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Prima parte Introduzione al Piano di Gestione Definizione della normativa di riferimento, della metodologia ed articolazione dello studio generale e del Piano di Gestione Adottato dalla Giunta del Comune di Tarquinia con deliberazione n. 173 del 30.06.2006; Munito del parere favorevole del Corpo Forestale dello Stato- Ispettorato Generale - Ufficio per la biodiversità-; di cui alla nota prot. n. 2789 del 22.03.2007; Approvato, a seguito delle modifiche ed integrazioni richieste dalla Commissione Europea e dal Corpo Forestale dello Stato, dal Consiglio del Comune di Tarquinia con deliberazione n. 33 adottata nella seduta del 30.07.2007, nella quale è stato approvato anche il protocollo d’intesa tra Comune di Tarquinia - CFS e DECOS di cui alla precedente deliberazione n . 32. Il Partner del Progetto Life Natura Il Responsabile Scientifico (Prof. Giuseppe Nascetti) Il Beneficiario del Progetto LIFE Natura Il Sindaco (Mauro Mazzola)

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Prima parte

Introduzione al Piano di Gestione

Definizione della normativa di riferimento, della

metodologia ed articolazione dello studio generale e

del Piano di Gestione

Adottato dalla Giunta del Comune di Tarquinia con deliberazione n. 173 del 30.06.2006; Munito del parere favorevole del Corpo Forestale dello Stato- Ispettorato Generale - Ufficio per la biodiversità-; di cui alla nota prot. n. 2789 del 22.03.2007; Approvato, a seguito delle modifiche ed integrazioni richieste dalla Commissione Europea e dal Corpo

Forestale dello Stato, dal Consiglio del Comune di Tarquinia con deliberazione n. 33 adottata nella seduta del 30.07.2007, nella quale è stato approvato anche il protocollo d’intesa tra Comune di Tarquinia - CFS e DECOS di cui alla precedente deliberazione n . 32.

Il Partner del Progetto Life Natura

Il Responsabile Scientifico (Prof. Giuseppe Nascetti)

Il Beneficiario del Progetto LIFE Natura

Il Sindaco (Mauro Mazzola)

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Prima parte

Introduzione al Piano di Gestione

Definizione della normativa di riferimento, della

metodologia ed articolazione dello studio generale e

del Piano di Gestione

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Prima parte

Introduzione al Piano di Gestione

Definizione della normativa di riferimento, della

metodologia ed articolazione dello studio generale e

del Piano di Gestione

Responsabile Scientifico: Prof. Giuseppe Nascetti

Direttore Dipartimento DECOS

Università degli Studi della Tuscia

Staff di redazione del Piano

Università della Tuscia

Dott. Dario Angeletti

Dott. Bruno Bellisario

Dott.ssa Silvia Blasi

Dott. Fulvio Cerfolli

Dott.ssa Luisa Lanzuisi

Dott. Simone Martino

Dott. Giuliano Tallone

Corpo Forestale dello Stato

Dott. Marco Panella

Dott. Carlo Costantini

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Ringraziamenti

Questo studio è stato preparato con il contributo comunitario concesso nell’ambito del progetto

Life-Natura 2002 NAT/IT/8523

“ Recupero Ambientale della Riserva Naturale Saline di Tarquinia”

Sentiti ringraziamenti vanno a tutto lo staff del Comune di Tarquinia, beneficiario del progetto Life,

i cui sforzi nella gestione delle attività preparatorie ed amministrative del progetto hanno permesso

la redazione del seguente documento

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I

INDICE DEI CONTENUTI

Prima parte .................................................................................................................................. 2

Introduzione al Piano di Gestione .............................................................................................. 2

Prima parte .................................................................................................................................. 3

Introduzione al Piano di Gestione .............................................................................................. 3

Ringraziamenti ............................................................................................................................. 4

Presentazione dello Studio Generale.......................................................................................... 1

Inquadramento generale ............................................................................................................. 1

Scheda Natura 2000 ........................................................................................................................ 4

Aggiornamento della Scheda Natura 2000 ................................................................................ 5

Quadro di riferimento normativo............................................................................................... 7

Quadro normativo regionale....................................................................................................... 7

Quadro normativo nazionale ...................................................................................................... 8

Quadro normativo comunitario................................................................................................ 10

Quadro normativo internazionale ............................................................................................ 11

Metodologia................................................................................................................................ 12

Studio Generale .......................................................................................................................... 16

I quattro settori d’indagine........................................................................................................ 16

Piano di Gestione ....................................................................................................................... 19

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II

INDICE DELLE TABELLE

Tabella 1:habitat di interesse contenuti nella scheda Natura 2000 .......................................... 2

Tabella 2: specie della direttiva Habitat da tutelare segnalate nella scheda Natura 2000 ..... 3

Tabella 3: Habitat di interesse comunitario (All. I della 92/43/CEE) presenti nel sito e relativa percentuale di copertura ........................................................................................ 4

Tabella 4: Uccelli migratori abituali di interesse comunitario (All. I della 79/409/CEE) presenti nel sito..................................................................................................................... 4

Tabella 5: Uccelli migratori abituali non di interesse comunitario presenti nel sito............... 5

Tabella 6: Anfibi e Rettili di interesse comunitario(All. II della 92/43/CEE) presenti nel sito................................................................................................................................................ 5

Tabella 7: Pesci di interesse comunitario (All. II della 92/43/CEE) presenti nel sito ............. 5

Tabella 8: Altre specie importanti presenti nel sito.................................................................... 5

Tabella 9: Aggiornamento della lista degli habitat di interesse comunitario (All. I della 92/43/CEE) presenti nel sito e corrispondente nuova percentuale di copertura........... 6

INDICE DELLE FIGURE

Figura 1: Processo logico-decisionale per la scelta del Piano di Gestione............................. 13

Figura 2: Struttura del Piano di Gestione................................................................................. 13

Figura 3 Struttura del Piano STUDIO GENERALE ...................................................... 15

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1

Presentazione dello Studio Generale

Il Sito d’Importanza Comunitaria IT6010025, proposto per la Rete Natura 2000, (SICp), zona di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409 CEE, denominato “Saline di Tarquinia” è l’oggetto del presente Piano, composto da:

1. lo Studio Generale, 2. il Piano di Gestione.

