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Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego www.isfol.it a cura di Pietro Checcucci Numero 1 anal i i Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ISSN 2037-3821

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Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

www.isfol.it

a cura di Pietro Checcucci

Numero 1anali i

Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

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La collana scientifica Analisi è una collana digitale specializzata sui temi istituzionali Isfol: lavoro, formazione e politiche sociali. I testi, che analizzano aspetti particolari di tematiche più generali o di fenomeni più vasti, si caratterizzano per una esaustiva e dettagliata descrizione dell'argomento e delle considerazioni scientifiche che caratterizzano il fenomeno oggetto di studio, adottando un rigoroso approccio scientifico.La collana può accogliere o anticipare sintesi e parti di ricerche o presentare monitoraggi e valutazioni.Si rivolge ad un selezionato e specifico target e/o ad una determinata comunità scientifica, consentendo una comunicazione completa e mirata.

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L'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la prima fase di decentramento regionale delle competenze in materia di formazione professionale, codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal 1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL n. 419 del 29/10/1999. L'attuale Statuto, approvato con DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l'Istituto competenze nel campo delle politiche formative, del lavoro e sociali.L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, valutazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo sviluppo della formazione professionale, delle politiche sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle risorse umane, alla crescita dell'occupazione, all'inclusione sociale e allo sviluppo sociale. È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali al quale fornisce supporto tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti sociali, l'Unione europea e altri Organismi internazionali.

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

A cura di Pietro Checcucci  

Gli Autori Pietro  Checcucci:  capp.  2,  3  e  8;  Roberta  Fefè:  cap.  6;  Sante Marchetti:  capp. 1 e 4; Guadalupe Riccio:  cap   9 e 10; Giuliana Scarpetti: capp. 2, 5 e 7  

Elaborazioni statistiche Dario Ercolani 

 

 

Abstract La crisi economica manifestatasi alla fine del 2008 è caduta in un momento di profonda rimessa in discussione degli strumenti di 

protezione del mercato del  lavoro nazionale e del ruolo ricoperto dai Servizi pubblici per  l’impiego nell’ambito della gestione 

integrata delle politiche attive e passive. Nel corso degli ultimi quindici anni, il fallimento delle politiche macro economiche per 

l’impiego in molti Stati membri dell’Ue, la crescente complessità dei sistemi politico‐legislativi e il bisogno crescente di interventi 

sociali per fronteggiare le deficienze del mercato del lavoro sono state le cause principali che hanno determinato il crescere di 

interesse nei confronti della messa in opera di strategie locali per l’occupazione. Nel caso italiano la precedenza è stata assunta, 

com’è noto, dal decentramento delle politiche  attive del  lavoro  e dei  Servizi pubblici per  l’impiego  (Spi).  Sul  versante della 

governance, la riforma del Titolo V della Costituzione ha assegnato alle Regioni ampie competenze in materia di politiche sociali 

e  politiche  attive  del  lavoro.  La  riforma  introdotta  nel  2003  con  la  Legge  30  ha  confermato  questa  tendenza,  ampliando 

ulteriormente  la  platea  degli  operatori  pubblici  e  privati  per  il  lavoro. A  fronte  di  ciò,  il  disegno  di  predisporre  un  efficace 

sistema di raccordo territoriale fra agenzie pubbliche e private risulta ancora sostanzialmente in mezzo al guado. 

È proprio  sul profilo  variegato di questo panorama  istituzionale  che qualunque disegno di  riforma,  anche  sperimentale, dei 

sistemi di protezione dell’offerta in caso di crisi deve necessariamente misurarsi, pena il rischio di ulteriore disallineamento fra 

politiche  attive  e  passive,  ovvero  fra  politiche  del  lavoro  e  sociali. Nel  tentativo  di  delineare  alcune  linee  di  riflessione  più 

approfondite su questi argomenti, il presente testo prende spunto dalle informazioni raccolte nell’ambito del monitoraggio degli 

Spi realizzato dall’Isfol nel 2008 per delineare un primo identikit delle risorse organizzative e progettuali già rintracciabili a livello 

locale in vista di una gestione tendenzialmente più integrata delle politiche attive e passive. La presentazione di questi risultati 

del monitoraggio Spi è preceduta da una breve discussione  su alcuni aspetti  teorici  relativi all’impatto  sociale ed  individuale 

delle situazioni di crisi e perdita del  lavoro. La trattazione delle modalità di  intervento  in situazioni di crisi già  intraprese dalle 

Amministrazioni  regionali  e  la  descrizione  dei  progetti  sperimentali  cui  in  questo  ambito  partecipano  i  Centri  per  l’impiego 

rappresenta il contributo principale proposto. In sede di conclusioni si formulano alcune ipotesi in merito a quello che potrebbe 

essere il ruolo effettivo degli Spi nell’ambito della effettiva realizzazione delle manovre studiate per attenuare l’impatto sociale 

della crisi economica e finanziaria globale. 

******* 

The economic crisis which spread at the end of 2008 occurred with a renewal of the national debate around the available labour 

market protection measures and  the  role performed by Public Employment Services  (Pes)  in  the mixed management of active 

and passive labour market policies. During the last fifteen years, the failure of macroeconomic policies for employment in several 

EU Member States, the growing complexity of political and  legislative systems and the  increasing need for social  interventions 

aimed  at  facing  labour market  lack  of  efficiency were  the main  reasons which  determined  the  increase  of  interest  for  the 

development of local employment strategies. In Italy the priority was represented by the decentralization of active labour market 

measures and Pes since the mid 90s.  In terms of governance, the Constitutional reform which occurred  in 2001 completed the 

assignment to regional governments of a wide range of responsibilities concerning labour market and social policies. The labour 

market reform of 2003 confirmed this option, widening the group of public and private organizations entitled to perform labour 

market intermediation. Despite this political trend, a good level of coordination among public and private employment services 

remains still to be acquired at local level. Every effort addressed at restructuring current employment protection measures have 

necessarily  to measure  its  strength with  this complex  institutional asset,  trying  to avoid  the  risk of active and passive  labour 

market policies mismatching. 

This contribution  try  to suggest some  reflections on  these  topics assuming as starting‐point  the  results of Public employment 

services monitoring  acquired  by  Isfol  in  2008.  In  so  doing  the  paper  describes  organizational  and  project  resources  already 

implemented by  local PES as  to manage  industrial crisis  integrating both active and passive measures. These  information are 

introduced by a  theoretical discussion concerning social and  individual  impact of  labour  loss originating  from economic crisis. 

Some  hypothesis  concerning  the  evolution  of  the  role  of  Pes within  the  implementation  of  central  and  local  governments 

interventions against the global crisis are presented in the conclusions. 

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

   

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

1

Indice  

PAG. 

Introduzione  

2

Sezione I – Le strategie europee e nazionali per fronteggiare le situazioni di crisi  4

1. Le conseguenze sociali e psicologiche delle crisi aziendali  5

     1.1. Arginare la disoccupazione: strategie di flessibilità  5

     1.2. Gli effetti sociologici   6

     1.3. Gli effetti psicologici  7

2. Le caratteristiche dei mercati del lavoro locali a confronto con i modelli sociali della disoccupazione  10

3. Gli strumenti di intervento nazionali e regionali e le riforme in corso   14

     3.1. Gli strumenti di sostegno al reddito  14

     3.2. Le politiche attive del lavoro e il versante nazionale  19

4. La Strategia europea per l’occupazione e gli strumenti di intervento comunitari   

21

Sezione II –  L’impegno dei Servizi per l’impiego per fronteggiare le situazioni di crisi  24

5. Gli interventi regionali e il ruolo dei Servizi per l’impiego  25

    5.1. Interventi dell’area settentrionale  25

    5.2. Interventi dell’area centrale  31

    5.3. Interventi dell’area meridionale  34

6. I progetti sperimentali dei Centri per l’impiego  37

    6.1. Sperimentazioni volte all’implementazione di servizi di politica attiva del lavoro 40

    6.2 Sperimentazioni volte ad integrare politiche attive del lavoro con misure di sostegno al reddito    45

    6.3. Approcci sistemici alla gestione delle crisi dei sistemi produttivi  

52

Sezione III – Le dimensioni della crisi attuale e gli interventi in corso  55

7. Le situazioni di crisi settoriali e territoriali   56

8. Le conseguenze della crisi sui mercati del lavoro locali e il coinvolgimento dei distretti industriali  58

9. Uno sguardo al percorso anticrisi  62

10. I casi regionali  66

    10.1 I principali interventi predisposti a livello regionale in Campania  66

    10.2 I principali interventi predisposti a livello regionale in Friuli Venezia Giulia  68

    10.3 I principali interventi predisposti a livello regionale in Liguria  71

    10.4 I principali interventi predisposti a livello regionale nelle Marche  75

    10.5 I principali interventi predisposti a livello regionale in Veneto  

76

Conclusioni  

78

 

Appendice 

82

Bibliografia  86

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Introduzione 

La  crisi  economica  manifestatasi  alla  fine  del  2008  è  caduta  in  un  momento  di  profonda  rimessa  in 

discussione degli strumenti di protezione del mercato del lavoro nazionale e del ruolo ricoperto dai Servizi 

pubblici per  l’impiego (Spi) nell’ambito della gestione  integrata delle politiche attive e passive. La rapidità 

del manifestarsi di alcuni degli eventi  legati alla congiuntura  (fallimento di alcune  istituzioni  finanziarie di 

peso  internazionale,  restrizione  nell’accesso  al  credito  da  parte  delle  imprese,  caduta  dei  livelli  di 

produttività e del commercio mondiale) non ha  fatto altro che riportare all’attenzione generale  la natura 

frastagliata  e  segmentata  del  sistema  italiano  degli  ammortizzatori  sociali,  segnalando  una  volta  di  più 

l’elevato  tasso  di  rischio  sociale  connesso  con  una  copertura  non  universalistica  degli  occupati,  non 

supportata peraltro,  sul versante della prima  ricerca di occupazione, da nessuno  strumento nazionale di 

reddito minimo di inserimento1. 

Nel corso degli ultimi quindici anni,  il  fallimento delle politiche macro economiche per  l’impiego  in molti 

Stati  membri  dell’Ue,  la  crescente  complessità  dei  sistemi  politico‐legislativi  e  il  bisogno  crescente  di 

interventi  sociali per  fronteggiare  le deficienze del mercato del  lavoro  sono  state  le  cause principali  che 

hanno  determinato  il  crescere  di  interesse  nei  confronti  della  messa  in  opera  di  strategie  locali  per 

l’occupazione. Le direttrici di policy principali cui questa apertura ha dato origine sono state rappresentate 

dal  decentramento  delle  politiche,  dalla  riforma  dei  sistemi  di  governance  e  dalla  promozione 

dell’economia sociale (Horizontal Evaluation of Local Employment Development, 2004).  

Nel caso  italiano  la precedenza è stata assunta, com’è noto, dal decentramento delle politiche attive del 

lavoro  e  dei  Servizi  pubblici  per  l’impiego.  Il  legislatore  ha  ritenuto  infatti  di  individuare  lungo  questa 

direttrice  la chiave per perseguire  l’adattamento  flessibile degli  interventi alla  realtà produttiva e sociale 

locale. Questo tipo di scelte è stato senz’altro favorito dalle caratteristiche degli assetti produttivi nazionali, 

caratterizzati dalla prevalenza della piccola e media  impresa, dalla diffusione dei distretti  industriali e da 

un’evoluzione storicamente divergente delle grandi aree geografiche. 

Sul versante della governance,  la  riforma del Titolo V della Costituzione ha assegnato alle Regioni ampie 

competenze in materia di politiche sociali e politiche attive del lavoro. Questo processo di decentramento a 

livello  regionale  e  locale  delle  competenze  ha  favorito  l’acquisizione  di  una  visione  relativamente  più 

unitaria,  sia  sul  versante  relativo  all’esigenza di  rilancio dello  sviluppo  economico,  sia  su quello  ad  esso 

collegato del fronteggiamento dei problemi sociali emergenti. Il sostegno dei Fondi strutturali ha permesso 

in questo stesso periodo un certo rafforzamento e diversificazione degli  interventi, nel più ampio quadro 

della modernizzazione organizzativa e strutturale dei sistemi della formazione e degli Spi. 

La riforma introdotta nel 2003 con la Legge 30 ha confermato questa tendenza, ampliando ulteriormente la 

platea degli operatori pubblici e privati per il lavoro. A fronte di ciò, però, come sottolineato recentemente 

dall’Isfol,  il  disegno  di  predisporre  un  efficace  sistema  di  raccordo  territoriale  fra  agenzie  pubbliche  e 

1   Si vedano ad esempio  le Considerazioni  finali del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi all’Assemblea Ordinaria dei 

Partecipanti  in Roma,  il 29 maggio 2009. Ugualmente  interessante  il  contributo di Fabio Berton, Matteo Richiardi e Stefano 

Sacchi, Quanti sono i lavoratori senza tutele, La Voce Info, 15 giugno 2009 www.lavoce.info/articoli/pagina1001153.html . 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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private  risulta  sostanzialmente  in  mezzo  al  guado  (Isfol  2006).  In  particolare  risulta  ancora  non 

sufficientemente perseguito quel ruolo degli Spi  in quanto “motore di attivazione” del mercato  locale del 

lavoro (Horizontal Evaluation of Local Employment Development, 2004). Difficoltà rilevanti si registrano ad 

esempio proprio sul fronte della predisposizione di servizi consulenziali per  le  imprese, principale porta di 

ingresso per  il confronto con  le dinamiche organizzative e produttive suscettibili di avere  impatti rilevanti 

sui mercati interni ed esterni.  

È proprio sul profilo variegato di questo panorama  istituzionale che qualunque disegno di riforma, anche 

sperimentale, dei sistemi di protezione dell’offerta in caso di crisi deve necessariamente misurarsi, pena il 

rischio di ulteriore disallineamento fra politiche attive e passive, ovvero fra politiche del lavoro e sociali2.  

Nel tentativo di delineare alcune linee di riflessione più approfondite su questi argomenti, il presente testo 

prende  spunto dalle  informazioni  raccolte nell’ambito del monitoraggio degli  Spi  realizzato dall’Isfol nel 

2008  per  delineare  un  primo  identikit  delle  risorse  organizzative  e  progettuali  già  rintracciabili  a  livello 

locale in vista di una gestione tendenzialmente più integrata delle politiche attive e passive.  

La trattazione delle modalità di intervento in situazioni di crisi già intraprese dalle Amministrazioni regionali 

e la descrizione dei progetti sperimentali cui in questo ambito partecipano i Centri per l’impiego occupa la 

Sezione II del testo e ne rappresenta il contributo informativo originale di maggior rilievo.  

La presentazione di questi risultati del monitoraggio Spi è preceduta ed introdotta, all’interno della Sezione 

I, da una breve discussione su alcuni aspetti teorici relativi all’impatto sociale ed individuale delle situazioni 

di crisi e perdita del  lavoro. La trattazione di questi aspetti è apparsa necessaria per fornire spunti utili ad 

una più ampia tematizzazione degli approcci all’attivazione sul versante dell’offerta. Approcci che, laddove 

fatti  oggetto  di  sole  analisi  di  tipo  economico,  risulterebbero messi  in  ombra  proprio  in  relazione  agli 

aspetti sociologici e psicologici sui quali l’azione degli Spi è chiamata ad esplicarsi per aumentare l’efficacia 

delle procedure di presa in carico dell’utenza. 

La Sezione introduttiva è successivamente resa completa dalla fotografia dello stato dell’arte nell’accesso agli 

istituti di protezione disponibili, con particolare riguardo al dimensionamento attivo/passivo delle misure. 

La Sezione III è infine interamente dedicata ad approfondire gli aspetti legati alla crisi economica in corso, 

attraverso una breve presentazione di alcune  informazioni sulle dimensioni relative al deterioramento del 

quadro  congiunturale  e  all’impatto  sinora  registrato  sul  versante  dell’offerta.  Senza mostrare  nessuna 

pretesa  di  esaustività,  destinata  peraltro  ad  essere  smentita  da  quello  che  certamente  sarà  l’ulteriore 

rapido  evolversi  dei  fenomeni  e  delle  azioni messe  in  campo  dai  vari  attori  istituzionali,  le  conclusioni 

cercano  di  formulare  alcune  ipotesi  in merito  a  quello  che  potrebbe  essere  il  ruolo  effettivo  degli  Spi 

nell’ambito della effettiva  realizzazione delle manovre  studiate per attenuare  l’impatto  sociale della crisi 

economica e finanziaria globale. 

2   Sull’importanza del ruolo degli Spi nella gestione integrata delle politiche attive e passive si veda ad esempio Carlo Dell’Aringa, 

Welfare  e mercato  del  lavoro,  relazione  presentata  al  convegno  “Globalizzazione,  specializazione  produttiva  e mercato  del 

lavoro: verso un nuovo welfare”, Roma, 14 marzo 2007. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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SEZIONE I 

Le strategie europee e nazionali per 

fronteggiare le situazioni di crisi

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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1. Le conseguenze sociali e psicologiche delle crisi aziendali 

1.1. Arginare la disoccupazione: strategie di flessibilità 

In questo periodo  storico,  le  imprese  italiane ed europee  stanno vivendo un momento di grave crisi che sta 

imponendo la necessità di forti ridimensionamenti. È un problema che non possono affrontare da sole in quanto 

legato alla crisi del mercato del  lavoro e come  tale deve essere gestito  in cooperazione con  le  istituzioni e  i 

lavoratori se si vogliono garantire flessibilità e coesione sociale. Conciliare questi due aspetti a volte conflittuali 

risulta complesso, ma inevitabile se si vogliono raggiungere gli obiettivi esplicitati dalla Strategia di Lisbona, ossia 

una economia dinamica e competitiva e una società coesa. Il richiamo alla dimensione comunitaria è d'obbligo in 

quanto  più  volte  è  stata  sottolineata  l'importanza  del  ruolo  del  legislatore  europeo  per  dirimere  i  possibili 

conflitti tra i principi di libertà economica e i diritti collettivi del lavoro (Pedersini R., 2009).  

L'enfasi posta sul ruolo delle politiche attive e sul tema dell'occupabilità da parte dell'Unione europea ha 

aperto la strada al coinvolgimento di altri attori fondamentali quali le Parti sociali, ad esempio nella stesura 

dei  Piani  nazionali.  Nel  corso  degli  anni  novanta,  infatti,  si  è  sviluppato  e  consolidato  un  metodo  di 

coordinamento delle politiche economiche e del  lavoro basato sul dialogo sociale attraverso un confronto 

aperto fra policymaker, esperti e parti sociali. In sintesi, la flessibilità del lavoro e la sicurezza sociale sono 

temi che si possono affrontare solo attraverso la “concertazione” di più attori. 

Se  la  flessibilità è diventata una  strada da percorrere obbligatoriamente è bene, però,  chiarire  chi deve 

essere  flessibile e  come esserlo3.  La  letteratura  scientifica  ci  fornisce un quadro  complesso della natura 

della  flessibilità  in  cui  si  possono  delineare  due  principali  filoni.  Il  primo,  forse  più  dibattuto,  legato 

all'individuo e quindi  in seconda  istanza al posto di  lavoro  (Pedersini R., 2009) che possiamo denominare 

flessibilità  interna  (Barbier J.C., Nadel H., 2002),  il secondo  legato all'occupazione e quindi al mercato del 

lavoro  (Pedersini R., 2009) che possiamo denominare  flessibilità esterna  (Barbier  J.C., Nadel H., 2002). La 

prima  è  legata  al  mondo  dell'impresa,  ne  regola  i  processi  lavorativi  e  il  volume  dell'occupazione, 

determinando quindi la capacità di adeguarsi alla turbolenza del mercato. La seconda, legata al mercato del 

lavoro, va a modificare  le caratteristiche dell'occupazione:  i  tempi di  lavoro che ad essa  sono associati,  i 

luoghi e  le condizioni del suo esercizio,  i suoi elementi statutari e giuridici. Flessibilità  interna ed esterna 

non sono ovviamente due aspetti indipendenti. 

Il  nocciolo  della  questione  che  rimane  aperto  è  come  conciliare  le  esigenze  della  flessibilità  con  quelle  della 

sicurezza  sociale. Non  si  possono  trattare  in maniera  distinta  la  protezione  del  posto  di  lavoro  e  gli  sforzi  di 

regolazione del mercato del lavoro, ma si può tentare di delimitare l’ampiezza dei due ambiti. In entrambi i casi, il 

regolatore  pubblico  gioca  un  ruolo  primario  sia  intervenendo  sulla  protezione  di  determinate  “categorie”  di 

lavoratori, attraverso la costruzione di forme di assicurazione sociale, sia definendo i profili contrattuali praticabili 

ed  il  loro grado di flessibilità. Su entrambi  i versanti emerge  l’esigenza di  investire  in forme di politica attiva che  

abbiano nella costruzione e nell’aggiornamento continuo delle competenze delle persone la vera chiave di volta. 

 

 

3  L'Oecd già nel 1994 sottolineava l'importanza della flessibilità per migliorare la performance del mercato del lavoro (Jobs Study, 

1994) 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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1.2. Gli effetti sociologici 

La disoccupazione come  tutti  i  fenomeni sociali ha una natura complessa e mutevole nel  tempo. Queste 

caratteristiche,  intrinseche al  fenomeno, hanno  comportato  la necessità di avvicinarsi al  tema  sotto vari 

punti di vista per trarre conclusioni e indicazioni operative efficaci. 

Se negli anni sessanta  la disoccupazione aveva caratteristiche più marcate  (maschio adulto, capofamiglia, 

con bassa scolarità), oggi si assiste ad un fenomeno che interessa una più ampia gamma di individui, spesso 

con caratteristiche socio‐demografiche assai diverse,  in quanto è  la struttura stessa del  lavoro ad essersi 

modificata. Essere disoccupati oggi ha un senso profondamente diverso per gli individui e per la società in 

cui viviamo rispetto a poche decine di anni fa. Economisti, psicologi e sociologi si sono dovuti “confrontare” 

nei  loro  studi,  sia  con  la mutazione del  significato  e del  ruolo  giocati dal  lavoro,  sia  con  le necessità di 

imprenditori  e  istituzioni  anch’esse  mutevoli  nel  tempo.  La  flessibilità  lavorativa  richiesta  dall’attuale 

contesto socio‐economico ha sostanzialmente ridimensionato  la sicurezza   e  l’identità socio‐professionale 

che  l’individuo  aveva  precedentemente.  L’aumento  dei  lavoratori  atipici,  ossia  di  soggetti  costretti  a 

frequenti  cambi  di  lavoro  precari  e  insicuri,  e  di  persone  estromesse  dal  mercato  del  lavoro,  sta 

comportando il rischio di perdita di coesione sociale. In quanto, l’essere occupati o meno non rappresenta 

solamente uno status. Il lavoro e in particolare l’occupazione svolta contengono alcune informazioni chiave 

(reddito,  contatti  sociali, ecc.),  che  servono  sia da modello per  il  reciproco  riconoscimento,  sia da arena 

sociale dove il soggetto sperimenta relazioni, socializza, sviluppa le proprie competenze e accumula capitale 

umano utili a qualificarlo professionalmente e aumentare la sua occupabilità. 

 

La perdita del  lavoro  comporta  infatti una  serie di  costi, non  solo economici,  che gravano  sul  singolo, ma 

anche sulla famiglia e sulla collettività. L'analisi sociologia e psicologica dei  loro effetti   può darci un quadro 

più  completo  del  disagio  vissuto.  Il  Rapporto  Censis  del  2008  mostra  chiaramente  come  le  paure  che 

attanagliano  le  famiglie  italiane  riguardino  principalmente  i  temi  del  benessere  e  della  salute.  La  crisi 

finanziaria, che stiamo vivendo, oltre a spazzare via migliaia di posti di  lavoro, ha modificato  la gestione del 

budget  e  la  modalità  di  consumo  delle  famiglie.  Ci  si  orienta  sempre  di  più  sulla  funzionalità  del 

prodotto/servizio ricercato e si adottano comportamenti d'acquisto finalizzati a liberare reddito che consenta 

di  acquistare  beni  considerati  irrinunciabili,  tutto  questo  per  frenare  la  perdita  del  benessere  raggiunto.  

L'ansia che accompagna questa fase di mancanza di  lavoro, si sta esplicitando  in costi psicologici (perdita di 

autostima, sensazione di perdita di controllo sulla propria vita, rinuncia a cercare una nuova occupazione) e 

costi sociali (percezione di una diminuita  sicurezza sociale), costi che  ricadono non solo su chi è disoccupato, 

ma sulla collettività  in generale, dal momento che è   necessario utilizzare una quantità maggiore di risorse 

pubbliche per cercare di contenere questi fenomeni. Il quadro che emerge ci descrive una società “frenata” 

dalle paure prodotte da un  sempre più  labile  confine  tra occupazione e non occupazione, da una perdita 

sempre più marcata della professionalità del singolo spesso costretto ad accettare un lavoro sotto‐inquadrato, 

dall'esplodere di fenomeni di marginalità economica e sociale connessi all’insicurezza lavorativa. 

Oggi, la ricerca sociologica sta spostando l’attenzione su fattori che riguardano  la vita del disoccupato:  

 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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come vive  la situazione di disoccupazione e cosa fa per uscirne  (coping strategies), come si modificano  le 

sue abitudini, i suoi valori e i suoi atteggiamenti, anche all'interno del suo ambito familiare. 

L'idea  di  analizzare  il  fenomeno  della  disoccupazione  sotto  l'ottica  delle  relazioni  che  il  disoccupato 

sperimenta può fornire una nuova chiave di lettura utile ai policymaker per implementare politiche sempre 

più mirate. A  tale proposito  in una  recente  ricerca  in  Inghilterra, Clark ha  formulato  l'ipotesi che  l'essere 

disoccupati  significhi aderire ad una “norma  sociale”. Per  l'autore,  l'individuo disoccupato  relazionandosi  

con  soggetti  nella medesima  situazione,  a  lui  vicini  (regione,  partner,  familiari),  subisce  una  influenza 

negativa  meno  significativa  sul  suo  benessere  psicologico  rispetto  ad  un  soggetto  che  passa  da  una 

situazione  di  occupato  ad  una  di  disoccupato  (Clark  A.,  2003).    I  dati  mostrano  che  il  benessere 

dell’occupato  è  spesso  più  basso  quando  il  tasso  di  disoccupazione  degli  altri  è  più  alto;  al  contrario  il 

disoccupato mostra livelli di benessere più alti nella medesima situazione. L’esperienza della disoccupazione 

è  temperata  dallo  status  lavorativo  dei  pari  con  i  quali  è  in  stretto  contatto.  Ciò  influenza  molto  i 

comportamenti  di  ricerca  lavorativa.  Solo  i  soggetti  che  hanno mostrato  un  calo  significativo  del  proprio 

benessere  (quelli che sono passati da uno status di occupati ad uno di disoccupati) si sono dimostrati attivi 

nella ricerca di una nuova occupazione e hanno riportato un successo  in tale ambito. L'autore spiega questi 

risultati, in termini di scostamento dalla norma sociale precedente, ossia quella della occupazione.  

Questa  ricerca  evidenzia  che  la  misura  del  benessere  individuale  può  essere  usata  dagli  economisti  e  dai 

policymaker  quale  strumento  da  affiancare  all’analisi  del mercato  del  lavoro  e  sottolinea  l’importanza  di  un 

intervento pronto nel mercato del lavoro prima che una nuova norma sociale di alta disoccupazione prenda piede. 

 

1.3. Gli effetti psicologici 

L'attuale mercato del lavoro è quindi sempre più caratterizzato dalla ricerca di lavoratori disposti a mutare 

la  loro  professione    all'interno  dell'azienda  in  cui  lavorano  o  a  transitare  in  altre  quando  subentra  la 

necessità di una  ristrutturazione. Ciò  comporta  che  il  sostegno di  cui necessita  il  lavoratore  si  concentri 

sempre di più sugli aspetti preventivi della disoccupazione e sullo sviluppo dell'occupabilità del soggetto. In 

altri  termini,  il  supporto  che  si  fornisce  al  lavoratore  non  deve  essere  concentrato  al  momento  del 

licenziamento e avere carattere meramente risarcitorio, ma dovrà estendersi  lungo  tutto  l'arco della vita 

lavorativa attraverso processi di apprendimento continuo e di analisi della domanda di  lavoro vigente nel 

contesto in cui vive. Siamo di fronte ad un cambiamento significativo nell'approccio alla disoccupazione, in 

cui gli attori in gioco non possono essere solamente i lavoratori, ma anche le imprese e i decisionmaker. Si 

va  configurando  sempre  più  chiaramente  la  necessità  di  un  lavoro  in  rete  tra  gli  attori  interessati: 

dipendente,  impresa  e  istituzione,  con  interventi  che  siano  incentrati  principalmente  sulla  prevenzione 

dello stato di disoccupazione. 

Quando un  individuo viene espulso dal processo produttivo, entra  in relazione non solo con  le  logiche di 

funzionamento del mercato del lavoro (domanda/offerta), ma anche con la rappresentazione del fenomeno 

disoccupazione  presente  nella  collettività  in  cui  vive.  Ciò  è  funzionale  al  soggetto  per  orientare  i  suoi 

comportamenti e interagire con il suo ambiente. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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In quest’ottica appare necessario che da parte delle imprese ci sia un'assunzione di responsabilità sociale, che 

si traduca nell'accompagnare l'individuo nelle varie fasi di transizione. Sul versante opposto, il lavoratore deve 

essere  più  attivo  e  sviluppare  strategie  di  adattamento  nel  processo  di  riorientamento  professionale, 

cessando di essere solo un soggetto passivo alla ricerca di tutele. Lavorare per una transizione efficace vuol 

dire conoscere  le  rappresentazioni che  individui e  imprese hanno del problema,  in modo da programmare 

strategie  e  interventi  efficaci  ed  efficienti.  È  possibile,  infatti,  che  alcuni modelli  rappresentazionali  della 

disoccupazione  assunti dai disoccupati, piuttosto che favorire lo strutturarsi di un rapporto funzionale con il 

loro contesto di riferimento abbiano in primo luogo lo scopo di allontanare la possibilità di tale confronto e di 

garantire una protezione dalla valutazione esterna  (Cariani D., Farnese M.L.,1996). 

 

Bagnara  e  altri  delineano  ad  esempio  alcune  raccomandazioni  utili  ad  un  corretto  processo  di 

ristrutturazione che ripercorrono le questioni già discusse:  

a. Un intervento preventivo e propositivo: il presupposto alla base è il passaggio dalla misura passiva della 

compensazione economica a sostegni di tipo attivo. Tali misure preventive devono contemplare varie 

metodologie di sostegno e partire possibilmente prima dell'effettivo licenziamento.  La ragione è che 

si  vogliono  evitare  interventi  estemporanei  o  a  breve  termine,  che  normalmente  sono  visti  dai 

lavoratori come mezzi per  ridurre  il conflitto sociale piuttosto che come strumenti atti allo sviluppo 

della loro occupabilità. Dietro a questa paura c'è anche una ragione storica che ha visto le imprese e i 

sindacati puntare piuttosto su misure di sostegno al reddito. Gli autori identificano nell'outplacement 

lo  strumento  di  consulenza‐orientamento  più  adeguato,  suggerendo  l’idea  di  renderlo  parte 

integrante degli accordi di ristrutturazione aziendale.   

b. Qualità dell'intervento:  intendendo con questo termine sia  l'utilizzo di professionisti qualificati di cui 

sia  possibile  verificare  e  valutare  la  prassi  lavorativa,  sia  la  standardizzazione  del  processo  di 

transizione sulla base di elementi di riconosciuta efficacia. Questo perché se il sostegno al lavoratore, 

in procinto di perdere  il posto, avviene  tramite una consulenza professionale è possibile avviare un 

percorso  costruttivo  diminuendo  lo  stress  derivante  dalla  disoccupazione  e  dai  tempi  di 

ricollocamento. Anche le istituzioni dovrebbero attivarsi per garantire la qualità di queste tipologie di 

intervento  attraverso un  costante monitoraggio e  valutazione delle esperienze  che  si  verificano  sul 

proprio territorio. Gli autori ritengono che il Piano nazionale per l’occupazione e quello per l’inclusione 

sociale possano essere gli  strumenti adatti per attuare queste attività di monitoraggio,  in modo da 

trarne utili indicazioni per lo sviluppo di politiche del lavoro.  

c. Cooperazione  tra  gli  attori  interessati:  è  ormai  chiaro  che  lavorare  in  rete  è  l’unica modalità  per 

emergere  rapidamente  dalla  crisi  che  attanaglia  il  mercato  del  lavoro.  Azioni  portate  avanti 

singolarmente,  anche  da  attori  istituzionali,  non  risulterebbero  efficaci.  L’ostacolo,  che  gli  autori 

hanno riscontrato come maggiore  intralcio alla cooperazione, risulta essere  la mancanza di chiarezza 

su quali  siano  le  responsabilità  che ognuno deve  assumere. Anche  se  in maniera diversa,  individui, 

imprese, istituzioni nazionali ed europee devono farsi carico di oneri: 

i  singoli,  adottando  atteggiamenti  proattivi  volti  alla  sviluppo  di  nuove  competenze, 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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all’autoimprenditorialità,  alla  ricerca  attiva  del  lavoro  intesa  come  analisi  obiettiva  dei  contesti 

socioeconomici di residenza 

le  imprese,  adottando  una  nuova  visione  della  propria  responsabilità  sociale  che  non  si  fermi  al 

momento  della  cessazione  del  rapporto  lavorativo  ma  che  continui  sino  al  ricollocamento  del 

licenziato 

la  Comunità  europea,  creando  un  quadro  legale  comune  con  leggi  a  supporto  dei  lavoratori  in 

transizione che ne garantiscano i diritti.  

Per  realizzare  tutto  ciò  si  deve  partire  dall'analizzare  vari  fattori  quali  le  aspettative  dei  lavoratori  in 

condizioni  di  insicurezza,  gli  elementi  che  hanno  caratterizzato  il  successo  nei  casi  di  ricollocamento, 

strumenti e metodologie innovativi nella gestione della transizione (Bagnara S., Bargigli L., 2004).  

Nella  letteratura  scientifica  recente,  l'esempio  più  significativo  di  studio  sulle  procedure  di  ristrutturazione 

aziendale è rappresentato dal Progetto Socose  (Social convoy and sustainable employability  ‐ Sostegno sociale e 

occupabilità sostenibile), realizzato in cinque Paesi europei, il quale nelle fasi empiriche della sua ricerca si è basato 

sull'esplorazione dei fattori suddetti. 

Le  informazioni  e  i  dati  qualitativi  emersi  dallo  studio  di  due  gruppi  di  dipendenti  (uno  in  procinto  di 

perdere  il  lavoro,  l'altro  ricollocato grazie all'utilizzo dei servizi di outplacement) possono essere utili per 

delineare le procedure e gli strumenti adatti per prevenire i costi legati ad una mobilità di massa. 

Nei  soggetti considerati a  rischio  i  risultati  indicano come problema principale da affrontare  l'insicurezza 

vissuta,  che  causa un notevole dispendio di  energia,  la maggior parte della quale  spesa  in  conflittualità 

verso la propria azienda. Da questo punto di vista, il passaggio ad una “cultura della flessibilità” non sembra 

essere  immediato,  dal  momento  che  molti  lavoratori  hanno  provato  un  notevole  disagio,  dovuto 

all'insicurezza nell'affrontare  i  compiti  imposti dalla prospettiva di dover  trovare un'altra occupazione. È 

probabile che questi dipendenti sviluppino quelle culture che Cariani e Farnese chiamo della “disperazione” 

e  della  “rivendicazione”. Nel  primo modello  culturale  il  posto  di  lavoro  è  rappresentato  come  fonte  di 

sicurezza e  sostegno;  la  sua perdita genera disperazione e  sgomento  che  ridimensionano  la  capacità dei 

lavoratori di elaborare strategie per il futuro, non lasciando possibilità di cambiamento e soluzioni concrete. 

Il proprio  futuro professionale è delegato ad altri, ossia  il  soggetto non   mira a qualificarsi per  rendersi 

appetibile dal mercato, ma esige che vengano trovate soluzioni che ne assicurino sostegno e sicurezza.  Nel 

secondo modello  culturale,  il  soggetto  rivendica  un  risarcimento  per  il  danno  subito  con  la  perdita  del 

lavoro, piuttosto che un ricollocamento, rimanendo così in una situazione di stallo.  

Nei lavoratori reimpiegati con successo, è emerso che l'utilizzo del servizio di outplacement quale strumento 

preventivo ha dato  i suoi frutti, anche quando  l'azienda si è mostrata  interessata alla riduzione del conflitto 

interno piuttosto che all'applicazione di politiche legate al rafforzamento dell'occupabilità del dipendente. In 

questi  soggetti  sembra  predominare  la  cultura  dello  “sviluppo”  (Cariani D.,  Farnese M.L.,  1996),  in  cui  le 

competenze e il loro sviluppo sono visti come mediatori della riuscita professionale. 

Relativamente  alla  programmazione  dell'intervento  sui  disoccupati  assume,  pertanto,  una  forte  rilevanza  la 

comprensione del modo  in cui  insiemi di rappresentazioni  (rappresentazioni del proprio ruolo, del ruolo degli altri 

attori  sociali  coinvolti,  della  relazione  con  il  contesto‐mercato)  vengono  organizzati  per  formare  delle  specifiche 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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"culture" della disoccupazione, e utilizzati per dare significato dell'esperienza e organizzare le strategie per affrontarla.  

In termini operativi, intervenire sui  lavoratori “insicuri” con  percorsi formativi legati al miglioramento delle 

competenze  professionali,  o mirati  alla modifica  dei  propri  atteggiamenti  e  comportamenti,  rischia  di 

riprodurre  le  dinamiche  di  disperazione  e  rivendicazione,  rendendo  inutili  gli  interventi,  percepiti  come 

inefficaci e  imposti. Si dovrebbe, invece, perorare l'idea di  intervenire sulla comprensione delle dinamiche 

personali  e  motivazionali,  fornendo  ai  soggetti  modelli  causali  della  disoccupazione  basati  sull'uso  di 

categorie alternative, ad esempio quelle socioeconomiche,   e sulle modalità di relazionarsi degli  individui 

con  il  loro  contesto,  spesso  automatiche  e  standardizzate,  favorendo  piuttosto  una  tendenza 

all'esplorazione, all'analisi e alla ricerca. 

Altre  prospettive  offre  invece  l'intervento  con  quei  disoccupati  assistiti  che  condividono  un  modello 

culturale della disoccupazione orientato allo sviluppo. Sono soggetti che non presentano vissuti emozionali 

negativi,  ma  che  richiedono  interventi  mirati  allo  sviluppo  di  competenze  e  strategie  esplorative  del 

contesto lavorativo che ne facilitino il rapido reinserimento. 

 

2. Le caratteristiche dei mercati del  lavoro  locali a confronto con  i modelli sociali della disoccupazione  

Le  crisi,  aziendali  o  di  settore,  che  siano  dovute  a  dinamiche  contingenti  o  a  debolezze  strutturali 

intervengono ormai  in un contesto caratterizzato da una profonda trasformazione della natura stessa del 

lavoro,  quale  è  ormai  evidente  nell’era  postfordista,  trasformazione  ormai  pesantemente  caratterizzata 

dalle dinamiche di flessibilizzazione e precarizzazione del rapporto contrattuale.  

Nell’ultimo  trentennio  l’economia  italiana ha puntato prevalentemente su un modello di piccola e media 

impresa, strutturato a livello locale, dando il via a quello che nei tempi più recenti viene riconosciuto come 

Sistema dei distretti  industriali4. Secondo  la normativa  i distretti  industriali sono “sistemi produttivi  locali 

caratterizzati da un’elevata concentrazione di  imprese  industriali nonché dalla specializzazione produttiva 

di  sistemi di  imprese”  5.  Il distretto  comprende dunque piccole e medie aziende  concentrate  in un’area 

territoriale  ristretta,  specializzate  in un particolare prodotto,  che proprio  a  causa della  vicinanza  e della 

appartenenza  al  medesimo  ambiente  socio‐culturale  agiscono  attraverso  una  serie  di  integrazioni 

reciproche, raggiungendo risultati analoghi a quelli conseguiti da una grande azienda.  

