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Io chi sono 1 Paradigma olistico. 2 Struttura della mente Conscio, subconscio, inconscio. 5 Contrazione ed espansione. 8 Sopravvivenza, piacere e fuga dal dolore. 12 Imprinting. 14 Utilizzo degli schemi inconsci. 16 Zone di comfort. 18 Bisogni surrogati. 20 Guadagno secondario. 21 Proiezione & Rimozione. 23 Struttura dell’esperienza. Vakog. 25 Neuroni specchio. 28 I tesori di Come sei veramente. Eft. 29 Logosintesi. 31 Accendere la Luce. Metacognizione. 33 Il paradosso della fisica quantistica. 33 Conclusioni. 35

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Io chi sono.

La libertà dell'uomo è definitiva ed immediata, se così egli vuole; essa non dipende da vittorie esterne, ma interne (Paramahansa Yogananda).

Nell’affrontare il tema di “Come sei veramente” sono riuscito a rendere l’esposizione semplice, così che possa essere compresa da tutti. L’atto volontario di presentarla in questa veste in modo che ognuno di noi possa trarne beneficio, mi ha spinto a spiegare la teoria, concentrandomi sulla pratica, fornendo soluzioni applicabili a chiunque desideri sperimentare un nuovo modo di guardare alla propria vita, non solo per seguire il filo dell’Arianna che ci porti fuori dal labirinto della mente in cui molti di noi si perdono, ma anche per imparare che alla vita possiamo chiedere di “stare bene”, tutti indistintamente. Pur riuscendo nella semplificazione, troverai nel testo una terminologia che si rifà al linguaggio della psicologia (eh beh … che ti aspettavi, stiamo parlando della mente). Ho ridotto questa terminologia, commentandola abbondantemente. Quello che ti è necessario sapere per raggiungere un reale cambiamento interiore, positivo, stabile e duraturo è racchiuso in queste pagine. Come spesso dice Andrea Fredi, non abusarne, correresti il rischio di essere felice. Nei prossimi cinque o sei mesi e poi ancora … un anno … due anni … e poi ancora … ascoltami … riuscirai veramente a fare le cose che ti piacciono… e avrai del tempo per te e per le tue attività… tempo per esprimere le profondità della tua identità… per realizzare i tuoi sogni… e per essere la persona che vuoi essere e vivere la vita che vuoi vivere... immaginati tutto questo per qualche istante... poi ti basterà seguire attentamente questo e-book ascoltando le tue emozioni … E ora … possiamo cominciare. Nota: Laddove all'interno del presente E-book fosse utilizzato il termine "guarigione", o suoi sinonimi, è sempre da intendersi come riferita all'innalzamento dello stato energetico. Laddove all'interno del presente E-book fosse utilizzato il termine "malattia", o suoi sinonimi, è sempre da intendersi come riferita allo stato energetico dell'individuo. La cura e la guarigione sono due principi distinti. La guarigione implica un processo attivo che conduce alla consapevolezza e che abbraccia tutto l'essere (holos) nelle sue diverse componenti fisiche, psichiche, mentali, spirituali. Una "salute" globale, olistica è intesa in questo e-book. Nessuna indicazione e affermazione qui presenti sostituiscono cure e/o diagnosi mediche e/o terapeutiche.

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Paradigma Olistico. Stare bene. Per “stare bene” nella vita, si intende quella condizione in cui si sia raggiunto un equilibrio non solo psico-fisico, ma anche emozionale, comprendente diversi livelli su cui ognuno di noi dovrebbe concentrarsi per ottenere miglioramenti continui, raggiunti i quali, potrebbe sempre migliorarsi (risata). Secondo la piramide dei bisogni di Maslow, l’essere umano raggiunge una piena realizzazione di sé quando ha soddisfatto completamente la gerarchia di motivazioni che lo muove dalle più basse (originate da bisogni primari - fisiologici) a quelle più alte (volte alla piena realizzazione del proprio potenziale umano - autorealizzazione).

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È risaputo che l’uomo agisce nella vita in risposta a bisogni, che fanno di lui una macchina “reattiva”. Così facendo egli determina il proprio comportamento all’interno della società. Maslow vuole che soddisfatti i bisogni primari, ci si rivolga verso quelli più alti e che senza l’appagamento dei primi, sia difficile rivolgere l’attenzione a quelli successivi. Tuttavia l’importanza che ognuno di noi da alla soddisfazione di un certo tipo di bisogno è soggettiva e dipendente anche da altri fattori per cui, pur considerando valido un approccio di questo tipo per determinare in quale scala agire per raggiungere un equilibrio, consideriamo interessante l’idea pur con una certa elasticità d’azione. La nota fondamentale che però emerge da Maslow è il raggiungimento di un certo tipo di equilibrio che ognuno di noi dovrebbe ricercare attivamente per stare bene con sé stesso, nel proprio nucleo familiare, di amicizie e lavorativo. Il paradigma o modello olistico sostiene che “il tutto sia più della somma delle sue parti”, Un tipico esempio di struttura olistica è l'organismo biologico, perché un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un'unità-totalità non esprimibile con l'insieme delle parti che lo costituiscono. Come anche l’automobile (risata). Se il fegato non funziona correttamente quindi, è necessario ricercare le ragioni del suo malfunzionamento all’interno delle cellule epatiche oppure nello spazio dimensionale dell’essere umano definito da corpo fisico – emozione – psiche? Se decidiamo di sottostare al paradigma olistico, probabilmente si. Ma spesso anche se ce ne infischiamo. Facciamo un esempio che tralasci il modello olistico. Quando sono malato, ho più probabilità di essere incazzato e stanco di quando sono in salute e faccio attività fisica poiché il corpo fisico restituisce sensazioni che generano positività influenzando le emozioni che a loro volta influenzano la sfera psichica che controlla (inconsciamente – mi raccomando) le funzioni fisiologiche. Queste comprendono a loro volta la regolazione dell’omeostasi, la produzione di endorfine, la rego-lazione della produzione di ormoni da parte del sistema endocrino, eccetera. Si, lo so, sono partito da lontano, ma le premesse sono spesso necessarie perché tendiamo a dimenticarcele o peggio a rimuoverle.

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In psicologia, come vedremo oltre, la rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere.

Questo concetto seppur innocuo in riferimento al contesto, ci tornerà utile in seguito e ricordandoci che tutte le emozioni inespresse, soppresse o peggio, congestionate, nuociono al nostro insieme. Ti piace come ragionamento? Non fa una piega. Abbiamo una dimensione che ci spinge a stare bene che chiameremo circolo virtuoso e una che ci costringe a stare male che chiameremo invece circolo vizioso. Come è ovvio pensare, il circolo virtuoso genererà sensazioni di benessere, spingendoci a migliorare, a crescere, a progredire, in quello vizioso, invece, spesso ci troviamo vittime delle nostre stesse sensazioni negative e siamo portati ad esprimere posizioni di rifiuto rispetto a diversi aspetti della vita stessa.

Entrambe queste condizioni si auto-alimentano, comportandosi come organismi dotati di vita propria all’interno del nostro stesso organismo e vengono create e sorrette, come vedremo, dal nostro subconscio e da ciò che crediamo di sapere di noi stessi. Perché mi spingo ad affermare che sono sorrette dal subconscio? Spesso ci chiediamo come mai, senza una VALIDA ragione apparente, ci troviamo a compiere azioni non dipendenti dalla nostra volontà oppure addirittura contrarie al nostro star bene. Perché non riusciamo a perdere quei chili in eccesso di cui vogliamo liberarci da anni? Perché non poniamo fine a quella relazione che ci fa immensamente soffrire? Perché nonostante i ripetuti tentativi, con-tinuiamo ad accendere la sigaretta? E tutti i buoni propositi per l’anno nuovo dove sono finiti? Nel dimenticatoio? Già, proprio così. Nel dimenticatoio del subconscio.

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Struttura della mente.

Il subconscio mormora incessantemente, ed è ascoltando questi mormorii che si ascolta la verità (Gaston Bachelard).

