ISSIMO - pungitopo.com · E il dolore del mondo la avvinghia come sudario perenne. Ma è una...

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Poste Italiane - Spedizione in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB Palermo ISSIMO Periodico di promozione culturale dell’Ass. Il Vertice-Onlus Anno XXII n. 61 nuova serie Marzo Aprile 2009 La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumenti suonino o stridano, dentro di me: corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco solo come una sinfonia. (Fernando Pessoa)

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Poste Italiane - Spedizione in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 DCB Palermo

ISSIMOPeriodico di promozione culturale dell’Ass. Il Vertice-Onlus

Anno XXII n. 61nuova serieMarzoAprile2009

La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumentisuonino o stridano, dentro di me: corde e arpe, timballi e tamburi.Mi conosco solo come una sinfonia. (Fernando Pessoa)

Giobbe

I

Ascia di lunaAffonda nel mio midollo

Che il mio cedroDomani sbarri la stradaAi focosi cavalli

I vecchi leoni del mio sangueChiamano invano gazzelleMarciscono nella mia testaOssa tarlate

FosforescenteMi pende nel toraceIl cuore estraneo

II

Consumami, calcio senileStruggimi, giovane saleMorte è gioia

E ancora mi nutre il pesceDel Mar MortoLucente di jodio

Nelle mie piagheColtivo le roseDella primavera di morte

Settanta fienili bruciati!Sette figli decomposti!Grandezza della povertà!

Ultimo ulivoDel deserto d’AsiaS’erge il mio scheletro

Come mai vivo ancora?Dio incertoPer provarti a te stesso

III

Ultimo ulivo, tu dici?Eppure olio doratoGeme dai miei ramiChe impararono a benedire

Nella sera dei miei occhiMatura il sole tropicale

La radice del mio piedeè abbarbicata al marmo

Ascolta IsraeleIo sono l’albero dei dieci paniSono il libro di fuocoDalle lettere ardenti

Io sono il candelabro a tre bracciAbitato da uccelli sapientiDallo sguardo di sette colori.

Ivan Goll

Da “Erba di sogno” – trad. di Lia Secci Einaudi, 1970

Nel dolore del mondo

Il bosco ha sussulti di intriganti richiamiBisogna saperli ascoltare tradurre i nascosti segnali quasi lucciole aperte ad ogni pulsione. Angela ascolta e senza sapere di essi cammina nel bosco con antenne di fuoco. E il dolore del mondo la avvinghia come sudario perenne. Ma è una unghiata che non trapassa le carni ogni giorno tonifica il cuore e matura il pensiero.La sofferenza snidata dal bosco serpeggia dovunque ma dovunque si placa nel sorriso di Angela. Perché sul dorso del dramma non è insensato eroismo vivere in esso.

Mariuccia Coretti

Le Trine Rosse

Io conosco gli odori delle erbe,e li valuto anche a distanza. Oggiè il giorno della liquirizia, il mio cestoè pieno delle sue radici. Radicicontorte e secche, terrose e dure,dalle quali tuttavia usciràun succo molto buono di cuiso fare un uso sapiente e vario,che culmina in una marmellata d’uvaintrisa di liquirizia. Me la chiedonoanche le pasticcerie.

All’ora del tramonto mi ricordodella donna che sono stata,negletta e grigia,addosso solo palandrane scure; ma sottoc’erano le trine rosse. Perciòmi sono fatta strega.

Anna Ventura

L’ora del lupo

Nell’inno della rivisitazione accendo l’abat-jour per connotare il bersaglio.Nell’allineamento di scartafacci che sbilanciano il destino il tuo corpo è molle addentato da risa estemporanee.

I silenzi che esortano all’inganno non cedono altri spiragli in questo passaggio indecifrabile - l’ora del lupo - che cosparge il capo di cenere.

