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RAPPORTO SULLE ATTIVITÀ DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE PER L’ANNO 2012

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RAPPORTO SULLE ATTIVITÀ

DI RICERCA E SPERIMENTAZIONE

PER L’ANNO 2012

INDICE

PREMESSA ...............................................................................................................1

Settore d’Agronomia .................................................................................................5

Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani ................................................................................ 5

Filiera corta delle produzioni ortive valdostane ......................................................................... 6

Prove sperimentali sulla patata ................................................................................................. 7

Vendita diretta dei prodotti dell’orto ........................................................................................ 9

Recupero di ecotipi locali di cereali (segale, frumento, orzo, mais) .......................................... 10

Coltivazione e valorizzazione delle specie aromatiche e officinali in Valle d’Aosta ................... 12

Mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto ......................................... 14

NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin .................................. 17

Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle

d’Aosta ................................................................................................................................... 20

Monitoraggio sperimentale del compost ................................................................................. 22

Settore di Economia Agraria .................................................................................... 24

Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e

commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta .............................................. 24

Valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna .................................................................. 28

Settore di Frutticoltura ............................................................................................ 32

Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di nuove variet{ e cloni di melo ......................... 32

Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di alcune variet{ di noce ................................... 33

Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di nocciolo .............................. 35

Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di alcune variet{ di mandorlo ............................. 37

Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Renetta ...................................... 38

Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Martin Sec .................................. 39

Adattabilità di diversi portinnesti di ciliegio ............................................................................ 40

Valutazione del sistema bibaum sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività ......................... 41

Confronto fra lo Spindel Trentino e la Conduite Centrifuge sulla varietà Fuji Kiku 8 ................... 42

Confronto di diversi principi attivi e diverse strategie per il controllo delle infestanti lungo il

filare ....................................................................................................................................... 44

Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone

della Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione ........................................................ 45

Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta .........................................................46

Valutazione del sistema di potatura meccanica “taille Lorette” associata al dirado meccanico con

macchina operatrice Darwin ....................................................................................................49

Controllo delle infestanti mediante l’utilizzo del pirodiserbo .................................................... 50

Saggio di alcune tecniche di trasformazione per la produzione di sidro di mela in Valle d’Aosta 51

Valutazione delle risorse genetiche di noce comune della Valle d’Aosta e impostazione di un

programma di miglioramento genetico per la produzione di olio ............................................. 52

Studio della biodiversità nei sistemi agricoli valdostani; aspetti entomologici .......................... 54

Valutazione preliminare delle risorse genetiche di specie frutticole della Valle d’Aosta ............ 56

Settore di Viticoltura ed Enologia ............................................................................ 58

Selezione sanitaria di Arvine ................................................................................................... 58

Selezione massale di Bonda .................................................................................................... 59

Costituzione di una collezione ampelografica del germoplasma viticolo valdostano.................60

Comparazione clonale di Cornalin ...........................................................................................62

Comparazione clonale di Gamay ............................................................................................. 63

Basi biochimiche e fisiologiche della scottatura dei grappoli di Petit rouge ..............................64

Collaborazione con la cave coopérative La Kiuva di Arnad – Progetto Picotendro ..................... 65

Selezione e caratterizzazione di enococchi autoctoni della Valle d’Aosta ................................ 66

Prove di coinoculo lieviti-batteri ..............................................................................................68

Assemblaggi di uve a bacca rossa da vitigni autoctoni della Valle d’Aosta per la produzione di

vini rossi .................................................................................................................................. 70

Monitoraggio della maturità enologica di uve aziendali ........................................................... 72

Vinificazione in iper-riduzione di uve bianche .......................................................................... 74

Rete integrata di monitoraggio agrometeorologico ................................................................. 76

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario ..................................................................... 77

Prova comparativa di alimentazione di bovine di razza valdostana con tecnica tradizionale e con

tecnica unifeed ........................................................................................................................ 77

Indagine conoscitiva sul grado di contaminazione di spore butirriche nei mangimi valdostani .. 78

Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina ............. 79

Identificazione e caratterizzazione di ceppi di batteri lattici isolati nella zona di produzione del

Valle d’Aosta Fromadzo DOP .................................................................................................. 80

Evoluzione della microflora superficiale nel formaggio Fontina e sua influenza sulla

maturazione........................................................................................................................... 81

Influenza della salamoia sulla qualità della Fontina DOP ......................................................... 82

Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP ............................................................. 83

Studio sulla capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla

gestione sperimentale dell’alpeggio di Entrelor ...................................................................... 84

Monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio

Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla

caseificazione alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto. ............. 87

PREMESSA

1

PREMESSA

Ricercatori e operai hanno partecipato a vario titolo e in varia misura alle attività di

produzione, trasformazione e valorizzazione, all’insegnamento, alla formazione professionale oltre

che alla ricerca e sperimentazione; per un maggiore dettaglio di queste ultime il rapporto rimanda

alle singole schede progetto.

Nell’ambito dei 48 progetti di ricerca e sperimentazione sono state attivate collaborazioni

con Università e altri centri. Sono stati pubblicati sette articoli su riviste di settore e presentati undici

poster in occasione di convegni tenutisi in Italia e all’estero; sono state elaborate dodici relazioni e si

è collaborato a numerosi articoli su testate giornalistiche regionali nonché a trasmissioni

monografiche e interviste televisive trasmesse dalla sede regionale della RAI. I ricercatori sono

intervenuti tredici volte come relatori in occasione di convegni, conferenze, workshop e tavole

rotonde. Alcuni tecnici hanno contribuito alla realizzazione di sei DVD, due dedicati alla frutticoltura,

uno all’enologia e tre all’orticoltura. Nell’ambito delle varie attivit{ di formazione e aggiornamento i

ricercatori hanno preso parte a circa una cinquantina di eventi in Valle, altre regioni italiane e

all’estero. I tre laboratori interni hanno svolto più di 18.500 determinazioni microbiologiche,

biomolecolari, chimiche ed enologiche a supporto dell’attivit{ dei vari settori. Si citano infine due

tesi di laurea e sette tesine elaborate rispettivamente da studenti universitari e da studenti della

classe quinta con il supporto del personale della ricerca; hanno operato presso l’Istituto due

ricercatrici con borse finanziate dal F.S.E. nell’ambito dei seguenti argomenti:

- monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio

Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla caseificazione

alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto;

- mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto e nel frutteto.

Come previsto è iniziata nel corso del 2012 una serie di nuove ricerche e prove

sperimentali:

- Capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla gestione

sperimentale dell’alpeggio di Entrelor

- Determinazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna

- Valutazione delle risorse genetiche di specie frutticole in Valle d’Aosta

- Prove di vinificazione in iper-riduzione di uve bianche

- Prove di salatura nel formaggio Fontina DOP

PREMESSA

2

Sono stati ultimati invece i progetti di seguito elencati:

- Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani

- NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin

- Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle

d’Aosta

- Valutazione della potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e

commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta

- Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta

- Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone della

Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione

- Selezione sanitaria di Arvine

- Prove di coinoculo lieviti-batteri

- Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina

- Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP

In merito all’attivit{ di ricerca non si è potuto, come programmato, pubblicare gli studi

effettuati sul formaggio Fontina negli ultimi anni, anche per il fatto che è stato richiesto dalla

C.P.L.F. al settore di Industria lattiero-casearia un intervento non previsto nel Piano di Attività, che

ha comportato una revisione dei programmi; nel corso degli ultimi anni, e nel 2012 in particolare, è

infatti aumentato esponenzialmente il numero di forme di Fontina con colorazioni anomale nella

pasta; in seguito ad un’attenta analisi della problematica da parte del gruppo di ricercatori del

settore, si è deciso di monitorare a tappeto la produzione in stagionatura presso i magazzini della

C.P.L.F. e di sottoporre ad analisi campioni di formaggio e tamponi ambientali (assi di legno) sia

presso i laboratori interni sia presso altri (UNITO, FEM e Veneto Agricoltura) allo scopo di studiare il

fenomeno, individuarne le cause e ipotizzare eventuali rimedi.

Un’altra attivit{ svolta ma non prevista rientra nell’ambito di una convenzione tra la

Regione autonoma Valle d’Aosta e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e

Valle d’Aosta, in cui l’IAR ha partecipato come partner in un progetto di ricerca attuato per verificare

il comportamento di germi patogeni nella tecnologia della Fontina DOP.

Nel quadro delle attivit{ effettuate anche se non previste nel Piano di Attivit{ ce n’è una

svolta per conto dell’Assessorato all’Agricoltura che, per la preparazione del nuovo Piano di Sviluppo

Rurale 2014-2020, ha chiesto di quantificare i reflui prodotti dalle vacche da latte di razza

PREMESSA

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valdostana; i risultati saranno utilizzati per calcolare correttamente i carichi di azoto per ettaro

effettivamente prodotti in Valle d'Aosta.

In autunno è stato approvato il progetto Interreg – Alcotra intitolato “Alp'Grain”, in

partenariato con l’IRSTEA di Grenoble (F), sullo sviluppo di una filiera di produzione di sementi locali

nelle Alpi italiane e francesi per la diversificazione del reddito agricolo.

A giugno Lallemand Italia ha attribuito un premio ad un ex allievo dell’Institut Agricole

Régional per la migliore tesi di laurea 2011 svolta nell’ambito di un progetto di ricerca del settore di

Enologia in collaborazione con l’Universit{ di Milano sui batteri responsabili della fermentazione

malo-lattica dei vini.

Nel mese di settembre Legambiente ha attribuito alla Fondazione la “Bandiera Verde” per

le svariate iniziative di tutela della biodiversità nell'agricoltura e di promozione della qualità della

produzione agricola.

Fa piacere concludere evocando la ricorrenza del trentennale della Fondazione con

intitolazione della nuova cantina sperimentale alla memoria del Canonico Joseph Vaudan.

Settore d’Agronomia

5

Settore d’Agronomia

Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani

SIGLA

AGRBS0112

ORIGINE DEL PROGETTO

Le produzioni vinicole e frutticole valdostane sono caratterizzate da un forte legame con il territorio

e da un’elevata qualit{ dei prodotti. Per mettere in luce i legami tra le attivit{ agricole e la

biodiversità del territorio valdostano, l’IAR ha avviato nel 2005 un progetto di studio della diversit{

biologica nei vigneti e nei meleti.

OBIETTIVI

Allo studio hanno partecipato ricercatori dei settori di Agronomia e di Frutticoltura e specialisti degli

altri ambiti di competenza (botanica, entomologia, ornitologia), con l’obiettivo di:

- valutare la biodiversità vegetale e animale (con approfondimenti su insetti e uccelli) nelle vigne,

nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacenti;

- catalogare le specie presenti nella vallata centrale (dal fondovalle fino a circa 1000 m s.l.m.);

- analizzare il valore agro-ambientale delle pratiche colturali;

- analizzare le interazioni tra gli organismi studiati.

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel 2012 si intendeva procedere alla redazione di una pubblicazione monografica, edita come

numero speciale della Revue valdôtaine d’histoire naturelle edita dalla Société de la Flore Valdôtaine,

in modo da assicurare una diffusione ampia ed esaustiva dell’insieme dei risultati acquisiti.

DURATA

La ricerca è stata avviata nel 2005 e se ne prevedeva la chiusura nel 2012, con la conclusione

dell’elaborazione dei dati e la redazione della pubblicazione d’insieme.

RISORSE UMANE COINVOLTE (escludendo gli addetti del Settore di Frutticoltura)

M. Bassignana, F. Madormo

COLLABORAZIONI

Botanici: M. Bovio, L. Poggio; entomologi: A. Alma, E. Busato (UniTo - Divapra); ornitologi: S.

Fasano, G. Gertosio, M. Pavia

ATTIVITÀ SVOLTA

Nella primavera si è completato il controllo del database delle cicaline (2580 record per un totale di

480.000 individui identificati, di cui 231.000 appartenenti alle cinque specie sulle quali si concentra lo

studio, suddivise sulla base del sesso) e degli insetti entomofagi (3330 record x otto famiglie, per un

totale di 18.000 individui identificati). In seguito, si è dato inizio alle elaborazioni statistiche sulle

matrici dei dati.

Oltre ai contatti mantenuti con continuit{ nel corso dell’anno, nell’autunno si sono tenute riunioni

settoriali tanto con il gruppo degli entomologi quanto con quello dei botanici, per la messa a punto

Settore d’Agronomia

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dell’indice della pubblicazione e l’analisi dei dati e dei risultati via via raggiunti nel corso delle

elaborazioni.

Il programma originariamente previsto ha subito un ritardo, in conseguenza di altre attività di ricerca

che hanno coinvolto i ricercatori interessati. Conseguentemente, si è deciso di posporre la

pubblicazione della monografia al 2013.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Vedi sopra.

Filiera corta delle produzioni ortive valdostane

SIGLA

AGRBS0212

ORIGINE DEL PROGETTO

Accogliendo le sollecitazioni che ci sono state rivolte negli ultimi anni sia da parte dei produttori sia

da parte della grande distribuzione (CIDAC), abbiamo contribuito fattivamente al coordinamento

della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale.

OBIETTIVI

L’obiettivo è di dimostrare, con un esempio concreto, l’interesse e la fattibilit{ della valorizzazione

diretta delle produzioni ortive tramite la filiera corta, sia operando nella vendita diretta, sia con

l’intermediazione della CIDAC.

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel 2012 continueranno i rapporti di collaborazione con gli orticoltori e proseguir{ l’azione di

coordinamento della filiera produzione-vendita di ortaggi locali.

Facendo seguito ai contatti stabiliti con il GAL Bassa Valle e con GAL francesi della regione Rhône-

Alpes, inoltre, si cercherà di ottenere un finanziamento in ambito LEADER per ampliare la sfera

d’azione del progetto, la sua divulgazione e il numero dei soggetti coinvolti.

DURATA

Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.

RISORSE UMANE COINVOLTE

F. Machet, A. Neyroz

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA

Dopo un incontro preliminare e uno scambio di corrispondenza con i GAL Haute Provence-Luberon,

Parc de Chartreuse et Avant Pays Savoyard, Bassa Valle d’Aosta e il CELVA, data la scarsit{ di fondi

e risorse, si è verificata l’impossibilit{ di concretizzare un progetto transfrontaliero di promozione

delle iniziative di filiera corta. In Valle d’Aosta sono state organizzate diverse riunioni e sono stati

mantenuti rapporti regolari con i soggetti coinvolti dall’iniziativa: la CIDAC e gli agricoltori Carlon,

Cognein, Nicoletta e la cooperativa sociale Les Relieurs.

Settore d’Agronomia

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Il tecnico A. Neyroz ha curato il coordinamento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di

provenienza locale.

Il suo ruolo può essere riassunto in:

- organizzazione degli incontri annuali;

- calcolo delle superfici da investire per le colture destinate al conferimento Cidac, per ogni singolo

produttore;

- consigli sulle modalità di coltura (varietà, epoca di semina, serie da ripetere, investimenti ecc.);

- sopralluoghi durante la stagione vegetativa per valutare lo stato delle colture e il rispetto di

quanto concordato ad inizio anno;

- coordinamento per l’inizio dei conferimenti e modalit{ di presentazione della merce;

- controllo al supermercato della merce fornita, con eventuali richiami ai produttori nel momento

in cui non ci fossero le qualità richieste;

- mantenimento dei contatti con il rappresentante Cidac durante tutta la stagione di

conferimento.

In una logica di razionalizzazione e integrazione delle produzioni, per evitare sovrapposizioni e per

regolare l’offerta nel corso della stagione produttiva, è stata concordata una suddivisione delle

singole colture tra gli orticoltori. I conferimenti hanno interessato i seguenti ortaggi:

- biete da taglio;

- cavolfiori;

- cavoli (verza e cappuccio);

- cetrioli;

- lattughe;

- melanzane;

- pomodori (ciliegino, cuore di bue, insalataro);

- porri;

- zucche;

- zucchine (chiare, scure, tonde).

Le consegne sono state regolari e continuative.

Nel complesso, sono state commercializzate attraverso questo canale 26,5 t di ortaggi.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si registra un crescente interesse da parte di agricoltori, venditori e consumatori per gli ortaggi di

provenienza locale e si stanno moltiplicando le realtà concrete di produzione e vendita diretta.

Questo è gi{ un risultato concreto dell’opera di promozione della filiera corta dei prodotti ortivi.

Prove sperimentali sulla patata

SIGLA

AGRBS0312

ORIGINE DEL PROGETTO

Il settore di Agronomia conduce regolarmente prove di confronto varietale sulla patata da molti

anni, allo scopo di aggiornare le conoscenze sulle nuove varietà proposte dai costitutori e valutare le

eventuali novità tecniche interessanti.

Settore d’Agronomia

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OBIETTIVI

- Individuazione delle variet{ di patata più interessanti per la Valle d’Aosta

- Ricerca applicata sulle tecniche colturali adatte alla realtà regionale

- Divulgazione dei risultati delle ricerche condotte

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel 2012 proseguiranno le prove di confronto varietale. Sarà avviata, inoltre, una prova sperimentale

di confronto tra diverse tecniche d’irrigazione della patata.

DURATA

Queste prove sono una delle attività di routine del settore.

RISORSE UMANE COINVOLTE

F. Machet, A. Neyroz

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA

La resa media di campo, considerando la pezzatura commerciale, è stata di 35,9 t/ha.

Penelope ha fornito produzioni valide esteticamente e qualitativamente, la produttività è risultata

inferiore agli standard abituali, con un tasso in sostanza secca del 17,65%. Si è dimostrata sensibile

alla peronospora. Rimane tuttavia la cultivar più affidabile nel corso degli anni.

Le varietà che hanno fornito risultati interessanti e che sarebbero da riprovare anche nel 2013 sono

presentate di seguito.

00.F17.11, semiprecoce-semitardiva. Tuberi gialli, lunghi ovali, belli, leggermente sensibili alle

spaccature e alla peronospora. Interessante per il livello produttivo molto buono, modesto il tasso di

sostanza secca (16,35%). Da riprovare per le potenzialità produttive e per l’aspetto estetico dei

tuberi.

01.F33.2, precoce poco vigorosa, produzione sopra la media del campo, ma il suo tasso in sostanza

secca è basso (16,36%). Tuberi ovali lunghi, belli, leggermente sensibili alla scabbia. Soggetta alla

peronospora sulle foglie. Sensibile ai deficit idrici (spaccature). Presenta alcuni difetti interni, in

modo particolare l’imbrunimento vascolare.

02.F22.6, semiprecoce a media vigoria, produce tuberi ovali lunghi, regolari e belli. Produzione

interessante. Contenute le infezioni peronosporiche e i difetti esterni. Al contrario, è sensibile alla

scabbia. Il contenuto in sostanza secca è del 18,61 %. La conservazione è buona.

02.F63.4, precoce-semiprecoce a media vigoria, produce tuberi molto belli, ovali, lunghi, di forma

regolare. Apparentemente poco sensibile alle più comuni fitopatie. Da sottolineare la lieve presenza

di scabbia e di imbrunimento vascolare. La produzione è superiore alla media di campo, il tasso di

sostanza secca non è molto elevato (17,35%). È sicuramente la più interessante tra tutte le cultivar in

campo.

Alegria, semiprecoce a vegetazione non molto vigorosa. Tuberi ovali tondi a buccia giallo scuro

sensibili a spaccature e deformazioni (stress idrici), poco sensibile alla peronospora. Il contenuto in

Settore d’Agronomia

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sostanza secca è interessante(19,88%). È una varietà da riprovare in condizioni climatiche meno

stressanti; nei campi degli agricoltori è quella che ha fornito risultati più interessanti.

Arizona, semitardiva, vigorosa. Tuberi gialli, belli, tondo-ovali. Produzione interessante con tasso di

sostanza secca medio (17,03%). Cultivar sensibile a peronospora, mediamente a spaccature del

tubero, scabbia e imbrunimento vascolare. Presenta alcune virosi in campo.

Flair, precoce-semiprecoce a media vigoria con produzione sopra la media, tuberi ovali-tondi

abbastanza belli, leggermente sensibili a scabbia e peronospora. Presenta alcuni difetti interni quali

cuore cavo e imbrunimento vascolare. Il tasso di sostanza secca è il più elevato in assoluto (20,89%)

tra tutte le cultivar in prova.

Servane, semiprecoce a media vigoria, produce tuberi oblunghi a buccia scura, poco belli.

Produzione interessante, ma di calibro modesto. I difetti esterni più marcati sono spaccature e

deformazioni. Sensibile a peronospora e scabbia. Il tasso di sostanza secca è nella norma (19,35 %).

Comportamento discreto anche nei campi degli agricoltori.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Prosegue la collaborazione con l’Ufficio servizi fitosanitari dell’Assessorato Agricoltura e Risorse

Naturali, per la redazione della scheda sui trattamenti fitosanitari, pubblicata sui siti dell’IAR

(http://www.iaraosta.it/UploadDocs/1211_Trattamenti_patata_13.pdf) e della Regione.

Vendita diretta dei prodotti dell’orto

SIGLA

AGRBS0412

ORIGINE DEL PROGETTO

La produzione dell’orto, che è sempre stata destinata soprattutto alla mensa dell’Institut, è integrata

nelle attivit{ sperimentali e dimostrative che sono uno di compiti istituzionali dell’IAR. Da qualche

anno si è dato avvio alla vendita diretta di parte degli ortaggi, soprattutto durante il periodo delle

vacanze estive, in cui le esigenze della nostra cucina sono ridotte e la produzione ortiva è massima.

Questa attività è stata condotta inizialmente a titolo sperimentale ed è proseguita in modo più

organizzato dopo l’apertura del punto vendita della ferme di Montfleury, riscontrando una risposta

molto positiva da parte degli acquirenti, sia per la qualità delle produzioni, sia per i prezzi

competitivi.

OBIETTIVI

Sul piano più strettamente tecnico, l’esperienza intende dimostrare, in condizioni reali, la possibilit{

di ridurre al minimo le lavorazioni a carico del terreno e gli input chimici nella coltivazione,

adottando la non-lavorazione del terreno, la pacciamatura con i residui delle malerbe e

sperimentando l’uso di nemici naturali e di prodotti non chimici di sintesi per i trattamenti contro i

fitofagi e le crittogame.

ATTIVITÀ PREVISTE

I buoni riscontri ottenuti negli anni passati con la vendita diretta degli ortaggi ci hanno spinti ad

ampliare la superficie coltivata, sia in pieno campo sia sotto copertura protettiva. Nel 2012 si intende

proseguire le attività sulla falsariga di quanto già realizzato negli anni precedenti.

Settore d’Agronomia

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DURATA

Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.

RISORSE UMANE COINVOLTE

F. Machet, A. Neyroz

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA

Le colture ortive a Montfleury hanno interessato una superficie di 2500 m2, 350 dei quali in coltura

protetta. Altri 800 m2 sono stati coltivati a fragole.

Nell’annata 2012 sono state prodotti i seguenti quantitativi per i diversi ortaggi.

Produzione

(kg)

Resa

(kg/m2)

Produzione

(kg)

Resa

(kg/m2)

Asparagi 241,3 2,96 Finocchi 844,3 3,03

Barbabietole 927,6 9,05 Fragole 379,6 0,88

Broccoli 111,5 0,35 Insalata 674,2 2,68

Carote 606,0 3,16 Melanzane 193,1 6,44

Cavolfiori 239,4 1,01 Meloni 220,8 1,31

Cavoli cappuccio 125,1 2,41 Peperoncino 21,3 3,04

Cavoli verza 191,0 3,80 Peperoni 305,0 4,88

Cime rapa 19,7 1,23 Pomodori 1749,7 16,13

Cipolle 1252,5 1,99 Pomodori da conserva 1850,1 9,25

Coste 71,1 4,65 Porri 698,6 4,66

Costine 457,1 7,14 Spinaci 413,3 2,28

Fagioli borlotti 67,0 0,88 Zucca 1953,2 11,04

Fagiolini 173,6 2,80 Zucchine 1086,3 5,16

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

La valorizzazione dei risultati delle attività di sperimentazione e di dimostrazione avviene tramite

rapporti diretti con gli orticoltori e i consumatori. Inoltre, l’esperienza dell’orto dell’IAR è

regolarmente oggetto di articoli sulla stampa locale e di servizi televisivi nelle rubriche regionali

della RAI.

Recupero di ecotipi locali di cereali (segale, frumento, orzo, mais)

SIGLA

AGRBS0512

ORIGINE DEL PROGETTO

La conservazione e il confronto degli ecotipi locali costituiscono una prima base per promuovere la

coltivazione dei cereali, ora quasi scomparsa dalla nostra regione. Oltre all’interesse dimostrato da

parte di diversi agricoltori, va registrata anche l’attenzione dell’Assessorato regionale all’Agricoltura

Settore d’Agronomia

11

e di panificatori valdostani, che vorrebbero valorizzare la segale e il grano coltivati localmente per la

panificazione e, in particolare, per la produzione del tradizionale pane nero.

OBIETTIVI

Questo progetto si propone di:

- raccogliere campioni di semente dei cereali tradizionalmente coltivati in Valle d’Aosta, per

conservare la diversità genetica che li contraddistingue;

- confrontare tra loro i diversi ecotipi locali;

- moltiplicare e rendere disponibili agli agricoltori i più interessanti sul piano agronomico e

produttivo;

- promuovere nella regione la coltivazione dei cereali autoctoni e la loro valorizzazione attraverso

la trasformazione in prodotti tipici (Pan ner, Micooula, Flantse ecc.).