Conscio, subconscio, inconscio. Abbiamo capito che l’essere umano è una macchina reattiva. Pas-sa una bella ragazza o un bell’uomo e ci scopriamo a creare pensieri di unione con un perfetto sconosciuto. Abbiamo fame e clamorosamente riusciamo a trovare quel briciolo di forze per raggiungere il frigorifero e stancamente aprirne la porta per scoprire che è vuoto. Poi vogliamo sicurezza, unione, empatia, realizzazione dei nostri desideri, l’I-phone nuovo e ancora e ancora. Molti di noi passano la vita senza nemmeno sapere che stanno cercando qualcosa. Si aggirano per la vita trasmettendo insuccessi, ansia e frustrazioni, timorosi anche solo di pensare di esprimere sé stessi, oppure troppo spaventati per pensare di impegnarsi seriamente in qualcosa. Il paradosso della vita in generale è nella sua semplicità. Più ci si semplifica, riducendosi nelle strutture mentali, più ci si affranca dal dubbio, dalle costrizioni, dagli schemi che il subconscio utilizza per noi, per garantirci la sopravvivenza, apprendendo dall’ambiente le strategie atte a garantirci questo. Possiamo quindi aggiungere una parola alla nostra descrizione: che “l’essere umano è una macchina reattiva esperienziale”. Prova ad immaginare un enorme registratore in grado di ricevere, catalogare ed archiviare ogni tua esperienza e di riprodurre “a comando” un comportamento adeguato ad ogni situazione. Se questo registratore esistesse, tu non avresti più bisogno in ogni momento di pensare a cosa fare nelle situazioni della vita di tutti i giorni. Ad esempio potresti guidare l’auto senza pensare di dover schiacciare la frizione per cambiare le marce, non dovresti pensare che al cellulare si risponde premendo il tasto verde, non dovresti pensare che quando ci si incontra ci si dice “Ciao!”, non dovresti pensare a quale comportamento adottare in compagnia e quale in privato e non dovresti pensare a tutte quelle azioni che riempiono la quasi totalità della tua giornata e che sono monotone, ripetitive e

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che compi tutti i sacrosanti giorni. Aspetta. Cosa ho detto? Che ci vorrebbe un registratore così? Ah, già! Era nella dotazione di serie e non me n’ero accorto. Beato subconscio che mi fa vivere in automatico e senza farmi accorgere quasi di nulla (applauso). Il subconscio archivia e riproduce il comportamento automatizzan-do processi che altrimenti andrebbero appresi nuovamente ogni volta che si decide coscientemente di attuarli. Immagina che fatica se tutte le mattine dovessi studiare il modo per fare il letto. O imparare ad accendere il fuoco, o gridare: “Mamma! Come si risponde al telefono?” (che strano però … mio padre dopo vent’anni mi chiede ancora come si accende il videoregistratore … e io a spiegargli che il videoregistratore non c’è più e che i Dvd stanno scomparendo … va beh, poi ti spiego la zona di comfort … N.d.r.) E la domanda a questo punto è: c’è un “MA”? Certo che c’è un “ma” e sembra più un Iceberg che una innocua congiunzione. Una volta che un comportamento è stato appreso come efficace, viene impiegato in ogni occasione adeguata a tale comportamento. Questo vale per tutte le azioni che abbiamo acquisito e archiviato in memoria. Si stima che il controllo delle azioni quotidiane da parte del subconscio piuttosto che della mente conscia sia circa del 95%. Questo significa che, tolte le ore di sonno (diciamo otto), siamo consapevoli per circa un’ora e agiamo in automatico per circa quindici. Certo, è solo un dato, prova però ad immaginare per quante volte hai mangiato senza avere fame, guardato la TV facendo zapping senza trovare niente di interessante, acceso la sigaretta senza pensare, ti hanno trascinato in luoghi in cui non avevi voglia di andare, ascoltato persone dire cose senza senso per poi scoprire che avevi solo voglia di avere in mano questo libro. E questa è solo la punta dell’Iceberg. In effetti spesso la mente viene paragonata ad un Iceberg dove la parte emersa corrisponde alla consapevolezza e quella immersa al subconscio e, guardando l’immagine, la proporzione viene resa in maniera efficace. Ti è mai capitato di sentire una forte spinta interiore attirarti verso un’azione che non sapevi perché compiere?

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Un’attrazione irresistibile verso qualcosa senza sapere perché? Ecco, ora puoi chiederne le motivazioni al tuo iceberg. Alcune delle risposte che otterrai lo faranno sciogliere velocemente, per altre ci vorrà un poco di più, soprattutto per quelle congelate da tanto

tempo (addirittura, a volte, da prima della nascita). La cosa importante che il tuo subconscio è in grado di registrare già da ora è che tu adesso hai tutti gli strumenti per prendere il

controllo della tua vita e sciogliere i blocchi. Bello? Si, certo. Indagando un pò, tutti i comportamenti “inconsci” utilizzati nella vita, dal collezionare farfalle, al cucinare vegetariano, all’essere attratti da un certo tipo di partner, hanno un “primum movens” (in senso lato, ovvio), un primo movimento, un motivo per cui sono nate, un’esigenza di qualsiasi tipo che ci ha spinto ad intraprendere una determinata azione, che è divenuta comportamento, poi abitudine, convinzione, credenza, azione, destino (?). È implicito, ma lo dico “che è meglio” (cit. Puffo Quattrocchi), che nella trattazione di questo tema teniamo in considerazione non solo le abitudini costruttive e le convinzioni potenzianti, ma anche e soprattutto le abitudini negative e le convinzioni limitanti che sono in ultima analisi le cause generative dei circoli viziosi di cui sopra. Ci sono diversi schemi inconsci legati a ciò che piace o non piace, a ciò che fa stare bene oppure no e non tutti sono facilmente spiegabili restando in un contesto di poche righe. Possiamo certo impiegare i seguenti termini per dare un’infarinatura e una frittura dei temi principali. Movimenti inconsci:

- Contrazione ed espansione. - Sopravvivenza, piacere e fuga dal dolore. - Imprinting. - Utilizzo degli schemi inconsci. - Zona di comfort. - Bisogni surrogati. - Guadagno secondario. - Proiezione & Rimozione.

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Contrazione ed espansione. The circle symbolizes T'ai Chi which is formless and above duality. Here it is manifesting itself as the progenitor of the universe. It is divided into Yin (the dark) and Yang (the light) which signify the negative and positive poles. Pairs of opposites, passive and active, female and male, Moon and Sun (cit. Battiato). Il movimento fondamentale della vita nell’Universo a noi noto, è spinto da questa dinamica di interazione tra attivo e passivo, posi-tivo e negativo ed è riscontrabile sia a livello macrocosmico che microcosmico, passando dal rapporto tra Sole e Luna, arrivando ai movimenti delle cellule. Appunto parlando di cellule, alcuni scienziati hanno riscontrato che, clonando le cellule endoteliali, esse avevano la tendenza a rifuggire dalle tossine e dirigersi invece verso le sostanze nutritizie, proprio come l’uomo fugge dal dolore correndo incontro a un pasto caldo. Le cellule rispecchiano il comportamento del loro creatore (l’uomo), portandoci alla mente ricordi della tavola smeraldina. Facciamo caso ad una dinamica ben precisa mentre iniziamo ad ascoltare il nostro corpo, scoprendo che siamo noi stessi gli artefici delle reazioni che poniamo all’ambiente e quindi, in ultima analisi del nostro successo nella vita. Proviamo a chiudere gli occhi ed immaginiamo intensamente che l’ambiente esterno sia ostile (Ok! Smetti di leggere. Ora!) ed iniziamo ad ascoltare le sensazioni che il corpo ci restituisce (Stai ancora leggendo? … uffa …). Fatto? Lo so che non stai provando … sai perché lo so … perché anch’io quando un libro mi propone un esperimento, non smetto mai di leggere. Va beh … facciamo così … non vado avanti finché non hai provato.

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Allora?