A presentazione dello Studio Generale, si vuole qui sottolineare come la Rete Natura 2000 costituisce l’obiettivo strategico dell’Unione Europea per salvaguardare e tutelare la biodiversità in tutti i suoi stati membri. Tale rete include l’insieme delle aree identificate e proposte perché contenenti habitat e specie animali e vegetali elencate nella Direttiva Habitat 92/43/CEE e specie ornitiche elencate nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE. Tali aree sono riconosciute in quanto denominate Siti d’Importanza Comunitaria (SICp) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Il lavoro che viene di seguito presentato è parte integrante del progetto Life-Natura “Recupero Ambientale delle Saline di Tarquinia”, co-finanziato dalla comunità europea con un contributo di circa € 600.000,00. Alla luce dell’azione preparatoria A5 del progetto Life, la redazione del piano di Gestione è affidata alla Università degli studi della Tuscia, Dipartimento DECOS, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, ente gestore che dovrà adottare e mettere in atto le proposte di gestione del sito contenute nel presente lavoro. Quest’ultimo si divide in 2 parti: lo studio generale, orientato ad una analisi delle conoscenze pregresse ed attuali dell’area, ed il piano di gestione vero e proprio, in cui si definiscono le strategie e le azioni di recupero, riqualificazione e di monitoraggio. Lo Studio Generale, qui presentato, individua la ragione d’essere del sito, indaga lo status degli habitat e delle specie d’interesse comunitario e sistematizza le informazioni relative alle caratterizzazioni abiotiche, biotiche, socio-economiche, amministrative e territoriali. L’obiettivo generale del Piano di Gestione è di mantenere la ragione d’essere del Sito d’Importanza Comunitaria, proposto per la Rete Natura 2000 (SICp), in uno stato di soddisfacente conservazione, al fine di tutelare il patrimonio naturale d’interesse comunitario in essi presente, in accordo all’Art. 6 della Direttiva Habitat. Gli obiettivi specifici da realizzare, attraverso un piano delle azioni e degli interventi, sono incentrati sulla salvaguardia di habitat e specie d’interesse comunitario, coniugandoli con la valorizzazione dell’area in un’accezione che si vuole compatibile con le dinamiche in atto nel territorio. La presentazione dei risultati dello Studio Generale (SG) (II PARTE) e del Piano di Gestione (PdG) (III PARTE) è preceduta, subito dopo l’inquadramento generale, da due paragrafi, rispettivamente il Quadro normativo di riferimento, e la Metodologia utilizzata. Inquadramento generale

Le caratteristiche generali del Sito d’Interesse Comunitario, e della Zona di Protezione speciale “Saline di Tarquinia”, facenti parte della omonima Riserva Naturale Statale di

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Ripopolamento Animale sono qui di seguito descritte, facendo riferimento alle informazioni reperite nelle corrispondenti Schede Natura 2000 e quindi agli aggiornamenti successivi. In base ad ulteriori informazioni raccolte sul campo attraverso monitoraggi chimico-fisici e biologici, osservazioni della avifauna e campionamenti della vegetazione eseguiti nel corso dell’elaborazione dello Studio Generale, sono stati aggiornati i dati descritti nelle corrispondenti Schede Natura 2000. Il Sito di Importanza Comunitaria proposto (SICp), denominato “Saline di Tarquinia” è univocamente determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito IT 6010025. Si estende su circa 150 ha nella zona SE del Comune di Tarquinia, in Provincia di Viterbo, ad una altezza media di 3 m s.l.m. ed è accessibile da Roma attraverso la SS. n.1 Aurelia, proseguendo, in direzione del Lido. La sua istituzione è dovuta alla presenza degli habitat di interesse comunitario riportati in tabella, ma riveste un’importanza rilevante anche per il suo patrimonio storico-archeologico presente nel Borgo Ottocentesco, anch’esso facente parte del sito. L’habitat maggiormente esteso è quello delle lagune costiere, che alla data di compilazione della scheda era segnalata coprire circa il 70% della intera superficie del sito. Esso rappresenta la priorità assoluta e secondo il “Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000”, la sua buona conservazione è legata principalmente alla qualità ed alla persistenza delle acque che dovrebbero essere caratterizzate da un basso carico di inquinanti e di materiali in sospensione. Come indicatori di buona qualità ambientale si considerano la presenza di popolazioni di Aphanius fasciatus (Valenciennes, 1821), del bivalve bentonico Cerastoderma glaucum (Poiret,1789) ed una bassa incidenza delle popolazioni di Merceriella enigmatica (Fauvel, 1923). L’aumento di Phoenicopterus ruber è considerata, invece, una tendenza all’aumento della salinità del sito.

Tabella 1:habitat di interesse contenuti nella scheda Natura 2000

Nonostante le condizioni ecologiche limitanti, l’ambiente delle saline è ricco di vita ed in grado di sostenere comunità floristiche e faunistiche complesse e preziose. A causa dell’elevato tenore salino, questi ambienti possono essere classificati come estremi, con biocenosi povere e tutte fortemente salino e termico tolleranti (Mazzola, 1988). Le saline, seppur classificate come aree umide di origine artificiale (Ramsar, 1990), hanno un ruolo ed un valore del tutto uguale a quello delle aree umide naturali dal punto di vista della conservazione della natura (Crisman, 1999). Lungo i bordi delle vasche e sui terrapieni è possibile osservare specie vegetali ormai rare nel resto della regione Lazio, come Sarcocornia fruticosa e Arthrocnemum glaucum, specie alofite che formano la cintura di vegetazione a diretto contatto con l’acqua delle vasche tollerando salinità superiori a quella marina.