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel 2012 si perseguir{ l’obiettivo dell’ampliamento superfici coltivate, sia presso l’azienda di

Montfleury, sia presso aziende agricole esterne. Nella campagna 2011-12, inoltre, il confronto

varietale del frumento sarà condotto in due località a diversa altitudine. Si intende dare ulteriore

impulso alla filiera, impegnandosi anche nelle fasi di macinazione, vendita delle farine ed eventuale

panificazione (se si potesse realizzare senza eccessivi oneri economici e burocratici).

DURATA

Per arrivare alla definizione e all’autosufficienza di una filiera “recupero di variet{ locali - coltivazione

- trasformazione e valorizzazione del pane di segale valdostano”, si prevede che i lavori, iniziati nel

2003, proseguano almeno nell’arco di una decina d’anni.

RISORSE UMANE COINVOLTE

D. Arlian, M. Bassignana

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA

Nella stagione 2011-2012 è proseguito il confronto degli ecotipi valdostani di frumento tenero,

avviato nel 2009, seminando dodici accessioni locali e la varietà commerciale svizzera Siala, come

termine di paragone, in località Lalaz di Sarre, a 1170 m s.l.m. Di queste varietà sono state registrate

le principali caratteristiche morfo-fisiologiche e agronomiche.

Oltre alle parcelle di confronto varietale, nel 2011 sono anche stati seminati un campo di segale e

uno di frumento a Montfleury e sono stati stipulati accordi di coltivazione sperimentale con 18

agricoltori, per una superficie complessiva di circa 9.000 m2, di cui 6.000 di segale, 2.800 di

frumento, 100 di orzo primaverile e 100 di segale primaverile.

La resa ottenuta dalla segale nel campo di Montfleury è stata migliore che nell’annata precedente,

con 3,76 t/ha; il grano, invece, ha fornito una resa sostanzialmente uguale a quella del 2011, con 3,54

t/ha.

La media produttiva rilevata nelle parcelle del campo di confronto varietale di Lalaz è stata

decisamente più elevata (5,61 t/ha per gli ecotipi valdostani), a riprova che i dati rilevati in prove

Settore d’Agronomia

12

parcellari tendono a sovrastimare la resa dei cereali. Nondimeno, dal confronto con la varietà

testimone Siala, alcuni ecotipi valdostani si sono distinti per le ottime potenzialità produttive.

Rese (g/m2) degli ecotipi valdostani e della varietà commerciale Siala (CH) posti a

confronto nel campo di Lalaz nel 2012

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

La valorizzazione dei risultati è stata condotta innanzitutto tramite rapporti diretti con gli agricoltori

e con alcune amministrazioni comunali interessate al rilancio della cerealicoltura di tradizione sul

loro territorio.

I campi di Montfleury e di Lalaz sono anche stati presentati in due servizi giornalistici della sede

regionale della RAI.

Tra le valorizzazioni dei prodotti, rientra anche il buon successo della commercializzazione, nel

punto vendita della ferme di Montfleury, di sacchetti da 1 kg di farina di segale e di frumento,

macinata a pietra e confezionata presso il Molino Roccati di Candia Canavese (TO).

Coltivazione e valorizzazione delle specie aromatiche e officinali in Valle d’Aosta

SIGLA

AGRBS0612

ORIGINE DEL PROGETTO

Dopo lo studio sul mercato delle piante aromatiche e officinali condotto in collaborazione con il

settore di Economia Agraria, dal 2008 si è avviata la coltivazione diretta di specie aromatiche e

officinali da parte dell’Institut Agricole Régional.

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900

Rosset

Verrayes

100 M2/Morgex

Siala (CH)

Clavel 1

Saint Marcel

100 M/Morgex

Clavel 2

Fénis

Etroubles

Vens

La Salle

Morgex

Settore d’Agronomia

13

OBIETTIVI

I principali obiettivi che si intendono perseguire sono i seguenti:

- ricerca di ecotipi locali con caratteristiche particolarmente interessanti e l’individuazione dei siti

di sviluppo spontaneo;

- studio tecnico e colturale delle specie officinali ritenute più interessanti;

- individuazione degli aspetti agronomici, fenologici e qualitativi delle specie officinali in relazione

all’altitudine;

- sviluppo della coltivazione di specie officinali rare, protette, locali o quasi del tutto dimenticate,

potenzialmente promettenti;

- valorizzazione e sfruttamento ottimale delle potenzialità di alcune specie tipiche valdostane,

risultate particolarmente interessanti, in prodotti finiti da destinare ai settori cosmetico-

benessere ed erboristico-farmaceutico, individuati come molto promettenti dalla precedente

indagine di mercato, realizzata nel biennio 2005-2006;

- recupero di terreni abbandonati e/o sottoutilizzati, in particolar modo quelli con esposizione a

sud;

- sviluppo di promettenti nicchie di mercato;

- promozione e incentivazione dell’associazionismo;

- creazione di sinergie tra i vari settori della filiera e stimolo per gli ipotetici operatori del settore;

- diversificazione delle attività produttive degli agricoltori.

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel 2009 sono state affittate per un periodo di otto anni tre parcelle a Sarre (a 1250, 1400 e 1600 m

s.l.m.), dove sono state messe a dimora diverse accessioni di stella alpina, arnica e rodiola rosea. Nel

2012 proseguirà la coltivazione di queste superfici e si procederà alla trasformazione diretta

(macerazione, distillazione) di piccoli quantitativi di quanto raccolto. Sarà adeguatamente allestito,

inoltre, un locale idoneo all’essiccazione delle parti vegetali raccolte.

DURATA

Si prevede che quest’attivit{ continui almeno per i prossimi tre anni.

RISORSE UMANE COINVOLTE

M. Bassignana, D. Perruquet

COLLABORAZIONI

Vivaio: Vivai valdostani, Sarre (AO)

ATTIVITÀ SVOLTA

A Thouraz è proseguita la coltura di arnica, stella alpina, rodiola e origano; sono state trapiantate

piantine di nepeta cataria, timo, adonide e bardana ottenute con semi spontanei raccolti in Valle

d’Aosta. Sono stati raccolti campioni di rodiola delle diverse provenienze (Champorcher, Cogne,

Rhêmes-Notre-Dame) e sono stati preparati degli estratti con diverse tecniche: tintura, alcolaturo di

rizomi, di radici, di rizomi e radici

A Challançon è proseguita la coltura di rodiola e stella alpina e sono state trapiantate piantine di

cumino, iperico e verga d’oro provenienti da popolazioni valdostane.

Settore d’Agronomia

14

A Ville sur Sarre è proseguita la coltura di arnica e stella alpina e sono state trapiantate piantine di

timo, issopo e salvia sclarea provenienti da popolazioni valdostane.

A Ollignan sono state messe a dimora 700 piantine di timo ottenute da semi provenienti da sei

diverse località della regione, oltre a piantine di salvia sclarea e finocchio selvatico.

A Champlan di Gressan è proseguita la coltura di rodiola, imperatoria, stella alpina e pelosella.

A Montfleury è proseguita la coltura di timo, origano e serpillo e la cura del giardino didattico, in cui

sono anche state trapiantate nuove piante. Sono state trapiantate, inoltre, piantine d’origine locale

di salvia sclarea, finocchio e santoreggia.

Ad Ampaillan, infine, sono stati allestiti due locali adibiti ad essiccatoio per le piante officinali.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Così come già in questi anni, anche nel futuro si continuerà a divulgare i risultati delle attività in

corso, con visite al giardino didattico di Montfleury e agli altri campi dimostrativi di Montfleury,

Sarre, Champlan, Ampaillan e con articoli sulla stampa specializzata e locale.

Mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto

SIGLA

AGRBS0712

ORIGINE DEL PROGETTO

L’entrata in vigore della direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (2009/128/CE), imporr{

a livello europeo misure di mitigazione in grado di contenere i rischi di contaminazione dei corpi

idrici causata da fenomeni di deriva, drenaggio e ruscellamento (art.11 Direttiva 2009/128/CE).

Queste misure dovranno essere contenute nei cosiddetti Piani di Azione Nazionale (PAN), di

prossima applicazione da parte dei singoli stati membri. Le disposizioni e prescrizioni previste dai

PAN saranno redatte facendo riferimento alle conoscenze attualmente disponibili a livello nazionale

ed internazionale in materia. Il progetto, che sarà condotto in collaborazione con il settore di

Viticoltura, nasce dall’esigenza di prepararsi all’applicazione dei PAN.

OBIETTIVI

Questo progetto si propone di:

- costituire un impianto permanente di riferimento per il monitoraggio dei fenomeni di

ruscellamento nei terreni in pendio;

- quantificare i fenomeni di ruscellamento e le perdite di prodotti fitosanitari in relazione alle

diverse tecniche di gestione del suolo;

- individuare indicatori di rischio di contaminazione delle acque superficiali in relazione alle

tecniche di gestione del suolo;

- determinare l’influenza del tipo di sistemazione (a rittochino, a cavalcapoggio) sui fenomeni di

ruscellamento e sull’efficacia delle misure di mitigazione adottate nel vigneto;

- valutare l’effettiva applicabilit{ nel contesto viticolo di alcune misure di mitigazione per

contrastare il fenomeno del ruscellamento;

- acquisire informazioni di supporto alla definizione di protocolli di difesa utili alla qualificazione

sanitaria ed ambientale delle produzioni;

Settore d’Agronomia

15

- acquisire informazioni utili nella predisposizione dei Piani di Azione Nazionale (PAN) previsti dalla

Direttiva 128/2009/CE;

- realizzare e divulgare materiale tecnico-scientifico a carattere formativo per gli operatori del

settore.

ATTIVITÀ PREVISTE

Il progetto sarà articolato in tre sottoprogetti:

- valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari per ruscellamento in

vigneto;

- valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari per ruscellamento in

frutteto;

- divulgazione.

DURATA

Si prevede che il progetto abbia una durata almeno biennale. Poiché è allo studio la possibilità di

attivare parallelamente una ricerca di dottorato, è possibile che gli studi proseguano per un triennio.

RISORSE UMANE COINVOLTE (escludendo gli addetti del Settore di Viticoltura)

D. Arlian, M. Bassignana

COLLABORAZIONI

Personale strutturato (Prof. ordinario, Ricercatore, Dottorando, Tecnico) e non strutturato (M.

Letey) del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Universit{ di Torino.

ATTIVITÀ SVOLTA

La ricerca, che beneficia della collaborazione tra l’Institut Agricole Régional e il Gruppo di ricerca in

Gestione sostenibile della vegetazione infestante DISAFA, è condotta dalla Dott.ssa Marilisa Letey,

che percepisce una borsa di ricerca del Fondo Sociale Europeo per il progetto denominato

“Viticoltura di montagna e applicazione della Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti

fitosanitari: monitoraggio dello stato attuale, studio dei fenomeni di ruscellamento e delle misure di

mitigazione applicabili”. Il progetto è articolato in tre parti, di ciascuna della quali si presentano le

attività svolte nel 2012.

MONITORAGGIO DELLE AZIENDE VITICOLE

Nella fase preliminare dell’attivit{ di monitoraggio delle aziende viticole è stato predisposto un

questionario per il rilevamento dei dati aziendali. Nella stesura del questionario, al fine di definire il

possibile rischio di inquinamento delle acque superficiali da prodotti fitosanitari, oltre che al numero, al

tipo di trattamenti, alla quantità di prodotto distribuita ecc., particolare attenzione è stata dedicata

agli aspetti che influiscono maggiormente sul ruscellamento: il tipo di sistemazione del vigneto, le

pratiche agronomiche adottate dall’azienda, la pendenza dei vigneti. L’indagine aziendale è stata

condotta mediante sopralluoghi in azienda per l’acquisizione delle informazioni richieste dal

questionario, sia tramite un’intervista diretta al conduttore dell’azienda, sia, laddove possibile,

attraverso una visita nei vigneti. Le aziende viticole oggetto del monitoraggio nel 2012 sono state 15,

corrispondenti circa al 10% della superficie vitata in Valle d’Aosta. Nel primo anno di attivit{, in

accordo con l’Associazione Viticulteurs Encaveurs, sono state oggetto di monitoraggio le aziende che

Settore d’Agronomia

16

presentavano nel 2011 una superficie vitata uguale o superiore ad 1,5 ha. Nella scelta delle aziende,

particolare attenzione è stata data alla loro rappresentatività della realtà viticola della Regione e in

particolare delle diverse condizioni ambientali e gestionali che la caratterizzano: pendenza dei vigneti,

gestione del suolo, impiego di prodotti fitosanitari, epoche e prodotti utilizzati.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI MOVIMENTO SUPERFICIALE DI PRODOTTI FITOSANITARI PER

RUSCELLAMENTO IN VIGNETO

Presso l’azienda viticola sperimentale dell’IAR, in localit{ Moncenis, è stato predisposto il campo

sperimentale per lo studio dei fenomeni di ruscellamento. La prova è ospitata presso un vigneto,

allevato a guyot, rappresentativo della realtà viticola valdostana: pendenza del 40% circa,

sistemazione a rittochino, gestione delle infestanti negli anni precedenti mediante impiego di

erbicidi. Inoltre, la gestione del vigneto è facilmente meccanizzabile, presentando questo un sesto di

impianto con interfila di larghezza 1,60 m.

All’interno del vigneto sono stati predisposti dispositivi sperimentali che consentiranno di

quantificare i flussi di ruscellamento (vedi figure seguenti).

Le misure di mitigazione oggetto di osservazione sperimentale sono quelle che si ritengono le più

efficaci e facilmente replicabili in altre realt{, basate sul ricorso all’inerbimento dell’interfila (II) e

all’inserimento di una fascia tampone (FT) inerbita al fondo del filare, confrontate con il tradizionale

sistema di diserbo totale (DT).

Allestimento del dispositivi sperimentali per la quantificazione dei flussi di ruscellamento

Analogo dispositivo sperimentale è stato anche allestito dai ricercatori piemontesi, a Carpeneto (AL).

Nel campo sperimentale, in seguito ai primi trattamenti stagionali e per tutta la stagione colturale, il

movimento superficiale dei prodotti fitosanitari è stato valutato mediante il prelievo di campioni di

acqua di ruscellamento a seguito di precipitazioni. Il campionamento è stato effettuato in occasione

di ciascun evento di ruscellamento, prelevando, qualora possibile, tre campioni di acqua per ogni

gestione (inerbimento interfila II, Fascia tampone FT, diserbo totale DT. Quindi i campioni sono

Settore d’Agronomia

17

conservati in congelatore, alla temperatura di -25°C, sino all’analisi. Nel mese di ottobre, presso i

laboratori del DISAFA è stato avviato lo studio per la determinazione della presenza dei prodotti

fitosanitari impiegati nei campioni di acqua ruscellata adottando procedure analitiche disponibili in

letteratura e preventivamente verificate in laboratorio.

FORMULAZIONE DI INDICATORI DI RISCHIO DI CONTAMINAZIONE AMBIENTALE

È stato approfondito lo studio della letteratura nazionale ed internazionale relativa ai fenomeni di

ruscellamento, in generale, ed agli indicatori agroambientali e modelli di simulazione, più nello

specifico. La ricerca e il reperimento del materiale bibliografico sono stati realizzati mediante

l’utilizzo di database bibliografici (Scopus, CAB) messi a disposizione dal sistema bibliotecario di

Ateneo (Facoltà di Agraria, UniTo). Tale studio ha permesso di valutare gli indicatori già utilizzati a

livello europeo.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Nei prossimi mesi sarà realizzato un articolo di carattere scientifico-divulgativo, rivolto

principalmente a personale tecnico e agricoltori valdostani, per illustrare i contenuti della Direttiva

sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e le conseguenze che l’applicazione di questa

comporterà, presentando inoltre lo studio in corso. Al termine del biennio di sperimentazione verrà

elaborato del materiale divulgativo sotto forma di schede o bollettini tecnici contenenti indicazioni

sulla trasferibilità dei risultati della ricerca all’ambito aziendale.

NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin

SIGLA

AGRBS0812

ORIGINE DEL PROGETTO

Sui due versanti delle Alpi, i prati permanenti sono la base dei sistemi zootecnici di montagna e

rappresentano, al tempo stesso, una risorsa naturale ed ecologica insostituibile, essendo un

serbatoio unico di biodiversità, assicurando un paesaggio attrattivo per gli abitanti e i turisti e

contribuendo, infine, alla protezione dei versanti contro il rischio idrogeologico. Tuttavia, i crescenti

rischi climatici (per esempio la siccit{), l’evoluzione delle politiche pubbliche e l’aumento della

pressione demografica pongono nuovi interrogativi sulla gestione dei prati e sulla tutela delle loro

risorse. In questo quadro, si rinnova la collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e

con il SUACI Alpes du Nord di Chambéry, per affrontare i nuovi temi riguardanti i prati permanenti,

affinché essi continuino ad assicurare la base di un’alimentazione di qualità per gli animali allevati e

contribuiscano a mantenere il valore naturalistico, paesaggistico e ambientale di questi territori.

OBIETTIVI

Il progetto punta ad approfondire le conoscenze sulle interconnessioni tra suoli, prati e biodiversità,

tenendo conto delle aspettative attualmente espresse dai conduttori di queste superfici, affinché sia

assicurata l’utilizzazione sostenibile delle risorse:

- accrescere il livello delle conoscenze sulla biodiversità dei prati permanenti, in relazione alle

condizioni ambientali e alle pratiche gestionali, e sviluppare strumenti adeguati a valorizzare tale

diversità;

Settore d’Agronomia

18

- affrontare alcune delle problematiche relative all’attuale gestione dei prati e suscettibili di ridurne

considerevolmente le risorse. A questo riguardo, due temi sono stati messi in particolare

evidenza:

- la lotta al degrado dei prati provocato dagli animali selvatici (quali cinghiali e arvicole) e

dall’invasione di specie vegetali neofìte invasive (quali il Panace del Caucaso, il Poligono del

Giappone o il Senecione sudafricano);

- la valutazione delle conseguenze sul suolo e sulle risorse prative derivanti da lavori di

sistemazione e dalla realizzazione di opere sulle superfici (miglioramento fondiario, posa di

impianti d’innevamento artificiale ecc.), al fine di predisporre un disciplinare delle tecniche di

realizzazione e delle modalità di gestione adeguate.

Ci proponiamo di sviluppare nuovi elementi di riferimento da cui partire per tutelare e valorizzare la

biodiversità e le funzioni ecologiche dei prati permanenti all’interno dello spazio transfrontaliero.

Oltre all’acquisizione di elementi di conoscenza, i risultati attesi dal presente progetto si

concretizzeranno nella creazione:

- di uno strumento che permetta ai conduttori delle superfici di valutare rapidamente la

biodiversit{ di una parcella basandosi su criteri semplici, quali l’eterogeneit{ della parcella

(diversità di micro-habitat), del suo contesto ambientale (presenza di siepi, bordure ecc.) e della

sua vegetazione (lista di piante indicatrici facilmente identificabili);

- di un dossier tecnico destinato anch’esso ai conduttori delle superfici, che raccolga le conoscenze

più aggiornate sui mezzi per proteggere le risorse rappresentate dai prati e dal loro ambiente

(salvaguardia della biodiversità, della qualità dei suoli ecc.);

- di sussidi (poster, schede di divulgazione ecc.) rivolti agli agricoltori e al grande pubblico, che

permettano la comunicazione e la sensibilizzazione sul ruolo dei prati e sull’importanza di

salvaguardare queste superfici in un quadro di evoluzione dei territori.

ATTIVITÀ PREVISTE

Entro il mese di marzo 2012 saranno presentati i risultati del progetto NAPEA e le pubblicazioni

relative.

DURATA

Il progetto terminerà ufficialmente il 5 gennaio 2012. Proseguiranno ancora per un paio di mesi le

iniziative volte alla divulgazione dei risultati.

RISORSE UMANE COINVOLTE

M. Bassignana, A. Curtaz, F. Madormo

COLLABORAZIONI

Nessuna prevista per il 2012.

ATTIVITÀ SVOLTA

All’inizio del 2012 si è preparato il seminario finale, che si è svolto il 29 febbraio 2012, si è poi si è

dato inizio alla diffusione e all’utilizzazione, a scopo divulgativo e didattico, dei documenti stampati.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

In conclusione del progetto NAPEA, sono stati pubblicati sei testi rilegati:

Settore d’Agronomia

19

Titolo Pagine Copie

Guida pratica di pedologia

(ISBN 978-88-906677-0-1) 155 200

Diversité des prairies permanentes en zone de montagne alpine

(ISBN 978-88-906677-2-5) 56 300

Diversità dei prati permanenti in montagna

(ISBN 978-88-906677-4-9) 56 100

Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna

(ISBN 978-88-906677-6-3) 78 300

Espèces exotiques invasives et nuisibles dans les prairies de montagne

(ISBN 978-88-906677-8-7) 78 100

Manuale tecnico dei miglioramenti fondiari in zona montana

(ISBN 978-88-906677-1-8) 96 500

Sono stati stampati tre pieghevoli a tre ante:

Titolo Copie

Coltivare la diversità (rivolto a tecnici e agricoltori) 1500

Cos’è un prato permanente (rivolto ai non specialisti) 1000

Qu’est-ce que une prairie (rivolto ai non specialisti) 1000

Sono stati stampati tre pieghevoli a due ante:

Titolo Copie

Panace di Mantegazza 500

Poligono del Giappone ibrido 2000

Senecio sudafricano 2000

Sono stati stampati tre poster:

Titolo Copie

Scoprite la diversità dei prati 10

Coltivare la biodiversità 10

Diversité des prairies 10

Sono stati stampati quattro roll-banner:

Titolo Copie

Panace di Mantegazza 1

Poligono del Giappone ibrido 1

Senecio sudafricano 1

Scoprite la diversità dei prati 1

Settore d’Agronomia

20

Il giorno 29 febbraio 2012, i risultati raggiunti dal progetto NAPEA e le pubblicazioni sono stati

presentati in un seminario finale ad Aosta, che ha visto una partecipazione numerosa di addetti di

settore, di funzionari pubblici e di cittadini interessati alle tematiche trattate.

È stata data evidenza all’evento anche con interventi radiotelevisivi.

Le pubblicazioni del progetto NAPEA sono disponibili on-line all’indirizzo:

http://www.iaraosta.it/context.jsp?ID_LINK=306&area=15.

Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle

d’Aosta

SIGLA

AGRBS0912

ORIGINE DEL PROGETTO

Il cambiamento climatico sta già avendo un forte impatto sugli ecosistemi di montagna in tutto il

mondo, con il ritiro dei ghiacciai e gli spostamenti altitudinali verso l’alto nella diversit{ floristica fra

le conseguenze più ovvie già documentate. Studi sui cambiamenti climatici in Europa hanno già

stabilito che la stagione primaverile-estiva si è allungata oltre ad essersi anticipata di 2,5 giorni

rispetto al passato. In conseguenza di ciò, anche le attività agropastorali in montagna saranno

influenzate, ma le ricerche su questi sistemi socio-ecologici e sulle loro risposte attuali ai

cambiamenti climatici sono ancora preliminari, così come sono scarse le conoscenze sulle variazioni

locali nelle strategie adattative. Con l’obiettivo di arricchire il campo delle conoscenze, quindi,

l’Institut Agricole Régional ha accettato di patrocinare un dottorato di ricerca in collaborazione con il

Dipartimento di Antropologia dell’Universit{ del Kent. Il progetto di ricerca sar{ incentrato sulle

strategie adattative ai cambiamenti climatici, da parte degli operatori agropastorali in Valle d’Aosta,

e in particolare su come i cambiamenti climatici possano influenzare la produzione di un prodotto

locale di eccellenza quale la Fontina.

OBIETTIVI

- Analizzare le conoscenze ecologiche degli operatori agropastorali sugli effetti dei cambiamenti

climatici sui pascoli alpini, la pastorizia, la gestione idrica e il sistema produttivo della Fontina

- Analizzare la percezione del rischio e le risposte adattative degli operatori agropastorali ai

cambiamenti climatici e l’impatto che questi potrebbero avere sul futuro della Fontina e

dell’agropastoralismo in Valle d’Aosta

- Fornire alle amministrazioni locali nuove conoscenze per migliorare la futura gestione dei

cambiamenti climatici e del loro impatto sull’attivit{ agropastorale in Valle d’Aosta, con il fine di

mantenere le attività agropastorali tradizionali in generale e la produzione di Fontina in

particolare

ATTIVITÀ PREVISTE

Sotto la supervisione di M. Bassignana, correlatore della tesi, il progetto è condotto dalla dottoressa

M. Olmedo secondo la seguente articolazione:

settembre 2009-aprile 2010

Stage a Canterbury presso il Dipartimento di Antropologia dell’University of Kent.

Settore d’Agronomia

21

aprile 2010-giugno 2010

Preparazione della stagione di lavoro sul campo con la raccolta di dati dagli allevatori,

completamento della raccolta bibliografica tematica.

giugno 2010 - settembre 2010

Ricerca sul campo: prima stagione estiva. Raccolta dati negli alpeggi.

settembre 2010 - giugno 2011

Ricerca sul campo: prima stagione autunnale-invernale-primaverile. Raccolta dati nelle aziende di

fondovalle. Analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici.

giugno 2011-settembre 2011

Ricerca sul campo: seconda stagione estiva. Raccolta dati negli alpeggi.

settembre 2011- dicembre 2011

Ricerca sul campo: seconda stagione autunnale. Raccolta dati nelle aziende di fondovalle. Analisi dei

dati raccolti e stesura articoli scientifici.

gennaio 2012- ottobre 2012

Analisi dei dati raccolti e completamento della redazione della tesi.

DURATA

La ricerca di dottorato è iniziata nel settembre 2009 e si concluder{ nell’ottobre 2012.