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Ok. Adesso proviamo il contrario. Prova ad immaginare che l’ambiente esterno sia accogliente, protettivo, familiare. Come ti senti? Prova a percepire la differenza. La chiusura e l’espansione determinano la risposta del sistema nervoso autonomo all’am-biente. Macchina reattiva esperienziale. Cosa pensi che accada ad un manager costantemente sotto stress o, diversamente, a un bambino in Africa che per sette giorni su sette deve fare i conti con la scarsità di cibo? Entrambi svilupperanno reazioni (opposte ovviamente) che diverranno, nel tempo, comportamenti abitudinari, poi convinzioni, credenze, a loro volta ancora azioni e infine destino. La mente subconscia segue quindi alternativamente uno di questi due movimenti: aperta ed espansiva apprende, chiusa e difensiva si protegge. Se però impariamo ad attuare una dinamica d’ascolto e ci mettiamo nelle condizioni adeguate per apprendere, tutto l’Universo ci parla. In ogni piccolo movimento possiamo ritrovare un insegnamento, così come in ogni persona che attraversa il nostro cammino e poi ne vedremo anche il motivo. Ma se è inconscia, come caspita facciamo a dirigerla, ti chiederai. Semplice. Accendendo la Luce. Il che equivale a dire portando attenzione. Ma andiamo per gradi. Ricordi lo schema di prima sull’influenza delle emozioni sul pensiero, sulla fisiologia e viceversa? Ok. Il subconscio è influenzabile dalla mente conscia attraverso le emozioni, i pensieri consapevoli e la fisiologia. Ti spiegherò come cambiando postura si possa influenzare il pensiero e come esprimendo gratitudine sia possibile interagire con il subconscio, modificando i tuoi schemi comportamentali e di conseguenza quelli di chi ti circonda. Per ora è importante capire che questa danza incessante tra azione ed inazione, tra accettazione e rifiuto avviene anche nel subconscio e che uno di questi movimenti è spinto dalla paura e l’altro dall’Amore (che è sempre un tasto delicato). Ora scopriamo una delle dinamiche fondamentali a cui risponde l’organismo vivente. In realtà l’abbiamo già scoperto nelle righe precedenti, ma il tuo subconscio non se n’è ancora accorto, quindi accendiamo la Luce e guarda bene nella tana del bianconiglio

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poiché stai per scoperchiare il vaso di Pandora e denudare la tua forza interiore per poi usarla attivamente nel migliore dei modi. Pronti? Se l’essere umano è una macchina reattiva esperienziale, a cosa reagisce? Bene! Complimenti! Dieci punti per te. All’ambiente!!! Quando pronunciamo la parola “ambiente”, non intendiamo solamente gli alberi, le nuvole, il cielo e i palazzi, stiamo implicitamente dicendo “spazio” e per spazio intendiamo sia lo spazio fisico che quello emotivo e mentale. Noi nasciamo, cresciamo, viviamo, ci amiamo, gustiamo della vita, soffriamo, ci sentiamo in pena, vinciamo e perdiamo. E tutto questo nello spazio esterno a noi. Fuori, vero? Ora riattiva la percezione interiore, ascolta la tua persona … senti le mani … il respiro … il plesso solare … l’emozione che provi in questo momento … e lentamente ti accorgi che mentre vivi in automatico il novantacinque percento della tua giornata, ti stai perdendo tutto questo. D’oh!

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Sopravvivenza, piacere e fuga dal dolore. Quando le cose ci vanno storte e non sappiamo perché, possiamo dare la colpa alla sfortuna, al destino, alla sorte avversa, al cambio euro-dollaro, al coniuge, al capo ufficio, alla collina dei conigli, alla fiera dell’Est per due soldi, all’Angelo della morte sul macellaio che uccise il bue che bevve l’acqua, a Dio. Immagina solamente per un attimo se la vita la fuori, nel mondo, fosse uno specchio della tua vita interiore. Immagina se, mentre agisci nel mondo e imprechi per la sfortuna, stessi guardando in un enorme specchio e dall’altra parte ci fossero tutte le immagini presenti da questa parte. Ci sei tu, lo specchio, la tua stanza e tutte le componenti presenti nella stanza. Gli altri, al di là dello specchio, sono solo riflessi di quello che tu qui, nella stanza reale, decidi di fare entrare. Immagina ora di arrabbiarti con il riflesso delle persone, di essere triste perché hai perso il riflesso della persona che per te raffigurava l’Amore, di avercela a morte con il riflesso del potere che non hai mai digerito perché anche tu, come tutti, hai subito dei torti. Immagina ora di fare una cosa incredibile. Una cosa degna di un eroe o un’eroina ricolmi di Luce. Cambiando ora l’aspetto e gli elementi nella stanza interiore, diventi capace di cambiare quelli nel mondo esteriore. Mettendo ora le emozioni positive nella stanza interiore, i riflessi all’esterno possono solo cambiare. Sono solo riflessi. E di quei riflessi che sono lì da vent’anni e non sai più cosa fartene o perché sono lì, lasciali andare, il loro scopo è esaurito. Ora, ascoltando la tua persona, osserva questi riflessi. Cos’hanno di così spaventoso? O triste? O impossibile da risolvere? E come puoi fare a lasciare andare tutto questo? Come puoi liberarti delle influenze negative del tuo passato? Come si può, dirai tu, cambiare il contenuto della stanza interiore? Lo scoprirai nel capitolo che ti parla dei “gioielli di Come sei Veramente”. Stai imparando insieme a me che la mente apprende per ripetizione o somiglianza e per emozione, adattandosi all’ambiente esterno e questo le permette di generare SEMPRE: “La migliore strategia atta a garantire la sopravvivenza alla specie, alla razza, al clan, al nucleo famigliare, al singolo”.

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Quindi se stai attribuendo la colpa alla sfortuna o al macellaio, stai facendo a pugni con i riflessi nello specchio e puoi sempre, anche se a volte può essere difficile risalire al “Primum movens”, trovare le ragioni di ciò che ti accade dentro alla tua stanza interiore. Per questo puoi scegliere di imparare ad interagire con il tuo mondo interiore in maniera più profonda, per comprendere che siamo inseriti in un contesto molto più ampio di noi, che ci include tutti ed ognuno di noi è nella propria stanza mentre è riflesso nelle stanze di tutti gli altri e questa interazione, questo scambio continuo, influenza il disegno di tutti. Per questo puoi scegliere di imparare ad interagire con il tuo mondo interiore in maniera più profonda, abbandonando il dolore e la fatica di fare a pugni con i riflessi per dedicarti semplicemente ad arredare la tua stanza con ciò che più ti piace e condividere con le persone che ami ciò che ti fa stare bene. Per questo puoi scegliere di imparare ad interagire con il tuo mondo interiore in maniera più profonda, sciogliere i blocchi di ghiaccio del tuo iceberg che ancora ti legano a rappresentazioni della realtà che non ti appartengono, per liberarti definitivamente di quelle dinamiche inconsce di cui poi ti penti. Per questo puoi scegliere di imparare ad interagire con il tuo mondo interiore in maniera più profonda, scegliendo in modo intensivo ed esaustivo di capire come sei veramente.

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Imprinting. La fiducia è la chiave di tutto. Quando siamo in fasce e poi beviamo dal biberon e lo svezzamento fino ad arrivare alla prima scuola, i ricordi dei compagni di giochi, le altalene, il divertimento in compagnia, che bei tempi, vero? Le figure che attraversano le prime fasi della nostra vita sono fondamentali perché esse sono per noi modelli di riferimento a cui aderiamo completamente e in cui crediamo profondamente fino a che troviamo poi la nostra personale via d’espressione e la nostra strada. Giusto? Hai trovato la tua strada? O ciò che fai è solo un ripiego? Se, come ormai hai capito, l’essere umano è una macchina reattiva esperienziale, l’adesione al modello familiare è per noi la naturalezza della strada della vita. Apprendiamo per somiglianza dai genitori in primis, poi dagli educatori, dai modelli sociali, dagli amici, dai partners. Assomigliamo a chi si riflette in noi e riflettiamo chi ci assomiglia. Con le persone con cui troviamo poco feeling, ci scontriamo, non ci intendiamo, è normale, è “umano” che non ci si frequenti. Alcuni legami sono però più importanti di altri ed è facile capire quali. Mentre con gli amici, si possono tagliare i rapporti, i genitori non si possono cambiare, quelli non ce li possiamo scegliere, anche se in un’ottica più ampia, questa scelta forse c’è stata, ma in questo luogo stiamo parlando d’altro. E quindi ci facciamo carico di tutte le istanze che inconsciamente ci vengono trasmesse. Sia quelle positive che quelle negative. Ora, chiunque tu sia presta bene attenzione. Non solo seguire la strada dei nostri genitori deriva dall’imprinting, ma anche sceglierne una completamente diversa per dimostrare che si è diversi è una reazione, giusto? È come prendere a pugni il riflesso nello specchio per tutta la vita. La strada della pace personale arriverà solamente quando saremo in grado di dire: “Grazie di ciò che avete fatto per me, io sono così e questo è ciò che mi fa stare bene. Anche se non riuscite a capire”. Ma i genitori alla fine capiscono sempre. Pur soffrendo. La verità è che noi soffriamo perché l’immagine che maturiamo delle persone a cui teniamo differisce da come sono in realtà, per questo parlo di riflessi. Perché è veramente difficile

