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La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit - SIONP www.isfol.it a cura di Anna Elisa Carbone Numero 2 anal i i Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori ISSN 2037-3821

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La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle

organizzazioni non profit - SIONP

www.isfol.it

a cura di Anna Elisa Carbone

Numero 2anali i

Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

ISSN

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La collana scientifica Analisi è una collana digitale specializzata sui temi istituzionali Isfol: lavoro, formazione e politiche sociali. I testi, che analizzano aspetti particolari di tematiche più generali o di fenomeni più vasti, si caratterizzano per una esaustiva e dettagliata descrizione dell'argomento e delle considerazioni scientifiche che caratterizzano il fenomeno oggetto di studio, adottando un rigoroso approccio scientifico.La collana può accogliere o anticipare sintesi e parti di ricerche o presentare monitoraggi e valutazioni.Si rivolge ad un selezionato e specifico target e/o ad una determinata comunità scientifica, consentendo una comunicazione completa e mirata.

La Collana Analisi Isfol è curata da Claudio Bensi - Responsabile Servizio comunicazione web e multimediale

Coordinamento editoriale e redazionale: Paola Piras, Aurelia Tirelli, Matilde Tobia Editing e grafica: Federica Carboni

Contatti: [email protected]

L'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la prima fase di decentramento regionale delle competenze in materia di formazione professionale, codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal 1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL n. 419 del 29/10/1999. L'attuale Statuto, approvato con DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l'Istituto competenze nel campo delle politiche formative, del lavoro e sociali.L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, valutazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo sviluppo della formazione professionale, delle politiche sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle risorse umane, alla crescita dell'occupazione, all'inclusione sociale e allo sviluppo sociale. È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali al quale fornisce supporto tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti sociali, l'Unione europea e altri Organismi internazionali.

Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

www.isfol.it

anali iLa presente pubblicazione costituisce la versione cartacea dell'edizione consultabile

sul portale www.isfol.it all'interno della collana elettronica Analisi.

La presente opera – salvo dove diversamente speci�cato - è rilasciata nei termini della licenza Creative CommonsAttribuzione – NonCommerciale – CondividiAlloStessoModo 2.5 Italia disponibile alla pagina Internethttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP 

 

 

 

A cura di Anna Elisa Carbone  

Contributi di:   Nicola Manzo; Barbara Menghi; Barbara Moreschi;  

Enrico Spataro; Angelo Violi. 

  

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori

La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP

Indice      

     PAG.   

Introduzione 1 Prefazione 4  1. Le premesse 7 

1.1 Il contesto di riferimento                7 1.2 Il punto su definizioni, classificazioni, misurazioni          9 1.3 La normativa e le diverse tipologie del non profit          22 1.4 Il non profit e i Sistemi Informativi Sociali            31  

2. Il progetto 35 2.1 Gli obiettivi del progetto                35 2.2 Le fasi progettuali                  39 2.3 La formazione a sostegno dell’“introduzione” del Sistema        54  

3. I primi risultati 56 3.1 La realizzazione del progetto                56 3.2 La logica generale del sistema                57 3.3 La rappresentazione del sistema              58 3.4 L’architettura del sistema informatico              62 3.5 Database, moduli e funzionalità del sistema            67 3.6 La diffusione delle informazioni               88 3.7 Il DB Caratteristiche Organizzazioni              93 3.8 Il DB APS                    96 3.9 Qualche nota in merito alla trasformazione del Registro         101 

Cartaceo delle APS in archivio informatico 3.10 Quadro riepilogativo delle fonti di alimentazione del SIONP        103 3.11 Il DB Documentale                  106 3.12 Le attività e i prodotti realizzati e quelli in corso di realizzazione      112 

4. Gli sviluppi futuri 116

4.1 Il ruolo del Ministero                  116 4.2 Il ruolo dell’ISFOL                  116 4.3 Il progetto 2009                  119 4.4 Le potenzialità                    123 

Bibliografia 129 Allegato 131

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Introduzione 

 

Questa  Analisi,  come  un  diario  personale,  racconta  la  storia  di  vita  di  un  progetto.  Raccoglie 

l’esperienza  sviluppata  dal  Servizio  Statistico  ISFOL  nel  progettare  e  realizzare  un  Sistema 

Informativo sulle organizzazioni operanti, nel nostro Paese, in un settore importante quale quello 

del non profit,  I  lavori sono ancora  in corso e pubblicare “lo stato dell’arte” ad oggi consentirà a 

tutti  coloro  che  lo desiderino  l’esercizio: della  riflessione  sui percorsi  intrapresi, della dialettica 

costruttiva  per  “valorizzare  un  patrimonio  comune”,  della  verifica  sui  punti  qualificanti  del 

progetto,   

Non è facile presentare ad un pubblico vasto il frutto del proprio lavoro, ancor più quando si tratta di 

una  sorta  di  rendiconto  che  copre  quasi  l’arco  di  due  anni.  Tutto merita  attenzione  ed  è  difficile 

scegliere tra un’esperienza ed un’altra, selezionarle per la loro capacità di raccontare meglio agli altri 

ciò che è avvenuto e il perché delle scelte. E’ difficile trovare l’equilibrio. Tornano alla mente episodi 

più esaltanti, più creativi, più gratificanti accanto ai momenti difficili, di incomprensioni, di emergenze 

in quanto non  tutto è programmabile  in base ad uno  scadenziario  interno ma  il  tutto deve essere 

riportato ad una naturale evoluzione delle cose e degli eventi. Forte, anche,  la sensazione che alcuni 

piccoli risultati e miglioramenti, faticosamente e pazientemente perseguiti, non sono mancati ma non 

sempre è facile spiegarli.  

Un filo rosso lega tutte le fasi, i passaggi che hanno portato al Sistema Informativo. Questo filo rosso è 

rappresentato dalla “condivisione”. 

Importante  la  condivisione,  attraverso  un  continuo  confronto  di  idee,  proposte  ed  azioni  tra  il 

Ministero del Lavoro (l’ente committente) e l’Isfol (l’ente attuatore) con la consapevolezza di entrambi 

gli  attori  protagonisti  che  attuare  il  cambiamento  e  promuovere  l’innovazione  avrebbe  significato 

partire da  cose  semplici, elementari,  strutturali  che passo dopo passo e mattone dopo mattone  ci 

avrebbero permesso di progettare  l’architettura di un  Sistema  in  grado di  rispondere  alle effettive 

esigenze di tutte le parti in gioco.  

Esigenze  gestionali  dell’Amministrazione  Ministeriale  che  grazie  al  Sistema  Informativo  potrà 

governare meglio  la prassi amministrativa,  in quanto  l’archivio  informatico, capace di conservare  la 

memoria storica di una serie di atti e quotidianamente usato e aggiornato dagli operatori,  faciliterà 

l’ordinaria attività degli Uffici, delle Divisioni e della Direzione nel complesso. 

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Esigenze informative dell’Amministrazione Ministeriale, ma non solo, in quanto  il Sistema Informativo 

è  stato  progettato  per  evolversi  e  per  custodire  informazioni  sempre  aggiornate  e  sempre  nuove, 

anche grazie ad indagini specifiche da attivare per rispondere a futuri bisogni conoscitivi. Il Sistema è 

statisticamente rilevante e potrà essere utilizzato per fornire informazioni attendibili, di scenario e di 

dettaglio, al processo di programmazione e pianificazione di interventi finalizzati al terzo settore, sia a 

livello nazionale che territoriale. E’ stato previsto un applicativo informatico che consentirà al Sistema 

Informativo  di  aprirsi  all’esterno  per  l’accesso  degli  enti  competenti  (Regioni,  Province Autonome, 

Province delegate, Prefetture) finalizzato alla sua manutenzione e al suo aggiornamento, ma anche alla 

sua  diffusione  e  utilizzo  come  un  primo  prototipo,  uno  standard  in  grado  di  attenuare  la 

disomogeneità riscontrata tra le fonti primarie, registri ed albi.  

Esigenze comunicative dell’Amministrazione Ministeriale, ma non solo, poiché il Sistema Informativo è 

stato  progettato,  in  sintonia  con  la  strategia  di  comunicazione  più  complessiva  del Ministero,  per 

essere  fruibile online, per essere messo  a disposizione delle organizzazioni e delle  associazioni ma 

anche dei cittadini, per comunicare e far conoscere  le dinamiche che animano  il settore del privato‐

sociale,  per  far  conoscere  la mappa  delle  organizzazioni  non  profit  che  operano  nei  territori,  per 

rappresentare i settori di attività nei quali confluiscono, per diffondere la conoscenza sui servizi offerti 

localmente.  

In questo caso,  più che di  semplificazione amministrativa, attraverso la comunicazione pubblica e la 

messa  a  disposizione  di  alcuni  strumenti,  come  potrebbe  essere  il  caso  del  Sistema  Informativo, 

l’Amministrazione  vuole  ridurre  la  complessità.  Il  punto  di  interfaccia  tra  l’Amministrazione  ed  il 

cittadino sarà un computer e la rete, un pacchetto open source di “software amichevole”: si spostano 

icone, si clicca sui tasti e si ottiene  l’informazione desiderata senza doversi porre  il problema di cosa 

succede dentro la macchina. Per l’operatore e per l’utente tutto è semplice, facile. Dietro c’è un gran 

lavoro dei tecnici che hanno realizzato il Sistema Informativo. 

Tutto questo nella condivisione e nella convinzione che  l’informazione  sia un diritto per  tutti e che 

legare una politica di modernizzazione all’innovazione tecnologica consente concretamente di avviare 

un processo di cambiamento a misura delle diverse esigenze,  la possibilità di progettare un servizio 

trasversale utile a tutti e da tutti utilizzabile.  

Quest’Analisi mette  in  luce  anche  il  percorso  del  Gruppo  di  Lavoro multidisciplinare,  creato  per 

progettare e  realizzare  il  Sistema  Informativo. Anzi,  la  lettura di queste pagine  sarà   un modo per 

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ritrovarsi attraverso il racconto dei percorsi fatti, per valutare insieme i punti di forza e le criticità, per 

raccontarsi, ascoltarsi e farsi ascoltare, sarà un modo per comunicare e per valorizzare le competenze 

investite e quelle acquisite.  La pubblicazione  sarà utile per avviare un  confronto  con  chi opera nel 

settore per mettere  insieme, scambiare e valorizzare saperi, pratiche ed esperienze. E’ un modo per 

“fare rete” mettendo al centro  le persone, le  loro capacità, il  loro entusiasmo la loro professionalità. 

Costruire  una  comunità  di  pratiche  intese  come  contesti  di  apprendimento  dove  si  scambiano 

conoscenze  per  risolvere  problemi  comuni.  Questo,  è  già  in  parte  avvenuto  con  tutte  le 

Amministrazioni  (Ministeriali,  Regioni,  Province  Autonome,  Province  e  Prefetture)  che  hanno 

collaborato  in  questi mesi  con  il  Servizio  Statistico  Isfol  per  la  raccolta  dei  Registri  e  degli  Albi  di 

competenza  e,  quindi,  hanno  contribuito  allo  sviluppo  del  Sistema  Informativo  anche  dando 

suggerimenti tecnici e auspicando un protocollo d’intesa per definire fattivamente la collaborazione.  

  

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Prefazione

Presentare i risultati di un’attività che, per definizione, rimane un work in progress, è impresa di una 

certa difficoltà. Non si è mai perfettamente soddisfatti del risultato ma, nello stesso tempo, si ritiene di 

aver  conseguito  obiettivi  importanti,  e  forse,  per  una  volta,  davvero  innovativi  in  una  logica  di 

integrazione di dati e documenti diversi,  la cui acquisizione ha coinvolto una molteplicità di soggetti 

pubblici che operano sul territorio.  

Il Progetto “Sostegno alla gestione del registro nazionale e realizzazione di una banca dati dedicata”, è 

nato  dalla  collaborazione  tra  la  Direzione  Generale  per  il  Volontariato,  l’Associazionismo  e  le 

Formazioni Sociali del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e il  Servizio Statistico e 

Coordinamento Banche Dati dell’Isfol.  

Si è proposto di costruire un Sistema statistico‐informativo1 di supporto alla tenuta dei diversi Registri 

Nazionali  delle  organizzazioni  del  settore  non  profit  in  Italia.  Il  sistema  ha  acquisito  i  dati  per 

conservarli,  archiviarli,  elaborarli  trasformandoli  in  informazioni  trattabili,  ed  infine  distribuire 

l’informazione  agli  organi  utilizzatori.  Riunisce  in  un'unica  struttura  le  schede  anagrafiche  delle 

organizzazioni  di  varie  tipologie  giuridiche,  dati  legislativi,  elementi  conoscitivi  funzionali  alla 

classificazione strutturale ed organizzativa dell’intero settore. Consente di non duplicare inutilmente le 

informazioni contenute e permette di  intervenire sia sul sistema nel complesso che sulle sue singole 

componenti.  

Il Sistema ha  le    radici nella  legge 8 novembre 2000, n. 328 "Legge quadro per  la  realizzazione del 

sistema  integrato di  interventi e  servizi  sociali"  che  all’articolo 21 prevede  l’istituzione del  Sistema 

informativo dei  servizi  sociali per opera dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni per 

assicurare una  compiuta  conoscenza dei bisogni  sociali, del  sistema  integrato degli  interventi e dei 

servizi; e poter disporre tempestivamente di dati ed informazioni necessari alla programmazione, alla 

gestione e alla valutazione delle politiche, per la promozione e l’attivazione di progetti europei, per il 

coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e dell’occupazione. 

Nel contempo, il Sistema ha anticipato le linee di azione previste dal Libro verde sul futuro del modello 

sociale che indica come la costruzione del nuovo welfare deve avvalersi di un costante monitoraggio e 

di un approccio per obiettivi, in modo da consentire ai decisori e ai loro interlocutori sociali di misurare 

1 Non va confuso con il sistema informatico, che indica la porzione di sistema informativo che fa uso di tecnologie informatiche e automazione. 

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continuamente  l’avvicinamento  ai  risultati  attesi,  l’effettiva  utilità  delle  politiche  adottate, 

l’opportunità di correzioni nel caso di scostamenti, il confronto con i sistemi dei Paesi concorrenti. Nel 

Libro verde si prevede perciò la costruzione di un sistema informativo che raccolga e renda disponibili i 

dati di carattere qualitativo e quantitativo sulle politiche e sui fenomeni. 

Lo sviluppo del Sistema ha tenuto conto della ripartizione di compiti e competenze sul tema tra diverse 

pubbliche  amministrazioni,  mantenendo  ferma  la  direzione  della  facilitazione  dell’interazione  tra 

utilizzatori del sistema e pubblica amministrazione. 

Lo  sviluppo  delle molteplici  attività  che  lo  hanno  composto  non  è  stato  quasi mai  strettamente 

sequenziale, anche perché si è incontrato con successivi ampliamenti dell’incarico iniziale e con diverse 

soluzioni di  integrazione tra dati e servizi,  in una  logica di rispetto dell’infrastruttura  territoriale che 

presentava  un  lussureggiamento  di  dati,  metadati,  servizi  e  livelli  tecnologici  delle  diverse 

amministrazioni.  

Giova ripetere in proposito che l’innovazione non consiste nella informatizzazione di dati esistenti, ma 

nella  re‐ingegnerizzazione dei processi,  con una visione d’insieme dei problemi da  risolvere e delle 

azioni da attivare. Per dialogare con cittadini ed associazioni, e per definire gli interventi di policy più 

appropriati,  il Ministero ha  così  sia  rafforzato  gli  strumenti di dialogo  con  i propri  stakeholder,  sia 

garantito la gestione corrente dei sistemi informativi in esercizio, in un processo di razionalizzazione e 

di sviluppo delle risorse e delle infrastrutture e di miglioramento della loro efficienza operativa. 

La costruzione del Sistema ha dimostrato che se  la razionalizzazione delle risorse è un’esigenza non 

ulteriormente procrastinabile i margini di miglioramento di efficienza complessiva sono ampi; e che è 

possibile un uso più articolato dei dati da utilizzare, senza perdere traccia delle informazioni storiche, 

sia per usi amministrativi che di informazione statistica. Sono state perciò: 

definite le esigenze informative e le caratteristiche del sistema: l’operatività, la compatibilità, la 

confrontabilità, l’aggiornabilità, l’espandibilità, la modularità e flessibilità; 

definiti  i  vincoli  metodologici  ed  organizzativi:  l’integrazione  di  basi  di  dati  ed  archivi 

preesistenti, la definizione dell’architettura, la progettazione fisica del sistema; 

reperiti gli archivi ufficiali esistenti e validati dagli enti preposti; 

standardizzate, codificate, normalizzate e classificate le informazioni: codici Istat, Ateco, ICNPO 

‐ International Classification of Non Profit Organizations.    

 

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Il  Sistema  permette  la  consultazione,  il  confronto  e  l’elaborazione  di  dati  provenienti  da  fonti 

informative,  differenti  per  tipologia  e  informazioni  trattate,  che  nel  loro  insieme  rappresentano  le 

realtà ai vari livelli territoriali (nazionale, regionale, provinciale e comunale) e possono essere utilizzate 

per  il monitoraggio,  la  programmazione  e  l’attuazione  di  politiche  sociali  e  del  lavoro.  Sono  stati 

integrati  basi  di  dati  ed  archivi  preesistenti,  compiendo  una  standardizzazione  e  codifica  delle 

informazioni, attraverso un processo di normalizzazione. È stato definito un insieme di codici utilizzabili 

per classificare  le  informazioni relative a ciascuna unità  in modo uniforme, rendendo quindi possibili 

comparazioni, aggregazioni, analisi e collegamenti con altre banche dati.  Il Sistema è stato costruito 

con  procedure  e  strumenti  user  friendly,  con  una  fruibilità  a  diversi  livelli  ed  una  strumentazione 

tecnologica open source. La disomogeneità dei dati è stata risolta con la “bonifica”, il trattamento e la 

standardizzazione  delle  informazioni  finalizzate  a  eliminare  ambiguità,  differenze  ed  eventuali 

contraddizioni interne, per normalizzare i dati contenuti nei differenti archivi. In sintesi, rappresenta un 

primo passo verso la creazione di un possibile unico registro delle organizzazioni del non profit capace 

di far dialogare e interagire, pur senza sottrarre le rispettive competenze, i registri attualmente gestiti 

da  organismi  differenti  (esempio:  il  Registro  nazionale  delle  APS  con  quelli  delle  Regioni). Questo 

consentirà di avere un quadro conoscitivo del settore, una mappatura delle organizzazioni per territori, 

ampliata a tutte le tipologie del non profit. 

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1. Le premesse

 

1.1. Il contesto di riferimento 

Negli ultimi decenni,  le organizzazioni private non profit hanno visto crescere  in modo consistente  il 

proprio ruolo sociale e la propria funzione economica nel sistema produttivo del Paese, sia in termini di 

risorse  utilizzate  che  di  produzione  realizzata.  Sempre  più  hanno  assunto  localmente,  o  meglio 

territorialmente,  un  ruolo  importante,  capillare,  complementare  ed  integrativo,  se  non  talvolta 

sostitutivo dell’offerta pubblica, proponendosi come “produttori di beni e servizi” ad ampio spettro, da 

quelli  sanitari  a  quelli  sociali,  da  quelli  assistenziali  a  quelli    culturali,  da  quelli  educativi  a  quelli 

ricreativi, da quelli ambientali a quelli sportivi.   

Il  non  profit  è  un  vero  e  proprio  comparto  emergente  dell’economia  e  della  società  che  realizza 

“numeri”  importanti:  comprende una  realtà  ampia2  e  variegata di organizzazioni, un  arcipelago di 

esperienze concrete e di  servizi offerti alla collettività;  rappresenta quote  rilevanti dell’occupazione 

nazionale,  coinvolgendo  nell’attività  milioni  di  operatori  e  di  volontari;  contribuisce  in  modo 

considerevole al PIL; risponde alla domanda di un’utenza sempre più differenziata. Insomma è un vero 

e proprio attore delle politiche pubbliche italiane. 

Molto spesso è stata messa  in dubbio  la possibilità di accomunare sotto un’unica etichetta soggetti 

tanto diversi  tra  loro: dalle  IPAB3 alle cooperative  sociali, dalle associazioni di volontariato agli enti 

ecclesiastici, dalle associazioni di promozione sociale alle fondazioni, dalle onlus alle organizzazioni non 

governative.  In  passato,  nei  tentativi  di  riordino,  sono  prevalse  logiche  di  aggregazione  e  spinte 

centrifughe di tipo settoriale o  ideologico, solo recentemente si è cominciato a ragionare  in maniera 

più unitaria riguardo al terzo settore, naturalmente non senza problemi di inclusione e o di esclusione 

di enti, attività, servizi. 

Eppure,  sebbene  il  terzo  settore  sia una  realtà  complessa e  composita,  costituita da un  insieme di 

organizzazioni diversificate, è da considerarsi unico se si prendono  in considerazione alcuni elementi 

2  In  Italia, secondo  i dati del Censimento delle  istituzioni non profit,  realizzato dall’Istat nel 1999,   queste organizzazioni sono 221.000.   Nell’arco di un 

biennio,  stando  ai  dati  del  Censimento  dell’Industria  e  dei  Servizi  del  2001,  queste  organizzazioni  registrano  un  incremento  di  circa  15.000  unità, raggiungendo quota 235.000; rappresentano il 5,4% del totale delle unità produttive del nostro Paese e il 2,5% in termini di addetti, dal computo sono esclusi i volontari. 

3 Le IPAB, istituite con la legge Crispi del 1890 sono considerate, date le alterne vicende di inclusione/esclusione dal settore pubblico, enti con natura ibrida. Dopo aver  condotto per anni ospizi e orfanotrofi  sono oggi  tra  i principali enti gestori di Case di Riposo e Residenze  sanitarie. Sottoposte, da  circa un ventennio, ad un processo di riforma la cui ultima tappa è stata la legge 328/2000, tuttora in corso di applicazione. 

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caratterizzanti comuni come l’assenza di scopo di lucro, l’autonomia organizzativa, l’orientamento 

pro‐sociale.  

Dall’inizio degli anni novanta, da un lato, si assiste ad un ampliamento del dibattito teorico intorno al 

ruolo,  alla  funzione  economica  e  al  peso  sociale  assunto  dalle  organizzazioni  non  profit; mentre, 

dall’altro, e precisamente dal punto di punto di vista normativo,  il  legislatore riconosce  l’importanza 

strategica del settore nell’erogazione di servizi sociali, valorizzandone  l’apporto nella progettazione e 

realizzazione degli interventi di politica sociale ai vari livelli territoriali, mettendo a punto e varando la 

Legge quadro per  la  realizzazione del  sistema  integrato di  interventi e  servizi  sociali  (L. 328/2000). 

Sempre  nello  stesso  anno,  con  la  Legge  che  disciplina  le  associazioni  di  promozione  sociale  (L. 

83/2000), il legislatore riconosce formalmente il ruolo istituzionale del terzo settore in quanto svolge 

attività prevalentemente orientate all’interesse sociale, concorre significativamente alla produzione di 

beni e servizi, infine, partecipa e attua il principio di sussidiarietà introdotto dalla riforma del Titolo V 

della Costituzione.  

L’emergere di questo “nuovo” settore ha prodotto un insieme di esigenze conoscitive e di misurazione 

che, ad oggi, sono state solo in parte soddisfatte. Nel contempo, il nuovo scenario competitivo, la forte 

automazione dei processi produttivi ed amministrativi,  la sempre maggiore complessità dei processi 

decisionali  rendono  la  conoscenza  delle  realtà  territoriali  e  le  relative  informazioni  una  risorsa 

indispensabile per la pubblica amministrazione, per i policy makers, per gli addetti ai lavori, per coloro 

che operano nel settore, per le stesse organizzazioni, per i cittadini‐utenti.  

I Sistemi Informativi Sociali (SIS) costituiscono,  in tal senso, un vero e proprio elemento di novità nel 

modo di concepire  l’azione programmatica e di  sostegno alle decisioni del comparto  sociale, quale 

strumento privilegiato di osservazione e studio del contesto e dei bisogni delle comunità locali, nonché 

del  sistema  integrato degli  interventi  e dei  servizi  sociali.  I  SIS, dunque, dovrebbero  costituire una 

preziosa fonte informativa non solo per i decisori politici e per gli amministratori degli enti locali, ma 

anche per le diverse realtà del privato sociale, le organizzazioni, le associazioni di cittadini ed i singoli 

membri della comunità locale. Se al singolo cittadino possono risultare utili le informazioni sul sistema 

dei servizi e degli interventi disponibili sul territorio alle realtà del privato sociale e del non profit sono 

necessari i dati sulla popolazione, i trend relativamente ai bisogni e agli interventi messi in campo nel 

pubblico, la dimensione e l’intensità di alcuni fenomeni sociali, per orientare e focalizzare l’attività di 

progettazione alle reali necessità della comunità locale.  

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La crescente mole di dati e di informazioni necessari allo sviluppo dei SIS o da questi prodotti, insieme 

all’esigenza di  trasformarli  in conoscenza rendono,  inoltre,  indispensabile  la presenza ed  il ricorso a 

tecnologie di business  intelligence,  a  sistemi  informatici  capaci di  soddisfare  i bisogni emergenti di 

integrazione,  di  omogeneità  ed  unitarietà  tra  i  vari  sistemi  gestionali,  per  dar  luogo  a  processi 

decisionali efficaci in quanto più informati e rapidi. Tutto questo in un mutato quadro complessivo di 

ripensamento delle strategie e di un cambiamento, talvolta radicale e talaltra più soft, delle modalità di 

svolgimento  delle  principali  attività  in  coerenza  con  l’evolversi  del  comportamento  e  della  cultura 

organizzativa.  

La  consapevolezza che  la  conoscenza è un elemento distintivo  capace di offrire un  reale vantaggio 

competitivo,  la necessità di estendere ed  approfondire  l’informazione  statistica  sulle organizzazioni 

non profit  insieme alla volontà di gestire centralmente e  in modo “uniforme”  le  informazioni hanno 

spinto alla definizione e alla realizzazione del progetto Sostegno alla gestione del registro nazionale e 

realizzazione di una banca dati dedicata4. 

 

 

 

 

1. 2 . Il punto su definizioni, classificazioni, misurazioni 

Quello delle definizioni è un problema molto  sentito  in questo  settore,  le  cui  implicazioni  spaziano 

dalla  concettualizzazione all’ideologia di alcuni principi e  valori, dalla operabilità alla misurabilità di 

alcune variabili e realtà.  

Si tratta di una realtà che a livello normativo è stata approcciata più volte e in maniera frammentaria, 

episodica,  per  singoli  settori,  per materia,  per  tipologia  di  utenza,  per  legislazioni  successive  ora 

privilegiando un aspetto ora un altro, ma sempre prescindendo da una visione d’insieme, organica, 

coerente. Il dibattito sulla natura, sulle caratteristiche, sulle funzioni, sulle attività delle organizzazioni 

classificabili come non profit resta tuttora vivo e aperto5. 

La definizione di non profit, o più esplicitamente di not‐for‐profit, di derivazione anglosassone, significa 

sostanzialmente  senza  scopo  di  lucro. Da  diversi  studiosi  tale  definizione  non  è  ritenuta  adeguata 

perché inclusiva anche degli enti pubblici. Per questo motivo, molti studiosi europei preferiscono fare 

4 La prima convenzione tra  il Ministero e  l’Isfol è stata stipulata  il 12.03.2007: successive  integrazioni risalgono al 13.12.2007;  la comunicazione di avvio dell’attività da parte della Divisione II è datata 24.01.2008; il progetto esecutivo è stato definito il 12.03.2008. 

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riferimento  alla  denominazione  di  terzo  settore,  per  sottolineare  la  diversità  dal  primo  settore,  lo 

Stato,  e dal  secondo  settore,  il mercato. Questa  scelta provoca  il  disappunto  di  altri  studiosi6  che 

sostengono che lo Stato non è da considerare alla stregua di un settore e che la dizione terzo settore è 

riduttiva poiché rinvia ad una sorta di categoria residuale.  

 

Altri,  infine,  suggeriscono  l’utilizzazione  del  termine  privato  sociale  per  evidenziare  i  due 

“contrapposti” elementi che convivono in queste organizzazioni, caratterizzandole: libertà individuale 

e solidarietà sociale. I francesi preferiscono esprimersi  in termini di économie sociale evidenziando  il 

potenziale  di  un  settore  produttivo  capace  di  coniugare  guadagni  economici  e  risultati  sociali. Gli 

studiosi americani privilegiano l’uso delle espressioni non profit sector in a three sector economy7 o di 

non  profit  organizations  in  a  three  sector  system8.  Si  tratta  di  due  espressioni  utilizzate 

indifferentemente  l’una  dall’altra,  proprio  perché  negli  Stati  Uniti,  il  non  profit  rappresenta  una 

specifica categoria giuridica che si identifica nelle tax‐extempt organizations9 che godono di particolari 

benefici fiscali.  

A partire dagli anni novanta, alcune università e centri di ricerca, in prevalenza statunitensi e britannici,  

promuovono una serie di studi sul non profit. Particolare menzione merita il lavoro svolto dal Centre 

for Civil  Society della  Johns Hopkins University di Baltimora  (JHU)  che avvia un progetto di  respiro 

internazionale,  per  analizzare  la  consistenza  del  settore  nei  diversi  Paesi,  finalizzato  a  ricercare 

definizioni  e  classificazioni metodologicamente  comparabili  e  statisticamente  significative  che,  pur 

tenendo in dovuto conto le specificità nazionali garantissero, tuttavia, una sostanziale universalità dei 

concetti  individuati5. Nel 1992, Salamon e Anheier,  ricercatori della  JHU,  individuano e definiscono 

alcuni elementi identificativi per riconoscere e classificare la natura non profit di un’organizzazione: 

la costituzione formale; 

la natura giuridica privata; 

l’autogoverno; 

l’assenza di distribuzione di profitti; 

la natura apolitica; 

5  L. M.  Salamon, H.K. Anheier, Toward an Understanding of  the  International Nonprofit  Sector;  in Working Papers of The  Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 1, 1992;  In Search of the Nonprofit Sector: the Question of Definitions,    in Working Papers of The  Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 2, 1992; In Search of the Nonprofit Sector II: the Problem of Classification,  in Working Papers of The Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Proiect, 3, 1992; Defining the NonProfit Sector. A Cross National Analysis, Manchester, Manchester University Press, 1997; The Emerging Sector Revisited. A Summary, The Johns Hopkins University Institute for Policy Studies, Baltimore,1998; United Nations, Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts, United Nations, New York, 2003. 

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la natura non religiosa; 

la presenza di lavoro volontario. 

Date  queste  caratteristiche,  il  settore  non  profit  comprende  le  associazioni,  le  fondazioni,  le 

cooperative sociali, gli enti ecclesiastici civilmente  riconosciuti, gli enti di patronato e di  formazione 

professionale,  le organizzazioni di volontariato. A  rigore, quindi, secondo  la  JHU, dovrebbero essere 

incluse  anche  le  organizzazioni  che  svolgono  attività  politiche  e  religiose,  nonché  i  sindacati  e  le 

associazioni  imprenditoriali  e  professionali.  Così,  a  fini  pratici,  di  rilevazione  statistica,  nel  1997,  la 

categoria  delle  organizzazioni  politiche  e  religiose,  viene  esclusa  per  ragioni  contingenti. Gli  stessi 

ricercatori mettono a punto una definizione “strutturale‐operativa” che riduce gli elementi su elencati 

da 7 a 5: 

un certo grado di istituzionalizzazione; 

la natura giuridica privata; 

l’autogoverno; 

l’assenza di distribuzione di profitti; 

la volontarietà di adesione. 

Successivamente, nel 2003, gli stessi ricercatori, propongono una terza definizione, sempre costituita 

da 5 elementi che identificano l’organizzazione non profit in quanto: 

è un’organizzazione; 

opera senza fini di profitto ed è vincolata alla non distribuzione dei profitti; 

è distinta istituzionalmente dalle amministrazioni pubbliche; 

è autonoma rispetto alle istituzioni pubbliche e alle imprese; 

è caratterizzata dall’adesione volontaria. 

 

Questa definizione, rispetto alle precedenti, ha  il merito di essere più estensiva, più  inclusiva di una 

gamma di elementi, aspetti, caratteristiche e  tipologie organizzative che più  facilmente  rispetto alle 

precedenti può essere adattata ai diversi casi nazionali, e, quindi, anche alla situazione italiana. 

In  Italia,  in  ambito  statistico,  il  problema  di  definire  concettualmente  e  metodologicamente  le 

organizzazione non profit, affiora alla  fine degli anni novanta,  in occasione della progettazione della 

prima  rilevazione  censuaria  delle  istituzioni  non  profit,  curata  dall’ISTAT.  Facendo  riferimento  al 

System of National Accounts (SNA), ossia al manuale che raccoglie l’insieme delle regole stabilite per la 

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misurazione  dell’economia  e  la  produzione  di  statistiche  omogenee  e  comparabili  a  livello 

internazionale6. L’ISTAT adotta la definizione dello SNA, in base alla quale le istituzioni non profit sono 

enti giuridici o  sociali creati allo  scopo di produrre beni e  servizi,  il cui status non permette  loro di 

essere  fonte  di  reddito,  profitto  o  altro  guadagno  per  le  unità  che  le  costituiscono,  controllano  o 

finanziano”.  

 

L’ISTAT fornisce, inoltre, varie specifiche a questa definizione: gli enti sociali sono tali in quanto hanno 

assunto  almeno  la  forma  giuridica  di  “associazione  non  riconosciuta”;  i membri  dell’associazione 

controllano  l’istituzione ma non possono  trarre guadagni  finanziari dal  suo operato e non possono 

appropriarsi del surplus da essa generato; il fine dell’organizzazione deve essere la produzione di beni 

e servizi; le istituzioni non profit possono, non devono, essere controllate da associazioni i cui membri 

hanno  uguali  diritti  e  analoghi  poteri  di  decisione  nell’amministrazione  delle  stesse  e  che  la  loro 

direzione è generalmente affidata ad un organo elettivo. 

 

A partire dal 1996, per contribuire al  superamento della carenza  informativa  sul non profit,  l’ISTAT 

avvia una  serie di  rilevazioni che hanno come campo di osservazione  le organizzazioni operanti nel 

settore:  

Rilevazione censuaria delle istituzioni non profit, svolta nel biennio 2000‐2001, con riferimento 

al 1999 e aggiornata con il Censimento dell’Industria e dei servizi (2001); 

Rilevazione delle  organizzazioni  di  volontariato,  svolta  per  la  prima  volta  nel biennio  1996‐

1997, con riferimento al 1995 e ripetuta a cadenza biennale fino al 20037; 

Rilevazione  delle  cooperative  sociali,  svolta  per  la  prima  volta  nel  biennio  2002‐2003,  con 

riferimento al 2001 e ripetuta con cadenza biennale fino al 20058; 

Rilevazione delle fondazioni, svolta per la prima volta nel biennio 2006‐2007, con riferimento al 

20059. 

 

 

6 N. Zamaro, Definizioni e classificazioni delle organizzazioni nonprofit, in “Istituzioni nonprofit in Italia”, ISTAT Informazioni n. 50, Roma, 2001. 7 Istat, Le organizzazioni di volontariato in Italia. Anno 2003, ISTAT Informazioni n. 27, Roma, 2006. 8 Istat, Le cooperative sociali in Italia. Anno 2005, ISTAT Informazioni n. 27, Roma, 2008. 9 Istat, Le fondazioni in Italia. Anno 2005, ISTAT Informazioni n. 1, 2009. 

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Soprattutto la Rilevazione censuaria del 2001 fornisce la prima, essenziale ed importante “fotografia” 

del non profit  italiano. Ovviamente con  tutti  i pregi ed  i  limiti di una  fotografia  che mette  insieme 

realtà così diverse tra loro. L’ISTAT considera non profit le organizzazioni che: 

sono costituite formalmente per produrre beni e servizi (in campi e secondo modalità stabilite 

dalle legislazioni specifiche); 

hanno forma giuridica privata; 

sono autogovernate; 

hanno natura volontaria; 

sono soggette a un vincolo di non distribuzione dei profitti eventualmente conseguiti. 

 

Per quanto riguarda poi la forma giuridica di tali organizzazioni si fa riferimento a: 

associazione riconosciuta; 

associazione non riconosciuta; 

comitato; 

fondazione; 

cooperativa; 

altre forme (mutuo soccorso, enti, istituti universitari, ospedalieri, ecc.). 

 

Questa  prima  rilevazione  statistica  del  fenomeno  mostra  che  il  non  profit  riveste  una  notevole 

importanza  per  numerosità  e  addetti,  configurazione  giuridico‐organizzativa,  funzione  economico‐

sociale, radicamento territoriale, varietà nei servizi offerti e nell’utenza servita. Si può convenire che i 

dati raccolti dalle indagini ISTAT, oltre ad un loro valore segnaletico, sono sufficienti a tratteggiare le 

caratteristiche  fondamentali del non profit pervenendo  a utili  tassonomie  (risorse umane, entrate, 

ripartizione  geografica,  periodo  di  costituzione,  attività  svolta,  specializzazione  istituzionale,  ecc.). 