RISORSE UMANE COINVOLTE

M. Bassignana, M. Olmedo (con borsa di studio dell’Agenzia del Lavoro)

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA E RISULTATI

Dopo aver ridefinito le opzioni disponibili agli allevatori valdostani, di fronte a crisi climatiche quali

ondate di caldo, piogge prolungate, eventi anticipati o posticipati del semestre successivo, la

borsista ha dedicato tempo ad analizzare le critiche al concetto di “strategia famigliare”, sostenute

dal prof. Viazzo (UniTO). Ha poi dedicato tempo al concetto di “life-course approach” vs “cross-

section approach” per poter gestire un disegno di ricerca con tante variabili.

Per quanto riguarda la metodologia, la Dott.ssa Olmedo ha combinato il lavoro su “livelihoods” con

metodi di valutazione della vulnerabilità e ha creato una metodologia che analizza il contesto

familiare prendendo in considerazione elementi antropologici che lo rendano più idoneo ad

analizzare il contesto valdostano.

È continuata la raccolta dati sulle 23 famiglie analizzate inizialmente, con lunghe osservazioni

partecipative così come con metodi di antropologia ambientale quali freelisting, photo eliciting,

participatory mapping of land use, transects e life histories. Altre 20 famiglie sono state inserite nel

campione nei mesi autunnali.

È iniziata un’analisi preliminare dei primi dati raccolti, concordando con il Prof. Fischer

dell’Universit{ del Kent il metodo di analisi più adeguato al disegno di ricerca proposto. Dopo varie

prove di analisi con vari metodi statistici, la regressione logistica si è rivelata la più adatta.

Settore d’Agronomia

22

La Dott.ssa Olmedo sta procedendo alla stesura della tesi.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Nel marzo 2012 la Dott.ssa Olmedo ha condotto un seminario presso l’Universit{ della Valle d’Aosta

sulla metodologia per lo studio dello sfruttamento delle risorse naturali, all’interno del corso della

Prof.ssa Anna Maria Pioletti, docente di geografia umana della Facoltà di Scienze della Formazione.

Ha realizzato, inoltre, una presentazione all’Institut Agricole Régional sul tema “Cultura materiale ed

immateriale nella vita rurale valdostana” per gli studenti di IV e V.

I riassunti dei lavori realizzati sono stati inseriti sulla pagina dell’Interdisciplinary Centre for Research

and Education on Environment and Society (www.icrees.org), gruppo di ricerca cui la Dottoressa

collabora.

Monitoraggio sperimentale del compost

SIGLA

AGRBS1012

ORIGINE DEL PROGETTO

Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Ambiente e Territorio in partenariato con ARPA, IAR e

IPLA. Esso prevede di procedere al monitoraggio di cumuli e compostiere domestiche, per definire le

buone pratiche di gestione del compostaggio domestico in tutta la sua filiera, dalla produzione

all’utilizzo.

OBIETTIVI

Gli obiettivi del programma promosso dall’Assessorato Territorio e Ambiente sono:

- ridurre le quantità di rifiuti urbani prodotti;

- promuovere l’uso del compostaggio domestico;

- applicare agevolazioni a favore degli utenti domestici che effettuano il recupero diretto, tramite

compostaggio domestico, della frazione umida.

La sperimentazione è il primo passo per raggiungere gli obiettivi proposti.

ATTIVITÀ PREVISTE

- Scelta dei siti di monitoraggio in base alla loro posizione geografica (bassa, media e alta valle e

vallate laterali), all’esposizione solare (adret e envers) e all’altitudine (Assessorato, ARPA e IAR)

- Individuazione delle famiglie disposte a partecipare al progetto (Assessorato e Sub-ATO)

- Acquisto delle compostiere e loro consegna, allestimento dei cumuli (ARPA)

- Campionamento e analisi della qualità e del grado di maturazione del compost (ARPA, IAR e

IPLA), in particolare, l’IAR effettuer{ test di germinazione e di accrescimento di crescione

(Lepidium sativum)

- Analisi risultati e conclusioni (ARPA, IAR, IPLA, Assessorato)

DURATA

La ricerca è stata avviata nel 2010 e si concluderà nel 2013.

RISORSE UMANE COINVOLTE

M. Bassignana, A. Neyroz

Settore d’Agronomia

23

COLLABORAZIONI

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

ATTIVITÀ SVOLTA

Sono stati sottoposti ad analisi di germinazione tutti i 19 campioni raccolti dall’Arpa nel corso

dell’anno. Con le ultime analisi effettuate, si è potuto verificare che nella maggior parte dei casi,

dopo 18 mesi il processo di compostaggio si era realizzato con successo. I compost maturi non

presentavano più effetti fitotossici nei confronti del crescione, potendosi dunque considerare

perfettamente trasformati. Si presenta, a titolo d’esempio, il grafico riferito alla compostiera

domestica di Cogne, uno dei siti a maggior altitudine tra quelli esaminati.

Campione

8

Cogne

1550 m slm

Alla fine del 2012 è stata presentata all’Amministrazione Regionale la richiesta di finanziamento del

Progetto sperimentale per il confronto e il monitoraggio di tecniche per il compostaggio di rifiuti

organici, finalizzato ad allestire due siti di dimostrazione pratica di compostaggio domestico e di

prossimità, confrontare diverse tecniche di compostaggio, monitorare le fasi di trasformazione dei

rifiuti organici nelle diverse compostiere, valutare la qualità dei compost prodotti, educare gli

studenti al compostaggio domestico e, infine, ridurre la quantit{ dei rifiuti organici prodotti dall’IAR

e dalla Fondazione Ollignan. La richiesta è stata approvata.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Sulla base dei risultati ottenuti nel corso del monitoraggio, in collaborazione con l’Assessorato

Ambiente e l’ARPA, è stato redatto un opuscolo divulgativo dal titolo: "Il compostaggio domestico in

Valle d’Aosta", diffuso in copie cartacee e scaricabile all’indirizzo:

http://www.menorifiutivda.it/files/VDA_opuscolo_compostaggio.pdf.

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s.s.(%)

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Germinazione 0,75

Settore di Economia Agraria

24

Settore di Economia Agraria

Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e

commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta

SIGLA

ECOBA0111

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il settore di economia agraria intende approfondire l’analisi economica di alcuni processi produttivi

di alcune piante officinali, potenzialmente interessanti a livello locale. Il lavoro ha permesso, inoltre,

di ottimizzare i dati tecnici rilevati durante gli anni di sperimentazione nel settore di agronomia.

Il progetto è stato sviluppato anche in conseguenza del crescente interesse che, negli ultimi anni, sta

riscuotendo la coltivazione delle piante officinali tra i produttori valdostani e per la necessità di

rispondere ai quesiti, in ambito tecnico-economico, posti dagli stessi.

OBIETTIVI

Lo scopo principale del progetto è quello di fornire informazioni utili ed essere un valido supporto

tecnico-economico alle aziende valdostane già produttrici ed a quelle potenzialmente interessate ad

intraprendere la coltivazione delle piante officinali.

Gli obiettivi iniziali del progetto sono stati in parte modificati in itinere, in funzione delle risultanze

emerse durante la ricerca. Non è stata, pertanto, valutata direttamente la remuneratività ritraibile

da ogni processo produttivo esaminato, a causa delle variabili connesse alla commercializzazione di

un prodotto finito, ai possibili imprevisti di varia natura, alle fluttuazioni dei prezzi di vendita, a loro

volta legate a molteplici aspetti, e della difficoltà di prevedere e quantificare i tempi ed i relativi costi

necessari per immettere un prodotto, sia grezzo che trasformato, sul mercato.

Lo studio ha, pertanto, quantificato, in relazione alle rese produttive e ai costi calcolati, i “prezzi

soglia” delle materie prime o dei semilavorati da esse derivati (in grado di coprire per intero i costi di

produzione, senza garantire una remunerazione al lavoro aziendale) e i prezzi medi di vendita degli

stessi in grado di assicurare al lavoro imprenditoriale un compenso orario di almeno 8,00 €.

Con tali intenti, il settore di economia ha svolto la sua attività di ricerca mediante:

- la valorizzazione dei dati tecnici raccolti durante gli anni di sperimentazione nel settore di

agronomia, comparto piante officinali;

- l’acquisizione di informazioni di base in collaborazione con gli altri settori di ricerca dello IAR, con

i produttori di piante officinali, con gli enti pubblici e con altri attori della filiera produttiva

valdostana;

- l’approfondimento della gestione aziendale sia nel suo complesso che con l’analisi di singoli

processi produttivi aziendali, cercando di capire in particolare modo:

- come valorizzare il lavoro aziendale con la vendita dei prodotti semilavorati e/o finiti;

- come diminuire, almeno in parte, i costi di produzione migliorando l’organizzazione aziendale.

Settore di Economia Agraria

25

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel corso dei primi mesi del 2013, si è completata la revisione ed il perfezionamento dei capitoli

sviluppati, anche sulla base delle indicazioni ed osservazioni fornite dall’Universit{ degli Studi di

Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DI.S.A.F.A.), con la quale si

collabora.

Si procederà alla valorizzazione dei risultati della ricerca, così come dettagliato nel riquadro più

avanti.

Alla luce delle ultime novità in materia legislativa (Legge regionale 16 febbraio 2011, n. 2 che

disciplina le operazioni di coltivazione, raccolta, prima trasformazione, trasformazione e

commercializzazione delle piante officinali in Valle d’Aosta), si è optato per sviluppare gli ultimi due

capitoli, inizialmente previsti all’interno del presente progetto, inerenti alla produzione e vendita di

alcuni prodotti finiti, con trasformazione delegata a ditte contoterziste o in un’ottica

cooperativistica, in un secondo progetto.

Quest’ultimo permetter{ di studiare in maniera più approfondita questi aspetti, particolarmente

delicati e importanti, della filiera piante officinali a livello locale; questo secondo progetto, da

intendersi come lo sviluppo ulteriore di quello presente, si attuer{ in collaborazione con l’Università

di Torino.

ATTIVITÀ SVOLTE

La ricerca, iniziata nella primavera-estate del 2011, è stata pienamente sviluppata nel corso del 2012,

mediante uno studio dettagliato tecnico-economico di alcune specie officinali in coltivazione presso

le parcelle sperimentali dello IAR e ritenute interessanti a livello produttivo regionale (calendula,

iperico, issopo, timo, stella alpina ed arnica).

Il progetto ha analizzato i principali step della filiera produttiva, articolandosi in particolare in diversi

capitoli riguardanti la produzione della materia prima fresca, la sua trasformazione e

commercializzazione in prodotti essiccati e semilavorati di varia natura.

1. Attività di coltivazione

- Analisi dei costi totali di coltivazione di alcune specie officinali commercializzate all’ingrosso e

allo stato fresco, potenzialmente interessanti e coltivate presso i campi sperimentali dello IAR

(calendula, iperico, issopo, timo, stella alpina, arnica).

- Prime considerazioni sui costi d’impianto e del processo produttivo in esame.

- Valutazione della resa media annua e dei prezzi di vendita.

- Valutazione del carico di lavoro richiesto annualmente.

2. Attività di prima trasformazione e commercializzazione

- Valutazione delle voci di costo per la realizzazione in proprio di una struttura di

trasformazione.

- Valutazione dei costi totali medi annui, connessi alla trasformazione delle specie officinali

individuate in semilavorati, nei seguenti casi:

- produzione e vendita all’ingrosso del prodotto essiccato tal quale, con essiccazione naturale e

artificiale;

Settore di Economia Agraria

26

- produzione e vendita al dettaglio del prodotto essiccato e confezionato, con essiccazione

naturale e artificiale;

- estrazione e vendita di estratti – olio essenziale ed oleolita – ipotizzando una vendita

all’ingrosso e al dettaglio, ottenuti con una trasformazione eseguita in contoterzi e in proprio.

- Valutazione della resa media annua, dei prezzi di vendita e del carico di lavoro richiesto

annualmente, in tutti i casi precedenti descritti.

3. Simulazione di due casi aziendali a titolo esemplificativo

- Valutazione delle potenzialit{ produttive e dei costi totali di processo di un’ipotetica impresa

agricola valdostana familiare diretto-coltivatrice, in propriet{, nell’ipotesi che l’indirizzo

produttivo sia destinato esclusivamente alla coltivazione delle officinali.

- Valutazione dei prezzi medi di vendita dei semilavorati ottenuti, in grado di remunerare tutti i

fattori produttivi, impiegati nei processi di coltivazione e di trasformazione delle piante

officinali, e, nel contempo, il lavoro imprenditoriale di almeno 8,00 €/ora.

DURATA

I lavori di stesura, di coordinamento redazionale e di pubblicazione dei risultati acquisiti saranno

conclusi nel corso del primo semestre 2013.

La pianificazione del secondo progetto, strettamente connesso al presente e relativo allo studio

delle potenzialit{ conseguibili con la produzione e vendita di prodotti finiti in un’ottica

cooperativistica, avverr{ nel corso del 2013, in collaborazione con l’Universit{ degli Studi di Torino,

Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DI.S.A.F.A.).

RISORSE UMANE COINVOLTE

G. Bagnod, G. Chenal

COLLABORAZIONI

Università degli Studi di Torino, DI.S.A.F.A.

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Personali, trasferte e collaborazioni svolte da terzi (Università, tipografia)

RISULTATI

Le aziende coinvolte nei processi produttivi, operano in un ambiente complesso, regolato da norme

e da flussi di mercato in continua evoluzione, con prezzi tutt’altro che stabili; sono inserite in un

ambiente di coltivazione molto frammentato e caratterizzato da numerosi vincoli: di superficie

coltivabile, di meccanizzazione, di clima, di avversità, di manodopera disponibile. Inoltre, in taluni

casi, sono limitate le conoscenze tecniche sulla coltivazione e trasformazione delle piante officinali,

mentre le attività di marketing e promozionali non sono sempre di facile gestione per

l’imprenditore.

L’analisi dei costi d’impianto e la valutazione del costo medio annuo colturale, hanno mostrato in

particolare l’elevata incidenza della manodopera impiegata, mediamente corrispondente al 62-63%

del costo totale del processo produttivo nel 1° anno di coltivazione. Risulta, pertanto, evidente la

necessità, laddove possibile, di sostituire o almeno integrare il lavoro manuale con quello

Settore di Economia Agraria

27

meccanizzato, anche con l’impiego di mezzi agricoli opportunamente adattati alle specifiche

esigenze.

Nelle colture pluriannuali avviene una migliore distribuzione dei costi fissi, in particolare di quelli

legati alla realizzazione dell’impianto, attraverso una ripartizione dell’investimento iniziale sui

diversi anni di coltivazione.

Importanza assunta dalla pacciamatura all’interno dei processi colturali: a fronte di un investimento

economico iniziale non irrilevante ma ampiamente ammortizzabile durante gli anni di coltivazione,

essa riveste un ruolo fondamentale laddove non vi siano gravi situazioni iniziali d’infestazione,

perché riduce notevolmente l’impegno di manodopera nelle operazioni di sarchiatura e controllo

delle infestanti, apportando anche un miglioramento tangibile nella qualità della materia prima

raccolta.

È risultata evidente la valorizzazione che si crea quando le diverse fasi della filiera vengono

interiorizzate all’interno dell’azienda agricola. Le valutazioni hanno, infatti, accertato un aumento

pressoché lineare e costante del valore che si crea a ogni successivo step della filiera, ossia a ogni

ulteriore fase di trasformazione del prodotto grezzo in semilavorato/prodotto finito, determinando

una redditività che rimane a vantaggio, soprattutto, di chi si è occupato della trasformazione della

materia prima. I maggiori costi sostenuti, lungo le diverse fasi del ciclo produttivo, sono infatti

ampiamente compensati dall’aumento di valore apportato al prodotto.

L’unico processo che sembra apportare una minore valorizzazione alla materia prima, risulta essere

l’estrazione dell’olio essenziale, sia esternalizzando la trasformazione (ricorrendo al contoterzismo),

sia realizzando l’intero processo a livello aziendale. La causa è da imputare prevalentemente alla

bassa resa in essenza delle specie officinali analizzate, tale da non riuscire a compensare i costi

sostenuti.

La produzione degli oleoliti a livello aziendale risulterebbe economicamente più conveniente, anche

se in maniera assai limitata, rispetto a quella realizzata con l’ausilio di ditte contoterziste.

La maggiore valorizzazione dei prodotti semilavorati, avviene con la vendita al dettaglio, rispetto a

quella all’ingrosso.

Non sembrano sussistere grandi differenze in termini di costi di produzione nell’adozione del

processo di essiccazione naturale o artificiale. Quest’ultimo sistema presenta, però, i vantaggi di

ridurre considerevolmente le ore di lavoro manuale (mediamente fino al 32%), di non necessitare di

ampi spazi coperti e, soprattutto, di garantire un’essiccazione del prodotto fresco più rapida,

facilmente controllabile e non condizionata dall’andamento meteorologico, permettendo così di

ottenere un prodotto finale con standard qualitativi mediamente maggiori.

Risultano alcune criticità per attrezzare all’interno dell’azienda un piccolo centro di trasformazione,

che permetta d’inglobare nella realt{ produttiva agricola l’intera filiera. La realizzazione e la

gestione di una struttura di questo tipo, all’interno della piccola azienda di montagna, rappresenta

un’attivit{ integrata piuttosto complessa, che comporta necessariamente specifiche competenze di

tipo tecnico e normativo e un’approfondita conoscenza di natura economico-gestionale, oltre a

richiedere un investimento finanziario abbastanza oneroso.

La complessità della gestione tecnica dei processi di trasformazione e le difficoltà che di norma i

produttori incontrano nel mercato delle piante officinali e dei suoi derivati, consiglierebbero di

Settore di Economia Agraria

28

creare forme associative o cooperative – allo stato attuale del tutto assenti in Valle d’Aosta –

maggiormente in grado di rafforzare l’aggregazione delle imprese agricole e di inglobare funzioni

che fino ad oggi sono state prevalentemente appannaggio di altri operatori della filiera.

La costituzione di una struttura cooperativa a livello regionale, consentirebbe lo svolgimento e il

controllo delle varie fasi, dalla pianificazione delle superfici da coltivare, alla gestione dei processi

agronomici, all’estrazione dei principi attivi, all’ulteriore trasformazione cosmetica/farmaceutica ed

erboristica/alimentare e successiva vendita dei prodotti finiti. Si realizzerebbero così, in modo più

efficace ed appropriato, rispetto alla singola azienda, tutte quelle azioni volte a creare valore

aggiunto e quella “massa critica”, fondamentale per produrre in maniera competitiva sul mercato,

facilitando nel contempo la gestione di un marchio territoriale, a garanzia dell’origine dei prodotti

finiti.

Ulteriori azioni particolarmente significative, volte a valorizzare al meglio la filiera delle piante

officinali a livello locale, facilitando la collocazione dei prodotti sul mercato, sono le seguenti:

- la certificazione biologica delle materie prime;

- la realizzazione di prodotti naturali, originali, esclusivi, di alta qualità e specialità tipiche,

caratterizzate da un forte legame alle tradizioni, alla storia locale ed al territorio;

- l’istituzione di un marchio di qualit{ che qualifichi il prodotto come tipico, regionale.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

- Fornire ai produttori di piante officinali un valido supporto tecnico-economico ad esigenze

concrete che emergono nelle varie attività di produzione, trasformazione e commercializzazione

delle piante officinali in Valle d’Aosta.

- Fornire un supporto all’attivit{ d’istruzione, formazione ed aggiornamento nel quadro dei corsi

organizzati dallo IAR, dall’Assessorato all’Agricoltura e Risorse Naturali o da altri enti.

- Divulgazione della ricerca, dapprima in sede di convegno, nel corso del 2013 e poi, in versione

PDF, sul sito dello IAR.

- Pubblicazione dell’attivit{ di ricerca e dei risultati acquisiti in un Quaderno di settore.

- Eventuale pubblicazione di un articolo informativo sull’attivit{ svolta, sull’Informatore Agricolo o

su riviste specializzate di settore.

Valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna

SIGLA

ECOCH0212

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

L’agricoltura di montagna, oltre ad essere un’attivit{ economica in grado di produrre reddito a livello

locale, svolge un importante ruolo di mantenimento e valorizzazione del territorio su cui opera; in

particolare alla stessa viene riconosciuto un ruolo nella riduzione del rischio idrogeologico, nel

mantenimento della biodiversit{ e nell’arricchimento del valore paesaggistico – ricreativo. Dal

momento che questi effetti non sono direttamente monetizzabili, è di attualità la ricerca della

Settore di Economia Agraria

29

valutazione quali-quantitativa e della valorizzazione dei benefici apportarti dal lavoro agricolo alla

collettività.

La stessa Commissione Europea, nell’ambito della programmazione per la politica regionale e di

sviluppo rurale per il prossimo periodo 2014-20, sembra orientata ad andare oltre l’attuale

classificazione dei territori montani come aree “svantaggiate”, spostando l’attenzione sul

mantenimento di una comunità rurale vitale in grado di perpetuare la sua efficacia nella

conservazione ambientale.

OBIETTIVI

1) Sviluppare un progetto originale per analizzare questa tematica in ambito locale

2) Definire un quadro completo delle metodologie che si possono impiegare nell’analisi del valore

economico extra-agricolo dell’agricoltura, in particolare in ambiente montano

3) Misurare il valore economico dei servizi ambientali derivanti dalle attività agricole sul territorio

regionale

4) Proporre attivit{ di riconoscimento e valorizzazione di questi servizi per sostenere l’agricoltura di

montagna

ATTIVITÀ PREVISTE

1) Fase di progettazione (durata prevista: 1 anno):

- acquisizione di competenze in materia tramite:

- ricerca bibliografica;

- confronti con altri enti operanti nell’arco alpino (universit{, istituti di ricerca, operatori del

settore …);

- identificazione dei settori d’intervento (prati, pascoli, colture arboree specializzate, boschi,

parchi …) e delle aree regionali potenzialmente interessanti (aree agricole, a maggiore

vocazione turistica, di particolare interesse ambientale, a rischio spopolamento …).

2) Fase di realizzazione (durata prevista: almeno 1 anno e mezzo): in seguito alle informazioni

raccolte nella prima fase progettuale e degli sviluppi in itinere, il progetto si articolerà nelle

seguenti azioni:

- valutazione della disponibilità a pagare (DAP) da parte della popolazione per il mantenimento

dei benefici derivanti dalle attività agricole in montagna;

- analisi del paesaggio agricolo: cambiamenti dell’uso del suolo nel tempo attraverso il

confronto tra fotografie, cartografie e ortofotocarte;

- valutazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna di fondovalle ad una scala

più ampia, sia in termini territoriali sia di ambiti coinvolti; in quest’ottica è stata avviata una

collaborazione con Fondazione Courmayeur per lo sviluppo di uno studio in cui si prevede:

- un ampliamento dell’area d’indagine alla zona della Valdigne;

- un ampliamento dell’ambito di indagine attraverso l’analisi degli aspetti architettonici e

turistici.

3) Fase di valorizzazione dei risultati acquisiti (durata prevista: ultimo semestre).

Settore di Economia Agraria

30

ATTIVITÀ SVOLTE

1) Fase di progettazione

- Acquisizione di competenze in materia, tramite ricerca bibliografica e confronti con altri enti

operanti nell’arco alpino.

- Adattamento alla realtà locale di uno studio sulla funzione paesaggistico-ricreativa del

pascolo d’alta montagna svolto dal docente di Economia dell’ambiente ed estimo rurale G.

Gios dell’Universit{ degli Studi di Trento.

- Incontri di progettazione con Fondazione Courmayeur, per avviare uno studio inerente il

valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna nella zona della Valdigne. In particolare si

sta progettando lo sviluppo delle seguenti tematiche:

- individuazione di metodiche per la determinazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di

montagna;

- simulazione delle conseguenze, sull’aspetto del paesaggio, a seguito di variazioni dell’attivit{

agricola, anche tramite l’ausilio di uno specifico software, ancora in fase di messa a punto, dal

professor G. Gios;

- delineazione di alcune ipotesi di intervento per la pianificazione territoriale e l’impedimento

del degrado paesaggistico – ambientale.

2) Fase di realizzazione

Valore paesaggistico - ricreativo del pascolo di alta montagna

- Definizione dell’area di studio: alpeggio sperimentale di Entrelor (Valle di Rhêmes) gestito

dall’Institut Agricole Régional. L’alpeggio è situato all’interno del Parco Nazionale del Gran

Paradiso e lungo il percorso dell’Alta Via n° 2.

- Metodo di indagine impiegato: valutazione della disponibilità a pagare (DAP) tramite il

metodo della valutazione contingente (CVM), sviluppato attraverso un’inchiesta rivolta agli

escursionisti transitanti nei pressi dell’alpeggio.

- L’indagine è stata condotta nel periodo luglio-settembre 2012, interessando tutti i giorni della

settimana, festivi esclusi. Sono state realizzate 118 interviste su un totale di circa 700

passaggi.

- I dati raccolti sono stati in parte informatizzati e sottoposti ad una prima elaborazione di tipo

descrittivo.

- Si è in attesa di un confronto con l’equipe del prof. G. Gios per l’ulteriore sviluppo del

progetto.

DURATA

Almeno 3 anni: 2012-2014

RISORSE UMANE COINVOLTE

G. Bagnod, G. Chenal, F. Madormo

COLLABORAZIONI

Università degli Studi di Trento (prof. G. Gios), Fondazione Courmayeur - Centro Internazionale su

Diritto, Società e Economia

Settore di Economia Agraria

31

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Personale IAR

RISULTATI

In relazione alle integrazioni/variazioni che sono state apportate e che si apporteranno in itinere, al

progetto originario, buona parte della ricerca deve essere ancora approfondita e sviluppata. I

risultati, pertanto, verranno presentati nel loro complesso a studio terminato.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Prevista come attività a progetto ultimato.

