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Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico 2007 - 2008

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Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale

Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento

socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico

2007 - 2008

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Indice

Introduzione

Istituzioni coinvolte nel Programma Finalità

Organizzazione del Programma

Area 1: Scenari e processi di integrazione socio-lavorativa

Area 2: Percorsi di empowerment

Area 3: Formazione degli operatori

Area 4: Contesti esterni e mercato del lavoro

Area 5: Informazione

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Introduzione

Circa trent’anni ci separano dall’emanazione della legge n.180 del 1978. L’Italia in quell’occasione ha dato il via ad un’esperienza del tutto nuova nel panorama internazionale degli interventi dedicati ai pazienti psichiatrici. Quest’esperienza si è declinata nei territori con modalità diverse che però, per quanto riguarda gli interventi di sostegno all’inserimento socio-lavorativo, presentano comuni criteri ispiratori di base.

In particolare, l’inserimento deve tener conto:

a) della conoscenza approfondita della realtà e dei soggetti sui quali si va ad incidere: l’intervento personalizzato precoce, la proposta di percorsi di empowerment finalizzati al raggiungimento di una ragionevole autonomia, sono delle linee di tendenza valide e propedeutiche, in ogni caso, alla programmazione degli interventi destinati a questo target group al fine di supportare questi soggetti nella gestione di una vita di relazioni;

b) della svolta nelle politiche dell’inclusione, che vengono legate fondamentalmente alla formazione, all’educazione e ad una strategia che rispetti la personalizzazione e la flessibilità e che non possono essere imposte dall’alto, ma che devono avvenire per gradi, con un processo di maturazione dal basso.

I decreti n. 502/92 e n. 517/93 sanciscono una riorganizzazione delle AA.SS.LL in cui i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) devono garantire, oltre alle prestazioni di ricovero, le prestazioni ambulatoriali e gli interventi territoriali di settore sia in ambito ospedaliero che extra-ospedaliero. Il DSM è quindi una struttura complessa e rilevante per una gestione della psichiatria che segua le linee guida del Progetto Obiettivo Nazionale “Tutela della Salute Mentale”.

Ai DSM afferiscono: strutture territoriali di tipo ambulatoriale o semi-residenziale (Centri di Salute

Mentale e Centri Diurni), strutture residenziali (Comunità Alloggio e Comunità Terapeutiche), reparti ospedalieri (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), organismi di congiunzione tra pubblico e privato (Cooperative sociali).

Compito prioritario di queste Unità Operative è quello di farsi carico del paziente psichiatrico a rischio di cronicizzazione e di deriva sociale, attraverso interventi di prevenzione, cura e riabilitazione.

Ad oggi, a livello nazionale mancano disposizioni normative univoche in ambito di reinserimento, pertanto i percorsi di accompagnamento e reinserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici variano da struttura a struttura e/o da regione a regione, a seconda del tipo di percorso attuato, degli operatori coinvolti, delle funzioni e delle competenze ad essi attribuiti, del ruolo svolto dalla cooperazione sociale e dal volontariato e del tipo di attività di cura, recupero e formazione realizzate.

La presente proposta di Programma nasce da una iniziativa dell’Osservatorio sull’Inclusione Sociale (OIS) dell’Isfol e del Coordinamento Regionale dei Centri

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Diurni (CD) del Lazio che, nel 2005, hanno avviato un progetto, finanziato dal Ministero della Solidarietà Sociale, finalizzato ad una riflessione sull’importanza delle competenze trasversali che gli operatori nei Centri Diurni Lazio mettono in campo nello svolgimento del proprio lavoro e che, spesso, vanno oltre le competenze tecniche strettamente connesse al proprio ruolo professionale.

I CD sono delle strutture intermedie con funzioni socio-sanitarie (socio-riabilitative e terapeutiche) in cui si erogano prestazioni destinate a quei pazienti che, pur essendo molto gravi e quindi bisognosi di ricevere un trattamento terapeutico intensivo e prolungato – teso ad eliminare la sintomatologia passiva e cronicizzata –, si ritiene più opportuno curare mantenendo un legame forte con il loro contesto di vita sia familiare sia sociale. In particolare, attualmente il lavoro dei Centri Diurni del Lazio si è orientato sui seguenti obiettivi:

a) Recupero delle abilità, inteso come un attenzione complessiva alla qualità della vita del paziente, nelle sue dimensioni cliniche relazionali e sociali. Il centro diurno è una struttura che prevede un progetto terapeutico complesso che deve superare il concetto del fare attraverso il fare con e la rielaborazione mentale dell'esperienza relazionale tra paziente - curante.

b) Dall'integrazione socio-sanitaria all'integrazione sociale: il centro diurno deve attivare circoli virtuosi, prassi di scambio con il territorio di appartenenza e la rete sociale per favorire l'abitare, "l'esserci".

c) Superamento dello stigma che passa anche attraverso una maggiore presenza delle risorse del diverso nel contesto sociale.

d) La tutela del diritto al lavoro: la persona con disagio mentale che lavora ed ha un proprio sistema di relazioni cessa di rappresentare un elemento di disturbo e di costi e, nel riproporre le proprie potenzialità, acquisisce un nuovo status che gli consente di contrastare i meccanismi di inabilitazione ed emarginazione.

Nell'ambito del lavoro, particolare significato strategico assume l'impresa sociale, funzione dove poter creare uno scambio dialettico di risorse materiali e simboliche tra le varie figure presenti: operatori, pazienti, famiglie, associazioni di genitori, amministratori pubblici e privati, cooperazione sociali; ed è soltanto attraverso la rete di contatti e scambi interpersonali che è possibile realizzare l'impresa sociale e promuovere il reinserimento nell'ambiente sociale.