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Da un punto di vista ornitologico, la riserva della Salina di Tarquinia riveste un ruolo estremamente significativo, sia come luogo di svernamento, sia come punto di sosta durante i flussi migratori primaverili ed autunnali, per molte specie di uccelli (Allavena & Zapparoli, 1992). Infatti, trovandosi lungo le rotte di migrazione che seguono la costa tirrenica, questa zona umida riveste un ruolo significativo per gli spostamenti stagionali di molte specie di uccelli, che sostano nelle vasche per effettuare quell’aumento ponderale necessario a proseguire gli spostamenti. Almeno 56 specie di uccelli sono state segnalate durante i periodi migratori, tra queste si segnalano il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus, Linneo, 1758), la garzetta (Egretta garzetta, Linnaeus, 1766), l’avocetta (Recurvirostra avosetta, Linnaeus, 1758), beccapesci (Sterna sandvicensis, Latham, 1878), fraticello (Sterna albifrons, Pallas, 1764), Sterna maggiore (Sterna caspia, Pallas, 1770), il mignattino (Chlidonias niger, Linnaeus, 1758); più un nutrito gruppo di fenicotteri (Phoenicopterus ruber, Linnaeus, 1758). Non ci sono indagini specifiche sui popolamenti fitali delle saline di Tarquinia, i bacini sono però popolati da piante vascolari, a cui spesso sono associate macroalghe, microlaghe bentoniche ed epifitiche. Per quanto riguarda la composizione algale, dai dati disponibili appare come le diatomee siano il taxa predominante, con 89 taxa identificati, fino a salinità del 110‰. A salinità superiori sono sostituite dalle Cyanophyta, con specie ampiamente diffuse sia in acque dolci, salmastre e marine (Alfinito et al., 1990). La massima diversità della flora algale è stata osservata nelle vasche più vicine all’ingresso dell’acqua marina. La produzione primaria è valutata in 100 – 600 mg C m-3 giorno-1 (Nascetti et al, 1998). La microflora è dominata da Cladophora sp., che forma degli estesi tappeti galleggianti. La comunità macrozoobentonica è risultata costituita da specie tipiche di ambienti confinati e quindi tendenzialmente opportuniste (Nascetti et al, 1998) tra queste, le più rappresentative sono il gasteropode H. acuta (Draparnaud, 1805), le larve di Chironomidi e l’anfipode C. insidiosum (Crawford, 1937). Da segnalare la presenza nelle acque del decapode Carcinus mediterraneus (Czerniavsky, 1884), che forma popolamenti numerosi nella vasca a più diretto contatto col mare. Le vasche sono inoltre popolate da Mugil cephalus (Linnaeus, 1758), Anguilla anguilla (Linnaeus, 1758) e da Aphanius fasciatus.

Tabella 2: specie della direttiva Habitat da tutelare segnalate nella scheda Natura 2000

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Scheda Natura 2000

La scheda Natura 2000 del SICp e ZPS “Saline di Tarquinia” (Fonte Ministero dell’Ambiente- Servizio Conservazione della Natura), aggiornata al mese di marzo dell’anno 2004, elenca i seguenti habitat con la relativa copertura e specie di interesse comunitario:

Tabella 3: Habitat di interesse comunitario (All. I della 92/43/CEE) presenti nel sito e relativa percentuale di copertura

Nome italiano Codice Direttiva “Habitat”

Prioritario % copertura nel SICp

Lagune costiere 1150 * 70

Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose

1310 7

Praterie e fruticeti alofili e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi)

1420 7

Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua 2240 3

Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 1

Tabella 4: Uccelli migratori abituali di interesse comunitario (All. I della 79/409/CEE) presenti nel sito

Nome comune Nome scientifico Codice Natura 2000 Interesse prioritario

Garzetta Egretta garzetta A026

Airone bianco maggiore Egretta alba A027

Cormorano Phalacrocorax carbo sinensis

A391

Avocetta Recurvirostra avosetta A132

Fenicottero Phoenicopterus ruber A035

Gabbiano corallino Larus melanocephalus A176

Martin pescatore Alcedo atthis A229

Beccapesci Sterna sandvicensis A191

Gabbiano roseo Larus genei A180

Fraticello Sterna albifrons A195

Mignattino Chlidonias niger A197

Sterna maggiore Sterna caspia A190

Mignattaio Plegadis falcinellus A032

Nitticora Nycticorax nycticorax A023

Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides A024

Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus A131

Calandrella Calandrella brachydactyla A243

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Tabella 5: Uccelli migratori abituali non di interesse comunitario presenti nel sito

Nome comune Nome scientifico Codice Natura 2000

Fratino Charadrius alexandrinus A138

Tabella 6: Anfibi e Rettili di interesse comunitario(All. II della 92/43/CEE) presenti nel sito

Nome comune Nome scientifico Codice Natura 2000

Testuggine comune Testudo hermanni 1217

Tabella 7: Pesci di interesse comunitario (All. II della 92/43/CEE) presenti nel sito