I risultati della ricerca saranno valorizzati attraverso le seguenti forme:

- divulgazione della ricerca, dapprima in sede di convegno, in collaborazione con Fondazione

Courmayeur, e poi, in versione PDF, sul sito dello IAR;

- pubblicazione dell’attivit{ di ricerca e dei risultati acquisiti in un Quaderno di settore;

- fornire un supporto all’attivit{ d’istruzione, formazione ed aggiornamento nel quadro dei corsi

organizzati dallo IAR, dall’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali o da altri enti;

- proporre attività di riconoscimento e valorizzazione dei servizi ambientali per sostenere

l’agricoltura di montagna;

- eventuale pubblicazione di un articolo informativo sull’attivit{ svolta, sull’Informatore Agricolo o

su riviste specializzate di settore.

Settore di Frutticoltura

32

Settore di Frutticoltura

Studio dell’adattabilità in ambiente montano di nuove varietà e cloni di melo

SIGLA

FRUTTI0109

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il panorama varietale del melo è costituito da numerose cultivar più o meno interessanti.

L’individuazione di una o più variet{ che possono dare buoni risultati produttivi in ambiente alpino

costituisce un’opportunit{ di diversificazione della produzione nell’azienda e di distinzione sul

mercato del melo.

OBIETTIVI

- Individuare, tra le varietà di melo resistenti alla ticchiolatura, quelle che presentano le migliori

attitudini colturali e caratteristiche organolettiche

- Individuare, tra le varietà di melo, quali cloni presentano le migliori attitudini colturali e

caratteristiche organolettiche

ATTIVITÀ PREVISTE

- Applicazione della Conduite Centrifuge

- Peso della produzione

- Calibratura dei frutti

DURATA

Moncenis: inizio impianto nel 1998, in continuo rinnovo con nuove cultivar

Montfleury: impianto nel 2010 (Golden Parsi e Jéromine)

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Applicazione della Conduite Centrifuge

- Peso della produzione

RISULTATI

Le diverse cultivar si adattano bene al sistema di conduzione in taille longue, mostrando anche una

buona adattabilità dal punto di vista vegeto-produttivo alle nostre condizioni pedo-climatiche.

Nessuna cultivar ha mostrato problemi particolari in campo quali la tendenza all’alternanza e

sensibilità diverse.

Settore di Frutticoltura

33

Delle varietà testate dotate del carattere di resistenza alla ticchiolatura, poche presentano

caratteristiche organolettiche interessanti ed apprezzate; fra queste si distingue la Goldrush che

risulta interessante per numerosi aspetti ed in particolare per le sue caratteristiche agronomiche,

organolettiche e di serbevolezza del frutto. Questa varietà, grazie alle sue caratteristiche

agronomiche e alla possibilità di ridurre il numero di trattamenti (essendo resistente alla

ticchiolatura), potrebbe risultare particolarmente interessante negli impianti a conduzione

biologica.

Tra le varietà standard, la Fuji, la Pinova, la Falstaff e la Mairac hanno mostrato caratteristiche

interessanti. La Fuji, nonostante la tendenza all’alternanza di produzione, ha mostrato una

produzione annua media soddisfacente attraverso il sistema di conduzione in taille longue. La Mairac

potrebbe risultare un’ottima variet{ alternativa alla Jonagold, con un’epoca di raccolta di circa 7

giorni dopo quella della Golden.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazione sull’Informatore Agricolo (febbraio 2009) dell’articolo “Nouvelles variétés de pommes”

riguardante le caratteristiche produttive, qualitative e di conservazione delle varietà risultate più

interessanti: la Goldrush e la Topaz, per le varietà resistenti alla ticchiolatura, e la Fuji kiku 8, la

Pinova e la Falstaff, per le altre.

Si prevede di divulgare altri risultati utili con delle pubblicazioni su riviste del settore.

Partecipazione a “Mele Vallée” ad Antey-Saint-André per la presentazione e degustazione delle

varietà più interessanti.

Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di noce

SIGLA

FRUTTI0209

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

In Valle d’Aosta, la coltura del noce non è radicata come in altre regioni italiane e la sua diffusione è

strettamente legata all’utilizzo famigliare. Le cause di questa sottovalutazione del noce come

coltura da reddito sono dovute principalmente alla scarsa redditività delle piantagioni tradizionali,

dovuta a molteplici fattori quali la mancanza o l’insufficienza di cure colturali, il modesto o nullo

impiego di cultivar di pregio, l’irrazionalit{ degli impianti basati sulla coltura promiscua, gli elevati

costi durante la fase di raccolta per mancanza di meccanizzazione. Inoltre, dal dopoguerra ad oggi,

si è assistito spesso, con l’abbandono delle campagne e di parte dell’agricoltura montana, al taglio di

esemplari di noce senza che si provvedesse alla loro sostituzione, pensando che questa pianta

richieda tempi lunghi prima di fornire un utile.

La coltura del noce in Valle d’Aosta è attuata prevalentemente con criteri obsoleti; infatti le piante,

sparse sull’appezzamento o ai margini dei campi, sono coltivate con tecniche spesso rudimentali e

approssimative nella convinzione, sicuramente errata, che il noce non possa essere coltivato con

razionalità e profitto.

Settore di Frutticoltura

34

L’obiettivo principale, quindi, è quello di valorizzare al massimo la noce ed i suoi prodotti

incoraggiando il consumo di questo frutto, in virtù dei suoi valori nutrizionali e dietetici, e

incentivando i valdostani ad effettuare impianti intensivi di noci o, quanto meno, a recuperare,

attraverso questa specie, le zone marginali ed abbandonate, molto presenti sul territorio della Valle

d’Aosta.

È evidente che, accanto a questi accorgimenti, bisogna adottare una produzione nocicola razionale

attraverso la scelta di un materiale vegetativo adatto e selezionato, una rigorosa condotta

agrotecnica del proprio frutteto ed una gestione ottimale delle operazioni post-raccolta

(conservazione).

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto a

provare l’adattabilit{ di alcune cultivar, di diversa origine, alle condizioni pedo-climatiche della

nostra regione. Visto che il noce è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante

soprattutto verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati

produttivi finali.

OBIETTIVI

- Individuare, fra 10 varietà diverse (Franquette, Meylannaise, Ronde de Montignac, Pieral Lara e

Adam’s 10, di origine francese, Sibisel 39, di origine rumena, Geisenhein 139, di origine tedesca,

Chandler CR88 e Hartley, di origine californiana, ed infine Chase D9, dell’Oregon), quelle che

presentano le migliori caratteristiche produttive e di adattabilit{ all’ambiente montano (noceto

di Champlan).

- Individuare, fra 4 varietà diverse (Franquette, Fernor e Lara, di origine francese, Chandler, di

origine californiana), quelle che presentano le migliori caratteristiche produttive e di adattabilità

all’ambiente montano (noceto di Moncenis). Sono state inoltre inserite altre due cultivar

(Meylannaise e Fernette, di origine francese) a scopo di migliorare l’impollinazione delle variet{

principali.

- Confronto dell’adattabilit{ delle cultivar a due quote ed esposizioni differenti (Champlan e

Moncenis).

- Produzione dell’olio di noci con conseguente calcolo della resa allo sgusciato e resa finale in olio

in base a due metodi di estrazione (a freddo e a caldo).

- Analisi chimiche dell’olio di noci.

ATTIVITÀ PREVISTE

- Analisi produttive

- Analisi accrescimento vegetativo

- Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

- Misurazione delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)

- Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneuve) e a freddo

(Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss

DURATA

Champlan: l’attivit{, iniziata nel 1994 con l’impianto del noceto, è tuttora in corso.

Moncenis: l’attivit{, iniziata nel 2008 con l’impianto del noceto, è tuttora in corso.

Settore di Frutticoltura

35

RISORSE UMANE COINVOLTE

R. Petigat, personale del settore

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Analisi produttive

- Analisi accrescimento vegetativo

- Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

- Misurazione delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)

- Analisi chimiche: determinazione dell’acidit{ totale, numero di perossidi e saggio di Kreiss su

campioni di olio prodotti con metodo tradizionale a caldo (Villeneuve) e metodo a freddo

(Bertolin). Le suddette analisi sono state condotte alla produzione, ogni mese per i successivi 4

mesi, a 6, 7 e 8 mesi.

RISULTATI

I risultati parziali del noceto di Champlan confermano i dati degli anni precedenti.

Produzione: le varietà di origine francese, Franquette, Meylannaise e Pieral Lara in particolare,

hanno mostrato discreti livelli produttivi. La produzione 2012 è risultata più bassa rispetto agli anni

precedenti a causa di un abbassamento termico in corrispondenza della fioritura, con una perdita del

prodotto soprattutto nel caso delle cultivar di origine americana.

Precocità: Franquette e Pieral Lara, a differenza delle varietà americane, sono più tardive e quindi

riescono a sfuggire in parte alle gelate primaverili, aspetto molto importante per le nostre condizioni

montane.

I dati delle analisi chimiche dell’olio di noci sono ancora in fase di elaborazione.

Il noceto di Moncenis è ancora improduttivo (piante in fase di allevamento).

Analisi chimiche: i risultati delle analisi effettuate su olio di noci ottenuto nel 2012 con metodo

tradizionale a caldo (Villeneuve) e metodo a freddo (Bertolin) sembrano confermare l’andamento

osservato nel 2011. Si ritiene necessario proseguire le analisi per un altro anno.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione

attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di nocciolo

SIGLA

FRUTTI0409

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Dall’Asia all’Europa il nocciolo è stato apprezzato e utilizzato per millenni, in quanto produce un frutto

secco nutriente e riparato da un guscio legnoso in grado di consentire una lunga conservazione.

Settore di Frutticoltura

36

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano, la facilità di

coltivazione e di conservazione e le svariate trasformazioni della materia prima (olio di nocciole,

granelle per gelati, granelle per torte, creme per pasticceria, nocciole salate, nocciole pralinate,

nonché l’abbinamento al cacao per la produzione di cioccolato) hanno indotto a provare

l’adattabilit{ di alcune cultivar interessanti alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione.

Visto che il nocciolo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto

verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi

finali.

OBIETTIVI

Valutazione dell’adattabilit{ in ambiente montano di 4 variet{ di nocciolo (Segorbe, Jemtegaard,

Merveille de Bollwiller e Tonda Gentile delle Langhe) caratterizzate da differenti epoche di

germogliamento, fioritura e maturazione.

ATTIVITÀ PREVISTE

Le variet{ prese in esame, allevate a cespuglio con un sesto d’impianto di 5 x 4 m, sono sottoposte

ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibilità

nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare la diversa tolleranza al freddo invernale

e alle gelate primaverili.

Vengono quindi misurate le diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta (inizio e

fine).

DURATA

L’attivit{ è iniziata nel 2007con l’impianto del noccioleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz, personale del settore

COLLABORAZIONI

Contatti con il Creso: azienda sperimentale di Cravanzana per la corilicoltura

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)

- Misurazione della circonferenza dei tronchi

- Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

- Misurazione delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta (inizio e fine)

RISULTATI

La prova, iniziata nel 2007, permette di trarre solamente delle conclusioni parziali.

Le piante sono ancora in fase di allevamento (6° anno) e per il momento è stato possibile

determinare solo l’epoca di raccolta delle singole variet{, anche se la Segorbe ha mostrato una

produzione iniziale superiore rispetto alle altre variet{. La % di calo del peso dell’achenio dopo un

Settore di Frutticoltura

37

certo periodo di conservazione è risultata molto simile tra le differenti varietà (25%), come pure la %

allo sgusciato (45%). La raccolta della Merveille de Bolwiller è risultata leggermente più difficoltosa

per il fatto che l’achenio, allo stacco, rimaneva avvolto dalla cupola. La qualit{ degli acheni è

risultata comunque ottima.

Da evidenziare una certa sensibilità al freddo invernale della Merveille de Bolwiller.

In seguito ad un leggero attacco dell’eriofide soprattutto sulla Tonda Gentile delle Langhe, si

prevede di effettuare una difesa fitosanitaria nei confronti di questo parassita nel 2013.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione

attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di mandorlo

SIGLA

FRUTTI0509

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il mandorlo è sempre stato considerato una tipica coltura mediterranea mentre in effetti esso vive

sia negli ambienti a clima mite che in quelli a clima continentale. È comunque molto importante che

non si verifichino ritorni di freddo, quali gelate primaverili, dopo che la pianta si è messa in

vegetazione.

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto a

provare l’adattabilit{ di alcune cultivar alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto

che il mandorlo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare

l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.

OBIETTIVI

Valutazione dell’adattabilit{ in ambiente montano di 4 varietà di mandorlo (Beneveglio e

Gottasecca, a guscio duro, Tuono e Mandorlo Premice, a guscio tenero) caratterizzate da differenti

epoche di germogliamento, fioritura e maturazione.

ATTIVITÀ PREVISTE

Le variet{ prese in esame, allevate a vaso con un sesto d’impianto di 4 x 3,5 m, sono sottoposte ad

analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibilità nei

confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare la diversa tolleranza al freddo invernale e

alle gelate primaverili.

Vengono quindi misurate le diverse epoche di fioritura e di raccolta (inizio e fine).

DURATA

L’attivit{ è iniziata nel 2008 con l’impianto del mandorleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.

Settore di Frutticoltura

38

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz, personale del settore

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % di sgusciato)

- Misurazione della circonferenza dei tronchi

- Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

RISULTATI

Le varietà hanno mostrato, per il momento, una buona resistenza al freddo primaverile per quanto

riguarda lo stadio fenologico della fioritura. Alcune piante, soprattutto quelle appartenenti alla

varietà Beneveglio, hanno manifestato una certa sensibilità alla Monilia e al Corineo.

A livello produttivo, Mandorlo Premice e Tuono si sono distinti per la loro produzione maggiore,

mentre, per quanto riguarda il peso del singolo frutto, la varietà migliore è risultata la Beneveglio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione

attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Renetta

SIGLA

FRUTTI0609

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

La ricerca della biodiversità costituisce una priorità nella rivalutazione dei prodotti locali che sono

parte integrante del bagaglio culturale e che possono dare un’interessante risvolto all’economia del

settore agricolo.

L’individuazione dei cloni di Renetta ha lo scopo di caratterizzare e di rivalutare questa variet{ che

riveste una grande importanza nel panorama frutticolo valdostano.

OBIETTIVI

Verificare, su 5 biotipi selezionati e innestati su 2 portainnesti diversi (M26 e M9), l’influenza della

termoterapia sullo sviluppo vegetativo delle piante e sulle caratteristiche organolettiche dei frutti.

Risanamento di altri 2 cloni di Renetta.

ATTIVITÀ PREVISTE

- Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge

- Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)

- Peso della produzione

Settore di Frutticoltura

39

- Confronto degli aspetti estetici dei frutti (grana)

- Analisi qualitative intrinseche

DURATA

Nuovo reimpianto primavera 2008 a Moncenis innestato su M26

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COLLABORAZIONI

Vivai Huber (Alto Adige), CAV di Faenza, Cofruits, frutticoltori valdostani

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge

- Controllo dello sviluppo vegetativo

- Peso della produzione

- Valutazione degli aspetti estetici dei frutti (grana in particolare)

- Conservazione delle piante madri sotto tunnel con rete anti-afide

RISULTATI

La prova, iniziata nel 2008, non permette per il momento di trarre delle conclusioni.

I caratteri estetici dei differenti cloni comunque vengono trasmessi e conservati negli anni.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazione di un articolo sull’Informatore agricolo n. 1 del 2013: “Conservazione e valorizzazione

di biotipi autoctoni di Renetta”.

Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Martin Sec

SIGLA

FRUTTI0709

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il Martin Sec, antica cultivar di pero e in passato molto diffusa in Valle d’Aosta, ha subìto nel corso

degli ultimi decenni un notevole calo produttivo. La causa principale di abbandono è da attribuire

alla difficoltà di coltivazione causato dalla eccessiva dimensione delle piante innestate sul

portinnesto Franco. La ricerca è dunque orientata sulla valorizzazione dei cloni autoctoni di Martin

Sec e sull’individuazione di uno o più portinnesti nanizzanti per migliorare la produttivit{ e facilitare

le operazioni colturali.

OBIETTIVI

Verificare l’affinit{ di innesto di 4 cloni di Martin Sec su 2 portinnesti: OHF 333 e Pyrus Dwarf

Settore di Frutticoltura

40

ATTIVITÀ PREVISTE

Allevamento libero, limitando gli interventi cesori per valutare l’influenza dei portinnesti

sull’accrescimento vegetativo e sulla regolarit{ di produzione.

DURATA

Nuovo impianto primavera 2009 a Moncenis

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

Allevamento libero, limitando gli interventi cesori per valutare l’influenza dei portinnesti

sull’accrescimento vegetativo e sulla regolarit{ di produzione. Osservazione del comportamento

vegetativo delle piante.

RISULTATI

Alcune piante presentano un accrescimento vegetativo stentato, mostrando probabilmente

problemi di affinità. Nel peggiore dei casi si è arrivati al disseccamento totale della pianta.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.

Adattabilità di diversi portinnesti di ciliegio

SIGLA

FRUTTI0809

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

La diffusione del ciliegio selvatico sul territorio valdostano è un chiaro segnale dell’adattabilit{ di

questa specie alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Risulta quindi interessante

testare le varietà commerciali innestate su portinnesti di recente introduzione che riducono in modo

considerevole il volume delle piante, facilitando l’esecuzione delle diverse operazioni colturali.

Inoltre la coltura del ciliegio può rivelarsi molto interessante per le aziende a conduzione famigliare,

a produzione mista o in agriturismi.

OBIETTIVI

- Verificare l’influenza del portainnesto Prunus mahaleb, in assenza di irrigazione, sullo sviluppo

vegetativo e sulla produttività di 5 varietà diverse

- Valutare il comportamento della varietà Lapins innestata su 8 portainnesti di diversa vigoria, in

coltura irrigata

Settore di Frutticoltura

41

- Confrontare il comportamento della varietà Lapins innestata sul portainnesto Prunus mahaleb, in

funzione della presenza o assenza di irrigazione

ATTIVITÀ PREVISTE

- Accrescimento vegetativo (misurazione diametro dei tronchi)

- Peso della produzione

- Peso medio dei frutti

DURATA

Impianto primavera 2005, in corso.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COLLABORAZIONI

Gruppo MAFCOT, consulenze tecnici dello IASMA del Trentino

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)

- Peso della produzione

RISULTATI

La prova non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni.

Il portinnesto Prunus Mahaleb, per il momento, ha un buon comportamento in situazione non

irrigua. Perdita di parte della produzione dovuta all’infestazione della mosca del ciliegio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Valutazione del sistema bibaum sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività

SIGLA

FRUTTI1009

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

L’introduzione del sistema bibaum nelle nuove forme di allevamento può rivelarsi un’alternativa

molto interessante ai sistemi d’impianto attuali. Questo di sistema prevede l’allevamento di due assi

per pianta innestati e preformati in vivaio. I minori costi d’impianto e la migliore esposizione al sole

dei frutti sono i punti di forza di questo innovativo impianto.

Settore di Frutticoltura

42

OBIETTIVI

- Verificare l’influenza del sistema biasse sul comportamento vegetativo, sulla produttivit{ e sulla

qualità del prodotto finale della cultivar

- Verificare l’influenza della pendenza sullo sviluppo dell’asse situato a monte rispetto all’asse

situato a valle

- Applicazione della potatura meccanica su 1 filare/varietà

ATTIVITÀ PREVISTE

5 cultivar testate (Golden, Gala, Fuji, Renetta Canada e Renetta Grigia), 2 file per varietà.

Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura, potatura verde, piegatura), controllo dello

sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della produzione.

Potatura meccanica su 1 filare/varietà.

DURATA

Inizio primavera 2009 a Moncenis.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COLLABORAZIONI

Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Analisi produttive

- Misurazione dello sviluppo vegetativo

- Osservazione del comportamento delle piante

RISULTATI

Le diverse variet{, per il momento, si adattano bene con l’adozione della forma bibaum, con buoni

risultati produttivi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Buona risposta vegetativa e, soprattutto, ritorno a fiore nelle tesi trattate con la potatura meccanica.

I dati produttivi a disposizione, comunque, non permettono di trarre delle conclusioni.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Confronto fra lo Spindel Trentino e la Conduite Centrifuge sulla varietà Fuji Kiku 8

SIGLA

FRUTTI1109

PRIORITÀ

Alta

Settore di Frutticoltura

43

ORIGINE DEL PROGETTO

Tra le cultivar di recente introduzione la Fuji Kiku 8 è la varietà che ha suscitato un notevole interesse

a livello mondiale soprattutto per le ottime qualità gustative dei frutti molto zuccherati, croccanti e

succosi con una buona conservazione e un ottimo shelf-life. Purtroppo la gestione agronomica

risulta molto difficile a causa del suo forte vigore e soprattutto per la forte alternanza di produzione.

OBIETTIVI

- Verificare la differente influenza delle due forme di allevamento sulla regolarità di produzione e

sul comportamento vegetativo della cultivar Fuji Kiku 8

- Confronto di diversi sesti d’impianto

ATTIVITÀ PREVISTE

La parcella è suddivisa in tre parti per ognuna delle quali sono stati adottati tre diversi sesti

d’impianto (4x1,10, 4x1,30, 4x1,50). Ogni parte è composta da 70 piante, 35 allevate a Spindel e 35

allevate con la Conduite Centrifuge, suddivise in blocchi randomizzati di 5 piante / tesi.

Ad ogni tesi sono applicate le diverse tecniche di allevamento (potatura, potatura verde, piegatura),

controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della produzione.

calibratura dei frutti per ogni pianta e valutazione dei diversi aspetti qualitativi dei frutti.

DURATA

Iniziata ad aprile 2006 a Moncenis, tuttora in corso.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz

COLLABORAZIONI

Gruppo MAFCOT, consulenze tecnici dello IASMA del Trentino

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Applicazione delle diverse tecniche di allevamento (potatura secca, potatura verde, piegatura)

- Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)

- Peso della produzione

- Suddivisione della produzione per classi di pezzatura attraverso la calibratura dei frutti

RISULTATI

La prova, con le piante alla settima foglia, ha mostrato per il momento una leggera superiorità della

produzione nelle tesi con un sesto d’impianto di 1,30 m sul filare, soprattutto con la forma Solaxe.

Per il momento la produzione è regolare in tutte le tesi, senza fenomeni di alternanza di produzione.

La qualità della produzione è risultata ottima in tutte le tesi, con una buona colorazione dei frutti che

ha permesso lo stacco unico.

Settore di Frutticoltura

44

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Confronto di diversi principi attivi e diverse strategie per il controllo delle infestanti lungo il

filare

SIGLA

FRUTTI1209

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Da diversi anni la strategia per il controllo delle infestanti del melo lungo il filare si basava principalmente

sull’utilizzo di 2 molecole, il Glifosate e il Glufosinate, la prima applicata durante il periodo estivo e l’altra

applicata in autunno e su giovani impianti. In questi ultimi anni sono state scoperte delle nuove molecole,

alcune delle quali testate e registrate su altre colture, che possono sostituire o essere combinate con

quelle finora utilizzate per abbassare i rischi di resistenza e per ridurre il numero di applicazioni.

OBIETTIVI

- Verificare l’efficacia dei diversi principi attivi testati

- Verificare la strategia migliore per il contenimento delle infestanti

ATTIVITÀ PREVISTE

- Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse

- Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati sulla flora infestante

- Determinazione della % di copertura

- Determinazione delle specie infestanti

DURATA

Iniziata in autunno 2009 a Moncenis.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz, supporto di M. Bassignana per la determinazione delle specie vegetali

COLLABORAZIONI

Prova parallela con i tecnici del CreSO

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse

- Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati sulla flora infestante

- Determinazione della % di copertura

- Determinazione delle specie infestanti

Settore di Frutticoltura

45

RISULTATI

L’applicazione primaverile del Flazasulfuron miscelato con Glifosate è risultata la migliore,

soprattutto per quanto riguarda la persistenza dell’effetto diserbante.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone

della Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione

SIGLA

FRUTTI1409

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

In seguito alla necessità di una migliore caratterizzazione delle mele valdostane (Golden e Renetta in

particolare) è stata impostata tale prova che, oltre alle classiche analisi qualitative, comprende la

determinazione del contenuto in polifenoli totali e acido ascorbico, sostanze antiossidanti di

interesse sempre più crescente.

OBIETTIVI

Determinazione del tenore in polifenoli totali mediante tecniche spettrofotometriche, dell’acido

ascorbico mediante analisi HPLC e determinazione di differenti parametri qualitativi delle mele a

maturità di raccolta e nelle diverse fasi di conservazione considerate.

Tali analisi sono state effettuate su campioni di mele di differenti varietà, provenienti da varie zone

della Valle d’Aosta e a differenti fasi (alla raccolta e a fine conservazione).

ATTIVITÀ PREVISTE

Vengono analizzate le classiche varietà coltivate in Valle d’Aosta (Renetta, Golden, Gala, Jonagold,

Red Delicious) e quelle promettenti (Fuji, Pinova, Falstaff, Mairac, Topaz, Goldrush). Per fornire

valori il più possibile rappresentativi, i vari campioni di mele (25 mele/campione) sono stati prelevati

in frutteti situati in diverse zone della Valle d’Aosta. Le varie cultivar, una volta stabilito il giusto

grado di maturazione per un’ottima predisposizione alla conservazione in atmosfera controllata,

vengono sottoposte a differenti analisi qualitative, prima della messa in atmosfera controllata e a

fine conservazione (per la Renetta anche alla fine della pre-maturazione), allo scopo di determinare

la qualit{ intrinseca di ogni variet{ e l’evoluzione dei parametri qualitativi alla fine del periodo di

conservazione, di durata variabile in funzione della cultivar.

