Chiesa viva 337 M mensile.pdf«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli...

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I. R. Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Expedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Abbonamento annuo: ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5 (inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesaviva ANNO XXXII - N° 337 MARZO 2002 ... èri-

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  • MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURADIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi VillaDirezione - Redazione - Amministrazione:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 12125123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS)contiene I. R.

    Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di BresciaExpedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di BresciaAbbonamento annuo:ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5(inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postaleLe richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituitiOgni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità

    «LA VERITÀVI FARÀ LIBERI»

    (Jo. 8, 32)

    ChiesavivaANNO XXXII - N° 337MARZO 2002

    ... è ri-

  • 2 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    Alla Vittima pasquales’innalzI, oggi, il sacrificio di lode!L’Agnello ha redento il Suo gregge,l’Innocente ha riconciliatonoi peccatori col Padre!

    Morte e vita si sono affrontatein un prodigioso duello.Il Signore della vita era morto,ma ora, vivo, trionfa!

    «Raccontaci, Maria:che hai visto sulla via?».«La tomba del Cristo vivente,la gloria del Cristo risorto,e gli Angeli suoi testimoni,il sudario e le sue vesti.Cristo, mia speranza, è risorto;e vi precede in Galilea»!

    Sì, ne siamo certi:Cristo è davvero risorto!Tu, Re vittorioso,portaci la tua salvezza!

    (Sequenza alla liturgia della “Domenica di Pasqua”)

    «FIDES CHRISTIANORUM RESURRECTIO CHRISTI EST»!(Sant’Agostino)

    Il nostro au-

    gurio...«Se siete risorti con Cristo,

    cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo, assiso

    A tutti:

    Amici, Abbonati,

    Lettori

    i più fervidi

    Auguri

    di

    santa PASQUA!

  • ASSISI - BIS24 Gennaio 2002

    Ecumenismo massonico luciferinosac. dott. Luigi Villa

    1 Cfr. “L'Osservatore Romano”, 27-28 gennaio 1986.

    “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 3

    I rapporti tra Chiesa cattolica eIslam sono tornati alla ribalta dinuovo dopo l'annuncio di Gio-vanni Paolo II per una secondariunione con “i rappresentantidelle altre religioni del mondo”per “un incontro di preghieraper la pace”, come l'aveva già fat-to il 27 ottobre 19861.Le considerazioni che faremo inquesto nostro articolo, hanno la lo-ro importanza, in questo tempopost-conciliare, in cui si taccia di“integralismo” la Fede di chi èancora cattolico e rimane nella suapietà religiosa di ante Vaticano II.

    11 SETTEMBRE 2001

    Gli avvenimenti che sono venutidopo quell'11 settembre 2001 cihanno fatto ricordare, tra l'altro,anche quella celebre frase: “il XX°secolo sarà religioso”, ma noncerto nel modo d'Assisi, anche semolti lo credono un gesto legittimo,data la grave situazione politica-sociale in cui si trova tutto il gene-re umano. Comunque, io non cre-do che sarà davvero quello spetta-colo di Assisi, con quelle 12 reli-gioni (?), a manifestare al mondo il visoautentico dell'uomo religioso! Si può dav-vero dubitarne!.. Il gesto di Giovanni Pao-lo II non è scevro di ambiguità di fondomediatico. Ed è senz'altro un po' anchespettacolo questo caos di religioni che siattaccano al carro trionfale del Papa! Maal di là di questa impressione che non po-chi hanno, al di là di ogni preconcetto delfatto, questo gesto papale muove un in-quietante problema di teologia e di pasto-rale che non va minimizzato.Il Papa l'aveva comunque, già detto in unsuo discorso alla Curia di Roma il 22 di-cembre 1986, quando manifestò "l'unitàradicale, basilare e determinante delgenere umano”, per cui - secondo Lui -in questa prospettiva, le religioni non cri-stiane sarebbero come delle “limitazionidell'unico disegno divino di salute”.

    Secondo Giovanni Paolo II, cioè, l'unitàdel genere umano fu immediatamente edi fatto soprannaturale; tutte le religioni,perciò, sarebbero in qualche modo - chelo sappiano o che l'ignorino, che l'accetti-no o che lo rifiutino - delle manifestazio-ni incomplete del Mistero cristiano. Èfacile pensare, qui, che questa linea teo-logica è un tutt'uno con la teoria del “cri-stiano anonimo” dell'eretico gesuita KarlRahner, per il quale ogni uomo sarebbeun “cristiano”, anche se egli lo ignora.In ogni uomo, quindi, ci sarebbe, pree-sistente, un germe già soprannaturale.Se questo fosse vero, però, ci potremmochiedere: che cosa ha da dire, allora, ilpredicatore del Vangelo?.. e quale “Buo-na Novella” dovrebbe apportare al mon-do?.. e di quale “novità” la Fede cristia-na sarebbe segno efficace? E se tutti gli

    uomini sono già “cristiani”, an-che senza saperlo, perché, allora,Gesù ha insistito per la nostraconversione? E la nuova nasci-ta, quella che viene dall'Alto e dal-lo Spirito Santo, ha ancora unsenso in questo nuovo quadro diteologia? E l'infusione della Gra-zia Santificante, vera partecipa-zione alla vita trinitaria, quale uti-lità avrebbe in questa nuova ver-sione teologica?.. Son domande imbarazzanti, certo,ma che non hanno ancora avutoalcuna risposta. Rimane, perciò,sempre valida la verità del Vange-lo: “chi crederà e sarà battezza-to, sarà salvo. Chi non crederà,sarà condannato” (Mc. XVI, 16).Mentre sul piano pastorale ognitentativo di spiegare sarebbe ina-deguato e inaccettabile. Infatti: setutte le religioni si uniscono, nes-suna di esse può pretendere di li-berarsi da quello che Cristo chia-ma “la verità tutt'intera” (Jo. V,13), perché ciascuno si presentaad Assisi come “una parte” di ve-rità, come “un modo” di incarna-re la verità spirituale universale.Ma allora, come si potrà esigereche la gente abbandoni la sua vita

    privata, le sue convinzioni personali, isuoi punti di vista particolari, per procla-mare delle verità parziali? Forse che l'ap-partenere a una religione si realizza atappe, come l'immagina anche il card.Ratzinger? E un cattolico, può essereuna mezza fede o averne solo un quarto?Così, allora, si cadrebbe nel soggettivi-smo; ma allora, il giudizio sgorgherebbedelle proprie impressioni, dalle proprieopinioni, che poi volano via!.. Può, forse,l’“esperienza spirituale privata” rim-piazzare la Fede, così da poter dire: “cia-scuno ha la sua fede”! o anche: “ciòdipende dalle varie fedi”?.. Un tale procedere farebbe sparire l'Asso-luto per una credenza tutta relativa, o nonpotrebbe essere che un punto di vistatra tanti altri!..Quindi, il raduno di Assisi, sia quello del

    La Basilica di Assisi.

  • 1986 che quello del 2002, non può esse-re che un segno negativo, anzi, un segnodi morte: ossia, l'abbandono, da partedelle religioni, dell'Assoluto, che solo giu-stifica la loro esistenza, il che, per il catto-lico, sarebbe perdere l'unica via della sal-vezza!L'Assoluto del cristiano, infatti, è il Diod'Amore, venuto per salvare chi era per-duto, donando la propria vita per riscatta-re l'uomo dal peccato. È questo che di-stingue il Dio vero dagli altri “dei”, o de-moni, come lo afferma la stessa SacraScrittura: “... omens dii Gentium dae-monia” (Salmo 95). Ora, qesto, è ancorapeggio che protestantizzare la Chiesacattolica!Ma direi di più: la si sta dissolvendo, perarrivare a formare quella “Super-Eccle-sia Universale”, voluta dall'ebraismomassonico, e già in esecuzione dagliUSA!Da ricordare: la preparazione a questafusione delle religioni si iniziò conPaolo VI. Prima, col concedere al clero divestirsi col clergimen protestante; poi,si passò a permettere, tacitamente, unvestirsi da borghese, anche in maglio-ne, al fine di sopprimere la separazionetra prete e laico; il prete non guida più,predisseguo! In seguito, si mise una tavo-la al posto dell'altare, come fu fatto nellaRiforma protestante nel 1548, dall'arcive-scovo Thomas Cranmer e questo per-ché l'altare richiamava il Santo Sacrifi-cio, mentre la tavola, richiama la Cena eintroduce questa grande inversione: ilprete che celebra la Messa con la facciaverso il popolo, voltando la schiena a Dio!L'umanismo di Paolo VI era anche que-sto!Seguì subito la soppressione del “lati-no”. La Chiesa cattolica di rito latino, co-sì perse la sua unità e la sua immutabilitàdella sua dottrina. La Chiesa cattolica,così, entrò nell'area della “democrazia

    universale”! Infatti, le “traduzioni” va-riano da paese a paese, e questo fu per-sino imposto! Mentre il latino era l'unicomezzo per far comunicare assieme tutti ifedeli e tutte le Nazioni nella stessa Fe-de, senza il latino, invece, la Chiesa fusfasciata in molte “sètte” e in molte“chiese di base”, che furono veri sci-smi!.. Dopo tutto questo fu più facile dar batta-glia ai dogmi, vale a dire alle Verità rive-late!Per far piacere ai protestanti si è attacca-to, soprattutto, il Culto dell'Eucarestia,perché i protestanti non credono, in mag-gioranza, alla “Presenza Reale”. E così,i tabernacoli furono rimossi dall'altare eportati in luoghi sempre più separati, co-me pure furono aboliti tutti i segni diadorazione (genuflessioni, inchini, incen-sazioni...) e tutte le azioni di grazie!..Alla fine ecco arrivare la “nuova Mes-sa”! Ma a stendere la “nuova liturgia”vennero chiamati cinque protestanti(cosa mai vista nella Chiesa cattolica!):due anglicani (uno, inglese; l'altro, ame-ricano), un membro della FederazioneMondiale Luterana; un membro delConsiglio Mondiale delle Chiese, e unluterano di Taizé. Alla fine del lavoro,Paolo VI volle persino essere fotografatoin mezzo a loro! Alla sua destra avevaFrère Max Thurian, di Taizè. Ora, que-sto, provava che Paolo VI aveva fattodel suo meglio per protestantizzare laMessa cattolica, anche se fece di tuttoper nascondere il suo gioco, secondo lasua tattica abituale dei due passi in avan-ti e uno indietro!..Il passo in avanti fu la “Institutio gene-ralis”, d'ossatura prettamente protestan-te. Basta leggere il primo testo di PaoloVI: “La CENA del Signore, o messa, èl'assemblea o l'assembramento delpopolo di Dio che si riunisce assieme,sotto la presidenza di un prete, per ce-

    lebrare il MEMORIALE DEL SIGNO-RE”. È chiaro: la Messa non sarebbe piùaltro che una cerimonia comunitaria, enon più il SACRIFICIO incruento dellaCroce, con la PRESENZA di Nostro Si-gnore nell'OSTIA!Il “passo indietro” di Paolo VI - dopo ildeciso intervento dei cardinali Bacci e Ot-taviani - Paolo VI lo fece nel “Proemio”,dove aggiunse un larvato Santo Sacrifi-cio, ma senza cambiare altro nel conte-nuto della Messa. Un “contenuto”, co-munque, che “s'allontana in modo im-pressionante, nell'assieme, come neldettaglio, dalla teologia cattolica dellaSanta Messa”2.

