il quadro diriferimento per tutte le privative vegetali e quindianche per l’actinidia.A livello europeo l’Organismo responsabile delleprivative vegetali è il CPVO (Community PlantVariety Office) che, operativo dal 1995, fa comun-que riferimento alla Convenzione UPOV.

Fig. 1 Paesi che hanno aderito alla Convenzione UPOV (n° 72 in verde); in corso di adesione (n°16 in rosso).

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Il numero totale di domande di privative europeepresentate nel settore dei fruttiferi è elevato(Fig. 2) in particolare per alcune specie qualipesco, fragola, melo e albicocco, mentre per altreè molto più ridotto; per l’ actinidia fino ad oggisono state presentate 56 domande di cui 14 sonostate rigettate o risultano decadute. Attualmente, dichiarati come Actinidia spp. Lindl.sono attivi n°16 brevetti, n°8 sono in corso diesame; come Actinidia chinensis sono attivi n°4brevetti, n°9 sono in corso di esame; come Actini-dia deliciosa sono in esame n°5 varietà.L’interesse verso il brevetto di tipo europeo per laspecie actinidia è crescente e ne è riprova la pre-

sentazione per il 2015, di n° 6 di domande preli-minari, che il CPVO ha trasmesso al CRA-FRU,unico Ufficio Esaminatore europeo, per la speciein questione.A livello italiano, il numero delle privative presen-tate nel settore dei fruttiferi all’Ufficio ItalianoBrevetti e Marchi del Ministero delle Attività Pro-duttive è inferiore a quello europeo (Fig. 3), an-che se viene rispettato l’ordine di grandezza rela-tivamente ad alcune specie quali pesco, fragola,melo.Per l’actinidia risultano n°10 brevetti attivi, n°3domande respinte, n°3 domande ritirate, n°1domanda in corso .

Fig. 2 Numero di privative europee di fruttiferi depositate presso il CPVO (1995-2014) (fonte: CPVO).

Fig. 3 Numero di privative italiane depositate presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero delleAttività Produttive (1995-2014) (fonte: Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali)

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PROCEDURE PER DOMANDA DI PRIVATIVAEUROPEANel rispetto delle condizioni generali (Novelity,Distincness, Uniformity, Stability) il costitutore ol’avente diritto, può proporre l’istanza di privativacostituita da:– domanda;– questionario tecnico; – proposta di denominazione varietale;– modulo di notifica (in caso di domanda presen-tata all’UIBM);– nota con dettaglio del pagamento;– ricevuta del pagamento al CPVO di € 650,00;– documentazione fotografica che metta in evi-denza le caratteristiche distintive della cultivar(parti di pianta, frutto, ecc.).L’istanza di privativa può essere compilata on-line(https://cpvoextranet.cpvo.europa.eu), inviata, amezzo posta, direttamente al CPVO, oppure al-l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi che lo inoltreràal CPVO.L’arco temporale di apertura e chiusura dei termi-ni per la domanda è stabilito preliminarmente epubblicato sul sito del CPVO (http://www.cpvoeuropa.eu/main/en/home/documents-and-publi-cations/s2-gazette).Nel caso dell’actinidia le domande possono esse-re presentate dal 30 aprile fino al 15 dicembre diogni anno. Successivamente alla presentazione della doman-da il CPVO, verificata la regolarità della stessa,chiede un rapporto preliminare all’Ufficio Esami-natore al fine di accertare la possibilità tecnica divalutare la nuova varietà.Il CPVO, ottenuto il parere dall’Ufficio Esaminato-re, notificherà al proponente la privativa la richie-sta di predisporre il materiale idoneo all’esecuzio-ne del DUS test, da consegnare, secondo tempi emodalità previste dalla Gazzetta S2 (http://www.cpvo.europa.eu/main/en/home/documents-and-publications/s2-gazette), all’Ufficio Esaminatore in-caricato.Nel caso dell’actinidia il periodo utile di consegnadel materiale all’Ufficio Esaminatore va dal 1 mar-zo fino al 30 aprile dell’anno successivo al deposi-to della domanda.E’ richiesta la consegna di “n°8 piante di unanno, innestate su Hayward o auto radicate”1,

accompagnate da un certificato attestante l’as-senza dei principali patogeni della specie e speci-ficatamente il test di negatività per Pseudomonassyringae pv actinidiae.Entro il 30 aprile dovrà essere versata al CPVO latassa di esame annuale, che nel caso dell’actinidiaè di € 2.500,00. Tale importo dovrà essere versato annualmentefino a conclusione da parte dell’Ufficio Esamina-tore della valutazione tecnica (DUS Test). Trattasinormalmente di 3 o 4 anni in quanto l’esame puòconsiderarsi esaurito, dopo che la varietà in osser-vazione ha fornito almeno due anni di produzio-ne significativa.Conclusa tale fase l’Ufficio Esaminatore redigeràun rapporto finale che, se positivo, confermeràl’esistenza per la varietà in esame delle condizionidi Distinguibilità, Uniformità e Stabilità. Acquisitotale rapporto il CPVO, accertata anche l’assenzadi impedimenti formali (denominazione non con-forme agli standard, eventuali osservazioni sulrapporto finale dell’Ufficio Esaminatore) potrà rila-sciare il certificato di brevetto. Il brevetto europeo,se mantenuto attivo con il pagamento della tassaannuale di € 250,00, durerà 30 anni.

PROCEDURA PER DOMANDA DI PRIVATIVAITALIANAI principi e i requisiti generali sono quelli previstidall’UPOV. La domanda può essere depositata presso leCamere di Commercio o inviata mediante postaall’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti (UIBM). Alladomanda devono essere allegati:– la descrizione della varietà;– la riproduzione fotografica della varietà;- informazione e documentazione utile all’esamedella domanda;– la dichiarazione del costitutore (art. 165 delCPI=Codice della Proprietà Industriale D.lgs10/02/2005 e successivi aggiornamenti) in meri-to alla novità della varietà e eventuale esistenza didiritti da parte di terzi;– documenti comprovanti le priorità eventual-mente rivendicate;– attestazione di pagamento della tassa primaconcessione € 236,00.

(1) secondo il testo della G.U. dell’UE.

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L'UIBM, accertata la ricevibilità della domanda,nonché la regolarità formale della stessa, trasmet-te al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentarie Forestali una copia della domanda con la relati-va documentazione allegata, invitando il richie-dente a versare, entro sessanta giorni, il compen-so dovuto per i controlli tecnici nella misura previ-sta nell’Allegato 1 al D.M. 16/05/2012.Trascorsi trenta giorni senza che il richiedenteabbia fornito prova dell'avvenuto pagamento delpredetto compenso, la domanda si considerarifiutata. Per l’actinidia l’importo relativo al ciclo di prova èdi € 1000,00.Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari eForestali, dopo le prove di comparazione varieta-le, affidate a Istituzioni pubbliche competenti, for-mula un parere vincolante sui requisiti sostanzialidi validità della privativa, avvalendosi dellaCommissione consultiva di cui all'art. 170, com-ma 3 bis CPI. Nei dieci giorni successivi all'appro-vazione del verbale, trasmette all‘UIBM i pareriespressi dalla Commissione consultiva sulla basedei risultati delle prove varietali.Per le varietà vegetali approvate in sede di com-missione consultiva l‘UIBM concede i titoli di pro-tezione entro il termine di 90 giorni dalla data diricezione del parere della CommissioneA partire dalla data di concessione della privativeoccorre versare la tassa di mantenimento, pena ladecadenza della stessa, per i 30 anni di durata delbrevetto.La prima annualità va pagata entro quattro mesidalla data di concessione della privativa, mentrele annualità successive entro il mese corrispon-dente a quello della concessione, secondo delletariffe crescenti previste dall’allegato 1 del D.M.16-5-2012.

CONCLUSIONILe privative vegetali, oltre che un sistema di tute-la del costitutore di una nuova varietà, sono unelemento di valorizzazione del materiale vegetale,ma anche del prodotto, che nel caso dell’actinidiaha consentito agli agricoltori di spuntare prezzipiù elevati e aumentare conseguentemente il red-dito aziendale.

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61Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

QUATTRO ANNI DI STUDIO, 2011-2014,IN PROVINCIA DI LATINA, DELLA

NUOVA CULTIVAR DI KIWINEOZELANDESE A POLPA GIALLA G3

FOUR YEARS RESEARCH, 2011-2014, INLATINA PROVINCE, OF THE NEW ZEALANDER

KIWI YELLOW FLESH CULTIVAR G3O. CACIOPPO

Kiwi Informa, [email protected]

Ottavio Cacioppo

ABSTRACTDue to the very severe damages caused by thebacterial disease Pseudomonas syringae pv. acti-nidiae, the yellow flesh kiwi variety Hort16A hasbeen almost totally abandoned in Latina provin-ce. In 2011, the new A. chinensis variety G3 hasbeen introduced from New Zealand. Five hecta-res of 10 years old Hayward, trained as “ tendo-ne”, spaced 5x4 m have been top-grafted withG3 and production quantity and quality monito-red in the following years. The production in2013 was 40t/ha, in 2014 45t/ha with a positivecommercial quality (average fruit weight 108g;dry matter 20.2%).

INTRODUZIONEIn provincia di Latina, nel 2000, si realizzarono iprimi impianti di kiwi della varietà neozelandese apolpa gialla, Hort16A. Nel 2008 la coltura di dettacultivar occupava una superficie di poco inferio-

re a 800 ha, con una produzione di 15 mila tannue. Attualmente, a causa della batteriosi daPsa, apparsa nel 2008, sono rimasti circa 10 ha.Le piante della rimanente superficie sono statecapitozzate e poi innestate, in massima parte, conmarze della cultivar neozelandese G3, introdottanel 2011.Dal 2011 un impianto di G3 di 5 ettari, nel comu-ne di Cisterna di Latina, è stato controllato per gliaspetti vegetativi, produttivi e di qualità dei frutti.

MATERIALI E METODIL’innesto di G3 è stato eseguito nel 2011 su pian-te di Hayward di 10 anni piantate alla distanza dim 5x4 (500 piante/ha), allevate a tendone, pro-tetto con rete antigrandine. Per ogni pianta sonostate allevate 4-5 branche. Gli impollinatori eranoin rapporto 1:5.Sono stati raccolti dati relativi agli aspetti colturali,agronomici, biologici, a cominciare dall’innesto

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delle marze G3 (2011): fenologia, l’impollinazio-ne assistita, carico di gemme, diradamento, rac-colta (colore della polpa, gradi Brix°, percentualedella sostanza secca). E’ stata effettuata l’impolli-nazione artificiale con 3 passaggi a secco di 500g/ha di polline (misto Tomuri e Matua) pari a1500 g/h. E’ stato utilizzato un interruttore di dor-mienza (Break-out-Gobbi) nel mese di febbraio.Effettuato un accurato diradamento dei frutti.

RISULTATII risultati produttivi della G3 sono molto interes-santi, sia dal punto di vista quantitativo (il raccol-to del 2014 è stato di 45 t /ha di frutti di pezzatu-ra commerciabile mentre nel 2013 la produzioneè stata di 40 t/ha), ma anche dal punto di vistaqualitativo, considerando i parametri dei frutti rac-colti nel 2013: epoca della raccolta 15 ottobre,gradi Brix° 10, colore 100 hue, sostanza secca20,2%. La classificazione dei frutti secondo la cali-bratura è riportata in tabella 1, dalla quale emer-ge che circa il 90% della produzione è costituitada frutti con calibro superiore a 71g. La conserva-zione in frigo è stata di 5-6 mesi, simile ai fruttiHayward. Pertanto, la G3 appare una cultivarmolto promettente. Le quotazioni sono state:prezzo medio sulla quantità conferita € 1,877kg +I.V.A. (4%); prezzo medio della prima è stato di€ 2,057 kg + I.V.A. (4%); sostanza secca 20,2%.Le quotazioni includono il premio sulla sostanzasecca che è stato di € 0,20 e sono al netto deicosti di trasporto. Il peso medio dei frutti è stato di108 g.Ricavi e utile netto: produzione di 40 t/ha =40.000 kg x 1,87 = € 74.800 + I.V.A. (4%)€ 1.600 = € 76.400 - costo di produzione€ 14.000 - utile netto € 62.400. La produzione del-l’actinidieto descritto, per il 2014, è stata di 45 t/ha.Questi dati trionfalistici non rappresentano lamedia delle aziende che coltivano la G3, ma evi-

denziano una valutazione in un contesto in cui ladomanda del kiwi giallo risulta molto più alta del-l’offerta.

Tab. 1 Calibri dei frutti della produzione 2013,anno successivo al sovrainnesto

Calibrig %

> 152 1.7

138-152 4.6

128-138 5.3

120-128 10.6

111-125 15.0

99-111 22.8

85-99 18.0

75-85 8.3

71-76 3.0

< 71 10.7

CONCLUSIONINella batteriosi da Psa, che ha completamentecompromesso il futuro della cv Hort16A. In questiultimi anni sono stati effettuate in Nuova Zelandaricerche sulla suscettibilità delle varietà a polpagialla alla batteriosi da Psa. La G 3 risulta menosuscettibile alla citata fitopatologia della Hort16A.Poiché la nuova arrivata è stata introdotta in Italianel 2011, possiamo dire che fino ad oggi si ècomportata bene, ma occorre attendere qualcheanno per esprimersi in modo definitivo.

