Interviste con Karen, Yehuda & Michael Berg -...

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L A RELAZIONE DEL K ABBALAH C ENTRE Interviste con Karen, Yehuda & Michael Berg I miracoli della Costa d’Avorio Un giorno nella vita: Chevre Aggiornamenti dal KCA & Team Kabbalah www.kabbalah.com SPARK SPARK VOL. 4 EDIZIONE 2011-2012

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La reLazione deL KabbaLah Centre

Interviste conKaren, Yehuda& Michael BergI miracoli della Costa d’Avorio

Un giorno nella vita: Chevre

Aggiornamenti dal KCA & Team Kabbalah

www.kabbalah.com

SPARK SPARK VOL. 4 EDIZIONE 2011-2012

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Una volta, il Rav spiegava che le persone non sono veramente in grado di

comprendere il Kabbalah Centre. La missione del Kabbalah Centre va oltre l’insegnamento e la diffusione della saggezza della Kabbalah. Il Rav ci insegna, che il nostro obiettivo è quello di porre fine al dolore, alla sofferenza e al caos che regnano nel mondo, rivelando lo scopo della creazione, una realtà perfetta senza alcuna separazione, dualità, guerre o malattie.

Nel 1922, Rav Ashlag predisse che un manto di oscurità sarebbe sceso sul mondo. Egli era convinto che, attraverso lo studio della Kabbalah – la consapevole sapienza che si sviluppa tramite la saggezza – la luce generata avrebbe diradato l’oscurità e sconfitto la negatività che sarebbero state destinate ad avvolgere il mondo. Per questo Rav Ashlag decise di fondare il Kabbalah Centre.

Questa visione e missione sono state lo scopo e la forza motivante del Centre fin dal momento in cui abbiamo aperto i battente. Ogni libro che pubblichiamo, ogni progetto che iniziamo, ogni lezione in cui insegniamo e ogni volantino che creiamo sono tutte azioni dettate da questo scopo originario. Questo è il motivo per cui il vostro contributo ai vari progetti del Kabbalah Centre rappresenta più che una buona azione. Sia che decidiate di offrire il vostro contributo finanziariamente, oppure donando il vostro tempo, impegno e talento per sostenere il Kabbalah Centre, contribuirete al conseguimento di questo obiettivo originario.

Non saremmo in grado di raggiungere la visione di Rav Ashlag senza l’aiuto di una comunità forte che si impegni costantemente di superare l’inclinazione negativa e, e quindi di condividere in modo disinteressato con il prossimo, con questa consapevolezza in mente.

Sia che voi siate una coppia di genitori che contribuiscono instancabilmente ad una iniziativa di vendita di torte a sostegno della Kabbalah Children’s Academy (Academia Kabbalah per

Bambini), oppure mettiate a disposizione il vostro tempo di vacanza per andare in nuovi posti per condividere lo Zohar con chi sia affamato di realizzamento spirituale, o che dedichiate ogni vostra domenica a sfamare i senzatetto collaborando al Community Outreach program, di fatto voi state rivelando la luce e rimovendo l’oscurità.

Questa rivista è destinata a tutti gli studenti che hanno frequentato il Kabbalah Centre, sostenendo la missione del Rav e Karen di eliminare il caos, il dolore e la sofferenza dal mondo. Desideriamo ringraziarvi di cuore per il vostro impegno al conseguimento di questo obiettivo. SPARK è stata creata con questa intenzione: aiutare ogni studente a rafforzare la sua connessione e la sua dedizione al nostro operato e alla nostra missione. Ciò che state facendo rappresenta molto di più che una “buona azione per una giusta causa”. Per questo motivo, siamo lieti di presentarvi una panoramica interna del Kabbalah Centre e della comunità in seno all’organizzazione. Avrete modo di conoscere varie cose sull’attività del Kabbalah Centre: avrete modo di leggere qualche cenno sulle vite di Karen, Yehuda e Michael Berg, oppure al chevre, tutte persone che si presentano come studenti e volontari come voi. Potrete leggere di uno studente residente nella Costa d’Avorio e della sua determinazione a condividere la Kabbalah nonostante le sfide che deve affrontare nel suo paese, oppure rendervi conto dell’impatto che una scuola sta avendo sui giovani leader del futuro. Noi speriamo che queste storie vi possano ispirare a continuare a servire la missione globale del Kabbalah Centre, sentendovi così più vicini alla comunità globale.