    ***

    Entreremmo in un vero ginepraio seavessimo spazio, quì, per trattare sulcontenuto di quella “nuova Messa” diPaolo VI, imbevuta di naturalismo calvi-nista, (come: “questo pane, frutto dellaterra e del lavoro dell'uomo” ... “que-sto vino, frutto della vigna e del lavorodell'uomo”), e di auto-critica da demo-crazia popolare (“confesso ai nostrifratelli”... ) ecc... Comunque, questo, - a Dio piacendo! - lodocumenteremo in un altro specifico librosulla Santa Messa!Però, anche qui, bisogna pur riconoscereche Paolo VI riuscì nel suo intento di“Riforma protestante” perché lo stesso“Osservatore Romano” del 13 ottobre1969 ebbe a scrivere: “La riforma litur-gica ha fatto un passo notevole inavanti: essa si è avvicinata alle formeliturgiche della Chiesa luterana”: per-fetto! Quindi, per Paolo VI, non erano piùi protestanti che si dovevano convertire alcattolicesimo, ma erano i cattolici che sidovevano “protestantizzare”!..Ora, questo, è proprio quello che l'ebrai-

    4 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    2 Cfr: “Lettera” dei cardinali Bacci-Ottaviani aSua Santità Paolo VI; dal titolo “Breve EsameCritico del Novus Ordo Missae”.3 Cfr. Novembre-Dicembre 1969, p. 72.4 Cfr. Maggio 1962. È citata in “Restauration

    chrétienne” di Montréal, Vol. I, 1967.5 Cfr: Gv. VIII, 6-9.6 Cfr. San Gv. I.a Lettera, 2-23.7 Cfr. San Gv. XIV, 11-30.8 È una “mens” che è ormai congestionata in

    molte teste di frati e di preti. A Bordeaux,(Francia) per esempio, i Francescani hannogià una loro Rivista del titolo: “Apostolat del'Eglise Universelle”.

    In “Terra Santa”, Giovanni Paolo II, dalla sommità del Monte Nebo, guarda verso la valle di Moab.

  • smo massonico voleva; indebolire la Fe-de; dividere la Chiesa in chiese nazionaliin sètte, come lo sono i protestanti... per-ché così sarebbe stato più facile integrar-le in una “Super-Ecclesia” di tutti le reli-gioni. Ma è anche un'opera luciferina, giàsognata da Lutero: “L'ora verrà, in cuinoi potremo celebrare insieme la Cenadi Gesù Cristo”! Il che significa che, inquel momento, la vera Chiesa di Cristoavrebbe finito di esistere! E questo do-vrebbe essere proprio il risultato dell'ecu-menismo in atto!

    UN ECUMENISMO MASSONICO

    A conferma di ciò, cito un estratto dal pe-riodico “HUMANISME” del “Centro diDocumentazione del Grand'Oriente diFrancia”3: “... Non è il patibolo che at-tende il Papa, ma la proliferazione del-le chiese locali che si organizzano de-mocraticamente, rifiutando le barrieretra clerici e laici, creando dei loro pro-pri dogmi, vivendo in una completa in-dipendenza dai rapporti con Roma”. Ilche significa: confondersi, in piena anar-chia, con le sètte protestanti. Collegialitànazionali che approdano in una religionesintetica, la famosa O. R. U. (Organizza-zione delle Religioni Unite). Un'altra con-ferma la si può avere anche da un’altra ri-vista massonica, il “SIMBOLISMO”4, do-ve si legge: «Non lasciamo dire, mieifratelli, che la framassoneria è l'Anti-Chiesa; questo non è che una frase diCircostanza; fondamentalmente, laframassoneria vuole una “Super-Ec-clesia” che le riunirà tutte».E così la Chiesa cattolica sarà anch'Essaalla pari con le altre religioni! Per questo,Paolo VI, il 23 giugno 1970, fece questadichiarazione: «... mentre che i contatticon i rappresentanti delle altre religio-ni si fanno più frequenti, specialmentecon i giudei, i musulmani e i buddisti,

    un dialogo difficile, complesso e deli-cato (però condannato da tutti i Papi! -ndr.) si annoda anche con diversi rap-presentanti dell'Umanismo».Ora, questo umanismo non è altro cheuna delle tante maschere con cui si tra-sforma la framassoneria!Ebbene di questo “Umanismo Umanita-rio” si tenne, a Bièvres, l'8 aprile 1970,una viva Sessione. In “Carrefour” del 17marzo 1971, c'era questa informazione:«La riunione ecumenica di Montgeron,con l'accordo dell'Arcivescovo di Pari-gi, ebbe come simbolo la croce, lamezzaluna, una iscrizione ebraica e lostemma con falce e martello»!..Ancora: nel maggio 1970, a Ginevra, s'e-ra tenuto un altro Congresso per la “Or-ganizzazione delle Religioni Unite”,durante il quale, tutti i congressisti si riu-nirono nella cattedrale San Pietro perpregare insieme, perché “i credenti ditutte le religioni erano invitati a coesi-stere nel culto del medesimo Dio”. Ilche significava chiaramente che i cristianidevono rinunciare a credere nella SS,Trinità e in Gesù Cristo, la seconda Per-sona della SS. Trinità, che s'è incarnatoper portarci la Rivelazione e, medianteessa, salvarci!Un tradimento della nostra Fede, quindi!In effetti, per mettere insieme il Giudai-smo, l'Islamismo e il Cristianesimo, biso-gnerebbe credere che Cristo ha mentitoquando ci ha detto: “Chi ha visto Me, havisto il Padre”; “Nessuno viene al Pa-dre se non per Me”5; “Chiunque negail Figlio, non ha più il Padre”6; “Io e ilPadre siamo Uno”7...Di conseguenza, è falso affermare cheil Giudaismo, l'islamismo hanno lostesso Dio come noi cristiani!.. co-me pure è errato far credere che i Giu-dei e i musulmani, senza convertirsi,possono essere in comunione con noicristiani nel culto di un medesimoDio!..Perciò, per realizzare un ecumenismo

    “Super-Confessionale”, bisogna sop-primere tutti i dogmi della nostra reli-gione cattolica! Il che sarebbe un au-tentico tradimento della nostra Fede!Eppure fu Paolo VI che ha permesso ilCongresso di Bruxelles (settembre1970) in cui si cercò proprio di abbattere idogmi della Chiesa cattolica. Quel Con-gresso era presieduto dal card. Sue-nens, massone (che, poi, fu anche invi-tato da un rabbino della loggia B'naî-Brith, nemica dichiarata della Chiesa!);ed era animato dall'eretico domenicano,padre Schillebeekx, il quale dichiarò che“la teologia deve ridursi a un umanesi-mo sociale”.Basta dogmi, quindi! Per questo, Paolo VIaveva già sostituito il “docete” (=inse-gnate) di Cristo, con il “dialogo”, chemet-te tutto in stato di “ricerca”, ma cheè un eretico pretesto per poter attaccaree demolire ogni dogma, uno dopo l'altro;per cui anche la Chiesa cattolica potràentrare nella “CHIESA UNIVERSALE”8. Una Chiesa Universale, però, che saràforzatamente nelle mani del “GOVERNOMONDIALE”, quello che stanno già pre-parando con questa “inutile” e “crimi-nale” guerra che è in corso, maschera-ta con l'islamico “terrorismo”!..Ma noi di Chiesa Viva combattiamoper questo: in difesa della nostra veraFede, che il nemico-demonio vuol me-scolare con le altre religioni e annullarlaper sempre!Il “Nuovo DIRITTO CANONICO” scomu-nica più nessuno, (come già l'aveva vo-luto Paolo VI!): non più scomuniche perla “massoneria”, ben vista ormai anchedalla Gerarchia attuale; non più scomu-nica per gli apostati, per gli eretici, pergli scismatici..., e si arriverà anche auna generale amnistia per tutti gli sco-municati del tempo passato, come Lu-tero, Calvino, Huss, ecc., quando cisarà (ben presto!) quella “SUPER-CHIE-SA” senza dogmi, senza Messa, senzaalcun impegno di Fede!..

    “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 5

    Cristiani, Musulmani, Ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!sac. dott. Luigi Villa (pp. 130 - L. 20.000)

    Per richieste, rivolgersi a:

    Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257

    Questo nostro libro ha lo scopo di rettificare certe affermazioni, sparse largamente sullastampa, specie cattolica, circa l’eresia ecumenica d’oggi che afferma che il Dio dei Cri-stiani è lo stesso di quello dei Giudei e dei Musulmani. Ma il nostro ragionamento, sem-plice, è questo: Gesù Cristo è Dio. Giudei e Musulmani, però, non credono in GesùCristo e non Lo venerano come Dio; perciò, Ebrei e Musulmani non hanno lo stes-so Dio dei Cristiani.La radice, quindi, della contrapposizione tra Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo, è dinatura teologica. Il Dio dei Cristiani, infatti, non è soltanto il Dio Unico, ma è anche il DioUno e Trino. Uno nella natura, Trino nelle Persone. Il Giudaismo del Nuovo Testamen-to, invece, ripudia Gesù Cristo, e come Messia e come Dio. L’Islam, pur riconoscen-do Gesù come “un apostolo di Allah” (cfr. Sura IV, 156/157), nega la SS. Trinità co-me bestemmia; perciò, chi non ha la fede musulmana è un “Kafir”, cioè un “infedele”,per cui i “Kaffirma” sono tutti i non musulmani, contro i quali ogni lotta è lecita e dove-rosa, dalla “guerra santa” in giù, fino alle persecuzioni d’ogni genere!

  • 6 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    C hiaravalle (AN), li 7 ottobre 2001Madonna del Rosario, Reginadelle VittorieBeatissimo Padre,

    prostrati ai piedi della Santità Vo-stra, nella devozione al soglio di Pietro,Vi assicuriamo delle nostre preghiere inquesti giorni gravi, così pesanti per l'uma-nità e così dolorosi ed amari al cuore diVostra Santità. L'aveva detto la Madonna- e Voi stesso Vi siete identificato con ilPapa di Fatima! - che, se gli appelli delCielo fossero caduti nel vuoto, il SantoPadre avrebbe avuto molto da soffrire.L'amaro calice Voi non l'avete alle spalle,Padre Santo, ma ancora davanti, e lapietà filiale ne soffre: è un fiele che Voistesso vi siete apparecchiato, e che con-tinuate altresì a versare nei cuori dei figli.Beatissimo Padre, si degni Vostra San-tità, che tanti “mea culpa” ha fatto supretese responsabilità altrui, di fare il piùcoraggioso: prendere atto del fallimen-to del proprio pontificato e riscattarliin extremis!Nostro Signore Gesù Cristo ha fonda-to la Sua Chiesa su Pietro, Voi avete ba-sato la Chiesa su Simone; sicché dob-biamo oggi pregare, come narrano gli Attidegli Apostoli, per Pietro imprigionato.Voi avete messo l'autorità incomparabile,che Vi è stata data, a servizio del Vostrosogno ecumenico: Santità, con quali frut-ti?La pace idolatrata, che non è manifesta-mente “la pace di Cristo nel regno diCristo” - una pace indistinguibile daquella del mondo! - vedete che tutti i cal-coli umani, tutti gli sforzi diplomatici everbali non riescono a realizzare.Il mondo secolarizzato non vuol sapernedi abbandonare quella “cultura dellamorte”, che Vostra Santità ha tante voltedeplorato, per abbracciare l'Umanesimoreligioso da Voi vagheggiato; il mondoVi applaude, Santo Padre, ma non Vi se-gue; e mentre riduce il successore di Pie-tro a cappellano della massoneria, conti-nua a rigettare il regnare di Colui che il

    Papa rappresenta in terra, servendosidella persona del Suo Vicario.Voi avete chiamato gli “ortodossi” “unodei due polmoni della Chiesa in Rus-sia”, riproponendo l'eresia e la «bestia-lità» della “Chiesa diversa”, espressa-mente condannata dal Vostro predeces-sore Pio XI nella “Mortalium animos”;Voi avete esposto il primato di giurisdizio-ne di Pietro ad essere impugnato: ma,nonostante tutte le captatio benevolen-tiae, i “fratelli separati”, considerati piùvicini, non hanno voluto Vostra Santità aMosca.Per i protestanti, emblematico un fattodell'anno scorso: veniamo alle manifesta-zioni del Giubileo, ma continuiamo a rifiu-tare, ad esempio, la dottrina (rivelata daDio) delle indulgenze.