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63Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Daniele Bevilacqua Massimo Terlizzi Alisea Sartori Patrizia Ferrante Marco Scortichini

SELEZIONE DI MATERIALE MUTAGENIZZATOPER L’INDIVIDUAZIONE DELLA RESI-

STENZA O TOLLERANZA A PSEUDOMONASSYRINGAE PV. ACTINIDIAE (PSA)

SELECTION OF MUTAGENIZED MATERIAL FORTHE DETECTION OF RESISTANCE OR

TOLERANCE TO PSEUDOMONAS SYRINGAEPV. ACTINIDIAE (PSA)

D. BEVILACQUA, M. TERLIZZI, A. DI CINTIO, T. ROSATO, A. SARTORI, P. FERRANTE, M. SCORTICHINIFrutticoltura, Via di Fioranello, 52 – 00134 Roma

[email protected][email protected]@entecra.it • [email protected]

Key words: cancro batterico, actinidia,inoculo, mutazione

ABSTRACTThe kiwifruit sensibility to Pseudomonas syringaepv. actinidiae (Psa) is worldwide well known, aswell as the damages on the vines that compromi-se their survival and the productivity. The aim ofCRA-FRU breeding program was to induce muta-genesis in order to find out genotypes tolerant orresistant to Psa. The alkylating agent EMS (Ethyl-Methane-sulfonate) at four different concentra-tions (0,2; 0,3; 0,4 and 1%) was used on morethan 20.000 seeds belonging to Actinidia delicio-sa and A. chinensis species. In the second year, asolution at 1% EMS for 1 or 2 hours was applieddirectly on anthers. The mutagenized pollen wasused in different crossing combinations and

11000 seeds were collected. All the germinatedplantlets, after four-five months from the sowing,were inoculated with a Psa suspension of theCRA-FRU 8.43 (1-2x106 fcu/ml) strain with aninjection in the leaf or in the vein. All the plantsthat died or showed Psa symptoms were elimina-ted. After three years of activity, only 20 plants arestill alive.

INTRODUZIONELa comparsa del cancro batterico dell’actinidia,causato dall’agente Pseudomonas syringae pv.actinidieae (Psa) consiglia di indirizzare i program-mi di miglioramento genetico verso l’individuazio-ne e utilizzazione di fonti di resistenza a tale pato-geno. Le principali difficoltà sorgono a causadella forte virulenza del patogeno (Ferrante eScortichini, 2014; Vanneste, 2013; Scortichini et

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201564

al., 2012), l’attuale assenza di fonti di resistenza(Scortichini e Cipriani, 2012), la base geneticamolto ristretta su cui si è fondato il miglioramentogenetico moderno (Mc Neilage et al. 2011) equindi delle cv in commercio.In questo lavoro, si è voluto introdurre variabilitàgenetica attraverso l’induzione di mutazioni di tipopuntiforme con l’utilizzo di Etil-metano-sulfonato(EMS). Passo successivo è stato quello di saggiarela resistenza a Psa degli individui nati da questaattività di mutazione per valutare la loro resistenzao tolleranza al batterio (Cipriani et al., 2012).

MATERIALI E METODINel primo anno di attività, complessivamentesono stati raccolti oltre 10.000 semi da liberaimpollinazione: 3540 di Hayward, 3300 di RII-28,una selezione avanzata del CRA-FRU di Roma, e3240 semi di C8, una selezione avanzata del-l’Università di Udine, che sono stati sottopostiall’azione alchilante dell’EMS (Etil-MetanoSulfona-to) a tre diverse concentrazioni (0,2; 0,3; 0,4%)(Bevilacqua et al., 2013). Nel terzo anno di attivi-tà, semi di tre selezioni avanzate del CRA-FRU (R II28, R XII 75 e R XVI 131) sono stati sottoposti adun trattamento con una soluzione di EMS più ele-vata pari all’1%.Tutti i semi mutagenizzati sono stati poi seminatiin vassoio (6x10 alveoli) usando terriccio sterileBrill Type 3 nella prima decade di dicembre elasciati a vernalizzare per circa 6-8 settimane.Successivamente, sono stati spostati in serra, irri-gati e lasciati germinare. Sono state eseguite due inoculazioni con il ceppoCRA-FRU 8.43 di Pseudomas syringae pv. actini-diae alla concentrazione di 1-2 x106 ufc/ml. Laprima a completa formazione delle prime duefoglie (tra fine aprile inizio maggio), tramite infil-trazione della sospensione batterica nel mesofillofogliare. Il secondo inoculo, che ha riguardato lepiante sopravvissute al primo saggio, è stato ese-guito da metà agosto ai primi di settembremediante ferita al fusto.Le piantine sono state sottoposte ad un continuomonitoraggio ed all’insorgenza dei sintomi delcancro batterico come macchie necrotiche e dis-seccamenti, venivano mano a mano eliminate. Nel secondo anno di attività, un trattamentomutagenizzante con EMS al 1% è stato effettuatodirettamente sulle antere di polline di selezionimaschili di A. chinensis individuate presso il CRA-FRU (R I 8, R I 14, R II 13, R II 33) e sulla cv Tomuri

di A. deliciosa. Una serie di incroci con delle sele-zioni femminili (R I 17, R II 28, R II 26) e una sele-zione di A. deliciosa (R XVI 131) sono stati esegui-ti nella primavera e dai frutti maturi, nell’ottobredello stesso anno, sono stati raccolti più di 13000semi.

RISULTATI E CONCLUSIONEAl primo inoculo la sopravvivenza media diHayward è stata del 10,6%, quella di RII-28 del24,6% mentre per il C8 è del 9,2%. Al secondoinoculo, risultarono sopravvissute 137 piantine diHayward, 65 semenzali di RII-28 e 24 di C8. Nellaprimavera seguente alla ripresa vegetativa, lepiante ancora vive e ben vegetanti erano sola-mente 5 ed appartenevano al gruppo dei semi diHayward o.p. trattati con EMS allo 0,2%. Nel secondo anno di attività, la percentuale deisemi germinati è risultata notevolmente diminuita(8.9%) e variava in base ai genitori usati e altempo di esposizione al EMS 1 o 2 ore. La proge-nie derivata dalla selezione femminile RXVI 131 xTomuri T2 (polline mutagenizzato per 2 ore) hapresentato il più alto tasso di sopravvivenzaall’inoculo con ben 15 piante vive e asintomati-che. L’attuale terzo anno di attività, registra almomento 90 piante vive di cui solo una derivatadalla selezione avanzata RII 28 appartenente allaspecie A. chinensis, confermando la maggior sen-sibilità di tale specie al patogeno (Scortichini eCipriani, 2012).In conclusione, da 30.000 semi mutagenizzati neitre anni di attività, ad oggi, solo 20 piantine sonosopravvissute all’inoculo. Tuttora sotto osservazio-ne per l’insorgenza di sintomi della PSA, tali pian-tine costituiscono un prezioso materiale per lo svi-luppo futuro di un programma per la selezione dinuove cultivar pomologicamente ed agronomica-mente valide che presentano resistenza o tolle-ranza al batterio Pseudomo-nas syringae pv. acti-nidiae.

BIBLIOGRAFIABEVILACQUA D., TERLIZZI M., DI CINTIO, ROSATOT., SARTORI A., FERRANTE P., ALBERTI F., SCORTI-CHINI M., CIPRIANI G., 2013. Selezione per la resi-stenza o tolleranza a Pseudomonas syringae pv.actinidiae (Psa) di genotipi mutagenizzati tramiteEMS. Convegno Frutticolo nel Lazio: Stato dell’ar-te della ricerca sulle colture arboree nel Lazio –Viterbo, 23 Aprile 2013 Atti: 44-46

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65Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

CIPRIANI G., TERLIZZI M., BEVILACQUA D., DICINTIO A., ROSATO T., BOMPARD S., SARTORI A.,2012. La selezione di genotipi tolleranti a Psa diA. chinensis e A. deliciosa presso CRA-FRU.Periodico scientifico Kiwi Informa anno 8° n. 1-3/2012: 44-45.

FERRANTE P. E SCORTICHINI M., 2014. Frost pro-motes the pathogenicity of Pseudomonas syrin-gae pv. actinidiae in Actinidia chinensis and A.deliciosa plants. Plant Path. 63, 12–19 (Doi:10.1111/ppa.12070)MCNEILAGE M.A., FRASER L.G., TSANG G.K.,DATSON P.M., DE SILVA H.N. , CROWHURST R.N.,FERGUSON A.R., 2011. Molecular genetics andgenomics and kiwifruit breeding. Acta Hort.913:63-70

SCORTICHINI M., CIPRIANI G., 2012. Strutturagenomica, epidemiologia e miglioramento gene-tico per la resistenza. Frutticoltura, supplementoal n. 9/2012: 26-31.

SCORTICHINI M., MARCELLETTI S., FERRANTE P.,PETRICCIONE M., FIRRAO G., 2012. Pseudomonassyringae pv. actinidiae: a re-emerging, multi-face-ted, pandemic pathogen. Molecular Plant Patho-logy (DOI: 10.1111/j.1364.3703.2012.00788.x).

VANNESTE, J.L., 2013. Recent progress on detec-ting, understanding and controlling Pseudomo-nas syringae pv. actinidiae: a short review. NZPlant Protection 66:170-177.

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Luglio/Settembre 201466

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67Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Daniele Bevilacqua Guido Cipriani Alisea Sartori Patrizia Ferrante Marco Scortichini Andrea Frattarelli

APPLICAZIONE DELLE COLTURE INVITRO PER LA SELEZIONE DI CLONI DIACTINIDIA SPP RESISTENTI A PSA

APPLICATION OF TISSUE CULTURES FOR SELECTIONOF ACTINIDIA SPP CLONES RESISTANT TO PSA

D. BEVILACQUA(1), G. CIRPIANI(2), A. SARTORI(1), P. FERRANTE(1), M. SCORTICHINI(1),A. FRATTARELLI(1), E. CABONI(1)

(1) Consiglio per la ricerca e la Sperimentazione in AgricolturaCentro di Ricerca per la Frutticoltura, Roma

[email protected][email protected][email protected]@entecra.it • [email protected][email protected]

Key words: EMS, Pseudomonas syringae pv.actinidiae, rigenerazione avventizia

ABSTRACTAdventitious shoot regeneration was obtained inActinidia deliciosa, cv Hayward, and A. chinensis, cvSoreli, using leaf fragments of in vitro growingshoots. In Hayward the highest regenerationresponse was obtained with the cytokinin thidiazu-ron, while zeatin was confirmed to be the most sui-table cytokinin for regeneration in A. chinensis. Themost efficient defined protocols were used to applythe mutagen ethyl-methane sulphonate to theregeneration systems and the clones obtained arenow under evaluation for their resistance to PSA.

INTRODUZIONEL’actinidicoltura dei principali paesi produttori, tracui l’Italia, ha subito nei recenti anni un notevoleridimensionamento a causa della comparsa del

patogeno batterico Pseudomonas syringae pv.actinidiae (PSA). Nel mondo PSA è presente informe a virulenza variabile (Mazzaglia et al.,2012) in grado di infettare sia l'Actinidia deliciosache l'A. chinensis. La forte virulenza di alcuniceppi del patogeno (Ferrante e Scortichini, 2014;Vanneste, 2013; Scortichini et al., 2012), l’attualeassenza di fonti di resistenza (Scortichini e Cipria-ni, 2012) e la ristretta base genetica su cui si èfondato il miglioramento genetico moderno (McNeilage et al., 2011) non rendono sempliceattuare programmi di miglioramento geneticoper l'introduzione della resistenza a PSA. I sistemi di rigenerazione avventizia (R.A.), combi-nati anche con l’uso di mutageni, rappresentanoun utile approccio per ampliare la variabilitàdisponibile da sfruttare per il miglioramento gene-tico, al fine di selezionare genotipi resistenti o tol-leranti a stress biotici o abiotici. È stato, quindi, av-viato in A. deliciosa (Hayward) ed in A. chinensis(Soreli) uno studio finalizzato alla messa a puntodi opportuni protocolli di R.A. e di mutagenizza-

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201568

zione basati sulle colture in vitro e la selezione conapplicazione del PSA.

MATERIALI E METODIFrammenti fogliari di A. deliciosa, cv Hayward, edi A. chinensis, cv Soreli, prelevati da germogliallevati in vitro, sono stati posti, per 28 giorni (fasedi induzione) con la superficie adaxiale a contattocon un terreno di coltura MS (Murashige e Skoog,1962) addizionato con saccarosio (20 gL-1), agar(5,7 gL-1), acido naftalenacetico (NAA, 2 mgL-1) euna citochinina (2 mgL-1), zeatina (ZEA) o thidia-zuron (TDZ), con lo scopo di valutare l’effetto sullaR.A. Il pH è stato portato a 5,7 prima della steriliz-zazione (120°C per 20').Gli espianti, durante questa fase sono stati mante-nuti al buio per 7, 14 o 21 giorni e poi trasferitialla luce (16 h di fotoperiodo, 40 μmol m-2s1).Dopo la fase di induzione gli espianti sono statitrasferiti su un nuovo terreno di coltura simile alprecedente ma privo di auxine. Dopo 90 giornidall’inizio dell’esperimento è stato rilevato ilnumero di espianti rigeneranti e il numero di ger-mogli/espianto. Ad oggi, utilizzando il miglior protocollo di R.A.messo a punto, è stato applicato su Soreli l’Etil-Metano Sulfonato (EMS), già impiegato sia insistemi in vivo che in vitro (Bevilacqua et al.,2013; Cipriani et al., 2012; Dai et al., 2011), perottenere genotipi mutati da valutare per la resi-stenza a PSA. I calli da frammenti fogliari sonostati trattati con EMS in unica concentrazione etempi crescenti di applicazione.

