Voci di Pace Esperienze di incontro tra ragazzi/e israeliani – palestinesi e valdostani.
RAPPORTO SULLE ATTIVITÀ DI RICERCA E … · Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani ... { in...
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INDICE
PREMESSA ...............................................................................................................1
Settore d’Agronomia .................................................................................................5
Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani ................................................................................ 5
Filiera corta delle produzioni ortive valdostane ......................................................................... 6
Prove sperimentali sulla patata ................................................................................................. 7
Vendita diretta dei prodotti dell’orto ........................................................................................ 9
Recupero di ecotipi locali di cereali (segale, frumento, orzo, mais) .......................................... 10
Coltivazione e valorizzazione delle specie aromatiche e officinali in Valle d’Aosta ................... 12
Mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto ......................................... 14
NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin .................................. 17
Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle
d’Aosta ................................................................................................................................... 20
Monitoraggio sperimentale del compost ................................................................................. 22
Settore di Economia Agraria .................................................................................... 24
Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e
commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta .............................................. 24
Valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna .................................................................. 28
Settore di Frutticoltura ............................................................................................ 32
Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di nuove variet{ e cloni di melo ......................... 32
Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di alcune variet{ di noce ................................... 33
Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di nocciolo .............................. 35
Studio dell’adattabilit{ in ambiente montano di alcune variet{ di mandorlo ............................. 37
Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Renetta ...................................... 38
Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Martin Sec .................................. 39
Adattabilità di diversi portinnesti di ciliegio ............................................................................ 40
Valutazione del sistema bibaum sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività ......................... 41
Confronto fra lo Spindel Trentino e la Conduite Centrifuge sulla varietà Fuji Kiku 8 ................... 42
Confronto di diversi principi attivi e diverse strategie per il controllo delle infestanti lungo il
filare ....................................................................................................................................... 44
Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone
della Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione ........................................................ 45
Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta .........................................................46
Valutazione del sistema di potatura meccanica “taille Lorette” associata al dirado meccanico con
macchina operatrice Darwin ....................................................................................................49
Controllo delle infestanti mediante l’utilizzo del pirodiserbo .................................................... 50
Saggio di alcune tecniche di trasformazione per la produzione di sidro di mela in Valle d’Aosta 51
Valutazione delle risorse genetiche di noce comune della Valle d’Aosta e impostazione di un
programma di miglioramento genetico per la produzione di olio ............................................. 52
Studio della biodiversità nei sistemi agricoli valdostani; aspetti entomologici .......................... 54
Valutazione preliminare delle risorse genetiche di specie frutticole della Valle d’Aosta ............ 56
Settore di Viticoltura ed Enologia ............................................................................ 58
Selezione sanitaria di Arvine ................................................................................................... 58
Selezione massale di Bonda .................................................................................................... 59
Costituzione di una collezione ampelografica del germoplasma viticolo valdostano.................60
Comparazione clonale di Cornalin ...........................................................................................62
Comparazione clonale di Gamay ............................................................................................. 63
Basi biochimiche e fisiologiche della scottatura dei grappoli di Petit rouge ..............................64
Collaborazione con la cave coopérative La Kiuva di Arnad – Progetto Picotendro ..................... 65
Selezione e caratterizzazione di enococchi autoctoni della Valle d’Aosta ................................ 66
Prove di coinoculo lieviti-batteri ..............................................................................................68
Assemblaggi di uve a bacca rossa da vitigni autoctoni della Valle d’Aosta per la produzione di
vini rossi .................................................................................................................................. 70
Monitoraggio della maturità enologica di uve aziendali ........................................................... 72
Vinificazione in iper-riduzione di uve bianche .......................................................................... 74
Rete integrata di monitoraggio agrometeorologico ................................................................. 76
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario ..................................................................... 77
Prova comparativa di alimentazione di bovine di razza valdostana con tecnica tradizionale e con
tecnica unifeed ........................................................................................................................ 77
Indagine conoscitiva sul grado di contaminazione di spore butirriche nei mangimi valdostani .. 78
Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina ............. 79
Identificazione e caratterizzazione di ceppi di batteri lattici isolati nella zona di produzione del
Valle d’Aosta Fromadzo DOP .................................................................................................. 80
Evoluzione della microflora superficiale nel formaggio Fontina e sua influenza sulla
maturazione........................................................................................................................... 81
Influenza della salamoia sulla qualità della Fontina DOP ......................................................... 82
Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP ............................................................. 83
Studio sulla capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla
gestione sperimentale dell’alpeggio di Entrelor ...................................................................... 84
Monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio
Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla
caseificazione alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto. ............. 87
PREMESSA
1
PREMESSA
Ricercatori e operai hanno partecipato a vario titolo e in varia misura alle attività di
produzione, trasformazione e valorizzazione, all’insegnamento, alla formazione professionale oltre
che alla ricerca e sperimentazione; per un maggiore dettaglio di queste ultime il rapporto rimanda
alle singole schede progetto.
Nell’ambito dei 48 progetti di ricerca e sperimentazione sono state attivate collaborazioni
con Università e altri centri. Sono stati pubblicati sette articoli su riviste di settore e presentati undici
poster in occasione di convegni tenutisi in Italia e all’estero; sono state elaborate dodici relazioni e si
è collaborato a numerosi articoli su testate giornalistiche regionali nonché a trasmissioni
monografiche e interviste televisive trasmesse dalla sede regionale della RAI. I ricercatori sono
intervenuti tredici volte come relatori in occasione di convegni, conferenze, workshop e tavole
rotonde. Alcuni tecnici hanno contribuito alla realizzazione di sei DVD, due dedicati alla frutticoltura,
uno all’enologia e tre all’orticoltura. Nell’ambito delle varie attivit{ di formazione e aggiornamento i
ricercatori hanno preso parte a circa una cinquantina di eventi in Valle, altre regioni italiane e
all’estero. I tre laboratori interni hanno svolto più di 18.500 determinazioni microbiologiche,
biomolecolari, chimiche ed enologiche a supporto dell’attivit{ dei vari settori. Si citano infine due
tesi di laurea e sette tesine elaborate rispettivamente da studenti universitari e da studenti della
classe quinta con il supporto del personale della ricerca; hanno operato presso l’Istituto due
ricercatrici con borse finanziate dal F.S.E. nell’ambito dei seguenti argomenti:
- monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio
Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla caseificazione
alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto;
- mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto e nel frutteto.
Come previsto è iniziata nel corso del 2012 una serie di nuove ricerche e prove
sperimentali:
- Capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla gestione
sperimentale dell’alpeggio di Entrelor
- Determinazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna
- Valutazione delle risorse genetiche di specie frutticole in Valle d’Aosta
- Prove di vinificazione in iper-riduzione di uve bianche
- Prove di salatura nel formaggio Fontina DOP
PREMESSA
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Sono stati ultimati invece i progetti di seguito elencati:
- Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani
- NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin
- Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle
d’Aosta
- Valutazione della potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e
commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta
- Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta
- Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone della
Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione
- Selezione sanitaria di Arvine
- Prove di coinoculo lieviti-batteri
- Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina
- Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP
In merito all’attivit{ di ricerca non si è potuto, come programmato, pubblicare gli studi
effettuati sul formaggio Fontina negli ultimi anni, anche per il fatto che è stato richiesto dalla
C.P.L.F. al settore di Industria lattiero-casearia un intervento non previsto nel Piano di Attività, che
ha comportato una revisione dei programmi; nel corso degli ultimi anni, e nel 2012 in particolare, è
infatti aumentato esponenzialmente il numero di forme di Fontina con colorazioni anomale nella
pasta; in seguito ad un’attenta analisi della problematica da parte del gruppo di ricercatori del
settore, si è deciso di monitorare a tappeto la produzione in stagionatura presso i magazzini della
C.P.L.F. e di sottoporre ad analisi campioni di formaggio e tamponi ambientali (assi di legno) sia
presso i laboratori interni sia presso altri (UNITO, FEM e Veneto Agricoltura) allo scopo di studiare il
fenomeno, individuarne le cause e ipotizzare eventuali rimedi.
Un’altra attivit{ svolta ma non prevista rientra nell’ambito di una convenzione tra la
Regione autonoma Valle d’Aosta e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e
Valle d’Aosta, in cui l’IAR ha partecipato come partner in un progetto di ricerca attuato per verificare
il comportamento di germi patogeni nella tecnologia della Fontina DOP.
Nel quadro delle attivit{ effettuate anche se non previste nel Piano di Attivit{ ce n’è una
svolta per conto dell’Assessorato all’Agricoltura che, per la preparazione del nuovo Piano di Sviluppo
Rurale 2014-2020, ha chiesto di quantificare i reflui prodotti dalle vacche da latte di razza
PREMESSA
3
valdostana; i risultati saranno utilizzati per calcolare correttamente i carichi di azoto per ettaro
effettivamente prodotti in Valle d'Aosta.
In autunno è stato approvato il progetto Interreg – Alcotra intitolato “Alp'Grain”, in
partenariato con l’IRSTEA di Grenoble (F), sullo sviluppo di una filiera di produzione di sementi locali
nelle Alpi italiane e francesi per la diversificazione del reddito agricolo.
A giugno Lallemand Italia ha attribuito un premio ad un ex allievo dell’Institut Agricole
Régional per la migliore tesi di laurea 2011 svolta nell’ambito di un progetto di ricerca del settore di
Enologia in collaborazione con l’Universit{ di Milano sui batteri responsabili della fermentazione
malo-lattica dei vini.
Nel mese di settembre Legambiente ha attribuito alla Fondazione la “Bandiera Verde” per
le svariate iniziative di tutela della biodiversità nell'agricoltura e di promozione della qualità della
produzione agricola.
Fa piacere concludere evocando la ricorrenza del trentennale della Fondazione con
intitolazione della nuova cantina sperimentale alla memoria del Canonico Joseph Vaudan.
Settore d’Agronomia
5
Settore d’Agronomia
Biodiversità dei sistemi agricoli valdostani
SIGLA
AGRBS0112
ORIGINE DEL PROGETTO
Le produzioni vinicole e frutticole valdostane sono caratterizzate da un forte legame con il territorio
e da un’elevata qualit{ dei prodotti. Per mettere in luce i legami tra le attivit{ agricole e la
biodiversità del territorio valdostano, l’IAR ha avviato nel 2005 un progetto di studio della diversit{
biologica nei vigneti e nei meleti.
OBIETTIVI
Allo studio hanno partecipato ricercatori dei settori di Agronomia e di Frutticoltura e specialisti degli
altri ambiti di competenza (botanica, entomologia, ornitologia), con l’obiettivo di:
- valutare la biodiversità vegetale e animale (con approfondimenti su insetti e uccelli) nelle vigne,
nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacenti;
- catalogare le specie presenti nella vallata centrale (dal fondovalle fino a circa 1000 m s.l.m.);
- analizzare il valore agro-ambientale delle pratiche colturali;
- analizzare le interazioni tra gli organismi studiati.
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel 2012 si intendeva procedere alla redazione di una pubblicazione monografica, edita come
numero speciale della Revue valdôtaine d’histoire naturelle edita dalla Société de la Flore Valdôtaine,
in modo da assicurare una diffusione ampia ed esaustiva dell’insieme dei risultati acquisiti.
DURATA
La ricerca è stata avviata nel 2005 e se ne prevedeva la chiusura nel 2012, con la conclusione
dell’elaborazione dei dati e la redazione della pubblicazione d’insieme.
RISORSE UMANE COINVOLTE (escludendo gli addetti del Settore di Frutticoltura)
M. Bassignana, F. Madormo
COLLABORAZIONI
Botanici: M. Bovio, L. Poggio; entomologi: A. Alma, E. Busato (UniTo - Divapra); ornitologi: S.
Fasano, G. Gertosio, M. Pavia
ATTIVITÀ SVOLTA
Nella primavera si è completato il controllo del database delle cicaline (2580 record per un totale di
480.000 individui identificati, di cui 231.000 appartenenti alle cinque specie sulle quali si concentra lo
studio, suddivise sulla base del sesso) e degli insetti entomofagi (3330 record x otto famiglie, per un
totale di 18.000 individui identificati). In seguito, si è dato inizio alle elaborazioni statistiche sulle
matrici dei dati.
Oltre ai contatti mantenuti con continuit{ nel corso dell’anno, nell’autunno si sono tenute riunioni
settoriali tanto con il gruppo degli entomologi quanto con quello dei botanici, per la messa a punto
Settore d’Agronomia
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dell’indice della pubblicazione e l’analisi dei dati e dei risultati via via raggiunti nel corso delle
elaborazioni.
Il programma originariamente previsto ha subito un ritardo, in conseguenza di altre attività di ricerca
che hanno coinvolto i ricercatori interessati. Conseguentemente, si è deciso di posporre la
pubblicazione della monografia al 2013.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Vedi sopra.
Filiera corta delle produzioni ortive valdostane
SIGLA
AGRBS0212
ORIGINE DEL PROGETTO
Accogliendo le sollecitazioni che ci sono state rivolte negli ultimi anni sia da parte dei produttori sia
da parte della grande distribuzione (CIDAC), abbiamo contribuito fattivamente al coordinamento
della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale.
OBIETTIVI
L’obiettivo è di dimostrare, con un esempio concreto, l’interesse e la fattibilit{ della valorizzazione
diretta delle produzioni ortive tramite la filiera corta, sia operando nella vendita diretta, sia con
l’intermediazione della CIDAC.
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel 2012 continueranno i rapporti di collaborazione con gli orticoltori e proseguir{ l’azione di
coordinamento della filiera produzione-vendita di ortaggi locali.
Facendo seguito ai contatti stabiliti con il GAL Bassa Valle e con GAL francesi della regione Rhône-
Alpes, inoltre, si cercherà di ottenere un finanziamento in ambito LEADER per ampliare la sfera
d’azione del progetto, la sua divulgazione e il numero dei soggetti coinvolti.
DURATA
Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.
RISORSE UMANE COINVOLTE
F. Machet, A. Neyroz
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA
Dopo un incontro preliminare e uno scambio di corrispondenza con i GAL Haute Provence-Luberon,
Parc de Chartreuse et Avant Pays Savoyard, Bassa Valle d’Aosta e il CELVA, data la scarsit{ di fondi
e risorse, si è verificata l’impossibilit{ di concretizzare un progetto transfrontaliero di promozione
delle iniziative di filiera corta. In Valle d’Aosta sono state organizzate diverse riunioni e sono stati
mantenuti rapporti regolari con i soggetti coinvolti dall’iniziativa: la CIDAC e gli agricoltori Carlon,
Cognein, Nicoletta e la cooperativa sociale Les Relieurs.
Settore d’Agronomia
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Il tecnico A. Neyroz ha curato il coordinamento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di
provenienza locale.
Il suo ruolo può essere riassunto in:
- organizzazione degli incontri annuali;
- calcolo delle superfici da investire per le colture destinate al conferimento Cidac, per ogni singolo
produttore;
- consigli sulle modalità di coltura (varietà, epoca di semina, serie da ripetere, investimenti ecc.);
- sopralluoghi durante la stagione vegetativa per valutare lo stato delle colture e il rispetto di
quanto concordato ad inizio anno;
- coordinamento per l’inizio dei conferimenti e modalit{ di presentazione della merce;
- controllo al supermercato della merce fornita, con eventuali richiami ai produttori nel momento
in cui non ci fossero le qualità richieste;
- mantenimento dei contatti con il rappresentante Cidac durante tutta la stagione di
conferimento.
In una logica di razionalizzazione e integrazione delle produzioni, per evitare sovrapposizioni e per
regolare l’offerta nel corso della stagione produttiva, è stata concordata una suddivisione delle
singole colture tra gli orticoltori. I conferimenti hanno interessato i seguenti ortaggi:
- biete da taglio;
- cavolfiori;
- cavoli (verza e cappuccio);
- cetrioli;
- lattughe;
- melanzane;
- pomodori (ciliegino, cuore di bue, insalataro);
- porri;
- zucche;
- zucchine (chiare, scure, tonde).
Le consegne sono state regolari e continuative.
Nel complesso, sono state commercializzate attraverso questo canale 26,5 t di ortaggi.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si registra un crescente interesse da parte di agricoltori, venditori e consumatori per gli ortaggi di
provenienza locale e si stanno moltiplicando le realtà concrete di produzione e vendita diretta.
Questo è gi{ un risultato concreto dell’opera di promozione della filiera corta dei prodotti ortivi.
Prove sperimentali sulla patata
SIGLA
AGRBS0312
ORIGINE DEL PROGETTO
Il settore di Agronomia conduce regolarmente prove di confronto varietale sulla patata da molti
anni, allo scopo di aggiornare le conoscenze sulle nuove varietà proposte dai costitutori e valutare le
eventuali novità tecniche interessanti.
Settore d’Agronomia
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OBIETTIVI
- Individuazione delle variet{ di patata più interessanti per la Valle d’Aosta
- Ricerca applicata sulle tecniche colturali adatte alla realtà regionale
- Divulgazione dei risultati delle ricerche condotte
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel 2012 proseguiranno le prove di confronto varietale. Sarà avviata, inoltre, una prova sperimentale
di confronto tra diverse tecniche d’irrigazione della patata.
DURATA
Queste prove sono una delle attività di routine del settore.
RISORSE UMANE COINVOLTE
F. Machet, A. Neyroz
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA
La resa media di campo, considerando la pezzatura commerciale, è stata di 35,9 t/ha.
Penelope ha fornito produzioni valide esteticamente e qualitativamente, la produttività è risultata
inferiore agli standard abituali, con un tasso in sostanza secca del 17,65%. Si è dimostrata sensibile
alla peronospora. Rimane tuttavia la cultivar più affidabile nel corso degli anni.
Le varietà che hanno fornito risultati interessanti e che sarebbero da riprovare anche nel 2013 sono
presentate di seguito.
00.F17.11, semiprecoce-semitardiva. Tuberi gialli, lunghi ovali, belli, leggermente sensibili alle
spaccature e alla peronospora. Interessante per il livello produttivo molto buono, modesto il tasso di
sostanza secca (16,35%). Da riprovare per le potenzialità produttive e per l’aspetto estetico dei
tuberi.
01.F33.2, precoce poco vigorosa, produzione sopra la media del campo, ma il suo tasso in sostanza
secca è basso (16,36%). Tuberi ovali lunghi, belli, leggermente sensibili alla scabbia. Soggetta alla
peronospora sulle foglie. Sensibile ai deficit idrici (spaccature). Presenta alcuni difetti interni, in
modo particolare l’imbrunimento vascolare.
02.F22.6, semiprecoce a media vigoria, produce tuberi ovali lunghi, regolari e belli. Produzione
interessante. Contenute le infezioni peronosporiche e i difetti esterni. Al contrario, è sensibile alla
scabbia. Il contenuto in sostanza secca è del 18,61 %. La conservazione è buona.
02.F63.4, precoce-semiprecoce a media vigoria, produce tuberi molto belli, ovali, lunghi, di forma
regolare. Apparentemente poco sensibile alle più comuni fitopatie. Da sottolineare la lieve presenza
di scabbia e di imbrunimento vascolare. La produzione è superiore alla media di campo, il tasso di
sostanza secca non è molto elevato (17,35%). È sicuramente la più interessante tra tutte le cultivar in
campo.
Alegria, semiprecoce a vegetazione non molto vigorosa. Tuberi ovali tondi a buccia giallo scuro
sensibili a spaccature e deformazioni (stress idrici), poco sensibile alla peronospora. Il contenuto in
Settore d’Agronomia
9
sostanza secca è interessante(19,88%). È una varietà da riprovare in condizioni climatiche meno
stressanti; nei campi degli agricoltori è quella che ha fornito risultati più interessanti.
Arizona, semitardiva, vigorosa. Tuberi gialli, belli, tondo-ovali. Produzione interessante con tasso di
sostanza secca medio (17,03%). Cultivar sensibile a peronospora, mediamente a spaccature del
tubero, scabbia e imbrunimento vascolare. Presenta alcune virosi in campo.
Flair, precoce-semiprecoce a media vigoria con produzione sopra la media, tuberi ovali-tondi
abbastanza belli, leggermente sensibili a scabbia e peronospora. Presenta alcuni difetti interni quali
cuore cavo e imbrunimento vascolare. Il tasso di sostanza secca è il più elevato in assoluto (20,89%)
tra tutte le cultivar in prova.
Servane, semiprecoce a media vigoria, produce tuberi oblunghi a buccia scura, poco belli.
Produzione interessante, ma di calibro modesto. I difetti esterni più marcati sono spaccature e
deformazioni. Sensibile a peronospora e scabbia. Il tasso di sostanza secca è nella norma (19,35 %).
Comportamento discreto anche nei campi degli agricoltori.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Prosegue la collaborazione con l’Ufficio servizi fitosanitari dell’Assessorato Agricoltura e Risorse
Naturali, per la redazione della scheda sui trattamenti fitosanitari, pubblicata sui siti dell’IAR
(http://www.iaraosta.it/UploadDocs/1211_Trattamenti_patata_13.pdf) e della Regione.
Vendita diretta dei prodotti dell’orto
SIGLA
AGRBS0412
ORIGINE DEL PROGETTO
La produzione dell’orto, che è sempre stata destinata soprattutto alla mensa dell’Institut, è integrata
nelle attivit{ sperimentali e dimostrative che sono uno di compiti istituzionali dell’IAR. Da qualche
anno si è dato avvio alla vendita diretta di parte degli ortaggi, soprattutto durante il periodo delle
vacanze estive, in cui le esigenze della nostra cucina sono ridotte e la produzione ortiva è massima.
Questa attività è stata condotta inizialmente a titolo sperimentale ed è proseguita in modo più
organizzato dopo l’apertura del punto vendita della ferme di Montfleury, riscontrando una risposta
molto positiva da parte degli acquirenti, sia per la qualità delle produzioni, sia per i prezzi
competitivi.
OBIETTIVI
Sul piano più strettamente tecnico, l’esperienza intende dimostrare, in condizioni reali, la possibilit{
di ridurre al minimo le lavorazioni a carico del terreno e gli input chimici nella coltivazione,
adottando la non-lavorazione del terreno, la pacciamatura con i residui delle malerbe e
sperimentando l’uso di nemici naturali e di prodotti non chimici di sintesi per i trattamenti contro i
fitofagi e le crittogame.
ATTIVITÀ PREVISTE
I buoni riscontri ottenuti negli anni passati con la vendita diretta degli ortaggi ci hanno spinti ad
ampliare la superficie coltivata, sia in pieno campo sia sotto copertura protettiva. Nel 2012 si intende
proseguire le attività sulla falsariga di quanto già realizzato negli anni precedenti.
Settore d’Agronomia
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DURATA
Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.
RISORSE UMANE COINVOLTE
F. Machet, A. Neyroz
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA
Le colture ortive a Montfleury hanno interessato una superficie di 2500 m2, 350 dei quali in coltura
protetta. Altri 800 m2 sono stati coltivati a fragole.
Nell’annata 2012 sono state prodotti i seguenti quantitativi per i diversi ortaggi.
Produzione
(kg)
Resa
(kg/m2)
Produzione
(kg)
Resa
(kg/m2)
Asparagi 241,3 2,96 Finocchi 844,3 3,03
Barbabietole 927,6 9,05 Fragole 379,6 0,88
Broccoli 111,5 0,35 Insalata 674,2 2,68
Carote 606,0 3,16 Melanzane 193,1 6,44
Cavolfiori 239,4 1,01 Meloni 220,8 1,31
Cavoli cappuccio 125,1 2,41 Peperoncino 21,3 3,04
Cavoli verza 191,0 3,80 Peperoni 305,0 4,88
Cime rapa 19,7 1,23 Pomodori 1749,7 16,13
Cipolle 1252,5 1,99 Pomodori da conserva 1850,1 9,25
Coste 71,1 4,65 Porri 698,6 4,66
Costine 457,1 7,14 Spinaci 413,3 2,28
Fagioli borlotti 67,0 0,88 Zucca 1953,2 11,04
Fagiolini 173,6 2,80 Zucchine 1086,3 5,16
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
La valorizzazione dei risultati delle attività di sperimentazione e di dimostrazione avviene tramite
rapporti diretti con gli orticoltori e i consumatori. Inoltre, l’esperienza dell’orto dell’IAR è
regolarmente oggetto di articoli sulla stampa locale e di servizi televisivi nelle rubriche regionali
della RAI.
Recupero di ecotipi locali di cereali (segale, frumento, orzo, mais)
SIGLA
AGRBS0512
ORIGINE DEL PROGETTO
La conservazione e il confronto degli ecotipi locali costituiscono una prima base per promuovere la
coltivazione dei cereali, ora quasi scomparsa dalla nostra regione. Oltre all’interesse dimostrato da
parte di diversi agricoltori, va registrata anche l’attenzione dell’Assessorato regionale all’Agricoltura
Settore d’Agronomia
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e di panificatori valdostani, che vorrebbero valorizzare la segale e il grano coltivati localmente per la
panificazione e, in particolare, per la produzione del tradizionale pane nero.
OBIETTIVI
Questo progetto si propone di:
- raccogliere campioni di semente dei cereali tradizionalmente coltivati in Valle d’Aosta, per
conservare la diversità genetica che li contraddistingue;
- confrontare tra loro i diversi ecotipi locali;
- moltiplicare e rendere disponibili agli agricoltori i più interessanti sul piano agronomico e
produttivo;
- promuovere nella regione la coltivazione dei cereali autoctoni e la loro valorizzazione attraverso
la trasformazione in prodotti tipici (Pan ner, Micooula, Flantse ecc.).
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel 2012 si perseguir{ l’obiettivo dell’ampliamento superfici coltivate, sia presso l’azienda di
Montfleury, sia presso aziende agricole esterne. Nella campagna 2011-12, inoltre, il confronto
varietale del frumento sarà condotto in due località a diversa altitudine. Si intende dare ulteriore
impulso alla filiera, impegnandosi anche nelle fasi di macinazione, vendita delle farine ed eventuale
panificazione (se si potesse realizzare senza eccessivi oneri economici e burocratici).