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comprendere interamente le stanze degli altri. Ciò che vediamo è semplicemente la porzione di riflesso che siamo in grado di vedere dalla nostra prospettiva. Tuttavia l’imprinting va ben oltre la soglia della coscienza e a questo punto ti stari chiedendo: “Quali influenze negative ho ereditato che seguo ciecamente senza sapere”? Ora che sei così dentro alla tana del bianconiglio, puoi vedere con i tuoi stessi occhi la profondità di questo incredibile gioco che è la vita. Tutti i modi di fare, le credenze che abbiamo ereditato su cosa sia giusto o sbagliato, i legami affettivi, tutte le volte che abbiamo agito in modo non conforme al nostro sentire interiore pur cercando di rispettare il credo dei nostri genitori, per far si che loro potessero essere orgogliosi di noi, oppure quando siamo stati criticati per aver intrapreso una strada che non era condivisa e ci siamo ritrovati addosso le critiche di tutti per poi abbandonare affranti. Quando siamo stati accolti da un ambiente ostile in cui siamo stati costretti a stare per cause di forza maggiore e ci siamo sentiti soli, isolati, non capiti. Abbiamo pianto per portare avanti le nostre idee. Abbiamo amato persone che non ci volevano e sfruttato persone che credevano in noi. Siamo tutti membri della razza umana e tutte queste storie singolari di ognuno di noi hanno contribuito a modellare la nostra struttura mentale in dinamiche più o meno complessa che siamo noi, è la nostra vita, così come l’abbiamo volutamente o inconsciamente creata. Tutto questo delicato e complesso processo di informazione e apprendimento passa attraverso l’imprinting. È come inserire milioni di floppy disk (lo so … lo so … che il floppy disk non si usa più) e ognuno di questi crea una configurazione particolare di risposta alla vita seguendo la dinamica dell’apprendimento e del problem-solving attraverso la migliore strategia atta a garantire la sopravvivenza. Una macchina perfetta sotto molti punti di vista.

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Utilizzo degli schemi inconsci. Avendo seguito bene la dinamica nel suo sviluppo sei ormai come un segugio e sai fiutare molto bene le insidie nascoste nella ripetizione di un comportamento inconscio. Hai seguito e scoperto il motivo per cui a volte (più spesso di quanto credi) ci troviamo a procedere nella vita senza capire la vera ragione del nostro agire, ma impiegando una dinamica ben precisa: stiamo rispondendo ad uno stimolo attraverso l’utilizzo di uno schema inconscio appreso in precedenza.

Il reale problema sta nella creazione di schemi inconsci derivanti dall’Imprinting che diventano a loro volta convinzioni limitanti che generano circoli viziosi. Se hai seguito con attenzione tutto questo moto interiore, hai capito che i riflessi nello specchio sono “come tu li fai, dentro la testa lo sai …” (cit. Reggae National Tickets) e tutto il mondo esteriore riflette le dinamiche che hai volontariamente o involontariamente creato per rispondere alla vita (cfr. The Secret – La legge d’attrazione). Se hai seguito tutto questo, sei già anni luce oltre la maggior parte delle persone che non hanno la fortuna di avere questo libro tra le mani. Bene! Seguimi ora alla scoperta di come sei veramente.

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Qualche esempio di convinzioni limitanti derivanti dall’Imprinting.

- I soldi non bastano mai. - I ricchi sono tutti disonesti. - Non ce la farai mai. - È meglio se metti la testa a posto. - Meglio un uovo oggi che una gallina domani. - Non sposarti mai, guarda me e tuo padre. - Amore è una parola, l’Amore vero non esiste (I Giganti).

N.b.: prova a pensare all’idea del Gigante … è sicuramente grande e grosso, imponente, forte, vede meglio degli altri perché è più in alto e picchia come un fabbro. Immagina lo strapotere che inconsciamente dai alla parola “I Giganti” e immagina che effetto negativo può avere avuto sulla psiche ripetere, negli anni ’60, questa canzone per un numero indefinito di ascolti.

- Ma chi ti credi di essere? - Sei un bambino cattivo. - I bambini grandi non piangono. - Le signorine per bene non si comportano così. - Ok, per divertimento puoi fare quello che vuoi,

ma un posto fisso devi avercelo. - A mettere su i chili si fa presto, ma perderli è dura. Si, è vero, potremmo andare avanti per giorni, ma procediamo perché il viaggio è solo a metà e ci sono ancora molte cose che devi scoprire per capire come sei veramente. Questa breve lista è solo un esempio dimostrativo di quali e quante convinzioni limitanti possono annidarsi nella tua testa senza che tu te ne accorga minimamente. Modi di dire, pensieri ricorrenti, insuccessi, frustrazioni. Tutti gli atti rivolti al tuo Sé che hanno avuto connotazioni negative, partecipano al congelamento di blocchi di Iceberg, formando convinzioni generate da risposte, spesso al dolore. Capisci che scoprire Come sei veramente attraverso le tecniche energetiche è un modo di liberarsi da questi paesaggi di cieli e nuvole nere con temporali in arrivo.

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Zone di comfort. Immagina un comodo tappeto. Dentro questo tappeto ci sono tutte le cose che conosci di te, quelle che ti fanno stare bene, che ti danno piacere. Ma anche i tuoi limiti, ciò che credi di poter o non poter fare. Fuori da questo tappeto c’è l’ignoto. Non puoi sapere se ti piacerà o meno, sai solo che non lo conosci. All’interno del tappeto c’è la zona di comfort, fuori, quella di discomfort. All’interno del tappeto sai che sei a tuo agio, i libri che ti piacciono, le convinzioni sulla tua vita che riconosci, le tue idee, le certezze. Fuori dal tappeto, solo l’ignoto. “Per apprendere una competenza nuova, devi uscire dal tappeto”.

Ripeto:

“Per apprendere una competenza nuova, devi uscire dal tappeto”.

Alcune competenze non ti fanno paura e sono quelle per cui ti dai da fare spontaneamente e che ti fa piacere conquistare. Ma immaginiamo per un attimo che tu abbia la necessità di compiere un’azione che non vuoi compiere e che la cosa ti dia un certo disagio. Immaginiamo che tu abbia necessità di esporre un progetto ad un pubblico e che parlare in pubblico sia per te fonte di imbarazzo. Il tuo corpo comincerebbe a manifestare segni tangibili del fastidio, come secchezza delle fauci, tensione muscolare, pesantezza, mancanza di equilibrio, incapacità di comporre i pensieri secondo un ordine logico e congruente. L’emozione negativa, influenza il pensiero creando una fisiologia anch’essa di rifiuto e tu finiresti per convincerti che “NON sei capace di parlare in pubblico”. Potrebbe essere accaduto, ma è solo un esempio, che in gioventù ti abbiano messo al centro di un palcoscenico per una di quelle odiose e inutili recite scolastiche in cui solo i genitori si divertono, esponendo i loro figli come trofei e magari qualcosa sia andato per il verso storto e che tu da quel momento in poi (anche dimenticandoti dell’accaduto) abbia sviluppato uno schema comportamentale atto a mantenere le distanze da una situazione di disagio come quella già provata e che ha minato la sopravvivenza. Una reazione ad un avvenimento che per un adulto è una sciocchezza, per un bambino può risultare di fondamentale

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importanza. Del resto la differenza di percezione è più che ovvia. Puoi prenderti qualche tempo per sondare ora la tua infanzia o l’adolescenza per andare come un segugio a seguire le tracce di qualche avvenimento e fiutare le tracce di un comportamento automatico anomalo, prima di proseguire alla scoperta di ciò che c’è fuori dal tappeto. Io ti aspetto qui. … Assodato quindi che ciò che è fuori dalla tua zona di comfort, ciò che ti da fastidio fare, come anche le persone che ti disturbano, ad esempio, stimolano in te una reazione che già conosci, una reazione che risponde ad uno schema, ecco che hai un altro tassello del puzzle, un’altra fettina di come sei veramente, un altro modo per osservare il tuo tappeto del comfort e misurarne i limiti, perché quando tocchi i limiti, impari anche a superarli. “E io ti dico, si, proprio a te, donna o uomo che tu sia, in questo momento, e con la crisi di valori che permea il nostro mondo, il nostro secolo, questa è la nostra possibilità di far vedere a tutti questi riflessi passivi, chi noi siamo veramente, quali sono i nostri veri intenti, i nostri interessi profondi e, nonostante tutti questi difetti, noi siamo qui e vogliamo fortemente ancora una volta volerci bene. Amarci per quello che siamo. Completamente e profondamente essere come siamo veramente. Basta storie. Basta compromessi. Basta procrastinazione. È ora di essere ciò che siamo veramente”. E tu? Come sei veramente?