All’interno di obiettivi condivisi esistono due tipologie di Centri Diurni, quelli ad orientamento terapeutico e quelli riabilitativi. Per entrambi naturalmente la finalità è occuparsi della cura della persona e del recupero delle sue risorse personali affettive e sociali, diversi sono i mezzi utilizzati per raggiungere tale obiettivo. Va sottolineato come nel corso degli anni queste due tipologie, molto lontane tra di loro una decina di anni fa, hanno trovato diversi punti di avvicinamento e pur restando importanti differenze sono evidenti delle sinergie e convergenze. Ogni Centro Diurno Riabilitativo (CDR) si occupa anche degli aspetti psicologici della persona sofferente di disagio e ogni Centro Diurno Terapeutico (CDT) cerca di favorire un ponte con l’esterno, il sociale e in alcuni casi anche con il mondo del lavoro.

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Il programma di lavoro di seguito esposto, pur prendendo spunto dai Centri Diurni Riabilitativi del Lazio che svolgono prevalentemente funzioni di riabilitazione finalizzate all’inserimento socio-lavorativo degli utenti, potrà avere delle ricadute positive sia dirette che indirette anche sui Centri Diurni Terapeutici, nonché sulle altre strutture che si occupano della presa in carico e dell'inclusione socio-lavorativa delle persone con disturbo psichico.

Per sostenere lo sviluppo delle competenze trasversali degli operatori dei CD, il progetto finanziato dalla DG Volontariato, Associazionismo e Formazioni Sociali prevedeva originariamente un lavoro di indagine sul campo per l’identificazione di un modello di competenze e per l’elaborazione di un percorso formativo comune a tutti gli operatori.

Tuttavia, l’avvio di questo lavoro ha messo in luce altre aree problematiche connesse alla messa a sistema degli interventi che vengono realizzati per agevolare l’inserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici, interventi che investono non solo le competenze degli operatori, ma anche la programmazione degli interventi e le criticità del contesto esterno, del mondo del lavoro in particolare.

La complessità delle problematiche da affrontare ha quindi imposto una riflessione più ampia sui fattori che intervengono sulla programmazione e la realizzazione dei percorsi di inserimento socio-lavorativo delle persone con disturbo psichico. In altre parole, di fronte agli aspetti problematici multiformi che presenta il paziente psichiatrico non basta intervenire per migliorare le competenze degli operatori, diviene essenziale adottare un approccio di sistema che tenga conto di tutti i macro problemi, dalla presa in carico fino all’integrazione nel tessuto socio-lavorativo, in quanto il rischio che si corre non adottando questo approccio è quello di realizzare azioni poco incisive, con risultati a scadenza e parziali.

La riflessione, allargata a tutti gli ambiti problematici, è stata quindi condotta da un tavolo di progettazione partecipata a cui hanno assistito esperti di diversa estrazione ed i cui primi risultati sono stati presentati a policy makers ed a programmatori regionali e ministeriali.

Da questi incontri è nata quindi l’esigenza di avviare la programmazione di un piano integrato e complesso che tenga conto dei molteplici aspetti che condizionano l’inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico, che si è tradotta nell’attivazione di una equipe multidisciplinare che riunisse tutti i servizi pubblici e privati coinvolti in questa problematica e che fungesse da cabina di regia del Programma, assicurando lo sviluppo delle singole aree d’intervento e la loro integrazione, assicurando anche il collegamento con le esperienza nazionali. È stato quindi istituito un Tavolo Istituzionale di Coordinamento, che rappresenta anche un polo informativo qualificato sui risultati finora raggiunti nei diversi settori in quanto è composto da istituzioni di rilevanza nazionale e regionale e si raccorda anche con il Gruppo Tecnico Interregionale sulla Salute Mentale della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni.

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Istituzioni coinvolte nel Programma e facenti parte del Tavolo Istituzionale, per il primo anno di attività

• Ministero del Lavoro – Direzione Generale per le Politiche dell’Orientamento e della Formazione

• Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, Gruppo Tecnico Interregionale sulla Salute Mentale

• Ministero della Solidarietà Sociale – Direzione Generale Volontariato, Associazionismo e Formazioni Sociali1

• Ministero della Salute – Direzione Generale Prevenzione Sanitaria

• Italia Lavoro

• Regione Lazio - Assessorato alla Sanità, Assessorato alle Politiche Sociali, Assessorato all’Istruzione, Diritto allo Studio e Formazione Professionale e Assessorato al Lavoro

• Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Sociali, Assessorato alla Formazione Professionale

• Comune di Roma, Dipartimento V Politiche Sociali e Promozione della Salute

• Coordinamento Regionale dei Centri Diurni del Lazio

• Isfol

Finalità Il Programma si pone come scopo finale la razionalizzazione, lo sviluppo e la messa a sistema dei processi di integrazione socio-lavorativa dei pazienti psichiatrici, attraverso lo studio delle attività, delle risorse e delle diverse variabili che influenzano il successo dei percorsi di inserimento in alcuni contesti regionali rappresentativi di realtà territoriali differenziate dal punto di vista socio-culturale e socio-economico.