Schizza intristito lo spruzzo d’acqua sollevato dal peso nudo dei passi, il fiato del circuito dei sogni è tagliente fischio di merli,i tuoi baci mi feriscono all’inguine.

Angelo Scandurra

Della vita apparente

E fanciulli dai grandi occhi innocentifioriscono e declinano nel buioe ognuno corre la sua via nel mondo.E d’acerbi maturan dolci frutti,cadono a notte come morti uccelli,giacciono al suolo in pochi dì corrotti.E vaga eterno il vento, eternamentes’ascoltano e rispondono parolee gioia e noia piegano le membra.E strade bianche corrono tra l’erba,incontro a piazze lumi alberi stagni,fra cupo rombo e squallidi deserti…Tante pietre perché, tante contrade,e nome e volto mai non hanno eguali?riso e pianto, che muta, impallidire?E questo a noi che giova e questi giochi,che grandi siamo ed in eterno solie non cerchiamo al nostro andare un fine?Cose tante, che giova aver vedute?E molto dice chi mai dica “sera”,parola da cui tardo un lutto stillacome da l’arnie vuote grave miele.

Hugo Von Hofmannsthal(Trad. L. Traverso)

Madre, passasti accanto a noi teneramentecome barca di carta che corrente spinge giù, sopra un mini rio di pioggia sperando in un’affettuosa compagnia.Se ti incontrassi nel mio silenzio oscuro riempirei di torce, girasoli e incenso acquedotti di pianto che segnano i confini e porrei sulla tavola con ricamati fili candelabri d’argento per dar luce al mio spirito.

Manuel Muñoz HidalgoTraduzione dallo spagnolo di Bruno Rombi

Una poesia di Odissèas ElitisNella traduzione di Tino Sangiglio

da Il battello folle

II

Piango il sole, piango gli anni che verrannoSenza di noi e canto quelli trascorsi

Se sono veri.

L’intesa dei corpi e l’amabile battito delle barcheIl baluginio delle chitarre sotto le acque

I “credimi” e i “no”Ora nel vento, ora nella musica.

Le nostre mani due piccoli animaliChe furtivi cercavano di salire una sull’altra

Il vaso di basilico sulle soglie spalancate dei cortiliE le schegge di mare che venivano dietro

Sopra i muri a secco, dietro le siepiL’anemone adagiata sulla tua mano

E tremava tre volte il lillà per tre giornisopra le cascate

Se tutto ciò è vero io cantoLa trave di legno e il tappetino quadrato

Sulla parete, la Sirena con i capelli scioltiIl gatto che ci guardò nel buio

Un ragazzo con l’incenso e la purpurea croceNell’ora che si abbuia sulle impervie scoglierePiango per l’abito che toccai ed ebbi il mondo.

(dal volume Poesie scelte a cura di Tino Sangiglio,

edito dalla Comunità greco-orientale di Trieste)

Agata azzurra, schiuma lieve d’aria

Mi ubriaca questo odore come d’alghe sfatte dal sole, anguille morte, e nebbia di levante mi infradicisce la parola.Non ha senso la vita, grido lungo di gabbiano, che questa sera si accanisce contro antiche memorie, sfiorandomil’anima che si difende

in uno straccio di vela.Stanche di maretta, barche

si assopiscono a gioco di bambini scalzi, s’inclinano a silenzio d’acquario verde.

Oh come presto muore senza un lamento agosto!

Addio, addio,Agata azzurra, schiuma lieve d’aria,ché settembre arriva e non si sente!

Ti risposi…

Quando l’ultima volta mi accogliestial petto e la tua voce era ansimare arido di fiume:

“Cércatiuna ragazza di me più pura, più vergine, più verache sappia darti il bene che tu vuoi!”serenamente ti risposi, Agata:

“ … e che abbia neri come te i capelli,profondità di notte e gli occhi d’ombrache ala di rondine, sfiorandoli,

con essi si confonda…”

Restio com’ero di dirti: la morte.