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Bisogni surrogati. Bisogna condannare la droga. Bisogna condannare tutte le sostanze che alterano la mente e ci tolgono la possibilità di stare bene. Bisogna condannare tutto ciò che ci illude di stare bene mentre in realtà ci nuoce (Max Volpi). I bisogni surrogati come dice la parola stessa sono dinamiche interne alla mente che sopravvengono quando non riusciamo, impediti da un evento esterno, ad ottenere qualcosa. Operiamo quindi una sostituzione di un bisogno con un altro che pensiamo possa portarci al bisogno primario. Sarà vero? Esempio: “Voglio pù soldi!” “Perchè?” “Perché quando avrò più soldi, potrò finalmente dedicarmi ai miei interessi!” Questo è un classico esempio di bisogno surrogato che ci spinge nella più sorridente delle ipotesi a “sputtanarci” 50 o 100 euro al mese in Gratta &Vinci, ben sapendo che le probabilità di un colpo gobbo (cit. Igor) sono ben più misere di quelle che nell’universo esistano altre forme di vita (cit. Bluvertigo). I soldi come entità materiale hanno bisogno di essere guadagnati, ciò richiede impegno, e mantenuti, ciò richiede impegno, o perlomeno gestiti in automatico, ciò richiede impegno (almeno nella formazione per capire come fare). Si possono creare rendite automatiche che si amplificano, ma ciò richiede impegno (almeno ad avviarle e mantenerle sane). Il vero problema è questo: quali sono i tuoi bisogni reali? Cosa ti fa stare veramente bene a cui non rinunceresti? Di cosa hai veramente bisogno per essere felice? Rispondi prima di proseguire nella lettura.

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Guadagno secondario. “Come si permette? Lei non sa chi sono io!!!” Partendo dal presupposto che l’Io ha sempre ragione, ci inoltriamo nel rarefatto mondo del guadagno secondario. Immagina che, senza aver ricevuto richieste di alcun tipo, tu decidessi di andare oggi per il mondo a dire “la verità” a tutti quelli che incontri. Ci sarebbe probabilmente qualcuno che ti ascolta e molti che ti direbbero di avere di meglio da fare. Il processo della difesa delle nostre ragioni è il modo attraverso il quale noi affermiamo di essere chi siamo. Ciò che ci identifica come esseri umani, le nostre convinzioni, ha una ragion d’essere ben precisa, abbiamo attraversato determinate esperienze, vissuto determinati episodi, fatto determinate scelte. Nel momento in cui dovesse arrivare chicchessia a dirci dove e perché stiamo sbagliando (tranne nel caso in cui fossimo noi a richiedere un consiglio), la prima inevitabile reazione sarebbe quella di difendere il nostro territorio dalle intrusioni esterne. Su questo presupposto agiamo nel mondo srotolando il tappeto del tempo, dicendo: “Io ho ragione”. Ognuno di noi ha le proprie ragioni che sono valide finché ci garantiscono di stare bene. Il dolore emozionale, psicologico o fisico che sia, arriva quando tra le nostre convinzioni e i nostri bisogni reali si instaura un divario. Restiamo ancorati allo schema che abbiamo appreso e utilizzato finora e, incapaci di cambiarlo, di aggiornarlo, e continuiamo ad applicarlo nonostante l’evidenza della situazione. Il nostro comportamento non è più in linea con i nostri bisogni. Dovremmo cambiare, ma non ci riusciamo. Dovremmo dire o fare quello che sappiamo essere giusto per noi stessi ma ci ritroviamo incasellati in quella dinamica, dobbiamo rispettare le regole sociale, salvare il matrimonio, evitare di creare sofferenza nelle persone che ci vogliono bene. Così facendo, non solo procrastiniamo il decongestionarsi di una situazione, ma creiamo ulteriore sofferenza sia a noi stessi sia in chi ci circonda. Spesso queste dinamiche sono alimentate da un “guadagno secondario”. E cosa potrebbe essere se non una convinzione (l’ennesima)? La convinzione che agendo così tutto si risolverà per

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il meglio, quella di evitare la creazione di altro dolore, quella di avere comunque attenzione. “Se lo lascio, poi rimarrò sola. E come faccio da sola?” “Se guadagnassi di più … beh … dovrei anche lavorare di più”. “Se guarisco poi, chi si prenderà cura di me?” Tutte le convinzioni sostenenti uno schema che non soddisfa più un bisogno reale possono, a mio avviso, essere definite come “guadagno secondario” e lavorate per essere trasformate in energia da utilizzare come combustibile per vivere e poi vedremo come. Per ora ciò che il tuo sistema è in grado di capire è che sei in grado di verificare autonomamente quali sono le convinzioni non più adeguate che sorreggono bisogni secondari nella tua persona, l’importante è porre attenzione al proprio pensiero, accendendo la Luce, ascoltando la tua voce interiore, magari nei momenti di pausa, mentre ti stai rilassando, anche ora se vuoi, permettendo a ciò che vuoi lasciare emergere di farlo senza sforzo, naturalmente, perché ora puoi permetterti di lasciare andare le tensioni che sono così fastidiose e ti impediscono di esprimere il tuo vero potenziale. Ora puoi ascoltare il tuo corpo e scoprire quali bisogni secondari ti bloccano su quella poltrona, sul quel divano, davanti a quella televisione, ancora un altro giorno e poi un altro ancora. Rompiamo gli indugi! Possiamo partire alla scoperta di nuovi scenari. Come siamo veramente e i suoi tesori stanno arrivando.

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Proiezione & Rimozione. Questi due concetti sono molto semplici in verità. Te li espongo brevemente, mentre li commentiamo insieme. Proiezione: è un meccanismo di difesa arcaico e primitivo, che consiste nello spostare sentimenti o caratteristiche propri, o parti del Sé, su altri oggetti o persone. Esempio: è tutta colpa tua!!! Rimozione: In psicologia, la rimozione è un meccanismo psichico che allontana dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e insostenibili dall'Io, e la cui presenza provocherebbe dispiacere. Esempio: adesso non ho voglia di pensare a questa cosa. Usciamo??? La proiezione ci rimanda per via diretta al lavoro di specchiatura che abbiamo fatto prima. Nella nostra realtà le persone assumono i contorni che siamo in grado di dare loro secondariamente a quanta coscienza di noi stessi abbiamo. Nel momento in cui ci rendiamo conto dei nostri difetti e dei nostri limiti che ci impediscono di stare bene con gli altri, abbiamo di fronte a noi due scelte. La prima consiste nell’attribuire la colpa di tutto agli altri. Per le persone che comprendono invece come sono veramente, si apre una strada incredibilmente più profonda ed appagante che consiste nel comprendere come il loro atteggiamento, i loro schemi, abbiano influenzato ogni loro rapporto, ogni specchiatura, e da quel punto in poi, niente sarà mai più come prima, si aprirà per loro un viaggio all’interno di loro stessi che cambierà da dentro la natura della loro persona. Avranno la fortuna di capire che sono gli artefici di questo viaggio e potranno, attraverso le tecniche apprese, rimodellare il loro comportamento per generare intorno a sé il vero benessere ed attrarre finalmente ciò che per loro importa davvero.