Nome comune Nome scientifico Codice Natura 2000

Nono Aphanius fasciatus 1152

Tabella 8: Altre specie importanti presenti nel sito

Vegetali

Nome comune Nome scientifico

Panocchina dei lidi Aeluropus litoralis

Salicornia fruticosa Arthrocnemum fruticosum

Salicornia glauca Arthrocnemum macrostachyum

Erba-franca annua Frankenia pulverulenta

Ruppia Ruppia cirrhosa

Suaeda vera Suaeda vera

Nella scheda Natura 2000 non è riportata la presenza di nessuna specie di Mammiferi, invertebrati o piante di interesse comunitario. Aggiornamento della Scheda Natura 2000 Il presente Studio Generale apporta nuovi dati alla caratterizzazione ecologica del SICp e ZPS “Saline di Tarquinia”, includendo informazioni sugli habitat e la loro relativa copertura, e le specie che vanno ad aggiornare la corrispondente Scheda Natura 2000. Tali dati sono stati reperiti attraverso campionamenti ed osservazioni dirette effettuate in loco. L’aggiornamento della Scheda Natura 2000 costituisce un valore aggiunto al presente Studio Generale. Nelle tabelle seguenti sono fornite le informazioni ecologiche relative al SICp - ZPS aggiornate con i nuovi dati (evidenziati in grassetto). Le tabelle sono seguite, in alcuni casi, da brevi spiegazioni relative alle modalità di rilevazione dei nuovi dati ed alla causa dei cambiamenti eventualmente intercorsi.

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Tabella 9: Aggiornamento della lista degli habitat di interesse comunitario (All. I della 92/43/CEE) presenti nel sito e corrispondente nuova percentuale di copertura.

Nome italiano Codice Direttiva “Habitat”

Prioritario % copertura nel SICp

Lagune costiere 1150 * 55

Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose

1310 7

Praterie e fruticeti alofili e termo-atlantici (Sarcocornetea fruticosi)

1420 7

Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua 2240 3

Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) 1410 1

La riduzione dell’habitat prioritario “Laguna costiera”, rilevata con metodologie GIS, si riferisce alla situazione prima degli interventi effettuati con la realizzazione del progetto Life-Natura “Recupero ambientale della Riserva Naturale Saline di Tarquinia”. Tale decremento dovuto all’interramento di alcuni bacini a causa di eventi alluvionali nonché all’esclusione di alcune zone dal flusso idrico, è stato successivamente compensato da specifiche azioni del progetto “Life-Natura” sopraccitato. La descrizione di questi interventi e dei risultati che essi hanno ottenuto, è parte del piano di gestione vero e proprio.

Non ci sono aggiornamenti da fare per quanto concerne la popolazione di uccelli che frequenta la Salina. Sebbene rispetto agli anni precedenti in cui si praticava la raccolta del sale non la distribuzione e le frequenze in specie siano diverse, le specie che continuano a frequentare la salina sono le stesse.

Bisogna inoltre segnalare la presenza dell’istrice, in qualità di mammifero degno di essere conservato ai sensi della direttiva Habitat, mentre la testuggine comune, segnalata nella scheda Natura 2000, non è stata più avvistata di recente.

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Quadro di riferimento normativo Quadro normativo regionale

Legge Regione Lazio 2 maggio 1995 n. 17

La L.R. n. 17/95 “Norme per la tutela della fauna selvatica e la gestione programmata dell’esercizio venatorio” disciplina la tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria secondo metodi di razionale programmazione delle forme di utilizzazione del territorio e di uso delle risorse naturali, al fine della ricostituzione di più stabili equilibri degli ecosistemi. A tal fine la Regione provvede a:

- promuovere la tutela degli habitat naturali in cui vivono le popolazioni di fauna selvatica; - coordinare la programmazione dell’uso del territorio; - disciplinare l’attività venatoria.

Inoltre, in attuazione delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), la Regione deve provvedere a istituire delle zone di protezione finalizzate al mantenimento e alla sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche degli habitat interni a tali zone e ad esse limitrofi. Deliberazione della Giunta Regionale del lazio del 19 marzo 1996, n. 2146

La Regione Lazio ha partecipato, come tutte le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, alla realizzazione del Progetto Bioitaly individuando sul proprio territorio i siti con habitat e specie di importanza comunitaria. Quindi ha approvato l’elenco dei 199 siti, fra SICp e ZPS, con Deliberazione della Giunta Regionale n. 2146 “Approvazione della lista dei siti con valori di importanza comunitaria del Lazio ai fini dell’inserimento nella Rete Ecologica Europea Natura 2000”, coerentemente con le disposizioni della Direttiva 92/43/CEE. Legge Regione Lazio 6 ottobre 1997 n.29 La L.R. n. 29/97 “Norme in materia di aree naturali protette regionali e successive modificazioni e integrazioni” con cui la regione Lazio recepisce la Legge Quadro per le aree protette (L.394/91), promuove “la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale, costituito da formazioni fisiche, biologiche, geologiche e geomorfologiche che, assieme agli elementi antropici ad esse connessi, compongono nella loro dinamica interazione, un bene primario costituzionalmente garantito”. In particolare, l’Art. 6 prevede che la Regione tuteli i SICp individuati in base ai criteri contenuti nella Direttiva 92/43/CEE: i siti sono pertanto tutelati a norma della disciplina di attuazione della normativa comunitaria e sono integrati nello schema di piano regionale delle aree protette. Ad essi si applicano le previsioni di cui all’art. 10 della L.R. 74/91 ”Disposizioni in materia di tutela ambientale”, ossia l’adozione, qualora vengano accertate situazioni di grave pericolo o di danno ambientale, di ordinanze per la sospensione di lavori ed opere che rischino di compromettere interessi generali di tutela ambientale e provvedimenti di divieto di qualsiasi trasformazione di aree di particolare pregio naturalistico e paesistico.