Poeti dell’AntigruppoSanto Calì

La sola luce

Questa sera ho lasciato il frastuono della casa: i giovani che danzavano, le “carte” mi suscitavano inedia e sonno, i bambini strillavano.Sono andato sul mare: era sereno e quieto.Lontano il faro di Caput Foederis gettava la sua luce sul mio golfo.

Ero sbattuto in un vortice di pensieri,ma nella penombra e nel silenzio,trovato la pace che desidero.

Ti ho cercata dentro di me,tu lontana. Tu che accendi e spegni le mie speranze, fuoco fatuo,forse miraggio e illusione per i miei occhi stanchi.

Tu, immagine della giovinezza che non voglio perdere,sogno che rischia di dissolversi tra Scilla e Cariddi.

Sono un isolano, ti dissi, circondato dal mare,da questa terra millenaria non posso fuggire, guardato a vista,legato da radici possenti.

Quando scorgo un veliero in lontananza,vorrei gridare e chiedere aiuto e salvezza.Ma il mio naufragio dura da tempo immemorabile.Sì, sono un naufrago, la distesa del mare il mio spazio l’orizzonte ove amo indugiare,il faro di Caput Foederis la sola luce che illumina le mie notti buie.

Poeti dell’AntigruppoRolando Certa

Cenere

Bruceremo il nostro alito in fumo leggero fino a quando residui di cenere affonderanno nelle ore brevi.

La notte s’è congiunta al suo silenzio Sopra gli oggetti della stanza.E gli occhi , stancamente annegano contemplando la calma.

Non un brivido:lo spazio è infinito tra una sedia e l’altra:quasi un mondo,e tanta immensità ci fa dubbiosi:come faremo, comea trascinarci dietro di noi stessi?

Cancro

Lascia ch’io muoia mentre ancora i campiverdissimi si specchian nei miei occhi,mentre al suo colmo impeto é la vita.

Non mi pieghideclino d’anni e di dolore, ormaidiméntico dell’albero che germina,dell’erba, del tuo viso, delle lacrime,e dello stesso amore che ci ha avvinto.

Me ne vada così, pacatamente,ora, senza un passato di tormento.

Che mi veda svanire nel tuo sguardoda cui sgorga per me il tuo caldo pianto..

Poeti dell’AntigruppoNat Scammacca

Tre liriche per Madeleine

Il tuo corpo di gazzella danza con spire d’arcano profumo nelle ferite della notte,Madeleine.

Le tue mani fanno giochi di bimbi crudeli con i capelli brizzolati, ma la mia anima, Madeleine, anela i monti scoperti della luna:Madeleine, il tuo nome segreto trascina cavalli stanchi,Madeleine, dalle corse battute nel tempo ad assalire fiumi di torbide lontananze.

Poeti dell’AntigruppoGianni Diecidue

*Madeleine, sulle tue cosce tinte di sole caduto cresce un sole di riso vagabondo aspettato dentro le porte chiuse della notte.Aspettato, Madeleine, aspettato in una fuga di pensieri inquietati dalla lenta agonia del giorno.Madeleine… Madeleine… Madeleine…sappi mentire i frammenti di piacere sparsi sotto le galassie dell’amore che non si compra perché è solo come il morire, Madeleine.

*E’ mio il ricordo di un cielo di vetro sopra le ansie nude delle danze.Madeleine.E’ mia la stagione che non porta fiori alle acque polverose della Senna ma ardori di sabbie salate,Madeleine.Madeleine, non toccarmi

con parole luminose che scavano solchi profondi nel cuoio della memoria, Madeleine, la Coupole

ha il suo cielo di vetro e le sue cocottes che bevono rhum per barattare la sorte dell’amore.Noi abbiamo ansie compagne delle danze che non mutano i ritmi della vita,Madeleine,i ritmi stonati della vita.