Sono,  invece,  riscontrabili carenze  informative  sul versante della consistenza patrimoniale, quote di 

mercato, strutture di governo, forme organizzative, strutture di secondo livello. 

In  linea  di  principio,  le  organizzazioni  non  profit  possono  svolgere  qualsiasi  tipo  di  attività  di 

produzione, tranne, ovviamente, quella relativa all’erogazione dei servizi di amministrazione pubblica. 

Tuttavia, la maggior parte delle istituzioni non profit è impegnata nella produzione di servizi sociali e la 

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classificazione  delle  attività  economiche  utilizzata  a  fini  statistici  (ATECO)  non  risulta  sufficiente  a 

descriverne dettagliatamente l'attività10. Infatti, la Classificazione Economica utilizzata nelle statistiche 

ufficiali,  ossia  la  NACE  Rev.1  ‐  Statistical  Classification  of  Economic  Activities  in  the  European 

Community, Rev. 1  ‐1990, presenta dei  limiti ai  fini della  rappresentazione dettagliata delle attività 

delle organizzazioni non profit,  soprattutto  riguardo  alla produzione di  servizi di utilità  sociale. Per 

superare  questi  limiti  si  fa  generalmente  ricorso  ad  una  classificazione  “non  ufficiale”,  sebbene 

internazionale,  l’International  Classification  of  Nonprofit  Organizations  (ICNPO),  appositamente 

sviluppata  dalla  JHU  ed  usata  negli  studi  di  comparazione  internazionale  sul  settore  non  profit. 

Tuttavia, per continuare ad avere la possibilità di comparare le attività del non profit con quelle svolte 

negli altri  settori   dell’economia,  si è optato per un  raccordo  tra  i due  schemi  classificatori  ICNPO‐

NACE, almeno  in  fase di elaborazione dei dati. Questo ha determinato che  la classificazione  ICNPO 

adottata da ISTAT é strutturata in 12 settori e 39 classi di attività11, come riporta lo schema seguente. 

10 L’Istat, nello svolgimento del censimento sulle  istituzioni non profit, assumeva anche specifici  impegni a  livello  internazionale, entrando nel progetto internazionale della Johns Hopkins University e partecipando alla sperimentazione, promossa dalla Divisione Statistica dell’ONU, per la realizzazione di quello che poi diventerà  l’Handbook on Nonprofit Institutions in the System of National Accounts. 11 La classificazione ICNPO è composta da 12 gruppi e 26 sottogruppi. Quella utilizzata dall’ISTAT, nel  censimento  delle Istituzioni nonprofit del 1999, si struttura in 12 settori  (i 12 gruppi  della  ICNPO)  e 39 classi di attività (ossia ai 26 sottogruppi ICNPO si aggiungono 13 altre attività). In particolare,  il 12° gruppo della ICNPO (non altrove classificato ‐ Altre attività) è stato articolato in 13 classi, quindi, le attività indicate dal cod. 27 al cod. 39 non sono comprese nella classificazione ICNPO, ma sono state adottate dall’ISTAT nel corso della rilevazione censuaria in base alla classificazione ATECO.   

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Settore  Attività 

01          Cultura, sport e ricreazione  

01 Attività culturali ed artistiche 02 Attività sportive 03 Attività ricreative e di socializzazione 

02          Istruzione e ricerca  

04 Istruzione primaria e secondaria 05 Istruzione universitaria 06 Istruzione professionale e degli adulti 07 Ricerca 

03          Sanità  

08 Servizi ospedalieri generali e riabilitativi 09 Servizi per lungo‐degenti 10 Servizi psichiatrici ospedalieri e non ospedalieri 11 Altri servizi sanitari 

04         Assistenza sociale  12 Servizi di assistenza sociale 13 Servizi di assistenza nelle emergenze 14 Erogazione di contributi monetari e/o in natura  

05         Ambiente  15 Protezione dell’ambiente 16 Protezione degli animali 

06         Sviluppo economico e coesione sociale  

17 Promozione dello sviluppo economico e coesione sociale della collettività 18 Tutela e sviluppo del patrimonio abitativo  19 Addestramento, avviamento professionale e inserimento lavorativo 

07         Tutela dei diritti e attività politica  

20 Servizi di tutela e protezione dei diritti  21 Servizi legali  22 Servizi di organizzazione per l’attività di partiti politici  

08          Filantropia e promozione del volontariato  23  Erogazione  di  contributi  filantropici,  promozione  del volontariato e attività di raccolta fondi 

09         Cooperazione e solidarietà internazionale  24 Attività per il sostegno economico e umanitario all’estero 

10          Religione  25 Attività di promozione e formazione religiosa  

11  Relazioni  sindacali  e  rappresentanza  degli interessi 

26 Tutela e promozione degli interessi dei lavoratori e degli imprenditori  

Altre attività  

27 Agricoltura, accia e silvicoltura 28 Pesca, piscicoltura e servizi connessi 29 Estrazione di minerali 30 Attività manifatturiere 31 Produzione e distribuzione energia elettrica, gas e acqua 32 Costruzioni 33  Commercio  all’ingrosso  e  al  dettaglio;  riparazione  di autoveicoli, motoveicoli e di beni personali e per la casa 34 Alberghi e ristoranti 35 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 36 Intermediazione monetaria e finanziaria 37 Attività  immobiliari, noleggio,  informatica, altre attività professionali e imprenditoriali 38 Servizi domestici presso famiglie e convivenze 39 Organizzazioni e organismi extra territoriali 

 

Al di  là del dibattito statistico,  il contesto  italiano, tuttavia, continua ad elaborare dal punto di vista 

concettuale e  teorico, mostrando  sempre  livelli di attenzione molto alti verso  il  tema e vivacità nel 

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dibattito. Gli  approcci disciplinari  sono  vari: da quello  giuridico12  a quello  sociologico13, da quello 

economico14 a quello organizzativo15.  

 

Molte  le  ricerche  settoriali curate da enti prestigiosi, esempio  l’IREF  che produce  rapporti periodici 

sull’associazionismo; la FIVOL che osserva le dinamiche del volontariato; il CGM che effettua studi sulle 

cooperative  sociali;  la  Fondazioni  Agnelli  che  approfondisce  tematiche  legate  alle  fondazioni. 

L’interesse è, pertanto, istituzionale ma non solo. A titolo esemplificativo, si inserisce nel dibattito un 

soggetto  non  istituzionale,  Lunaria,  un’associazione  che  si  occupa  di  ricerca  socio‐economica  con 

l'intento di acquisire e diffondere nuovi strumenti di lettura della realtà e di promozione della giustizia 

sociale ed economica16. Lunaria, nel 2001, ai cinque requisiti stabiliti dalla  JHU17, ne aggiunge altri 

due necessari ad un’organizzazione per appartenere al “terzo settore”, ossia: 

perseguire  fini  di  utilità  sociale,  nel  senso  che  l’intento  deve  essere  di  tipo  solidaristico  e 

l’azione svolta deve rivestire un interesse pubblico;  

raccogliere buona parte dei finanziamenti attraverso fonti volontarie. 

Utilizzando  la  nuova  definizione  a  7  elementi,  ne  risulta  uno  schema  composto  da  tre  cerchi 

concentrici, dei quali: 

il primo, è costituito dal settore non profit in senso lato, rappresentando il perimetro generale 

che distingue le organizzazioni senza scopo di lucro dal resto della società e dell’economia; 

il  secondo,  restringe  il  campo  alle  attività  mutualistiche,  includendo  le  organizzazioni  ‐ 

comunque non profit ‐ che producono beni e servizi a beneficio esclusivo dei propri membri; 

12 G. Iudica (a cura di), Codice degli enti non profit, Giuffrè, Milano, 1999; G.M. Colombo e S. Ragghianti, Enti non commerciali e Onlus. Aspetti contabili e fiscali, Giuffrè, Milano, 2000;   D.Carusi (a cura di), Associazioni e fondazioni. Dal codice civile alle riforme annunciate, Convegno di studi  in onore di Pietro Rescigno, Giuffré, Milano, 2001. 13 P. Donati (a cura di), Sociologia del terzo settore, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1996; I. Colozzi e A. Bassi, Una solidarietà efficiente. Il terzo settore e le organizzazioni di volontariato, La Nuova Italia Scientifica, Firenze 1995; U. Ascoli e S.Pasquinelli (a cura di), Il welfare mix. Stato sociale e terzo settore. F.Angeli, Milano, 1993. 14 S. Zamagni, Nonprofit come economia civile, il Mulino, Bologna, 1998; G. Vittadini (a cura di), Il nonprofit dimezzato, Etaslibri, Milano, 1997; G.P.Barbetta (a cura di), Senza scopo di lucro, Il Mulino, Bologna, 1996; B. Gui, The economic rationale for the “third sector”. Nonprofit and other Noncapitalist  Organizations, in Avner Ben‐Ner e B.Gui (a cura di), The Nonprofit Sector in the Mixed Economy, The University of Michigan Press, Ann Arbor, 1993; B.Gui, Le organizzazioni mutualistiche e senza fine di lucro. Un approccio unificato al “terzo settore”, in Stato e mercato, 31, 1991. 15 R. Cafferata (a cura di), Le organizzazioni nonprofit, in  Sinergie, a. XVIII, n.53‐54, 2000; M. Carbognin (a cura di), Il campo di fragole. Reti di imprese e reti di persone nelle  imprese sociali  italiane, F.Angeli, Milano, 1999; C. Borzaga, G. Fiorentini, A. Matacena  (a cura di), Non‐profit e sistemi di welfare.  Il contributo dell’analisi economica, La Nuova Italia Scientifica, Firenze, 1996. 16 Le attività di ricerca dell’Associazione Lunaria sui temi del terzo settore iniziano nel 1995, quando la riflessione sullo stato dei movimenti sociali, l'osservazione dei processi di  riforma del welfare,  l'analisi della crisi del  lavoro e dei sistemi di produzione  tradizionali evidenziano che  l'”economia solidale” è una  risposta possibile, una strada da percorrere. 17 Lunaria, L'ABC del terzo settore, Edizioni Lavoro, Roma, 2001.

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il  terzo,  configura  il  terzo  settore  solidaristico,  comprendendo  soltanto  le  organizzazioni  ‐ 

sempre  non  profit  ‐  che  producono  beni  e  servizi  di  pubblica  utilità  a  beneficio  dell’intera 

collettività.  

Nel 2004, mutuando questa rappresentazione, il CNEL18 fa un ulteriore tentativo di sistemazione delle 

diverse definizioni e, seguendo una logica simile a quella dei “cerchi concentrici” proposta da Lunaria, 

si pone l’obiettivo di definire il Terzo settore in modo organico e coerente non escludendo a priori la 

possibilità di evidenziare al suo interno articolazioni particolarmente rilevanti. Quindi, non è detto che 

tutti i requisiti ritenuti meritevoli di attenzione debbano essere posseduti da tutte le organizzazioni – 

pena l’esclusione dal settore. Piuttosto, la condizione del “possesso universale” può essere riferita a un 

sottoinsieme di  requisiti  (che, certo, deve  risultare  sufficientemente  significativo);  i  restanti,  invece, 

possono  aggiungersi  o  non  aggiungersi  a  quelli  già  imposti  a  tutte  le  organizzazioni,  dando  luogo 

all’identificazione  di  varie  realtà  all’interno  del  settore. Questo  comporta,  conseguentemente,  che 

prendere in considerazione alcuni requisiti non costringe a escludere alcune tipologie organizzative, né 

che,  per  non  escludere  alcuni  tipi  di  organizzazioni,  si  sia  costretti  a  evitare  di  prenderli  in 

considerazione. 

 

Lo schema che ne emerge si compone di “quattro cerchi concentrici”,  la proposta terminologica che 

scaturisce è la seguente: definiti gli “oggetti” occorre cercare per ognuno di essi un nome appropriato. 

La proposta di seguito presentata prevede alcuni accoppiamenti: 

Primo cerchio = “Terzo settore” o “settore non profit” 

Secondo cerchio = “Economia sociale” 

Terzo cerchio = “Volontariato” 

Quarto cerchio = “Economia civile”. 

Anche la Conference Européenne Permanentedes Coopératives, Mutualités, Association et Fondations 

(CEPCMAF)  introduce  nel  dibattito  il  concetto  di  “economia  sociale”.  Chiaramente  si  tratta  di 

indicazioni  “concettuali”,  di  riferimenti  ideali  che  hanno  ben  poco  a  che  fare  con  le  esigenze  di 

“operabilità”  e  con  i  vincoli della  “precisione”.  La  “carta”dell’economia  sociale proposta dalla CEP‐

18 CNEL, Relazione: L’economia Sociale, Documenti 46, Roma, 2004. 

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CMAF prevede,  infatti,  requisiti  che nella gran parte dei  casi  si  riscontrano nelle  cooperative, nelle 

società mutualistiche, nelle associazioni e nelle fondazioni, ossia: 

il primato degli individui e degli obiettivi sociali sul capitale; 

la partecipazione volontaria e aperta; 

il controllo democratico da parte dei soci; 

la combinazione dell’interesse dei membri/utenti e/o dell’interesse generale; 

la difesa e applicazione del principio della solidarietà e della responsabilità; 

la gestione autonoma e indipendenza dalle autorità pubbliche; 

l’utilizzo  del  surplus  per  realizzare  obiettivi  di  sviluppo  sostenibile,  servizi  di  interesse  dei 

membri o di interesse generale. 

In  Europa  ed  in  Italia,  in  particolar modo,  il  non  profit  è,  invece,  una  categoria  concettuale  che 

comprende  organismi  di  tipo  associativo  o  cooperativo,  fondazioni  ed  enti  ecclesiastici  che  non 

operano in una logica di profitto. Si tratta, quindi, di una categoria fortemente eterogenea per la quale 

è necessario ricercare e poi fissare dei tratti comuni fondamentali.  

Nella  realtà  italiana,  questi  criteri,  se  vengono  applicati  in modo  stringente,  osservano Musella  e 

D’Acunto19, conducono a escludere dal non profit realtà che svolgono e che hanno svolto un ruolo 

importante nel settore, ossia le cooperative sociali e le organizzazioni ecclesiastiche di solidarietà. Le 

prime, perché non rispettano appieno il vincolo di distribuzione degli utili; le seconde, perché mancano 

del  requisito  dell’autogoverno,  in  quanto  la  loro  direzione  è  stabilita  dall’autorità  ecclesiastica. 

Secondo gli stessi autori, è preferibile fare riferimento alla classificazione più estesa del giurista Nicolò 

Lipari20,  secondo  la quale,  fatta eccezione delle  IPAB,  appartengono  al  settore non profit   a pieno 

titolo: 

le organizzazioni di volontariato; 

le cooperative sociali; 

le organizzazioni senza scopo di lucro; 

le organizzazioni non governative. 

19 M. Musella e S. D’Acunto, Economia politica del non profit, Giappichelli, Torino, 2000. 20 N. Lipari, Per una disciplina del terzo settore, Seminario Fivol, Roma, 1996. 

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A queste, secondo lo studioso, vanno aggiunte: 

le associazioni nazionali e i circoli di cultura cinematografica; 

gli enti dello spettacolo; 

le fondazioni liriche; 

le casse previdenziali dei liberi professionisti; 

gli enti ecclesiastici; 

la Fondazione Scuola Nazionale del Cinema; 

le fondazioni bancarie. 

Invece, per quanto riguarda il versante delle classificazioni, una ulteriore ed interessante classificazione 

viene proposta da New Employment opportunities in the Third Sector (NETS) e sostenuta da Alessandro 

Messina in un working paper del 199821. Ai cinque criteri classificatori di Salamon e Anheier della JHU, 

NETS  ha  ritenuto  opportuno  aggiungere  tre  nuove  caratteristiche  per  contraddistinguere  le 

organizzazioni non profit. Queste sono: 

l’indipendenza; 

la gestione democratica; 

la produzione di utilità sociale. 

I tre criteri aggiunti definiscono un insieme di non profit evidentemente più ristretto rispetto a quello 

delimitato dai primi  cinque,  tuttavia,  aiutano a  far emergere una  tipologia di organizzazione  senza 

dubbio più aderente alla realtà italiana. Infatti, l’applicazione di tutti i criteri in questione, riportati in 

questo paragrafo, “conduce ad una scrematura del settore di tutte quelle organizzazioni configurabili 

oramai  come para‐stato  (ad esempio,  le  IPAB) o  come para‐mercato  (le  cooperative  “non  sociali”) 

permettendo di ridurre l’impatto complessivo degli ambiti di attività in cui è già presente l’operatore 

pubblico”22.  

 

Va anche ricordato che la definizione di NETS ha un legame con i criteri dettati dal legislatore italiano 

per  l’attribuzione  della  qualifica  di  ONLUS,  infatti,  il decreto  n.  460/97  richiede  come  elementi 

qualificanti  proprio  la  struttura  democratica  e  la  produzione  di  utilità  sociale.  In  tal  senso,  il 

21 E. Lombardi, A. Messina, O. Polimanti,  Le forme di lavoro nel terzo settore, Working Paper, Lunaria, Roma, 1998. 22  cfr. nota 7. 

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provvedimento normativo sulle ONLUS avvalora la definizione di NETS che, quindi, può essere accolta 

come un ulteriore e utile strumento di analisi. 

 

In questo contesto, proprio per avere un quadro sintetico ma puntuale delle diverse definizioni che 

animano il dibattito occorre fare un cenno all’“economia civile” di Stefano Zamagni23 che alla nozione 

di reciprocità affianca un  importante requisito come quello della mulltistakeholdership,  inteso come 

spazio  riservato  agli  stakehorder‐consumatori, ovvero  ai destinatari  finali delle  attività e dei  servizi 

posti  in  essere.  A  questa  impostazione  risponde  Borzaga  che  sostiene  che  il  modello  della 

multistakeholdership coinvolge direttamente anche  i  lavoratori,  in aggiunta ai destinatari finali, nelle 

attività poste  in essere dalle organizzazioni non profit e, che per tali ragioni, vadano considerati essi 

stessi stakeholders. In questo senso, porre  l’attenzione esclusivamente sull’una o sull’altra categoria, 

potrebbe creare uno sbilanciamento sul versante dell’organizzazione. 

 

A questo proposito, proprio nel 2008, dalla collaborazione tra il CNEL e l’Istat nasce il Primo Rapporto 

sull’economia  sociale  in  Italia24  che  ricostruisce  le  fasi del dibattito definitorio e  classificatorio  sul 

settore non profit sulle tracce delle evidenze statistiche, censuarie e settoriali, emerse dalle rilevazioni 

ufficiali effettuate dall’Istituto Nazionale di Statistica, nel corso dell’ultimo decennio.  

Infine, è doveroso concludere questo paragrafo,  riportando  la “visione d’insieme” del  terzo  settore 

inserita    nel  recentissimo Libro  bianco  sul  futuro  del modello  sociale  “La  vita  buona  nella  società 

attiva”25 che sostiene che:

“Il terzo settore costituisce un punto di forza del modello sociale  italiano e ancor più rilevanti sono  le 

sue potenzialità. Non si tratta solo di un soggetto “terzo” – come suggerirebbe la stessa definizione – 

che  si pone  come  erogatore di  servizi  tra  Stato  e mercato,  in un  ruolo di  supplenza, per  coprire  le 

insufficienze del pubblico e del privato. Si tratta piuttosto di un attore particolare, capace di produrre 

relazioni e di tessere i fili smarriti della comunità.  

23 cfr. nota 1. 24 CNEL – ISTAT, Primo rapporto sull’economia sociale: dimensioni e caratteristiche strutturali delle istituzioni nonprofit in Italia, Roma, 2008. 25 Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Libro bianco sul futuro del modello sociale – La vita buona nella società attiva, MLSPS, Roma, 2009. 

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Il  terzo  settore  è  un  soggetto  flessibile  e  particolarmente  adeguato  a  inserirsi  nella  nuova 

organizzazione  dei  servizi  e  del  lavoro  nell’era  post‐industriale, ma  è  soprattutto  un  patrimonio  di 

esperienze e di partecipazione che non si può disperdere.  

Enormi,  e  in  parte  non  ancora  esplorate,  sono  dunque  le  potenzialità  del  terzo  settore  nella 

rifondazione del nostro sistema sociale visto che già oggi associazioni, gruppi di volontariato, imprese 

sociali, fondazioni e corpi intermedi si caricano dei bisogni dei singoli e trovano soluzioni innovative a 

essi.  

Altrettanto evidente è  il ruolo strategico del mondo cooperativo, sintesi tra sviluppo  imprenditoriale, 

economico  e  sociale  che  si  pone  quale  protagonista  dinamico  di  uno  sviluppo  inteso  non 

esclusivamente  in  senso materialista, ma  come accrescimento delle  libertà di autodeterminazione e 

autorealizzazione delle persone. Le cooperative –  lo ha ricordato  il Segretario Generale delle Nazioni 

Unite  – forniscono mezzi organizzativi tramite i quali una significante parte della umanità è in grado di 

prendere nelle proprie mani  il proprio destino  in  termini di occupazione,  fuoriuscita dalla povertà e 

integrazione sociale”.  

E ancora … 

“La distribuzione non omogenea di tali attività è peraltro determinata dalle caratteristiche dei diversi 

modelli organizzativi dei servizi pubblici locali. Ove questi sono inefficienti e non valorizzano le funzioni 

territoriali non creano le condizioni per lo sviluppo del volontariato che ha bisogno della assegnazione 

di ruoli definiti. La inefficienza si rivela così doppiamente onerosa.  

Tutto  ciò  significa  infine  confermare e  rafforzare gli  strumenti di  sostegno dello Stato alle  iniziative 

generose della società, dalle agevolazioni fiscali alle donazioni, alla regolazione agevolata delle imprese 

sociali, alla possibilità per i contribuenti di disporre liberamente di una parte del prelievo fiscale a loro 

carico  indirizzandolo  a  soggetti  meritevoli  opportunamente  selezionati.  È  necessario  aprire  una 

“stagione  costituente”  per  il  terzo  settore  dedicata  a  produrre  le  soluzioni  legislative  idonee  a 

promuoverne le straordinarie potenzialità”. 

Le definizioni e le classificazioni non si esauriscono qui, essendo proprio la fisionomia del terzo settore 

ancora  in  fase  di  sviluppo  e,  pertanto,  soggetta  a modificarsi  e  ad  evolversi  per  rimanere  sempre 

aderente alla realtà e alle sue necessità. 

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1.3. La normativa e le diverse tipologie del non profit 

In  questo  paragrafo,  si  approfondisce  la  questione  giuridica  di  questo  variegato  mondo  che  la 

ricognizione empirica e qualitativa ha delineato e delimitato con maggiore chiarezza. Nell’Allegato 1 

sono stati raccolti  i riferimenti normativi regionali e provinciali relativi alle tipologie di organizzazioni 

non  profit  prese  in  considerazione  nel  progetto  e  analizzate  in  un  volume  Le  norme  e 

l’associazionismo26.

L’ordinamento  italiano  non  prevede  una  disciplina  organica  delle  organizzazioni  non  profit.  La 

normativa che regola questi soggetti va ricondotta a tre tipi di fonti: 

1. le disposizioni di carattere generale contenute nel codice civile, in particolare nel:  

Libro  I,  per  quanto  riguarda  le  associazioni  riconosciute,  le  fondazioni,  le  associazioni  non 

riconosciute e  i comitati;  

Libro V, relativamente alle imprese cooperative; 

2. le numerose norme di settore, emanate negli ultimi venti anni, come: 

la legge 49 del 1987, sulle organizzazioni non governative; 

la legge 218 del 1990, sulle fondazioni bancarie; 

la legge 266 del 1991, sulle organizzazioni di volontariato;  

la legge 381 del 1991, sulle cooperative sociali;  

la legge 383 del 2000, sulle associazioni di promozione sociale; 

3. le norme che  interessano  le tipologie organizzative riportate ai punti precedenti punti ma di 

taglio “trasversale”, ossia: 

 il decreto legislativo 460/1997 sulle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS); 

 il decreto legislativo 155/2006 sull’impresa sociale. 

Rispetto al primo gruppo di fonti, le associazioni sono definite come enti costituiti da più persone per il 

raggiungimento di uno  scopo generalmente altruistico o  ideale. La maggior parte delle associazioni 

oggi esistenti è  costituita nella  forma di Associazione non  riconosciuta, prevista e disciplinata negli 

26 Il volume  è a cura di Anna Elisa Carbone e alla sua redazione ha collaborato Angelo Violi. 

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articoli 36 e seguenti del Codice Civile. Le Associazioni, in pratica, vengono definite “non riconosciute” 

in quanto sono prive di personalità giuridica. Sebbene la legge consenta di dare vita ad un’Associazione 

non  riconosciuta  anche  per mezzo  di  un  semplice  accordo  verbale,  la  pratica  invalsa,  per  intuibili 

ragioni di funzionalità, fa sì che l’Associazione non riconosciuta si costituisca, di regola, a mezzo di un 

atto scritto o contratto di associazione, basato su due principali componenti: 

l’atto costitutivo, che dà vita all’associazione identificandone e fissandone gli elementi di avvio 

e di riferimento; 

lo statuto, destinato a regolare il funzionamento a regime dell’associazione. 

 

 

Il  contratto  associativo  non  richiede  forme  particolari.  È  sufficiente  una  scrittura  privata  semplice, 

senza la necessità di ricorrere all’intervento di un notaio. 

 

 

Non occorre  che essa  contenga  specifici elementi  se non quelli  richiesti dalla normativa  fiscale.  Le 

caratteristiche strutturali di un’Associazione non riconosciuta possono essere così sintetizzate: 

a)  una  forma  di  aggregazione  aperta  all’incremento  od  al  ricambio  degli  associati,  cosiddetta 

“struttura aperta”. Gli associati, teoricamente, potrebbero avere diritti ed oneri diversi tra loro, ad 

esempio,  in  relazione  all’entità  dei  contributi  da  versare,  ai  diritti  di  voto, ma  è  preferibile  o 

auspicabile,  per  ovvie  ragioni,  che  si  stabilisca  tra  loro  parità  di  diritti  e  doveri.  Si  consideri 

oltretutto  che detta parità,  in  linea  generale o  specifica, è un  requisito  richiesto per godere di 

determinate agevolazioni fiscali; 

 

b)  un’autonomia  patrimoniale  ‐  sia  pure  limitata  ‐  rispetto  alle  sfere  patrimoniali  dei  singoli 

associati e ad eventuali creditori personali dei medesimi, che si sostanzia nel concetto di “fondo 

comune”; 

 

c) un’attività finanziata primariamente con i contributi degli associati, ma anche con donazioni od 

erogazioni di terzi; o ancora, con il ricorso a “limitate” attività di natura commerciale; 

 

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d)  una  delega  della  gestione  associativa  ad  una  o  più  persone  fisiche,  generalmente  elette 

dall’assemblea  degli  associati  per  limitati  periodi  di  tempo,  oppure  designate  in  sede  di 

costituzione; 

 

e) una clausola di estinzione per: 

‐ scadenza del termine di durata eventualmente fissato dallo statuto; 

‐ deliberazione dell’assemblea degli associati, ove esistente; 

‐ il venir meno di tutti gli associati. 

 

f)  in ogni  caso, gli eventuali  residui attivi della  liquidazione non potranno essere  ripartiti  tra gli 

associati superstiti, ma dovranno essere devoluti, a fini non lucrativi, per gli scopi eventualmente 

previsti  dallo  statuto;  oppure,  in mancanza  dei medesimi,    a  quelli  determinati  dalla  pubblica 

autorità. 

 

Invece,  le  Associazioni  Riconosciute,  previste  e  disciplinate  dagli  articoli  14‐24  del  Codice  Civile, 

devono: 

costituirsi con atto pubblico; 

chiedere ed ottenere il riconoscimento della personalità giuridica; 

risultare così  iscritte e  inserite negli appositi  registri previsti dalla  legge e  tenuti da Regioni, 

Province Autonome, Prefetture. 

Il riconoscimento della personalità giuridica, come principale conseguenza, assicura  il beneficio della 

limitazione della responsabilità al patrimonio associativo. La possibilità di acquisto di beni immobili da 

parte delle Associazioni Riconosciute è ulteriore e diretta conseguenza delle modalità di costituzione e 

dell’acquisizione della personalità giuridica. 

 

Le Fondazioni, sono enti basati su un patrimonio conferito da uno o più donatori e svolgono attività 

per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o altri fini di pubblica utilità, sia sostenendo direttamente 

persone e associazioni, sia organizzando e gestendo propri programmi. Sono generalmente dotate di 

personalità  giuridica  e  analogamente  alle  associazioni  riconosciute,  iscritte  agli  albi  delle  persone 

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giuridiche  tenuti da Regioni e Province Autonome e dalle Prefetture. Per  le Fondazioni, disciplinate 

dagli articoli dal 14 al 35 del Codice Civile, valgono  le medesime regole di riconoscimento esaminate 

per  le  Associazioni  Riconosciute.  Tuttavia,  esse  si  costituiscono  sia  per  atto  pubblico  sia  per 

disposizione  testamentaria.  La  particolare  struttura  di  questi  enti  non  rende,  infatti,  necessaria 

l’esistenza  o  la  permanenza,  al  loro  interno,  del  soggetto  o  dei  soggetti  “fondatori”.  La  struttura 

giuridica della Fondazione non prevede  la  figura del socio od associato od altre  figure assimilabili.  Il 

modo  ordinario  con  cui  si  costituisce  una  Fondazione  è  quello  del  lascito,  da  parte  di  uno  o  più 

fondatori, di un patrimonio vincolato al perseguimento di determinati scopi non lucrativi, che saranno 

non tanto mutualistici, quanto piuttosto di matrice sociale, culturale, solidaristica. Nella categoria delle 

Fondazioni e, quindi, anche nel non profit rientrano le Fondazioni bancarie introdotte dalla legge 218 

del 1990 con finalità erogativa. 

 

La Cooperativa, è una società nella quale almeno tre soggetti gestiscono in comune una impresa che si 

prefigge  lo scopo di fornire,  innanzitutto, agli stessi soci, quei beni e servizi per  il conseguimento dei 

quali la cooperativa è sorta. Del settore non profit fanno parte le sole cooperative sociali poiché gli altri 

tipi di cooperativa prevedono, sia pure in forma limitata, la distribuzione degli utili. 

In  base  alla  Legge  381/1991  sono  “cooperative  aventi  come  scopo  il  perseguimento  dell’interesse 

generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Si distinguono 

in 4 tipi: 

cooperative  di  tipo  A,  svolgono  attività  finalizzate  all’offerta  di  servizi  socio‐sanitari  ed 

educativi; 

cooperative  di  tipo  B,  svolgono  attività  finalizzate  all’inserimento  lavorativo  di  persone 

svantaggiate; 

cooperative ad oggetto misto A+B, svolgono entrambe le tipologie di attività citate; 

consorzi  sociali, ossia  costituiti  come  società  cooperative, aventi  la base  sociale  formata da 

cooperative sociali in misura non inferiore al 70%. 

Anche  in  questo  caso  la  legge  istituisce  presso  le  Regioni  e  le  Province  Autonome  i  registri  delle 

cooperative sociali. 

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Come  emerge  dalla  trattazione,  nel  panorama  del  non  profit  sono  comprese  anche  altre 

organizzazioni,  non diverse  dagli  enti  previsti dal Codice Civile  e  precedentemente  descritti,  che  si 

caratterizzano per gli scopi sociali e solidaristici perseguiti. La rilevanza sociale delle attività svolte da 

questi organismi ne ha comportato il riconoscimento e la regolamentazione nella Legge quadro sulle 

organizzazioni  di  volontariato  e  in  quella  che  disciplina  le  associazioni  di  promozione  sociale, 

concedendo,  in  presenza  di  determinati  requisiti,  specifici  benefici.  Questi  organismi  sono  le 

Organizzazioni di volontariato e le Associazioni di promozione sociale. 

 

 

Secondo  i dettami della Legge quadro 266/1991 per Organizzazione di volontariato si  intende “ogni 

organismo liberamente costituito” che si avvale dell’attività di volontariato che “deve intendersi quella 

prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l'organizzazione di cui il volontario fa parte, 

senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà”. Nell’atto costitutivo o nello 

statuto devono essere espressamente previsti: 

l’assenza di fini di lucro; 

la democraticità della struttura; 

l’elettività e la gratuità delle cariche associative; 

la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti; 

i criteri di ammissione e di esclusione degli aderenti, nonché i loro obblighi e diritti; 

l’obbligo di  formazione del bilancio, dal quale devono  risultare  i beni,  i  contributi o  i  lasciti 

ricevuti  nonché  le  modalità  di  approvazione  dello  stesso  da  parte  dell’assemblea  degli 

aderenti. 

L’organizzazione di volontariato deve finanziare la propria attività con: 

contributi degli aderenti o di privati; 

contributi dello Stato, di enti pubblici od organismi internazionali; 

donazioni e lasciti testamentari; 

rimborsi derivanti da convenzioni; 

entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali. 

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In  base  alla  stessa  legge  presso  le  Regioni  e  le  Province  Autonome  sono  istituiti  i  registri  delle 

organizzazioni di volontariato. Le organizzazioni di volontariato, per accedere ai contributi pubblici e 

per godere delle agevolazioni fiscali, devono iscriversi a questi registri.  

 

Per  la  Legge  quadro  383/2000,    invece,  “sono  considerate  Associazioni  di  promozione  sociale  le 

associazioni riconosciute e non riconosciute, i movimenti, i gruppi e i loro coordinamenti o federazioni 

costituiti al fine di svolgere attività di utilità sociale a favore di associati o di terzi, senza finalità di lucro 

e nel pieno rispetto della  libertà e dignità degli associati”. Sono escluse da questa categoria “i partiti 

politici, le organizzazioni sindacali, le associazioni dei datori di lavoro, le associazioni professionali e di 

categoria e tutte le associazioni che hanno come finalità la tutela esclusiva di interessi economici degli 

associati”. La legge istituisce sia un registro nazionale sia registri regionali o provinciali in caso di delega 

della competenza alle Province. Al Registro Nazionale possono iscriversi le associazioni di promozione 

sociale  a  carattere  nazionale,  ovvero  quelle  che  svolgono  attività  in  almeno  cinque  regioni  ed  in 

almeno venti province del territorio nazionale, costituite ed operanti da almeno un anno. 

 

Le associazioni non riconosciute, le associazioni riconosciute, le fondazioni e i comitati operanti nel non 

profit,  le  società  cooperative  e  gli  altri  enti  di  carattere  privato,  con  o  senza  personalità  giuridica, 

possono assumere, ai fini fiscali, per diritto o per scelta, la qualifica di Organizzazioni Non Lucrative di 

Utilità Sociale (ONLUS). Tali organismi,  in base al decreto  legislativo 460/1997, possono richiedere  lo 

status di ONLUS quando i propri statuti o atti costitutivi prevedono espressamente:  

 

a)  lo svolgimento di attività  in uno o più di questi settori: assistenza sociale e socio‐sanitaria; 

assistenza  sanitaria;  beneficenza;  istruzione;  formazione;  sport  dilettantistico;  tutela, 

promozione e valorizzazione delle cose d'interesse artistico e storico;  tutela e valorizzazione 

della natura e dell'ambiente; promozione della cultura e dell'arte; tutela dei diritti civili; ricerca 

scientifica di particolare  interesse  sociale  svolta direttamente da  fondazioni ovvero da esse 

affidata ad università, enti di ricerca ed altre fondazioni che la svolgono direttamente; 

 

b) l'esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale; 

 

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c)  il divieto di  svolgere attività diverse da quelle menzionate  alla  lettera  a) ad eccezione di 

quelle ad esse direttamente connesse; 

 

d)  il divieto di distribuire,  anche  in modo  indiretto, utili e  avanzi di  gestione nonché  fondi, 

riserve  o  capitale  durante  la  vita  dell'organizzazione,  a  meno  che  la  destinazione  o  la 

distribuzione non siano  imposte per  legge o siano effettuate a favore di altre ONLUS che per 

legge, statuto o regolamento fanno parte della medesima ed unitaria struttura; 

 

e)  l'obbligo  di  impiegare  gli  utili  o  gli  avanzi  di  gestione  per  la  realizzazione  delle  attività 

istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse. 

 

Sono in ogni caso considerate ONLUS: “gli organismi di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 

266,  iscritti nei  registri  istituiti  dalle Regioni  e dalle  Province Autonome  di  Trento  e  di Bolzano,  le 

organizzazioni non governative riconosciute  idonee ai sensi della  legge 26  febbraio 1987, n. 49, e  le 

cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381”.  

 

Sono, inoltre, considerate ONLUS limitatamente all'esercizio delle attività elencate e a condizione che 

per tali attività siano tenute separatamente le scritture contabili: gli enti ecclesiastici delle confessioni 

religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese e le associazioni di promozione sociale 

comprese tra gli enti di cui all'articolo 3, comma 6, lettera e), della legge 25 agosto 1991, n. 287, le cui 

finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell'Interno. 

