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Introduzione. Il libro racconta la biografia intellettuale di Arnold Sch¨ onberg. Esso ` e stato scritto per cercare di capire come il compositore avesse provocato nella musica europea il mutamento pi` u profondo del ventesimo secolo. Lui avrebbe preferito chiamare il nuovo stile “ composizione con le dodici note”, ma esso poi ` e passato negli usi correnti come musica seriale o dodecafonica. Nella vasta letteratura sull’argomento, soprattutto quella accademica, la questione curiosamente viene trascurata o trattata in modo insoddisfacente. Distinguere troppo le vicende vissute da Sch¨ onberg dall’evoluzione delle sue opere non ha aiutato a comprendere n´ e l’uomo, n´ e le musiche. Qui invece le opere della svolta rivoluzionaria, gli abbozzi per la Sin- fonia, i Vier Lieder [Quattro Lieder] op. 22, Die Jakobsleiter [La scala di Giacobbe], i unf Klavierst¨ ucke [Cinque pezzi per pianoforte] op. 23, la Serenade op. 24 e la Suite f¨ ur Klavier [Suite per pianoforte] op. 25, sono s` ı analizzate, ma soprattutto collocate anche nel loro contesto storico, culturale, sociale vissuto da Sch¨ onberg in prima persona. Ricostruire quel contesto si ` e rivelato un’impresa pi` u complessa, pi` u lunga e dal risultato diverso da quanto atteso all’inizio. Evitando le facili generalizzazioni dello 1

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Introduzione.

Il libro racconta la biografia intellettuale di Arnold Schonberg. Essoe stato scritto per cercare di capire come il compositore avesse provocatonella musica europea il mutamento piu profondo del ventesimo secolo. Luiavrebbe preferito chiamare il nuovo stile “ composizione con le dodici note”,ma esso poi e passato negli usi correnti come musica seriale o dodecafonica.Nella vasta letteratura sull’argomento, soprattutto quella accademica, laquestione curiosamente viene trascurata o trattata in modo insoddisfacente.Distinguere troppo le vicende vissute da Schonberg dall’evoluzione delle sueopere non ha aiutato a comprendere ne l’uomo, ne le musiche.

Qui invece le opere della svolta rivoluzionaria, gli abbozzi per la Sin-fonia, i Vier Lieder [Quattro Lieder] op. 22, Die Jakobsleiter [La scaladi Giacobbe], i Funf Klavierstucke [Cinque pezzi per pianoforte] op. 23,la Serenade op. 24 e la Suite fur Klavier [Suite per pianoforte] op. 25,sono sı analizzate, ma soprattutto collocate anche nel loro contesto storico,culturale, sociale vissuto da Schonberg in prima persona. Ricostruire quelcontesto si e rivelato un’impresa piu complessa, piu lunga e dal risultatodiverso da quanto atteso all’inizio. Evitando le facili generalizzazioni dello

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Zeitgeist [spirito del tempo] o le rapide sintesi di categorie estetiche decisefin dall’inizio, il racconto si svolge quasi in esclusiva attraverso i documentirimasti negli archivi. Si troveranno pubblicate allora le lettere scritte o rice-vute dal compositore, insieme a vari altri interventi usciti dalla sua penna,prima e poi dalla sua macchina da scrivere, per fissare sulla carta un’idea,una polemica, un aforisma. Non solo, attraverso la sua biblioteca che erimasta integra, si presentano anche i libri e gli articoli che leggeva, dovespesso Schonberg ha lasciato commenti autografi e date ai margini. Si trattanel complesso di un materiale molto vasto che e rimasto largamente ancorainedito, soprattutto in italiano, ma che anche all’estero si va pubblicandosolo molto (troppo!) lentamente. Quando lo si facesse, lo si darebbe tut-tavia in ogni caso a pezzi staccati: da una parte il carteggio (distinguendo lelettere a Berg da quelle a Webern, ...) dall’altra i saggi (divisi per genere),da una parte la musica dall’altra i quadri, e cosı via.