RISULTATI E CONCLUSIONEI migliori risultati di R.A. in Soreli si sono ottenuticon ZEA, confermando quanto evidenziato inprecedenti lavori su A. chinensis (Caboni et al.,2009), e 7 giorni di buio (67% di espianti rigene-ranti e 3 germogli/espianto). In Hayward i miglio-ri risultati sono stati ottenuti con TDZ che haindotto maggiore capacità rigenerativa rispetto aZEA, differentemente da quanto indicato inTomuri da Prado et al. (2007), e con 14 o 21 gior-ni di buio (50% di espianti rigeneranti e 6 germo-gli/espianto).Le prime osservazioni sull’applicazione del muta-gene consentono di affermare che il tempo diapplicazione influenza l’incidenza delle necrosinei calli, la loro capacità rigenerativa e, soprattut-to, i tempi di formazione dei germogli avventizi.

I germogli ottenuti dalla R.A. in presenza di EMS,sono in corso di valutazione mediante inoculocon il batterio, ceppo CRA-FRU 8.43 (Ferrante eScortichini, 2010).

BIBLIOGRAFIA BEVILACQUA D., TERLIZZI M., DI CINTIO A.,ROSATO T., SARTORI A., FERRANTE P., ALBERTI F.,SCORTICHINI M., CIPRIANI G., 2013. Selezione perla resistenza o tolleranza a Pseudomonas syringaepv. actinidiae (PSA) di genotipi mutagenizzati tra-mite EMS. Convegno Frutticolo nel Lazio: Stato del-l’arte della ricerca sulle colture arboree nel Lazio –Viterbo, 23 Aprile 2013 Atti: 44-46.

CABONI E., BIASI R., DELIA G., TONELLI M., 2009.Effect of CPPU on in vitro axillary shoot prolifera-tion and adventitious shoot regeneration from leafexplants in kiwifruit. Plant Biosyst. 143: 456 - 461.

CIPRIANI G., TERLIZZI M., BEVILACQUA D., DICINTIO A., ROSATO T., BOMPARD S., SARTORI A.,2012. La selezione di genotipi tolleranti a PSA diA. chinensis e A. deliciosa presso CRA-FRU.Periodico scientifico Kiwi Informa anno 8° n. 1-3/2012: 44-45.

DAI W., SU Y., CASTILLO C., BESLOT O., 2011.Plant regeneration from in vitro leaf tissues ofViburnum dentatum L. Plant Cell Tiss. Organ Cult.104: 257–262.

FERRANTE P. E SCORTICHINI M., 2010. Molecularand phenotypic features of Pseudomonas syrin-gae pv. actinidiae isolated during recent epide-mic of bacterial canker on yellow kiwifruit(Actinidia chinensis) in central Italy. Plant Pathol.59(5): 954-962.

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MAZZAGLIA A., STUDHOLME D.J., TARATUFOLOM.C., CAI R., ALMEIDA N.F., GOODMAN T., GUTT-MAN D.S., VINATZER B.A., BALESTRA G.M., 2012.Pseudomonas syringae pv. actinidiae (PSA)Isolates from Recent Bacterial Canker of KiwifruitOutbreaks Belong to the Same Genetic Lineage.PLoS ONE 10.1371/journal.pone.0036518.

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69Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

MCNEILAGE M.A., FRASER L.G., TSANG G.K., DAT-SON P.M., DE SILVA H.N., CROWHURST R.N., FER-GUSON A.R., 2011. Molecular genetics andgenomics and kiwifruit breeding. Acta Hort.913:63-70

MURASHIGE T. E SKOOG F., 1962. Revised Mediumfor rapid growth and bioassay with Tobacco TissueCulture. Physiol. Plant. 15:473-497.

PRADO M.J., GONZALES M.V., ROMO S., HERRE-RA M.T., 2007. Adventitious plant regenerationon leaf explants from adult male kiwifruit andAFLP analysis of genetic variation. Plant Cell Tiss.Organ Cult. 88: 1-10.

SCORTICHINI M., E CIPRIANI G., 2012. Strutturagenomica, epidemiologia e miglioramento gene-tico per la resistenza. Frutticoltura, supplementoal n. 9/2012: 26-31.

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VANNESTE J.L., 2013. Recent progress on detec-ting, understanding and controlling Pseudomo-nas syringae pv. actinidiae: a short review. NewZeal. Plant Protect. 66:170-

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201570

NUOVI CLONI DI A. DELCIOSA GENERATIDALLA CV HAYWARD TRAMITE

VARIAZIONE SOMACLONALE IN VITRO

R. MULEO(1), C. IACONA(2), F. LORETI(2), M. CIRILLI(1)(1) Laboratorio di Ecofisiologia Molecolare e Biotecnologie delle Piante Arboree

Dipartimento di scienze e tecnologie per l'Agricoltura, le Foreste, la Natura e l'EnergiaUniversità della Tuscia, Viterbo, Italia

(2) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali, Università di Pisa, Pisa, [email protected]

Rosario Muleo

La coltura di tessuti indifferenziati in vitro è stataimpiegata per ottenere varianti somaclonali dellacv Hayward di Actinidia deliciosa. Per indurre eselezionare eventi di mutazioni sono stati impie-gati carboidrati di sintesi recanti gruppi metilici,amminici e alcolici. Dall’insieme dei putativi va-rianti ottenuti sono stati selezionati individui concaratteri agronomici e produttivi interessanti. Lapresenza di mutazioni nei varianti è stata confer-mata con tecniche molecolari quali, sistemi PCR-random e sistemi di ibridazione Southern. I carat-teri modificati riguardavano quelli morfologici,dello sviluppo della pianta, della fenomenologiadella fioritura e della fruttificazione, e quelli al-l’adattamento a condizioni ambientali avverse.Piante di ciascun variante, recante caratteristichepositive, sono state poste in due campi sperimen-tali, uno del DCDSL dell’Università di Pisa e l’altrodella CO.N.VI. Vivai, Brisighella (RA), per la valuta-

zione agronomica del fenotipo. La propagazionedelle piante e il mantenimento della loro stabilitàgenetica è stata condotta in collaborazione conBattistini Vivai, Martorano (Cesena).Alcuni varianti sono oggetto di studio, come por-tinnesti per il controllo della vigoria sia della cvHayward sia delle cvs di A. chinensis, come pianteauto radicate o portinnesti per la loro capacità diresistere stress idrico e/o salino, e altre avversità.Due dei varianti sviluppano un fiore singolo pernodo e producono un frutto con una pezzatura,dimensione e peso superiore a quello della cvHayward. Inoltre, l’accumulo dei solidi solubilitotale è diverso, ed allorché posti alle condizionidi frigoconservazione hanno una ridotta perditadi peso fresco. Il variante 40NMG, con il nome diTuscia, è stato oggetto di privativa ed è già com-mercializzato, mentre un variante, con il nome diTuscan, è in corso di richiesta di privativa.

C. IaconaMarco Cirilli

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71Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Davide Neri Michele Bravetti Serena Polverigiani Danilo Ceccarelli Carolina Talento Stefano Vocca

EFFETTI FISIOLOGICI DI RETI ANTIGRAN-DINE FOTOSELETTIVE SU ACTINIDIA

PHYSIOLOGICAL EFFECTS OF PHOTOSELECTIVEANTI-HAIL NETS ON KIWIFRUIT

D. NERI(1), M. BRAVETTI(2), S. POLVERIGIANI(3), D. CECCARELLI(1),C. TALENTO(1), S. VOCCA(4)

(1) Centro di Ricerca per la Frutticoltura, CRA-FRU, Roma(2) Agronomo libero professionista, Senigallia (AN)

(3) Dip. di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università Politecnica delle Marche, Ancona(4) Agritenax srl, Eboli (SA)

[email protected][email protected]

Paole chiave: Hayward, G3, fotosintesi,scambi gassosi, disponibilità luminosaKey words: Hayward, G3, photosyntesis,gas exchange, light availability

ABSTRACTThe aim of the present research was to verify theeffects on tree physiology during the season andfruit quality at harvest of photo-selective anti-hailnets. The study was carried out in Latina on twodifferent orchards: i) 7-year-old “Hayward” and ii)“G3” grafted in 2013 and 2014 on Hayward root-stock. A yellow photo-selective anti-hail net wascompared with a neutral net. Net colour influen-ced significantly light availability, tree growth andfruit production, while it did not affect photosyn-thetic rate per unit of leaf surface. Hayward sho-wed shorter internodes and higher number offruit under yellow net. Yellow net appeared to beinteresting even because it allowed a higher drymatter accumulation in the fruit.

RIASSUNTOL'obiettivo del presente lavoro è quello di valuta-re gli effetti di reti antigrandine fotoselettive sullafisiologia della pianta, e sulla qualità delle produ-zioni in actinidia.In provincia di Latina le prove sono state condot-te in due frutteti: un impianto di varietà Haywardal settimo anno in piena produzione, ed unoinnestato nel 2013 e nel 2014 con la varietà G3su portinnesto Hayward. In entrambi i campi, lereti fotoselettive gialle sono state messe a confron-to con reti neutre tradizionali.Le reti hanno influenzato la disponibilità di luce,lo sviluppo della pianta e la produzione in modosignificativo, mentre differenze non si sono ri-scontrate sull’attività fotosintetica delle singolefoglie.Sotto rete gialla, Hayward ha mostrato internodipiù corti ed un maggior numero di frutti a frontedi una pezzatura dei frutti non differente e mag-giore contenuto id sostanza secca.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201572

INTRODUZIONELa copertura con reti antigrandine è pratica fre-quente negli actinidieti. Le reti fotoselettive hannocolori specifici capaci di influire sulle prestazionifisiologiche e vegeto/riproduttive della pianta(Basile et al. 2008 e 2012; Shahak et al. 2004 a,be 2008; Solomakhin e Blanke 2008). Le reti foto-selettive chiare (giallo, perla) presentano fattori diombreggiamento simili alle reti neutre (filo traspa-rente), ma esercitano una selezione specifica dellospettro luminoso tale da migliorare la capacitàfotosintetica delle piante coperte (Bravetti et al.2012 e 2013). Le reti antigrandine fotoselettivepossiedono inoltre additivi specifici che aumenta-no la resistenza meccanica del filato e la tenutadel colore, secondo standard simili a quelli dellereti antigrandine nere. In generale, le reti chiareoffrono un buon compromesso tra luce disponibi-le per la pianta (elevata trasmittanza), protezionedagli eventi meteorici (grandine, vento) e influen-za su temperatura (maggiore escursione termica)e umidità relativa (Solomakhin e Blanke 2008). Vasottolineato che consentendo un irraggiamentoelevato è possibile stimolare la traspirazione deifrutti durante le prime settimane dopo l’allegagio-ne e di conseguenza migliorare la trasmigrazionedel calcio, con aumento della serbevolezza deifrutti (Montanaro et al. 2006, Montanaro et al.2010). Obiettivo del presente lavoro è stato quel-lo di valutare l'influenza di rete fotoselettiva giallasu piante di actinidia a polpa verde (Actinidia deli-ciosa) cv. Hayward e a polpa gialla (Actinidia chi-nensis) cv. G3.

MATERIALI E METODILa prova è stata condotta in provincia di Latina sudue actinidieti a tendone con sesto 5x2,5 m conun impollinatore ogni 5 piante produttive in tuttele file. Il primo impianto, a dimora dal 2008 adAprilia, è costituito da Hayward in piena produ-zione coperta con reti antigrandine dal 2009. Ilsecondo impianto, in località Sermoneta, è costi-tuito da piante vigorose di Hayward (portinnestocon almeno due branche) innestate in due tempi(una branca per anno nel 2013 e 2014) convarietà G3. In quest’ultimo impianto, messo adimora nel 2006, la precedente varietà innestata,Hort16A, è stata sostituita a causa di problemi fito-sanitari. Nell’anno oggetto della prova gli innestidel 2013 risultavano produttivi, quelli del 2014risultavano ancora vegetativi. In questo actinidie-to la copertura antigrandine è stata installata nel

2010. Entrambi i campi, omogenei e di grandeestensione, presentano due coperture antigrandi-ne: reti neutre e reti fotoselettive gialle. La reteantigrandine neutra con maglia 3x7 mm è stataindividuata come tecnica di riferimento dell'area,ed utilizzata nella prova come controllo a confron-to con reti antigrandine fotoselettive gialle conmaglia 2,4x4,8 mm. Lo schema sperimentale èbasato su grandi parcelle con superfici mai infe-riori a 1500 m2 per trattamento all'interno dellequali sono state individuate 5 repliche composteda 3 piante produttive cadauna. In entrambi gliactinidieti sono state adottate tecniche colturali,compreso il piano di irrigazione, comuni per i duetrattamenti in prova. Ogni rilievo fogliare ha interessato 3 foglie perciascuna delle 3 piante di ogni replica.Nell’actinidieto innestato con G3, per la disomo-geneità dovuta al diverso anno d'innesto, si èoptato per effettuare misurazioni separate sui ger-mogli derivanti dall’innesto del 2013 e del 2014.Sulle piante in prova sono stati rilevati gli scambigassosi utilizzando un analizzatore portatile adinfrarosso (LCpro+ ADC, UK). La fotosintesi netta ela traspirazione sono state misurate in data 21luglio e 22 agosto 2014. Dal rapporto fra fotosin-tesi netta e traspirazione è stato ricavato il valoredi efficienza d’uso dell’acqua (WUE). Con la stessastrumentazione è stato misurato il flusso di fotonifotosinteticamente attivi (PPF). I rilievi sono statioperati tra le 9.00 e le 11.30 nel campo di G3 etra le 13.00 e le 15.30 nel campo di Hayward.Nelle stesse date è stato rilevato l’indice SPAD uti-lizzando il colorimetro Minolta che fornisce misurecon una scala continua progressiva da 0 a 100(unità SPAD) del contenuto di clorofilla delle foglie.Tre foglie integre e perfettamente distese sonostate prelevate su tre piante per replica. La super-ficie delle foglie è stata misurata con LI-3100CArea Meter (LiCor,Inc, Nebraska USA) e il peso fre-sco e secco con bilancia di precisione. Nel mese diottobre sono stati campionati 100 frutti per tratta-mento dalle piante oggetto dei rilievi precedenti. Ifrutti campionati sono stati avviati al laboratorioper la determinazione della durezza della polpa,peso e calibro del frutto, sostanza secca, contenu-to in solidi solubili con l’uso di un rifrattometrodigitale (Refracto 30PX Mettler-Toledo, GreifenseeCH) e colore della polpa misurata con ChromaMeter CR 200 (Konica Minolta Inc, Tokyo Japan).Su tre piante per trattamento sono stati contati ifrutti totali presenti. Nel mese di novembre, dopola raccolta, è stata infine misurata la lunghezza dei

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tralci, il numero di gemme presenti e calcolata lalunghezza media dell'internodo.I dati sono stati analizzati statisticamente secondoil test t di Student con un livello di significativitàp=0.05 utilizzando il software Jmp 9 (SAS InstituteInc., Cary, NC).