Non sono considerate ONLUS: “gli enti pubblici, le società commerciali diverse da quelle cooperative, 

gli enti conferenti di cui alla legge 30 luglio 1990, n. 218, i partiti e i movimenti politici, le organizzazioni 

sindacali, le associazioni di datori di lavoro e le associazioni di categoria”. 

Infine, in base al decreto legislativo 155/2006, possono acquisire la qualifica di impresa sociale “tutte le 

organizzazioni private,  ivi  compresi  gli enti di  cui  al  Libro V del Codice Civile,  che esercitano  in  via 

stabile e principale un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o 

servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale, e che hanno i requisiti di cui 

agli  articoli  2  [produzione  di  beni  di  utilità  sociale],  3  [assenza  di  scopo  di  lucro]  e  4  [struttura 

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proprietaria]”.    Sono  considerati  “beni  e  servizi  di  utilità  sociale”  quelli  prodotti  o  scambiati  nei 

seguenti settori: 

a) assistenza sociale;  

 

b) assistenza sanitaria;  

 

c) assistenza socio‐sanitaria;  

 

d) educazione, istruzione e formazione;  

 

e) tutela dell'ambiente e dell'ecosistema;  

 

f) valorizzazione del patrimonio culturale;  

 

g) turismo sociale;  

 

h) formazione universitaria e post‐universitaria;  

 

i) ricerca ed erogazione di servizi culturali;  

 

l) formazione extra‐scolastica;   

 

m) servizi strumentali alle imprese sociali, resi da enti composti in misura superiore al settanta 

per cento da organizzazioni che esercitano un'impresa sociale. 

Per  definire  ulteriormente  il  quadro,  è  utile  chiarire  che  possono  acquisire  la  qualifica  di  impresa 

sociale  “le  organizzazioni  che  esercitano  attività  di  impresa,  al  fine  dell'inserimento  lavorativo  di 

soggetti che siano: a) lavoratori svantaggiati; b) lavoratori disabili”. Gli “enti ecclesiastici e agli enti delle 

confessioni  religiose  con  le quali  lo  Stato ha  stipulato patti,  accordi o  intese” possono  acquisire  la 

qualifica di  impresa sociale  limitatamente allo svolgimento delle attività elencate e a condizione che 

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per  tali attività adottino un  regolamento,  in  forma di  scrittura privata autenticata, che  recepisca  le 

norme del decreto. Non acquisiscono la qualifica di impresa sociale e sono escluse “le amministrazioni 

pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto  legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e  successive 

modificazioni e  le organizzazioni  i cui atti costitutivi  limitino, anche  indirettamente,  l'erogazione dei 

beni e dei servizi in favore dei soli soci, associati o partecipi”. 

 

Le  Organizzazioni  non  governative,  infine,  trovano  la  loro  definizione  nella  Legge  49/1987  che  le 

identifica come quelle organizzazioni che ottengono dal Ministero degli Esteri un  riconoscimento di 

idoneità a condizione che “risultino costituite ai sensi del Codice Civile; abbiano come fine istituzionale 

quello di svolgere attività di cooperazione allo sviluppo  in favore delle popolazioni del terzo mondo; 

non perseguano finalità di lucro e prevedano l’obbligo di destinare ogni provento, anche derivante da 

attività commerciali accessorie o da altre forme di autofinanziamento, per i fini istituzionali”. 

 

Come  si  evince,  dai  riferimenti  riportati  fin  qui,  la  normativa  nazionale  in materia  di  non  profit  è 

caratterizzata da una grande quantità di legislazioni speciali, tra loro anche poco coordinate e coerenti, 

che  disciplinano  nel  dettaglio  le  numerose  “forme  giuridico‐organizzative”  delle  realtà  del  Terzo 

Settore.  Queste  legislazioni  speciali  hanno  provveduto  ad  istituire  appositi  elenchi,  albi,  anagrafi, 

registri, per le specifiche tipologie di soggetti che andavano a disciplinare, allo scopo di garantire loro 

un trattamento privilegiato, in particolare, dal punto di vista fiscale, nella stipula di convenzioni con gli 

enti pubblici.  

Inoltre, i registri assolvono una funzione segnaletica nei confronti dei potenziali donatori/volontari che 

in tal modo possono identificare le organizzazioni “meritevoli” della loro fiducia. Di conseguenza, alla 

proliferazione  dei  registri  per  tipologia  di  organizzazione  è  seguita  una  loro  propagazione  a  livello 

territoriale (registri delle persone giuridiche, i registri delle organizzazioni di volontariato, gli albi delle 

cooperative,  l’elenco  delle  organizzazioni  non  governative,  l’anagrafe  delle  Onlus).  Al  fine  di 

rappresentare un elemento di garanzia, il processo di registrazione deve rispettare chiaramente alcuni 

principi:  efficienza,  equità  e  trasparenza.  È,  pertanto,  indispensabile  che  la  registrazione  avvenga 

secondo standard condivisi da tutti gli uffici che provvedono alla registrazione per garantire equità di 

trattamento a favore dei soggetti regolati che dovrebbero, comunque, essere sottoposti a dei periodici 

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controlli. Eppure, come evidenzia una ricerca svolta dalla Agenzia delle Onlus, solo qualche anno fa, 

nel 2005, la situazione si presenta così:  

“Oggi, in Italia, sono presenti 21 Registri regionali delle organizzazioni di volontariato3, cinque dei quali ripartiti 

in oltre 30 sezioni provinciali, 18 Albi regionali delle cooperative sociali4, due dei quali suddivisi in 18 sezioni 

provinciali, oltre 100 Registri delle società cooperative presenti presso  le Camere di Commercio, al pari del 

numero dei Registri prefettizi delle persone giuridiche e, infine, 20 Registri regionali delle persone giuridiche, 

per un totale di circa 300 registri.  Questo fenomeno è il risultato di una pluralità di cause. Primo, del modello 

normativo adottato in Italia, in virtù del quale il legislatore anziché promuovere una legislazione univoca in 

materia  di  terzo  settore  ha  preferito  disciplinare  singole  “famiglie”  organizzative  (organizzazioni  di 

volontariato, cooperative sociali, ONG, eccetera),  istituendo appositi registri per ciascuna di esse. Secondo, 

dell’attribuzione alle istituzioni periferiche (alle Regioni e alle Province in primis) del compito di dare attuazione 

alla  normativa  nazionale  in  materia  di  nonprofit  creando  una  sezione  locale  dei  registri.  Così,  alla 

proliferazione dei registri per tipologia di organizzazione segue una loro “moltiplicazione” a livello territoriale. 

In secondo  luogo, si nota come  le prassi di tenuta dei registri siano scarsamente coordinate tra  loro, sia  in 

presenza di una pluralità di soggetti registranti e di normative  in materia di nonprofit (come nel caso delle 

Regioni e delle Province per le leggi del volontariato e della cooperazione sociale), sia qualora il registro sia 

istituito alla luce di un’unica normativa nazionale (come nel caso dei registri delle persone giuridiche istituiti 

presso  le Prefetture  e  le Regioni).  In  terzo  luogo  si osserva  come  la  legislazione  in materia, non  sempre 

ineccepibile  e  chiara,  dia  spesso  adito  ad  interpretazioni  che,  in  assenza  di  un  coordinamento  centrale, 

generano comportamenti differenziati tra i diversi soggetti registratori”27. 

1.4. Il non profit e i Sistemi Informativi Sociali 

In Italia, la forte presenza e rilevanza assunta dal settore non profit e del privato‐sociale affonda le 

sue radici nell’evoluzione della legislazione sociale28.  

Negli  anni  Settanta,  a  seguito  della  congiunturale  crisi  economica,  lo  Stato  Sociale, 

prevalentemente di stampo assistenzialistico, fa i conti con una revisione del sistema che impone 

la contrazione dei costi del welfare state e  la necessità di programmare gli  interventi nei diversi 

27 Agenzia per le Onlus, I registri del terzo settore: garanzie per i cittadini, trasparenza ed equità delle procedure, Milano, novembre 2005. 28 A. E. Carbone, La politica socio‐assistenziale in Italia – un profilo evolutivo del concetto e nuovi compiti degli Enti Locali, in Rassegna di Servizio Sociale n. 1, EISS, Roma, 1995. 

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ambiti sulla base di una conoscenza e di una analisi dei reali bisogni della popolazione. In questo 

clima, con  il DPR 616/1977, si avvia  la prima riforma del settore socio‐assistenziale che decentra 

amministrativamente,  attraverso  il  trasferimento  alle  Regioni,  le  competenze  legislative  e  di 

indirizzo di settore, mentre le competenze gestionali vengono delegate ai Comuni. L’attenzione si 

sposta, quindi, sulle comunità  locali e sulla rete dei servizi da creare per rispondere a bisogni ed 

esigenze effettive. 

 

Gli anni Ottanta, invece, assistono, da un lato, alla proliferazione di norme a carattere nazionale di 

tutela di specifiche categorie come disabili, tossicodipendenti, anziani e così via e, dall’altro, alla 

legiferazione  regionale  che,  all’opposto,  tende  all’integrazione degli  interventi per  rispondere  a 

problemi diversi. Nel decennio successivo, durante gli anni Novanta, si assiste ad un cambiamento 

radicale  nell’ambito  del  comparto  sociale,  si  avvia  un  processo  di  progettazione  e  gestione  dei 

servizi socio‐assistenziali  locali. Si abbandona  il regime di concessione dei contributi economici e 

monetari, si intraprende la strada della realizzazione di servizi concreti alle popolazioni, si studiano 

i territori, si mappano e si monitorano i servizi, si introducono gli standard minimi e di qualità delle 

prestazioni  per  consentire  ai  cittadini  di  controllare  gli  enti  erogatori,  di  ridimensionare 

l’autorefenzialità del sistema socio‐assistenziale tradizionale. 

Si  assiste  ad una  crescente delega della  gestione dei  servizi  sociali  a  soggetti privati  attraverso 

rapporti di convenzione.  

I tempi erano ormai maturi e proprio nell’anno 2000, con la Legge 328/2000, si afferma l’esercizio 

della cittadinanza sociale e si avvia una nuova stagione per la governance locale del comparto. Tra 

gli strumenti chiave: i sistemi informativi sociali, i piani di zona, la carta dei servizi sociali. Tuttavia, 

l’anno successivo, nel 2001, la legge di modifica del Titolo V della Costituzione frena il processo di 

attuazione  della  L.  328/2000  e  si  assiste  ad  una  fase  di  immobilismo  istituzionale  e  di 

disorientamento  che  impedisce di progettare e  sperimentare nuovi modelli di welfare  locale29. 

Questa  situazione ha dei  riflessi  anche  sulla  realizzazione dei  Sistemi  Informativi  Sociali, ossia  i 

sistemi di raccolta dati per conoscere, valutare e programmare policy nel settore sociale.  

 

 

29 F. Deriu, I sistemi informativi sociali: l’apporto del privato-sociale, Relazione al Convegno “Povertà, redistribuzione e politiche per l’inclusione sociale”, Napoli, novembre 2006.

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Ma cosa si intende per Sistema Informativo?  

Un  Sistema  informativo  è  un  insieme  finalizzato  e  organizzato  di  processi  atti  a  gestire 

informazioni. La gestione delle informazioni deve essere orientata al conseguimento degli obiettivi 

dell'Ente, generali e settoriali. In altri termini, la gestione è quel complesso di elementi in grado di 

fornire  informazioni  necessarie  ad  un  soggetto  che,  nell'ambito  della  struttura  organizzativa  di 

appartenenza, necessita di tali supporti per svolgere  le proprie  funzioni.  In generale, un Sistema 

informativo esplicitamente individuabile si caratterizza per la presenza di: 

un patrimonio di dati e informazioni; 

un insieme di procedure; 

un  insieme  di  persone  interagenti  a  qualsiasi  livello  con  le  procedure  (responsabili  delle 

procedure, fornitori di dati, utilizzatori finali); 

un insieme di strumenti. 

Un Sistema Informativo ha lo scopo di soddisfare le esigenze informative di una organizzazione, in 

un  contesto  in  cui  non  sempre  le  esigenze  informative  sono  chiare  e  note  a  priori  ai  diversi 

soggetti  che,  ai  vari  livelli,  la esprimono e  che  spesso  sono  soggette  a  cambiare  in  relazione  ai 

mutamenti dell'organizzazione e dei bisogni degli utenti.  

Nell’area  delle  politiche  sociali,  la  necessità  di  prevedere  forme  e modalità  per  rappresentare 

l'insieme di elementi in grado di fornire informazioni necessarie all'Ente di riferimento per svolgere 

le  proprie  funzioni  è  sostenuta  dalla  Legge  328/2000  “Legge  quadro  per  la  realizzazione  del 

sistema  integrato di  interventi e servizi sociali” e dal Piano nazionale degli  interventi e dei servizi 

sociali  2001‐2003,  approvato  con Decreto  del  Presidente  della Repubblica  il  3 maggio  2001.  In 

particolare,  l'art. 21 della prima,  L. 328/2000  stabilisce  che  “  Lo  Stato,  le Regioni, e province,  i 

comuni  istituiscono  un  sistema  informativo  dei  servizi  sociali  per  assicurare  una  compiuta 

conoscenza dei bisogni sociali, del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e per poter 

disporre  tempestivamente di dati e  informazioni necessari alla programmazione, alla gestione e 

alla valutazione delle politiche sociali, per  la promozione e attivazione di progetti europei, per  il 

coordinamento  con  le  strutture  sanitarie,  formative,  con  le  politiche  del  lavoro  e 

dell'occupazione”. 

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In  tal modo,  il  Sistema  informativo  dei  Servizi  Sociali  diventa,  quindi,  strumento  innovativo  di 

conoscenza di  fondamentale  importanza per  la  lettura dei bisogni delle comunità da parte degli 

operatori, per  l’azione programmatica a  supporto delle decisioni dei  responsabili delle politiche 

sociali ai diversi livelli, per i cittadini che ricorrono al sistema integrato degli interventi e dei servizi 

messi a disposizione, per le organizzazioni del privato sociale che possono in tal modo orientare e 

progettare le proprie attività sulle reali necessità delle comunità locali. La sua funzione non è solo 

quella di descrivere le risorse impiegate e le attività svolte nelle diverse articolazioni territoriali ed 

organizzative, ma anche quella di facilitare  la  lettura dei propri bisogni e di sostenere  il processo 

decisionale a tutti  i  livelli di governo, sulla base di una rigorosa analisi delle attività e dei risultati 

raggiunti rispetto ai risultati attesi e alle esigenze della popolazione. In tal senso, i SIS costituiscono 

l’elemento centrale nel processo di costruzione dei Piani di Zona.  

I Sistemi  Informativi Sociali (SIS) sono strumenti tecnologici altamente specializzati, “logicamente 

integrati,  [fatti]  di  metodi,  procedure  e  tecniche  per  la  selezione,  la  raccolta,  l’archiviazione, 

l’elaborazione e  la distribuzione di  informazioni relative all’area sociale.  In termini più generali si 

tratta  di  strumenti  in  grado  di  fornire  tempestivamente  informazioni  utili  all’azione:  il  fattore 

“tempo”  è  una  delle  sue  caratteristiche  essenziali.  Allo  stato  attuale  l’informazione  statistica, 

anche nel sociale, pone il problema dell’attualità delle informazioni. I SIS devono, inoltre, garantire 

la  trasparenza  e  la  verificabilità  dell’informazione,  consentendo  di  monitorare  l’efficienza  dei 

servizi offerti dal sistema di protezione sociale, il loro grado di integrazione, e favorendo, seppure 

indirettamente,  la  partecipazione  e  l’esercizio  effettivo  dei  diritti  di  cittadinanza  da  parte  della 

popolazione. L’informazione prodotta rappresenta, quindi, un supporto indispensabile non solo ai 

decisori politici ai vari  livelli  istituzionali, ma anche al  lavoro quotidiano di operatori sociali, delle 

parti  sociali,  dei  singoli  cittadini  e  di  quelli  associati  nelle  diverse  forme  di  associazione, 

assicurando in tal modo ai soggetti medesimi l’esercizio di un “partecipato” riscontro sociale. 

 

 

 

 

 

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2. Il progetto 

2.1.  Gli obiettivi del progetto 

In questo contesto, caratterizzato da una generale rivalutazione del ruolo dell'informazione come 

strumento  indispensabile  di  una  corretta  programmazione  degli  interventi,  fondata 

sull'individuazione  dei  bisogni,  il  più  possibile  aderente  alla  realtà,  controllata  attraverso  un 

meccanismo di verifica anch'esso fondato su processi informativi, si inserisce il progetto Sostegno 

alla gestione del registro nazionale e realizzazione di una banca dati dedicata, che costituisce un 

nodo strategico e rappresenta, appropriatamente, le moderne politiche di welfare.  

Infatti,  la consapevolezza che  la conoscenza è un elemento distintivo, capace di offrire un  reale 

vantaggio  competitivo,  insieme  alla  necessità  di  approfondire  l’informazione  statistica  sulle 

istituzioni  private  non  profit  hanno  spinto  alla  definizione  e  alla  realizzazione  del  progetto  su 

menzionato, nato da una convenzione definita nel dicembre 2007 e stipulata nel mese di marzo 

2008  tra  il  Ministero  della  Solidarietà  Sociale  –  “Direzione  generale  per  il  volontariato, 

l’associazionismo e le formazioni sociali” e l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale 

dei lavoratori (Isfol).30  

A  fronte  di  un  originario  sostegno  alla  creazione  del  Registro  nazionale  delle  associazioni  di 

promozione sociale, seguendo quanto concordato in appositi incontri tra il Ministero e l’Isfol, l’idea 

progettuale iniziale si è evoluta e ha portato alla creazione di un Sistema Informativo concernente 

tutto  il settore dell’associazionismo sociale, del non profit per avviare un’analisi più generale su 

questo mondo. Per queste ragioni è stato  identificato  il  fabbisogno  informativo ossia sono state 

individuate  le  informazioni di cui  l’ente committente avverte  il bisogno sia per dirigere  la propria 

funzione  decisionale  nella  programmazione  e  pianificazione  di  politiche,  sia  per  attivare  future 

azioni di valutazione del sistema dei servizi offerti.  Il fabbisogno  informativo è stato determinato 

anche in considerazione dell’utilizzatore finale dell’informazione.  

Nel  corso  dei  primi  incontri  è  maturata  la  necessità  di  progettare  e  costruire  un  Sistema 

Informativo  complesso,  in  grado  di  presidiare  un  livello  prevedibile  di  parametri  diversi, 

contemplati   nei   vari   Registri,   e   di   non   disperdere   nessuna   informazione  

disponibile.    

30 Il progetto assume quanto deliberato dall’Osservatorio Nazionale dell’Associazionismo nella seduta del 13.12.2007 in merito alla rifinalizzazione delle risorse residue.

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Tenendo conto che le finalità di un Sistema di questo genere sono riconducibili alle seguenti:  

Conoscere per prevenire; 

Conoscere per programmare;  

Conoscere per valutare; 

Conoscere per partecipare;  

Conoscere per contrattare.  

Sono stati impostati tutti I passaggi necessari per crearlo, quindi: l’individuazione delle attività da 

svolgere per  la  gestione delle  informazioni;  le modalità organizzative  con  le quali  condurre  tali 

attività;  gli  strumenti  tecnologici  con  cui  svolgerle,  garantendo  un  utilizzo  coerente  dei  dati  in 

rapporto ad esigenze informative di vario genere e livello.  

 

È chiaro che l'esistenza di un sistema informativo, rappresentabile come una rete di collegamenti 

basati  sulle  informazioni  ed  i  loro  trattamenti,  è  concettualmente  indipendente  dalla  sua 

automatizzazione,  ma,  operativamente,  un  sistema  informativo  è  composto  dall'insieme  di 

elaboratori,  reti  informatiche  e  procedure  per  la memorizzazione  e  la  trasmissione  elettronica 

delle  informazioni.  Il  valore  aggiunto  della  banca  dati  dedicata  risiede  nella  possibilità  del 

cosiddetto  data mining,  ossia  la  possibilità  di  estrarre  relazioni,  o  più  in  generale  informazioni, 

presenti nei database ma non immediatamente visibili. 

 

Il  sistema  informativo  è  stato  anche  progettato  per  rispondere  all’obiettivo  di  farne    uno 

strumento di  supporto  e di  sostegno  alle decisioni, di  valutazione dell’efficacia  e dell’efficienza 

delle politiche adottate. A tal fine, il progetto, ha previsto la produzione di elaborazioni effettuate 

nel  rispetto  delle  seguenti    caratteristiche:  correttezza,  rilevanza,  attendibilità,  affidabilità, 

tempestività, selettività e dettaglio. 

Gli obiettivi definiti nella convenzione riguardano, in particolare: 

la  ricognizione  della  normativa  nazionale  e  regionale,  anche  di  dettaglio,  relativa  alle 

organizzazioni non profit, con particolare riguardo alle associazioni di promozione sociale, alle 

cooperative sociali, alle fondazioni ed alle organizzazioni di volontariato, e rassegna di quanto 

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le varie amministrazioni hanno predisposto a vario titolo a favore degli enti in questione (studi, 

documenti programmatici, formulari vari,); 

la progettazione, realizzazione e collaudo di un sistema  informativo capace di rappresentare 

caratteri quantitativi e qualitativi di rilievo delle organizzazioni non profit (elementi anagrafici, 

elementi  relativi  all’organizzazione  ed  all’attività,  elementi  contabili  e  di  processo  ,  …).  Il 

sistema  informativo sarà predisposto per consentire  l’aggiornamento costante dei dati senza 

perdere  traccia  delle  registrazioni/codici  precedenti,  venendo  così  incontro  ad  esigenze 

amministrative di “storicità delle informazioni” e di misurazione statistica; 

la  progettazione,  realizzazione  e  collaudo  di  un  sistema  per monitorare  la  realizzazione  da 

parte delle organizzazioni non profit dei progetti  cofinanziati dal Ministero della  solidarietà 

sociale, tramite  il quale acquisire dati compatibili con  le specifiche del sistema  informativo.  Il 

sistema  dovrà  supportare  lo  svolgimento  di  indagini mirate,  al  fine  di  rilevare  e  archiviare 

informazioni, qualitative e quantitative,  tramite  il  ricorso a differenti modalità di  rilevazione 

(dirette; via Cati o via Cawi; rilevazioni basate su campioni e pesi costruiti a partire dai dati già 

disponibili nel sistema  informativo).  Inoltre,  il sistema  informativo sarà predisposto  in modo 

tale da  agevolare  l’eventuale diffusione  via  internet dei  resoconti e/o  rendiconti presentati 

dalle organizzazioni relativamente alle attività progettuali di cui sopra; 

la  simulazione  di  forme  di  reporting,  sia  di  natura  amministrativa  sia  di  natura  tecnica,  a 

supporto delle decisioni del Ministero della solidarietà sociale e finalizzata alla comunicazione 

pubblica di alcune misure, tramite  le quali dare diffusione ad  informazioni salienti relative al 

mondo del terzo settore ed, eventualmente, alle rilevazioni previste nel punto precedente. Al 

fine di  supportare  l’attività di  reporting del  secondo  tipo,  il  sistema dovrà essere dotato di 

indirizzari differenziati secondo criteri da pre‐stabilire (gruppi target). 

In sintesi, il Progetto trova le sue radici nella legge 8 novembre 2000, n. 328 "Legge quadro per la 

realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali",  ma, nel contempo, ha anticipato 

le  linee  di  azione  previste  dal  Libro  verde  sul  futuro  del modello  sociale,  che  sostiene  che  la 

costruzione del nuovo Welfare deve avvalersi di un costante monitoraggio e di un approccio per 

obiettivi, in modo da consentire ai decisori e ai loro interlocutori sociali di misurare continuamente 

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l’avvicinamento  ai  risultati  attesi,  l’effettiva  utilità  delle  politiche  adottate,  l’opportunità  di 

correzioni nel caso di scostamenti, il confronto con i sistemi dei Paesi concorrenti.  

 

Tenendo in debito conto di tutti gli elementi emersi è stato necessario progettare e implementare 

un  “sistema  informativo  ed  informatico”  per  raccogliere  e  rendere  disponibili  dati  di  carattere 

qualitativo  e  quantitativo  sulle  politiche  e  sui  fenomeni.  A  tal  fine  si  è  proceduto  per  fasi 

successive: dall’analisi di  fattibilità alla progettazione  concettuale del Sistema  Informativo; dalla 

progettazione  logico‐fisica  all’implementazione  e  al  collaudo  della  versione  realizzata;  dalla 

predisposizione dei moduli formativi  per gli operatori responsabili, ai vari livelli, della gestione del 

Sistema alla redazione di un  Documento Tecnico sulla Sicurezza dei Dati.

Un  ulteriore  e  rilevante  aspetto,  vista  l’importanza  rivestita,  è  quello  della  composizione  del 

Gruppo  di  Lavoro31  e  dell’attenzione  riservata  alla multidisciplinarietà  proprio  in  relazione  alle 

caratteristiche  del  Sistema  Informativo.    Alle  competenze  del  Servizio  Statistico  sono  state 

affiancate  quelle  di  un  sociologo,  di  uno  statistico,  di  un  informatico,  di  un  formatore,  di  un 

giurista  tutti  naturalmente  con  esperienza  nella  progettazione  di  sistemi  informativi  e  con  un 

bagaglio  di  conoscenze  specifiche  nel  settore  non  profit.  La  compresenza  di  queste  figure 

professionali  ha  garantito  il  rigore metodologico  di  tutte  le  fasi  di  lavoro  e  ha  potenziato  gli 

strumenti e le soluzioni adottate per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’attività di progettazione 

e sviluppo del Sistema si è rivelata complessa poiché doveva “costruire un sistema di conoscenza 

che produce conoscenza”, attento ad armonizzare il quantitativo con il qualitativo, il trattamento 

con  l’interpretazione  del  dato,  la  misurazione  e  la  relazione,  Il  coordinamento,  pertanto,  ha 

richiesto  la  gestione  di  una  serie  di  processi  trasversali  tra  le  diverse  discipline  coinvolte, 

favorendone  il  dialogo,  lo  scambio,  la  cooperazione,  l’integrazione,  la  condivisione,  il  reciproco 

arricchimento.  Il  coordinamento  ha  svolto  effettivamente  il  ruolo  di  facilitatore  della 

comunicazione  tra  discipline  apparentemente  distanti ma  contigue;  di  coniugatore  del  sapere 

teorico e di quello più squisitamente operativo.  

 

31 Il Gruppo di Lavoro è formato da risorse interne all’Istituto (Anna Elisa Carbone, Federico Orfei, Laura Bianca Silvestrini) ed esperti esterni (Felicia 

D’Alessandro, Nicola Manzo, Barbara Menghi, Barbara Moreschi, Angelo Violi).  

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2.2.  Le fasi progettuali 

Il progetto, dunque, prevede  la  creazione e  lo  sviluppo di un  Sistema  informativo  articolato  su 

cinque  tipologie di organizzazioni operanti nel  settore non profit:  le associazioni di promozione 

sociale, le cooperative sociali, le fondazioni, le organizzazioni di volontariato e le onlus.   

Con  riferimento a quanto previsto dalla convenzione e dal progetto esecutivo,  il piano di  lavoro 

della ricerca riguarda diverse fasi, di seguito riportate e rappresentate: 

1) Fase di ricognizione della normativa nazionale e regionale relativa alle organizzazioni non profit 

e  rassegna  di  quanto  le  varie  amministrazioni  hanno  predisposto  a  loro  favore  (studi, 

documenti programmatici, atti di indirizzo, formulari vari); 

2) Fase di progettazione e definizione di un sistema informativo capace di rappresentare caratteri 

quantitativi e qualitativi di rilievo delle organizzazioni non profit (elementi anagrafici; elementi 

organizzativi e attività; elementi contabili e di processo); 

3) Fase di costruzione del sistema  informatico, con  l’utilizzazione di procedure e strumenti user 

friendly,  la  predisposizione  di  fruibilità  a  diversi  livelli,  la  disposizione  di  una  adeguata 

strumentazione informatica hw e sw, la scelta di tecnologie open source; 

4) Fase dei risultati e dei prodotti, ossia di realizzazione di simulazioni e reporting, sia di natura 

amministrativa  che  di  natura  tecnica,  a  supporto  delle  decisioni  del Ministero  ed  a  fini  di 

comunicazione  pubblica,  tramite  le  quali  dare  diffusione  ad  informazioni  salienti  relative  al 

mondo del terzo settore ed, eventualmente, alle rilevazioni successive.   

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Fase esplorativa e raccolta delle fonti informative 

Le  attività  hanno  preso  avvio  con  una  ricognizione  della  normativa  nazionale  e  regionale  delle 

organizzazioni del non profit oggetto della convenzione. Il gruppo di lavoro ha realizzato un’attività 

di scouting dei siti web ufficiali di tutte le Regioni e le Province Autonome per effettuare una prima 

mappatura del fenomeno. La ricerca  è stata indirizzata a: 

individuare  la  normativa  regionale  e  provinciale  di  recepimento  delle  norme  nazionali 

relative alle organizzazioni del non profit suddette; 

accertare  l’istituzione dei  registri  regionali e/o provinciali nei  casi  sanciti o previsti dalla 

normativa (norme di dettaglio, delibere di Giunta, …); 

ravvisare  le  procedure  di  richiesta  per  l‘iscrizione  ai  registri  (format, modelli  di moduli, 

allegati, documentazione da allegare) e l’istruttoria;  

discernere  le  tipologie  e  le  modalità  di  gestione  degli  stessi  (iscrizione,  cancellazione, 

modifica, comunicazione variazioni, invio relazioni); 

verificare  l’esistenza di registri  informatizzati e  la  loro accessibilità on  line, di banche dati 

dedicate  visibili  all’utente/cittadino, di  informazioni  “effettivamente” disponibili e quindi 

“scaricabili”; 

riconoscere l’esistenza di “classificazione” delle informazioni e loro “codifica”; 

identificare  la  mappa  dei  referenti  competenti  in  materia  (assessorati,  dipartimenti, 

direzioni, settori, uffici);  

monitorare documenti di vario tipo (studi e  indagini, documenti programmatici, formulari 

vari) promossi, realizzati, pubblicati e diffusi dalle Regioni. 

 

La documentazione e  le  informazioni  raccolte, per un  totale di circa 500 documenti,  sono  state 

inserite in un Archivio di progetto convertito in un Data Base32 messo a disposizione e trasferito al 

Ministero. 

 

 

32 L’Archivio di progetto è stato costruito grazie al contributo di tutto  il Gruppo di Lavoro e  il Data Base è stato realizzato da Federico Orfei del 

Servizio Statistico Isfol. 

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La fase di scouting è stata affiancata dall’avvio di una fase desk, di contatti telefonici o diretti con i 

referenti regionali finalizzati, in generale, a:  

stabilire un primo  contatto  telefonico  con  la  rete degli  interlocutori  territoriali al  fine di 

acquisire informazioni e conoscenze sull’esistente; 

descrivere brevemente gli obiettivi del nostro lavoro sul campo; 

verificare l’attendibilità e l’attualità delle informazioni raccolte circa la normativa regionale 

sui diversi Registri; 

procedere ad una ricognizione dell’esistente dove  la ricerca  internet non ha fornito alcun 

risultato; 

ottenere i Registri aggiornati (in formato informatico) relativi ai diversi ambiti; 

definire un calendario di visite o incontri, di modalità di scambio e collaborazione. 

Mediante  queste  operazioni  è  stata  costruita  la  rubrica  dei  “referenti”,  ossia  un’agenda  delle 

Amministrazioni  regionali presso  le quali sono stati  istituiti e vengono  tenuti gli albi ed  i  registri 

acquisiti.  L’attività  di  predisposizione  di  questo  strumento  si  è  rivelata  lunga  e  complessa  per 

diversi motivi. In primo luogo, non sempre è stato possibile trovare nei siti istituzionali gli indirizzi 

ed  i  numeri  telefonici  degli Uffici  competenti  e,  anche  nei  casi  in  cui  la  ricerca  ha  avuto  esito 

positivo, le informazioni pubblicate sul web si sono rivelate scarsamente utilizzabili al punto che si 

è dovuto procedere per tentativi successivi. Inoltre, la coincidenza di queste attività con la tornata  

elettorale  amministrativo  in  alcune  regioni,  ha  costretto  ad  attendere  la  conclusione  della 

procedura di nomina e di  insediamento dei nuovi assessorati prima di  riuscire a  raggiungere  le 

strutture di interesse. Infine, le diverse procedure con le quali i governi locali organizzano gli uffici 

preposti alla gestione dei settori non hanno reso possibile una standardizzazione immediata delle 

informazioni e, quindi,  la predisposizione di un modello uniforme mediante  in quale archiviare  i 

dati reperiti. 

 

Il modello di rubrica, attualmente, presenta per ciascuna regione/provincia autonoma la seguente 

struttura: 

URP di Presidenza, di Assessorato o di Dipartimento;   

Numero verde; 

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Denominazione dell’assessorato di riferimento; 

Nome  dell’assessore  in  carica,  con  indicazione  dell’indirizzo  dell’ufficio,  del  numero  di 

telefono e di fax, dell’indirizzo di posta elettronica. 

 

Ulteriormente, per ciascuna tipologia di organizzazione del non profit o gruppo di organizzazioni, 

qualora  l’area  amministrativa  di  responsabilità  sia  unica,  è  stata  predisposta  una  griglia 

contenente le seguenti informazioni: 

Nome della direzione generale o del dipartimento di riferimento; 

Nome del responsabile, con  indicazione dell’indirizzo dell’ufficio, del numero di telefono e di 

fax, dell’indirizzo di posta elettronica; 

Nome  del  dipendente  preposto  alla  tenuta  dell’albo/registro  con  numero  di  telefono  ed 

indirizzo di posta elettronica. 

Contemporaneamente è stata predisposta  la  lettera da  inviare a  tutti  i soggetti  locali  individuati 

nel corso delle telefonate. Per accelerare i tempi di acquisizione dei dati è stata inviata per posta 

elettronica  o  fax.  Successivamente,  è  stata  avviata  un’ulteriore  fase  di  contatti  telefonici,  allo 

scopo di compiere una verifica sull’inoltro e collaborare fornendo eventuali chiarimenti. 

Acquisito  l’albo  o  il  registro  regionale,  aggiornato  e  certificato  dall’Amministrazione  di 

provenienza,  si  è  proceduto  all’analisi  della  relativa  struttura,  attività  che  ha  mostrato  più 

concretamente  la  grande  disomogeneità  nel  modo  in  cui  i  dati  e  le  informazioni  sono 

generalmente registrati. I registri, albi o elenchi che sono stati individuati come fonti primarie del 

Sistema hanno  in  comune  la  caratteristica di essere archivi amministrativi,  finalizzati pertanto a 

certificare il possesso da parte dei soggetti di determinati requisiti stabiliti dalle norme.  

Da una prima analisi dei registri, albi o elenchi delle diverse tipologie di organizzazioni non profit è 

emerso  che,  in generale,  l’attuale gestione di essi è essenzialmente  finalizzata all’adempimento 

della  normativa.  Per  questo motivo,  i  diversi  registri  si  limitano  a  raccogliere  informazioni  in 

occasione della costituzione delle organizzazioni o delle variazioni degli statuti, mostrando carenze 

rispetto a completezza, omogeneità e   aggiornamento delle  informazioni. Come si approfondirà, 

nel paragrafo successivo, inoltre, il trattamento simultaneo di numerosi archivi amministrativi non 

può prescindere dagli aspetti prettamente organizzativi ed operativi adottati dai diversi contesti 

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per  la  loro gestione, ed  in particolare, dal grado di  centralizzazione e di  informatizzazione degli 

archivi.   

 

Fase di trattamento delle fonti informative 

Il  trattamento  di  un  così  elevato  numero  di  archivi  amministrativi  è  risultato molto  laborioso 

considerando  non  solo  la  carenza  informativa,  ma  anche  il  loro  grado  di  centralizzazione  – 

estremamente basso ‐ e il livello di informatizzazione – molto limitato.   

Per  quanto  riguarda  il  grado  di  centralizzazione  si  può  distinguere  il  caso  in  cui  tutte  le 

informazioni derivino da un unico archivio organizzato e gestito presso un ente centrale, da quello 

in cui, invece, i dati sono posseduti e gestiti da diversi soggetti amministrativi centrali e locali. Nel 

nostro caso si trattava della seconda ipotesi e ciò ha richiesto di pianificare l’acquisizione da fonti 

molteplici e la realizzazione di schemi di analisi delle informazioni volti a garantire la loro corretta 

collocazione all’interno di un unico sistema. La gestione di un complesso di informazioni derivanti 

da  archivi  locali  comporta,  infatti,  la  necessità  di  analizzare  approfonditamente  il  contenuto  di 

ciascuna  fonte  e  di  definire  i  principi  di  standardizzazione  da  adottare  per  garantirne 

l’integrazione.  

