Int_eu
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francesco-mancin -
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nascelta........barazzante
... ark Malloch- Brown, Financial Times, Regno Unitonpremio è un omaggio ambasciatore. In questo modo ci si rispar-entimentale e stravagante al mia lo spettacolo della parata dei relatori,
Passato di un' istituzione ma anche questa scelta ha un prezzo. Le po-sizioni europee, anche per gli standard
gloriosa. Che oggi mostra tutta dell'Onu, il più delle volte sono talmentela sua debolezza e una totale vaghe da rasentare l'assurdo. E questo per-mancanza di coraggio ché sono il frutto di un compromesso tra
tutti gli ambasciatori dell'Ue.
, assegnazione del premio Nobelal presidente Barack Obama al-la fine del primo anno del suomandato fu una curiosa scom-
messa sul futuro: un giorno, forse, sarebbediventato un paladino della pace. L'annun-cio dell'assegnazione del premio all'Unioneeuropea, arrivato il 12ottobre, è una scom-messa ancora più curiosa sul passato. Ève-ro, l'Ue ha portato la pace dove per secolic'era stata la guerra e ha integrato i paesidell'est in un'Europa allargata. Qualche an-no fa sarebbero stati degli ottimi motivi perassegnarle il Nobel per la pace. Questi suc-cessi storici, tuttavia, fanno sembrare il mi-sero presente dell'Ue ancora più fosco. Piùche un'iniezione di fiducia in tempi di au-sterità, il premio è un triste ricordo di comesia caduto in basso il sogno europeo. Que-sta visione è stata tradita dalle lotte internesu una crisi dell' euro ancora irrisolta, che hasmascherato la mancanza di volontà politi-ca dei leader europei.
Il Nobel, tuttavia, viene assegnato perquello che un candidato ha fatto all' estero.E qui il silenzio del comitato che ha premia-to l'Ue è eloquente perché, detto brutal-mente, una politica estera europea nonesiste. Su qualsiasi tema - dal processo dipace in Medio Oriente alla primavera ara-ba, dall'Iran alle relazioni con la Cina, l'Afri-ca o l'America Latina -I'Europa conta menodella somma delle sue parti. Oggi Bruxellesha ambasciate in tutto il mondo, e nessunvertice internazionale può dirsi completosenza una nutrita presenza di funzionariche parlano "a nome dell'Europa". Èun te-atrino di riti e protocolli dall'esito spessoavvilente. Alle Nazioni Unite, su molti temil'Europa viene rappresentata da un solo
Nessuna autorevolezzaPer quanto riguarda la Turchia, il comitatoper il Nobel sostiene che il negoziato conBruxelles "ha favorito la democrazia e i di-ritti umani nel paese". Peccato che l'opposi-zione di diversi paesi europei all'integrazio-ne turca abbia spinto Ankara a guardare al-trove in cerca di amicizie e partnership.Quanto alla primavera araba, che fine hafatto la leadership che l'Ue aveva esercitatoin modo tanto autorevole nei paesi dell'estdopo i11989? Gli aiuti economici e ilsoftpo-wer avevano dato all'Europa un ruolo di pri-mo piano che la crisi sembra aver eroso.
Sui negoziati per il nucleare in Iran, l'Ueha la leadership formale, ma le decisionivengono prese ancora a Washington (esempre più spesso a Gerusalemme, a quan-to sembra). Anche nel processo di pace in
Medio Oriente l'Europa, che è storicamen-te vicina a Israele ed è anche tra i maggiorisostenitori economici della Palestina, con-tinua a latitare.
Èquesto il dilemma: anche tralasciandol'attuale crisi dellagovernance economica,l'Europa è un mercato, una società, una cul-tura, più che un sistema di governo. Ci haricordato i nostri valori condivisi e la nostrastoria, e in tempi migliori ci ha avvolti nellaprosperità e nel calore della cittadinanzacomune dopo secoli di guerre. Ma la forza eil coraggio di promuovere la pace oltre i suoiconfini, al servizio dei diritti umani e dellademocrazia, sono l'antitesi dei valori diquesta Ue molle e autocompiaciuta. SullaCina, per esempio, la battaglia per i dirittiumani è relegata in secondo piano perchégli stati membri sono troppo impegnati afarsi concorrenza a caccia di accordi com-merciali. Oggi, inoltre, in un momento diestrema difficoltà economica, Bruxellessembra meno coraggiosa che mai. I Nobelnon dovrebbero premiare l'ossessione per iprocessi e le procedure. Quelli più sensatisono andati a individui e istituzioni corag-giosi, che hanno sfidato le convenzioni del-la loro epoca per promuovere la pace. E perquesto sono spesso stati discussi e criticati.
Il Nobel dovrebbe ricompensare questisforzi e celebrare le migliori capacitàdell'essere umano. Per questo motivo il ri-conoscimento all'Unione ci sembra unomaggio stravagante e sentimentale al pas-sato dell'Europa, che ne mortifica ancora dipiù il presente. Solo un premio per l'econo-mia sarebbe stato più improbabile .• fas
A favore I meriti di Bruxelles"Il lungo periodo di pacevissuto dall'Unione euro-pea rende il Nobel diquest'anno più giustificatorispetto a quello a BarackObama del 2009", scrive ilquotidiano estone Posti-mees. "Eppure, perchéconcederlo ora e non nel2004, dopo l'integrazionedei paesi dell' est? Il valoredel riconoscimento è so-prattutto simbolico. Anchein una fase di profonda cri-si, oggi l'Europa non ri-schia di scivolare verso unconflitto vero e proprio,come sarebbe successo
cent'anni fa". Secondo loslovacco Sme, "il meritoprincipale dei sessant'annidi pace in Europa va certa-mente al piano Marshall ealla forza' militare degliStati Uniti e della Nato. Maquesto non significa che lariconciliazione tra Franciae Germania non abbiaavuto un ruolo fondamen-tale. Anche il mercato co-mune e il libero movimen-to delle persone hannocontribuito alla pace. El'integrazione dei paesi excomunisti ha ampliato lospazio di pace, sicurezza e
libertà. Nonostante tuttele sue deformazioni, i pia-ni di salvataggio e le trop-pe regole, la vita al di fuoridi questa istituzione sareb-be più pericolosa e pove-ra". Nelle attuali difficoltà,scrive il danese Jyllands-Posten, "c'è bisogno dipiù Europa. Ma questovuoi dire che certe que-stioni sull'identità e il ruo-lo dell'Ue vanno discusseprima del voto del 2014.Unità nella diversità, mag-giore fiducia in se stessi epiù coraggio. Ecco cosachiede questo premio" .•
Internazionale 971 I 19 ottobre 2012 19