La Voce

E’ sempre questa lotta con la Voceche parla in noi; questa presenza ignotache mai s’acquista e non dà pace assiduacomanda, esorta, domina i pensieri. Cerchiamo d’ignorarla, ma s’affacciaimperiosa e ritorna ognora ugualea sé con le sue ferme domandeche non ci è dato eludere.

Non valearte veruna a tacitarla. Satutto del nostro oscuro, greve cuore.

Suo regno incontrastato son le notti,ma anche nel tripudio dei mattinie nella fiamma dei meriggi viveo nel lento adagiarsi delle sere.Noi l’ascoltiamo silenziosi, intenti a carpirne il segreto. Nel profondoDell’universo affonda quel segreto, tra miliardi di stelle e di cometee il vorticare d’infiniti mondi.

Mai si tace l’eterno suo richiamo:Mai si placa la nostra oscura seted’una parola che l’animo schiarie la sua ansia insaziata assecondidi ridenti, felici, eterne mete,dove la Luce tutto circoscrivee il lungo affanno si converte in gioiache perpetua ci arride.

Elio Andriuoli

da le vie della saggezza, ed. Ferrari

Legami indissolubili

A Daniela

Gli alberi che nella foresta di Darney si abbracciano su in alto sopra le teste delle strade e dei viandanti in un intreccio di rami vigorosi e appassionati forse in un primo momento non lo fecero di proposito ma con l’espandersi dei corpi anche l’amore crebbe nel tempo - come dovrebbe - e se volessero ora districarsi non lo potrebbero talmente sono avvinti e interconnessi…

Ma nessuno di loro oggi contempla una scelta tanto crudele e inutile.

Loris Maria Marchetti

Le gabbie dell’occidente

Sulle parolel’occidente ha costruito gabbie, noi ci siamo lasciati racchiudere.

Dentro le paroleci sentiamo più sicuri,siamo solo prigionieri consapevoli.

Usciamo dalle gabbie!

Le carte che scriviamo

Nascondiamo dentro cartei segni del passatoi ricordi dei silenzi inutilii giorni di amori finiti.

Le speranze di un divenireche non é mai andato oltre.

Il sogno di ogni donna

C’è nel sogno di ogni donnaun castello.Da lì guardiamo lontano,verso una meravigliache dia senso all’attesa.

E’ l’attesa una salita o una discesa?

Rosalba Fontana

Assurdità

Si sono smarrite le parvenze e dolora sempre la certezza.Come bugna che bruci la piaga dell’anima,si accende sulla pelle la fiamma del delirio.Procediamo nell’ombra illuminati dalla febbre che cresce in accordo con l’olio della lampada che l’elemosiniere ci concede versando, a tratti,il nostro fluido vitale.Andiamo in preghiera,o nelle lacrime,scrivendo con inchiostro salato il lungo o breve viatico che un colpo di spugna cancella.

Bruno Rombi

Anche se nessuno venisse a porgermi la mano potrei restare quieto ad ascoltare il respiro del mondo aspettando di capire.

Antonio Giuditta

(luglio 1969)

Contateci sulle dita di una mano

Contateci sulle dita di una mano: noi scriviamo ancora con l’inchiostro a raffiche di intensa ispirazione e senza quella niente ci è possibile.Siamo pochi – non uno, è già qualcosa –a vegliare e insieme a naufragare nel grembo rigonfio delle notti - solitarie per altri. Pochi anche ad essere malati di devozione credula - a tentare andamento di preghiere sulle labbra con il ritmo antico che apprendemmo dalla bocca dei vecchi e non dobbiamo frugare nella memoria a ritrovarle, tanto fa parte di noi – filo non visto che annoda nostra luce ad altrui buio. Questo noi siamo, sempre così pochi che ci conti sulle dita di una mano e candore che avanza è una spada prossima a penetrarci fino all’elsa.

Fryda Rota

I suoi passi

Sento i Suoi passi,spalanco la porta:un’ombra s’allontana.

Non meritavo sedessealla mia tavolaa dividere il pane.