Attività previste:

- analisi dei polifenoli totali sugli estratti delle diverse varietà di mele ottenuti in fase di raccolta,

pre-conservazione (solo per Renetta) e post-conservazione delle annate 2008-2009-2010-2011;

- analisi dell’acido ascorbico post-conservazione 2011.

Settore di Frutticoltura

46

DURATA

La prova, iniziata nel 2007 con la ricerca e la messa a punto dei metodi analitici per la

determinazione del tenore in polifenoli totali e dell’acido ascorbico, prevede la conclusione nel 2013

con l’elaborazione di tutti i dati.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, personale del laboratorio chimico

COLLABORAZIONI

Consulenza dell’IASMA per i metodi analitici riguardanti la determinazione del tenore in polifenoli

totali e dell’acido ascorbico.

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie di laboratorio

- Manutenzione dell’impianto di refrigerazione e dell’atmosfera controllata

ATTIVITÀ SVOLTE

Analisi dei polifenoli totali sugli estratti delle diverse varietà di mele ottenuti in fase di raccolta, pre-

conservazione (solo per Renetta) e post-conservazione delle annate 2008-2009-2010-2011. Analisi

dell’acido ascorbico post-conservazione 2011.

RISULTATI

È iniziata l’elaborazione dei risultati, secondo la quale sembra emergere la Renetta quale varietà di

mela più ricca in polifenoli totali.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazione di articoli su riviste del settore. Utilizzo come dati aggiuntivi per la valorizzazione del

prodotto valdostano.

Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta

SIGLA

FRUTTI1510

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Da quando l’agricoltura fece la sua comparsa, l’uomo fu subito impegnato a difendere le colture da

vari agenti naturali, biotici e abiotici; tra questi gli uccelli rivestono un ruolo importante, non solo

negativo - si pensi alle specie insettivore o a quelle che lo diventano durante la nidificazione per

nutrire la prole e al loro ruolo di controllo delle popolazioni di fitofagi - ma malgrado ciò sono pochi i

filoni di ricerca che hanno studiato le relazioni tra avifauna e agricoltura in modo approfondito e su

basi scientifiche in Valle d’Aosta, dove sono altrettanto rari gli studi che indagano l’impatto che le

sostanze chimiche usate in agricoltura hanno sugli uccelli.

Settore di Frutticoltura

47

In questa regione sono inoltre insufficienti le informazioni necessarie a una conservazione efficace

delle specie protette e inserite, direttamente o indirettamente, nelle convenzioni internazionali

(Parigi 1950, Ramsar 1971, Parigi 1972, Bonn 1979, Berna 1979, Salisburgo 1991, Rio de Janeiro

1992), nelle direttive comunitarie (79/409, 92/43) e nelle leggi italiane (91/394, 92/157), molte delle

quali note in quanto attualmente minacciate (per esempio l’ortolano, il torcicollo, le avèrle ecc.), la

cui sopravvivenza è legata in modo indissolubile all’agricoltura.

Nelle considerazioni espresse, trova giustificazione la proposta di una ricerca mirata a studiare

approfonditamente, con ottica conservazionistica, naturalistica ed economica, le relazioni – positive

e negative – esistenti tra l’avifauna e le colture più estese in Valle d’Aosta, ossia la melicoltura e la

viticoltura.

OBIETTIVI

- Studiare gli uccelli di alcuni ambienti agrari valdostani di particolare interesse economico, nonché

approfondire le stesse conoscenze in biotopi meno antropizzati, per individuare le specie –

insettivore e/o baccivore o onnivore – che frequentano con più assiduità i diversi ecosistemi e

ottenere una stima qualitativa, quantitativa ed economica del loro impatto, anche positivo, sulle

colture

- Calcolare sui dati ottenuti alcuni indici di biodiversità e confrontare i risultati con quelli di altri

ambienti già indagati con le stesse metodologie, al fine di ottenere una mappa della biodiversità

avifaunistica attuale

- Confrontare i danni subiti dalle coltivazioni difese coi metodi attuali (reti di copertura, manichini

spaventapasseri, dissuasori ottici, cannoni a carburo) e quelli delle colture non difese, quindi

proporre e sperimentare eventuali metodi di difesa alternativi (richiami e ultrasuoni) qualora

quelli impiegati si dimostrassero antieconomici, inefficaci o dannosi (p. es. animali che muoiono

perché rimangono impigliati nelle reti), e valutare anche se la difesa sia da preferire all’inazione

- Studiare l’impatto delle sostanze chimiche attualmente utilizzate per la difesa dagli agenti

patogeni sugli individui delle specie di uccelli che frequentano maggiormente le colture, sia in

corrispondenza dei trattamenti (fase di possibile contaminazione acuta) che negli altri periodi

dell’anno (fase cronica), inverno compreso, proponendo in ottica conservazionistica l’abolizione

di quelle più tossiche

- Analizzare l’importanza dei frutteti e dei vigneti quali risorsa trofica per le specie migratrici e per

quelle sedentarie

- Evidenziare le tipologie colturali maggiormente efficaci per la conservazione delle specie note

come minacciate o vulnerabili (distanza tra i filari, conservazione degli alberi cavi, copertura

erbacea del suolo, articolazione degli strati verticali delle colture arboree ecc.)

- Stilare un bilancio estimativo dell’effetto economico che gli uccelli hanno sulle due colture,

confrontando i dati positivi e quelli negativi

- Riferire le catture, le ricatture e le osservazioni più interessanti ottenute

- Contribuire ad altre ricerche in corso

ATTIVITÀ PREVISTE

Elaborazione dati

Settore di Frutticoltura

48

DURATA

Il progetto prevede una durata di 3 anni

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, L. Bertignono

COLLABORAZIONI

- Dr. Ghigo Rossi

- UPO: entomologi, fisiologi e chimici

- A.R.P.A. della Valle d’Aosta

- CERMAS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

- GPSO

- Museo Regionale di Scienze Naturali di Saint-Pierre

- Ufficio fauna RAVA

- COFRUITS

COSTI DEL PROGETTO

Acquisto di materiale vario (nidi, trappole, …)

ATTIVITÀ SVOLTE

Elaborazione dati

RISULTATI

I risultati indicano che gli ambienti agricoli dove si sviluppano attualmente la viticoltura e la

melicoltura valdostane sono sede di un’avifauna molto diversificata rispetto al resto d’Europa,

composta anche da specie di grande interesse conservazionistico, che in tutti gli stati industrializzati

sono minacciate dall’agricoltura intensiva.

La capacità che alcune specie insettivore hanno di limitare le popolazioni di insetti predati le rende

utili anche all’uomo e all’attivit{ agricola, in misura maggiore se inserite in un contesto dove l’uso di

sostanze chimiche di sintesi artificiale viene limitato dalle pratiche dell’agricoltura biologica o del

tutto eliminato.

Altre specie insettivore, invece, si alimentano principalmente di invertebrati potenzialmente utili

all’agricoltura, e la loro nidificazione non è auspicabile vicino alle coltivazioni.

L’importanza degli uccelli selvatici nell’ecosistema alpino non si esaurisce certo nel loro rapporto con

l’agricoltura, ma se questa viene gestita su piccoli appezzamenti in modo estensivo, come nel caso

dei meleti e dei vigneti valdostani, diventa un elemento importante che contribuisce al

mantenimento di ecosistemi preziosi per la conservazione dell’avifauna.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

- Pubblicazione della tesi di dottorato: “Relazione tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta” -

Candidato: Ghigo Rossi - Dottorato in Scienze Ambientali, Acque interne e Agro-ecosistemi -

XXV ciclo - Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (DISIT) - Università degli studi del

Piemonte orientale Amedeo Avogadro.

- Pubblicazione su riviste del settore.

- Giornata divulgativa.

Settore di Frutticoltura

49

Valutazione del sistema di potatura meccanica “taille Lorette” associata al dirado meccanico

con macchina operatrice Darwin

SIGLA

FRUTTI0111

PRIORITÀ

ALTA

ORIGINE DEL PROGETTO

Le voci di costo che più incidono nella gestione di un frutteto sono rappresentate dalla potatura e dal

diradamento dei frutti. Inoltre le recenti limitazioni riguardanti l’utilizzo dei diradi chimici e il prezzo

all’origine dei prodotti frutticoli in continua diminuzione, costringono il frutticoltore a limitare il

tempo richiesto per effettuare tali operazioni. Per questi motivi la rivalutazione della potatura

meccanica associata al dirado meccanico può rappresentare una valida alternativa.

OBIETTIVI

- Confronto tra il sistema “meccanico” e la “Conduite centrifuge” in coltura biologica

- Valutazione del sistema “meccanico” applicato al Bibaum

- Valutazione del sistema “meccanico” nella conversione da potatura tradizionale a potatura

meccanica

- Valutazione della produttività, della qualità e della conservabilità dei frutti

ATTIVITÀ PREVISTE

- Applicazione della potatura meccanica (conversione da potatura tradizionale a potatura

meccanica)

- Applicazione della potatura meccanica su piante in fase di allevamento (Bibaum e forma assiale

semplice)

- Osservazioni visive sul comportamento vegetativo delle piante

- Analisi produttive

DURATA

Inizio primavera 2011 a Moncenis e 2012 a Montfleury.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques

COLLABORAZIONI

Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Conversione da potatura tradizionale a potatura meccanica (Moncenis + Ottin)

- Potatura meccanica su biasse e forma assiale semplice (Moncenis + Montfleury)

Settore di Frutticoltura

50

- Controllo dello sviluppo vegetativo

- Analisi produttive

RISULTATI

Per il momento, l’applicazione della potatura meccanica attraverso la cimatrice permette il ritorno a

fiore e, allo stesso tempo, una buona risposta vegetativa delle piante. Nel 2012 non è stato

effettuato il passaggio con la macchina operatrice Darwin (diradamento meccanico) per la presenza

limitata di fiori a causa della conversione della forma o della limitata produttività delle piante in fase

di allevamento.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Controllo delle infestanti mediante l’utilizzo del pirodiserbo

SIGLA

FRUTTI0211

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

L’applicazione del pirodiserbo come mezzo fisico per il controllo delle infestanti costituisce una

valida alternativa all’utilizzo dei diserbanti chimici. L’assenza di residui nocivi e un impatto

ambientale del tutto trascurabile si inseriscono perfettamente in un contesto di frutticoltura

ecosostenibile.

OBIETTIVI

- Verificare l’efficacia e la durata del trattamento

- Valutare gli effetti secondari sul controllo di carpocapsa, afide lanigero, ticchiolatura e polloni

ATTIVITÀ PREVISTE

Applicazione del pirodiserbo in coltura biologica e tradizionale

DURATA

Inizio primavera 2011 a Montfleury e Moncenis.

RISORSE UMANE COINVOLTE

I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques

COLLABORAZIONI

Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

Settore di Frutticoltura

51

ATTIVITÀ SVOLTE

- Applicazione del pirodiserbo (3 applicazioni: 14/06, 16/08, 08/11)

- Osservazione della persistenza del trattamento

RISULTATI

Per il momento, il pirodiserbo sembra essere un’alternativa interessante al diserbo chimico in

quanto la persistenza dell’efficacia è simile a quella di un tradizionale diserbo chimico, con il

vantaggio della possibilità della sua applicazione in conduzione biologica. L’effetto secondario di

spollonatura, inoltre, è risultato interessante.

Sono ancora da analizzare meglio i dati relativi ai tempi necessari per il trattamento, nonché i costi

del trattamento stesso.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Saggio di alcune tecniche di trasformazione per la produzione di sidro di mela in Valle d’Aosta

SIGLA

FRUTTI610

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

In una situazione generale di evoluzione del mondo agricolo e di frammentazione e scarsa

redditivit{, è evidente l’importanza di approfondire nuovi modelli di imprenditorialit{ nei quali

giocano un ruolo decisivo anche forme di commercializzazione alternativa dei prodotti.

La trasformazione delle mele in sidro permette la diversificazione dell’offerta di uno dei prodotti

tipici della nostra regione, permettendo, allo stesso tempo, di valorizzare anche quella minima parte

di prodotto di qualità inferiore destinandola alla trasformazione.

OBIETTIVI

Esplorazione e confronto di tre tecniche di vinificazione (in bianco secco, frizzante con

carbonicazione naturale di fine fermentazione e con rifermentazione) di Golden Delicious, Renetta

Canada, “Raèntze” (variet{ autoctona), Mairac, Jonagold, William’s, cotogno, con 2 diverse fasi di

maturazione del prodotto di partenza.

ATTIVITÀ PREVISTE

- Test di maturazione e analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza

- Tagli: 60% Golden, 30% Renetta, 10% William’s

60% Renetta, 30% Golden, 10% William’s

- Trasformazione in purezza di Mairac e William’s

- Trasformazione in base a 2 tipologie di trasformazione

- Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale

- Analisi di acidi organici (sidro 2011)

Settore di Frutticoltura

52

DURATA

3 anni

RISORSE UMANE COINVOLTE

P. Lale-Démoz, I. Barrel, D. Stévénin, laboratorio chimico

COLLABORAZIONI

Contatti con i tecnici della scuola di Malva

COSTI DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature varie

ATTIVITÀ SVOLTE

- Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza

- Tagli: 60% Golden, 30% Renetta, 10% William’s

60% Renetta, 30% Golden, 10% William’s

- Trasformazione in purezza di Mairac e William’s

- Trasformazione in base a 2 tipologie di trasformazione

- Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale

- Analisi di acidi organici (sidro 2011)

RISULTATI

I risultati ottenuti sono simili a quelli del 2011. Da sottolineare l’importanza dell’annata, come nelle

uve, sul risultato finale del prodotto, acidità in particolare. In alcune tesi è avvenuta la fermentazione

malo-lattica che ha determinato l’abbassamento dell’acidit{ del sidro.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

Valorizzazione dell’esperienza acquisita per scopi didattici. Degustazioni varie. Riprese RAI durante

la fase di spumantizzazione. Partecipazione a diverse manifestazioni per la presentazione dei

risultati parziali: Mele Vallée, Tuttomele Cavour, Festa Celtica. Giornata di presentazione dei risultati

parziali con successiva degustazione (2011).

Valutazione delle risorse genetiche di noce comune della Valle d’Aosta e impostazione di un

programma di miglioramento genetico per la produzione di olio

SIGLA

FRUBG01/2009

ORIGINE DEL PROGETTO

Juglans regia L., specie originaria dell’Asia centrale, giunse probabilmente in Europa attraverso le

antiche vie della seta che collegavano l’oriente all’occidente. Furono gli antichi Greci a portarlo in

Italia (le prime citazioni riguardanti la sua coltivazione risalgono alla fine del periodo dei Re di Roma

Settore di Frutticoltura

53

e quindi datano VII secolo a.C.), mentre i Romani furono artefici della sua ulteriore diffusione in

Germania, Francia, Spagna e Inghilterra.

Nonostante la nocicoltura vanti, in Italia, un’antica tradizione, la produzione di frutto nel nostro

Paese è in calo così come scarseggiano i programmi di miglioramento genetico del materiale

italiano; inoltre, per la realizzazione dei nuovi impianti, vengono spesso utilizzate varietà francesi e

californiane, più idonee alla raccolta meccanica. In Valle d’Aosta la situazione ricalca quella

nazionale, seppur nei secoli passati la coltivazione del noce sia stata maggiormente diffusa rispetto

ad oggi, al duplice scopo di produrre olio e legname pregiato. Nella nostra Regione la diffusione

della specie è, per lo meno a livello di singoli esemplari, significativa, anche se sono scarse le

informazioni sistematiche a tal proposito. In Valle d’Aosta, la coltivazione del noce potrebbe

assumere, al di l{ dell’importanza economica legata alla commercializzazione del frutto, del legno e

dell’olio, anche una connotazione ambientale, avendo infatti il noce un apparato radicale profondo

ed esteso, utile dunque a mitigare i fenomeni di dissesto idrogeologico quali erosione e frane. Pare

pertanto di un certo interesse realizzare un’indagine conoscitiva della diffusione di esemplari di noci

in Valle d’Aosta, attraverso uno studio congiunto di caratteri morfologici, ecofisiologici, qualitativi e

molecolari al fine di identificare e caratterizzare ecotipi di Juglans regia diffusi sul territorio

valdostano.

OBIETTIVI

Il progetto si pone l’obiettivo di:

- acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in Valle d’Aosta,

mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare riferiti alle caratteristiche del

frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari (analisi di marcatori RAPD);

- quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in esame,

stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati, evidenziando similitudini e

diversità genetiche;

- stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del noce

nell’ambito della Regione Valle d’Aosta;

- fornire indicazioni per la costituzione di un impianto artificiale, utilizzabile sia come riserva

biogenetica che, eventualmente, come arboreto da seme per l’ottenimento di materiale

propagativo caratterizzato da un’elevata attitudine alla produzione di olio;

- compatibilmente con la disponibilità di attrezzature e di specifiche competenze, sarà inoltre

possibile:

- valutare gli individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio;

- impostare prove di progenie per la valutazione genotipica delle piante.

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel corso del 2013 proseguir{ l’attivit{ di propagazione della specie. Nei mesi invernali verr{ prelevato,

dalle restanti 7 accessioni identificate come idonee alla realizzazione dell’arboreto e da quelle

accessioni per le quali l’operazione di innesto non ha dato esito positivo, il materiale vegetale con il

quale effettuare l’operazione di innesto. Parallelamente, il materiale moltiplicato nel corso del 2012

verrà messo a dimora nel frutteto sperimentale in località Champlan nel comune di Gressan (AO).

Settore di Frutticoltura

54

DURATA

2009-2011

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Bertignono, U. Petitjacques, P. Belletti

COLLABORAZIONI

DIVAPRA - Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali - Settore di

Genetica Agraria

ATTIVITÀ SVOLTA

Completata la fase di identificazione delle piante con le quali allestire un arboreto utilizzabile sia

come riserva biogenetica che, eventualmente, come arboreto da seme per l’ottenimento di

materiale propagativo, nel corso del 2012 è cominciata l’attivit{ di propagazione della specie. Poiché

il noce è refrattario alla moltiplicazione vegetativa, ivi compresa la micropropagazione in vitro, le

uniche possibilit{ pratiche di propagazione sono rappresentate dall’innesto (peraltro operazione

complessa la cui riuscita risulta sovente ridotta) e dalla propagazione attraverso il seme. A tal fine,

nei mesi invernali, è stato prelevato, da 25 delle 39 accessioni identificate come idonee alla

realizzazione dell’arboreto, il materiale vegetale con il quale effettuare l’operazione di innesto. Tale

materiale è attualmente in fase di moltiplicazione presso l’azienda “Bassi Vivai” di Cuneo (CN).

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Relazione sullo stato di avanzamento dei lavori

Studio della biodiversità nei sistemi agricoli valdostani; aspetti entomologici

SIGLA

FRUTTIBG15/2009

ORIGINE DEL PROGETTO

La biodiversità può essere definita come la complessità della vita in un determinato territorio;

ottenerne una stima oggettiva è quantomeno difficile. La più semplice e diffusa misura di

biodiversità è la quantificazione delle specie “ricchezza di specie”, criterio ampiamente utilizzato per

pianificare le misure di conservazione del territorio.

Nel corso del quadriennio 2006-2009 è stato avviato un lavoro di ricerca volto a valutare la

biodiversità animale e vegetale nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali

adiacenti. Gli studi entomologici hanno riguardato 11 aree a vigneto e frutteto della Valle d’Aosta.

All’interno di ciascuna area sono stati individuati 5 siti in cui sono state effettuate le osservazioni e le

raccolte di materiale biologico mediante trappole cromotattiche collanti e trappole a caduta attivate

con aceto. Tra i diversi gruppi di artropodi censiti, particolare interesse è stato rivolto agli insetti

fitomizi che presentano legami con determinate piante ospiti (emitteri cicadellidi), agli insetti che

hanno valenza in qualità di bioindicatori (coleotteri carabidi) e ai principali gruppi di insetti predatori

(coleotteri carabidi e coccinellidi, neurotteri crisopidi, emerobiidi e coniopterigidi, eterotteri miridi e

antocoridi, ditteri sirfidi) per il loro ruolo di limitatori naturali. Fatta eccezione per i coleotteri

carabidi e per alcuni emitteri cicadellidi, classificati a livello di genere e specie, per i restanti gruppi di

Settore di Frutticoltura

55

artropodi, al momento conteggiati e suddivisi per famiglia e sottofamiglia, resta da completare il

lavoro di determinazione specifica. Tra i fitofagi della vite, è stata rilevata la distribuzione,

l’abbondanza e la dinamica di popolazione di 5 specie di cicaline (Homoptera Auchenorryncha)

responsabili di provocare, con la loro attività trofica, danni diretti alla pianta o di essere specie

vettrici o potenzialmente vettrici di fitoplasmosi della vite: Empoasca vitis (Göthe), Zygina rhamni

Ferrari, Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari), Neoaliturus fenestratus

(Herrich-Schäffer). L’attivit{ di monitoraggio compiuta nell’arco del quadriennio, tuttavia, ha

consentito di catturare un numero elevatissimo di esemplari appartenenti ad altre specie di

cicadellidi che, al di l{ del loro valore naturalistico ai fini del mantenimento dell’equilibrio biologico,

potrebbero anche rivestire un forte interesse dal punto di vista agronomico. Pertanto, per poter

valorizzare questo importante patrimonio indigeno, diventa fondamentale conoscere le diverse

specie presenti e approfondire le loro interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate.

OBIETTIVI

Il progetto si pone l’obiettivo di catalogare la variet{ di specie di auchenorrinchi presenti in alcune

delle aree già oggetto di studio nel quadriennio 2006-2009, nonché di evidenziare eventuali

interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate, con possibili e positive ricadute in diversi

ambiti, quali il comparto agricolo e quello naturalistico.

ATTIVITÀ SVOLTA

Nel corso del 2012 è cominciato il lavoro di analisi e determinazione del materiale biologico raccolto

nei 4 siti di indagine; l’attivit{ è stata svolta presso i laboratori del DISAFA – settore Entomologia

dell’Universit{ degli Studi di Torino e presso le strutture dell’Institut Agricole Régional di Aosta. In

considerazione della quantità di materiale da analizzare e della complessità del lavoro di

determinazione specifica, allo stato attuale sono state quasi completate le operazioni di conteggio e

suddivisione per famiglia e sottofamiglia degli esemplari di auchenorrinchi catturati. Tale

suddivisione preliminare, operata sulla base dei principali caratteri morfologici sistematici, dovrà

essere confermata e completata, nel corso del 2013, attraverso il lavoro di estrazione e studio

dell’apparato genitale degli esemplari maschi.

DURATA

2011-2013

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Bertignono, E. Busato, L. Picciau, A. Alma

COLLABORAZIONI

DISAFA - Settore di Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”- di Torino

COSTI DEL PROGETTO

Nessuno

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i risultati attraverso la pubblicazione di articoli su riviste specializzate e

organizzando incontri tecnici con gli addetti ai lavori

Settore di Frutticoltura

56

Valutazione preliminare delle risorse genetiche di specie frutticole della Valle d’Aosta

SIGLA

FRUBG01/2010

ORIGINE DEL PROGETTO

La Valle d’Aosta, per le peculiari caratteristiche pedo-climatiche del proprio territorio, può a ragione

essere considerata un’area a spiccata vocazione frutticola. Gli alberi da frutto, ed in particolar modo

il melo, il pero, il noce ed il mandorlo hanno per secoli caratterizzato il paesaggio valdostano,

testimoni di una tradizione e di una cultura rurale millenaria.

Tale ricchezza biologica locale, tuttavia, è stata a poco a poco erosa dallo sviluppo della frutticoltura

industriale e dalla progressiva antropizzazione del territorio; molte aree agricole ricche di

germoplasma sono state abbandonate e la coltivazione si è concentrata in poche zone, dove sono

state introdotte le varietà più produttive, utilizzando solo una minima parte della variabilità

genetica, quella ritenuta al momento più interessante.

In Valle d’Aosta, come nelle altre regioni italiane, ancor oggi si assiste alla progressiva scomparsa dei

vecchi impianti e delle varietà frutticole anticamente coltivate. Tali varietà potrebbero, invece, avere

un forte interesse nell’ambito di produzioni locali di nicchia, nell’ottica del recupero e della

salvaguardia della variabilità genetica, del mantenimento degli ecosistemi, della resistenza o

tolleranza ad agenti di danno e di malattia, di una maggiore conservabilità dei frutti, della ricchezza

di aromi e sapori ormai introvabili nella filiera commerciale attuale (è risaputo infatti che molte delle

vecchie varietà autoctone sono particolarmente adatte alla produzione di dolci, di sidro, di succhi, di

marmellate etc.).

In tal senso, si rende necessario avviare un programma di reperimento, coltivazione,

caratterizzazione, selezione e valorizzazione di germoplasma autoctono di specie frutticole a rischio

di estinzione.

OBIETTIVI

Il progetto si pone l’obiettivo di:

- individuare e catalogare esemplari di specie frutticole (con particolare riferimento a melo e pero)

autoctone a rischio di estinzione;

- acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di melo e pero in Valle d’Aosta;

- analisi molecolare per identificare geneticamente i biotipi in esame;

- recupero e salvaguardia del materiale individuato attraverso la realizzazione di un campo di

coltivazione e selezione;

- valutare un certo numero di soggetti dal punto di vista fenotipico e per gli aspetti legati alla

produzione e alla sensibilità alle diverse patologie.

ATTIVITÀ PREVISTE

Nel corso del 2013 proseguir{ sia l’attivit{ di individuazione e catalogazione di specie frutticole

autoctone a rischio di estinzione che l’attivit{ di prelievo di materiale vegetale da sottoporre ad

analisi molecolare presso i laboratori del DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e

Alimentari) di Torino.