Nato dalla necessità di una analisi che, a partire dal modello dell’Impresa Sociale sviluppatosi nel Comune di Roma ed all’interno del quale i Centri Diurni Riabilitativi (CDR) e la cooperazione sociale interagiscono in un efficace processo integrato di

1 Questo Ministero è inserito in quanto il Programma è scaturito da una prima azione finanziata dalla D.G. Volontariato

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formazione, riabilitazione e cura, il Programma prefigura un’azione di sistema finalizzata a sostenere in tutte le regioni i percorsi di inserimento socio-lavorativo delle persone con disturbo psichico. Infatti, in tutte le regioni, l’inserimento socio-lavorativo di questi soggetti presenta aspetti problematici affini che riguardano le cinque Aree scaturite dai lavori degli esperti, anche se le modalità con cui si manifestano queste criticità sono diverse da regione a regione.

Pertanto questo Programma, proprio perché scaturito da esperienze maturate nel territorio laziale, prevede sperimentazioni territoriali che inizialmente prenderanno il via proprio da questa regione, ma che saranno propedeutiche alla realizzazione, nel secondo anno di attività, di azioni sperimentali in altre 4 regioni. Queste regioni saranno identificate sulla base dei risultati dell’analisi di campo che verrà svolta nel primo anno di attività e del materiale documentale messo a disposizione dai referenti del Tavolo Istituzionale di Coordinamento.

Organizzazione del Programma Il Programma per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo dei soggetti con disturbo psichico qui proposto è il prodotto scaturito dai suggerimenti e dalle riflessioni dei partecipanti al Tavolo Istituzionale e del gruppo ristretto di progettazione che è stato istituito al suo interno. Il programma è articolato in diverse aree d’intervento proprio per poter rispondere al problema dell’integrazione socio-lavorativa dei pazienti psichiatrici con l’attivazione di tutte le leve: formazione, orientamento, territorio, informazione, mercato del lavoro, ecc. Area 1: Scenari e processi di integrazione socio-lavorativa

Area 2: Percorsi di empowerment

Area 3: Formazione degli operatori

Area 4: Contesti esterni e mercato del lavoro

Area 5: Informazione

Ciascuna delle cinque Aree di intervento che compongono il Programma risponde a determinati obiettivi specifici ma, in un’ottica integrata e coordinata di sistema, concorre assieme alle altre al raggiungimento dello scopo generale: mettere a sistema gli interventi necessari per sostenere lo sviluppo dei percorsi di inserimento socio-lavorativo degli utenti.

Infatti ciascuna Area affronta aspetti critici particolari dei percorsi di inclusione socio-lavorativa dei pazienti psichiatrici, che ne condizionano la realizzazione ed i risultati. In ogni Area vengono sviluppati i progetti specifici che riguardano questi aspetti critici particolari e che fanno capo alle Linee di Azione indicate dagli esperti come prioritarie.

Per questo motivo, in ogni Area è coinvolta una molteplicità di attori istituzionali pubblici e privati che svolgono ruoli differenti, taluni intervenendo direttamente sulla governance dell’Area e del sistema, altri intervenendo più attivamente sugli aspetti operativi, sulla base delle diverse competenze che ciascuno possiede.

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Al fine di garantire una gestione qualificata del Programma che, al tempo stesso, rispetti la logica dell’approccio integrato, per ciascuna Area di intervento è previsto uno o più Coordinatori provenienti da istituzioni diverse, supportati da un Gruppo di Coordinamento2. Il Gruppo di Coordinamento delle singole aree è composto dalle istituzioni competenti che possano supportare l’ente coordinatore nella gestione dell’intervento e nel perseguimento del suo obiettivo specifico.

Mentre al Coordinatore spetta il compito di armonizzare e integrare le attività dell’Area, i compiti del Gruppo di Coordinamento sono quelli di verificare non solo la rispondenza dei risultati che, a mano a mano si raggiungono attraverso i progetti che si realizzano, agli obiettivi specifici dell’Area, ma anche la loro integrazione con i risultati dei progetti delle altre Aree.

Il Tavolo Istituzionale di Coordinamento diviene quindi l’organismo di raccordo delle informazioni provenienti da ciascuna Area di lavoro e di verifica complessiva dei risultati raggiunti.

2 I Coordinatori ed i Gruppi di Coordinamento indicati per le singole Aree del Programma si riferiscono al primo anno di attività in cui l’intervento sarà focalizzato sulla regione Lazio. Nel secondo anno, in cui è prevista l’implementazione del Programma ad altre 4 regioni, le istituzioni coordinanti potranno essere variate, così anche il Tavolo Istituzionale di Coordinamento.