La competitività del modello distrettuale si fonda su forme flessibili di organizzazione della produzione,  in 

4  Per approfondimenti sull’argomento vedi:  I distretti industriali alla prova della globalizzazione, “Seat Convoi”, n°11, novembre‐

dicembre 2007,   www.convoimagazineseat.it/wp‐content/_pdf/n11/ConVoi_n11_PrimoPiano.pdf  

5  Introdotti con  la Legge n. 317 del 1991  ‐Interventi per  l’innovazione e  lo sviluppo delle piccole  imprese‐  i Distretti  industriali 

sono, secondo  la definizione ufficiale “aree  territoriali  locali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole  imprese, con 

particolare  riferimento  al  rapporto  tra  la  presenza  delle  imprese  e  la  popolazione  residente  nonché  alla  specializzazione 

produttiva dell’insieme delle  imprese”. Questa definizione è  stata poi ulteriormente ampliata dalla  Legge n. 140 del 1999  ‐

Norme  in  materia  di  attività  produttive‐  che  ha  introdotto  i  Sistemi  produttivi  locali:  “Contesti  produttivi  omogenei, 

caratterizzati da una elevata concentrazione di  imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, e da una peculiare 

organizzazione  interna”. Secondo  l’ultimo censimento Istat,  in Italia nel 2001 si contavano 194 distretti  industriali che davano 

occupazione al 40% della forza lavoro impiegata nelle produzioni manifatturiere. La maggior parte dei distretti, 119, è collocata 

nel Nord, segue  il Centro con 60 distretti ed  il Sud con 15.  I principali settori sono  il tessile e  l’abbigliamento (70 distretti),  le 

pelli, il cuoio e le calzature (28), i prodotti per la casa (37), la meccanica (33) e gli alimentari (17 distretti). 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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grado di rispondere efficacemente alle necessità di mercati ‐ come quello del Made in Italy, ad esempio ‐ in 

cui  la  domanda  si modifica  continuamente  (Corò G.  e Micelli  S.,  2007).  Il modello,  caratterizzato  dalla 

frammentazione  tecnica  del  ciclo  produttivo,  permette  alle  piccole  imprese  localizzate  nei  distretti  di 

partecipare ad un esteso sistema di divisione del  lavoro, condividere alcune  risorse esterne  (nel mercato 

del  lavoro,  nei  servizi  etc.)  e mantenere  un  continuo  scambio  reciproco.  Nell’ambito  distrettuale,  per 

l’impresa è più facile trovare un offerta di lavoro già qualificata quando la congiuntura è favorevole, mentre 

la mobilità in uscita, quando la domanda si riduce, è più agevole. Lo stretto legame fra settore e territorio, 

poi,  rende  possibile  l’accumulazione  di  conoscenze  tecniche  specializzate  a  livello  locale;  la  comunità 

partecipa al processo produttivo aggiornando saperi e competenze grazie a processi di condivisione spesso 

di carattere informale. Il risultato è che negli anni l’aggregazione territoriale delle aziende è riuscita a creare 

ulteriore occupazione mentre  la grande  industria ne ha persa costantemente  (Pugliese E., Rebeggiani E., 

2004).    Questo  modello,  sempre  più  perfezionato,  ha  retto  sino  ad  oggi  la  competizione  sui  mercati 

soprattutto  a  causa della  sua duttilità  che  ha  consentito  processi di  rinnovamento  tecnico  e produttivo 

attraverso  strategie  di  riaggiustamento  industriale  e  riposizionamento  delle  imprese  nel  mercato, 

attraverso la creazione di nuove attività oltre a processi di internazionalizzazione e delocalizzazione. 

Anche il sistema dei distretti è però già da tempo esposto alla minaccia delle produzioni dei paesi a basso 

costo di manodopera e, più recentemente, della crisi economica nazionale conseguente al peggioramento 

delle dinamiche dell’economia  mondiale, e quindi alla debolezza della domanda interna ed estera.  

 

L’analisi delle dinamiche della forza lavoro nell’ambito dei Sistemi Locali del Lavoro (Sll) individuati dall’Istat 

consente  in prima battuta di osservare con maggior definizione  le dinamiche di breve‐medio periodo che 

possono aver preceduto  l’emergere dei segnali di difficoltà manifestatisi nella seconda metà del 2008.  In 

particolare, dall’analisi  congiunta delle dinamiche dell’occupazione e della disoccupazione  rilevate nei Sll 

nel  periodo  2006‐2007  emerge  che  41  sistemi  (pari  al  6%  del  totale  di  essi  ed  al  4%  della  popolazione 

residente)  facevano  riscontrare  una  contemporanea  diminuzione  dell’occupazione  ed  una  crescita  del 

numero di persone in cerca di occupazione (Istat, 5 maggio 2009). 

 

Accanto a questi, altri 259  (quasi  il 38%) mostravano dinamiche opposte,  cioè alternativamente  crescita 

degli occupati e delle persone  in cerca di occupazione  (nell’11,5% dei casi che  interessava  il 10,2% della 

popolazione); ovvero diminuzione sia degli occupati, sia di quanti sono  in cerca di occupazione (nel 26,1% 

dei casi, pari a 15,8% della popolazione). Il primo gruppo si concentrava soprattutto in Calabria, Sardegna e 

Lazio, con propaggini anche in Piemonte, Lombardia e Veneto; il secondo era rappresentato soprattutto in 

Toscana, Valle  d’Aosta  e Alpi;  il  terzo  era  presente  in  Calabria,  Sardegna,  Campania  e,  in misura molto 

minore, in Piemonte e Toscana (Istat, 5 maggio 2009). 

Dal punto di vista delle  specializzazioni produttive,  tutte  le  tipologie hanno  indubbiamente mostrato nel 

periodo  considerato  una  diminuzione  del  tasso  di  disoccupazione,  anche  se  permangono  significative 

differenze, soprattutto laddove rapportate al tasso medio nazionale (figura 1). Da notare a proposito, oltre 

alle situazioni eclatanti dei sistemi senza specializzazione, di quelli a vocazione agricola e delle aree urbane 

prevalentemente portuali (tutti e tre con un tasso che supera nettamente il 10%), il superamento del tasso 

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medio riscontrabile nel caso dei sistemi della chimica e del petrolio (7%), della produzione e lavorazione dei 

metalli (6,4%), e dei sistemi delle calzature (6,7%). 

 

Figura 1  ‐ Tassi di disoccupazione e differenze 2004‐2007 per gruppo di specializzazione dei sistemi locali del lavoro 

-5 0 5 10

Sis temi senza specializzazione

Aree urb ane ad alta specializzazione

Aree urbane a b assa specializzazione

Aree urbane no n sp ecializzate

Aree urb ane p revalentemente po rtuali

Sis temi turis t ici

Sis temi a vo cazio ne ag rico la

Sis temi integ rat i d ella pelle e d el cuo io

Sis temi d elle calzature

Sis temi d ell'indus tria tess ile

Sis temi d ell'abb ig liamento

Sis temi del leg no e dei mo b ili

Sis temi d ell'o cchialeria

Sis temi d ella fab b ricazio ne d i macchine

Sis temi d ell'ag ro alimentare

Sis temi d ella p rod uzio ne e lavo razio ne d eimetalli

Sis temi d ei mezzi d i t raspo rto

Sis temi dei materiali d a co s truzione

Sis temi della chimica e d el p et ro lio

To tale

Tasso di disoccupazione Differenze 2004-2007

          Fonte: elaborazione degli autori su dati Istat 2007 

 

Secondo le analisi del Centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, per osservare l’evoluzione più recente dei 

distretti industriali italiani maggiormente consolidati ed ottenere un quadro il più possibile oggettivo della 

situazione è anche possibile usare altri due diversi ma complementari punti di vista : 

l’analisi dei dati relativi alla Cassa integrazione guadagni (Cig) dei settori tipici distrettuali 

l’analisi delle informazioni aggiornate, disponibili a livello territoriale (provinciale), sulle esportazioni 

espresse a prezzi correnti (dati trimestrali) incrociate per province/settori. 

Le difficoltà delle  imprese si riflettono  in un più  intenso ricorso alla Cig, che tra  il 2008 e  i primi mesi del 

2009  ha  riguardato  quasi  tutti  gli  ambiti, ma  è  stato  più  intenso  in  alcuni  comparti  tipici  dell’offerta 

distrettuale  (tessile, pelli e cuoio,  legno),  facendo emergere alcune grandi aree  territoriali di crisi  (Intesa 

Sanpaolo, Servizio Studi e Ricerche, 2008). 

Difficoltà analoghe si  rilevano anche attraverso  i dati  relativi alle esportazioni.  I dati  Istat sulle esportazioni 

delle Regioni italiane relativi al periodo gennaio – dicembre 2008 mettono in evidenza una vistosa contrazione 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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delle esportazioni tra  il terzo e  il quarto trimestre del 2008, che vedono  i valori del Mezzogiorno ridursi del 

20,8%, quelli del Nord‐ovest e del centro di circa il 7% e quelli del Nord‐est del 4,3% (Istat, 12 marzo 2009). 

Anche  se  il  rapporto  tra  il  periodo  gennaio‐dicembre  2008  e  l’analogo  2007,  fa  registrare  un  modesto 

incremento  complessivo dello 0,3%,  l’analisi dei dati per  tipologia di produzione  consente di  far emergere 

specifiche difficoltà di settore, in relazione alle differenti aree territoriali (tabella 1). 

Secondo quanto riportato dal Centro studi e ricerche di Intesa, nel primo semestre del 2008 le esportazioni dei 

distretti industriali italiani sono rimaste nel complesso ai livelli raggiunti nella prima parte dell’anno precedente 

(+0,5%) anche se nei settori moda, mobili ed elettrodomestici si è verificato un calo significativo. Le regioni dove 

i distretti ottengono migliori risultati sono quelle dove è maggiore il peso della meccanica (Lombardia e Emilia‐

Romagna)  o  dell’alimentare  (Campania);  quelle  che  sono  andate  peggio,  sono  caratterizzate  dalla 

specializzazione nel settore della moda (Toscana e Marche) o del mobile (Basilicata e Puglia). 

Nel  terzo  trimestre  del  2008  le  difficoltà  si  sono  intensificate,  facendo  registrare  un  calo  pari  al  2,4% 

rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Il quadro è apparso ulteriormente peggiorato nei 

distretti già  in difficoltà (moda, mobili ed elettrodomestici) che hanno accusato una riduzione tendenziale 

dei valori esportati superiore al 10% (Intesa Sanpaolo, Servizio Studi e Ricerche, 2008). 

 

Tabella 1 ‐ Esportazioni per ripartizione geografica e settori di attività economica. Variazioni percentuali. Gen‐dic. 2008/Gen‐dic. 2007 

  Nord‐ovest  Nord‐est  Centro  Sud e Isole  Italia 

A‐B Prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca  ‐3,3  6,2  ‐1,6  9,7  4,4 

C‐Minerali energetici e non energetici   106,6  ‐13,1  3,6  0,5  29,9 

D‐ Prodotti trasformati e manufatti   1,3  ‐0,6  ‐5,6  3,2  ‐0,2 

DA‐ Prodotti alimentari, bevande e tabacco   9,1  6,7  3,5  9,3  7,6 

DB‐Prodotti dell’industria tessile e dell'abbigliamento  ‐4,2  ‐1,4  ‐5,1  ‐5,6  ‐3,5 

DC‐ Cuoio e prodotti in cuoio   5,4  ‐7,1  ‐5,7  ‐12,7  ‐5,4 

DD ‐Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili)  ‐8  ‐8,3  ‐8  ‐13,3  ‐8,5 

DE‐ Carta e prodotti di carta, stampa ed editoria  2,1  2,2  ‐6,2  ‐0,7  ‐0,1 

DF‐ Prodotti petroliferi raffinati   23,7  27,3  9,4  14,8  15,6 

DG‐ Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali  ‐4  ‐1,9  ‐3  16,5  ‐1,1 

DH‐ Articoli in gomma e in materie plastiche  ‐3,4  ‐2,4  ‐2,9  ‐12,4  ‐4,1 

DI‐ Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi  ‐4  ‐5,5  ‐8,1  ‐2,8  ‐5,4 

DJ‐ Metalli e prodotti in metallo   2,2  0,5  ‐7  8,3  1,1 

DK‐ Macchine e apparecchi meccanici  4,8  0,7  ‐8,2  7,5  1,5 

DL‐ Apparecchi elettrici e di precisione   ‐1,6  ‐1  ‐12,3  ‐6,1  ‐3,1 

DM‐ Mezzi di trasporto   3,9  0,6  ‐9,8  ‐9,6  ‐1,4 

DN‐ Altri prodotti dell’industria manifatturiera  ‐5,5  ‐6,4  ‐2,1  ‐13,4  ‐5,7 

DN361‐ Mobili   0,6  ‐5,3  ‐4,5  ‐13,7  ‐4,5 

Fonte: Istat 

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In Toscana spiccano le perdite dei distretti delle calzature (Lucca), della concia (Santa Croce sull’Arno) dove 

cresce anche il monte ore di Cig, del marmo (Carrara), del polo fiorentino della pelle e dell’abbigliamento di 

Empoli. Nelle Marche,  la  lettura  congiunta  dei  dati  di  export  e  di  Cig  conferma  la  grave  situazione  del 

distretto  degli  elettrodomestici  di  Fabriano  che  risente  a  sua  volta  della  crisi  di  un’importante  azienda 

dell’area. Sono aumentate anche  le ore di Cig richieste dalle aziende del cuoio/calzature delle province di 

Ascoli Piceno e Macerata, in cui è localizzato il distretto di Fermo, la più importante area di specializzazione 

calzaturiera italiana.  

Il  calo  delle  esportazioni  è  stato  rilevante  anche  in  Basilicata  e  Puglia.  L’evoluzione  delle  esportazioni 

distrettuali di queste due ultime  regioni è stata penalizzata dalla crisi  in corso del mobile  imbottito della 

Murgia,  a  cavallo delle province di Bari e Matera,  area  che da  sola  raccoglie  il 60% delle ore di Cig del 

settore. In Puglia, poi, si è aggiunto un arretramento  dell’export dalla calzetteria e abbigliamento (Salento) 

e  dei  distretti  calzaturieri  del  Nord  Barese  e  di  Casarano  (LE),  che  nel  settore  del  cuoio/calzature 

presentano il maggior numero di ore accordate di Cig tra le province. 

Oltre alle summenzionate regioni che includono il maggior numero di distretti industriali specializzati nella 

produzione o lavorazione di prodotti particolarmente colpiti dalla diminuzione di domanda, difficoltà sia sul 

fronte della Cig che  sul  fronte dell’export emergono anche  in Lombardia per quanto  riguarda  il distretto 

tessile di Como, del Gallaratese  (VA) e  il  tessile‐abbigliamento della Val Seriana  (BG). Segnali di difficoltà 

emergono anche dai dati relativi alla Cig del settore meccanico della provincia di Bergamo. 

Per  quanto  riguarda  l’Italia  del  Sud,  spiccano  in  Campania  i  dati  relativi  alle  ore  di  Cig  accordati  della 

provincia  di  Avellino,  sede  del  distretto  conciario  di  Solofra,  che  soffre  già  da  alcuni  anni  di  rilevanti 

problemi competitivi. 

 

3. Gli strumenti di intervento nazionali e regionali e le riforme in corso 

Se ci si è dilungati nel descrivere il profilo frastagliato delle difficoltà che, con frequenza sempre maggiore, 

stanno colpendo quello che è considerato  l’elemento cardine dello sviluppo economico  italiano a partire 

dalla crisi della grande impresa fordista, è per meglio chiarire quanto risultino articolate le sfide portate da 

queste dinamiche al sistema delle politiche pubbliche messe in campo per farvi fronte. 

3.1. Gli strumenti di sostegno al reddito 

Come  è  stato  ancora  recentemente  sottolineato  dallo  stesso  Governatore  della  Banca  d’Italia  (Banca 

d’Italia,  2009),  la  sovrapposizione  dei  vari  strumenti  assicurativi  predisposti  per  far  fronte  alle  crisi 

congiunturali e strutturali determina di fatto una copertura molto eterogenea dei  lavoratori, riconducibile 

al  settore  economico  di  riferimento,  alla  dimensione  d’impresa  o  alla  tipologia  e  durata  del  contratto 

lavorativo. 

La  strumentazione  di  intervento  nazionale  a  sostegno  dei  lavoratori  che  vedono  entrare  in  crisi  la 

permanenza del proprio posto di lavoro, per cause indipendenti dalla loro volontà, è frutto di un’evoluzione 

storica  lunga  e  complessa,  che  ha  accompagnato  le  trasformazioni  attraversate  negli  anni  dal  nostro 

mercato del lavoro.  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Dall’istituzione nel 1968 della Cassa  integrazione guadagni straordinaria (Cigs), che allarga  la possibilità di 

intervento ai  casi di  crisi aziendale al di  là delle necessità di  riduzione  congiunturale della produzione,  il 

delicato equilibrio  fra politica del  lavoro e politica  industriale  finisce per modificarsi progressivamente, a 

misura che i processi di riconversione rimettono in discussione il rapporto fra flessibilità interna ed esterna 

all’impresa6. Se  infatti  in un primo tempo  l’utilizzo della Cassa  integrazione compensò di fatto  le  imprese 

rispetto  alla  rigidità  della  legislazione  sulla  tutela  del  posto  di  lavoro  (job  protection),  con  la  graduale 

introduzione di elementi crescenti di flessibilità del rapporto di lavoro si è giunti a delineare un panorama 

frastagliato e diversificato, che ha finito in certi casi per contribuire all’ulteriore segmentazione del mercato 

del lavoro (Pugliese E., Rebeggiani E., 2004).  

La situazione attuale, delineatasi dopo numerose e anche recenti riforme, mette a disposizione tre tipologie 

di strumenti di sostengo al reddito:  

a) misure per lavoratori momentaneamente sospesi dal lavoro 

b) misure per lavoratori licenziati o disoccupati 

c) misure per lavoratori temporanei. 

Nel  primo  insieme  rientrano  la  Cassa  integrazione  guadagni  ordinaria  (Cigo,  attiva  già  dal  1941),  la  già 

menzionata Cigs,  le concessioni  in deroga previste per  la Cigs  (a  far data dal 2004) e  le misure dedicate 

all’edilizia  e  all’agricoltura.  Al  2008  gli  interventi  della  Cigo  erano  dedicati  al  settore  industriale,  alle 

lavorazioni accessorie non industriali connesse, alle cooperative con attività industriali cui dal 1997 si sono 

aggiunte una serie di tipologie di imprese commerciali e non (Anastasia B., Mancini M., Trivellato U., 2009). 

La  copertura  assicurata  arriva  a  13  settimane  con  proroghe  trimestrali  fino  ad  un massimo  di  12 mesi 

continuativi in un biennio (24 mesi per l’indotto automobilistico)7.  

Per quanto riguarda  la Cigs, l’animato dibattito  intorno alle sue modalità di funzionamento testimonia del 

ruolo sempre più centrale che  l’istituto è venuto assumendo nel panorama degli strumenti disponibili per 

l’intervento  nelle  aree  di  crisi.  All’indomani  del  varo,  con  la  Finanziaria  2004,  della  Cassa  integrazione 

straordinaria  in  deroga,  la  platea  di  casi  ammissibili  per  gli  interventi  include  le  imprese  con  più  di  15 

dipendenti, una pluralità di aziende artigiane, commerciali e cooperative agricole e di produzione e lavoro, 

anche  titolari di appalti.  La durata arriva ad un massimo di 36 mesi  in 5 anni,  salvo  le eccezioni di  crisi 

aziendale (12 mesi continuativi), ristrutturazione e riconversione (24 mesi e 2 proroghe di 12) e procedure 

concorsuali (12 mesi con 6 di proroga)8. Il suo utilizzo è demandato alla concertazione locale, nel cui ambito 

Regioni e parti sociali individuano aree e beneficiari da proporre alla successiva approvazione governativa. 

Per quanto riguarda gli strumenti indirizzati a lavoratori che hanno effettivamente perso il lavoro, la stessa 

6  Per il rapporto fra flessibilità interna ed esterna all’impresa si veda tra gli altri Barbier J.C., Nadel H., La flessibilità del lavoro e 

dell’occupazione, Roma, Donzelli, 2002. Per un a trattazione sistematica dell’argomento si rimanda ai contributi segnalati, cui 

peraltro si fa ampio riferimento, mentre in questa sede vengono riassunte le caratteristiche essenziali degli istituti, funzionali al 

taglio scelto per la trattazione. 

7   Gli  importi prevedono un  reddito di 858,58 euro per  retribuzioni  fino a 1.857,48 e di 1.031,93 euro per quelle superiori. Le 

modalità di  funzionamento della Cigo per  l’edilizia  sono praticamente analoghe,  fatta  salva  la  specificità delle motivazioni e 

l’incremento dei massimali connesso ad intemperie stagionali. 

8   In questo caso gli importi ammontavano nel 2008 a 858,58 euro per retribuzioni fino a 1.857,48 e 1.031,93 per quelle superiori. 

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normativa  finanziaria  del  2004  ha  esteso  la  platea  di  aziende  precedentemente  interessate  all’utilizzo 

dell’indennità di mobilità introducendo lo strumento derogatorio, mantenendo di fatto inalterati i requisiti 

di  accesso  e  la  durata,  a  fronte  degli  adeguamenti  relativi  all’ammontare.  A  questo  istituto  si  affianca 

ovviamente l’indennità ordinaria di disoccupazione, riservata a lavoratori licenziati per un periodo di 8 mesi 

(fino a 50 anni) o 12 mesi (oltre i 50), includendo di recente i lavoratori sospesi 9. 

Infine,  per  i  lavoratori  temporanei,  all’indennità  ordinaria  di  disoccupazione  si  affianca  l’indennità  di 

disoccupazione  a  requisiti  ridotti,  nonché  i  trattamenti  speciali  in  agricoltura  ed  edilizia.  L’indennità  a 

requisiti  ridotti può essere  concessa a persone, non necessariamente disoccupate,  che abbiano  lavorato 

almeno 78 giorni nell’anno precedente, con un importo proporzionale al periodo lavorato, fino al massimo 

di metà anno10 (Anastasia B., Mancini M.,  Trivellato U., 2009). 

Alcuni  dati  sull’evoluzione  storica  nella  spesa  e  nel  numero  dei  beneficiari  delle  varie misure  (figura  2) 

avvalorano  quanto  argomentato  da  vari  autori  in  merito  alla  nuova  centralità  assunta  dalla  Cigs  e 

dall’Indennità di mobilità a coprire quasi un ulteriore 16% del totale della spesa in misure passive. 

 

Figura 2 ‐ Beneficiari di alcune politiche passive. Anni 2001‐2006 (Stock medio annuo in migliaia) 

* Comprendono l’Indennità di disoccupazione agricola ordinaria, l’Indennità di disoccupazione agricola con requisiti ridotti, l’Indennità di disoccupazione agricola speciale (40 e 66%) Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro (Segretariato Generale – Div. V) su dati Inps.

In particolare, dai dati pubblicati dal Ministero del Lavoro sul Rapporto di monitoraggio delle politiche

occupazionali e del lavoro del settembre 2008, emergono sia un incremento della spesa che dei beneficiari,

soprattutto a partire dalle riforme intervenute nel 2005. Relativamente alla spesa, la somma dell’indennità di

disoccupazione non agricola ordinaria, di quella con requisiti ridotti e dell’indennità di mobilità, vengono tutte

insieme a rappresentare il 61% della spesa complessiva. A fronte di ciò la somma di Cigo e Cigs arriva nel 2

0

20

40

60

80

100

120

140

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Cigo + Cigs Indennità di mobilità

Inden. di disoc. non agricola ordinaria Inden. di disoc. non agricola con req. ridotti

Indennità settore agricolo* Inden. di disoc. ordinaria nell'edilizia

 *Comprendono  l'Indennità di disoccupazione agricola ordinaria,  l'Indennità di disoccupazione  con  requisiti  ridotti,  l'Indennità di   disoccupazione agricola speciale (40 e 66%). Fonte: elaborazione Ministero del lavoro (Segretariato generale – Div. V) su dati Inps. 

 

A parte  l’effetto riforma, gli incrementi evidenziati nel periodo dalle prime tre misure vengono addebitati, da un 

lato alla diffusione della platea riconducibile ai lavoratori a termine; dall’altro alle domande di prestazioni connesse 

a processi di ristrutturazione d’impresa. Nello stesso periodo la spesa per ammortizzatori sociali in deroga metteva 

in evidenza una forte riduzione (Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, 2008). In accordo ai dati 

sui beneficiari,  l’andamento dell’utilizzo della Cigo e della Cigs, messo in evidenza dal numero di ore autorizzate, 

non sembra denunciare oscillazioni di ampiezza rilevante negli anni che hanno preceduto il 2009 (tabella 2).  

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

16

9   Nell’un caso come nell’altro i parametri retributivi sono analoghi a quelli utilizzati per la Cig. 

10 Lo stesso dicasi per i massimali retributivi. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

17

Tabella 2 ‐ Ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Anni 2005 – 2008 e primi tre mesi del 2009 (v.a.)  

  Operai  Impiegati  Totale 

2005       

Ordinaria  128.061.982  15.168.809  143.230.791 

Straordinaria  76.609.063  25.060.758  101.669.821 

Totale  204.671.045  40.229.567  244.900.612 

2006       

Ordinaria  88.167.322  8.638.329  96.805.651 

Straordinaria  104.584.117  28.557.494  133.141.611 

Totale  192.751.439  37.195.823  229.947.262 

2007       

Ordinaria  64.962.909  5.662.155  70.625.064 

Straordinaria  86.537.627  21.993.358  108.530.985 

Totale  151.500.536  27.655.513  179.156.049 

2008       

Ordinaria  103.820.957  9.459.688  113.280.645 

Straordinaria  87.727.624  22.153.267  109.880.891 

Totale  191.548.581  31.612.955  223.161.536 

2009       

Ordinaria  78.512.974  12.572.294  91.085.268 

Straordinaria  30.371.826  9.352.422  39.724.248 

Totale  108.884.800  21.924.716  130.809.516 

Fonte: elaborazione degli autori su dati Inps 

 

A partire dai primi mesi di quest’anno  l’utilizzo dell’istituto  comincia  ad  adombrare  gli  effetti della  crisi 

economica  in  corso,  i  cui  prodromi,  considerati  i  tempi  di  autorizzazione  necessari,  affondano 

probabilmente in parte le loro radici nelle modalità di pianificazione messe in campo dalle aziende nel corso 

dell’annualità trascorsa. L’evoluzione nel tempo non mostra peraltro un mutamento nel peso percentuale 

della categoria degli  impiegati che rimane pressoché costante  fino al 2006 per poi scendere al 15,5% nel 

2007 e al 14,2  l’anno successivo e  riallinearsi ai  livelli del 2005 già dai primi mesi di quest’anno. Sembra 

evidente, come si vedrà fra breve, che la crisi si fa sentire nel core del sistema industriale, vale a dire fra la 

porzione di forza lavoro occupata negli ambiti più direttamente coinvolti nella produzione manifatturiera. 

Il  complesso del monte ore autorizzato  resta  comunque ancora  lontano dai dati  relativi ai due maggiori 

periodi  di  utilizzo,  cioè  gli  anni  a  cavallo  della metà  degli  anni  ottanta  e  la  prima metà  dei  novanta 

(Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, 2008). Anche se, secondo l’Istat, il confronto fra 

la media  2007  e  quella  2008  delle  ore  di  ricorso  alla  Cig  nelle  grandi  imprese mostrava  a  gennaio  un 

aumento di sole 2,8 ore per mille lavorate, i dati mensili mostrano una differenza assoluta di 25,1 ore per 

mille  fra  il periodo gennaio‐febbraio 2009 e  lo  stesso periodo del 2008.  In  totale, a  febbraio 2009, nelle 

grandi  imprese  industriali sono state registrate 95,1 ore di Cig per mille  lavorate  (74,4  in più rispetto allo 

stesso mese del 2008), a fronte di sole 2,7 nelle grandi imprese dei servizi (2 in più rispetto allo stesso mese 

del 2008) (Istat, febbraio e aprile 2009).  

 

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L’esame per settore economico (figura 3) mostra la rilevante concentrazione pluriennale sulle imprese della 

meccanica, delle costruzioni, del tessile e della chimica, che tutte  insieme rappresentano più del 68% del 

totale delle ore autorizzate nel periodo considerato. 

Prendendo  in considerazione  il peso percentuale di ogni singolo settore sul totale delle ore autorizzate, si 

vede che un  rilevante  trend di crescita viene espresso proprio da questi settori, ai quali vanno aggiunti  i 

trasporti  e  comunicazioni  e  l’industria  del  legno.  Il  fattore  maggiormente  preoccupante  è  peraltro 

rappresentato  dal  fatto  che  i  dati  2009  già  a marzo  approssimano  quelli  degli  anni  passati,  giungendo 

addirittura, nel caso della metallurgia, a sopravanzarli in maniera più che netta. 

Le preoccupazioni appaiono  ragionevolmente confermate, oltre che dal persistente calo dell’occupazione 

industriale segnalato dall’Istat nel IV trimestre 2008 (‐1,3% rispetto allo stesso periodo 2007), dal fatto che 

115.000 occupati nell’industria dichiaravano nella stessa rilevazione di non avere  lavorato nella settimana 

di riferimento dell’indagine, o di avere svolto un numero di ore inferiore, perché in Cig (erano stati 53.000 

nel quarto trimestre 2007) (Istat, marzo 2009). 

L’indennità di mobilità ha rappresentato negli anni trascorsi l’istituto principale che ha via via sostituito l’impiego 

massiccio della Cig (Pugliese E., Rebeggiani E., 2004)  e che segnala peraltro in relazione alle situazioni di crisi il 

passaggio a situazioni potenziali di non ritorno e l’ingresso della forza lavoro nell’area della disoccupazione. 

Come già messo  in evidenza dalla figura 2  in relazione all’incremento del numero di beneficiari,  l’impiego 

dell’istituto fa registrare un relativo incremento dei dati sulla spesa (+26% rispetto al 2001, pur in presenza 

di una flessione dopo il 2005), che corrisponde però ad un lieve ridimensionamento del suo peso sul totale 

delle  politiche  passive,  che  passa  nello  stesso  periodo  dal  17,5%  al  16%,  dopo  aver  toccato  la  quota 

massima del 20,5% nel 2003 (Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, 2008). 

 

  Figura 3 ‐ Ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Anni 2007, 2008 e primi tre mesi del 2009 (val. %) 

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45%

Attività agric. industrialiEstrattive

LegnoAlimentari

MetallurgicheMeccaniche

TessiliVest. abbigl. e

ChimichePelli e cuoio

Trasf. mineraliCarta e poligraf.

EdiliziaEnergia elettr. e gas

Trasporti e comun.Varie

TabacchicolturaEdilizia

Commercio

2009

2008

2007

Fonte: elaborazione Isfol su dati Inps 

 

 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Dall’esame dei dati disaggregati, emerge come negli anni sia cresciuta progressivamente  la percentuale di 

lavoratrici  coinvolte  nell’utilizzo  dell’istituto,  la  cui  percentuale  è  salita  dal  35,6%  al  40,6%  (+5,1%) 

(Anastasia B., Mancini M., Trivellato U., 2009).  L’esame dei dati per classe d’età (figura 4) mostra come, ad 

una crescita costante dei beneficiari delle classi fino a 49 anni nei due generi, abbia corrisposto un vistoso 

ridimensionamento maschi oltre i 50 anni, ma non delle femmine, che dopo la flessione del 2004 registrano 

un picco nell’anno successivo per poi riallinearsi con il dato del 2002.  

Figura 4 – Beneficiari dell’indennità di mobilità. Per classi d’età. Anni 2002‐2006 (v.a.) 

Fonte: elaborazione degli autori su elaborazione Veneto Lavoro su dati Inps 

Maschi

0

10

20

30

40

50

60

70

80

2002 2003 2004 2005 2006

Fino 39 40 - 49 50 e oltre

Femmine

0

10

20

30

40

50

60

2002 2003 2004 2005 2006

Fino 39 40 - 49 50 e oltre

E’  possibile  che  tale  ridimensionamento  rispecchi  il  progressivo  abbandono  dell’utilizzo  dell’istituto  in 

funzione dello scivolamento tutelato verso la pensione, messo in evidenza da vari autori. 

3.2. Le politiche attive del lavoro e il versante nazionale 

Il  sistema  degli  ammortizzatori  sociali  del  quale  le  informazioni  presentate  nel  paragrafo  scattano 

un’istantanea  ovviamente  soggetta  a  rapida  evoluzione,  è  storicamente  nato  in  concomitanza  della 

necessità di aiutare l’impresa fordista di medie o grandi dimensioni a superare periodi di crisi congiunturali, 

che all’origine non mettevano  in discussione  il modello di sviluppo dei rispettivi mercati  locali del  lavoro, 

con il loro corollario di relazioni industriali e tipologie contrattuali sostanzialmente scarsamente variegati. 

Le modifiche via via introdotte nel sistema hanno tuttavia consentito nel tempo una sua azione di sostegno alla 

capacità  dimostrata  dai  distretti  industriali  e  dalle  piccole  e  medie  imprese  di  reagire  flessibilmente  alla 

congiuntura  e  alle  sfide  del  riposizionamento  sul mercato.  In  questo  quadro  l’istituto  della mobilità  doveva 

rappresentare il tentativo di introdurre alcuni elementi caratteristici delle politiche attive, ma da un lato, come 

ricordato da Draghi, è risultata poco efficace nel favorire la ricollocazione dei lavoratori coinvolti (Banca d’Italia, 

2009); mentre dall’altro ha visto affermarsi un utilizzo finalizzato allo “scivolamento tutelato” verso la pensione, 

attualmente peraltro in via di superamento (F. Pirone, 2008). 

 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Come  risulta  evidente  dalla  ricognizione  teorica  condotta  nel  capitolo  1,  e  come  è  apparso  sempre  più 

chiaro negli anni,  il problema più grande  che  interventi  sulle  crisi  si  trovano a dover affrontare, dal  lato 

dell’offerta, è quella di perseguire un’effettiva attivazione della forza lavoro, evitando le classiche trappole 

da chiusura autoreferenziale della disoccupazione. 

A  riguardo  sembra  riconosciuto  che  i  risultati migliori  possano  essere  ottenuti  realizzando  un  equilibrio 

efficace  tra  azioni di monitoraggio dell’utilizzo dei  sussidi,  condotte dai  Servizi per  l’impiego,  ed  efficaci 

politiche attive del  lavoro, tali da sostenere effettivamente  il disoccupato nella ricerca e studiate  in modo 

da fornire supporto all’eventuale accrescimento del suo livello di occupabilità (Dell’Aringa C., 2007).   

 

Senza entrare nel merito del dibattito sul  livello di attivazione del nostro sistema nazionale, ampiamente 

approfondito  in  letteratura  (Dell’Aringa  C.,  2007;  Anastasia  B., Mancini M.,  Trivellato  U.,  2009),  si  può 

affermare che l’analisi dei dati relativi al periodo 2001‐2006 mostra una vistosa contrazione delle spese in 

politiche  attive,  a  vantaggio  della  componente  di  supporto,  con  particolare  riguardo  ai  trattamenti  di 

disoccupazione (figura 5),  (Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, 2008). 

Figura 5  ‐ Spese per politiche del lavoro. Anni 2001 – 2006 (val. %) 

         

  

0%

20%

40%

60%

80%

100%

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Formazione professionale Contratti a causa mista

Incentivi alle assunzioni Incentivi alla stabilizzazione dei posti di lavoro

Incentivi al mantenimento dell’occupazione Sgravi a carattere territoriale

Incentivi per i disabili Creazione diretta di posti di lavoro

Incentivi all’autoimpiego Trattamenti di disoccupazione

Pensionamenti anticipati

Fonte: elaborazione degli autori su dati Ministero del lavoro. 

 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

   

In questo quadro, l’intervento nazionale che più si avvicina ad integrare in un disegno omogeneo politiche 

attive e misure di attivazione è stato finora rappresentato dal Programma Pari ‐ Azioni per il reimpiego11.  

Com’è noto esso fornisce al Ministero del lavoro assistenza tecnica e supporto nella gestione delle attività 

di intervento e sostegno alla ricollocazione di lavoratori beneficiari di ammortizzatori sociali o di indennità e 

sussidio legati allo stato di disoccupazione. Il programma supporta il Ministero del lavoro nella definizione e 

gestione degli  accordi di Cigs e Mobilità  in deroga,  contribuendo  alla predisposizione di  iniziative per  la 

gestione  di  crisi  aziendali  e/o  di  settore  nonché  di  convenzioni,  atti,  procedure  e  iniziative  relativi  ai 

lavoratori che potrebbero divenire beneficiari degli interventi.

 

4. La Strategia europea per l’occupazione e gli strumenti di intervento comunitari  

La strategia governativa di contrasto alla crisi, come sarà descritto con maggiore dettaglio nella Sezione III, 

ha di fatto puntato ad ampliare progressivamente la platea dei lavoratori eleggibili alle misure di sostegno 

al  reddito,  fino a  ricomprendere  le  imprese al di  sotto dei 15 dipendenti,  la possibilità di  coprire  settori 

produttivi  non  precedentemente  contemplati  e  la  deroga  alla  predisposizione  dei  piani  di  risanamento 

altrimenti richiesti a termine di legge12. Questo percorso, come si avrà modo di ricordare anche nella terza 

Sezione, ha indubbiamente contribuito a spostare l’asse delle misure disponibili sempre più in direzione di 

una effettiva integrazione tra interventi attivi e passivi, e rendendo quindi ancora più attuale il dibattito in 

merito alla capacità e agli strumenti organizzativi effettivamente in possesso degli SPI per svolgere il ruolo 

chiave da più parti richiesto loro. 

Prima di introdurre la trattazione su questi aspetti, che occupa la seconda Sezione del volume, è opportuno 

peraltro  inquadrare  brevemente  il  processo  ei  trasformazione  dei  Servizi  nel  più  ampio  ambito  della 

Strategia europea per  l’occupazione  (Seo), essendo quest’ultima  il principale  fattore riorganizzatore delle 

politiche  del  lavoro  e  della  formazione  degli  Stati  membri  dell’ultimo  decennio.  A  riguardo  è  infatti 

opportuno ricordare che  l’Unione europea, nel tempo, ha assunto un ruolo sempre più significativo nella 

definizione del policy mix promosso dai paesi membri. Si è passati da un primo periodo (1998‐2002) in cui 

gli obiettivi principali erano il rafforzamento dell’occupabilità e la prevenzione del rischio di disoccupazione 

di alcune  categorie  svantaggiate, ad un  secondo  in  cui  ci  si è  concentrati  sul miglioramento del  capitale 

umano  e  sul  sostenere  le  imprese  e  i  lavoratori  ad  affrontare  le  pressioni  date  dai  cambiamenti  che  il 

contesto economico e il mercato richiedevano. 

In  una  recente  pubblicazione  a  cura  dell’Area  Analisi  e  valutazione  delle  politiche  del  lavoro  dell’Isfol 

vengono messi  in  luce gli effetti che  la Strategia europea per  l’occupazione ha avuto sulle politiche attive 

del lavoro in Italia. Gli autori sono partiti dall’ipotesi che: “la Seo non abbia avuto un impatto occupazionale  

11 Nell’agosto  2007  il Ministero  del  Lavoro,  della  salute  e  delle  Politiche  Sociali  ha  deciso  di  progettare  azioni  finalizzate  al 

reinserimento  di  lavoratori  svantaggiati,  intendendo  proseguire  e  consolidare  l’applicazione  del modello  già  sperimentato 

nell’ambito del progetto Pari. Il Programma risponde all’esigenza di supportare l’attuazione delle principali direttrici di azione in 

ambito di politiche del  lavoro,  indicate nei principali documenti di programmazione europea e nazionale. Per  informazioni si 

veda:www.lavoro.gov.it/Lavoro/md/AreaLavoro/AmmortizzatoriSociali/Incentivazione_Reinserimento/PariProgrammaAzionirei

mpiegolavoratorisvantaggiati.htm, oppure  www.italialavoro.it/wps/portal/pari. 

12 Così nel Decreto Ministeriale 46863 del giugno 2009. 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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significativo, ma piuttosto  sia  intervenuta  a  sostenere  il processo di  riforma  già  avviato e  a  rafforzare  il 

sistema  di  intervento  sul mercato  del  lavoro  italiano,  avvicinandolo  a  quello  degli  altri  paesi  europei” 

(Grasseni M., Origo F., Samek M., 2008). In effetti, è tra la fine degli anni novanta ed i primi anni del 2000 

che  il  sistema  Italia  apporta  le  principali modifiche  alle  politiche  gestionali  adottate  nei  confronti  del 

mercato del  lavoro: Legge Bassanini e Legge Treu (1997) e Legge Biagi (2003) che ampliano  le tipologie di 

forme contrattuali e  il  loro uso,  liberalizzano  i Servizi per  l’impiego;  la Legge n. 388 del 2000 e  la Riforma 

Moratti (2003) che modificano il sistema dell’istruzione e della formazione professionale;  la Legge n. 68 del 

1999 che mira al collocamento mirato dei disabili. 