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Deliberazione della Giunta Regionale del Lazio del 2 agosto 2002, n. 1103

La DGR n. 1103/02 “Approvazione delle linee guida per la redazione di piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SICp e ZPS, ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (habitat) e 79/409/CEE (uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli Stati membri, anche per l’attuazione della Sottomisura I.1.2 “Tutela e gestione degli ecosistemi naturali” (Docup Obiettivo 2 2000-2006)) costituisce l’atto amministrativo più avanzato sulla conservazione delle

specie e degli habitat e sulla conseguente gestione dei siti Natura 2000 della Regione Lazio. La deliberazione, che recepisce le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”, contenute nel D.M. n.224/02, si pone l’obiettivo di approvare le linee guida per la redazione di piani di gestione e la “regolamentazione sostenibile” dei siti Natura 2000, in applicazione della Direttiva Habitat e per “fornire criteri metodologici per l’attuazione dei programmi di sistema” previsti nei SICp e ZPS inseriti nel Documento Unico di Programmazione 2000-2006. Le Linee guida hanno “valenza di supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale” per i siti Natura 2000: tali misure sono rappresentate da idonee forme di gestione rappresentate dai piani, dai regolamenti per la tutela dei valori di importanza comunitaria e da “interventi per la salvaguardia e il recupero di situazioni particolarmente vulnerabili e minacciate”. Quadro normativo nazionale

Legge 6 dicembre 1991, n.394

A livello nazionale la normativa di riferimento in materia di aree naturali protette è costituita dalla Legge quadro per le aree naturali protette (L.394/91), che detta “principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese”. Nonostante i SICp non rientrino tra le aree naturali protette, questa legge costituisce comunque il riferimento normativo a livello nazionale per la gestione di tali siti, e si tiene conto, per la definizione della metodologia adottata per il piano di gestione del SICp, delle disposizioni che, all’art. 12, vengono date relativamente al Piano del Parco. Questo ha un’importanza fondamentale per le finalità di conservazione e di sviluppo sostenibile all’interno delle aree protette; deve infatti conciliare le esigenze di tutela con le attività antropiche presenti, garantendo le prime e andando a costituire le premesse per le prospettive di sviluppo sostenibile che vengono organizzate dal Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale. Il Piano è quindi lo strumento principale del soggetto gestore dell’area protetta ed ha valenze molto più ampie di quelle prettamente naturalistiche, perché non stabilisce solo gli indirizzi ed i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente naturale in genere, ma disciplina anche l’uso del territorio da parte dei soggetti interessati. Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n.357

Il recepimento della Direttiva Habitat in Italia è avvenuto con il DPR n.357/97: ”Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE” che “disciplina le procedure per l’adozione delle misure previste dalla Direttiva ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali elencati nell’allegato A e delle specie della flora e della fauna indicate negli allegati B, D ed E.”

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Gli allegati A e B del Regolamento sono stati modificati e gli elenchi inclusi aggiornati dal Decreto Ministeriale del 20 gennaio 1999 “Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357, in attuazione della Direttiva 97/62/CE del

Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della Direttiva 92/43/CEE”. Il DPR 357/97 prevede che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano “adottino per i SICp le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi del regolamento”. Definisce, inoltre, altri due aspetti estremamente importanti per la tutela della biodiversità di interesse comunitario all’interno dei SICp: - la redazione di una Valutazione di Incidenza di piani territoriali, urbanistici e di settore e di progetti che interessino il SICp, per i quali non è prevista l’applicazione della procedura della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA); - le specie faunistiche e vegetali da tutelare e le opportune misure da adottare in materia di prelievi e di introduzioni e reintroduzioni di specie animali e vegetali. E’ attualmente in corso la procedura per l’approvazione di modifiche e integrazioni al DPR 357/97 relativamente alle norme sulla valutazione di incidenza. Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 n. 224 Il D.M. n. 224/02 “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” è finalizzato all’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE). Le linee guida costituiscono un supporto tecnico-normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di gestione, per i siti della rete Natura 2000. Il decreto, in particolare, delinea l’iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione per un sito Natura 2000 e ne definisce la struttura, ai sensi dell’art. 6 della Direttiva Habitat. Decreto istitutivo della Riserva

La Riserva Naturale di popolamento animale della “Salina di Tarquinia” è stata istituita con Decreto Ministeriale del 25 gennaio 1980, dal Ministro dell’agricoltura e delle foreste di concerto con il Ministro delle finanze. La Riserva viene istituita in esecuzione della Convenzione di Ramsar, precedentemente ratificata, “vista la particolare importanza naturalistica del biotopo denominato ‘Salina di Tarquinia’ ” e “considerato che detta Salina presenta caratteristiche ambientali particolarmente adatte per la sosta e la nidificazione di numerosi uccelli migratori e, in specie, di trampolieri, sempre più rari a causa della riduzione del loro habitat”. Con tale decreto “la vigilanza, per quanto concerne la tutela dell’avifauna e del relativo habitat”, viene affidata al Ministro dell’agricoltura e delle foreste e, “appurato che l’attività di produzione del sale non contrasta con le esigenze di tutela…”, viene “consentito l’accesso alla riserva naturale per motivi comunque inerenti alle attività produttive esercitate nella Salina”, oltre che “per ragioni di studio, per compiti amministrativi e di vigilanza…”.

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Attualmente, con decreto interdirettorale del 21 ottobre 2003 del Direttore dell’Agenzia del Demanio (Ministero delle Finanze) e del Direttore Generale della Direzione per la Conservazione della Natura e difesa del mare (per conto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio), l’intero compendio immobiliare denominato “Salina di Tarquinia” (con sola esclusione delle porzioni immobiliari tenute in uso governativo dal C.F.S.) è stato assegnato in concessione quinquennale rinnovabile al Comune di Tarquinia, al fine di realizzare il progetto Life-Natura, di cui il comune stesso è proponente. Quadro normativo comunitario

Direttiva Habitat (92/43/CEE)