    Voi avete detto che noi cattolici abbiamolo stesso Dio dei musulmani, annullando iprimo articolo del “Credo”, rinnegando2000 anni di cristianesimo, a partire dallaSacra Scrittura: «Chiunque nega il Fi-glio, non possiede nemmeno il Pa-dre», violando pubblicamente il 1° Co-mandamento del Decalogo; Voi avete so-stanzialmente taciuto, anzi siete andatoin visita ad una moschea, mentre gli isla-mici massacravano i Vostri figli; stiamovedendo la risposta dell'Islam all'ecume-nismo: la “guerra santa”. Mentre il mon-do cattolico, accecato, non capisce più larealtà dell'Islam (per sentire un po' di pa-role vere e schiette su questo pericolotocca leggere scrittori laico-radicali! “Se-gno dei tempi”, come si diceva gli annidell'ultimo Concilio?), i musulmani piùfranchi dicono, negli incontri ecumeniciislamo-cristiani, che ci disprezzano, per-ché, ai loro occhi, «la Chiesa cede sem-pre più». Come avete potuto Voi, pri-mo servo del «Dio geloso», baciare ilCorano?Oggi, è venuto fuori che persino la Basili-ca di San Pietro è in pericolo, e Voi Vieravate dichiarato “lieto” della moscheanella Città Sacra di Roma!Beatissime Pater, sic transit gloriamundi! DegnateVi di liberarVi da questazavorra, che ancora lo potete, e di entra-re, con Gesù Crocefisso, nella luce delGetsemani.Com'è possibile, Santità, che prima delConcilio Vaticano II (benché in Europafosse veramente diffusa una fede dimi-nuita ed una diminuzione del fervore),ogni anno c'erano migliaia e migliaia diconversioni al cattolicesimo, di pagani edi protestanti, sia in Africa che in Ameri-ca, e oggi, al contrario, ogni anno mi-gliaia e migliaia di cattolici apostatano?Questa debacle dipende soltanto daitempi, dal mondo secolarizzato? Ma ilVostro predecessore Giovanni XXIII nonaprì il Concilio con la presa di distanzadai “profeti di sventura” - inclusa la Ma-donna di Fatima? - perché si stavanoprofilando un ordine migliore e tempibuoni?

    SUPPLICAAL SANTO PADRE

    di giovani cattolici

    “Non c'è nulla che sia più rivoluzionario della verità”!(card. Giacomo Biffi)

    Giovanni Paolo II.

  • “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 7

    Vostra Santità, domenica scorsa, hachiesto di recitare insistentemente il San-to Rosario per avere la pace, “affinché ilmondo sia preservato dall'iniquo fla-gello del terrorismo”. Di questa indica-zione ringraziamo Vostra Santità; ma, ol-tre a temere che andrà in gran parte per-duta nel fiume dei Vostri pronunziamenti- per avere il giusto rilievo, si sarebbe do-vuto disporre che una richiesta, in talsenso di Vostra Santità, fosse letta in tut-te le chiese - supplichiamo e scongiuria-mo il Pastore della Chiesa universale diricorrere congiuntamente anche agli altrimezzi collegati, se è la via soprannatura-le che infine si vuole battere (diversa-mente, si finirebbe per essere “a Diospiacenti e a li nimici sui”; e soltanto il-ludere e paralizzare i buoni).Si degni, Vostra Santità, di ordinare alclero la più grande propagazione dei“primi cinque sabati del mese”, richie-sti dalla Madonna per avere pace.Si degni, Vostra Santità, di consacrarela Russia, specificamente la Russia, edi ordinare ai Vescovi di tutto il mon-do di farlo anch'essi in unione con Vo-stra Santità - al Cuore Immacolato diMaria: perché la Madonna ha chiesto

    precisamente questo per ottenere unmiracolo decisivo, e a questa richiesta bi-sogna fiduciosamente attenersi, non alettere interpretative, scritte cinque annidopo consacrazioni dubbie e propriomentre i regimi dell'Est crollavano!Si degni, Vostra Santità, di gridare forteal mondo, come l'angelo della visione:«Penitenza, Penitenza, Penitenza!».Perché, dalla bocca del Papa, sentiamole parole della massonica ONU, piuttostoche quelle di Nostro Signore Gesù Cristo:- «Se non vi convertite - perirete tutti»- richiamate dalla Sua e nostra Madre -«Dio sta per castigare il mondo per lesue colpe, per mezzo della guerra, del-la fame...», perché? Perché non dite almondo che è sotto l'ira di Dio? Perché,tra le tante sventure sulle quali continua-mente Voi richiamate l'attenzione, omet-tete di indicarne in tal maniera una, la piùpropria della Vostra funzione, la primamostrata dalla Madonna a Fatima, lasomma, la meno presente e più obliatadal mondo: l'inferno?Infine, si degni Vostra Santità di ordinarela pubblicazione integrale di tutti imessaggi che la Madonna ha dato aFatima. Che senso ha tenere nascoste

    delle parole che il Cielo ha voluto rivol-gerci? Perché non permettete che tutti leconoscano? Cos'è che non si vuole farsapere?Se Voi lo voleste, se venisse meno l'osti-nato impedimento nell'animo di VostraSantità, e la Grazia trovasse un libero ar-bitrio che non pone blocchi, persino im-pedendoVi di riconoscere nei tanti atten-tati dei quali siete stato fatto, o progettatooggetto, degli assaggi di castigo, ovverodei pazienti avvertimenti, forse ancoranon è tardi per impedire o diminuire leprove che verranno: la causa della paceè nelle mani di Vostra Santità.Che anche su di Voi, Santità, accadaquel che, alla fine, Nostro Signore GesùCristo aveva detto a Pietro: da giovaneandavate dove volevate, ora che sietevecchio e prossimo al redde rationem,Un Altro Vi porti dove Voi non volete.Noi preghiamo per il Sommo Ponteficesecondo la preghiera stessa del Signore:«ho pregato per te, perché la tua fedenon venga meno; e tu, una volta rav-veduto, conferma i tuoi fratelli».Vogliate gradire, Padre Santo, l'attesta-zione dei nostri incrollabili sentimenti filia-li in Gesù e Maria!

    P er quel che riguarda la scuola, laStoria si ripete! Senza scomodareGiovanbattista Vico, basta osser-vare quanto è accaduto con i due Ministridell’Istruzione, espressi dal centrodestranel 1994 e nel 2001. Ambedue le voltel’attesa di rinnovamento da parte del-l’elettorato si è dissolta in disinganno. Perriparare i guasti della politica precedente,occorre dare segnali forte di cambiamen-to. Tutti si aspettavano che si incomin-ciasse a parlare di impegno, di merito, diresponsabilità, di competenza, di serietànell’impostazione agli studi, di ordine e dirispetto reciproco nella scuola e nell’inse-gnamento.Tutti speravano che chi ne aveva l’auto-rità dicesse con chiarezza: «Ragazzi, ba-sta con le okkupazioni e con le autoge-stioni; chi non ha voglia di studiare se nestia a casa e non disturbi tutti gli altri chevogliono farsi una cultura e prepararsi al-la vita. Basta con la cuccagna del tuttipromessi senza merito. Ciascuno si as-sume la sua responsabilità e si metta allavoro». Dopo di che, la scuola non sisarebbe di certo trasformata, miracolosa-mente, in una serena e stimolante pade-

    stra di bravi figlioni e di straodinari docen-ti, ma almeno sarebbe stato lanciato unsegnale significativo alla gente che avevavotato per il cambiamento.E invece, Francesco D’Onofrio, nel bre-ve corso del suo incarico, non trovò dimeglio da inventare, per passare alla sto-ria, della soppressione degli esami di ri-parazione, e cosa che la sinistra avevada sempre bramato, ma mai osato pre-tendere, neppure al massimo delle suecapacità di pressione politica. Quanto alla signora Letizia Moratti, chepur tanto aveva fatto sperare, dopo averpiazzato in cattedra ed in ruolo migliaia emigliaia di docenti, spesso senza unareale garanzia di preparazione adeguata,si è chiusa in un regale riserbo, dal qualeesce in talune occasioni pubbliche con di-chiarazioni vaghe, buone per qualsiasi in-terpretazione. È vero, ha raccomandatodi osservare un minuto di silenzio a com-memorazione dalla tragedia delle “Torrigemelle”, ma poi non si è più ricordata diprendere la parola, neppure di fronte allospettacolo indecoroso delle okkupazionio delle autogestioni degli studenti dellesuperiori, che continuano a fare una gaz-

    zarra d’inferno, più forte addirittura diquella cui erano abituati sotto i governi dicentro-sinistra. E la gente dice: «Che co-sa c’è di diverso nella scuola rispettoa ieri?». Torme di ragazzi continuano ascorrazzare per le città con un pretestoqualsiasi. Quanti giorni di scuola effettivahanno fatto dall’inizio dell’anno scolasti-co? A chi spetta verificare?E non parliamo delle voci sulla futurariforma che sarà proposta dalla “Casadelle Libertà”, voci purtroppo supportateda documenti pubblici. A parte qualchedettaglio numerico, nei cicli, sembra di in-travedere una scuola addirittura meno li-berale di quella prefigurata dall’accop-piata Luigi Berlinguer e Tullio De Mau-ro. Basta ricordare un solo particolare:dodici anni di obbligo scolastico, invecedegli attuali otto. Una gabbia-parcheggioassurda per chi dovrebbe avere in cimaai pensieri il rispetto della libertà dei sin-goli. Ma l’onorevole di “Forza Italia”, Va-lentina Aprea, ci ha risollevato, facendo-ci sperare che il Crocifisso possa rima-nere al suo posto. Che vogliamo di più?

    (da: C.N .A.D.S.I.)

    I GOVERNI CAMBIANO, LA SCUOLA NO!

    della prof. Rita Calderini

  • 8 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    Nel 1895, i fratelli «Paul e Max Warburg, non ancora tren-tenni, assunsero la direzione della banca Warburg. (...) In-sieme, essi avrebbero fatto della M. M. Warburg & Co. laprincipale banca privata di Amburgo, all’avanguardia, incampo creditizio, dei cambi esteri e dei titoli»1. Dopo alcuni anni, con suo fratello Felix, a New York, e so-cio della Kuhn-Loeb & Co. dal 1897, Paul Warburg si tra-sferì a New York nel 1902, diventando anche lui socio del-la Kuhn-Loeb & Co., con uno stipendio di 500.000 dollariall’anno, e facendo annoverare la M. M. Warburg & Co. trale principali banche della Germania. Prima di associarsi alla Morgan-Drexel, la Kuhn-Loeb siera schierata con la famiglia Harriman e quella dei Rocke-feller: «Schiff aveva stretto un patto d’alleanza con un ma-gnate delle ferrovie, Edward H. Harriman, un ometto tra-sandato di eccezionale scaltrezza e notevole ambizione e,nel 1901, i due si schierarono con i Rockefeller e la “Na-tional City Bank” in una burrascosa lotta per sottrarre allaJ. P. Morgan il controllo della “Northern Pacific Rail-road”. Il loro titanico scontro sul mercato azionistico portò,alla fine, ad una tregua tra Morgan e Schiff»2. L’affiliazione tra la Morgan-Drexel e la Kuhn-Loeb, del1901, quindi, creava un unico gruppo che associava le fa-miglie: Morgan, Davison, Schiff, Warburg, Harriman, etutti i loro associati, sotto la direzione dei Rothschild!«Per saggiare la potenza acquisita con la loro nuova affilia-zione, la Morgan-Drexel e la Kuhn-Loeb & Co organizza-rono il “panico” del 1907.La reazione pubblica, a questi metodi di “gangsterismo fi-nanziario legalizzato”, fu così violenta che il Governo do-vette intervenire creando una “Commissione MonetariaNazionale” che doveva trovare una legislazione finanzia-ria atta ad impedire il ricorrere di questi crolli finanziari. IlSenatore Nelson Aldrich, lo “zar del Partito Repubblica-no”, fu nominato presidente della Commissione. La sceltanon poteva essere peggiore! Infatti, dopo aver trascorsodue anni in Europa, per studiare come i banchieri europei(cioè i Rothschilds) controllavano le economie dei variPaesi, tornò in patria, concludendo che non era riuscito ascoprire alcun sistema che potesse prevenire i crolli finan-ziari e i disastri che l’economia americana aveva subìto dal-la fine della Guerra di Secessione.Le parentele e le amicizie di Aldrich, però, erano interes-santi: sua figlia, Addy, si sposò con J. D. Rockefeller Jr.,mentre prima di partire per l’Europa, Aldrich si era consulta-to con Paul Warburg»3. «Dal 1908, quando inoltrò la richie-sta per ottenere la cittadinanza americana, Paul Warburg