Neanche in sognoriesco a vederTi,a ricevere la Tua benedizione.

Margherita Faustini

Parlami, tremula onda

Oh figlia del mareParlami, tremula onda,E cantami le tue tenere canzoni.Non andare via, rimani con me,Rendi questo mondo migliore.Quelli che solo una voltaSono stati tuoi prigionieriMai più romperanno le cateneE s’inabisseranno per sempreNella profondità del tuo amore.

Tramonto di fuoco

Il tramonto è di fuocoE veloci le rondiniSfrecciano nel cielo scarlatto.Oh mia anima, come sei stancaTutti i giorni a combattereSenza mai incontrare l’amore puro.Ho speso la mia vita invanoCome una conchiglia senza perla.

Adolf P. Shvedchikov(Trad. dall’inglese di MarcoScalabrino)

Una pagina di Albert Camus

Le città, il silenzio

Non ci sono più deserti. Non ci sono più isole. Però se ne sente il bisogno. Per capi-re il mondo, bisogna a volte distrarsi; per servire meglio gli uomini, tenerli unmomento a distanza. Ma dove trovare la solitudine necessaria alla forza, il respirolungo in cui lo spirito si raccoglie e si misura il coraggio? Rimangono le grandi città.Però ci vogliono ancora certe condizioni.Le città che ci offre l’Europa sono troppo piene dei rumori del passato. Un orecchioesercitato vi può percepire un frusciare d’ali, un palpito di anime. Vi si sente la ver-tigine dei secoli, delle rivoluzioni, della gloria. Ci si ricorda che l’Occidente si è for-giato nei clamori. Il che non fa abbastanza silenzio.Parigi è spesso un silenzio per il cuore, ma in certe ore, dall’alto del Père-Lachaise,soffia un vento di rivoluzione che improvvisamente riempie quel deserto di vessilli edi grandezze sconfitte. Lo stesso in qualche città spagnola, a Firenze o a Praga.Salisburgo sarebbe tranquilla senza Mozart. Ma, di tanto in tanto, corre sulla Salzachil grande grido di Don Giovanni che scende agli inferi. Vienna sembra più silenziosa,è una fanciulla fra le città. Le sue pietre con hanno più di tre secoli e la loro giovinez-za ignora la malinconia. Ma Vienna è a un crocicchio storico. Intorno a lei risuonanogli urti degli imperi. Certe sere in cui il cielo si copre di sangue, i cavalli di pietra, suimonumenti del Ring, sembrano prendere il volo. In quell’istante fugace, in cui tuttoparla di potenza e di storia, si può distintamente udire, nella corsa precipitosa deglisquadroni polacchi, il crollo fragoroso del regno ottomano. Nemmeno questo fa abba-stanza silenzio.Certo, è appunto questa solitudine popolata che si viene a cercare nelle cittàd’Europa. Almeno, qui gli uomini sanno che cos’hanno da fare. Possono scegliere lacompagnia prenderla e lasciarla. Quanti spiriti si sono temprati nel viaggio fra lacamera d’albergo e le antiche pietre dell’isola Saint-Louis! E’ vero che altri sonomorti d’isolamento. I primi, in ogni caso, trovarono ragioni di crescere e di affermar-si. Erano soli e non lo erano. Secoli di storia e di bellezza, la testimonianza ardentedi mille vite passate li accompagnavano lungo la Senna e parlavano loro al tempostesso delle tradizioni e delle conquiste. Ma la loro giovinezza li spingeva a cercarequesta compagnia. Viene un tempo, vengono dei periodi, in cui essa è importanza. “Anoi due!” esclama Rastignac davanti all’enorme muffa della città parigina. Due, sì,ma si è ancora in troppi!