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Area 1 SCENARI E PROCESSI

PER L’INSERIMENTO SOCIO-LAVORATIVO A 30 anni di distanza dall’emanazione della L. 180/78, nel corso dei quali sono intervenute numerose modifiche normative che hanno dato riconoscimento a nuovi soggetti, quali la cooperazione sociale, il volontariato, l’associazionismo, ecc., e sono state sperimentate sul territorio esperienze diversificate di reti locali per l’inclusione sociale dei soggetti con disturbi psichici, è fortemente sentita l’esigenza di trarre indicazioni dalle esperienze di eccellenza e disporre di un patrimonio informativo che le renda trasparenti. L’esperienza della regione Lazio, con l’implementazione dei Centri Diurni e la loro integrazione all’interno del “sistema impresa sociale”, rappresenta un esempio significativo di integrazione territoriale in ambito socio-sanitario. Questo sistema di lavoro integrato tra CDR, cooperative sociali ed EE.LL., che si è sviluppato negli ultimi 20 anni nel territorio laziale, ed in particolare nel Comune di Roma, costituisce un esempio di eccellenza in ambito nazionale e suscita interesse anche a livello europeo. L’approccio che contraddistingue tale esperienza risiede nella convinzione che uno degli elementi-chiave dei processi di inclusione sociale sia rappresentato dall’inserimento lavorativo. Analogamente, altre realtà regionali presentano esperienze di lavoro di rete ricche di significato, caratterizzate da elementi innovativi nei processi attivati dopo la dismissione dei manicomi. Appare pertanto necessario, al fine di identificare e diffondere uno o più percorsi-tipo di inserimento socio-lavorativo di persone con disturbo psichico, realizzare una ricerca sulle buone pratiche che ponga in evidenza l’efficacia dei metodi e delle sperimentazioni dei percorsi di inclusione sociale e di inserimento lavorativo realizzate nel contesto internazionale ed in quello nazionale. A tal fine l’analisi prenderà in considerazione dapprima la regione Lazio e successivamente altre 4 regioni (2 del centro-Nord e 2 del centro-sud) che saranno identificate sulla base delle informazioni raccolte durante l’indagine di campo sviluppata nel primo anno e saranno rappresentative di contesti territoriali diversi sia dal punto di vista dell’incidenza dell’utenza con disturbo psichico in carico ai servizi, sia delle variabili socio-economiche (es. disoccupazione) che influenzano i percorsi di inserimento socio-lavorativo a livello locale. L’identificazione e la messa a sistema dei fattori di successo che caratterizzano tali esperienze consente non solo di comprenderne le specificità e le ricchezze, ma anche di attribuire ad esse un valore aggiunto rendendole trasferibili in altri contesti territoriali.

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Le informazioni raccolte attraverso tale indagine di campo costituiranno la base dati per l’avvio di un eventuale Osservatorio Nazionale sui percorsi d’inclusione sociale dei soggetti con disturbo psichico. In considerazione del fatto che nel corso del primo anno di attività di raccolta dati verrà approfondita l’analisi del contesto laziale, in una prima fase del Programma l’Osservatorio sarà attivato a livello regionale come “Osservatorio Regionale sull’Impresa Sociale ed i Percorsi di Inserimento”, che verrà a rappresentare lo strumento della programmazione regionale e delle sperimentazioni locali che saranno realizzate in questo ambito. Si ritiene, inoltre che, poiché l’osservazione dei processi di inclusione dei pazienti psichiatrici riguarda un’area di disagio particolarmente significativa, la strumentazione messa a punto per tale target potrà essere utilizzata anche per l’osservazione di altri target group a rischio di esclusione. LINEE DI AZIONE

Ricerca sulle buone pratiche di inserimento socio lavorativo di soggetti con disturbo psichico.

Identificazione di un percorso-tipo di inserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici.

Diffusione. ATTIVITA’ 1. Analisi dell’efficacia dei metodi e delle sperimentazioni dei percorsi di inclusione sociale e di inserimento lavorativo dei soggetti con disturbi psichici nei diversi contesti:

a) internazionale b) nazionale c) 5 regioni: Esperienze internazionali e nazionali. A livello regionale, la

ricerca verrà realizzata nel primo anno nel Lazio e nel secondo anno in altri 4 contesti regionali (2 del Centro-Nord e 2 del Centro-Sud). Queste regioni saranno identificate sulla base delle informazioni raccolte sul contesto generale nazionale e saranno rappresentative di contesti territoriali diversi sia dal punto di vista dell’incidenza dell’utenza con disturbo psichico in carico ai servizi, sia delle variabili socio-economiche (es. disoccupazione) che influenzano i percorsi di inserimento socio-lavorativo a livello locale.

2. Identificazione di un percorso-tipo di inserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici. − Nel primo anno di attività l’attenzione sarà rivolta alla identificazione degli elementi

del sistema dell’Impresa Sociale che contraddistingue l’esperienza del Comune di Roma.

− Nel secondo anno, partendo dal sistema dell’Impresa Sociale, si procederà all’identificazione delle variabili di successo capaci di incrementare e valorizzare tale sistema e presenti nelle altre quattro regioni ed alla identificazione delle

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variabili di processo che caratterizzano un’organizzazione del lavoro adeguata ad offrire risposte lavorative a questo target group, sperimentate nelle altre quattro realtà.

3. Identificazione della struttura e degli elementi di base per l’avvio di un Osservatorio Regionale sull’Impresa Sociale ed i Percorsi di Inserimento, punto di confluenza delle informazioni e delle buone prassi da condividere. 4. Pubblicazione e inserimento nei siti web istituzionali.

Primo Anno: COORDINAMENTO: Isfol e Regione Lazio (Ass. Sanità) GRUPPO DI COORDINAMENTO: Ministero della Salute, Assessorati Formazione, Sociale e Lavoro della Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Coordinamento Regionale Centri Diurni del Lazio TEMPI : 2 anni

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Area 2 PERCORSI DI EMPOWERMENT