 

A  sostegno  della  loro  ipotesi  hanno  confrontato  i  caratteri  delle  politiche  del  lavoro  italiane  e  dei  loro 

beneficiari  con  quelle  degli  altri  paesi  per  verificare  se  nell’arco  di  tempo  studiato  ci  fosse  stato  un 

avvicinamento della spesa pubblica italiana a quella della media europea. Come si evince dalla tabella 3 la 

ripartizione della spesa per categorie di intervento ci fornisce un quadro della strategia italiana diverso da 

quello degli altri paesi. L’Italia ha concentrato  la gran parte delle sue risorse nel sostegno all’occupazione 

giovanile,  anche  se  nell’ultimo  periodo  considerato  (1996‐2002)  c’è  stato  un  ridimensionamento.  Lievi 

incrementi  si  sono  registrati  nella  spesa  per  i  Servizi  per  l’impiego  e  la  formazione  restando 

significativamente  indietro rispetto agli altri Paesi. La spesa per gli  incentivi all’occupazione ha segnato un 

notevole  incremento  nell’ultimo  periodo,  mentre  non  ci  sono  dati  disponibili  per  la  spesa  legata 

all’inserimento lavorativo dei disabili. 

 

È  soprattutto  grazie  all'utilizzo  del  Fondo  sociale  europeo  (Fse)  che  la  Seo  ha  apportato miglioramenti 

nell'ambito  delle  politiche  del  lavoro,  sopratutto  nei  confronti  di  soggetti  con  difficoltà  di  inserimento 

occupazionale. Miglioramenti, però,  che non preludono ad un  vero e proprio mutamento di  strategia di 

intervento  nel mercato  del  lavoro  italiano,  ancora  caratterizzato  dalla  strenua  protezione  del  posto  di 

lavoro,da  una  scarsa  incentivazione  alla  ricerca  e  alla mobilità  e  dalla  facilitazione  all'uscita  dal  sistema 

produttivo. L'impatto delle politiche attive è legato alla capacità di far incontrare le esigenze della domanda 

con quelle dell'offerta, per questo gli effetti positivi si sono riscontrati soprattutto nelle regioni del Centro‐

Nord,  più dinamiche rispetto a quelle del Meridione. 

L'Italia, con  il nuovo Programma Nazionale di Riforma 2008‐201013, sta portando avanti  il suo processo di 

allineamento e avvicinamento agli obiettivi posti dalla Commissione esplicitati nelle  linee di orientamento 

per la crescita e l'occupazione nel periodo 2005‐200814.  

 

13  Dipartimento  Politiche  comunitarie  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri,  Programma  Nazionale  di  Riforma  2008‐2010. 

Strategia  di  Lisbona  per  la  crescita  e  l'occupazione,  www.politichecomunitarie.it/attivita/16214/programma‐nazionale‐di‐

riforma‐2008‐2010 

14 Linee di orientamento per le politiche dell'occupazione (2005‐2008),  

http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/community_employment_policies/c11323_it.htm. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Tabella 3 ‐ Composizione della spesa per le politiche attive del lavoro (in percentuale della spesa totale per le Pal)  

Paese  Servizi impiego  Formazione  Misure giovani  Incentivi occup.  Misure disabili 

 1985‐

1989 

1990‐

1995 

1996‐

2002 

1985‐

1989 

1990‐

1995

1996‐

2002

1985‐

1989

1990‐

1995 

1996‐

2002 

1985‐

1989 

1990‐

1995 

1996‐

2002 

1985‐

1989 

1990‐

1995 

1996‐

2002 

Svezia  12,4  9,5  18,0  27,4  29,8  22,3  6,6  6,4  1,3  13,8  23,7  26,5  39,8  30,6  32 

Francia  16,6  12,9  12,7  39,2  34,6  22,2  30,2  23,9  26,6  7,2  21,6  32,0  6,7  7,0  6,5 

Germania  23,3  16,5  17,9  28,9  34,0  28,0  5,0  4,0  6,3  20,6  28,0  26,0  22,2  17,6  21,8 

Regno 

Unito 22,6  37,4  39,6  14,8  26,8  14,5  32,4  26,6  36,3  26,4  4,6  4,3  3,8  4,6  5,4 

Spagna  n.d.  16,3  11,1  n.d.  20,3  25,8  n.d.  13,5  9,2  n.d.  48,4  50,5  n.d.  1,6  3,5 

media 5 

paesi 18,7  18,5  19,9  27,6  29,1  22,6  18,6  14,9  15,9  17,0  25,3  27,9  18,1  12,3  13,8 

Italia  10,8  3,3  5,2  3,3  1,1  8,9  75,0  49,4  33,2  10,8  46,2  52,6  0  0  0 

indice 

convergenza 0,57677  0,17819  0,26183  0,11967  0,04  0,3945 4,04  3,32  2,08  0,64  1,83  1,89       

Fonte: elaborazione Isfol su dati Oecd 

 

Nella  Relazione  alla  Camera  dei  Deputati  sulla  partecipazione  dell'Italia  all'Unione  europea15  vengono 

richiamate  le  raccomandazioni  della  Commissione  riguardanti  i  settori  di  intervento  del  PNR  che 

necessitano  di  essere  implementati  in  maniera  prioritaria:  sostenibilità  delle  finanze  pubbliche,  dove 

occorre intensificare gli sforzi e completare la riforma delle pensioni; maggiore concorrenza nei mercati dei 

prodotti  e dei  servizi;  intensificazione della  lotta  contro  le disparità  regionali  in  termini  di occupazione; 

miglioramento  dell'istruzione  e  della  formazione  continua;  potenziamento  delle  strutture  per  l'infanzia 

onde conciliare vita familiare e vita professionale; incentivazione dell'occupazione femminile e di quella dei 

lavoratori anziani. 

La  tesi  intorno  alla quale prenderanno  forma  le  iniziative  istituzionali nel  triennio 2008‐2010  è  che una 

società attiva è insieme più competitiva, perché caratterizzata da un’alta dotazione di capitale umano, ma 

anche più  giusta  e  inclusiva, perché  capace di  connettersi  e  costruire  solide  relazioni  sociali.  Il Governo 

intende declinare integralmente questi principi, peraltro già presenti nella legge Biagi del 2003. È, infatti, ha 

programmato l’esercizio delle deleghe in materia di ammortizzatori sociali, Servizi per l’impiego, contratto 

di apprendistato e  riordino degli  incentivi. Occorre,  inoltre, considerare gli  interventi  regionali  in  tema di 

flessibilità e  sicurezza del  lavoro,  finalizzati  in particolare: all’attivazione di  interventi nell’area del  lavoro 

flessibile,  nell’ambito  del  sistema  regionale  dei  Servizi  per  l’impiego,  con  particolare  riferimento  alle 

competenze professionali dei  lavoratori atipici; alla  stabilizzazione occupazionale e alla promozione della 

regolarità del  lavoro.  In tale contesto, si prevede  l’introduzione di  forme basilari di tutela quali: sostegno 

all’attivazione di forme previdenziali integrative; promozione di strumenti che facilitino l’accesso al credito 

presso il sistema bancario; concessione di assegni formativi (voucher).  

15 Camera dei Deputati, Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea  (anno 2008), Doc. LXXXVII n. 2, 21 maggio 

2009. Presentata dal Ministro per le politiche europee Ronchi.  

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SEZIONE II 

L’impegno dei Servizi per l’impiego per 

fronteggiare le situazioni di crisi

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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5. Gli interventi regionali e il ruolo dei Servizi per l’impiego  

L’evoluzione  peculiare  dei  mercati  locali  del  lavoro,  dopo  il  superamento  del  modello  fordista,  ha 

contribuito a diversificare marcatamente le caratteristiche di maggiore o minore selettività di questi stessi 

mercati,  nei  riguardi  di  specifiche  componenti  della  forza  lavoro  (giovani,  donne,  anziani,  disabili  ecc.). 

Stante questo assetto, il manifestarsi ciclico delle crisi aziendali o settoriali ha comportato il manifestarsi e 

consolidarsi di diversi modelli sociali di  lavoratore  in crisi/disoccupato, a seconda che  i sistemi produttivi 

locali ed i territori che li ospitavano risultavano in grado di offrire percorsi praticabili di reingresso, ovvero 

risultavano  esposti  a dinamiche  di  deindustrializzazione  troppo  repentine  per  consentire  un  efficace 

ricollocamento della forza lavoro, magari nell’ambito del terziario emergente. 

Calati appieno in questa realtà in rapida evoluzione, i Servizi per l’impiego decentrati hanno misurato anche 

in anni  recenti  la propria  capacità di  intervento, utilizzando gli  strumenti messi a  loro disposizione dalla 

programmazione regionale e provinciale. In questo paragrafo si intende offrire una panoramica delle azioni 

specifiche promosse dalle Amministrazioni regionali, provinciali e dagli SPI per far fronte alle situazioni di 

crisi  occupazionale  nel  territorio.  I  contenuti  sono  desunti  dall’Indagine  Isfol  censuaria  sui  Servizi  per 

l’impiego ‐ annualità 2008 – da ricerche documentali e da approfondimenti condotti sui siti web ufficiali di 

Regioni, Province, Assessorati al lavoro e Osservatori al gennaio 2009.  

Data  la  delicatezza  della  situazione  occorre  sottolineare  che  sia  la  somministrazione  dei  questionari  che 

l’aggiornamento  di  buona  parte  dei  siti web  è  precedente  al  conclamarsi  della  crisi  economica  in  corso, 

manifestatasi dall’ultimo quadrimestre del 2008 e ad oggi in piena evoluzione. Le risultanze qui esposte sono 

dunque  relative ad una  situazione precedente,  che mostrava  sì una  situazione di difficoltà anche  spinta  in 

alcune aree, in particolare in alcuni settori e distretti industriali, ma non al livello dell’attuale. Per verificare la 

consistenza  delle  risposte  che  Amministrazioni  e  Servizi  per  l’impiego  porranno  in  opera  per  arginare  e 

contrastare  quanto  si  sta  verificando  al momento  in  ambito  occupazionale,  sarà  necessario  attendere  la 

prossima rilevazione di indagine ed ulteriori aggiornamenti da parte delle strutture preposte. 

Appare anche opportuno specificare che  ‐ non ritenendo utile  in questo contesto  fare un raffronto tra  le 

diverse  politiche  locali  ‐  i  contenuti  qui  presentati  hanno  un  semplice  carattere  espositivo,  sono  quindi 

proposti per Regione e in raggruppamenti per macroaree: Nord, Centro e Sud Italia. 

 

5.1. Interventi dell’area settentrionale 

La Regione Emilia Romagna demanda gli interventi e le azioni specifiche connesse all’attivazione di misure 

di politica attiva del lavoro alle Province, nell’ambito dell’attività dei Servizi per l’impiego. Il Servizio lavoro 

regionale si occupa  invece delle procedure per  l’accesso alle  liste di mobilità, ossia della formazione delle 

liste di mobilità ai sensi dell'art. 6 della Legge n. 223 del 1991 e dei pareri sulla concessione del trattamento 

straordinario di integrazione salariale ai sensi  della medesima normativa. 

A  livello  locale  la Provincia di Modena ha promosso  in via sperimentale, nel corso del biennio 2006‐2007, 

un  intervento di  supporto al  reinserimento  lavorativo  rivolto a donne e uomini  in età adulta  in  stato di 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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disoccupazione e in mobilità, anche appartenenti a gruppi sociali svantaggiati16. Alle origini del progetto la 

constatazione di un incremento del fenomeno di disoccupazione di lunga durata, soprattutto nelle aree di 

Carpi  (per  il  tessile)  e Mirandola, dove diversi processi di  ristrutturazione  hanno  ampliato  il  ricorso  alla 

mobilità  generando  fenomeni  di  disoccupazione,  soprattutto  tra  fasce  di  popolazione  con  minori 

opportunità di  reimpiego.  L’erogazione del  servizio ha previsto due  fronti di attività: verso  i  lavoratori e 

verso  le  imprese17  ed  ha  promosso  un’azione  specificamente messa  a  bando  dal  Servizio  Formazione 

Professionale,  che  ha  consentito  ad  alcune  partecipanti  donne  di  essere  coinvolte  in  azioni  formative 

progettate ad hoc ed avviate in tempi brevi per il potenziamento delle competenze di base o professionali 

necessarie al rafforzamento dell’occupabilità o all’inserimento in specifici posti di lavoro. 

Rispetto ai percettori di ammortizzatori  sociali,  la Provincia di Rimini ha promosso ed  istituito un Fondo 

Provinciale per lavoratori licenziati e inseriti nelle liste di mobilità, composto da risorse pubbliche derivanti 

dal  proprio  bilancio  e  da  quello  dei  Comuni  del  territorio  che  hanno  aderito  all’iniziativa mediante  una 

convenzione. L’intervento è stato denominato Progetto Solida (vedi anche par. 5.2).  

Dal maggio 2006 al 31 dicembre 2007 la Regione Friuli Venezia Giulia ha realizzato un’iniziativa finalizzata a 

fronteggiare le situazioni di crisi occupazionale nel territorio. Il progetto (finanziato dal Pon Obiettivo 3 Asse 

D misura D1) aveva come obiettivo quello di   creare un sistema di accompagnamento dei  lavoratori nella 

fase della perdita del posto di lavoro, offrendo una serie di servizi integrati per il sostegno al reinserimento 

lavorativo. Beneficiari dell’intervento sono stati  i  lavoratori coinvolti nelle crisi occupazionali del territorio 

regionale previste dal bando di assegnazione o dichiarate tali dall’Amministrazione regionale ai sensi della 

L.  R.  n.  18  del  200518.  Per  ciascuna  situazione  di  crisi  è  stato  predisposto  un  Piano  di  gestione  della 

situazione  di  grave  difficoltà  occupazionale  che  l’Agenzia  regionale  del  lavoro  e  della  formazione 

professionale ha avuto  il compito di monitorare e seguire nelle sue fasi di avanzamento.  I  lavoratori sono 

stati seguiti sia per quello che riguarda la possibilità di accesso agli strumenti di sostegno al reddito, sia nel 

16 I destinatari sono rappresentati da: donne in mobilità e/o in reinserimento lavorativo dopo un prolungata assenza dal mercato 

del  lavoro; adulti  in stato di disoccupazione a bassa scolarità e/o bassa qualificazione, coinvolti  in processi di riconversione e 

ristrutturazione  produttiva  quindi  adulti  che  rischiano  l’espulsione  dal mercato  del  lavoro  in  età  avanzata;  disoccupati  o 

inoccupati di  lunga durata; persone  che  rientrano nell’area del disagio non  certificato, nonché  tutti  i  soggetti  che per varie 

motivazioni necessitano di un sostegno specifico per l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro (cittadini extracomunitari; 

nomadi  e  persone  appartenenti  a  minoranze  etniche,  ex  detenuti,  tossicodipendenti  in  fase  di  reinserimento,  persone 

inquadrabili nei fenomeni di nuova povertà, ecc). 

17 Ai  lavoratori è stato offerto un servizio articolato comprendente: diagnosi delle competenze; rafforzamento delle capacità di 

autopromozione  nel  mondo  del  lavoro;  definizione  e  realizzazione  di  un  progetto  individuale  di  inserimento  lavorativo; 

promozione dei  loro CV al  sistema  locale delle  imprese. Nei confronti delle  imprese,  il progetto  si è attivato nella  ricerca di 

opportunità di lavoro. Alle aziende interessate è stato offerto un book anonimo di candidati, come opportunità da prendere in 

considerazione nelle fasi di selezione del personale;  il book, grazie ai colloqui svolti con gli utenti, ha offerto  informazioni più 

specifiche e mirate  rispetto ai CV o alle schede di norma utilizzate per  la preselezione o  l’incontro  fra domanda e offerta di 

lavoro presso i Cpi.  

18 A  fine  2006  sono  state  individuate  otto  crisi  a  cui  corrispondono  otto  Piani  di  gestione  delle  situazioni  di  grave  difficoltà 

occupazionale; a questo momento  sono  stati deliberati dalla Giunta  regionale  i  seguenti Piani di gestione delle  situazioni di 

grave difficoltà occupazionale: Piano del settore tessile regionale approvato con DGR 2281/2006; Piano del distretto della sedia 

(DGR  2468/2006);  Piano  della  metalmeccanica  nella  Provincia  di  Gorizia  (DGR  2851/2006);    Piano  del  Sanvitese  (DGR 

2891/2006); Piano della metalmeccanica nella Provincia di Trieste (DGR 2913/2006); Piano del commercio nelle zone di confine 

(DGR 3024/2006); Piano del settore dell'elettronica regionale (DGR 3105/2006); Piano delle imprese dei territori montani (DGR 

3264/2006). 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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loro percorso di orientamento ‐ qualificazione /riqualificazione professionale e di inserimento lavorativo. 

L’azione di  tutela  al  reddito  è  stata principalmente  svolta dalla Regione  con  la  gestione di procedure  che 

hanno portato al  riconoscimento dello  stato di crisi ed alla conseguente erogazione dei benefici della Cigs. 

Riguardo  ai  percorsi  formativi  e  di  accompagnamento‐reinserimento,  i  lavoratori  sono  stati  coinvolti, 

nell’ambito di  “Progetti  speciali”,  in  corsi di qualificazione/riqualificazione professionale o percorsi di work 

experience,  anche  assistiti  da  voucher  formativi  o  da  sussidi  per  la  frequenza  (Progetto  Restart,  Bando 

Multimisura, Progetto Pari) (vedi anche par. 5.3). Tutti questi percorsi sono stati modulati tenendo presente le 

caratteristiche del  lavoratore e  le  sue precedenti esperienze professionali, ma anche  l’effettiva e  concreta 

possibilità di occupazione riscontrabile sul mercato, in aziende in fase di espansione produttiva sul territorio19. 

In  Liguria,  in  occasione  di  alcune  situazioni  di  crisi  industriali  che  hanno  portato  al  licenziamento  di 

lavoratori con conseguente collocazione nelle liste di mobilità, i Servizi per l’impiego delle quattro province 

hanno  avviato  azioni  per  la  loro  ricollocazione  affidandosi  a  società  specializzate  in  outplacement, 

presentando appositi progetti finanziati dalla Regione con risorse a valere sul Fondo per l'occupazione20. 

In ambito locale, la Provincia di Imperia si pone come soggetto attuatore del Progetto Pari per reinserire nel 

mercato  del  lavoro  soggetti  svantaggiati,  tra  cui  gli  iscritti  nelle  liste  di mobilità, mentre  la  Provincia  di  

Savona ha varato  il   Progetto Life    (Lavoratori  Indotto Ferrania) per  i percettori di ammortizzatori  sociali 

delle  aziende di settore in crisi. Il progetto, che ha goduto di un finanziamento regionale, ha previsto azioni 

di accompagnamento al lavoro e voucher formativi alle persone uscite per l’appunto dalla Ferrania.  

In  base  all’Accordo  con  il Ministero  del  lavoro  e  della  previdenza  sociale  (18 marzo  2008)  alla  Regione 

Lombardia  sono  stati destinati 15 milioni di euro per  la  concessione o proroga di  trattamenti di Cigs, di 

mobilità,  di  disoccupazione  speciale  ai  lavoratori  delle  imprese  ubicate  nella  Regione  che  non  possono 

ricorrere agli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa a regime. Per  le aziende fino a 15 dipendenti 

sono confermate  le procedure di esame ed approvazione attualmente  in essere nelle singole Province; a 

livello  locale  verranno  individuate  le modalità  più  opportune  per  coniugare  le  politiche  attive  a  quelle 

passive. Per  le  imprese  con più di 15 dipendenti e per quelle  che presenteranno domande  in deroga  le 

procedure previste si presentano invece molto più articolate. 

Per quanto riguarda il livello provinciale, già dal mese di giugno 2006 la Giunta di Sondrio aveva siglato un 

Verbale  di  accordo  territoriale,  sottoscritto  dai  rappresentanti  del  Ministero  del  lavoro,  dall’Agenzia 

regionale per il lavoro della Lombardia  e dai rappresentanti delle categorie imprenditoriali e sindacali, per 

la concessione di ammortizzatori sociali in deroga e per la predisposizione di piani straordinari di politiche 

19  Per  quanto  riguarda  gli  interventi  previsti  dai  progetti  speciali,  le  azioni  di  formazione,  riqualificazione,  aggiornamento, 

accompagnamento al  reinserimento  lavorativo dei  lavoratori coinvolti nei Piani di gestione delle situazioni di grave difficoltà 

occupazionale, sono quelle previste dal Bando Multimisura e dal Progetto Restart.  Il Bando Multimisura  (Azione 11) prevede 

percorsi formativi sostenuti da un'indennità mensile per la partecipazione pari a 640 euro, finanziati dalla Regione e gestiti dalle 

singole Province, attivabili in tempi brevi. Il Progetto Restart invece propone un sistema integrato di servizi di orientamento e 

formazione,  di  ricerca  delle  opportunità  occupazionali  e  di  accompagnamento  costante  del  lavoratore  nel  reinserimento 

lavorativo. Il progetto fa capo alla Regione, ma coinvolge i Centri per l'Impiego, che forniscono tutte le informazioni relative a 

lavoratori ed aziende interessate. 

20 I progetti hanno riguardato le seguenti aziende e numero di lavoratori: Società S.Lorenzo ‐ Imperia: lavoratori 15;  Ex Ceramica 

Vaccari  ‐ La Spezia:  lavoratori 168;  Indotto Ferrania Technologies  ‐ Savona:  lavoratori 30; Anonima Petroli  Italiana – Genova:                

lavoratori 20; Jabil Circuit Italia Srl ‐ Genova: lavoratori 10; Gruppo Tecnosistemi Spa – Genova: lavoratori 15. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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attive per  il  lavoro  sul  territorio, a  sostegno del personale  coinvolto nelle  crisi  in atto nei  settori  tessile, 

metalmeccanico, elettrico e agricolo/agroalimentare. Da menzionare anche  il riavvio nel gennaio 2008 del 

Programma Pari, conclusosi nel periodo precedente a fine settembre 2007.   

La Provincia di Bergamo ha promosso diverse  iniziative a sostegno dei  lavoratori  in difficoltà occupazionale, 

attraverso  misure  rivolte  alla  prevenzione  di  esuberi  di  personale  e  alla  realizzazione  di  progetti  di 

riqualificazione e accompagnamento al  lavoro  in  caso di  ristrutturazioni,  riconversioni e  crisi aziendali,  con 

l’erogazione di Cigs e indennità di mobilità. Sono state previste inoltre azioni di studio, ricerca e monitoraggio 

volte  a  rilevare  ed  analizzare  l’andamento  del mercato  del  lavoro.  La  Provincia  ha  ricoperto  un  ruolo  di 

governance ed  i progetti sono il frutto di collaborazioni tra tutti gli attori che operano nel mercato del lavoro 

locale (Comuni, Comunità Montane, organizzazioni sindacali ed Associazioni datoriali). Dai tavoli di confronto 

sono scaturite diverse misure di politica attiva e i fondi variano in base ai diversi progetti. 

I percettori di ammortizzatori sociali assieme agli over 40, gli svantaggiati e  i disoccupati di  lunga durata 

sono  stati  trattati  nel  Progetto  Pari, mirato  a  fronteggiare  le  situazioni  di  crisi  aziendale  del  comparto 

manifatturiero ed articolato in due diverse sezioni: 

a. Progetto Valcamonica, Valcavallina  e  Sebino  (finanziato  dal Ministero  del  lavoro)  con  l'obiettivo  di 

ricollocare  500  operai  fuoriusciti  dalle  industrie  tessili  rientranti  nel  bacino  del  progetto  è  stata 

assegnata una dote formativa finalizzata all'adeguamento delle competenze ed un sostegno al reddito 

per disoccupati senza sussidi, di cui 100 da avviare ad autoimpresa (vedi anche par. 5.2).  

b. Programma  d’Azione  per  il  Re‐Impiego  di  lavoratori  svantaggiati  (finanziato  dal  Ministero  della 

Solidarietà  Sociale  e  dal Ministero  del  Lavoro)  iniziato  nell’aprile  2005  e  conclusosi  nel  settembre 

2007, è stato rivolto  alle imprese mediante la previsione di incentivi in caso di assunzione di lavoratori 

provenienti da aziende  in crisi. E' stata prevista anche  l'erogazione di una dote formativa (fino ad un 

massimo di 1.000 Euro lordi) per i lavoratori assunti a tempo indeterminato o determinato per almeno 

12 mesi. Gli interventi previsti da questo programma sono stati condotti direttamente dalla Provincia 

che tramite i Cpi ha proposto servizi di preselezione dei lavoratori, consulenza normativa ed assistenza 

all'inserimento in aziende del personale. 

 

Da segnalare anche  l’intervento di ricollocazione di 150  lavoratori  in Cigs o mobilità, espulsi dal comparto 

tessile‐abbigliamento‐moda e finanziato dal Fondo Nazionale per l’occupazione. In collaborazione con una 

società privata di outplacement, tra ottobre 2005 e dicembre 2006, sono stati erogati servizi specifici agli 

utenti, quali stesura dei curricula, simulazione di colloqui, analisi di annunci, azioni di  incrocio domanda e 

offerta e di account per  l’individuazione di posti  lavoro.  Il progetto ha  rappresentato per  la Provincia  la 

prima sperimentazione della collaborazione tra servizi pubblici e privati.  

A sostegno di queste iniziative sono stati svolti studi e ricerche sugli ambiti territoriali maggiormente colpiti 

dalle  situazioni  di  crisi  del  comparto  tessile  ed  è  nato  l’Osservatorio  provinciale  del  settore  tessile, 

trasformato,  a  seguito  dell’estensione  a  tutto  il  comparto  manifatturiero  della  sperimentazione,  in 

Osservatorio  provinciale  degli  ammortizzatori  sociali  in  deroga,  con  compiti  di  gestione  e monitoraggio 

degli strumenti previsti dagli accordi stessi. Per favorire lo sviluppo delle misure promozionali al reimpiego, 

è stato istituito l’Osservatorio provinciale delle politiche attive del lavoro e per rendere tali misure efficaci e 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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mirate è  stato  istituito anche  l’Osservatorio Provinciale del mercato del  lavoro  (gestito  in  collaborazione 

con l'Università di Bergamo e con un Comitato scientifico composto da tutti gli attori che operano nei vari 

ambiti del mercato del lavoro locale) per individuare i fabbisogni formativi e professionali delle imprese del 

settore terziario che operano sul territorio provinciale. 

Anche  la  Provincia  di  Mantova  promuove  interventi  di  programmazione  relativi  ai  percettori  di 

ammortizzatori sociali e  interventi sulle situazioni di crisi aziendale;  i fondi utilizzati sono del Fse.  I Servizi 

per l’impiego in questi casi hanno la funzione di monitoraggio della realtà e di valutazione dei progetti che 

possono essere attuati. 

La  Provincia  di  Lodi  oltre  alla  gestione  degli  ammortizzatori  sociali  in  deroga  (target  donne,  over  50, 

percettori di ammortizzatori sociali) e alla ricollocazione dei  lavoratori  fuoriusciti dalle crisi aziendali, con 

particolare riferimento al genere femminile, attua  la programmazione e  la progettazione territoriale degli 

interventi e in alcuni casi anche la gestione dei progetti. 

Anche  in  Piemonte  come  in molte  altre  regioni  sono  stati  aperti  sportelli  di welfare  to work  grazie  al 

programma Pari. I designatari degli interventi nella regione provengono essenzialmente da aziende in stato 

di cessazione o sono lavoratori in Cigs in deroga o over 45. 

Altro progetto  finalizzato a prevenire situazioni di emarginazione di  lavoratori, conseguenti ai processi di 

riorganizzazione delle aziende  tessili e meccano‐tessili del distretto biellese e ad  intervenire sulle criticità 

già  in  essere  è    L3  –  Life  Long  Learning  Club. Gli  interventi  si  sono  esplicitati  a  vari  livelli:  sul  sistema 

pubblico e  formativo del  territorio;  sulle  imprese per promuovere  la  valorizzazione delle  risorse umane; 

sulle fasce di lavoratori a rischio per fornire servizi innovativi di orientamento, formazione e ricollocazione 

(vedi anche par. 6.3). 

 

In quanto al  livello  locale,  la Provincia di Torino ha realizzato con finanziamenti Fse attraverso  il Por/ob.3  il 

Progetto COR  ‐ 1  euro  per abitante  (edizione 2005/06), per  la  ricollocazione dei  lavoratori provenienti da 

aziende  in crisi,  in particolare quelle dell’indotto Fiat. Mentre  la Provincia ha finanziato  le attività,  i Comuni 

coinvolti hanno finanziato il sostegno al reddito attraverso l’autotassazione di un euro, appunto, per cittadino. 

La  Provincia  di  Novara  ha  appaltato  un  servizio  di  ricollocazione  per  800  lavoratori,  percettori  di 

ammortizzatori sociali provenienti prevalentemente da aziende  in crisi che hanno stipulato accordi con  la 

Provincia. E’ stata preparata una graduatoria delle persone interessate che hanno presentato domanda; le 

prescelte sono state intervistate dagli operatori ed è stato definito un percorso di reinserimento lavorativo 

tramite tirocinio oppure, ove possibile, attraverso un contratto a tempo determinato.  

Nell’area di Cuneo in caso di crisi la Provincia apre in genere un tavolo politico utile all’individuazione delle 

possibili piste per  far  fronte alla  ricollocazione dei  lavoratori  in esubero. Mediante un catalogo aperto di 

fornitori di servizi di outplacement vengono esplicate procedure ristrette e negoziate; il soggetto attuatore 

propone  un  pacchetto  di  servizi  adattato  alle  esigenze  dei  lavoratori  e  prevede  interventi  più  o meno 

consistenti. La Provincia ha stipulato anche un accordo con  la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo,  la 

Brebanca e l'Inps, relativo agli anticipi della cassa integrazione ai lavoratori. 

Nella Provincia di Biella i progetti di ricollocazione per i percettori di ammortizzatori sociali sono finanziati 

da fondi regionali e coordinati dagli operatori dei Servizi e dei Centri per  l’impiego. Le attività consistono 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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generalmente  nell’analisi  delle  competenze,  nel  sostegno  nella  ricerca  del  lavoro  e  nella  ricollocazione. 

Nell’ambito  di  questa  ultima  vengono messe  in  atto  azioni  di  orientamento,  sostegno  e matching  dei 

lavoratori espulsi che aderiscono al progetto.  

La  Provincia  di Alessandria  è  tra  quelle  che  riguardo  al  target  “percettori  di  ammortizzatori  sociali” 

aderisce al Progetto Pari. 

Il  Piano  triennale  di  politica  del  lavoro  2004‐2006  della  Regione  Valle D’Aosta,  prorogato  per  il  2007  e 

nuovamente  prorogato    per  il  2008,  pone  due  specifici  obiettivi  al  contrasto  della  carenza  di  lavoro, 

promuovendo l’assunzione di lavoratori anziani per favorire il raggiungimento dei requisiti per la pensione e 

al contrasto della perdita di posti di  lavoro  in caso di crisi aziendali settoriali, promuovendo e sostenendo 

percorsi integrati finalizzati al reinserimento lavorativo. Sono stati ammessi alle nuove iniziative i lavoratori 

residenti nella regione a cui manchino da uno a tre anni di contribuzione previdenziale per raggiungere  la 

pensione  di  anzianità  o  di  vecchiaia  ‐  oppure  da  uno  a  tre  anni  per  raggiungere  il  requisito  dell’età 

pensionabile21‐ e gli appartenenti alle seguenti categorie: qualsiasi persona  inserita nelle  liste di mobilità; 

qualsiasi  persona  posta  in  Cassa  integrazione  guadagni  straordinaria;  qualsiasi  persona  in  procinto  di 

perdere  il posto di  lavoro a  seguito di  crisi aziendale dichiarata.  In questo  caso  si  intende un  lavoratore 

proveniente da un’azienda per la quale sia stato stipulato un verbale di esame congiunto tra organizzazioni 

sindacali  dei  lavoratori  e  datoriali,  che  attesti  lo  stato  di  crisi  ai  fini  dell’utilizzo  della  Cigs  o  della 

collocazione nelle liste di mobilità dei lavoratori eccedentari. La Regione si occupa anche della promozione 

di attività mirate alla ricollocazione quali orientamento e formazione breve.  

La Giunta Regionale della Regione Veneto, con il  DGR n. 3702 del 21 ottobre 2008, ha adottato interventi 

di  politica  attiva  del  lavoro  particolarmente  mirati  e  di  breve  durata  al  fine  di  affrontare  particolari 

situazioni di  tensione a  livello settoriale o  locale. Sono state proposte a  riguardo azioni di  ricollocazione, 

orientamento e formazione,   per accelerare il reingresso nel mercato del lavoro di lavoratori dipendenti o 

ex dipendenti che risultino in esubero a seguito di processi di riorganizzazione aziendale, licenziati,  posti in 

Cigs o in mobilità da aziende che versino in grave situazione di crisi. 

I  progetti  relativi  devono  fare  riferimento  ad  aziende  del Veneto  che  determinano  effetti  occupazionali 

rilevanti nell'Area di riferimento e coinvolgono un numero consistente di lavoratori/lavoratrici in procedure 

di  riduzione  di  personale;  devono  promuovere  azioni  di  pari  opportunità  tra  uomini  e  donne;  avere 

carattere  d’urgenza  debitamente  documentata. Gli  interventi  ‐  che  non  possono  eccedere  i  12   mesi  ‐ 

devono prevedere pacchetti personalizzati per  il rientro al  lavoro composti da azioni di natura orientativa 

e/o  formativa quali: analisi del contesto; attività di orientamento  individualizzato e collettivo  (rilevazione 

delle esperienze pregresse dei partecipanti, analisi delle  spendibilità professionali, definizione di progetti 

professionali,  sostegno  alla  transizione,  tecniche  di  ricerca  del  lavoro);  attività  formativa;  attività  di 

21  L’assunzione  deve  essere  effettuata  con  contratto  di  lavoro  a  tempo  indeterminato  oppure  a  tempo  determinato  fino  al 

raggiungimento del requisito valido ai fini pensionistici. Ai fini dell’ammissione ai benefici, pertanto, il datore di lavoro non deve 

avere effettuato  licenziamenti di personale appartenente alla  stessa qualifica professionale o avente analoghe mansioni del 

lavoratore oggetto della richiesta di finanziamento. La misura prevede degli incentivi economici. L’intervento finanziario ha una 

durata minima di un anno e massima di tre anni e viene erogato  in rate annuali posticipate. L’incentivo prevede un rimborso 

pari al 50% del costo del lavoro lordo aziendale per un anno di effettivo lavoro, al 25% annuo nel caso di due anni di effettivo 

lavoro ed al 16,7% annuo nel caso di tre anni di effettivo lavoro. 

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

   

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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accompagnamento e supporto all’inserimento  lavorativo  (proposte di  inserimento  lavorativo, supporto al 

processo di selezione, ricollocazione); verifica e monitoraggio. 

A  livello  locale,  la  Provincia  di  Venezia,  congiuntamente  alla  Camera  di  Commercio  e  a  Confindustria 

Venezia, ha deliberato (feb. 2009)  lo stanziamento di 500mila euro da riservare per un fondo di sostegno 

alle aziende e ai lavoratori. Anche i Servizi per l’impiego dell’area di Treviso hanno realizzato un fondo per 

l’occupazione  destinato  a  percettori  di  misure  come  la  mobilità  e  la  disoccupazione,  finalizzato  alla 

realizzazione di tirocini, stage e formazione in azienda. 

A  Padova  la  Provincia  si  è  fatta  promotrice  di  progetti  di  outplacement,  realizzati  per  specifiche  crisi 

aziendali che hanno colpito il mercato del lavoro locale. Le attività proposte in questo ambito, anche con la 

collaborazione  dei  Centri  per  l’impiego  del  territorio,  sono  state:  colloquio  di  orientamento  a  tutti  i 

percettori di ammortizzatori sociali delle aziende interessate; sottoscrizione del Piano da Azione Individuale 

(Pai); formazione realizzata da un soggetto partner su argomenti quali tecniche di redazione del curriculum 

e presentazione al colloquio di lavoro; accompagnamento alla ricerca attiva di occupazione. I fondi utilizzati 

sono  di  natura  provinciale  e  talvolta  regionale.  Riguardo  ai  target  dei  disoccupati  di  lunga  durata  e 

percettori di ammortizzatori sociali, gli Spi hanno aderito al Programma Pari.  

I  Servizi  per  l’impiego  della  Provincia  di  Rovigo  hanno  elaborato  un  progetto  di  outplacement  in 

partenariato con Uninpiego e Agenzia di Confindustria per i percettori di ammortizzatori sociali. Il progetto,  

approvato e finanziato dalla Regione ha riguardato inizialmente 30 lavoratori per i quali è stata prevista una 

fase  di  formazione  ed  orientamento  (sia  collettivo  che  individuale)  seguita  da  una  settimana  di 

accompagnamento  in  azienda.  Da  segnalare  anche  un  progetto  finanziato  dal  Fondo  sociale  europeo 

(scadenza  febbraio  2009)  per  favorire  il  reinserimento  lavorativo  di  70  donne  disoccupate,  in lista  di 

mobilità,  domiciliate  nella  provincia.  Gli  Spi  hanno  anche  partecipato,  quali  soggetti  attuatori,  al 

programma Pari.  

 

5.2. Interventi dell’area centrale 

Nelle situazioni di crisi i Servizi per l’impiego del Lazio gestiscono essenzialmente il Progetto Pari; un’analisi 

della situazione viene svolta direttamente dalla Regione o da Sviluppo Lazio22, mentre per  lo sviluppo dei 

Piani di Impresa la struttura coinvolta è Bic Lazio23. La Regione è intervenuta più volte nell’ambito della crisi 

industriale,  come  nel  caso  della  Ericson,  con  una  serie  di  azioni  per  la  promozione  e  la  gestione  degli 

ammortizzatori  erogati  dal  Ministero  del  lavoro,  o  nel  processo  di  prevenzione  della  disoccupazione 

22 È la società costituita da Regione Lazio, Camera di Commercio I.A.A. Roma, Unione Regionale C.C.I.A.A. del Lazio. L'attività di 

Sviluppo Lazio promuove la cultura d'impresa, sostiene programmi di sviluppo territoriale e partecipa a progetti d'investimento 

nelle  infrastrutture. Opera  inoltre per  l'acquisizione e  l'ottimizzazione di  risorse  finanziarie  comunitarie, nazionali e private, 

favorendo l'internazionalizzazione del sistema economico regionale e gli interscambi commerciali con l'estero. 

23 Bic Lazio spa (Business Innovation Centre), agenzia di diffusione della cultura d’impresa e sostegno allo start up aziendale, fa 

parte  della  rete  delle  Agenzie  regionali  di  sviluppo,  ha  l'obiettivo  di  stimolare  e  promuovere  la  nascita  di  nuove  imprese, 

favorire  lo sviluppo e  il consolidamento delle neoimprese nella  fase di decollo, diffondere sul  territorio  la cultura d'impresa, 

mettere a disposizione della Regione e degli Enti pubblici  locali  il know how manageriale e tecnico per favorire  le capacità di 

progettazione con particolare riferimento alla partecipazione a programmi e progetti dell'Ue, nel campo dello sviluppo locale e 

della promozione dell'offerta imprenditoriale.  

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nell’area di Latina, favorendo l'incontro tra la domanda di manodopera specializzata necessaria alle aziende 

farmaceutiche e l’offerta di manodopera formata da lavoratori in mobilità.  

Altri  interventi hanno riguardato  lo sviluppo e  il sostegno dell'indotto Fiat di Piedimonte S. Germano  ‐  in 

collaborazione  con Bic  Lazio, Unionfidi  Lazio  ‐ nell´ambito di una  convenzione  firmata  con  l´Assessorato 

Piccola e Media Impresa, Commercio e Artigianato della Regione, per l’attivazione di servizi e agevolazioni 

finanziarie alle  imprese,  aventi  sede operativa nella Provincia di Frosinone,  in quanto  sistema delle aree 

interessate dalla crisi. 

Da segnalare anche  il  Progetto  integrato per  il rilancio e  lo sviluppo del Distretto dell'Abbigliamento della 

Valle  del  Liri  finalizzato  a  promuovere  e  sostenere  la  posizione  competitiva  delle  Pmi  del  distretto, 

mettendo a  loro disposizione un sistema  integrato di servizi, di agevolazioni e di  interventi  infrastrutturali 

capaci di contribuire allo sviluppo qualitativo delle produzioni, all'affermarsi di progetti a marchio proprio, 

all'attivazione di processi di collaborazione tra imprese. 

A  livello  territoriale,  la Provincia di Frosinone,  riguardo alle attività a  favore del  reinserimento  lavorativo dei 

lavoratori che percepivano l’indennità di mobilità o i trattamenti  di Cigs, ha attivato Gruppi Territoriali Operativi  

composti da un operatore di  Italia Lavoro e da alcuni operatori dei Centri per  l’impiego. Questi ultimi si sono 

occupati delle funzioni relative alle decisioni prese nell’ambito del Tavolo Provinciale con le parti sociali previsto 

dal Programma Pari. I servizi hanno carattere sperimentale fino alla conclusione del Programma. 

Nelle Marche, in caso di crisi aziendali importanti interviene la Regione unitamente alle Province e ai Centri 

per l’impiego. I Spi mettono a disposizione tutti gli strumenti utilizzabili, in particolare la formazione veloce, 

ovverosia un corso di riqualificazione immediato per la collocazione in una diversa impresa con una linea di 

produzione simile a quella di provenienza. 