(da Saggi letterari – Trad. Sergio Morando)

NUOVI LIBRI

Elio Andriuoli, Le vie della saggezza

Poesia - pp.104 - € 12,00 – De Ferrari editore,Genova

Come in altre opere di questo autore, la traspa-renza delle immagini, già notata da GiorgioCaproni, assieme alla squisita musicalità delverso, è qualità per la quale l’opera si racco-manda. Inoltre, a parere di chi scrive, questevie della saggezza appaiono come strade popo-lose di miti e di piccole odissee, dove la vita siracconta per dorate leggende e quotidiani tra-vagli. (Carmelo Pirrera).

Antonino Contiliano, Terminali e Muquenti

Poesia – pp. 68 - € 10,00 – Promo Press edito-re, Palermo

La sua poesia è, invece, un tentativo di apertu-ra verso il mondo e verso quell’universo con-cettuale costituito dalla storia che ne rappre-senta il più proficuo tentativo di analizzarlo edi rappresentarlo. (dalla premessa di GiuseppePanella).

Carmelo Pirrera, Ora d’aria

Poesia – pp. 80 - € 8,00 – Editrice Pungitopo –Marina di Patti (Me)

Le Sue poesie sono molto belle fra memoria esentenza, metafore sapientissime e ironia,gioco e “divina malinconia”. (da una lettera diGiorgio Barberi Squarotti).

Anna Ventura – Non suoni, ma rumoriPoesia, premio Venilia 2007 – pp. 64 -

€ 10,00 - Venilia editrice – Montemerlo (Pd)

I versi hanno una rara maturità e compostezza,un’aderenza completa a ciò che il poeta ha dadire. La varietà straordinaria di temi è ricon-

dotta ad unità proprio da uno stile sicuro, doveogni parola ha il proprio ruolo e nessuna è super-flua o ridondante. (Claudio Bedussi)

Un nostro Lettore ci invia, chiedendo di pub-blicarla, la seguente lettera che, a nostroavviso, ben merita di apparire nella paginadei LIBRI, non per lo sfogo che la anima, ma,sempre a nostro avviso, per la lezione di civi-le comportamento (leggi “buona educazio-ne”) che essa vorrebbe impartire in un mondodove, però, allegramente, pare si riesca afarne a meno.

…Pubblico un libricino di versi e ne acquisto unacinquantina di copie da fare avere agli amici. Vada sé che al costo dei libri va aggiunto quello dellebuste e, manco a dirlo, dei francobolli: non mi cirovino, si tratta di spesa modesta e sostenibile.Ripensandoci, mi rendo conto, però, che questaspesa somiglia a uno spreco. Infatti dei 50 desti-natari del libro nemmeno una diecina si son fattivivi - qualche telefonata, uno per dirmi: “Nonsapevo che sei nato nel ’32! “- Non è che preten-dessi elogi, incensi, o commenti critici, ma appe-na un cenno che mi assicurasse del buon funzio-namento delle poste!A questa attesa appena una diecina, ciascuno asuo modo, hanno risposto. E gli altri quaranta?Saranno sopravvissuti ai rigori di un inverno cosìrigido ( Oslo -22°) quale non capitava da anni?Spero e mi auguro di sì. Ma in tal caso - sempreche siano sopravvissuti - non facevo prima a but-tare i quaranta volumetti nel bidone della spazza-tura, sotto casa? E non avrei fatto bene a non man-dare libri a persone – rispettabilissime! – cui attri-buivo, sbagliando, certi interessi o che delle mie“sudate carte” se ne strafregano?Avrei fatto bene: sarei ancora in possesso di un

piccolo tesoro in francobolli e tante belle bustebianche, da destinare .meglio.

(Lettera firmata)

Cantico marino

Grazie mio mare per questa ultima – forse – vacanza per il sole cardo e raggiante per il vento pregnante di aromi lontani per la sabbia soffice al passo per il mare da dove provengo e dove vorrei terminare il mio ciclo che mi accoglie con un protettivo ùbere umido utero in cui mi abbandono tranquilla e galleggio gareggio gorgheggio per la nuova gioia di vivere immersa nella natura dimentica del mio passato sicura del mio presente serena sul mio futuro perché - forse – ho imparato

l’ars moriendi.