 

Il secondo elemento riguarda, invece, le caratteristiche tecnologiche delle fonti amministrative. Ai 

fini  dell’acquisizione  delle  informazioni  nel  sistema,  le  problematiche  affrontate  si  sono 

differenziate  a  seconda del  livello di organizzazione degli  archivi/registri.  Se  le  informazioni dei 

registri erano  contenute e  trasferibili  in archivi  informatizzati  le operazioni di  standardizzazione 

sono  state  effettuate  direttamente  sui  file;  se  al  contrario  erano  contenute  su  carta,  la 

standardizzazione è avvenuta in due fasi: la prima al momento del data entry e la seconda in fase 

di verifica del file così costruito.   

Considerando perciò i problemi derivanti dall’eterogeneità delle fonti e dalla pluralità dei soggetti 

gestori,  l’acquisizione delle  informazioni nel Sistema è  stata possibile  solo dopo aver effettuato 

una  serie  di  operazioni  di  “bonifica”  che,  eliminando  ambiguità,  differenze  ed  eventuali 

contraddizioni  interne,  hanno  permesso  di  normalizzare  i  dati  contenuti  nei  differenti  archivi 

rendendoli così utilizzabili. 

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Nel complesso, l’insieme delle attività di questa fase ha fatto emergere una situazione dei registri 

e  degli  albi  delle  organizzazioni  non  profit  nel  territorio  che  potrebbe  essere  sinteticamente 

descritta come “molti registri, poche informazioni, scarsa omogeneità, assenza di controlli”33.  

Data  la  complessità  della  situazione  il  processo  di  trasformazione  dei  file  relativi  agli  Albi  e  ai 

Registri in informazioni trattabili in forma automatizzata è stato lungo e laborioso. 

Una volta acquisiti i registri, si è, infatti, dapprima, proceduto al trattamento preliminare dei dati, 

eseguendo le seguenti operazioni: 

analisi della tipologia di informazioni contenute nei diversi archivi/registri; 

individuazione delle informazioni suscettibili di normalizzazione e codifica. 

Queste  due  operazioni  sono  state  condotte  secondo  regole  univoche,  per  riportare  allo  stesso 

oggetto dati della stessa natura ma espressi  in modo diverso, sia all’interno dello stesso registro 

sia tra registri diversi (per tipologia di unità contenute e/o per soggetto responsabile del registro) e 

per garantire una corretta fruibilità delle informazioni a livello complessivo. 

Lo schema seguito nella prima fase di analisi dei Registri è stato il seguente: 

Nome campo  Indica la denominazione del campo data dall'ufficio locale. 

Tipo  Sono state preliminarmente individuate tre tipologie:  stringa, numero e data. 

Lunghezza Indica  la dimensione del campo:    in caso di stringa, viene precisato se  la  lunghezza sia superiore o  inferiore a 255 caratteri oppure, come nel caso del codice fiscale,  identica per tutti i dati;  nel caso di campo data, ne viene specificato il formato. 

Descrizione  Contiene una sommaria indicazione dei dati inseriti. 

Contenuto Contiene una descrizione del contenuto (per esempio, nel caso della denominazione se contiene sia l'acronimo che il nome per esteso) 

Eventuale  Indica se il campo contiene le informazioni solo per alcuni soggetti e non per tutti. 

Note  Contiene le eventuali osservazioni di chi procede all'analisi. 

33 C. Travaglini, Dai  registri amministrativi ai sistemi  informativi Territoriali  integrati per cooperative sociali e Aziende di  terzo settore, Nota del 

progetto Spring‐Out condotta dal Polo Scientifico‐Didattico di Rimini dell’Università di Bologna. 

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Elemento centrale e significativo valore aggiunto del progetto è stata,  inoltre,  la previsione di un 

insieme  di  codici  utilizzabili  per  classificare  le  informazioni  relative  a  ciascuna  unità  in modo 

uniforme,  rendendo  così  possibile  sia  una  migliore  trattabilità  delle  informazioni  a  livello 

informatico, sia  la  futura utilizzazione per comparazioni, aggregazioni, analisi e collegamenti con 

altre  banche  dati.  Nella  maggior  parte  dei  casi  sono  stati  adottati  codici  “noti”,  cioè 

frequentemente  utilizzati  negli  archivi  delle  imprese  (in  particolare  codici  territoriali  e  relativi 

all’attività);  in  altri  casi,  invece,  si è  trattato di  codici  appositamente  costruiti per  classificare  e 

distinguere più nettamente le singole organizzazioni e i registri (codici identificativi della tipologia 

di organizzazione e della tipologia di registri).  

Prima di procedere all’immissione nel Sistema, le informazioni sono state ulteriormente trattate in 

modo da uniformare il contenuto in termini di: 

formato dei file; 

sequenza e suddivisione delle informazioni; 

normalizzazione ed eventuale codifica del contenuto. 

Naturalmente,  il  processo  di  trattamento  è  risultato  tanto  più  oneroso  quanto  più  gli  archivi 

trattati  non  avevano  subito  precedenti  operazioni  di  bonifica  da  parte  degli  uffici  e  degli  enti 

responsabili della loro tenuta e gestione34. 

Dall’analisi  effettuata  in  questa  fase  è  emerso,  dunque,  che  le  fonti  informative  costituite  dai 

registri/archivi e albi delle organizzazioni non profit sono molto frammentate e disomogenee sotto 

il  profilo  qualitativo;  inoltre,  le  informazioni  in  esse  contenute  si  presentano  eterogenee  e 

generalmente  prive  di  normalizzazione.  In  estrema  sintesi,  l’informazione  disponibile  non  è 

integrata, né è stata progettata su una base comune e in vista di un’integrazione futura.  

La complessità del quadro di riferimento e dei processi di trattamento degli input ha suggerito di 

effettuare,  innanzitutto, un’analisi preliminare delle  finalità  generali e degli output  specifici del 

sistema, per poi trattare  le funzionalità dirette a rispondere alle esigenze del Ministero. Durante 

questa  fase  del  progetto  è  stata,  quindi,  compiuta  l’analisi  dei  requisiti  considerando  sia  le 

necessità di efficienza  tecnica degli applicativi  informatici e degli altri  strumenti  sviluppati,  sia  i 

bisogni, espressi anche in modo indiretto e non formalizzato, degli utilizzatori finali. 

34 Queste operazioni sono state curate da Federico Orfei e Bianca Laura Silvestrini con la supervisione di Barbara Moreschi.

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Fase di progettazione del Sistema Informativo 

Il  lavoro di analisi dei  requisiti ha portato alla progettazione e definizione completa del Sistema 

informativo.  

Dall’analisi  di  fattibilità,  diretta  alla  ricostruzione  del  fabbisogno  informativo  rispetto  alle  due 

coordinate,  verticale  (dall’utente  al  client  o  policy‐maker,  dall’input  all’output)  e  orizzontale 

(organizzazione  interna  ai  singoli  centri/servizi)  della  realtà  oggetto  di  studio,  si  è  passati  alla 

progettazione concettuale, basata su processi di astrazione e aggregazione delle singole entità del 

fabbisogno  informativo  funzionali  alla  predisposizione  di  schemi  di  rappresentazione  degli 

strumenti  di  rilevazione  (schede  utenti),  indipendenti  dall’ambiente  tecnologico  di  gestione  dei 

dati e necessari per la raccolta delle informazioni di interesse.  

 

L’architettura del sistema è costituita da un archivio dedicato a raccogliere e ordinare informazioni 

sulle tipologie di organizzazioni non profit stabilite nel progetto. Le  informazioni che  inizialmente 

popoleranno  il  sistema deriveranno da archivi, albi e  registri di  tipo amministrativo e dovranno 

essere raccordabili con gli altri giacimenti informativi utilizzati o in corso di sviluppo all’interno del 

Ministero. L’aspetto innovativo del progetto risiede proprio nella realizzazione di un sistema unico 

che  permetterà  la  consultazione,  il  confronto  e  l’elaborazione  di  dati  provenienti  da  fonti 

informative differenti. 

Le  informazioni  trattate  nel  sistema  dovranno  consentire  di  giungere  a  rappresentazioni  della 

realtà  a  vari  livelli  (nazionale,  regionale,  provinciale  e  comunale)  in  modo  da  costituire  uno 

strumento da utilizzare per il monitoraggio, la programmazione e l’attuazione di politiche sociali e 

del  lavoro.  Il  presupposto  di  fondo  nello  sviluppo  del  sistema  è  l’interscambiabilità  delle 

informazioni tra i diversi uffici del Ministero, ponendosi, soprattutto, come strumento di gestione 

interna dei dati, che inizialmente lo rendono un sistema chiuso verso l’esterno. Sinteticamente, le 

caratteristiche del sistema sono: 

l’operatività,  cioè  la  capacità  del  sistema  di  essere  di  facile  utilizzo  nella  ordinaria  attività 

gestionale dei singoli uffici del Ministero;  

la compatibilità, rispetto ad altri giacimenti informativi del Ministero; 

la confrontabilità,  rispetto ad altre fonti informative anche esterne al Ministero; 

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l’aggiornabilità, cioè la capacità del sistema di essere costantemente aggiornato;  

l’espandibilità, cioè la possibilità di essere potenziato ed ampliato con altri moduli in funzione 

di esigenze future.  

Fase di costruzione del sistema informatico 

Nell’estate 2008, si è passati alla progettazione logico‐fisica del Sistema, volta a tradurre lo schema 

concettuale sopra descritto in uno schema logico, tenendo conto delle caratteristiche che avrebbe 

dovuto avere il sistema di gestione della base di dati, successivamente completato dalla specifica 

dei parametri fisici di memorizzazione, dalla definizione dei supporti hardware su cui  i medesimi 

avrebbero dovuto risiedere, le tecnologie di protezione e sicurezza di accesso e rilascio dei dati.  

 

Il  processo  di  sviluppo  e  gestione  del  sistema  informativo  ha  proposto  la  produzione  di 

informazioni  normalizzate,  integrate  ed  automatizzate  che  consentono,  una  volta  a  regime,  di 

migliorare la conoscenza dell’universo delle organizzazioni non profit. Tale obiettivo finale è stato 

raggiunto  mediante  il  miglioramento  della  qualità  delle  informazioni  su  questi  soggetti  e  la 

semplificazione delle modalità di accesso ad esse. Per raggiungere questo fine, gli input (costituiti 

dai registri, dalle meta‐informazioni relative ad essi e dalle risorse umane e strumentali) sono stati 

combinati  in modo  tale da produrre un  sistema  informativo dotato di  almeno  tre  sottosistemi: 

alimentazione, integrazione e diffusione. 

 

I  vincoli del processo di  sviluppo del  sistema  informativo possono essere  raggruppati  in  cinque 

categorie: 

vincoli normativi: tra questi, in particolare il Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice 

in  materia  di  protezione  dei  dati  personali)  e  la  direttiva  del  CNIPA  19  dicembre  2003  

(Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni); 

vincoli di finalizzazione, soprattutto rispetto alle esigenze dell’utenza interna; 

vincoli  metodologici  relativi  alle  caratteristiche  e  agli  standard  di  qualità  delle  fonti  da 

acquisire;  

vincoli organizzativi che caratterizzano il funzionamento degli Uffici del Ministero; 

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vincoli  tecnologici  relativi  alle  dotazioni  hardware,  software,  lanware  e  di  personale 

specializzato all’interno del Ministero.  

Sul  versante  della  costruzione  del  sistema  informativo  il Gruppo  di  Lavoro  ha  convenuto  sulla 

necessità  di  progettare  un  sistema  sufficientemente  flessibile,  popolato  sulla  base  di  moduli 

progressivi.  Si  è  partiti  dalle  variabili  anagrafiche,  per  aggiungere  man  mano  moduli  di  tipo 

organizzativo, moduli  con  contenuto di  tipo  settoriale  e  attività  economica,  fino  ad un modulo 

dedicato alle risorse finanziarie complessivamente gestite da un ente.   

 

Per quanto  riguarda  le  funzionalità del  Sistema, negli  schemi  successivi    sono  stati  sintetizzati  i 

passi seguiti nello sviluppo delle funzionalità di alimentazione, integrazione e diffusione: 

 

 

Schema 1 –  

Funzione di alimentazione 

Schema 2 –  

Funzione di integrazione 

Schema 3 –  

Funzione di diffusione 

1. definizione template per 

l’alimentazione 

2. acquisizione delle informazioni 

3. normalizzazione delle informazioni 

4. verifica e validazione delle 

informazioni acquisite 

1. verifica integrabilità delle fonti 

2. creazione di serbatoi per 

informazioni non utilizzate 

3. integrazione 

 

1. navigazione nel sistema 

2. produzione di report standard (su 

base territoriale e/o settoriale) 

 

Alimentazione 

I dati che alimentano il sistema provengono da fonti di diverso tipo. Il responsabile della gestione 

del sistema assume un ruolo di interfaccia tra le fonti ed il sistema informativo, collaborando alla 

trasformazione  delle  informazioni  provenienti  dai  registri  in  dati  importabili  sulla  base  del 

template  definito.  Nonostante  l’inserimento  di  dati  bonifica  in  via,  il  sistema  consente  di 

procedere  ad  ulteriori  verifiche  e  controlli  che  ‐  utilizzando  anche  le  possibilità  offerte 

dall’integrazione  con  altre  fonti  di  dati  –  permettono  l’individuazione  di  errori  o  anomalie, 

consentendo di pervenire ad una migliore e più omogenea qualità delle informazioni gestite. A tal 

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fine è stato predisposto una sorta di buffer metodologico35 nel quale i dati provenienti dai diversi 

archivi transitano prima di essere importati all’interno del sistema informativo. 

Integrazione  

La  funzione  permette  di  gestire  il  diverso  contenuto  informativo  delle  fonti  acquisite  sia 

controllando la rispondenza alle regole di normalizzazione dei dati importati in forma standard, sia 

memorizzando  le  informazioni  ordinate  in  forma  non  standard.  Inoltre,  la  funzione  permette 

l’acquisizione di archivi secondari, anche originariamente non previsti, allo scopo di potenziare  la 

capacità informativa dei dati già presenti nel sistema. 

Diffusione  

Il  sistema prevede  strumenti di diffusione basati  sul principio della navigazione all’interno della 

base di dati. La visualizzazione delle informazioni avviene tramite l’utilizzazione di un normale web 

browser  (quale  Internet  Explorer, Mozilla,  etc)  tramite  la  rete  Intranet  del Ministero.  Questo 

semplifica i collegamenti con i software già utilizzati e, nel contempo, favorirà in futuro potenziali 

aperture verso l’esterno. 

Sono stati, inoltre,  progettati fin dalla fase iniziale strumenti di elaborazione e diffusione sintetica 

di informazioni in forma aggregata (report territoriali e per tipologia di organizzazione) 

 

La progettazione dell’applicativo ha comportato conseguentemente la definizione di: 

procedure di caricamento; 

definizione  di  un  template  in  excel  per  il  caricamento  delle  informazioni  (eterogenee  nella 

struttura  e  nel  formato)  provenienti  dai  registri  nazionali,  regionali  e  provinciali  delle 

Organizzazioni non profit; 

implementazione  di  una  procedura  di  caricamento  dei  file  excel  normalizzati  in  base  al 

template  definito  in modo  da  ottenere  un  popolamento  delle  tabelle  relative  ai  registri  ed 

all’anagrafica delle organizzazioni; 

sviluppo  di  una  procedura  di  verifica  delle  informazioni  contenute  nei  file  sorgenti 

relativamente a regione, provincia, comune; 

35 Si  tratta dell'insieme di procedure stabilite al  fine di controllare e normalizzare  le  informazioni prima che queste siano caricate nel sistema. I 

record scartati sono segnalati in modo tale che possano essere corretti e reinseriti. 

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popolamento di una tabella dei record scartati (record che non hanno superato le verifiche) in 

modo tale che l’utente possa, una volta risolte le anomalie segnalate, procedere ad un nuovo 

caricamento del file; 

storicizzazione  delle  operazioni  di  caricamento  con  indicazione  dell’utente  responsabile 

dell’attività, della data di aggiornamento, con un link diretto al relativo file sorgente; 

caricamento delle informazioni non standardizzate presenti nel file sorgente in modo tale che 

nessuna informazione presente nel registro venga persa. 

A questo primo  stadio di  realizzazione,  il  sistema è  stato  chiuso  verso  l’esterno.  Tuttavia,  sono 

adottate  soluzioni  tecniche  che  potranno  permettere,  in  un  secondo  tempo,  un’apertura 

controllata  verso quei  soggetti esterni  (Regioni o  addirittura organizzazioni non profit,  in prima 

battuta Associazioni di promozione sociale e Organizzazioni di volontariato) ai quali si deciderà di 

concedere l’accesso per visionare ed, eventualmente, integrare o aggiornare le informazioni.  

La  strategia di  controllo di accessi ed abilitazioni è  stata progettata  in modo  tale da  consentire 

all’amministratore di sistema di creare ruoli per  i quali abilitare specifiche  funzionalità, di creare 

utenti a cui concedere  l’accesso al sistema e di attribuire a ciascun utente che accede al sistema 

uno  o  più  ruoli. Ad  esempio,  l’utente  x  con  il  ruolo  di  amministratore,  avrà  accesso  a  tutte  le 

funzionalità del  sistema, mentre  l’utente y, con  il  ruolo guest, avrà accesso alle  sole  funzioni di 

visualizzazione.  Tra  questi  due  estremi  è  possibile  creare  una  gamma  di  ruoli  intermedi  con 

abilitazioni graduate al sistema. 

 

Dal punto di vista della progettazione fisica, lo sviluppo del sistema si è basato su una molteplicità 

di  strumenti hardware e  software, combinati  in  funzione di una  serie di esigenze,  tra cui vanno 

menzionate: 

le richieste di un’utenza differenziata (dall’utente incaricato dell’inserimento dei dati, a quello 

responsabile della gestione, a quello interessato alla sola navigazione);  

la  necessità  di  bilanciare  i  requisiti  di  facilità  di  uso  con  l’efficienza  nella  gestione  delle 

informazioni;  

le esigenze di sicurezza e robustezza del sistema;  

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le  indicazioni relative all’utilizzo, ove possibile, di software Open Source (su questo punto,  in 

particolare, il Servizio Statistico ha realizzato una Guida alle scelte Hardware e Software36). 

In particolare, per lo sviluppo del sistema si è scelta un’architettura basata su: 

database relazionale Oracle XE Express concesso gratuitamente dalla Oracle; 

Web Server Apache; 

Client MS‐Excel; 

Applicazione web based scritta in linguaggio PHP.

 

La scelta del database relazionale Oracle è dettata dalla opportunità di utilizzare un software che 

oltre a garantire  l’affidabilità dei dati, offre molteplici potenzialità  in  termini di  integrazione con 

altre fonti di dati. Peraltro la versione gratuita presenta delle limitazioni che si stima non abbiano 

impatti sullo sviluppo del sistema  informativo.  Il Web Server Apache è un software Open Source 

ampiamente  utilizzato  nelle  applicazioni  Internet  presenti  in  rete  che  garantisce  prestazioni 

affidabili. 

 

La possibilità di utilizzare MS‐Excel  come  interfaccia utente è dettata dalla possibilità di questo 

applicativo di gestire “tabelle collegate”, dalla relativa semplicità di utilizzo del software e dalla sua 

diffusione.  

 

Infine, la scelta del linguaggio PHP, oltre a presentare il vantaggio di essere Open Source, offre la 

possibilità di  integrarsi  con altri progetti Open Source  scritti nel medesimo  linguaggio, quali, ad 

esempio, Lime Survey che consente di realizzare rilevazioni di dati tramite web. 

36 La Guida, curata da Nicola Manzo, si pone come obiettivo quello di analizzare le possibili scelte in termini hardware e software per lo sviluppo del Sistema Informativo delle Organizzazioni non profit (SIONP). Tali scelte devono tenere in debita considerazione le indicazioni del Centro nazionale per l'informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA) per quanto riguarda lo sviluppo e l’utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche  amministrazioni.  Tutte  le  considerazioni  che  possono  essere  fatte  in  relazione  a  tali  scelte  sono  fortemente  influenzate  dai  requisiti dell’applicativo. SIONP che si vuole realizzare e dai vincoli determinati dalle scelte e dalla dotazione informatica presente nel Ministero. In questo documento si fornisce una panoramica dei software che possono essere utilizzati per lo sviluppo del sistema con particolare riferimento ai software Open Source. Per poter valutare le diverse alternative ed effettuare scelte consapevoli si è reso necessario: 

Stimare le seguenti dimensioni: ‐ numero di utenti che si prevede che abbiano accesso al sistema; ‐ mole delle informazioni che devono essere gestite; ‐ frequenza di aggiornamento delle stesse;

Definire se il sistema debba essere Web based ‐ in modo che possa essere utilizzato tramite browser sulla intranet dagli utenti interni e che possa essere (magari in futuro) reso accessibile da utenti esterni tramite internet ‐ oppure se lo sviluppo di un’applicazione Client Server possa essere sufficiente; 

Conoscere sufficientemente le scelte tecnologiche che sono state fatte dal Ministero (ad es. in termini di Sistemi Operativi) e le caratteristiche dei vari sistemi con cui si desidera essere raccordabili (ad es tipo di Database del portale). 

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Di seguito si riporta il primo schema definito del Sistema Informativo. 

DB PORTALE

DBSIONP

Racco

lta e no

rmalizzazio

ne d

elle info

rmazio

ni

Schema Sistema Informativo Organizzazioni Non Profit

Po

rtaleP

ortale

SIONPSIONPSIONP

Regist ri NazionaliReg istri

N aziona liReg istri Nazionali

Regist ri NazionaliReg istri

N aziona liReg istri Nazionali

Regis tr i Delle PrefettureRegis tr i

De lle PrefettureRegistri De lle PrefettureRegistri

D elle PrefettureRegistri Delle Pre fe tture

Regis tr i Delle PrefettureRegis tr i

De lle PrefettureRegistri De lle PrefettureRegistri

D elle PrefettureRegistri Delle Pre fe tture

Registri RegionaliRegistri

Regional iRegis tri Regiona liRegistri

RegionaliRegistri Regionali

Registri RegionaliRegistri

Regional iRegis tri Regiona liRegistri

RegionaliRegistri Regionali

DBDocumentaleAltri SI

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Fase dei risultati e dei prodotti 

Questa ultima fase, ancora in svolgimento, permetterà la realizzazione di: 

Reporting Amministrativi  a supporto dell’attività operativa del Ministero; 

Reporting Tecnici a supporto della conoscenza dei fenomeni e delle decisioni da assumere; 

Reporting Comunicativi funzionali per diffondere e comunicare le informazioni inerenti il terzo 

settore ai cittadini e alle associazioni. 

Il sistema,  infatti, è stato predisposto per accogliere non solo  i dati anagrafici relativi alla singola 

organizzazione ma tutta una serie di  informazioni che consentiranno, dopo  l’avvio di  indagini ad 

hoc  o  attività  di  monitoraggio  finalizzate  alla  raccolta  di  nuovi  dati,  elaborazioni  di  natura 

economica,  per  settori  di  intervento,  di  natura  organizzativa,  di  natura  gestionale  ed 

amministrativa.  

Dalla  fase esplorativa è,  inoltre, emersa  l’opportunità per  il  Sistema di accogliere anche  sezioni 

informative sulla normativa nazionale e regionale, studi e pubblicazioni sul terzo settore, materiale 

bibliografico. In altre parole, tutto un patrimonio documentale sul terzo settore da sistematizzare 

e diffondere in modo organizzato. 

 

La potenzialità comunicativa del sistema è di cruciale importanza se si considerano i vantaggi che 

ne  potrebbero  derivare  in  termini  di  accessibilità  alle  informazioni  e  di  trasparenza  per  tutti  i 

soggetti a vario  titolo coinvolti: dalle amministrazioni pubbliche agli studiosi della materia, dalle 

stesse  organizzazioni  non  profit  ai  singoli  cittadini.  A  titolo  di  esempio,  si  può  osservare  che, 

considerata l’attuale situazione di frammentazione e disorganicità dei dati, le informazioni relative 

alle non profit presenti nei registri non sembrano essere in grado di restituire al decisore pubblico 

e agli studiosi della materia, un quadro aggiornato e attendibile dell’evoluzione del fenomeno, né 

di fornire le informazioni necessarie per svolgere azioni di monitoraggio. 

Il prototipo di’archivio realizzato potrà esser utilizzato anche in altri contesti o territori costituendo 

modello di riferimento per la gestione delle informazioni sugli attori dell’economia sociale. D’altra 

parte,  i benefici attesi non si  limiteranno all’ampliamento della conoscenza del terzo settore, ma 

potrebbero  estendersi  anche  alla  riduzione  dei  costi  e  dei  tempi  amministrativi  grazie  allo 

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sfruttamento delle tecnologie informatiche e più, in generale, della condivisione delle informazioni 

tra pubbliche amministrazioni, organizzazioni non profit e cittadini. 

Maggiori dettagli dell’Archivio Informativo sono riportati nei capitoli successivi. 

 

 

 

2.3.  La formazione a sostegno dell’”introduzione” del Sistema 

Nella  fase  iniziale  del  progetto  è  stata  prevista,  inoltre,  un’azione  formativa‐informativa  di 

sostegno  alla  progettazione,  rivolta  essenzialmente  all’individuazione  dei  bisogni  dei  soggetti 

coinvolti nella realizzazione. Nel  luglio 2008, presso  la sede del Ministero, è stato dato  l’avvio al 

percorso formativo, indirizzato alle risorse umane della Direzione Generale, che ha accompagnato 

lo sviluppo operativo del progetto. 

La complessità del progetto e la sua valenza strategica hanno suggerito un’impostazione didattica 

finalizzata non solo al trasferimento di competenze operative, sull’utilizzo del sistema informativo, 

quanto piuttosto al coinvolgimento delle persone nello scambio e nella condivisione delle logiche 

sottostanti alla sua realizzazione. 

 

Il percorso formativo è stato indirizzato a: 

consentire  al  personale  del  Ministero  uno  scambio  strutturato  e  continuo  sul  progetto, 

allineando  linguaggi, approcci e modalità operative nel  rispetto dei  requisiti procedurali e di 

legge; 

trasferire competenze tecnico‐operative sull’utilizzo del sistema e delle informazioni elaborate, 

nel rafforzamento dell’efficienza interna e della qualità di risposta al cittadino; 

contribuire al miglioramento dell’integrazione interfunzionale, alla condivisione di esperienze, 

all’attivazione  di  pratiche  di  comunicazione  e  diffusione  all’interno  dell’organizzazione 

(apprendimento organizzativo). 

 

 

 

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L’attività  formativa  si  è  configurata  come  un  percorso  a  tappe,  ciascuna  delle  quali  è  stata 

realizzata in corrispondenza delle fasi principali del progetto.  

L’obiettivo  concreto  è  stato  quello  di  condividere  gli  obiettivi  e  le  attività  della  Direzione  e 

rinforzare  la  logica del  lavoro sinergico, gli elementi della “mappa di orientamento” della singola 

risorsa, il valore dell’innovazione nella modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Su questo 

punto, in particolare, la Direzione ha voluto sottolineare due aspetti: 

il valore dell’innovazione nel miglioramento dell’efficienza dei processi interni, della qualità del 

servizio  reso ai diversi portatori d’interesse, e della sempre più  forte affermazione del  ruolo 

che dovrebbe avere la Pubblica Amministrazione nel governo delle politiche sociali; 

la necessità di passare da una  logica prescrittiva  a una  logica  imprenditiva nell’accogliere  e 

pilotare l’innovazione diventando dipendenti pubblici più consapevoli, competenti e innovatori 

nel perseguire il bene pubblico (approccio strategico). 

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3. I primi risultati 

3.1.  La realizzazione del progetto 

Nel  corso del 2008 e del 2009,  il  Servizio  Statistico  Isfol, ha progettato e  realizzato un  Sistema 

Informativo  sulle  Organizzazioni  del  Non  profit  mappando  alcune  tipologie  di  organizzazioni 

operanti nel terzo settore.  

Le attività eseguite nel biennio sono state dirette alla creazione e all’arricchimento di un Sistema 

Informativo delle Organizzazioni Non Profit (SIONP), che può essere considerato il prodotto finale 

del lavoro svolto in attuazione delle due convenzioni. 

 

Tale sistema ha, infatti, lo scopo di archiviare, gestire e rendere fruibili informazioni su: 

a) registri e organizzazioni facenti parte del settore non profit; 

b) normativa e documentazione riguardante il settore non profit; 

c) finanziamenti erogati dal Ministero su progetti delle organizzazioni non profit. 

Il  SIONP,  tuttavia,  non  costituisce  un  “blocco  unico”, ma  si  compone  ed  è  stato  creato  tramite  lo 

sviluppo  di  una  serie  di  moduli  (sottosistemi,  applicativi  e  database)  realizzati  utilizzando  fonti, 

strumenti e procedure differenziati, ma  integrabili  in base ad una  logica unica e secondo un quadro 

metodologico comune. 

 

In questo capitolo sono descritte le attività svolte per la creazione del SIONP, con particolare riguardo 

ai diversi prodotti realizzati. Il  Sistema è stato progettato e predisposto nel rispetto delle fasi previste 

dalle convenzioni tra Ministero ed Isfol e di alcune finalità prioritarie: 

sostenere l’attività gestionale e amministrativa di competenza della Direzione Generale e delle 

sue Divisioni; 

supportare  l’attività tecnica della Direzione Generale, ossia  la presa di decisioni  in merito alla 

programmazione delle politiche e degli interventi sociali e, quindi, all’elaborazione normativa; 

facilitare l’attività di comunicazione e di diffusione delle informazioni sul sistema di welfare. 

 

L’innovatività dell’iniziativa è  insita nella creazione di un  sistema  informativo unico  in un  settore di 

particolare significatività per il Paese quale il “terzo settore”. Il sistema, allo stato attuale, è articolato 

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su alcune  tipologie giuridiche ed organizzative particolarmente  rilevanti: associazioni di promozione 

sociale,  cooperative  sociali,  fondazioni,  organizzazioni  di  volontariato,  onlus,  organizzazioni  non 

governative,  enti  del  5*1000  nelle  varie  articolazioni    (enti  del  volontariato,  enti  della  ricerca  e 

dell’università, enti della salute, associazioni sportive). 

3.2. La logica generale del sistema 

Allo studio di fattibilità, basato sulla ricognizione del fabbisogno informativo dei potenziali utenti finali 

(policy  maker)  e  degli  utilizzatori  intermedi  (le  direzioni  e  gli  uffici  del  Ministero),  nonché 

sull’esplicitazione delle  caratteristiche delle  fonti  informative, delle problematiche  connesse  al  loro 

trattamento  e  degli  strumenti  metodologici  e  tecnologici  utilizzabili  per  garantire  efficacia  delle 

rappresentazioni  ed  efficienza  della  strumentazione,  è  seguita  la  progettazione  concettuale  del 

sistema. 

L’obiettivo del progetto è stato, quindi, condensato nella realizzazione del Sistema  Informativo delle 

Organizzazioni Non Profit (SIONP). In particolare, il SIONP è stato ideato come un insieme strutturato 

di archivi dedicati a raccogliere e ordinare informazioni: 

sui  registri,  archivi  e  albi  contenenti  determinate  tipologie  di  organizzazioni  non  profit  (nel 

progetto  sono  state  individuate,  come  campo  di  osservazione  iniziale,  le  organizzazioni  di 

volontariato,  le  cooperative  sociali,  le  associazioni  di  promozione  sociale,  le  fondazioni  e  le 

Onlus – diverse da quelle di diritto); 

sulle organizzazioni contenute nei registri; 

sulla gestione del Registro Nazionale delle Associazioni di promozione sociale; 

sulla documentazione, normativa e bibliografica, relativa alle organizzazioni non profit. 

La struttura modulare del SIONP, che rappresenta uno dei suoi punti di forza, ha reso possibile il suo 

progressivo ampliamento per rispondere con strumenti appropriati ai nuovi requisiti e alle esigenze 

che venivano via via sviluppandosi. Proprio, grazie alla sua struttura modulare, il SIONP è suscettibile di 

ampliamenti futuri e potrà essere raccordabile con altri “giacimenti informativi”, sviluppati o in corso 

di sviluppo, all’interno della Direzione Generale e del Ministero.  

 

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Nella  progettazione  e  creazione  del  Sistema  si  è  assunto  come  presupposto  di  fondo 

l’interscambiabilità  delle  informazioni  tra  i  diversi  uffici  del  Ministero,  al  fine  di  realizzare  uno 

strumento  di  gestione  interna, ma  anche  di  programmazione  esterna.  Le  informazioni  trattate  dal 

Sistema,  infatti,  consentono  di  giungere  a  rappresentazioni  della  realtà  a  vari  livelli  territoriali 

(nazionale, regionale, provinciale, comunale) e possono costituire la base per attività di monitoraggio, 

per  la programmazione e  l’attuazione di politiche sociali e del  lavoro, anche nell’ottica definita dalla 

Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 328/2000). 

 

Le  informazioni  che popolano  il  Sistema derivano,  in primo  luogo, da archivi,  albi e  registri di  tipo 

amministrativo  e,  in  secondo  luogo,  da  ricognizioni,  ricerche  e  rilevazioni  già  sviluppate  e  da 

sviluppare.  

L’aspetto  innovativo  del  progetto  risiede  nella  realizzazione  di  un  Sistema  unico  che  consente  la 

consultazione, il confronto e l’elaborazione di dati provenienti da fonti informative differenti per tipo 

(registri  amministrativi,  rilevazioni  statistiche,  ricognizioni  specifiche),  popolazioni  trattate  (diverse 

tipologie di soggetti non profit) e scopo (diffusione interna e comunicazione esterna). 

Il sistema richiede una manutenzione costante poiché le sue potenzialità più rilevanti dipendono dalla 

capacità e volontà di aggiornarlo, eliminare le imperfezioni e raffinarne le funzionalità. 

 

In  questo  primo  stadio  di  realizzazione,  il  Sistema  si  presenta  come  “sostanzialmente  chiuso” 

all’accesso dall’esterno. Tuttavia, sono state adottate soluzioni tecniche che potranno permettere, in 

un  secondo  stadio,  un’apertura  “controllata”  verso  quei  soggetti  istituzionali  (Regioni,  Province, 

Prefetture e addirittura le stesse organizzazioni non profit) ai quali si deciderà di concedere l’accesso 

per visualizzare ed, eventualmente, integrare o aggiornare, le informazioni.  

 

 

3.3. La rappresentazione del sistema 

Per descrivere  le attività compiute per  la  realizzazione del progetto può essere utile avvalersi della 

seguente rappresentazione grafica (Figura 1). In essa è raffigurata la composizione del sistema SIONP e 

i suoi collegamenti con l’esterno, sia a livello di fonti informative, sia a livello di eventuali legami con 

altri sistemi informativi. 

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Nella Figura 1 sono utilizzati i seguenti simboli grafici: 

cilindri per rappresentare i database; 

fogli  per  rappresentare  le  fonti  informative  a  prescindere  dal  loro  formato  (elettronico  o 

cartaceo); 

rettangoli per rappresentare operazioni complesse di trattamento delle fonti; 

esagoni per rappresentare giacimenti informativi e collegamenti esterni; 

linee di collegamento per  indicare  i  legami  tra  fonti e database,  tra differenti database e  tra 

sistema  e mondo  esterno  (le  linee  sono  continue  se  i  collegamenti  sono  già  stati  realizzati, 

mentre sono tratteggiate se i collegamenti sono in corso di realizzazione). 

Figura 1 – Rappresentazione grafica della composizione del SIONP e dei suoi legami con l’esterno 

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Nella parte centrale della Figura 1 è rappresentato il nucleo centrale del SIONP, con tutti i database che 

lo compongono, ossia:  

1) Il Modulo Amministrazione che rappresenta  la porta d’ingresso al sistema e  lo strumento di 

gestione delle utenze (definizione dei ruoli, abilitazioni di funzionalità, registrazione accessi); 

2) Il Db Registri nel quale sono memorizzate le informazioni relative ai registri caricati nel sistema; 

3) Il Db Anagrafica Organizzazioni  contenente  le organizzazioni non profit presenti nei  registri 

acquisiti  e  le  informazioni  anagrafiche  di  base  sulle  singole  organizzazioni  (nome,  indirizzo, 

comune di localizzazione, ecc.); 

4) Il Db Caratteristiche Organizzazioni nel quale saranno archiviate le informazioni sulla struttura 

organizzativa, il personale e l’ambito di attività delle organizzazioni. Tali informazioni saranno 

acquisite tramite rilevazioni che non sono ancora state realizzate. Al momento è stata prevista, 

ma non ancora avviata, una rilevazione che coinvolgerà le associazioni di promozione sociale, 

le organizzazioni di volontariato e  le cooperative sociali. Per procedere alla rilevazione si è  in 

attesa di indicazioni da parte del Ministero.  

5) Il Db APS che raccoglie sia le informazioni sulle Associazioni di Promozione Sociale iscritte nel 

Registro Nazionale e sulle  loro articolazioni  territoriali, sia  il modulo gestionale contenente  i 

dati sulle Associazioni di Promozione Sociale ammesse a finanziamento per la realizzazione dei 

progetti previsti dalle direttive; 

6) Il Db Documentale nel quale sono contenuti diversi archivi riguardanti  le organizzazioni non 

profit e relativi a normativa, modulistica e bibliografia, come pure una sitografia e una rubrica 

dei referenti/responsabili degli enti responsabili della gestione dei registri.  