RISULTATI E DISCUSSIONEIn entrambi i campi, sotto rete gialla è stata riscon-trata una minor luce disponibile (PPF) rispetto alla

rete neutra, tale differenza è apparsa più marcatanel campo di G3 (circa - 10%) (Fig 1).In effetti la rete fotoselettiva gialla ha in genere unombreggiamento paragonabile alla rete neutra(circa 4%), ma con una fittezza della maglia mag-giore può intercettare fino al 30% di luce in più(durante la giornata a seconda della inclinazionedel sole e del tipo impianto di copertura). Tuttavia la fotosintesi netta sotto rete gialla non hamostrato differenze significative rispetto a quellasotto rete neutra in entrambe le località (Fig 2).

Fig. 1 Flusso di fotoni fotosintetici (ppf) nell'estate 2014. Le barre rappresentano medie ± errore standard. Aparità di data di rilievo lettere diverse indicano differenze significative tra trattamenti (test di Tukey, p<0,05).

Fig. 2 Fotosintesi netta nell'estate 2014. Le barre rappresentano medie ± errore standard. A parità di data dirilievo lettere diverse indicano differenze significative tra trattamenti (test di Tukey, p<0,05).

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Si può ipotizzare che lo spettro della luce trasmessadalla rete fotoselettiva sia di miglior qualità (con mag-giore presenza di fotoni attivi nel rosso) e abbiaun’influenza positiva sulla capacità fotosintetica inquanto ad un minor irraggiamento complessivo noncorrisponde una diminuzione dell’attività fotosinte-tica. Anche per ciò che riguarda l’efficienza dell'usodell'acqua non si sono riscontrate differenze tratrattamenti in alcuna delle date di rilievo (Fig 3).Questo sembra confermare che gli scambi gasso-

si sono comunque elevati sotto rete gialla conpossibili favorevoli ripercussioni sulla serbevolezzadei frutti. Il colore della rete non ha influenzato ilpeso e il diametro dei frutti (Fig 4 e 5), ma sottorete gialla sono stati contati un maggior numerodi frutti per pianta (Tab.1) e rilevata maggioredurezza e colore nei kiwi gialli G3 (Fig 6 e 7). Ifrutti di Hayward campionati sotto rete giallahanno avuto un maggior contenuto percentualein sostanza secca, pur se non significativo (Tab1).

Fig. 3 Efficienza nell’uso dell’acqua. Le barre rappresentano medie ± errore standard. A parità di data di rilie-vo lettere diverse indicano differenze significative tra trattamenti (test di Tukey, p<0,05).

Fig. 4 Peso e dimensioni dei frutti di Hayward. Le barre rappresentano medie ± errore standard.

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Fig. 5 Peso e dimensioni dei frutti di kiwi giallo G3. Le barre rappresentano medie ± errore standard.

Fig. 6 Durezza della polpa dei frutti di kiwi giallo G3. Le barre rappresentano medie ± errore standard. Le dif-ferenze risultano significative (test di Tukey, p<0,05).

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Fig. 7 Valori CIELab della polpa di kiwi giallo G3. Le barre rappresentano medie ± errore standard. Le diffe-renze risultano significative per il parametro b*, coordinata blu-giallo (test di Tukey, p<0,05).

Tab. 1 Numero di frutti e sostanza secca nel frutto di Hayward. I valori rappresentano la media di 15 pianteper ogni trattamento ± err.st.

Hayward

Parametro Rete gialla Rete neutra

Numero frutti a pianta 728 ± 51 560 ± 60

Sostanza secca (metodo NIR) 15.5% ± 0.2 15.0% ± 0.3

Tab. 2 Sviluppo vegetativo delle Cv Hayward e G3. I valori rappresentano la media di 15 piante per ogni trat-tamento ± err.st. Lettere differenti per ciascuna CV indicano differenze significative legate al trattamento secon-do il test T di Student (p<0.05).

Parametro Hayward Hayward G3 G3rete gialla rete neutra rete gialla rete neutra

Lunghezza internodo (cm) 7.2 ± 0.6 a 7.4 ± 1.0 a n.d. n.d.

Indice SPAD 57.7 ± 0.8 57.9 ± 0.8 43.1 ± 0.4 45.3 ± 0.4

Peso secco fogliare (g) 1.6 ± 0.11 b 2.0 ± 0.12 a 3.53 ± 0.17 a 3.78 ± 0.19 a

Superficie fogliare (cm2) 133.2 ± 6.2 a 146.9 ± 4.3 a 213.9 ± 11.0 a 234.5 ± 12.0 a

Densità fogliare (g/cm2) 0.012±0.00 a 0.013±0.00 a 0.017±0.00 a 0.016±0.00 a

Calibro del tralcio a 30 cmdal punto d'innesto (cm) n.d. n.d. 1.75 ± 0.07 1.84 ± 0.04

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CONCLUSIONILe reti antigrandine fotoselettive gialle sono sem-pre più utilizzate per proteggere l’actinidia. Ineffetti la rete gialla, pur essendo caratterizzata daun fattore di ombreggiamento uguale o legger-mente superiore rispetto alla rete neutra, anche aseguito di una maggior densità delle maglie, hamostrato di non limitare la capacità di scambi gas-sosi ed in particolare l’attività fotosintetica.L’attività fotosintetica si è tradotta in una maggio-re fissazione del carbonio in sostanza secca o zuc-cheri sotto rete gialla. Infatti, nella presente provaad attività fotosintetiche non dissimili fra le duetipologie di reti con stessa pezzatura, si è avutosotto rete gialla un maggior sviluppo vegetativo eun numero di frutti più elevato per il kiwi verde equalità dei frutti superiore per il kiwi giallo. La scel-ta tecnica di utilizzare reti gialle non sembra solomotivata da una migliorata resistenza del materia-le rispetto a reti neutre tradizionali ma anche dauna maggiore efficienza del sistema produttivo.

RINGRAZIAMENTI

Lavoro svolto con la collaborazione tecnica diApofruit Aprilia (LT) e di Agritenax Eboli (SA).Alle quali si deve il più vivo ringraziamento.

BIBLIOGRAFIABASILE B. et al. 2008. Use of Photo-Selective Netsfor Hail Protection of Kiwifruit Vines in SouthernItaly. Acta Hort. 770: 185-192.

BASILE B. et al. 2012. Use of Photo-Selective Netsfor Hail Protection of Kiwifruit Vines in SouthernItaly. Scientia Horticulturae, 91-97.

BRAVETTI M. et al. 2012. Reti fotoselettive in frut-teto: aumentano fotosintesi e qualità. L’informa-tore agrario, 42: 55-58.

BRAVETTI M. et al. 2013. Reti fotoselettive: effettipositivi sull’uva da tavola. L’informatore agrario47: X-XV.

MONTANARO et al., 2006. Light influences tran-spiration and calcium accumulation in fruit ofkiwifruit plants. Plant Science 170: 520-527.

MONTANARO et al., 2010. Significance of fruittranspiration on calcium nutrition in developing

apricot fruit. Journal of Plant Nutr. Soil Sci. 173:618-622.

SHAHAK Y., 2008. Photo-Selective Netting forImproved Performance of Horticultural Crops.Acta Hort. 770: 161-168.

SHAHAK Y. et al. 2004a. ColorNets: a new appro-ach for light manipulation in fruit trees. Acta Hort.636: 609-616.

SHAHAK Y. et al. 2004b. ColorNets: Crop Pro-tec-tion and Light-Quality Manipulation in OneTechnology. Acta Hort. 659: 143-151.

SOLOMAKHIN A. AND BLANKE M.M., 2008. Co-loured hailnets alter light transmission, spectraand phytochrome, as well as vegetative growth,leaf chlorophyll and photosynthesis and reduceflower induction of apple Plant Growth Regu-lator, 56: 211–218.

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201578

MONITORAGGIO DELLA MATURAZIONEDEI FRUTTI DI KIWI IN PIANTA DELLACULTIVAR DORÌ E DEFINIZIONE DELMOMENTO OTTIMALE DI RACCOLTACON L’UTILIZZO DEL KIWI-METER

MONITORING KIWIFRUIT MATURITY IN PLANTAFOR THE CULTIVAR DORÌ AND DEFINITIONOF THE OPTIMAL HARVEST TIME WITH THE

G. FIORI, G. COSTADipartimento di Scienze Agrarie, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna

[email protected]

Giovanni Fiori

Paole chiave: maturazione, Kiwi-meter,raccolta, Dorì, colore

ABSTRACTThe assessment of the fruit maturity stage isessential as it establish the optimal harvest time,considered to be crucial to defined the overallquality and the length of the fruit storage-life.However, fruits from the cv. A. chinensis are tra-ditionally harvest with a value of color of 103 H°equivalent to a intense yellow flesh color, whichis measured with a colorimeter at the last phaseof the maturity process, however this is a destruc-tive method. New technology based on the NearInfrared Spectroscopy (NIRs) known as Kiwi-meter, is a non-destructive device and allow tomonitoring fruit color development to better defi-

ned the optimal harvest day. The present rese-arch work show the results for the monitoring ofthe kiwifruit maturity in planta on real time andthe optimal harvest day performed for three con-secutive years for the innovative cultivar Dorì.Fruit maturity was expressed as DAindexTM (Indexof Absorbance Difference) equivalent to a value103 H°, when ‘Dorì’ fruits show an intense yellowflesh color and present the best quality.

INTRODUZIONELo stadio di maturazione raggiunto alla raccolta èestremamente importante poiché influenza laqualità finale dei frutti di Actinidia chinensis e ilraggiungimento delle caratteristiche di colore,sapore e aroma che ne determinano l’accettabili-tà da parte dei consumatori (Costa et al. 2011).

Guglielmo Costa

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Ne consegue che lo stadio di maturazione deveessere determinato con grande precisione attra-verso protocolli rigorosi, adeguati allo scopo. InActinidia chinensis, la raccolta viene stabilita sullabase di parametri distruttivi quali colore, consi-stenza della polpa, contenuto di solidi solubili esostanza secca. Per quanto riguarda il colore delmesocarpo è stato individuato che 103° Huecirca corrispondono al viraggio del colore dellapolpa da verde a giallo dorato e che tale livellogarantisce il raggiungimento di una elevata qua-lità dei frutti (Noferini et al. 2009). Questa misuraanche se semplice è distruttiva, può essere ese-guita solo su un campione costituito da un nume-ro limitato di frutti spesso non rappresentativodella variabilità presente in pianta o in una parti-ta. L’introduzione di strumentazioni che nonrichiedono la distruzione del campione di fruttipotrebbe migliorare la bontà della determinazio-ne dello stadio effettivo di maturazione consen-tendo anche la ripetizione della misura sugli stes-si frutti. Tra le tecniche non distruttive attualmen-te disponibili, l’utilizzo del Kiwi-meter basato sullaspettroscopia nel visibile/vicino infrarosso, (vis/NIR)è considerata particolarmente promettente (Costaet al. 2011). Si riportano in questo lavoro i risulta-ti ottenuti con la strumentazione non distruttivaKiwi-meter utilizzata per il monitoraggio in temporeale della maturazione dei frutti in pianta e per ladefinizione del momento ottimale per effettuarela raccolta dei frutti della cv Dorì.

MATERIALI E METODILe indagini sono state condotte per un triennio(2012-2014) su di un impianto in produzionedella cv Dorì (Actinidia chinensis) dell’Università diBologna. Nei diversi anni è stata monitorata lamaturazione dei frutti in pianta con la strumenta-zione Kiwi-meter, ed espressa come DAindexTM,misurato sia sulla parte esterna dei frutti che a 2mm di profondità del mesocarpo. A ogni campio-namento, su 20 frutti, oltre ai valori di DAindexTM

sono stati misurati i principali parametri (solidisolubili, durezza e colore della polpa) con le meto-dologie tradizionalmente adottate.

RISULTATI E CONCLUSIONIL’andamento della maturazione espresso comeDAindexTM nelle ultime fasi prima della raccolta(Figura 1, Tabella 1), presenta valori decrescentiche vanno da 1.4 tipici dei frutti non completa-mente maturi, a valori inferiori a 1.0 che identifi-cano frutti pronti per la raccolta. Nel 2012, è statoosservato un ritardo di maturazione di alcuni gior-ni a causa dell’andamento stagionale. Dai risulta-ti ottenuti si evidenzia un’alta correlazione(r2=0,91) tra il colore della polpa determinato conil colorimetro e il DAindexTM interno rilevato sulmesocarpo del frutto (Figura 2a). Altresì, si èosservata una buona correlazione (r2=0,75) fra ilcolore della polpa e il DAindexTM rilevato esterna-mente (Figura 2b).

Fig. 1 Figura 1 Andamento della maturazione espressa come DAindexTM su frutti della cultivar Dorì per le sta-gioni 2012, 2013 e 2014.Fig. 1 Maturity evolution expressed as DAindexTM values for the ‘Dorì’ fruits for the seasons 2012, 2013 and 2014.