Con l’adozione delle Direttive Habitat e Uccelli gli Stati Membri hanno consentito l’istituzione di Natura 2000, ossia una rete ecologica di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea attraverso la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. In particolare, la Direttiva Habitat (92/43/CEE) prevede che gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei SICp siano mantenuti o riportati al loro “stato ottimale di conservazione” attraverso la definizione di strategie di tutela basate su criteri di gestione opportuni. Non è quindi richiesta necessariamente la tutela del SICp con l’istituzione di parchi o riserve, purchè la biodiversità di interesse comunitario non sia messa a rischio dalle attività umane o da una loro conduzione ecologicamente non sostenibile. L’iter istitutivo di Rete Natura 2000 prevede che i SIC, una volta valutata la loro proposta da parte dello Stato membro, perdano questa denominazione, per acquisirne un’altra: Zone Speciali di Conservazione (ZSC). L’articolo 6 della Direttiva Habitat recita: “per le Zone Speciali di Conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’allegato I e delle specie di cui all’allegato II presenti nei siti”. La definizione di queste misure di tutela, a causa della presenza dei SICp in aree antropizzate o direttamente interessate da attività umane, avviene generalmente mediante la stesura di un piano di gestione che dovrà contenere linee guida in grado di assicurare:

- la gestione a breve termine del SICp; - la gestione a lungo termine del SICp; - la pianificazione delle azioni in un piano di lavoro coerente e attuabile; - la realizzazione di una rete informativa e di collaborazione che coinvolga i soggetti designati per la gestione dell’area e quelli che svolgono attività a diverso titolo al suo interno.

Direttiva Uccelli (79/409/CEE)

La Direttiva Uccelli (79/409/CEE) concerne la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio dell’Unione Europea (Art. 1.1) e si applica agli “uccelli, alle uova, ai nidi e agli habitat” (Art. 1.2). La Direttiva Uccelli si pone dunque come obiettivo primario la tutela di determinate specie ornitiche, utilizzando come strumento prioritario l’individuazione e la protezione di aree denominate ZPS, in cui tali specie hanno il proprio ambiente vitale.

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Quadro normativo internazionale

Convenzione di Bonn

La Convenzione di Bonn, sottoscritta nel 1982, si pone come obiettivo lo sviluppo della cooperazione internazionale allo scopo di conservare le specie migratrici della fauna selvatica. La fauna selvatica deve essere oggetto di un'attenzione particolare per la sua importanza ambientale, ecologica, genetica, scientifica, ricreativa, culturale, educativa, sociale ed economica. Le parti contraenti della Convenzione riconoscono l'importanza della conservazione delle specie migratrici, e affermano la necessità di rivolgere particolare attenzione alle specie migratrici il cui stato di conservazione sia sfavorevole. Convenzione di Rio de Janeiro

La Convenzione sulla diversità biologica è stata firmata dalla Comunità Europea e da tutti gli Stati Membri nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992. La Convenzione si pone come obiettivo quello di anticipare, prevenire e attaccare alla fonte le cause di significativa riduzione o perdita della diversità biologica in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici. Promuove, inoltre, la cooperazione internazionale, regionale e mondiale tra gli Stati e le organizzazioni intergovernative e non governative. Convenzione di Ramsar

La Convenzione di Ramsar è stata sottoscritta il 2 febbraio 1971 e ratificata in Italia, con Decreto del Presidente della Repubblica, il 13 marzo 1976. Con la sottoscrizione di tale accordo l’Italia, insieme ad altri 137 paesi delle Nazioni Unite, si è impegnata a designare “le zone umide appropriate del suo territorio che devono essere incluse nell’elenco delle zone umide di importanza internazionale”, in considerazione della loro funzione ecologica per la fauna ornitica migratoria. Con tale accordo i paesi si impegnano contestualmente ad intraprendere azioni di salvaguardia e gestione delle zone umide individuate con l’obiettivo di “accrescere le popolazioni di uccelli acquatici e palustri nelle zone umide appropriate”.

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Metodologia

L’obiettivo generale del Piano di gestione, coerentemente con quanto previsto dall’Art. 6 della Direttiva Habitat, è quello di garantire la presenza in condizioni ottimali degli habitat e delle specie che hanno determinato l’istituzione del SICp, mettendo in atto strategie di tutela e gestione che lo consentano pur in presenza di attività umane. La metodologia adottata è coerente con i documenti di riferimento prodotti dall’Unione Europea, dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del territorio e dalla Regione Lazio, che sono:

1. Allegato II “Considerazioni sui piani di gestione” del documento “La Gestione dei Siti della Rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, 2000”; 2. “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione di SICp e di ZPS” redatte dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, Servizio Conservazione Natura, nell’ambito del PROGETTO LIFE 99 NAT/IT/006279. D.M. del 3/9/2002 pubblicate sulla G.U. n° 224 del 24/9/2002; 3. “Linee guida per la redazione dei piani di gestione e la regolamentazione sostenibile dei SICp e ZPS” redatte dall’Assessorato All’Ambiente – Direzione Regionale Ambiente e Protezione Civile della Regione Lazio. DGR 2002/1103 pubblicato sul BURL n°28 del 10/10/2002.

Si è tenuto conto inoltre dei numerosi studi e documenti prodotti sull’argomento dall’Unione Europea, elencati in Bibliografia e in particolare la metodologia adottata ha tratto ispirazione dalle conclusioni del seminario tenutosi a Galway (1996). Le esperienze e le soluzioni gestionali originali già sperimentate, grazie alla realizzazione di Progetti LIFE Natura co-finanziati dall’Unione Europea, in altri SICp italiani dagli esperti coinvolti nell’elaborazione del Piano di Gestione, hanno consentito di arricchire le metodologie generalmente adottate e di adattarle alla particolarità del SICp in esame. La definizione dello strumento di gestione segue il processo logico-decisionale definito dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio nelle “Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione di SICp e di ZPS”, rappresentato in Figura 1, e la sua strutturazione è stata elaborata tenendo conto del modello presente in Figura 2.