A livello locale, sia la Provincia di Pesaro‐Urbino che la Provincia di Macerata aderiscono al Progetto Pari ‐ 

per percettori di ammortizzatori sociali‐  con voucher e progetti di reinserimento. 

In  Toscana    sono  stati  realizzati  interventi  di  politica  attiva,  nell’ambito  delle  attività  di  outplacement, 

riguardanti l’orientamento specifico con la valutazione delle competenze, e di formazione professionale per 

la riqualificazione, oltre alle misure di sostegno al reddito. Alla Regione è riservato il ruolo di supporto alle 

Province come soggetto finanziatore, con  lo stanziamento di un fondo finanziario destinato a situazioni di 

particolare crisi. La stessa Amministrazione, con la Legge Regionale n. 70 del 2005 art. 46 septies, aveva già 

istituito  un  fondo  per  finanziare  interventi  diretti  a  sostenere  la  continuità  retributiva  in  favore  dei 

lavoratori posti in Cassa Integrazione guadagni straordinaria, attivato in conseguenza dei ritardi con i quali 

ne viene correntemente assicurata l'erogazione.  

Oltre a ciò,  l'Assessorato al  lavoro si è occupato,  in collaborazione con  la Direzione regionale del  lavoro e 

con  le  Province  interessate,  delle  attività  inerenti  il monitoraggio  ed  il  coordinamento  degli  accordi  in 

deroga previsti  in alcuni settori produttivi per aree territoriali omogenee. Tali accordi hanno riguardato  in 

particolare  il  settore  Tac  (tessile‐abbigliamento‐calzaturiero)  per  il  Distretto  pratese,  per  il  Circondario 

Empolese‐Valdelsa, la Provincia di Pistoia, la Provincia di Arezzo e la Provincia di Pisa. Per quanto riguarda il 

settore lapideo è stato stipulato un accordo in deroga relativamente alle Province di Massa‐Carrara e Lucca, 

mentre  la  stessa  Provincia  di  Lucca  aveva  sottoscritto  un  ulteriore  accordo  in  deroga  (2006)  relativo  al 

settore TAC e più recentemente ai settori tessile e orafo. 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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La Regione Toscana garantisce  inoltre un  sussidio una  tantum di 1.650 euro  (da un  fondo di 5 milioni di 

euro) ad atipici e  lavoratori, anche a tempo determinato, che hanno perso  l'impiego da almeno 3 mesi:  la 

misura è straordinaria e valevole, al momento, solo per il 2009.  La giunta ha poi deciso che, grazie sempre 

al medesimo fondo, chi ha perso il posto di lavoro (compreso chi già usufruisce della cassa integrazione) ed 

è beneficiario di un mutuo prima casa, potrà contare su un ulteriore aiuto di 1.650 euro per pagarne le rate.  

In quanto alle Province, Massa Carrara, con l'ausilio dei Cpi, si è occupata del recupero e la ricollocazione di 

soggetti  in mobilità,  cassa  integrazione  ed  esubero  da  aziende  in  crisi  attraverso  l’utilizzo  dei  fondi  Fse 

(Equal 2) oltre  che di  Fondi ministeriali e  regionali.  Il  sistema dei  Servizi per  l’impiego di Massa Carrara 

rientra nei programmi nazionali finanziati dal Ministero del lavoro Pari e Ila (carta di credito formativo). 

La Provincia di Pistoia, in tema di inserimento professionale delle fasce deboli ‐ in particolare lavoratori in 

mobilità  ed  emigrati  ‐ ha  realizzato  il  Progetto  obiettivo Risorsa  Lavoro nell'ambito del quale  sono  stati 

realizzati: 

una Guida utenti per la ricerca attiva del lavoro 

un  Manuale  operatori  che  lavorano  per  l'inserimento  lavorativo  delle  fasce  deboli  nonché  un 

percorso integrato per la ricollocazione dei soggetti in mobilità 

percorsi strutturati per l'inserimento lavorativo delle fasce deboli 

un Accordo quadro tra i soggetti istituzionali e le parti economiche e sociali. 

L’Amministrazione  di  Pisa,  per  i  soggetti  in mobilità  e  percettori  di  ammortizzatori  sociali,  ha  avviato 

interventi di riqualificazione professionale e adottato misure di  incentivazione per  l’assunzione rivolte alle 

imprese.  Le  iniziative  sono  finanziate  da  risorse  Fse  e/o Ministeriali.  Il  sistema  dei  Servizi  per  l’impiego 

pisano rientra nel programma Pari, combinando politiche di sostegno al reddito, politiche attive del lavoro 

e politiche di sviluppo locale.  

Anche la Provincia di Siena ha realizzato progetti di accompagnamento finalizzati all’inserimento lavorativo 

dei  percettori  di  ammortizzatori;  nello  specifico,  questi  ultimi  sono  stati  coinvolti  in  programmi  di 

outplacement  comprendenti  il  bilancio  delle  competenze,  una  formazione  trasversale  e  una  formazione 

professionalizzante (carta Ila). I fondi utilizzati per la realizzazione di tutti i progetti derivano principalmente 

da fondi comunitari oltre che regionali e propri (Fondazione Monte dei Paschi di Siena). 

La  Provincia  di  Prato  ha  adottato misure  speciali  ‐  soprattutto  voucher  formativi  e  tirocini  –  sia  per  i 

disoccupati di  lunga durata che per  i percettori di ammortizzatori sociali, prevedendo  inoltre un’offerta di 

formazione alternata a stage. E’ stato anche creato uno “Sportello Emergenze” che si occupa, in particolar 

modo,  delle  vertenze  e  della  ricollocazione  dei  soggetti  coinvolti  in  crisi  aziendali,  per  i  quali  vengono 

impiegati, in modo integrato, strumenti quali orientamento e counseling, tutoraggio e voucher formativi. 

Le azioni sono state finanziate dal Fse e da fondi Ministeriali per quanto riguarda le attività del Servizi per 

l’Impiego;  l’Amministrazione  ha  anche  presentato,  congiuntamente  alla  Regione,  una  richiesta  di 

finanziamento  al  Feg  (Fondo  europeo  per  la  globalizzazione),  per  un  progetto  rivolto  a  percettori  di 

ammortizzatori sociali di cui è partner nel programma. 

In Umbria   azioni  riconducibili alla  tipologia  in esame erano già presenti nel “Programma annuale 2007” 

delle politiche per il lavoro; nel programma, infatti, è prevista una specifica azione che mira ad intervenire 

in  favore dei  lavoratori subordinati o precari delle  imprese  interessate da situazioni di crisi conclamate o 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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preannunciate  ‐  nelle  quali  non  fosse  possibile  utilizzare  strumenti  già  esistenti  ‐  attraverso  forme  di 

sostegno al reddito, formazione, incentivi all’occupazione ecc. L’azione è stata gestita dalle Amministrazioni 

provinciali  mediante  la  costituzione  di  due  task  force  coordinate  da  un  comitato‐guida  regionale,  in 

raccordo con gli Enti bilaterali di riferimento. Lo scopo principale dell’azione è stata l’integrazione di misure 

di politica passiva con azioni di politica attiva volte ad aumentare  l’occupabilità dei  lavoratori coinvolti  in 

situazioni di crisi aziendale, attraverso uno strumento agile nella struttura e nelle procedure,  in grado di 

agire  efficacemente  e  tempestivamente  nelle  situazioni  di maggiore  difficoltà  e  di  sperimentare  queste 

misure anche a favore dei lavoratori precari. 

Da  segnalare  il  Progetto  Area  Terni  ‐  Narni  ‐  Spoleto,  a  cura  di  Sviluppo  Umbria24,  strumento  di 

programmazione negoziata a favore delle aree di crisi e all'insediamento di nuove iniziative imprenditoriali. 

Il  progetto  prevede  aree  industriali  disponibili  a  prezzi  competitivi,  snellimento  delle  procedure 

autorizzative, migliori condizioni di accesso al credito e canali preferenziali per la formazione professionale. 

5.3. Interventi dell’area meridionale 

Nell’area meridionale, i Servizi per l’impiego della Regione Abruzzo promuovono generalmente politiche di 

ricollocazione  nell’ambito  del  Progetto  Pari.  Presso  la  Giunta  è  stato  anche  costituito  il  Comitato  di 

Intervento per  le Crisi Aziendali  e di  Settore  (Cicas)  che ha  sottoscritto un  accordo  con  il Ministero del 

lavoro,  congiuntamente  a  Province,  associazioni  datoriali  e  sindacali,  che  prevede  l’integrazione  delle 

risorse destinate alla Regione al fine dell’estensione degli ammortizzatori in deroga. 

Per quanto riguarda il livello locale, Teramo, assieme alle altre Province, partecipa al progetto regionale per 

i  lavoratori  in mobilità  relativo  all'accordo  Tac  (tessile,  abbigliamento  e  calzaturiero)  stipulato  a  livello 

nazionale. Secondo l’Osservatorio Sociale Regionale, il 92% delle somme complessivamente stanziate dallo 

Stato per  l'Abruzzo,  in seguito al suddetto accordo,   sono state utilizzate nella Provincia di Teramo per  la 

copertura della cassa integrazione guadagni e della mobilità degli addetti di questi settori. L’accordo per il 

sostegno ai lavoratori del comparto firmato nel 2005 dal Ministero del lavoro, Regione Abruzzo e Province 

permette anche alle imprese artigiane ed a quelle industriali fino a 15 dipendenti la possibilità di ricorrere 

agli ammortizzatori sociali altrimenti non utilizzabili. La Provincia,  in questo caso, gestisce  il reinserimento 

dei  lavoratori  espulsi,  le  liste di mobilità,  raccoglie  le domande, media  i  rapporti  tra  lavoratori  e  Inps  e 

attraverso colloqui individuali mirati, opera un orientamento ai fini di una ricollocazione.  

A Pescara prosegue da parte dei Servizi per  l’impiego  l’adesione al programma Pari che coinvolge  sia gli 

over  50  che  i  percettori  di  ammortizzatori  sociali,  così  come  nella  Provincia  di  Chieti  dove  è  prevista 

l’erogazione di voucher formativi o di specifici sostegni al reddito. Oltre alle suddette iniziative quest’ultima 

amministrazione, attraverso  la Misura D1  ‐ A2B (Macroprogetto Adattabilità) comprende  interventi per  la 

salvaguardia  dell’occupazione  nell’ambito  di  Pmi  in  fase  di  ristrutturazione  e/o  riorganizzazione.  I 

24  Sviluppo  Umbria,  società  di  promozione  territoriale,  è  stata  delegata  dalla  Regione  Umbria  a  svolgere  un  ruolo  di 

coordinamento  dei  soggetti  firmatari del Contratto d'Area  ed un'azione di monitoraggio  sui  progetti  in  esso  inseriti.  Funge 

inoltre  da  intermediario  con  il  soggetto  istruttore  ed  il ministero  del  Tesoro,  Bilancio  e  Programmazione  Economica  ed  ha 

compiti  di  ricerca  selezione  ed  assistenza  delle  iniziative  produttive  idonee  ad  incrementare  l'occupazione  e  lo  sviluppo 

dell'area. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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destinatari sono  lavoratori  (compresi quelli con contratto atipico o a tempo parziale) e manager occupati 

nella Piccola e media industria, con sede operativa nel territorio provinciale.  

Nella Regione Molise,  secondo quanto dichiarato dagli  intervistati nel  corso dell’indagine  censuaria, non 

esistono  azioni  specifiche  alternative  alla  trattativa  per  la  cassa  integrazione  o  per  la  mobilità  che 

l’Amministrazione conduce nell'ambito della concertazione. In questo caso, i Servizi per l’impiego regionali 

realizzano azioni di  concertazione attraverso  le quali disoccupati possono ottenere  il  riconoscimento del 

sussidio.  L'azione  degli  Spi  è  quindi  diretta  ad  incentivare  le  parti  sociali  a  prendere  conoscenza  della 

situazione e  ad  adottare misure  tempestive; questo  fa  sì  che  tra  la dichiarazione dello  stato di  crisi e  il 

percepimento delle prime indennità non intercorra un periodo di tempo troppo lungo. 

In  base  a  successivi  Decreti  interministeriali  e  al  Verbale  di  accordo  sottoscritto  (13  aprile  2007)  tra 

Ministero  del  lavoro  e  Regione Molise  – Assessorato  al  Lavoro,  possono  presentare  domanda  di  Cigs  e 

mobilità  in  deroga,  le  imprese  e  i  lavoratori  operanti  nella  regione  Molise  appartenenti  a  specifiche 

categorie25. Da segnalare la concessione e/o  proroga dei trattamenti di Mobilità in scadenza entro il 2007, 

per i lavoratori ultraquarantacinquenni inseriti o da inserire in programmi di riqualificazione professionale.  

In  Basilicata,  nella  Finanziaria  2008  sono  stati  previsti  contributi  per  le  imprese  che  avrebbero  inteso 

allocarsi  presso  strutture  dimesse  del  sistema  produttivo  lucano  (Dipartimento  del  sistema  produttivo 

regionale ‐ Reindustrializzazione dei siti inattivi ‐ DGR n. 148 del 2008). 

In quanto alla Calabria, una delle maggiori crisi occupazionali cui la Regione ha dovuto fare fronte è stata la 

chiusura definitiva delle  fabbriche del  settore  tessile dell’Alto  Tirreno Cosentino. A  riguardo    sono  state 

varate  azioni  specifiche  per  ampliare  le  possibilità  di  mobilità.  E’  stato  inoltre  avviato  un  Piano  di 

stabilizzazione  dei  lavoratori  socialmente  utili  (Lsu)  e  di  quelli  di  pubblica  utilità  (Lpu);  sono  state 

stabilizzate, al momento dell’intervista svolta nell’ambito dell’indagine censuaria, 320 unità di lavoratori. 

Riguardo alle Province, risulta  la partecipazione di Crotone al Progetto Pari, a favore dei lavoratori in Cigs e 

mobilità in deroga. 

Secondo  quanto  dichiarato  dai  funzionari  intervistati,  nella  Regione  Campania  non  sono  previste  azioni 

specifiche  promosse  dai  Servizi  per  l’impiego  per  far  fronte  a  situazioni  di  crisi  occupazionale  dovuta  a 

chiusura  di  stabilimenti  industriali  nel  territorio.  Il Ministero  ha  trasferito  alle  Regioni  la  gestione  degli 

ammortizzatori in deroga, Cassa e Mobilità, i Cpi hanno contribuito alla realizzazione prima del programma 

Pari ed oggi sono il soggetto presso il quale ci si rivolgere per ottenere ammortizzatori in deroga o i servizi 

del programma Pari. La Giunta Regionale ha però varato nuovi investimenti per un totale di 100 milioni di 

euro per aiuti alle  imprese per  le attività di formazione destinate ai  lavoratori  in Cigs e Cigo,  lavoratori  in 

mobilità, disoccupati provenienti da bacini di crisi. Ai 22 milioni di euro già stanziati ne sono stati aggiunti 

28 per  i bandi di febbraio e maggio  (utilizzando risorse Fse), per un totale quindi di 50 milioni di euro. Di 

questo monte  risorse,  10 milioni  sono  destinati  al  settore  auto.  Questo  significa,  in  particolare,  che  il 

25  Gli  interventi  di  Cigs  e Mobilità  in  deroga  faranno  riferimento  ai  settori  della metalmeccanica  (Codici  ATECO  2002  DL  – 

Fabbricazione  di macchine  elettriche,  elettroniche  ed  ottiche; DM  –  Fabbricazione  di mezzi  di  trasporto; DJ  – Metallurgia, 

fabbricazione di prodotti  in metallo; DK – Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici), dell’agro‐alimentare  (Codice 

ATECO  2002 DA  –  Industrie  alimentari,  delle  bevande  e  del  tabacco)  e  del  tessile  abbigliamento  (Codici ATECO  2002 DB  – 

Industrie tessili e dell’abbigliamento).  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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lavoratori Fiat  in cassa  integrazione potranno  integrare  il  loro reddito partecipando ad attività  formative. 

Altri  interventi  a  sostegno  delle  imprese,  in  sofferenza  per  le  restrizioni  del  credito,  riguarderanno  il 

consolidamento del debito a breve;  la Regione si ripromette di pubblicare un nuovo bando per  incentivi, 

senza vincolare questa misura a debiti per progetti di  investimento. Altri  interventi sul fronte dei rapporti 

tra imprese e mercato del credito potranno essere attuati attraverso l’Assessorato alle attività produttive, 

accelerando  l’aggregazione  dei  Confidi  regionali, migliorando  la  comunicazione  tra  banche  e  imprese  e 

sostenendo  l’avvio  di  Osservatori  dei  rapporti  tra  queste  ultime.  L’Assessorato  curerà  anche  il 

miglioramento dell’accessibilità delle imprese campane agli incentivi e gli interventi  a sostegno delle grandi 

imprese particolarmente colpite dalla crisi di mercato. 

La Giunta Regionale è poi impegnata nella realizzazione di alcuni interventi significativi previsti dalla Legge 

Finanziaria  Regionale  per  il  2009,  in  particolare  il  Fondo  di  garanzia  dell’importo  di  5 milioni  di  euro 

destinato alle piccole e medie imprese del comparto aerospaziale e delle alte tecnologie nonché al Fondo di 

programmazione economica e sociale in agricoltura per il quale la Legge Finanziaria regionale ha stanziato 9 

milioni di euro per 3 anni.  

 

A  livello  locale,  la  Provincia  di  Benevento  attua  interventi  per  i  percettori  di  ammortizzatori  sociali 

attraverso  il Progetto Pari della Regione, partecipando  con attività di monitoraggio, di matching  tra  le 

aziende coinvolte e i percettori di ammortizzatori sociali e di inserimento lavorativo. 

Anche  la Provincia di Napoli partecipa ad  iniziative a carattere nazionale  tramite  il Progetto Pari, con  il 

ruolo di presa in carico dei soggetti, la redazione del Patto di servizio e dei curricula dei target coinvolti e 

con alcune  funzioni  legate all’incontro  tra domanda ed offerta di  lavoro. Ad Avellino, ancora  in base al 

Progetto  Pari,  è  stato  recentemente  sottoscritto  un  Patto  di  servizio  con  i  percettori  di  sussidio  o 

sostegno al reddito, per azioni di informazione e di reimpiego.  

Con  le  medesime  finalità  la  Provincia  di  Salerno  aderisce  al  Programma  Pari  dal  2006.  Nella  prima 

annualità è stata effettuata una serie di colloqui di orientamento, individuando i soggetti in godimento di 

ammortizzatori sociali attraverso un elenco  fornito dall'Inps. E' stato attuato un Patto di servizio, dove 

entrambe  le parti si  impegnavano per  la ricerca attiva del  lavoro, dando  luogo anche ad un sostegno al 

reddito, pari a 450 euro mensili per 10 mesi. Per tutto  il 2007 è stato,  inoltre, applicato un percorso di 

sostegno  per  soggetti  e  lavoratori  in  uscita  dalla mobilità,  garantendo  a  546  lavoratori  un  ulteriore 

beneficio. Poiché il Tavolo istituzionale napoletano ha valutato poco efficace l'assegnazione del sostegno 

al reddito, si è pensato di indirizzare il contributo economico alle aziende per incentivare la domanda di 

lavoro; per  il 2008  infatti  il Programma Pari prevede un bonus occupazionale alle aziende, non ancora 

definito.  

La  Regione  Puglia,  ancora  attraverso  il  Programma  Pari,  favorisce  il  ricollocamento  dei  lavoratori  in 

mobilità  con  un'azione  di  affiancamento  alla  ricerca  attiva  di  lavoro  e  la  promozione  di  processi  di 

riqualificazione   delle   competenze   professionali.   L’Amministrazione   ha  poi  varato  un  Regolamento  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Regionale per la concessione di Aiuti agli investimenti e allo start up di microimprese di nuova costituzione 

realizzate da soggetti svantaggiati (21 novembre 2008, n. 25)26. 

Tra le Province, Taranto ha realizzato per gli over 50 e per i percettori di ammortizzatori sociali un “Servizio 

vertenze” che funge da mediazione tra  lavoratori, aziende e altre  istituzioni come  l’Ufficio Provinciale del 

Lavoro.  Il servizio è stato attuato per sanare  la situazione del grosso bacino di aziende  in crisi, precipitata 

con il dissesto del Comune del Capoluogo e dell’Arsenale.   

In  Sardegna,  secondo  quanto  dichiarato  dagli  intervistati  nel  corso  dell’indagine  censuaria,  i  Servizi  per 

l’impiego non hanno ancora promosso azioni per far fronte a situazioni di crisi occupazionale. La Regione ha 

però disposto contributi a  favore dei  circa 200 dipendenti di aziende  in  crisi27. L'Assessorato  regionale del 

lavoro  ha  disposto  l'accreditamento  delle  somme  a  favore  dei  lavoratori  che,  per  svariate  ragioni,  non 

avevano  potuto  fruire  nel  corso  del  2008  delle  diverse  forme  di  ammortizzatori  sociali.  Contemplato 

dall'articolo 6 della Finanziaria Regionale, il provvedimento consiste nella erogazione, una tantum, a valere su 

fondi regionali, di "interventi di sostegno al reddito di natura straordinaria, destinati ai medesimi soggetti una 

sola volta, in relazioni a situazioni di crisi occupazionali acute, nei diversi settori della produzione e dei servizi, 

alla cui gestione non si può provvedere con gli strumenti disposti dalla vigente legislazione". 

Anche in Sicilia i Servizi pubblici non promuovono politiche specifiche. E’ la struttura Italia Lavoro Sicilia ad 

attuare politiche integrate di reimpiego attraverso formazione, sostegno al reddito e accompagnamento al 

lavoro,  vincolando  i  sussidi  al  concorso  attivo del disoccupato nella  ricerca del  lavoro  e  come  azione di 

prevenzione e intervento nei bacini in crisi occupazionale, territoriali o di settore (in particolare nel settore 

della pesca, fortemente penalizzato nell’ultimo periodo). In questo ambito, tra gli altri, il Progetto pilota per 

l’avvio in funzionamento degli uffici periferici della pesca. 

 

6. I progetti sperimentali dei Centri per l’impiego  

Proseguendo nella trattazione degli interventi promossi dalle Amministrazioni decentrate per fronteggiare 

situazioni  di  crisi  dei  sistemi  produttivi,  il  paragrafo  che  segue  intende  proporre  un  focus  sulle  azioni 

sperimentali realizzate con il contributo dei Centri per l’impiego.  

I contenuti di seguito proposti riguardano in particolare una prima  analisi dei alcune iniziative segnalate dai  

26 Tra i soggetti svantaggiati vengono intese le persone in procinto di perdere un posto di lavoro: 1. i dipendenti di imprese poste 

in liquidazione o soggette a procedura concorsuale; 2. i dipendenti di imprese posti in mobilità; 3. i dipendenti di imprese posti 

in Cassa  Integrazione Guadagni Straordinaria o beneficiari di ammortizzatori sociali  in deroga gestiti dalla Regione Puglia; 4.  i 

dipendenti di imprese aventi sede in territori e appartenenti a settori per i quali risultano perfezionati Accordi di Programma di 

cui alla Legge n. 241 del 7 agosto 1990 stipulati da Governo, Regione, Enti Territoriali e parti economiche e sociali e destinati 

alla  soluzione di crisi  industriali. Le agevolazioni non possono  superare  i  seguenti  limiti:  contributi agli  investimenti  in conto 

impianti in misura pari al 50% delle spese ammissibili e, comunque, non superiori a 150.000 euro; contributi in conto esercizio 

per lo start up in misura pari al 35% delle spese ammissibili sostenute nei primi tre anni dalla costituzione e 25% nei due anni 

successivi e comunque per un importo non superiore a 250.000 euro. 

27 Hanno ricevuto il contributo circa 150 lavoratori delle imprese che hanno in appalto i servizi di pulizia degli uffici regionali; 30 

lavoratori della COSMI di PortoTorres, dell'indotto del settore petrolchimico, e 13 dipendenti della SIECI di Sassari. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Centri  in una  Sezione  ad hoc dell’indagine  censuaria Cpi28,  che mirava  a  rilevare  la partecipazione degli 

stessi  a  progetti  sperimentali  finalizzati  ad  implementarne  lo  sviluppo,  promossi  in  ambito  nazionale, 

regionale, provinciale e locale29. 

Ci focalizzeremo in particolare sui progetti che hanno riguardato l’attivazione di servizi o misure specifiche 

volte  a  trattare  la  situazione  di  lavoratori  a  rischio  di  espulsione  dal mercato  del  lavoro,  a  seguito  di 

fenomeni di crisi verificatesi anni nei sistemi produttivi locali. 

L’intento è quello di   proporre una visione d’insieme delle principali strategie adottate per  far  fronte alla 

domanda di servizio di lavoratori e di imprese, già in tempi precedenti a quelli attuali. In questa direzione, è 

utile innanzitutto fornire una primo riscontro sulla numerosità delle iniziative  rilevate.  

Su  un  campione  complessivo  di  524  progetti  sperimentali  di  varia  natura,  individuati  sulla  base  delle 

segnalazioni dei Centri per l'impiego, 39 progetti, ovvero il 7,4%, riguardano, in modo diretto od indiretto, 

interventi volti a gestire situazioni di crisi aziendale o azioni specifiche mirate a sostenere il reinserimento 

lavorativo di persone  iscritte alle  liste di mobilità o  in cassa  integrazione30. Si  tratta, come si  rileverà nel 

dettaglio della tabella in appendice, di iniziative realizzate prevalentemente negli ultimi quattro anni. 

Considerando  il numero di Centri per  l'impiego  implicati  su  tali progetti,  in  rapporto all'insieme dei 323 

Centri che hanno segnalato di aver svolto almeno 1 azione sperimentale31, il 26,6% dei Cpi che agli inizi del 

2008 aveva  segnalato di  svolgere azioni  sperimentali, era dunque già  impegnato nella predisposizione di 

servizi a supporto di eventi connessi alla gestione di crisi del mercato del lavoro locale.  

28  All’interno  di  una  Sezione  ad  hoc  è  stato  chiesto  ai  Centri  di  segnalare  la  propria  partecipazione  a  progetti  di  natura 

sperimentale  indicandone  titolo,  target e  riferimenti  temporali. Attraverso un  lavoro  successivo di analisi documentale e di 

ricerca  desk,  su  documenti  e  siti  internet  posti  in  rete  dai  Centri  per  l’impiego,  è  stato  possibile  reperire  informazioni  sui 

contenuti dei progetti segnalati, e sulla lettura di queste informazioni si basa il presente documento.  

29  Tale  approfondimento  fa  seguito  ad un  filone di  studio  sulle  sperimentazioni promosse presso  i Cpi, portato  avanti da un 

gruppo di lavoro dell’Area ricerche sui sistemi del lavoro dell’Isfol che, entro la dimensione di “sperimentalità”, intende avviare 

una riflessione su pratiche più o meno consolidate presso i Centri, individuando entro le stesse, modelli di intervento ed indizi 

del modo in  cui  le  strutture  si  sono  confrontate  con dinamiche di domanda  spiccatamente  locali,  interpretando  la propria 

funzione  a  supporto  di  specifiche  politiche  individuate  dalle  Amministrazioni  per  promuovere  lo  sviluppo  del  sistema 

produttivo. In merito al costrutto di sperimentalità, si è inteso trattarla come dimensione di confronto con eventi ‘nuovi’, siano 

essi nuovi  approcci organizzativi, nuove  tipologie di  servizi, nuovi  interlocutori  con  i quali  le  strutture  si  rapportano,  e  che 

organizzano  azioni,  pratiche  e  interventi  ‘diversi’  e  da  'testare',  rispetto  a  quanto  abitualmente  realizzato,  in  rapporto  al 

mandato che ai Centri è stato affidato, ed alle risorse (organizzative, umane, ecc..) di cui solitamente dispongono.   

30 Tali progetti riportano a 111 azioni sperimentali, che corrispondo alle declinazioni locali dei progetti realizzate presso i Centri. 

Rispetto al  totale di 1228 azioni  sperimentali  segnalate dai Cpi, dunque,  le  iniziative  locali  corrispondono al 9% delle azioni 

rilevate.  

31 È opportuno richiamare  la distinzione adottata fra  il costrutto di “azione sperimentale” e quello di “progetto sperimentale”. 

Considerando  la  relativa  autonomia  di  programmazione  dei  Centri  per  l’impiego,  per  un  corretto  computo  dei  progetti 

sperimentali segnalati è stato necessario distinguere nella mappatura  le “azioni sperimentali” segnalate dai singoli Centri, dai 

‘progetti  sperimentali,’  intesi  questi  ultimi  come  una  o  più  azioni  sperimentali  riconducibili  ad  un  unico  ente  promotore  o 

committente.  In  questa  direzione,  con  il  termine  ‘azione’,  si  è  fatto  riferimento  alla  singola  segnalazione  del  Centro  per 

l’impiego,  che poteva  corrispondere o  a un progetto  autonomo  su  committenza  locale   o  ad una declinazione  locale di un 

‘progetto’ promosso a livello nazionale, regionale o provinciale, al quale ha partecipato la struttura che ha risposto all'indagine. 

L’insieme  delle  azioni  sperimentali  individuate  presso  i  Centri  per  l’impiego  corrisponde  quindi  all’insieme  delle  risposte  o 

segnalazioni  di  iniziative  sperimentali  fornite  dai  Centri  stessi.  Per  il  calcolo  dell’insieme  dei  progetti  sperimentali,  è  stato 

realizzato  invece un  lavoro di analisi documentale sulle risposte fornite, volto a reperire  informazioni  in merito a contenuti e 

soggetti promotori dell’iniziativa. Tale  lavoro ha consentito di  individuare  le diverse “unità progettuali”,  la somma delle quali 

corrisponde al campione dei progetti individuati.   

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Tale quantità, seppure esigua, indica che con modalità e configurazioni diverse secondo l’area geografica e 

la domanda locale, esiste un dinamismo organizzativo in rapporto al quale i Spi stanno cercando di attivare 

risposte specifiche per accompagnare  lavoratori ed  imprese nel  far  fronte alle  riorganizzazioni dei settori 

produttivi e mantenerne una possibilità di sviluppo nel mercato del lavoro.  

Come  è  possibile  rilevare  con  una  rapida  scorsa  alla  tabella  in  appendice,  si  tratta  prevalentemente  di 

iniziative  di  natura  regionale  e  provinciale  che  hanno  coinvolto  i  Centri  nell’area  Nord  del  Paese,  in 

particolare  nell’Area  Nord  Ovest  e  Nord  Est,  dove  sono  state  riscontrate  88  azioni  sperimentali 

(rispettivamente 66 e 22), seguite da  16 azioni nel Sud, e 7 del Centro32. 

Diverse  sono  poi  le  iniziative  nate  nell'ambito  del  Programma  Pari,  di  respiro  nazionale,  che  prevede 

interventi specifici per lavoratori in mobilità non indennizzata.  

Molti  degli  interventi  fanno  riferimento  alla  situazione  di  crisi  del  settore  tessile  e metalmeccanico  che 

investono già da qualche anno  in Lombardia  il territorio comasco e cremonese,  in Piemonte  il cuneese,  in 

Veneto  la  Provincia  di  Vicenza  e  quella  di  Treviso.  Per  quanto  riguarda  il  Centro  ed  il  Sud  invece,  il 

riferimento è alle situazioni di crisi del settore industriale (Area Empolese Valdelsa, Pomezia, Latina, Salerno 

con  riferimento  anche  al  settore  del  commercio)  e  nella  provincia  di  Bari  l’evento  specifico  del 

reinserimento dei lavoratori in mobilità della Ex Case di Cura Riunite srl.  

Per quanto attiene al target di intervento, generalmente si tratta di progetti dedicati a lavoratori in mobilità 

e/o Cigs, oppure disoccupati  in  seguito alla  riduzione,  cessazione o  trasformazione dell’attività di  lavoro 

dell’impresa di provenienza.  

Sull’insieme delle  iniziative  individuate  inoltre, alcune  sono  state dedicate  in modo  specifico a donne ed 

over 50.  In particolare sono state 8  le sperimentazioni che hanno  implicato  il target donne33 e 5  in cui    il 

target di riferimento è costituito da  lavoratori e disoccupati over 5034. Tale rilievo, sembra comprensibile 

alla luce della composizione della manodopera dei comparti su cui le sperimentazioni intervengono (tessile, 

metalmeccanico), ma può essere anche  considerato  come  indice di una attenzione  sempre maggiore da 

parte dei servizi alle questioni poste da queste tipologie di target. 

Entrando  nel merito  dei  contenuti  dei  progetti,  l’analisi  delle  informazioni  reperite35,  ha  consentito  di 

differenziare le sperimentazioni entro delle macrotipologie, distinte sulla base della strategia di intervento 

adottata. Le pratiche di  intervento possono essere  immaginate  lungo un continuum che va da azioni che 

32 Le azioni sperimentali corrispondono, lo ricordiamo, alle declinazioni territoriali dei progetti.  

33  In  particolare:  i  Progetti Alamo  over  40    e  FILO    della  Provincia  di  Cremona;  il  progetto ATTIVA  segnalato  dal  Centro  per 

l’Impiego di Asti;  il Progetto Ricomincio da 40 della Provincia di Genova;  il Progetto Cor – 1 euro per abitante del Centro per 

l’Impiego di Susa; il Progetto di Ricollocazione per la Mabitex s.p.a. in provincia di Cuneo; il Progetto Valcamonica, Valcavallina 

e Sebino segnalato dal Centro per  l’impiego di Lovere  (Bg);  i Percorsi di sviluppo professionale nelle aree  import/esport e nel 

comparto meccanico e tessile comparto meccanico tessile a valere sul fondo Unrra del Cpi di Chieri, in provincia di Torino. 

34  Nello  specifico:  il  progetto  Radici  (Ritornare  in  Azienda  Dopo  I  Cinquanta)’,  segnalato  dal  Cpi  dell’Area  Valdelsa  (Si);  la 

sperimentazione  sull’outplacement  realizzata dalla Provincia di Parma nell’ambito del progetto SPINN;  il Progetto Reimpiego 

Puglia  in provincia di Bari;  lo  Sportello area di  crisi  in provincia di  Salerno;  il  progetto Ricomincio da  40, della provincia di 

Genova.  

35 Su ciascuna delle iniziative segnalate dai Cpi è stato compiuto un lavoro di ricerca documentale a partire dai riferimenti indicati 

dai Centri per l’impiego. Sono state utilizzate come fonti descrizioni dei progetti rese pubbliche presso siti web delle Regioni e 

Province  interessate, siti web dedicati alle  iniziative  laddove presenti, nonché bollettini e notiziari  locali  (comunali,  regionali, 

provinciali). 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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trattano  il  fenomeno  ‘crisi’  intervenendo  in modo  prevalente  sull’individuo  in  cerca  di  lavoro,  ovvero 

sviluppo delle  competenze e delle  risorse personali e professionali dei  lavoratori  che  rischiano di essere 

espulsi dal sistema produttivo, a progetti che trattano la ricollocazione dei lavoratori entro un disegno più 

ampio  di  sostegno  alla  crescita  ed  al  rafforzamento  del  sistema  imprenditoriale  locale,  intervenendo  in 

un’ottica di sviluppo del rapporto fra individui e contesti lavorativi. 

Sul primo versante le sperimentazioni sono orientate all’implementazione all’interno del sistema dei Spi, in 

particolare nei Centri per  l’impiego, delle competenze e funzioni relative alla gestione di servizi di politica 

attiva del  lavoro  (orientamento e  formazione  in particolare), mentre  sul  secondo  versante  il  focus delle 

sperimentazioni è sull’integrazione dei servizi a lavoratori in parallelo allo sviluppo di analoghi servizi per le 

imprese (preselezione, accompagnamento al lavoro, analisi organizzative e studi di settore, etc..), mirando 

ad accompagnarne  i cambiamenti organizzativi con un’ottica attenta allo sviluppo delle risorse umane e a 

potenziare il rapporto fra i diversi attori ed istituzioni che intervengono nella gestione delle crisi.  

Fra  questi  due  orientamenti  se  ne  pone  un  terzo,  che  riguarda  la  sperimentazione  dell’integrazione  di 

servizi di politica attiva del  lavoro  con misure di  sostegno al  reddito e  forme di  incentivi  alle assunzioni 

destinati alle imprese. 

Sintetizzando, le iniziative sperimentali possono essere raggruppate nelle tre seguenti tipologie: 

azioni  volte  all’implementazione  di  servizi  di  politica  attiva  del  lavoro  che  hanno  come  focus  lo 

sviluppo delle competenze e delle risorse dei lavoratori a rischio di espulsione dal mercato del lavoro, 

percettori e non di ammortizzatori sociali 

azioni sperimentali di politica attiva del lavoro integrate a misure di sostegno al reddito 

approcci sistemici alla gestione delle crisi dei sistemi produttivi. 

 

6.1. Sperimentazioni volte all’implementazione di servizi di politica attiva del lavoro 

La  prima  tipologia  di  progetti  raccoglie  un  insieme  di  interventi  volti  ad  accrescere  presso  i  Centri  per 

l’impiego,  l’offerta  e  l’efficacia dei  servizi di politica  attiva del  lavoro,  attivando prestazioni mirate per  i 

lavoratori in mobilità, anche in risposta ad un aumento di domanda da parte di questa tipologia di utenza. 

In particolare due tipologie di servizio:  informazione e consulenza orientativa di base o specialistica per  il 

reinserimento  lavorativo;  servizi  di  formazione  finalizzati  al  recupero  di  motivazioni  ed  atteggiamenti 

proattivi nei confronti dei contesti lavorativi, nonché alla riqualificazione professionale.  

 

Interventi di outplacement fondati sulla consulenza orientativa 

Il  Centro  per  l’impiego  di  Parma,  ad  esempio,  nell’ambito  del  programma  Spinn  (Servizi  Per  l’Impiego 

Network  Nazionale),  già  nel  2005  ha  realizzato  una  sperimentazione  volta  a  potenziare  i  servizi  di 

orientamento offerti ai  lavoratori coinvolti  in situazioni di crisi aziendale, con particolare attenzione per  i 

servizi di ricollocazione (Mazzaro F., Zoccatelli M., 2005) rivolti a fasce professionali alte, quadri e dirigenti. 

Con una convenzione con Federmanager, la sperimentazione si è incentrata sullo sviluppo di un Manuale di 

outplacement rivolto agli operatori dei Centri per  l’impiego, mirato a supportare  i  lavoratori  in mobilità  in 

una  ridefinizione  della  propria  storia  professionale,  nella  progettazione  di  un  piano  di  carriera  e  una 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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modalità  di  intervento  nel  mercato  del  lavoro  tenendo  conto  dei  maggiori  canali  di  ricollocazione.  Il 

progetto nasceva con  l’obiettivo di  individuare strumenti che supportassero tali fasce di  lavoratori  in una 

ricollocazione autonoma nel mercato del  lavoro, definendo servizi che potessero essere sostenibili per  le 

caratteristiche dei Centri per  l’impiego. E’ stato articolato  in tre fasi: una prima di analisi del mercato del 

lavoro locale volta ad evidenziare le maggiori problematiche socio economiche legate alla ricollocazione del 

target over 45; una seconda volta ad analizzare modello organizzativo, modalità operative e risorse del Cpi; 

una  terza,  che  consisteva nella  elaborazione  e nella  sperimentazione del Manuale di outplacement,  che 

conteneva   strumenti di auto orientamento e di ricerca attiva spendibili per tutte  le figure professionali e 

adattabili  al  ruolo  indipendentemente  dal  livello  contrattuale  e  professionale  ricoperto  in  azienda.  La 

sperimentazione  si  inseriva  in  una  linea  di  lavoro  promossa  dall’Amministrazione  provinciale,  volta  a 

recuperare una  funzione  specifica dei Centri per  l’impiego all’interno dei  compiti attribuiti alla Provincia 

dalla  Legge  n.  233  del  1991,  in  merito  alla  promozione  dell’esame  congiunto  tra  parte  datoriale  e 

rappresentanze  sindacali  dei  lavoratori,  nell’eventualità  di  un  mancato  previo  accordo  tra  le  parti. 

All’interno di tavoli tecnici istituzionali la Provincia ha inteso operare nel promuovere una cooperazione fra 

parti sociali e pubbliche  istituzioni,  integrando gli accordi  finali  fra  le parti con una previsione dettagliata 

delle funzioni attive e delle soluzioni che la stessa amministrazione poteva rendere disponibili per prevenire 

situazioni irreversibili di messa in mobilità dei lavoratori.   

Ancora nel  Nord Est, i Centri per l’impiego della Provincia di Asti, fra gennaio 2006 e luglio 2007, sono stati 

implicati nella sperimentazione di percorsi di orientamento ed accompagnamento al  lavoro nell’ambito del 

Progetto  ATTIVA36  (Azioni  Territoriali  di  Transizione  per  l’Innovazione  e  la  Valorizzazione  delle  donne). 