    divenne il più stretto consigliere del senatore Aldrich»4.Allora, per formulare una proposta di legge finanziaria, Aldri-ch scelse un’altra strada: «Nella notte del 22 novembre1910, una carrozza ferroviaria privata attendeva, nella sta-zione di Hoboken, New Jersey, i suoi ospiti: il SenatoreNelson Aldrich, il suo segretario privato, Sheldon, il segre-tario del Tesoro, A. Piatt Andrews, Frank Vanderlip, presi-dente della “City Bank” di New York (che rappresentava gliinteressi petroliferi dei Rockefeller e quelli ferroviari dellaKuhn-Loeb & Co.), H. P. Davison, senior partner della J. P.Morgan & Co., Charles D. Norton, presidente della “FirstNational City Bank” di New York, Paul Warburg e Benja-min Strong, l’uomo famoso per essere un esecutore senzascrupoli degli ordini ricevuti dai suoi padroni.Agganciata la carrozza al treno, in partenza, Vanderlip sischiarì la voce e disse: “Stiamo andando a trascorrere unquieto week-end”. Ci vollero anni per sapere quello che erasuccesso in quella riunione segreta di banchieri, tenuta aJekyll Island, Georgia, nel 1910. Questo luogo appartatoera di proprietà di J. P. Morgan e di un ristretto gruppo di fi-nanzieri suoi amici. L’argomento discusso in quell’incontroaveva il titolo eloquente: “Metodi e mezzi per assicurarsiche la proposta legislazione per arginare la manipolazio-ne monetaria negli U.S.A. sia sabotata e sostituita conuna legislazione favorevole agli interessi dei partecipan-ti all’incontro segreto”.Alla fine della riunione, venne chiesto a Paul Warburg diesporre i suoi suggerimenti, e i suoi consigli furono accettati.Fu così che Aldrich, Warburg e Company stilarono il testodella legge finanziaria, il “PIano Aldrich”, che lo stesso Al-drich presentò al Congresso come se fosse stato il lavorocompiuto dalla “Commissione Monetaria Nazionale”»5.

    del dott. Franco Adessa

    1 Ron Chernow, “I Warburg”, Rizzoli ed. 1993, p. 89.2 Idem, p. 108.3 Guy Carr, “Pawns in the game”, CPA Book Pubblisher, pp. 60-61.4 Ron Chernow, op. cit., p. 157.5 Guy Carr, op. cit., pp. 61-62.

    Paul Warburg. Jacob Schiff.

    Conoscere la Massoneria

  • “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 9

    LETTERA APERTA A SAN GIOVANI BOSCO

    Carissimo Don Bosco, ma che fai,In Paradiso, con la Mazzarello!?Non vedi, sulla terra, che macello,Quale non credo si sia visto mai?

    Ascolta MEDIASET oppur la RAI,E, in breve, avrai coscienza del livelloDi questa Società fatta bordello,E schifo e compassione proverai!

    La tua Torino è piena di massoni,Come ai tuoi tempi; sètte assatanateEd altre strane e oscure associazioni!

    Le cose, come vedi, son cambiate In peggio, chiaramente, e le ragioniIl SILLABO le aveva anticipate!

    Prof. Arturo Sardini

    Chiosa

    Se fossi - non sgridarmi - il Padreterno,Ti dico, per assurdo, che fareiIl “diavolo a quattro, ed anche a sei”,Contro le oscure forze dell’inferno!

    Non voglio dar consigli al Creatore,Ma, se Lo incontri, diGli, a nome mio,Che sulla terra domina il giudìo,D’intesa con il “franco muratore”!

    Se fossi Papa, sol per un momento,Il Vecchio Testamento ridareiAi figli del Demonio: i farisei!E il mondo ne trarrebbe giovamento!

    La gioventù, che tanto avesti a cuore,Da tempo, s’alimenta nel porcileDi questo nostro mondo mercantile,Siccome sanno Preti, Frati e Suore!

    Chiusa

    Per conoscenza, mando questa rima,Al Santo Padre, con affetto e stima,E a mia sorella, Suora Salesiana,Ahimè, di nome Sara..., ma cristiana!

    OCCHI SULLA POLITICAAppunti di Dottrina Sociale della Chiesa(da: Milizia dell’Immacolata - Palermo)

    IL SOCIALCOMUNISMO

    Il socialcomunismo enfatizza l’aspetto comunita-rio e vuole una società dove tutto è programmatodallo Stato: diritti e doveri, beni di consumo e ini-ziativa economica. Ovviamente, per regolare untraffico così complesso di interessi, competenze,beni e bisogni, ci vuole una forte centralizzazione,ovvero la Dittatura del Proletariato, in cui lo Sta-to è padrone di tutto, il Partito non può essereche essere unico, l’uomo è ridotto a rotella di ingra-naggio e non può che obbedire, consumare quantogli viene dato, e condividere quanto già deciso. Tale aberrazione politica ha già governato eschiacciato milioni di uomini sotto il proprio tallone,lasciando una scia sanguinosa, quale nella storianon si è mai vista!Come è potuto accadere tutto ciò? Bastava guardare le premesse, pensate dai filosofi,e poi confermate ed applicate dai politici: l’uomo èsoltanto materia; la storia è soltanto scontro tra leclassi con fini esclusivamente economici; il lavoroha fatto evolvere l’uomo fino a farlo pensare; laproprietà è un furto in qualunque caso e va, quindi,abolita; la famiglia è una sovrastruttura, nata perconsolidare la proprietà e va peraltro eliminata.E ancora: la religione è l’oppio dei popoli e vaquindi perseguitata; la morale è relativa alle struttu-re economico-sociali e non ha quindi fondamentadurevoli; la storia andrà necessariamente verso laDittatura del Proletariato a cui seguirà, una voltaeliminati Dio, Patria, famiglia e proprietà; l’Anar-chia Universale, un mondo, cioè, senza strutture esenza ingiustizie, dove tutti faranno i bravi ragazzi.La Chiesa cattolica ha sempre messo in guardia datali deliri, condannandoli pubblicamente, comba-tendoli dottrinalmente, comminando la scomunica(mai abrogata) ai promotori e fiancheggiatori di es-si, subendo il martirio di un numero immenso di fe-deli.Uno studio più approfondito di tali princìpi ci fa ca-pire perché essi abbiano partorito il regime più cri-minale della storia e come i frutti non potevano es-sere che quelli che sono stati.Altro che incidente di percorso!

    (continua)

  • LA DONNA IN IRAN

    Nel giro di un anno, 113.000 donnesono state arrestate in Iran con l’ac-cusa di essere “malvelate”. L’80%delle donne iraniane sono passate al-meno una volta sotto arresto.Il regime sottopone le “malvelate” a74 colpi di frusta e le rilascia dietropagamento di una multa. Al secondoarresto viene anche prolungata la de-tenzione. Al terzo arresto la leggeprevede che possono essere ucci-se. Perchè?La donna, avvolta in abiti lunghi eoscuri, non deve apparire senza velo,sotto pena di arresto, anche se i ca-pelli svolazzano fuori del foulard. Re-centemente, a Teheran, si è svoltauna manifestazione dei “pasdaran”contro le donne malvelate. Un altro episodio a Teheran: una ra-gazza si ferma con la madre a telefo-nare in una cabina. Un “pasradan” siaccorge che ha un po’ di capelli sco-perti e l’aggredisce con insulti. Ledue donne reagiscono. La ragazza sitoglie il foulard in gesto di sfida e vie-ne uccisa sul posto.Le donne iraniane, immigrate in Italiae in altri paesi, sono controllate dagliagenti politici del regime iraniano.L’associazione di donne iraniane, “DVPress”, lotta, in Italia, contro questaviolazione dei diritti fondamentali del-la donna, che in Iran non ha alcunavoce per parlare o scegliere. «Ognivolta che si vuole opprimere di piùla gente, si comincia dalle donne,che sono le vittime principali delregime». Non hanno diritti minimi,devono solo obbedire agli uomini enon possono uscire di casa. Sull’au-

    10 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    Documenta-Facta

    tobus è riservato loro un piccolo re-parto, in fondo, di cinque o sei posti.Non possono accedere a tutte le atti-vità professionali, e molte sono senzalavoro. In vari casi sono costrette perfame a prostituirsi, rischiando di es-sere lapidate.In questo paese musulmano, che fudi Kohmeini, specialmente nella re-gione di Khorasan, ogni giorno sidanno fuoco, perché non hanno altromodo di far sentire la propria voce.(Riassunto dall’ intervista in “DWPress”, riportata da “Galassia”, otto-bre 1995, pp. 35s)

    UN ENNESIMO MASSACRO ISLAMICO

    È avvenuto il 28 ottobre 2001, aBahawalpur. Diciotto protestanti paki-stani, mentre si trovavano in unachiesa Cattolica per assistere a unafunzione religiosa, furono massacratida un commando islamico.È un ennesimo gesto di questa pseu-do-religione di Maometto che coman-da la “guerra santa”, sine intermis-sione, contro i cristiani!

    LO SPINELLO FA DAR DI VOLTA AL CERVELLO

    Anche le “droghe leggere” sono piùpericolose di quello che i politici vo-gliono far credere. La nuova ricerca“Eurispes” sulle droghe, in una suapubblicazione dell’ottobre 2001, com-prova la pericolosità di quelle cosidet-te “droghe leggere”. I tossicomani,ormai, sono classificati in tanti “Cen-

    tri” di igiene mentale. In testa alla li-sta risultano i consumatori di canna-bis (23%), seguiti a ruota dagli eroi-nomani (14,7%) e cocainomani(23%). È provato, inoltre, che la dro-ga non solo brucia il cervello, maprovoca anche fatti psicotici nel73,5% dei casi. E persino i bambini,ormai, dai 10 ai 17 anni, abituati alle“droghe leggere”, il 77% inizianoquelle “pesanti”. Così, in Italia, piùdi 300.000 sono gli eroinomani. Unvero massacro di intelligenze e dicoscienze!..

    CATTOLICI, ALLA RISCOSSA!

    La multinazionale del cinema “Di-sney-Miramax”, l’anno scorso avevaannunciato che, entro il maggio 2000,avrebbe fatto il lancio del film blasfe-mo “Dogma” (cfr. “Tradizione Fami-glia Proprietà”, novembre 1999). Maper sei mesi, le scrivanie della “Di-sney-Miramax” furono inondate damigliaia e migliaia di scritti di prote-sta, inviati dai cattolici argentini indi-gnati. Passarono mesi e mesi, ma delfilm blasfemo non si sentì più parlar-ne. È la prova che quando i cattolicihanno il coraggio della loro Fede,possono intervenire per farsi ascolta-re, e ottenere anche quello che laGerarchia cattolica, ormai, non sa piùfare!