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Figura 1: Processo logico-decisionale per la scelta del Piano di Gestione

Fonte: Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione di SICp e di ZPS

Figura 2: Struttura del Piano di Gestione

Fonte: Linee Guida per la Redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000

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Lo schema metodologico adottato, riassunto in Figura 3 e riportato a pagina seguente, rappresenta la struttura del Piano di gestione del SICp. Tale Piano si articola in uno Studio Generale, propedeutico alla redazione del Piano, e nel piano di gestione vero e proprio, come indicato dai documenti prodotti dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio, Direzione Conservazione Natura.

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Figura 3 Struttura del Piano STUDIO GENERALE

PIANO DI GESTIONE

Caratterizzazione abiotica

Caratterizzazione biotica

Caratterizzazione Socio-Economica

Caratterizzazione Territoriale-

amministrativa

Status

Criticità

Status

Criticità

Status

Criticità

Status

Criticità

Valutazione ecologica

Valutazione

faunistica

Valutazione

vegetazionale Valutazione

socio-economica

Strategia di Gestione

Specie ed Habitat della Direttiva “Habitat” ed “Uccelli”

SICp Rete Natura 2000

Inquadramento

Interventi di Gestione

SIT SICp “Atlante Uso del Territorio”

Monitoraggio

Ambiti omogenei

d’intervento Regolamento

Obiettivi

del Piano di Gestione

Organizzazione gestionale

Piano di Azione

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Studio Generale Lo Studio Generale ha la finalità di definire un quadro conoscitivo sulla situazione ecologica, sociale ed economica del SICp atto a valutare:

• presenza, status, localizzazione della biodiversità di interesse comunitario;

• interrelazioni tra la biodiversità di interesse comunitario e le attività umane presenti nel SICp e nelle aree circostanti.

Lo SG si articola in 4 settori d’indagine:

1. Caratterizzazione abiotica; 2. Caratterizzazione biotica; 3. Caratterizzazione socio economica; 4. Caratterizzazione territoriale amministrativa.

Particolare cura è stata posta nel selezionare, per ciascuna componente, soltanto gli aspetti effettivamente correlati alla presenza della biodiversità di interesse comunitario, nonché indicatori univocamente misurabili e facilmente aggiornabili al fine di perseguire in maniera chiara il processo metodologico descritto precedentemente. Questo approccio ha portato ad analizzare la Scheda Natura 2000 e nel caso ad apportare elementi di aggiornamento alle informazioni ivi riportate. I dati utilizzati per la definizione di questa base sono ufficiali (letteratura scientifica, ecc.). Per integrare ed aggiornare il quadro conoscitivo disponibile per la definizione delle strategie e degli interventi del Piano, è stato svolto un programma di indagini sul campo per verificare le informazioni a disposizione ed acquisirne di più dettagliate ed aggiornate. Lo Studio Generale così condotto rappresenta quindi un quadro sintetico ma dettagliato per costituire il punto di partenza per le elaborazioni necessarie alla stesura del Piano di gestione, ma anche ad essere il riferimento indispensabile per eventuali Valutazioni di incidenza da svolgere nel SICp. Gli aspetti caratterizzanti e innovativi della metodologia adottata sono per lo Studio Generale:

1. una caratterizzazione abiotica del sito tesa a verificare l’influenza del supporto abiotico e del clima sullo status degli habitat e delle specie; 2. l’individuazione di indicatori socio-economici e territoriali-amministrativi strettamente correlati alle interazioni tra habitat e specie di interesse comunitario ed attività umane;

I quattro settori d’indagine

Caratterizzazione abiotica Ha come obiettivo lo studio del contesto abiotico su cui poggia l’ecosistema presente nel sito. In particolare, ai fini del Piano di Gestione, si concentra sul definire le influenze che la geologia, la geomorfologia, la pedologia, il clima e l’idrografia esercitano sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario rilevate nel SICp. Lo studio restituisce la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio.

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Caratterizzazione biotica Ha come obiettivo la definizione dello status e della distribuzione degli habitat e delle

specie di interesse comunitario nel SICp attraverso una serie di rilievi sul campo focalizzati sugli habitat e le specie di interesse comunitario. Inoltre, fornisce delle indicazioni sulle criticità a cui possono essere soggetti con i sistemi di monitoraggio dell’evoluzione ecologica più adatti nel contesto locale. Questa analisi permette di rilevare la presenza di ulteriori habitat e specie di interesse comunitario rispetto a quelle segnalate e di individuare possibili specie alloctone ed infestanti verificandone lo stato. Lo studio restituisce la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio. Caratterizzazione socio economica L’analisi delle variabili socio-economiche oltre a rappresentare un elemento fondamentale nella definizione del contesto di riferimento, ha come obiettivo anche quello di evidenziare eventuali criticità del sistema territoriale in termini di sviluppo e di squilibri. Tale analisi è stata condotta sulla base di diverse fonti statistiche, riconducibili principalmente a dati ISTAT (censuari e non). Inoltre, deve essere premesso che le informazioni ricavate fanno riferimento a periodi diversi ed in particolar modo agli ultimi 2 censimenti del 1991 e 2001, relativi allo stato delle famiglie, dell’agricoltura dell’industria e dei servizi. La caratterizzazione socio-economica ha come obiettivo la definizione delle principali caratteristiche economiche e sociali del comune nel cui territorio ricade il SICp. L’analisi si basa sulla determinazione di una serie di indicatori, raggruppabili nelle seguenti classi:

• indicatori demografici;

• indicatori della struttura abitativa;

• indicatori della struttura economico-produttiva;

• indicatori di fruizione turistica;