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In virtù dell’elevata correlazione osservata traDAindexTM interno e il colore della polpa determi-nato con il colorimetro, la misura dell’indicepotrebbe sostituire quella del colore (H°) utilizzataoggi come parametro di riferimento.Questi risultati confermano il possibile utilizzo delKiwi-meter come strumentazione non distruttivaper il monitoraggio della maturazione in pianta eper la previsione del momento di raccolta ottima-le. Per quanto riguarda la cultivar Dorì, si può affer-mare che il valore ottimale di DAindexTM alla rac-colta cade nell’intervallo compreso tra 1.2 e 1.0.

BIBLIOGRAFIACOSTA G., BONORA E., FIORI G. AND NOFERINIM., 2011. Innovative non-destructive device forfruit quality assessment. Acta Hort. 913: 575-581.

NOFERINI M., PICCININI L., BONORA E., FIORI G.,COSTA G., 2009. Il DA-meter, una strumentazio-ne non distruttiva per determinare il momento diraccolta e lo stadio di maturazione dei frutti diActinidia deliciosa ed Actinidia chinensis. ItalusHortus 16 (5): 297-300.

Tab. 1 Evoluzione del DAindexTM esterno e interno, e alcuni parametri di maturazione misurati su una popola-zione di 20 frutti, in cinque successive date di campionamento (prima, durante e dopo la raccolta) per la culti-var Dorì per l’anno 2014Table 1 Evolution of the DAindexTM inner and outer, and fruit maturity parameters assessed a population n=20,at five consecutive sampling dates (before, during and after harvest) for the cultivar Dorì on season 2014

Data DAindexTM DAindexTM Colore Durezza Solidi Esterno Interno Polpa (H°) Polpa (kg/cm2) Solubili (Brix)

22/08 1.35 0.51 113 6.5 6.0

26/08 1.24 0.48 107 6.5 6.4

01/09 1.15 0.23 103 6.4 7.0

11/09 1.01 0.13 102 6.5 7.2

15/09 0.97 0.02 101 6.0 7.4

19/09 0.92 0.00 98 5.5 8.0

Fig. 2 Correlazione fra la colorazione della polpa (espressa come H°) e il DAindexTM Interno (a) e il DAindexTMEsterno (b) in frutti della cultivar Dorì.Fig. 2 Correlation between flesh color (expressed as H°) and the inner DAindexTM (a) and the outer DAindexTM(b) on fruits of the cultivar Dorì.

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CONFRONTO DI DIVERSI SISTEMI DIIMPOLLINAZIONE E SCELTA DELLO STADIOFIORALE OTTIMALE IN RELAZIONE

ALLA TIPOLOGIA DI IMPOLLINAZIONEIN ACTINIDIA

KIWIFRUIT POLLINATION: THE INTERACTIONBETWEEN POLLEN QUALITY, POLLINATION

SYSTEMS AND FLOWERING STAGEG. TACCONI(1), O. CACIOPPO(2), G. VITTONE(3)

(1) CRA-GPG Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Genomics ResearchCentre Via S. Protaso, 302, CAP I-29017 Fiorenzuola d’Arda, Piacenza, Italy

centrodigenomica.entecra.it/ phone/fax +39 0523 983758/50, [email protected]

(2) Agronomo, direttore di "Kiwi Informa" (ISSN 2282-2224) Via Santa Maria, 3351 - Borgo Bainsizza (LT) Italy(3) CReSO Centro Ricerche per la frutticoltura,Via Falicetto, 24 - 12030 Manta, Cuneo, Italy

[email protected] • www.cresoricerca.it

Ottavio CacioppoGianni Tacconi Graziano Vittone

Paole chiave: impollinazione a secco,impollinazione in acqua, stadio fioraleKey words: pollination efficiency, pollinationsystem, pollen quality, flowering stage

ABSTRACTNowadays, artificial pollination of kiwifruit flowersis a consolidate technique to increase fruit qualityand size. However, pollination efficiency couldchange depending on the season, the pollenharvesting technique, and the pollination system.

A fundamental factor is the relation between thefloral stage and the pollination system. Manyparameters were analyzed separately and com-prehensive analysis in different Italian environ-ments for many years, such as pollen quality, pol-lination system and flowering stage. High qualitypollen is the foundation for good results. In ourresearch, germinability and humidity were eva-luated under different conditions of pollen harve-sting. We evaluated the pollination efficiency byusing different pollination equipments andsystems, such as dry pollination with pure pollen

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or diluted with Licopodium spores, liquid pollina-tion in water suspension (fig. 1). The interactionof the pollination systems and the flowering stagewere also evaluated, which is the aim to under-stand the best flowering stage in relation to thepollination system (dry and liquid). During thepollination period, the flowers were labeledaccording to their flowering stage and the fruitssize were measured in late maturing stage. Theresult showed that the petals fall and full bloom-early petal fall stage is the best for dry pollinationand liquid pollination, respectively (fig. 2).

INTRODUZIONEIl presente lavoro riassume la sperimentazioneeffettuata negli ultimi anni a riguardo della impol-linazione di supporto dell’actinidia. Tale pratica,infatti, non sempre risulta avere la massima effica-cia ma può dare risultati diversi a seconda dell’an-nata o del sistema di impollinazione utilizzato:una delle cause potrebbe essere la scelta delmomento di intervento (stadio fiorale) in relazionealla tipologia di impollinazione. Inizialmente sonostati confrontati, nelle medesime condizioni, in uncampo a blocchi randomizzati, diversi metodi emacchine per l’impollinazione (Tacconi et. al.,2013). Successivamente i sistemi risultati più effi-caci sono stati testati in due annate successive intre areali diversi al fine di individuare il momentomigliore di intervento, ovvero lo stadio fiorale, inrelazione al metodo di impollinazione utilizzato, asecco o in liquido (Cacioppo et al., 2014).

MATERIALI E METODILa sperimentazione è stata eseguita su Actinidiadeliciosa cultivar Hayward. Nella prova di con-fronto dei sistemi di impollinazione fatta a Cuneonel 2009, l’impollinazione stata effettuata con il90% di fiori allo stadio di caduta petali (con pistil-li bianchi) alla dose di 600 g di polline per ettarocon un solo passaggio di distribuzione. Il disegnosperimentale era a blocchi randomizzati con 3ripetizioni per tesi. La prova è stata fatta con:distributore a secco modello spalleggiato a batte-ria Speedy (Dell'Agata, Forlì) con l'uso di polline dilicopodio miscelato al polline di actinidia in pro-porzione 55%/45% (operatività 4 h/ha); distribu-zione a secco con polline puro con macchinaSoffiaPolline (Biotac, Verona; operatività 4 h/ha);pompa a spalle elettrica (12V) modello Hozelok(detta Briciola) dotata di pompa a membrana perimpollinazione in acqua (operatività 4 h/ha);distribuzione meccanica in acqua con l’impollina-trice Gerbaudo (Cuneo), portata dal trattore (ope-ratività di circa 2 ore/ha), avente ugelli tipo fog-ger. Nella distribuzione in acqua la miscela eracostituita da 12 g/l di polline in acqua deionizza-ta a cui è stato aggiunto l’attivatore Pollen Aid(Nuova Zelanda) alla dose di 5ml\l. Il ruolo dellicopodio nella impollinazione a secco è statovalutato nel 2013 a Verona confrontando i 2 siste-mi di impollinazione a secco citati con e senzalicopodio aggiunto: il disegno sperimentale eracostituito da 3 tesi ovvero 2 filari impollinati con ilsistema SoffiaPolline con polline puro, 2 filariimpollinati con SoffiaPolline con la miscela polline-

Fig. 1 Peso medio dei frutti nella prova di impolli-nazione al 90% di caduta petali (1 passaggio).Fig. 1 Average weight of the fruit obtained withone pollen distribution with 90% of flower withoutpetals.

Fig. 2 Pesi medi dei frutti ottenuti con il sistema di impol-linazione a secco (a sinistra) e a liquido (a destra) conun’unica applicazione.Fig. 2 Average weights of the fruits pollinated by dry pol-lination system (left) and by liquid pollination system(right) with one application.

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licopodio e 2 filari impollinati con impollinatoreSpeedy con la miscela polline-licopodio. Successivamente i sistemi di impollinazione risulta-ti più efficaci nelle prove di Cuneo, sono statitestati in 2 annate successive in tre areali diversi:Verona, nel 2011 e 2012 (allevamento a pergo-letta), a Cuneo, nel 2010 (allevamento a pergolet-ta) ed a Latina nel 2011 (allevamento a tendone).Risultano quindi presenti tutti i fattori che posso-no influenzare l’impollinazione ed in generale lacoltivazione: diverse condizioni climatiche, siste-ma di allevamento e sistema di impollinazione.Inoltre, in un caso sono presenti due annate conandamento climatico e della fioritura estrema-mente diversi. L’impollinazione a secco è stataeffettuata con SoffiaPolline a Verona, a Cuneo eda Latina (1 passaggio da 400g/ha, circa 10 filari),campionamento di 2 blocchi di 5 m di pergola sudue lati per ogni tesi; impollinazione in acqua conmacchina mod. Gerbaudo a Cuneo, disegno spe-rimentale a blocchi randomizzati con 3 ripetizioniper tesi, 2 piante per blocco, dose 600g/ha dipolline, 1 trattamento; impollinazione in acquacon irroratrice a batteria, 2 piante per blocco,dose 400g/ha di polline, a Latina.L'impollinazione è stata effettuata quando eranopresenti tutti gli stadi fiorali con un unico passag-gio. È stato utilizzato polline con germinabilitàsuperiore al 90% ed umidità del 12%. I fiori sonostati contrassegnati al momento dell’impollinazio-ne applicando un nastrino di plastica coloratocon apposita pinza legatrice. I colori utilizzati sonostati: giallo fiore chiuso, rosso fiore aperto conpetali bianchi, azzurro fiore aperto con petaliocra, viola fiore a inizio caduta petali, biancocaduta petali completa con pistilli ancora bianchi.La raccolta è stata effettuata a fine ottobre in tuttigli areali, separando i frutti per colore contrasse-gnato alla fioritura e la calibratura è stata effettua-ta manualmente misurando il peso dei frutti, sonostati campionati almeno 50 frutti per ogni tipolo-gia di fiore (ANOVA, Tukey P=0,05).

RISULTATI E DISCUSSIONEL’efficienza dell’impollinazione risulta massima allostadio di caduta petali con l’applicazione a seccodi polline puro (peso medio 103 g), con un gua-dagno rispetto al fiore chiuso ed al testimone libe-ro impollinato (70g) di circa il 47%. Gli stadi difiore chiuso e piena apertura dei petali (petalibianchi) sono statisticamente equivalenti e pari allibero impollinato, indicando che l’impollinazione

a secco in questi stadi non ha nessun effetto. L’efficienza dell’impollinazione a liquido ha datopesi medi di 97 g per fiori allo stadio di petali ocracontro 84 g in quelli allo stadio di caduta petali.Si ha quindi un guadagno di circa il 38% a petaliocra rispetto al controllo.La maggior efficienza dell’impollinazione a seccoe la tendenza a dare frutti più allungati rispettoall’impollinazione a liquido potrebbe essere dovu-ta al fatto che negli stadi avanzati si ha un mag-gior numero di ovari recettivi alla fecondazioneed una maggior produzione di mucillaggini utilialla cattura ed alla germinazione dei granuli polli-nici. Questi fattori risultano espressi al massimoalla completa caduta petali (ma con pistilli bian-chi) che generalmente si ha 1-2 giorni prima del-l’imbrunimento degli stigmi, a seconda delle tem-perature.Nelle prove effettuate per capire il ruolo del lico-podio, la minore efficacia della impollinazionecon licopodio (circa 96 g di media con l’aggiuntadi licopodio contro 106 g con polline puro) indi-ca come la presenza di questo inerte possainfluenzare negativamente la fecondazione, indi-pendentemente dal sistema di distribuzione.Si può quindi concludere che nel caso dell’ impol-linazione a secco il sistema migliore sia a pollinepuro distribuito alla fine della fioritura ovvero allacaduta petali (con pistilli bianchi), mentre per l'im-pollinazione in acqua il risultato migliore si ha allapiena fioritura con petali ocra-inizio caduta petali.

BIBLIOGRAFIATACCONI G., ASTEGGIANO L., GIORDANI L., NARIL., BEVILACQUA A., VITTONE G., 2012. Confrontotra diversi sistemi di impollinazione in actinidia nelcuneese. Kiwi Informa 10-12, pp 9-15.

CACIOPPO O., TACCONI G., 2014. Determinazio-ne dello stadio fiorale ottimale in relazione allatipologia di impollinazione in actinidia. In atti su“Stato dell’arte della ricerca sulle colture arboreenel Lazio” di Ruggini E., Bacchetta L. Cipriani G.,Barba M., Di Renzo L. Viterbo, 23 aprile 2013.

RINGRAZIAMENTISi ringraziano per la collaborazione LauraAsteggiano, Luca Giordani, Luca Nari, AlessandroBevilacqua, Giovanni Rigo, Lorenzo Tacconi,Andrea Bonetti.