Settore di Frutticoltura

57

ATTIVITÀ SVOLTA

Nel corso del 2012 è proseguita l’attivit{ di individuazione e catalogazione di specie frutticole

autoctone (meli e peri) a rischio di estinzione. Parallelamente, è stata avviata l’attivit{ di studio e di

valutazione di una parte (178 accessioni) delle risorse genetiche reperite nel corso del 2011/12. Il

materiale vegetale da sottoporre ad analisi molecolare è stato inviato presso i laboratori del DISAFA

di Torino, Dipartimento di Genetica Agraria, al fine di identificare geneticamente i biotipi in esame.

DURATA

2011-2014

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Bertignono, U. Petitjacques, P. Belletti

COLLABORAZIONI

DIVAPRA – Settore di Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano” di Torino.

COSTI DEL PROGETTO

€ 10.000,00 IVA inclusa

Settore di Viticoltura ed Enologia

58

Settore di Viticoltura ed Enologia

Selezione sanitaria di Arvine

SIGLA

VITZE0210

ORIGINE DEL PROGETTO

Il progetto rientra nell’attivit{ di recupero e valorizzazione di vitigni minori. La necessità di una

selezione sanitaria di Arvine è sorta a causa della progressiva espansione di patologie virali (ArMV)

nel vigneto storico di Cossan.

OBIETTIVI

Il progetto si propone la selezione sanitaria del vigneto IAR, il più vecchio impianto di Arvine

realizzato in Valle d’Aosta (nei primi anni ‘70) con materiale standard proveniente dal Vallese.

L’obiettivo primario è la costituzione di un ristretto pool genetico costituito da materiale sano, che

rappresenti la diversità genetica presente nel vigneto originario e nel contempo consenta di valutare

le eventuali possibilità di selezione agronomica.

ATTIVITÀ PREVISTE

La durata originaria del progetto era stata stimata in 3-4 anni, prevedendo, una volta effettuata la

selezione nel vigneto ed i necessari controlli sanitari, la moltiplicazione di barbatelle presso vivaisti

specializzati. L’adozione della tecnica del sovrinnesto, pienamente riuscita, ha permesso di ridurre i

tempi, realizzando la piccola collezione di materiale selezionato già nel 2011. Tuttavia, poiché si sono

osservate su praticamente tutte le piante del vigneto originario sintomatologie inusuali e di origine

ignota, nel corso del 2012 sono stati effettuati ulteriori controlli virologici. Vale comunque la pena

notare che questi sintomi sono stati ripetutamente osservati anche in Vallese, dove non sono

considerati in alcun modo preoccupanti (nonostante, appunto, non se ne sia appurata con certezza

l’origine).

ATTIVITÀ SVOLTE

Nel corso del 2010 è stata realizzata una mappatura del vigneto interessato (circa 2300 piante) ed

una selezione di circa 200 piante rispondenti ai criteri adottati. A seguito dei test ELISA effettuati nel

corso dell’inverno 2011, 48 accessioni sono state selezionate e sovrinnestate nel vigneto “Hospice”.

Le operazioni di sovrinnesto sono riuscite perfettamente, con percentuali di attecchimento vicine al

100%; purtroppo però nel corso dell’inverno 2011-2012 le parcelle sono state soggette a gelate

intense che hanno portato alla morte di oltre 50% dei ceppi (che dovranno essere nuovamente

sovrinnestati, creando quindi parcelle disetanee difficili da valutare negli anni a venire). A seguito

delle inusuali sintomatologie osservate nel vigneto originario, tutte le accessioni selezionate sono

state sottoposte ad un ulteriore controllo mediante PCR, che ha messo in evidenza due casi di

accartocciamento (Leaf roll).

DURATA

2010-2012

Settore di Viticoltura ed Enologia

59

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: Zecca

- Realizzazione: O. Zecca, M. Reinotti (2010), F. Gorraz. I test ELISA sono realizzati

dall’Assessorato all’Agricoltura RAVA (Laboratorio fitosanitario), i test PCR verranno effettuati

dall’Istituto di Virologia Vegetale di Torino.

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Operazioni di sovrainnesto e di moltiplicazione in vivaio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Costituzione di vigneti di premoltiplicazione di materiale standard migliorato.

Selezione massale di Bonda

SIGLA

VITZE0409

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il progetto rientra nell’attivit{ pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni

valdostani.

OBIETTIVI

Recupero, risanamento, selezione, caratterizzazione e valorizzazione della Bonda. Dopo un’attivit{

pluriennale di selezione ed osservazioni in situ, nel 2008 è stata messa a dimora, presso il vigneto

“Hospice”, una collezione di 29 biotipi della cultivar Bonda risultati idonei ai test ELISA. Entrando in

produzione con l’annata agraria 2010/11, hanno avuto inizio i rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed

enologici secondo il protocollo standard adottato presso l’Institut per progetti di comparazione

clonale.

ATTIVITÀ PREVISTE

È prevista l’attivit{ consueta di gestione del campo, rilievi, micro vinificazioni, analisi chimico-fisiche

mosti e vini e sensoriali.

DURATA

2011-2014

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato

svolto autonomamente da P. Lale-Démoz

- Realizzazione: P. Lale-Démoz

- Panel sensoriale misto interno/esterno

ATTIVITÀ SVOLTA

Gestione del vigneto. Nel 2012 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie,

cinetiche di maturazione, micro vinificazioni, analisi chimico-fisiche dei vini ottenuti.

Settore di Viticoltura ed Enologia

60

COLLABORAZIONI

Laboratorio chimico IAR: Acidi organici dei mosti, Polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle

microvinificazioni.

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

In occasione della 12ma Esposizione dei Vini a Doc della Valle d’Aosta (19-21 agosto 2011) è stata

presentato al pubblico il progetto che ha potuto assaggiare in anteprima alcune micro-vinificazioni.

In agosto 2011 il Tg scientifico “Leonardo”, in onda sul territorio nazionale, ha dedicato ampio spazio

al lavoro intrapreso.

Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la

moltiplicazione.

Costituzione di una collezione ampelografica del germoplasma viticolo valdostano

SIGLA

VITZE0109

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Ai fini della conservazione del patrimonio genetico valdostano, si è ritenuto di fondamentale

importanza l’ampliamento della collezione ampelografica attuale (molto ridotta) con l’introduzione

(i) di biotipi di vitigni autoctoni di scarso valore viticolo ed enologico (ii) di biotipi, anche non

necessariamente interessanti da un punto di vista enologico e viticolo, di vitigni autoctoni di pregio,

compresi quelli per cui si sono già effettuati lavori di selezione.

OBIETTIVI

In entrambi i casi l’obiettivo primario non è la selezione di materiali superiori, ma la conservazione

della diversità genetica ancora presente nel germoplasma valdostano.

ATTIVITÀ PREVISTE

Ricerca, selezione, moltiplicazione ed impianto dei biotipi. Attività di monitoraggio rivolta

all’eventuale presenza di fitoplasmosi (in particolare FD) sotto la supervisione del Prof. Alma

(Università degli Studi di Torino).

ATTIVITÀ SVOLTE

Nel 2008 l’intensa attivit{ di ricerca si è concentrata soprattutto nella bassa valle e nell’area

Chambave - Saint-Vincent; nel 2009 l’attivit{ di ricerca è proseguita interessando in particolar modo

(ma non esclusivamente) la parte centrale della Valle, tra Saint-Vincent e Avise; nel 2010 le

prospezioni hanno interessato entrambi i versanti della Valle tra Aosta e Saint-Pierre; nel 2011 è

stata esplorata l’area dell’Enfer d’Arvier e sono stati visitati alcuni vigneti nell’area Sarre -

Aymavilles, gi{ notati l’anno precedente.

Settore di Viticoltura ed Enologia

61

A causa dell’indisponibilit{ degli innestatori, nel 2012 il sovrinnesto delle accessioni selezionate nella

precedente campagna di prospezioni è stato rinviato al 2013. Le prospezioni, nelle aree di Arvier e

Saint-Christophe, sono state orientate soprattutto al reperimento di ceppi sani di Barbera e di altri

vitigni tradizionali di origine piemontese. Verso fine stagione, su segnalazione del Dott. Rudi Sandi,

in un vecchio vigneto nel Comune di Fénis sono stati individuati una settantina di ceppi appartenenti

con ogni probabilit{ al vitigno Vuillermin (naturalmente l’identit{ varietale sar{ testata mediante

SSR). L’evento si considera di particolare rilievo dal momento che fino ad oggi il numero di piante

madri conosciute di Vuillermin era limitato a pochissimi individui, peraltro probabilmente originati

da una stessa pianta. Considerata l’eccezionalit{ del caso e l’apparente variabilità fenotipica

riscontrata, sono state selezionate una quindicina di potenziali piante madri, di cui 9, risultate sane

alla PCR, sono attualmente in fase di moltiplicazione.

Le accessioni effettivamente presenti in collezione, includendo il materiale proveniente da

precedenti progetti di selezione varietale, sono, ad oggi circa 400.

Al fine di verificare le eventuali sinonimie/omonimie, riunendo informazioni rilevate da svariati

database pubblici e singole pubblicazioni scientifiche, è stato creato un database di marcatori

molecolari comprendente oltre 900 accessioni. In collaborazione con la Fondazione Mach e il

CNR/IVV, sono stati caratterizzati i profili (10 marcatori) di trenta variet{. L’attivit{ di controllo

sanitario, moltiplicazione ed impianto nel vigneto procede in parallelo con quella di selezione delle

piante madri nei vecchi vigneti della regione.

Oltre al considerevole ampliamento del numero di accessioni, nel corso dell’attivit{ di ricerca è stata

rilevata la presenza di due nuove varietà: la Puppa de feya, già descritta in documenti storici del 19°

secolo, ed il Gouais, vitigno fondamentale per la filogenesi di molte importanti varietà europee, di

cui non si aveva traccia in Valle d’Aosta.

DURATA

Certamente sar{ necessario proseguire l’attivit{ di ricerca e di moltiplicazione ed impianto dei

materiali nei prossimi anni. La collezione sarà ampliata sino a quando si troveranno accessioni

interessanti; quanto raccolto potrà fornire numerosi spunti per successive ricerche di carattere

ampelografico e filogenetico.

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: O. Zecca

- Realizzazione: M. Reinotti (nel triennio settembre 2007-settembre 2010), P. Lale-Démoz, F.

Gorraz (dal 2011), L. Bertignono e I. Brunet (nel 2009)

COLLABORAZIONI

Riferimenti esterni sono:

- CNR Torino (A. Schneider) e IASMA (S. Grando, per i marcatori molecolari)

- Laboratorio regionale (Dott. F. Guglielmo), Prof. Mannini (controlli sanitari 2012)

- Università degli Studi di Torino (Prof. A. Alma)

Naturalmente sono fondamentali i contributi di innumerevoli operatori valdostani, tra cui si

segnalano, in particolare Rudi Sandi e Stefania Dozio.

Settore di Viticoltura ed Enologia

62

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Moltiplicazione per innesti e/o sovrinnesto di gemme. Controlli sanitari (dal 2012). Collaborazioni

con UNITO e CNR (entrambe, limitatamente al primo biennio).

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Le finalità e modalità del progetto, nonché i primi risultati raggiunti, sono stati divulgati sulla stampa

non specializzata regionale ed internazionale (il Wall Street Journal ha dedicato al progetto una

doppia pagina nell’inserto domenicale).

È stata realizzata una breve trasmissione televisiva (a cura di Avipresse) andata in onda su scala

regionale.

I primi risultati del progetto sono oggetto di una relazione presentata al IIIème Congrès International

sur la viticulture de montagne et en forte pente. Un breve articolo divulgativo è stato pubblicato sulla

rivista L’Informatore Agricolo.

Grazie a questo progetto l’Institut dispone ormai di un notevole patrimonio in termini di diversità

genetica originale rispetto ad altre banche del germoplasma. Nel futuro questa diversità sarà

caratterizzata e valorizzata in progetti specifici.

Comparazione clonale di Cornalin

SIGLA

VITZE0209

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il progetto rientra nell’attivit{ pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni

valdostani.

OBIETTIVI

Comparazione di 12 presunti cloni in località Hospice

ATTIVITÀ PREVISTE

Giunti all’ultimo anno di osservazione si prevede il completamento della raccolta dati e

l’elaborazione statistica.

DURATA

2010-2013 (In accordo con il responsabile, si è ritenuto opportuno ancora estendere i rilievi ancora

per l’anno 2013/14)

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato

svolto autonomamente da P. Lale-Démoz

- Realizzazione: P. Lale-Démoz

- Panel sensoriale misto interno/esterno

Settore di Viticoltura ed Enologia

63

COLLABORAZIONI

Laboratorio chimico IAR: Acidi organici dei mosti, Polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle

microvinificazioni.

ATTIVITÀ SVOLTA

Gestione del vigneto. Nel 2012 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie,

cinetiche di maturazione, micro vinificazioni. Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e

sensoriali dell’annata 2011.

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la

moltiplicazione.

Comparazione clonale di Gamay

SIGLA

VITZE0110

PRIORITÀ

Media

ORIGINE DEL PROGETTO

È sorta la necessità di approfondire la conoscenza del clone di Gamay IAR 4 (selezionato presso

l’Institut), anche in funzione di caratterizzarne meglio le peculiarit{ su materiale informativo e

commerciale.

OBIETTIVI

Caratterizzazione più approfondita delle peculiarità del clone IAR 4 rispetto ad altri cloni di Gamay

presenti sul mercato. Valutazione delle potenzialità di questo clone in ambiente di montagna.

ATTIVITÀ PREVISTE

Rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato presso

l’Institut per progetti di comparazione clonale.

ATTIVITÀ SVOLTE

Le attività in vigneto sono iniziate nel corso della stagione 2010. Nel 2011, dal momento che i

risultati ottenuti nella stagione precedente hanno messo in evidenza la presenza di aree

disomogenee, è stata ridisegnata la collocazione delle parcelle ed è stato incrementato il numero

delle ripetizioni (da due a tre). Tutte le attività previste dal protocollo sono state effettuate nel

biennio 2011-2012.

DURATA

Dal momento che le performance del clone IAR 4 nel primo biennio di sperimentazione (2011-2012)

sembrano indicare una possibilit{ di valorizzazione non solo nell’area di studio ma anche in analoghe

Settore di Viticoltura ed Enologia

64

condizioni di coltivazione in ambiente alpino, si è deciso di estendere la sperimentazione alla

stagione 2013.

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: O. Zecca

- Realizzazione (vigneto): P. Lale-Démoz (2010), F. Gorraz, O. Zecca

- Realizzazione (microvinificazioni): P. Lale-Démoz (2010), D. Domeneghetti e L. Cuneaz

- Analisi chimiche: P. Lale-Démoz (2010), D. Domeneghetti, Laboratorio chimico IAR (Maturazione

tecnologica. Analisi chimica di mosti e vini. Polifenoli/antociani totali su bucce e vinaccioli alla

raccolta. Tonalità/intensità dei vini)

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Costi di laboratorio

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Le attivit{ di sperimentazione relative all’anno 2011 sono oggetto di una tesi di laurea quinquennale

(Università degli Studi di Milano).I risultati del biennio 2011-2012 sono presentati al 18th

International Symposium GiESCO 2013 (Group of International Experts of vitivinicultural Systems for

Cooperation).

Il clone di Gamay IAR 4 ha mostrato qualità che lo rendono particolarmente adatto alla coltivazione

in ambiente alpino, in particolare: bassa fertilità, resa relativamente contenuta, alto contenuto

zuccherino, acidità dei mosti e dei vini più equilibrata. Se queste qualità saranno confermate anche

nel terzo anno di sperimentazione si potranno intraprendere iniziative di promozione di questo

materiale sia in Valle che in altri contesti viti-vinicoli simili.

Basi biochimiche e fisiologiche della scottatura dei grappoli di Petit rouge

SIGLA

VITZE0111

PRIORITÀ

Media

ORIGINE DEL PROGETTO

Questo nuovo progetto nasce come sviluppo del progetto VITZE0609.

OBIETTIVI

Approfondire le basi biochimiche e fisiologiche della scottatura del grappolo (i risultati preliminari

ottenuti nel precedente progetto sono stati giudicati incoraggianti).

ATTIVITÀ PREVISTE

Ricerca di composti reattivi all’ossigeno e dei principali elementi antiossidanti implicati negli stress

ossidativi.

ATTIVITÀ SVOLTE

Nel 2010, presso l’Universit{ di Milano è proseguita l’attivit{ analitica sui campioni sperimentali raccolti

nella stagione precedente. Nel 2011, sono stati effettuati ulteriori campionamenti in vigneto nel

Settore di Viticoltura ed Enologia

65

periodo post-allegagione - invaiatura; poiché i precedenti rilievi non hanno messo in evidenza un ruolo

significativo dello stato idrico della pianta rispetto al fenomeno delle scottature, si è ritenuto

opportuno concentrare i rilievi sulle tesi non irrigate. Si è posta particolare attenzione alla

caratterizzazione delle condizioni ambientali sotto il profilo termico (mediante sonde collocate sotto

l’epidermide delle bacche) e radiativo (con particolare attenzione alle radiazioni UV). I campionamenti

effettuati nella stagione 2011 sono attualmente sottoposti alle analisi biochimiche previste dal

protocollo presso l’UNIMI – DiProVe. Nel 2012 sono stati effettuati regolari campionamenti delle uve.

Le condizioni ambientali sono state monitorate come nella stagione precedente.

DURATA

La durata del progetto dipenderà dai risultati ottenuti. A fine 2012 il progetto è stato interrotto a

causa delle contrastanti opinioni tra gli Enti coinvolti nel progetto circa l’interpretazione dei risultati

e gli indirizzi futuri della ricerca.

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: UNIMI, O. Zecca

- Rilievi in vigneto, campionamento, elaborazione dati: O. Zecca

- Analisi chimiche: Prof. L. Zocchi (UNIMI)

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Copertura parziale delle analisi effettuate presso l’UNIMI. Acquisto di strumentazione specifica

(radiometro UV, monitoraggio delle temperature degli acini).

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Nel 2011 i primi risultati sono stati presentati al 17th International Symposium GiESCO.

Verranno valutate varie forme di comunicazione dei risultati (articoli, presentazioni, eventuali

partecipazioni a convegni).

Collaborazione con la cave coopérative La Kiuva di Arnad – Progetto Picotendro

SIGLA

VlTLD0111

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il livello qualitativo della viticoltura e dell’enologia valdostana ha fatto grandi progressi nel recente

passato; l’attuale congiuntura economica difficile, l’offerta cresciuta sensibilmente e il consumo di

vino in netto calo, hanno però determinano condizioni di mercato meno favorevoli rispetto a

qualche anno fa. Sulla base di ciò, unitamente alla volontà di migliorare ulteriormente la qualità dei

propri prodotti, la cantina cooperativa La Kiuva ha chiesto collaborazione all’Institut Agricole

Régional sia in ambito viticolo che enologico.

La zona compresa tra Bard e Montjovet è storicamente coltivata a Nebbiolo (biotipo Picotendro) e

su questo vitigno la cantina La Kiuva intende concentrare l’attenzione verificando il comportamento

del vitigno in siti diversi e caratterizzare il prodotto con l’uso di lieviti selezionati in loco.

Settore di Viticoltura ed Enologia

66

OBIETTIVI

- Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona di

produzione del vino DOC Arnad-Montjovet

- Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC Arnad-

Montjovet

- Vinificazione con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae selezionati dallo IAR

ATTIVITÀ PREVISTE

È prevista l’attivit{ consueta: rilievi in campo, cinetiche di maturazione, micro-vinificazioni, analisi

chimico-fisiche dei mosti e vini e analisi sensoriali.

Micro-vinificazioni di uve Chardonnay e Nebbiolo con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae

selezionati nella zona di produzione.

DURATA

2011-2014

RISORSE UMANE COINVOLTE

- Progettazione e controllo: P. Lale-Démoz

- Realizzazione: P. Lale-Démoz

- Panel sensoriale misto interno/esterno

COLLABORAZIONI

R.A.V.A Assessorato Agricoltura sig.ra Dozio Stefania; Enologo della cooperativa sig. Molino Sergio;

Laboratorio chimico IAR

ATTIVITÀ SVOLTA

Sono state portate a termine le analisi chimico-fisiche e sensoriali dell’annata 2011. Nel 2012 sono

state effettuate tutte le attività previste dal protocollo.

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Presentazione, con un poster scientifico, del progetto in occasione del IV° CONGRESSO

INTERNAZIONALE SULLA VITICOLTURA DI MONTAGNA E IN FORTE PENDENZA - Lione - Rhône

Alpes - Francia 7-9 novembre 2012

Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati.

Selezione e caratterizzazione di enococchi autoctoni della Valle d’Aosta

SIGLA

ENODO0609

ORIGINE DEL PROGETTO

La “fermentazione” malolattica (FML) è una trasformazione biologica che ritroviamo nel processo di

vinificazione. Essa è attuata dai batteri lattici, in particolare dalla specie predominante Oenococcus

oeni, e determina prevalentemente la conversione dell’acido malico in acido lattico.

Settore di Viticoltura ed Enologia

67

L’azione dei microrganismi ha un effetto disacidificante che non solo elimina la sensazione gustativa

di immaturità del vino, ma ne migliora la morbididezza e ne aumenta struttura e complessità

sensoriale.

Le uve prodotte in Valle d’Aosta possiedono, soprattutto in alcune annate, elevate quantità in acidi

organici che rendono indispensabile l’attuazione di tale fase, non solo nel processo di produzione di

vini rossi ma anche di alcuni bianchi.

La realizzazione della “fermentazione” malolattica viene solitamente attuata dai batteri lattici

indigeni entro il mese che segue la svinatura, anche se, per alcuni vini, i numerosi fattori limitanti lo

sviluppo, quali elevata acidit{ e basse temperature di cantina, pregiudicano l’avvio e/o il

completamento di tale trasformazione.

L’utilizzo di batteri lattici commerciali selezionati per attuare una gestione controllata della

“fermentazione” è una pratica di difficile attuazione in quanto i microrganismi presentano spesso

difficoltà di insediamento.

OBIETTIVI

A tal proposito è quindi interessante effettuare un lavoro di ricerca per selezionare ceppi autoctoni di

Oenococcus oeni psicrotrofi capaci di adattarsi alle condizioni ambientali di cantina per poter

svolgere al meglio la “fermentazione” malolattica e conservare la tipicità delle produzioni locali.

ATTIVITÀ PREVISTE

- Completamento dell’attivit{ di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di

restrizione SfiI

- Valutazione in vitro di alcune caratteristiche tecnologiche degli isolati: sensibilità a lisozima

- Controllo della produzione di ammine biogene

- Valutazione in vivo dell’attivit{ psicrotrofa di alcuni ceppi batterici risultati positivi alla prova in vitro

DURATA

Biennale

RISORSE UMANE COINVOLTE

A. Barmaz, M. Carlon*, A. Praz*, R. Pramotton, S. Zenato, D. Domeneghetti, C. Laurent, S.

Valentini

COLLABORAZIONI

*Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Studi di

Milano - Referente Prof. R. Foschino

ATTIVITÀ SVOLTA

2009-2010

- Isolamento di enococchi autoctoni da mosti e vini ottenuti da uve coltivate in Valle d’Aosta

- Parziale identificazione genotipica degli isolati mediante tecniche molecolari (PCR, RAPD)

- Parziale caratterizzazione fenotipica e tecnologica degli isolati

- Prime selezioni di ceppi di Oenococcus oeni psicrotrofi attraverso prove di laboratorio atte a

valutare le proprietà tecnologiche ed i caratteri di qualità dei singoli ceppi

Settore di Viticoltura ed Enologia

68

2011

Le attività di laboratorio e di vinificazioni per il 2011 sono state eseguite come da previsione.

RISULTATI

Dal completamento dell’attivit{ di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di

restrizione SfiI è emerso che sono 31 i genotipi considerabili come potenziali singoli ceppi rispetto ai

43 isolati di partenza.

L’analisi di alcuni caratteri fenotipici degli enococchi evidenzia che i ceppi isolati:

- non possiedono il gene dell’istidina decarbossilasi che porta alla produzione di ammine biogene,

pericolose per la salute umana;

- mostrano una differente sensibilità al lisozima; mentre infatti sono tutti inibiti a 500 mg/l, alcuni

ceppi resistono ad una concentrazione dimezzata dell’enzima (250 mg/l).

La capacità di sviluppo a basse temperature (10 °C) testata in laboratorio per diversi ceppi è stata

verificata in una prova di vinificazione con uve Petit rouge. I quattro ceppi selezionati 2A1, 6A2, 8A2

e 11A4 sono stati inoculati in vino pastorizzato a fine fermentazione alcolica e posti alla temperatura

di 20, 15 e 10 °C.

La completa degradazione dell’acido malico è avvenuta in tutte le tesi, anche se con tempistiche e

cinetiche di degradazione differenti. La verifica degli attori della trasformazione malolattica è

avvenuta attraverso una semina su piastra ed una analisi strumentale (RAPD-PCR) da cui è emerso

che i batteri inoculati erano presenti con una elevata carica vitale e con una percentuale di

colonizzazione del 100%.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

I risultati ottenuti dal lavoro svolto nel 2009 sono raccolti nell’elaborato dal titolo “Indagine sulla

trasformazione malolattica in Valle d’Aosta” e sono stati presentati dal candidato Carlon Michael in

occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea triennale in Viticoltura ed Enologia

(Facolt{ di Agraria dell’Universit{ degli studi di Milano).