I percorsi di empowerment che vengono svolti nella cornice delle attività di cura/riabilitative e quindi in luoghi non formalmente riconosciuti ai fini dello svolgimento di attività formative, quali, ad esempio, nel Lazio i CDR, di fatto impegnano i pazienti psichiatrici anche per anni, in un passaggio esistenziale spesso non più giovanile, delicato e “irripetibile”, specie rispetto al mercato del lavoro che fa della giovane età un requisito quasi sempre discriminante. I servizi dedicati alla formazione ed all’inserimento dei pazienti psichiatrici sono divenuti “luoghi formativi” sui generis, a significare la non immediata riconducibilità della complessa realtà delle attività che si mettono in atto in questi servizi ai canoni della formazione tradizionale. Ai fini del riconoscimento dei percorsi individuali di empowerment si ritiene determinante far leva sulla collaborazione tra le istituzioni e le diverse agenzie formative (scuole , enti di formazione, ecc.), individuando di volta in volta specifiche modalità di sostegno. In questa prospettiva, la coesistenza di attori diversi che interagiscono in questi percorsi, più ancora che la diversità delle metodologie e delle strategie formative adottate per favorire il loro inserimento, rende necessaria l’adozione di una programmazione concertata che rappresenti le diverse istanze, attraverso la messa in rete di tutte le risorse interne ed esterne alle strutture preposte alla presa in carico degli utenti, ma che dovrà essere coerente con un’offerta di percorsi formativi e di accompagnamento flessibili e modulari, basati sul criterio della personalizzazione e dell’occupabilità. Per meglio sostenere la sperimentazione di nuove modalità di collaborazione tra le istituzioni in vario modo coinvolte nel riconoscimento dei percorsi formativi svolti dai pazienti psichiatrici, si ritiene opportuno sviluppare una ricerca-intervento finalizzata ad individuare tipologie di protocolli d’intesa con agenzie formative, programmi pilota e accordi sul riconoscimento dei percorsi di empowerment. Obiettivo non secondario della ricerca, partendo dalla identificazione dei percorsi, nonché dalla individuazione, standardizzazione e diffusione dei criteri di base della programmazione degli interventi destinati all’inserimento, sarà anche la formulazione di Linee Guida Regionali per l’inserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici, che le regioni potranno adottare per un’organizzazione dei processi standardizzata ed omogenea. L’implementazione delle Linee Guida Regionali, così come la sensibilizzazione e l’animazione territoriale sono indispensabili per il coinvolgimento attivo degli attori per

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la creazione di un sistema consolidato di sinergie territoriali. Pertanto, è necessario che i referenti coinvolti nella programmazione delle attività condividano criteri, metodi e strumenti e si sentano parte attiva dei processi e delle Linee Guida Regionali. Sarà pertanto necessario avviare un’azione formativa affinché le capacità programmatorie non siano patrimonio esclusivo di singoli attori del sistema, ma diventino patrimonio di tutti i diversi nodi delle reti territoriali. Riconoscendo le peculiarità regionali, in un primo anno di attività si svilupperanno azioni riguardanti nello specifico la regione Lazio ed in particolare l’esperienza dei Centri Diurni come “contesti formativi”. Nel secondo anno le attività saranno allargate agli altri 4 contesti regionali: i risultati della ricerca-intervento saranno trasferiti ai responsabili della programmazione delle attività attraverso un’azione formativa in ciascuno dei 4 territori e si faranno incontri di sensibilizzazione tra gli operatori della programmazione e incontri per il coinvolgimento attivo delle famiglie.

LINEE DI AZIONE: 1. Ricerca-intervento

2. Formazione alla programmazione

3. Riconoscimento dei percorsi di empowerment, con particolare attenzione a quelli realizzati in ambiti non specificamente formativi quali i CDR

4. Sensibilizzazione e animazione territoriale (famiglie e territorio)

ATTIVITÀ:

1. Ricerca-intervento su:

• I percorsi di empowerment (il primo anno nei CDR del Lazio, successivamente nella altre 4 regioni), tipologie di intervento e modalità di sviluppo;

• Identificazione delle risorse esistenti, dei requisiti, degli attori coinvolti e dei passaggi necessari al riconoscimento dei percorsi di empowerment realizzati per lo sviluppo dell’occupabilità delle persone con disturbo psichico (riconoscimento delle capacità/competenze acquisite, ad esempio per mezzo di protocolli d’intesa con agenzie formative, programmi pilota e accordi);

• Criteri e metodi di programmazione: a) modularità/flessibilità b) finalizzazione lavorativa dei percorsi di empowerment individuali;

• Reti territoriali e ruolo degli attori territoriali nei percorsi di inserimento a) reti per l’inserimento lavorativo: metodi e strumenti del

collegamento con i servizi pubblici e privati b) reti per il sostegno socio-famigliare

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c) gestione delle reti territoriali: metodi e strumenti.

Dalla ricerca-intervento scaturiranno indicazioni necessarie all’elaborazione di un documento contenente le linee guida per la programmazione degli interventi ed i relativi materiali da utilizzare per la formazione degli operatori. La ricerca-intervento condurrà, inoltre, alla ideazione, programmazione e realizzazione di un progetto pilota di accreditamento/riconoscimento dei percorsi di formazione-lavoro, a partire da quelli svolti nel contesto riabilitativo dei CDR del Lazio, al fine di incrementare l’occupabilità delle persone con disturbo psichico. 2. I risultati della ricerca-intervento, tramite l’elaborazione di un documento contenente le Linee Guida per la programmazione degli interventi, saranno trasferiti ai responsabili della programmazione delle attività, attraverso:

• un’azione formativa che coinvolga responsabili della programmazione: dirigenti dei DSM, funzionari delle ASL, operatori CSM (in particolare, nella realtà laziale, i responsabili dei CDR), gli operatori delle cooperative, rappresentati delle Associazioni di familiari.

Al termine del percorso formativo gli operatori dovranno essere capaci:

a) di programmare le attività utilizzando le Linee Guida; b) di predisporre gli strumenti di lavoro per la programmazione (schede

condivise, piani di lavoro, ecc.); c) di monitorare e valutare gli interventi; d) di relazionarsi (con il territorio e con le famiglie).