DURATA
Per arrivare alla definizione e all’autosufficienza di una filiera “recupero di variet{ locali - coltivazione
- trasformazione e valorizzazione del pane di segale valdostano”, si prevede che i lavori, iniziati nel
2003, proseguano almeno nell’arco di una decina d’anni.
RISORSE UMANE COINVOLTE
D. Arlian, M. Bassignana
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA
Nella stagione 2011-2012 è proseguito il confronto degli ecotipi valdostani di frumento tenero,
avviato nel 2009, seminando dodici accessioni locali e la varietà commerciale svizzera Siala, come
termine di paragone, in località Lalaz di Sarre, a 1170 m s.l.m. Di queste varietà sono state registrate
le principali caratteristiche morfo-fisiologiche e agronomiche.
Oltre alle parcelle di confronto varietale, nel 2011 sono anche stati seminati un campo di segale e
uno di frumento a Montfleury e sono stati stipulati accordi di coltivazione sperimentale con 18
agricoltori, per una superficie complessiva di circa 9.000 m2, di cui 6.000 di segale, 2.800 di
frumento, 100 di orzo primaverile e 100 di segale primaverile.
La resa ottenuta dalla segale nel campo di Montfleury è stata migliore che nell’annata precedente,
con 3,76 t/ha; il grano, invece, ha fornito una resa sostanzialmente uguale a quella del 2011, con 3,54
t/ha.
La media produttiva rilevata nelle parcelle del campo di confronto varietale di Lalaz è stata
decisamente più elevata (5,61 t/ha per gli ecotipi valdostani), a riprova che i dati rilevati in prove
Settore d’Agronomia
12
parcellari tendono a sovrastimare la resa dei cereali. Nondimeno, dal confronto con la varietà
testimone Siala, alcuni ecotipi valdostani si sono distinti per le ottime potenzialità produttive.
Rese (g/m2) degli ecotipi valdostani e della varietà commerciale Siala (CH) posti a
confronto nel campo di Lalaz nel 2012
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
La valorizzazione dei risultati è stata condotta innanzitutto tramite rapporti diretti con gli agricoltori
e con alcune amministrazioni comunali interessate al rilancio della cerealicoltura di tradizione sul
loro territorio.
I campi di Montfleury e di Lalaz sono anche stati presentati in due servizi giornalistici della sede
regionale della RAI.
Tra le valorizzazioni dei prodotti, rientra anche il buon successo della commercializzazione, nel
punto vendita della ferme di Montfleury, di sacchetti da 1 kg di farina di segale e di frumento,
macinata a pietra e confezionata presso il Molino Roccati di Candia Canavese (TO).
Coltivazione e valorizzazione delle specie aromatiche e officinali in Valle d’Aosta
SIGLA
AGRBS0612
ORIGINE DEL PROGETTO
Dopo lo studio sul mercato delle piante aromatiche e officinali condotto in collaborazione con il
settore di Economia Agraria, dal 2008 si è avviata la coltivazione diretta di specie aromatiche e
officinali da parte dell’Institut Agricole Régional.
0 100 200 300 400 500 600 700 800 900
Rosset
Verrayes
100 M2/Morgex
Siala (CH)
Clavel 1
Saint Marcel
100 M/Morgex
Clavel 2
Fénis
Etroubles
Vens
La Salle
Morgex
Settore d’Agronomia
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OBIETTIVI
I principali obiettivi che si intendono perseguire sono i seguenti:
- ricerca di ecotipi locali con caratteristiche particolarmente interessanti e l’individuazione dei siti
di sviluppo spontaneo;
- studio tecnico e colturale delle specie officinali ritenute più interessanti;
- individuazione degli aspetti agronomici, fenologici e qualitativi delle specie officinali in relazione
all’altitudine;
- sviluppo della coltivazione di specie officinali rare, protette, locali o quasi del tutto dimenticate,
potenzialmente promettenti;
- valorizzazione e sfruttamento ottimale delle potenzialità di alcune specie tipiche valdostane,
risultate particolarmente interessanti, in prodotti finiti da destinare ai settori cosmetico-
benessere ed erboristico-farmaceutico, individuati come molto promettenti dalla precedente
indagine di mercato, realizzata nel biennio 2005-2006;
- recupero di terreni abbandonati e/o sottoutilizzati, in particolar modo quelli con esposizione a
sud;
- sviluppo di promettenti nicchie di mercato;
- promozione e incentivazione dell’associazionismo;
- creazione di sinergie tra i vari settori della filiera e stimolo per gli ipotetici operatori del settore;
- diversificazione delle attività produttive degli agricoltori.
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel 2009 sono state affittate per un periodo di otto anni tre parcelle a Sarre (a 1250, 1400 e 1600 m
s.l.m.), dove sono state messe a dimora diverse accessioni di stella alpina, arnica e rodiola rosea. Nel
2012 proseguirà la coltivazione di queste superfici e si procederà alla trasformazione diretta
(macerazione, distillazione) di piccoli quantitativi di quanto raccolto. Sarà adeguatamente allestito,
inoltre, un locale idoneo all’essiccazione delle parti vegetali raccolte.
DURATA
Si prevede che quest’attivit{ continui almeno per i prossimi tre anni.
RISORSE UMANE COINVOLTE
M. Bassignana, D. Perruquet
COLLABORAZIONI
Vivaio: Vivai valdostani, Sarre (AO)
ATTIVITÀ SVOLTA
A Thouraz è proseguita la coltura di arnica, stella alpina, rodiola e origano; sono state trapiantate
piantine di nepeta cataria, timo, adonide e bardana ottenute con semi spontanei raccolti in Valle
d’Aosta. Sono stati raccolti campioni di rodiola delle diverse provenienze (Champorcher, Cogne,
Rhêmes-Notre-Dame) e sono stati preparati degli estratti con diverse tecniche: tintura, alcolaturo di
rizomi, di radici, di rizomi e radici
A Challançon è proseguita la coltura di rodiola e stella alpina e sono state trapiantate piantine di
cumino, iperico e verga d’oro provenienti da popolazioni valdostane.
Settore d’Agronomia
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A Ville sur Sarre è proseguita la coltura di arnica e stella alpina e sono state trapiantate piantine di
timo, issopo e salvia sclarea provenienti da popolazioni valdostane.
A Ollignan sono state messe a dimora 700 piantine di timo ottenute da semi provenienti da sei
diverse località della regione, oltre a piantine di salvia sclarea e finocchio selvatico.
A Champlan di Gressan è proseguita la coltura di rodiola, imperatoria, stella alpina e pelosella.
A Montfleury è proseguita la coltura di timo, origano e serpillo e la cura del giardino didattico, in cui
sono anche state trapiantate nuove piante. Sono state trapiantate, inoltre, piantine d’origine locale
di salvia sclarea, finocchio e santoreggia.
Ad Ampaillan, infine, sono stati allestiti due locali adibiti ad essiccatoio per le piante officinali.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Così come già in questi anni, anche nel futuro si continuerà a divulgare i risultati delle attività in
corso, con visite al giardino didattico di Montfleury e agli altri campi dimostrativi di Montfleury,
Sarre, Champlan, Ampaillan e con articoli sulla stampa specializzata e locale.
Mitigazione del ruscellamento dei prodotti fitosanitari nel vigneto
SIGLA
AGRBS0712
ORIGINE DEL PROGETTO
L’entrata in vigore della direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (2009/128/CE), imporr{
a livello europeo misure di mitigazione in grado di contenere i rischi di contaminazione dei corpi
idrici causata da fenomeni di deriva, drenaggio e ruscellamento (art.11 Direttiva 2009/128/CE).
Queste misure dovranno essere contenute nei cosiddetti Piani di Azione Nazionale (PAN), di
prossima applicazione da parte dei singoli stati membri. Le disposizioni e prescrizioni previste dai
PAN saranno redatte facendo riferimento alle conoscenze attualmente disponibili a livello nazionale
ed internazionale in materia. Il progetto, che sarà condotto in collaborazione con il settore di
Viticoltura, nasce dall’esigenza di prepararsi all’applicazione dei PAN.
OBIETTIVI
Questo progetto si propone di:
- costituire un impianto permanente di riferimento per il monitoraggio dei fenomeni di
ruscellamento nei terreni in pendio;
- quantificare i fenomeni di ruscellamento e le perdite di prodotti fitosanitari in relazione alle
diverse tecniche di gestione del suolo;
- individuare indicatori di rischio di contaminazione delle acque superficiali in relazione alle
tecniche di gestione del suolo;
- determinare l’influenza del tipo di sistemazione (a rittochino, a cavalcapoggio) sui fenomeni di
ruscellamento e sull’efficacia delle misure di mitigazione adottate nel vigneto;
- valutare l’effettiva applicabilit{ nel contesto viticolo di alcune misure di mitigazione per
contrastare il fenomeno del ruscellamento;
- acquisire informazioni di supporto alla definizione di protocolli di difesa utili alla qualificazione
sanitaria ed ambientale delle produzioni;
Settore d’Agronomia
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- acquisire informazioni utili nella predisposizione dei Piani di Azione Nazionale (PAN) previsti dalla
Direttiva 128/2009/CE;
- realizzare e divulgare materiale tecnico-scientifico a carattere formativo per gli operatori del
settore.
ATTIVITÀ PREVISTE
Il progetto sarà articolato in tre sottoprogetti:
- valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari per ruscellamento in
vigneto;
- valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari per ruscellamento in
frutteto;
- divulgazione.
DURATA
Si prevede che il progetto abbia una durata almeno biennale. Poiché è allo studio la possibilità di
attivare parallelamente una ricerca di dottorato, è possibile che gli studi proseguano per un triennio.
RISORSE UMANE COINVOLTE (escludendo gli addetti del Settore di Viticoltura)
D. Arlian, M. Bassignana
COLLABORAZIONI
Personale strutturato (Prof. ordinario, Ricercatore, Dottorando, Tecnico) e non strutturato (M.
Letey) del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Universit{ di Torino.
ATTIVITÀ SVOLTA
La ricerca, che beneficia della collaborazione tra l’Institut Agricole Régional e il Gruppo di ricerca in
Gestione sostenibile della vegetazione infestante DISAFA, è condotta dalla Dott.ssa Marilisa Letey,
che percepisce una borsa di ricerca del Fondo Sociale Europeo per il progetto denominato
“Viticoltura di montagna e applicazione della Direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti
fitosanitari: monitoraggio dello stato attuale, studio dei fenomeni di ruscellamento e delle misure di
mitigazione applicabili”. Il progetto è articolato in tre parti, di ciascuna della quali si presentano le
attività svolte nel 2012.
MONITORAGGIO DELLE AZIENDE VITICOLE
Nella fase preliminare dell’attivit{ di monitoraggio delle aziende viticole è stato predisposto un
questionario per il rilevamento dei dati aziendali. Nella stesura del questionario, al fine di definire il
possibile rischio di inquinamento delle acque superficiali da prodotti fitosanitari, oltre che al numero, al
tipo di trattamenti, alla quantità di prodotto distribuita ecc., particolare attenzione è stata dedicata
agli aspetti che influiscono maggiormente sul ruscellamento: il tipo di sistemazione del vigneto, le
pratiche agronomiche adottate dall’azienda, la pendenza dei vigneti. L’indagine aziendale è stata
condotta mediante sopralluoghi in azienda per l’acquisizione delle informazioni richieste dal
questionario, sia tramite un’intervista diretta al conduttore dell’azienda, sia, laddove possibile,
attraverso una visita nei vigneti. Le aziende viticole oggetto del monitoraggio nel 2012 sono state 15,
corrispondenti circa al 10% della superficie vitata in Valle d’Aosta. Nel primo anno di attivit{, in
accordo con l’Associazione Viticulteurs Encaveurs, sono state oggetto di monitoraggio le aziende che
Settore d’Agronomia
16
presentavano nel 2011 una superficie vitata uguale o superiore ad 1,5 ha. Nella scelta delle aziende,
particolare attenzione è stata data alla loro rappresentatività della realtà viticola della Regione e in
particolare delle diverse condizioni ambientali e gestionali che la caratterizzano: pendenza dei vigneti,
gestione del suolo, impiego di prodotti fitosanitari, epoche e prodotti utilizzati.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI MOVIMENTO SUPERFICIALE DI PRODOTTI FITOSANITARI PER
RUSCELLAMENTO IN VIGNETO
Presso l’azienda viticola sperimentale dell’IAR, in localit{ Moncenis, è stato predisposto il campo
sperimentale per lo studio dei fenomeni di ruscellamento. La prova è ospitata presso un vigneto,
allevato a guyot, rappresentativo della realtà viticola valdostana: pendenza del 40% circa,
sistemazione a rittochino, gestione delle infestanti negli anni precedenti mediante impiego di
erbicidi. Inoltre, la gestione del vigneto è facilmente meccanizzabile, presentando questo un sesto di
impianto con interfila di larghezza 1,60 m.
All’interno del vigneto sono stati predisposti dispositivi sperimentali che consentiranno di
quantificare i flussi di ruscellamento (vedi figure seguenti).
Le misure di mitigazione oggetto di osservazione sperimentale sono quelle che si ritengono le più
efficaci e facilmente replicabili in altre realt{, basate sul ricorso all’inerbimento dell’interfila (II) e
all’inserimento di una fascia tampone (FT) inerbita al fondo del filare, confrontate con il tradizionale
sistema di diserbo totale (DT).
Allestimento del dispositivi sperimentali per la quantificazione dei flussi di ruscellamento
Analogo dispositivo sperimentale è stato anche allestito dai ricercatori piemontesi, a Carpeneto (AL).
Nel campo sperimentale, in seguito ai primi trattamenti stagionali e per tutta la stagione colturale, il
movimento superficiale dei prodotti fitosanitari è stato valutato mediante il prelievo di campioni di
acqua di ruscellamento a seguito di precipitazioni. Il campionamento è stato effettuato in occasione
di ciascun evento di ruscellamento, prelevando, qualora possibile, tre campioni di acqua per ogni
gestione (inerbimento interfila II, Fascia tampone FT, diserbo totale DT. Quindi i campioni sono
Settore d’Agronomia
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conservati in congelatore, alla temperatura di -25°C, sino all’analisi. Nel mese di ottobre, presso i
laboratori del DISAFA è stato avviato lo studio per la determinazione della presenza dei prodotti
fitosanitari impiegati nei campioni di acqua ruscellata adottando procedure analitiche disponibili in
letteratura e preventivamente verificate in laboratorio.
FORMULAZIONE DI INDICATORI DI RISCHIO DI CONTAMINAZIONE AMBIENTALE
È stato approfondito lo studio della letteratura nazionale ed internazionale relativa ai fenomeni di
ruscellamento, in generale, ed agli indicatori agroambientali e modelli di simulazione, più nello
specifico. La ricerca e il reperimento del materiale bibliografico sono stati realizzati mediante
l’utilizzo di database bibliografici (Scopus, CAB) messi a disposizione dal sistema bibliotecario di
Ateneo (Facoltà di Agraria, UniTo). Tale studio ha permesso di valutare gli indicatori già utilizzati a
livello europeo.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Nei prossimi mesi sarà realizzato un articolo di carattere scientifico-divulgativo, rivolto
principalmente a personale tecnico e agricoltori valdostani, per illustrare i contenuti della Direttiva
sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e le conseguenze che l’applicazione di questa
comporterà, presentando inoltre lo studio in corso. Al termine del biennio di sperimentazione verrà
elaborato del materiale divulgativo sotto forma di schede o bollettini tecnici contenenti indicazioni
sulla trasferibilità dei risultati della ricerca all’ambito aziendale.
NAPEA - Nouvelles Approches sur les Prairies dans l’Environnement Alpin
SIGLA
AGRBS0812
ORIGINE DEL PROGETTO
Sui due versanti delle Alpi, i prati permanenti sono la base dei sistemi zootecnici di montagna e
rappresentano, al tempo stesso, una risorsa naturale ed ecologica insostituibile, essendo un
serbatoio unico di biodiversità, assicurando un paesaggio attrattivo per gli abitanti e i turisti e
contribuendo, infine, alla protezione dei versanti contro il rischio idrogeologico. Tuttavia, i crescenti
rischi climatici (per esempio la siccit{), l’evoluzione delle politiche pubbliche e l’aumento della
pressione demografica pongono nuovi interrogativi sulla gestione dei prati e sulla tutela delle loro
risorse. In questo quadro, si rinnova la collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e
con il SUACI Alpes du Nord di Chambéry, per affrontare i nuovi temi riguardanti i prati permanenti,
affinché essi continuino ad assicurare la base di un’alimentazione di qualità per gli animali allevati e
contribuiscano a mantenere il valore naturalistico, paesaggistico e ambientale di questi territori.
OBIETTIVI
Il progetto punta ad approfondire le conoscenze sulle interconnessioni tra suoli, prati e biodiversità,
tenendo conto delle aspettative attualmente espresse dai conduttori di queste superfici, affinché sia
assicurata l’utilizzazione sostenibile delle risorse:
- accrescere il livello delle conoscenze sulla biodiversità dei prati permanenti, in relazione alle
condizioni ambientali e alle pratiche gestionali, e sviluppare strumenti adeguati a valorizzare tale
diversità;
Settore d’Agronomia
18
- affrontare alcune delle problematiche relative all’attuale gestione dei prati e suscettibili di ridurne
considerevolmente le risorse. A questo riguardo, due temi sono stati messi in particolare
evidenza:
- la lotta al degrado dei prati provocato dagli animali selvatici (quali cinghiali e arvicole) e
dall’invasione di specie vegetali neofìte invasive (quali il Panace del Caucaso, il Poligono del
Giappone o il Senecione sudafricano);
- la valutazione delle conseguenze sul suolo e sulle risorse prative derivanti da lavori di
sistemazione e dalla realizzazione di opere sulle superfici (miglioramento fondiario, posa di
impianti d’innevamento artificiale ecc.), al fine di predisporre un disciplinare delle tecniche di
realizzazione e delle modalità di gestione adeguate.
Ci proponiamo di sviluppare nuovi elementi di riferimento da cui partire per tutelare e valorizzare la
biodiversità e le funzioni ecologiche dei prati permanenti all’interno dello spazio transfrontaliero.
Oltre all’acquisizione di elementi di conoscenza, i risultati attesi dal presente progetto si
concretizzeranno nella creazione:
- di uno strumento che permetta ai conduttori delle superfici di valutare rapidamente la
biodiversit{ di una parcella basandosi su criteri semplici, quali l’eterogeneit{ della parcella
(diversità di micro-habitat), del suo contesto ambientale (presenza di siepi, bordure ecc.) e della
sua vegetazione (lista di piante indicatrici facilmente identificabili);
- di un dossier tecnico destinato anch’esso ai conduttori delle superfici, che raccolga le conoscenze
più aggiornate sui mezzi per proteggere le risorse rappresentate dai prati e dal loro ambiente
(salvaguardia della biodiversità, della qualità dei suoli ecc.);
- di sussidi (poster, schede di divulgazione ecc.) rivolti agli agricoltori e al grande pubblico, che
permettano la comunicazione e la sensibilizzazione sul ruolo dei prati e sull’importanza di
salvaguardare queste superfici in un quadro di evoluzione dei territori.
ATTIVITÀ PREVISTE
Entro il mese di marzo 2012 saranno presentati i risultati del progetto NAPEA e le pubblicazioni
relative.
DURATA
Il progetto terminerà ufficialmente il 5 gennaio 2012. Proseguiranno ancora per un paio di mesi le
iniziative volte alla divulgazione dei risultati.
RISORSE UMANE COINVOLTE
M. Bassignana, A. Curtaz, F. Madormo
COLLABORAZIONI
Nessuna prevista per il 2012.
ATTIVITÀ SVOLTA
All’inizio del 2012 si è preparato il seminario finale, che si è svolto il 29 febbraio 2012, si è poi si è
dato inizio alla diffusione e all’utilizzazione, a scopo divulgativo e didattico, dei documenti stampati.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
In conclusione del progetto NAPEA, sono stati pubblicati sei testi rilegati:
Settore d’Agronomia
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Titolo Pagine Copie
Guida pratica di pedologia
(ISBN 978-88-906677-0-1) 155 200
Diversité des prairies permanentes en zone de montagne alpine
(ISBN 978-88-906677-2-5) 56 300
Diversità dei prati permanenti in montagna
(ISBN 978-88-906677-4-9) 56 100
Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna
(ISBN 978-88-906677-6-3) 78 300
Espèces exotiques invasives et nuisibles dans les prairies de montagne
(ISBN 978-88-906677-8-7) 78 100
Manuale tecnico dei miglioramenti fondiari in zona montana
(ISBN 978-88-906677-1-8) 96 500
Sono stati stampati tre pieghevoli a tre ante:
Titolo Copie
Coltivare la diversità (rivolto a tecnici e agricoltori) 1500
Cos’è un prato permanente (rivolto ai non specialisti) 1000
Qu’est-ce que une prairie (rivolto ai non specialisti) 1000
Sono stati stampati tre pieghevoli a due ante:
Titolo Copie
Panace di Mantegazza 500
Poligono del Giappone ibrido 2000
Senecio sudafricano 2000
Sono stati stampati tre poster:
Titolo Copie
Scoprite la diversità dei prati 10
Coltivare la biodiversità 10
Diversité des prairies 10
Sono stati stampati quattro roll-banner:
Titolo Copie
Panace di Mantegazza 1
Poligono del Giappone ibrido 1
Senecio sudafricano 1
Scoprite la diversità dei prati 1
Settore d’Agronomia
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Il giorno 29 febbraio 2012, i risultati raggiunti dal progetto NAPEA e le pubblicazioni sono stati
presentati in un seminario finale ad Aosta, che ha visto una partecipazione numerosa di addetti di
settore, di funzionari pubblici e di cittadini interessati alle tematiche trattate.
È stata data evidenza all’evento anche con interventi radiotelevisivi.
Le pubblicazioni del progetto NAPEA sono disponibili on-line all’indirizzo:
http://www.iaraosta.it/context.jsp?ID_LINK=306&area=15.
Strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle
d’Aosta
SIGLA
AGRBS0912
ORIGINE DEL PROGETTO
Il cambiamento climatico sta già avendo un forte impatto sugli ecosistemi di montagna in tutto il
mondo, con il ritiro dei ghiacciai e gli spostamenti altitudinali verso l’alto nella diversit{ floristica fra
le conseguenze più ovvie già documentate. Studi sui cambiamenti climatici in Europa hanno già
stabilito che la stagione primaverile-estiva si è allungata oltre ad essersi anticipata di 2,5 giorni
rispetto al passato. In conseguenza di ciò, anche le attività agropastorali in montagna saranno
influenzate, ma le ricerche su questi sistemi socio-ecologici e sulle loro risposte attuali ai
cambiamenti climatici sono ancora preliminari, così come sono scarse le conoscenze sulle variazioni
locali nelle strategie adattative. Con l’obiettivo di arricchire il campo delle conoscenze, quindi,
l’Institut Agricole Régional ha accettato di patrocinare un dottorato di ricerca in collaborazione con il
Dipartimento di Antropologia dell’Universit{ del Kent. Il progetto di ricerca sar{ incentrato sulle
strategie adattative ai cambiamenti climatici, da parte degli operatori agropastorali in Valle d’Aosta,
e in particolare su come i cambiamenti climatici possano influenzare la produzione di un prodotto
locale di eccellenza quale la Fontina.
OBIETTIVI
- Analizzare le conoscenze ecologiche degli operatori agropastorali sugli effetti dei cambiamenti
climatici sui pascoli alpini, la pastorizia, la gestione idrica e il sistema produttivo della Fontina
- Analizzare la percezione del rischio e le risposte adattative degli operatori agropastorali ai
cambiamenti climatici e l’impatto che questi potrebbero avere sul futuro della Fontina e
dell’agropastoralismo in Valle d’Aosta
- Fornire alle amministrazioni locali nuove conoscenze per migliorare la futura gestione dei
cambiamenti climatici e del loro impatto sull’attivit{ agropastorale in Valle d’Aosta, con il fine di
mantenere le attività agropastorali tradizionali in generale e la produzione di Fontina in
particolare
ATTIVITÀ PREVISTE
Sotto la supervisione di M. Bassignana, correlatore della tesi, il progetto è condotto dalla dottoressa
M. Olmedo secondo la seguente articolazione:
settembre 2009-aprile 2010
Stage a Canterbury presso il Dipartimento di Antropologia dell’University of Kent.
Settore d’Agronomia
21
aprile 2010-giugno 2010
Preparazione della stagione di lavoro sul campo con la raccolta di dati dagli allevatori,
completamento della raccolta bibliografica tematica.
giugno 2010 - settembre 2010
Ricerca sul campo: prima stagione estiva. Raccolta dati negli alpeggi.
settembre 2010 - giugno 2011
Ricerca sul campo: prima stagione autunnale-invernale-primaverile. Raccolta dati nelle aziende di
fondovalle. Analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici.
giugno 2011-settembre 2011
Ricerca sul campo: seconda stagione estiva. Raccolta dati negli alpeggi.
settembre 2011- dicembre 2011
Ricerca sul campo: seconda stagione autunnale. Raccolta dati nelle aziende di fondovalle. Analisi dei
dati raccolti e stesura articoli scientifici.
gennaio 2012- ottobre 2012
Analisi dei dati raccolti e completamento della redazione della tesi.
DURATA
La ricerca di dottorato è iniziata nel settembre 2009 e si concluder{ nell’ottobre 2012.