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La rimozione invece, ci protegge dal provare ulteriore dolore quando non siamo in grado di risolvere una situazione psichica o emotiva che crea disagio. Allora il subconscio si appropria dei contenuti dolorosi permettendoci un recupero della condizione di stabilità per poter affrontare nuovamente il quotidiano. Va da sé che sia la proiezione che la rimozione NON sono solu-zioni. Sono strutture inconsce di sollievo quando non siamo in grado di affrontare la realtà oggettiva di una o più situazioni e quindi generiamo uno schema che ci permette di mantenere una presunta coerenza che però non porterà ad un benessere stabile. Tutte le rappresentazioni che abitano il nostro spazio e che nel nostro spazio rimangono, raffigurano situazioni non risolte, conflitti da cui cerchiamo di difenderci anziché imparare ciò che vogliono comunicarci ed insegnarci. Fermati un attimo a pensare a una persona con cui hai avuto un diverbio, un litigio, un’incomprensione. Se pensi a questa persona cosa accade? Provi insofferenza? Disagio? Dolore? Nel caso in cui la tua risposta fosse affermativa, questo significa che la rappresentazione di questa persona nello specchio genera in te un conflitto, un problema non risolto. Hai reagito ad un’azione rivolta al tuo Sé con uno schema: rabbia, diniego, frustrazione, odio o quant’altro. Di fatto tutte queste rappresentazioni sono energia congelata nel tuo Iceberg. La notizia più che positiva è che le persone che scoprono come sono veramente imparano a trasformare tutta questa energia congelata e a riportarla nello spazio e nel tempo al quale essa appartiene veramente, liberando il proprio spazio personale da tutti questi fantasmi e riallineando le proprie percezioni al tempo presente, al Qui ed ora, dandosi finalmente il permesso di vivere una vita vera, profonda e piena.

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Struttura dell’apprendimento.

Quando l’orecchio si affina diventa un occhio (Jalaluddin Rumi).

VAKOG. Abbiamo ormai ben capito come l’essere umano sia una macchina reattiva esperienziale, le sue azioni quindi sono in verità reazioni a stimoli ambientali che generano schemi comportamentali sulla base di un cardine fondamentale: garantirne la sopravvivenza. Il subconscio utilizza quindi le migliori strategie disponibili per mantenere la vita. Il suo compito non è setacciare il fiume per cercare l’oro, quella è un’incombenza che spetta alla coscienza, il suo compito è quello di registrare e riprodurre in caso di necessità, la migliore strategia disponibile per fronteggiare una situazione.

Max Volpi dice: sapendo questo, riesci ancora a prendertela con gli esseri umani? Visto questo limite, puoi nutrire rabbia? Mettiamola così: se non nutri sentimenti negativi (e non stai rimuovendo) ben venga, hai capito un sacco. Se ancora li provi, va bene uguale, ora ti spiego cosa fare.

Ora ci poniamo una domanda veramente importante: “Come fanno tutte queste esperienze, rappresentazioni, riflessi, ad entrare nella nostra stanza interiore e farci provare tutto questo?” Beh, con gli occhi, le orecchie, il naso, la bocca e il tatto, no? I cinque sensi sono direttamente collegati con il sistema nervoso e sono gli organi di scambio con l’esterno. Sono i canali atti a far si che la stanza interiore sia collegata con tutto il resto. Permettono quindi alle esperienze di entrare e di uscire. Prima di imparare a guidare la macchina, dovevi capire che la prima è in alto, la seconda in basso, la terza in alto e così via (ok, magari hai il cambio automatico, ma alla scuola guida non è così). Per imparare a cambiare le marce, hai probabilmente osservato il cambio

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capendone il funzionamento, poi l’hai afferrato, hai inserito la prima e via … verso nuove avventure! L’esperienza del cambiare marcia è stata portata nella stanza interiore, magari con qualche difficoltà iniziale, magari senza intoppi, poi è stata assorbita ed è diventata parte del bagaglio di conoscenze che utilizzi nella vita di tutti i giorni. In programmazione neuro-linguistica utilizziamo i VAKOG (ovvero i canali Visivo, Auditivo, Kinestesico, Olfattivo, Gustativo), in pro-iezione dell’esperienza stessa e del modo in cui è stata introdotta nella coscienza prima, nel subconscio poi. Attraverso il posizionamento oculare siamo in grado di stabilire quale tipo di esperienza abbiamo fatto, con quali canali, riuscendo così a comprendere a fondo qual è la corsia preferenziale cha ha permesso ad una specifica esperienza di entrare e, nel caso di esperienze negative, possiamo insegnare alle persone che vogliono capire come sono veramente, ad identificare con certezza questa esperienza, rielaborarla per utilizzarla come episodio di crescita anziché farla diventare un blocco di ghiaccio nell’Iceberg.

Alla tua sinistra trovi lo schema che ti spiega come il posizio-namento oculare ci aiuti ad identi-ficare attraverso quali canali l’es-perienza abbia fatto il proprio ingresso nella coscienza, gene-rando un trauma o un appren-dimento evolutivo.

Immagina per un momento senza abituar lo sguardo al nero, la peggiore situazione possibile: “Dopo innumerevoli tentativi, non riesci proprio a guidare la macchina. Fallisci tutti gli esami a cui ti sottoponi, una persona che per te è un punto di riferimento ti ripete per tutto questo periodo che non c’è niente da fare, non ce la puoi fare, sei un incapace. Alla fine, con lo scoraggiamento nel cuore, rinunci e scegli la bicicletta”.

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Hai appena assistito alla creazione di una convinzione limitante. Quello che vedi riflesso nello specchio però NON è la realtà. È semplicemente un insieme di riflessi di uno dei modi possibili per fare una cosa senza ottenere il risultato che desideravi ottenere. Probabilmente influenzato a sua volta da qualche convinzione limitante derivante dal passato volta a farti credere di non essere un bravo studente, di avere poca attenzione o più semplicemente, è solo paura di non riuscire che, a sua volta, condizionando la fisio-logia, fa decrementare drasticamente le tue capacità. Un insieme di esperienze negative come questa (esame fallito, ripetizione del fallimento, sensazione cinestesica di incapacità, reiterazione da parte di una figura di riferimento dell’errore) crea con buona probabilità un cluster di convinzioni limitanti che comprendono differenti segnali d’accesso. L’immagine di sé come perdente, la voce del padre che indigna, la sensazione di sconfitta. Un cluster di questo tipo che comprende in un’unica esperienza un insieme multifattoriale, va evidenziato e trattato in tutti i suoi vari aspetti per essere trasformato e risolto. Ovviamente una credenza potenziante comprende tutti questi aspetti volti però al positivo ed è di fondamentale importanza per raggiungere i risultati che desideriamo ottenere. Come sarà ovviamente accaduto anche a te, ci sono momenti in cui decidi di raggiungere un obiettivo e niente riesce a fermarti, superi ogni ostacolo e questi sono i momenti in cui generi energia positiva che attrae automaticamente le situazioni e le persone che ti aiutano a raggiungere questo stesso scopo. Si crea un potenziale energetico che sprigiona un’energia molto forte di cui beneficiano tutti. Ciò che è importante in questo capitolo, oltre al fatto che tu abbia compreso appieno in che modo introduciamo l’esperienza in noi, è che tu ora sai che la possibilità di trasformare l’esperienza stessa facendone una leva per il miglioramento anziché un cappio al collo è reale e che puoi in ogni momento imparare anche tu ad imparare, trasformando la tua persona in una persona che può riuscire, poiché scoprendo come sei veramente, impari a portare a galla tutte queste dinamiche. A sciogliere l’Iceberg, lasciando emergere il tuo vero essere, i tuoi veri talenti, naturalmente, senza sforzo.

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Neuroni specchio. I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il dna è stato per la biologia. (Vilayanur S. Ramachandran) I neuroni specchio sono una specifica classe di neuroni scoperti negli anni '80 e '90 da un gruppo di ricercatori dell'Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti ed evidenziati dapprima nelle scimmie e poi identificati anche nell'uomo. Questi neuroni possono essere importanti per la comprensione delle azioni di altre persone e quindi per l'apprendimento attraverso l'imitazione. Alcuni ricercatori ritengono che il sistema specchio possa simulare le azioni osservate e perciò contribuire a una teoria della conoscenza o, come qualcuno la chiama, teoria della mente. Secondo le ricerche, le interazioni tra esseri umani si basano su sistemi di neuroni specchio sempre più complessi, articolati e differenziati man mano che li si studia. La capacità di parti del cervello umano di attivarsi alla percezione delle emozioni altrui, espresse con moti del volto, gesti e suoni e la capacità di codificare istantaneamente questa percezione a livello viscerale, renderebbe ogni individuo in grado di agire in base a un meccanismo neurale per ottenere quella che gli scopritori chiamano "partecipazione empatica". Un comportamento biologico che precede la comunicazione linguistica e orienta le relazioni interpersonali, che sono alla base dell'intero comportamento sociale.