    CRITICHE EPISCOPALI AL SINODO

    Sono state non poche! Durante losvolgersi del Sinodo in Vaticano,nell’ottobre 2001, non pochi Vesco-vi hanno denunciato le grave crisiche sta travolgendo la Chiesa cat-tolica del post-Concilio. Lo stessocardinal Ruini ha dovuto ammettereanche “la grande difficoltà nell’eserci-zio dell’autorità ecclesiastica dopo ilConcilio Vaticano II” (Ma occorrevaarrivare ad oggi per ammettere tra identi il fallimento del Vaticano II sututta la linea?..).

    MUORE MONS. PEI, VESCOVO DI PECHINO, AGLI ARRESTI DOMICILIARI

    Roma (Fides) - Il pomeriggio della vi-glia di Natale, 24 dicembre, alle ore14,30 è morto, all’età di 83 anni, il ve-scovo non ufficiale di Pechino, mons.Mattia Pei Shangde. Mons. Pei è de-ceduto nell’ospedale Shengxing diZhangjiakou (provincia dell’Hebei),dove era stato ricoverato da mesi perdisfunzioni renali. Dall’aprile 2001 eraagli arresti domiciliari. La polizia loaveva sotto controllo anche in ospe-

  • “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 11

    dale, piantonando il suo letto duranteil giorno. Pur essendo gravementemalato (doveva essere sottopostoperiodicamente a dialisi), egli non hamai smesso di occuparsi della pasto-rale nella zona di Pechino ed Hebei.I funerali di mons. Pei furono celebra-ti il 2 gennaio 2002, nel suo paese diorigine, nella parrocchia di Zhangjia-pu (distretto di Zhuo lu). La messaera presieduta da alcuni sacerdoti lo-cali.I fedeli del villaggio avevano prepara-to una cerimonia solenne, con canti emusiche. La polizia ha invece ordina-to che il funerale avesse un bassoprofilo. Molti fedeli dell’Hebei e di Pe-chino volevano partecipare ai funera-li, ma la polizia ha vietato la parteci-

    pazione ai non residenti nel villaggio.(da Agenzia Internazionale Fides - 4gennaio 2002).

    UNA NUOVA AGGRESSIONEEBRAICA IN TERRA SANTA

    L’abbiamo letta su l’Agenzia vaticana“Fides”: “Studenti della scuola “Ter-ra Santa” di Giaffa, sono stati pic-chiati a sangue da un folto gruppodi giovani ebrei”. Avvenne il 25 otto-bre 2001, a Ber Sheva. Un gruppo diragazzi, tra i 14 e i 15 anni, aveva fat-to sosta in un “fast food” durante unaloro gita scolastica. Poco dopo, so-praggiunsero 6-7 autobus, carichi distudenti di una scuola israeliana,

    all’ultimo anno di liceo. Questi giovaniebrei, quando seppero della presen-za di studenti cattolici, intimarono lorodi andarsene. Al loro diniego, li han-no selvaggiamente aggrediti con ba-stoni e coltelli. Furono gravementeferiti cinque ragazzi cristiani e un se-sto fu ricoverato in ospedale in condi-zioni disperate. L’Agenzia vaticana“Fides” scrive che «nè gli inse-gnanti, nè le guardie di scorta cheaccompagnavano la comitivaebraica, sono intervenuti per fer-mare il pestaggio. All’arrivo dellapolizia, un insegnate cattolico hainsistito perché gli aggressori ve-nissero identificati, ma gli agentiisraeliani si sono rifiutati».(Semper... idem!).

  • 12 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    N el vuoto dell’abdicazione delloStato in campo monetario, la Ban-ca Centrale si appropria di tutta lamoneta della Nazione ed a pagare sono icittadini.

    Sebbene nessun testo legislativo di-chiari a chi appartenga la proprietàdella moneta al momento della suaemissione, tuttavia la Banca d’Italiaagisce come se ne fosse il proprieta-rio, dandola in prestito al sistema econo-mico nazionale e, quindi, addebitando-gliela: infatti il mutuo di un bene fungibile,qual è il denaro, dietro corrispettivo di uninteresse è facoltà di chi ne ha (o nevanta) la proprietà.Inoltre, si è fatto notare che, ciò nono-stante, l’Istituto Centrale iscrive arbi-trariamente l’importo della moneta da-ta in prestito tra le poste passive delsuo bilancio, invece che tra quelle attive,alterando, in tal modo, a proprio vantag-gio il bilancio stesso in misura evidente-mente rilevante: infatti, è norma indiscuti-bile per una corretta contabilità che ilprestito di denaro debba essere conta-bilizzato come credito, da inserire quin-di all’attivo, insieme con gli interessi pat-tuiti.Infine, si è anche posto in evidenza comel’inserimento della moneta, all’atto dellasua immissione nella circolazione, tra leposte passive del bilancio della Bancad’Italia sia la conseguenza capziosa, eperciò ingannevole, di rappresentare labanconota come una cambiale (vale adire come un debito, come una passività)in virtù della nota formula sopra impres-savi (“pagabile a vista al portatore”)che non ha più alcuna ragione di esistere,perché, essendo forzoso il corso delle

    banconote (non più garantite da alcun ti-po di riserva, tanto meno aurea), essenon possono essere convertite (“pa-gate”) in oro; cosicché, nonostante quel-la ormai inutile formula, la banconotanon può essere considerata comecambiale, rappresentativa di un inesi-stente debito della Banca Centrale.

    Finora si è più volte accennato al fattoche la Banca Centrale, nel mettere in cir-colazione le proprie banconote medianteoperazioni di prestito al Tesoro dello Sta-to e di anticipazione al sistema bancario,in sostanza le addebita al popolo. Sic-come questo fatto rappresenta il puntofocale di tutto il problema monetario, ènecessario che esso sia reso di agevolecomprensione anche per il lettore com-pletamente a digiuno di tale problema neisuoi numerosi profili.

    L’indebitamento dello Stato comporta unadifferenza soprattutto qualitativa dei debiticontratti sia con i cittadini sia con la Ban-ca Centrale.

    Detto in modo molto schematico, accadeche lo Stato, per il perseguimento deipropri fini istituzionali di carattere ge-nerale (difesa, pubblica istruzione, sa-nità, giustizia, ecc.) e di carattere parti-colare (opere pubbliche), ha naturalmen-te bisogno di notevoli risorse finanziarie.Per procurarsi tali risorse ricorre o allavendita dei propri beni patrimoniali(mediante le privatizzazioni) o demaniali(mediante le sdemanializzazioni), oppureal prestito (...) che costituisce una fontedi finanziamento costante e generale.Esso si rivolge, detto in modo molto sem-plificato, in due direzioni: la prima, versogli stessi cittadini, ai quali vengono offertititoli di credito statali fruttiferi (buoni delTesoro, bot, ecc.) in cambio di moneta; laseconda, verso la Banca d’Italia che, pergarantire allo Stato le necessarie risorsefinanziarie, provvede a creare la monetada mettere in circolazione.La differenza tra i due tipi di prestito con-

    LA MONETA, LA BANCA E L’USURA

    - La Costituzione tradita -

    a cura del dott. Franco Adessa

    Presentazione del libro: “La moneta, la Banca e l’usura” di Sua ecc.za dott. Bruno Tarquini,stampato dalla Casa Editrice “Controcorrente”,

    Via Carlo de Cesare 11 - 80132 Napoli - Tel.: 081 421349 - Fax: 081 5520024.

    Bruno Tarqini è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948, presso l’Universitàdi Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. È stato Pretore a Roma e, dal 1955, alTribunale di Teramo, prima come giudice, poi come Presidente; nel 1986, è stato trasferito alla Corte d’Appellodell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di Presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo gra-do; infine, nel 1994, è stato nominato Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello.

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  • “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 13

    tratti dallo Stato non è tanto di naturaquantitativa, quanto di natura qualitati-va, se cosi si può dire: infatti, mentre laBanca Centrale dà in prestito allo Sta-to moneta creata dal nulla - monetacioè priva di quel valore che solo la circo-lazione potrà conferirle, e della quale es-sa si arroga, senza alcun fondamentogiuridico, la proprietà - i cittadini, in cam-bio dei titoli di Stato, forniscono invece ipropri risparmi, costituiti da moneta dicui sono proprietari perché, essendostata da loro accettata a titolo di paga-mento, in essa è incorporato il sudoredel loro lavoro.Quindi, mentre il prestito concesso daicittadini è frutto della loro fiducia nelloStato e senza dubbio rappresenta per lo-ro un rischio che potrebbe vanificare annidi lavoro, invece, quello fornito dall’Isti-tuto di Emissione è soltanto segnodella sudditanza dello Stato nei suoiconfronti e del concreto esercizio di quel-la sovranità monetaria cui lo Stato ha in-credibilmente abdicato.

    L’insensato indebitamento dello Stato neiconfronti della Banca Centrale trasferiscea questo istituto il potere di governo sututta la politica monetaria.

    Tralasciamo ogni riferimento al primo deisuddetti due tipi di prestito, quello cioècontratto dallo Stato con i propri cittadinimediante l’emissione di titoli di creditofruttiferi. In tale operazione, infatti, nonentra direttamente in gioco o in di-scussione la sovranità dello Stato, poi-ché si tratta in definitiva di operazioni dinatura civilistica compiute da parti che,sebbene su piani diversi, agiscono cia-scuna nell’ambito di una propria autono-mia e, soprattutto, della propria opportu-nità e convenienza economica. (...).Nel rapporto che viene a stabilirsi tra loStato e la Banca Centrale, con l’emissio-ne della moneta bancaria (banconota), in-vece, si coglie in tutta la sua drammati-cità la rinuncia da parte dello Stato allasovranità monetaria ed al conseguenteesercizio del potere di “battere moneta”;si avverte soprattutto la stranezza di unasituazione che poteva trovare una validagiustificazione in altri tempi, quando lamoneta aveva un proprio valore intrinse-co perché costituita da pezzi coniati inmetalli pregiati, o quando essa, pur rap-presentata da simboli cartacei, aveva tut-tavia una copertura nelle riserve auree oargentee delle banche: allora era fre-quente che il re o il principe (cioè lo Sta-to), non avendo a propria disposizione ri-sorse finanziarie (metallo pregiato) persostenere, ad esempio, le spese di unaguerra, ricorresse ai banchieri per ottene-re i necessari prestiti. Ma nell’attuale momento storico, in cui lamoneta è costituita soltanto da un sup-porto cartaceo, privo di qualunque coper-tura aurea o valutaria, non si compren-de la ragione per la quale lo Stato deb-ba richiedere ad un apposito istitutobancario privato il mutuo, sempre one-roso, di banconote create dal nulla eprive quindi di ogni valore intrinseco,trasferendogli in tal modo, con la sovra-

    nità monetaria, non solo il potere di emet-tere moneta, ma anche il governo di tuttala politica monetaria, attraverso il quale,come si è già esposto, non può non in-fluirsi in maniera assolutamente determi-nante su tutta la politica economico-so-ciale del Governo, nato dalla volontà po-polare. Per ricorrere ad una esemplifica-zione estrema, ma, comunque sia, ido-nea a far comprendere l’entità del proble-ma, non si capisce perché non possa es-sere posta in circolazione moneta statale

    (biglietto di Stato) anziché moneta banca-ria (banconota), dal momento che, tanto,sia l’una sia l’altra non sono garantite daalcuna riserva aurea o valutaria.

    Eppure, lo Stato, anche se in misura mo-desta, conia già moneta, e lo fa senza in-debitarsi con la Banca Centrale.