Liana De Luca

Una madreNell’onda della guerra

(Fotografie in piazza)

La tua abissale bellezza!Chi pose la luce della sua pupillaNel cerchio del tuo sguardo?Chi ti tolse alla fuga del tempoE pose la tua immagineNello spazio immobile Di un campo fotografico ?

Il dolore copre il tuo voltoCoi colori della solitudine,Deforma le socchiuse labbra,Solca i sentieri della nostra mente,Squarcia l’anima.

Unico varco nella notte immensaLa traccia di un sorrisoSul viso del tuo bimbo,Ma non ci sono orizzontiE nessuna freccia indica Damasco.

Nel vuoto del silenzio cadono cieliE sui neri macigni dell’assenzaCostruiamo ricordi nell’attesaDi una nuova albaDove l’Occhio dell’Essere si mostra.

Quale luce incendia le tue ciglia?

Dio ci sorprende.

Giovanni Chiellino

ISSIMO

periodico di promozione culturaledell’Associazione Il Vertice - Onlusfondato e diretto da Carmelo PirreraDirettore responsabile Anna BarberaReg. Trib. di Palermo al n. 41/87del 31-12-1987 al registro dei periodici.La collaborazione é per invito e nonretribuita.Redazione c/o il Vertice, (Pirrera)Via Norvegia, 2/a - Tel. 091 670223590146 PALERMOE-mail: [email protected]. annuo € 15 sostenitore € 25 c/c postale n. 10171908intestato a:Il Vertice /libri - PalermoAnno XXII - n. 61 - nuova seriemarzo - aprile 2009Stampa Isola Digitale s.n.c.via Leonardo Da Vinci, 400tel. 091 407750 - 90135 PALERMO

Dedichiamo le pagine centrali di que-sto numero a quattro dei poeti che figu-rano tra i fondatori dell’Antigruppo,

l’ultimo dei quali, Gianni Diecidue, è venuto a manca-re il 16 marzo di quest’anno.Ciò non per un malinteso regionalismo, ma obbedendoa una logica che nella “prossimità” e anche nella “sim-patia” ha le sue ragioni. D’altra parte, operando inSicilia, sarebbe stato impossibile e assurdo ignorare otacere di certi fatti, altrove fraintesi da saggisti e tena-ci studiosi del “sentito dire”.Giuseppe Zagarrio, nelle note al capitolo 10. Le anti-proposte operative, in Febbre, Furore e Fiele, edito daMursia nel 1983, annotava, a proposito di un volumet-to antologico curato da chi scrive: “Forse non è disuti-le registrare ancora qui certa operazione collettiva ( peres. Collettivo di poeti – Il Vertice/Libri, Palermo) cura-ta da Carmelo Pirrera e indirizzata – si può fare l’ipo-tesi – non solo a fare gruppo sull’onda e sull’interesseverso le “antologie” ma anche a mostrare le spinte lar-gamente “esistenzialistiche” che tuttavia operano nellapoesia dei poeti più ideologicamente impegnati.Un’operazione, insomma, di aggiustamento a-ideolo-gico condotta su campioni indubbiamente engagées.Nel 3° collettivo dell’80 leggo testi – tutti di tipo esi-stenziale - di poeti per buona parte notoriamente“impegnati”: Federico Hoefer, Nat Scammacca, SantoCalì, […] Rolando Certa, Gianni Diecidue, AntoninoUccello, Antonino Cremona, Giovanni Torres LaTorre, Ignazio Navarra ecc.”.Forse ancora verso un “aggiustamento a-ideologico” siorienta l’odierna scelta di testi, soggettivamente soffer-ti e vissuti.

Numero illustrato con disegni diNicolò D’Alessandro (Tarocchi)

DD

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