Fonte “Wikipedia”.

È interessante notare come sia la percezione empatica a guidare il nostro comportamento verso gli altri prima della comunicazione verbale e di come la nostra capacità di raccogliere informazioni dall’ambiente circostante in maniera responsiva guidi la nostra vita attraverso l’assunzione di comportamenti appresi dall’ambiente esterno. Impariamo quindi attraverso l’osservazione che diventa ripetizione. Accompagnami allora. Andiamo a scoprire i tesori di Come sei veramente.

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I tesori di Come sei veramente.

Nel bel mezzo dell'inverno ho infine imparato che vi era in me un'invincibile estate (Albert Camus).

Le persone che hanno la fortuna di scoprire come sono veramente, hanno a disposizione una serie di tesori nascosti, di preziosi gioielli che possono imparare ad utilizzare in completa autonomia oppure richiedendo la mia supervisione, ma solo nel caso in cui abbiano veramente bisogno. Questi tesori che hanno cominciato a brillare nel momento in cui hai iniziato questo libro, sono diversi e tutti a loro modo importanti, ma non certo acquisibili da tutti. Molte persone infatti provano molto più interesse alla critica, al diniego, al disagio, piuttosto che impegnare le loro energie per apprendere come cambiare il loro modo di vivere. Seguendo proiezioni & rimozioni, giudicano continuamente il mondo esterno senza prestare la minima intenzioni al loro mondo interiore. Ai loro gioielli, alle loro risorse calpestandole, di fatto, senza la minima attenzione (leggi Luce). Ai pochi invece, che vogliono scoprire i tesori di Come sei veramente, verranno forniti, durante il cammino che stiamo percorrendo insieme, strumenti già pronti per l’uso per migliorare cui aggiungere solo un pizzico di intraprendenza per ottenere risultati concreti, consapevole che, nel momento in cui ti dedichi al cento per cento a qualcosa, i risultati giungono come pioggia di rubini e zaffiri dal cielo. Il primo dei due strumenti che ti presento oggi è EFT (Emotional Freedom Tecniques), un sistema di cambiamento e auto-aiuto che può essere appreso facilmente e in pochi minuti anche attraverso l’E-book gratuito che trovi nelle “Risorse gratuite” del mio sito www.maxvolpi.com oppure sul sito di www.eft-italia.it

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EFT (Emotional Freedom Tecniques). EFT è l’acronimo di Emotional Freedom Techniques che tradotto in italiano significa Tecniche di Libertà Emozionale. Il suo fondatore, l'ingegnere statunitense Gary Craig, partendo da una tecnica energetica chiamata TFT, ha creato un sistema di auto-aiuto semplice, rapido ed efficace. EFT si è ampiamente dimostrata efficace su centinaia di dis-turbi, siano essi di origine fisica, emo-zionale o mentale, pur sapendo con certezza ormai che queste dinamiche hanno origine nel campo energetico. Essa agisce quindi riequilibrandolo. EFT è la pratica della stimolazione di una serie di punti del corpo corrispondenti a 14 Meridiani appunto energetici. Focalizzando la mente sul problema che si vuole risolvere e poi su una possibile soluzione si fornisce alla persona una diversa visione, un modo nuovo di osservare il problema, fornendo soluzioni concrete. Spesso EFT è efficace e veloce nella sua azione di sblocco energetico e quindi a volte è sufficiente l'appli-cazione di due o tre passaggi per avere ragione di una dinamica, ma per le problematiche più complesse sono necessarie maggiori costanza e creatività. Puoi impiegare EFT in totale autonomia apprendendone rapida-mente la dinamica di funzionamento attraverso i video e i documenti pre-senti nelle “Risorse gratuite”. Come è facilmente immaginabile tuttavia, spesso la mente subconscia crea difese che servono a mantenere stabile il sistema anche quando l’origine di questa stabilità deriva da un comportamento negativo o peggio un trauma. In questi casi le alternative sono diverse e tutte valide. È possibile utilizzare EFT con costanza e dedizione per avere ragione della difficoltà oppure ricorrere ad un operatore che

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dall’esterno sia in grado di vedere un quadro più ampio rispetto a quello che noi siamo in grado di fare. In qualsiasi caso EFT è uno strumento versatile che può essere impiegato in moltissime circostanze diverse tra loro proprio perché lavorando sull’energia è aspecifico e quindi adattabile. Resta inteso che (forse) potrebbe non essere la panacea per tutti i mali anche se le testimonianze della sua efficacia a distanza di anni dalla sua creazione sono ormai veramente molte e tutte possono insegnarci qualcosa. Accettazione e cambiamento sono due parole che descrivono molto bene l’efficacia di EFT. Siamo ciò che siamo poiché le convinzioni che abbiamo nei confronti della vita definiscono chi siamo. Per questo ognuno di noi ha atteggiamenti, credenze e valori differenti seppur conciliabili con quelli degli altri. Quando abbiamo un problema, spesso soffriamo a causa di questo perché non siamo in grado di ACCETTARE la situazione e soprattutto ciò che questa specifica circostanza vuole insegnarci. EFT stimola la presa di coscienza del problema fornendoci la possibilità di CAMBIARE. Il funzionamento è semplice. Stimolando con le dita delle aree chiamate agopunti è possibile "istruire" il sistema energetico a reagire in modo diverso e più sano agli stimoli stressori, riequilibrando le reazioni verso una dinamica. Così facendo attraverso EFT si aprono soluzioni diverse e noi smettiamo di fare opposizione passiva ad un problema, dandoci infine il permesso di risolverlo. In questo modo la qualità della vita cambia, la frequenza energetica aumenta, i limiti lasciano il posto alle possibilità, le malattie cedono strada alla salute. EFT è a completa discrezione del singolo che la può applicare semplicemente sui problemi fisici, oppure scegliere di liberarsi anche dai condizionamenti mentali che limitano pensieri ed azioni e dai conflitti emotivi irrisolti che bloccano il percorso evolutivo e danno origine a numerose malattie psicosomatiche. La domanda ora è: “Sapendo di poter trovare la chiave per accedere finalmente alla completezza della tua persona, veramente vorresti stare sull’uscio a farti passare il mal di schiena?”

In parte tratto da www.eft–italia.it In COACH con Max Volpi. Scopri.

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Logosintesi. Logosintesi è un innovativo sistema di crescita e cambiamento fondato da Willem Lammers, psicologo e psicoterapeuta olandese con una vastissima esperienza nel campo della Psicologia Energetica (è stato il primo ad insegnare EFT in Europa, nel 1998). Il nome del metodo deriva dal greco antico Logos (senso, spirito, parola o insegnamento) e synthesis (riunire, mettere insieme, reintegrare o guarire) per cui si può tradurre Logosintesi con “guarire con le parole”. Logosintesi impiega il Potere della parola per svolgere un’azione efficace sulle dinamiche del subconscio attraverso una dinamica semplice e spesso rapida. Il grande lavoro che Willem Lammers ha fatto per giungere al nucleo dell’esperienza, apre orizzonti incredibilmente vasti. L’esperienza, come ci insegnano i fondatori della PNL, viene introiettata nell’individuo attraverso i canali percettivi definiti VAKOG, più comunemente conosciuti come: Vista, Udito, Cinestesia, Olfattto, Gusto. Fin qui niente di strano. Io imparo guardando, ascoltando, agendo. Tutte le esperienze però vengo fatte attraverso questi canali, anche il dolore, la sofferenza, i traumi. In ognuno di questi spazi noi lasciamo una parte di noi stessi e questo è facilmente verificabile poiché se io ti chiedo in questo istante di ripensare ad una dinamica del tuo passato che ti ha generato sofferenza, sicuramente, come accade a tutti noi, ti viene in mente qualcosa. Attraverso Logosintesi, con il potere della parola, possiamo letteralmente recuperare frammenti di noi stessi e riportarli “a casa”; possiamo anche allontanare tutte quelle energie che, magari da decenni, ci influenzano senza che ce ne accorgiamo. In termini pratici, questo ci consente di impiegare sempre più energia per vivere nell’unico tempo che conta, il Qui ed Ora ... Attraverso l’impiego di Logosintesi possiamo gradualmente integrare quegli aspetti di noi che sono rimasti irrisolti e quindi nascosti, allontanati dalla nostra coscienza, per manifestare una sempre maggiore integrazione delle nostra facoltà e qualità, ricostruendo un legame ogni volta più forte con la nostra vera essenza, lasciando andare le tensioni e la sofferenza. Attraverso Logosintesi possiamo ripristinare il libero flusso di energia tra la