    È bene sapere che lo Stato, oggi, permezzo dei propri stabilimenti della Zecca,provvede alla creazione ed alla messa incircolazione di tutta la monetazione me-tallica, del cui ammontare (anche se dimodestissimo valore rispetto a tutto il cir-colante cartaceo di banconote) esso nonè debitore di nessuno, tanto meno dellaBanca d’Italia. Cosi come, fino a pochianni fa, provvedeva, nello stesso modo,alla creazione ed alla messa in circolazio-ne di carta moneta di “cinquecento lire”e, prima ancora, anche di “mille lire”neanche in relazione delle quali ovvia-mente sorgeva in capo allo Stato alcunaobbligazione di restituzione né di paga-mento di interessi, poiché di esse lo stes-so Stato non si indebitava, provvedendodirettamente alla loro creazione ed alla

    loro immissione in circolazione.Questo dimostra, dunque, che lo Statoavrebbe i mezzi tecnici per esercitare, inconcreto, il potere di emettere moneta eper riappropriarsi quella sovranità mone-taria che gli permetterebbe di svolgereuna politica socio-economica non limitatada influenze esterne, ma soprattutto li-berandosi di ogni indebitamento. (...).

    Il risultato dell’indebitamento dello Statoverso la Banca Centrale è che sono i cit-tadini a ripagarlo attraverso l’imposizionefiscale.

    Ma se si contraggono debiti, la conse-guenza è che essi debbano essere paga-ti; e che il denaro ricevuto in prestito deb-ba essere restituito, naturalmente con gliinteressi.Ma come fa lo Stato ad adempiere taleobbligazione? In quale modo si procura ildenaro necessario per restituire quantodovuto alla Banca Centrale? Oltre ai solitimodi, dei quali si è fatta già menzione,vale a dire le operazioni di vendita dei be-ni patrimoniali e di dismissione di quellidemaniali e l’emissione di titoli di creditofruttiferi, quello più efficace e sicuro, quel-lo da cui ritrae il maggior gettito consistenella imposizione fiscale a carico deicittadini: le imposte, dirette e indirette,sono infatti le vie attraverso le quali loStato riesce ad introitare tutto, o quasitutto, il denaro da restituire all’Istituto diEmissione. Questo significa allora cheil pagamento del debito viene soppor-tato in massima parte dai cittadini,cioè dal popolo. (...). Cioè è il popoloche si indebita ed è Il popolo che, indefinitiva, deve pagare. (...).Bisogna anche mettere nella dovuta evi-denza che la moneta che il popolo èobbligato a pagare come imposta, nonè la stessa moneta che, a suo tempo,la Banca aveva prestato allo Stato: be-ninteso, le due monete sono costituitedallo stesso supporto cartaceo, conten-gono gli stessi simboli ed hanno lo stessovalore facciale; nondimeno hanno unadiversa impronta qualitativa e soprat-tutto morale, perché, mentre la monetaprestata dall’Istituto di Emissione allo Sta-to viene creata dal nulla, la moneta pa-gata dal popolo è l’effetto delle attività la-vorative dei cittadini, costituendone ilcompenso. Se il costo della prima è quin-di rappresentato soltanto dalla carta edalla stampa, il costo della seconda èrappresentato dal lavoro del popolo: laprima non ha, al momento della sua im-missione nella circolazione, alcun valoree puzza solo di inchiostro; la seconda,al contrario, è moneta vera perché, circo-lando, ha acquistato valore e odora puredella fatica dei cittadini.

    Ma i cittadini pagano alla Banca Centraleanche un altro debito...

    Ma esiste un’altra via, attraverso la qualei cittadini sono soggetti, quasi sempre in-consapevolmente a sopportare una posi-zione debitoria nei confronti della Ban-ca d’Italia. (...).

    «Il nostro Diritto risiedenella forza. La parola “Di-ritto” è un pensiero astrat-to che non prova nulla. Ioscopro un nuovo Diritto...attaccare col Diritto delforte e spargere al ventotutte le forze esistentidell’Ordine e della Legge,per ricostruire le istituzio-ni esistenti e diventare ilSignore sovrano di tuttiquelli che ci hanno conse-gnato i DIRITTI e i loro po-teri, per averli deposti vo-lontariamente col loro “Li-beralismo”».

    (Amschel Mayer Rothschild,Francoforte 1773)

  • Per far fronte ad esigenze od emergenzepersonali, familiari o imprenditoriali, i cit-tadini sono costretti a ricorrere a mutuibancari. È naturale che costoro debbanopagare il prezzo di tali operazioni, sottoforma di un interesse, (...), ma questo in-teresse contiene in sé anche una quota,la cui legittimità non può sufficiente-mente sostenersi: è la quota di inte-resse che corrisponde al tasso disconto (TUS) che la Banca d’Italia, disua iniziativa, determina per le anticipa-zioni fornite alle banche commerciali, chequeste debbono quindi pagare alla stessaBanca Centrale, ma che, a volte ancheoltre la soglia dell’usura, grava sul clientedella banca, e cioè sui cittadini.

    L’unica soluzione è un intervento all’origi-ne: non “addebitare” la moneta al popolo,ma “accreditarla”.

    La “moneta” è ciò che, per convenzione,viene usato come “misura di valore” e,conseguentemente, come mezzo discambio e che, attualmente, per accetta-zione comune, è costituita da “carta-mo-neta”, cioè il simbolo cartaceo sul qualeè impresso un valore facciale, e che ècreato dalla Banca Centrale dal nulla esenza essere sostenuta da alcuna ri-serva aurea, o argentea, o valutaria. Quindi, la moneta attuale, pur priva diogni valore intrinseco, viene tuttavia una-nimemente considerata dalla collettivitànazionale come “misura del valore”, va-le a dire come unità misuratrice del valoredelle cose; ogni cosa del mondo sensibilee materiale ha un “valore” che è rapporta-to alla moneta in corso legale, cioè aduna misura che è uguale per tutte. Ne de-riva, che la “moneta”, essendo, per“convenzione”, la comune “unità di mi-sura del valore” funge anche da “stru-mento” per lo scambio dei beni.Si può obiettare che anche il “metro”, an-ch’esso privo di valore intrinseco, per“convenzione”, “misura” la lunghezza;ma la differenza con la “moneta” è che,pur materializzandosi anch’esso in unostrumento di metallo, di legno o di tela, il“metro” misura un’unica dimensione,mentre la moneta misura il valore ditutte le cose esistenti nel mondo fisico(a volte anche in quello morale) e di tuttii servizi, ossia di tutto ciò che viene pro-dotto per il consumo, assolvendo essaanche all’ulteriore funzione di “mezzo discambio” e, come punto comune di rife-rimento per ogni operazione, essa circo-la come “strumento omogeneo” per gliscambi.La differenza vera e sostanziale, quindi,tra il “metro” e la “moneta” va ricercatanella loro origine e nelle loro vicende: il“metro”, una volta creato dal pensieroumano, è rimasto sempre identico a sestesso e inalterato nel tempo e nellospazio, mentre la moneta deve essere,invece, sempre continuamente creata edestinata a circolare tra i cittadini.

    Il problema da risolvere, dunque, è stabi-lire chi debba creare e mettere in circola-zione la moneta.

    Questo non è che il problema della “so-vranità monetaria”, la quale non dovreb-be entrare in conflitto (o in competizione)con la “sovranità popolare”, enunciatae garantita dalla nostra Costituzione del1948. Qualunque riforma di natura socia-le si volesse attuare nel Paese o nonavrebbe alcuna possibilità di successo o

    avrebbe vita molto breve, se non venisseattuata la riforma più importante e prelimi-nare a tutte le altre: la riforma della poli-tica monetaria con il ritorno della rela-tiva sovranità allo Stato, e perciò alpopolo.Tutti i problemi di assistenza sociale ver-rebbero meno e sarebbe forse definitiva-mente superata quella lotta di classe, o dicategorie corporative, che ancora oggicontribuisce ad una conflittualità perma-nente. Infatti, con la riappropriazione del-la “sovranità popolare”, lo Stato non soloriacquisterebbe il potere di emettere mo-neta, ma sarebbe in condizione di attuareuna politica socio-economica libera daqualunque interferenza esterna e nel ri-spetto più assoluto delle norme previste,in questo campo, dalla vigente Costituzio-ne. (...).

    Al di là della forma con la quale questariappropriazione possa avvenire, essapotrà realizzarsi efficacemente soltantodopo una incisiva educazione della clas-se politica, della classe imprenditoriale,dei sindacati, dei cittadini, perché prenda-no finalmente coscienza che, attraverso ilritorno della “sovranità monetaria” al suotitolare originario, che negli Stati demo-cratici è il Popolo, la moneta, necessariaa funzionare come unità di misura del va-lore e come strumento di scambio, deveessere, non addebitata, ma accreditataai cittadini.

    Ma in che cosa consisterebbe questo ac-creditamento? Come potrebbe essere at-tuato concretamente? Quali vantaggi neavrebbe il cittadino?

    Se lo Stato, per munirsi delle risorse fi-nanziarie da destinare al perseguimentodei propri scopi di istituto, creasse diretta-mente la moneta occorrente, sotto formadi biglietti di Stato, e la mettesse in circo-lazione, perché adempisse la propria fun-zione di strumento di scambio dei beniprodotti dal sistema produttivo nazionale,non sorgerebbe alcun debito a suo ca-rico e, di conseguenza, a carico deicittadini: ciò significa che, in linea dimassima, non sarebbe più necessarioil prelievo fiscale!Certamente se lo Stato, per costruire unospedale, deve ricorrere al prestito dellamoneta necessaria, e quindi ad un debi-to, il problema si pone; ma se lo Stato, ri-prendendosi la sovranità monetaria e,con essa, il pieno governo della politicasocio-economica, mettesse in circolazio-ne una propria moneta per la costruzionedi un ospedale, per un importo pari al va-lore del bene prodotto (valore comprensi-vo sia del materiale utilizzato sia del lavo-ro umano impiegato), la comunità si ve-drebbe arricchita della nuova opera pub-blica senza indebitarsi.Con l’attuale sistema (che, come si è giàdetto, non trova nessun sostegno nellaCostituzione repubblicana) il volume delnostro mezzo di scambio (che corrispon-de approssimativamente al cosiddetto“circolante”) può subire espansioni o con-trazioni, ad opera della Banca Centrale,che governa la politica monetaria in basea criteri “suoi” e che, in ogni caso, nontengono mai conto dell’effettivo volu-me dei beni reali che si possono e sivogliono produrre e distribuire. Cosic-ché si crea una artificiosa rarità di mo-neta, che impedisce al popolo, nel suo in-sieme, di avvalersi di questo mezzo discambio per acquisire i beni prodotti dalsistema economico nazionale. Con laconseguenza che i negozi appaiono ricol-mi di merce invenduta.Ed è a questo punto che viene affacciatolo spauracchio dell’inflazione, che do-vrebbe intimidire i cittadini, convincerliche un maggior volume di circolante pro-vocherebbe un aumento dei prezzi, e ras-sicurarli sui benefici di una politica mone-taria cosi “rigorosa”, che essi, peraltro,riferiscono al Governo e non alla Ban-ca Centrale.Ma parlare di pericolo di inflazione in una

    «Il potere delle nostre ri-sorse deve rimanere invi-sibile fino al momento incui avrà raggiunto una taleforza che nessuna astuziao forza potrà minarlo».

    «Nei tempi antichi, siamostati noi a mettere le paro-le “Libertà”, “Uguaglianza”e “Fraternità” sulla boccadelle masse... parole ripe-tute fino ai giorni nostridagli stupidi pappagalli;parole dalle quali anche ilpiù saggio dei Goyim nonpotrebbe cavar nulla dallaloro astrattezza... Sulle rovine dell’aristocra-zia naturale e genealogicadei Goyim, noi abbiamosovrapposto un’aristocra-zia del DENARO. La limita-zione di quella aristocraziaè la RICCHEZZA che è inmano nostra».

    (Amschel Mayer Rothschild,Francoforte 1773)

    14 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

  • situazione economica, qual è quella at-tuale in Italia, significa davvero ingannarela gente e nasconderle la sete di dominiopolitico che contraddistingue l’autoritàmonetaria.