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Luglio/Settembre 201484

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85Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

Luisa Ugolini Lorena Malaguti Katya Carbone Roberto Tomasone Luca Lazzeri

IMPIEGO POST RACCOLTA DI METABOLITINATURALI AD AZIONE ANTIFUNGINA PER ILCONTROLLO DELLA MUFFA GRIGIA DEL-

L’ACTINIDIA E VALUTAZIONE DELL’IMPATTODEL TRATTAMENTO SULLA QUALITÀ DEI FRUTTI

POSTHARVEST USE OF NATURAL METHABOLITESWITH FUNGICIDE ACTIVITY FOR THE GREY

MOULD CONTROL OF ACTINIDIA AND EVALUA-TION OF THE TREATMENT ON FRUIT QUALITY

L. UGOLINI(1), L. MALAGUTI(1), K. CARBONE(2), T. ROSATO(2), R. TOMASONE(2),L. LAZZERI(1), M. MARI(3)

(1) Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca perle Colture Industriali (CRA-CIN), Via di Corticella 133, 40128 Bologna, Italy,

[email protected](2) Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Centro di Ricerca per

la Frutticoltura (CRA-FRU), Via Fioranello 52, 00134 Roma, [email protected][email protected]

(3) CRIOF, Università di Bologna, Via Gandolfi 19, 40057 Cadriano Bologna, Italy

ABSTRACTNatural compounds with antimicrobial activity,such as glucosinolate (GL)-derived isothiocyana-tes (ITCs), showed to be a promising alternative tofungicides in postharvest control of several fruitpathogens. Allyl-isothiocyanate (AITC) recentlyshowed to inhibit B. cinerea of strawberries in invitro and in in vivo assays. In the present studythe effect of a similar treatment was evaluated onartificially infected Hayward kiwifruit, stored incontrolled atmosphere for 4 months. At the end

of storage the incidence of B. cinerea infections,AITC residues and the main quality and nutritionalparameters of fruit were evaluated and compa-red with the untreated control.

RIASSUNTOLa Botrytis cinerea Fr. è l’agente eziologico di unatra le più importanti alterazioni microbiologichedei frutti di actinidia, la muffa grigia. La malattia èresponsabile d’ingenti perdite nella fase di conser-

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vazione dei frutti, soprattutto a seguito dell’impie-go dell’atmosfera controllata (AC) che, rispettoalla semplice refrigerazione, sembra favorire lo svi-luppo della muffa, ritardandone però la compar-sa dei sintomi (Spada e Mazzini, 2004).Attualmente, per i frutti destinati alla lunga con-servazione è diffuso l’utilizzo di trattamenti di fun-gicidi, ma la sempre più stringente normativacomunitaria sull’uso dei fitofarmaci e l’insorgenzadi popolazioni fungine resistenti, rende necessa-rio lo sviluppo di metodi di contenimento alterna-tivi, più sicuri per la salute dell’uomo e l’ambiente.Tra questi vi è l’uso di molecole di origine natura-le ad attività antimicrobica, come gli isotiocianati(ITC), prodotti derivati dai glucosinolati (GLs),composti β-tioglucosidici caratteristici delle piantee dei semi della famiglia delle Brassicaceae(Agerbirk e Olsen, 2012). I GLs, a seguito d’idroli-si da parte dell’enzima mirosinasi (MYR) presentenelle stesse piante, danno luogo a diversi prodot-ti a seconda delle condizioni di reazione, princi-palmente ITC, molecole caratterizzate da un’attivi-tà biologica ad ampio spettro e largamente utiliz-zati oggi nella tecnica di biofumigazione del terre-no (Matthiessen and Kirkegaard, 2006). Tra talicomposti, il composto volatile allil-ITC (AITC, da GLsinigrina) ha dimostrato un promettente impiegonella lotta a patogeni della frutta (Mari et al.,2008). Recentemente l’efficacia dell’AITC, prodot-to dal sistema endogeno GL-MYR delle farinedisoleate di B. carinata (sinigrina ca 80 μmoli/g),è stata confermata anche nei confronti della B.cinerea delle fragole sia in prove in vitro che sufragole naturalmente infette, trattate per 4 ore auna concentrazione di AITC pari a 0.1 mg L-1

(Ugolini et al., 2014). Lo scopo del presente stu-dio è stato quindi quello di valutare l’efficacia diun simile trattamento sul contenimento del mar-ciume causato da B. cinerea nei frutti di actinidia(cv Hayward) conservati in AC e l’influenza deltrattamento sulle caratteristiche qualitative deifrutti.

MATERIALI E METODII frutti (cv ‘Hayward’), utilizzati nel presente lavorosono stati raccolti con il picciolo presso un’azien-da del ravennate. Prima dell’inoculo, si è proce-duto a togliere il picciolo e in corrispondenzadella ferita che si è venuta a creare sono statideposti 20 μL di una sospensione conidica di B.cinerea (105 spore mL-1). Dopo circa un’ora i frut-ti sono stati trattati con vapori di AITC prodotto in

situ da farina disoleata formulata (Lazzeri et al.,2010) di B. nigra (sinigrina ca 140 μmoli/g), auna concentrazione di 0,8 mg L-1 per 5 ore inuna cabina di 0.1 m3 (3 vassoi da 26 frutti ciascu-no). I frutti sono stati in seguito conservati a tem-peratura ambiente, per 12 ore, poi in AC (2% O2e 4.5% CO2), a 0°C, 95% di umidità e a una con-centrazione di etilene < 0,02 ppm, per 4 mesi. Altermine della fase di conservazione l’incidenzadell’infezione fungina, i residui di AITC sul frutto,e i principali parametri qualitativi e nutrizionali (i.e.contenuto zuccherino, acidità, consistenza, com-posti bioattivi, capacità antiradicalica) sono stativalutati e confrontati con un testimone inoculato,non trattato e conservato nelle stesse condizioni.Ogni tesi era rappresentato da 3 repliche di 26frutti ciascuna, la prova è stata ripetuta 3 volte perdue anni consecutivi. I dati analitici raccolti sonostati quindi sottoposti ad analisi statistica per veri-ficare la significatività dei risultati ottenuti.

RISULTATI E CONCLUSIONIIl trattamento post raccolta con vapori di AITC sukiwi conservati in AC, a dosi maggiori di quelleche avevano dimostrato efficacia antifungina siain vitro sia in vivo sulle fragole, non è risultato ido-neo al contenimento dell’infezione da botrite. Alcontrario, i frutti trattati con AITC hanno mostratoun’aumentata suscettibilità al patogeno nono-stante i residui di AITC rilevati su buccia siano risul-tati molto bassi (0,11 mg Kg-1 frutta), tali da nonessere considerati tossici per l’uomo. Le valutazio-ni effettuate sui parametri qualitativi dei fruttihanno permesso di ipotizzare che probabilmentel’AITC abbia contribuito alla degradazione dellaparete cellulare dei frutti favorendo in tal modo ladiffusione del patogeno, come evidenziato dauna diminuzione della consistenza della polpa,del contenuto di polifenoli, di vitamina C e dellacapacità antiradicalica dei frutti trattati. I risultatiottenuti sono in accordo con quelli riportati daWang et al. (2010), i quali hanno evidenziato unaumento significativo di perossido d’idrogeno inrisposta al trattamento con AITC nei mirtilli, cui hacorrisposto una significativa diminuzione delpotenziale antiossidante dei frutti (i.e. polifenolitotali e capacità antiradicalica). L’efficacia dell’AITCnei trattamenti post-raccolta sembra essere per-tanto funzione non solo del patogeno target, maanche della tipologia di frutto considerata, delmetodo di conservazione adottato e dalle con-centrazioni di AITC utilizzate.

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LAZZERI L., LEONI, O., MANICI, L. M., PALMIERI,S., & PATALANO, G., 2010. Patent N. US 7, 749,549, July 6.

MARI, M, LEONI, O, BERNARDI, R, NERI, F, PAL-MIERI, S., 2008. Control of brown rot on stone-fruit by synthetic and glucosinolate-derived iso-thiocyanates. Postharvest Biol. Technol. 47: 61-67

MATTHIESSEN, J., E KIRKEGAARD, J., 2006. Bio-fumigation and enhanced biodegradation:opportunity and challenge in soilborne pest anddisease management. Crit. Rev. Plant Sci. 25: 235-265.

SPADA, G. E MAZZINI, F., 2004. Actinidia, comeprevenire i danni da botrite in post raccolta.Frutticoltura, 11: 84.

UGOLINI, L, MARTINI, C, LAZZERI, L, D’AVINO, L,MARI, M., 2014. Control of postharvest greymould (Botrytis cinerea Per.: Fr.) on strawberriesby glucosinolate-derived allyl-isothiocyanate treat-ments. Postharvest Biol. Technol. 90: 34-39.

WANG, S., Y., CHEN, C-T, YIN, J-J., 2010. Effect ofallyl isothiocyanate on antioxidants and fruit decayof blueberries. Food. chem. 120: 199-204.

Lavoro svolto nell’ambito del progetto “SistemaIntegrato di Tecnologie per la valorizzazione deisottoprodotti della filiera del Biodiesel” (VALSO)finanziato da MiPAAF (D.M. 17533/7303/10 del29/04/2010) e coordinato dal CRA-CIN diBologna.

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ACQUA E NUTRIZIONE PER OTTIMIZZARELA PRODUZIONE, LA QUALITÀ E

LA SALUTE DELLE PIANTE

C. XILOYANNIS(2), G. MONTANARO(1), B. DICHIO(1)(1) Università degli Studi della Basilicata – DiCEM (Italy)

[email protected](2) [email protected]

G. MontanaroC. Xiloyannis B. Dichio

La rapida diffusione negli ultimi del cancro batte-rico nell’actinidia (Pseudomonas syringae pv.Actinidiae) (PSA) ha evidenziato una bassa capaci-tà del sistema frutteto a tollerare/resistere allamalattia dovuta anche alla semplificazione dellostesso sistema frutteto. Una tecnica colturaleorientata all’uso quasi esclusivo di concimazioniminerali e fitoregolatori, ha dato risultati positivi intermini di produzioni ma ha contribuito a deter-minare una fragilità del sistema accentuata dallivello basso di sostanza organica nel suolo.Le nuove frontiere dell’actinidicoltura impongonomaggior attenzione alla eco-sostenibilità ed allaqualità delle produzioni con particolare riferimen-to alla composizione minerale dei frutti che neinfluenza la conservabilità. Congiuntamente all’adozione di varie tecniche di“igiene” per controllare la diffusione del patogenodovrebbero essere adottate tecniche di gestionemirate a evitare stress (eccesso/carenza) nutrizio-nali e/o idrici aumentando così la resilienza dellapianta.Pertanto, questo lavoro presenta le strategie dinutrizione ed irrigazione per sostenere la doman-da di nutritivi da parte della pianta ed ottimizzar-

ne il rifornimento idrico in modo da evitare squili-bri (eccessi/carenze) nella nutrizione idrica eminerale.

Lavoro svolto nell’ambito del Prog. “PSR Basilicata2007-2013, Misura 124, Ottimizzazione dell’irri-gazione per l’ortofrutta lucana – OTIROL, provve-dimento di concessione n. 6/2012 .

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89Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

GESTIONE DELL'IRRIGAZIONE E DELCONTROLLO DI PSA MEDIANTE UN SISTEMADI MONITORAGGIO PEDOCLIMATICO

VIA INTERNET

IRRIGATION MANAGEMENT AND ACTINIDIAPEST CONTROL USING A WEB

PEDOCLIMATIC SYSTEM

O. CACIOPPO(1), M. MARCON(2), G. TACCONI(3)(1) Kiwi Informa" rivista scientifica (ISSN 2282-2224)

Via Santa Maria, 3351 Borgo Bainsizza, 04100 Latina, Italia www.kiwiinforma.it

(2) TECNOQUADRO Via Don Carlo Torello 45, 04100 Latina, Italia [email protected] • www.tecnoquadro.com

(3) CRA-GPG, Genomic Research Centre, Via S. Protaso, 302, CAP I-29017, Fiorenzuola d'Arda, Piacenza, [email protected] • http//centrodigenomica.entecra.it

Massimo MarconOttavio Cacioppo Gianni Tacconi

ABSTRACTThe soil and climate data that are collected by aweb monitoring system called OSIRIS (Tecnoqua-dro, Latina, Italy) are essential to achieve the bestproduction results in a kiwifruit orchards. It con-sists of 4 main components (fig. 1): environmen-tal sensors (A); solar powered sensor acquisitionunits “OsiNode” (B) that are connected by cableto the sensors and transmit data via radio to theweb gateway “OsiGate” (C) that send it viaInternet to the client device (PC, tablet or smar-tphone, D) to display field data and remote acti-vation. Through the OSIRIS system it is possible to

continuously monitor soil and climate criteriasuch as: water soil tension, volumetric water con-tent, air temperatures (above and below canopy),light intensity and PAR; relative air humidity; leafwetness; soil pH, temperature and electrical con-ductivity; wind speed and direction; rain-waterquantity; quality of water and other factors. Inour research, the monitoring of soil water con-tent in Latina, in 2013 and 2014, lead the reduc-tion of water and energy consumption up to60% compared to traditional irrigation (fig. 2).Moreover the excess of water due to excess ofrainfall, together with not optimized irrigation

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that lead in vine decline, could be monitored.About pest managment we found that the opti-mization of copper treatment in Psa field trial leadto high reduction of symptoms (-60%) when cop-per application (Cu-oxide and Cu-sulphate) weredone before the rain and after subsequent 30mm of rainfall with 5 applications (from March toJuly 2013) instead 8 in the 15 days fixed applica-tions experiment.

INTRODUZIONEI dati pedoclimatici registrati in tempo reale in unimpianto di actinidia costituiscono un importanteriferimento per la corretta conduzione del fruttetoin termini di controllo dell’irrigazione, delle condi-zioni di infezione da batteriosi da Psa, della nutrizio-ne, del soddisfacimento del fabbisogno di freddo,del rischio di gelate e nella valutazione di vari stressambientali. La conoscenza di questi parametri, conanche segnali di allarme in base a soglie impostate,permette interventi tempestivi da parte dell’agricol-tore, quali ad esempio accensione di sistemi antibri-na, di irrigazione, di raffrescamento (nebulizzazio-ne), l’esecuzione di trattamenti e concimazioni inrelazione a pioggia e temperatura. Nel presentelavoro vengono riportate alcune applicazioni del

sistema, ovvero: ottimizzazione dell’irrigazione, otti-mizzazione dei trattamenti fitoiatrici per Psa, studiodella moria. Gli aspetti più prettamente scientificidegli ultimi due argomenti sono trattati in modospecifico in altri due lavori a se stanti.