RISORSE UMANE COINVOLTE
M. Bassignana, M. Olmedo (con borsa di studio dell’Agenzia del Lavoro)
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA E RISULTATI
Dopo aver ridefinito le opzioni disponibili agli allevatori valdostani, di fronte a crisi climatiche quali
ondate di caldo, piogge prolungate, eventi anticipati o posticipati del semestre successivo, la
borsista ha dedicato tempo ad analizzare le critiche al concetto di “strategia famigliare”, sostenute
dal prof. Viazzo (UniTO). Ha poi dedicato tempo al concetto di “life-course approach” vs “cross-
section approach” per poter gestire un disegno di ricerca con tante variabili.
Per quanto riguarda la metodologia, la Dott.ssa Olmedo ha combinato il lavoro su “livelihoods” con
metodi di valutazione della vulnerabilità e ha creato una metodologia che analizza il contesto
familiare prendendo in considerazione elementi antropologici che lo rendano più idoneo ad
analizzare il contesto valdostano.
È continuata la raccolta dati sulle 23 famiglie analizzate inizialmente, con lunghe osservazioni
partecipative così come con metodi di antropologia ambientale quali freelisting, photo eliciting,
participatory mapping of land use, transects e life histories. Altre 20 famiglie sono state inserite nel
campione nei mesi autunnali.
È iniziata un’analisi preliminare dei primi dati raccolti, concordando con il Prof. Fischer
dell’Universit{ del Kent il metodo di analisi più adeguato al disegno di ricerca proposto. Dopo varie
prove di analisi con vari metodi statistici, la regressione logistica si è rivelata la più adatta.
Settore d’Agronomia
22
La Dott.ssa Olmedo sta procedendo alla stesura della tesi.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Nel marzo 2012 la Dott.ssa Olmedo ha condotto un seminario presso l’Universit{ della Valle d’Aosta
sulla metodologia per lo studio dello sfruttamento delle risorse naturali, all’interno del corso della
Prof.ssa Anna Maria Pioletti, docente di geografia umana della Facoltà di Scienze della Formazione.
Ha realizzato, inoltre, una presentazione all’Institut Agricole Régional sul tema “Cultura materiale ed
immateriale nella vita rurale valdostana” per gli studenti di IV e V.
I riassunti dei lavori realizzati sono stati inseriti sulla pagina dell’Interdisciplinary Centre for Research
and Education on Environment and Society (www.icrees.org), gruppo di ricerca cui la Dottoressa
collabora.
Monitoraggio sperimentale del compost
SIGLA
AGRBS1012
ORIGINE DEL PROGETTO
Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Ambiente e Territorio in partenariato con ARPA, IAR e
IPLA. Esso prevede di procedere al monitoraggio di cumuli e compostiere domestiche, per definire le
buone pratiche di gestione del compostaggio domestico in tutta la sua filiera, dalla produzione
all’utilizzo.
OBIETTIVI
Gli obiettivi del programma promosso dall’Assessorato Territorio e Ambiente sono:
- ridurre le quantità di rifiuti urbani prodotti;
- promuovere l’uso del compostaggio domestico;
- applicare agevolazioni a favore degli utenti domestici che effettuano il recupero diretto, tramite
compostaggio domestico, della frazione umida.
La sperimentazione è il primo passo per raggiungere gli obiettivi proposti.
ATTIVITÀ PREVISTE
- Scelta dei siti di monitoraggio in base alla loro posizione geografica (bassa, media e alta valle e
vallate laterali), all’esposizione solare (adret e envers) e all’altitudine (Assessorato, ARPA e IAR)
- Individuazione delle famiglie disposte a partecipare al progetto (Assessorato e Sub-ATO)
- Acquisto delle compostiere e loro consegna, allestimento dei cumuli (ARPA)
- Campionamento e analisi della qualità e del grado di maturazione del compost (ARPA, IAR e
IPLA), in particolare, l’IAR effettuer{ test di germinazione e di accrescimento di crescione
(Lepidium sativum)
- Analisi risultati e conclusioni (ARPA, IAR, IPLA, Assessorato)
DURATA
La ricerca è stata avviata nel 2010 e si concluderà nel 2013.
RISORSE UMANE COINVOLTE
M. Bassignana, A. Neyroz
Settore d’Agronomia
23
COLLABORAZIONI
Nessuna collaborazione a titolo oneroso
ATTIVITÀ SVOLTA
Sono stati sottoposti ad analisi di germinazione tutti i 19 campioni raccolti dall’Arpa nel corso
dell’anno. Con le ultime analisi effettuate, si è potuto verificare che nella maggior parte dei casi,
dopo 18 mesi il processo di compostaggio si era realizzato con successo. I compost maturi non
presentavano più effetti fitotossici nei confronti del crescione, potendosi dunque considerare
perfettamente trasformati. Si presenta, a titolo d’esempio, il grafico riferito alla compostiera
domestica di Cogne, uno dei siti a maggior altitudine tra quelli esaminati.
Campione
8
Cogne
1550 m slm
Alla fine del 2012 è stata presentata all’Amministrazione Regionale la richiesta di finanziamento del
Progetto sperimentale per il confronto e il monitoraggio di tecniche per il compostaggio di rifiuti
organici, finalizzato ad allestire due siti di dimostrazione pratica di compostaggio domestico e di
prossimità, confrontare diverse tecniche di compostaggio, monitorare le fasi di trasformazione dei
rifiuti organici nelle diverse compostiere, valutare la qualità dei compost prodotti, educare gli
studenti al compostaggio domestico e, infine, ridurre la quantit{ dei rifiuti organici prodotti dall’IAR
e dalla Fondazione Ollignan. La richiesta è stata approvata.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Sulla base dei risultati ottenuti nel corso del monitoraggio, in collaborazione con l’Assessorato
Ambiente e l’ARPA, è stato redatto un opuscolo divulgativo dal titolo: "Il compostaggio domestico in
Valle d’Aosta", diffuso in copie cartacee e scaricabile all’indirizzo:
http://www.menorifiutivda.it/files/VDA_opuscolo_compostaggio.pdf.
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
apr-11 ago-11 dic-11 apr-12 ago-12
s.s.(%)
Germinazione 0,50
Germinazione 0,75
Settore di Economia Agraria
24
Settore di Economia Agraria
Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione, trasformazione e
commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta
SIGLA
ECOBA0111
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il settore di economia agraria intende approfondire l’analisi economica di alcuni processi produttivi
di alcune piante officinali, potenzialmente interessanti a livello locale. Il lavoro ha permesso, inoltre,
di ottimizzare i dati tecnici rilevati durante gli anni di sperimentazione nel settore di agronomia.
Il progetto è stato sviluppato anche in conseguenza del crescente interesse che, negli ultimi anni, sta
riscuotendo la coltivazione delle piante officinali tra i produttori valdostani e per la necessità di
rispondere ai quesiti, in ambito tecnico-economico, posti dagli stessi.
OBIETTIVI
Lo scopo principale del progetto è quello di fornire informazioni utili ed essere un valido supporto
tecnico-economico alle aziende valdostane già produttrici ed a quelle potenzialmente interessate ad
intraprendere la coltivazione delle piante officinali.
Gli obiettivi iniziali del progetto sono stati in parte modificati in itinere, in funzione delle risultanze
emerse durante la ricerca. Non è stata, pertanto, valutata direttamente la remuneratività ritraibile
da ogni processo produttivo esaminato, a causa delle variabili connesse alla commercializzazione di
un prodotto finito, ai possibili imprevisti di varia natura, alle fluttuazioni dei prezzi di vendita, a loro
volta legate a molteplici aspetti, e della difficoltà di prevedere e quantificare i tempi ed i relativi costi
necessari per immettere un prodotto, sia grezzo che trasformato, sul mercato.
Lo studio ha, pertanto, quantificato, in relazione alle rese produttive e ai costi calcolati, i “prezzi
soglia” delle materie prime o dei semilavorati da esse derivati (in grado di coprire per intero i costi di
produzione, senza garantire una remunerazione al lavoro aziendale) e i prezzi medi di vendita degli
stessi in grado di assicurare al lavoro imprenditoriale un compenso orario di almeno 8,00 €.
Con tali intenti, il settore di economia ha svolto la sua attività di ricerca mediante:
- la valorizzazione dei dati tecnici raccolti durante gli anni di sperimentazione nel settore di
agronomia, comparto piante officinali;
- l’acquisizione di informazioni di base in collaborazione con gli altri settori di ricerca dello IAR, con
i produttori di piante officinali, con gli enti pubblici e con altri attori della filiera produttiva
valdostana;
- l’approfondimento della gestione aziendale sia nel suo complesso che con l’analisi di singoli
processi produttivi aziendali, cercando di capire in particolare modo:
- come valorizzare il lavoro aziendale con la vendita dei prodotti semilavorati e/o finiti;
- come diminuire, almeno in parte, i costi di produzione migliorando l’organizzazione aziendale.
Settore di Economia Agraria
25
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel corso dei primi mesi del 2013, si è completata la revisione ed il perfezionamento dei capitoli
sviluppati, anche sulla base delle indicazioni ed osservazioni fornite dall’Universit{ degli Studi di
Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DI.S.A.F.A.), con la quale si
collabora.
Si procederà alla valorizzazione dei risultati della ricerca, così come dettagliato nel riquadro più
avanti.
Alla luce delle ultime novità in materia legislativa (Legge regionale 16 febbraio 2011, n. 2 che
disciplina le operazioni di coltivazione, raccolta, prima trasformazione, trasformazione e
commercializzazione delle piante officinali in Valle d’Aosta), si è optato per sviluppare gli ultimi due
capitoli, inizialmente previsti all’interno del presente progetto, inerenti alla produzione e vendita di
alcuni prodotti finiti, con trasformazione delegata a ditte contoterziste o in un’ottica
cooperativistica, in un secondo progetto.
Quest’ultimo permetter{ di studiare in maniera più approfondita questi aspetti, particolarmente
delicati e importanti, della filiera piante officinali a livello locale; questo secondo progetto, da
intendersi come lo sviluppo ulteriore di quello presente, si attuer{ in collaborazione con l’Università
di Torino.
ATTIVITÀ SVOLTE
La ricerca, iniziata nella primavera-estate del 2011, è stata pienamente sviluppata nel corso del 2012,
mediante uno studio dettagliato tecnico-economico di alcune specie officinali in coltivazione presso
le parcelle sperimentali dello IAR e ritenute interessanti a livello produttivo regionale (calendula,
iperico, issopo, timo, stella alpina ed arnica).
Il progetto ha analizzato i principali step della filiera produttiva, articolandosi in particolare in diversi
capitoli riguardanti la produzione della materia prima fresca, la sua trasformazione e
commercializzazione in prodotti essiccati e semilavorati di varia natura.
1. Attività di coltivazione
- Analisi dei costi totali di coltivazione di alcune specie officinali commercializzate all’ingrosso e
allo stato fresco, potenzialmente interessanti e coltivate presso i campi sperimentali dello IAR
(calendula, iperico, issopo, timo, stella alpina, arnica).
- Prime considerazioni sui costi d’impianto e del processo produttivo in esame.
- Valutazione della resa media annua e dei prezzi di vendita.
- Valutazione del carico di lavoro richiesto annualmente.
2. Attività di prima trasformazione e commercializzazione
- Valutazione delle voci di costo per la realizzazione in proprio di una struttura di
trasformazione.
- Valutazione dei costi totali medi annui, connessi alla trasformazione delle specie officinali
individuate in semilavorati, nei seguenti casi:
- produzione e vendita all’ingrosso del prodotto essiccato tal quale, con essiccazione naturale e
artificiale;
Settore di Economia Agraria
26
- produzione e vendita al dettaglio del prodotto essiccato e confezionato, con essiccazione
naturale e artificiale;
- estrazione e vendita di estratti – olio essenziale ed oleolita – ipotizzando una vendita
all’ingrosso e al dettaglio, ottenuti con una trasformazione eseguita in contoterzi e in proprio.
- Valutazione della resa media annua, dei prezzi di vendita e del carico di lavoro richiesto
annualmente, in tutti i casi precedenti descritti.
3. Simulazione di due casi aziendali a titolo esemplificativo
- Valutazione delle potenzialit{ produttive e dei costi totali di processo di un’ipotetica impresa
agricola valdostana familiare diretto-coltivatrice, in propriet{, nell’ipotesi che l’indirizzo
produttivo sia destinato esclusivamente alla coltivazione delle officinali.
- Valutazione dei prezzi medi di vendita dei semilavorati ottenuti, in grado di remunerare tutti i
fattori produttivi, impiegati nei processi di coltivazione e di trasformazione delle piante
officinali, e, nel contempo, il lavoro imprenditoriale di almeno 8,00 €/ora.
DURATA
I lavori di stesura, di coordinamento redazionale e di pubblicazione dei risultati acquisiti saranno
conclusi nel corso del primo semestre 2013.
La pianificazione del secondo progetto, strettamente connesso al presente e relativo allo studio
delle potenzialit{ conseguibili con la produzione e vendita di prodotti finiti in un’ottica
cooperativistica, avverr{ nel corso del 2013, in collaborazione con l’Universit{ degli Studi di Torino,
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DI.S.A.F.A.).
RISORSE UMANE COINVOLTE
G. Bagnod, G. Chenal
COLLABORAZIONI
Università degli Studi di Torino, DI.S.A.F.A.
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Personali, trasferte e collaborazioni svolte da terzi (Università, tipografia)
RISULTATI
Le aziende coinvolte nei processi produttivi, operano in un ambiente complesso, regolato da norme
e da flussi di mercato in continua evoluzione, con prezzi tutt’altro che stabili; sono inserite in un
ambiente di coltivazione molto frammentato e caratterizzato da numerosi vincoli: di superficie
coltivabile, di meccanizzazione, di clima, di avversità, di manodopera disponibile. Inoltre, in taluni
casi, sono limitate le conoscenze tecniche sulla coltivazione e trasformazione delle piante officinali,
mentre le attività di marketing e promozionali non sono sempre di facile gestione per
l’imprenditore.
L’analisi dei costi d’impianto e la valutazione del costo medio annuo colturale, hanno mostrato in
particolare l’elevata incidenza della manodopera impiegata, mediamente corrispondente al 62-63%
del costo totale del processo produttivo nel 1° anno di coltivazione. Risulta, pertanto, evidente la
necessità, laddove possibile, di sostituire o almeno integrare il lavoro manuale con quello
Settore di Economia Agraria
27
meccanizzato, anche con l’impiego di mezzi agricoli opportunamente adattati alle specifiche
esigenze.
Nelle colture pluriannuali avviene una migliore distribuzione dei costi fissi, in particolare di quelli
legati alla realizzazione dell’impianto, attraverso una ripartizione dell’investimento iniziale sui
diversi anni di coltivazione.
Importanza assunta dalla pacciamatura all’interno dei processi colturali: a fronte di un investimento
economico iniziale non irrilevante ma ampiamente ammortizzabile durante gli anni di coltivazione,
essa riveste un ruolo fondamentale laddove non vi siano gravi situazioni iniziali d’infestazione,
perché riduce notevolmente l’impegno di manodopera nelle operazioni di sarchiatura e controllo
delle infestanti, apportando anche un miglioramento tangibile nella qualità della materia prima
raccolta.
È risultata evidente la valorizzazione che si crea quando le diverse fasi della filiera vengono
interiorizzate all’interno dell’azienda agricola. Le valutazioni hanno, infatti, accertato un aumento
pressoché lineare e costante del valore che si crea a ogni successivo step della filiera, ossia a ogni
ulteriore fase di trasformazione del prodotto grezzo in semilavorato/prodotto finito, determinando
una redditività che rimane a vantaggio, soprattutto, di chi si è occupato della trasformazione della
materia prima. I maggiori costi sostenuti, lungo le diverse fasi del ciclo produttivo, sono infatti
ampiamente compensati dall’aumento di valore apportato al prodotto.
L’unico processo che sembra apportare una minore valorizzazione alla materia prima, risulta essere
l’estrazione dell’olio essenziale, sia esternalizzando la trasformazione (ricorrendo al contoterzismo),
sia realizzando l’intero processo a livello aziendale. La causa è da imputare prevalentemente alla
bassa resa in essenza delle specie officinali analizzate, tale da non riuscire a compensare i costi
sostenuti.
La produzione degli oleoliti a livello aziendale risulterebbe economicamente più conveniente, anche
se in maniera assai limitata, rispetto a quella realizzata con l’ausilio di ditte contoterziste.
La maggiore valorizzazione dei prodotti semilavorati, avviene con la vendita al dettaglio, rispetto a
quella all’ingrosso.
Non sembrano sussistere grandi differenze in termini di costi di produzione nell’adozione del
processo di essiccazione naturale o artificiale. Quest’ultimo sistema presenta, però, i vantaggi di
ridurre considerevolmente le ore di lavoro manuale (mediamente fino al 32%), di non necessitare di
ampi spazi coperti e, soprattutto, di garantire un’essiccazione del prodotto fresco più rapida,
facilmente controllabile e non condizionata dall’andamento meteorologico, permettendo così di
ottenere un prodotto finale con standard qualitativi mediamente maggiori.
Risultano alcune criticità per attrezzare all’interno dell’azienda un piccolo centro di trasformazione,
che permetta d’inglobare nella realt{ produttiva agricola l’intera filiera. La realizzazione e la
gestione di una struttura di questo tipo, all’interno della piccola azienda di montagna, rappresenta
un’attivit{ integrata piuttosto complessa, che comporta necessariamente specifiche competenze di
tipo tecnico e normativo e un’approfondita conoscenza di natura economico-gestionale, oltre a
richiedere un investimento finanziario abbastanza oneroso.
La complessità della gestione tecnica dei processi di trasformazione e le difficoltà che di norma i
produttori incontrano nel mercato delle piante officinali e dei suoi derivati, consiglierebbero di
Settore di Economia Agraria
28
creare forme associative o cooperative – allo stato attuale del tutto assenti in Valle d’Aosta –
maggiormente in grado di rafforzare l’aggregazione delle imprese agricole e di inglobare funzioni
che fino ad oggi sono state prevalentemente appannaggio di altri operatori della filiera.
La costituzione di una struttura cooperativa a livello regionale, consentirebbe lo svolgimento e il
controllo delle varie fasi, dalla pianificazione delle superfici da coltivare, alla gestione dei processi
agronomici, all’estrazione dei principi attivi, all’ulteriore trasformazione cosmetica/farmaceutica ed
erboristica/alimentare e successiva vendita dei prodotti finiti. Si realizzerebbero così, in modo più
efficace ed appropriato, rispetto alla singola azienda, tutte quelle azioni volte a creare valore
aggiunto e quella “massa critica”, fondamentale per produrre in maniera competitiva sul mercato,
facilitando nel contempo la gestione di un marchio territoriale, a garanzia dell’origine dei prodotti
finiti.
Ulteriori azioni particolarmente significative, volte a valorizzare al meglio la filiera delle piante
officinali a livello locale, facilitando la collocazione dei prodotti sul mercato, sono le seguenti:
- la certificazione biologica delle materie prime;
- la realizzazione di prodotti naturali, originali, esclusivi, di alta qualità e specialità tipiche,
caratterizzate da un forte legame alle tradizioni, alla storia locale ed al territorio;
- l’istituzione di un marchio di qualit{ che qualifichi il prodotto come tipico, regionale.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
- Fornire ai produttori di piante officinali un valido supporto tecnico-economico ad esigenze
concrete che emergono nelle varie attività di produzione, trasformazione e commercializzazione
delle piante officinali in Valle d’Aosta.
- Fornire un supporto all’attivit{ d’istruzione, formazione ed aggiornamento nel quadro dei corsi
organizzati dallo IAR, dall’Assessorato all’Agricoltura e Risorse Naturali o da altri enti.
- Divulgazione della ricerca, dapprima in sede di convegno, nel corso del 2013 e poi, in versione
PDF, sul sito dello IAR.
- Pubblicazione dell’attivit{ di ricerca e dei risultati acquisiti in un Quaderno di settore.
- Eventuale pubblicazione di un articolo informativo sull’attivit{ svolta, sull’Informatore Agricolo o
su riviste specializzate di settore.
Valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna
SIGLA
ECOCH0212
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
L’agricoltura di montagna, oltre ad essere un’attivit{ economica in grado di produrre reddito a livello
locale, svolge un importante ruolo di mantenimento e valorizzazione del territorio su cui opera; in
particolare alla stessa viene riconosciuto un ruolo nella riduzione del rischio idrogeologico, nel
mantenimento della biodiversit{ e nell’arricchimento del valore paesaggistico – ricreativo. Dal
momento che questi effetti non sono direttamente monetizzabili, è di attualità la ricerca della
Settore di Economia Agraria
29
valutazione quali-quantitativa e della valorizzazione dei benefici apportarti dal lavoro agricolo alla
collettività.
La stessa Commissione Europea, nell’ambito della programmazione per la politica regionale e di
sviluppo rurale per il prossimo periodo 2014-20, sembra orientata ad andare oltre l’attuale
classificazione dei territori montani come aree “svantaggiate”, spostando l’attenzione sul
mantenimento di una comunità rurale vitale in grado di perpetuare la sua efficacia nella
conservazione ambientale.
OBIETTIVI
1) Sviluppare un progetto originale per analizzare questa tematica in ambito locale
2) Definire un quadro completo delle metodologie che si possono impiegare nell’analisi del valore
economico extra-agricolo dell’agricoltura, in particolare in ambiente montano
3) Misurare il valore economico dei servizi ambientali derivanti dalle attività agricole sul territorio
regionale
4) Proporre attivit{ di riconoscimento e valorizzazione di questi servizi per sostenere l’agricoltura di
montagna
ATTIVITÀ PREVISTE
1) Fase di progettazione (durata prevista: 1 anno):
- acquisizione di competenze in materia tramite:
- ricerca bibliografica;
- confronti con altri enti operanti nell’arco alpino (universit{, istituti di ricerca, operatori del
settore …);
- identificazione dei settori d’intervento (prati, pascoli, colture arboree specializzate, boschi,
parchi …) e delle aree regionali potenzialmente interessanti (aree agricole, a maggiore
vocazione turistica, di particolare interesse ambientale, a rischio spopolamento …).
2) Fase di realizzazione (durata prevista: almeno 1 anno e mezzo): in seguito alle informazioni
raccolte nella prima fase progettuale e degli sviluppi in itinere, il progetto si articolerà nelle
seguenti azioni:
- valutazione della disponibilità a pagare (DAP) da parte della popolazione per il mantenimento
dei benefici derivanti dalle attività agricole in montagna;
- analisi del paesaggio agricolo: cambiamenti dell’uso del suolo nel tempo attraverso il
confronto tra fotografie, cartografie e ortofotocarte;
- valutazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna di fondovalle ad una scala
più ampia, sia in termini territoriali sia di ambiti coinvolti; in quest’ottica è stata avviata una
collaborazione con Fondazione Courmayeur per lo sviluppo di uno studio in cui si prevede:
- un ampliamento dell’area d’indagine alla zona della Valdigne;
- un ampliamento dell’ambito di indagine attraverso l’analisi degli aspetti architettonici e
turistici.
3) Fase di valorizzazione dei risultati acquisiti (durata prevista: ultimo semestre).
Settore di Economia Agraria
30
ATTIVITÀ SVOLTE
1) Fase di progettazione
- Acquisizione di competenze in materia, tramite ricerca bibliografica e confronti con altri enti
operanti nell’arco alpino.
- Adattamento alla realtà locale di uno studio sulla funzione paesaggistico-ricreativa del
pascolo d’alta montagna svolto dal docente di Economia dell’ambiente ed estimo rurale G.
Gios dell’Universit{ degli Studi di Trento.
- Incontri di progettazione con Fondazione Courmayeur, per avviare uno studio inerente il
valore paesaggistico dell’agricoltura di montagna nella zona della Valdigne. In particolare si
sta progettando lo sviluppo delle seguenti tematiche:
- individuazione di metodiche per la determinazione del valore paesaggistico dell’agricoltura di
montagna;
- simulazione delle conseguenze, sull’aspetto del paesaggio, a seguito di variazioni dell’attivit{
agricola, anche tramite l’ausilio di uno specifico software, ancora in fase di messa a punto, dal
professor G. Gios;
- delineazione di alcune ipotesi di intervento per la pianificazione territoriale e l’impedimento
del degrado paesaggistico – ambientale.
2) Fase di realizzazione
Valore paesaggistico - ricreativo del pascolo di alta montagna
- Definizione dell’area di studio: alpeggio sperimentale di Entrelor (Valle di Rhêmes) gestito
dall’Institut Agricole Régional. L’alpeggio è situato all’interno del Parco Nazionale del Gran
Paradiso e lungo il percorso dell’Alta Via n° 2.
- Metodo di indagine impiegato: valutazione della disponibilità a pagare (DAP) tramite il
metodo della valutazione contingente (CVM), sviluppato attraverso un’inchiesta rivolta agli
escursionisti transitanti nei pressi dell’alpeggio.
- L’indagine è stata condotta nel periodo luglio-settembre 2012, interessando tutti i giorni della
settimana, festivi esclusi. Sono state realizzate 118 interviste su un totale di circa 700
passaggi.
- I dati raccolti sono stati in parte informatizzati e sottoposti ad una prima elaborazione di tipo
descrittivo.
- Si è in attesa di un confronto con l’equipe del prof. G. Gios per l’ulteriore sviluppo del
progetto.
DURATA
Almeno 3 anni: 2012-2014
RISORSE UMANE COINVOLTE
G. Bagnod, G. Chenal, F. Madormo
COLLABORAZIONI
Università degli Studi di Trento (prof. G. Gios), Fondazione Courmayeur - Centro Internazionale su
Diritto, Società e Economia
Settore di Economia Agraria
31
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Personale IAR
RISULTATI
In relazione alle integrazioni/variazioni che sono state apportate e che si apporteranno in itinere, al
progetto originario, buona parte della ricerca deve essere ancora approfondita e sviluppata. I
risultati, pertanto, verranno presentati nel loro complesso a studio terminato.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Prevista come attività a progetto ultimato.