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nostra essenza ed il contesto di vita sulla Terra, espandendo la nostra capacità di essere, fare e avere in linea con il nostro scopo di vita. Logosintesi è applicabile su qualsiasi forma pensiero possiamo considerare pronta per il cambiamento, dagli eventi dolorosi del passato, i comportamenti nocivi al benessere, i pensieri limitanti verso noi stessi o le altre persone e questa dinamica è fruibile sia come auto-aiuto che attraverso una dinamica guidata di coaching.

In parte tratto da www.logosintesi.it

Eft e Logosintesi sono solo due degli strumenti che puoi utilizzare per conoscere come sei veramente. Altri strumenti ti aspettano sul sito oppure attraverso la mailing list e tu puoi renderli efficaci iniziando sin da ora ad agire efficacemente per il tuo benessere. Segui i video che ho preparato per te o leggi gli E-book gratuiti. La spinta ala cambiamento è già dentro di te. Impara semplicemente a seguirla. E ora impariamo a ragionare in termini di metacognizione.

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Accendere la Luce. Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono

e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono e nasce una nuova generazione a cui i concetti diventano familiari (Max Planck).

Metacognizione. Questo ultimo grosso parolone semplicemente significa “pensiero sul pensiero” e altro non è che ciò che abbiamo fatto finora. Indagare la natura del nostro pensiero attraverso il pensiero. Ci siamo forniti le logiche che ci spiegano come funziona la nostra mente e cosa possiamo chiederle. In che modo interagire con lei per ottenere di più dai suoi schemi e cosa fare per fornirle dinamiche in grado di spingerci verso l’assunzione del paradigma olistico completo ovvero dello stare bene ad ogni livello. Da subito possiamo decidere di porre la nostra attenzione consapevole verso quelle dinamiche della nostra vite personale o interpersonale che ancora ci sono poco chiare, che ancora non abbiamo risolto appieno e ponendo attenzione là, ci rendiamo responsabili (respons – abile = in grado di rispondere) della nostra vita nella sua totalità. Ci apriamo ad accettare ad apprezzare soluzioni che non avevamo considerato per iniziare a stare bene da subito. Da ora. Attraverso le tecniche energetiche possiamo realmente cambiare la nostra vita, cambiare le nostre prospettive, raggiungere spazi più ampi di quelli che abbiamo mai creduto di poter raggiungere. Basta darci fiducia e accendere la Luce, portare cioè attenzione consapevole alle dinamiche di noi che vogliamo migliorare.

Il paradosso della fisica quantistica. Come possiamo dimostrare all’uomo della strada che a questo livello, ognuno può creare il proprio mondo a sua immagine e che lo fa quotidianamente in maniera completamente inconscia? Nel 1803 Thomas Young scoprì che la Luce si comporta come un’onda che può urtare o interferire con altre onde. Possiamo visualizzare facilmente questo esperimento, immaginando di gettare due sassi perpendicolarmente nell’acqua ed osservando

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le increspature scontrarsi vicendevolmente. Quando le increspature si incontrano, le onde cambiano. Questo è un modello di interferenza. Basandosi sui risultati di quell’esperimento, Young provò che la Luce non è, come credeva Newton, una particella, ma un’onda che si muove con le stesse modalità del suono. Nel 1905 Einstein, usando il concetto di Planck sui blocchi discontinui di energia (i quanti), lavoro sulla Luce per spiegare l’effetto fotoelettrico e concluse che se si potesse osservare abbastanza da vicino, si capirebbe che in realtà le onde di Luce sono a tutti gli effetti particelle, piccoli frammenti di Luce legati insieme, che chiamò fotoni. Questa scoperta gli valse il premio Nobel. Young aveva provato che la Luce è costituita da onde, Einstein da particelle. Ma come poteva la Luce essere entrambe le cose? Il dualismo onda-particella è il paradosso fondamentale della fisica quantistica, ma nel 1961 e poi nel 1989, gli esperimenti vennero ripetuti e qui si arriva al paradosso. La Luce si comporta a volte come un’onda, a volte come una particella. Richard P. Feynman ripeté l’esperimento in due modalità diverse accorgendosi di una realtà incredibile e concluse che: “quando osserviamo gli elettroni il loro comportamento è diverso da quando non li osserviamo”. Un principio base della fisica quantistica è che non possiamo osservare il mondo subatomico senza alterarlo. Ma come è possibile che semplicemente osservando un’onda essa si trasformi in particella? Non si sa come, ma è proprio ciò che accade. Il fatto che la Luce sia un’onda se non la osserviamo e una particella di materia fisica se invece la osserviamo, significa che dipende da noi scegliere se osservare e focalizzare la nostra attenzione su una particella o meno, rendendola così di fatto reale, oppure solamente un’onda. Come hai ormai ben capito, questo apre scenari stupendi e incredibili al contempo. Basterebbe quindi concentrare la propria attenzione su una qualsiasi onda per trasformarla in particella. E se esistesse l’onda della felicità, tu ti concentreresti su di essa? La domanda che pongo sempre a tutti è: Sei felice? E vorresti imparare ad esserlo sempre?

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Conclusioni. Carissimo lettore, carissima lettrice, il momento in cui il tempo a nostra disposizione per condividere appieno quanto abbiamo imparato oggi, non è molto lontano, ed è arrivato il momento per te di scegliere su chi investire la tua fiducia per scoprire quali meravigliosi cambiamenti ti aspettano una volta aperta quella porta, soprattutto se questi cambiamenti sono il frutto di una scelta individuale ben precisa e basata sulla libertà personale. Mi sembra giusto avvertirti sin da ora che io faccio parte di quel novero di persone che impiegano quanto hanno appreso per il benessere e la libertà emozionale propri e delle persone con cui interagiscono. Per questo motivo questi strumenti ti saranno offerti con la massima libertà di scelta da parte tua e in essi potrai vedere solamente i consigli di una persona che non avrebbe motivo per essere faziosa o ingannevole. Non posso dimenticare, come incoraggiamento, la differenza di percezione che configura la mia persona oggi da quella che esisteva solo qualche anno fa, grazie al sostegno di persone che, come te, mi sono state vicine nei momenti più bui. Ogni movimento della tua vita deve racchiudere una scintilla di apertura verso l’altro, di sostentamento verso il debole, di capacità e voglia di crescita verso una direzione di vita migliore, più completa e gioiosa e so che non devo farti nessuna raccomandazione in merito per sapere che le mie parole sono già fissate nel tuo cuore e che lì verranno conservate e tu saprai come usarle al meglio. Con piccole differenze, ognuno di noi condivide questo passaggio sul pianeta terra. Il nome di esseri umani ci si addice. Fermo restando che ce lo meritiamo pienamente in quanto credo che chi sia giunto fino a qui sperimenti con tutto l’essere la voglia di approfondire, di governare pienamente sulle emozioni, di scoprire la vita in ogni anfratto e che ogni dinamica di questo tipo saprà ricompensare in ognuno il disagio temporaneo dell’abbandono di false certezze per condurlo verso un nuovo mondo di conquiste interiori che siano gioie poi nel mondo fuori. Io ti invito in ogni respiro a cercare di comprendere sempre più intensamente come sei veramente.

Max Volpi.

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La nostra paura più profonda.

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite.

E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo:

“Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?” In realtà chi sei tu per non esserlo?

Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo.

Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosicché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.

Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere,

inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure,

la nostra presenza automaticamente libera gli altri. (Nelson Mandela)

Al tuo successo. Alla tua crescita.

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