L’iniziativa  si  rivolgeva  a donne  tra  i 30  ed  i 50  anni,  gravate da  carichi  familiari,  con  titolo di  studio non 

competitivo e  in situazione di disagio socio‐economico, espulse dal mercato del  lavoro  locale per effetto di 

crisi aziendale. La sperimentazione prevedeva per 40 destinatarie un percorso individuale di orientamento ed 

accompagnamento  al  lavoro  strutturato  su  una  serie  di  servizi  di  consulenza  di  base  e  specialistica 

(orientamento, bilancio e rinforzo di competenze) al fine di fornire alle partecipanti strumenti utili al recupero 

ed alla valorizzazione delle  competenze acquisite all’interno della vita  lavorativa e  indirizzarle verso nuove 

forme di lavoro. Per 20 delle destinatarie era prevista inoltre la possibilità di inserimento in azienda tramite un 

tirocinio, con una durata massima di 4 mesi ed un sostegno al reddito per le azioni di tutoraggio.  

Anche  nell’area Nord Ovest  del  Paese,  la  Provincia  di  Cremona,  ha  puntato  sullo  sviluppo  di  servizi  di 

politica  attiva  del  lavoro.  Integrando  il  lavoro  dei  Centri  per  l’impiego  con  interventi  di  agenzie  private 

specializzate  in outplacement e sviluppo delle  risorse umane,  fra  il 2005 ed  il 2006 sono stati  realizzati  il 

Progetto Ricolloca ed il Progetto Alamo over 40, per i lavoratori del settore metalmeccanico e tessile, e fra il 

2006 ed il 2008 il Progetto FILO, ancora dedicato all’intervento per la crisi del settore tessile.  

36 www.proposteasti.it/Sezione.jsp?idSezione=69. Il progetto è stato finanziato dalla Misura E1 (pari opportunità) del Programma 

Operativo Regionale del  Fse  (2000/2006)  in  collaborazione  con  il Ministero del  Lavoro e delle Politiche  Sociali e  la Regione 

Piemonte. La Provincia di Asti lo ha realizzato in collaborazione con Provincia di Asti ‐ Servizio Politiche del Lavoro e Centri per 

l’impiego ‐ e la sua Consigliera di parità, in partnership con il Comune di Asti e la Commissione pari opportunità, la Cooperativa 

ORSo,  lo  Ial  Formazione,  l'Unione  Industriale della Provincia di Asti, Confartigianato, Confcooperative, Cna  e  le  associazioni 

sindacali: Cgil, Cisl e Uil. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Il  Progetto  Ricolloca  ha  promosso  presso  i  Cpi,  la  realizzazione  di  interventi  di  consulenza  orientativa 

finalizzata all’inserimento  lavorativo di  lavoratori  in Cigs o espulsi dai processi lavorativi,  in trattamento di 

mobilità  secondo  la  Legge n. 223 del 1991 e provenienti dal  settore metalemeccanico. Nello  specifico  il 

progetto prevedeva lo svolgimento di tre tipologie di azione: 

a. Informazione orientativa di gruppo: preceduta da un’analisi approfondita delle  realtà produttive del 

territorio e da contatti documentati con  i referenti aziendali,  il servizio prevedeva  incontri di piccolo 

gruppo finalizzati alla comprensione del mercato del  lavoro  locale e a fornire strumenti metodologici 

utili alla ricerca attiva del lavoro. 

b. Bilancio  di  competenze  individuale:  un’analisi  delle  acquisizioni  professionali  e  delle  competenze 

maturate  attraverso  le  esperienze  formative,  professionali  ed  extra  professionali  finalizzata  alla 

costruzione  di  un  progetto  di  sviluppo  professionale  individuale,  coerente  con  le  competenze 

possedute o acquisibili. 

c. Inserimento  e  accompagnamento  lavorativo  individuale:  individuazione  delle  aziende  disponibili  ad 

eventuali assunzioni; presentazione del lavoratore all’azienda interessata all’assunzione; ricollocazione 

attraverso  contratti di  lavoro  a  tempo  indeterminato o determinato  (con orario di  lavoro  a  tempo 

pieno o parziale) della durata non inferiore a 3 mesi. 

Negli  stessi anni,  il Progetto Alamo 40,  con una  struttura di  intervento analoga  (colloqui  individuali e di 

gruppo, stesura del curriculum, preparazione di lettere di accompagnamento e contatti con le aziende), ha 

visto  i  Centri  per  l’impiego,  in  collaborazione  con  società  private  in  appalto,  impegnati  in  percorsi  di 

accompagnamento al lavoro rivolti in modo specifico a lavoratrici over 40, in mobilità e con bassa scolarità.  

Ancora sullo stesso target, è stato infine realizzato il Progetto FILO, gestito dal Consorzio Scuole e Lavoro su 

incarico della Provincia di Cremona in collaborazione con i Cpi. Il progetto consisteva in un intervento di 10 

ore,  caratterizzato  dallo  svolgimento  di  colloqui  individuali  finalizzati  alla  definizione  del  bilancio  di 

competenze, svolto da psicologi del  lavoro che, oltre ad  individuare  le competenze  tecnico‐professionali, 

intervenivano  per  promuovere  lo  sviluppo  di  una  ‘autocommittenza’  da  parte  delle  donne  beneficiarie 

rispetto  al  proprio  percorso  di  sviluppo  professionale.  L’intervento  ha  inoltre  previsto  azioni  di 

sensibilizzazione del sistema imprenditoriale implicato negli inserimenti lavorativi. I Centri per l’impiego per 

favorire una integrazione graduale delle lavoratrici presso le imprese disponibili, hanno promosso l’utilizzo 

di strumenti quali il tirocinio o la predisposizione di contratti iniziali di breve durata. 

 

Interventi di outplacement ed implementazione dei servizi di formazione 

Restando nella prima tipologia di interventi, diverse sono inoltre le sperimentazioni ‐ segnalate soprattutto 

da Centri per  l’impiego del Nord Est  ‐ che hanno  investito sullo sviluppo della  formazione permanente e 

continua dei lavoratori, anche promuovendo azioni integrate di formazione e orientamento, di nuovo entro 

azioni di partenariato pubblico‐privato.  

I  Centri  per  l’impiego  della  provincia  di  Vicenza,  hanno  segnalato  ad  esempio  la  realizzazione  di  due 

progetti di outplacement per l’azienda di abbigliamento Fratelli Prandina di Schio e per la Conceria Master 

spa di Lonigo.  I progetti  rientrano nell’ambito di un modello di  intervento definito dalla Provincia, che si 

fonda sulla collaborazione fra i Servizi pubblici per l’impiego e le principali Agenzie per il lavoro locali, con il 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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sostegno  di  Associazioni  imprenditoriali  nonché  delle  Confederazioni  sindacali.  L’Amministrazione 

Provinciale ha sottoscritto  infatti con Cgil, Cisl e Uil e cinque Agenzie di  lavoro  interinale una convenzione 

quadro per favorire  la ricollocazione di soggetti  in condizione di svantaggio e, nello specifico,  lavoratori  in 

mobilità o in cassa integrazione guadagni a zero ore. La convenzione prevedeva la collaborazione dei Centri 

per l’impiego nella preselezione dei lavoratori per missioni in contratto di somministrazione per almeno tre 

mesi  e  nella  predisposizione  di  prospetti  sintetici  contenenti  le  principali  informazioni  (profilo 

professionale,  principali  esperienze  di  lavoro,  titolo  di  studio,  età  e  comune  di  residenza)  relativi  ai 

lavoratori disponibili al ricollocamento. Alle Agenzie per il lavoro era invece affidato l’incarico di organizzare 

percorsi  formativi  (finanziati  su  fondo  Formatemp)  su  indicazioni  fornite  dai  Cpi  oppure  integrate  con 

l’attivazione  delle missioni  di  lavoro.  Il  percorso  di  outplacement,  prevedeva  una  sinergia  di  azioni  di 

rimotivazione, supporto e  riqualificazione  rivolte al  lavoratori,  in  linea con  le attività di politica attiva dei 

Centri per l’impiego, integrate con l’offerta dei Centri di formazione professionale locale e la definizione di 

reti  di  collaborazione  fra  i  diversi  soggetti  del  territorio  (Sindacati,  Associazioni  di  categoria,  agenzie, 

consulenti  ed  aziende)  interessati  al  progetto  di  reinserimento.  In  particolare  il modello  previsto  dalla 

Provincia, articola l’offerta di servizi ai lavoratori in sei fasi:  

fase 1, analisi del contesto e dei profili e delle caratteristiche professionali dei lavoratori dei settori e 

delle aziende nelle quali era possibile il reimpiego 

fase 2, attività di orientamento di gruppo mirate a sviluppare la conoscenza del mercato del lavoro e 

a  fornire  ai  partecipanti  strumenti  per  la  ricerca  attiva  di  lavoro,  per  la  stesura  di  un  proprio 

curriculum e per la gestione di colloqui di lavoro 

fase  3,  attività  di  orientamento  individuale  volte  a  definire  un  bilancio  delle  competenze  ed  un 

progetto individuale di inserimento 

fase 4, attività formative: un modulo trasversale su competenze relazionali e di lavoro in gruppo; un 

modulo sulla sicurezza sul  lavoro; uno per  lo sviluppo di competenze  informatiche di base; moduli 

professionalizzanti mirati rispetto ai piani individuali di reinserimento 

fase 5, attività di supporto all’inserimento lavorativo attraverso l’individuazione di un tutor con una 

funzione  di  supervisione  e  mediazione  rispetto  al  percorso  di  orientamento  ed  integrazione 

lavorativa 

fase 6, verifica e monitoraggio dell’inserimento lavorativo. 

 

Ancora in Veneto, i Centri per l’impiego della Provincia di Treviso, hanno segnalato diverse attività sperimentali 

realizzate con l’utilizzo del Fondo occupazionale Provincia37, stanziato per la formazione e la riqualificazione dei 

disoccupati che a seguito di licenziamenti collettivi e crisi aziendali si sono trovati in assenza di sostegno e con 

difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro. I target interessati comprendono lavoratori in mobilità indennizzata 

e non, Cigs ed alcune tipologie di svantaggio; le azioni finanziate dal fondo riguardano: formazione, formazione 

in azienda con assunzione diretta o formazione in azienda attraverso la realizzazione di stage.  

37 Per una analisi dei risultati sull’utilizzo del fondo, cfr. “Bollettino trimestrale sui dati dell’occupazione in provincia di Treviso”, n. 

2, 2008, pag. 16, www.trevisolavora.it/upload/files/78444_2_bollettino_2008.pdf;. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Ancora nel Nord Est, il Centro per l’impiego di Udine ha segnalato iniziative sperimentali realizzate in Friuli 

Venezia  Giulia  attraverso  il  progetto  di  intervento  relativo  all’Azione  1138  del  Bando  Multimisura 

denominato  “Sostegno  al  ricollocamento  lavorativo  di  soggetti  in  stato  di  disoccupazione  e  di  soggetti 

rientranti tra  le azioni di ricollocazione e riqualificazione”, previste dai piani di gestione delle situazioni di 

grave  difficoltà  occupazionale  e  attuate  nell’ambito  dei  finanziamenti  del  Fse.  Il  bando  è  uno  degli 

interventi  previsti  dalla  Regione  entro  una  strategia  articolata  che  prevede  l’investimento  in  attività 

formative  per  il  ricollocamento  lavorativo,  la  cui  gestione  è  stata  affidata  dalla  Regione  a  quattro 

Associazioni  Temporanee  di  Imprese  (Ati),  una  per  ciascuna  Provincia,  composte  tutte  da  Enti 

specializzati in formazione ed accreditati che assumono il ruolo di referente con il Servizio del lavoro della 

Provincia di riferimento e con i suoi rispettivi Centri per l'impiego39. I Centri per l’impiego, nell’ambito della 

sperimentazione, hanno assunto un ruolo preminente nell’attivazione di percorsi formativi richiedendo agli 

Enti  di  progettare  e  realizzare  attività  di  formazione  ad  hoc  sulla  base  del  fabbisogno  formativo  ed 

occupazionale manifestato  da  una  o  più  imprese  del  territorio  regionale  o  sulla  base  della  tipologia  di 

utenza (lavoratori in Cig o Mobilità) locale. Il bando consentiva nello specifico l’attivazione di tre tipologie di 

percorsi formativi secondo l'esigenza contingente:   

percorsi lunghi, mirati ad ottenere una qualifica regionale o una specializzazione 

percorsi brevi di aggiornamento (anche formazione imprenditoriale di base) 

percorsi  individuali  tramite work experience  con  la possibilità di percepire un'indennità mensile di 

partecipazione pari a 680 euro.   

Per  ciascun percorso attivato  il Centro per  l’impiego era  tenuto ad  indicare  le  imprese  coinvolte nel 

rapporto  di  incrocio  domanda  offerta.  L’affidamento  agli  enti  di  formazione  delle  attività  di 

progettazione  e  realizzazione  dei  percorsi  era mirato  a  favorire  la  possibilità  di  ridurre  i  tempi  di 

attivazione della formazione e potenziare così il raccordo fra offerta di formazione locale e domanda di 

lavoro delle imprese. 

Anche  al Nord Ovest,  la  Provincia  di  Como,  ha  investito  nel  raccordo  con  il  sistema  di  formazione 

professionale  regionale per  realizzare  interventi  specifici per  i  lavoratori  cassa  integrati.  I Centri per 

l’impiego  di  Como  e  Cantù,  ad  esempio,  hanno  promosso  la  sperimentazione  di  Voucher  formativi 

specificamente rivolti a cassa  integrati del territorio di competenza dei Cpi.  Il voucher  formativo è un 

contributo individuale che poteva essere richiesto alla Regione Lombardia per partecipare ad un corso 

di formazione, coprendo  fino al 90% del costo totale del corso.  I corsi potevano essere scelti presso  i 

Cpi  o  gli  sportelli  “Spazio  Regione”  della  Lombardia,  nell’ambito  dei  Cataloghi  regionali,  organizzati 

o ai se de 47 de 8/

38 L’Azione 11, attivata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ‐ Direzione Regionale del Lavoro, Formazione, Università e 

Ricerca,  finanzia  specifiche  opportunità  formative  per  sostenere  il  ricollocamento  lavorativo  di  soggetti  in  stato  di 

disoccupazione  e/o  di  soggetti  rientranti  tra  le  azioni  di  ricollocazione  e  riqualificazione  rivisti  dai  piani  di  gestione  delle 

situazioni  di  grave  difficoltà  ccupazionale,    nsi  ll’art.    lla  L.R.  1 05,  cfr.   

www.regione.fvg.it/rafvg/utility/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/GEN/AGENZIalAVORO/FOGLIA46/  

39 Gli Enti: Enaip Friuli Venezia Giulia, Enfap Friuli Venezia Giulia, Ial Friuli Venezia Giulia e Ires Friuli Venezia Giulia. Ogni ente è 

capofila delle Ati in province diverse. Ogni ente capofila assume nell’ambito dell’Ati il ruolo di referente con il Servizio del lavoro 

della Provincia e dei rispettivi Centri per l’impiego. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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dagli enti di  formazione  accreditati operanti  a  livello  regionale e provinciale,  secondo due  tipologie: 

formazione trasversale e formazione settoriale.  

 

Restando al Nord, anche  in Piemonte,  il Centro per  l’impiego di Chieri  (To), ha  segnalato un progetto di 

inserimento lavorativo, cofinanziato dal Ministero dell’Interno attraverso la Riserva del Fondo Unrra, svolto 

dal Centro per  l’impiego  in  collaborazione  con  la Cna di Torino ed  il Centro  territoriale permanente per 

l’educazione  adulta  di  Chieri,  l’Enaip  Piemonte  ed  il  relativo  Centro  servizi  formativi  di  Moncalieri.  Il 

Progetto Percorsi di sviluppo professionale nelle aree import export e nel comparto meccanico/tessile aveva 

l’obiettivo di  fornire  supporto  formativo a persone di età compresa  tra  i 19 e 55 anni, non percettori di 

indennità, in possesso di diploma di scuola media superiore ‐ per il settore import/export ‐ e in possesso del 

diploma della  scuola media  inferiore  ‐ per  il  comparto meccanico/tessile  ‐  con precedenti esperienze di 

lavoro40. Prevedeva a  favore dei beneficiari azioni di orientamento,  ricerca attiva del  lavoro,  formazione 

svolta in aula e in situazioni presso aziende nelle quali sono stati svolti i tirocini lavorativi. 

Un ultimo progetto dedicato allo  sviluppo delle politiche attive del  lavoro per  supportare  lavoratori  con 

bassa occupabilità e a  forte  rischio di esclusione  sociale è  infine  il Progetto RADICI, Ritornare  in Azienda 

Dopo i Cinquanta, segnalato dal Centro per l’impiego dell’Area Valdelsa, in provincia di Siena.  Il progetto si 

proponeva di affrontare  le esigenze di  lavoratori che  si  sono  trovati  in età avanzata a vivere una  fase di 

mobilità professionale o un reinserimento lavorativo, in seguito a momenti di inattività dovuti in particolar 

modo a crisi aziendali. L'obiettivo dell’iniziativa era quello di supportare  lavoratori con bassa occupabilità 

fornendo la possibilità di acquisire abilità orientative e nuove competenze professionali in settori dove è più 

forte  la  domanda  di  lavoro.  Il  progetto  prevedeva  la  valorizzazione  della  risorsa  gruppo  in  attività  di 

orientamento  strutturate,  finalizzate  alla  lettura  delle  esperienze  e  degli  apprendimenti  pregressi  per 

l'elaborazione  di  un  progetto  di  reinserimento  al  lavoro  in  un  nuovo  ambito  o  settore  professionale. A 

seguito  dei  percorsi  di  orientamento  era  inoltre  prevista  l'attivazione  di  moduli  formativi  brevi  di 

qualificazione professionale, in relazione alle richieste provenienti dal sistema delle imprese. 

 

6.2. Sperimentazioni volte ad integrare politiche attive del lavoro con misure di sostegno al reddito  

Nel paragrafo che segue, descriveremo invece alcuni esempi della seconda tipologia di azioni sperimentali 

realizzate a sostegno della occupazione dei  lavoratori  interessati da crisi aziendali. Si tratta di progetti ed 

interventi  che hanno visto  la partecipazione dei Centri per  l’Impiego nella gestione di  servizi  integrati di 

politica  attiva  del  lavoro,  con  sistemi  di  sostegno  al  reddito  dei  lavoratori  ed  incentivi  alle  imprese  per 

favorirne l’assunzione. 

40  Cfr  il  Fondo  Unrra  (United  Nations  Relief  and  Rehabilitation  Administration  –  Amministrazione  delle  Nazioni  Unite  per 

l’assistenza e  la riabilitazione), di competenza del Ministero degli  interni, è destinato a finanziare progetti a favore di minori, 

giovani, emarginati, tossicodipendenti ovvero riguardanti attività di integrazione specificamente finalizzate alla prevenzione di 

situazioni e comportamenti a rischio di devianza, abbandono o degrado sociale. E’ stato istituito con un Accordo stipulato il 12 

novembre 1947 e reso esecutivo con Decreto Legislativo 10 aprile 1948, n. 1019, che prevedeva l'impiego della "riserva Unrra" 

per una serie determinata di scopi fra i quali l'esecuzione di progetti finalizzati all’assistenza e riabilitazione. 

    www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/APP_il_Fondo_Unrra.html, 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Rispetto  alla  prima  macrotipologia  di  iniziative,  focus  delle  misure  continua  ad  essere  lo  sviluppo 

dell’offerta  di  servizi  di  politica  attiva  del  lavoro,  tuttavia  si  interviene  anche  su  tempi medio  brevi 

nella  gestione  di  misure  volte  a  rendere  sostenibile  l’eventuale  disoccupazione,  garantendo  la 

possibilità  per  i  lavoratori  di mantenere  un  reddito  alternativo  a  quello  dal  lavoro  e  promuovendo 

condizioni favorevoli per la riassunzione da parte delle imprese in difficoltà o l’assunzione presso altre 

disponibili. Nella  gestione  integrata dei  servizi  di  politica  attiva  e passiva del  lavoro  ciò  che  sembra 

interessante rilevare è  la funzione assunta dal Centro per  l’impiego nel momento della presa  in carico 

della  domanda  di  servizio  dell’utente  interessato  a  partecipare  ai  programmi  sperimentali  proposti. 

Diverse delle sperimentazioni che rientrano  in questa seconda  tipologia di  interventi si basano, come 

vedremo, su un  insieme di strumenti creati per attuare politiche attive ed accompagnare  il passaggio 

da  lavoro a  lavoro, con una connotazione caratteristica di natura negoziale, fra Centro per  l’impiego e 

fruitore dei servizi medesimi, in rapporto agli obiettivi che hanno condotto il beneficiario alla richiesta 

del servizio stesso. Fra questi, in diversi casi, si riscontra l’utilizzo di dispositivi come il Patto di servizio, 

la Dote formativa, il Piano di intervento personalizzato.  

Entro questa tipologia di interventi è importante rilevare il notevole riscontro ricevuto, entro la mappatura 

realizzata,  dal  Programma  di  Azione  per  il  Reimpiego  Pari,  precedentemente  descritto  in  questa 

monografia. Ne hanno  segnalato  la partecipazione  con  interventi  specifici  in  situazioni di  crisi  aziendale 

circa  21  Centri  per  l’impiego  su  85  che  hanno  segnalato  azioni  rivolte  a  lavoratori  in Mobilità  o  Cig.  In 

particolare, le azioni sperimentali rilevate hanno riguardato l’utilizzo del programma: in Regione Piemonte ‐ 

presso  i Centri per  l’impiego delle Provincia di Novara, Asti, Cuneo, Verbano Cusio Ossola, Alessandria e 

Torino ‐; in Regione Lombardia, presso alcuni Centri per l’impiego delle Provincie di Bergamo e Varese; nel 

Lazio  la Provincia di Latina  (Cpi di Terracina); nel Cpi dell’Alto Cosentino  in Calabria; presso  il Cpi di Scafa 

della Provincia di Pescara in Abruzzo. 

Come  già  illustrato,  il  programma  è  volto  a  supportare  la  realizzazione  di  interventi  per  il  reimpiego  di 

persone  che  non  percepiscono  ammortizzatori  sociali  ed  altri  sussidi,  ed  è  nato  con  l’obiettivo  di 

sperimentare politiche del  lavoro centrate sul welfare attivo, nell’ambito del confronto sulla riforma degli 

ammortizzatori sociali e sulla creazione di un modello funzionale alla loro gestione.  

A questo scopo,  le sperimentazioni si sono basate sull’ipotesi di  intervenire su un duplice versante: da un 

lato sostenere i lavoratori in mobilità o cassa integrazione non percettori di sussidi nella fruizione di servizi 

di  politica  attiva  del  lavoro,  offrendo  loro  una Dote  formativa  da  spendere  in  percorsi  di  formazione  o 

riqualificazione professionale presso enti accreditati,  insieme ad un Sussidio di sostegno al reddito  legato 

allo stato di disoccupazione, dall’altro intervenire entro il sistema imprenditoriale offrendo incentivi ed aiuti 

alle  imprese  finalizzati all’assunzione delle  categorie  svantaggiate  cui  il programma è  rivolto. Rispetto al 

servizio offerto ai  lavoratori,  interessante  rilevare  il criterio di “condizionalità”41  seguito per  l’erogazione 

dei sussidi nonché della dote formativa. La fruizione di risorse volte a sostenere le persone nella ricerca del 

lavoro, è  strettamente  connessa allo  sviluppo di una  “autocommittenza” dell’individuo nei  confronti del 

41 Cfr. www.italialavoro.it/wps/portal/pari, Con il termine “condizionalità” si fa riferimento al diritto della persona di ricevere un 

sussidio di sostegno al reddito e per la propria qualificazione a fronte dell’impegno ad attivarsi nella ricerca del lavoro e nella 

propria ‘riqualificazione’, partecipando a percorsi formativi presso enti accreditati. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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proprio percorso professionale, processo nel quale svolge una funzione specifica la sottoscrizione del Patto 

di servizio fra Centro per l’impiego e beneficiario del programma. 

A partire da questa struttura di fondo, il programma è stato utilizzato ed articolato in alcune aree territoriali a 

supporto dello sviluppo dei Servizi per  l’impiego nella gestione dell’emergenza occupazionale determinata a 

livello  locale  dalla  crisi  di  settori  produttivi  specifici. Nel  campione  delle  azioni  sperimentali  rilevate  nella 

mappatura, è il caso ad esempio del Progetto per l’Area Valcamonica, Valcavallino e Altosebino segnalato dal 

Centro  per  l’impiego  di  Lonigo  (Bg),  in  Lombardia,  e degli  interventi  sperimentali  realizzati  in provincia  di 

Cuneo per la ricollocazione di lavoratori provenienti dalle aziende Fraver, Texilfibra e Mabitex.  

Il  Progetto  Valcamonica,  Valcavallino  e  Altosebino,  intendeva  far  fronte  alla  crisi  del  settore  tessile 

lombardo, legata in modo particolare all’introduzione di nuove tecnologie e alla scelta degli imprenditori di 

delocalizzare  in modo massiccio  e  spesso  disordinato  la  produzione  in  Paesi  dove  era  possibile  trovare 

manodopera a costi minori e dove era minore la pressione fiscale, nonché all’incremento delle importazioni 

da Paesi come Pakistan, India e Cina con un notevole aumento della concorrenza nei confronti delle poche 

aziende  che  reggevano  sulle  tradizionali produzioni a monte del  settore  (filatura e nobilitazione  tessile). 

Nello specifico, l’iniziativa prevedeva l’attivazione di un “sistema di convenienze” a vantaggio di imprese e 

lavoratori  per  la  riqualificazione  e  il  reinserimento  lavorativo  dei  soggetti  a  rischio  di  espulsione 

professionale nonchè l’attivazione di un insieme di misure destinate a promuovere lo sviluppo di una rete 

territoriale  di  soggetti  portatori  di  interesse  (imprese  profit  e  non  profit,  enti  locali  ed  associazioni 

datoriali), impegnati nella promozione della conoscenza del programma e nella realizzazione dello stesso.  

Il programma si sostanziava di due misure: una per 500 lavoratori in Mobilità o Cigs del settore tessile; una 

per 600 disoccupati o inoccupati privi di ammortizzatori sociali e non appartenenti a categorie protette. Per 

quanto riguarda la prima azione, si è trattato dello stanziamento di fondi (3000 euro per lavoratore) rivolti 

alle  aziende  per  l’assunzione  di  lavoratori  in  Cigs  provenienti  dal  settore  tessile  spendibili  in  azioni  di 

adattamento delle competenze on the job attraverso:  

voucher formativi e integrativi. Contributi a beneficio dei singoli per formazione professionale legate 

ad azioni di re‐impiego e a periodi di specializzazione 

doti  formative.  Contributi  da  utilizzare  in  azienda  per  azioni  di  adattamento  delle  competenze  e 

finalizzati all’assunzione del lavoratore. 

L’erogazione dei  fondi era subordinata alla presentazione del progetto  formativo ed alla  rendicontazione 

della formazione erogata.  

 

Per  quanto  riguarda  invece  i  lavoratori  disoccupati  non  percettori  di  ammortizzatori  sociali,  il  progetto 

assegnava invece un contributo di 4500 euro (450 euro per 10 mesi) come sussidio speciale di sostegno al 

reddito. Anche in questo caso la percezione del sussidio era strutturata in due modalità:  

1. adesione  al  piano  di  inserimento  finalizzato  all’assunzione.  L’erogazione  del  contributo  era 

subordinata alla presa in carico del lavoratore da parte del Servizio all’impiego, che avveniva tramite 

la sottoscrizione del Patto di servizio convenuto a seguito di colloqui di orientamento finalizzati alla 

ricostruzione  del  percorso  professionale,  la  definizione  di  un  Piano  di  Azione  Individualizzato 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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nell’ambito  del  quale  erano  descritti  e  convenuti  obiettivi  e  azioni  (formazione,  orientamento, 

selezione) utili alla ricollocazione del beneficiario 

2. creazione d’impresa  in  forma  individuale o associata.  In questo  caso  il  contributo  veniva erogato 

dall’Inps ai  lavoratori che  intendevano avviare un’attività  lavorativa autonoma  in due tranche; una 

prima al momento della creazione dell’impresa, una seconda a due mesi dall’avvio.  

 

Proseguendo  nella  trattazione  delle  azioni  sperimentali  individuate,  il  programma  Pari  è  stato  anche 

utilizzato a sostegno di funzioni e servizi di ricollocazione già operativi presso i Centri per l’impiego locali. E’ 

il caso questo degli  interventi sperimentali di ricollocazione proposti  in Provincia di Cuneo presso  i Centri 

per  l’impiego di Salluzzo, Fossano e di Alba per  lavoratori e  lavoratrici  in Cigs e mobilità provenienti dalle 

aziende Texilfibra, Fraver, Miroglio e Mabitex. 

Per  l’Azienda Mabitex  di  Roreto  di  Chierasco  (Cn),  il  Cpi  di  Alba  Bra  (Cn)  ha  coordinato  un  progetto  di 

ricollocazione rivolto alle  lavoratrici e ai  lavoratori  in Cassa  integrazione guadagni straordinaria. La gestione 

del  progetto,  ha  potuto  godere  della  collaborazione  dei  Comuni  di  Bra  e  di  Cherasco.  Il  servizio  di 

ricollocazione  si  è  basato  sulla  realizzazione  di  colloqui  individuali  e  di  gruppo,  volti  alla  rimotivazione,  al 

riconoscimento delle competenze nell'ottica di delineare nuovi profili di professionalità spendibili, nonché su 

servizi di orientamento mirati a fornire ai partecipanti competenze e criteri metodologici per la redazione di 

un curriculum professionale e per affrontare colloqui di selezione. Il servizio di orientamento e consulenza è 

stato poi  integrato con  l'offerta di proposte di  lavoro grazie al raccordo con  il servizio di  incontro domanda 

offerta dei Centri per  l'impiego. E’ stato  inoltre attivato un corso di 80 ore su tecniche di vendita e gestione 

del cliente per favorire l'inserimento lavorativo nel settore della grande distribuzione. Grazie a finanziamenti 

di  voucher  formativi  sono  stati  inoltre  seguiti  percorsi  di  formazione mirati  ad  acquisire  competenze  per 

svolgere la mansione di addetto alle vendite/cassa in collaborazione con agenzia formativa APRO di Alba. 

Ancora, per il Gruppo Miroglio, con la collaborazione di Italialavoro spa, la Provincia ed il Cpi di Salluzzo  è stato 

progettato un intervento di ricollocazione per 18 lavoratrici dello stabilimento locale. I Centri per l’impiego sono 

stati  supportati  nella  presa  in  carico  dei  lavoratori  attraverso  l’utilizzo  di  uno  strumento  informatico  per  la 

gestione di  interviste di orientamento, ed ai  lavoratori beneficiari dei  servizi  sono  stati proposti  interventi di 

formazione  su  tecniche  di  ricerca  attiva  del  lavoro,  nonché  servizi  di  preselezione mirati  al  reinserimento 

lavorativo attraverso tirocini, distacchi o avviamenti ad altre imprese coinvolte nel programma. 

Nell’intento di ottimizzare le risorse e di promuovere una capacità di governance di politiche integrate per 

l’occupazione, ancora  in Provincia di Cuneo  i Cpi di Salluzzo e Fossano‐Savigliano sono stati  integrati ed a 

Fossano è stato attivato un Punto di riferimento unico per  il  lavoro, presso  il quale poter svolgere tutte  le 

pratiche inerenti occupazione e previdenza. Fanno parte del Punto oltre i Centri per l’impiego, l’Inps con un 

suo Punto Cliente ed il Comune di Fossano con lo Sportello Informalavoro.  

Diverse sono ancora  le sperimentazioni rilevate nella mappatura che adottano un approccio di  intervento 

analogo a quello del programma Pari. Restando  in Piemonte ricordiamo  il già citato Progetto COR (Centro 

Operativo Ricollocamento) 1 euro per abitante, segnalato dai Centri per l’impiego della Provincia di Torino. 

L’iniziativa, finanziata con il contributo dei Comuni della Provincia (da cui il nome), è nata con l’obiettivo di 

ricollocare  in maniera mirata  i  lavoratori  in mobilità  non  indennizzata,  licenziati  da  piccole  imprese  in 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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rapporto  a  riduzione,  trasformazione  o  cessazione  dell’attività.  I  lavoratori  che  hanno  partecipato  al 

progetto sono stati presi in carico dai Centri per l’impiego: dopo una prima fase di accoglienza, l’accesso al 

percorso di ricollocazione è avvenuto con la sottoscrizione di un “Contratto di servizio”, al quale  è seguita 

l’erogazione  di  servizi  di  informazione,  orientamento  e  consulenza mirati  alla  verifica  delle  competenze 

personali e professionali dei  lavoratori, nonché una analisi del fabbisogno formativo  in rapporto al quale  i 

Cpi  hanno  avviato  un  confronto  con  le  opportunità  offerte  dalle  Agenzie  formative  del  territorio.  In 

rapporto a ciò,  i Cpi hanno  individuato aziende disponibili per  la  realizzazione di  tirocini  in borsa  lavoro, 

avvalendosi anche del supporto delle Associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali, e di altri attori 

pubblici  e  privati  che  operavano  nell’ambito  del  Patto  Territoriale  locale.  La  partecipazione  al  progetto 

prevedeva inoltre per i beneficiari un contributo di sostegno al reddito per un periodo di sei mesi. 

Ancora  nell’area  Nord  Est  del  Paese,  anche  in  Lombardia,  in  Liguria  ed  in  Emilia  Romagna  sono  stati 

realizzati interventi sperimentali nell’ottica dell’integrazione di politiche attive e passive per il lavoro.  

In  Lombardia,  i  Cpi  delle  Province  di  Milano  e  Como,  sono  stati  implicati  in  attività  relative  ai  Piani 

Provinciali  elaborati  in  rapporto  all'Accordo  fra  Ministero  del  lavoro  e  Regione  Lombardia  per  la 

predisposizione di programmi per il reimpiego come previsto dall'Art. 1, comma 411, della Legge finanziaria 

266/2005 (Finanziaria 2006)42.  

In particolare, in Provincia di Como, i Centri per l’impiego di Como e Cantù hanno segnalato il Progetto crisi 

aziendali  – azioni 411,  rivolto  a  lavoratori disoccupati  a  seguito di  licenziamento  ed  iscritti nella  lista di 

mobilità ai  sensi della  Legge n. 236 del 1993 e della  Legge n. 223 del 1991.  Il progetto, elaborato dalla 

Provincia  in collaborazione con  l’Agenzia  regionale per  il  lavoro entro  il Piano provinciale per  lo sviluppo 

delle politiche attive del  lavoro (Legge n. 266 del 2005 art 1 comma 411), ha previsto  l'erogazione di una 

‘dote’ per l’acquisizione di servizi di bilancio di competenze, voucher formativi, servizi di accompagnamento 

all’inserimento  lavorativo, erogata dai Spi accreditati43. Anche  in questo caso  la percezione delle risorse è 

stata  subordinata al convenire con  il Centro per  l’impiego un Patto di  servizio ed un Piano di  intervento 

personalizzato, e dunque posta in rapporto allo sviluppo di una “autocommittenza” da parte del lavoratore 

nei confronti del proprio percorso di sviluppo professionale.  

In  Provincia di Milano,  invece,  i Centri per  l'Impiego di  Seregno, Cesano Maderno  e Vimercate, hanno 

realizzato  iniziative  sperimentali  nell'ambito  del  “Piano  Provinciale  per  l'attuazione  di  programmi  di 

reimpiego per disoccupati”. Il Piano,  le cui risorse sono rese disponibili al sistema degli SPI accreditati44, è 

stato  dedicato  alla  promozione  di  programmi  di  reimpiego  per  soggetti  in  difficoltà  occupazionale  e 

42  L'art.1,  comma  411  della  Legge  finanziaria  266,  prevedeva  che  le  risorse  finanziarie  attribuite  nei  casi  di  crisi  di  settori 

produttivi e di aree territoriali ai sensi del comma 411 ed ai sensi dell'articolo 1, comma 155, della legge 30 dicembre 2004, n. 

311, non completamente utilizzate, potessero essere impiegate per trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di 

mobilita' e di disoccupazione speciale  in deroga, ovvero essere destinate ad azioni di  reimpiego dei  lavoratori coinvolti nelle 

suddette crisi, sulla base di programmi predisposti dalle regioni  interessate d'intesa con  le province e con  il supporto tecnico 

delle agenzie strumentali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.  

43 Il progetto è ad oggi in corso, il Piano è stato prorogato al 2010.  

44  ll  Piano  si  riferisce  al  Dispositivo  Programma  di  Reimpiego  per  disoccupati  (L.266/05,  art.1  comma  411),  operativo  dal 

novembre  2007  ed  attualmente  prorogato  al  dicembre  2010;  per  approfondimenti  cfr. www.provincia.milano.it/lavoro/Reimpiego/reimpiegoaziende.html ,  Le iniziative realizzate presso i Cpi, avviate ad inizio 2008, 

sono attualmente in corso. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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prevedeva  due  ordini  di  misure:  una  per  i  lavoratori  di  aziende  destinatari  di  ammortizzatori  sociali 

(progetti di emergenza); una per lavoratori non percettori di ammortizzatori sociali (progetti individuali). In 

entrambe i casi, è previsto un percorso di servizio così articolato: convocazione del beneficiario e colloqui di 

primo orientamento mirati alla stipula di un Patto di servizio; proposta ed accordo su un Piano di Intervento 

Personalizzato  (PiP),  che  può  prevedere  opzioni  diverse  in  rapporto  alle  potenzialità  espresse  dal 

beneficiario (attività di orientamento; bilancio di competenze; formazione a voucher; preselezione ed azioni 

di  accompagnamento  al  reinserimento  lavorativo  in  azienda  o  avviamento  al  lavoro  autonomo). 

Parallelamente alla  fruizione di  servizi di politica attiva del  lavoro,  inoltre,  la  stipula del Patto di  servizio 

consente ai beneficiari di usufruire di una Dote di Servizio spendibile nell'arco di 12 mesi, per sostenere  il 

costo delle attività previste dal PiP . E' prevista infine l'erogazione di incentivi di assunzione per le imprese 

nella  forma di bonus una  tantum modulati sulla base di  indicatori di genere, età e  tipologia contrattuale 

proposta ai lavoratori beneficiari dei progetti.  

In Liguria, i Centri per l’impiego delle Province di Genova, Imperia e Savona, hanno invece partecipato alla 

sperimentazione  del  Progetto  Ricominicio  da  40,  un  programma  regionale  dedicato  alla  ricollocazione 

professionale degli over 40, disoccupati o in mobilità. L’iniziativa prevedeva servizi rivolti alle aziende ed ai 

lavoratori, accompagnati da un incentivo di 5.000 euro alle imprese per assunzioni a tempo indeterminato 

full time o part‐time superiore a 30 ore. I servizi erano così strutturati: le Province, per il tramite dei Centri 

per  l’impiego e di società di ricollocazione accreditate, hanno provveduto alla presa  in carico dei soggetti 

interessati convenendo, entro  il “Patto per  la  ricerca occupazionale”,  la  fruizione di  servizi di consulenza 

informativa  ed  orientativa  individuale  e/o  di  gruppo,  e  la  definizione  di  un  programma  individuale  di 

sviluppo  professionale  e/o  formativo.  Il  servizio  di  accompagnamento  al  lavoro  si  è  poi  sostanziato  in 

attività di consulenza per  la  ricostruzione di un portafoglio delle competenze, e  in attività di  formazione 

mirate a fornire metodologie e strumenti per la ricerca attiva del lavoro.  

Sul  versante delle imprese, le Società di ricollocazione partner del progetto hanno garantito l’incrocio con i 

fabbisogni professionali delle aziende, assicurando in particolare:  

verifica  e  valutazione del potenziale occupazionale dei  candidati  e delle  rispettive opportunità di 

inserimento 

promozione dei profili professionali; verifica degli esiti della ricerca del lavoro mediante tecniche di 

supporto e di rimotivazione 

individuazione di eventuali fabbisogni formativi dei candidati 

accompagnamento all’inserimento lavorativo con il supporto di tutor aziendali. 