I risultati della ricerca saranno valorizzati attraverso le seguenti forme:
- divulgazione della ricerca, dapprima in sede di convegno, in collaborazione con Fondazione
Courmayeur, e poi, in versione PDF, sul sito dello IAR;
- pubblicazione dell’attivit{ di ricerca e dei risultati acquisiti in un Quaderno di settore;
- fornire un supporto all’attivit{ d’istruzione, formazione ed aggiornamento nel quadro dei corsi
organizzati dallo IAR, dall’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali o da altri enti;
- proporre attività di riconoscimento e valorizzazione dei servizi ambientali per sostenere
l’agricoltura di montagna;
- eventuale pubblicazione di un articolo informativo sull’attivit{ svolta, sull’Informatore Agricolo o
su riviste specializzate di settore.
Settore di Frutticoltura
32
Settore di Frutticoltura
Studio dell’adattabilità in ambiente montano di nuove varietà e cloni di melo
SIGLA
FRUTTI0109
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il panorama varietale del melo è costituito da numerose cultivar più o meno interessanti.
L’individuazione di una o più variet{ che possono dare buoni risultati produttivi in ambiente alpino
costituisce un’opportunit{ di diversificazione della produzione nell’azienda e di distinzione sul
mercato del melo.
OBIETTIVI
- Individuare, tra le varietà di melo resistenti alla ticchiolatura, quelle che presentano le migliori
attitudini colturali e caratteristiche organolettiche
- Individuare, tra le varietà di melo, quali cloni presentano le migliori attitudini colturali e
caratteristiche organolettiche
ATTIVITÀ PREVISTE
- Applicazione della Conduite Centrifuge
- Peso della produzione
- Calibratura dei frutti
DURATA
Moncenis: inizio impianto nel 1998, in continuo rinnovo con nuove cultivar
Montfleury: impianto nel 2010 (Golden Parsi e Jéromine)
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Applicazione della Conduite Centrifuge
- Peso della produzione
RISULTATI
Le diverse cultivar si adattano bene al sistema di conduzione in taille longue, mostrando anche una
buona adattabilità dal punto di vista vegeto-produttivo alle nostre condizioni pedo-climatiche.
Nessuna cultivar ha mostrato problemi particolari in campo quali la tendenza all’alternanza e
sensibilità diverse.
Settore di Frutticoltura
33
Delle varietà testate dotate del carattere di resistenza alla ticchiolatura, poche presentano
caratteristiche organolettiche interessanti ed apprezzate; fra queste si distingue la Goldrush che
risulta interessante per numerosi aspetti ed in particolare per le sue caratteristiche agronomiche,
organolettiche e di serbevolezza del frutto. Questa varietà, grazie alle sue caratteristiche
agronomiche e alla possibilità di ridurre il numero di trattamenti (essendo resistente alla
ticchiolatura), potrebbe risultare particolarmente interessante negli impianti a conduzione
biologica.
Tra le varietà standard, la Fuji, la Pinova, la Falstaff e la Mairac hanno mostrato caratteristiche
interessanti. La Fuji, nonostante la tendenza all’alternanza di produzione, ha mostrato una
produzione annua media soddisfacente attraverso il sistema di conduzione in taille longue. La Mairac
potrebbe risultare un’ottima variet{ alternativa alla Jonagold, con un’epoca di raccolta di circa 7
giorni dopo quella della Golden.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazione sull’Informatore Agricolo (febbraio 2009) dell’articolo “Nouvelles variétés de pommes”
riguardante le caratteristiche produttive, qualitative e di conservazione delle varietà risultate più
interessanti: la Goldrush e la Topaz, per le varietà resistenti alla ticchiolatura, e la Fuji kiku 8, la
Pinova e la Falstaff, per le altre.
Si prevede di divulgare altri risultati utili con delle pubblicazioni su riviste del settore.
Partecipazione a “Mele Vallée” ad Antey-Saint-André per la presentazione e degustazione delle
varietà più interessanti.
Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di noce
SIGLA
FRUTTI0209
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
In Valle d’Aosta, la coltura del noce non è radicata come in altre regioni italiane e la sua diffusione è
strettamente legata all’utilizzo famigliare. Le cause di questa sottovalutazione del noce come
coltura da reddito sono dovute principalmente alla scarsa redditività delle piantagioni tradizionali,
dovuta a molteplici fattori quali la mancanza o l’insufficienza di cure colturali, il modesto o nullo
impiego di cultivar di pregio, l’irrazionalit{ degli impianti basati sulla coltura promiscua, gli elevati
costi durante la fase di raccolta per mancanza di meccanizzazione. Inoltre, dal dopoguerra ad oggi,
si è assistito spesso, con l’abbandono delle campagne e di parte dell’agricoltura montana, al taglio di
esemplari di noce senza che si provvedesse alla loro sostituzione, pensando che questa pianta
richieda tempi lunghi prima di fornire un utile.
La coltura del noce in Valle d’Aosta è attuata prevalentemente con criteri obsoleti; infatti le piante,
sparse sull’appezzamento o ai margini dei campi, sono coltivate con tecniche spesso rudimentali e
approssimative nella convinzione, sicuramente errata, che il noce non possa essere coltivato con
razionalità e profitto.
Settore di Frutticoltura
34
L’obiettivo principale, quindi, è quello di valorizzare al massimo la noce ed i suoi prodotti
incoraggiando il consumo di questo frutto, in virtù dei suoi valori nutrizionali e dietetici, e
incentivando i valdostani ad effettuare impianti intensivi di noci o, quanto meno, a recuperare,
attraverso questa specie, le zone marginali ed abbandonate, molto presenti sul territorio della Valle
d’Aosta.
È evidente che, accanto a questi accorgimenti, bisogna adottare una produzione nocicola razionale
attraverso la scelta di un materiale vegetativo adatto e selezionato, una rigorosa condotta
agrotecnica del proprio frutteto ed una gestione ottimale delle operazioni post-raccolta
(conservazione).
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto a
provare l’adattabilit{ di alcune cultivar, di diversa origine, alle condizioni pedo-climatiche della
nostra regione. Visto che il noce è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante
soprattutto verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati
produttivi finali.
OBIETTIVI
- Individuare, fra 10 varietà diverse (Franquette, Meylannaise, Ronde de Montignac, Pieral Lara e
Adam’s 10, di origine francese, Sibisel 39, di origine rumena, Geisenhein 139, di origine tedesca,
Chandler CR88 e Hartley, di origine californiana, ed infine Chase D9, dell’Oregon), quelle che
presentano le migliori caratteristiche produttive e di adattabilit{ all’ambiente montano (noceto
di Champlan).
- Individuare, fra 4 varietà diverse (Franquette, Fernor e Lara, di origine francese, Chandler, di
origine californiana), quelle che presentano le migliori caratteristiche produttive e di adattabilità
all’ambiente montano (noceto di Moncenis). Sono state inoltre inserite altre due cultivar
(Meylannaise e Fernette, di origine francese) a scopo di migliorare l’impollinazione delle variet{
principali.
- Confronto dell’adattabilit{ delle cultivar a due quote ed esposizioni differenti (Champlan e
Moncenis).
- Produzione dell’olio di noci con conseguente calcolo della resa allo sgusciato e resa finale in olio
in base a due metodi di estrazione (a freddo e a caldo).
- Analisi chimiche dell’olio di noci.
ATTIVITÀ PREVISTE
- Analisi produttive
- Analisi accrescimento vegetativo
- Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
- Misurazione delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)
- Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneuve) e a freddo
(Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss
DURATA
Champlan: l’attivit{, iniziata nel 1994 con l’impianto del noceto, è tuttora in corso.
Moncenis: l’attivit{, iniziata nel 2008 con l’impianto del noceto, è tuttora in corso.
Settore di Frutticoltura
35
RISORSE UMANE COINVOLTE
R. Petigat, personale del settore
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Analisi produttive
- Analisi accrescimento vegetativo
- Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
- Misurazione delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)
- Analisi chimiche: determinazione dell’acidit{ totale, numero di perossidi e saggio di Kreiss su
campioni di olio prodotti con metodo tradizionale a caldo (Villeneuve) e metodo a freddo
(Bertolin). Le suddette analisi sono state condotte alla produzione, ogni mese per i successivi 4
mesi, a 6, 7 e 8 mesi.
RISULTATI
I risultati parziali del noceto di Champlan confermano i dati degli anni precedenti.
Produzione: le varietà di origine francese, Franquette, Meylannaise e Pieral Lara in particolare,
hanno mostrato discreti livelli produttivi. La produzione 2012 è risultata più bassa rispetto agli anni
precedenti a causa di un abbassamento termico in corrispondenza della fioritura, con una perdita del
prodotto soprattutto nel caso delle cultivar di origine americana.
Precocità: Franquette e Pieral Lara, a differenza delle varietà americane, sono più tardive e quindi
riescono a sfuggire in parte alle gelate primaverili, aspetto molto importante per le nostre condizioni
montane.
I dati delle analisi chimiche dell’olio di noci sono ancora in fase di elaborazione.
Il noceto di Moncenis è ancora improduttivo (piante in fase di allevamento).
Analisi chimiche: i risultati delle analisi effettuate su olio di noci ottenuto nel 2012 con metodo
tradizionale a caldo (Villeneuve) e metodo a freddo (Bertolin) sembrano confermare l’andamento
osservato nel 2011. Si ritiene necessario proseguire le analisi per un altro anno.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione
attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di nocciolo
SIGLA
FRUTTI0409
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Dall’Asia all’Europa il nocciolo è stato apprezzato e utilizzato per millenni, in quanto produce un frutto
secco nutriente e riparato da un guscio legnoso in grado di consentire una lunga conservazione.
Settore di Frutticoltura
36
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano, la facilità di
coltivazione e di conservazione e le svariate trasformazioni della materia prima (olio di nocciole,
granelle per gelati, granelle per torte, creme per pasticceria, nocciole salate, nocciole pralinate,
nonché l’abbinamento al cacao per la produzione di cioccolato) hanno indotto a provare
l’adattabilit{ di alcune cultivar interessanti alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione.
Visto che il nocciolo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto
verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi
finali.
OBIETTIVI
Valutazione dell’adattabilit{ in ambiente montano di 4 variet{ di nocciolo (Segorbe, Jemtegaard,
Merveille de Bollwiller e Tonda Gentile delle Langhe) caratterizzate da differenti epoche di
germogliamento, fioritura e maturazione.
ATTIVITÀ PREVISTE
Le variet{ prese in esame, allevate a cespuglio con un sesto d’impianto di 5 x 4 m, sono sottoposte
ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibilità
nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare la diversa tolleranza al freddo invernale
e alle gelate primaverili.
Vengono quindi misurate le diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta (inizio e
fine).
DURATA
L’attivit{ è iniziata nel 2007con l’impianto del noccioleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz, personale del settore
COLLABORAZIONI
Contatti con il Creso: azienda sperimentale di Cravanzana per la corilicoltura
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)
- Misurazione della circonferenza dei tronchi
- Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
- Misurazione delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta (inizio e fine)
RISULTATI
La prova, iniziata nel 2007, permette di trarre solamente delle conclusioni parziali.
Le piante sono ancora in fase di allevamento (6° anno) e per il momento è stato possibile
determinare solo l’epoca di raccolta delle singole variet{, anche se la Segorbe ha mostrato una
produzione iniziale superiore rispetto alle altre variet{. La % di calo del peso dell’achenio dopo un
Settore di Frutticoltura
37
certo periodo di conservazione è risultata molto simile tra le differenti varietà (25%), come pure la %
allo sgusciato (45%). La raccolta della Merveille de Bolwiller è risultata leggermente più difficoltosa
per il fatto che l’achenio, allo stacco, rimaneva avvolto dalla cupola. La qualit{ degli acheni è
risultata comunque ottima.
Da evidenziare una certa sensibilità al freddo invernale della Merveille de Bolwiller.
In seguito ad un leggero attacco dell’eriofide soprattutto sulla Tonda Gentile delle Langhe, si
prevede di effettuare una difesa fitosanitaria nei confronti di questo parassita nel 2013.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione
attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
Studio dell’adattabilità in ambiente montano di alcune varietà di mandorlo
SIGLA
FRUTTI0509
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il mandorlo è sempre stato considerato una tipica coltura mediterranea mentre in effetti esso vive
sia negli ambienti a clima mite che in quelli a clima continentale. È comunque molto importante che
non si verifichino ritorni di freddo, quali gelate primaverili, dopo che la pianta si è messa in
vegetazione.
L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto a
provare l’adattabilit{ di alcune cultivar alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto
che il mandorlo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare
l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.
OBIETTIVI
Valutazione dell’adattabilit{ in ambiente montano di 4 varietà di mandorlo (Beneveglio e
Gottasecca, a guscio duro, Tuono e Mandorlo Premice, a guscio tenero) caratterizzate da differenti
epoche di germogliamento, fioritura e maturazione.
ATTIVITÀ PREVISTE
Le variet{ prese in esame, allevate a vaso con un sesto d’impianto di 4 x 3,5 m, sono sottoposte ad
analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibilità nei
confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare la diversa tolleranza al freddo invernale e
alle gelate primaverili.
Vengono quindi misurate le diverse epoche di fioritura e di raccolta (inizio e fine).
DURATA
L’attivit{ è iniziata nel 2008 con l’impianto del mandorleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.
Settore di Frutticoltura
38
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz, personale del settore
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % di sgusciato)
- Misurazione della circonferenza dei tronchi
- Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche
RISULTATI
Le varietà hanno mostrato, per il momento, una buona resistenza al freddo primaverile per quanto
riguarda lo stadio fenologico della fioritura. Alcune piante, soprattutto quelle appartenenti alla
varietà Beneveglio, hanno manifestato una certa sensibilità alla Monilia e al Corineo.
A livello produttivo, Mandorlo Premice e Tuono si sono distinti per la loro produzione maggiore,
mentre, per quanto riguarda il peso del singolo frutto, la varietà migliore è risultata la Beneveglio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione
attraverso pubblicazioni su riviste del settore.
Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Renetta
SIGLA
FRUTTI0609
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
La ricerca della biodiversità costituisce una priorità nella rivalutazione dei prodotti locali che sono
parte integrante del bagaglio culturale e che possono dare un’interessante risvolto all’economia del
settore agricolo.
L’individuazione dei cloni di Renetta ha lo scopo di caratterizzare e di rivalutare questa variet{ che
riveste una grande importanza nel panorama frutticolo valdostano.
OBIETTIVI
Verificare, su 5 biotipi selezionati e innestati su 2 portainnesti diversi (M26 e M9), l’influenza della
termoterapia sullo sviluppo vegetativo delle piante e sulle caratteristiche organolettiche dei frutti.
Risanamento di altri 2 cloni di Renetta.
ATTIVITÀ PREVISTE
- Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge
- Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)
- Peso della produzione
Settore di Frutticoltura
39
- Confronto degli aspetti estetici dei frutti (grana)
- Analisi qualitative intrinseche
DURATA
Nuovo reimpianto primavera 2008 a Moncenis innestato su M26
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COLLABORAZIONI
Vivai Huber (Alto Adige), CAV di Faenza, Cofruits, frutticoltori valdostani
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge
- Controllo dello sviluppo vegetativo
- Peso della produzione
- Valutazione degli aspetti estetici dei frutti (grana in particolare)
- Conservazione delle piante madri sotto tunnel con rete anti-afide
RISULTATI
La prova, iniziata nel 2008, non permette per il momento di trarre delle conclusioni.
I caratteri estetici dei differenti cloni comunque vengono trasmessi e conservati negli anni.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazione di un articolo sull’Informatore agricolo n. 1 del 2013: “Conservazione e valorizzazione
di biotipi autoctoni di Renetta”.
Recupero, valutazione e conservazione di cloni autoctoni di Martin Sec
SIGLA
FRUTTI0709
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il Martin Sec, antica cultivar di pero e in passato molto diffusa in Valle d’Aosta, ha subìto nel corso
degli ultimi decenni un notevole calo produttivo. La causa principale di abbandono è da attribuire
alla difficoltà di coltivazione causato dalla eccessiva dimensione delle piante innestate sul
portinnesto Franco. La ricerca è dunque orientata sulla valorizzazione dei cloni autoctoni di Martin
Sec e sull’individuazione di uno o più portinnesti nanizzanti per migliorare la produttivit{ e facilitare
le operazioni colturali.
OBIETTIVI
Verificare l’affinit{ di innesto di 4 cloni di Martin Sec su 2 portinnesti: OHF 333 e Pyrus Dwarf
Settore di Frutticoltura
40
ATTIVITÀ PREVISTE
Allevamento libero, limitando gli interventi cesori per valutare l’influenza dei portinnesti
sull’accrescimento vegetativo e sulla regolarit{ di produzione.
DURATA
Nuovo impianto primavera 2009 a Moncenis
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
Allevamento libero, limitando gli interventi cesori per valutare l’influenza dei portinnesti
sull’accrescimento vegetativo e sulla regolarit{ di produzione. Osservazione del comportamento
vegetativo delle piante.
RISULTATI
Alcune piante presentano un accrescimento vegetativo stentato, mostrando probabilmente
problemi di affinità. Nel peggiore dei casi si è arrivati al disseccamento totale della pianta.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.
Adattabilità di diversi portinnesti di ciliegio
SIGLA
FRUTTI0809
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
La diffusione del ciliegio selvatico sul territorio valdostano è un chiaro segnale dell’adattabilit{ di
questa specie alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Risulta quindi interessante
testare le varietà commerciali innestate su portinnesti di recente introduzione che riducono in modo
considerevole il volume delle piante, facilitando l’esecuzione delle diverse operazioni colturali.
Inoltre la coltura del ciliegio può rivelarsi molto interessante per le aziende a conduzione famigliare,
a produzione mista o in agriturismi.
OBIETTIVI
- Verificare l’influenza del portainnesto Prunus mahaleb, in assenza di irrigazione, sullo sviluppo
vegetativo e sulla produttività di 5 varietà diverse
- Valutare il comportamento della varietà Lapins innestata su 8 portainnesti di diversa vigoria, in
coltura irrigata
Settore di Frutticoltura
41
- Confrontare il comportamento della varietà Lapins innestata sul portainnesto Prunus mahaleb, in
funzione della presenza o assenza di irrigazione
ATTIVITÀ PREVISTE
- Accrescimento vegetativo (misurazione diametro dei tronchi)
- Peso della produzione
- Peso medio dei frutti
DURATA
Impianto primavera 2005, in corso.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COLLABORAZIONI
Gruppo MAFCOT, consulenze tecnici dello IASMA del Trentino
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)
- Peso della produzione
RISULTATI
La prova non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni.
Il portinnesto Prunus Mahaleb, per il momento, ha un buon comportamento in situazione non
irrigua. Perdita di parte della produzione dovuta all’infestazione della mosca del ciliegio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Valutazione del sistema bibaum sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività
SIGLA
FRUTTI1009
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
L’introduzione del sistema bibaum nelle nuove forme di allevamento può rivelarsi un’alternativa
molto interessante ai sistemi d’impianto attuali. Questo di sistema prevede l’allevamento di due assi
per pianta innestati e preformati in vivaio. I minori costi d’impianto e la migliore esposizione al sole
dei frutti sono i punti di forza di questo innovativo impianto.
Settore di Frutticoltura
42
OBIETTIVI
- Verificare l’influenza del sistema biasse sul comportamento vegetativo, sulla produttivit{ e sulla
qualità del prodotto finale della cultivar
- Verificare l’influenza della pendenza sullo sviluppo dell’asse situato a monte rispetto all’asse
situato a valle
- Applicazione della potatura meccanica su 1 filare/varietà
ATTIVITÀ PREVISTE
5 cultivar testate (Golden, Gala, Fuji, Renetta Canada e Renetta Grigia), 2 file per varietà.
Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura, potatura verde, piegatura), controllo dello
sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della produzione.
Potatura meccanica su 1 filare/varietà.
DURATA
Inizio primavera 2009 a Moncenis.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COLLABORAZIONI
Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Analisi produttive
- Misurazione dello sviluppo vegetativo
- Osservazione del comportamento delle piante
RISULTATI
Le diverse variet{, per il momento, si adattano bene con l’adozione della forma bibaum, con buoni
risultati produttivi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Buona risposta vegetativa e, soprattutto, ritorno a fiore nelle tesi trattate con la potatura meccanica.
I dati produttivi a disposizione, comunque, non permettono di trarre delle conclusioni.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Confronto fra lo Spindel Trentino e la Conduite Centrifuge sulla varietà Fuji Kiku 8
SIGLA
FRUTTI1109
PRIORITÀ
Alta
Settore di Frutticoltura
43
ORIGINE DEL PROGETTO
Tra le cultivar di recente introduzione la Fuji Kiku 8 è la varietà che ha suscitato un notevole interesse
a livello mondiale soprattutto per le ottime qualità gustative dei frutti molto zuccherati, croccanti e
succosi con una buona conservazione e un ottimo shelf-life. Purtroppo la gestione agronomica
risulta molto difficile a causa del suo forte vigore e soprattutto per la forte alternanza di produzione.
OBIETTIVI
- Verificare la differente influenza delle due forme di allevamento sulla regolarità di produzione e
sul comportamento vegetativo della cultivar Fuji Kiku 8
- Confronto di diversi sesti d’impianto
ATTIVITÀ PREVISTE
La parcella è suddivisa in tre parti per ognuna delle quali sono stati adottati tre diversi sesti
d’impianto (4x1,10, 4x1,30, 4x1,50). Ogni parte è composta da 70 piante, 35 allevate a Spindel e 35
allevate con la Conduite Centrifuge, suddivise in blocchi randomizzati di 5 piante / tesi.
Ad ogni tesi sono applicate le diverse tecniche di allevamento (potatura, potatura verde, piegatura),
controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della produzione.
calibratura dei frutti per ogni pianta e valutazione dei diversi aspetti qualitativi dei frutti.
DURATA
Iniziata ad aprile 2006 a Moncenis, tuttora in corso.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz
COLLABORAZIONI
Gruppo MAFCOT, consulenze tecnici dello IASMA del Trentino
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Applicazione delle diverse tecniche di allevamento (potatura secca, potatura verde, piegatura)
- Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)
- Peso della produzione
- Suddivisione della produzione per classi di pezzatura attraverso la calibratura dei frutti
RISULTATI
La prova, con le piante alla settima foglia, ha mostrato per il momento una leggera superiorità della
produzione nelle tesi con un sesto d’impianto di 1,30 m sul filare, soprattutto con la forma Solaxe.
Per il momento la produzione è regolare in tutte le tesi, senza fenomeni di alternanza di produzione.
La qualità della produzione è risultata ottima in tutte le tesi, con una buona colorazione dei frutti che
ha permesso lo stacco unico.
Settore di Frutticoltura
44
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Confronto di diversi principi attivi e diverse strategie per il controllo delle infestanti lungo il
filare
SIGLA
FRUTTI1209
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Da diversi anni la strategia per il controllo delle infestanti del melo lungo il filare si basava principalmente
sull’utilizzo di 2 molecole, il Glifosate e il Glufosinate, la prima applicata durante il periodo estivo e l’altra
applicata in autunno e su giovani impianti. In questi ultimi anni sono state scoperte delle nuove molecole,
alcune delle quali testate e registrate su altre colture, che possono sostituire o essere combinate con
quelle finora utilizzate per abbassare i rischi di resistenza e per ridurre il numero di applicazioni.
OBIETTIVI
- Verificare l’efficacia dei diversi principi attivi testati
- Verificare la strategia migliore per il contenimento delle infestanti
ATTIVITÀ PREVISTE
- Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse
- Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati sulla flora infestante
- Determinazione della % di copertura
- Determinazione delle specie infestanti
DURATA
Iniziata in autunno 2009 a Moncenis.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz, supporto di M. Bassignana per la determinazione delle specie vegetali
COLLABORAZIONI
Prova parallela con i tecnici del CreSO
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse
- Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati sulla flora infestante
- Determinazione della % di copertura
- Determinazione delle specie infestanti
Settore di Frutticoltura
45
RISULTATI
L’applicazione primaverile del Flazasulfuron miscelato con Glifosate è risultata la migliore,
soprattutto per quanto riguarda la persistenza dell’effetto diserbante.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Valutazione della qualità intrinseca di differenti varietà di mele provenienti da diverse zone
della Valle d’Aosta e sua evoluzione a fine conservazione
SIGLA
FRUTTI1409
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
In seguito alla necessità di una migliore caratterizzazione delle mele valdostane (Golden e Renetta in
particolare) è stata impostata tale prova che, oltre alle classiche analisi qualitative, comprende la
determinazione del contenuto in polifenoli totali e acido ascorbico, sostanze antiossidanti di
interesse sempre più crescente.
OBIETTIVI
Determinazione del tenore in polifenoli totali mediante tecniche spettrofotometriche, dell’acido
ascorbico mediante analisi HPLC e determinazione di differenti parametri qualitativi delle mele a
maturità di raccolta e nelle diverse fasi di conservazione considerate.
Tali analisi sono state effettuate su campioni di mele di differenti varietà, provenienti da varie zone
della Valle d’Aosta e a differenti fasi (alla raccolta e a fine conservazione).
ATTIVITÀ PREVISTE
Vengono analizzate le classiche varietà coltivate in Valle d’Aosta (Renetta, Golden, Gala, Jonagold,
Red Delicious) e quelle promettenti (Fuji, Pinova, Falstaff, Mairac, Topaz, Goldrush). Per fornire
valori il più possibile rappresentativi, i vari campioni di mele (25 mele/campione) sono stati prelevati
in frutteti situati in diverse zone della Valle d’Aosta. Le varie cultivar, una volta stabilito il giusto
grado di maturazione per un’ottima predisposizione alla conservazione in atmosfera controllata,
vengono sottoposte a differenti analisi qualitative, prima della messa in atmosfera controllata e a
fine conservazione (per la Renetta anche alla fine della pre-maturazione), allo scopo di determinare
la qualit{ intrinseca di ogni variet{ e l’evoluzione dei parametri qualitativi alla fine del periodo di
conservazione, di durata variabile in funzione della cultivar.