Nel libro si segue invece l’evoluzione storica, passo passo. In certiperiodi, possiamo allora venire a sapere cosa il compositore facesse di giornoin giorno. Per sbirciare nella stanza segreta della sua creazione artistica,quale altro mezzo potremmo avere? Seguirne il comportamento, le relazionicon le persone, le letture, la partecipazione agli avvenimenti del tempo,ci avvicina un po’ al cammino, invisibile altrimenti e misterioso, seguitodal compositore verso le opere musicali. Esse si sono infatti nutrite diquella varieta di elementi che Schonberg ha incontrato man mano durantela propria esistenza terrena.

Sorprendente appare la larghezza dei suoi interessi. Non solo musica,ma anche la pittura; non solo arte, ma anche la letteratura. Non solo gliartisti, ma anche i filosofi; non solo la cultura, ma soprattutto la religione;non solo i profeti, ma anche gli scienziati. Non solo l’ambiente intellettuale,ma anche le vicende della guerra e della politica. Non solo i musicisti,ma anche i parenti; non solo i personaggi famosi, ma anche i meno noti,trascurati e dimenticati. Gli amici, come i nemici: ricchi mecenati, editori,banchieri, bancari, affaristi, industriali, critici, baroni, prıncipi, cantanti, ...Il non aver voluto semplificare, scegliere, valutare, giudicare con qualchecriterio (accettando dunque anche il caso e la perdita di documenti o dimemoria) ha mantenuto alla storia un suo senso di varieta, di pienezza e dicontinuita. Ma questo ha comportato anche un prezzo elevato. Nonostanteil libro percorra soltanto gli anni cruciali e particolarmente interessanti dal1912 al 1925, esso e cresciuto troppo raggiungendo una mole eccessiva che

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ne rende disagevole la lettura.Forse pero, dietro il difetto di rischiare lo smarrimento nel labirinto di

quella vita complessa, si cela un vantaggio possibile. Attraverso Schonbergci e permesso rivivere il punto centrale della storia europea, il quale ancoroggi ci offende in varie forme. Domina la sua (e nostra) grande epoca, perusare il linguaggio efficace di Karl Kraus, la guerra dei trent’anni. Iniziatanel 1914, essa fa da sfondo costante alle vicende qui narrate riaffiorandodi continuo. La tragedia e stata molto profonda, ha coinvolto un interomondo, ha sconvolto tutta la cultura, tanto da avvicinare personaggi ap-parentemente lontani come Maurice Maeterlinck ed Albert Einstein, Au-gust Strindberg ed Oswald Spengler, Hans Pfitzner e Vassily Kandinsky,Franz Werfel, Otto Weininger, Ferruccio Busoni, ... Poca meraviglia che diquei tempi tristi si facesse evidente soprattutto quel misticismo religioso diSchonberg il quale affondava le proprie radici nelle singolari interpretazionibibliche di un Jakob Boehme.

Dunque, il libro non racconta solo la storia di un musicista popolataesclusivamente di note e di altri musicisti. Racconta soprattutto le vicendedi un testimone particolare del ventesimo secolo. Tanto grande e stato cometestimone da riuscire, vivendolo con la propria musica, a rappresentarlomeglio di ogni altro. E il dono, il compito, (il peso diceva lui stesso), toccatoai compositori, (agli artisti, ai profeti) che del mondo riescono a rendere,a creare l’elemento insieme piu concreto e piu astratto: il mutamento, ilritmo, il tempo.