 

Anche  in  Emilia  Romagna,  in  Provincia  di  Rimini,  i  Cpi  di  Rimini  e  Riccione  hanno  partecipato  alla 

realizzazione del  Progetto  SOLIDA,  già  accennato nel precedente  capitolo,  in un'ottica  di welfare mix.  Il 

progetto consisteva nella attuazione di servizi  a sostegno dell’occupazione di lavoratori in mobilità o in Cig 

a seguito di crisi aziendali, a valere sul Fondo provinciale per i lavoratori provenienti da crisi aziendale45. La 

45 Cui ha contribuito la Provincia di Rimini, con la partecipazione di venti Comuni dell’area di competenza e delle Organizzazioni 

Sindacali. Cfr. nel presente contributo, Cap. 4, par. 4.1. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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filosofia del fondo intendeva sostenere i lavoratori nel reinserimento lavorativo, promuovendo la possibilità 

di integrare la percezione di ammortizzatori sociali, con la fruizione di servizi di formazione, riqualificazione 

ed  outplacement.  I  Centri  per  l’impiego  hanno  svolto  una  funzione  essenziale  di  filtro  per  l’accesso  ai 

contributi economici,  raccogliendo  la disponibilità dei  lavoratori allo svolgimento di percorsi  formativi, di 

tirocinio e di orientamento, e convenendo con i beneficiari le misure specifiche. I lavoratori rientranti nelle 

graduatorie  sono  stati  presi  in  carico  dai  Cpi  che  hanno  in  seguito  svolto  colloqui  di  preselezione, 

segnalando  i profili alle aziende. Le stesse aziende potevano  inoltre usufruire di  incentivi dimostrando di 

aver  proceduto  alla  stabilizzazione  dei  lavoratori  a  seguito  delle  attività  di  tirocinio.  I  Cpi,  insieme  alla 

Provincia  ed  alle  Organizzazioni  sindacali,  hanno  inoltre  realizzato  un'azione  informativa  mirata  a 

promuovere sul territorio le opportunità proposte dal progetto. 

 

Concludiamo con  la descrizione di alcune  iniziative sperimentali realizzate nell’area Centro Sud del Paese. 

Utilizzando il Fondo straordinario per l’occupazione, alcuni dei Centri per l’impiego della Provincia di Roma, 

hanno proposto percorsi  integrati di ricollocazione professionale che prevedevano per ciascun  lavoratore 

una “dote” fino ad un massimo di 15.000 euro destinata a finanziare attività di formazione permanente e 

continua, nonché attività di    tirocinio mirate all’inserimento.  Il percorsi prevedevano anche  incentivi alle 

imprese fino ad un massimo di 10.000 euro per assunzioni a tempo indeterminato. 

I  Centri  per  l’Impiego  della  Provincia  di  Bari,  invece,  hanno  contribuito  alla  realizzazione  del  Progetto 

Reimpiego Puglia, promosso dal Ministero del lavoro, in collaborazione con Italia Lavoro e la Regione Puglia; 

un intervento sperimentale per la ricollocazione dei lavoratori in mobilità delle ex Case di cura riunite e di 150 

lavoratori socialmente utili della Provincia.  Il progetto prevedeva anche qui  incentivi  in favore delle aziende 

che assumevano a  tempo  indeterminato  i destinatari del progetto e contributi economici per  l’avvio di un 

lavoro autonomo o la creazione d’impresa da parte dei lavoratori beneficiari. L’erogazione degli incentivi era 

anche in questo caso collegata alla fruizione di percorsi integrati di orientamento, formazione e preselezione, 

finalizzati a favorire l’incontro domanda‐offerta di lavoro e gestiti dagli operatori dei Centri per l’impiego con 

la consulenza e l’assistenza tecnica dell’Agenzia Italia Lavoro46.  

Un  ultimo  accenno  proponiamo  infine  riguardo  alla  sperimentazione  presso  i  Centri  per  l’impiego  della 

Provincia di Salerno, dello Sportello Aree di Crisi,  finalizzato a rilevare situazioni di crisi aziendale o settoriale 

dei territori di competenza dei Cpi e ad offrire a  lavoratori ed  imprese servizi di consulenza  informativa e di 

orientamento  volti  ad  analizzare  e  trattare  l’evoluzione  delle  problematiche  aziendali.  Il  servizio  è  stato 

finanziato nell’ambito della Misura 3.1 del Por Campania 2000‐2006, dedicata all’Organizzazione dei Servizi 

all’impiego, e rientra nell’ambito di una strategia di potenziamento dei servizi che ha previsto, fra  l’altro,  la 

realizzazione  di  una  indagine  e  lo  sviluppo  di  un  software  gestionale  per  i  Centri  per  l’impiego, mirato  a 

monitorare  la situazione di  lavoratori ed aziende. Ciò   valutando  interventi ad hoc a sostegno delle aziende 

prossime alla crisi: dalla consulenza per  l’attivazione degli ammortizzatori sociali alla consulenza sull’accesso 

ad  agevolazioni  previste  dall’Ue,  nonché  all’attivazione  di  servizi  per  i  lavoratori.  In  modo  integrato 

46  Cfr.  Bollettino  Ufficiale  della  Regione  Puglia,  n.156,  pubblicato  il  22.12.2005 

www.regione.puglia.it/burp_doc/pdf/xxxvi/N156_22_12_05.pdf  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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all’attivazione  dello  sportello,  la  Provincia  ha  poi  partecipato  all’annualità  2007  del  Programma  Pari, 

stipulando presso i Centri per l’impiego, circa 164 Patti di servizio per la realizzazione di percorsi di formazione 

e reinserimento, e concedendo altrettanti sussidi di sostegno al reddito. 

 

6.3. Approcci sistemici alla gestione delle crisi dei sistemi produttivi 

Una  terza  tipologia di  iniziative sperimentali rilevate entro  la mappatura, si caratterizza per un approccio 

alla gestione della  crisi  che punta  sull’integrazione dei  servizi ai  lavoratori  con quelli  rivolti alle  imprese, 

nell’intento  di  accompagnare  i  cambiamenti  del  mercato  del  lavoro  ed  interpretarne  le  evoluzioni  in 

un’ottica di sviluppo  locale. Analogamente alle sperimentazioni  fin qui descritte,  i servizi di politica attiva 

del  lavoro  continuano  ad  assumere  un  peso  ragguardevole,  tuttavia  in  questo  caso  pare  interessante 

rilevare che  il focus di  intervento si sposta sul tentativo di porre  in rete  l’insieme degli attori che operano 

sul territorio  in rapporto alla gestione della crisi e sul tentativo di  intervenire sulla crisi,  leggendola come 

prodotto del mutamento di assetti, non solo economici, che caratterizzano il territorio di riferimento. 

In  quest’ottica  proponiamo  un  breve  richiamo  al  Progetto  L3  Club  (Life  Long  Learning  club)47, 

realizzato  in Piemonte dalla Provincia di Biella, presso  i Centri per  l’impiego,  in  collaborazione  con 

l’Unione degli Industriali Biellesi,  le Organizzazioni Sindacali ed alcune agenzie private di formazione 

e  consulenza.  Il  progetto  ha  previsto  la  predisposizione  di  alcuni  studi  e  sperimentazioni  volte  a 

trattare  le  situazioni  di  crisi  del  comparto  tessile  biellese,  costruendo  una  sorta  di  “laboratorio 

sociale” a sostegno dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro o a rischio di espulsione. L’approccio 

di intervento era mirato in particolare a trattare il fenomeno crisi come evento sul quale intervenire 

in modo  sistemico,  puntando  sulla  conoscenza  delle  variabili  economiche,  sociali  e  culturali  che 

orientano  scelte  organizzative  e  produttive  di  imprese  e  comunità  locali,  e  sull’integrazione  dei 

servizi territoriali per le politiche del lavoro e della formazione.  

L’idea di fondo del progetto è stata quella di promuovere uno studio ed una riflessione sull’evoluzione dei 

sistemi  professionali,  delle  competenze  nonché  dei  relativi  sistemi  di  servizio,  ed  attivare  sinergie  che 

hanno  coinvolto  le  parti  sociali,  le  istituzioni  (Provincia,  Comune,  Centro  per  l’impiego),  società  di 

formazione ricerca ed  imprese, nella gestione dei cambiamenti del sistema produttivo.  Il progetto è stato 

articolato in una serie di iniziative parallele:  

ideazione di un modello di osservazione dei cambiamenti nel sistema  locale delle professionalità e 

delle competenze, e di un sistema di monitoraggio dei  flussi occupazionali nel settore  in oggetto e 

intrasettoriali. Tale azione ha supportato l’implementazione del servizio di incontro domanda offerta 

dei  Cpi,  ed  ha  consentito  di  attivare  servizi  di  orientamento  e  formazione  coerenti  con  le  risorse 

disponibili sul territorio 

attivazione di un  laboratorio delle competenze di distretto. A partire da un rilevamento dei dati sul 

rapporto domanda/offerta di lavoro e da un'analisi delle strategie formative esistenti sul territorio, è 

stato attivato un  laboratorio per  la valorizzazione delle competenze,  rivolto ai  rappresentanti degli 

enti  implicati  nella  gestione  delle  situazioni  di  crisi  (imprese,  sindacati,  agenzie  di  consulenza  e 

47 www.l3club.it  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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formazione,  Servizi  all’impiego).  Il  laboratorio  ha  funzionato  come  osservatorio  delle  posizioni 

professionali e  come  strumento per  l’attivazione di  gruppi di  lavoro e di  apprendimento. Entro  la 

sperimentazione del laboratorio sono stati attivati modelli di gestione integrata delle informazioni e 

delle metodologie (di ricollocazione, ma anche di gestione delle risorse umane in azienda) funzionali 

a presidiare in modo integrato gli interventi rivolti ai lavoratori a rischio di disoccupazione 

L3 club imprese. Creazione di un network di soggetti ed imprese coinvolti in progetti di sviluppo dei 

sistemi di gestione delle risorse umane, per il confronto e la valorizzazione di buone prassi 

realizzazione, per i lavoratori espulsi dalle imprese tessili e meccano tessili biellesi di servizi integrati 

di  consulenza,  formazione  e  valorizzazione delle  competenze professionale,  che hanno  consentito 

agli stessi di reinserirsi nel mercato del lavoro anche in contesti diversi da quello di appartenenza.  

 

Poniamo  infine  un  ultimo  accenno  su  alcune  iniziative  realizzate  in  Regione  Friuli  presso  i  Centri  per 

l’impiego  della  Provincia  di  Pordenone,  Udine,  Trieste  e  Gorizia,  che  si  caratterizzano  per  l’intento  di 

intervenire in modo integrato sul versante dei servizi ai lavoratori e su quello dei servizi alle imprese entro 

strategie ampie di sviluppo del sistema produttivo, delineate in ambito regionale per far fronte alla crisi.  

Entro le linee di indirizzo di una strategia di potenziamento del sistema imprenditoriale locale che ha mosso 

le basi dalle leggi regionali 4, 18 e 26 del 200548,  il Centro di Pordenone e quello di San Vito al Tagliamento 

(Pn), hanno segnalato la realizzazione di alcune iniziative che rientrano in un Piano per la gestione della crisi 

promosso dall’Agenzia Regionale del Lavoro e della Formazione Professionale della Regione Friuli Venezia 

Giulia.  Il Piano  si basa  sullo  sviluppo dell’offerta dei Servizi all’impiego ed  in particolare  sulla attivazione 

presso i Centri per l’impiego del territorio regionale, di funzioni specifiche per la consulenza a lavoratori ed 

imprese  in  situazioni di  crisi.  Il progetto  si basa  su  tre  linee di azione:  formazione del personale dei Cpi, 

servizi di accompagnamento ai  lavoratori, servizi alle  imprese. La formazione  in particolare è stata mirata 

ad  acquisire  due  ordini  di  competenze:  competenze  relazionali  finalizzate  all’analisi  delle  situazioni 

individuali,  alla  gestione  di  colloqui  di  consulenza,  alla  definizione  di  progetti  e  piani  di  ricollocazione 

condivisi  con  i  lavoratori,  imprese e  rappresentanze  sindacali;  competenze  tecnico metodologiche per  la 

ricerca  delle  vacancies  presso  le  aziende.  Parallelamente  alla  formazione  degli  operatori  dei  Centri  per 

l’impiego, il piano ha previsto l’attivazione di una serie di misure di accompagnamento così articolate: 

presso  i Centri per  l’impiego  con  il  supporto degli esperti  in orientamento  sono  realizzati  colloqui 

individuali  con  i  lavoratori  in mobilità  finalizzati a  redigere un profilo di occupabilità  (competenze, 

motivazioni, attitudini, percorso scolastico ecc..) degli utenti 

laboratori di orientamento individuali e di gruppo, finalizzati a verificare la disponibilità e l’adesione 

alle proposte di formazione e ricollocazione 

corsi di formazione e/o riqualificazione attivati al fine di dotare i lavoratori delle competenze e abilità 

necessarie  alla  ricollocazione.  I  corsi  sono  stati    organizzati  tenendo  in  considerazione  i  profili 

48  Cfr.  par.  4.1  in  questa  monografia.  Gli  indirizzi  regionali  puntavano  su  un  doppio  asse  di  intervento:  incrementare  la 

competitività  della  struttura  industriale  regionale  rafforzando  la  piccola  e  media  impresa  manifatturiera  con  il  sostegno 

finanziario ad interventi di ricerca e innovazione; favorire la diffusione di conoscenze e formazione scientifica con programmi di 

formazione ed aggiornamento professionale, mirati anche a sostenere la creazione di nuove imprese.  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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maggiormente richiesti segnalati dalle realtà produttive locali, nonché dalle associazioni di categoria 

e dai partner locali 

incrocio domanda e offerta. Gli operatori dei Centri per l’impiego coinvolti hanno effettuato colloqui 

individuali,  inserimento curricula nel data base e sono stati  implicati nel contattare e coinvolgere  le 

aziende  in un  lavoro di  ricerca mirata delle vacancies, sia nell’ambito del normale  turn‐over, sia  in 

rapporto ad ampliamenti produttivi, sia in fase di avvio di nuove attività imprenditoriali. 

 

Entro  la medesima ottica di  intervento, tutti  i Centri per  l'impiego della Regione Friuli, sono stati  implicati 

fra  il 2007 ed  il 2008, nella realizzazione   del Progetto Restart finanziato dal Pon Ob.3 2000‐2006, asse D, 

Misura D1,  con  l'obiettivo di  implementare  le  funzioni dei  Servizi per  l'impiego nella  gestione delle  crisi 

occupazionali. 

L'iniziativa,  che  si  è  basata  su  servizi  di  consulenza  organizzativa  ai  Centri  per  l'impiego,  in merito  allo 

sviluppo di percorsi di ricollocazione, prevedeva un sistema di accompagnamento ai lavoratori nella fase di 

perdita  del  posto  di  lavoro  tarato,  sull'integrazione  dei  servizi  di  orientamento  e  formazione  rivolti  ai 

lavoratori,  con  i  servizi  rivolti  alle  imprese  e  specificamente mirati  a  favorire  l'incontro  fra domanda  ed 

offerta. Realizzato in collaborazione con diverse agenzie di formazione e consulenza operative sul territorio, 

il piano di lavoro  è stato articolato su  diverse macrotipologie di intervento:  

 

1. servizi  di  informazione,  orientamento  e  consulenza  contrattuale,  per  l'accompagnamento 

all'inserimento lavorativo 

2. azioni  formative  per  il  reimpiego  dei  lavoratori  coinvolti  in  situazione  di  grave  difficoltà 

occupazionale 

3. progetti dedicati al sostegno delle crisi che prevedevano la realizzazione di analisi sulle specificità dei 

settori in crisi (trend di sviluppo, fattori di rischio, poli territoriali a rischio, stato attuale del settore e 

prospettive,  a  breve/medio  termine)  e  la  sperimentazione  di metodologie  di  intervento  a  livello 

aziendale o sovra‐aziendale  in grado di collocare  le attività  individualizzate per  i  lavoratori entro  la 

definizione  e  la  condivisione  con  le  parti  sociali  ed  istituzionali  di  un  programma  specifico  di 

intervento 

4. implementazione di servizi web per l’incontro domanda‐offerta di lavoro e di un sistema informativo 

per la gestione del repertorio regionale delle unità capitalizzabili. 

Anche in questo caso, la strategia di sviluppo dei Spi perseguita dal progetto, si è basata sulla possibilità di 

sperimentare  l'accompagnamento  all'inserimento  lavorativo  come  processo  di  integrazione  fra  servizi 

rivolti alle imprese e servizi rivolti alle persone; in quest'ottica un ruolo chiave è stato giocato entro i Centri 

per  l'impiego,  dall'integrazione  delle  funzioni  professionali  degli  operatori  di  orientamento  con  quelle 

dedicate in modo specifico alla preselezione ed alla consulenza alle imprese.  

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SEZIONE III 

Le dimensioni della crisi attuale e  

gli interventi in corso

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

55

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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7. Le situazioni di crisi settoriali e territoriali 

Negli ultimi mesi del 2008 si erano moltiplicati  i segnali di debolezza della produzione  industriale  italiana, 

penalizzata dalla riduzione della domanda e confermata dalla diminuzione degli ordini interni ed esteri.  

La  crisi  economica  internazionale ha naturalmente  avuto una  forte  ricaduta  sugli  sbocchi del Made  in  Italy:  il 

volume  totale  delle  esportazioni  italiane  nel  2008  è  diminuito  dello  0,6%  in  contrasto  con  il  forte  aumento 

registrato nel 2007  (+5%). L’andamento negativo,  in particolare nelle  filiere dell’abbigliamento, del cuoio pelli e 

calzature, del  legno, mobili e altri prodotti è  risultato molto più   accentuato  in Veneto, Toscana, Friuli V. G. e 

Marche. La parte più esposta al calo di domanda portato dalla crisi in corso è rappresentata dalla fascia di mercato 

dell’affordable  luxury  (lusso  abbordabile), porzione  significativa dei  succitati  comparti del Made  in  Italy,    il  cui 

fatturato  conseguito all’estero arriva al 40% del  totale nelle  settore  calzaturiero e al 30,3% nell’abbigliamento, 

mentre del totale del manifatturiero italiano si attesta al 28,1% (Centro Studi Confindustria, dicembre 2008). 

Guardando  alla  ripartizione  geografica,  secondo  una  analisi  congiunturale  condotta  dal  Centro  studi 

Unioncamere, le sole Pmi manifatturiere che hanno dichiarato un dato positivo per l’esportazione sono state 

quelle  del Nord‐Est  (+1,1%);  sono  invece  in  calo  le  esportazioni  di  Centro  (‐2,8%), Nord‐Ovest  (‐1,8 %)  e  

Mezzogiorno  (‐1,7%).  I settori che maggiormente   hanno perso fatturato all’estero sono   quelli del cartario, 

editoria, oreficeria,  giocattoli e altri beni per la persona e per la casa (‐5,3 %); seguono il legno‐arredo (‐4,6%), 

il tessile‐abbigliamento‐calzature (‐3,5%) e  le industrie elettriche ed elettroniche (‐2,7%).   Le uniche imprese 

che mantengono la loro posizione in campo internazionale appaiono le industrie dei metalli (+1,8%). 

Il  settore manifatturiero  italiano  soffre  dunque  intensamente  la  situazione  di  crisi  economica  generale, 

forse a causa dell’estrema specializzazione settoriale, della dimensione e della tipologia di organizzazione 

aziendale.  Le  analisi  della  Confindustria  sottolineano  tuttavia,  come  un  numero  sempre  più  ampio  di 

imprese abbia avviato una complessa trasformazione strutturale,  incentrata sull’innalzamento qualitativo, 

sulla  parziale  modifica  della  specializzazione,  sull’innovazione,  nonché  su  internazionalizzazione, 

delocalizzazione e  ricorso a manodopera più qualificata  (Centro Studi Unioncamere, 2009).  In entrambi  i 

casi, le conseguenze sulle dinamiche dei mercati locali del lavoro vanno considerate con grande attenzione. 

I dati sulla mortalità delle  imprese confermano  l’andamento critico dell’economia: tra  il 2000 e  i primi tre 

trimestri del 2008, la quota di imprese manifatturiere cessate sul totale di quelle attive è passata dal 5,8% 

all’8,1% (Centro Studi Confindustria, 2008). Nello stesso periodo  la percentuale di quelle  iscritte è rimasta 

sostanzialmente invariata (da 4,5% a 4,8%). 

Il bilancio tra iscrizioni e cessazioni al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio ha segnato nel 2008 

un  attivo di  36.404 unità  (tabella 4)49;  il  risultato più modesto dal 2003.  Il  saldo di  fine  anno nasce dalla 

differenza tra 410.666 iscrizioni e 374.262 cessazioni (il secondo peggior risultato dal 2003: nel 2007 chiusero 

390mila  imprese).  Il bilancio  tra  imprese  ‘nate’ e  ‘morte’ si  traduce  in un  tasso di crescita dello 0,59%, che 

porta  il totale delle  imprese esistenti a 6.104.067 unità  (fine dicembre scorso). A  incidere maggiormente  in 

termini negativi è stato il risultato delle imprese individuali (‐16mila unità), un valore che però avrebbe potuto 

raddoppiarsi senza il contributo positivo delle imprese aperte da immigrati (+15mila unità). 

49 Dati di Unioncamere sulla base di Movimprese,  rilevazione  trimestrale sulla natalità e mortalità   delle  imprese condotta da 

InfoCamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane, disponibili sul sito www.infocamere.it  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

57

In quanto all’aumento dello stock delle imprese nel 2008, le aree territoriali che hanno fornito un maggiore 

contribuito  sono  state  quelle  del  Centro  (+1,2%)  e  del  Nord‐Ovest  (+0,9%);  lieve  l’incremento  del 

Mezzogiorno (+0,32%), praticamente immutata la situazione del Nord‐Est (+0,06%).  

 

Tabella 4 ‐ Nati‐mortalità delle imprese per regioni e circoscrizioni territoriali  

Regioni  Iscrizioni  Cessazioni  Saldi  Stock 

31.12.2008 

Tasso  di  crescita 

2008 

Tasso  di  crescita 

2007 

Piemonte  33.105  31.057  2.048  469.506  0,44%  0,69% 

Valle d'Aosta  893  998  ‐105  14.352  ‐0,71%  0,48% 

Lombardia  68.184  56.028  12.156  957.678  1,27%  1,29% 

Trentino A.A.  5.924  5.840  84  110.117  0,08%  0,06% 

Veneto  32.427  32.295  132  509.377  0,03%  0,24% 

Friuli V.G.  6.804  7.269  ‐465  111.400  ‐0,41%  ‐1,10% 

Liguria  11.339  11.218  121  166.538  0,07%  0,17% 

Emilia Romagna  32.337  31.307  1.030  477.181  0,21%  0,50% 

Toscana  30.424  26.737  3.687  415.248  0,89%  1,05% 

Umbria  5.964  5.575  389  95.162  0,41%  0,69% 

Marche  11.599  10.487  1.112  178.536  0,62%  0,29% 

Lazio  42.870  33.094  9.776  584.701  1,69%  2,19% 

Abruzzo  9.689  8.884  805  149.683  0,54%  0,41% 

Molise  2.015  2.042  ‐27  35.956  ‐0,07%  ‐0,42% 

Campania  36.798  35.032  1.766  546.234  0,32%  0,64% 

Puglia  26.651  27.033  ‐382  390.353  ‐0,10%  0,68% 

Basilicata  3.031  3.220  ‐189  62.406  ‐0,30%  ‐0,37% 

Calabria  12.863  10.267  2.596  180.822  1,43%  0,33% 

Sicilia  27.064  26.103  961  475.759  0,20%  0,22% 

Sardegna  10.685  9.776  909  173.058  0,52%  0,70% 

Aree geografiche             

Nord‐ovest    113.521        99.301   14.220       1.608.074   0,88%  0,99% 

Nord‐est      77.492        76.711   781       1.208.075   0,06%  0,20% 

Centro      90.857        75.893   14.964       1.273.647   1,18%  1,43% 

Sud e Isole    128.796       122.357   6.439       2.014.271   0,32%  0,46% 

Totale Italia    410.666       374.262   36.404       6.104.067   0,59%  0,75% 

Fonte: Unioncamere‐InfoCamere, Movimprese 

 

Il Centro e  il Nord‐Ovest hanno avuto  tassi di  crescita  (1,18% e 0,88%  rispettivamente)  superiori alla media 

nazionale, pari allo 0,59%. Nel Centro, tre delle quattro regioni (Lazio, Toscana e Marche, rispettivamente con 

l’1,69%, lo 0,89% e lo 0,69%) si sono collocate al di sopra del valore medio mentre nel Nord‐Ovest, è unicamente 

la Lombardia (1,27%) a superare  il tasso di crescita nazionale. Tra  le regioni che compongono  la circoscrizione 

meridionale,  solo  la Calabria  (1,43%) ha  fatto altrettanto, mentre Basilicata, Puglia e Molise,    con un  valore 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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negativo del tasso di crescita registrano una riduzione netta del numero di imprese presenti sul territorio.  

In  termini  assoluti,  il  saldo  si  deve  essenzialmente  alle  cinque  regioni  che  hanno  realizzato  un  tasso  di 

crescita superiore alla media (Lazio, Calabria, Lombardia, Toscana e Marche) che insieme hanno contribuito 

con quasi 30mila  imprese alla  crescita annuale. Di  contro,  le  regioni  che hanno  chiuso  l’anno  con  segno 

negativo sono: Friuli Venezia Giulia, Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta e Molise.  

L’inasprimento delle condizioni dei mercati è confermata anche dall’analisi dei dati sulle aperture di procedure 

fallimentari, cresciute nel 2008 al ritmo del 2,2% (in particolare nel commercio, costruzioni e trasporti). Nel corso 

del 2008 sono state rilevate 160 procedure fallimentari in più rispetto al 2007 per un totale di 7.330 imprese. 

Secondo  alcuni  studi  Confindustria,  le  imprese maggiormente  penalizzate  dal  nuovo  contesto  di  crisi  e 

competitività sono quelle di piccola dimensione e operanti nei settori tradizionali che peraltro avevano già 

subito un forte calo della redditività tra  il 2000 e  il 2006;  le medio‐grandi,  invece, hanno evidenziato una 

migliore capacità di reazione contenendo le perdite.  

I  principali  indicatori  economici  dell’ultimo  trimestre  2008,  confrontati  con  lo  stesso  periodo  dell’anno 

precedente,  risultano  decisamente  negativi  per Artigianato  e  Piccole  imprese:  ‐8,0%  la  produzione,  ‐6,1%  il 

fatturato e ‐7,6% gli ordinativi, mentre il calo tendenziale della produzione e del fatturato tra ottobre e dicembre 

2008 colpisce in misura minore le Medie imprese (50‐499 addetti) rispettivamente del ‐4,9% e del ‐4,6%).  

Secondo l’Istat, l'indice del fatturato nell’Industria – a novembre 2008, in confronto con lo stesso mese del 2007 

‐ ha segnato le diminuzioni più significative nel settore della produzione dei mezzi di trasporto, dei mobili, delle 

altre industrie manifatturiere e della produzione di macchine e apparecchi meccanici (Istat, 20 gennaio 2009). 

Tali andamenti sono confermati anche dal Centro Studi Confindustria che registra negli ultimi tre mesi del 

2008 una contrazione molto marcata nell’attività di produzione dei beni di consumo durevoli, in particolare 

gli autoveicoli (‐31,3%) e dell’indotto, quali i prodotti in gomma e quelli chimici. Contrazione che continua a 

protrarsi anche nei primi mesi del 2009. Migliore appare attualmente  il quadro dei consumi non durevoli 

anche se si prevede un anno molto difficile nel settore della moda (essenzialmente tessile e abbigliamento) 

a causa di un calo degli ordini stimato tra il 30 e il 60% a gennaio (Centro Studi Confindustria, 2009). 

Osservando  la  situazione  dal  punto  di  vista  del  territorio,  i  risultati  peggiori  delle  Pmi  (Centro  studi 

Unioncamere,  2009)  sia  in  confronto  alle  altre  aree  sia  rispetto  ai  dati  degli  andamenti  tendenziali  dei 

trimestri precedenti, sono quelli del Nord Ovest (‐7,2 % per la produzione, ‐6,8% per il fatturato, ‐8,5 per gli 

ordinativi, ‐1,8% per  le esportazioni), anche se  la crisi non risparmia  le altre regioni:  l’attività produttiva è 

calata del 6,6% al Centro, del 5,7% al Sud e del 5,4% nel Nord Est (ripartizione  in cui rimane positiva solo 

l’esportazione al +1,1%). 

 

8. Le conseguenze della crisi sui mercati locali del lavoro  

A  fine 2008  la Rilevazione  Istat  sulle  forze di  lavoro  (tabella 5)  rilevava  su base annua un   arresto della 

crescita  dell’occupazione,  con  un  quadro  che  alla  dinamica  positiva  del  Centro  Nord,  determinata  dal 

contributo  dei  lavoratori  stranieri,  vedeva  contrapporsi  una  perdita  dell’1,9  nel Mezzogiorno  (‐126.000 

unità). Nel complesso del territorio nazionale l’occupazione registrava un decremento dello 0,2% rispetto al 

terzo trimestre dell’anno (Istat, 20 marzo 2009). 

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Tabella  5  ‐ Popolazione italiana per sesso, condizione e classe  di  età ‐ Media 2008 (v.a. in migliaia)  

Maschi  Femmine  Maschi e Femmine 

 Occupati 

Persone 

in cerca 

Non       

forze di 

lavoro 

Totale  Occupati Persone 

in cerca 

Non       

forze di 

lavoro 

Totale  Occupati Persone 

in cerca 

Non       

forze di 

lavoro 

Totale 

Fino a 

14 anni 

‐  ‐  4.306  4.306  ‐  ‐  4.075  4.075  ‐  ‐  8.380  8.380 

15‐19  143  63  1.324  1.529  71  51  1.326  1.448  214  114  2.650  2.977 

20‐24  760  147  660  1.568  504  138  882  1.524  1.264  285  1.543  3.092 

25‐29  1.326  138  347  1.811  993  149  651  1.792  2.318  286  998  3.603 

30‐34  1.927  119  189  2.235  1.386  140  672  2.199  3.313  260  861  4.434 

35‐39  2.179  92  148  2.419  1.506  131  743  2.380  3.684  223  892  4.799 

40‐44  2.216  89  153  2.457  1.518  112  809  2.439  3.734  201  962  4.897 

45‐49  1.955  66  138  2.159  1.312  79  791  2.182  3.267  145  929  4.341 

50‐54  1.665  50  196  1.910  1.085  43  837  1.964  2.750  92  1.032  3.874 

55‐59  1.102  38  688  1.829  678  21  1.214  1.913  1.780  59  1.903  3.742 

60‐64  482  15  1.159  1.656  204  5  1.557  1.767  686  20  2.717  3.423 

Totale 

15‐64 

13.754  817  5.002  19.574  9.256  869  9.483  19.608  23.011  1.686  14.486  39.182 

65‐69  193  3  1.350  1.546  56  2  1.673  1.731  249  5  3.023  3.277 

70‐74  73  1  1.229  1.303  20  ..  1.554  1.574  93  1  2.783  2.878 

75  e 

oltre 

43  ‐  2.078  2.120  9  ‐  3.490  3.499  52  ‐  5.568  5.619 

Totale  14.064  820  13.965  28.849  9.341  872  20.275  30.488  23.405  1.692  34.240  59.336 

Fonte: Istat – RCFL, Media 2008 

Anche  se  l'andamento dei principali  indicatori  trimestrali del mercato del  lavoro non  risultava  stravolto, 

rispetto all'evoluzione del periodo 2004 – 2008 (figura 6), occorre sottolineare la discesa dal 58,7 al 58,5% 

del  tasso  di  occupazione,  rispetto  al  IV  trimestre  del  2007,  e  la  più  rilevante  risalita  del  tasso  di 

disoccupazione, che passa dal 6,6 al 7,1%. Esso era peraltro sceso al 6,1% nel trimestre precedente. 

Figura 6  ‐ Tassi trimestrali di attività, occupazione e disoccupazione. Anni 2004‐2008  

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

IV I II III IV I II III IV I II III IV

2005 2006 2007 2008

Tasso di attività

Tasso di occupazione

Tasso di disoccupazione

 

                                             Fonte: Istat – RCFL, Serie storiche ripartizionali 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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L’esame dei dati destagionalizzati relativi agli occupati conferma che il decremento riscontrato già a partire 

dal terzo trimestre 2008 è prevalentemente a carico del Mezzogiorno, che arriva a perdere quasi  lo 0,3% 

rispetto al quarto trimestre del 2005. La disaggregazione del tasso di occupazione per sesso e classe d’età 

mostra in maniera ancor più evidente la forte penalizzazione della componente femminile nel Mezzogiorno, 

che superando di poco al suo massimo quota 40% fra i 35 e i 44 anni si colloca più di 20 punti al di sotto del 

corrispondente dato nazionale (figura 7). 

Figura 7 ‐ Tasso di occupazione per classe d’età, sesso e ripartizione geografica. Anno 2008  

Maschi

0

20

40

60

80

100

15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65+

Nord-ovest

Nord-est

Centro

Mezzogiorno

Femmine

0

20

40

60

80

100

15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65+

Nord-ovest

Nord-est

Centro

Mezzogiorno

Fonte: Istat‐RCFL, Media 2008 

Rispetto al quarto trimestre 2007, le posizioni dipendenti fanno in realtà registrare un ulteriore aumento di 

185.000 unità (1,1%), che trova riscontro al Nord (1,8%) e al Centro (2,5%), ma non al Sud, dove si verifica in 

vece un decremento dell’1,3%. Diverso è il quadro per le posizioni di lavoro indipendente. In questo caso il 

vistoso decremento nazionale del 2,7% trova eco in tutte le ripartizioni, toccando il suo massimo nel Nord‐

est (‐4,5%) e nel Mezzogiorno (‐3,6).  

Rispetto  al  2007,  il Mezzogiorno  perde  peraltro  occupazione  sia  dipendente  che  indipendente  in  tutti  i 

settori,  dall’agricoltura  (‐8%),  all’industria  (‐6,2%)  fino  alle  costruzioni  (‐4,7%),  registrando  solo  un 

moderato  trend  positivo  nei  servizi  (+0,2%).  Fra  le  altre  performance  negative  troviamo  l’industria  e 

l’industria in senso stretto nel Nord‐ovest (rispettivamente ‐1,7% e ‐3,4%), l’agricoltura nel Nord‐est (‐5,2%) 

e la stasi dei servizi al Centro (Istat, 20 marzo 2009) (figura 8). 

Gli  stessi  dati  Istat  mostrano  come  i  primi  a  risentire  dei  contraccolpi  della  crisi  globale  potrebbero 

ragionevolmente essere i lavoratori atipici. Secondo l’Istituto, la flessione registrata fra gli occupati a tempo 

pieno rispetto al IV trimestre dell’anno precedente (‐0,1%, cioè 19.000 unità) è da ricollegarsi, oltre che alla 

già  ricordata  perdita  di  posizioni  lavorative  autonome,  al  venir  meno  di  oltre  51.000  posti  di  lavoro 

dipendenti a  termine  (‐2,9%). L’occupazione a  tempo parziale continua  invece ad aumentare, sia pur più 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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lentamente  ancora  fra  i  dipendenti  (+2,4%), ma  solo  grazie  al  contributo  della  componente  femminile 

(+3,4), che compensa di più di un punto  la diminuzione fatta registrare da quella maschile (‐2,1%).  In tale 

quadro  a  dicembre  2008  la  quota  di  lavoro  part‐time  sul  totale  dei  dipendenti  scende  dal  6,2  al  6% 

nell’industria per salire dal 18,6 al 19% nel settore dei servizi. 

Figura 8 ‐ Occupati per settore di attività economica e ripartizione geografica. Variazioni % sul IV trimestre 2007  

-10

-5

0

5

10

15

20

25

Nord-ovest Nord-est Centro Mezzogiorno

agricoltura

industria

industria insenso strettocostruzioni

servizi

                                            Fonte: Istat – RCFL, IV trimestre 2008 

 

Nel corso dell’ultimo anno  il tasso di disoccupazione è risultato cresciuto  in tutte  le ripartizioni, ma più di 

tutte in quella nord‐occidentale (+0,8%), seguita da quella meridionale (+0,5%). Ad un aumento allineato a 

questi dati della componente maschile ha fatto però riscontro il lieve decremento di quella femminile (‐0,1%), 

frutto della sola performance meridionale (+0,9%) che ha compensato le perdite nelle altre aree. 

Accanto  a  questo,  il  tasso  di  inattività  della  popolazione  tra  i  15  e  i  64  anni  rimane  invariato  a  livello 

nazionale, ma mostra un  incremento nel Mezzogiorno di quasi  l’1%,  frutto del contributo di entrambe  le 

componenti  di  genere.  Nella  altre  ripartizioni  si  registra  l’incremento  dello  0,5%  per  la  componente 

maschile nel solo Nord‐est (Istat, 20 marzo 2009). 

Secondo  la  prima  rilevazione  sulle  forze  di  lavoro  del  2009  (Istat,  19  giugno  2009),  rispetto  al  quarto 

trimestre 2008, nel primo  trimestre di quest’anno  l’offerta di  lavoro si è  ridotta dello 0,1 per cento  (dati 

destagionalizzati). L’origine della  flessione è ancora  rintracciata dall’Istituto nella caduta dell’occupazione 

autonoma delle piccole imprese, nella riduzione dei lavoratori a termine e dei collaboratori. 

Il tasso di attività si posiziona al 62,4 per cento (‐0,4% rispetto al primo trimestre 2008), con un andamento 

del  tutto  simile  delle  due  componenti  maschile  e  femminile  (rispettivamente  ‐0,4  e  ‐0,3%).  A  livello 

territoriale si registra una lieve riduzione nel Nord e nel Centro ed una certa flessione nel Mezzogiorno (dal 

52,1 al 51,2 per cento) per entrambe le componenti di genere. 

Il tasso di occupazione si attesta al 57,4%, cioè più di un punto percentuale  in meno rispetto al trimestre 

precedente. A livello territoriale, tutte le ripartizioni fanno registrare decrementi rispetto al primo trimestre 

2008, sia per la componente maschile che femminile. Il decremento è più marcato al Centro e al Sud per i 

maschi (‐1,3%) e al Nord‐ovest e al Centro per le femmine (rispettivamente ‐0,9 e ‐1%). 

Rispetto al quarto trimestre 2008, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione è aumentato di tre 

 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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decimi  di  punto  (dati  destagionalizzati).  Rispetto  al  primo  trimestre  2008  l’innalzamento  dell’indicatore  al 

Nord  (dal 4,0% al 5,1%) riguarda sia gli uomini sia  le donne. Al Centro  il tasso sale al 7,6%  (era 6,1%  l’anno 

prima),  in  maniera  simile  in  relazione  alle  due  componenti  di  genere.  Nel Mezzogiorno  infine  il  valore 

dell’indicatore arriva al 13,2% (+0,2% rispetto al primo trimestre 2008), toccando esclusivamente gli uomini. 

 

9. Uno sguardo al percorso anticrisi 

Se si cerca di seguire il percorso degli eventi politici e legislativi che si sono susseguiti incessantemente tra 

la fine del 2008 ed il primo trimestre del 2009, appare chiaro lo sforzo che Governo e Regioni  hanno messo 

in  atto  per  cercare  di  trovare  con  urgenza  soluzioni  in  grado,  per  il  momento,  di  arginare  la  crisi  e 

contemporaneamente di fronteggiarla. 

L’inizio del 2009 è stato contrassegnato da provvedimenti che, ancorché non tali da rappresentare una vera 

e  propria  riforma  del  sistema  degli  ammortizzatori  sociali,  rappresentano  il  tentativo  di  predisporre 

strumenti più adeguati a fronteggiare la minaccia connessa al deterioramento del quadro economico.  

Già  nel  settembre  2008,  in  occasione  della  definizione  da  parte  del  Dipartimento  per  le  politiche 

comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Programma Nazionale di riforma della Strategia 

di  Lisbona    per  la  crescita  e  l’occupazione    2008‐2010,  la  Conferenza  delle  Regioni  e  delle  Province 

autonome  conveniva  circa  l’evidenza  che  l’Italia  incontra  ancora  grandi  difficoltà  nel  raggiungere  gli 

obiettivi  di  Lisbona;  che  a  tutt’oggi  permangono  profonde  differenze    territoriali  ‐  sia  in  termini  di 

erogazione di servizi d’istruzione e formazione, sia in termini di innovazione e competitività delle imprese e 

di  tassi di occupazione  e di  attività  ‐  in particolare per  specifici  target, dovuti  in  larga misura  al divario 

strutturale che ancora caratterizza il nostro Paese. 

Sottolineava,  inoltre, come  la Commissione europea avesse apprezzato,  in occasione della valutazione del 

Rapporto 2007, il recepimento da parte dell’Italia, del modello di azione proposto dalla Strategia di Lisbona 

e come lo stesso avesse da un lato agevolato i progressi e i primi successi e dall’altro lato, spinto le Regioni, 

in  stretta  collaborazione  con  le Amministrazioni  centrali, ad  incentrare  la programmazione operativa del 

Fse per  il periodo 2007‐2013 sulle esigenze  territoriali. Riconosceva  infine  la consistenza delle risorse Fse 

attribuite all’Italia e alle Regioni e come quest’ultime  intendessero  focalizzare  la nuova programmazione 

Fse sugli obiettivi della  Seo . 