Attività previste:
- analisi dei polifenoli totali sugli estratti delle diverse varietà di mele ottenuti in fase di raccolta,
pre-conservazione (solo per Renetta) e post-conservazione delle annate 2008-2009-2010-2011;
- analisi dell’acido ascorbico post-conservazione 2011.
Settore di Frutticoltura
46
DURATA
La prova, iniziata nel 2007 con la ricerca e la messa a punto dei metodi analitici per la
determinazione del tenore in polifenoli totali e dell’acido ascorbico, prevede la conclusione nel 2013
con l’elaborazione di tutti i dati.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, personale del laboratorio chimico
COLLABORAZIONI
Consulenza dell’IASMA per i metodi analitici riguardanti la determinazione del tenore in polifenoli
totali e dell’acido ascorbico.
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie di laboratorio
- Manutenzione dell’impianto di refrigerazione e dell’atmosfera controllata
ATTIVITÀ SVOLTE
Analisi dei polifenoli totali sugli estratti delle diverse varietà di mele ottenuti in fase di raccolta, pre-
conservazione (solo per Renetta) e post-conservazione delle annate 2008-2009-2010-2011. Analisi
dell’acido ascorbico post-conservazione 2011.
RISULTATI
È iniziata l’elaborazione dei risultati, secondo la quale sembra emergere la Renetta quale varietà di
mela più ricca in polifenoli totali.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazione di articoli su riviste del settore. Utilizzo come dati aggiuntivi per la valorizzazione del
prodotto valdostano.
Relazioni tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta
SIGLA
FRUTTI1510
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Da quando l’agricoltura fece la sua comparsa, l’uomo fu subito impegnato a difendere le colture da
vari agenti naturali, biotici e abiotici; tra questi gli uccelli rivestono un ruolo importante, non solo
negativo - si pensi alle specie insettivore o a quelle che lo diventano durante la nidificazione per
nutrire la prole e al loro ruolo di controllo delle popolazioni di fitofagi - ma malgrado ciò sono pochi i
filoni di ricerca che hanno studiato le relazioni tra avifauna e agricoltura in modo approfondito e su
basi scientifiche in Valle d’Aosta, dove sono altrettanto rari gli studi che indagano l’impatto che le
sostanze chimiche usate in agricoltura hanno sugli uccelli.
Settore di Frutticoltura
47
In questa regione sono inoltre insufficienti le informazioni necessarie a una conservazione efficace
delle specie protette e inserite, direttamente o indirettamente, nelle convenzioni internazionali
(Parigi 1950, Ramsar 1971, Parigi 1972, Bonn 1979, Berna 1979, Salisburgo 1991, Rio de Janeiro
1992), nelle direttive comunitarie (79/409, 92/43) e nelle leggi italiane (91/394, 92/157), molte delle
quali note in quanto attualmente minacciate (per esempio l’ortolano, il torcicollo, le avèrle ecc.), la
cui sopravvivenza è legata in modo indissolubile all’agricoltura.
Nelle considerazioni espresse, trova giustificazione la proposta di una ricerca mirata a studiare
approfonditamente, con ottica conservazionistica, naturalistica ed economica, le relazioni – positive
e negative – esistenti tra l’avifauna e le colture più estese in Valle d’Aosta, ossia la melicoltura e la
viticoltura.
OBIETTIVI
- Studiare gli uccelli di alcuni ambienti agrari valdostani di particolare interesse economico, nonché
approfondire le stesse conoscenze in biotopi meno antropizzati, per individuare le specie –
insettivore e/o baccivore o onnivore – che frequentano con più assiduità i diversi ecosistemi e
ottenere una stima qualitativa, quantitativa ed economica del loro impatto, anche positivo, sulle
colture
- Calcolare sui dati ottenuti alcuni indici di biodiversità e confrontare i risultati con quelli di altri
ambienti già indagati con le stesse metodologie, al fine di ottenere una mappa della biodiversità
avifaunistica attuale
- Confrontare i danni subiti dalle coltivazioni difese coi metodi attuali (reti di copertura, manichini
spaventapasseri, dissuasori ottici, cannoni a carburo) e quelli delle colture non difese, quindi
proporre e sperimentare eventuali metodi di difesa alternativi (richiami e ultrasuoni) qualora
quelli impiegati si dimostrassero antieconomici, inefficaci o dannosi (p. es. animali che muoiono
perché rimangono impigliati nelle reti), e valutare anche se la difesa sia da preferire all’inazione
- Studiare l’impatto delle sostanze chimiche attualmente utilizzate per la difesa dagli agenti
patogeni sugli individui delle specie di uccelli che frequentano maggiormente le colture, sia in
corrispondenza dei trattamenti (fase di possibile contaminazione acuta) che negli altri periodi
dell’anno (fase cronica), inverno compreso, proponendo in ottica conservazionistica l’abolizione
di quelle più tossiche
- Analizzare l’importanza dei frutteti e dei vigneti quali risorsa trofica per le specie migratrici e per
quelle sedentarie
- Evidenziare le tipologie colturali maggiormente efficaci per la conservazione delle specie note
come minacciate o vulnerabili (distanza tra i filari, conservazione degli alberi cavi, copertura
erbacea del suolo, articolazione degli strati verticali delle colture arboree ecc.)
- Stilare un bilancio estimativo dell’effetto economico che gli uccelli hanno sulle due colture,
confrontando i dati positivi e quelli negativi
- Riferire le catture, le ricatture e le osservazioni più interessanti ottenute
- Contribuire ad altre ricerche in corso
ATTIVITÀ PREVISTE
Elaborazione dati
Settore di Frutticoltura
48
DURATA
Il progetto prevede una durata di 3 anni
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, L. Bertignono
COLLABORAZIONI
- Dr. Ghigo Rossi
- UPO: entomologi, fisiologi e chimici
- A.R.P.A. della Valle d’Aosta
- CERMAS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
- GPSO
- Museo Regionale di Scienze Naturali di Saint-Pierre
- Ufficio fauna RAVA
- COFRUITS
COSTI DEL PROGETTO
Acquisto di materiale vario (nidi, trappole, …)
ATTIVITÀ SVOLTE
Elaborazione dati
RISULTATI
I risultati indicano che gli ambienti agricoli dove si sviluppano attualmente la viticoltura e la
melicoltura valdostane sono sede di un’avifauna molto diversificata rispetto al resto d’Europa,
composta anche da specie di grande interesse conservazionistico, che in tutti gli stati industrializzati
sono minacciate dall’agricoltura intensiva.
La capacità che alcune specie insettivore hanno di limitare le popolazioni di insetti predati le rende
utili anche all’uomo e all’attivit{ agricola, in misura maggiore se inserite in un contesto dove l’uso di
sostanze chimiche di sintesi artificiale viene limitato dalle pratiche dell’agricoltura biologica o del
tutto eliminato.
Altre specie insettivore, invece, si alimentano principalmente di invertebrati potenzialmente utili
all’agricoltura, e la loro nidificazione non è auspicabile vicino alle coltivazioni.
L’importanza degli uccelli selvatici nell’ecosistema alpino non si esaurisce certo nel loro rapporto con
l’agricoltura, ma se questa viene gestita su piccoli appezzamenti in modo estensivo, come nel caso
dei meleti e dei vigneti valdostani, diventa un elemento importante che contribuisce al
mantenimento di ecosistemi preziosi per la conservazione dell’avifauna.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
- Pubblicazione della tesi di dottorato: “Relazione tra avifauna e colture pregiate in Valle d’Aosta” -
Candidato: Ghigo Rossi - Dottorato in Scienze Ambientali, Acque interne e Agro-ecosistemi -
XXV ciclo - Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (DISIT) - Università degli studi del
Piemonte orientale Amedeo Avogadro.
- Pubblicazione su riviste del settore.
- Giornata divulgativa.
Settore di Frutticoltura
49
Valutazione del sistema di potatura meccanica “taille Lorette” associata al dirado meccanico
con macchina operatrice Darwin
SIGLA
FRUTTI0111
PRIORITÀ
ALTA
ORIGINE DEL PROGETTO
Le voci di costo che più incidono nella gestione di un frutteto sono rappresentate dalla potatura e dal
diradamento dei frutti. Inoltre le recenti limitazioni riguardanti l’utilizzo dei diradi chimici e il prezzo
all’origine dei prodotti frutticoli in continua diminuzione, costringono il frutticoltore a limitare il
tempo richiesto per effettuare tali operazioni. Per questi motivi la rivalutazione della potatura
meccanica associata al dirado meccanico può rappresentare una valida alternativa.
OBIETTIVI
- Confronto tra il sistema “meccanico” e la “Conduite centrifuge” in coltura biologica
- Valutazione del sistema “meccanico” applicato al Bibaum
- Valutazione del sistema “meccanico” nella conversione da potatura tradizionale a potatura
meccanica
- Valutazione della produttività, della qualità e della conservabilità dei frutti
ATTIVITÀ PREVISTE
- Applicazione della potatura meccanica (conversione da potatura tradizionale a potatura
meccanica)
- Applicazione della potatura meccanica su piante in fase di allevamento (Bibaum e forma assiale
semplice)
- Osservazioni visive sul comportamento vegetativo delle piante
- Analisi produttive
DURATA
Inizio primavera 2011 a Moncenis e 2012 a Montfleury.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques
COLLABORAZIONI
Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Conversione da potatura tradizionale a potatura meccanica (Moncenis + Ottin)
- Potatura meccanica su biasse e forma assiale semplice (Moncenis + Montfleury)
Settore di Frutticoltura
50
- Controllo dello sviluppo vegetativo
- Analisi produttive
RISULTATI
Per il momento, l’applicazione della potatura meccanica attraverso la cimatrice permette il ritorno a
fiore e, allo stesso tempo, una buona risposta vegetativa delle piante. Nel 2012 non è stato
effettuato il passaggio con la macchina operatrice Darwin (diradamento meccanico) per la presenza
limitata di fiori a causa della conversione della forma o della limitata produttività delle piante in fase
di allevamento.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Controllo delle infestanti mediante l’utilizzo del pirodiserbo
SIGLA
FRUTTI0211
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
L’applicazione del pirodiserbo come mezzo fisico per il controllo delle infestanti costituisce una
valida alternativa all’utilizzo dei diserbanti chimici. L’assenza di residui nocivi e un impatto
ambientale del tutto trascurabile si inseriscono perfettamente in un contesto di frutticoltura
ecosostenibile.
OBIETTIVI
- Verificare l’efficacia e la durata del trattamento
- Valutare gli effetti secondari sul controllo di carpocapsa, afide lanigero, ticchiolatura e polloni
ATTIVITÀ PREVISTE
Applicazione del pirodiserbo in coltura biologica e tradizionale
DURATA
Inizio primavera 2011 a Montfleury e Moncenis.
RISORSE UMANE COINVOLTE
I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques
COLLABORAZIONI
Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
Settore di Frutticoltura
51
ATTIVITÀ SVOLTE
- Applicazione del pirodiserbo (3 applicazioni: 14/06, 16/08, 08/11)
- Osservazione della persistenza del trattamento
RISULTATI
Per il momento, il pirodiserbo sembra essere un’alternativa interessante al diserbo chimico in
quanto la persistenza dell’efficacia è simile a quella di un tradizionale diserbo chimico, con il
vantaggio della possibilità della sua applicazione in conduzione biologica. L’effetto secondario di
spollonatura, inoltre, è risultato interessante.
Sono ancora da analizzare meglio i dati relativi ai tempi necessari per il trattamento, nonché i costi
del trattamento stesso.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Saggio di alcune tecniche di trasformazione per la produzione di sidro di mela in Valle d’Aosta
SIGLA
FRUTTI610
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
In una situazione generale di evoluzione del mondo agricolo e di frammentazione e scarsa
redditivit{, è evidente l’importanza di approfondire nuovi modelli di imprenditorialit{ nei quali
giocano un ruolo decisivo anche forme di commercializzazione alternativa dei prodotti.
La trasformazione delle mele in sidro permette la diversificazione dell’offerta di uno dei prodotti
tipici della nostra regione, permettendo, allo stesso tempo, di valorizzare anche quella minima parte
di prodotto di qualità inferiore destinandola alla trasformazione.
OBIETTIVI
Esplorazione e confronto di tre tecniche di vinificazione (in bianco secco, frizzante con
carbonicazione naturale di fine fermentazione e con rifermentazione) di Golden Delicious, Renetta
Canada, “Raèntze” (variet{ autoctona), Mairac, Jonagold, William’s, cotogno, con 2 diverse fasi di
maturazione del prodotto di partenza.
ATTIVITÀ PREVISTE
- Test di maturazione e analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza
- Tagli: 60% Golden, 30% Renetta, 10% William’s
60% Renetta, 30% Golden, 10% William’s
- Trasformazione in purezza di Mairac e William’s
- Trasformazione in base a 2 tipologie di trasformazione
- Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale
- Analisi di acidi organici (sidro 2011)
Settore di Frutticoltura
52
DURATA
3 anni
RISORSE UMANE COINVOLTE
P. Lale-Démoz, I. Barrel, D. Stévénin, laboratorio chimico
COLLABORAZIONI
Contatti con i tecnici della scuola di Malva
COSTI DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature varie
ATTIVITÀ SVOLTE
- Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza
- Tagli: 60% Golden, 30% Renetta, 10% William’s
60% Renetta, 30% Golden, 10% William’s
- Trasformazione in purezza di Mairac e William’s
- Trasformazione in base a 2 tipologie di trasformazione
- Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale
- Analisi di acidi organici (sidro 2011)
RISULTATI
I risultati ottenuti sono simili a quelli del 2011. Da sottolineare l’importanza dell’annata, come nelle
uve, sul risultato finale del prodotto, acidità in particolare. In alcune tesi è avvenuta la fermentazione
malo-lattica che ha determinato l’abbassamento dell’acidit{ del sidro.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e
sull’Informatore Agricolo.
Valorizzazione dell’esperienza acquisita per scopi didattici. Degustazioni varie. Riprese RAI durante
la fase di spumantizzazione. Partecipazione a diverse manifestazioni per la presentazione dei
risultati parziali: Mele Vallée, Tuttomele Cavour, Festa Celtica. Giornata di presentazione dei risultati
parziali con successiva degustazione (2011).
Valutazione delle risorse genetiche di noce comune della Valle d’Aosta e impostazione di un
programma di miglioramento genetico per la produzione di olio
SIGLA
FRUBG01/2009
ORIGINE DEL PROGETTO
Juglans regia L., specie originaria dell’Asia centrale, giunse probabilmente in Europa attraverso le
antiche vie della seta che collegavano l’oriente all’occidente. Furono gli antichi Greci a portarlo in
Italia (le prime citazioni riguardanti la sua coltivazione risalgono alla fine del periodo dei Re di Roma
Settore di Frutticoltura
53
e quindi datano VII secolo a.C.), mentre i Romani furono artefici della sua ulteriore diffusione in
Germania, Francia, Spagna e Inghilterra.
Nonostante la nocicoltura vanti, in Italia, un’antica tradizione, la produzione di frutto nel nostro
Paese è in calo così come scarseggiano i programmi di miglioramento genetico del materiale
italiano; inoltre, per la realizzazione dei nuovi impianti, vengono spesso utilizzate varietà francesi e
californiane, più idonee alla raccolta meccanica. In Valle d’Aosta la situazione ricalca quella
nazionale, seppur nei secoli passati la coltivazione del noce sia stata maggiormente diffusa rispetto
ad oggi, al duplice scopo di produrre olio e legname pregiato. Nella nostra Regione la diffusione
della specie è, per lo meno a livello di singoli esemplari, significativa, anche se sono scarse le
informazioni sistematiche a tal proposito. In Valle d’Aosta, la coltivazione del noce potrebbe
assumere, al di l{ dell’importanza economica legata alla commercializzazione del frutto, del legno e
dell’olio, anche una connotazione ambientale, avendo infatti il noce un apparato radicale profondo
ed esteso, utile dunque a mitigare i fenomeni di dissesto idrogeologico quali erosione e frane. Pare
pertanto di un certo interesse realizzare un’indagine conoscitiva della diffusione di esemplari di noci
in Valle d’Aosta, attraverso uno studio congiunto di caratteri morfologici, ecofisiologici, qualitativi e
molecolari al fine di identificare e caratterizzare ecotipi di Juglans regia diffusi sul territorio
valdostano.
OBIETTIVI
Il progetto si pone l’obiettivo di:
- acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in Valle d’Aosta,
mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare riferiti alle caratteristiche del
frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari (analisi di marcatori RAPD);
- quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in esame,
stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati, evidenziando similitudini e
diversità genetiche;
- stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del noce
nell’ambito della Regione Valle d’Aosta;
- fornire indicazioni per la costituzione di un impianto artificiale, utilizzabile sia come riserva
biogenetica che, eventualmente, come arboreto da seme per l’ottenimento di materiale
propagativo caratterizzato da un’elevata attitudine alla produzione di olio;
- compatibilmente con la disponibilità di attrezzature e di specifiche competenze, sarà inoltre
possibile:
- valutare gli individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio;
- impostare prove di progenie per la valutazione genotipica delle piante.
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel corso del 2013 proseguir{ l’attivit{ di propagazione della specie. Nei mesi invernali verr{ prelevato,
dalle restanti 7 accessioni identificate come idonee alla realizzazione dell’arboreto e da quelle
accessioni per le quali l’operazione di innesto non ha dato esito positivo, il materiale vegetale con il
quale effettuare l’operazione di innesto. Parallelamente, il materiale moltiplicato nel corso del 2012
verrà messo a dimora nel frutteto sperimentale in località Champlan nel comune di Gressan (AO).
Settore di Frutticoltura
54
DURATA
2009-2011
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Bertignono, U. Petitjacques, P. Belletti
COLLABORAZIONI
DIVAPRA - Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali - Settore di
Genetica Agraria
ATTIVITÀ SVOLTA
Completata la fase di identificazione delle piante con le quali allestire un arboreto utilizzabile sia
come riserva biogenetica che, eventualmente, come arboreto da seme per l’ottenimento di
materiale propagativo, nel corso del 2012 è cominciata l’attivit{ di propagazione della specie. Poiché
il noce è refrattario alla moltiplicazione vegetativa, ivi compresa la micropropagazione in vitro, le
uniche possibilit{ pratiche di propagazione sono rappresentate dall’innesto (peraltro operazione
complessa la cui riuscita risulta sovente ridotta) e dalla propagazione attraverso il seme. A tal fine,
nei mesi invernali, è stato prelevato, da 25 delle 39 accessioni identificate come idonee alla
realizzazione dell’arboreto, il materiale vegetale con il quale effettuare l’operazione di innesto. Tale
materiale è attualmente in fase di moltiplicazione presso l’azienda “Bassi Vivai” di Cuneo (CN).
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Relazione sullo stato di avanzamento dei lavori
Studio della biodiversità nei sistemi agricoli valdostani; aspetti entomologici
SIGLA
FRUTTIBG15/2009
ORIGINE DEL PROGETTO
La biodiversità può essere definita come la complessità della vita in un determinato territorio;
ottenerne una stima oggettiva è quantomeno difficile. La più semplice e diffusa misura di
biodiversità è la quantificazione delle specie “ricchezza di specie”, criterio ampiamente utilizzato per
pianificare le misure di conservazione del territorio.
Nel corso del quadriennio 2006-2009 è stato avviato un lavoro di ricerca volto a valutare la
biodiversità animale e vegetale nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali
adiacenti. Gli studi entomologici hanno riguardato 11 aree a vigneto e frutteto della Valle d’Aosta.
All’interno di ciascuna area sono stati individuati 5 siti in cui sono state effettuate le osservazioni e le
raccolte di materiale biologico mediante trappole cromotattiche collanti e trappole a caduta attivate
con aceto. Tra i diversi gruppi di artropodi censiti, particolare interesse è stato rivolto agli insetti
fitomizi che presentano legami con determinate piante ospiti (emitteri cicadellidi), agli insetti che
hanno valenza in qualità di bioindicatori (coleotteri carabidi) e ai principali gruppi di insetti predatori
(coleotteri carabidi e coccinellidi, neurotteri crisopidi, emerobiidi e coniopterigidi, eterotteri miridi e
antocoridi, ditteri sirfidi) per il loro ruolo di limitatori naturali. Fatta eccezione per i coleotteri
carabidi e per alcuni emitteri cicadellidi, classificati a livello di genere e specie, per i restanti gruppi di
Settore di Frutticoltura
55
artropodi, al momento conteggiati e suddivisi per famiglia e sottofamiglia, resta da completare il
lavoro di determinazione specifica. Tra i fitofagi della vite, è stata rilevata la distribuzione,
l’abbondanza e la dinamica di popolazione di 5 specie di cicaline (Homoptera Auchenorryncha)
responsabili di provocare, con la loro attività trofica, danni diretti alla pianta o di essere specie
vettrici o potenzialmente vettrici di fitoplasmosi della vite: Empoasca vitis (Göthe), Zygina rhamni
Ferrari, Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari), Neoaliturus fenestratus
(Herrich-Schäffer). L’attivit{ di monitoraggio compiuta nell’arco del quadriennio, tuttavia, ha
consentito di catturare un numero elevatissimo di esemplari appartenenti ad altre specie di
cicadellidi che, al di l{ del loro valore naturalistico ai fini del mantenimento dell’equilibrio biologico,
potrebbero anche rivestire un forte interesse dal punto di vista agronomico. Pertanto, per poter
valorizzare questo importante patrimonio indigeno, diventa fondamentale conoscere le diverse
specie presenti e approfondire le loro interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate.
OBIETTIVI
Il progetto si pone l’obiettivo di catalogare la variet{ di specie di auchenorrinchi presenti in alcune
delle aree già oggetto di studio nel quadriennio 2006-2009, nonché di evidenziare eventuali
interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate, con possibili e positive ricadute in diversi
ambiti, quali il comparto agricolo e quello naturalistico.
ATTIVITÀ SVOLTA
Nel corso del 2012 è cominciato il lavoro di analisi e determinazione del materiale biologico raccolto
nei 4 siti di indagine; l’attivit{ è stata svolta presso i laboratori del DISAFA – settore Entomologia
dell’Universit{ degli Studi di Torino e presso le strutture dell’Institut Agricole Régional di Aosta. In
considerazione della quantità di materiale da analizzare e della complessità del lavoro di
determinazione specifica, allo stato attuale sono state quasi completate le operazioni di conteggio e
suddivisione per famiglia e sottofamiglia degli esemplari di auchenorrinchi catturati. Tale
suddivisione preliminare, operata sulla base dei principali caratteri morfologici sistematici, dovrà
essere confermata e completata, nel corso del 2013, attraverso il lavoro di estrazione e studio
dell’apparato genitale degli esemplari maschi.
DURATA
2011-2013
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Bertignono, E. Busato, L. Picciau, A. Alma
COLLABORAZIONI
DISAFA - Settore di Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”- di Torino
COSTI DEL PROGETTO
Nessuno
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i risultati attraverso la pubblicazione di articoli su riviste specializzate e
organizzando incontri tecnici con gli addetti ai lavori
Settore di Frutticoltura
56
Valutazione preliminare delle risorse genetiche di specie frutticole della Valle d’Aosta
SIGLA
FRUBG01/2010
ORIGINE DEL PROGETTO
La Valle d’Aosta, per le peculiari caratteristiche pedo-climatiche del proprio territorio, può a ragione
essere considerata un’area a spiccata vocazione frutticola. Gli alberi da frutto, ed in particolar modo
il melo, il pero, il noce ed il mandorlo hanno per secoli caratterizzato il paesaggio valdostano,
testimoni di una tradizione e di una cultura rurale millenaria.
Tale ricchezza biologica locale, tuttavia, è stata a poco a poco erosa dallo sviluppo della frutticoltura
industriale e dalla progressiva antropizzazione del territorio; molte aree agricole ricche di
germoplasma sono state abbandonate e la coltivazione si è concentrata in poche zone, dove sono
state introdotte le varietà più produttive, utilizzando solo una minima parte della variabilità
genetica, quella ritenuta al momento più interessante.
In Valle d’Aosta, come nelle altre regioni italiane, ancor oggi si assiste alla progressiva scomparsa dei
vecchi impianti e delle varietà frutticole anticamente coltivate. Tali varietà potrebbero, invece, avere
un forte interesse nell’ambito di produzioni locali di nicchia, nell’ottica del recupero e della
salvaguardia della variabilità genetica, del mantenimento degli ecosistemi, della resistenza o
tolleranza ad agenti di danno e di malattia, di una maggiore conservabilità dei frutti, della ricchezza
di aromi e sapori ormai introvabili nella filiera commerciale attuale (è risaputo infatti che molte delle
vecchie varietà autoctone sono particolarmente adatte alla produzione di dolci, di sidro, di succhi, di
marmellate etc.).
In tal senso, si rende necessario avviare un programma di reperimento, coltivazione,
caratterizzazione, selezione e valorizzazione di germoplasma autoctono di specie frutticole a rischio
di estinzione.
OBIETTIVI
Il progetto si pone l’obiettivo di:
- individuare e catalogare esemplari di specie frutticole (con particolare riferimento a melo e pero)
autoctone a rischio di estinzione;
- acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di melo e pero in Valle d’Aosta;
- analisi molecolare per identificare geneticamente i biotipi in esame;
- recupero e salvaguardia del materiale individuato attraverso la realizzazione di un campo di
coltivazione e selezione;
- valutare un certo numero di soggetti dal punto di vista fenotipico e per gli aspetti legati alla
produzione e alla sensibilità alle diverse patologie.