MATERIALI E METODIIl sistema OSIRIS (Tecnoquadro, Latina, Italia) consi-ste di 4 componenti principali (fig. 1): 4 sensoriambientali (a scelta tra tensiometro, termo-igrome-tro aria e terreno, pH-metro, conduttimetro, ane-mometro, pluviometro, sensore bagnatura foglia-re, sensore radiazione totale e PAR, flussimetro)sono collegati, via cavo, ad una unità di acquisizio-ne "OsiNode“, ad alimentazione fotovoltaica, chetrasmette i dati via radio al gateway "OsiGate" ilquale invia i dati via Internet ad un server che li ela-bora e li rende disponibili al cliente tramite compu-ter o smartphone. La segnalazione di eventi qualiil superamento di determinate soglie (gelo, caren-za idrica, ecc.) è notificata agli utenti via SMS o e-mail. Nella sperimentazione effettuata a Latina(2012 – 2014, cv Hayward del 1990 a tendone5x5 m) per l’ottimizzazione dell’irrigazione sonostati usati: tensiometri a 30 e 60 cm di profondità,flussimetro sulla linea di irrigazione, termo-igrome-

Fig. 1 Il sistema OSIRIS consiste di 4 componenti principali : (A) sensori ambientali; (B) unità di acquisizione"OsiNode“; (C) unità di trasmissione dati via internet “OsiGate”; (D) terminale cliente con la visualizzazione deidati e la possibilità di attivare automatismi.Fig. 1 Schematic of OsiriS system, the four main components are :(A) environmental sensors; (B) solar poweredsensor acquisition units “OsiNode”; (C) web gateway “OsiGate” that send it via Internet to (D) the client device(PC, tablet or smartphon) to check data and remote activation.

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tro sottochioma. Nelle sperimentazione effettuatea Verona (2013-2014), sia per l’ottimizzazione deitrattamenti per la batteriosi (cv Hayward del 2010in 2 filari 2x1 m), sia per lo studio della moria (cvHayward del 1990 a pergoletta 4,5 x 2,5 m): ten-siometri a 20 e 40 cm di profondità, pluviometro,termo-igrometro sottochioma.

RISULTATI E DISCUSSIONEOttimizzazione della programmazione irrigua.Le prove effettuate in impianti kiwi a Latina a parti-re dall'estate 2012 hanno portato alla riduzionefino al 60 % del consumo di acqua rispetto alla irri-gazione tradizionale ovvero quella praticata dall’agri-coltore in assenza di strumenti di misura (fig. 2).I benefici riguardo ai costi di produzione sono statievidenti sia in termini di costi diretti (energia elettri-ca risparmiata per l’azionamento delle pompe diirrigazione e risparmio idrico), sia indirettamentecome benefico alle piante grazie ad una vegetazio-ne più equilibrata senza eccessi di vigoria. Il siste-ma ha permesso anche di capire quanto una piog-gia sia efficace per l’irrigazione delle piante: neldelicato periodo della allegagione ed inizio ingros-samento dei frutti (maggio-luglio 2014) dei moltieventi piovosi avutisi, quasi nessuno ha in realtàapportato quantità di acqua significative per leradici: i valori sono rimasti sotto i -200 mBar.Monitorando i valori di tensione matriciale nellevarie fasi fenologiche si potranno stabilire, per cia-scuna di essa, gli intervalli più utili per non indurrestress nella pianta ed ottimizzare le risorse.

Ottimizzazione dei trattamenti fitoiatrici.In un campo prove a Verona, nel 2013, sono statieffettuati i trattamenti a base di rame per il conte-nimento di Psa a partire dalla schiusura dellegemme con intervalli fissi di 15 giorni oppure sta-biliti in base ai dati meteorologici: prima di ognievento piovoso e dopo un accumulo di almeno 30mm di pioggia (valore di dilavamento del rameapplicato). Nel 2013 le infezioni da Psa sono stateimportanti con una incidenza della malattia sulcontrollo non trattato del 70 % mentre sulle parcel-le trattate con ossido rameoso al 10% ,sia nelle tesia intervento fisso che in quella in base alle piogge,con la differenza che nel secondo caso sono statifatti solo 5 trattamenti anziché 8 nel periodomarzo – luglio.

Diagnosi precoce delle condizioni di asfissiaradicale.Il monitoraggio continuo del contenuto idrico delsuolo può rivelare eccesso di acqua da irrigazioneo da piogge intense. Tali condizioni sono statespesso associare a condizioni di asfissia radicaleche ha portato, nel veronese, tra il 2012 ed il 2014ad estesi fenomeno di moria. In particolare si sonoavuti prolungati periodi con suolo “intriso” d’acquacon valori matriciali superiori a -50 mBar, soprattut-to in primavera ed autunno-inverno.Questo potrebbe indicare una scarsa aereazionedel suolo: una sua valutazione tempestiva potreb-be ridurre il rischio di asfissia e permettere l’adozio-ne di tecniche agronomiche adeguate a contrasta-re il fenomeno.

Fig. 2 (sinistra) variazione della tensione dell’acqua nel suolo in un frutteto irrigato in modo tradizionale (grafi-co superiore) vs quello controllato (inferiore grafico): il colore verde indica la tensione terreno consigliata perquella fase fenologica. (destra) valutazione dei costi nei due sistemi.Fig. 2 (left) Soil tension variation in a traditional-irrigated orchard (upper graph) vs a controlled ones (lowergraph) : green color indicated the recommended soil tension for that phenological stage. (right) irrigation costin traditional and optimized system due to the use of “Osiris” system.

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TECNICHE DI ALLEVAMENTO A CORDONEDELL’ACTINIDIA, CULTIVAR GOLD3

KIWIFRUIT LEADER TRAINING TECHNIQUEON GOLD3 CULTIVAR

R. SPINELLI, M. MAZZEOZespri Fresh produce Italy srl

Via dei Rangers 1 - 04012 Cisterna di Latina (LT), [email protected][email protected]

Riccardo Spinelli

ABSTRACTResults from Italian trials reported here haveshown that chemical treatment of leader buds inwinter, leaf removal and shortening leaders areuseful techniques to improve canopy fill over tra-ditional methods. Gold3 shows crown dominan-ce - once the leaders are brought down, theyburst on the curve (highest point) and the tip ofthe leader, close to the cut. The physiology of thisphenomenon is not well understood yet, and clo-ser plant spacing is not always the solution nor isit feasible on already existing orchards. The firsttrial was targeted at those vines that had beengrafted in summer and could only grow a matu-re leader of sufficient diameter and length in thesame season. The number of buds breaking off itin spring would usually be sufficient to establishthe canopy, given the high percentage of naturalbudbreak that occurs in Italy. Two different treat-ments were compared to the control (no treat-ment) on 20 vines of one year old grafted Gold3.Both treatments achieved a higher budbreak ,with BreakOut preforming better than Bluprins,with a 17% and 9% improvement respectively.The second technique was carried out at the timeof bringing down the leaders (24th of June, about108 days after budbreak), all the leaves wereremoved from the leaders on the first treatment

set of vines, whereas the leaders were halved onthe second treatment set. Control vines had noleaves removed. The defoliation treatment signifi-cantly increased the rate of shoot burst resultingin higher numbers of fruiting canes (laterals.

RIASSUNTOLo sviluppo della chioma della nuova varietà èinfluenzata da molteplici fattori, primo tra tuttil’epoca di innesto o messa a dimora delle piante,nonché il sesto di impianto. La prova ha dimostra-to che a seconda dei casi, sia il trattamento chimi-co che la rimozione delle foglie, possono aumenta-re il germogliamento dei rami laterali, ottenendouna rapida costruzione della chioma rispetto alletecniche tradizionali. Qualora a causa dell’epoca diinnesto, o in terreni difficili (prova svolta a B.goCarso) si opta per la costruzione della chioma nel-l’arco di due stagioni (cordoni e successivamente ilaterali), il trattamento chimico con i prodotti utiliz-zati in questa prova è raccomandabile per ottenerepiù rami fruttiferi. Nel caso in cui è invece possibileimpalcare la chioma nel corso della stessa stagione(innesto invernale e/o terreni forti, come quelli uti-lizzati nella prova), la defogliazione del cordone,allo scopo di ottenere un’uniforme germogliamen-to dei laterali, ha dato i migliori risultati.

Mariarosa Mazzeo

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93Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 2015

MORIA DELL’ACTINIDIA NEL VERONESE:ANOMALIE CLIMATICHE, STRUTTURA

DEL TERRENO E RUOLO DEI PATOGENI

KIWIFRUIT VINE DECLINE IN VERONAPROVINCE: CLIMATE CHANGE, SOIL

STRUCTURE AND PATHOGENS

G. TACCONI(1), L. TOSI(2), A. GIACOPINI(2), U. MAZZUCCHI(4), F. FAVARON(5), L. SELLA(5),F. BERTAIOLA(6), J. F. MEJIA(3), S. PALTRINIERI(3), S. PEREZ FUENTEALBA(3), A. BERTACCINI(3)

(1) Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA)Genomics Research Centre

Via S. Protaso 302 - 29017 Fiorenzuola d’Arda (Italy) - phone/fax +39 0523 983758/50,[email protected](2) AGREA Centro Studi,

Via Garibaldi 5/16 - 37057 S. Giovanni Lupatoto (Verona) Italy (3) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna

Viale G. Fanin 42 - 40127 Bologna, Italy (4) Consulenze fitopatologiche VPS

Via Caduti di Cefalonia 15 - 40024 Castel San Pietro Terme (Italy)(5) Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali, Gruppo di ricerca in patologia vegetale

Università di Padova, Legnaro, Padova.(6) Consorzio di Tutela Kiwi del Garda

Via C. Zampieri - 37057 S. Giovanni Lupatoto (Verona), Italy

Gianni Tacconi Lorenzo Tosi Alessio Giacopini Umberto Mazzucchi Francesco Favaron

Luca Sella Fausto Bertaiola Samanta Paltrinieri Set Perez Fuentealba Assunta Bertaccini

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Ott./Dic. 2014 - Gen./Mar. 201594

Paole chiave: struttura terreno, irrigazione,Phytophthora, Pythium, pioggia, clima, radicisecondarieKey words: soil texture, irrigation, rain,feeder roots

ABSTRACTA vine decline of kiwifruit (Actinidia deliciosa, A.chinensis) was observed in 2012 and 2014 inabout 600 hectares in the Verona province(Northern Italy). During the first two years, a pro-gressive vine decline took place during summerswith high temperatures (over 35C°) requiringcopious furrow irrigation, and with mild tempera-tures and abundant rainfall during winter andspring that caused long periods of soil waterlog-ging. The diseased plants died after a gradualblight of the leaves. Rotting of the roots interme-diate in diameter and of the distal rootlets wereassociated with all cases of decline. Phytophthoraand Pythium species were isolated from the deca-yed roots, were plate purified and identified bysequence analysis of the internal transcribed spa-cer (ITS) region of the rDNA amplified with speci-fic primers. Pathogenicity of the Phytophthora iso-lates was verified with experimental inoculationsof kiwifruit plantlets: typical symptoms of thedecline in the leaves were caused by isolates ofPhytophthora cryptogea. This is the first report ofPhytophthora and Pythium presence in plantswith root rot and vine decline of kiwifruit inNorthern Italy associated to anomalous climateconditions.

INTRODUZIONEL’actinidia è una specie molto sensibile all’asfissiaradicale e necessita di terreni drenanti e ricchi diossigeno (Cacioppo 1981): le radici di alimenta-zione dei kiwi (feeder roots) hanno infatti un turn-over elevato (Reid et al., 1991). La moria dell’acti-nidia è stata osservata in tutti gli areali di coltiva-zione al mondo ed è stata spesso associata aduna alterazione dell’apparato radicale dovuto aristagno idrico o alluvioni, scarsa aereazione delterreno e attacchi di funghi patogeni (Reid et al.,1991; Smith et al., 1990; Kurbetli et al., 2013). Inprovincia di Verona i casi di moria sono stati osser-vati per la prima volta nel 2012, dopo oltre 30anni di coltivazione, e hanno coinvolto nel trien-nio quasi 1.000 ettari di coltivazione. Risulta colpi-ta esclusivamente la zona nord-ovest ai piedi delle

colline moreniche del Lago di Garda. La malattiasi manifesta con marciumi dell’apparato radicaleperiferico secondario (fig. 1) e si riscontra inimpianti di tutte le età, comprese le piante appe-na messe a dimora. L’eziologia dei casi è comples-sa e di difficile interpretazione data la molteplicecasistica. Il biennio 2012-2013 è stato caratteriz-zato da estati calde con temperature elevate chehanno richiesto abbondanti irrigazioni, ed invernie primavere con temperature miti e pioggeabbondanti (Tacconi et. al, 2014). L’estate 2014,per contro, è stata caratterizzata da temperaturemiti e precipitazioni sparse che non hanno richie-sto alle piante particolari sforzi per far fronte alladomanda evapotraspirativa non particolarmenteelevata, ciononostante la moria ha continuato adespandersi nell’areale precedentemente segnala-to con la comparsa di nuovi casi fino al mese disettembre.