Dagli archivi di Los Angeles, di Vienna, di Washington, di Parigi,di Berlino, emerge allora la memoria di un’epoca attraverso le carte cheSchonberg ci ha conservate. Qui ci interessa tutto quanto con lui e entratoin contatto e lo ha colpito, lasciandone traccia nel comportamento di uomoe di artista. In un capitolo (2) si trovano le sue Bibbie, in altri le letture suBoehme (16) e Swedenborg (10). Oltre ai frequenti riferimenti alle sue ideereligiose (23, 44, ...) incontriamo molti scrittori e poeti cercati soprattutto(ma non solo) per i testi da musicare come Dehmel (3), Maeterlinck (7),Balzac (Serafita 8), Strindberg (14, 15), Werfel (48), Thomas Mann (49,59), accanto a Karl Kraus (9). Non mancano filosofi come Weininger (15),Schopenhauer (18) e Kierkegaard (23) od epigoni di successo come Spengler(49). Ne si sono trascurati gli uomini di scienza come Kepler (30) od Al-bert Einstein (58) incontrato insieme a quel suo vecchio amico, medico edastrologo Oskar Adler. Tutto, tutti ruotano comunque attorno alla musica

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di Schonberg, attorno al centro della sua opera: La scala di Giacobbe (17,19, 20, 21, 36, 37). Ad essa, seguono le altre composizioni con le dodicinote (28, 34, 35, 39, 40, 41, 42, 46, 52). Non c’e capitolo del libro nel qualenon compaiano in folla i musicisti: allievi come Berg e Webern, rivali comeRichard Strauss ed Hauer, famosi come Bartok, Strawinsky, Hindemith,Zemlinsky, Busoni, Reger, Krenek, o dimenticati come Toch e Pfitzner.

Oltre alla guerra, due avvenimenti dovevano segnare piu profonda-mente degli altri l’esistenza del nostro compositore profeta. I primi colpi,l’antisemitismo doveva sferrarglieli al Mattsee nel 1921 (31). Da lı, egliavrebbe pian piano, abbandonando controvoglia la speranza nell’assimila-zione al popolo tedesco, riscoperto le proprie radici ebraiche, fino alla famosalettera a Kandinsky del 1923 (43). L’altro cambiamento accadeva alla mortedella prima moglie Matilde (48, 51) con il nuovo legame con Gertrud Kolisch(55).

La scelta di raccontare la storia in tutta la sua complessita, proprioattraverso la grande quantita di documenti scritti relativamente sicuri (al-cuni firmati addirittura con la sua impronta digitale!), ha condotto tuttaviaa darli nella forma piu leggibile e di piu facile accesso al lettore italiano.Tutto e stato tradotto dall’originale tedesco ed inserito direttamente neltesto, evitando di interromperlo di continuo e di appesantirlo attraversonote che sarebbero cresciute oltre ogni limite sopportabile. Eppure, purnon seguendo lo stile piu diffuso nella comunita scientifica ed accademica,ne abbiamo mantenuto l’esigenza principale. Gli studiosi, i curiosi, i critici,i colleghi benevoli o malevoli possono con facilita rintracciare ogni fontenella vasta bibliografia finale che scorre in ordine cronologico quasi sem-pre parallela al testo. Lo scopo della scelta e quello di ottenere il maggiorerigore filologico possibile, evitando insieme inutili oscurita accademiche spe-cialistiche.

Le prime due parti, “La guerra” e “La legge”, sono riservate ai docu-menti primarı, evitando in genere di iniziare immediatamente la discussionecon gli altri storici e studiosi della materia precedenti. A questa cosiddettaletteratura secondaria viene dedicata la terza parte, “Aggettivi”. Dallarassegna, anche se parziale, di quanto pubblicato fino ad ora su Schonberg,il lettore giudichera da se stesso se il compositore gli sia stato presentatonella stessa luce che scaturisce da questo libro. Capira se sia gia disponibileun altro saggio simile a questo per estensione e per precisione. Metteraa confronto questa interpretazione sulla nascita della musica seriale con le

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altre per valutarne l’originalita. Cosı trovera anche lui quali elementi dellanostra storia siano stati scoperti e rivelati qui per la prima volta. Come lasuccessione di dodici note diverse, la serie, messa in bocca a “L’eletto” nellebattute 361-363 de La scala di Giacobbe. Essa era stata tanto ben nascostada Schonberg, e mai piu citata da lui, che nessuno se n’era fin’ora accorto.