    Dopo aver chiarito l’arbitrarietà dei criteriscelti per definire il livello d’inflazione edopo aver sciolto il nodo dell’errata as-sunzione di un legame inscindibile tra in-flazione ed aumento dei prezzi, questocapitolo termina con la seguente citazio-ne del Santoro:

    “Inflazione significa denaro senza co-se, rappresentante senza rappresentato;ma se le cose ci sono e c’è denaro che lerappresenta, dov’è l’inflazione? Se crescela popolazione (e, quindi, la spesa), secresce la produzione (e, quindi, la spesa),è chiaro che deve crescere anche - a pa-rità di velocità di circolazione - il volumedi denaro che circola. L’inflazione c’èsoltanto quando alla crescita della cir-colazione - a parità di velocità - non cor-risponde una crescita proporzionatadella produzione”.

    Il libro continua respingendo l’obiezioneche, restituendo la sovranità monetariaallo Stato ed affidando, quindi, alla classepolitica il governo della moneta, si favori-sca l’inflazione.

    Un perfetto funzionamento del sistemamonetario impone il rispetto assoluto dialcune regole fondamentali.La prima regola è che il volume totaledel circolante deve essere costante-mente in rapporto con il volume deibeni che il sistema economico nazio-nale ha prodotto ed è pronto a distri-buire. Attualmente succede, invece, cheil volume della moneta oscilla in un sensoo nell’altro senza alcuna scientifica rela-zione con la massa dei beni reali, già pro-dotti o che si vogliono produrre, oppure sidà vita all’attuale situazione economica,nella quale domina una anomala scarsitàdella moneta ed una stagnazione delcommercio, incapace, peraltro, di deter-minare una significativa riduzione deiprezzi, a causa degli alti costi e dellapressione fiscale.La seconda regola, anch’essa irrinuncia-bile, è che il rapporto tra il volume dellamoneta circolante e quello dei beniprodotti deve essere calcolato, sorve-gliato ed eventualmente corretto da unorganismo statale o parastatale, for-mato da scienziati della finanza edell’economia, eletti a vita dal Parla-mento, e per ciò autonomi e indipen-denti dal Governo e sottratti ad ogni ti-po di coinvolgimento di natura politi-ca, e che rispondono del loro operatosoltanto ai rappresentanti del popolo.Tale organismo deve avere a disposizio-ne, naturalmente, tutti i dati della produ-

    zione dei beni (quelli prodotti e quelli pro-grammati, secondo l’indirizzo politico-so-ciale liberamente scelto dal Parlamento edal Governo) e della circolazione moneta-ria. In tal modo, mediante rilevazioni stati-stiche molto ravvicinate nel tempo, essodovrebbe essere in grado di fornire al Go-verno, in termini scientificamente esatti,le indicazioni sul volume del circolantesufficiente e necessario perché possafunzionare, a favore dei cittadini, comemezzo di scambio dei beni. Di conse-guenza, il Governo può immettere nellacircolazione la “propria” moneta nellaquantità scientificamente utile per la col-lettività, e può, all’occorrenza, a secondadell’andamento della produzione, aumen-tare il volume di moneta circolante o ri-durlo. Solamente in questo ultimo casoil Governo può procedere ad un prelie-vo fiscale nei limiti della contrazioneprogrammata ed a carico, possibil-mente, di quelle fasce di cittadini mag-giormente capaci di sopportarlo.Nel calcolo della popolazione si deve te-ner conto di tutti i cittadini: non solo diquelli produttivi, di coloro, cioè, cui è cer-tamente destinata una quota-parte dellamoneta circolante come corrispettivo del-la loro attività di lavoro, di qualunque na-tura sia, ma anche di quelli che, per unaragione o l’altra, sono privi di reddito, co-me possono essere i disoccupati, i malati,gli anziani, i bambini.

    (continua)

    I n questi giorni si è scatenata una ba-garre sul problema giustizia, ampia-mente riportata da tutti i mass media.È un problema che ci coinvolge in quan-to, da cattolici, conosciamo l’importanzadella giustizia (definita da S. Agostino“uno dei cardini della società”), il cuicorretto esercizio viene spesso rammen-tato nella Sacra Scrittura. Ne siamo tal-mente convinti che abbiamo pubblicatosul nostro sito il “dossier giustizia ”http://-digilander.iol.it/arrigomuscio/dossier%20giustizia.htm che invitiamo a leggere quan-ti interessati. Ciò premesso, desideriamo solo porre,con questa nostra lettera aperta, alcunesemplici domande a quanti (autorità com-prese) saranno in grado di fornire una ri-sposta.Premessa. In base a quanto riferito daimass media, circa il 96% dei furti che av-vengono nel nostro Bel Paese risultanoimpuniti; altri reati (soprattutto quelli checolpiscono le famiglie, come le rapine, leaggressioni, gli stupri, la pedofilia ecc.)subiscono la stessa sorte dei primi; molte

    condanne non vengono eseguite, ecc. Igiornali riportano spesso le gesta di pluri-denunciati che circolano tranquillamenteed insistono a compiere reati. I cittadini(basta effettuare dei sondaggi) sono sem-pre più impauriti in quanto i delinquenti,(nazionali e d’importazione) la fanno dapadroni nel nostro Stato “all’avanguar-dia”! Vari programmi televisivi sono infar-citi di sesso, di violenza, di volgarità e dioffese alla religione cattolica, anche du-rante la fascia di tutela dei minori, nono-stante le numerose proteste che cadononel vuoto! Lo stesso dicasi di certi giorna-li, senza che si provveda in merito.

    DOMANDE

    1) Di chi è la colpa di tale andazzo? Deipolitici che hanno promulgato leggi per-missiviste e garantiste (per i delinquenti!)e/o dei politici che le mantengono? Deimagistrati che non le applicano o deimagistrati che non possono applicarle?Delle forze dell’ordine che non cattura-no i delinquenti?

    2) Come mai circolano tranquillamentedelinquenti recidivi? Come mai il nostropaese è diventato il Ben Godi della delin-quenza internazionale?

    3) Come mai il sindaco Giuliani (ex ma-gistrato) è riuscito ad ottenere il rispettodella legge, a New York, (che non è certoun paesino!) mentre da noi è una chime-ra?

    4) Come mai in Italia i processi sonocronicamente lunghi, al punto da meri-tare spesso ripetute condanne da partedella Corte di Giustizia Europea?

    Queste sono le domande che tutti i citta-dini estranei ai giochi politici si pongono epongono, ed alle quali vorrebbero una ri-sposta da parte delle Autorità lautamentepagate (anche dalle vittime delle violazio-ni delle leggi) per provvedere in merito.

    Cordiali salutiIl Presidente Dr. Arrigo Muscio

    IL PROBLEMA “GIUSTIZIA”

    del dott. Arrigo Muscio

    “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 15

  • 16 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    U n orefice ebreo, Amschel Mo-ses Bauer, stanco di vagarenell’Europa dell’Est, decise, nel1750, di stabilirsi a Francoforte sulMeno, in Germania. Egli aprì una bot-tega di contabilità, nel distretto ebraicoe, sopra la porta di questa bottega, po-se, come simbolo della sua attività,una Targa rossa. Questo fatto assume una grande im-portanza, poiché gli Ebrei, nell’Europadell’Est, che appartenevano al Movi-mento Rivoluzionario, fondato sulterrorismo, avevano adottato anch’es-si la Bandiera Rossa come loro em-blema, e questo perché il rosso rap-presentava il sangue!Amschel Moses Bauer, con un figlionato nel 1743, di nome AmschelMayer, morì nel 1754 quando questiaveva solo undici anni. Il ragazzo, acui il padre aveva insegnato quantoaveva potuto sui princìpi rudimentalidell’attività dei prestatori di denaro,mostrò subito una grande abilità eduna straordinaria intelligenza. Qualcheanno dopo la morte del padre, Am-schel Mayer Bauer fu assunto, comeimpiegato, presso la Banca Op-penheimer e, per la sua abilità natura-le nell’attività bancaria subito dimostra-ta, venne promosso alla posizione disocio junior della Banca.In seguito, Amschel tornò a Francofor-te dove si assicurò la proprietà e ilcontrollo dell’attività che era stata fon-data da suo padre nel 1750. La Targarossa spiccava ancora sopra la portae, conoscendo il significato segreto diquesto simbolo, Amschel Mayer Bauerdecise di adottare un nuovo nome di fa-miglia. “Targa rossa”, in tedesco si dice“Roth Schild”, e così nacque “La Casadei Rothschild”.Amschel Mayer Bauer visse fino al 1812ed ebbe cinque figli, tutti educati e adde-strati per divenire dei Capitani dell’alta fi-nanza. Nathan, uno dei figli, dimostròun’abilità eccezionale e, all’età di ven-tun’anni, andò in Inghilterra con lo scopoben preciso di assicurarsi il controllo

    della Banca d’Inghilterra, con la finalità,poi, di collaborare col padre e coi fratelli,per fondare e consolidare un MonopolioBancario in Europa. La ricchezza cumu-lativa di questo Consorzio Internaziona-le Bancario poteva, poi, essere utilizzatoper agevolare le segrete ambizioni che ilpadre aveva comunicato ai suoi figli. Perprovare la sua abilità, Nathan Rothschildaveva moltiplicato le 20.000 sterline, chegli erano state affidate, in 60.000 sterline,in soli tre anni.

    Nello studio del Movimento Rivolu-zionario Mondiale, è importante ricor-dare che la Bandiera Rossa era statoil simbolo della Rivoluzione Francesecome pure di tutte le rivoluzioni chel’hanno seguita.Ancor più significativo, inoltre, è il fattoche quando Lenin, finanziato dai Ban-chieri Internazionali, rovesciato il Go-verno Russo, stabilì la prima DittaturaTotalitaria, nel 1917, i simboli usatierano una Bandiera Rossa, con unaFalce e Martello, con impressa laStella giudaica a cinque punte.Nel 1773, all’età di soli trent’anni,Mayer Rothschild invitò, a Francofor-te, dodici uomini ricchi e influenti,con lo scopo di convincerli del fattoche, se avessero unito le loro risorse,essi avrebbero potuto finanziare e diri-gere il Movimento RivoluzionarioMondiale, e usarlo come il loro Ma-nuale d’azione per prendere il control-lo delle ricchezze, delle risorse naturalie della forza lavoro di tutto il mondo.Rothschild rivelò come la RivoluzioneInglese fosse stata organizzata e misein risalto gli errori che erano stati com-messi. Il periodo rivoluzionario era sta-to troppo lungo; l’eliminazione dei rea-zionari non era stata eseguita con suf-ficiente rapidità e spietatezza; il pro-grammato “regno del terrore”, colquale si doveva ottenere la rapida sot-tomissione delle masse, non era statomesso in pratica in modo efficace.Malgrado fossero stati commessi tuttiquesti errori, lo scopo della Rivoluzio-ne era stato raggiunto. I banchieri,

    che avevano istigato la rivoluzione,avevano stabilito il loro controllosull’economia nazionale inglese edavevano consolidato il debito naziona-le. Con l’intrigo, attuato su scala interna-zionale, essi avevano, poi, gradualmenteaumentato il debito nazionale, prestan-do soldi per combattere le guerre e le ri-voluzioni che essi avevano fomentato sindal 1694.Basando il suo argomento sulla logica esu solidi argomenti, Mayer Rothschild

    IL “GOVERNO MONDIALE” nel “piano” di A. M. Rothschild

    del 1773

    1

    Estratto dal libro di Guy Carr: “Pawns in the game”, CPA Book Pubblisher, pp. 26-31

    La casa della “Targa rossa” (“RothenSchild”), nella quale nacque Amschel MayerRothschild, nel 1743, e dove egli tenne, nel1773, una riunione a dodici persone ricche einfluenti alle quali espose il suo “piano” perun Governo Mondiale.