3. Incontri di sensibilizzazione e condivisione degli strumenti tra operatori della programmazione: ASL (in particolare CDR del Lazio), Servizi per l’Impiego, EE.LL., Associazioni Datoriali, ecc.

a) Le informazioni da trasferire b) Gli strumenti da adottare per il trasferimento

4. Incontri per il coinvolgimento attivo delle famiglie.

COORDINATORE:

1° anno: Isfol e Coordinamento Regionale CDR Lazio

2° anno: Isfol e 4 Coordinamenti Regionali

GRUPPO DI COORDINAMENTO:

1° anno: Regione Lazio (Ass. Sanità e Ass. Formazione), Provincia di Roma e Comune di Roma

2° anno: 4 Amministrazioni regionali

TEMPI : 2 anni

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Area 3

FORMAZIONE DEGLI OPERATORI

In questo Programma, verranno inizialmente realizzate alcune attività sperimentali circoscritte alla regione Lazio, in quanto realtà che ha sollecitato l’adozione di un piano integrato d’interventi contribuendo attivamente al suo sviluppo. In particolare, verranno sperimentate attività formative destinate allo sviluppo delle competenze trasversali di tutti gli operatori che intervengono nei processi d’inclusione: dalla presa in carico all’inserimento lavorativo dei pazienti psichiatrici.

Questa parte del Programma è stata in parte già avviata con un finanziamento della DG Volontariato Associazionismo e Formazioni Sociali del Ministro della Solidarietà Sociale, con il quale è stato avviato un lavoro di rilevazione delle attività e delle risorse dei CDR del Lazio e di identificazione delle competenze trasversali degli operatori.

Si tratta di proseguire in questo filone di lavoro e di utilizzare i risultati del progetto attualmente in itinere per lo sviluppo delle competenze degli operatori attraverso una sperimentazione formativa.

Operatori da coinvolgere nella formazione:

− operatori ASL, − operatori cooperative − operatori C.P.I. La formazione degli operatori dei CDR del Lazio nelle competenze trasversali sarà di sicuro interesse delle altre realtà regionali, che richiedono la messa a punto di strategie per facilitare lo sviluppo di competenze trasversali e comuni a tutti gli operatori che interagiscono nei processi di inserimento socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici.

Pertanto nel secondo anno la sperimentazione formativa sulle competenze trasversali sarà allargata agli operatori che intervengono nei percorsi di inserimento-socio-lavorativo dei pazienti psichiatrici nelle altre 4 regioni coinvolte nel Programma.

LINEE DI AZIONE Indagine sulle attività e sulle risorse dei CDR

Sviluppo delle competenze degli operatori

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ATTIVITA’ Dagli incontri di progettazione partecipata sono emerse tre aree di competenze sulle quali realizzare la formazione:

• Competenze trasversali:

a) identificazione delle competenze trasversali degli operatori dei CDR (progetto avviato e finanziato);

b) progettazione partecipata di percorsi formativi per lo sviluppo delle competenze trasversali (progetto avviato e finanziato);

c) formazione degli operatori.

L’identificazione delle competenze trasversali e la progettazione partecipata sono di competenza dell’OIS-Isfol e sono finanziate dal Ministero della Solidarietà Sociale, mentre è necessario un ulteriore finanziamento per realizzare l’attività di formazione degli operatori.

• Competenze formative

a) analisi dei fabbisogni formativi b) progettazione partecipata di due percorsi formativi:

− sui metodi innovativi della formazione degli utenti dei CDR; − sui contenuti della formazione

• Competenze di gestione delle risorse dei CDR:

a) organizzazione del lavoro

b) utilizzazione efficiente delle risorse

La sperimentazione formativa verrà svolta nel primo anno nella sola regione Lazio, mentre nel secondo anno verrà realizzata in altre 4 regioni, coinvolgendo gli operatori che intervengono nella presa in carico e nell’inserimento socio-lavorativo degli utenti.

COORDINAMENTO: Isfol e Regione Lazio (Ass. Formazione) GRUPPO DI COORDINAMENTO: Coordinamento Regionale CD Lazio, Provincia di Roma, Consorzi di Cooperative Sociali, TEMPI : 2 anni

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Area 4 CONTESTI ESTERNI E MERCATO DEL LAVORO

La identificazione di nuove strategie che facilitino l’ingresso nel mondo del lavoro degli utenti psichiatrici richiede la messa a punto di processi che, partendo dal riconoscimento di un sistema complesso di elementi (capacità lavorative degli stessi utenti, organizzazione e capacità di inclusione dei sistemi produttivi, flessibilità e qualità degli ambienti di lavoro, ecc.), identifichino un’organizzazione del lavoro in grado di accogliere le richieste di inserimento delle persone con disturbo psichico.

In particolare nel Lazio, la Cooperazione Sociale rappresenta il sistema più sperimentato e funzionale per l’integrazione sociale e lavorativa delle persone con disturbo psichico, in larga parte non collocabili ai sensi della L.68/99 perché non rispondenti ai requisiti richiesti dalle aziende o perché hanno bisogno di un sostegno di tipo permanente che non si esaurisca con l’inserimento, ma prosegua in un percorso strutturato di presa in carico totale dell’individuo.

Per la salute mentale, il percorso di avvio al lavoro rappresenta infatti soltanto un aspetto del più complesso processo di integrazione della persona nella società, dovendosi incidere su aspetti che trascendono l’ambiente lavorativo in senso stretto: tenuta della persona in termini di responsabilità, relazioni e affetti, cura di sé, rispetto degli orari, gestione del proprio tempo libero, ecc.