Nella  parte  destra  della  Figura  1,  sono  rappresentate  le  fonti  di  natura  amministrativa  che  hanno 

alimentato il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP, quindi: 

1) I registri regionali e provinciali istituiti ai sensi delle leggi 266/1991, 383/2000, 381/1991 e del 

Decreto  del  Presidente  della  Repubblica  361/2000  riguardanti,  rispettivamente,  le 

organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali e le 

fondazioni con personalità giuridica concessa dal Presidente della Regione e della Provincia; 

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2) I registri nazionali riguardanti le Organizzazioni non governative (Legge 49/1987) e gli enti che 

nel  2008 hanno  richiesto  l’accesso  al  5  per mille  (enti del  volontariato,  enti della  ricerca  e 

dell’università; enti della salute e associazioni sportive dilettantistiche); 

3) I registri prefettizi in relazione alle fondazioni con personalità giuridica di rilievo nazionale (DPR 

361/2000); in questo caso, vista la necessità di trasferire le informazioni dal supporto cartaceo 

a quello elettronico e di integrare i dati mancanti, l’acquisizione è avvenuta in via indiretta e, 

cioè, mediante la creazione del DB Fondazioni cui seguirà il caricamento dei dati nel DB Registri 

e nel DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP.   

Come mostrato nella Figura 1, le diverse fonti sono state sottoposte a  processi di bonifica sia prima 

dell’inserimento  nel  SIONP,  sia  al momento  del  caricamento.  Tali  processi  hanno  riguardato,  nella 

prima fase di lavorazione: la standardizzazione della forma (necessaria per garantire l’omogeneità del 

tipo di  informazioni contenute nei  registri e del modo  in cui esse sono espresse) e  la codifica delle 

informazioni  (essenziale per  garantire  l’uniformità  complessiva  dei  dati  rispetto  a  criteri  standard). 

Nella seconda fase di lavorazione: la normalizzazione delle informazioni (mediante l’individuazione di 

errori e  anomalie di  contenuto,  lunghezza,  formato e  codifica dei dati) e  l’integrazione di esse nei 

database Registri e Anagrafica Organizzazioni. 

Nella parte inferiore della Figura 1 sono raffigurate: 

1) a destra, le ricerche utilizzate per la costruzione del DB Documentale. Si tratta, in particolare, della 

Rubrica  referenti (costruita  sulla base dei  contatti  stabiliti  con gli enti  responsabili dei  registri); 

della  Ricognizione  Normativa  e  Bibliografica  (volta  a  ricostruire  il  quadro  della  legislazione 

nazionale e  regionale  sulle organizzazioni non profit e  la produzione documentale  sul  settore); 

della Sitografia e raccolta Modulistica (tendente a fornire un repertorio: a) dei siti Internet delle 

principali  istituzioni  pubbliche,  che  contengono  informazioni  sulle  organizzazioni  non  profit;  b) 

della  modulistica  disponibile  sugli  stessi  siti  web  per  la  richiesta  di  iscrizione  nei  registri,  la 

revisione,  la  redazione  dello  statuto  e  dell’atto  costitutivo,  la  richiesta  di  contributi). 

Analogamente, a quanto fatto per le fonti amministrative utilizzate per i DB Registri e Anagrafica 

Organizzazioni, anche i risultati di queste ricerche hanno subito dei processi di standardizzazione e 

codifica precedenti all’archiviazione nel DB documentale. 

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2) a  sinistra, il Registro Nazionale delle APS,  che  costituisce  la  fonte primaria del DB Associazioni 

Promozione Sociale, e il Formulario elettronico, sviluppato in via sperimentale per la Direttiva 2008 

e destinato ad alimentare il modulo gestionale del DB APS. 

Nella parte sinistra della Figura 1, infine, sono rappresentate: 

1) in alto, le rilevazioni, progettate, ma ancora da realizzare, dalle quali si otterranno le informazioni 

per alimentare il DB Caratteristiche Organizzazioni; 

2) in basso, il collegamento, progettato, ma ancora da realizzare con il portale, nonché eventuali altri 

collegamenti, da progettare e realizzare, con  il mondo esterno  (giacimenti da alimentare o  fonti 

utilizzabili per condividere, comparare e arricchire la rappresentazione del fenomeno). 

 

3.4. L’architettura del sistema informatico  

Nell’estate del 2008, si è passati alla progettazione logico‐fisica del Sistema, volta a tradurre il disegno 

concettuale  nello  schema  logico  del  database,  nella  specifica  delle  funzionalità,  nella  costruzione 

dell’architettura fisica (strumentazione hardware e software), considerati i vincoli tecnico‐organizzativi.  

L’architettura informatica del SIONP è stata progettata utilizzando un diagramma Entità‐Relazione (E‐

R). Nel diagramma generale (riportato  in Figura 2) è rappresentato  l’insieme delle tabelle dedicate a 

memorizzare le informazioni da gestire e i legami tra esse, al fine di garantire l’integrità referenziale dei 

dati.  

Di  seguito  per  ciascun modulo  vengono mostrate  le  viste  parziali  (Figure  3,  4  e  5).  In  esse  sono 

raffigurate le tabelle che rappresentano le entità (E) del database e le relazioni (R) che intercorrono tra 

esse. Successivamente sono riportate le tabelle e gli attributi che le compongono. 

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Figura 2 – Rappresentazione di insieme tramite il diagramma E‐R

Figura 3 – Modulo Amministrazione 

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Figura 4 – DB Registri 

 

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Figura 5 – DB Anagrafica Organizzazioni e DB Caratteristiche Organizzazioni

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Tabella 1 ‐ Elenco delle Tabelle  

Nome Tabella  Commento 

RUOLO   Definizione  dei  diversi  Ruoli  identificati  per  le  abilitazioni  alle  differenti 

funzionalità del sistema 

LIMITAZIONE_RUOLO   Consente di specificare limitazioni sulla visualizzazione dei dati per ciascun 

ruolo 

MENU_RUOLO   Tabella che specifica le funzionalità presenti nel menu a cui ciascun ruolo è 

abilitato 

LIMITAZIONE_UTENTE   Tabella delle limitazioni per singolo utente 

UTENTE   Tabella degli utenti dell'applicativo 

RUOLO_UTENTE   Consente di specificare il ruolo o i ruoli stabiliti per ciascun Utente 

LOG_CONNESSIONI   La tabella traccia tutte le connessioni che sono fatte al sistema e consente 

di conoscere le connessioni attive al sistema 

MENU   Tabella che definisce tutte le maschere presenti nel menu del sistema 

LOOKUP   Tabella di lookup per specificare liste valori 

REGIONE   Tabella delle regioni in base a denominazioni e codici Istat 

PROVINCIA   Tabella delle province in base a denominazioni e codici Istat 

COMUNE   Tabella dei comuni in base a denominazioni e codici Istat 

REGISTRI   Contiene l’elenco dei Registri 

REGISTRO_ORG   Elenco dei registri per ciascuna organizzazione 

SCARTI_ORGANIZZAZIONE  Tabella contenente i record che sono stati scartati in fase di caricamento 

STORICO_CARICAMENTO  Tabella contenente lo storico di tutti i caricamenti effettuati 

ANAGRAFICA ORGANIZZAZIONI   Contiene l’elenco delle Organizzazioni non Profit 

ORGANIZAZIONE_INFO_RECORD   Info  record  relativa  a  ciascuna  organizzazione  per  consentire  la 

registrazione anche delle  informazioni non codificate che possono essere 

presenti nelle sorgenti informative 

CARATTERISTICHE ORGANIZZAZIONI Informazioni su struttura, risorse umane, risorse economiche e attività di 

ciascuna organizzazione

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3.5. Database, moduli e funzionalità del sistema 

In  questo  paragrafo  vengono  descritte  le  diverse  componenti  del  SIONP.  Considerata  la  struttura 

modulare del SIONP, lo schema logico del Sistema si basa sui seguenti applicativi: 

Modulo Amministrazione 

DB Registri 

DB Anagrafica Organizzazioni 

DB Caratteristiche Organizzazioni 

Il Modulo Amministrazione 

Il Modulo Amministrazione contiene appunto  le  funzionalità di amministrazione del Sistema. Come 

evidenzia la Figura 6, per  accedere al Sistema occorre digitare il nome utente e la password. 

 

Figura 6 – Maschera iniziale di accesso al SIONP 

Il menu visualizzato  sarà differenziato  in base ai privilegi concessi all’utente dall’amministratore del 

sistema. 

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Per la gestione del SIONP sono state, infatti, realizzate delle procedure per il controllo degli accessi e 

delle abilitazioni. Tali procedure permettono all’amministratore del sistema di: 

creare utenti a cui concedere l’accesso al sistema; 

creare ruoli per i quali abilitare specifiche funzionalità; 

attribuire  a  ciascun  utente  che  accede  al  sistema  ruoli  diversi  a  seconda  delle  abilitazioni 

concesse.  

Ad  esempio,  l’utente  x  cui  è  stato  attribuito  il  ruolo  “amministratore”,  avrà  accesso  a  tutte  le 

funzionalità del sistema, mentre l’utente y, al quale è stato assegnato il ruolo “guest”, avrà accesso alle 

sole funzioni di visualizzazione. Tra questi due estremi, l’amministratore del sistema potrà creare, per i 

diversi utenti, una serie di ruoli intermedi graduati in base al numero di funzionalità  cui l’utente avrà 

accesso. 

Le  funzionalità  realizzate  per  il  Modulo  Amministrazione  sono  mostrate  nella  Figura  7  (menu  a 

sinistra). 

 

Figura 7 – Funzionalità del Modulo Amministrazione 

Esse permettono  all’Amministratore del  Sistema di  gestire  la  struttura dei database e  gli  accessi e 

possono essere sinteticamente descritte nel modo seguente: 

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1) Lookup: consente di visualizzare e creare le classificazioni utilizzate dal sistema. 

2) Utenti: permette di creare nuovi utenti, cancellare o disabilitare utenti e attribuire le password. 

3) Ruoli: consente di creare i ruoli degli utenti (dal ruolo amministratore al ruolo visualizzatore). 

4) Menu Principale: permette di modificare l’elenco delle voci di menu.  

5) Funzioni e utilità: consente di modificare l’elenco di funzionalità per ciascuna voce di menu. 

6) Abilita menu: permette di abilitare per ciascun ruolo specifiche funzionalità nei diversi menu. 

7) Abilita Utente: consente di associare ciascun utente ad uno specifico ruolo. 

8) Utenti Connessi: permette di visualizzare l’elenco degli utenti connessi al sistema. 

9) Storico  Connessioni:  consente  di  visualizzare  lo  storico  delle  connessioni  al  sistema  al  fine  di 

tracciarne l’utilizzo.  

 

Il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni: l’alimentazione dei database

Le attività esterne al sistema: l’acquisizione di registri e albi di fonte amministrativa 

Gli archivi acquisiti per realizzare la base informativa dei DB Registri e del DB Anagrafica Organizzazioni 

sono stati distinti in tre gruppi.  

 

Il  primo  gruppo  comprende  i  registri/albi  delle  tipologie  di  organizzazioni  non  profit  previste  dal 

progetto  (organizzazioni  di  volontariato,  cooperative  sociali,  associazioni  di  promozione  sociale, 

fondazioni) di competenza regionale e provinciale. In particolare, si tratta dei seguenti archivi:  

‐  i registri delle Regioni e Province autonome delle organizzazioni di volontariato,  istituiti ai sensi 

della Legge 266/1991; 

‐ i registri delle Regioni e Province autonome delle cooperative sociali, istituiti ai sensi della Legge 

381/1991; 

‐  i registri delle Regioni e Province autonome delle associazioni di promozione sociale,  istituiti ai 

sensi della legge 383/2000; 

‐  gli  albi  delle  Regioni  e  Province  autonome  relativi  alle  persone  giuridiche  “Fondazioni“  – 

Fondazioni  con  riconoscimento  regionale,  istituiti  ai  sensi  del         Decreto  del  Presidente  della 

Repubblica 361/2000.  

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Considerando, inoltre, il passaggio di competenze da Regioni a Province, nel caso in cui la gestione del 

registro fosse rimasta in capo alla Regione è stato acquisito il registro regionale, mentre, nel caso in cui 

la competenza fosse interamente passata alle Province, sono stati acquisiti i diversi registri provinciali. 

 

Il secondo gruppo di registri acquisiti comprende: 

‐ i registri/albi Prefettizi contenenti le Fondazioni con riconoscimento nazionale, istituiti ai sensi 

del Decreto del Presidente della Repubblica 361/2000; 

‐ il registro nazionale delle associazioni di promozione sociale, completo delle loro articolazioni 

territoriali, istituito ai sensi della legge 383/2000 e gestito dal Ministero. 

Al nucleo iniziale dei registri da acquisire è stato aggiunto un ulteriore gruppo di archivi: 

‐ l’elenco  delle  organizzazioni  non  governative  idonee  riconosciute  dal Ministero  degli  Affari 

Esteri ai sensi della Legge 49/1987; 

‐ il registro delle cooperative sociali gestito dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi del 

Decreto Legislativo 6/2003; 

‐ l’elenco dei soggetti che si sono proposti come possibili destinatari del 5 per mille all’Agenzia 

delle Entrate per l’anno di imposta 2008 (distinti nelle 4 sezioni: enti del volontariato; enti della 

ricerca e dell’università; enti della salute e associazioni sportive).  

Questo terzo gruppo di archivi sarà impiegato prevalentemente come fonte secondaria del sistema, al 

fine di integrare le informazioni contenute nei registri dei primi due gruppi ed, in tal modo, migliorare 

la qualità complessiva dei dati.  

Acquisizione delle fonti amministrative regionali e provinciali 

I registri/albi/elenchi di competenza regionale e provinciale sono stati acquisiti nel periodo aprile 2008 

– ottobre 2009 tramite:  

‐  contatti telefonici diretti con i referenti regionali/provinciali;  

‐  invio di lettere di richiesta; 

‐  solleciti telefonici, via fax e posta elettronica. 

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Durante  tutto  il  periodo  di  rilevazione  è  stata  assicurata  l’assistenza  telefonica  per  la  fornitura  di 

spiegazioni e chiarimenti.  

L’attività di acquisizione dei registri regionali è stata molto lunga e ha richiesto il superamento di una 

serie di difficoltà connesse alla pluralità delle  fonti, alla  loro  frammentazione e alla numerosità, alla 

corretta individuazione dei referenti all’interno delle amministrazioni regionali e provinciali. A queste 

difficoltà  si  sono  aggiunti  gli  ostacoli  derivanti  dalla  coincidenza  di  queste  attività  con  la  tornata  

elettorale  amministrativa  in  alcune  Regioni;  ciò  ha  costretto  ad  attendere  la  conclusione  della 

procedura di nomina e di insediamento dei nuovi assessorati prima di riuscire a raggiungere gli uffici 

competenti. Infine, la diversa struttura organizzativa degli enti preposti alla gestione dei registri, con le 

conseguenti differenze nell’attribuzione delle competenze, ha  reso  impossibile applicare ovunque  il 

medesimo criterio di individuazione dei referenti.  

Ad ottobre 2008, cioè nei primi 6 mesi di rilevazione, era stato acquisito il 60% dei registri regionali e 

provinciali e dopo un anno (aprile 2009) il 90%. 

Si  tratta di  tipologie organizzative previste da norme nazionali,  sia di  rilevanza  generale  come può 

essere una legge‐quadro sia di natura settoriale, in gran parte recepite dagli Enti territoriali (regioni e 

province autonome)  che,  a  loro  volta, hanno  legiferato  su ambiti  specifici di  loro  competenza, per 

renderle  più  idonee  e  applicabili  alle  necessità  della  programmazione  sociale  territoriale,  o  per 

delegare la “gestione” operativa di alcuni processi alle province.  

 

In generale, per quanto riguarda il recepimento della normativa nazionale e l’istituzione dei registri da 

parte delle Regioni e delle Province Autonome, la maggior parte ha provveduto all’emanazione delle 

norme di attuazione. Alcune realtà, tuttavia, fanno eccezione. La Regione Campania  e la Regione Sicilia

non hanno recepito la Legge 381/1991 riguardante le cooperative sociali, mentre la Regione Calabria

non ha ancora istituito un registro regionale. Inoltre, la Regione  Basilicata,  la  Regione  Campania,  la 

Regione Calabria e la Regione Sicilia non hanno ancora recepito la Legge 383/2000 sulle associazioni di 

promozione sociale, mentre la Regione Abruzzo non ha ancora istituito il registro.  

La Regione Toscana rappresenta  l’unico caso di delega “piena” alle amministrazioni provinciali per  la 

tenuta  e  la  gestione  dei  Registri  delle  Associazioni  di  Promozione  Sociale,  delle  Organizzazioni  di 

Volontariato  e  delle  Cooperative  Sociali,  mentre  all’amministrazione  regionale  resta  la  tenuta  e 

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gestione  del  Registro  Regionale  delle  Persone  Giuridiche,  contenente  le  Fondazioni  che  hanno 

ottenuto il  riconoscimento regionale. 

Altri  esempi  di  delega  “imperfetta”  da  Regione  a  Province  sono  quelli  della  Regione  Liguria,  della 

Regione  Sardegna  e  della  Regione  Veneto,  che  hanno  trasmesso  i  registri  organizzati  per  ambito 

provinciale e quello della Regione Piemonte che, solo per il Registro delle Associazioni di Promozione 

Sociale, ha effettuato una delega alle Province pur mantenendo per sé il coordinamento. 

 

Per quanto riguarda i referenti, l’attività di acquisizione dei registri regionali e provinciali ha condotto 

anche alla creazione di una Rubrica dei referenti (attualmente confluita nel DB documentale), ossia di 

un indirizzario delle Amministrazioni regionali e provinciali presso le quali sono stati istituiti e vengono 

tenuti gli albi ed i registri acquisiti.  

La maggior parte dei registri è stata acquisita  in  forma elettronica, gli unici  invii di documentazione 

cartacea sono stati quelli della Regione Piemonte, della Regione Friuli Venezia Giulia e della Regione 

Molise  in  relazione  al  Registro  Regionale  persone  giuridiche  “Fondazioni’’  –  Fondazioni  con 

riconoscimento  regionale.  Tuttavia, molti  dei  registri  acquisiti  non  sono  risultati  immediatamente 

lavorabili in quanto prodotti in Word e Pdf. 

Inoltre, in alcuni casi, il registro acquisito non era organizzato in un unico documento informatico ma è 

pervenuto  in  più  parti,  distinte  secondo  criteri  differenti:  per  localizzazione  territoriale  delle 

organizzazioni, per ambito di attività o per tipologia (come nel caso degli albi delle cooperative sociali). 

La  distinzione  per  attività  e  tipologia  si  è  spesso  tradotta  nella  registrazione  di  una  medesima 

organizzazione  in  più  sezioni  dello  stesso  registro;  tale  eventualità,  non  essendo  chiaramente 

esplicitata e  riconoscibile, è potenzialmente  fonte di duplicazioni e, nei  casi  in  cui è  stata possibile 

l’identificazione, ha richiesto lo svolgimento ulteriore di accertamenti e operazioni di bonifica. Infine, in 

qualche  registro  erano  riportati  anche  i  dati  delle  organizzazioni  cancellate,  mentre  in  altri  tali 

informazioni erano assenti. 

 

Come  mostrato  nella  Tabella  1,  rispetto  ai  registri  regionali  e  provinciali  delle  Organizzazioni  di 

volontariato, Cooperative sociali, Associazioni di promozione sociale e Fondazioni, sono stati acquisiti e 

confluiti nel DB Registri del SIONP 98 registri su 102. 

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I 4 casi di mancata acquisizione derivano da difficoltà contingenti di alcune amministrazioni regionali.  

In particolare: 

‐ la Regione Basilicata,  solo  da  alcuni mesi,  sta procedendo nell’informatizzazione  del 

Registro  Regionale  delle  Persone  Giuridiche  e  pertanto,  non  ha  inviato  il  Registro  delle 

Fondazioni al Servizio Statistico dell’Isfol; 

‐ la  Regione  Puglia,  dopo  il  recepimento  della  normativa  nazionale  relativa  alle 

Associazioni di Promozione Sociale e all’istituzione del relativo Registro, non lo ha ancora reso 

pubblico e, quindi, non l’ha inviato al Servizio Statistico Isfol; 

‐ la Regione Abruzzo, ha aggiornato e  sanato, nel  corso del 2009,  sia  il Registro delle 

Cooperative Sociali, sia quello delle Organizzazioni di Volontariato, ma ha  inviato solo questo 

ultimo.  Al  momento,  risulta  inoltre  non  recuperabile  il  Registro  Regionale  delle  Persone 

Giuridiche a causa del terremoto che ha distrutto la sede della Regione a L’Aquila. 

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Tabella 1 ‐ Registri/albi regionali e provinciali delle Organizzazioni di volontariato (ODV), Cooperative sociali (CS), Associazioni di promozione sociale (APS) e Fondazioni (FOND) per Regione o Provincia e acquisizione

REGIONI  ODV  CS  APS  FOND  Acquisiti  Attesi  Differenza 

Piemonte  1  1  1  1  4  4  0 

Valle d'Aosta/Vallèe d'Aoste*  1  1  0  1  3  3  0 

Lombardia  1  1  1  1  4  4  0 

Regione  **  **  **  **  0  0  0 

Bolzano/Bozen  1  1  1  1  4  4  0 Trentino‐Alto Adige 

Trento  1  1  1  1  4  4  0 

Veneto  1  1  1  1  4  4  0 

Friuli‐Venezia Giulia  1  1  1  1  4  4  0 

Liguria  1  1  1  1  4  4  0 

Emilia‐Romagna  1  1  1  1  4  4  0 

Regione  **  **  **  1  1  1  0 

Arezzo  1  1  1  **  3  3  0 

Firenze  1  1  1  **  3  3  0 

Grosseto  1  1  1  **  3  3  0 

Livorno  1  1  1  **  3  3  0 

Lucca  1  1  1  **  3  3  0 

Massa Carrara  1  1  1  **  3  3  0 

Pisa  1  1  1  **  3  3  0 

Pistoia  1  1  1  **  3  3  0 

Prato  1  1  1  **  3  3  0 

Toscana 

Siena  1  1  1  **  3  3  0 

Umbria  1  1  1  1  4  4  0 

Marche  1  1  1  1  4  4  0 

Lazio  1  1  1  1  4  4  0 

Abruzzo  1  0  **0  0  1  3  2 

Molise  1  1  1  1  4  4  0 

Campania  1  **  **  1  2  2  0 

Puglia  1  1  0  1  3  4  1 

Basilicata  1  1  **  0  2  3  1 

Calabria  1  **  **  1  2  2  0 

Sicilia  1  **  **  1  2  2  0 

Sardegna  1  1  1  1  4  4  0 

ITALIA  30  26  23  19  98  102  4 

*La Valle d'Aosta ha unificato i registri ODV e APS             **Le celle sono evidenziate in grigio se il registro/albo non esiste o non è stato istituito         

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Trattamento delle fonti amministrative regionali e provinciali 

Dopo l’acquisizione dei registri, si è proceduto al trattamento preliminare dei dati eseguendo queste 

operazioni: 

‐ analisi della tipologia di informazioni contenute nei diversi archivi/registri 

‐ individuazione delle informazioni suscettibili di normalizzazione e codifica 

E’ stato, inoltre, previsto che prima di procedere all’immissione nel Sistema le informazioni sarebbero 

state ulteriormente trattate in modo da uniformare il contenuto in termini di: 

‐ formato dei file 

‐ sequenza e suddivisione delle informazioni 

‐ normalizzazione ed eventuale codifica del contenuto 

Il primo stadio del trattamento è consistito nell’analisi dei registri. A questo fine, per ciascun registro 

acquisito è stato predisposto un file di accompagnamento contenente le seguenti informazioni: 

a. il nome del registro; 

b. la data di aggiornamento del registro; 

c. il numero di unità contenute nel registro; 

d. il formato del file; 

e. un prospetto descrittivo della  struttura del  registro,  realizzato  in base  allo  standard 

riportato nella Tabella 2. 

Tabella 2 – Caratteristiche descrittive della struttura dei registri 

Numero campo   Numero progressivo 

Nome campo   Nome del campo attribuita dall’ufficio locale 

Tipo  Classificato in tre tipologie: testo, numero, data 

Lunghezza  Dimensione in termine di numero di caratteri 

Descrizione   Descrizione sintetica dei dati contenuti 

Contenuto  Descrizione analitica del contenuto del campo 

Eventuale  Da indicare se il campo è riempito raramente 

Note  Commenti e annotazioni 

 

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Il secondo stadio del trattamento è consistito nella definizione di un Modulo (Template) di caricamento 

in Excel e nell’adeguamento dei vari registri   al   Template. La definizione del Template rispondeva al 

duplice scopo di:  

‐ standardizzare  la  forma dei  registri, affinché  tutti gli archivi  trattati  fossero  resi perfettamente 

integrabili sia a livello di tipo di informazioni contenute, sia a livello di modo in cui le informazioni 

erano espresse; 

‐ codificare le informazioni in essi contenute, per garantire una corretta fruibilità delle informazioni 

ed eliminare potenziali cause di ambiguità e distorsioni. 

Queste due operazioni sono state condotte secondo regole univoche, affinché potessero  facilmente 

ricondursi allo stesso oggetto dati della stessa natura, ma espressi in modo diverso sia all’interno dello 

stesso registro, sia tra registri diversi (per tipologia di unità contenute e/o per soggetto responsabile 

del registro).  

Il Template è composto da due sezioni da compilare prima del caricamento di ogni registro e delle 

informazioni anagrafiche relative alle organizzazioni. La prima sezione (Figura 8), denominata Modulo 

raccolta  informazioni Registro,  contiene  le  informazioni,  alcune  da  immettere  codificate  (ad  es.  il 

codice registro) altre secondo un formato standard (ad es. il nome del registro), relative al registro in 

esame. Tali  informazioni  sono  confluite nel DB Registri, compreso  il File origine  (cioè  il documento 

originale inviato dall’amministrazione regionale o provinciale) per il quale è stato creato un serbatoio 

di memorizzazione apposito all’interno del DB.  

 

Figura 8– Template di caricamento: Modulo raccolta informazioni Registro 

 

 

 

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Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori La seconda sezione (Figura 9), denominata Modulo raccolta informazioni Organizzazioni, contiene, per 

ciascuna organizzazione presente nel registro, le informazioni anagrafiche; anche in questo caso parte 

delle  informazioni  richiedono  una  codifica  preliminare  (es.  codice  organizzazione),  mentre  altre, 

seppure non codificate, sono immesse in base ad un formato standard (es. indirizzo). Le informazioni 

contenute in questo secondo modulo hanno alimentato il DB Anagrafica Organizzazioni. 

 

Figura 9 – Template di caricamento: Modulo raccolta informazioni Organizzazioni  

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Eventuali informazioni non standardizzabili

Per  il  caricamento  nel  sistema  sono  stati  prodotti  98  Template  di  caricamento,  corrispondenti 

rispettivamente ai registri/albi regionali e provinciali acquisiti.  

 

Complessivamente, si è potuto  rilevare che: 

‐  alcune informazioni erano presenti in tutti i registri o potevano essere desumibili da essi; 

‐   alcune informazioni erano presenti solo in alcuni registri; 

‐ alcune informazioni erano presenti solo in alcuni registri in forma non standardizzabile. 

 

 

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Le  informazioni  del  primo  gruppo  sono  state  considerate  essenziali  o  obbligatorie.  Si  tratta,  in 

particolare delle seguenti: 

 

Nome del registro 

Categoria del registro 

Tipo del registro 

Regione 

Provincia 

Numero organizzazioni 

Descrizione struttura 

Origine registro 

Tipo organizzazione (ODV, CS, APS, FOND….) 

Sigla (o acronimo dell’organizzazione) 

Denominazione 

Presso 

Indirizzo della sede legale 

Frazione o località della sede legale 

Cap della sede legale 

Comune della sede legale 

Provincia della sede legale 

Regione della sede legale   

Le  informazioni del  secondo gruppo,  invece,  sono  state  trattate  come accessorie o preferibili. Esse 

sono:  

Data aggiornamento registro 

Fonte ufficio 

Pubblicazione 

Data Pubblicazione 

Tipo Pubblicazione 

Codice fiscale dell’organizzazione 

Codice fiscale del rappresentante legale 

Partita Iva 

Telefono 

Fax 

Sito Internet 

Indirizzo e‐mail 

Nome e cognome del rappresentante 

legale 

Numero nel registro 

Sezione del registro 

Data d’iscrizione nel registro 

Tipo provvedimento di iscrizione 

Cancellata 

Data di cancellazione 

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Le  informazioni del  terzo gruppo  sono,  invece,  state  considerate quelle  supplementari.  Si  tratta,  in 

particolare, di quelle informazioni sulle organizzazioni che, pur non costituendo oggetto di trattamento 

specifico, sono state ugualmente memorizzate nel sistema  in  formato non standard  (generalmente, 

servizi e attività e informazioni sulla sede operativa). 

Come  mostrato  nella  Tabella  3,  rispetto  ai  registri  regionali  e  provinciali  delle  Organizzazioni  di 

volontariato, Cooperative sociali, Associazioni di promozione sociale e Fondazioni, sono stati acquisiti e 

sono  confluiti  nel  DB  Anagrafica  Organizzazioni  del  SIONP  i  dati  relativi  a  48.809  organizzazioni 

contenute nei  registri  regionali e provinciali. Tali dati  riguardano nel 59% dei  casi organizzazioni di 

volontariato  (28.936  unità),  nel  17%  dei  casi  cooperative  sociali  (8.218  unità),  nel  14%  dei  casi 

associazioni di promozione sociale (6.861 unità) e nel restante 10% dei casi fondazioni (4.794 unità). 

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Tabella 3 ‐ Organizzazioni contenute nei registri/albi regionali/provinciali per regione e  provincia 

 REGIONI 

ODV   CS 

 APS 

 FOND** 

 Totale 

Piemonte  2.342  512  56  230  3.140 

Valle d'Aosta/Vallèe d'Aoste  111*  43  0  25  179 

Lombardia  4.173  1.420  198  1.157  6.948 

Regione  **  **  **  **  ** 

Bolzano/Bozen  1.726  123  9  1.889  1.889 Trentino‐Alto Adige 

Trento  460  95  231  986  986 

Veneto  2.027  682  689  425  3.823 

Friuli‐Venezia Giulia  935  272  182  191  1.580 

Liguria  1.025  348  28  434  1.835 

Emilia‐Romagna  2.782  726  2.959  669  7.136 

Regione  ***  ***  217  217  217 

Arezzo  256  68  ***  431  431 

Firenze  689  166  ***  1.207  1.207 

Grosseto  146  28  ***  226  226 

Livorno  246  47  ***  457  457 

Lucca  402  59  ***  592  592 

Massa Carrara  135  36  ***  353  353 

Pisa  275  47  ***  613  613 

Pistoia  208  46  ***  395  395 

Prato  147  39  ***  259  259 

Toscana 

Siena  292  48  ***  424  424 

Umbria  709  148  84  46  987 

Marche  1.338  311  54  282  1.985 

Lazio  1.747  949  717  185  3.598 

Abruzzo  287  ***  ***  ***  287 

Molise  190  107  70  4  371 

Campania  1.257  ***  ***  221  1.478 

Puglia  805  962  ***  239  2.006 

Basilicata  358  255  ***  ***  613 

Calabria  1.592*  ***  ***  41  1.633 

Sicilia  876  ***  ***  92  968 

Sardegna  1.400  681  16  96  2.193 

ITALIA  28.936  8.218  6.861  4.794  48.809 

Alcuni registri contengono organizzazioni duplicate e/o cancellate  *I registri ODV della Valle d'Aosta e della Calabria contengono delle APS (13 Valle d'Aosta e 2 Calabria). Inoltre, il registro della Calabria contiene anche alcune CS. ** Alcuni registri delle fondazioni contengono anche associazioni riconosciute. ***Le celle sono evidenziate in grigio se il registro/albo non esiste o non è stato istituito. 

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Acquisizione e trattamento delle fonti amministrative prefettizie 

I  registri  sulle persone giuridiche di competenza prefettizia  sono  stati acquisiti dall’Isfol nel periodo 

luglio 2008 – novembre 2009, previa verifica con il Ministero dell’Interno della procedura da adottare, 

tramite: invio di lettere di richiesta; solleciti telefonici, via fax e posta elettronica. 

 

Anche  in questo caso, durante  il periodo di  rilevazione è  stata assicurata  l’assistenza  telefonica per 

fornire spiegazioni e chiarimenti.  

I registri pervenuti al Servizio Statistico dell’Isfol sono risultati molto disomogenei: solo in alcuni casi, si 

trattava di registri in formato elettronico e completi, sia relativamente alle informazioni sul registro, sia 

sulle organizzazioni iscritte; nella maggior parte dei casi i registri sono pervenuti in formato cartaceo e 

con informazioni carenti e/o incomplete.  

 

La necessità di non sovraccaricare con altre problematiche  il  trattamento già complesso dei  registri 

regionali e provinciali ha spinto a progettare e sviluppare un data base riservato alla registrazione dei 

dati provenienti dai registri prefettizi A questo scopo è stato creato un applicativo informatico dedicato 

(il DB Fondazioni), progettato per una migrazione diretta delle informazioni nel Sistema. 

 

Per  garantire  l’omogeneità  con  il  resto  del  SIONP,  sui  registri  Prefettizi  sono  state  effettuate  le 

medesime  operazioni  di  normalizzazione  e  codifica  adottate  per  i  registri  regionali  e  provinciali. 

Successivamente essi sono stati schedati e registrati  in un data base ad hoc contenente  i campi e  le 

variabili individuate per il DB Registri e il DB Anagrafica Organizzazioni del SIONP. Generalmente, sono 

stati trattati come Registri misti  in quanto oltre alle Fondazioni, essi contengono Associazioni ed Enti 

Ecclesiastici. 

 

Considerando  la  carenza  di  alcune  informazioni  (indirizzi  privi  di  numero  civico  o  dei  codici  di 

avviamento  postale, mancata  indicazione  dei  rappresentanti  legali  o  dei  codici  fiscali)  sono  state 

adottate varie tecniche per il reperimento dei dati mancanti:  

 

a) è stato effettuato un piano di solleciti telefonici alle Prefetture; 

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b)  è  stato  predisposto  e  inviato  alle  Prefetture  un  format  per  l’acquisizione  delle  informazioni 

mancanti; 

c) sono stati ricercati alcuni recapiti su Internet; 

d) sono state contattate telefonicamente le fondazioni con dati mancanti. 

 

La realizzazione di queste operazioni ha richiesto lo svolgimento di attività molto costose in termini di 

tempo e risorse. Ciò ha significato che, nel caso dei Registri prefettizi, alla lentezza nella trasmissione di 

essi, si sono aggiunti i ritardi connessi all’integrazione delle carenze in essi contenute.  

Allo stato attuale, sulle 102 Prefetture ‐ UTG esistenti e contattate dal Servizio Statistico dell’Isfol, sono 

pervenuti 90 Registri Prefettizi. Delle 12 Prefetture che ancora non hanno inviato i registri (Agrigento, 

Arezzo, Bari, Biella, Cuneo,  Isernia, Milano, Novara, Oristano, Ragusa, Salerno e Terni) solo quella di 

Milano ha dichiarato di non voler inviare alcuna documentazione.  

I  registri prefettizi acquisiti  fino a questo momento contengono 5.261 unità. Questo numero, però, 

non  corrisponde  a  quello  delle  fondazioni  in  quanto,  come  già  si  è  detto,  questo  tipo  di  registri 

contiene tutte le persone giuridiche di diritto privato, tra le quali figurano anche gli enti ecclesiastici e 

le associazioni con personalità giuridica. 

Acquisizione e trattamento della fonte relativa al registro nazionale delle Associazioni di Promozione 

Sociale 

Per esigenze del Ministero, il trattamento del Registro Nazionale delle APS è stato effettuato mediante 

la progettazione e realizzazione di un data base dedicato che costituirà parte  integrante del SIONP e 

sarà collegato al DB Registri e al DB Anagrafica Organizzazioni in una fase successiva. Una descrizione 

dettagliata del DB APS è svolta più avanti, nel paragrafo dedicato alla progettazione e realizzazione di 

questo DB. 

Acquisizione e trattamento delle fonti amministrative nazionali 

I registri nazionali acquisiti dall’Isfol ricorrendo direttamente alle  informazioni pubblicate sui siti web 

del Ministero degli Affari Esteri e dell’Agenzia delle Entrate sono stati: 

l’elenco delle ONG idonee, pubblicato dal Ministero degli Affari esteri e contenente 239 

organizzazioni; 

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l’elenco del 5 per mille pubblicato dall’Agenzia delle entrate per l’anno d’imposta 2008 e 

suddiviso nelle 4 sezioni: enti del volontariato, contenente 33.791 unità; enti della ricerca e 

dell’università, contenente 359 unità; enti della salute, contenente 90 unità; associazioni 

sportive dilettantistiche, contenente 42.746 unità. 