MATERIALI E METODIIspezioni visive sono state fatte su tutte le varietàcoltivate nel veronese (Hayward, Soreli, Jin Tao,Summer Kiwi) e su colture di tutte le età, compre-se le piante appena messe a dimora. I sistemi diirrigazione utilizzati sono prevalentemente a scor-rimento (turni settimanali) con irrigazione supple-mentare a micro-jet, sia da acqua di origine fluvia-le che di falda. Sono state monitorate ancheaziende con irrigazione esclusiva a scorrimento omicro-jet o a goccia. Le aziende sono localizzateper la maggior parte in pianura ed in alcuni casianche in collina. Il contenuto idrico del suolo èstato misurato mediante centraline con tensiome-tri (Tecnoquadro, Latina, Italia) posti alle profondi-tà di 25 e 50 cm, in 5 diversi appezzamenti.

RISULTATI E DISCUSSIONELa struttura del terreno degli appezzamenti colpi-ti risulta spesso compatta, nonostante la presenzadi sabbia e scheletro: le analisi del terreno diimpianti ammalati rispetto a impianti sani hannoevidenziato una tendenza ad un maggior conte-nuto di limo. Il fenomeno risulta maggiormentepresente in aziende con irrigazione a scorrimen-to. L’analisi chimica dell’acqua di irrigazione del2012 e del 2013 non ha evidenziato anomalie.Dal punto di vista climatico si è rilevato unaumento della piovosità negli ultimi anni, soprat-tutto durante l’inverno ed una riduzione dei gior-ni di gelo (fig. 2). I dati dei tensiometri hanno evi-

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denziato, durante gli ultimi inverni, una perma-nenza del terreno in uno stato idrico con valorisuperiori a -50 mBar per lunghi periodi. Tutti que-sti fattori hanno probabilmente danneggiato lastruttura del terreno riducendo la porosità e ladisponibilità di ossigeno per le radici che quindisono morte. In particolare le piogge continuehanno creato condizioni asfittiche prolungatementre il clima mite ha fatto venir meno l’effettodecompattante (rigonfiamento, fessurazione easciugatura) dovuto al gelo negli strati superficia-li. In prove di trapianto di piante sintomaticherimesse nello stesso terreno smosso si è osservatauna remissione dei sintomi.

Dal punto di vista fitosanitario i risultati delle ana-lisi (50 campioni di radici) hanno evidenziato lapresenza di agenti patogeni dell'apparato radica-le appartenenti nel 70% dei casi ai generiPhytophthora, Pythium e Cylindrocarpon (fig. 3).In alcuni casi la specie è stata identificata median-te analisi PCR/RFLP e/o sequenziamento dellaregione ITS. Inoculazioni sperimentali effettuatecon isolati identificati come Phytophthora crypto-gea su piantine di actinidia e di Pythium vexanssu semenzali hanno permesso di verificarne lapatogenicità. Sono in corso ulteriori studi al finecapire il ruolo di questi agenti patogeni nellamoria.

Fig. 1 Aspetto dell’apparato radicale in una pianta di 3 anni colpita da moria. Il degrado delle radici è eviden-ziato dal disfacimento della corteccia radicale (destra, C= collari, T= terminali) e dall’assenza di radici di alimen-tazione nella parte sotto il livello di campo (linea tratteggiata).Fig. 1 Root system of a 3 years-old plant affected by vine decline. The degradation of the roots is evident as deca-yed cortical roots (C=collar and T=terminal) and absence of feeder roots under the ground level (dashed line).

Fig. 2 Andamento climatico degli ultimi anni: (sinistra) nell’ultimo decennio c’è stata una tendenza all’aumentodella piovosità ovvero dei mesi con più di 100 mm di pioggia; (destra) negli ultimi anni è stata rilevata una ten-denza al calo dei giorni di gelo invernale. Fig. 2 Climatic trend in recent years: (left) in the last decade there were many months with heavy rainfall (morethan 100 mm); (right) the days of winter frost was reduced in last years.

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BIBLIOGRAFIACACIOPPO O., 1981. Nell’agro pontino l’actinidiaprende il posto del vigneto? Informatore Agrario1981 1, 13481-13522.

KURBETLI, I., OZAN, S., 2013. Occurrence ofPhytophthora Root and Stem Rot of Kiwifruit inTurkey. J Phytopathol 161 (2013) 887-889.

REID, J. B., PETRIE, R.A., 1991. Effects of soil aera-tion on root demography in kiwifruit, NewZealand J. Crop Hort. Science, 19:4, 423-432.

SMITH, G. S., JUDD, M. J., MILLER S. A., ANDBUWALDA, J. G., 1990. Recovery of kiwifruit vinesfrom transient waterlogging of the root system.New Phytol., 115, 325-333.

TACCONI G., GIACOPINI A., TOSI L., 2014. Lamoria del kiwi nel veronese. Kiwi Informa 2014 4-6; 5-23.

RINGRAZIAMENTIIl lavoro è stato supportato dal Consorzio kiwi delGarda grazie al contributo di: Provincia di Verona,Camera di Commercio IAA di Verona, Comuni diSommacampagna, Valeggio S.M., Villafranca,Sona. Si ringraziano Andrea Bonetti, LucaBianconi, Tacconi Lorenzo, Gianni Bertaiola,Marco Cipriani, Michele Bertoldo.

Fig. 3 Colture pure di Phytophthora, Pythium e Cylindrocarpon isolati da campioni di radice affetti da moria: lespecie sono state identificate con analisi delle sequenze delle regioni ITS dei geni per RNA ribosomico.Fig. 3 Pure culture of Phytophthora, Pythium and Cylindrocarpon isolated from the decayed roots: the specieswere identified by sequence analysis of the internal transcribed spacer (ITS) region of the rDNA.

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CONSIDERAZIONI SUI VARI ASPETTICOLTURALI DI UN ACTINIDIETO HAYWARDDI 26 ANNI, IN PROVINCIA DI LATINA,CONDOTTO A BASSO IMPATTO AMBIENTALE

CONSIDERATIONS ON SEVERAL GROWINGASPECTS OF A 26 YEARS OLD KIWI ORCHARD,CV HAYWARD, CARRIED ON ACCORDING TO

A LOW ENVIRONMENTAL IMPACTO. CACIOPPO

Kiwi Informa, [email protected]

Ottavio Cacioppo

ABSTRACTIn 1988, in Sabaudia, Latina province, a kiwiorchard, cv Hayward, has been planted in asandy soil. The plants, obtained by hardwoodcuttings, were spaced 5x5 metres and trained aspergola (tendone). Matua and Tomur were thepollonizer cvs, at a ratio 1/6. Except an initialfumigation to control nematodes no further agro-chemicals were used to control pests. The soilwas covered with spontaneous grass, regularlymulched and the pruning wood was cut up.0.8t/ha of a chemical fertilizer (15-5-20-2) wereyearly distributed. In 26 years 10% of the plantswere damaged by wood decay but restored bytrunk cutting below the decay. Psa, that severelydamaged most of the kiwi orchards of the are,showed only very light symptoms on few plants,other pests as Pseudaulacaspis pentagona andMetcalfa pruinosa are perfectly under control ofthe natural predators.

INTRODUZIONENel 1988, in provincia di Latina, Comune diSabaudia, su terreno sabbioso, venne realizzatoun actinidieto, cultivar Hayward da talea con im-pollinatori Matua e Tomuri , in rapporto 1/6, e pian-te distanziate, sia sulla fila che tra le file, di m 5.Sito a Borgo San Donato, a 4 km dal mare Tirrenoe 2 dal confine nord del Parco del Circeo, ed alle-vato con il sistema a “tendone” e forma delle pian-te a “spina di pesce”. Ad accezione di un tratta-mento al terreno, prima della messa a dimoradelle piante, contro i nematodi galligeni, in 26anni di coltivazione non sono stati utilizzati agro-farmaci. Mentre per quanto riguarda la concima-zione organica la scelta è stata quella di ottenerlacon la trinciatura delle erbe del prato controllato,delle foglie, del legno della potatura secca delkiwi. Per la concimazione minerale è stato utilizza-to un complesso, dal titolo 15-5-20 (+2 MgO + 20SO3 ) e impiegati quantitativi, non superiori a 8

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q/Ha, calcolati sulla stima della produzione, sul-l’apporto della materia organica vegetale. Il frutte-to, realizzato e condotto dall’autore, ha avutocome obiettivo quello di constatare, senza l’uso diagrofarmaci, il comportamento delle piante ri-spetto alle fitopatie (batteriosi da Psa e da PV.,carie, muffa grigia) nonché alle infestazioni ento-mologiche (cocciniglia bianca “Pseudaulacaspis pen-tagona”, Metcalfa pruinosa, nematodi galligeni.

MATERIALI E METODIIl frutteto è stato condotto, per 26 anni, con il cri-terio di avere il minore impatto ambientale. Lamateria organica utilizzata è stata quella vegetaleprodotta nel frutteto: taglio periodico delle erbedel prato, trinciata quando raggiungeva l’altezzadi 20-30 cm. L’erba viene trinciata, nel periodopiù caldo, ogni settimana, ottenendo quantitativinotevoli di massa verde, in aggiunta alla trinciatu-ra del legno della potatura secca (140 q/ha),delle foglie (80 q/ha). Considerando l’apporto dielementi minerali della materia organica la fertiliz-zazione chimica è stata calcolata tenendo presen-te che le piante di Hayward asportano 50 kg diazoto, 14 kg di fosforo e 77 kg di potassio ogni10t di frutti. Considerando che la produzione difrutti commerciabili è oscillata tra 25 e 30 t/ha èfacile calcolare la quantità di fertilizzanti che sonostati utilizzati e somministrati in più volte, l’ultimasubito dopo l’allegagione dei frutti (prima decadedi giugno). L’acqua irrigua, nei periodi più caldi,è stata erogata giornalmente, con spruzzatorisotto chioma, per una durata di 90 minuti, ossia180 litri di acqua per pianta e per 25 mq di terre-no. Nel complesso la quantità di acqua erogataper stagione è stata mediamente di circa 8.000mc/ha. Dopo 26 anni la tubazione interrata del-l’impianto irriguo è risultata in ottimi condizioni,molto più duratura, quindi, rispetto al sistemadella tubazione esposta alle intemperie.

RISULTATIPer l’aspetto relativo alle avversità, il 10% dellepiante di 10 anni è stato colpito dalla carie. Lestesse sono state capitozzate e riformate; qualchepianta ha manifestato sintomi di batteriosi da Psa,in forma leggera, che è stata superata con l’aspor-tazione delle parti avvizzite. Raramente è stataosservata l’emissione di essudato rossastro. Lacocciniglia bianca è comparsa e scomparsa sal-tuariamente negli anni e controllata biologica-

mente dall’Encarsia berlesei, un entomofago spe-cifico. La Metcalfa pruinosa, apparsa sulle zoneperiferiche del frutteto, all’inizio degli anni 2.000,da alcuni anni non è presente sulle piante di acti-nidia. Per quanto riguarda la muffa grigia, lamalattia non si è mai manifestata in forma dan-nosa.Da uno studio triennale effettuato su alcuneaziende della provincia di Latina è emerso che ifrutti dell’actinidieto in esame si sono dimostrati,costantemente negli anni, i più gustosi rispetto aquelli delle altre aziende esaminate (i risultati dellaricerca sono stati pubblicati dall’Università diViterbo nel 2014, negli atti ”Stato dell’arte dellaricerca sulle colture arboree nel Lazio”, da pagina154 a 158 (Tab.1).

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Il frutteto, attualmente è in ottima salute.

Altri aspetti da segnalare sono:

- il prato controllato che in un terreno di tessiturasabbiosa si è dimostrato valido per il notevoleapporto di materia organica, per la ridotta attivitàdi evaporazione dell’acqua irrigua e piovana, evi-tando l’essiccazione dello strato superficiale;

- la sanità del suolo, con la salvaguardia dellamicroflora e il proliferare dei lombrichi (l’uso fre-quente dei prodotti a base di rame per combatte-re la batteriosi causa fenomeni di tossicità del ter-reno con conseguenze che si ripercuotono sullaqualità dei frutti);

- lo sviluppo delle radici è risultato notevole: pos-sono occupare la larghezza di raggio di 2,5 m.

CONCLUSIONICondurre l’actinidieto come sopra illustrato signi-fica ottenere normali produzioni di qualità dalpunto di vista gustativo. Questo aspetto non sem-pre è rispettato quando un actinidieto viene con-dotto con criteri per esaltare al massimo la produ-zione con l’abuso di fertilizzanti, quantitativi diacqua irrigua elevati nonché l’uso anormale diagrofarmaci. Uno degli aspetti per favorire i con-sumi di kiwi è quello del gusto, parametro chenon può essere sottovalutato. Nel paragrafo pre-cedente sono stati riportati i risultati delle analisidei frutti prodotti nell’azienda in esame, dai qualisono messi in risalto 16 aminoacidi i quali assiemead altre sostanze conferiscono al kiwi grandevalore nutritivo e “farmacologico”.

Tab. 1 Analisi chimica dei frutti, produzione del 2009

Umidità 81,07% Aminoacidi totali

Residuo secco 18,37% Acido aspartico 0,126%

Grado brix° 16 Treonina 0,050%

Ceneri 0,96% Serina 0,053%

Calcio 46,7 mg/100 g Acido glutammico 0,150%

Magnesio 22,6 mg/100 g Prolina 0,063%

Fosforo 27,8 mg/100 g Glicina 0,062%

Potassio totale 289,0 mg/100 g Alanina 0,053%

Acido ascorbico 97 mg/100 g Valina 0,062%

Vitamina E 0,9 mg/100 g Metionina 0,018%

Acido folico 24,9 mg/100 g Isoleucina 0,058%

Leucina 0,063%

Tirosina 0,030%

Fenilalanina 0,044%

Istidina 0,051%

Lisina 0,028 %

Arginina 0,061%

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