ATTIVITÀ PREVISTE
Nel corso del 2013 proseguir{ sia l’attivit{ di individuazione e catalogazione di specie frutticole
autoctone a rischio di estinzione che l’attivit{ di prelievo di materiale vegetale da sottoporre ad
analisi molecolare presso i laboratori del DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e
Alimentari) di Torino.
Settore di Frutticoltura
57
ATTIVITÀ SVOLTA
Nel corso del 2012 è proseguita l’attivit{ di individuazione e catalogazione di specie frutticole
autoctone (meli e peri) a rischio di estinzione. Parallelamente, è stata avviata l’attivit{ di studio e di
valutazione di una parte (178 accessioni) delle risorse genetiche reperite nel corso del 2011/12. Il
materiale vegetale da sottoporre ad analisi molecolare è stato inviato presso i laboratori del DISAFA
di Torino, Dipartimento di Genetica Agraria, al fine di identificare geneticamente i biotipi in esame.
DURATA
2011-2014
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Bertignono, U. Petitjacques, P. Belletti
COLLABORAZIONI
DIVAPRA – Settore di Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano” di Torino.
COSTI DEL PROGETTO
€ 10.000,00 IVA inclusa
Settore di Viticoltura ed Enologia
58
Settore di Viticoltura ed Enologia
Selezione sanitaria di Arvine
SIGLA
VITZE0210
ORIGINE DEL PROGETTO
Il progetto rientra nell’attivit{ di recupero e valorizzazione di vitigni minori. La necessità di una
selezione sanitaria di Arvine è sorta a causa della progressiva espansione di patologie virali (ArMV)
nel vigneto storico di Cossan.
OBIETTIVI
Il progetto si propone la selezione sanitaria del vigneto IAR, il più vecchio impianto di Arvine
realizzato in Valle d’Aosta (nei primi anni ‘70) con materiale standard proveniente dal Vallese.
L’obiettivo primario è la costituzione di un ristretto pool genetico costituito da materiale sano, che
rappresenti la diversità genetica presente nel vigneto originario e nel contempo consenta di valutare
le eventuali possibilità di selezione agronomica.
ATTIVITÀ PREVISTE
La durata originaria del progetto era stata stimata in 3-4 anni, prevedendo, una volta effettuata la
selezione nel vigneto ed i necessari controlli sanitari, la moltiplicazione di barbatelle presso vivaisti
specializzati. L’adozione della tecnica del sovrinnesto, pienamente riuscita, ha permesso di ridurre i
tempi, realizzando la piccola collezione di materiale selezionato già nel 2011. Tuttavia, poiché si sono
osservate su praticamente tutte le piante del vigneto originario sintomatologie inusuali e di origine
ignota, nel corso del 2012 sono stati effettuati ulteriori controlli virologici. Vale comunque la pena
notare che questi sintomi sono stati ripetutamente osservati anche in Vallese, dove non sono
considerati in alcun modo preoccupanti (nonostante, appunto, non se ne sia appurata con certezza
l’origine).
ATTIVITÀ SVOLTE
Nel corso del 2010 è stata realizzata una mappatura del vigneto interessato (circa 2300 piante) ed
una selezione di circa 200 piante rispondenti ai criteri adottati. A seguito dei test ELISA effettuati nel
corso dell’inverno 2011, 48 accessioni sono state selezionate e sovrinnestate nel vigneto “Hospice”.
Le operazioni di sovrinnesto sono riuscite perfettamente, con percentuali di attecchimento vicine al
100%; purtroppo però nel corso dell’inverno 2011-2012 le parcelle sono state soggette a gelate
intense che hanno portato alla morte di oltre 50% dei ceppi (che dovranno essere nuovamente
sovrinnestati, creando quindi parcelle disetanee difficili da valutare negli anni a venire). A seguito
delle inusuali sintomatologie osservate nel vigneto originario, tutte le accessioni selezionate sono
state sottoposte ad un ulteriore controllo mediante PCR, che ha messo in evidenza due casi di
accartocciamento (Leaf roll).
DURATA
2010-2012
Settore di Viticoltura ed Enologia
59
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: Zecca
- Realizzazione: O. Zecca, M. Reinotti (2010), F. Gorraz. I test ELISA sono realizzati
dall’Assessorato all’Agricoltura RAVA (Laboratorio fitosanitario), i test PCR verranno effettuati
dall’Istituto di Virologia Vegetale di Torino.
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Operazioni di sovrainnesto e di moltiplicazione in vivaio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Costituzione di vigneti di premoltiplicazione di materiale standard migliorato.
Selezione massale di Bonda
SIGLA
VITZE0409
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il progetto rientra nell’attivit{ pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni
valdostani.
OBIETTIVI
Recupero, risanamento, selezione, caratterizzazione e valorizzazione della Bonda. Dopo un’attivit{
pluriennale di selezione ed osservazioni in situ, nel 2008 è stata messa a dimora, presso il vigneto
“Hospice”, una collezione di 29 biotipi della cultivar Bonda risultati idonei ai test ELISA. Entrando in
produzione con l’annata agraria 2010/11, hanno avuto inizio i rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed
enologici secondo il protocollo standard adottato presso l’Institut per progetti di comparazione
clonale.
ATTIVITÀ PREVISTE
È prevista l’attivit{ consueta di gestione del campo, rilievi, micro vinificazioni, analisi chimico-fisiche
mosti e vini e sensoriali.
DURATA
2011-2014
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato
svolto autonomamente da P. Lale-Démoz
- Realizzazione: P. Lale-Démoz
- Panel sensoriale misto interno/esterno
ATTIVITÀ SVOLTA
Gestione del vigneto. Nel 2012 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie,
cinetiche di maturazione, micro vinificazioni, analisi chimico-fisiche dei vini ottenuti.
Settore di Viticoltura ed Enologia
60
COLLABORAZIONI
Laboratorio chimico IAR: Acidi organici dei mosti, Polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle
microvinificazioni.
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
In occasione della 12ma Esposizione dei Vini a Doc della Valle d’Aosta (19-21 agosto 2011) è stata
presentato al pubblico il progetto che ha potuto assaggiare in anteprima alcune micro-vinificazioni.
In agosto 2011 il Tg scientifico “Leonardo”, in onda sul territorio nazionale, ha dedicato ampio spazio
al lavoro intrapreso.
Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la
moltiplicazione.
Costituzione di una collezione ampelografica del germoplasma viticolo valdostano
SIGLA
VITZE0109
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Ai fini della conservazione del patrimonio genetico valdostano, si è ritenuto di fondamentale
importanza l’ampliamento della collezione ampelografica attuale (molto ridotta) con l’introduzione
(i) di biotipi di vitigni autoctoni di scarso valore viticolo ed enologico (ii) di biotipi, anche non
necessariamente interessanti da un punto di vista enologico e viticolo, di vitigni autoctoni di pregio,
compresi quelli per cui si sono già effettuati lavori di selezione.
OBIETTIVI
In entrambi i casi l’obiettivo primario non è la selezione di materiali superiori, ma la conservazione
della diversità genetica ancora presente nel germoplasma valdostano.
ATTIVITÀ PREVISTE
Ricerca, selezione, moltiplicazione ed impianto dei biotipi. Attività di monitoraggio rivolta
all’eventuale presenza di fitoplasmosi (in particolare FD) sotto la supervisione del Prof. Alma
(Università degli Studi di Torino).
ATTIVITÀ SVOLTE
Nel 2008 l’intensa attivit{ di ricerca si è concentrata soprattutto nella bassa valle e nell’area
Chambave - Saint-Vincent; nel 2009 l’attivit{ di ricerca è proseguita interessando in particolar modo
(ma non esclusivamente) la parte centrale della Valle, tra Saint-Vincent e Avise; nel 2010 le
prospezioni hanno interessato entrambi i versanti della Valle tra Aosta e Saint-Pierre; nel 2011 è
stata esplorata l’area dell’Enfer d’Arvier e sono stati visitati alcuni vigneti nell’area Sarre -
Aymavilles, gi{ notati l’anno precedente.
Settore di Viticoltura ed Enologia
61
A causa dell’indisponibilit{ degli innestatori, nel 2012 il sovrinnesto delle accessioni selezionate nella
precedente campagna di prospezioni è stato rinviato al 2013. Le prospezioni, nelle aree di Arvier e
Saint-Christophe, sono state orientate soprattutto al reperimento di ceppi sani di Barbera e di altri
vitigni tradizionali di origine piemontese. Verso fine stagione, su segnalazione del Dott. Rudi Sandi,
in un vecchio vigneto nel Comune di Fénis sono stati individuati una settantina di ceppi appartenenti
con ogni probabilit{ al vitigno Vuillermin (naturalmente l’identit{ varietale sar{ testata mediante
SSR). L’evento si considera di particolare rilievo dal momento che fino ad oggi il numero di piante
madri conosciute di Vuillermin era limitato a pochissimi individui, peraltro probabilmente originati
da una stessa pianta. Considerata l’eccezionalit{ del caso e l’apparente variabilità fenotipica
riscontrata, sono state selezionate una quindicina di potenziali piante madri, di cui 9, risultate sane
alla PCR, sono attualmente in fase di moltiplicazione.
Le accessioni effettivamente presenti in collezione, includendo il materiale proveniente da
precedenti progetti di selezione varietale, sono, ad oggi circa 400.
Al fine di verificare le eventuali sinonimie/omonimie, riunendo informazioni rilevate da svariati
database pubblici e singole pubblicazioni scientifiche, è stato creato un database di marcatori
molecolari comprendente oltre 900 accessioni. In collaborazione con la Fondazione Mach e il
CNR/IVV, sono stati caratterizzati i profili (10 marcatori) di trenta variet{. L’attivit{ di controllo
sanitario, moltiplicazione ed impianto nel vigneto procede in parallelo con quella di selezione delle
piante madri nei vecchi vigneti della regione.
Oltre al considerevole ampliamento del numero di accessioni, nel corso dell’attivit{ di ricerca è stata
rilevata la presenza di due nuove varietà: la Puppa de feya, già descritta in documenti storici del 19°
secolo, ed il Gouais, vitigno fondamentale per la filogenesi di molte importanti varietà europee, di
cui non si aveva traccia in Valle d’Aosta.
DURATA
Certamente sar{ necessario proseguire l’attivit{ di ricerca e di moltiplicazione ed impianto dei
materiali nei prossimi anni. La collezione sarà ampliata sino a quando si troveranno accessioni
interessanti; quanto raccolto potrà fornire numerosi spunti per successive ricerche di carattere
ampelografico e filogenetico.
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: O. Zecca
- Realizzazione: M. Reinotti (nel triennio settembre 2007-settembre 2010), P. Lale-Démoz, F.
Gorraz (dal 2011), L. Bertignono e I. Brunet (nel 2009)
COLLABORAZIONI
Riferimenti esterni sono:
- CNR Torino (A. Schneider) e IASMA (S. Grando, per i marcatori molecolari)
- Laboratorio regionale (Dott. F. Guglielmo), Prof. Mannini (controlli sanitari 2012)
- Università degli Studi di Torino (Prof. A. Alma)
Naturalmente sono fondamentali i contributi di innumerevoli operatori valdostani, tra cui si
segnalano, in particolare Rudi Sandi e Stefania Dozio.
Settore di Viticoltura ed Enologia
62
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Moltiplicazione per innesti e/o sovrinnesto di gemme. Controlli sanitari (dal 2012). Collaborazioni
con UNITO e CNR (entrambe, limitatamente al primo biennio).
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Le finalità e modalità del progetto, nonché i primi risultati raggiunti, sono stati divulgati sulla stampa
non specializzata regionale ed internazionale (il Wall Street Journal ha dedicato al progetto una
doppia pagina nell’inserto domenicale).
È stata realizzata una breve trasmissione televisiva (a cura di Avipresse) andata in onda su scala
regionale.
I primi risultati del progetto sono oggetto di una relazione presentata al IIIème Congrès International
sur la viticulture de montagne et en forte pente. Un breve articolo divulgativo è stato pubblicato sulla
rivista L’Informatore Agricolo.
Grazie a questo progetto l’Institut dispone ormai di un notevole patrimonio in termini di diversità
genetica originale rispetto ad altre banche del germoplasma. Nel futuro questa diversità sarà
caratterizzata e valorizzata in progetti specifici.
Comparazione clonale di Cornalin
SIGLA
VITZE0209
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il progetto rientra nell’attivit{ pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni
valdostani.
OBIETTIVI
Comparazione di 12 presunti cloni in località Hospice
ATTIVITÀ PREVISTE
Giunti all’ultimo anno di osservazione si prevede il completamento della raccolta dati e
l’elaborazione statistica.
DURATA
2010-2013 (In accordo con il responsabile, si è ritenuto opportuno ancora estendere i rilievi ancora
per l’anno 2013/14)
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato
svolto autonomamente da P. Lale-Démoz
- Realizzazione: P. Lale-Démoz
- Panel sensoriale misto interno/esterno
Settore di Viticoltura ed Enologia
63
COLLABORAZIONI
Laboratorio chimico IAR: Acidi organici dei mosti, Polifenoli/antociani totali e tonalità/intensità delle
microvinificazioni.
ATTIVITÀ SVOLTA
Gestione del vigneto. Nel 2012 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie,
cinetiche di maturazione, micro vinificazioni. Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e
sensoriali dell’annata 2011.
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la
moltiplicazione.
Comparazione clonale di Gamay
SIGLA
VITZE0110
PRIORITÀ
Media
ORIGINE DEL PROGETTO
È sorta la necessità di approfondire la conoscenza del clone di Gamay IAR 4 (selezionato presso
l’Institut), anche in funzione di caratterizzarne meglio le peculiarit{ su materiale informativo e
commerciale.
OBIETTIVI
Caratterizzazione più approfondita delle peculiarità del clone IAR 4 rispetto ad altri cloni di Gamay
presenti sul mercato. Valutazione delle potenzialità di questo clone in ambiente di montagna.
ATTIVITÀ PREVISTE
Rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato presso
l’Institut per progetti di comparazione clonale.
ATTIVITÀ SVOLTE
Le attività in vigneto sono iniziate nel corso della stagione 2010. Nel 2011, dal momento che i
risultati ottenuti nella stagione precedente hanno messo in evidenza la presenza di aree
disomogenee, è stata ridisegnata la collocazione delle parcelle ed è stato incrementato il numero
delle ripetizioni (da due a tre). Tutte le attività previste dal protocollo sono state effettuate nel
biennio 2011-2012.
DURATA
Dal momento che le performance del clone IAR 4 nel primo biennio di sperimentazione (2011-2012)
sembrano indicare una possibilit{ di valorizzazione non solo nell’area di studio ma anche in analoghe
Settore di Viticoltura ed Enologia
64
condizioni di coltivazione in ambiente alpino, si è deciso di estendere la sperimentazione alla
stagione 2013.
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: O. Zecca
- Realizzazione (vigneto): P. Lale-Démoz (2010), F. Gorraz, O. Zecca
- Realizzazione (microvinificazioni): P. Lale-Démoz (2010), D. Domeneghetti e L. Cuneaz
- Analisi chimiche: P. Lale-Démoz (2010), D. Domeneghetti, Laboratorio chimico IAR (Maturazione
tecnologica. Analisi chimica di mosti e vini. Polifenoli/antociani totali su bucce e vinaccioli alla
raccolta. Tonalità/intensità dei vini)
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Costi di laboratorio
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Le attivit{ di sperimentazione relative all’anno 2011 sono oggetto di una tesi di laurea quinquennale
(Università degli Studi di Milano).I risultati del biennio 2011-2012 sono presentati al 18th
International Symposium GiESCO 2013 (Group of International Experts of vitivinicultural Systems for
Cooperation).
Il clone di Gamay IAR 4 ha mostrato qualità che lo rendono particolarmente adatto alla coltivazione
in ambiente alpino, in particolare: bassa fertilità, resa relativamente contenuta, alto contenuto
zuccherino, acidità dei mosti e dei vini più equilibrata. Se queste qualità saranno confermate anche
nel terzo anno di sperimentazione si potranno intraprendere iniziative di promozione di questo
materiale sia in Valle che in altri contesti viti-vinicoli simili.
Basi biochimiche e fisiologiche della scottatura dei grappoli di Petit rouge
SIGLA
VITZE0111
PRIORITÀ
Media
ORIGINE DEL PROGETTO
Questo nuovo progetto nasce come sviluppo del progetto VITZE0609.
OBIETTIVI
Approfondire le basi biochimiche e fisiologiche della scottatura del grappolo (i risultati preliminari
ottenuti nel precedente progetto sono stati giudicati incoraggianti).
ATTIVITÀ PREVISTE
Ricerca di composti reattivi all’ossigeno e dei principali elementi antiossidanti implicati negli stress
ossidativi.
ATTIVITÀ SVOLTE
Nel 2010, presso l’Universit{ di Milano è proseguita l’attivit{ analitica sui campioni sperimentali raccolti
nella stagione precedente. Nel 2011, sono stati effettuati ulteriori campionamenti in vigneto nel
Settore di Viticoltura ed Enologia
65
periodo post-allegagione - invaiatura; poiché i precedenti rilievi non hanno messo in evidenza un ruolo
significativo dello stato idrico della pianta rispetto al fenomeno delle scottature, si è ritenuto
opportuno concentrare i rilievi sulle tesi non irrigate. Si è posta particolare attenzione alla
caratterizzazione delle condizioni ambientali sotto il profilo termico (mediante sonde collocate sotto
l’epidermide delle bacche) e radiativo (con particolare attenzione alle radiazioni UV). I campionamenti
effettuati nella stagione 2011 sono attualmente sottoposti alle analisi biochimiche previste dal
protocollo presso l’UNIMI – DiProVe. Nel 2012 sono stati effettuati regolari campionamenti delle uve.
Le condizioni ambientali sono state monitorate come nella stagione precedente.
DURATA
La durata del progetto dipenderà dai risultati ottenuti. A fine 2012 il progetto è stato interrotto a
causa delle contrastanti opinioni tra gli Enti coinvolti nel progetto circa l’interpretazione dei risultati
e gli indirizzi futuri della ricerca.
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: UNIMI, O. Zecca
- Rilievi in vigneto, campionamento, elaborazione dati: O. Zecca
- Analisi chimiche: Prof. L. Zocchi (UNIMI)
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Copertura parziale delle analisi effettuate presso l’UNIMI. Acquisto di strumentazione specifica
(radiometro UV, monitoraggio delle temperature degli acini).
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Nel 2011 i primi risultati sono stati presentati al 17th International Symposium GiESCO.
Verranno valutate varie forme di comunicazione dei risultati (articoli, presentazioni, eventuali
partecipazioni a convegni).
Collaborazione con la cave coopérative La Kiuva di Arnad – Progetto Picotendro
SIGLA
VlTLD0111
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il livello qualitativo della viticoltura e dell’enologia valdostana ha fatto grandi progressi nel recente
passato; l’attuale congiuntura economica difficile, l’offerta cresciuta sensibilmente e il consumo di
vino in netto calo, hanno però determinano condizioni di mercato meno favorevoli rispetto a
qualche anno fa. Sulla base di ciò, unitamente alla volontà di migliorare ulteriormente la qualità dei
propri prodotti, la cantina cooperativa La Kiuva ha chiesto collaborazione all’Institut Agricole
Régional sia in ambito viticolo che enologico.
La zona compresa tra Bard e Montjovet è storicamente coltivata a Nebbiolo (biotipo Picotendro) e
su questo vitigno la cantina La Kiuva intende concentrare l’attenzione verificando il comportamento
del vitigno in siti diversi e caratterizzare il prodotto con l’uso di lieviti selezionati in loco.
Settore di Viticoltura ed Enologia
66
OBIETTIVI
- Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona di
produzione del vino DOC Arnad-Montjovet
- Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC Arnad-
Montjovet
- Vinificazione con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae selezionati dallo IAR
ATTIVITÀ PREVISTE
È prevista l’attivit{ consueta: rilievi in campo, cinetiche di maturazione, micro-vinificazioni, analisi
chimico-fisiche dei mosti e vini e analisi sensoriali.
Micro-vinificazioni di uve Chardonnay e Nebbiolo con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae
selezionati nella zona di produzione.
DURATA
2011-2014
RISORSE UMANE COINVOLTE
- Progettazione e controllo: P. Lale-Démoz
- Realizzazione: P. Lale-Démoz
- Panel sensoriale misto interno/esterno
COLLABORAZIONI
R.A.V.A Assessorato Agricoltura sig.ra Dozio Stefania; Enologo della cooperativa sig. Molino Sergio;
Laboratorio chimico IAR
ATTIVITÀ SVOLTA
Sono state portate a termine le analisi chimico-fisiche e sensoriali dell’annata 2011. Nel 2012 sono
state effettuate tutte le attività previste dal protocollo.
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Attrezzature varie, materiale e reagenti di laboratorio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Presentazione, con un poster scientifico, del progetto in occasione del IV° CONGRESSO
INTERNAZIONALE SULLA VITICOLTURA DI MONTAGNA E IN FORTE PENDENZA - Lione - Rhône
Alpes - Francia 7-9 novembre 2012
Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati.
Selezione e caratterizzazione di enococchi autoctoni della Valle d’Aosta
SIGLA
ENODO0609
ORIGINE DEL PROGETTO
La “fermentazione” malolattica (FML) è una trasformazione biologica che ritroviamo nel processo di
vinificazione. Essa è attuata dai batteri lattici, in particolare dalla specie predominante Oenococcus
oeni, e determina prevalentemente la conversione dell’acido malico in acido lattico.
Settore di Viticoltura ed Enologia
67
L’azione dei microrganismi ha un effetto disacidificante che non solo elimina la sensazione gustativa
di immaturità del vino, ma ne migliora la morbididezza e ne aumenta struttura e complessità
sensoriale.
Le uve prodotte in Valle d’Aosta possiedono, soprattutto in alcune annate, elevate quantità in acidi
organici che rendono indispensabile l’attuazione di tale fase, non solo nel processo di produzione di
vini rossi ma anche di alcuni bianchi.
La realizzazione della “fermentazione” malolattica viene solitamente attuata dai batteri lattici
indigeni entro il mese che segue la svinatura, anche se, per alcuni vini, i numerosi fattori limitanti lo
sviluppo, quali elevata acidit{ e basse temperature di cantina, pregiudicano l’avvio e/o il
completamento di tale trasformazione.
L’utilizzo di batteri lattici commerciali selezionati per attuare una gestione controllata della
“fermentazione” è una pratica di difficile attuazione in quanto i microrganismi presentano spesso
difficoltà di insediamento.
OBIETTIVI
A tal proposito è quindi interessante effettuare un lavoro di ricerca per selezionare ceppi autoctoni di
Oenococcus oeni psicrotrofi capaci di adattarsi alle condizioni ambientali di cantina per poter
svolgere al meglio la “fermentazione” malolattica e conservare la tipicità delle produzioni locali.
ATTIVITÀ PREVISTE
- Completamento dell’attivit{ di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di
restrizione SfiI
- Valutazione in vitro di alcune caratteristiche tecnologiche degli isolati: sensibilità a lisozima
- Controllo della produzione di ammine biogene
- Valutazione in vivo dell’attivit{ psicrotrofa di alcuni ceppi batterici risultati positivi alla prova in vitro
DURATA
Biennale
RISORSE UMANE COINVOLTE
A. Barmaz, M. Carlon*, A. Praz*, R. Pramotton, S. Zenato, D. Domeneghetti, C. Laurent, S.
Valentini
COLLABORAZIONI
*Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Studi di
Milano - Referente Prof. R. Foschino
ATTIVITÀ SVOLTA
2009-2010
- Isolamento di enococchi autoctoni da mosti e vini ottenuti da uve coltivate in Valle d’Aosta
- Parziale identificazione genotipica degli isolati mediante tecniche molecolari (PCR, RAPD)
- Parziale caratterizzazione fenotipica e tecnologica degli isolati
- Prime selezioni di ceppi di Oenococcus oeni psicrotrofi attraverso prove di laboratorio atte a
valutare le proprietà tecnologiche ed i caratteri di qualità dei singoli ceppi
Settore di Viticoltura ed Enologia
68
2011
Le attività di laboratorio e di vinificazioni per il 2011 sono state eseguite come da previsione.
RISULTATI
Dal completamento dell’attivit{ di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di
restrizione SfiI è emerso che sono 31 i genotipi considerabili come potenziali singoli ceppi rispetto ai
43 isolati di partenza.
L’analisi di alcuni caratteri fenotipici degli enococchi evidenzia che i ceppi isolati:
- non possiedono il gene dell’istidina decarbossilasi che porta alla produzione di ammine biogene,
pericolose per la salute umana;
- mostrano una differente sensibilità al lisozima; mentre infatti sono tutti inibiti a 500 mg/l, alcuni
ceppi resistono ad una concentrazione dimezzata dell’enzima (250 mg/l).
La capacità di sviluppo a basse temperature (10 °C) testata in laboratorio per diversi ceppi è stata
verificata in una prova di vinificazione con uve Petit rouge. I quattro ceppi selezionati 2A1, 6A2, 8A2
e 11A4 sono stati inoculati in vino pastorizzato a fine fermentazione alcolica e posti alla temperatura
di 20, 15 e 10 °C.
La completa degradazione dell’acido malico è avvenuta in tutte le tesi, anche se con tempistiche e
cinetiche di degradazione differenti. La verifica degli attori della trasformazione malolattica è
avvenuta attraverso una semina su piastra ed una analisi strumentale (RAPD-PCR) da cui è emerso
che i batteri inoculati erano presenti con una elevata carica vitale e con una percentuale di
colonizzazione del 100%.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
I risultati ottenuti dal lavoro svolto nel 2009 sono raccolti nell’elaborato dal titolo “Indagine sulla
trasformazione malolattica in Valle d’Aosta” e sono stati presentati dal candidato Carlon Michael in
occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea triennale in Viticoltura ed Enologia
(Facolt{ di Agraria dell’Universit{ degli studi di Milano).