Per quanto  riguarda gli altri  registri nazionali che  sarebbero dovuti confluire nel  sistema  (il  registro 

delle Onlus gestito dall’Agenzia delle Entrate e il registro delle Cooperative Sociali gestito dal Ministero 

dello Sviluppo Economico), il Ministero, dopo i primi contatti stabiliti dall’Isfol, ha valutato inopportuno 

procedere alla formalizzazione delle richieste. 

I  registri  nazionali  acquisiti  dai  siti web  sono  stati  trasferiti  su  fogli  Excel  e,  successivamente,  sul 

Template di caricamento, applicando le medesime regole di normalizzazione e codifica adottate per i 

registri regionali e provinciali. In un secondo momento, sono stati trasferiti nel SIONP e sottoposti alle 

consuete  operazioni  di  standardizzazione  per  l’integrazione  finale  nei  DB  Registri  e  Anagrafica 

Organizzazioni.  

L’acquisizione di questi  registri e  il  loro caricamento nel  sistema ha ampliato  in modo consistente  i 

contenuti del SIONP in termini di record e di informazioni, ma, allo stesso tempo, ha fatto emergere 

più  chiaramente  le  difficoltà  metodologiche  affrontate  e  da  affrontare  nell’analisi  delle  fonti 

amministrative sulle organizzazioni non profit.  

 

Questi aspetti saranno discussi più avanti, nel paragrafo relativo al quadro riepilogativo delle fonti di 

alimentazione del SIONP. 

Le funzioni interne al sistema: il caricamento dei registri e la modifica delle informazioni caricate. 

L’acquisizione  dei  registri  regionali  e  provinciali  nel  Sistema  è  stata  effettuata  mediante  una 

funzionalità sviluppata ad hoc contenuta nel Db Registri.  

 

Come mostra  la  Figura  10,  dalla  Scheda Registri  (menu  in  alto)  è  possibile  selezionare  la  funzione 

Caricamento  (menu a sinistra). Nella schermata che compare viene richiesto di scegliere  il  file Excel 

contenente  il Template di caricamento (che, come si è visto sopra, è composto dal Modulo raccolta 

informazioni Registro e dal Modulo raccolta informazioni Organizzazioni). 

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Figura 10 – Funzionalità di caricamento 

Per ciascuna informazione presente nel Template, il Sistema effettua una serie di controlli di integrità 

referenziale  (ad  esempio,  il  sistema  verifica  che  la  Regione,  la  Provincia,  il  Comune  siano 

correttamente valorizzati e collegabili ai relativi codici Istat: Regioni ‐ codice di due caratteri, da 01 a 

20; Province ‐ codice di tre caratteri, da 001 a 107; e Comuni ‐ codice di tre caratteri, da 001 a  335, che 

identificano il comune nell’ambito della provincia). 

Per procedere a queste ulteriori verifiche è stato predisposto una sorta di buffer metodologico49 nel 

quale  le  informazioni  transitano prima di essere  importate all’interno del  sistema  informativo. Tale 

funzionalità permette l’individuazione di errori o anomalie che, nonostante la bonifica preliminare dei 

registri, possono essere ancora presenti nei dati contenuti nel Template e consente di pervenire ad 

una migliore e più omogenea qualità delle informazioni gestite. A valle del caricamento, tutti i record 

che  non  hanno  passate  le  verifiche  previste  dal  buffer metodologico  del  sistema  sono  scartati  e 

memorizzati in una apposita tabella. 

Nella  Figura  11  è  indicato  come,  accedendo  alla  funzionalità  Scartati  (menu  a  sinistra)  è  possibile 

visualizzare i record scartati ed il motivo del mancato inserimento, consentendo all’amministratore dei 

contenuti di correggere il file origine e procedere ad un nuovo caricamento.  

37 Un insieme di procedure dirette a verificare, in base alle regole di standardizzazione e codifica, i dati contenuti nel Template di caricamento. 

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Figura 11 – Tabella Record scartati 

Nell’esempio in figura, per il registro delle Associazioni di promozione sociale dell’Emilia‐Romagna, due 

record presentano nominativi di comuni non presenti nella tabella dei comuni del database: Reggio 

Emilia, anziché Reggio nell’Emilia e S. Arcangelo di Romagna, anziché Sant’Arcangelo di Romagna. 

Tutti  i  registri  inseriti nel DB Anagrafica e nel DB Organizzazione hanno  subito questo processo di 

standardizzazione e, laddove fossero presenti anomalie ed errori, sono stati corretti e ricaricati. 

 

E’ da notare  che  il  funzionamento dell’applicativo prevede  che  i  successivi  caricamenti aggiungono 

esclusivamente  i  record originariamente  scartati  e poi  corretti mentre, per una  scelta progettuale, 

mirata a non perdere eventuali modifiche effettuate sul database, nessuna modifica viene apportata ai 

record  già  caricati.  Ciò  implica  che,  per  procedere  al  caricamento  di  una  nuova  versione  dei  dati 

provenienti  dalle  fonti,  aggiornando  il  Template  di  caricamento,  le  organizzazioni  nuove  vanno  ad 

aggiungersi  a quelle  già  inserite,  invece  se  si desidera  aggiornare dei  record  già  caricati,  tramite  il 

caricamento  registri,  si  deve  procedere  alla  cancellazione  del  registro  e  quindi  al  caricamento  del 

nuovo Template. 

 

 

 

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Nella Figura 12 viene mostrato come, accedendo alla funzionalità Storico (menu a sinistra) è possibile 

visualizzare le informazioni storiche sul caricamento dei file.  

 

Figura 12 – Tabella Storico caricamenti 

 

Per  ciascun  registro  caricato  nel  Sistema,  mediante  il  Template  Excel,  è  possibile  visualizzare  le 

seguenti informazioni: 

l’utente che ha effettuato il caricamento;  

la data e l’esito del caricamento; 

le informazioni relative al file excel caricato (nome del file, dimensioni e path) con un hiperlink, 

mediante il quale è possibile aprire il file (tale file non costituisce l’originale inviato dall’ente 

responsabile della tenuta del registro, ma la sua versione normalizzata e codificata prodotta e 

registrata sul Template). 

 

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Una volta caricato il registro, le informazioni relative alle organizzazioni sono visualizzabili entrando nel 

DB Anagrafica Organizzazioni e accedendo all’elenco delle organizzazioni (Figura 13), dove, scorrendo 

le  pagine,  si  possono  vedere  tutte  le  organizzazioni  presenti  nel  Sistema  oppure,  attivando  le 

funzionalità di ricerca, si ottengono le organizzazioni che soddisfano le condizioni di ricerca immesse. 

 

Figura 13 – Maschera del DB Anagrafica Organizzazioni 

 

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Per modificare i dati di una singola organizzazione, senza effettuare un nuovo caricamento del registro, 

è possibile, dopo aver selezionato un’organizzazione specifica, accedere alla maschera di modifica dei 

dati (Figura 14).  

Figura 14 – Maschera di modifica dei dati di un’organizzazione  

 

Nell’esempio  in  figura,  per  l’A.A.  ‐  Alcolisti  Anonimi  potrebbe  essere  necessario  variare  il  nome 

memorizzandolo  per  esteso  (Associazioni  Alcolisti  Anonimi  anziché  A.A.  Alcolisti  Anonimi),  oppure 

registrare il codice fiscale dell’associazione (attualmente non presente, ma recuperato in un secondo 

tempo).  

3.6.  La diffusione delle informazioni  

La navigazione nel sistema

L’accesso alle informazioni di dettaglio sui registri e sulle organizzazioni è resa possibile da una serie di 

funzionalità, sviluppate sia all’interno del DB Registri, sia all’interno del DB Anagrafica Organizzazioni, 

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che permettono di visualizzare, selezionare, ricercare, modificare e cancellare dati precedentemente 

caricati. Le  funzionalità realizzate sono mostrate nelle  figure successive, cui segue una  loro sintetica 

descrizione. 

Per  il DB Registri  sono  state  implementate delle maschere  che attuano  le  funzionalità  indicate nel 

menu a sinistra della Figura 15. 

 

Figura 15 – Funzionalità del DB Registri  

Tali funzionalità possono essere descritte nel modo seguente: 

Visualizza: permette di visualizzare l’elenco dei registri caricati nel sistema e le informazioni per 

ciascuno di essi (nome, tipo, numero di organizzazioni contenute, ecc.). 

Inserisci: consente di inserire direttamente nel sistema i dati relativi ad un nuovo registro, 

senza passare per la procedura di caricamento. 

Modifica: permette di modificare i dati relativi ad un registro precedentemente caricato. 

Cancella: consente di cancellare un registro e tutte le organizzazioni in esso contenute. 

Organizzazioni: permette di visualizzare le organizzazioni contenute in un registro. 

Storico: consente di vedere i caricamenti effettuati di un determinato registro, in base a quanto 

illustrato nel paragrafo precedente. 

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Scartati: permette di visualizzare l’elenco dei record scartati nella fase di caricamento, così 

come descritto nel paragrafo precedente. 

Elenco comuni: consente di visualizzare l’elenco dei comuni italiani con le denominazioni 

ufficiali della classificazione Istat.  

Ricerca comuni: consente di ricercare  un determinato comune anche a partire da una parte 

del nome (la funzionalità è stata sviluppata per facilitare la correzione degli errori riscontrati 

dal buffer metodologico nella fase di caricamento). 

Ricerca registro: permette di selezionare il registro che soddisfa i criteri di ricerca (per regione o 

provincia, nome e tipo). 

 

Nella  Figura  16  sono mostrate, nel menu  a  sinistra,  le  funzionalità  sviluppate  per  il DB Anagrafica 

Organizzazioni. 

 

Figura 16 – Funzionalità del DB Anagrafica Organizzazioni  

 

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Tali funzionalità sono sintetizzabili come segue: 

Visualizza: permette di visualizzare l’elenco delle organizzazioni caricate nel sistema e le 

informazioni ad esse relative (denominazione, indirizzo, cap, comune, provincia, regione, tipo, 

ecc.). 

Modifica: consente di modificare i dati relativi ad un’organizzazione precedentemente caricata, 

in base alla procedura specificata nel paragrafo precedente. 

Registri: permette di visualizzare il registro o i registri nei quali l’organizzazione è iscritta. 

Informazioni supplementari: consente di vedere le informazioni relative ad un’organizzazione 

presenti nel registro di appartenenza e non standardizzabili. 

Ricerca organizzazioni: permette di ricercare una specifica organizzazione per nome, comune, 

provincia, regione, tipo, ecc.. 

Data cleansing: funzionalità da sviluppare per identificare eventuali duplicati e integrare i dati 

provenienti da più fonti.  

Report Regione: consente di produrre una tabella contenente il numero di registri e le 

organizzazioni caricati nel sistema per regione. 

Report Registro: permette di elaborare una tabella contenente il numero di registri caricati nel 

sistema per categoria (nazionale, regionale, provinciale) e tipo (ODV, CS, APS, FOND, ONG, 

MISTO). 

Report Organizzazione: consente di produrre una tabella contenente il numero di 

organizzazioni caricate nel sistema per tipologia organizzativa (ODV, CS, APS, FOND, ONG, TIPO 

NON IDENTIFICATO). 

 

 

La produzione di report standard 

Come  si  è  visto  nel  paragrafo  precedente,  per  permettere  una  lettura  sintetica  delle  informazioni 

riguardanti  i  registri/albi acquisiti e  le organizzazioni  in essi contenute, all’interno del DB Anagrafica 

Organizzazioni sono state  implementate delle funzionalità atte a produrre dei report contenenti dati 

aggregati su registri e organizzazioni.  

 

 

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Attualmente i report, realizzati a titolo di esempio, sono tre e riguardano: 

il numero di registri e le organizzazioni caricati nel sistema per regione. 

il numero di registri caricati nel sistema per categoria (nazionale, regionale, provinciale) e 

tipologia organizzativa (ODV, CS, APS, FOND, ONG, MISTO). 

il numero di organizzazioni caricate nel sistema per tipologia organizzativa (ODV, CS, APS, 

FOND, ONG, TIPO NON IDENTIFICATO). 

 

Altri  report  potranno  essere  realizzati  su  richiesta  del Ministero,  come  già  anticipato  nei  paragrafi 

precedenti. 

 

 

La rappresentazione cartografica dei dati 

Al fine di arricchire la produzione di tavole di dati con rappresentazioni grafiche, è stato progettato di 

aggiungere alla reportistica del SIONP alcune funzionalità di geo‐referenziazione delle informazioni. A 

questo  scopo  sarà  utilizzato  il  supporto  del  sistema  Geographic  Information  Systems  (GIS)  ed  il 

software Arc‐Gis per la produzione di cartografie.  

Il  ricorso  al  sistema  GIS  risponde  all’obiettivo  di  facilitare  la  visualizzazione  geografico/spaziale  e 

l’analisi dei dati, consentendo di migliorare la comprensione e l’interpretazione dei fenomeni osservati, 

contestualizzandoli in un ambito territoriale.  

 

Utilizzando le tecniche GIS è possibile: 

generare informazioni economico/statistiche derivanti da differenti aggregazioni di dati; 

visualizzare geograficamente l’andamento delle variabili analizzate; 

incrociare e confrontare tra loro i valori di più indicatori; 

esportare le tavole per ulteriori elaborazioni nei principali software; 

elaborare griglie sulla base di particolari indicatori. 

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Nella Figura 17 si presenta un esempio di rappresentazione tramite GIS. 

Figura 17 – Esempio di rappresentazioni cartografiche 

 

 

 

3.7. Il DB Caratteristiche Organizzazioni

Alimentazione del DB 

Al fine di alimentare questo modulo si è stabilito, in conformità alle esigenze del Ministero di disporre 

di  informazioni supplementari  rispetto a quelle di  fonte amministrativa, di svolgere delle  rilevazioni 

dirette sulle organizzazioni presenti nel modulo Anagrafica organizzazioni. In particolare, allo scopo di 

realizzare approfondimenti conoscitivi sulle diverse tipologie di organizzazioni contenute nel sistema, si 

è progettato di svolgere una o più  indagini che, nella prima  fase di realizzazione, coinvolgeranno  le 

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associazioni di promozione sociale,  le organizzazioni di volontariato e  le cooperative sociali. Come è 

stato anticipato nei paragrafi precedenti si tratta di un’attività che sarà puntualmente definita  in un 

incontro tecnico specifico che seguirà nei primi mesi del 2009. 

La disponibilità di dati derivanti da rilevazioni consentirà di accompagnare  le  informazioni di natura 

amministrativa,  contenute  nei  registri/albi  acquisiti  e  immagazzinati  nei  DB  Registri  e  Anagrafica 

Organizzazioni,  con  informazioni  più  qualitative  relative  alla  struttura  organizzativa,  al  personale 

utilizzato e alle attività svolte. 

 

Lo strumento di rilevazione sarà un questionario, già progettato dall’Isfol, composto, nella versione in 

bozza,  sottoposta  al  Ministero  per  l’approvazione,  da  cinque  sezioni  e  tre  approfondimenti  che 

raggruppano quesiti omogenei per finalità. 

Nella prima sezione (SEZIONE 1 – AGGIORNAMENTO DATI ANAGRAFICI) sono raccolte le informazioni 

di  carattere  anagrafico  dell’organizzazione  contenute  nel  SIONP;  al  rispondente  verrà  richiesto  di 

verificarle e, quindi, confermarle o modificarle. 

 

La seconda sezione (SEZIONE 2 – STRUTTURA DELL’ORGANIZZAZIONE) contiene le domande dirette a 

raccogliere  informazioni  sulle  caratteristiche  strutturali dell’organizzazione  (forma giuridica, anno di 

inizio attività, articolazione in sedi decentrate, appartenenza a gruppi organizzativi e federazioni). 

Nella  terza  sezione  (SEZIONE  3  ‐  RISORSE  UMANE  OPERANTI  NELL’ORGANIZZAZIONE) sono 

raggruppate  le domande di tipo quantitativo relative alle diverse categorie di personale (retribuito e 

non retribuito) operante presso l’organizzazione e alla formazione diretta al personale interno.  

La  quarta  sezione  (SEZIONE  4  ‐  RISORSE  ECONOMICHE  DELL’ORGANIZZAZIONE)  raccoglie  le 

informazioni  sugli  importi del bilancio/rendiconto economico,  richiesti per  classi di  importo, e  sulla 

principale categoria di finanziatori dell’organizzazione. 

 

La  quinta  sezione  (SEZIONE  5  –  ATTIVITA’  DELL’ORGANIZZAZIONE)  è  rivolta  all’acquisizione  di 

informazioni  legate  al  settore  di  attività  dell’organizzazione  (utilizzando  il  quadro  concettuale 

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dell’International Classification of Non profit Organisations  ‐  ICNPO), con particolare attenzione alle 

categorie di destinatari raggiunti. 

 

Nel  primo  approfondimento  (APPROFONDIMENTO  1  –  FORMAZIONE  PROFESSIONALE),  rivolto 

esclusivamente  alle  organizzazioni  che  svolgono  attività  nel  settore  che  include  la  formazione 

professionale,  vengono  effettuate  domande  relative  all’accreditamento  e  al  tipo  di  formazione 

erogata. 

 

Il  secondo  approfondimento  (APPROFONDIMENTO  2 –  INTERVENTI CONTRO  LE DISCRIMINAZIONI), 

diretto alle organizzazioni che svolgono attività nel settore della tutela dei diritti, contiene domande 

relative agli interventi effettuati contro le discriminazioni e a favore delle pari opportunità e al target di 

utenza. 

 

Nel  terzo  approfondimento  (APPROFONDIMENTO  3  –  PROSPETTIVE  DI  SVILUPPO  E  BISOGNI 

EMERGENTI), saranno richieste  informazioni relative alle capacità di sviluppo e all’individuazione dei 

bisogni  delle  organizzazioni.  Questo  approfondimento  sarà  realizzato  in  base  alle  indicazioni,  non 

ancora  pervenute  all’Isfol,  dei  componenti  degli  Osservatori  Nazionali  sull’associazionismo  e  sul 

volontariato del Ministero. 

Allo  scopo di garantire una  raccolta dei dati  tempestiva, efficiente  (soprattutto  rispetto ai costi) ed 

efficace (soprattutto dal punto di vista qualitativo) si è progettato di realizzare  l’acquisizione dei dati 

sfruttando, per quanto possibile, la via telematica e, in particolare, raccogliendo la maggior parte dei 

questionari tramite  la rete web. La tecnica di rilevazione più appropriata è  la cosiddetta acquisizione 

dei dati assistita da WEB (CAWI ‐ Computer Assisted Web Interview) che, tra le tecniche di rilevazione 

assistite da computer  (CASIC  ‐ Computer Assisted Survey  Information Collection), si caratterizza per 

l’uso dei servizi Internet e in particolare per il ricorso al WEB.  

Come già sperimentato in diverse ricerche, l’utilizzo di Internet nelle rilevazioni consente di ridurre sia i 

costi relativi alla stampa dei questionari e alla registrazione dei dati in essi contenuti, sia quelli connessi 

alla rilevazione sul campo (spese per i rilevatori e/o spese postali). Mediante l’uso della tecnica CAWI 

allo  stato  “puro”,  infatti,  la  raccolta dei dati  avviene  in modo  tale da eliminare  le  seguenti  fasi: 1) 

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stampa e spedizione di questionari e istruzioni alla compilazione (sostituita da stampa e spedizioni di 

lettere  con  istruzioni per  l’accesso); 2)  ricezione,  revisione e  controllo del  cartaceo  (sostituita dalla 

compilazione  via web  del  questionario  elettronico,  nel  quale  possono  essere  introdotte  regole  di 

compatibilità e coerenza sicuramente più efficaci delle istruzioni); 3) registrazione dei dati.  

 

Tuttavia, poiché è probabile che una parte dei rispondenti non disponga di computer o, in particolare, 

non  abbia  una  connessione  Internet,  la  raccolta  di  tipo  CAWI  è  generalmente  accompagnata 

dall’adozione di altre tecniche.  

Nel caso della rilevazione progettata si prevede di  impiegare una tecnica mista che utilizzi tre tipi di 

soluzioni: a) il tradizionale invio postale del questionario (con conseguente autocompilazione da parte 

del rispondente e re‐invio postale del questionario compilato); b) la più moderna tecnica basata sulla 

compilazione telefonica (in tal caso all’invio del questionario segue la telefonata dell’intervistatore e la 

compilazione viene effettuata dall’intervistatore su computer in base alle indicazioni del rispondente); 

c)  la  compilazione  del  questionario  via  web  (effettuata  direttamente  dal  rispondente  con  invio 

telematico).  

Diffusione delle informazioni 

A  conclusione  delle  rilevazioni  sarà  possibile  visualizzare  le  informazioni  sulle  caratteristiche  delle 

organizzazioni sia in forma analitica, accedendo direttamente al DB Caratteristiche Organizzazioni, sia 

in forma sintetica, progettando e realizzando dei report e rappresentazioni cartografiche ad hoc.  

 

 

3.8.  Il DB APS 

Creazione e Alimentazione del DB  

Allo  scopo  di  rispondere  alle  esigenze  del  Ministero  e,  in  particolar  modo  della  Divisione  II, 

relativamente  al  supporto  alla  gestione  del  Registro  Nazionale  delle  Associazioni  di  promozione 

sociale, è stato progettato e realizzato un archivio informatico nel quale raccogliere, sistematizzare e 

codificare le informazioni anagrafiche e i dati storici sulle organizzazioni, nazionali e territoriali, iscritte 

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nel registro.  Tale archivio non sostituisce il registro cartaceo istituito presso il Ministero ai sensi della 

Legge  383/2000, ma  risponde  alla  necessità  di  dotare  l’Ufficio  di  un  supporto  informatico  per  lo 

svolgimento delle procedure relative alla tenuta del registro.  

 

Questo  archivio,  denominato DB APS,  è  stato  concepito  per  essere  integrato  nel  SIONP  nel  quale 

dovranno confluire gran parte delle informazioni in esso contenute. Al momento, per esplicita richiesta 

del Ministero, è sviluppato e gestito separatamente dal resto del Sistema, anche se è già previsto il suo 

collegamento con il DB Registri e, quindi, con il DB Anagrafica Organizzazioni. 

 

Lo  sviluppo autonomo del DB APS dipende da due ordini di  fattori: a)  l’esigenza di  tenere  separati 

aspetti gestionali del registro di competenza del Ministero da aspetti di rappresentazione del mondo 

del nonprofit; b) la necessità di disporre di uno strumento in grado di contenere e gestire anche i dati 

relativi ai finanziamenti concessi ai sensi della Legge 383/2000. A questo fine, infatti, nell’ambito delle 

attività per la realizzazione del DB APS, è stato anche sviluppato l’applicativo informatico sperimentale 

(Formulario Direttiva 2008) per  la gestione dell’archivio dei progetti presentati dalle Associazioni di 

Promozione Sociale Nazionali e ammessi a  finanziamento  sulla base delle direttive annuali, ai  sensi 

della  Legge  383/2000.  Tale  strumento,  in  seguito  ai  risultati  della  fase  di  test,  tuttora  in  corso, 

dovrebbe essere esteso anche alla gestione dei progetti ammessi a finanziamento delle Organizzazioni 

di Volontariato.  

 

La progettazione del DB APS è stata realizzata  in stretta collaborazione con  i referenti del Ministero 

con i quali si è proceduto alla definizione e all’analisi delle esigenze informative da soddisfare. 

Durante  i primi mesi, è stata effettuata un’attività di verifica e riscontro su una mole consistente di 

documentazione  cartacea  comprendente  il  registro,  i  decreti  di  iscrizione  e  di  cancellazione  della 

associazioni iscritte, gli elenchi delle associazioni territoriali iscritte con decreto e gli allegati prodotti a 

supporto dei documenti principali.  

 

Questa  verifica  ha  consentito  di  effettuare,  insieme  ai  referenti  del Ministero,  una  selezione  delle 

informazioni da  informatizzare ma, ha anche messo  in evidenza,  la carenza di  fonti  informative già 

informatizzate  utilizzabili  per  l’alimentazione  del  database.  Per  questo  motivo,  il  Ministero  ha 

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predisposto una comunicazione inviata via e‐mail alle Associazioni di promozione sociale Nazionali per 

richiedere  l’invio  informatico  dei  dati  relativi  alla  capofila  e  l’indirizzario  delle  sue  articolazioni 

territoriali. Alla prima richiesta, sono seguiti due solleciti. 

 

Parallelamente  a questa  fase,  si è proceduto  alla  classificazione delle  informazioni  contenute nella 

documentazione cartacea allo scopo di concretizzare l’informatizzazione del Registro. Per raggiungere 

questo obiettivo  sono  state  svolte  sia attività di progettazione ed  implementazione  informatica, sia 

attività dirette all’alimentazione e alla formazione all’uso del DB.  

 

Le  attività  informatiche  hanno  riguardato  la  creazione  di  tabelle  (APS  nazionali  e  APS  territoriali), 

maschere e funzionalità necessarie a svolgere le seguenti operazioni: 

inserimento, modifica e salvataggio dei dati; 

controllo dell’attività di data entry (reportistica su record inseriti; errori di inserimento e dati 

mancanti) 

elaborazioni sui dati inseriti (produzione e stampa di tabelle contenenti le frequenze, in valore 

assoluto e in percentuale, delle variabili significative); 

interfaccia utente capace di gestire e raccordare tutte le procedure di caricamento, 

visualizzazione, interrogazione, verifica e stampa dei record. 

Le attività complementari si sono sostanziate nello svolgimento di: 

data entry da supporto cartaceo; 

controllo e verifica tra registro cartaceo e informatico; 

caricamento di indirizzari in formato elettronico; 

test e verifica del data base, finalizzata a rilevare la rispondenza del prodotto ai requisiti 

richiesti dal Ministero per la gestione del Registro e a definirne le funzionalità; 

formazione all’uso del sistema. 

Il DB APS è stato alimentato seguendo due procedure diverse, ma parallele:  il caricamento manuale 

delle informazioni a cura di operatori e il caricamento informatico a mezzo di file elettronici pervenuti 

dalle  APS,    previa  normalizzazione  delle  informazioni  contenute  nei  file.  Il  trasferimento  delle 

informazioni e dei dati contenuti negli archivi cartacei della Divisione, ma anche quello dei file  

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elettronici  (molto  spesso  realizzati  e  trasmessi  seguendo  criteri  non  standard),  ha  richiesto molto 

tempo e questo ha influito notevolmente sui tempi di rilascio del database.  

 

Attualmente nel DB sono stati  inseriti  i dati relativi a 159 APS Nazionali (di cui 7 cancellate) e quelli 

riguardanti a 14.859 articolazioni territoriali.  Il  legame tra  le prime e  le seconde è attuato tramite  la 

presenza in ambedue le tabelle del numero di iscrizione al Registro Nazionale. 

Sono in corso di realizzazione i controlli necessari a migliorare la qualità dei dati inseriti e a verificare la 

completezza del DB.  

 

Ad  integrazione  dello  sviluppo  del  DB  APS  e  contestualmente  all’alimentazione  dell’archivio 

informatico è stato progettato e realizzato il Formulario Elettronico sperimentale per la Direttiva 2008. 

Tale attività risponde all’esigenza di predisporre un applicativo gestionale sui progetti presentati dalle 

Associazioni di promozione sociale e dalle Organizzazioni di volontariato e ammessi a finanziamento 

nelle diverse annualità, ad uso delle  Divisioni del Ministero. Mediante tale strumento le due Divisioni 

del  Ministero  (associazionismo  e  volontariato)  potranno  disporre  di  un  archivio  informatizzato 

contenente  le  informazioni storiche e gestionali  legate al “ciclo di vita” dei progetti presentati dalle 

Associazioni di promozione sociale e dalle Organizzazioni di volontariato e ammessi a finanziamento di 

anno in anno.  

 

A  causa  dell’esigenza  di  preservare  la  storicità  delle  informazioni  e,  considerando  che  i  format  di 

presentazione delle domande sono cambiati nel corso degli anni, è stato predisposto un  formulario 

informatico  sperimentale,  per  la  direttiva  2008  relativa  alle Associazioni  di  promozione  sociale,  da 

applicare, in caso di esito positivo del test e apportando eventuali modifiche, alla direttiva 2009 e da 

estendere, in un secondo momento, ai progetti delle Organizzazioni di volontariato.  

 

Il  formulario  informatico  sperimentale  direttiva  2008  si  articola  nelle  seguenti  “viste”  in  grado  di 

garantire l’inserimento dei dati: 

Proponente 

Co‐proponente 

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Affiliati/Associati 

Descrizione progetto 

Rimodulazione 

Fasi 

Diagramma di Gantt 

Piano economico 

Salva su file 

Invia modulo 

 

Grazie alle funzionalità previste per la gestione del modulo, il formulario può essere compilato  on‐line, 

previo  invito  da  parte  del Ministero  e  comunicazione  di  utenza  e  password.  Eventuali  richieste  di 

modifica e rimodulazione seguiranno sempre la via informatica. 

L’adozione del formulario elettronico presenta una serie di vantaggi sia  in termini di tempi e costi di 

gestione delle pratiche, sia in termini di archiviazione automatizzata delle informazioni di interesse del 

Ministero. 

 

Il Servizio Statistico dell’Isfol ha provveduto a far confluire l’applicativo in uno spazio web dedicato. Alla 

data odierna, il formulario informatico è in fase di test e la sperimentazione è in corso di svolgimento.  

Diffusione delle informazioni 

Considerando  lo scopo del DB e  il suo stato di realizzazione,  la diffusione delle  informazioni avviene 

attualmente mediante:  

la produzione di tabelle di riepilogo destinate alla visualizzazione dei dati sulle APS nazionali 

inserite e sulle loro articolazioni territoriali; 

la produzione di schede di monitoraggio dei progetti ammessi a finanziamento. 

 

La reportistica potrà essere ampliata in funzioni delle esigenze che saranno manifestate dai referenti 

del Ministero. 

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3.9. Qualche nota in merito alla trasformazione del registro cartaceo delle APS in archivio informatico 

L’imputazione dei dati e delle  informazioni, nel DB  informatico, del Registro Nazionale APS esistente 

presso la Divisione competente in formato cartaceo non può comportare: 

a) né  la  soppressione automatica del  registro  in  formato  cartaceo, attualmente predisposto ed 

aggiornato, nel rispetto delle procedure normative vigenti, dall’Ufficio competente; 

b) né l’automatica sostituzione del predetto registro con il DB informatico progettato e realizzato 

dall’Isfol (e ciò, si precisa, quand’anche si ritenesse di poter qualificare quest’ultimo in termini 

di “registro nazionale informatico”); 

c) né l’automatica validazione dei dati e delle informazioni inserite nel DB (e ciò, si precisa ancora, 

nonostante si  tratti di dati ed  informazioni  rilevate direttamente dall’Ufficio e/o comunicati, 

direttamente o indirettamente, dalle stesse associazioni registrate. 

In particolare, per quanto concerne i profili previamente indicati al punto a) e b), presumibilmente  la 

soppressione e/o  sostituzione del Registro nazionale  in  formato cartaceo non potrà prescindere da 

un’espressa  previsione  normativa,  anche  di  natura  regolamentare,  che  nel  disporre  in  tal  senso, 

contestualmente  specifichi  le caratteristiche  tecniche  “minime” del  sistema  informatico destinato a 

sostituire il Registro cartaceo: 

‐ sia sotto il profilo del processo di imputazione a regime dei dati e delle informazioni (che dovrà 

evidentemente  rispondere  a  standard  minimi  di  certificazione,  autenticazione  e 

responsabilizzazione,  già  dell’operatore  autorizzato  ad  intervenire  nel  data/base)  e  della 

“tracciabilità” costante dei medesimi e delle relative modifiche; 

‐ sia sotto il profilo delle garanzie di conservazione (archivi) e, soprattutto, immodificabilità dei dati 

e delle informazioni ivi imputati. 

Specifiche e standard, dovranno essere sostanzialmente idonei a garantire la “validità normativa” dei 

dati e delle informazioni imputate nel DB, anche e soprattutto ai fini della corretta implementazione e 

gestione, a regime, dei processi di revisione, modifica e controllo da espletarsi a regime da parte dello 

stesso Ufficio. 

In  merito  al  profilo  c),  appare  viceversa  evidente  che  un’eventuale  validazione  dei  dati  e  delle 

informazioni “as is” già imputati nel DB  non possa prescindere dall’attivazione di uno dei due processi 

di seguito specificati in termini alternativi: 

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analisi e verifica, da parte e sotto  la  responsabilità dello stesso Ufficio, della correttezza e 

della completezza dei dati e delle informazioni imputati; 

riconoscimento  dei  dati  e  delle  informazioni  imputati  da  parte  delle  stesse  associazioni 

registrate. 

Il primo dei processi sopra  indicati (sostanzialmente  incentrato sulla “verifica” della completezza dei 

dati e delle informazioni imputati dal Servizio Statistico dell’Isfol, anche al fine di richiederne eventuali 

modifiche e/o  integrazioni,  laddove ne dovesse essere riscontrata  la necessità), seppure certamente 

idoneo a garantire  il raggiungimento dell’obiettivo prefissato (e  fermo restando che  la “validazione” 

del data/base non potrà comportare  l’automatica sostituzione del registro  in formato cartaceo per  i 

motivi su esposti), appare difficilmente compatibile sia con i carichi di lavoro in essere dell’Ufficio, sia e 

soprattutto con la quantità e la qualità dei dati e delle informazioni da verificare. 

Il secondo dei processi indicati, seppur da un lato “condizionato” e/o “condizionabile” dalla maggiore o 

minore propensione collaborativa delle stesse associazioni, appare di certo  il più  idoneo a garantire, 

comunque, l’obiettivo prefissato, peraltro in termini certamente più rapidi, senza  incidere in maniera 

particolarmente  gravosa  sulla  operatività  dell’Ufficio  e,  soprattutto,  con  modalità  (ed  effetti) 

riconducibili ad un più generale processo di “revisione” del registro medesimo. 

 

Appare  difatti  evidente  che  l’inoltro  a  ciascuna  delle  associazioni  nazionali  registrate  del  report 

dettagliato scaturente dal DB (riportante l’indicazione dei dati anagrafici e delle ulteriori informazioni 

rilevanti sia delle associazioni nazionali, sia delle articolazioni territoriali dichiarate ed iscritte, sia delle 

associazioni territoriali meramente dichiarate ma non iscritte), con richiesta formale di comunicazione 

di eventuali modifiche e/o integrazioni ai dati ed informazioni ivi specificati: 

‐ da un lato, consente, a fronte della conferma dell’esattezza dei dati e delle informazioni quali 

risultanti dai report e/o del silenzio dell’associazione (al quale si dovrà avere cura di attribuire, 

già nella comunicazione di accompagnamento del  report,  significato di assenso a quanto  ivi 

indicato), di “validare” i dati e le informazioni imputate al data base; 

‐ dall’altro lato, proprio in conseguenza del processo di “verifica” attivato, consente all’Ufficio di 

avviare  e  completare,  in  un’unica  soluzione,  anche  il  processo  di  revisione  dei  dati  e  delle 

informazioni del registro già previsto dalle norme di riferimento.” 

 

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3.10. Quadro riepilogativo delle fonti di alimentazione del SIONP 

 

Al fine di mostrare sinteticamente il risultato più esteriore del complesso delle attività svolte, gli archivi 

acquisiti  per  realizzare  la  base  informativa  del  sistema  e  le  unità  in  essi  contenuti  sono  state 

raggruppati nella Tabella 4.  

Tabella 4 ‐ Quadro di riepilogo degli archivi amministrativi acquisiti e delle organizzazioni contenute per tipo di fonte 

TIPO DI FONTE NUMERO DI  REGISTRI 

NUMERO DI  ORGANIZZAZIONI 

Registri/albi Regionali e provinciali          

Organizzazioni di volontariato  30     28.936 

Cooperative sociali  26     8.218 

Associazioni di promozione sociale  23     6.861 

Fondazioni  19     4.794 

Totale     98     48.809 

Registri/albi Prefettizi     90     5.261 

Registri nazionali             

Organizzazioni non governative  1     239    

5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti del Volontariato  1     33.791    

5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti della Ricerca  1     359    

5 per mille 2008 ‐ Sezione Enti della Salute  1     90    

5 per mille 2008 ‐ Sezione Associazioni Sportive Dilettantistiche  1     42.746    

Associazioni di promozione sociale  1     159    

Articolazioni territoriali delle Associazioni di promozione sociale  1     14.859    

Totale 7     92.243 

TOTALE GENERALE 195     146.313 

Come indicato nella Tabella 4, gli archivi acquisiti e caricati (o in corso di caricamento) nel SIONP sono 

195, per un totale di circa 146.413 mila organizzazioni. Questo numero, tuttavia, non corrisponde al 

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numero  effettivo  di  unità  attive  sul  territorio  nazionale,  poiché  esso  contiene  sia  duplicazioni,  sia 

cessazioni, sia cancellazioni.  