Per questa ragione, l’integrazione lavorativa non realizzerebbe da sola quella sociale, se non in presenza di sistemi in grado di prendere totalmente in carico la persona anche sotto il profilo terapeutico, relazionale e familiare: un continuum a sostegno dell’individuo che metta in rete attori, iniziative, percorsi, prassi, esperienze. Secondo questa ottica, l’esempio delle Cooperative Integrate impegnate nella Regione Lazio sul fronte della salute mentale – proprio perché in sinergia con i servizi del DSM e con la rete associativa dei familiari delle persone con disabilità, delle strutture residenziali, dei Servizi Sociali e Sanitari Pubblici – realizzerebbe appieno il principio del collocamento mirato, benché al di fuori della L.68/99, contribuendo all’integrazione della persona nel posto e con il supporto più consono alle problematiche e alle sue abilità complessive, anche se in assenza di un inserimento in un’impresa ordinaria.

Queste tematiche, pertanto, vanno affrontate con un approccio integrato che tenga conto della normativa e che dedichi un’attenzione particolare alle diverse situazioni dei mercati del lavoro locali. Ad esempio, il Lazio, Roma in particolare, si caratterizza per il ruolo svolto dalla cooperazione sociale integrata, con l’affermazione del sistema dell’Impresa Sociale come sistema per l’inserimento socio-lavorativo delle persone con disturbo psichico che sottintende minimo 2 attori: coop. sociale e CDR. Si tratta di un fenomeno di rilievo e suscita interesse anche a livello internazionale.

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In un primo momento, pertanto, l’attenzione verrà dedicata alle potenzialità sviluppate nella regione Lazio dall’esperienza del sistema dell’Impresa Sociale.

L'Impresa Sociale costituisce un sistema teorico, una metodologia e, allo stesso tempo, un insieme di pratiche finalizzate a contrastare i processi di emarginazione, espropriazione ed invalidazione individuale e sociale delle persone con disagio psichico. La persona che soffre è ulteriormente sofferente soprattutto perché intorno a lei si stringono l’esclusione e l’abbandono e perché, secondo i pregiudizi prevalenti, ma infondati, nulla è per lei davvero possibile. Evidentemente, l’impoverimento e la riduzione delle opportunità creano o peggiorano la malattia L'Impresa Sociale si propone la finalità di ripensare il disagio psichico e di individuare le risorse (materiali, relazionali, progettuali) ed i soggetti in grado di affrontarlo. Scopi dell’Impresa Sociale sono quelli di dare o restituire opportunità, risorse, poteri e diritti a chi non ne ha, facendosi carico delle diversità di ciascuno ed opponendosi al rifiuto dell’ “altro”, soprattutto se in difficoltà.

In una tale cornice progettuale il lavoro assume una importante funzione. Infatti: − costituisce elemento di senso per ciascun individuo e per l'insieme delle sue

relazioni − definisce gli scambi possibili tra le persone e ne valorizza le differenze − alimenta e sostiene le competenze e le abilità necessarie (saper fare, dire, scrivere,

costruire, pagare, contrattare, ecc…) − produce reddito − consolida diritti (alla retribuzione, alla parola, alla rappresentanza, alla salute, al

tempo libero, ecc…) In sintesi: la persona con disagio psichico che lavora, ripropone le proprie potenzialità, acquisisce una nuova condizione, è in grado di affermare i propri diritti di cittadino e, quindi, è più forte nel contrastare i meccanismi di inabilitazione e di emarginazione.

Questo sistema integra il CDR all’interno di un processo che offre ai pazienti strumenti ed opportunità per attivare, sperimentare ed apprendere modalità relazionali adeguate, attraverso l’attivazione di programmi individualizzati ed è facilitato dalle cooperative sociali integrate. In generale, quindi, i CDR rappresentano un esempio di integrazione socio-sanitaria tra ASL e cooperazione sociale che si estrinseca nel sistema dell’Impresa Sociale.

Per questo motivo il sistema dell’Impresa Sociale va rafforzato attraverso la identificazione di un modello che lo renda leggibile e ripetibile, con la esplicitazione di una Carta dei Servizi che renda trasparenti ed omogenei gli standard qualitativi del sistema.

Inoltre, al fine di sostenere il modello dell’Impresa Sociale e di consentirne una adeguata promozione, così come già sostenuto da alcune Amministrazioni (si veda, a tal proposito il “Progetto Obiettivo Salute Mentale” – Regione Lazio) si ritiene prioritario l’obiettivo

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di istituire un’Agenzia per l’inserimento lavorativo e lo sviluppo dell’impresa sociale. Tale Agenzia avrà tra le proprie finalità quelle di: • prevedere iniziative di preformazione, formazione, tirocini di lavoro in favore

dell’ inserimento lavorativo di persone con disturbo psichico • favorire la creazione di nuove cooperative sociali di tipo B e il potenziamento

imprenditoriale di quelle già esistenti • coordinare gli altri servizi, le agenzie del settore, gli Enti locali, le parti sociali, le

Associazioni degli imprenditori, ecc… al fine di consentire le migliori condizioni per lo sviluppo dell’impresa sociale

• favorire l’accesso e l’utilizzazione dei fondi nazionali e comunitari destinati allo sviluppo delle imprese sociali e all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate.

La sperimentazione sarà successivamente allargata alle altre 4 regioni.

LINEE DI AZIONE (in particolare per il primo anno)

• Modello di inserimento. L’Impresa Sociale come “strumento” per l’inserimento lavorativo: come modellizzare il meccanismo dell’impresa sociale e come poterlo trasferire..