Il lavoro svolto nel 2010 e nel 2011 è stato presentato nell’elaborato dal titolo “Caratterizzazione
fenotipica e genotipica di batteri malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“dal laureando Praz
Alexis in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea quinquennale in Scienze
Viticole ed Enologiche (Facolt{ di Agraria dell’Universit{ degli studi di Milano).
Gli elaborati ed i risultati della prova di vinificazione sono stati presentati il 3 marzo 2012 in
occasione dell’incontro pubblico dal titolo “Caratterizzazione fenotipica e genotipica di batteri
malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“organizzato presso l’Istituto in collaborazione con il
Prof. R. Foschino.
Prove di coinoculo lieviti-batteri
SIGLA
ENODO0209
ORIGINE DEL PROGETTO
La fermentazione malolattica è una trasformazione che rientra nel protocollo di vinificazione di
pressoché tutti i vini rossi e di alcune tipologie di vino bianco. Malgrado le buone pratiche di cantina
Settore di Viticoltura ed Enologia
69
e le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei batteri lattici, siano essi indigeni o selezionati, tale
processo risulta spesso di non semplice realizzazione.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi lavori scientifici che mostrano la possibilità di ridurre i
tempi di avvio di fermentazione attraverso co-inoculi specifici di lieviti con batteri del genere
Oenococcus oeni.
L’Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare di Piacenza ha isolato alcuni ceppi di Lactobacillus
plantarum, con la finalit{ di proporre una soluzione alternativa all’uso di batteri O. oeni, per favorire
la realizzazione di fermentazioni malolattiche (FML) in vini a pH elevato.
La sperimentazione svolta nel corso degli anni evidenzia come il Lactobacillus plantarum (V22) possa
essere una valida alternativa all’utilizzo di Oenococcus oeni (L31) in quanto batterio omofermentante
che presenta:
- ottime capacità di sviluppo in condizioni di pH e grado alcolico elevati (vendemmia 2007);
- compatibilità biologica con la maggior parte dei lieviti testati su O. Oeni (vendemmia 2008);
- assenza di produzione di ammine biogene e scarsa influenza del quadro amminico naturalmente
presente nel mosto (vendemmia 2010);
- ottima capacit{ di impianto quando inoculato a 24 ore dall’inoculo dei lieviti (vendemmia 2010).
OBIETTIVI
Alla luce di quanto emerso, nella vendemmia 2011 sono state approfondite le performance del
ceppo V22 per la fermentazione malolattica in relazione a diversi nutrienti.
ATTIVITÀ PREVISTE
Monitoraggio delle uve Cornalin, vendemmia ed allestimento in doppio delle prove di vinificazione
secondo il seguente protocollo:
A = malo lattica spontanea - No inoculo batteri.
B = coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in presenza di Actimal, inoculo 24 ore dopo
l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30g/hl.
C = coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in assenza di Actimal, inoculo 24 ore dopo
l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30g/hl.
Analisi chimico fisiche volte a monitorare il quadro acido delle prove ed alcuni parametri di base.
Elaborazione dei dati.
DURATA
Annuale
RISORSE UMANE COINVOLTE
D. Domeneghetti, L. Cuneaz, S. Valentini
COLLABORAZIONI
Prof.ssa Daria Fumi - Facoltà di Agraria - Università Cattolica di Piacenza
ATTIVITÀ SVOLTA
Le vinificazioni e le analisi sono state eseguite regolarmente secondo il protocollo prestabilito.
Settore di Viticoltura ed Enologia
70
RISULTATI
In tutte le prove le fermentazioni alcolica e malolattica sono state svolte regolarmente. Come
previsto le prove inoculate con il lattobacillo V22 hanno ultimato la trasformazione dell’acido malico
poco dopo l’inoculo e con un mese di anticipo rispetto al testimone, fatto che attesta l’affinit{ di tali
batteri con vini a pH elevato.
Le prove con e senza nutriente Actimal (B e C) non hanno mostrato differenze significative tanto per
la cinetica di trasformazione malolattica quanto per le proprietà organolettiche dei vini in fase di
degustazione. Il batterio quindi non ha avuto necessit{ di nutrienti “esogeni” in quanto si è trovato in
una situazione nutrizionale completa, favorita dalle caratteristiche del vitigno piuttosto che dalla
zona di produzione.
I vini ottenuti con differenti batteri lattici (prova A rispetto a B e C) presentano profili sensoriali
statisticamente differenti anche se moderatamente evidenti; il panel di degustazione ha preferito
prevalentemente i vini ottenuti con il ceppo V22 per una maggiore struttura, pulizia del bouquet e
della sensazione fruttata.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Elaborazione di un poster dal titolo “Lactobacillus plantarum sequential inoculation: malolactic
fermentation and biogenic amines occurence in wine” presentato in occasione del convegno tecnico-
scientifico Enoforum 2013 organizzato dal SIVE ad Arezzo dal 7 al 9 maggio.
Pubblica presentazione dei risultati in occasione della tavola rotonda “Gestione della fermentazione
malolattica” organizzata in collaborazione con Lallemand Inc. che si è svolta presso l’Institut
Agricole il 4 giugno 2012.
Assemblaggi di uve a bacca rossa da vitigni autoctoni della Valle d’Aosta per la produzione di
vini rossi
SIGLA
ENODO0109
ORIGINE DEL PROGETTO
La vinificazione in purezza di uve autoctone a bacca rossa mostra spesso carenze in uno o più
parametri come evidenziato dal lavoro di Dottorato effettuato in collaborazione con l’Universit{
Cattolica di Piacenza “Studio del profilo polifenolico ed aromatico di vini rossi da vitigni di antica
coltivazione della Valle d’Aosta”.
L’alternanza qualitativa, dovuta in parte alla componente ambientale ed in parte alle potenzialit{
enologiche dei vitigni considerati, è legata alla loro “selezione” avvenuta quando le diverse variet{
erano coltivate frammiste in vigneti non specializzati. I vini prodotti erano costituiti da assemblaggi
di uve di vitigni diversi che presentavano caratteristiche specifiche e complementari.
OBIETTIVI
Valutare quali siano gli assemblaggi “varietali” migliori per ottenere vini completi di buona
personalità, tenendo conto sia delle caratteristiche compositive delle uve che delle possibilità di
assemblaggio ammesse dal disciplinare di produzione.
Settore di Viticoltura ed Enologia
71
Verificare l’efficacia dell’interazione di differenti profili polifenolici ai fini della tenuta del colore in
vini a scarso potenziale antocianico.
ATTIVITÀ PREVISTE
Degustazioni ed analisi dei vini 2009 e 2010, analisi ed elaborazione dati.
Per la vendemmia 2011 non è stato previsto un piano di vinificazione, in attesa di poter valutare il
lavoro svolto nelle annate precedenti. Nel caso in cui si evidenziasse un interesse al proseguimento
del progetto, potranno essere confermati o ridefiniti gli obiettivi prefissati.
DURATA
Quadriennale, con un primo anno di verifica delle impostazioni sperimentali.
RISORSE UMANE COINVOLTE
D. Domeneghetti, D. Betemps, L. Cuneaz, panel di degustazione interno
ATTIVITÀ SVOLTA
Vendemmia 2008
- Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, assemblaggio a fine
affinamento in legno e degustazione.
Vendemmia 2009
- Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, affinamento in legno,
imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente fenolica.
- Vinificazione in purezza e in assemblaggio di uve Petit rouge, Cornalin, Vien de Nus, Fumin e
Vuillermin, analisi dei parametri generali e della componente fenolica e degustazione.
Vendemmia 2010
- Vinificazione in purezza di uve Cornalin, Mayolet, Petit rouge, Fumin, Vuillermin e Vien de Nus,
imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente fenolica e degustazione.
- Vinificazione di uve Pinot nero, Nebbiolo e Vien de Nus in assemblaggio ed in purezza, con e
senza l’ausilio di tannini commerciali, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della
componente fenolica.
Oggetto delle degustazioni future saranno i vini della vendemmia 2010 affinati in legno.
RISULTATI
1) Influenza dell’apporto di tannini e degli assemblaggi, in vini a diverso profilo fenolico sulla tenuta
del colore
Da una prima analisi l’aggiunta di tannini estratti da vinacciolo addizionati nei quantitativi
massimi indicati dal produttore non ha sortito particolare beneficio sulle varietà Pinot nero e
Nebbiolo ai fini della tenuta del colore.
L’assemblaggio ad uva di variet{ a ridotto contenuto in tannini (nella prova il Pinot nero) con
variet{ molto più ricche come il Nebbiolo sembra avere un’influenza, anche se limitata, nella
conservazione di un 10% di antociani. Il fenomeno non si verifica per le uve Vien de Nus, varietà
altrettanto povera in tannini ma più ricca in antociani. Il meccanismo sembra quindi non influire
quando il rapporto antociani/tannini scende da 1:6 a 1:3. Ad ogni modo la componente di
Settore di Viticoltura ed Enologia
72
intensità colorante si attesta su valori simili per le prove a confronto negli assemblaggi di Pinot
nero come di Vien de Nus, sia a pochi mesi dalla svinatura che a 12 mesi di affinamento.
2) Assemblaggi ad uva e a vino
Le prove volte a verificare se vi sia un qualche vantaggio nell’assemblare diverse variet{ ad uva
piuttosto che a vino, mostrano che dal punto di vista analitico non vi sono differenze significative
tra i vini a 12 mesi di conservazione. I dati ottenuti sono confermati sia per gli assemblaggi che
coinvolgono uve con profili cromatici simili, prova n. 1 Petit rouge, Cornalin e Vien de Nus, o
molto differenti, prova n. 2 Fumin e Vuillermin.
Nei prossimi mesi saranno elaborati i dati relativi alle analisi sensoriale per verificare se vi siano
differenze per la componente aromatica e gustativa.
3) Prime analisi di mercato
Tenendo conto di limiti e potenzialità dei diversi vitigni, i vini della vendemmia 2009 e 2010 sono
stati assemblati con l’obbiettivo di realizzare un prodotto affinato in acciaio a base Petit rouge ed
uno affinato in legno a base Fumin. I vini, 4 per tipologia, sono stati proposti ad un ampio gruppo
di consumatori, di diversa fascia di età e provenienza, a cui è stato richiesto di formulare una
classifica di preferenza. Lo scopo delle degustazioni è volto ad evidenziare quale sia il grado di
percezione dell’assemblaggio rispetto al vino in purezza e ad individuare quale contributo siano
in grado di apportare i diversi vitigni. I dati delle degustazioni, in parte ultimate, saranno elaborati
ed interpretati nei prossimi mesi.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Articolo divulgativo e/o discussione pubblica dei risultati.
Monitoraggio della maturità enologica di uve aziendali
SIGLA
ENODO0309
ORIGINE DEL PROGETTO
L’attivit{ della cantina è volta ad un continuo miglioramento dei prodotti destinati al commercio con
una particolare attenzione ai vini di recente produzione quali Fumin, Mayolet, Cornalin e da ultimo il
Vuillermin. Considerato l’elevato livello raggiunto è difficile pensare ad una ulteriore crescita
qualitativa se non attraverso uno studio più approfondito delle componenti che influiscono nel
processo di vinificazione. Primo di una serie di accorgimenti utili a tale scopo è il monitoraggio delle
uve in fase di maturazione. Le maggiori informazioni ottenute sulla materia prima consentono una
scelta consapevole e mirata delle tecniche/tecnologie da intraprendere per sfruttare al meglio il
potenziale enologico delle diverse varietà.
OBIETTIVI
Il monitoraggio effettuato per le diverse varietà, poste ad esposizioni ed altitudini differenti, consente di
ottenere un quadro completo e sempre aggiornato sullo stato di maturazione delle uve in fase di
vendemmia. I dati raccolti nelle diverse annate, dopo un periodo di tempo più o meno lungo in funzione
del terroir e del vitigno di interesse, consentono di ridurre notevolmente il lavoro di campionamento,
Settore di Viticoltura ed Enologia
73
inizialmente gravoso, a pochi prelievi per ottenere una buona previsione sull’andamento delle maturit{
enologiche. Le informazioni ricavate danno origine ad uno storico sempre più ricco e completo che
diventa utile strumento decisionale per una scelta ottimale della data di vendemmia.
ATTIVITÀ PREVISTE
Analisi dei seguenti parametri seguendo il seguente protocollo:
- campionamento casuale in filari prestabiliti, per ogni varietà proveniente dai diversi vigneti, di
200 acini provvisti di peduncolo;
- suddivisione degli acini in due sottocampioni omogenei in peso per la determinazione della
maturità tecnologica e fenolica.
Creazione di una pagina di pubblico accesso sul sito dell’Istituto, contenente i dati relativi alle
maturazioni enologiche delle principali varietà coltivate nei nostri vigneti (codice progetto
VITZE0112).
DURATA
Attività permanente
RISORSE UMANE COINVOLTE
D. Domeneghetti, S. Valentini
ATTIVITÀ SVOLTA
I campionamenti delle uve della vendemmia 2012 sono stati effettuati a partire dal 16 agosto fino
all’8 di ottobre per un totale di 153 prelievi, 62 per le uve a bacca bianca (14 variet{ di 21 parcelle) e
91 per le uve a bacca rossa (20 varietà di 32 siti).
Le uve prelevate sono state regolarmente analizzate secondo il protocollo prestabilito.
Nell’ambito del progetto VITZE0112 sono stati caricati periodicamente su internet i dati relativi
all’andamento della maturit{ tecnologica di 15 varietà, di cui 5 a bacca bianca e 10 a bacca rossa,
coltivate nei vigneti dello IAR. La rappresentazione dei dati in forma grafica ha previsto la presenza
di curve di maturazione dell’annata precedente al fine di poter confrontare gli andamenti e poter
prevedere eventuali ritardi o anticipi delle vendemmie.
RISULTATI
Nel 2012, a seguito di un lungo periodo privo di precipitazioni e di temperature miti a partire dalla
seconda decade di marzo, si è verificato un precoce germogliamento delle viti. Un aprile fresco e
piovoso ha poi rallentato il rapido accrescimento vegetativo e danneggiato le fioriture di numerosi
vitigni, determinando una scarsa allegagione con formazione di grappoli più leggeri e/o spargoli.
Il grande caldo sopraggiunto a fine giugno non si è protratto oltre la fine di agosto, a differenza di
quanto avvenuto nel 2011, scongiurando così un ulteriore anticipo di maturazione che avrebbe
portato ad una perdita di aromi e di acidit{ nelle uve. In settembre l’assenza di caldo eccessivo e le
piogge concentrate e poco frequenti hanno consentito alle uve di maturare lentamente ed essere
vendemmiate pressoché tutte al momento più opportuno in funzione degli obiettivi prestabiliti.
BIANCHI E ROSATO
Il calo di produzione verificatosi a seguito di condizioni climatiche avverse è risultato per alcune
varietà prossimo al 30%; tale perdita, unitamente ad una maturazione lenta delle uve, ha però
Settore di Viticoltura ed Enologia
74
influito positivamente sulla qualità del vino che ha mostrato ottime potenzialità sin dalle prime fasi
di trasformazione. La nuova tecnica di vinificazione in ambiente inerte (vedi progetto ENODO0712)
ha poi permesso di valorizzare tale potenziale in vini dal profilo olfattivo molto netto, fine e
persistente. Tali caratteristiche sono ben rappresentate nei vini Chardonnay, Blanc du Prieur e Rosé
du coteau così come nel Nus Malvoisie e nella Petite Arvine dotati oltremodo di un’ottima struttura e
sapidità ottenute grazie ad un prolungato affinamento sulle fecce di lievito. Ancora, in evidenzia
l’intensit{ aromatica varietale dei vini Müller Thurgau e Perce-Neige dotati tra l’altro di buona
freschezza e mineralità.
ROSSI
Come per le uve bianche anche per le varietà a bacca rossa è stato registrato un calo di produzione
considerevole che in alcuni casi (come per il Pinot nero) ha raggiunto il 40%.
Le condizioni climatiche favorevoli di settembre hanno permesso di ottenere uve mature ed
equilibrate con elevate quantit{ di polifenoli, sia antociani che tannini, anche se con un’acidit{ molto
modesta o talvolta insufficiente come nel caso di Cornalin e Pinot nero.
Dal punta di vista sensoriale i vini Pinot nero, Cornalin, Petit rouge e Gamay esprimono bene la
tipicità dei vitigni con cui sono prodotti; fra questi gli ultimi due sono dotati di una insolita
complessità e struttura riconducibili ad una minore produzione per pianta.
Alcuni dei vini destinati ad un periodo di affinamento in barrique, pur presentando ottime sensazioni
olfattive e gustative, dovranno avvalersi della pratica di acidificazione per potersi conservare
opportunamente durante il periodo di affinamento in barrique.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazione di una parte dei dati sul sito dell’istituto.
Articolo divulgativo e/o presentazione pubblica dei dati raccolti nel lungo periodo.
Vinificazione in iper-riduzione di uve bianche
SIGLA
ENODO0712
ORIGINE DEL PROGETTO
Nel processo di vinificazione in bianco le operazioni meccaniche determinano la rottura dell’acino
per favorire la separazione della parte solida da quella liquida, nonché l’estrazione delle componenti
nobili di bucce e vinaccioli. I sistemi tradizionali di trasformazione, effettuati a contatto con l’aria,
permettono all’ossigeno di causare reazioni ossidative a carico delle molecole più sensibili che, una
volta degradate, precipitano con le fecce. Se da un lato una loro eliminazione consente di ottenere
vini più stabili alle future ossigenazioni, dall’altro può determinare una perdita in molecole
aromatiche enologicamente interessanti e fonte di tipicità di numerosi vitigni a bacca bianca. Il
Sauvignon Blanc, l’Arvine ed altre variet{ possiedono infatti una potenziale frazione aromatica
molto sensibile all’ossidazione che, a contatto con l’aria, si degrada in poco tempo facendo perdere
al vino personalità e longevità.
L’utilizzo di anidride solforosa in complemento ad additivi antiossidanti, insieme ad alcuni
accorgimenti tecnici, consentirebbero di prevenire le ossidazioni indesiderate anche se l’utilizzo di
Settore di Viticoltura ed Enologia
75
tali sostanze, oltre che a creare possibili inconvenienti di conservazione nel medio lungo periodo,
comportano una perdita in genuinità del vino, elemento a cui il consumatore è sempre più attento.
OBIETTIVI
Adozione di un sistema di vinificazione in ambiente inerte al fine di preservare il potenziale
enologico dei vini e ridurre l’utilizzo di prodotti antiossidanti.
ATTIVITÀ PREVISTE
Vinificazione di una stessa partita di uve con due sistemi di vinificazione, tradizionale ed inertizzato,
al fine di valutare l’incidenza del sistema adottato sulla longevit{ e sul profilo aromatico dei vini
ottenuti.
DURATA
Biennale
RISORSE UMANE COINVOLTE
D. Betemps, L. Cuneaz, D. Domeneghetti, S. Valentini
COLLABORAZIONI
Consulenza enologo Mauro Pojer - Azienda agricola Pojer e Sandri - Faedo (TN)
ATTIVITÀ SVOLTE
A causa di un calo di produzione registrato in vigneto, la prova sperimentale prevista per la
vendemmia 2012 non si è potuta realizzare in quanto il volume minimo richiesto per la prova (2500 l)
non è stato raggiunto da nessun vino.
In alternativa è stata avviata la gestione dell’intero processo di inertizzazione su 7 vasche; l’attivit{
ha previsto l’uso di nuove tecniche ed attrezzature supportate dall’utilizzo di gas inerti, galleggianti,
ghiaccio secco e raccorderie con candele porose volte a proteggere il prodotto in trasformazione dal
contatto con l’aria a partire dalla diraspapigiatura e pressatura fino all’imbottigliamento. L’adozione
di tale tecnica ha richiesto un notevole impegno per l’attuazione ed il controllo di una corretta
inertizzazione, l’attivit{ si è conclusa positivamente con l’imbottigliamento del mese di marzo.
RISULTATI
In attesa di poter confrontare vini prodotti dalla medesima vendemmia e vinificati con i due
differenti sistemi, tradizionale e in iper-riduzione, si possono comunque riportare alcune impressioni
scaturite dalle degustazioni dei bianchi 2012. I vini sono stati apprezzati per l’intensit{ e la pulizia
aromatica, la mineralit{ e la sapidit{ e ancora per l’elevata vivacit{ dei colori e delle tonalit{.
Nei vini a base Sauvignon blanc e Müller Thurgau sono inoltre ben rappresentati i tipici aromi
varietali che nelle vinificazioni tradizionali, in assenza di antiossidanti specifici, sono degradati dalle
ossidazioni.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Al momento i prodotti sono stati degustati da tecnici, commerciali e consumatori in diverse
occasioni così come al Vinitaly, fiera internazionale dei vini di Verona, e a Cantine Aperte, a cui
hanno preso parte numerosi residenti e turisti.
Articolo divulgativo e/o presentazione pubblica dei risultati delle prove sperimentali.
Settore di Viticoltura ed Enologia
76
Rete integrata di monitoraggio agrometeorologico
SIGLA
VITZE0112
PRIORITÀ
Media
ORIGINE DEL PROGETTO
Da tempo si è constatata l’opportunit{ di realizzare una rete di monitoraggio agrometeorologico.
Tale progetto vedrà la collaborazione di diverse istituzioni regionali: Protezione civile, ARPA, Ufficio
Fitopatologico Regionale, Institut Agricole Régional.
OBIETTIVI
Monitoraggio in tempo reale dell’andamento delle principali variabili agrometeorologiche (somme
termiche, ET0, indici bioclimatici specifici per le diverse discipline) di interesse multidisciplinare:
agronomico, zootecnico, fitoiatrico.
ATTIVITÀ PREVISTE
Il progetto si trova ancora in una fase embrionale. Verrà progettato un sistema di acquisizione ed
elaborazione automatica dei dati rilevati dalle due reti di stazioni meteorologiche presenti in Valle.
Una volta messo a punto un sistema pienamente funzionante, verrà costituito un sito web
accessibile agli operatori agricoli. Tali informazioni potranno essere incrociate con altri dati; nel caso
specifico della viticoltura, potranno essere integrati con il monitoraggio delle maturazioni (progetto
“Monitoraggio della maturit{ enologica di uve aziendali”, codice ENODO0309).
ATTIVITÀ SVOLTE
Nel corso del 2012 sono state effettuate alcune riunioni tra tutti gli Enti coinvolti; a causa della
temporanea indisponibilit{ dell’Assessorato al Territorio e Ambiente, il completamento della
pianificazione e l’inizio della fase di realizzazione sperimentale del sito avranno luogo nel 2013.
DURATA
La fase sperimentale (sito chiuso al pubblico) dovrebbe durare 1-2 anni.
RISORSE UMANE COINVOLTE
O. Zecca, personale di tutti gli Enti coinvolti
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Eventuali costi di realizzazione di un sito web.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Possibilità di fornire agli operatori agricoli informazioni sugli andamenti agrometeorologici utili dal
punto di vista agronomica e fitoiatrico.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
77
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
Prova comparativa di alimentazione di bovine di razza valdostana con tecnica tradizionale e con
tecnica unifeed
SIGLA
ZOOTG0110
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Tradizionalmente in Valle d’Aosta i bovini vengono alimentati utilizzando fieno di primo e secondo
taglio integrando la razione con mangimi somministrati in momenti diversi.
Si prevede di avviare una prova sperimentale presso la stalla dell’IAR che permetta di valutare le
conseguenze dell’applicazione della tecnica dell’unifeed sulla filiera del formaggio Fontina DOP.
OBIETTIVI
L’obiettivo della ricerca è quello di verificare l’applicabilit{ della tecnica dell’unifeed nella realtà
valdostana. Gli effetti saranno considerati a livello del singolo capo in merito a fermentazioni
ruminali, aspetti sanitari e fecondità; verrà monitorata la produzione di latte sia in termini
quantitativi che qualitativi e la qualità dei formaggi prodotti dal latte proveniente dai 2 gruppi di
vacche; verranno valutati pure i diversi carichi di lavoro per l’allevatore nonché gli aspetti economici.
ATTIVITÀ SVOLTE
Il progetto di ricerca prevedeva di utilizzare le bovine in lattazione della stalla di Montfleury per cui i
60 capi sono stati suddivisi in due gruppi omogenei alimentati con le 2 differenti tecniche. Per
entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso fieno e lo stesso mangime. Sono state effettuate analisi
chimiche e microbiologiche sul latte al momento della mungitura, sugli intermedi di lavorazione, nel
corso della stagionatura dei formaggi, nonché sul prodotto finito, per il quale è stata effettuata
anche la valutazione organolettica.
RISULTATI
Il latte prodotto dalle bovine in osservazione non ha evidenziato variazioni di rilievo in relazione alla
tecnica di somministrazione né dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo; si ritiene
quindi che per una corretta valutazione della possibile introduzione della tecnica unifeed nella realtà
zootecnica valdostana si debbano considerare altri aspetti quali l’organizzazione delle operazioni di
somministrazione dei foraggi e i costi per l’acquisto e l’impiego del carro miscelatore.
ATTIVITÀ PREVISTE
Dato che nel corso della prova il concentrato è stato distribuito al gruppo alimentato con tecnica
tradizionale mediante sei calate giornaliere, si intende ripetere la prova riducendo a quattro le calate
in modo da differenziare maggiormente le due tecniche di somministrazione dei foraggi.
DURATA
2010-2012
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
78
RISORSE UMANE COINVOLTE
Personale di stalla, G. Turille
COLLABORAZIONI
Laboratorio analisi latte, terreni, foraggi e mieli, Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Analisi di laboratorio
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Un articolo sulla prova sperimentale è gi{ stato pubblicato sull’Informatore Agricolo; si prevede una
presentazione pubblica dei risultati a prova ultimata.