Il lavoro svolto nel 2010 e nel 2011 è stato presentato nell’elaborato dal titolo “Caratterizzazione

fenotipica e genotipica di batteri malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“dal laureando Praz

Alexis in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea quinquennale in Scienze

Viticole ed Enologiche (Facolt{ di Agraria dell’Universit{ degli studi di Milano).

Gli elaborati ed i risultati della prova di vinificazione sono stati presentati il 3 marzo 2012 in

occasione dell’incontro pubblico dal titolo “Caratterizzazione fenotipica e genotipica di batteri

malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“organizzato presso l’Istituto in collaborazione con il

Prof. R. Foschino.

Prove di coinoculo lieviti-batteri

SIGLA

ENODO0209

ORIGINE DEL PROGETTO

La fermentazione malolattica è una trasformazione che rientra nel protocollo di vinificazione di

pressoché tutti i vini rossi e di alcune tipologie di vino bianco. Malgrado le buone pratiche di cantina

Settore di Viticoltura ed Enologia

69

e le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei batteri lattici, siano essi indigeni o selezionati, tale

processo risulta spesso di non semplice realizzazione.

Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi lavori scientifici che mostrano la possibilità di ridurre i

tempi di avvio di fermentazione attraverso co-inoculi specifici di lieviti con batteri del genere

Oenococcus oeni.

L’Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare di Piacenza ha isolato alcuni ceppi di Lactobacillus

plantarum, con la finalit{ di proporre una soluzione alternativa all’uso di batteri O. oeni, per favorire

la realizzazione di fermentazioni malolattiche (FML) in vini a pH elevato.

La sperimentazione svolta nel corso degli anni evidenzia come il Lactobacillus plantarum (V22) possa

essere una valida alternativa all’utilizzo di Oenococcus oeni (L31) in quanto batterio omofermentante

che presenta:

- ottime capacità di sviluppo in condizioni di pH e grado alcolico elevati (vendemmia 2007);

- compatibilità biologica con la maggior parte dei lieviti testati su O. Oeni (vendemmia 2008);

- assenza di produzione di ammine biogene e scarsa influenza del quadro amminico naturalmente

presente nel mosto (vendemmia 2010);

- ottima capacit{ di impianto quando inoculato a 24 ore dall’inoculo dei lieviti (vendemmia 2010).

OBIETTIVI

Alla luce di quanto emerso, nella vendemmia 2011 sono state approfondite le performance del

ceppo V22 per la fermentazione malolattica in relazione a diversi nutrienti.

ATTIVITÀ PREVISTE

Monitoraggio delle uve Cornalin, vendemmia ed allestimento in doppio delle prove di vinificazione

secondo il seguente protocollo:

A = malo lattica spontanea - No inoculo batteri.

B = coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in presenza di Actimal, inoculo 24 ore dopo

l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30g/hl.

C = coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in assenza di Actimal, inoculo 24 ore dopo

l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30g/hl.

Analisi chimico fisiche volte a monitorare il quadro acido delle prove ed alcuni parametri di base.

Elaborazione dei dati.

DURATA

Annuale

RISORSE UMANE COINVOLTE

D. Domeneghetti, L. Cuneaz, S. Valentini

COLLABORAZIONI

Prof.ssa Daria Fumi - Facoltà di Agraria - Università Cattolica di Piacenza

ATTIVITÀ SVOLTA

Le vinificazioni e le analisi sono state eseguite regolarmente secondo il protocollo prestabilito.

Settore di Viticoltura ed Enologia

70

RISULTATI

In tutte le prove le fermentazioni alcolica e malolattica sono state svolte regolarmente. Come

previsto le prove inoculate con il lattobacillo V22 hanno ultimato la trasformazione dell’acido malico

poco dopo l’inoculo e con un mese di anticipo rispetto al testimone, fatto che attesta l’affinit{ di tali

batteri con vini a pH elevato.

Le prove con e senza nutriente Actimal (B e C) non hanno mostrato differenze significative tanto per

la cinetica di trasformazione malolattica quanto per le proprietà organolettiche dei vini in fase di

degustazione. Il batterio quindi non ha avuto necessit{ di nutrienti “esogeni” in quanto si è trovato in

una situazione nutrizionale completa, favorita dalle caratteristiche del vitigno piuttosto che dalla

zona di produzione.

I vini ottenuti con differenti batteri lattici (prova A rispetto a B e C) presentano profili sensoriali

statisticamente differenti anche se moderatamente evidenti; il panel di degustazione ha preferito

prevalentemente i vini ottenuti con il ceppo V22 per una maggiore struttura, pulizia del bouquet e

della sensazione fruttata.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Elaborazione di un poster dal titolo “Lactobacillus plantarum sequential inoculation: malolactic

fermentation and biogenic amines occurence in wine” presentato in occasione del convegno tecnico-

scientifico Enoforum 2013 organizzato dal SIVE ad Arezzo dal 7 al 9 maggio.

Pubblica presentazione dei risultati in occasione della tavola rotonda “Gestione della fermentazione

malolattica” organizzata in collaborazione con Lallemand Inc. che si è svolta presso l’Institut

Agricole il 4 giugno 2012.

Assemblaggi di uve a bacca rossa da vitigni autoctoni della Valle d’Aosta per la produzione di

vini rossi

SIGLA

ENODO0109

ORIGINE DEL PROGETTO

La vinificazione in purezza di uve autoctone a bacca rossa mostra spesso carenze in uno o più

parametri come evidenziato dal lavoro di Dottorato effettuato in collaborazione con l’Universit{

Cattolica di Piacenza “Studio del profilo polifenolico ed aromatico di vini rossi da vitigni di antica

coltivazione della Valle d’Aosta”.

L’alternanza qualitativa, dovuta in parte alla componente ambientale ed in parte alle potenzialit{

enologiche dei vitigni considerati, è legata alla loro “selezione” avvenuta quando le diverse variet{

erano coltivate frammiste in vigneti non specializzati. I vini prodotti erano costituiti da assemblaggi

di uve di vitigni diversi che presentavano caratteristiche specifiche e complementari.

OBIETTIVI

Valutare quali siano gli assemblaggi “varietali” migliori per ottenere vini completi di buona

personalità, tenendo conto sia delle caratteristiche compositive delle uve che delle possibilità di

assemblaggio ammesse dal disciplinare di produzione.

Settore di Viticoltura ed Enologia

71

Verificare l’efficacia dell’interazione di differenti profili polifenolici ai fini della tenuta del colore in

vini a scarso potenziale antocianico.

ATTIVITÀ PREVISTE

Degustazioni ed analisi dei vini 2009 e 2010, analisi ed elaborazione dati.

Per la vendemmia 2011 non è stato previsto un piano di vinificazione, in attesa di poter valutare il

lavoro svolto nelle annate precedenti. Nel caso in cui si evidenziasse un interesse al proseguimento

del progetto, potranno essere confermati o ridefiniti gli obiettivi prefissati.

DURATA

Quadriennale, con un primo anno di verifica delle impostazioni sperimentali.

RISORSE UMANE COINVOLTE

D. Domeneghetti, D. Betemps, L. Cuneaz, panel di degustazione interno

ATTIVITÀ SVOLTA

Vendemmia 2008

- Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, assemblaggio a fine

affinamento in legno e degustazione.

Vendemmia 2009

- Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, affinamento in legno,

imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente fenolica.

- Vinificazione in purezza e in assemblaggio di uve Petit rouge, Cornalin, Vien de Nus, Fumin e

Vuillermin, analisi dei parametri generali e della componente fenolica e degustazione.

Vendemmia 2010

- Vinificazione in purezza di uve Cornalin, Mayolet, Petit rouge, Fumin, Vuillermin e Vien de Nus,

imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente fenolica e degustazione.

- Vinificazione di uve Pinot nero, Nebbiolo e Vien de Nus in assemblaggio ed in purezza, con e

senza l’ausilio di tannini commerciali, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della

componente fenolica.

Oggetto delle degustazioni future saranno i vini della vendemmia 2010 affinati in legno.

RISULTATI

1) Influenza dell’apporto di tannini e degli assemblaggi, in vini a diverso profilo fenolico sulla tenuta

del colore

Da una prima analisi l’aggiunta di tannini estratti da vinacciolo addizionati nei quantitativi

massimi indicati dal produttore non ha sortito particolare beneficio sulle varietà Pinot nero e

Nebbiolo ai fini della tenuta del colore.

L’assemblaggio ad uva di variet{ a ridotto contenuto in tannini (nella prova il Pinot nero) con

variet{ molto più ricche come il Nebbiolo sembra avere un’influenza, anche se limitata, nella

conservazione di un 10% di antociani. Il fenomeno non si verifica per le uve Vien de Nus, varietà

altrettanto povera in tannini ma più ricca in antociani. Il meccanismo sembra quindi non influire

quando il rapporto antociani/tannini scende da 1:6 a 1:3. Ad ogni modo la componente di

Settore di Viticoltura ed Enologia

72

intensità colorante si attesta su valori simili per le prove a confronto negli assemblaggi di Pinot

nero come di Vien de Nus, sia a pochi mesi dalla svinatura che a 12 mesi di affinamento.

2) Assemblaggi ad uva e a vino

Le prove volte a verificare se vi sia un qualche vantaggio nell’assemblare diverse variet{ ad uva

piuttosto che a vino, mostrano che dal punto di vista analitico non vi sono differenze significative

tra i vini a 12 mesi di conservazione. I dati ottenuti sono confermati sia per gli assemblaggi che

coinvolgono uve con profili cromatici simili, prova n. 1 Petit rouge, Cornalin e Vien de Nus, o

molto differenti, prova n. 2 Fumin e Vuillermin.

Nei prossimi mesi saranno elaborati i dati relativi alle analisi sensoriale per verificare se vi siano

differenze per la componente aromatica e gustativa.

3) Prime analisi di mercato

Tenendo conto di limiti e potenzialità dei diversi vitigni, i vini della vendemmia 2009 e 2010 sono

stati assemblati con l’obbiettivo di realizzare un prodotto affinato in acciaio a base Petit rouge ed

uno affinato in legno a base Fumin. I vini, 4 per tipologia, sono stati proposti ad un ampio gruppo

di consumatori, di diversa fascia di età e provenienza, a cui è stato richiesto di formulare una

classifica di preferenza. Lo scopo delle degustazioni è volto ad evidenziare quale sia il grado di

percezione dell’assemblaggio rispetto al vino in purezza e ad individuare quale contributo siano

in grado di apportare i diversi vitigni. I dati delle degustazioni, in parte ultimate, saranno elaborati

ed interpretati nei prossimi mesi.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Articolo divulgativo e/o discussione pubblica dei risultati.

Monitoraggio della maturità enologica di uve aziendali

SIGLA

ENODO0309

ORIGINE DEL PROGETTO

L’attivit{ della cantina è volta ad un continuo miglioramento dei prodotti destinati al commercio con

una particolare attenzione ai vini di recente produzione quali Fumin, Mayolet, Cornalin e da ultimo il

Vuillermin. Considerato l’elevato livello raggiunto è difficile pensare ad una ulteriore crescita

qualitativa se non attraverso uno studio più approfondito delle componenti che influiscono nel

processo di vinificazione. Primo di una serie di accorgimenti utili a tale scopo è il monitoraggio delle

uve in fase di maturazione. Le maggiori informazioni ottenute sulla materia prima consentono una

scelta consapevole e mirata delle tecniche/tecnologie da intraprendere per sfruttare al meglio il

potenziale enologico delle diverse varietà.

OBIETTIVI

Il monitoraggio effettuato per le diverse varietà, poste ad esposizioni ed altitudini differenti, consente di

ottenere un quadro completo e sempre aggiornato sullo stato di maturazione delle uve in fase di

vendemmia. I dati raccolti nelle diverse annate, dopo un periodo di tempo più o meno lungo in funzione

del terroir e del vitigno di interesse, consentono di ridurre notevolmente il lavoro di campionamento,

Settore di Viticoltura ed Enologia

73

inizialmente gravoso, a pochi prelievi per ottenere una buona previsione sull’andamento delle maturit{

enologiche. Le informazioni ricavate danno origine ad uno storico sempre più ricco e completo che

diventa utile strumento decisionale per una scelta ottimale della data di vendemmia.

ATTIVITÀ PREVISTE

Analisi dei seguenti parametri seguendo il seguente protocollo:

- campionamento casuale in filari prestabiliti, per ogni varietà proveniente dai diversi vigneti, di

200 acini provvisti di peduncolo;

- suddivisione degli acini in due sottocampioni omogenei in peso per la determinazione della

maturità tecnologica e fenolica.

Creazione di una pagina di pubblico accesso sul sito dell’Istituto, contenente i dati relativi alle

maturazioni enologiche delle principali varietà coltivate nei nostri vigneti (codice progetto

VITZE0112).

DURATA

Attività permanente

RISORSE UMANE COINVOLTE

D. Domeneghetti, S. Valentini

ATTIVITÀ SVOLTA

I campionamenti delle uve della vendemmia 2012 sono stati effettuati a partire dal 16 agosto fino

all’8 di ottobre per un totale di 153 prelievi, 62 per le uve a bacca bianca (14 variet{ di 21 parcelle) e

91 per le uve a bacca rossa (20 varietà di 32 siti).

Le uve prelevate sono state regolarmente analizzate secondo il protocollo prestabilito.

Nell’ambito del progetto VITZE0112 sono stati caricati periodicamente su internet i dati relativi

all’andamento della maturit{ tecnologica di 15 varietà, di cui 5 a bacca bianca e 10 a bacca rossa,

coltivate nei vigneti dello IAR. La rappresentazione dei dati in forma grafica ha previsto la presenza

di curve di maturazione dell’annata precedente al fine di poter confrontare gli andamenti e poter

prevedere eventuali ritardi o anticipi delle vendemmie.

RISULTATI

Nel 2012, a seguito di un lungo periodo privo di precipitazioni e di temperature miti a partire dalla

seconda decade di marzo, si è verificato un precoce germogliamento delle viti. Un aprile fresco e

piovoso ha poi rallentato il rapido accrescimento vegetativo e danneggiato le fioriture di numerosi

vitigni, determinando una scarsa allegagione con formazione di grappoli più leggeri e/o spargoli.

Il grande caldo sopraggiunto a fine giugno non si è protratto oltre la fine di agosto, a differenza di

quanto avvenuto nel 2011, scongiurando così un ulteriore anticipo di maturazione che avrebbe

portato ad una perdita di aromi e di acidit{ nelle uve. In settembre l’assenza di caldo eccessivo e le

piogge concentrate e poco frequenti hanno consentito alle uve di maturare lentamente ed essere

vendemmiate pressoché tutte al momento più opportuno in funzione degli obiettivi prestabiliti.

BIANCHI E ROSATO

Il calo di produzione verificatosi a seguito di condizioni climatiche avverse è risultato per alcune

varietà prossimo al 30%; tale perdita, unitamente ad una maturazione lenta delle uve, ha però

Settore di Viticoltura ed Enologia

74

influito positivamente sulla qualità del vino che ha mostrato ottime potenzialità sin dalle prime fasi

di trasformazione. La nuova tecnica di vinificazione in ambiente inerte (vedi progetto ENODO0712)

ha poi permesso di valorizzare tale potenziale in vini dal profilo olfattivo molto netto, fine e

persistente. Tali caratteristiche sono ben rappresentate nei vini Chardonnay, Blanc du Prieur e Rosé

du coteau così come nel Nus Malvoisie e nella Petite Arvine dotati oltremodo di un’ottima struttura e

sapidità ottenute grazie ad un prolungato affinamento sulle fecce di lievito. Ancora, in evidenzia

l’intensit{ aromatica varietale dei vini Müller Thurgau e Perce-Neige dotati tra l’altro di buona

freschezza e mineralità.

ROSSI

Come per le uve bianche anche per le varietà a bacca rossa è stato registrato un calo di produzione

considerevole che in alcuni casi (come per il Pinot nero) ha raggiunto il 40%.

Le condizioni climatiche favorevoli di settembre hanno permesso di ottenere uve mature ed

equilibrate con elevate quantit{ di polifenoli, sia antociani che tannini, anche se con un’acidit{ molto

modesta o talvolta insufficiente come nel caso di Cornalin e Pinot nero.

Dal punta di vista sensoriale i vini Pinot nero, Cornalin, Petit rouge e Gamay esprimono bene la

tipicità dei vitigni con cui sono prodotti; fra questi gli ultimi due sono dotati di una insolita

complessità e struttura riconducibili ad una minore produzione per pianta.

Alcuni dei vini destinati ad un periodo di affinamento in barrique, pur presentando ottime sensazioni

olfattive e gustative, dovranno avvalersi della pratica di acidificazione per potersi conservare

opportunamente durante il periodo di affinamento in barrique.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazione di una parte dei dati sul sito dell’istituto.

Articolo divulgativo e/o presentazione pubblica dei dati raccolti nel lungo periodo.

Vinificazione in iper-riduzione di uve bianche

SIGLA

ENODO0712

ORIGINE DEL PROGETTO

Nel processo di vinificazione in bianco le operazioni meccaniche determinano la rottura dell’acino

per favorire la separazione della parte solida da quella liquida, nonché l’estrazione delle componenti

nobili di bucce e vinaccioli. I sistemi tradizionali di trasformazione, effettuati a contatto con l’aria,

permettono all’ossigeno di causare reazioni ossidative a carico delle molecole più sensibili che, una

volta degradate, precipitano con le fecce. Se da un lato una loro eliminazione consente di ottenere

vini più stabili alle future ossigenazioni, dall’altro può determinare una perdita in molecole

aromatiche enologicamente interessanti e fonte di tipicità di numerosi vitigni a bacca bianca. Il

Sauvignon Blanc, l’Arvine ed altre variet{ possiedono infatti una potenziale frazione aromatica

molto sensibile all’ossidazione che, a contatto con l’aria, si degrada in poco tempo facendo perdere

al vino personalità e longevità.

L’utilizzo di anidride solforosa in complemento ad additivi antiossidanti, insieme ad alcuni

accorgimenti tecnici, consentirebbero di prevenire le ossidazioni indesiderate anche se l’utilizzo di

Settore di Viticoltura ed Enologia

75

tali sostanze, oltre che a creare possibili inconvenienti di conservazione nel medio lungo periodo,

comportano una perdita in genuinità del vino, elemento a cui il consumatore è sempre più attento.

OBIETTIVI

Adozione di un sistema di vinificazione in ambiente inerte al fine di preservare il potenziale

enologico dei vini e ridurre l’utilizzo di prodotti antiossidanti.

ATTIVITÀ PREVISTE

Vinificazione di una stessa partita di uve con due sistemi di vinificazione, tradizionale ed inertizzato,

al fine di valutare l’incidenza del sistema adottato sulla longevit{ e sul profilo aromatico dei vini

ottenuti.

DURATA

Biennale

RISORSE UMANE COINVOLTE

D. Betemps, L. Cuneaz, D. Domeneghetti, S. Valentini

COLLABORAZIONI

Consulenza enologo Mauro Pojer - Azienda agricola Pojer e Sandri - Faedo (TN)

ATTIVITÀ SVOLTE

A causa di un calo di produzione registrato in vigneto, la prova sperimentale prevista per la

vendemmia 2012 non si è potuta realizzare in quanto il volume minimo richiesto per la prova (2500 l)

non è stato raggiunto da nessun vino.

In alternativa è stata avviata la gestione dell’intero processo di inertizzazione su 7 vasche; l’attivit{

ha previsto l’uso di nuove tecniche ed attrezzature supportate dall’utilizzo di gas inerti, galleggianti,

ghiaccio secco e raccorderie con candele porose volte a proteggere il prodotto in trasformazione dal

contatto con l’aria a partire dalla diraspapigiatura e pressatura fino all’imbottigliamento. L’adozione

di tale tecnica ha richiesto un notevole impegno per l’attuazione ed il controllo di una corretta

inertizzazione, l’attivit{ si è conclusa positivamente con l’imbottigliamento del mese di marzo.

RISULTATI

In attesa di poter confrontare vini prodotti dalla medesima vendemmia e vinificati con i due

differenti sistemi, tradizionale e in iper-riduzione, si possono comunque riportare alcune impressioni

scaturite dalle degustazioni dei bianchi 2012. I vini sono stati apprezzati per l’intensit{ e la pulizia

aromatica, la mineralit{ e la sapidit{ e ancora per l’elevata vivacit{ dei colori e delle tonalit{.

Nei vini a base Sauvignon blanc e Müller Thurgau sono inoltre ben rappresentati i tipici aromi

varietali che nelle vinificazioni tradizionali, in assenza di antiossidanti specifici, sono degradati dalle

ossidazioni.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Al momento i prodotti sono stati degustati da tecnici, commerciali e consumatori in diverse

occasioni così come al Vinitaly, fiera internazionale dei vini di Verona, e a Cantine Aperte, a cui

hanno preso parte numerosi residenti e turisti.

Articolo divulgativo e/o presentazione pubblica dei risultati delle prove sperimentali.

Settore di Viticoltura ed Enologia

76

Rete integrata di monitoraggio agrometeorologico

SIGLA

VITZE0112

PRIORITÀ

Media

ORIGINE DEL PROGETTO

Da tempo si è constatata l’opportunit{ di realizzare una rete di monitoraggio agrometeorologico.

Tale progetto vedrà la collaborazione di diverse istituzioni regionali: Protezione civile, ARPA, Ufficio

Fitopatologico Regionale, Institut Agricole Régional.

OBIETTIVI

Monitoraggio in tempo reale dell’andamento delle principali variabili agrometeorologiche (somme

termiche, ET0, indici bioclimatici specifici per le diverse discipline) di interesse multidisciplinare:

agronomico, zootecnico, fitoiatrico.

ATTIVITÀ PREVISTE

Il progetto si trova ancora in una fase embrionale. Verrà progettato un sistema di acquisizione ed

elaborazione automatica dei dati rilevati dalle due reti di stazioni meteorologiche presenti in Valle.

Una volta messo a punto un sistema pienamente funzionante, verrà costituito un sito web

accessibile agli operatori agricoli. Tali informazioni potranno essere incrociate con altri dati; nel caso

specifico della viticoltura, potranno essere integrati con il monitoraggio delle maturazioni (progetto

“Monitoraggio della maturit{ enologica di uve aziendali”, codice ENODO0309).

ATTIVITÀ SVOLTE

Nel corso del 2012 sono state effettuate alcune riunioni tra tutti gli Enti coinvolti; a causa della

temporanea indisponibilit{ dell’Assessorato al Territorio e Ambiente, il completamento della

pianificazione e l’inizio della fase di realizzazione sperimentale del sito avranno luogo nel 2013.

DURATA

La fase sperimentale (sito chiuso al pubblico) dovrebbe durare 1-2 anni.

RISORSE UMANE COINVOLTE

O. Zecca, personale di tutti gli Enti coinvolti

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Eventuali costi di realizzazione di un sito web.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Possibilità di fornire agli operatori agricoli informazioni sugli andamenti agrometeorologici utili dal

punto di vista agronomica e fitoiatrico.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

77

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

Prova comparativa di alimentazione di bovine di razza valdostana con tecnica tradizionale e con

tecnica unifeed

SIGLA

ZOOTG0110

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Tradizionalmente in Valle d’Aosta i bovini vengono alimentati utilizzando fieno di primo e secondo

taglio integrando la razione con mangimi somministrati in momenti diversi.

Si prevede di avviare una prova sperimentale presso la stalla dell’IAR che permetta di valutare le

conseguenze dell’applicazione della tecnica dell’unifeed sulla filiera del formaggio Fontina DOP.

OBIETTIVI

L’obiettivo della ricerca è quello di verificare l’applicabilit{ della tecnica dell’unifeed nella realtà

valdostana. Gli effetti saranno considerati a livello del singolo capo in merito a fermentazioni

ruminali, aspetti sanitari e fecondità; verrà monitorata la produzione di latte sia in termini

quantitativi che qualitativi e la qualità dei formaggi prodotti dal latte proveniente dai 2 gruppi di

vacche; verranno valutati pure i diversi carichi di lavoro per l’allevatore nonché gli aspetti economici.

ATTIVITÀ SVOLTE

Il progetto di ricerca prevedeva di utilizzare le bovine in lattazione della stalla di Montfleury per cui i

60 capi sono stati suddivisi in due gruppi omogenei alimentati con le 2 differenti tecniche. Per

entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso fieno e lo stesso mangime. Sono state effettuate analisi

chimiche e microbiologiche sul latte al momento della mungitura, sugli intermedi di lavorazione, nel

corso della stagionatura dei formaggi, nonché sul prodotto finito, per il quale è stata effettuata

anche la valutazione organolettica.

RISULTATI

Il latte prodotto dalle bovine in osservazione non ha evidenziato variazioni di rilievo in relazione alla

tecnica di somministrazione né dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo; si ritiene

quindi che per una corretta valutazione della possibile introduzione della tecnica unifeed nella realtà

zootecnica valdostana si debbano considerare altri aspetti quali l’organizzazione delle operazioni di

somministrazione dei foraggi e i costi per l’acquisto e l’impiego del carro miscelatore.

ATTIVITÀ PREVISTE

Dato che nel corso della prova il concentrato è stato distribuito al gruppo alimentato con tecnica

tradizionale mediante sei calate giornaliere, si intende ripetere la prova riducendo a quattro le calate

in modo da differenziare maggiormente le due tecniche di somministrazione dei foraggi.

DURATA

2010-2012

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

78

RISORSE UMANE COINVOLTE

Personale di stalla, G. Turille

COLLABORAZIONI

Laboratorio analisi latte, terreni, foraggi e mieli, Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Analisi di laboratorio

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Un articolo sulla prova sperimentale è gi{ stato pubblicato sull’Informatore Agricolo; si prevede una

presentazione pubblica dei risultati a prova ultimata.