 

Due mesi dopo, nell’ambito della Conferenza unificata straordinaria del 20 novembre 2008, le Regioni e le 

Province  Autonome  presentavano  un  Documento  indirizzato  al  Governo  Centrale,  contenente  le  loro 

proposte  su  come  fronteggiare  le  problematiche  relative  alla  crisi  economico‐finanziaria    e  nel  quale 

sottolineavano: 

l’esigenza  che  la  collaborazione  istituzionale  e  progettuale  tra  Governo  centrale  e  sistema  delle 

autonomie, categorie economiche e forze sociali dovesse rappresentare il corretto metodo di lavoro 

per  affrontare  la  grave  situazione  di  crisi  e  per  sostenere  la  domanda  interna,  anche  tramite 

adeguate misure di sostegno all’occupazione 

come fosse necessario  integrare le opportunità di intervento concreto che già si stavano realizzando 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

63

sul  territorio,  per  impedire  sovrapposizioni  e  fenomeni  di  spiazzamento  che  avrebbero  potuto 

rendere inefficaci i risultati.  

Invitavano infine il Governo centrale ad accedere ad un confronto urgente basato sulle proposte, che 

in  quell’occasione  venivano  presentate,  in modo  da  pervenire  ad  una  integrazione  delle misure  a 

livello nazionale e  regionale e  fornivano  anche una  sintetica  ricognizione delle  iniziative  assunte  a 

livello territoriale. 

Negli  stessi giorni,  il 29 novembre 2008,  il Parlamento emanava  il Decreto  Legge n. 185,  convertito  con 

modifiche dalla Legge n. 2 del 28 gennaio 2009, recante “Misure urgenti per il sostegno a famiglia, lavoro, 

occupazione e impresa e per ridisegnare  in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale” che prevedeva 

un  potenziamento  ed  un’estensione  degli  strumenti  del  reddito  in  caso  di  sospensione  dal  lavoro  o  di 

disoccupazione. 

 

I  contenuti  della  Legge  summenzionata  individuano  anzitutto  i  lavoratori  dipendenti  come  potenziali 

percettori del bonus famiglia 2009;  il beneficio veniva attribuito  in dipendenza del numero di componenti 

del nucleo familiare, degli eventuali componenti portatori di handicap e del reddito complessivo familiare 

del  2007.  La  stessa  normativa  prevedeva  il  potenziamento  e  l’estensione  degli  strumenti  di  tutela  del 

reddito,  in caso di sospensione dal  lavoro o di disoccupazione e disciplinava ulteriormente  la concessione 

degli ammortizzatori in deroga. In particolare l’estensione degli strumenti era prevista nei seguenti casi: 

1. l'indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti normali per i lavoratori sospesi per 

crisi  aziendali  o  occupazionali,  subordinatamente  ad  un  intervento  integrativo  pari  almeno  alla 

misura  del  venti  per  cento  dell’indennità  stessa  a  carico  degli  enti  bilaterali  previsti  dalla 

contrattazione collettiva; durata massima del trattamento di novanta giornate annue di indennità50 

2. l'indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti ridotti per i lavoratori del settore 

artigianato  sospesi  per  crisi  aziendali  o  occupazionali,  subordinatamente  ad  un  intervento 

integrativo  pari  almeno  alla misura  del  venti  per  cento  dell’indennità  stessa  a  carico  degli  enti 

bilaterali previsti dalla contrattazione collettiva; durata massima del trattamento novanta giornate 

annue di indennità51 

3. in via sperimentale per  il triennio 2009‐2011 e subordinatamente a un  intervento  integrativo pari 

almeno  alla misura del  venti per  cento dell’indennità  stessa  a  carico degli enti bilaterali previsti 

dalla contrattazione collettiva, si prevedeva il trattamento per i lavoratori assunti con la qualifica di 

apprendista alla data di entrata  in vigore del decreto e con almeno tre mesi di servizio,  in caso di 

50  Quanto  previsto  dalla  presente  lettera  non  si  applica  ai  lavoratori  dipendenti  di  aziende  destinatarie  di  trattamenti  di 

integrazione salariale, nonché   nei casi di contratti di  lavoro a  tempo  indeterminato con previsione di sospensioni  lavorative 

programmate e di contratti di lavoro a tempo parziale verticale. L'indennità di disoccupazione non spetta nelle ipotesi di perdita 

e sospensione dello stato di disoccupazione disciplinate dalla normativa in materia di incontro tra domanda e offerta di lavoro. 

51 Si veda la nota precedente. Per i lavoratori di cui ai punti 1 e 2 l'eventuale ricorso nell'anno 2009 all'utilizzo di trattamenti di 

cassa  integrazione  guadagni  straordinaria  o  di  mobilità  in  deroga  alla  normativa  vigente  è  in  ogni  caso  subordinato 

all'esaurimento dei periodi di tutela descritti. Sia nei casi 1 che 2, fino all’entrata in vigore del decreto attuativo, l’indennità è 

concessa anche senza l’intervento integrativo degli enti bilaterali. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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sospensione per crisi aziendali o occupazionali ovvero  in caso di  licenziamento, pari all'indennità 

ordinaria di disoccupazione con requisiti normali;  in questo caso  i  lavoratori  interessati dovevano 

aver  reso  dichiarazione  di  immediata  disponibilità  al  lavoro  o  a  un  percorso  di  riqualificazione 

professionale all’atto della domanda per l’indennità 

4. in via sperimentale per il triennio 2009‐2011, nei soli casi di fine lavoro, era riconosciuta una somma 

liquidata  in  un'unica  soluzione  pari  al  10  per  cento  del  reddito  percepito  l'anno  precedente,  ai 

collaboratori coordinati e continuativi iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l'Inps, che 

soddisfacessero una serie di condizioni specifiche (monocommittenza, minimali di reddito, ecc.). 

 

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, le risorse residue derivanti dalla stessa parte della 

Legge  n.  2  del  2009  potevano  essere  utilizzate  per  tutte  le  tipologie  di  lavoro  subordinato,  compresi  i 

contratti di apprendistato e di somministrazione. In questo caso l'erogazione dei trattamenti, sia nel caso di 

prima concessione sia nel caso di proroghe,veniva subordinata alla dichiarazione di immediata disponibilità 

al  lavoro  o  a  un  percorso  di  riqualificazione.  In  caso  di  rifiuto,  della  firma  o  della  successiva  offerta,  il 

lavoratore perde il diritto a qualsiasi erogazione di carattere retributivo e previdenziale a carico del datore 

di lavoro, fatti salvi i diritti già maturati. 

 

La normativa prevedeva altresì che: 

ai  lavoratori  non  destinatari  dei  trattamenti  di  mobilità  (ex  Legge  n.  223  del  1991),  in  caso  di 

licenziamento  potesse  essere  erogato  un  trattamento  di  ammontare  equivalente  all’indennità  di 

mobilità nell’ambito delle risorse destinate per il 2009 agli ammortizzatori sociali in deroga 

in  attesa  della  riforma  degli  ammortizzatori  sociali  e  comunque  non  oltre  il  31  dicembre  2009, 

potessero  essere  concessi  trattamenti  di  Cassa  integrazione  guadagni  straordinaria  e  di mobilità 

anche  ai  dipendenti  delle  imprese  esercenti  attività  commerciali  con  più  di  50  dipendenti,  delle 

agenzie di viaggio e turismo (compresi gli operatori turistici) con più di 50 dipendenti, delle imprese 

di vigilanza con più di 15 dipendenti 

trattamenti specifici per i lavoratori portuali. 

 

Infine,  nell'ambito  delle  risorse  finanziarie  destinate  per  l'anno  2009  alla  concessione  in  deroga,  in 

riferimento  ai  trattamenti  di  Cassa  integrazione  guadagni  straordinaria,  di mobilità  e  di  disoccupazione 

speciale,  nel  caso  di  programmi  finalizzati  alla  gestione  di  crisi  occupazionali,  anche  con  riferimento  a 

settori produttivi e ad aree regionali, definiti  in specifiche  intese stipulate  in sede  istituzionale territoriale 

entro  il 20 maggio 2009 e  recepite  in accordi  in  sede governativa entro  il 15 giugno 2009,  i  trattamenti 

concessi  ai  sensi  dell'articolo  2,  comma  521,  della  legge  24  dicembre  2007,  n.  244,  e  successive 

modificazioni, potevano essere prorogati con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche 

sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, qualora i piani di gestione delle eccedenze 

comportassero  una  riduzione  nella  misura  almeno  del  10  per  cento  del  numero  dei  destinatari  dei 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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trattamenti scaduti il 31 dicembre 200852. In questo quadro Il Ministero del lavoro poteva assegnare parte 

dei fondi direttamente a Regioni e Province. 

La dimostrazione della volontà di operare  in stretta coesione   si  trova nell’Accordo siglato  tra Governo e 

Regioni  il  12  febbraio  2009,  relativo  alla  gestione  ed  al  finanziamento  degli  ammortizzatori  sociali  che  

disciplina e prevede ulteriori ambiti di intervento. 

Si tratta di una operazione che ha consentito di mettere  insieme e sbloccare risorse per circa 8 miliardi di 

euro e ha deciso l’istituzione  di un nuovo Fondo Stato Regioni, nel quale confluiscono risorse statali per 1,6 

miliardi  di  euro  e  risorse  regionali  per  6,4 miliardi  (3,8 miliardi  dal  Fondo  per  le  aree  sottoutilizzate, 

attingendo dalla quota versata dallo Stato, e 2,6 miliardi dalle  risorse destinate alla  formazione a  livello 

regionale nell’ambito del Fondo sociale europeo).  

In realtà le varie istituzioni coinvolte erano sostanzialmente d’accordo nel considerare gli ammortizzatori in 

deroga come uno strumento legato all’eccezionalità dell’attuale situazione economica, tant’è che, verificata 

la  quota  di  intervento  Fse  per  ciascuna  Regione,  nell’eventualità  che  non  fosse  sufficiente  a  coprire  la 

domanda  degli  ammortizzatori  in  deroga  nella  Regione  o  nel  caso  di  tensioni  concordemente  ritenute 

eccessive nell’impiego dell’Fse,  il Governo  si  impegna ad  integrare  le  risorse con una quota delle  risorse 

nazionali di cui nelle decisioni. 

Cuore dell’accordo la previsione che il contributo nazionale ai sensi dell’art. 19, comma 8 del D.L. n. 185 del 

2008 (come integrato dalla legge di conversione) sarà impiegato per il pagamento dei contributi figurativi e 

per  la parte maggioritaria di sostegno al reddito. Il contributo regionale, sarà,  invece  impiegato per azioni 

combinate  di  politica  attiva  e  di  completamento  di  sostegno  al  reddito.  In  questo  modo  le  persone 

beneficiarie   dei  trattamenti  in deroga   potranno usufruire, da un  lato di una quota dell’indennità e del 

contributo figurativo che faranno capo al contributo nazionale, dall’altra di una politica formativa o di una 

politica attiva disciplinata dalla Regione a valere sui Programmi regionali Fse e integrata dall’erogazione di 

un sostegno al reddito che assieme  al sostegno a carico dei fondi nazionali rientri comunque nel limite dei 

massimali previsti dalla legge. 

Sulla base di accordi stipulati tra le Regioni e le parti sociali e acquisita la dichiarazione di disponibilità dei 

lavoratori presso  i servizi competenti,  l’Inps erogherà  il sostegno al  reddito per  la parte che  farà capo ai 

fondi nazionali con l’accantonamento della contribuzione figurativa. 

Il contributo finanziario delle Regioni avverrà nel rispetto di due requisiti:  

garanzia  di  assenza  di  una  riprogrammazione  sostanziale,  essendo  necessaria    solo  un  eventuale 

modifica  ai  piani  finanziari  volta  a  soddisfare  esigenze  di  dotazione  degli  assi  “Occupabilità”  e  “ 

Adattabilità” e di piena utilizzazione delle risorse e dei fondi comunitari 

mantenimento delle attuali assegnazione di risorse Fse tra Regioni. 

 

52 La misura dei trattamenti di cui al presente comma è ridotta del 10 per cento nel caso di prima proroga, del 30 per cento nel 

caso di seconda proroga e del 40 per cento nel caso di proroghe successive. I trattamenti di sostegno del reddito, nel caso di 

proroghe  successive  alla  seconda,  possono  essere  erogati  esclusivamente  nel  caso  di  frequenza  di  specifici  programmi  di 

reimpiego, anche miranti alla riqualificazione professionale, organizzati dalla Regione. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Per quanto  riguarda  le  risorse di  competenza nazionale, 4 miliardi di euro  sono destinati ad arricchire  il 

Fondo per gli ammortizzatori sociali, dove già sono presenti il miliardo di euro previsto dalla finanziaria e i 4 

miliardi di euro frutto dell'accordo con le Regioni, in totale 9 miliardi per far fronte all'aumentata spesa per 

gli ammortizzatori sociali in conseguenza della crisi economica.  

Sempre nella competenza nazionale rientrano i 5 miliardi di euro assegnati dal Cipe al Fondo Infrastrutture 

per opere, alcune immediatamente cantierabili, tra cui: gli interventi mirati alla difesa della città di Venezia, 

gli  interventi  nei  sistemi  metropolitani  di  Palermo,  Catania,  del  Sistema  Regionale  Campano,  di  Bari, 

Cagliari, Roma e Milano. Infine, è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio, con uno stanziamento di 

9 miliardi di euro, un Fondo strategico per  il sostegno dell'economia reale, a disposizione di progetti che 

saranno esaminati dal Consiglio dei ministri. 

Ai  programmi  regionali  ed  interregionali  del Mezzogiorno  e  agli  obiettivi  di  servizio    sono  stati  assegnati 

21,831 miliardi di euro, mentre ai programmi delle Regioni del Centro Nord sono stati assegnati 5,195 miliardi 

di  euro. Nel  corso  della  riunione  del  6 marzo  venivano  anche  approvati  i  primi  otto  programmi  regionali 

presentati  dalle  Regioni.  Tra  essi  figuravano  la  valle  d’Aosta  con  una  dotazione  di  39 milioni  di  euro,  il 

Piemonte con 833, la Lombardia con 793, la Liguria con 320, l’Emilia Romagna con 268, la Toscana con 709, 

l’Umbria con 237, le Marche con 225 ed infine la Provincia autonoma di Bolzano con 80 milioni di euro. 

Nei  paragrafi  successivi  si  dà  conto  in maniera  analitica  dei  provvedimenti  in  via  di  predisposizione  e  di 

attuazione che alcune Amministrazioni regionali hanno avviato, sulla falsariga del processo sopra per grandi 

linee  richiamato.  La  scelta  dei  casi  da  esaminare  più  approfonditamente  è  stata  effettuata  tentando  di 

considerare da un lato contesti che mostrassero, alla data di predisposizione del presente testo, un livello di 

implementazione  effettivo,  dall’altro  operando  per  presentare  almeno  un  caso  che  fosse  riconducibile  a 

ciascuna delle quattro aree geografiche  (Nord Est, Nord Ovest, Centro, Sud e  Isole) e dunque ad modelli di 

sviluppo caratterizzati in origine dall’appartenenza al triangolo industriale (Liguria), ai territori di elezione della 

piccola e media impresa (Friuli e Veneto per il Nord‐est e Marche al Centro) e al Mezzogiorno (Campania). 

Allo  scopo  di  fornire  un  quadro  più  completo  degli  sforzi  compiuti  in  direzione  dell’integrazione  delle 

politiche  locali,  all’illustrazione  dei  contenuti  attuativi  degli  accordi  è  stata  affiancata,  ove  possibile,  la 

presentazione delle principali misure finalizzate al sostegno al sistema produttivo e ai consumi in generale. 

 

10. I casi regionali 

10.1. I principali  interventi predisposti a livello regionale in Campania 

Per fronteggiare la crisi economica in atto che tendenzialmente ridurrà la competitività delle imprese ed il 

potere di acquisto dei consumatori,  la Regione Campania ha adottato e  intende adottare misure a favore 

delle imprese e delle famiglie. A tale scopo ha individuato diverse iniziative  e previsto i seguenti interventi: 

incentivi  per  le  piccole  imprese  volti  a  favorirne  il  rafforzamento  patrimoniale  finalizzato 

all’investimento  attraverso  il  Consolidamento  delle  passività  a  breve  di  cui  all’art.  6  della  Legge 

Regionale n. 12 del 2007 

istituzione  del  Confidi  di  cui  alla  Legge  Regionale  n.  10  del  2008    e  del  Confidi  Campania  per  la 

garanzia di 2° livello 

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Fondo regionale di garanzia gestito da Artigiancassa ‐ Banca Nazionale del Lavoro attraverso l’utilizzo 

delle risorse del Programma Operativo Regionale 2000‐2006 

sottoscrizione  della  convenzione  relativa  al  Programma  Jeremie  con  il  Fondo  Europeo  degli 

investimenti  che  prevede  strumenti  finanziari,  tradizionali  e  innovativi    studiati  per  il  supporto  al 

sistema produttivo, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, alle imprese innovative 

ed  al  comparto  dell'impresa  sociale.  I  fondi  che  la  Regione  Campania  ha  destinato  alla  iniziativa 

Jeremie provengono da vari Assi del PO FESR e ammontano, complessivamente, a 100 milioni di euro 

promozione di forme di finanza innovativa (investimenti nel capitale di rischio delle imprese). 

 

Per  la  lotta  al  caro prezzi,  la Regione  è  impegnata  ad  adottare politiche  finalizzate  al  contenimento dei 

prezzi  e  delle  tariffe  e  al  rilancio  dei  consumi  al  fine  di  attivare  politiche  di  contrasto  al  crescente 

impoverimento della popolazione.  In continuità con  le azioni già attuate precedentemente,  la Regione ha 

sottoscritto  il 2 ottobre 2008 un Protocollo d’intesa per  il contenimento dei prezzi e delle  tariffe   con  le 

Associazioni dei produttori e distributori di beni e servizi,  le Associazioni rappresentative dei consumatori, 

gli  Enti,  le  Associazioni  e  le  Organizzazioni  sindacali  a  tutela  del  cittadino‐consumatore  e  del  corretto 

funzionamento delle dinamiche di sviluppo commerciale ed industriale del territorio regionale.  

Il protocollo prevede le seguenti tipologie di intervento:  

a. moratoria annuale delle  tariffe dei servizi pubblici  locali, con  la previsione di misure compensative per  i 

gestori 

b. definizione di un paniere di beni di prima necessità a prezzi bloccati e scontati per un periodo minimo 

di 6 mesi 

c. definizione di un paniere di beni a prezzi fortemente scontati da commercializzare nella c.d. “quarta 

settimana” 

d. definizione di un programma di aperture serali straordinarie (ad es. nei fine settimana dalle 20,00 alle 

24,00), autorizzando vendite a saldo 

e. accordi di “filiera corta” e per i farmer’s market 

f. promozione e sostegno per i sistemi di vendita “alla spina” 

g. iniziative per contrastare il caro carburanti 

h. promozione del marchio regionale per la tutela delle produzioni campane 

i.    istituzione di un nucleo regionale anti‐frode 

j.     proposta di istituzione di un tavolo nazionale per contrastare gli aumenti delle assicurazioni RC Auto 

k. sostegno al credito per i beni di largo consumo e durevoli. 

 

Infine nella  finanziaria  regionale, a  tutela del consumatore, sono previste azioni per  il monitoraggio ed  il 

contenimento dei prezzi di beni e servizi di largo consumo e l'istituzione di banchi alimentari. 

Per quanto  concerne  le Misure di  contrasto  alla povertà,  la Giunta  regionale ha deciso di  incrementare 

significativamente l'impegno sulle politiche sociali e di welfare. Una delle scelte più significative del nuovo 

bilancio regionale prevede un piano di interventi per contrastare la povertà estrema e sostenere le famiglie, 

specie quelle con minori, che versano in gravi difficoltà economiche (circa 12 milioni di euro).  

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Per il sostegno all’economia regionale, nel luglio 2008 la Regione ha avviato un Programma di investimenti 

in  infrastrutture per un  importo di 1 Miliardo di euro a valere  sulle  risorse FESR 2007‐2013 attivando  la 

riserva  finanziaria del 15% prevista  sui progetti del Parco Progetti Regionale,  istituito ai  sensi della DGR 

1041/06  con  la  quale  è  stata  prevista  una  riserva  dei  progetti  di  intervento  per  la  realizzazione  di 

infrastrutture materiali  e  immateriali,  proposti  da  soggetti  pubblici,  che  siano  coerenti  con  gli  indirizzi 

programmatici e con quelli contenuti nel Documento Strategico Regionale 2007‐2013. 

Infine,  in  data  2  marzo  2009  è  stata  pubblicata  sul  Bollettino  Ufficiale  della  Regione  Campania,  la 

Deliberazione  n.  256  del  13  febbraio  2009  contenente  “Misure  di  contrasto  alla  crisi  economico‐

occupazionale in Regione Campania: interventi supplementari alla programmazione nazionale anticrisi”.  

Nella premessa viene sottolineata la necessità  di predisporre interventi atti a fronteggiarne gli effetti sulla 

occupazione,  soprattutto  in  quelle  aree  caratterizzate    da  divari  di  sviluppo  come  quelle  inserite 

nell’obiettivo Convergenza per  il Por 2007‐2013. Per  raggiungere questi obiettivi  la  regione Campania  si 

propone di varare un’importante iniziativa europea di sostegno all’occupazione, semplificando i criteri degli 

aiuti provenienti dal Fondo sociale europeo al fine di:  

intensificare  rapidamente  i  programmi  di  attivazione,  in  particolare  per  le  persone  scarsamente 

qualificate,  prevedendo  consulenza  personalizzata,  formazione  o  riqualificazione  intensiva  dei 

lavoratori, apprendistato, posti di lavoro sovvenzionati, nonché sovvenzioni per i lavoratori autonomi 

e per l’avvio di attività d’impresa  

reimpostare i programmi per concentrare il sostegno sulle categorie più vulnerabili e, ove necessario, 

optare per un finanziamento comunitario integrale dei progetti durante questo periodo 

migliorare  il  monitoraggio  dello  sviluppo  delle  competenze  e  la  sua  rispondenza  al  fabbisogno, 

adeguandolo alle offerte di lavoro esistenti e future; ciò avverrà in stretta cooperazione con le Parti 

sociali, i Servizi pubblici per l’impiego e le Università.  

E’ prevista l’istituzione di un plafond destinato ad una programmazione combinata degli interventi descritti 

più sopra, per un  importo pari a 92 milioni di euro a valere prioritariamente sugli Assi  I – Adattabilità  ‐,  II 

Occupabilità, e con il supporto di specifiche azioni a valere sull’Asse III  ‐ Inclusione sociale; di trarre, inoltre, 

le  risorse  finanziarie  dal  Por  Campania  2007‐2013  e  anche  del  Por  Campania  2000‐2006  e  da  altri 

finanziamenti  aggiuntivi  compatibili  e  coerenti  con  l’Asse  III  del  Fse  stesso.  Viene  inoltre  deliberato  di 

affidare  il  coordinamento   del  “Pacchetto   di misure anticrisi”  alla  Struttura per  il  coordinamento   della 

politica generale  unitaria 2007/2013 istituita con DPGR n. 153 del 2008, prevedendo nel bilancio gestionale 

2009 l’istituzione di un apposito  capitolo di spesa, dotandolo delle risorse individuate  in percentuale dagli 

obiettivi  operativi,  coerenti  con  le  misure  anticrisi,  fino  alla  complessiva  iscrizione  della  somma 

summenzionata. 

 

10.2. I principali  interventi predisposti a livello regionale in Friuli Venezia Giulia 

Per definire gli strumenti con i quali fronteggiare l'impatto della crisi finanziaria sul sistema delle imprese, la 

Regione ha avviato un tavolo di lavoro con gli operatori finanziari locali. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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I problemi sono stati individuati nella contrazione del credito a favore delle imprese, soprattutto Piccole e 

Medie Industrie (Pmi), da parte delle banche, alla luce della nota crisi di liquidità. Inoltre, si è rilevato che la 

scarsa capitalizzazione delle Pmi costituisce un elemento di debolezza che in questa fase acuisce gli effetti 

della  crisi  stessa.  In  esito  agli  incontri  di  confronto  e  approfondimento, tenutisi  tempestivamente 

all'affacciarsi degli effetti della crisi anche in ambito regionale, dal tavolo di lavoro è emersa la decisione di 

attivare due strumenti di sostegno alle Pmi per superare la fase critica: 

la  costituzione di un  fondo di  cogaranzia  a disposizione delle Pmi di  tutti  i  settori,  cui  la Regione 

intende garantire una dotazione  iniziale di 10 milioni di euro, che potrà essere  incrementata con gli 

apporti  degli  altri  soggetti  coinvolti  (Confidi,  Camera  di  Commercio,  Mediocredito);  a  fronte 

dell'aumento delle garanzie che  in questo modo  le Pmi sarebbero  in grado di fornire, sarà stipulata 

una  convenzione  con  le  banche  che  assicuri  un  tetto  massimo  allo  spread  praticabile.  La 

cogaranzia andrà  infatti a sommarsi alle garanzie che già vengono attivate, normalmente nel  limite 

del  50%,  dai  Confidi  della  Regione,  e  consentirebbe  dunque  di  convenire  condizioni  migliori  di 

finanziamento  per  le  Pmi  beneficiarie.  Il  fondo  è  stato  attivato  con  l'approvazione  da  parte  del 

Consiglio regionale nella seduta del 30 ottobre 2008 di una apposita norma, cui sarà data attuazione 

con apposito regolamento; 

la  costituzione  di  un  fondo  per  la  capitalizzazione  delle  Pmi,  attraverso  la  finanziaria  e  holding 

regionale  Friulia  Spa,  la  cui  dotazione  iniziale è  pari  a  15 milioni  di  euro.  Tale  fondo  è  già  stato 

approvato dal comitato di gestione di Friulia SpA. 

Inoltre,  per  quanto  riguarda  il  fondo  di  cogaranzia,  risulta  essenziale,  qualora  si  intenda  attivare  lo 

strumento in de minimis, come appare necessario quantomeno per i finanziamenti attivati per la liquidità a 

breve  e  non  per  investimenti,  potere  derogare  ai  limiti  fissati  dal  Regolamento  1998/2006  della 

commissione in merito al calcolo dell'aiuto concesso sotto forma di garanzia. La Regione ha predisposto un 

metodo di calcolo dell'aiuto concesso sotto  forma di garanzia che consentirebbe una maggiore aderenza 

agli  effettivi  parametri  delle  imprese  regionali  e  sul  quale  è  stato  avviato  il  confronto  informale  di 

prenotifica  con  la  Commissione. Analoghe  iniziative  di  altre  regioni  risultano  pertanto  in  questa  fase  di 

estremo interesse. 

All’inizio dell’anno in Friuli Venezia Giulia si è constatato che le ore di cassa integrazione, sia ordinaria che 

straordinaria,  sono più  che  raddoppiate  rispetto  allo  stesso periodo del 2008,  toccando  il  livello di 1,37 

milioni.  In questo quadro  il 13 maggio  scorso è  stato predisposto  l’Accordo quadro previsto dal punto 6 

dell’Accordo sottoscritto  il 29 aprile  tra  il Ministero del  lavoro e  la Regioni relativo alla concessione degli 

ammortizzatori sociali in deroga per il 2009.  

Con  la  sottoscrizione  dell’Accordo  quadro,  Regione,  Parti  sociali  ed  Enti  bilaterali  hanno  convenuto  di 

utilizzare gli ammortizzatori sociali in deroga  in coerenza con i seguenti principi: 

 

per quanto attiene al  trattamento di Mobilità  in deroga, garantire un sostegno al maggior numero 

possibile di soggetti che a decorrere dall’1/1/2009 siano stati licenziati per ragioni oggettive o si siano 

dimessi per giusta causa senza poter beneficare, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro, di 

ammortizzatori sociali in base alla vigente normativa nazionale 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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per  quanto  attiene  alla  Cassa  integrazione  in  deroga,  consentirne  l’utilizzo  a  favore  dei  datori  di 

lavoro esclusi  in tutto o  in parte dall’accesso agli strumenti a regime di  integrazione salariale e che 

debbano  ricorrere a sospensioni dell’attività  lavorativa o  riduzioni dell’orario di  lavoro a seguito di 

una  specifica  situazione  di  crisi;  ciò  nei  limiti  di  una  programmazione  delle  sospensioni  e  delle 

riduzioni  di  orario  che  sia  coerente  con  la  specifica  situazione  di  crisi  e  che  consenta 

all’Amministrazione regionale di attivare a favore dei lavoratori beneficiari dei trattamenti in deroga 

percorsi  di  politica  attiva  del  lavoro;  consentire  altresì  in  via  eccezionale  l’utilizzo  della  Cassa 

integrazione  straordinaria  in  deroga  a  quelle  imprese  che,  pur  essendo  destinatarie  di  tutti  gli 

strumenti a regime di  integrazione salariale, non possano ricorrervi nel caso specifico, a condizione 

che  l’utilizzo  della  Cassa  integrazione  straordinaria  in  deroga  sia  accompagnato  dall’impegno  alla 

salvaguardia dei livelli occupazionali. 

 

Per quanto riguarda la Mobilità in deroga, le caratteristiche dei lavoratori che possono beneficiarne sono le 

seguenti: 

a) siano esclusi dal diritto alla percezione dell’indennità di mobilità, dell’indennità di disoccupazione o di 

altra tipologia di trattamento di disoccupazione 

b) abbiano presso il datore di lavoro che ha effettuato il licenziamento ovvero presso il posto di lavoro dal 

quale  si  sono  dimessi  un’anzianità  aziendale  di  almeno  dodici  mesi,  di  cui  almeno  sei  di  lavoro 

effettivamente  prestato,  ivi  compresi  i  periodi  di  sospensione  dal  lavoro  derivanti  da  ferie,  festività  e 

infortuni (ai fini del calcolo di tale requisito si considerano valide anche eventuali mensilità screditate dalla 

medesima impresa presso la gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della Legge 8 agosto 1995, n. 

335, con esclusione dei soggetti  individuati dall’articolo 1, comma 212, della Legge 23 dicembre 1996, n. 

662, per  i  soggetti che abbiano conseguito  in  regime di monocommittenza un  reddito  superiore a 5.000 

euro complessivamente riferito a dette mensilità). 

 

I trattamenti vengono concessi a tutte le tipologie di lavoro subordinato: lavoratori con contratto di lavoro 

a  tempo  determinato;  apprendisti;  lavoratori  assunti  dalle  agenzie  di  somministrazione,  in  caso  di 

cessazione  del  rapporto  del  lavoratore  con  l’agenzia  somministratrice  di  lavoro;  soci  lavoratori  di 

cooperative, escluse dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali  in base alla vigente normativa nazionale, che 

abbiano  instaurato  con  la  cooperativa  un  rapporto  di  lavoro  subordinato.  Sono  anche  previste,  per  il 

periodo  dall’1/1/2009  fino  al  31/12/2009,  proroghe  e  nuove  concessioni  del  trattamento  di mobilità  in 

deroga nel  settore degli  spedizionieri  doganali nonché per dipendenti delle  imprese di  autotrasporto  in 

conto terzi (individuate dal codice ATECO 60.24) prive di ammortizzatori sociali previsti dalle vigenti norme 

ovvero da accordi in materia, a condizione che dette imprese siano iscritte agli albi degli autotrasportatori 

tenuti presso le sedi provinciali della Motorizzazione civile. I tale ambito, per i lavoratori che nel corso del 

2008  sono decaduti dal  trattamento di mobilità  in deroga e  che pertanto  sono esclusi dalla proroga del 

trattamento  medesimo,  l’Amministrazione  regionale  si  impegna  ad  attivarsi  per  il  loro  inserimento  in 

iniziative mirate alla ricollocazione e al sostegno al reddito nell’ambito del Programma Pari 2009. 

In  relazione  alla  Cassa  integrazione  guadagni  in  deroga,  sono  previste  concessioni  del  trattamento  di 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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integrazione salariale a seguito di sospensione a zero ore ovvero di riduzione dell’orario di lavoro verticale 

od orizzontale per  i dipendenti di datori di  lavoro che non siano destinatari di trattamenti di  integrazione 

salariale, ovvero che  siano destinatari della  sola  integrazione  salariale ordinaria o della  sola  integrazione 

salariale  straordinaria. Possono beneficiare del  trattamento  tutti  i  lavoratori  subordinati,  i quali abbiano 

conseguito un’anzianità lavorativa presso il datore di lavoro di almeno novanta giorni alla data di richiesta 

del  trattamento,  compresi  gli  apprendisti,  i  lavoratori  somministrati  e  i  soci  lavoratori  che  abbiano 

instaurato  con  le  cooperative  un  rapporto  di  lavoro  subordinato,  per  periodi  anche  non  continuativi  di 

sospensione  o  di  riduzione  di  orario  verticale  od  orizzontale  che  abbiano  avuto  inizio  dall’1/1/2009  al 

31/12/2009 e per un massimo di 680 ore totali per ciascun lavoratore, ovvero per una massimo di 458 ore 

totali  in  caso  di  lavoratori  a  part‐time  fino  a  20  ore  lavorative  settimanali.  Sono  altresì  possibili  in  via 

eccezionale  concessioni,  per  un  periodo  non  superiore  a  quattro mesi,  del  trattamento  di  integrazione 

salariale straordinaria  in deroga per  i  lavoratori sospesi entro  il 31/12/2009 da  imprese che, pur essendo 

destinatarie di trattamenti sia di integrazione salariale ordinaria che di integrazione salariale straordinaria, 

non possano, in relazione alla singola causale dell’intervento di Cigs, ricorrere a quest’ultima. 

Per  quanto  concerne  l’intero  comparto  produttivo,  la  Regione  provvederà  ad  azzerare  con  un 

provvedimento  tampone    i  parametri  di    verifica  previsti  dalla  Legge  n.  4  del  2005,    consentendo  alle 

imprese che hanno già avuto accesso ai contributi di mantenerli e,  in prospettiva, alle altre di accedervi 

attraverso un sistema di valutazione meno restrittiva. 

Una  rimodulazione della  Legge n. 23 del 2001  sull’imprenditorialità  femminile,  consentirà di  recuperare 

altri 8 milioni di euro per l’autofinanziamento a breve‐medio termine delle imprese, mentre sarà approvato 

quanto prima dalla Giunta regionale il nuovo regolamento per la garanzia del credito.   

Il Consiglio regionale approverà inoltre lo storno di 10 milioni di euro destinati alla creazione di un fondo di 

cogaranzia  accanto a Confidi che, una volta raggiunto l'accordo con le banche, punta a generare garanzie di 

credito per le imprese di 200‐300 milioni. 

 

10.3  I principali  interventi predisposti a livello regionale in Liguria 

In  merito  alla  problematica  inerente  la  crisi  economica‐finanziaria,  la  Regione  Liguria  nell'ambito 

dell'assestamento di bilancio ha previsto uno  stanziamento di 2 milioni di euro per  il potenziamento del 

sistema  regionale  dei  Confidi,  al  fine  di  aumentare  le  garanzie  concedibili  a  fronte  di  finanziamenti  di 

liquidità delle piccole e medie imprese. 

Sono ormai alcuni anni che si sono concentrate nella regione situazioni di crisi occupazionali e numerose le 

realtà  industriali  recentemente  investite  dalla  recessione  produttiva  con  evidenti  ripercussioni 

sull’occupazione.  Con  una  puntuale  e  capillare  premessa,  la  Regione  spiega  le motivazioni  che  hanno 

indotto ad emanare una Deliberazione della Giunta  (n. 104 del  febbraio 2009), con  la quale dare pronta 

attuazione  alla  realizzazione  di  un  Piano  Straordinario  degli  Interventi  a  sostegno  dell’occupazione  

finalizzato  allo  sviluppo  di  azioni  in  grado  di  dare  risposte  ai  fattori  d’insicurezza  insisti  nella  attuale 

situazione economica recessiva ed in quella che si prevede delinearsi nel breve periodo . 

Il Provvedimento prevede  di destinare un finanziamento di 50 milioni di euro a valere sulle risorse del Por  

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dell’Obiettivo Competitività  regionale ed occupazione del Fondo  sociale europeo per gli anni 2007‐2013‐ 

Asse  I  ‐ Adattabilità‐  che  prevede  interventi  per  la  crescita  dell’imprenditorialità,  il  rafforzamento  della 

competitività delle  imprese,  la  loro crescita   dimensionale e  la conseguente adattabilità dei  lavoratori alle 

trasformazioni –Asse II ‐ Occupabilità, che prevede interventi per promuovere maggiori  e migliori posti di 

lavoro  in  Liguria,  operando  in  maniera  congiunta    con  strumenti  di    informazione,  orientamento, 

formazione  e  sostegno  all’inserimento  lavorativo  per  la  realizzazione  del  Piano  Straordinario  di  cui  più 

sopra.  

La Delibera  prevede che il Piano Straordinario sia articolato nei seguenti Progetti: 

 

borse  formative per  il  lavoro destinate  a promuovere  il  reinserimento  lavorativo delle persone  in 

Cassa  integrazione guadagni  straordinaria  (Legge n. 223 del 1991 e  in deroga)    senza possibilità di 

rientro  nella  azienda.  Queste  sono  consistenti    nell’assegnazione  di  borse  di  formazione  per  

esperienze  lavorative  presso  datori  di  lavoro  che  possano  essere  trasformate,  per  il  periodo  non 

goduto,  in un ulteriore  incentivo all’azienda disponibile ad assumere  il  lavoratore ed accompagnate 

da ulteriori  interventi  integrativi (rimborso spese per attività di assistenza e tutoraggio alle  imprese 

ospitanti, aiuto all’occupazione, aiuti alle imprese per assunzione a tempo indeterminato 

formazione  per  una  nuova  occupazione.  Progetti  destinati  a  promuovere  azioni  di  sostegno 

all’inserimento  di  lavoratori  che  hanno  perso  l'occupazione  e  consistenti  in  percorsi  integrati  di 

formazione  (accrescimento  di  competenze  anche  tramite  voucher  individuali,  progetti  integrati  di 

creazione  di  impresa, work  esperience)  accompagnati  da  ulteriori  interventi  integrativi  (rimborso 

delle  spese  sostenute  che  possa  essere  trasformato,  per  il  periodo  non  goduto,  in  incentivo 

all’azienda  disponibile  ad  assumere  il  lavoratore  a  tempo,  voucher  formativo  individuale, 

finanziamento  iniziale  dello  start‐up  d'impresa,  rimborso  spese  per  attività  di  assistenza  e 

monitoraggio  al  datore  di  lavoro  che  accoglie  in work  experience,  aiuto  all’occupazione    di  ogni 

persona assunta a tempo indeterminato per almeno tre anni, aiuto alla creazione di impresa, aiuto/ 

borsa di formazione) 

stabilizzazione del lavoro precario nelle aziende private secondo quanto previsto dalla deliberazione 

della  Giunta  Regionale  n.  1261  del  9  ottobre  2008,  mediante  azioni  tese  a  ridurre  la  distanza 

esistente nei diritti e nelle protezioni sociali e a rispondere alle necessità delle aziende che intendono 

la flessibilità quale strumento per creare sviluppo e ricchezza.  Il progetto consiste nell’offerta di un 

insieme  di  servizi,  opportunità  e  sostegni  destinati  ai  lavoratori  assunti  con  contratto  di 

apprendistato,  a  tempo  determinato,  di  collaborazione  coordinata  e  continuativa,  a  progetto  e 

occasionale (in costanza di rapporto o assunti per un periodo di almeno due anni nell’ultimo triennio) 

accompagnati da ulteriori interventi integrativi (voucher formativo individuale, finanziamento iniziale 

dello start up d'impresa, rimborso spese per attività di assistenza e monitoraggio al datore di lavoro 

che accoglie in work experience) 

promozione dell'occupazione giovanile a tempo  indeterminato consistente  in un contributo a fondo 

perduto,  cumulabile  con altri  interventi,  sotto  forma di  sgravio  contributivo per ogni assunzione a 

tempo indeterminato effettuata ai sensi dell'articolo 36 della Legge Regionale n. 30 del 2008 da parte 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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di società di capitali, società di persone, ditte  individuali, cooperative,  imprese sociali, Onlus,  liberi 

professionisti con l'esclusione delle Agenzie di somministrazione e dei datori di lavoro privati. 

 

Il Provvedimento stabilisce  infine di    rinviare a successivi provvedimenti  l’attuazione delle azioni di cui al 

punto precedente  e di stabilire che le medesime azioni saranno incluse nel Piano Regionale Integrato per la 

Crescita dell’Occupazione dell’anno 2009,   secondo quanto previsto dall’articolo 8 della richiamata Legge 

Regionale  30/2008. 

Il  19  giugno  2009,  l’Amministrazione  regionale  ha  siglato  con  le  Province,  le  Parti  sociali,  l’Associazione 

Nazionale Comuni  Italiani,  l’Inps e  Italia Lavoro  l’Accordo quadro ai sensi dell’Intesa Stato‐Regioni del 12 

febbraio 2009 e del protocollo sottoscritto  il 29 aprile tra  il Ministero del  lavoro e  la Regione relativo alla 

concessione degli ammortizzatori sociali in deroga per il 2009.  