Indagine conoscitiva sul grado di contaminazione di spore butirriche nei mangimi valdostani
SIGLA
ZOOBR0211
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
La fermentazione butirrica, meglio conosciuta come gonfiore tardivo è un’alterazione che colpisce
diverse produzioni casearie a pasta dura o semi-dura come Parmigiano Reggiano, Grana Padano,
Asiago, Montasio nonché la Fontina e che deprezza la qualità ed il valore commerciale del prodotto.
Tale difetto altera la struttura della pasta che manifesta occhiatura anomala, fessurazioni, ampie
aperture cavernose e produce sapori ed odori sgradevoli, dovuti alla produzione di acido butirrico ed
aldeide acetica. Gli agenti di tale difetto sono i batteri butirrici quali i Clostridi, che spesso
contaminano il latte attraverso le spore presenti nell’ambiente e in modo sempre più evidente nei
mangimi e negli insilati mal conservati o di bassa qualità che, come hanno evidenziato alcune
ricerche del settore, sarebbero fra le principali fonti d’inquinamento.
OBIETTIVI
L’obiettivo di questo studio è verificare il grado di contaminazione dei Clostridi butirrici presenti nei
mangimi utilizzati dagli allevatori valdostani che presentano formaggi con evidenti difetti di
gonfiore tardivo, attraverso il conteggio microbiologico del numero di spore contaminanti. Questa
indagine conoscitiva permetterà di individuare la soglia critica e di accertare se fra le principali fonti
di inquinamento sono di fatto presenti i mangimi somministrati al bestiame.
ATTIVITÀ SVOLTE
L’attivit{ svolta ha previsto i seguenti step:
- analisi dei mangimi autorizzati e del latte forniti dalle stalle che conferiscono il latte al caseificio;
- rilievo di parametri dei magazzini: temperatura e umidità;
- rilievo valori di pH e della temperatura della Fontina e della posizione sotto pressa;
- monitoraggio delle Fontine nei magazzini ufficiali;
- analisi microbiologiche delle forme che hanno evidenziato gonfiore;
- monitoraggio di campioni di latte provenienti da caseifici con problemi di gonfiore.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
79
DURATA
Si prevede, per i caseifici che ne fanno richiesta, di continuare il monitoraggio su campioni di latte
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Vernetti-Prot, S. Zenato, R. Pramotton
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature e materiali
Valutazione dei rischi sanitari presenti nella trasformazione del latte crudo in Fontina
SIGLA
ZOOBR0111
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
All’inizio degli anni ‘90 era stata svolta dall’IAR una ricerca sui rischi sanitari della Fontina. Alla luce
della nuova normativa si ritiene che una nuova “fotografia” della situazione possa essere di interesse
per verificare se i buoni risultati emersi una quindicina di anni fa siano variati.
OBIETTIVI
L’obiettivo della ricerca è quello di verificare il grado di contaminazione della Fontina da parte dei
microrganismi a rischio sanitario contemplati nel nuovo regolamento (CE) n. 2073/2005 inerente i
criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari.
ATTIVITÀ PREVISTE
Si prevede di completare i campionamenti stagionali di Fontina di fondo valle a maturazione
ultimata provenienti dai principali magazzini di stagionatura valdostani per la determinazione
microbiologica, in pasta e sulla crosta, dei microrganismi a rischio sanitario contemplati dalla
normativa vigente quali: Escherichia coli, Salmonella sp., Listeria monocytogenes, Staphilococcus
aureus e stafilococchi coagulasi positivi. Si prevede eventualmente di eseguire dei tamponi
ambientali per l’analisi delle condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di trasformazione e
maturazione del formaggio.
ATTIVITÀ SVOLTE
Sono state effettuate analisi in pasta e in crosta su 200 campioni di Fontina di fondo valle e si è
concluso il campionamento e le analisi di Fontine di alpeggio (per un totale di 100 forme), per la
ricerca di germi patogeni: Salmonella, Listeria, Stafilococchi coagulasi positivi, Escherichia coli e E.
coli 0157.
DURATA
2013
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
80
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature e materiali
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo.
Identificazione e caratterizzazione di ceppi di batteri lattici isolati nella zona di produzione del
Valle d’Aosta Fromadzo DOP
SIGLA
ZOOBR0309
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Il Disciplinare di Produzione del Valle d’Aosta Fromadzo DOP prevede l’impiego di colture di batteri
lattici selezionati in zona di produzione.
Allo stato attuale presso la ceppoteca dell’IAR esiste un’ampia collezione di batteri lattici isolati da
formaggio Fontina DOP, ma non si hanno ceppi isolati dall’altro formaggio DOP regionale.
OBIETTIVI
L’obiettivo principale della ricerca è di costituire una collezione di batteri lattici isolati in zona di
produzione del formaggio Valle d’Aosta Fromadzo DOP allo scopo di salvaguardare i ceppi che ne
costituiscono la microflora casearia caratteristica.
ATTIVITÀ PREVISTE
Si prevede di testare presso il caseificio di Montfleury alcune miscele individuate dei ceppi isolati
2011-2012 e caratterizzati in laboratorio, con lavorazioni sperimentali comparate a starter
commerciali.
ATTIVITÀ SVOLTE
La ricerca, iniziata nel 2009 e svolta in collaborazione con l’Universit{ di Veterinaria di Torino
mediante una tesi di laurea, ha previsto il prelievo presso alpeggi che non utilizzano colture
selezionate, di alcuni campioni di latte e formaggio su cui si sono eseguite delle analisi
microbiologiche a diversi step di maturazione. Dalle piastre dei batteri lattici monitorati, si sono
isolati e purificati diversi ceppi allo scopo di conservarli nella ceppoteca dell’istituto. Tali colture pure
sono successivamente state sottoposte ad un protocollo di caratterizzazione fenotipica, genotipica e
tecnologica. Nello specifico sono state testate:
- le curve di acificazione dei ceppi;
- l’attivit{ proteolitica con metodo di Hull;
- l’attivit{ inibente nei confronti di batteri patogeni (L. monocytogenes, S. aureus, E. coli);
- l’antibiotico resistenza alla vancomicina;
- la produzione di batteriocine.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
81
Inoltre sono state testate le curve di acidificazione dei ceppi risultati interessanti, a gruppi di due o
tre, al fine di individuare alcune miscele starter.
DURATA
2013
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
- Personale
- Attrezzature e materiali
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati entro l’inverno successivo alla ricerca attraverso la
pubblicazione di un articolo con poster e organizzando un incontro tecnico con gli addetti ai lavori.
Evoluzione della microflora superficiale nel formaggio Fontina e sua influenza sulla maturazione
SIGLA
ZOOBR0609
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Si è pensato di intraprendere uno studio microbiologico, tecnologico e sensoriale per identificare i
diversi componenti della microflora superficiale del formaggio Fontina, seguendone l’evoluzione
qualitativa e quantitativa durante la stagionatura, allo scopo di valutare la loro influenza sulla
formazione della crosta e l’effetto di questa sulla maturazione della pasta.
OBIETTIVI
Lo scopo della presente ricerca è stato quello di caratterizzare la microflora di superficie della
Fontina mediante l’utilizzo di tecniche di microbiologia classica e molecolare, allo scopo di cercare di
capire qual è il ruolo della crosta nel processo di maturazione della Fontina. Inoltre ci si prefigge di
valutare l’attivit{ proteolitica nei diversi stadi di maturazione.
ATTIVITÀ SVOLTE
Sulla base dei risultati emersi da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina, si è
proseguito lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con la tecnica
DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che ha permesso di individuare, in ogni step di maturazione, le
specie vitali e quindi metabolicamente attive.
Si è inoltre integrata la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di proteolisi, NaCl,
grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si infine è previsto l’uso di tecniche
innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica, tutt’ora in corso.
Si è infine monitorata l’intensit{ dell’attivit{ metabolica tramite titolazione dell’ATP microbico per
bioluminescenza.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
82
ATTIVITÀ PREVISTE
Alla luce di quanto è emerso da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina, si ritiene
interessante proseguire lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con
la tecnica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che permette di individuare, in ogni step di
maturazione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.
Inoltre, si prevede di integrare la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di
proteolisi, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si prevede inoltre
l’uso di tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica.
L’intensit{ dell’attivit{ metabolica verr{ monitorata tramite titolazione dell’ATP microbico per
bioluminescenza.
Si ritiene interessante proseguire lo studio focalizzando l’attenzione sul ruolo svolto, sulla superficie
della Fontina, dei batteri lattici la cui presenza è risultata essere rilevante, allo scopo di valutare
l’influenza sulla formazione della crosta. A tal fine si prevede l’utilizzo delle tradizionali tecniche di
microbiologia classica, e di tecniche innovative nel campo della biologia molecolare per monitorare,
identificare e caratterizzare le specie lattiche presenti sulla crosta.
Influenza della salamoia sulla qualità della Fontina DOP
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Secondo il Disciplinare di produzione della Fontina DOP, al termine della pressatura, entro 24 ore e
per un massimo di 12 ore, le forme possono essere sottoposte all’operazione di salamoia mediante
l’immissione in vasconi contenenti una soluzione di acqua e sale.
Sono già state condotte prove di salatura negli anni passati, ma con il presente progetto si vogliono
approfondire problematiche che sono sorte in approcci recenti.
OBIETTIVI
L’obiettivo della ricerca è quello di confrontare le differenze tra forme immerse in 2 differenti
salamoie, conservata a temperature diverse, confrontandole eventualmente con forme con salatura
manuale.
ATTIVITÀ SVOLTA
- Prova comparata con due diversi tipi di salamoia:
- salamoia 1: vasca conservata nella cella di stagionatura dei formaggi (T circa 8-9 °C);
- salamoia 2: vasca conservata all’esterno della cella di stagionatura dei formaggi, a T controllata
(circa 10-12 °C);
- monitoraggio delle forme per l’intera durata della stagionatura;
- monitoraggio microbiologico delle forme messe a stagionare e trattate con le due tipologie di
salamoia;
- monitoraggio salamoia;
- degustazione finale delle forme.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
83
ATTIVITÀ PREVISTA
È in corso di elaborazione la relazione finale dei dati.
RISORSE UMANE COINVOLTE
L. Vernetti-Prot, R. Pramotton, S. Zenato, A. Barmaz
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Materiale di laboratorio
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo ed eventuali poster.
Prove di salatura del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP
SIGLA
ZOODC0111
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
In Valle d’Aosta spicca, nel settore delle carni trasformate, il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP in
merito al quale pare opportuno approfondire le conoscenze sulla tecnica di salatura e sui
meccanismi che regolano gli scambi osmotici tra la salamoia e le baffe di spallotto suino utilizzate
per la sua preparazione; esiste infatti una problematica legata al tenore di cloruro di sodio presente
nel lardo che, oltre certi valori, ne può peggiorare le caratteristiche nutrizionali e gustative. Le
tecniche di salatura del lardo adottate dai produttori non corrispondono sempre a quella tradizionale
indicata dal Comitato LO DOIL, per cui si intende intraprendere uno studio sulle quantità di cloruro
di sodio utilizzato nella preparazione delle salamoie, sulle temperature dei locali nel corso della
maturazione e sulla durata della stagionatura. Da una prova di salatura è sorprendentemente
emerso che il lardo stagionato con eccesso di sale, a 13 °C per sei mesi risultava meno salato e quindi
più “dolce” del lardo prodotto con minore quantit{ di sale, a 2 °C per tre mesi.
OBIETTIVI
La ricerca si prefigge di chiarire il ruolo della temperatura degli ambienti di stagionatura, della
quantità di sale utilizzato nella preparazione delle salamoie e della durata del periodo di
stagionatura sul tenore di NaCl presente nel prodotto finito.
ATTIVITÀ PREVISTE
Si prevede di suddividere ogni baffa di lardo in tre parti uguali e porre ciascuna delle tre porzioni in
un contenitore di maturazione, costituendo tre strati per ognuno dei trentasei contenitori in modo di
disporre di un contenitore per i prelievi dopo un mese, tre, quattro e 6 mesi, per ognuna delle due
tesi relative alla salamoia e ognuna delle due tesi relative alla temperatura (+2 o +13 °C).
ATTIVITÀ SVOLTE
Da una prima sperimentazione sembra che l’osmosi sia influenzata dalla diversa temperatura per la
presa di sale delle baffe di lardo. Questo studio è stato confermato sia dalla titolazione del sale in
laboratorio che dall’assaggio del lardo.
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
84
DURATA
2012
RISORSE UMANE COINVOLTE
- R. Del Col, J. Bérard, A. Sado, laboratorio chimico IAR
- Università di Milano - Facoltà di Medicina e Veterinaria – Dott.ssa S. Panseri
- Associazione Lo Doïl - Arnad
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Acquisto delle cassette per la maturazione del lardo, materie prime (lardo, piante aromatiche e sale),
materiale di laboratorio.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazione su Informatore Agricolo e incontri con operatori della filiera Lard d’Arnad.
Studio sulla capacità di adattamento di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana alla
gestione sperimentale dell’alpeggio di Entrelor
SIGLA
ZOOBJ0111
ORIGINE DEL PROGETTO
Tale progetto nasce come prosecuzione dello studio preliminare, svolto durante la stagione estiva
2011, sulla capacità di adattamento delle bovine di razza Pezzata Rossa Valdostana alla gestione
sperimentale dell’alpeggio di Entrelor che prevede pascolo integrale senza ricovero degli animali e
mungitura meccanica all’aperto.
OBIETTIVI
Lo scopo di tale ricerca è quello di approfondire le conoscenze scientifiche sulle razze bovine
valdostane, in modo da sfruttarne al meglio le caratteristiche morfo-fisiologiche per la produzione di
latte e formaggi tipici, nell’ottica della valorizzazione delle risorse pascolive locali di alta quota.
Questa ricerca si pone inoltre come obbiettivo la contestualizzazione dell’allevamento valdostano
non solo come settore primario capace di produrre prodotti tipici della tradizione e di garantire
sostentamento diretto alle famiglie agricole, ma come sistema integrato capace di fornire servizi e
valorizzare il territorio a fini turistici, affermandosi perciò anche come settore terziario.
ATTIVITÀ PREVISTE
Monitorare e valutare le condizioni fisiologiche di vacche lattifere di razza Pezzata Rossa Valdostana
durante il periodo estivo, in due alpeggi che attuano sistemi gestionali diversi, uno tradizionale dove
le bovine sono ricoverate in stalla e escono al pascolo solo in seguito alla mungitura del mattino e
della sera; uno sperimentale (gi{ largamente diffuso nel Vallese e nell’alta Savoia, ma non ancora
nella nostra regione) dove le bovine trascorrono l’intera stagione estiva direttamente sui pascoli e
sono munte all’esterno tramite speciali carri di mungitura semoventi.
La ricerca prevede valutazioni morfo-funzionali, ma anche la raccolta di dati, attraverso
strumentazioni innovative, che permettano di interpretare eventuali situazioni di stress degli animali
Settore Zootecnico e Lattiero-caseario
85
o la loro capacità di adattamento. Verranno quindi considerati parametri quali corticosteroidi nelle
feci degli animali e composizione del latte destinato alla caseificazione a Fontina.
DURATA
Il progetto è ufficialmente iniziato nel maggio 2011, con la messa a punto dei sistemi per il
monitoraggio dei parametri fisiologici e metabolici. Nell’estate 2012 si sino svolti i campionamenti
presso i due alpeggi, le analisi dei campioni e l’elaborazione dei dati si sono svolte nell’inverno 2012.
Nonostante l’analisi dei corticosteroidi delle feci non sia ancora stata effettuata, tutti gli altri
parametri sono stati elaborati e i risultati presentati in 2 conferenze internazionali.
RISORSE UMANE COINVOLTE
J. Bérard, G. Turille, 1 dottorando (finanziato dal FSE)
COLLABORAZIONI
A. Yeullaz e Prof. R. Bruckmaier dell’universit{ di Berna
ATTIVITÀ SVOLTA
In seguito alla messa a punto delle varie procedure nella stagione estiva 2011, le seguenti tecniche
sono state utilizzate per il monitoraggio delle due mandrie:
- monitoraggio della frequenza cardiaca nelle diverse condizioni sperimentali;
- monitoraggio dell’attivit{ giornaliera delle bovine, con discriminazione delle attivit{ di ingestione
dell’erba, ruminazione e riposo;
- rilevamento dello spostamento delle bovine tramite altimetri;
- monitoraggio delle caratteristiche di mungitura, tramite apparecchiatura specifica (Lactocorder);
- campionamento delle feci per analisi corticosteroidi;
- campionamento ed analisi del latte di bovine singole e del latte di massa;
- campionamento di foraggi per analisi di raffronto tra le condizioni sperimentali proposte.
Sono stati rilevati i dati di frequenza cardiaca e spostamento, attività giornaliera (sensore di
ruminazione), caratteristiche di mungitura e composizione del latte di 8 bovine in 5 giornate per le 2
condizioni sperimentali (totale di 80 campionamenti).
Sono stati raccolti ed analizzati 20 campioni di foraggio (10 per ogni condizione sperimentale) per
analisi SS, Umidità, Proteine Grezze, Fibre Grezze, Lipidi Grezzi, Ceneri, ADF, ADL, NDF, Calcio e
Fosforo.
Sono inoltre stati raccolti, ma non ancora analizzati i campioni di feci per ogni bovina, nelle 5
giornate per le 2 condizioni sperimentali.
L’attivit{ di campionamento e l’elaborazione dei dati è stata eseguita senza il supporto di un
dottorando, inizialmente previsto, a causa del mancato finanziamento del progetto da parte del
FSE. Ciò non ha però compromesso l’esito della prova, nonostante abbia rallentato la stesura delle
pubblicazioni scientifiche previste.
RISULTATI
I risultati hanno evidenziato che sia il sensore di ruminazione sviluppato dalla MSR in collaborazione
con AGROSCOPE, che il cardiofrequenzimetro della POLAR SYSTEM, sono entrambi sistemi che
danno ottime ed affidabili indicazioni per il tipo di studio che si vuole affrontare.
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I dati ottenuti dal primo sistema mostrano come le bovine in una gestione sperimentale
dell’alpeggio, abbiano un tempo di ingestione più lungo rispetto a quelle in una gestione
tradizionale. In effetti, in una gestione del pascolo tradizionale, le bovine sono al riparo nella stalla
durante la notte e da mezzogiorno fino alla fine della mungitura della sera. Di conseguenza, queste
vacche hanno un tempo limitato per l’ingestione dell’erba. A causa del maggiore intake alimentare,
delle bovine in gestione sperimentale, il numero di boli giornalieri era numericamente superiore
rispetto a quelle nelle condizioni tradizionali. Al contrario, il tempo di ruminazione per bolo era
superiore nelle bovine allevate in condizioni tradizionali. Questo suggerisce che queste ultime,
consapevoli del loro tempo limitato di pascolo e spinte dal loro appetito, ingeriscono l’erba meno
“masticata” e di conseguenza abbiano bisogno di un tempo più lungo di ruminazione per bolo per
ottenere un alimento completamente digerito.
Estremamente efficace per il monitoraggio dello spostamento si è rivelato l’altimetro a pressione
atmosferica incorporato nel cardiofrequenzimetro stesso. Tale sistema è stato utilizzato per
monitorare il movimento delle mandrie nelle due condizioni sperimentali. L’attivit{ cardiaca media,
nonostante i due spostamenti giornalieri dalla stalla al pascolo delle bovine nel sistema di
allevamento tradizionale, è stato mediamente inferiore, in quanto durante in soggiorno in stalle
“l’attivit{ fisica” è pressoché assente e non vi sono fattori esterni tali da perturbare le bovine stesse.
I dati relativi alle caratteristiche di mungitura mostrano come le produzione di latte non differivano
tra i due gruppi. Questo aspetto conferma che la strategia di selezione genetica, effettuata negli
ultimi decenni dagli allevatori valdostani, certamente non fosse focalizzata alla massimizzazione
della produzione di latte, ma piuttosto alla valorizzazione della rusticità della razza stessa. Al
contrario, il flusso medio di latte è stato fortemente condizionato dal sistema di gestione. Tale flusso
si è rivelato nettamente più basso nelle bovine allevate in condizioni sperimentali rispetto a quelle in
condizioni tradizionali; di conseguenza il tempo di mungitura si è rivelato nettamente superiore.
Queste differenze erano gi{ presenti prima della monticazione delle bovine. L’ipotesi è che, gi{ dopo
una prima stagione in alpeggio, le vacche nel sistema sperimentale subiscano una sorta di
“imprinting”, causata dal sintema di mungitura e/o dalla somministrazione di mangime concentrato
nel momento della mungitura stessa, tale da influenzare l’eiezione di latte anche al ritorno in stalla
delle bovine, nel periodo invernale. L’analisi dei campioni di latte non ha rilevato differenze
sostanziali se non quelle dovute all’andamento della curva di lattazione.
Per quanto riguarda i campioni di feci raccolti, questi sono stati tutti classificati e si trovano
attualmente stoccati a temperatura di -20°C presso la sede dell’IAR. L’analisi dei livelli di
corticosteroidi dei campioni verr{ effettuata dai laboratori dell’universit{ di Vienna nei prossimi
mesi.
I campioni di foraggio sono stati raccolti e analizzati dal laboratorio regionale RAVA, i dati indicano
come non vi siamo sostanziali differenze nei due sistemi di conduzione dell’alpeggio. Le proteine
grezze, fibre grezze, lipidi grezzi, ceneri, al pari dei valori di ADF, ADL, NDF non differivano
sostanzialmente nelle due condizioni, ma il contenuto di sostanza secca è aumentato dal 13% di
metà giugno al 34% alla fine del mese di agosto in entrambe le condizioni.
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I dati ottenuti hanno suscitato particolare interesse nella comunità scientifica e in quella agricola.
Allo scopo di completare la ricerca, si è deciso di proseguire con la sperimentazione nella stagione
estiva 2013, con una prova che includesse anche delle bovine primipare.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
I risultati verranno presentati in 2 conferenze internazionali:
- Effect of different alpine farming systems on animal activities, milk yield and milk flow of Aosta Red
Pied cows (17th Meeting of the FAO-CIHEAM Mountain Pastures Network,Pastoralism and
ecosystem conservation, 5-7 June 2013 – Trivero – Italy)
- Le mode de conduite des alpages influence les performances laitières, l’activité journalière et
cardiaque chez les vaches Pie Rouge Valdôtaines (Die diesjährige Frühjahrstagung 7. Mai 201: Sind
hohe Leistungen „Bio-kompatibel“? Herausforderungen für die Tierernährung –Zurich– Switzerland)
- È prevista inoltre la redazione di un full paper per una rivista scientifica ISI
Monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche in formaggio
Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla caseificazione
alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto.
SIGLA
ZOOZS0111
PRIORITÀ
Alta
ORIGINE DEL PROGETTO
Tale progetto nasce per studiare le diverse popolazioni microbiche in formaggio Fontina analizzando
le dinamiche di sviluppo di ognuna di esse nel corso della maturazione con l’ausilio di tecniche
analitiche coltura-indipendenti (TGGE, PCR) affiancate a tradizionali tecniche coltura-dipendenti.
OBIETTIVI
Scopo della ricerca è la caratterizzazione delle curve di sviluppo delle diverse popolazioni batteriche
nel corso della maturazione della Fontina nonché le interazioni fra di esse in modo da poterle
correlare alla qualità del prodotto finito. Lo studio si prefigge inoltre di evidenziare eventuali
differenze tra le dinamiche di sviluppo dei microrganismi in relazione alle diverse fasi di lattazione
delle bovine nel corso della stagione invernale.
ATTIVITÀ SVOLTE
Sono stati individuati 3 periodi nel corso della lattazione in cui le bovine sono alimentate in stalla con
fieno: gennaio (inizio lattazione), febbraio (piena lattazione e inizio calori), aprile (inizio fase
decrescente della lattazione e gestazione).
Per ogni periodo sono state monitorate 3 lavorazioni in 3 caseifici diversi per ognuna delle quali sono
stati considerati i seguenti campioni: latte di caldaia prima e dopo l’aggiunta del fermento, siero a
fine lavorazione, tasselli di formaggio a 24 ore, a 7 giorni, 28 giorni, 56 giorni, 84 giorni.
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Sui campioni di latte sono state condotte indagini chimiche e microbiologiche, nonché il
monitoraggio del pH mediante curve di acidificazione con apparecchiatura Micros, mentre sul latte
di caldaia inoculato e sul formaggio nei vari step di maturazione sono state effettuate:
- analisi di microbiologia classica dei principali gruppi microbici caseari (batteri lattici) e anticaseari
(coliformi, batteri proteolitici, enterococchi ecc);
- analisi molecolari sul DNA con tecniche di coltura-indipendenti ed eventualmente di coltura-
dipendenti quali la RAPD-PCR.
Sul siero di ogni lavorazione è stata verificata mediante indagine molecolare la presenza/assenza di
fagi nel fermento utilizzato.
Infine è stato previsto di approfondire le conoscenze sul mutamento delle caratteristiche del latte
degli animali in estro prelevando delle aliquote sulle quali verrà indagata la curva di acidificazione
nelle 24 ore. Si ritiene infatti che questo parametro sia il primo elemento da valutare per capire
l’idoneit{ alla caseificazione del latte.
È stata svolta un ampia bibliografia e hanno avuto luogo una serie di incontri con altri centri di
ricerca.
DURATA
2012 e 2013
RISORSE UMANE COINVOLTE
S. Zenato, R. Pramotton, S. Valentini, L. Vernetti-Prot, A. Vierin, A. Barmaz
VOCI DI COSTO DEL PROGETTO
Materiale di laboratorio. La borsa di ricerca di A. Viérin è finanziata dal Fondo Sociale Europeo.
VALORIZZAZIONE DEI RISULTATI
Pubblicazioni su riviste del settore, partecipazione a congressi, incontri con operatori della filiera
della Fontina.