Nell’interpretazione di questo dato,  infatti, occorre considerare  le  incongruenze create dai seguenti 

fattori: 

molteplicità degli archivi sulle organizzazioni nonprofit;  

esistenza di registri “misti” (cioè non riferibili ad una sola tipologia); 

diverse modalità di gestione dei registri (come, ad esempio, la presenza disomogenea di dati 

storici relativi alle organizzazioni cancellate); 

sovrapposizione parziale tra essi (come a volte accade, tra Registri regionali/provinciali del 

volontariato, Registri delle persone giuridiche, Registro delle ONG e Registro del 5 per mille). 

Tale risultato era, peraltro, atteso. Nelle riunioni  iniziali del progetto (marzo –  luglio 2008),  infatti,  le 

difficoltà  relative  al  trattamento  di  una  pluralità  di  fonti  così  disomogenee  e  organizzate  in modo 

talmente differente, nonché gli effetti che queste avrebbero potuto generare, erano stati ampiamente 

discussi.  

 

Di  conseguenza,  nella  fase  di  progettazione  del  SIONP,  si  è  posta  particolare  attenzione  alla 

considerazione  di  aspetti  specifici  che  avrebbero  potuto  rendere  concretamente  possibile 

l’ottimizzazione del sistema. In particolare, sono state previste funzionalità che permettono di: 

inserire tipologie organizzative supplementari rispetto a quelle previste dal progetto 

(prevedendo un serbatoio supplementare nel quale inserire tutte quelle organizzazioni non 

direttamente identificabili come ODV, CS, APS, FOND, ONLUS, ONG); 

archiviare anche i dati sulle organizzazioni cancellate (rendendole identificabili e, quindi, 

trattabili a parte); 

individuare le organizzazioni iscritte in più di un registro (progettando specifici collegamenti tra 

DB Registri e DB Anagrafica Organizzazioni).  

 

Affinché  la  logica  iniziale sia perfezionata e trattata operativamente è necessario sviluppare ulteriori 

funzionalità, rivolte,  in primo  luogo, a verificare le presenze multiple delle organizzazioni,  in secondo 

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luogo,  a  tener  conto  della  differente  trattazione  del  dato  storico  tra  registri,  e,  in  terzo  luogo,  a 

realizzare l’integrazione dei dati riferibili a ciascuna organizzazione.  

L’obiettivo finale sarà quello di migliorare la qualità complessiva dei dati, pervenendo a: 

una rappresentazione più ampia delle tipologie organizzative esistenti nel settore non profit,  

una sintesi più raffinata dei dati storici,  

una corrispondenza uno a uno tra record contenuti nel SIONP e organizzazioni, 

una valorizzazione completa delle informazioni relative alla singola organizzazione, laddove le 

notizie su essa derivino da differenti archivi amministrativi. 

Il  Sistema,  al  momento,  accoglie  i  dati  anagrafici  relativi  alle  singole  organizzazioni,  ma,  come 

ampiamente spiegato, è stato predisposto e collaudato per contenere tutta una serie di informazioni 

di natura organizzativa, di settore e di attività in cui operano, di risorse di cui dispongono, oltre a quelle 

di  natura  economica  ed  amministrativa.  Per  questo,  alla  Sezione  Anagrafica,  sono  state  aggiunte 

alcune  sezioni diverse  sulle Caratteristiche Organizzative e Gestionali,  sulle Attività,  sull’Utenza e  la 

tipologia dei  Servizi offerti,  infine,  sulle Reti di partenariato  con altre organizzazioni del non profit. 

Tutte  queste  sezioni  si  prevede  saranno  completate  grazie  a  rilevazioni  CAWI,  dirette  alle  stesse 

organizzazioni mappate dal Sistema, che saranno realizzate a partire dal secondo semestre 2009.  

 

Attualmente il Sistema Informativo è in grado di produrre una serie di elaborazioni derivanti da fonte 

amministrativa e riguardanti  il numero di registri acquisiti e  il numero di organizzazioni presenti nei 

registri. Tali informazioni possono essere  elaborate a livello territoriale grazie all’attribuzione dei codici 

comune, provincia e  regione e per  tipologia grazie all’attribuzione dei  codici di  classificazione delle 

tipologie di registro e di organizzazione. Pertanto, il Sistema, attualmente, consente di avere un quadro 

conoscitivo del settore, una mappatura delle organizzazioni per territori, una rappresentazione della 

realtà  a  vari  livelli  (nazionale,  regionale,  provinciale  e  comunale)  che  potrebbe  in  futuro  essere 

utilizzata  per  approfondire  la  conoscenza  del  fenomeno,  per  il monitoraggio,  la  programmazione, 

l’attuazione delle politiche.  

Infine, poiché l’acquisizione dei registri è avvenuta nel corso del 2008 e del 2009, in alcuni casi è ancora 

in corso, la data di riferimento delle informazioni non è omogenea. Tuttavia, generalmente, si dispone 

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anche della data di iscrizione ed è perciò possibile produrre elaborazioni riferite alla stessa data che si è 

stabilita all’inizio del progetto (31/12/2007).  

 

Per  quanto  concerne  il  futuro,  l’aggiornamento delle  informazioni  contenute  nel  Sistema  non  può 

prescindere dall’attivazione di canali diretti con le Amministrazioni che detengono le fonti.  

 

 

 

 

3.11. Il DB Documentale 

Sin dall’avvio del progetto e,  in particolare, durante  la fase esplorativa e di mappatura delle fonti, è 

emersa  l’esigenza  di  sviluppare  un  archivio  documentale,  da  affiancare  al  SIONP,  contenente  le 

informazioni  reperite  attraverso  la  ricognizione  dei  siti  web  delle  Regioni  e  Province  Autonome 

preliminare all’acquisizione dei registri amministrativi.  

 

Considerando gli obiettivi della Convenzione 2008, la ricerca sui siti web era, infatti, indirizzata a: 

individuare la normativa regionale e provinciale di recepimento delle norme nazionali relative 

alle organizzazioni non profit stabilite nel progetto; 

accertare l’istituzione dei registri regionali e/o provinciali e l’emanazione dei relativi atti di 

istituzione (norme di dettaglio, delibere di Giunta, ecc.); 

raccogliere informazioni sulle procedure di richiesta di iscrizione nei registri e sulla 

pubblicazione sul web di format, modelli e istruzioni per l’iscrizione, la cancellazione, la 

predisposizione dell’atto costitutivo e dello statuto, la comunicazione di variazioni di statuto e 

organi sociali, l’invio di relazioni sull’attività, la revisione, ecc.;  

verificare la presenza sui siti istituzionali delle Amministrazioni regionali e provinciali di registri 

informatizzati e di banche dati dedicate e la loro accessibilità on line; 

identificare la mappa dei referenti e degli uffici competenti in materia (assessorati, 

dipartimenti, direzioni, settori, uffici);  

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monitorare la disponibilità sul web di studi e indagini, ricerche, analisi e documenti 

programmatici, promossi, realizzati, pubblicati e diffusi dalle amministrazioni regionali e 

provinciali. 

 

Per rendere utilizzabile la documentazione e le informazioni raccolte è stato realizzato un “Archivio di 

progetto”, che su esortazione della Direzione Generale, è stato trasferito e consegnato al Ministero a 

maggio  del  2008.  L’archivio  è  stato  informatizzato  mediante  un  foglio  Excel  contenente  dei 

collegamenti ai documenti ed era articolato  in due macroaree, una “Cartella di file Nazionale” e una 

“Cartella  di  file  Regionale”,  ciascuna  suddivisa  in  quattro  sezioni:    1.  Ricognizione  normativa;  2. 

Procedure e format; 3. Studi e documenti e 4. Banche dati e registri. 

 

La documentazione raccolta comprendeva esclusivamente materiale attinente al tema del progetto, 

ossia  la  disciplina  delle  differenti  organizzazioni  non  profit  e  la  tenuta  dei  rispettivi  albi/registri,  e 

rendeva disponibili solo i documenti reperiti e “scaricabili” dai siti indagati, senza pretendere di essere 

una raccolta di documentazione né ufficiale, né completa.  

 

Dall’analisi  dei  limiti  di  questo  archivio, ma  riconoscendone  le  potenzialità  in  termini  di  ricchezza 

documentale e utilità pratica, si è sviluppata la necessità di progettare un prodotto più evoluto, sia dal 

punto di vista  informatico,  sia dal punto di vista dei contenuti. Ciò ha condotto, da una parte, alla 

progettazione  di  un  database  destinato  a  raccogliere  il  materiale  documentale  e,  dall’altra,  alla 

realizzazione di una serie di attività volte a:  

reperire e analizzare la normativa nazionale, regionale e provinciale sulle organizzazioni non 

profit,  

verificare e aggiornare la lista dei referenti regionali e provinciali,  

reperire e classificare la modulistica e i format definiti dalle amministrazioni regionali e 

provinciali,  

ricercare e sistematizzare la documentazione prodotta dalle principali istituzioni pubbliche, in 

termini di analisi, studi, ricerche, guide e glossari tematici, ma anche di bandi e linee di 

finanziamento destinati alle organizzazioni non profit, nonché di atti di programmazione sul 

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territorio degli interventi di natura sociale (piani di zona, piani sociali e accordi di 

programma).  

 

Le schede di rilevazione delle informazioni e la nota metodologica sono state predisposte da giuristi e 

documentaristi allo scopo di:  

descrivere le informazioni presenti nei siti Internet;  

classificare le informazioni giuridiche e documenti affini;  

classificare le informazioni bibliografiche e le altre pubblicazioni di natura documentale. 

 

Lo svolgimento di queste attività ha condotto anche alla realizzazione di una sitografia, mediante  la 

quale sono state prodotte delle schede descrittive dei siti web visitati. 

 

Il patrimonio informativo raccolto è stato selezionato, classificato e archiviato in 5 Repertori:  

1) Ricognizione della normativa (un quadro sintetico della normativa archiviata è riportato 

nell’Allegato 1) 

2) Ricognizione bibliografica 

3) Sitografia  

4) Rubrica dei referenti  

5) Raccolta della modulistica 

 

A seguito di un processo di standardizzazione e codifica delle informazioni, i repertori sono confluiti nel 

DB documentale appositamente progettato50.  

 

Il DB è  stato  realizzato  in Access e, come mostrato nella Figura 18, è  strutturato, analogamente ai 

repertori,  in  cinque  sezioni  (Normativa,  Bibliografia  ‐  da  cui  si  accede  alle  sottosezioni 

Documentazione; Bandi; Programmazione e Glossari ‐ Sitografia, Contatti e Modulistica. 

38 Il DB Documentale è stata realizzato da Nicola Manzo per  la parte informatica. La parte relativa alla selezione della documentazione è stata curata da Barbara Menghi e Barbara Moreschi. 

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Figura 18 – Sezioni e sottosezioni del DB Documentale

-

 

Tutte  le sezioni seguono  la stessa  logica: all’apertura viene mostrata  la maschera di  ricerca  in cui è 

possibile applicare dei filtri all’elenco generale dei record. Per tutte le sezioni, sono state realizzate le 

funzionalità di ricerca che generalmente comprendono: 

Tipo Organizzazione; 

Ambito (Nazionale, Regionale, Provinciale); 

Regione; 

Provincia; 

Ente; 

Tipologia (tipo atto, tipo documento, tipo modulo, tipo fonte, etc); 

e altri campi differenti a seconda della specifica sezione. 

 

Nell’elencare  le  funzionalità  sviluppate,  si  descrivono  quelle  attribuite  all’amministratore  della 

documentazione che, per il suo ruolo, può compiere un numero maggiore di operazioni rispetto ad un 

visualizzatore. 

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Nella  Figura  19  è  raffigurata  la maschera  iniziale  della  sezione Normativa,  alla  quale,  data  la  sua 

maggiore complessità rispetto alle altre sezioni, si fa riferimento per la descrizione del database.  

 

Figura 19 – Sezione Normativa: maschera iniziale

La  parte  centrale  della maschera  contiene  l’elenco  dei  record  che  rispondono  ai  criteri  di  ricerca. 

Accanto a ciascun record è presente un’icona, tramite  la quale si accede alla maschera di dettaglio. 

Nella  parte  inferiore  della maschera  sono  presenti  dei  tasti  funzione, mediante  i  quali  è  possibile 

effettuare  le seguenti operazioni: uscire dalla maschera,  lanciare un report, esportare  i dati  in Excel, 

aggiungere un record e aggiornare i codici. 

Nella maschera di dettaglio sono presenti tutte le informazioni relative ad uno specifico record. Nella 

Figura 20 sono mostrati tutti  i campi relativi alla specifica norma selezionata.   Nell’esempio si tratta 

della Legge 266 del 1991, per  la quale sono disponibili  le  informazioni relative al tipo di atto  (Legge 

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nazionale), all’anno di emanazione (1991), all’ambito territoriale di applicazione (nazionale), al numero 

della legge (266), alla data di promulgazione (11/08/1991) e così via. 

Figura 20 – Sezione Normativa: maschera di dettaglio

Anche in questo caso, nella parte inferiore della maschera sono presenti dei tasti funzione, mediante i 

quali  è  possibile:  uscire  dalla  maschera;  visualizzare  le  norme  che  dipendono  dalla  normativa 

selezionata; visualizzare le norme da cui dipende la norma selezionata; visualizzare i Moduli collegati 

alla normativa selezionata (caricati nella sezione Modulistica); visualizzare le fonti da cui la normativa 

selezionata è stata tratta (caricate nella sezione Sitografia); modificare il record; cancellare il record. 

Il  campo  file  viene  gestito  con  i  tasti  laterali, mediante  i  quali  si  può:  aprire  e  visualizzare  il  file 

collegato;cancellare il file; allegare un nuovo file che verrà archiviato in una cartella predefinita. 

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3.12.  Le attività e i prodotti realizzati e quelli in corso di realizzazione  

In base alla  rappresentazione grafica  fornita nel paragrafo precedente  (Figura 1) e considerando gli 

obiettivi  delle  due  Convenzioni,  le  attività  realizzate  nel  biennio  possono  essere  sintetizzate  come 

segue: 

 

Progettazione  e  sviluppo  del  Sistema  Informativo  SIONP,  destinato  a  costituire  il 

quadro metodologico e informatico del progetto. 

Acquisizione delle fonti amministrative nel sistema: 

a)  registri  regionali  e  provinciali  delle  organizzazioni  di  volontariato,  delle  cooperative  sociali,  delle 

associazioni dei promozione sociale e delle fondazioni; 

b) registri nazionali delle ONG e dei potenziali beneficiari del 5 per mille;    

c) registri prefettizi delle fondazioni. 

Progettazione  e  sviluppo  di  modulistica,  funzionalità  e  applicativi  per  la 

standardizzazione e  codifica dei  registri acquisiti durante  il periodo di  svolgimento 

del progetto: 

a) prima dell’inserimento nel Sistema: a) sviluppo di una metodologia di analisi del contenuto e della 

struttura  dei  registri  regionali  e  provinciali;  b)  progettazione  e  realizzazione  di  un  template  di 

caricamento per  i suddetti registri; c) progettazione e realizzazione di un DB destinato a raccogliere  i 

registri prefettizi delle Fondazioni; 

b)  al momento dell’inserimento nel  Sistema: progettazione e  realizzazione di procedure destinate  a 

verificare l’integrità dei dati e a correggere errori e anomalie ai fini della normalizzazione. 

Estensione  ai  registri  nazionali  dell’applicazione  degli  strumenti  metodologici  e 

informatici  realizzati per  l’analisi e  l’integrazione dei  registri  regionali e provinciali 

(a  titolo  esemplificativo  si  pensi  al  Registro  Nazionale  Immigrazione  dello  stesso 

Ministero);    

Alimentazione dei DB Registri e Anagrafica Organizzazioni e del DB Fondazioni con le 

informazioni contenute nei: 

a)  registri  regionali  e  provinciali  delle  organizzazioni  di  volontariato,  delle  cooperative  sociali,  delle 

associazioni dei promozione sociale e delle fondazioni; 

b) registri nazionali delle ONG e dei potenziali beneficiari del 5 per mille;    

c) registri prefettizi delle fondazioni. 

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Costruzione di una Rubrica Referenti, di un Repertorio Normativo e Bibliografico, di 

una  Raccolta  della  modulistica  e  realizzazione  di  un  Archivio  informatizzato, 

consegnato  al Ministero a maggio 2008, per  la memorizzazione e  la  gestione della 

documentazione reperita durante la fase iniziale del progetto. 

Verifica, sistematizzazione, standardizzazione e codifica del materiale documentale 

ai fini della realizzazione di un DB documentale. 

Progettazione e realizzazione di un DB documentale da inserire nel SIONP. 

Realizzazione di procedure e funzionalità destinate a collegare e rendere esportabili 

le informazioni contenute nel DB documentale. 

Progettazione di un sistema di reportistica, di rappresentazione grafica e di 

diffusione delle informazioni per i DB Registri, Anagrafica Organizzazioni e per il DB 

documentale. 

Progettazione e realizzazione di un DB APS, contenente anche un modulo gestionale 

dei progetti finanziati dal Ministero, destinato a supportare la gestione del Registro 

Nazionale delle Associazioni Promozione Sociale e da gestire autonomamente 

rispetto agli altri database del SIONP. 

Alimentazione del DB APS con le informazioni contenute nella documentazione 

cartacea ed elettronica in possesso del Ministero. 

Progettazione e realizzazione di un Formulario elettronico per la Direttiva 2008, da 

sperimentare ai fini della creazione di moduli standard utilizzabili: a) per la gestione 

dei progetti ammessi a finanziamento e diretti ad alimentare il modulo gestionale 

del DB APS; b) per la gestione dei progetti delle organizzazioni di volontariato, 

ammessi a finanziamento. 

Progettazione e sviluppo di DB e funzionalità aggiuntive del SIONP in base alle 

esigenze manifestate dai referenti del Ministero e di adattabilità delle stesse alle 

esigenze operative della Divisione III competente sulle Organizzazioni di 

Volontariato. 

Progettazione delle rilevazioni destinate ad alimentare il DB Caratteristiche 

Organizzazioni del SIONP. 

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Progettazione e realizzazione di presentazioni del Sistema e dei suoi moduli 

settoriali allo scopo di aggiornare il Ministero sul lavoro svolto. Redazione di 

relazioni contenenti lo stato di avanzamento lavori.  

Progettazione di un piano di comunicazione per valutare le possibilità di   apertura 

del sistema all’esterno.  

Interventi di manutenzione del  sistema per  adattarlo  a nuove esigenze,  sviluppare 

ulteriori funzionalità, eliminare imperfezioni e garantirne l’aggiornamento.

Predisposizione di rapporti riguardanti l’analisi normativa sul recepimento regionale 

delle  norme  nazionali  e  l’analisi  di  sfondo  sulle  altre  tipologie  organizzative  da 

inserire nel sistema. 

Predisposizione di un piano di comunicazione per valutare  le possibilità di apertura 

del sistema all’esterno. 

Predisposizione di un Glossario sulle organizzazioni non profit. 

Predisposizione del Rapporto di presentazione del Sistema. 

Infine,  considerando  le  linee  di  sviluppo  del  progetto,  rappresentate  in  varie  occasioni  dall’Isfol,  il 

progetto  potrà  prevedere,  oltre  alla  manutenzione  costante  del  Sistema,  le  seguenti  attività  di 

arricchimento successivo: 

Verifica ed integrazione dei contenuti del DB APS. 

Creazione dei collegamenti tra DB Registri e DB APS e tra DB APS e Formulario elettronico, in 

termini di  integrabilità delle  informazioni  trattate  (attività,  comunque, dipendente dall’esito 

della fase di test del Formulario elettronico, la cui conclusione è prevista per il 2009). 

Estensione alle Organizzazioni di Volontariato del sistema di archiviazione dei progetti ammessi 

a  finanziamento  realizzato  per  le  Associazioni  Promozione  Sociale  (attività,  comunque, 

dipendente  dalla  fase  di  test  del  Formulario  elettronico  sulle  APS  ancora  in  corso;  di 

conseguenza tale attività sarà conclusa nel 2009). 

Realizzazione di nuove iniziative di presentazione e formazione all’uso del Sistema e delle varie 

funzionalità (da attuarsi in base alle esigenze e disponibilità del Ministero). 

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Svolgimento delle  rilevazioni destinate ad alimentare  il DB Caratteristiche Organizzazioni del 

SIONP (da realizzarsi in base al questionario progettato e tramite tecniche di rilevazione tese a 

sfruttare al massimo le potenzialità offerte dal web). 

Sviluppo di funzionalità e procedure che permettano il caricamento dei dati provenienti dalle 

rilevazioni nel  DB Caratteristiche Organizzazioni del SIONP. 

Progressiva  apertura  del  Sistema  verso  l’esterno  tramite  la  realizzazione  di  presentazioni 

pubbliche, convegni, pubblicazioni e diffusione di alcune informazioni anche via web. 

Progettazione di un programma di aggiornamento e scambio di informazioni, soprattutto ai fini 

del  “mantenimento  in  vita”  del  DB  Registri  e  del  DB  Anagrafica  Organizzazioni,  tramite  il 

coinvolgimento diretto delle amministrazioni responsabili dei registri.  

Arricchimento  del  SIONP,  tramite  il  caricamento  di  registri  diversi  rispetto  a  quelli 

originariamente previsti, sulla base delle valutazioni rese possibili dalle analisi di sfondo. 

 Arricchimento della reportistica prevista nei diversi DB, secondo  le esigenze del Ministero e 

anche utilizzando tecniche di rappresentazione cartografica. 

 Sviluppo  di  funzionalità  dirette  a migliorare  la  qualità  complessiva  dei  dati  contenuti  nel 

SIONP, eliminando duplicazioni  (causate dalla presenza di alcune organizzazioni  in più di un 

registro)  e  realizzando  un’integrazione  controllata  dei  dati  riferibili  ad  una  singola 

organizzazione (sfruttando la presenza di informazioni più complete in un registro rispetto ad 

un  altro).  Scopo  ultimo  sarà  quello  di  pervenire  ad  una  corrispondenza  1  a  1  tra  record  e 

organizzazioni e di arricchire le informazioni relative ad ogni singola organizzazione con notizie 

presenti in differenti archivi amministrativi. 

 Progettazione tecnica del collegamento con il Portale, con altri giacimenti informativi esistenti 

all’interno del Ministero ed, eventualmente, con altre fonti esterne. 

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4. Gli sviluppi futuri

4.1. Il ruolo del Ministero 

Il  sistema  informativo  è  del Ministero.  E’  unico  ed  esclusivo.  Si  tratta  di  una  rilevazione  esaustiva 

progettata e realizzata da Isfol.  

Il  sistema  è  immediatamente  operativo  e  utilizzabile  agli  scopi  del Ministero,  è  uno  strumento  di 

“conoscenza” del  fenomeno,  lo si può consultare e utilizzare per “gestire”  le organizzazioni del non 

profit, per conoscere il fenomeno e avere elementi di scenario, per conoscere le dinamiche territoriali, 

i settori economici in cui opera, i servizi che offre. 

Il sistema è pronto e collaudato per essere usato  in attività di monitoraggio, rilevazioni sperimentali, 

indagini specifiche sempre finalizzate ad accrescere la conoscenza e a supportare la programmazione 

del Ministero. E’ stato pensato in linea con le strategie tese all’ammodernamento dell’amministrazione 

e  alla  semplificazione  delle  procedure,  alla  diffusione  dell’uso  delle  tecnologie  informatiche  e  alla 

razionalizzazione dei servizi del Ministero. 

Il Ministero può verificare la tenuta del sistema e la sua qualità.  

4.2. Il ruolo dell’Isfol 

Il Servizio Statistico Isfol ha progettato e realizzato il sistema. Al momento, sono previste una fase di 

accompagnamento  al Ministero  nell’avvio  e  una  fase  di  formazione  tecnica‐operativa  a  sostegno 

dell’utilizzo del sistema. 

E’ stato strategicamente rilevante l’attivazione dei contatti con le Regioni, le Province e le Prefetture, le 

altre amministrazioni pubbliche per creare  la rete dei rapporti con  i referenti.  In futuro si tratterà di 

coinvolgerli attivamente in un programma di lavoro finalizzato all’aggiornamento costante del sistema, 

al suo sviluppo e al suo utilizzo nell’intraprendere iniziative di studio e approfondimento scientifico ai 

vari livelli (nazionale, regionale, locale). 

L’Isfol assicura un sostegno all’Amministrazione nel processo di diffusione del sistema anche all’interno 

della rete SISTAN e dei suoi circoli di qualità.  

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Allo stesso modo l’Istituto assicura un supporto all’Amministrazione: 

nell’implementazione e nell’ampliamento del sistema informativo sulle organizzazioni del non 

profit al fine di includere informazioni e conoscenze anche sui settori in cui operano, sui servizi, 

sulle  politiche,  sui  target.  Il  sistema  articolato  nelle  dimensioni  sopra  descritte  costituirà  il 

primo nucleo di uno  “spazio  comune  informativo” accessibile ai  vari  soggetti,  istituzionali e 

non, che nell’ambito dei diversi  livelli di governance sono  impegnati nell’elaborazione e nella 

gestione di  interventi di policy,   uno strumento utile a  tracciare  le priorità di  intervento per 

qualificare la nuova strategia di raccordo fra welfare, terzo settore, lavoro e formazione; 

nella  definizione  di  un  set  di  indicatori  coerenti  con  gli  indirizzi  nazionali  e  comunitari  di 

riferimento, nonché con le politiche regionali;  

nell’adozione  di  standard  condivisi  che  possano  garantire  l’equità  di  trattamento  a  tutti  i 

soggetti operanti nel non profit e la diffusione di informazioni complete a tutti i cittadini; 

nello  sviluppo  di  azioni  decise  dal Ministero  e  dagli Osservatori  in  relazione  alla  verifica  di 

qualità del sistema o alla confrontabilità con altri sistemi regionali, nazionali, europei; 

nella predisposizione del “piano di diffusione e di comunicazione” delle informazioni ai cittadini 

e alle organizzazioni del settore. 

 

Dal punto di vista del sistema, finora, progettato e realizzato il Servizio Statistico Isfol nei prossimi mesi 

procederà alla: 

definizione di un DB informatico a supporto del Registro Nazionale delle APS in cui far confluire 

tutte  le  informazioni  anagrafiche  e  i  dati  storici  sulle  organizzazioni,  nazionali  e  territoriali, 

iscritte. Quindi, progettazione e sviluppo di un modulo gestionale sui progetti presentati dalle 

Associazioni di Promozione Sociale e ammessi a finanziamento sulla base delle direttive annuali 

di riferimento. Il DB, dopo una fase di test, sarà rilasciato al Ministero e alla Divisione II per la 

futura  tenuta e gestione. Successivamente, con  le dovute variazioni passare a progettare  lo 

stesso DB per le  Organizzazioni di Volontariato, nel senso che la procedura con le opportune e 

necessarie modifiche da apportare sulla base delle direttive specifiche del settore, sarà messa a 

punto anche per la Divisione III; 

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definizione di un Formulario informatico sperimentale a supporto della fase di “Rimodulazione” 

dei “Progetti ammessi a finanziamento per  l’annualità 2008” sulla base della Direttiva del 29 

luglio 2008; 

definizione di un DB normativo/documentale sul non profit contenente: repertorio normativo, 

raccolta della modulistica, catalogo bibliografico, sitografia e rubrica dei responsabili/referenti 

regionali  e  provinciali  competenti  in  materia.  Il  DB  è  finalizzato  ad  una  conoscenza  più 

completa del fenomeno e delle sue dinamiche; 

arricchimento delle  informazioni contenute nel sistema tramite  la progettazione di rilevazioni 

specifiche  su  alcune  tipologie organizzative di  cui,  grazie all’acquisizione di  registri e  albi,  si 

dispone  delle  informazioni  anagrafiche.  Le  altre  informazioni    saranno  utili  a  rilevare  le 

caratteristiche  organizzative,  economiche  e  legate  alle  attività  svolte  dalle  organizzazioni 

operanti nel terzo settore. Allo scopo è stata già predisposta e inviata al Ministero una bozza 

del questionario da utilizzare per la rilevazione CAWI; 

ampliamento delle tipologie organizzative inserite nel sistema con l’inserimento di altri registri 

e organizzazioni.  Isfol sta realizzando  le analisi di sfondo previste  in Convenzione per  fornire 

informazioni utili al Ministero che potrà valutare  l’apertura del  sistema  informatico ad altre 

tipologie organizzative del non profit; 

progettazione  di modalità  per  la  diffusione  del  sistema  via Web  e  l’apertura  del  sistema 

all’esterno; 

definizione di un quadro metodologico e  informatico per la realizzazione della reportistica del 

SIONP (elaborazione dati e analisi per produrre informazioni sintetiche sia di natura statistica, 

che amministrativa e  tecnica anche a  fini della  comunicazione  istituzionale)  sulla base delle 

esigenze del Ministero e degli Osservatori; 

redazione di un Rapporto di presentazione del sistema, da pubblicare e diffondere anche on 

line. 

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4.3. Il progetto 2009 

La Convenzione 2009, ha ribadito  la trasversalità del progetto 2008 e, con  il coinvolgimento dei due 

Osservatori Nazionali sull’Associazionismo e sul Volontariato, ha previsto nuove attività di integrazione 

e  sviluppo del  SIONP:    Il  Sistema  Informativo,  fin qui  creato, da  Isfol per  il Ministero, è una  fonte 

informativa piuttosto  ricca, un punto di osservazione privilegiato, capace di garantire  le esigenze di 

puntualità,  la  trasparenza e  la verificabilità del dato,  la  continuità dell’informazione. L’informazione 

come  sistema  organico  e  sistematico  di  dati  collegati  tra  loro  da  una  logica  di  fondo  funzionale 

all’esercizio quotidiano di gestione, programmazione, decisione e intervento.  

 

È indispensabile individuare, per il futuro, una modalità di aggiornamento costante, un collegamento 

ed un’integrazione con  i diversi sistemi regionali e provinciali, comprese  le prefetture, stabilendo un 

“debito  informativo”  cui  ciascun  ente  dovrà  attenersi,  anche  solo  per  una  fase  sperimentale,  per 

consentire la costruzione di un bacino informativo unico cui far riferimento non solo per la costruzione 

di  un  set  di  indicatori  utili  ma  anche  per  la  produzione  di  informazioni  comparabili.  Il  Sistema 

Informativo diverrebbe un   “punto d’osservazione” privilegiato, capace di garantire nel contempo  le 

esigenze  di  puntualità,  di  trasparenza  e  di  verificabilità  del  dato  oltre  che  la  continuità 

dell’osservazione. La collaborazione  istituzionale  sarebbe un  importante  servizio anche a  favore dei 

cittadini e delle  loro espressioni associative,  intervenendo a bilanciare  le asimmetrie  informative che 

potrebbero manifestarsi.  

Altrettanto  indispensabile  sarà  la  cura delle  rilevazioni di monitoraggio  che potranno assicurare,  se 

regolarmente  e  costantemente  realizzate,  un  aggiornamento  su  questioni  emergenti  del  settore. 

Ulteriore valore aggiunto e punto di  forza del sistema, oltre alla sua unicità e completezza, è  la sua 

apertura alle associazioni che potrebbero utilizzarlo   come canale di  informazione e scambio con gli 

organi competenti. 

 

Con  il progetto 2009, si prevede che  i dati, già  in possesso dell’Amministrazione, saranno resi fruibili 

anche alle Associazioni di Promozione Sociale e alle Organizzazioni di Volontariato. Il sistema è stato 

concepito, sia dal punto di vista organizzativo che tecnologico, in modo da poter confluire nel Portale 

nazionale dei Volontari e delle Organizzazioni non profit, anzi, ne costituisce la base informativa e pone 

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le  condizioni  della  sua  valorizzazione  e  ampia  fruibilità  da  parte  dell’Amministrazione,  delle 

organizzazioni censite, dei cittadini.  

 

L’idea di base è riprendere e sviluppare gli obiettivi previsti in fase progettuale e raggiunti, di seguito 

ricordati: 

Relativamente alla “Fase esplorativa e ricerca fonti informative” si ritiene di proseguire nella: 

Gestione, manutenzione, aggiornamento e  integrazione del patrimonio  informativo finalizzati 

allo studio e all’analisi dell’evoluzione della normativa; 

Schedatura delle fonti istituzionali, sinergie e sviluppo dei rapporti istituzionali, costruzione di 

un network; 

Attivazione  di  accordi  con  le  Regioni  e  con  le  Prefetture  per  condividere,  aggiornare  ed 

implementare il sistema; definizione di un piano di lavoro per l’aggiornamento e l’integrazione 

dei data base locali, per l’accesso al sistema mediante password; 

Creazione di un  sistema pratico, dotato di un    repertorio normativo e bibliografico, di una 

sitografia  utile  per  una  “manutenzione”  della  legislazione  in materia  e  per  la  raccolta  di 

protocolli  d’intesa  e  di  accordi  di  programma  siglati  tra  Regioni  e  terzo  settore,  di  una 

mappatura  dei  referenti  regionali.  Le  diverse  sezioni  specialistiche  del  sistema  informativo, 

finalizzate ad una conoscenza più completa del  fenomeno e delle  sue dinamiche, dovranno 

essere aggiornate e ampliate, ottimizzate e integrate; 

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Predisposizione di un DB gestionale sui progetti presentati dalle APS e dalle OdV e ammessi a 

finanziamento nelle diverse annualità, ad uso delle due Divisioni interessate. Isfol progetterà e 

rilascerà all’Amministrazione un DB finalizzato a registrare una serie di  informazioni e di dati 

sulle organizzazioni ammesse a finanziamento per  la realizzazione di progetti sulla base delle 

direttive di riferimento. Anche il DB sarà costruito, dal Servizio Statistico, tenendo conto che i 

dati,  anche  se  relativi  ad  una  parte  delle  organizzazioni  censite,  dovranno  confluire  e 

alimentare il sistema informativo; 

Progettazione e realizzazione di un Glossario sul Terzo Settore da diffondere sia su supporto 

cartaceo che on line; 

Infine, ma non ultimo, si organizzerà un primo “evento tecnico” di presentazione del sistema e 

delle  sue potenzialità  (Isfol, Ministero, Osservatori) e una “conferenza” di presentazione del 

sistema  e  di  coinvolgimento  di  tutti  coloro  che  in  qualità  di  referenti  territoriali  hanno 

partecipato alla realizzazione del sistema stesso finalizzata a definire insieme un programma di 

lavoro per il suo aggiornamento. 

Per quanto riguarda il “Sistema Informativo sulle Organizzazioni del Non Profit”, nel corso del 2009 si 

procederà:  

Al completamento, aggiornamento e manutenzione del sistema; 

All’arricchimento  del  Database  alle  altre  sezioni  oltre  all’anagrafica.  Le  altre  Schede 

specialistiche  si  prevede  saranno  utili  a  rilevare  le  caratteristiche  organizzative,  quelle 

gestionali e quelle legate alle attività svolte dalle organizzazioni operanti nel terzo settore); 

All’integrazione del sistema con altre organizzazioni del non profit. A cura del gruppo di lavoro 

congiunto Ministero‐Osservatori‐Isfol si realizzerà un’analisi di sfondo per valutare  l’apertura 

del sistema informatico ad altre tipologie organizzative del non profit, in particolare per il 2009, 

delle associazioni giovanili e delle associazioni familiari.  

Alla diffusione, comparazione e armonizzazione tecnologica con altri sistemi informativi; 

Alla  progettazione  e  formazione  tecnico‐operativa  all’utilizzo  del  sistema  sia  per 

l’Amministrazione che per le Regioni e gli altri enti interessati allo scambio informativo; 

Alla  costruzione  di  un  sito Web  open  source  per  una  diffusione  del  sistema  più  ampia  e 

funzionale alle organizzazioni operanti nel mondo dell’associazionismo, del volontariato, della 

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cooperazione  sociale,  etc.  A  tal  fine  si  prevede  la  collaborazione  con  gli  Osservatori  e  le 

Divisioni competenti  investiti della progettazione del Portale   nazionale dei Volontari e delle 

Organizzazioni non profit. 

Per quanto riguarda il “Sistema di Monitoraggio” si procederà:  

Al completamento e aggiornamento delle informazioni del sistema;  

Al popolamento delle sezioni già strutturate, ma ancora non compilate. Il popolamento delle 

informazioni contenute nel sistema sarà effettuato con indagini sperimentali che utilizzeranno 

la  metodologia  CAWI,  finalizzate  ad  acquisire  informazioni  utili  per  conoscere  il  settore. 

L’indagine avverrà  tramite  il  coinvolgimento diretto delle organizzazioni  che parteciperanno 

alla rilevazioni compilando questionari on line; 

Allo studio di fattibilità per verificare l’ampliamento delle sezioni specialistiche alle direttive di 

competenza  delle  Divisioni  e  alla  loro  gestione,  quindi,  progettare  l’utilizzo  del  sistema 

informativo e statistico; 

Allo studio di fattibilità per saggiare  la tenuta del sistema e  la sua qualità anche prevedendo, 

tra gli sviluppi futuri, incontri di scambio con altri paesi europei sia per conoscere “altri modi” 

di  gestire  il  sistema  informativo  ed  informatico  delle  organizzazioni  del  non  profit,  sia  per 

individuare “casi di buona pratica”  in vista dell’Anno Europeo del Volontariato previsto per  il 

2011.  