Ringraziamenti

Nei molti, troppi, anni duranti i quali si sono svolte le ricerche negliarchivi la lettura dei documenti e la scrittura del saggio, ho incontrato nu-merose persone le quali mi hanno variamente aiutato. Le ringrazio tuttedi cuore. Senza di loro il lavoro sarebbe stato impossibile od almeno pre-senterebbe molte piu lacune, molti piu difetti e molti piu errori di quellirimasti, che sono dovuti solo a me.

Nuria Schonberg Nono ha concesso con una generosita ed una amiciziarara l’accesso senza limiti alle carte di Schonberg ed il permesso di pubblicar-le. Ha consentito talvolta l’accesso persino ai propri preziosi ricordi. Debbola segnalazione di una lettera anche a Randol Schonberg.

Wayne Shoaf, archivista dello Arnold Schonberg Institute, ha trovato efotocopiato con sollecitudine tutte le carte ed i libri richiesti, quando ancorastavano all’istituto di Los Angeles e persino nei primi mesi del trasferimentoa Vienna, risolvendo i problemi che si sono presentati. Per questo vannoricordati anche Jerry McBride ed Andrea Castillo Herreshoff.

Wayne Shirley, specialista del settore musicale, ha fatto consultaresenza frapporre ostacoli le lettere conservate a Washington presso la Li-brary of Congress.

Sigrid Wiesmann mi ha permesso l’accesso alla carte conservate pressola Schonberg-Haus di Modling.

Christian Meyer, direttore del nuovo Arnold Schonberg Center, e statoparticolarmente ospitale ed ha agevolato le ultime ricerche al momento ditraslocare l’archivio a Vienna, come poi Therese Muxeneder.

La signora Fiorella Weinberger, attraverso la biblioteca della ScuolaNormale a Pisa, e riuscita a procurare alcuni libri altrimenti difficili datrovare.

Caterine Weber, Eva Meier e soprattutto Fredegunde Dautert, di lingua

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materna tedesca, hanno con pazienza decifrato e trascritto la calligrafia diSchonberg. Alcune trascrizioni erano gia state fatte da Anita Luginbuhl.

Alessandra La Spina e Paolo Mascellani, analisti del Centro di calcolopresso il Dipartimento di matematica a Pisa, mi hanno spesso assistitonella scrittura attraverso il computer. Ad essi si sono aggiunti alla fineanche Giuseppe Fiorentino e Sabrina Marsigliante per l’edizione su carta esu CD.

Francesco Filidei e Massimo Signorini, musicisti e studenti, mi hannosegnalato numerosi errori presenti nel dattiloscritto.

Gabriella Biagi Ravenni, Massimo Cacciari, Cesare Cases, Enrico DeAngelis, Antonio De Lisa, Elisabetta Donini, Gianfranco Falco, Enrico Fu-bini, Gerold W. Gruber, Ferruccio Masini, Anna Maria Morazzoni, ErnestoNapolitano, Leonard Stein hanno tutti nel corso degli anni discusso il pro-getto iniziale, criticato le varie stesure, avanzato obiezioni e pareri, messotalvolta a disposizione le loro conoscenze particolari ed aiutato la ricercabibliografica.

Ringrazio gli editori Wilhelm Hansen di Copenhagen e Universal Edi-tion di Vienna per aver concesso di citare, a diverso titolo, le loro partiture.E sorprendente come l’atteggiamento verso la musica di Schonberg sia ri-masto tra di loro differente, ed in fondo lo stesso di quello raccontato inquesto libro.

Ringrazio le Edizioni plus - Universita di Pisa per aver curato la pro-duzione del testo, nonostante la sua mole inusuale. Essa, per limitarne icosti ed il prezzo, ci ha costretto a dare su carta solo i capitoli 1, 6, 9, 20, 21,34, 37, 41. Il resto, il lettore puo vederselo e stamparselo dal CD allegatoal libro.

A mio figlio Elia ed alla sua madre Germana Ghionzoli debbo ri-conoscenza per aver sopportato che talvolta li trascurassi nei momenti piuintensi del lavoro.

Le mandrie alte, 30.3.03.

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