  • aveva mostrato che i risultati finanziari ot-tenuti con la Rivoluzione Inglese nonsarebbero stati da paragonare a quelliche si potevano ottenere con la Rivolu-zione Francese, a condizione che i pre-senti si unissero per mettere in pratica ilPiano rivoluzionario che egli aveva stu-diato e aggiornato con grande cura.Raggiunto l’accordo secondo il qualequesto “Piano” sarebbe stato sostenutoda tutto il potere che poteva essere com-prato con le loro risorse unificate, MayerRothschild svelò il suo “Piano Rivolu-zionario”.Con una sottile manipolazione consentitadalla loro ricchezza unificata, sarebbestato possibile creare condizioni econo-miche di tale gravità da ridurre, con la di-soccupazione, le masse a condizioni difame e miseria. Con l’uso di un’accortapropaganda, poi, sarebbe stato facile farricadere la colpa di questa tragedia sulRe, sulla sua Corte, sui Nobili, sulla Chie-sa, sugli industriali e sui datori di lavoro. Iloro propagandisti ben pagati, quindi,avrebbero avuto facile gioco nel fomenta-re sentimenti di odio e di vendetta neiconfronti delle classi dominanti, esponen-do tutti i casi, reali o presunti, di sper-pero, condotta licenziosa, ingiustizia,oppressione e persecuzione. Essiavrebbero inventato infamie per infan-gare altri che, se lasciati agire, avreb-bero potuto interferire col loro pianoglobale.Dopo questa introduzione generale,fatta per suscitare un ascolto entusia-sta al piano che egli stava per svela-re, Rothschild prese un manoscritto eprocedette a leggere un piano d’azio-ne accuratamente preparato. Quanto segue è una versione succin-ta di ciò che mi è stato assicurato es-sere stata l’esposizione del complottoche aveva lo scopo di controllare lericchezze, le risorse naturali e la for-za-lavoro di tutto il mondo.

    1. Il relatore iniziò a svelare il “Piano”,dicendo che, poiché la maggioranzadegli uomini erano inclini al male piut-tosto che al bene, il miglior risultatoche si poteva ottenere nel governarlipoteva essere raggiunto con l’usodella violenza e del terrorismo enon con discussioni accademiche.Egli continuò dicendo che, agli inizi, lasocietà umana era soggetta alla forzabruta e cieca, la quale, col tempo, futramutata in LEGGE. Egli affermò chela LEGGE era un mascheramentodella FORZA. Egli disse che era logi-co concludere che: “Per le leggi dellaNatura, il diritto si fonda sulla forza”!

    2. Subito dopo, egli affermò che la libertàpolitica è solo un’idea e non un fatto.Egli disse che per usurpare il potere poli-tico, tutto ciò che era necessario era dipredicare il “Liberalismo”, cosicchél’elettorato, per amor di un’idea, avrebbeconcesso parte del suo potere e preroga-

    tive che i complottatori avrebbero riunitonelle loro mani.3. Rothschild affermò che il Potere di Dioaveva usurpato il potere dei governanti li-berali, persino a quel tempo, nel 1773.Egli ricordò alla sua udienza che vi erastato un tempo in cui la FEDE avevadominato, ma disse che, una volta chela LIBERTÀ avesse sostituito la FEDE,la gente non avrebbe saputo usarlacon moderazione. Egli sostenne che perquesto fatto, era logico assumere che ilpopolo avrebbe usato l ’ idea dellaLIBERTÀ per sfociare nella LOTTA DICLASSE. Egli indicò che era indifferente,per il successo del suo piano, che i Go-verni legittimi fossero distrutti da nemiciinterni o esterni, poiché il vincente, pernecessità, doveva sempre chiedere l’aiu-to del “Capitale”, il quale “è interamen-te nelle nostre mani”!

    4. Rothschild aggiunse che l’uso di ognimezzo, per raggiungere il loro scopofinale, era giustificato sulla base che ilregnante, che governava attraverso uncodice morale, non era un politico com-petente perché si trovava in una posizio-

    ne di vulnerabilità e di instabilità sul suotrono. Egli disse: “Quelli che desidera-no governare devono ricorrere al-l’astuzia e devono essere convinti chele grandi qualità nazionali, come lafranchezza e l’onestà, sono invece vi-zi, in politica”.

    5. Egli affermò che “Il nostro diritto ri-siede nella forza. La parola DIRITTO è

    un pensiero astratto e non prova nulla. Ioscopro un nuovo DIRITTO... attaccarecol DIRITTO del forte, e spargere al ven-to tutte le forze esistenti dell’ordine e del-la legge, per ricostruire tutte le istituzioniesistenti e diventare il Signore sovrano ditutti quelli che ci hanno consegnato i DI-RITTI e i loro poteri, per averli deposti vo-lontariamente col loro ‘Liberalismo’”.

    6. Egli, poi, ammonì i suoi ascoltatori conqueste parole: “Il potere delle nostre ri-sorse deve rimanere invisibile fino almomento in cui avrà raggiunto una ta-le forza che nessuna astuzia o forzapotrà minarlo”. Egli li avvertì che ognideviazione dalla LINEA del piano strate-gico, che egli stava tracciando, avrebberischiato di far naufragare “Il lavoro disecoli”.

    7. Rothschild, poi, sostenne l’uso della“Psicologia della plebaglia” per ottenere ilcontrollo delle masse. Egli spiegò che lapotenza della plebaglia è cieca, priva disensi, senza ragione e sempre alla mercédi suggestioni provenienti da ogni parte.Egli affermò: “Solo un governante dispoti-

    co può governare la plebe con effica-cia, perché senza un dispotismo as-soluto non vi può esistere una civiltàche è condotta NON dalle masse madalla loro guida, chiunque sia questapersona”. Egli li mise in guardia: “Ilmomento in cui la plebaglia pren-derà la LIBERTÀ nelle sue mani, latrasformerà, immediatamente, inanarchia”.

    8. Rothschild, poi, sostenne che l’usodi alcool, droghe, corruzione moraleed ogni altra forma di vizi, fosse utiliz-zato, in modo sistematico, dai loro“Agentur”1, per corrompere la mora-lità della gioventù delle nazioni. Egliraccomandò di usare “Agentur” spe-ciali addestrati come tutori, valletti,istitutori, contabili, e le nostre donnenei luoghi di dissipazione frequentatidai Goyim. Egli aggiunse: “Nel nu-mero di questi ultimi, io conto an-che le cosiddette donne di mondoche diventano seguaci degli altrinella corruzione e nella lussuria.Noi non dobbiamo fermarci davantial ricatto, all’inganno e al tradimen-to, quando questi servono per rag-giungere i nostri fini”.

    9. Rivolgendosi alla politica, Roth-schild rivendicò il loro DIRITTO diprendere le proprietà con ogni mezzoe senza esitazione se, nel far questo,

    essi si assicuravano sottomissione e so-vranità. Egli dichiarò: “Il nostro STATO,marciando lungo il sentiero della conqui-sta pacifica, ha il DIRITTO di rimpiazzaregli orrori delle guerre con le meno eviden-ti ma più efficaci sentenze di morte, ne-cessarie a mantenere il “terrore” chegenera la cieca sottomissione”.

    (continua)

    “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 17

    1 La parola “Agentur” significa un corpo completo e organizzato di agenti-spia, contro-spie, ricattatori, sabotatori, ed ogni cosa o persona che, al difuori della Legge, sia capace di aiutare, avvantaggiare o far avanzare i piani segreti e le ambizioni dei cospiratori internazionali.

    “Rothschild”, in una vignetta di C. Léandre -Francia 1898.

  • 18 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    MA SAN GIOVANNI BATTISTAAVEVA “DUE TESTE”?

    A questa stranadomanda, ri-sponde il “Ge-nerale” Enrico Bor-genni, dopo aver letto ilnostro libro: “Cristia-ni, musulmani, ebrei,hanno lo stesso Dio?No!”.

    «Mi permetto di rilevare– circa la “AppendiceIII: un Papa in mo-schea”, là dove vienedescritta la visita diS.S. Giovanni Paolo II,fatta alla grande mo-schea di Damasco il 6maggio 2001, e posarela mano sul cenotafiodi S. Giovanni Battista,che anche l’Islam vene-ra come profeta, e che,secondo la tradizionelocale islamica, custodisce latesta del Santo – quanto se-gue.

    1. La testa di S. GiovanniBattista è conservata e ve-nerata in apposito reliquia-rio nella Basilica romana di“S. Silvestro in Capite” (nel-l’omonima Piazza di S. Silve-stro, come risulta dalla carto-

    lina che Le allego, dal XII se-colo. Attualmente, il reliquia-rio è in restauro, e il craniodel Santo è conservato inuna tela trasparente con allabase una scritta inequivoca-bile “Caput Sancti JoannesBaptistae, praecursoris Do-mini Jesu Christi”. Quindi,il cenotafio della Moscheanon contiene tale reliquia e

    la tradizione islamicaè falsa!

    2. Il termine “cenotafio”stesso definisce un mo-numento funebre vuoto,in onore di un morto illu-stre (come quello diDante nella Chiesa diS. Croce, in Firenze).L’usanza dei cenotafi ri-sale ai tempi omerici edebbe notevole diffusio-ne nel mondo antico,greco e romano1.Non sono a conoscen-za di come la testa delBattista sia pervenuta aRoma, ma ritengo chela tradizione cattolica dioltre nove secoli sia piùattendibile di una tradi-zione locale islamica!

    Infine, non posso non rileva-re che Sua Santità, per ono-rare il Precursore di Gesù,poteva più comodamente at-traversare il Tevere e recarsinella Basilica di “S. Silve-stro in Capite” senza alcunanecessità di entrare in unamoschea; fatto che, comecattolico, mi ha profonda-mente addolorato!

    1 Cfr. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana; Arch. Roberto Gabetti Ord. Politecnico di Torino, Grande Dizionario Enciclopedico UTET, vol. IV.2 Questa lettera è tratta (come indicano le note 219, 223 2 224) dal libro di C. Milanesi “Il sacco di Roma del XCXXVII. Narrazioni di contempora-nei”, Firenze 1867, alle pagine 171-190 e 484, 485 e 504.

    San Giovanni Battista battezza Gesù.

  • “Chiesa Viva” *** Marzo 2002 19

    ***Ed ecco un’ulteriore “pro-va” storica della plurise-colare esistenza della reli-quia nella citata Basilica:La Banca Toscana di Fi-renze ha pubblicato, qua-le strenna natalizia, per il2002, un libro sul condot-tiero mediceo “Giovannidalle bande nere”, da meavuto da un amico.Nella descrizione del sac-co di Roma (a pag. 86),sono riportati degli stralcidi una lettera del Vescovodi Como dell’epoca, Cardi-nale Scaramuccia Tri-vulzio, con la quale, il 24maggio 1527, egli informa-va il Suo segretario sugli esitidel saccheggio:

    «... Il capo di S. GiovanniBattista, quale era in S.Silvestro, spogliato del-l’argento e gettato il ca-po a terra»2.Evidentemente, la profana-zione descritta dal Cardi-nale Trivulzio, nel maggio1527, conferma la presen-za in Roma, nella stessachiesa di oggi, del capo delPrecursore di Gesù.Le unisco alcune fotocopieprobanti, tratte dal libro inquestione, relative alla par-te d’interesse nonché allanota in calce.Nel rinnovarLe la mia sti-ma profonda, Le porgo ilmio saluto!

    Generale Enrico Borgenni

    Urna contenente il “Capo” di S. Giovanni Battista.

  • 20 “Chiesa Viva” *** Marzo 2002

    RAGAZZE e SIGNORINE

    in cerca voczionale, se desiderate diventare Religiose-Missionarie”– siain terra di missione, sia restando in Italia –

    per opere apostoliche, con la preghiera e il sacrificio,potete mettrvi incontatto, scrivendo, telefonando a:

    “ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”

    Via Galileo Galilei, 121 - 25123 BresciaTel. e Fax: 030 3700003

    MARZO 2002

    SOMMARIO N. 337

    ASSISI - BIS24 gennaio