• Carta dei Servizi dell’Impresa Sociale (strumento di standardizzazione qualitativa del sistema dell’Impresa Sociale e strumento di marketing sociale).

• Sperimentazione di percorsi innovativi d’inserimento (linee guida sul marketing sociale).

• Attivazione dell’Agenzia Regionale per l’Impresa Sociale prevista dal Progetto Obiettivo Regionale della Regione Lazio che possa governare il sistema.

• Sviluppo delle risorse umane e materiali per il sistema dell’inserimento lavorativo dei pazienti psichiatrici.

ATTIVITA’ (in particolare per il primo anno) a) Messa a punto di strumenti e metodi da adottare a livello regionale,

dall’Agenzia alla Carta dei Servizi.

b) Realizzazione di una ricerca-azione volta a identificare in modo partecipativo, il ruolo e le prestazioni delle cooperative sociali integrate e dei CD sul territorio. La ricerca si concretizzerà nella elaborazione di una Carta dei Servizi dell’Impresa Sociale che tenga conto di: norme, regolamenti, collegamenti territoriali, attività, risorse, ecc.. al fine di fornire standard di qualità del servizio ed uno strumento di marketing territoriale.

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c) Avvio di una sperimentazione per sviluppare la sensibilità sociale delle imprese private avvicinandole al tema della salute mentale (sperimentazione di metodi e strumenti di marketing sociale: chi e come dovrebbe occuparsi del coinvolgimento delle imprese). La sperimentazione dovrebbe riguardare tutte le opportunità normative a sostegno dell’inserimento lavorativo dei pazienti psichiatrici, a partire dall’implementazione dell’art. 14 (coinvolgimento dei datori di lavoro nell’interlocuzione con la cooperazione sociale per esternalizzare servizi, parti della produzione, ecc.).

d) Formazione di una equipe comunale ed extracomunale per la pianificazione di iniziative necessarie alla ricerca ed alla raccolta di nuove opportunità di finanziamento (fund raising).

COORDINATORE: Isfol

GRUPPO DI COORDINAMENTO: Assessorati Regionali Sanità, Formazione, Lavoro, Sociale

TEMPI: 2 anni

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Area 5

INFORMAZIONE

La attività di diffusione delle informazioni all’interno dei servizi e sul territorio vanno sviluppate in modo continuo e devono assicurare il funzionamento efficiente del sistema di rete preposto all’inserimento socio-lavorativo degli utenti. Le informazioni vanno distribuite capillarmente ma devono anche essere utilizzate come strumento per rilevare costantemente le nuove istanze del territorio e come sollecitazione all’attivazione di risorse ed azioni per il miglioramento del sistema.

La diffusione dell’informazione costituisce anche un elemento importante di attivazione di strategie che permettano di abbassare le resistenze del territorio rispetto a questo target group e di superare il pregiudizio che, generalmente, accompagna qualsiasi iniziativa di inclusione socio-lavorativa per il target-group costituito dalle persone con disturbi psichici.

In particolare, i servizi pubblici e privati che prendono in carico l’utente psichiatrico si trovano troppo spesso ad agire in forma isolata rispetto alle altre strutture/referenti territoriali interessati al problema della salute mentale e che intervengono nei percorsi di inserimento sociale degli utenti dei Centri.

Per questo motivo lo scambio e la circolazione delle informazioni costituisce un elemento centrale per il sostegno e lo sviluppo dei percorsi di inserimento socio-lavorativo, che investe trasversalmente tutte le azioni (programmazione degli interventi, formazione, ricerca di occupazione, accompagnamento, ecc.) riguardanti i percorsi di empowerment degli utenti e che si intende sostenere attraverso il presente Programma.

Anche in relazione a questa Area, la sperimentazione sarà avviata inizialmente nella regione Lazio per essere poi allargata ad altre 4 regioni

LINEE DI AZIONE

• informazione (intra-servizi): (sulle attività che si svolgono, sulle metodologie, sulle risorse)

• informazione all’esterno dei servizi (marketing) per la diffusione delle attività e

dei servizi verso le famiglie, le istituzioni, le imprese, il territorio ATTIVITA’ a) Creazione di una rete informativa tra i servizi regionali per uno scambio costante ed

aggiornato di informazioni sulle attività, sulle metodologie e sulle risorse impegnate in ciascun servizio.

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b) Identificazione e definizione di metodi e strumenti (modello) per la messa a regime dello scambio di informazioni intra-servizi.

c) Attività di animazione e sensibilizzazione territoriale per diffondere la conoscenza dei servizi offerti sul territorio e per contribuire al superamento del pregiudizio.

d) Identificazione di procedure informative standard che garantiscano il collegamento costante con i referenti istituzionali territoriali, con particolare attenzione: ai Servizi per l’Impiego, alle imprese ed alle sedi formative.

e) Progettazione di un sistema informativo che non si limiti a comunicare i risultati conseguiti ma diventi strumento di scambio di informazioni tra le famiglie ed i CDR. Per esempio una news letter o un blog su internet condiviso dove le esperienze terapeutiche e di rapporto con i pazienti psichiatrici da parte degli operatori si confrontano continuamente con gli interventi delle famiglie

COORDINATORE: Ministero della Salute/Ministero del Lavoro/Isfol

GRUPPO DI COORDINAMENTO: Coordinamento regionale CD Lazio, Consorzi di cooperative sociali, Amministrazioni Regionali

TEMPI : 2 ANNI