Con la sottoscrizione dell’accordo quadro le parti hanno anche in questo contesto convenuto di utilizzare gli 

ammortizzatori sociali in deroga in coerenza con i seguenti principi: 

 

per quanto attiene al  trattamento di Mobilità  in deroga, garantire un sostegno al maggior numero 

possibile di soggetti che siano stati licenziati per ragioni oggettive o si siano dimessi per giusta causa 

senza poter beneficare, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro, di ammortizzatori sociali in 

base alla vigente normativa nazionale 

per  quanto  attiene  alla  Cassa  integrazione  guadagni  in  deroga  consentirne  l’utilizzo  a  favore  dei 

datori di lavoro esclusi in tutto o in parte dall’accesso agli strumenti a regime di integrazione salariale 

e che debbano ricorrere a sospensioni dell’attività lavorativa o riduzioni dell’orario di lavoro a seguito 

di una  specifica  situazione di  crisi;  ciò nei  limiti di una programmazione  delle  sospensioni  e delle 

riduzioni  di  orario  che  sia  coerente  con  la  specifica  situazione  di  crisi  e  che  consenta 

all’Amministrazione regionale di attivare a favore dei lavoratori beneficiari dei trattamenti in deroga 

percorsi di politica attiva del  lavoro; consentire  in via eccezionale  l’utilizzo della Cassa  integrazione 

straordinaria in deroga a quelle imprese che, pur essendo destinatarie di tutti gli strumenti a regime 

di  integrazione  salariale, non possano  ricorrervi nel  caso  specifico, a  condizione  che  l’utilizzo della 

Cassa  integrazione  straordinaria  in  deroga  sia  accompagnato  dall’impegno  alla  soluzione  dei 

problemi occupazionali. 

 

In analogia ad altri accordi regionali, possono beneficiare del trattamento di mobilità in deroga i lavoratori 

che, dalla data di sottoscrizione dell’Accordo, abbiano subito un  licenziamento collettivo, plurimo ovvero 

individuale per giustificato motivo oggettivo connesso a riduzione, trasformazione o cessazione di attività o 

di lavoro, a condizione che:  

a.      siano esclusi dal diritto alla percezione dell’indennità di mobilità, dell’indennità di disoccupazione o 

di altra tipologia di trattamento di disoccupazione 

b. abbiano  presso  il  datore  di  lavoro  che  ha  effettuato  il  licenziamento,  ovvero  presso  il  posto  di 

lavoro dal quale  si  sono dimessi, un’anzianità aziendale di almeno dodici mesi, di  cui almeno  sei di 

lavoro  effettivamente  prestato,  ivi  compresi  i  periodi  di  sospensione  dal  lavoro  derivanti  da  ferie, 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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festività e infortuni (ai fini del calcolo di tale requisito si considerano valide anche eventuali mensilità 

accreditate dalla medesima  impresa presso  la gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della 

legge 8 agosto 1995, n. 335, con esclusione dei soggetti  individuati dall’articolo 1, comma 212, della 

legge 23 dicembre 1996, n. 662, per i soggetti che abbiano conseguito in regime di monocommittenza 

un reddito superiore a 5.000 euro complessivamente riferito a dette mensilità) 

c.     il rapporto di lavoro sia cessato da non più di 68 giorni.  

Nell’ambito del medesimo Accordo sono previste concessioni del  trattamento di  integrazione salariale  in 

deroga a seguito di sospensione a zero ore, ovvero di riduzione dell’orario di lavoro verticale od orizzontale 

per  i dipendenti di datori di  lavoro che,  in base alla vigente normativa nazionale, non siano destinatari di 

trattamenti di integrazione salariale, ovvero che siano destinatari della sola integrazione salariale ordinaria 

o della sola integrazione salariale straordinaria.  

 

Il trattamento viene concesso per un periodo iniziale fino ad un massimo di sei mesi proseguibili a seguito 

di verifica della effettiva disponibilità finanziaria.  

Possono beneficiare del trattamento di cui al presente comma tutti i lavoratori subordinati, i quali abbiano 

conseguito un’anzianità lavorativa presso il datore di lavoro di almeno novanta giorni alla data di inizio del 

trattamento  individuale. Gli  interventi  sono  rivolti a  favore di  tutte  le  tipologie di  lavoratori  subordinati: 

lavoratori  con  contratto  di  lavoro  a  tempo  determinato;  apprendisti;  lavoratori  assunti  dalle  agenzie  di 

somministrazione;  soci  lavoratori di  cooperative, escluse dall’utilizzo degli  ammortizzatori  sociali  in base 

alla  vigente  normativa  nazionale,  che  abbiano  instaurato  con  la  cooperativa  un  rapporto  di  lavoro 

subordinato.  Sono  possibili  in  via  eccezionale  concessioni  del  trattamento  di  integrazione  salariale 

straordinaria  in deroga per  i  lavoratori sospesi entro  il 31/12/2009 da parte di  imprese che, pur essendo 

destinatarie di trattamenti sia di integrazione salariale ordinaria che di integrazione salariale straordinaria, 

non  possano,  in  relazione  alla  singola  causale  dell’intervento  di  Cig,  ricorrere  a  quest’ultima.  La  Cig  in 

deroga può  essere  autorizzata, dopo  l’utilizzo da parte delle  imprese di  tutti  gli  strumenti previsti dalla 

legislazione  ordinaria,  per  le  sospensioni  dell’attività  lavorativa.  Per  le  imprese  che  non  rientrano 

nell’ambito della vigente legislazione in materia di ammortizzatori a regime, l’accesso alla Cig in deroga può 

essere autorizzato direttamente.  

In base all’Accordo, la Regione mette a loro disposizione una pluralità di misure formative, di orientamento 

e  di  accompagnamento,  fruibili  anche  a  distanza,  in  forma  individuale  o  di  gruppo.  In  particolare,  i 

lavoratori  che  usufruiscono  degli  ammortizzatori  sociali  in  deroga  saranno  presi  in  carico  dai  Servizi  al 

Lavoro e usufruiranno di servizi specifici e mirati di accoglienza, analisi delle competenze e valutazione dei 

fabbisogni, sulla base dei quali saranno successivamente avviati ad azioni personalizzate di aggiornamento 

delle  competenze  (in  relazione alle esigenze professionali attuali o potenziali dei  settori produttivi, per  i 

lavoratori  sospesi con possibilità di  rientro  in azienda);  riqualificazione e  ricollocazione, anche attraverso 

azioni di miglioramento e adeguamento delle competenze possedute  (per  i  lavoratori  licenziati o sospesi 

senza possibilità di rientro in azienda).  

 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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10.4 I principali  interventi predisposti a livello regionale nelle Marche 

La Regione Marche  ha istituito un fondo di solidarietà per sostenere l’occupazione, il lavoro e le Piccole e 

Medie Industrie coinvolte nelle crisi di filiera e di territorio. L’intervento mira a sostenere, nell’immediato, i 

livelli occupazionali,  il  lavoro e  la  competitività delle Pmi  coinvolte nelle  crisi delle  filiere produttive, dei 

territori e dei distretti.  In considerazione dell’attuale turbolenza dei mercati  finanziari  l’estensione di tale 

strumento è oggetto di valutazione. 

L’intervento si propone di alleggerire l’esposizione finanziaria delle Pmi a breve termine. Lo strumento è la 

concessione di garanzie mediante costituzione di un apposito fondo dedicato su un plafond di intervento di 

200 milioni di Euro, da parte del sistema bancario. 

Potrebbero  essere  così  concesse  garanzie  che,  nel  rispetto  del  regime  di  aiuto  del  de  minimis  diano 

copertura anche oltre la normale prassi ed in situazioni di criticità ma comunque non pregiudizievoli per il 

futuro dell’impresa garantita. Tale intervento deve avere la precisa finalizzazione del consolidamento e non 

deve sovrapporsi o  intersecarsi con gli altri strumenti di sostegno all’accesso al credito che  restano nella 

loro validità ed efficacia. Il funzionamento del Fondo prevede che: 

 

le  Banche/Fondazioni  bancarie  e  le  Camere  di  Commercio  partecipano,  insieme  alla  Regione,  alla 

costituzione di un Fondo di complessivi € 10 ml. 

il  Fondo  potrà  essere  utilizzato  per  rilasciare  garanzie  di  2°  grado  a  favore  di  tutti  i  Confidi 

marchigiani  che rilascino garanzie di 1° grado a favore delle banche, che aderiscono al plafond di 200 

milioni, e nell’interesse delle Pmi regionali come sopra specificato 

tale  garanzia  di  1°  grado  dovrà  coprire  il  60%  del  finanziamento  relativo  riducendo  il  rischio  del 

sistema  bancario  rispetto  alla  usuale  garanzia;  la  garanzia  di  2°  grado  coprirà  invece  il  70%  della 

garanzia di 1° grado rilasciata dal Confidi 

il Fondo interverrà sino ad esaurimento della propria dotazione ed opererà fino al 31/12/2010 

ogni  azienda  garantita non potrà  avere  finanziamento  a  valere  su questa  iniziativa    superiore  a 1 

milione di Euro. 

 

Alla fine di marzo 2009 è stato siglato presso la sede della Regione il Protocollo di intesa  per il sostegno ai 

lavoratori  ed  alle  imprese  nelle  situazioni  di  crisi.  In  premessa  il  Protocollo  sottolinea  che,  stante  la 

situazione di crisi, può succedere che  le  imprese  interessate   da  interventi di Cassa  integrazione guadagni 

non siano in grado, in alcuni casi, di anticipare il trattamento ai lavoratori  e che per le procedure previste 

dalla recente normativa, le erogazioni ai lavoratori dei trattamenti di Cig da parte dell’Inps avvengono con 

tempistiche  che,  in  caso  di mancata  anticipazione  da  parte  dell’impresa,  possono  comportare  difficoltà 

economiche per i lavoratori e le loro famiglie. Per questi motivi la Regione Marche ha studiato la possibilità 

di  intervenire con forme di anticipazione del trattamento economico che  il  lavoratore vanta nei confronti 

dell’Inps, da parte delle banche, trovando la disponibilità di queste ultime. 

Le  situazioni di crisi rispetto alle quali l’accordo fa riferimento sono: 

ricorso alla Cig straordinaria da parte delle imprese coinvolte in procedure  concorsuali (il fallimento, 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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concordato preventivo, amministrazione straordinaria) o di liquidazione coatta o amministrativa 

Ricorso  alla Cig  Straordinaria,  anche  in deroga   o Cig ordinaria da parte delle  imprese  che hanno 

espressamente    richiesto  il  pagamento    diretto  dell’indennità  da  parte  dell’Inps,  previo  accordo 

sindacale tra le parti . 

 

In breve, il lavoratore riceverà dal datore di lavoro una lettera che attesti la richiesta degli ammortizzatori 

sociali  e  l’impossibilità  di  anticipare  il  trattamento  di  integrazione  salariale;  con  tale  lettera  potrà 

presentarsi  anche presso  la propria banca e  regolare  sul proprio  conto  corrente  il  finanziamento di   un 

importo massimo di 6.400,00  se  in Cig  straordinaria e di 3.200,00  se  in Cig  straordinaria  in deroga   e di 

Cassa  integrazione  guadagni  ordinaria  di  durata  superiore  a  quattro  settimane.  A  garanzia  

dell’adempimento dell’obbligo di restituzione dei finanziamenti accordati dalla banca, il lavoratore cederà a 

quest’ultima il credito che vanta nei confronti dell’Inps. Le Associazioni datoriali, le Organizzazioni sindacali 

e le categorie economiche si impegnano a collaborare in piena sinergia in tutti gli aspetti del protocollo in 

esame. Il Protocollo avrà una durata di 12 mesi e potrà essere rinnovato per ulteriori dodici mesi qualora 

non intervenga una disdetta da alcuna delle parti. 

10.5. I principali  interventi predisposti a livello regionale in Veneto 

La Regione, al fine di sostenere il mantenimento della capacità produttiva del  sistema economico veneto, è 

intervenuta  con  azioni  mirate  a  supporto  delle  Piccole  e  Medie  Industrie,  rafforzando  l’accesso  alla 

disponibilità  di  liquidità necessaria  a  garantire  la  continuità operativa.  La partnership  tra  Ente pubblico, 

sistema bancario e Organismi di garanzia  intende determinare un valido sostegno alle  imprese, sostegno 

che passa attraverso un sostanziale rafforzamento delle garanzie “consortili” (confidi) e l’adozione di criteri 

economico‐patrimoniali volti a favorire un miglioramento finanziario della finanza aziendale. 

In questa ottica, la Giunta regionale ha deliberato lo stanziamento di: 

 

Euro 3.650.000 per  rifinanziare  la Legge  regionale n. 19 del 20 marzo 1980,  Interventi a  favore dei 

Consorzi‐Fidi  tra  le piccole e medie  imprese del  settore  secondario del veneto  (DGR del 14 ottobre 

2008) 

Euro 1.242.968,84 per  rifinanziare  la Legge  regionale n. 1 del 18 gennaio 1999,  Interventi  regionali 

per  agevolare  l’accesso  al  credito  nel  settore  commercio,  specificatamente  ai  Contributi  alla 

cooperazione e consorzi di garanzia del settore commercio (DGR del 21 ottobre 2008). 

 

Entrambi  i  finanziamenti  concedono  ulteriori  risorse  ai  fondi  rischi  esistenti,  consentendo  così  un 

rafforzamento  dell’offerta  di  garanzie  in  favore  delle  Pmi  al  fine  di migliorare  l’accesso  al  credito  che, 

particolarmente in questa fase, registra fenomeni di razionamento. 

Per quanto riguarda il rafforzamento dei confidi artigiani, la Regione ha predisposto un intervento rivolto ad 

aumentare  le  garanzie  a  favore  delle  imprese  artigiane  per  l’accesso  e  la  gestione  del  credito  bancario 

richiesto a fronte di esigenze di liquidità corrente che rischiano di essere disattese o fortemente ridotte. Il 

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Fondo messo a disposizione eleva al 70%  il  livello di garanzia data dai Confidi artigiani  (normalmente del 

50%) alle  imprese per  il sostegno della gestione corrente, per  la ristrutturazione della posizione debitoria, 

per il consolidamento delle passività bancarie a breve, per il riequilibrio finanziario. 

Nel gennaio 2009 è stato redatto un documento che definisce le Linee guida della strategia che la Regione 

Veneto  intende  adottare  nel  campo  delle  politiche  del  lavoro  per  fronteggiare  la  crisi  occupazionale, 

favorire i processi di risanamento e innovazione delle imprese e creare le condizioni di ripresa e di rilancio 

dell’economia. 

Dal  verbale  dell’Accordo  quadro  si  evince  che,  stante  la  situazione  del  mercato  del  lavoro  veneto,  i 

sottoscrittori  desiderano  stipulare  una  intesa  territoriale  da  proporre  in  sede  governativa  per  la 

concessione di ammortizzatori sociali  in deroga per  l’anno 2009 ai sensi dell’art. 19 del Decreto Legge n. 

185 del 2008.   Gli stessi  firmatari prendono atto che  la Commissione  regionale per  la concertazione e  le 

parti sociali   ha condiviso gli  indirizzi contenuti nel documento Linee guida delle politiche del  lavoro nella 

Regione Veneto per fronteggiare la crisi occupazionale e gli allegati relativi al sistema delle tutele, alle linee 

operative per le politiche di workfare,  per i Servizi all’impiego e per le procedure da porre in essere che a 

loro volta approvano, ovvero: 

assicurare  a  tutti  i  lavoratori  coinvolti  nei  processi  di  crisi  un  sostegno  al  reddito  adeguato    per 

ammontare e durata 

ottimizzare  l’impiego delle  risorse  finanziarie disponibili mediante una  razionale  combinazione dei 

trattamenti ordinari e dei trattamenti in deroga ed il ricorso aggiuntivo a fondi comunitari 

assicurare che  il ricorso ai diversi strumenti disponibili sia coerente con  la  loro natura e funzione e 

con gli obiettivi condivisi 

fornire  sostegno alle  imprese   e ai  lavoratori che affrontano processi di  innovazione e  strategie di 

rilancio per la salvaguardia dell’impresa e dell’occupazione 

Sostenere con adeguate  risorse aggiuntive  i processi di  riqualificazione e  le politiche del  reimpiego 

dei lavoratori collocati in mobilità 

prevenire e contrastare il pericolo di uso distorto degli ammortizzatori e di ricorso al lavoro irregolare  

o sommerso. 

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Conclusioni 

Sia negli anni precedenti che  in  rapporto all’attuale congiuntura economica,  il  fenomeno della perdita di 

lavoro ha assunto  la connotazione di un problema sociale, cioè di una grave  ‘anomalia’ nel sistema della 

convivenza  civile.  Attorno  ad  esso  si  è  prodotto  un meccanismo  complesso  di  rappresentazioni  sociali, 

norme  e  istituzioni  atte  a  contrastare  l'emergenza  e  ad  attivare  servizi  volti  da  un  lato,  a  supportare  i 

lavoratori nel mantenere una continuità  lavorativa; dall’altro, a sostenere  la possibilità di un raccordo fra 

domanda ed offerta di  lavoro accompagnando  le  imprese nella gestione delle proprie  risorse umane ed 

economiche.  

Gli  elementi  caratteristici  che  hanno  accompagnato  in  questi  anni  i  processi  di  riforma  degli  Spi  sono 

essenzialmente raggruppabili in due ambiti: 

il decentramento,  la  liberalizzazione dei  servizi e  l’ancoraggio al  territorio  con  il  conferimento alle 

Regioni della funzione di promuovere e coordinare  le politiche del  lavoro, attraverso  la creazione di 

un  sistema  di  strutture  territoriali,  pubbliche  e  private,  non  più  direttamente  dipendenti  dal 

Ministero del lavoro, ma organizzate autonomamente sulla base di indicazioni regionali e definite da 

bacini di utenza territoriale 

l’affidamento,  ad  un  sistema  di  strutture  pubbliche  e  private,  di  funzioni  di  servizio  relative  alla 

realizzazione di misure di promozione  all’inserimento  lavorativo e  all’incontro domanda offerta di 

lavoro, che prevedono  l’introduzione di nuovi servizi all’utenza, al  territorio ed alle  imprese, e che 

presuppongono lo sviluppo di nuove competenze organizzative e gestionali delle strutture. 

 

Il processo di decentramento ha  cercato nel  tempo di  rispondere al bisogno di un  rapporto  sempre più 

diretto fra clienti (cittadini ed imprese) e fornitori di servizi. Esso corrisponde all’esigenza di passare da un 

modello gestionale prevalentemente amministrativo e uniforme  su  tutto  il  territorio nazionale,  rivelatosi 

inefficace in una società complessa, ad una struttura di servizi che vede i Centri per l’impiego rapportarsi ad 

altri  interlocutori  e  ad  una  elevata  variabilità  di  domande,  rilevando  in modo  capillare  vincoli  e  risorse 

presenti a livello locale ed offrendo servizi diversificati mirati a prevenire o intervenire sulla disoccupazione, 

in rapporto a diversi target di utenza e situazioni locali.  

Ciò ha  richiesto ai Centri non  solo un adeguamento delle  strutture disponibili, ma anche un  impegno  in 

termini di risorse organizzative, culturali ed economiche, volto ad individuare e costruire nuove modalità di 

rapporto  con utenti  ed  interlocutori. Da una mission  fondamentalmente  di  stampo  assistenzialistico del 

collocamento  ‐ che puntava al mantenimento dell’occupazione, ed al sostegno supportata dalle misure di 

sostegno passivo del reddito ‐ le riforme hanno puntato allo sviluppo di una nuova visione del mercato del 

lavoro  fondata  su  un  ruolo  attivo  dei  Cpi  nell’ambito  della  promozione  territoriale  dell’occupabilità  e 

dell’occupazione. 

Ciò ha  implicato un passaggio  culturale ed organizzativo da un  rapporto  con un  cliente  “dato” entro un 

adempimento  per  lo  più  amministrativo  ad  un  rapporto  con  un  cliente  “costruito”  in  funzione  di  una 

domanda e di una proposta di servizio. Nell’ambito dei nuovi servizi, attraverso la mediazione di un Patto di 

servizio, di colloqui di  informazione e orientamento, di servizi di accoglienza, consulenza e  formazione, si 

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istituiscono spazi di conoscenza ed esplorazione delle domande e dei fattori che intervengono a costruire il 

rapporto individui/contesto lavorativo, ed il rapporto fra domanda ed offerta di lavoro. 

Il vissuto della perdita del  lavoro viene affrontato dai soggetti  in maniera diversa e   diversa è  la modalità 

attraverso  la  quale  il  problema  va  affrontato. Quando,  infatti,  un  individuo  viene  espulso  dal  processo 

produttivo, entra  in relazione non solo con  le  logiche di funzionamento dei meccanismi di regolazione del 

rapporto  tra domanda  e offerta, ma  anche  con  sistemi di  rappresentazioni  che  assumono una  funzione 

regolativa,  costituiscono  cioè  strumenti di auto‐orientamento e di  conoscenza‐intervento per  il  soggetto 

rispetto al proprio ambiente di  interazione. Accanto ad un  sostegno di  tipo economico,  che  consenta al 

soggetto  espulso di  affrontare  in  sicurezza  il periodo di  ricollocamento, debbono  essere presenti  sia un 

sostegno di  tipo psicologico, differenziato  in base alle aspettative del  lavoratore,  sia un  supporto di  tipo 

tecnico in cui vengano fornite competenze di base utili al reingresso nel mercato del lavoro. 

 

La nuova mission dei Servizi per l’impiego diviene quindi quella di farsi carico non solo delle caratteristiche 

della persona in cerca di lavoro o dell’impresa che ne chiede, quanto del rapporto fra domanda ed offerta 

così come questo si organizza all’interno dei sistemi di rappresentazione del lavoro e del non lavoro, che la 

congiuntura economica contribuisce a strutturare.  

In un contesto di crisi allargata, la gestione dei servizi di politica attiva deve fronteggiare nuove sfide. Come 

sembra evidente dall’esame delle informazioni presentate, le priorità di azione, sia sul versante nazionale, 

che  su  quello  regionale  si  sono mosse,  da  un  lato  in  direzione  dell’ampliamento  dell’applicabilità  degli 

ammortizzatori  già  disponibili,  eventualmente  conferendo  ampi  margini  di  discrezionalità  alle 

Amministrazioni responsabili del  loro utilizzo; dall’altro,  indirizzando un cospicuo ammontare di risorse  in 

direzione del sostegno diretto al sistema produttivo e al sistema del credito. 

All’interno  di  questo  nuovo  contesto,  gli  SPI  hanno  visto  ampliare  rapidamente  il  proprio  ruolo  e  di 

conseguenza  le  richieste  ad  essi  indirizzate  di  contribuire  al monitoraggio  dell’applicazione  delle misure 

passive,  unitamente  agli  sforzi  di  attivazione  della  forza  lavoro,  in  un  quadro  di  accentuata 

personalizzazione dei percorsi di  reingresso. Così  facendo essi sono stati chiamati ad  intervenire non più 

solo sui fattori che  intervengono a creare  l’incontro domanda offerta (competenze, motivazioni,  interessi, 

precedenti esperienze  lavorative, precedenti esperienze di  formazione), ma anche su quelli suscettibili di 

compromettere  i  livelli  di  occupabilità,    con  particolare  riguardo  ai  fattori  influenzati  dai  caratteri 

marcatamente distrettuale degli assetti produttivi. 

Entro  le diverse progettualità  individuate sul territorio nazionale gli  interventi e  le strategie promosse per 

far  fronte  alle  situazioni  di  crisi,  sembrano  attualmente  organizzate  intorno  a  due  assunti:  il  primo  si 

riferisce all'ipotesi che l'approccio alla ricerca del lavoro dei lavoratori disoccupati a seguito di crisi aziendali 

sia  più  efficace  se  accompagnato  da  servizi  di  natura  consulenziale  (es.  orientamento,  bilancio  di 

competenze, formazione orientativa)  in grado non solo di fornire  informazioni sul mercato del  lavoro o di 

colmare 'lacune' nelle competenze tecnico operative utili a rispondere alla domanda del mercato, ma anche 

di    trattare variabili di natura motivazionale  come parte di una progettualità professionale;  il  secondo è 

relativo all'ipotesi che la possibilità di articolare progettualità ed 'autocommittenza' rispetto ad un proprio 

progetto  di  sviluppo  professionale,  possa  essere  utilmente  integrata  ancorando  gli  obiettivi  di 

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reinserimento  individuali  ad  una  analisi  del  rapporto  fra  professionalità  e  mercato  del  lavoro  anche 

nell'ambito dei servizi alle imprese.  

 

L’accelerazione  imposta dalla crisi sembra aver chiamato  il soggetto pubblico ad una gestione ancora più 

strategica e proattiva dei propri servizi, assumendo nuove modalità di gestione organizzativa secondo una 

logica basata sulla capacità di  leggere  le dinamiche di sviluppo  locali, ed  individuarne  le eventuali risorse, 

con ciò chiamando in causa : 

l’individuazione  di modelli  organizzativi  che  consentano  ai  Cpi  e  alle  altre Agenzie  di  individuare, 

programmare  e  verificare  strategie  integrate  ed  efficaci  di  offerta  di  servizi  e  in  rapporto  con  le 

diverse domande del territorio 

l’individuazione  di  nuovi  standard  di  qualità  di  servizio  che  consentano  di  integrare  diversi  ruoli, 

funzioni  e  competenze  a  partire  dalla  lettura  delle  caratteristiche  dei  contesti  in  cui  le  strutture 

operano e delle dinamiche culturali sociali ed economiche che orientano l’agire dei diversi attori del 

sistema produttivo, con particolare attenzione al manifestarsi di elementi di crisi e riposizionamento 

produttivo 

il  collegamento dei  sistemi di programmazione  regionale  agli obiettivi della  costruzione della  rete 

istituzionale  tra  lavoro, economia,  formazione e servizi sociali, con  il coinvolgimento esplicito delle 

parti sociali e degli altri attori entro le azioni di sistema (Benini R., Patriarca S., 2006).  

Per  quanto  attiene  alle  funzioni  di  servizio  operative  presso  i  Centri  per  l’impiego,  le  informazioni 

presentate nella Sezione II, in analogia con quanto con quanto già rilevato negli ultimi monitoraggi compiuti 

dall’Isfol53 mostrano  che,  a  fianco delle  tradizionali  attività di mediazione  fra  le parti e di erogazione di 

sussidi  implicate  nell’avvio  delle  procedure  per  la  cassa  integrazione,  già  nel  corso  degli  anni  passati  si 

registravano  un  certo  numero  di  sperimentazioni  che  riguardavano  attività  più  o meno  strutturate  di 

outplacement ed accompagnamento al reinserimento  lavorativo nonché  la partecipazione diretta di Cpi e 

Province alla gestione di nuovi strumenti di ammortizzazione sociale volti ad integrare strumenti di politica 

attiva del  lavoro  con misure di  sostegno  al  reddito nonché  sistemi di  incentivazione per  lo  sviluppo del 

sistema imprenditoriale. 

In rapporto alle aree geografiche, mentre nelle zone centro settentrionali del Paese diverse sono le misure, 

promosse  anche  a  livello  regionale,  mirate  a  strutturare  servizi  di  accompagnamento  all'inserimento 

lavorativo che prevedano  l'utilizzo di misure di politica attiva del  lavoro e  servizi alle  imprese mirati alla 

gestione  di  crisi  occupazionali,  nel meridione  le  iniziative  regionali  dedicate  allo  sviluppo  di  servizi  di 

accompagnamento  al  lavoro  sono  state  ancorate  in  modo  prevalente  al  programma  Pari,  mentre  le 

amministrazioni  regionali  hanno  svolto una  funzione  essenziale nelle  azioni di  concertazione mirate  alla 

gestione degli ammortizzatori sociali e degli incentivi per il rafforzamento del sistema imprenditoriale.  

Tale diversità, se esplorata in rapporto non solo alle risorse disponibili, ma anche alle dinamiche di contesto 

53  Isfol, Strumenti e strategie di attivazione nei sistemi  locali per  il  lavoro. Monitoraggio SPI 2000‐2007, volume  II, Roma,  Isfol, 

2008 (I Libri del Fse). 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

81

che accompagnano  la  realizzazione delle misure, potrebbe  fornire ulteriori elementi conoscitivi  in merito 

agli obiettivi dei decisori, ai bisogni di contesto e dei destinatari degli interventi, alle loro aspettative oltre 

che rispetto agli esiti degli interventi stessi.  

A  riguardo  risulta  utile  operare  un  raffronto  con  le modalità  di messa  in  opera  del  percorso  anticrisi, 

esaminate nell’ambito dei casi regionali. Tali modalità rispecchiano nei fatti sistemi di priorità differenziati 

in relazione a urgenze territorialmente differenziate, dal Nord al Sud del Paese. Come a più riprese rilevato 

nel  corso dell’esame dei  segnali precedenti  la  crisi,  sistemi  locali  caratterizzati da elementi di debolezza 

(scarsa specializzazione,  integrazione orizzontale e verticale delle filiere meno evoluta, scarsa trasparenza 

del  mercato  del  lavoro)  finiscono  per  dimostrare  uno  spazio  di  manovra  più  ristretto  per  operare  la 

necessaria riallocazione delle risorse umane e materiali.  

All’interno di tali sistemi gli stessi Servizi per l’impiego possono non riuscire ad approdare al nuovo modello 

di intervento richiesto dall’integrazione tra politiche attive e passive, catturati dallo scontro quotidiano con 

modelli  sociali  prevalenti  riconducibili  alla  trappola  delle  disoccupazione  e  al  prevalere  dei  rapporti 

lavorativi informali e sommersi. 

L’incertezza circa la durata della crisi non consente attualmente di formulare previsioni accurate in merito a 

quanto  profondamente  essa  trasformerà  il  sistema  produttivo  nazionale.  Ciò  rende  altresì  difficile 

formulare  ipotesi  circa  l’impatto potenziale  sulla  struttura dell’offerta di  lavoro.  Se  infatti  è  ragionevole 

seguire  le  conclusioni  di  altri  autori  nell’affermare  che  il modello  della  piccola  e media  impresa  e  della 

distrettualizzazione  ha  ridotto  negli  anni  le  caratteristiche,  se  non  di  segmentazione,  quantomeno  di 

selettività  della  domanda  di  lavoro  in  Italia,  la  congiuntura  attuale  suggerisce  di  tenere  sotto  attenta 

osservazione le dinamiche che caratterizzano i target identificati come particolarmente deboli sul mercato 

del lavoro, anche in sede comunitaria. 

L’incontro  fra  il  potenziamento  delle  capacità  di  analisi  ed  intervento  degli  Spi  e  la  comprensione  del 

rapporto peculiare che, a  livello territoriale,  intercorre fra domanda ed offerta di  lavoro, rappresentano  il 

punto di snodo essenziale per l’elaborazione di un disegno di integrazione intelligente fra politiche attive e 

passive.  Se  tale  disegno  intende  fornire  alle  Amministrazioni  una  leva  che,  sul  versante  dell’offerta, 

controbilanci per tempo ed efficacemente le eventuali spinte alla selezione indotte dalla congiuntura, allora 

dovrà necessariamente dotarsi di caratteristiche di sostegno universale che sono finora mancate al sistema 

degli ammortizzatori sociali, sia pure nelle formulazioni in deroga. 

In mancanza di tale copertura universale,  larghi segmenti dell’offerta dovranno affrontare verosimilmente 

senza protezione un riacutizzarsi delle barriere all’ingresso nel mercato, e forse l’aggravarsi dei fenomeni di 

espulsione precoce. A riguardo è altrettanto verosimile che  i differenziali di genere e  il pesante dualismo 

geografico del Paese di cui si è fatto cenno tornino ad esercitare una pesante e negativa influenza. 

 

 

 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

82

APPENDICE Centri  per  l’Impiego  che  hanno  partecipato  a  Progetti  sperimentali  riferiti  a  lavoratori  iscritti  in  liste  di mobilità  o  per  la  gestione  di  crisi  aziendale.  (Fonte,  Isfol  ‐  Indagine  censuaria  di monitoraggio  sui  CPI annualità 2008)   

 

MACROAREA GEOGRAFICA: NORD OVEST 

PROGETTO SPERIMENTALE  

AMBITO DEL  PROGETTO* 

CPI  PROVINCIA  REGIONE ANNO DI AVVIO  

ANNO DI CONCLUSIONE 

Cremona (target donne) Crema (target donne) 

Casalmaggiore (target donne) Alamo 40  Provinciale 

Soresina (target donne) 

Cremona  Lombardia  2005  2006 

A.t.t.i.va. – Azioni Territoriali di Transizione per l'Innovazione e la Valorizzazione delle Donne escluse dal mercato del lavoro 

Regionale  Asti  Asti  Piemonte  2005  2007 

Chivasso Susa (target donne) 

Orbassano COR ‐ 1 euro per abitante  

Provinciale 

Settimo Torinese 

Torino  Piemonte   2006  2007 

Casalmaggiore (target donne) Crema (target donne) 

Cremona (target donne) Filo 

Provinciale  

Soresina (target donne) 

 Cremona 

 Lombardia   2006  2008 

Gestione lavoratori mobilità in deroga 

Regionale  Cantù  Como  Lombardia  2005  2008 

L3 Club  Provinciale  Biella  Biella  Piemonte  2006  2007 Placement aziende in crisi 

Locale  Medioponente  Genova  Liguria  2007  2008 

Cesano Maderno 

Seregno 

Progetto Legge 266/06, Art.1 comma 411  (Programma Reimpiego 411).  

Provinciale 

Vimercate 

Milano  Lombardia  2007/2008 

In corso Il Programma Reimpiego è 

prorogato fino al Dicembre 2010 

Como Progetto crisi aziendali – Azioni 411 

Regionale 

Cantù 

Como  Lombardia   2007 

In corso.  Conclusione prevista per il 

2010. Progetto ricollocazione Fraver (Pari) 

Locale  Fossano‐Savigliano  Cuneo  Piemonte  2007  2008 

Progetto ricollocazione Mabitex (Pari) 

Locale  Alba (target donne)  Cuneo  Piemonte  2007  2008 

Progetto ricollocazione Miroglio (Pari) 

Locale  Saluzzo  Cuneo  Piemonte  2006  2008 

Fossano‐Savigliano Progetto ricollocazione Texilfibra (Pari) 

Provinciale Saluzzo 

Cuneo  Piemonte   2007  2008 

Progetto Valcamonica, Valcavallina e Sebino  (Pari) 

Regionale  Lovere (target donne)  Bergamo  Lombardia  2006 

2007 (è in corso una riedizione 2008/2009) 

Casalmaggiore Crema 

Cremona Ricolloca 

Provinciale  

Soresina 

Cremona  

Lombardia   2005  2006 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

83

Asti  Asti Biella  Biella 

Ricollocazione  Regionale Omegna, Verbania, 

Domodossola Verbano‐Cusio‐

Ossola 

Piemonte   2006  2008 

Ricollocazione lavoratori in Cigs e mobilità 

Provinciale  Novara  Novara  Piemonte  2007  2008 

Ricollocazione lavoratori in mobilità 

Locale  Appiano Gentile  Como  Lombardia  2007  2008 

Genova Centro Levante (target donne) Genova Ponente Medioponente 

Tigullio (target donne) Medioponente (target over 50) 

Valbisagno Valpolcevera 

Genova 

Savona  (Target over 50) Albenga Carcare 

Savona  

Ricomincio da 40  

Regionale  

Ventimiglia  Imperia 

Liguria   2007  2008 

Acqui Terme Ritorno al lavoro  Provinciale 

Alessandria Alessandria  Piemonte   2006  2007 

Unrra ‐ Percorsi di sviluppo professionale nelle aree import/export e nel comparto meccanico e tessile comparto meccanico tessile (Fondo lire Unrra) 

Locale Chieri 

(target donne) Torino  Piemonte  2007  2007 

Cantù Voucher formativo (rivolto cassintegrati) 

Regionale 

Menaggio 

Como  Lombardia   2007  2008 

Acqui Terme Alessandria 

Casale Monferrato 

Novi Ligure Tortona 

Alessandria 

Settimo Torinese Orbassano (target donne) 

Rivoli 

Torino 

Borgomanero  Novara Asti  Asti 

Omegna, Verbania, Domodossola 

Verbano‐Cusio‐Ossola 

Piemonte Programma Pari  Nazionale 

Tradate (target over 40)  Varese  Lombardia 

2005 (Al.);° 2006  (To, No, At); 2007 (Va; Vb)  

2008 

* Con riferimento alla “committenza” del progetto. 

°Avvio diverso secondo Provincia 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

84

MACROAREA GEOGRAFICA: NORD EST 

PROGETTO SPERIMENTALE/  

AMBITO*  CPI  PROVINCIA  REGIONE  ANNO DI AVVIO ANNO DI 

CONCLUSIONE 

Azione 11  (Bando multimisura 'Sostegno al ricollocamento lavorativo di soggetti in stato di disoccupazione e di soggetti rientranti tra le azioni di ricollocazione e riqualificazione') 

Provinciale  Cpi di Udine  Udine Friuli 

Venezia Giulia 

2007 

2008 (Con riferimento alla scadenza della presentazione dei progetti formativi) 

Gestione crisi occupazionale 

Locale Cpi di San Vito al Tagliamento 

Pordenone Friuli 

Venezia Giulia 

2006  In corso 

Cpi di Maniago 

Cpi di Sacile 

Cpi di San Vito al Tagliamento 

Cpi di Spilimbergo 

Pordenone  

Cpi di Monfalcone  Gorizia 

Cpi di Udine 

Cpi di Tolmezzo 

Udine  

Restart  Regionale 

Sportello lavoro della provincia di 

Trieste Trieste 

Friuli Venezia Giulia  

2007  2008 

Castelfranco Veneto 

Conegliano 

Montebelluna 

Oderzo 

Pieve di Soligo 

Treviso 

Fondo Provincia disagio professionale  

Provinciale 

Vittorio Veneto 

Treviso  Veneto  2007  2008 

Outplacement "Prandina" 

Locale  Schio‐Thiene  Vicenza  Veneto  2006  2007 

Outplacement Conceria Master 

Provinciale  Lonigo  Vicenza  Veneto  2007  2007 

Outplacement lavoratori adulti ‐ Spinn Italia Lavoro 

Nazionale Cpi di Parma 

(target over 50) Parma 

Emilia Romagna 

2005  2006 

Cpi di Riccione Solida  Provinciale 

Cpi di Rimini Rimini 

Emilia Romagna  

2007  2007 

* Con riferimento alla “committenza” del progetto. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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MACROAREA GEOGRAFICA: CENTRO

PROGETTO SPERIMENTALE  AMBITO* CPI 

PROVINCIA  REGIONE ANNO DI AVVIO 

ANNO DI CONCLUSIONE 

Outplacement  Locale  Colleferro  Roma  Lazio  2007  2007 

Outplacement per lavoratori in Cigs e/o in mobilità 

Provinciale  Area Valdelsa  Siena  Toscana  2007  2007 

Percorsi integrati lavoratori in mobilità 

Provinciale  Roma Torre Angela Roma  Lazio  Nov.2007  2008 

Progetto lavoratori in mobilità L. 236/93 

Locale  Ancona  Ancona  Marche  2007  2008 

Progetto pilota outplacement lavoratori iscritti in mobilità 

Locale  Pomezia  Roma  Lazio  2006  2007 

Programma Pari  Nazionale  Terracina  Latina  Lazio  2007  2008 

R.A.D.I.CI. ‐ Ritornare in Azienda Dopo I Cinquanta 

Provinciale Area Valdelsa (target over 50) 

Siena  Toscana  2007  2007 

* Con riferimento alla “committenza” del progetto. 

 

MACROAREA GEOGRAFICA: CENTRO

PROGETTO SPERIMENTALE  

AMBITO*  CPI  PROVINCIA  REGIONE  ANNO DI AVVIO ANNO DI 

CONCLUSIONE 

Andria 

Barletta 

Bitonto 

Casamassima 

Acquaviva delle Fonti (target over 50) 

Noci 

Monopoli (target over 50) 

Reimpiego  Puglia  – Intervento sperimentale  per  la ricollocazione  dei lavoratori  in mobilità  delle  ex Case  di  Cura  riunite e  di  150  lavoratori LSU.  

Regionale  

Altamura 

Bari  

Puglia  

2005* *La Convenzione fra Regione Puglia e Provincia di Bari per la realizzazione dell'intervento è del Dicembre 2005; le sperimentazioni presso i Cpi sono state avviate fra il 2005 ed il 2007. 

2008 

Battipaglia 

Mercato San Severino

Nocera Inferiore 

Oliveto Citra 

Roccadaspide 

Salerno 

Sapri 

Sportello aree di crisi  Provinciale 

Maiori (target over 50) 

Salerno  Campania  2007  2008 

Scafa  Pescara  Abruzzo  2007  2007  Programma Pari  

Nazionale  Pollino e Alto Cosentino 

Cosenza  Calabria  2007  2007 

* Con riferimento alla “committenza” del progetto. 

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 Le situazioni di crisi occupazionale e il ruolo dei Servizi per l’impiego

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

   

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