Indagine conoscitiva sul grado di contaminazione di spore butirriche nei mangimi valdostani

SIGLA

ZOOBR0211

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

La fermentazione butirrica, meglio conosciuta come gonfiore tardivo è un’alterazione che colpisce

diverse produzioni casearie a pasta dura o semi-dura come Parmigiano Reggiano, Grana Padano,

Asiago, Montasio nonché la Fontina e che deprezza la qualità ed il valore commerciale del prodotto.

Tale difetto altera la struttura della pasta che manifesta occhiatura anomala, fessurazioni, ampie

aperture cavernose e produce sapori ed odori sgradevoli, dovuti alla produzione di acido butirrico ed

aldeide acetica. Gli agenti di tale difetto sono i batteri butirrici quali i Clostridi, che spesso

contaminano il latte attraverso le spore presenti nell’ambiente e in modo sempre più evidente nei

mangimi e negli insilati mal conservati o di bassa qualità che, come hanno evidenziato alcune

ricerche del settore, sarebbero fra le principali fonti d’inquinamento.

OBIETTIVI

L’obiettivo di questo studio è verificare il grado di contaminazione dei Clostridi butirrici presenti nei

mangimi utilizzati dagli allevatori valdostani che presentano formaggi con evidenti difetti di

gonfiore tardivo, attraverso il conteggio microbiologico del numero di spore contaminanti. Questa

indagine conoscitiva permetterà di individuare la soglia critica e di accertare se fra le principali fonti

di inquinamento sono di fatto presenti i mangimi somministrati al bestiame.

ATTIVITÀ SVOLTE

L’attivit{ svolta ha previsto i seguenti step:

- analisi dei mangimi autorizzati e del latte forniti dalle stalle che conferiscono il latte al caseificio;

- rilievo di parametri dei magazzini: temperatura e umidità;

- rilievo valori di pH e della temperatura della Fontina e della posizione sotto pressa;

- monitoraggio delle Fontine nei magazzini ufficiali;

- analisi microbiologiche delle forme che hanno evidenziato gonfiore;

- monitoraggio di campioni di latte provenienti da caseifici con problemi di gonfiore.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

79

DURATA

Si prevede, per i caseifici che ne fanno richiesta, di continuare il monitoraggio su campioni di latte

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Vernetti-Prot, S. Zenato, R. Pramotton

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature e materiali

Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina

SIGLA

ZOOBR0111

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

All’inizio degli anni ‘90 era stata svolta dall’IAR una ricerca sui rischi sanitari della Fontina. Alla luce

della nuova normativa si ritiene che una nuova “fotografia” della situazione possa essere di interesse

per verificare se i buoni risultati emersi una quindicina di anni fa siano variati.

OBIETTIVI

L’obiettivo della ricerca è quello di verificare il grado di contaminazione della Fontina da parte dei

microrganismi a rischio sanitario contemplati nel nuovo regolamento (CE) n. 2073/2005 inerente i

criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari.

ATTIVITÀ PREVISTE

Si prevede di completare i campionamenti stagionali di Fontina di fondo valle a maturazione

ultimata provenienti dai principali magazzini di stagionatura valdostani per la determinazione

microbiologica, in pasta e sulla crosta, dei microrganismi a rischio sanitario contemplati dalla

normativa vigente quali: Escherichia coli, Salmonella sp., Listeria monocytogenes, Staphilococcus

aureus e stafilococchi coagulasi positivi. Si prevede eventualmente di eseguire dei tamponi

ambientali per l’analisi delle condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di trasformazione e

maturazione del formaggio.

ATTIVITÀ SVOLTE

Sono state effettuate analisi in pasta e in crosta su 200 campioni di Fontina di fondo valle e si è

concluso il campionamento e le analisi di Fontine di alpeggio (per un totale di 100 forme), per la

ricerca di germi patogeni: Salmonella, Listeria, Stafilococchi coagulasi positivi, Escherichia coli e E.

coli 0157.

DURATA

2013

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

80

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature e materiali

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo.

Identificazione e caratterizzazione di ceppi di batteri lattici isolati nella zona di produzione del

Valle d’Aosta Fromadzo DOP

SIGLA

ZOOBR0309

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Il Disciplinare di Produzione del Valle d’Aosta Fromadzo DOP prevede l’impiego di colture di batteri

lattici selezionati in zona di produzione.

Allo stato attuale presso la ceppoteca dell’IAR esiste un’ampia collezione di batteri lattici isolati da

formaggio Fontina DOP, ma non si hanno ceppi isolati dall’altro formaggio DOP regionale.

OBIETTIVI

L’obiettivo principale della ricerca è di costituire una collezione di batteri lattici isolati in zona di

produzione del formaggio Valle d’Aosta Fromadzo DOP allo scopo di salvaguardare i ceppi che ne

costituiscono la microflora casearia caratteristica.

ATTIVITÀ PREVISTE

Si prevede di testare presso il caseificio di Montfleury alcune miscele individuate dei ceppi isolati

2011-2012 e caratterizzati in laboratorio, con lavorazioni sperimentali comparate a starter

commerciali.

ATTIVITÀ SVOLTE

La ricerca, iniziata nel 2009 e svolta in collaborazione con l’Universit{ di Veterinaria di Torino

mediante una tesi di laurea, ha previsto il prelievo presso alpeggi che non utilizzano colture

selezionate, di alcuni campioni di latte e formaggio su cui si sono eseguite delle analisi

microbiologiche a diversi step di maturazione. Dalle piastre dei batteri lattici monitorati, si sono

isolati e purificati diversi ceppi allo scopo di conservarli nella ceppoteca dell’istituto. Tali colture pure

sono successivamente state sottoposte ad un protocollo di caratterizzazione fenotipica, genotipica e

tecnologica. Nello specifico sono state testate:

- le curve di acificazione dei ceppi;

- l’attivit{ proteolitica con metodo di Hull;

- l’attivit{ inibente nei confronti di batteri patogeni (L. monocytogenes, S. aureus, E. coli);

- l’antibiotico resistenza alla vancomicina;

- la produzione di batteriocine.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

81

Inoltre sono state testate le curve di acidificazione dei ceppi risultati interessanti, a gruppi di due o

tre, al fine di individuare alcune miscele starter.

DURATA

2013

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

- Personale

- Attrezzature e materiali

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati entro l’inverno successivo alla ricerca attraverso la

pubblicazione di un articolo con poster e organizzando un incontro tecnico con gli addetti ai lavori.

Evoluzione della microflora superficiale nel formaggio Fontina e sua influenza sulla maturazione

SIGLA

ZOOBR0609

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Si è pensato di intraprendere uno studio microbiologico, tecnologico e sensoriale per identificare i

diversi componenti della microflora superficiale del formaggio Fontina, seguendone l’evoluzione

qualitativa e quantitativa durante la stagionatura, allo scopo di valutare la loro influenza sulla

formazione della crosta e l’effetto di questa sulla maturazione della pasta.

OBIETTIVI

Lo scopo della presente ricerca è stato quello di caratterizzare la microflora di superficie della

Fontina mediante l’utilizzo di tecniche di microbiologia classica e molecolare, allo scopo di cercare di

capire qual è il ruolo della crosta nel processo di maturazione della Fontina. Inoltre ci si prefigge di

valutare l’attivit{ proteolitica nei diversi stadi di maturazione.

ATTIVITÀ SVOLTE

Sulla base dei risultati emersi da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina, si è

proseguito lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con la tecnica

DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che ha permesso di individuare, in ogni step di maturazione, le

specie vitali e quindi metabolicamente attive.

Si è inoltre integrata la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di proteolisi, NaCl,

grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si infine è previsto l’uso di tecniche

innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica, tutt’ora in corso.

Si è infine monitorata l’intensit{ dell’attivit{ metabolica tramite titolazione dell’ATP microbico per

bioluminescenza.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

82

ATTIVITÀ PREVISTE

Alla luce di quanto è emerso da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina, si ritiene

interessante proseguire lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con

la tecnica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che permette di individuare, in ogni step di

maturazione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.

Inoltre, si prevede di integrare la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di

proteolisi, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si prevede inoltre

l’uso di tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica.

L’intensit{ dell’attivit{ metabolica verr{ monitorata tramite titolazione dell’ATP microbico per

bioluminescenza.

Si ritiene interessante proseguire lo studio focalizzando l’attenzione sul ruolo svolto, sulla superficie

della Fontina, dei batteri lattici la cui presenza è risultata essere rilevante, allo scopo di valutare

l’influenza sulla formazione della crosta. A tal fine si prevede l’utilizzo delle tradizionali tecniche di

microbiologia classica, e di tecniche innovative nel campo della biologia molecolare per monitorare,

identificare e caratterizzare le specie lattiche presenti sulla crosta.

Influenza della salamoia sulla qualità della Fontina DOP

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Secondo il Disciplinare di produzione della Fontina DOP, al termine della pressatura, entro 24 ore e

per un massimo di 12 ore, le forme possono essere sottoposte all’operazione di salamoia mediante

l’immissione in vasconi contenenti una soluzione di acqua e sale.

Sono già state condotte prove di salatura negli anni passati, ma con il presente progetto si vogliono

approfondire problematiche che sono sorte in approcci recenti.

OBIETTIVI

L’obiettivo della ricerca è quello di confrontare le differenze tra forme immerse in 2 differenti

salamoie, conservata a temperature diverse, confrontandole eventualmente con forme con salatura

manuale.

ATTIVITÀ SVOLTA

- Prova comparata con due diversi tipi di salamoia:

- salamoia 1: vasca conservata nella cella di stagionatura dei formaggi (T circa 8-9 °C);

- salamoia 2: vasca conservata all’esterno della cella di stagionatura dei formaggi, a T controllata

(circa 10-12 °C);

- monitoraggio delle forme per l’intera durata della stagionatura;

- monitoraggio microbiologico delle forme messe a stagionare e trattate con le due tipologie di

salamoia;

- monitoraggio salamoia;

- degustazione finale delle forme.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

83

ATTIVITÀ PREVISTA

È in corso di elaborazione la relazione finale dei dati.

RISORSE UMANE COINVOLTE

L. Vernetti-Prot, R. Pramotton, S. Zenato, A. Barmaz

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Materiale di laboratorio

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo ed eventuali poster.

Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP

SIGLA

ZOODC0111

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

In Valle d’Aosta spicca, nel settore delle carni trasformate, il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP in

merito al quale pare opportuno approfondire le conoscenze sulla tecnica di salatura e sui

meccanismi che regolano gli scambi osmotici tra la salamoia e le baffe di spallotto suino utilizzate

per la sua preparazione; esiste infatti una problematica legata al tenore di cloruro di sodio presente

nel lardo che, oltre certi valori, ne può peggiorare le caratteristiche nutrizionali e gustative. Le

tecniche di salatura del lardo adottate dai produttori non corrispondono sempre a quella tradizionale

indicata dal Comitato LO DOIL, per cui si intende intraprendere uno studio sulle quantità di cloruro

di sodio utilizzato nella preparazione delle salamoie, sulle temperature dei locali nel corso della

maturazione e sulla durata della stagionatura. Da una prova di salatura è sorprendentemente

emerso che il lardo stagionato con eccesso di sale, a 13 °C per sei mesi risultava meno salato e quindi

più “dolce” del lardo prodotto con minore quantit{ di sale, a 2 °C per tre mesi.

OBIETTIVI

La ricerca si prefigge di chiarire il ruolo della temperatura degli ambienti di stagionatura, della

quantità di sale utilizzato nella preparazione delle salamoie e della durata del periodo di

stagionatura sul tenore di NaCl presente nel prodotto finito.

ATTIVITÀ PREVISTE

Si prevede di suddividere ogni baffa di lardo in tre parti uguali e porre ciascuna delle tre porzioni in

un contenitore di maturazione, costituendo tre strati per ognuno dei trentasei contenitori in modo di

disporre di un contenitore per i prelievi dopo un mese, tre, quattro e 6 mesi, per ognuna delle due

tesi relative alla salamoia e ognuna delle due tesi relative alla temperatura (+2 o +13 °C).

ATTIVITÀ SVOLTE

Da una prima sperimentazione sembra che l’osmosi sia influenzata dalla diversa temperatura per la

presa di sale delle baffe di lardo. Questo studio è stato confermato sia dalla titolazione del sale in

laboratorio che dall’assaggio del lardo.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

84

DURATA

2012

RISORSE UMANE COINVOLTE

- R. Del Col, J. Bérard, A. Sado, laboratorio chimico IAR

- Università di Milano - Facoltà di Medicina e Veterinaria – Dott.ssa S. Panseri

- Associazione Lo Doïl - Arnad

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Acquisto delle cassette per la maturazione del lardo, materie prime (lardo, piante aromatiche e sale),

materiale di laboratorio.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazione su Informatore Agricolo e incontri con operatori della filiera Lard d’Arnad.

Studio sulla capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla

gestione sperimentale dell’alpeggio di Entrelor

SIGLA

ZOOBJ0111

ORIGINE DEL PROGETTO

Tale progetto nasce come prosecuzione dello studio preliminare, svolto durante la stagione estiva

2011, sulla capacità di adattamento delle bovine di razza Pezzata Rossa Valdostana alla gestione

sperimentale dell’alpeggio di Entrelor che prevede pascolo integrale senza ricovero degli animali e

mungitura meccanica all’aperto.

OBIETTIVI

Lo scopo di tale ricerca è quello di approfondire le conoscenze scientifiche sulle razze bovine

valdostane, in modo da sfruttarne al meglio le caratteristiche morfo-fisiologiche per la produzione di

latte e formaggi tipici, nell’ottica della valorizzazione delle risorse pascolive locali di alta quota.

Questa ricerca si pone inoltre come obbiettivo la contestualizzazione dell’allevamento valdostano

non solo come settore primario capace di produrre prodotti tipici della tradizione e di garantire

sostentamento diretto alle famiglie agricole, ma come sistema integrato capace di fornire servizi e

valorizzare il territorio a fini turistici, affermandosi perciò anche come settore terziario.

ATTIVITÀ PREVISTE

Monitorare e valutare le condizioni fisiologiche di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana

durante il periodo estivo, in due alpeggi che attuano sistemi gestionali diversi, uno tradizionale dove

le bovine sono ricoverate in stalla e escono al pascolo solo in seguito alla mungitura del mattino e

della sera; uno sperimentale (gi{ largamente diffuso nel Vallese e nell’alta Savoia, ma non ancora

nella nostra regione) dove le bovine trascorrono l’intera stagione estiva direttamente sui pascoli e

sono munte all’esterno tramite speciali carri di mungitura semoventi.

La ricerca prevede valutazioni morfo-funzionali, ma anche la raccolta di dati, attraverso

strumentazioni innovative, che permettano di interpretare eventuali situazioni di stress degli animali

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

85

o la loro capacità di adattamento. Verranno quindi considerati parametri quali corticosteroidi nelle

feci degli animali e composizione del latte destinato alla caseificazione a Fontina.

DURATA

Il progetto è ufficialmente iniziato nel maggio 2011, con la messa a punto dei sistemi per il

monitoraggio dei parametri fisiologici e metabolici. Nell’estate 2012 si sino svolti i campionamenti

presso i due alpeggi, le analisi dei campioni e l’elaborazione dei dati si sono svolte nell’inverno 2012.

Nonostante l’analisi dei corticosteroidi delle feci non sia ancora stata effettuata, tutti gli altri

parametri sono stati elaborati e i risultati presentati in 2 conferenze internazionali.

RISORSE UMANE COINVOLTE

J. Bérard, G. Turille, 1 dottorando (finanziato dal FSE)

COLLABORAZIONI

A. Yeullaz e Prof. R. Bruckmaier dell’universit{ di Berna

ATTIVITÀ SVOLTA

In seguito alla messa a punto delle varie procedure nella stagione estiva 2011, le seguenti tecniche

sono state utilizzate per il monitoraggio delle due mandrie:

- monitoraggio della frequenza cardiaca nelle diverse condizioni sperimentali;

- monitoraggio dell’attivit{ giornaliera delle bovine, con discriminazione delle attivit{ di ingestione

dell’erba, ruminazione e riposo;

- rilevamento dello spostamento delle bovine tramite altimetri;

- monitoraggio delle caratteristiche di mungitura, tramite apparecchiatura specifica (Lactocorder);

- campionamento delle feci per analisi corticosteroidi;

- campionamento ed analisi del latte di bovine singole e del latte di massa;

- campionamento di foraggi per analisi di raffronto tra le condizioni sperimentali proposte.

Sono stati rilevati i dati di frequenza cardiaca e spostamento, attività giornaliera (sensore di

ruminazione), caratteristiche di mungitura e composizione del latte di 8 bovine in 5 giornate per le 2

condizioni sperimentali (totale di 80 campionamenti).

Sono stati raccolti ed analizzati 20 campioni di foraggio (10 per ogni condizione sperimentale) per

analisi SS, Umidità, Proteine Grezze, Fibre Grezze, Lipidi Grezzi, Ceneri, ADF, ADL, NDF, Calcio e

Fosforo.

Sono inoltre stati raccolti, ma non ancora analizzati i campioni di feci per ogni bovina, nelle 5

giornate per le 2 condizioni sperimentali.

L’attivit{ di campionamento e l’elaborazione dei dati è stata eseguita senza il supporto di un

dottorando, inizialmente previsto, a causa del mancato finanziamento del progetto da parte del

FSE. Ciò non ha però compromesso l’esito della prova, nonostante abbia rallentato la stesura delle

pubblicazioni scientifiche previste.

RISULTATI

I risultati hanno evidenziato che sia il sensore di ruminazione sviluppato dalla MSR in collaborazione

con AGROSCOPE, che il cardiofrequenzimetro della POLAR SYSTEM, sono entrambi sistemi che

danno ottime ed affidabili indicazioni per il tipo di studio che si vuole affrontare.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

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I dati ottenuti dal primo sistema mostrano come le bovine in una gestione sperimentale

dell’alpeggio, abbiano un tempo di ingestione più lungo rispetto a quelle in una gestione

tradizionale. In effetti, in una gestione del pascolo tradizionale, le bovine sono al riparo nella stalla

durante la notte e da mezzogiorno fino alla fine della mungitura della sera. Di conseguenza, queste

vacche hanno un tempo limitato per l’ingestione dell’erba. A causa del maggiore intake alimentare,

delle bovine in gestione sperimentale, il numero di boli giornalieri era numericamente superiore

rispetto a quelle nelle condizioni tradizionali. Al contrario, il tempo di ruminazione per bolo era

superiore nelle bovine allevate in condizioni tradizionali. Questo suggerisce che queste ultime,

consapevoli del loro tempo limitato di pascolo e spinte dal loro appetito, ingeriscono l’erba meno

“masticata” e di conseguenza abbiano bisogno di un tempo più lungo di ruminazione per bolo per

ottenere un alimento completamente digerito.

Estremamente efficace per il monitoraggio dello spostamento si è rivelato l’altimetro a pressione

atmosferica incorporato nel cardiofrequenzimetro stesso. Tale sistema è stato utilizzato per

monitorare il movimento delle mandrie nelle due condizioni sperimentali. L’attivit{ cardiaca media,

nonostante i due spostamenti giornalieri dalla stalla al pascolo delle bovine nel sistema di

allevamento tradizionale, è stato mediamente inferiore, in quanto durante in soggiorno in stalle

“l’attivit{ fisica” è pressoché assente e non vi sono fattori esterni tali da perturbare le bovine stesse.

I dati relativi alle caratteristiche di mungitura mostrano come le produzione di latte non differivano

tra i due gruppi. Questo aspetto conferma che la strategia di selezione genetica, effettuata negli

ultimi decenni dagli allevatori valdostani, certamente non fosse focalizzata alla massimizzazione

della produzione di latte, ma piuttosto alla valorizzazione della rusticità della razza stessa. Al

contrario, il flusso medio di latte è stato fortemente condizionato dal sistema di gestione. Tale flusso

si è rivelato nettamente più basso nelle bovine allevate in condizioni sperimentali rispetto a quelle in

condizioni tradizionali; di conseguenza il tempo di mungitura si è rivelato nettamente superiore.

Queste differenze erano gi{ presenti prima della monticazione delle bovine. L’ipotesi è che, gi{ dopo

una prima stagione in alpeggio, le vacche nel sistema sperimentale subiscano una sorta di

“imprinting”, causata dal sintema di mungitura e/o dalla somministrazione di mangime concentrato

nel momento della mungitura stessa, tale da influenzare l’eiezione di latte anche al ritorno in stalla

delle bovine, nel periodo invernale. L’analisi dei campioni di latte non ha rilevato differenze

sostanziali se non quelle dovute all’andamento della curva di lattazione.

Per quanto riguarda i campioni di feci raccolti, questi sono stati tutti classificati e si trovano

attualmente stoccati a temperatura di -20°C presso la sede dell’IAR. L’analisi dei livelli di

corticosteroidi dei campioni verr{ effettuata dai laboratori dell’universit{ di Vienna nei prossimi

mesi.

I campioni di foraggio sono stati raccolti e analizzati dal laboratorio regionale RAVA, i dati indicano

come non vi siamo sostanziali differenze nei due sistemi di conduzione dell’alpeggio. Le proteine

grezze, fibre grezze, lipidi grezzi, ceneri, al pari dei valori di ADF, ADL, NDF non differivano

sostanzialmente nelle due condizioni, ma il contenuto di sostanza secca è aumentato dal 13% di

metà giugno al 34% alla fine del mese di agosto in entrambe le condizioni.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

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I dati ottenuti hanno suscitato particolare interesse nella comunità scientifica e in quella agricola.

Allo scopo di completare la ricerca, si è deciso di proseguire con la sperimentazione nella stagione

estiva 2013, con una prova che includesse anche delle bovine primipare.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

I risultati verranno presentati in 2 conferenze internazionali:

- Effect of different alpine farming systems on animal activities, milk yield and milk flow of Aosta Red

Pied cows (17th Meeting of the FAO-CIHEAM Mountain Pastures Network,Pastoralism and

ecosystem conservation, 5-7 June 2013 – Trivero – Italy)

- Le mode de conduite des alpages influence les performances laitières, l’activité journalière et

cardiaque chez les vaches Pie Rouge Valdôtaines (Die diesjährige Frühjahrstagung 7. Mai 201: Sind

hohe Leistungen „Bio-kompatibel“? Herausforderungen für die Tierernährung –Zurich– Switzerland)

- È prevista inoltre la redazione di un full paper per una rivista scientifica ISI

Monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio

Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla caseificazione

alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto.

SIGLA

ZOOZS0111

PRIORITÀ

Alta

ORIGINE DEL PROGETTO

Tale progetto nasce per studiare le diverse popolazioni microbiche in formaggio Fontina analizzando

le dinamiche di sviluppo di ognuna di esse nel corso della maturazione con l’ausilio di tecniche

analitiche coltura-indipendenti (TGGE, PCR) affiancate a tradizionali tecniche coltura-dipendenti.

OBIETTIVI

Scopo della ricerca è la caratterizzazione delle curve di sviluppo delle diverse popolazioni batteriche

nel corso della maturazione della Fontina nonché le interazioni fra di esse in modo da poterle

correlare alla qualità del prodotto finito. Lo studio si prefigge inoltre di evidenziare eventuali

differenze tra le dinamiche di sviluppo dei microrganismi in relazione alle diverse fasi di lattazione

delle bovine nel corso della stagione invernale.

ATTIVITÀ SVOLTE

Sono stati individuati 3 periodi nel corso della lattazione in cui le bovine sono alimentate in stalla con

fieno: gennaio (inizio lattazione), febbraio (piena lattazione e inizio calori), aprile (inizio fase

decrescente della lattazione e gestazione).

Per ogni periodo sono state monitorate 3 lavorazioni in 3 caseifici diversi per ognuna delle quali sono

stati considerati i seguenti campioni: latte di caldaia prima e dopo l’aggiunta del fermento, siero a

fine lavorazione, tasselli di formaggio a 24 ore, a 7 giorni, 28 giorni, 56 giorni, 84 giorni.

Settore Zootecnico e Lattiero-caseario

88

Sui campioni di latte sono state condotte indagini chimiche e microbiologiche, nonché il

monitoraggio del pH mediante curve di acidificazione con apparecchiatura Micros, mentre sul latte

di caldaia inoculato e sul formaggio nei vari step di maturazione sono state effettuate:

- analisi di microbiologia classica dei principali gruppi microbici caseari (batteri lattici) e anticaseari

(coliformi, batteri proteolitici, enterococchi ecc);

- analisi molecolari sul DNA con tecniche di coltura-indipendenti ed eventualmente di coltura-

dipendenti quali la RAPD-PCR.

Sul siero di ogni lavorazione è stata verificata mediante indagine molecolare la presenza/assenza di

fagi nel fermento utilizzato.

Infine è stato previsto di approfondire le conoscenze sul mutamento delle caratteristiche del latte

degli animali in estro prelevando delle aliquote sulle quali verrà indagata la curva di acidificazione

nelle 24 ore. Si ritiene infatti che questo parametro sia il primo elemento da valutare per capire

l’idoneit{ alla caseificazione del latte.

È stata svolta un ampia bibliografia e hanno avuto luogo una serie di incontri con altri centri di

ricerca.

DURATA

2012 e 2013

RISORSE UMANE COINVOLTE

S. Zenato, R. Pramotton, S. Valentini, L. Vernetti-Prot, A. Vierin, A. Barmaz

VOCI DI COSTO DEL PROGETTO

Materiale di laboratorio. La borsa di ricerca di A. Viérin è finanziata dal Fondo Sociale Europeo.

VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI

Pubblicazioni su riviste del settore, partecipazione a congressi, incontri con operatori della filiera

della Fontina.