L’idea  di  alimentare  le  Sezioni  attraverso  l’avvio  di  rilevazioni,  tramite metodologia  CAWI  online 

risponde  alle  esigenze  espresse  dal  Ministero  finanziatore.  Si  prevedono  approfondimenti  sulle 

associazioni di promozione  sociale,  sulle organizzazioni di volontariato,  sulle  cooperative  sociali per 

completare  il  sistema  in  tempi  brevi,  con  costi  contenuti,  senza  trascurare  la  qualità  del  dato  e 

dell’informazione.  

Infine, relativamente alla “Fase di Reporting” sarà:  

Definito un sistema di reporting, sulla base delle esigenze del Ministero e degli Osservatori, per  

produrre  informazioni  sintetiche  sia  di  natura  statistica,  che  amministrativa  e  tecnica,  a 

supporto delle attività del dicastero ed a fini della comunicazione istituzionale; 

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Curato un Rapporto di presentazione e conoscenza del sistema, da diffondere on line;  

Sviluppato  un  sistema  informativo  in  un’ottica  di  ammodernamento,  semplificazione, 

razionalizzazione; 

Curata  la  fase  di  elaborazione  dati  e  analisi  dati,  in  particolare,  sulle APS  e  sulle OdV,  per 

supportare,  l’Amministrazione  e  gli  Osservatori,  nella  redazione  del  Rapporto  Nazionale 

sull’Associazionismo e del Rapporto Biennale sul Volontariato. 

 

 

 

4.4. Le potenzialità 

Alle  linee  di  sviluppo  già  anticipate  nei  paragrafi  precedenti  si  aggiungono  tutta  una  serie  di 

potenzialità che si potrebbero sviluppare partendo dal SIONP. Di seguito si riportano alcune “piste di 

lavoro” individuate: 

 

La prima, riguarda proprio il Sistema Informativo creato. L’opportunità di aggiornarlo e manutentarlo 

sia nella sezione statistica, che  in quella anagrafica ed  informativa, che  infine,  in quella normativa e 

documentale.  L’utilizzo  di  tutto  questo  patrimonio  informativo  organizzato  in  dati    comparabili 

permetterebbe di produrre analisi di sintesi e approfondimenti, con annesse tavole e rappresentazioni 

grafiche, laddove possibili sui fenomeni studiati.   

La  seconda,  riguarda  la  valutazione  di  ampliare  il  Sistema  Informativo  fin  qui  creato.  Come? 

Sicuramente interessante la sinergia con le altre Aree dell’Istituto che si occupano della tematica. In tal 

senso,  si  sta  collaborando  con  l’Area  Pari  Opportunità  per  aggiungere  nel  Sistema  una  Sezione 

Specialistica riguardante gli organismi del privato sociale che si occupano di “discriminazioni”. Questo 

all’interno  del  progetto  più  ampio  dell’Area  che  prevede  la  creazione  di  un  “Osservatorio  sulle 

discriminazioni”.  Allo stesso modo si sta valutando la possibilità di alimentare delle sezioni più legate 

al mondo dell’istruzione e della  formazione professionale, utilizzando  il Censimento  sugli organismi 

accreditati presso le Regioni. Queste possibilità mettono in evidenza lo sforzo e il rigore metodologico 

che è  stato profuso nella  costruzione del Sistema  Informativo  sulle Organizzazioni Non profit, oltre 

all’ampio utilizzo che se ne potrebbe fare da più punti di vista.    

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La  terza,  riguarda  la  valutazione  di  mettere  a  disposizione  il  Sistema  Informativo  nella  fase  di 

attivazione  e  di  monitoraggio  delle  politiche  di  integrazione  e  sostegno  al  reddito.  Infatti,  dai 

documenti  informativi  redatti  sul  tema  della  crisi  economica  e  delle  proposte  utili  finalizzate  alla 

salvaguardia  del  capitale  umano  e  dell’occupazione  si  evince  che  una  particolare  attenzione  viene 

riservata all’intensificazione dei programmi di attivazione ed al sostegno delle categorie più vulnerabili 

(ordine di priorità da definire). 

A questo proposito viene indicata come utile ed innovativa l’introduzione di voucher per l’acquisto di 

servizi  domestici  e  di  assistenza  alle  persone.  L’adozione  di misure  di  flessicurezza,  nel  contesto 

attuale,  risponde  alla  necessità  di  proteggere,  attraverso  politiche  attive  di  sostegno  del  reddito  e 

misure di  riforma  fiscale,  le  fasce  “ai margini” del mercato del  lavoro, di  fronte a quella  che viene 

definita  “una  ristrutturazione  inevitabile”.  Sempre  su  questa  scia  si  procede  all’introduzione  di 

politiche attive del lavoro, efficaci ad un moderno sistema di sicurezza sociale, che comprenda incentivi 

diretti a sostegno del reddito e a supporto effettivo alla conciliazione vita‐lavoro. In Italia, le politiche di 

integrazione sono spesso composte da una miriade di  interventi di piccola entità,  realizzati a  livello 

locale da una molteplicità di attori pubblici e dalle organizzazioni del privato sociale che operano sul 

territorio,  chiamati a  interpretare  indirizzi  generali,  contenuti nei documenti programmatici e nelle 

norme,  e  a  tradurli  in  iniziative  e  attività  concrete.  Il  decentramento  nelle  decisioni  innesca  una 

naturale tendenza alla perdita di informazione. 

Se a ciò si aggiunge  la  frammentazione degli  interventi, nel senso di grande varietà di approcci e di 

strategie di  intervento, questo provoca dispersione di conoscenze e non permette di capitalizzare  le 

esperienze. Il Sistema Informativo sulle Organizzazioni Non profit, progettato e sviluppato dal Servizio 

Statistico Isfol, è una risorsa che l’Istituto potrebbe mettere a disposizione nella fase di attivazione e di 

monitoraggio  delle  politiche  di  integrazione  e  sostegno.  Contando  sul  “censimento”  delle 

organizzazioni (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, 

onlus,  fondazioni, organizzazioni non governative, ….) che operano  su  tutto  il  territorio nazionale si 

potrebbero sviluppare, anche per singola tipologia organizzativa,  indagini ad hoc, sia qualitative che 

quantitative, sulle diverse  tipologie di  intervento. Partendo dalla  fase di attribuzione delle risorse, a 

quali persone hanno coinvolto, all’utilità  riscontrata, ai punti di  forza e alle criticità  in una  logica di 

apprendimento  sulla  bontà  delle  azioni  intraprese.  Su  questa  via  si  procederà  ad  una  stima 

“dell’impatto”, ossia del cambiamento prodotto da una politica pubblica su uno specifico problema 

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collettivo.  Quindi,  nell’analisi  successiva,  alle  tecniche  di  misurazione  statistica  del  fenomeno,  si 

aggiungeranno quelle di analisi socio‐economica e di analisi della qualità della regolazione (AIR – analisi 

impatto regolativo e VIR – valutazione d’impatto della regolazione).  

La quarta, riguarda la possibilità di utilizzare il sistema creato per valutare il peso economico del terzo 

settore  in  termini di occupazione e reddito. Dal 1993, anno  in cui è stato pubblicato  il Libro Bianco 

della  Commissione  Europea  su  Crescita,  competitività  e  occupazione51,  si  è  progressivamente 

affermata  l’idea  che  il  settore  non  profit  possa  fornire  un  contributo  rilevante  alla  crescita 

dell’occupazione. Da allora, il dibattito politico e scientifico si è arricchito di una serie di contributi che, 

in  linea  generale, hanno  teso a  confermare  le aspettative positive  sulla  capacità occupazionale del 

settore non profit52. 

La  ricerca  teorica  è  stata  anche  supportata  da  analisi  empiriche  condotte  allo  scopo  di misurare 

l’occupazione prodotta dalle organizzazioni non profit e il loro contributo alla formazione del prodotto 

interno  lordo53.  Fino  ad  ora,  tuttavia,  la  parzialità  delle  rilevazioni,  l’assenza  di  una  definizione 

condivisa  di  organizzazione  non  profit,  la  necessità  di  considerare  le  differenze  tra  i  tipi  di  risorse 

umane impiegate, nonché la diversità dei metodi di valorizzazione del contributo lavorativo di risorse 

che prestano la loro attività gratuitamente, hanno prodotto risultati difficilmente comparabili, sia nel 

tempo (per lo stesso paese) sia nello spazio (tra paesi diversi). 

Gli studi condotti a livello internazionale mostrano che l’occupazione del settore non profit nei diversi 

Paesi rappresenta dall’1 al 7% del totale nazionale e, in Italia, tale quota viene stimata intorno al 2,5‐

3%. 

Questo  dato,  tuttavia,  considera  solo  una  parte  del  peso  economico  del  non  profit  in  termini  di 

occupazione e, conseguentemente, di reddito.  In particolare,  il dato non comprende  il contributo di 

quel  personale,  soprattutto  volontario,  che  svolge  attività  all’interno  delle  organizzazioni  del  terzo 

settore senza ricevere alcun compenso.  

39 Commissione Europea (1993). 

40 Ciampi (1996); Lunghini (1995); Rifkin (1995); Borzaga, Gui, Shenkel (1995); Barbetta (1996 e 2000). 

41 Borzaga (1991 e 2000); Salomon, Anheier (1996); Barbetta (1996). 

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Il  settore  utilizza  le  più  svariate  tipologie  contrattuali  da  quelle  più  “tradizionali”  costituite  dai 

lavoratori dipendenti, passando per le diverse forme di lavoro atipico, fino ad arrivare al personale che 

opera in modo gratuito e, in particolare, ai volontari. 

Le grandezze relative al personale “retribuito” e “non retribuito”,  impiegato nelle organizzazioni non 

profit, sono tutt’altro che  irrilevanti.  Infatti,  in base ai dati dell’Istat riferiti al 1999,  le organizzazioni 

non profit operavano con circa quattro milioni di persone. Si trattava oltre che di personale retribuito 

(tra i quali più di 500 mila dipendenti), anche e soprattutto di personale che svolgeva la propria attività 

in forma gratuita (i volontari erano circa tre milioni). 

Proprio la constatazione della rilevanza del settore non solo in termini di servizi erogati, ma anche dal 

punto di vista dell’occupazione e della stima della quantità di lavoro necessaria a produrre tali servizi, 

conduce  direttamente  all’esigenza  di  disporre  di  una misurazione  più  appropriata  dell’apporto  del 

terzo settore alla creazione dell’occupazione e del prodotto interno a lordo. Da ciò discende anche la 

necessità di approfondire sia i metodi di calcolo del contributo all’occupazione riferibile al settore, sia 

le tecniche di stima dell’apporto del “lavoro” volontario.   

La valorizzazione del “lavoro” volontario, tuttavia, è un’operazione complessa. Essa richiede, in primo 

luogo,  la  definizione  del  quadro  metodologico  di  riferimento  e,  in  secondo  luogo,  l’adozione  di 

tecniche  specifiche, necessarie  a  tradurre  correttamente  le  ipotesi e  a  garantire  la  coerenza  con  il 

quadro metodologico. 

I  volontari,  infatti,  non  possono  essere  considerati  lavoratori  in  senso  stretto  e  la  stima  del  loro 

contributo non può prescindere dalla considerazione di due aspetti  fondamentali: a)  i beni e servizi 

delle organizzazioni nonprofit sono prodotti e scambiati prevalentemente al di  fuori del mercato e, 

anche quando siano prodotti e scambiati all’interno del mercato, hanno un “prezzo” che normalmente 

non copre  i  relativi costi di produzione; b)  il contributo alla produzione del personale che opera  in 

modo  gratuito  nelle  organizzazioni  nonprofit  è  stimabile  solo  a  condizione  di  accettare  una 

misurazione “grezza e approssimata”, non essendo possibile includere nella valorizzazione gran parte 

degli  aspetti  qualitativi  che  per  alcuni  servizi  tipici  del  settore  costituiscono  l’essenza  del  bene  o 

servizio scambiato. 

Il progetto  si propone due obiettivi: 1)  fornire,  tramite una  rilevazione ad hoc,  la  rappresentazione 

delle tipologie di contratti utilizzate nell’ambito del settore non profit, con riferimento ai titoli di studio 

e formativi di queste risorse, oltre che alle competenze; 2) dimostrare che, sotto opportune ipotesi, è 

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possibile  stimare,  in modo più aderente alla  realtà,  il  contributo economico di  tutte  le  tipologie di 

risorse umane operanti all’interno delle organizzazioni non profit, anche di quelle che, per  il fatto di 

offrire  tempo  e  competenze  in  modo  gratuito,  non  sono  generalmente  considerate  nel  calcolo 

dell’occupazione e del reddito.  

A titolo di esempio, si fa presente che un procedimento di stima applicato ai dati pubblicati dall’Istat 

sulle organizzazioni di volontariato  rilevate, con  riferimento al 1997, dava  luogo ad un’occupazione 

complessiva di circa 73 mila unità in termini di equivalenti a tempo pieno (cioè di ammontare di lavoro 

necessario a svolgere  le attività delle organizzazioni), a fronte di un’occupazione “pura” costituita da 

circa 6 mila dipendenti. 

 

La quinta proposta, infine, tocca una problematica alquanto meritevole di attenzione il “Terzo settore 

e il lavoro femminile”. 

In Italia, come in altri paesi, il settore non profit si basa su una forza lavoro composta per la maggior 

parte da donne. Questa prevalenza numerica potrebbe indurre a ritenere le organizzazioni non profit 

un luogo ideale per la manodopera femminile: in questo tipo di organizzazioni le donne, diversamente 

da quanto avviene nelle  imprese private e nel settore pubblico, avrebbero più elevate possibilità di 

impiego e reali opportunità di accedere a posizioni decisionali nelle organizzazioni. 

Alcune studiose statunitensi, tuttavia, hanno dimostrato che la predominanza delle donne nel settore 

non profit, non solo non riesce a tradursi per esse in una attenuazione delle discriminazioni in termini 

di  carriera,  retribuzione  e  accesso  ai  ruoli  di  comando, ma  rischia  anche  di  implicare,  tramite  la 

mancata valorizzazione del loro apporto, la svalutazione economica dell’intero settore54.  

Il progetto si propone di verificare, tramite una rilevazione ad hoc, la validità di questo approccio per le 

organizzazioni non profit italiane.  

A tal proposito, vediamo la rilevanza di alcuni aspetti in una prospettiva di genere. 

I  principali  aspetti  positivi  del  lavoro  all’interno del  settore nonprofit  sono  spesso  individuati  nelle 

minori  barriere  all’entrata  e  nel  più  ampio  ventaglio  di  posizioni  contrattuali  disponibili.  In  questo 

senso, le svariate opportunità formative che il settore non profit offre come volontario, tirocinante o 

borsista rappresentano reali porte d’accesso al mercato del lavoro e, per le donne che sperimentano 

difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro, possono costituire concreti sbocchi professionali. Inoltre, 

42  Steinberg e Jacobs, 1994. 

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le  organizzazioni  non  profit,  grazie  alla  varietà  di  posizioni  contrattuali  offerte,  rispondono 

maggiormente alle esigenze di flessibilità dei lavoratori e, in questo caso, le donne con responsabilità 

familiari, possono trovare più facilmente  in questo tipo di organizzazioni l’opportunità di svolgere un 

lavoro compatibile con  i  loro altri  impegni. La portata dei fattori positivi appena menzionati viene  in 

parte ridimensionata dagli aspetti negativi del lavoro all’interno del settore non profit, principalmente 

riconducibili  a bassi  salari, differenziali  salariali,  limitate prospettive di  carriera  che  inevitabilmente 

innescano meccanismi discriminatori e di esclusione.  

In questo senso,  le maggiori opportunità formative e  la maggiore flessibilità possono trasformarsi  in 

ridotte  possibilità  di  ottenere  sicurezza  del  posto  di  lavoro,  adeguate  prospettive  di  carriera  e 

retribuzioni  eque.  Il  progetto  si  propone  di  fornire  un  approfondimento  sulla  questione  delle 

disuguaglianze  di  genere  all’interno  del  terzo  settore,  sull’influenza  del  genere  nelle  attività  e 

nell’organizzazione, o in particolare, nell’ambito di alcune tipologie organizzative confluite nel SIONP.   

 

 

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Allegato

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Allegato 

Riferimenti normativi regionali/provinciali relativi alle tipologie di   

organizzazioni non profit analizzate nel progetto  

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Allegato

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REGIONE

Associazioni di promozione sociale

L. 383/2000 – Disciplina delle associazioni di promozione

sociale

Cooperative sociali L. 381/1991 – Disciplina delle cooperative sociali

Organizzazioni di volontariato L. 266/1991

– Legge quadro sul volontariato

Fondazioni DPR 361/2000 - Norme per

la semplificazione dei procedimenti di

riconoscimento di persone giuridiche private

ABRUZZO www.regione.abruzzo.it

LR 15/2004, artt. 214-215 - Gli artt. 214 e 215 istituiscono il Registro e l’Osservatorio regionali. NON C’E’ NORMA AD HOC MA NORMATIVA PRECEDENTE su associazionismo in generale LR 142/1996 - Promozione e riconoscimento dell'associazionismo

LR 38/2004 – Riordino della normativa in materia di cooperazione sociale

LR 37/1993 – Recepimento legge quadro sul volontariato. Istituzione del registro nazionale

LR 13/2005 - Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative concernenti le persone giuridiche ai sensi dell'art. 14 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. Abrogazione della L.R. n. 6/1991 Del. Giunta Reg. 409/2001 - DPR 361/2000 recante "Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento di persone giuridiche private e …” Istituzione del registro regionale delle persone giuridiche.

BASILICATA www.regione.basilicata.it

Non ancora recepita LR 39/1993 - Norme di attuazione per la disciplina delle Cooperative Sociali (istituzione e gestione dell’albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 50/1997 - Disposizioni di principio e disciplina generale per la cooperazione

LR 1/2000 - Nuove norme per la promozione del volontariato abrogazione delle leggi regionali nn. 38/1993 e 2/1997

Del. 836/2001 Del. Cons. Reg. 276/2007 Regolamento di organizzazione per l’esercizio delle funzioni amministrative di competenza regionale concernenti le persone giuridiche private

CALABRIA www.regione.calabria.it

Non ancora recepita LR 5/2000 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione legge 381/1991 (istituzione albo)

LR 18/1995 - Norme per il riconoscimento e per la promozione delle organizzazioni di volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 10/1996 - Adeguamento legge regionale 19 aprile 1995, n. 18 alla legge quadro nazionale n. 266 dell'11 agosto 1991 sul volontariato

Reg. Reg. 1/2001- Regolamento di attuazione del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361 per la istituzione del registro delle persone giuridiche private e relative modalità di iscrizione

CAMPANIA www.regione.campania.it

Non ancora recepita Non ancora recepita LR 9/1993 - Norme per la valorizzazione del volontariato e regolamentazione del rapporto con la Regione e gli Enti Locali (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 18/1996 - Integrazioni e modifiche alla LR 9/1993

Dec. Pres. Giunta Reg. 276/2001 Regolamento di Istituzione del Registro delle persone giuridiche private di cui al D.P.R. 361 del 2000 Dec. Pres. Giunta Reg. 2003 Regolamento concernente la materia delle persone giuridiche private, di cui al D.P.R. 10 febbraio 2000 n. 361.

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Allegato

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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

EMILIA ROMAGNA www.regione.emilia-romagna.it

LR 34/2002 - Norme per la valorizzazione delle associazioni di promozione sociale. Abrogazione della LR 10/95 (istituzione del registro) DGR 910/2003 - Registro regionale delle associazioni di promozione sociale: modalità per l'iscrizione, la cancellazione e la revisione. registri provinciali e comunali delle associazioni di promozione sociale: criteri minimi di uniformità delle procedure per l'iscrizione, la cancellazione e la revisione

LR 7/1994 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione della Legge 8 novembre 1991, n. 381 - Testo coordinato con le modifiche apportate dalla LR 18/3/97, n. 6 (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 6/1997 - Modifica della LR 4 febbraio 1994, n. 7 norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale. Attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 LR 3/1999 - Riforma del sistema regionale e locale LR 2/2003 - Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali DGR 1319/2007 esercizio delle funzioni amministrative concernenti l'iscrizione, la cancellazione e l'aggiornamento dell'albo delle cooperative sociali di cui alla LR 7/1994 e successive modificazioni già delegate alle province ai sensi della LR 3/1999 abrogazione DGR n. 62/2000

L R 12/2005 - Norme per la valorizzazione delle Organizzazioni di volontariato. Abrogazione della LR 2 settembre 1996, n. 37 (Nuove norme regionali di attuazione della legge 11 agosto 1991, n. 266 - Legge quadro sul volontariato. Abrogazione della LR 31 maggio 1993, n. 26) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 13/2006 - Legge finanziaria regionale adottata a norma dell'articolo 40 della legge regionale 15 novembre 2001, n. 40 in coincidenza con l'approvazione della legge di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio 2006 e del bilancio pluriennale 2006-2008. Primo provvedimento di variazione DGR 139/2000 - Modalità per la gestione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato. criteri minimi di uniformità delle procedure per la gestione dei registri provinciali delle organizzazioni di volontariato. revoca della deliberazione n. 2436/1996. DGR 140/2006 - Determinazione delle caratteristiche delle organizzazioni di volontariato a rilevanza regionale iscrivibili nel registro regionale di cui all'art. 2, comma 1 della LR 12/2005)

LR 37/2001 Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative concernenti le persone giuridiche private ai sensi dell'art. 14 del d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616. Abrogazione della l.r. 23 novembre 1987, n. 35

FRIULI VENEZIA GIULIA www.regione.fvg.it

NON C’E’ NORMA AD HOC MA ISTITUZIONE REGISTRO LR 13/2002, art 13, comma 18 - Disposizioni collegate alla legge finanziaria 2002, Art 13 riguarda l’istituzione registro regionale APS DGR 3037/2003 Regolamento per la tenuta del registro regionale APS

LR 20/2006 - Norme in materia di cooperazione sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 27/2007 - Disciplina organica in materia di promozione e vigilanza del comparto cooperativo

LR 12/1995 - Disciplina dei rapporti tra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato

Rinvio a normativa nazionale LR 39/1993 (Per vigilanza su fondazioni) - Modificazioni ed integrazioni alla normativa regionale in materia di organizzazione e di personale.

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L. 383/2000 Associazioni di promozione

sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

LAZIO www.regione.lazio.it

NON C’E’ NORMA AD HOC MA NORMATIVA PRECEDENTE su associazionismo in generale LR 22/99 - Promozione e sviluppo dell'associazionismo nella Regione Lazio. Testo coordinato. (istituzione registro)

LR 24/1996 - Disciplina delle cooperative sociali (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 30/1997 - Modifica della LR 27 giugno 1996, n. 24, concernente: Disciplina delle cooperative sociali LR 12/2000 - Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2000 (legge regionale 11 aprile 1986, n. 17)

LR 29/93 - Disciplina dell'attività di volontariato nella Regione Lazio (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 18/1996 - Modifica della legge regionale 28 giugno 1993, n. 29, concernente disciplina delle attività di volontariato nella regione Lazio LR 12/2000 - Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2000 (legge regionale 11 aprile 1986, n. 17)

LR 73/1983 - Norme di organizzazione per l’esercizio delle funzioni delegate alla Regione in ordine alle persone giuridiche private, ai sensi degli articoli 14 e 15 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 Del. Giunta Reg. 516/2001 - Istituzione del registro regionale delle persone giuridiche private, ai sensi dell’art. 7 del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361 Del. Giunta Reg. 643/2008 - Modalità per lo svolgimento delle funzioni di vigilanza e controllo sull’amministrazione delle fondazioni, ai sensi degli artt. 25 e segg. del codice civile ed ulteriori disposizioni relative alle associazioni e alle altre istituzioni private.

LIGURIA www.regione.liguria.it

LR 30/2004 - Disciplina delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro) Regolamento 1/2005 - Regolamento di esecuzione di cui all’articolo 10 della legge regionale 24 dicembre 2004 n. 30 (disciplina delle associazioni di promozione sociale)

LR 23/1993 – Norme di attuazione per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)

LR 15/1992 - Disciplina del volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 7/1996 - Modifica alla legge regionale 28 maggio 1992, n. 15 (Disciplina del volontariato)

NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale

LOMBARDIA www.regione.lombardia.it

LR 5/2006 - Disposizioni in materia di servizi alla persona e alla comunità PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/2008 - Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione registro)

LR 16/1993 - Attuazione dell’art. 9 della legge 8 novembre 1991, n. 381, Disciplina delle cooperative sociali (solo per articoli 4, 5 e 6) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 21/2003 - Norme per la cooperazione in Lombardia LR 1/2008 -Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione albo)

LR 1/2008 - Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso. (istituzione registro)

Reg. Reg. 2/2001 - Regolamento di istituzione del Registro delle persone giuridiche private ai sensi dell’art. 7 del D.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361.

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L. 383/2000 Associazioni di promozione

sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

MARCHE www.regione.marche.it

LR 9/2004 - Norme per la promozione, il riconoscimento e lo sviluppo delle associazioni di promozione sociale (istituti. registro) DGR 812/2004 - Definizione delle modalità per l’iscrizione nel Registro regionale delle APS, modalità di cancellazione e modalità per la revisione del Registro regionale

LR 34/2001 - Promozione e sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)

LR 48/1995 - Disciplina del volontariato (istituzione registro)

Del. Giunta Reg. 723/2001 D.P.R. 361/2000 c. 2 - Riconoscimento delle persone giuridiche private ed approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto. Istituzione del registro delle persone giuridiche private.

MOLISE www.regione.molise.it

LR 31/2004 - Norme in materia di promozione, riconoscimento e sviluppo delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro)

LR 6/1995 - Interventi a favore della cooperazione PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 17/2000 - Norme per l’attuazione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)

LR 10/2007 - Nuove norme per la promozione del volontariato nella regione Molise (istituzione registro)

Reg. Reg. 12/2002 - Regolamento recante norme per l’istituzione del registro delle persone giuridiche private ai sensi del D.P.R. del 10 febbraio 2000 n. 361 e per le connesse procedure amministrative

PIEMONTE www.regione.piemonte.it

LR 7/2006 - Disciplina delle associazioni di promozione sociale (istituzione registro)

LR 18/1994 - Norme di attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381 'Disciplina delle cooperative sociali'. Modificata da LR 76/1996 (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 76/1996 - Modifiche alla legge regionale 9 giugno 1994, n. 18 'Norme di attuazione della legge 8 novembre 1991, n. 381' 'Disciplina delle cooperative sociali” LR 5/2001 - Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 'Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59') LR 1/2004 - Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento. LR 22/2009 - Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l'anno 2009

LR 38/1994 - Valorizzazione e promozione del volontariato – (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/2004 - Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento

Del. Giunta Reg. n. 1-3615/2001 D.P.R. 361/2000 - Semplificazione dei procedimenti relativi alle persone giuridiche private. Procedure e competenze Del. Giunta Reg. n. 10-1872/2005 - Registro delle Persone Giuridiche Private: integrazione procedure stabilite con D.G.R. n. 1 -3615 del 31 luglio 2001. Del. Giunta Reg. n. 13-2446/2006 - Modalità per lo svolgimento delle funzioni di vigilanza e controllo sull’amministrazione delle Fondazioni ex art. 25 del Codice Civile

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L. 383/2000 Associazioni di promozione

sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

PUGLIA www.regione.puglia.it

LR 39/2007 - Norme di attuazione della legge 7 dicembre 2000, n. 383 (Disciplina delle Associazioni di Promozione Sociale) (istituzione registro)

LR 21/1993 - Iniziative regionali a sostegno delle cooperative sociali e norme attuative della legge 8.11.91, n. 381 "Disciplina delle cooperative sociali PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 2/2002 - Modifica della legge regionale 1 settembre 1993, n. 21 "iniziative regionali a sostegno delle cooperative sociali e norme attuative della L. 381/1991

LR 11/1994 - Norme di attuazione della legge – quadro sul volontariato (istituzione registro)

Del. Giunta Reg. n. 3853/1995 Decreto del Presidente della Giunta Regionale n 103/2001 Reg. Reg. n 6 /2001 - Regolamento recante norme per l'istituzione del registro regionale delle persone giuridiche private, per il procedimento di iscrizione e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto Del. Giunta Reg. n. 1065/2001 Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 242/2006 Del. Giunta Reg. n. 1945/2008 Adeguamento della Direttiva per l’azione amministrativa regionale in materia di persone giuridiche

SARDEGNA www.regione.sardegna.it

LR 23/2005 - Sistema integrato dei servizi alla persona. Abrogazione della legge regionale n. 4 del 1988 Riordino delle funzioni socio-assistenziali (istituzione registro)

LR 16/1997 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale (istituzione albo)

LR 39/1993 - Disciplina dell’attività di volontariato e modifiche alle leggi regionali 25 gennaio 1988, n. 4, e 17 gennaio 1989, n. 3

NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale

SICILIA www.regione.sicilia.it

Non ancora recepita Non ancora recepita LR 22/1994 - Norme sulla valorizzazione dell'attività di volontariato (istituzione registro)

Dec. Legis. n. 26/1997 Norme di attuazione dello statuto della Regione Siciliana in materia di persone giuridiche private Circ. Presidenza 22 marzo 2001, prot. 1104 - Persone giuridiche private. Procedimento di riconoscimento e di approvazione delle modifiche statutarie. DPR 10.02.2000, n. 361. Registro delle persone giuridiche regionali

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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

TOSCANA www.regione.toscana.it

LR 42/2002 - Disciplina delle Associazioni di promozione sociale. Modifica all'articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72 (Organizzazione e promozione di un sistema di diritti di cittadinanza e di pari opportunità : riordino dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari integrati) (istituzione registro) LR 57/2004 - Modifiche alla legge regionale 9 dicembre 2002, n. 42 … Modifica all’articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72 Decreto del Presidente della Giunta Regionale 59/2004 - Regolamento di esecuzione dell’articolo 17 della legge regionale 9 dicembre 2002, n. 42 (Disciplina delle Associazioni di promozione sociale. Modifica dell’articolo 9 della legge regionale 3 ottobre 1997, n. 72)

LR 87/1997 - Disciplina dei rapporti con le cooperative sociali e gli enti pubblici che operano nell'ambito regionale (istituzione albo)

LR 28/1993 e successive modifiche - Norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la Regione, gli Enti locali e gli altri Enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato"(testo coordinato) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 44/1994 - Modificazioni alla legge regionale 26 aprile 1993, n. 28 concernente norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la regione, gli enti locali e gli altri enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni di volontariato LR 111/1994 LR 28/1993 - Norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la Regione, Enti locali ed altri enti pubblici. Istituzione registro regionale delle organizzazioni del volontariato. Modifiche. LR 29/1996 - Modifiche alla legge regionale 26 aprile 1993, n. 28 concernente norme relative ai rapporti delle organizzazioni di volontariato con la regione gli enti locali e gli altri enti pubblici. Istituzione del registro regionale delle organizzazioni del volontariato".

LR 19/2001 - Delegificazione della disciplina regionale in materia di persone giuridiche private e abrogazione della legge regionale 4 agosto 1986, n. 35 (Norme di organizzazione per l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di persone giuridiche private) Decreto del Presidente della Giunta Reg. n. 31/R/2001 - Regolamento di attuazione della L.R. 24 aprile 2001, n. 19 in materia di persone giuridiche private.

UMBRIA www.regione.umbria.it

LR 22/2004 - Norme sull’associazionismo di promozione sociale (istituzione registro) DGR 31/2005

LR 9/2005 - Norme sulla cooperazione sociale (istituzione albo)

LR 18/1994 - Disciplina del volontariato (istituzione registro)

Reg. Reg. n. 2/2001 - Disciplina per il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato

VALLE D’AOSTA www.regione.vda.it

LR 16/2005 - Disciplina del volontariato e dell’associazionismo di promozione sociale Modificazioni alla legge regionale 21 aprile 1994, n. 12 (Contributi a favore di associazioni ed enti di tutela dei cittadini invalidi, mutilati e handicappati operanti in Valle d'Aosta), e abrogazione delle leggi regionali 6 dicembre 1993, n. 83, e 9 febbraio 1996, n. 5 (istituzione registro)

LR 27/1998 - Testo unico in materia di cooperazione (istituzione albo) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 4/2006 - Modificazioni alla legge regionale 5 maggio 1998, n. 27 (Testo unico in materia di cooperazione)

LR 16/2005 - Disciplina del volontariato e dell'associazionismo di promozione sociale Modificazioni alla legge regionale 21 aprile 1994, n. 12 (Contributi a favore di associazioni ed enti di tutela dei cittadini invalidi, mutilati e handicappati operanti in Valle d'Aosta), e abrogazione delle leggi regionali 6 dicembre 1993, n. 83, e 9 febbraio 1996, n. 5 (istituzione registro)

NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale

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Allegato

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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

VENETO www.regione.veneto.it

NON C’E’ NORMA AD HOC MA ISTITUZIONE REGISTRO LR 27/2001, art. 43 - Istituzione del registro regionale delle associazioni di promozione sociale LR 28/2002 - Disposizioni a sostegno delle associazioni di promozione sociale DGR 2652/2001 - Modalità di gestione del registro regionale

LR 24/1994 - Norme in materia di cooperazione sociale (istituzione albo) LR 23/2006 - Norme per la promozione e lo sviluppo della cooperazione sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 27/2006 - Disposizioni in materia di tributi regionali LR 23/2007 - Disposizioni di riordino e semplificazione normativa - collegato alla legge finanziaria 2006 in materia di sociale, sanità e prevenzione

LR 40/93 - Norme per il riconoscimento e la promozione delle organizzazioni di volontariato (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 1/1995 - Modifiche ed integrazioni dell'articolo 14 della legge regionale 30 agosto 1993, n. 40, relativo ai centri di servizio per il volontariato

Del. Giunta Reg. n. 112/2001 D.P.R. 361/2000 - Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento delle persone giuridiche private e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello Statuto. Istituzione del Registro Regionale delle Persone Giuridiche Del. Giunta Reg. n. 3898/2003 Del. Giunta Reg. n. 112/2001 - Norme per la semplificazione dei procedimenti di riconoscimento delle persone giuridiche private e di approvazione delle modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto. Istituzione del Registro Regionale delle Persone Giuridiche (D.P.R. 361/2000). Integrazioni e modificazioni

Provincia Autonoma di Bolzano www.provincia.bz.it

LP 11/1993 – Disciplina del volontariato e della promozione sociale (istituzione registro) NON C’E’ NORMA SPECIFICA MA MODIFICA DI NORMA PRECEDENTE LP 12/2003, art. 28 - Modifiche della legge provinciale 1 luglio 1993, n. 11, recante “Disciplina del volontariato Decreto del presidente della provincia 11/2004 - Regolamento di esecuzione alla disciplina del volontariato e della promozione sociale

LR 24/1988 - Norme in materia di cooperazione di solidarietà sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 15/1993 - Modifiche alle leggi vigenti e nuove norme in materia di vigilanza sulle cooperative LR 3/1994 - Approvazione del testo coordinato delle leggi regionali concernenti norme in materia di vigilanza sulle cooperative nonché norme in materia di solidarietà sociale LR 5/2008 - Disciplina della vigilanza sugli enti cooperativi

LP 11/1993 – Disciplina del volontariato e della promozione sociale (istituzione registro) PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LP 1/1997 - Integrazione della L.P. n.11 del 1/07/93 LP 12/2003 - Disposizioni in connessione con l’assestamento del bilancio di previsione della Provincia di Bolzano per l’anno finanziario 2003 e per il triennio 2003-2005 Decreto del presidente della provincia n. 11/2004 - Regolamento di esecuzione alla disciplina del volontariato e della promozione sociale.

NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale

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Allegato

La progettazione e lo sviluppo di un sistema informativo sulle organizzazioni non profit – SIONP

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L. 383/2000 Associazioni di promozione sociale

L. 381/1991 Cooperative sociali

L. 266/1991 Organizzazioni di volontariato

DPR 361/2000 Fondazioni

Provincia Autonoma di Trento www.provincia.tn.it

LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del volontariato sociale (istituzione registro) NON C’E’ NORMA SPECIFICA MA MODIFICA DI NORMA PRECEDENTE LP 1/2002, art. 89 - Modificazioni della legge provinciale 13 febbraio 1992, n. 8 - Registro delle associazioni di promozione sociale DGP 1077/2002 istituzione del registro provinciale delle APS

LR 24/1988 - Norme in materia di cooperazione di solidarietà sociale PARZIALMENTE MODIFICATA DA: LR 15/1993 - Modifiche alle leggi vigenti e nuove norme in materia di vigilanza sulle cooperative LR 3/1994 - Approvazione del testo coordinato delle leggi regionali concernenti norme in materia di vigilanza sulle cooperative nonché norme in materia di solidarietà sociale LR 5/2008 - Disciplina della vigilanza sugli enti cooperativi

LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del volontariato sociale (istituzione registro) LP 8/1992 - Valorizzazione e riconoscimento del vol.

NON C’È NORMA specifica ma rinvio a normativa nazionale