Gli indicatori demografici rappresentano un’informazione utile alla comprensione della composizione, del comportamento e delle tendenze evolutive (invecchiamento, spopolamento, ecc.) della popolazione residente. Gli indicatori della struttura abitativa forniscono dati sulle scelte abitative e sull’attitudine della popolazione a risiedere in aree più o meno urbanizzate. In particolare, con riferimento al SICp, si cerca di valutare l’evoluzione della componente antropica che insiste nell’area. Attraverso gli indicatori della struttura economico-produttiva si definisce la condizione del sistema locale in termini di vocazione produttiva e dinamicità imprenditoriale e la possibilità di creare nuova occupazione con attività connesse alla presenza del SICp. Un altro indicatore è quello relativo alla fruizione turistica del sito poiché è strettamente legato alle risorse del territorio, alle sue potenzialità di attrazione e al livello di domanda e di offerta ricettiva presente nello stesso. Per i suddetti indicatori sono stati considerati anche i corrispettivi dati a livello provinciale e regionale, in modo da fornire un quadro di riferimento più ampio ed evidenziare eventuali disomogeneità e criticità specifiche.

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Caratterizzazione territoriale amministrativa Comprende l’inquadramento amministrativo del territorio in cui il SICp è posto e l’individuazione dei vincoli e degli strumenti di pianificazione in vigore o in via di definizione nell’area, al fine di garantire la congruenza e l’integrazione del Piano di Gestione con gli strumenti di pianificazione territoriale. La caratterizzazione prevede anche la definizione di criticità specifiche e delle appropriate metodologie di monitoraggio.

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Piano di Gestione

Il Piano di Gestione deve avere carattere prettamente dinamico e programmatorio, in modo da potersi adeguare, alla luce dei risultati ottenuti, alle scelte gestionali effettuate. Il Piano di Gestione si articola partendo da una Valutazione Generale che analizza e sintetizza i risultati ottenuti dallo Studio Generale. In particolare vengono effettuate una Valutazione ecologica ed una Valutazione Socio-economica.

Valutazione vegetazionale e faunistica

La valutazione delle componenti vegetazionali e faunistiche ha l’obiettivo di individuare le valenze naturalistiche e di definirne gli elementi di criticità e di minaccia. Le valenze vegetazionali sono rappresentate dalla localizzazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. Le valenze faunistiche sono state individuate tramite la definizione dei requisiti ecologici delle specie e sintetizzate in carte di idoneità ambientale per ogni singola specie di interesse comunitario. Dalle criticità indicate nella caratterizzazione biotica dello Studio Generale, vengono definiti, nel Piano di Gestione gli elementi di minaccia, evidenziandone gli ambiti per ciascuna di esse. Valutazione socio-economica

La valutazione economica terrà conto delle tendenze in atto nel contesto territoriale e socioeconomico con particolare riferimento agli elementi emersi dalla Valutazione ecologica. Obiettivi operativi

In funzione della valutazione delle valenze ecologiche, vengono individuati gli obiettivi operativi sia di sostenibilità ecologica e socio-economica, funzionali sempre alla tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario (obiettivo generale del Piano di Gestione).

Strategie di Gestione Le valutazioni ottenute contribuiscono alla definizione delle Strategie di Gestione per il raggiungimento dell’Obiettivo indicato dall’Art.6 della Direttiva Habitat, che consiste nel garantire la presenza in condizioni ottimali degli habitat e delle specie che hanno determinato l’istituzione del SICp. Le Strategie di Gestione portano alla definizione di Ambiti omogenei di intervento e di un Regolamento di attuazione.

Interventi di Gestione

Le Strategie di gestione così delineate vengono attuate tramite la definizione degli Interventi di gestione, che porteranno all’applicazione di azioni di ripristino, valorizzazione e ricerca sulle componenti ambientali, e dei loro specifici indicatori per il monitoraggio. Gli interventi sono distinti in straordinari, per quanto riguarda gli interventi di recupero e ripristino, ed ordinari per gli interventi di monitoraggio e mantenimento delle condizioni ottimali per gli habitat e le specie di interesse comunitario.

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Monitoraggio

Vengono inoltre fornite indicazione per la valutazione dell’attuazione del Piano di Gestione tramite il monitoraggio degli indicatori specifici che andranno ad integrarsi nella definizione dell’Organizzazione gestionale e del Piano d’azione.

Organizzazione gestionale L’Organizzazione gestionale indica le modalità tecnico-amministrative per l’attuazione del Piano, proponendo un assetto gestionale calibrato sul contesto naturale del SICp e delle attività previste dagli Interventi di gestione.

Piano d’azione

Il Piano d’azione definisce le priorità d’intervento e i tempi di realizzazione delle azioni previste dal Piano di Gestione. Tutti gli interventi verranno classificati in 3 classi di priorità:

• Livello I:priorità Alta - interventi estremamente urgenti, previsti nell’ambito delle attività di gestione straordinaria, progetti in corso di realizzazione, interventi prioritari secondo la valutazione effettuata nel Piano di Gestione.

• Livello II: priorità Media- interventi considerati urgenti: riguarderà gli interventi considerati importanti per la gestione degli habitat e delle specie individuati all’interno del SICp o per gli aspetti divulgativi, educativi e di fruizione, in seguito alle considerazioni emerse nel corso di elaborazione del Piano di Gestione.

• Livello III: priorità Basso - interventi proposti non urgenti: riguarderà gli interventi che non rivestono un carattere di urgenza, ma sono comunque importanti per una corretta gestione del SICp, soprattutto orientati alla proposizione di attività socio-economiche eco-compatibili da attivarsi sul territorio.

Dal punto di vista dei tempi di realizzazione si distingueranno:

• Interventi a breve-medio termine: tutti gli interventi che potranno essere presumibilmente realizzati entro 36 mesi;

• Interventi a lungo termine: tutti gli interventi che richiedono un tempo di attuazione compreso tra 36 e 60 mesi ed oltre.