Lettera ai nostri d

onatori

la fine del chaosRav Ashlag, il fondatore del Kabbalah Centre

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La consap

evolezza dal Rav

la Luce in ognuno di noiÈ proprio così semplice come sembra: non c’è nulla di più importante o

essenziale che condividere e prendersi cura del prossimo. Le idee relative all’unità e sensibilizzazione sono state sempre il marchio

Kabbalah Centre fin dall’anno della sua fondazione, il 1922. Questa è stata la lezione più importante che ho imparato dal mio maestro e insegnante, Rav Brandwein, la necessità di trattare ogni singolo studente come un membro della nostra famiglia, nell’ambito della comunità del Kabbalah Centre.

Rav Brandwein intravedeva la Luce in ogni persona. L’aspetto o ciò che una persona faceva al di fuori erano cose che non lo interessavano minimamente. “Non guardare il contenitore, cerca piuttosto cosa contiene. Ogni persona merita il nostro tempo e amore”. Per diffondere la parola del Creatore non è necessario correggere i diffetti spirituali altrui. Basta semplicemente scoprire il punto più profondo del loro animo e donare amore. Il risultato naturale sarà la spiritualità.

I Centre sparsi in tutto il mondo sono sempre stati consapevoli del fatto che, mentre possiamo essere separati fisicamente, dobbiamo sempre prenderci cura di ogni membro della comunità globale e di ogni persona estranea alla comunità che è alla ricerca della nostra assistenza.

Oggigiorno, il mondo che ci circonda rafforza solo la nostra convinzione che abbiamo l’obbligo di impegnarci al massimo per assistere e sostenere i nostri amici nei periodi in cui ne hanno bisogno.

Sommario

1. Letteraainostridonatori

2. IlMessaggiodelRavsullaCoscienza

3. ApprofondimentoconKarenBerg

8. ApprofondimentoconYehudaBerg

13. ApprofondimentoconMichaelBerg

19. UngiornonellavitadiunChevre

24. DeterminazioneededizioneinCostad’Avorio

27. KCA–Piùdiunasemplicescuola

31. TeamKabbalahdiventaglobale

Rav Berg (a sinistra) con il suo maestro, Rav Brandwein (a destra)

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Molti di noi arrivano ad un punto in cui il nostro studio della Kabbalah si rivela più di un insegnamento, diventando un qualcosa di reale e personale. Si ricorda qual è stato l’evento che ha rivelato ai suoi occhi la “realtà” della Kabbalah?

Karen: Quando ero molto giovane, nella nostra casa non prestavamo molta attenzione alla religione. Non avevamo alcun interesse a riguardo. Mia nonna accendeva le candele il venerdì notte e ognuno veniva a mangiare qualcosa per poi andarsene. Per me, questo era l’unico rito.

Iincontrai il Rav dopo aver effettuato molte ricerche e aver letto molto a proposito delle varie culture. Quando iniziai ad apprendere la saggezza offertami dalla Kabbalah, mi resi conto che in essa era racchiuso tutto ciò che avevo imparato prima e che solo questa saggezza mi avrebbe guidato

Approfondimento con Karen Berg

per il resto della mia vita. In altre parole non si trattava solo di

studiare; era un “qualcosa” che faceva parte della mia vita.

I cambiamenti fatti mi portarono a staccarmi dalla mia famiglia e dai miei amici. Avevo fatto un passo nella vita che era molto diverso da qualsiasi cosa avessi mai fatto prima. Il cambiamento più difficile fu rendermi conto che non solo avrei dovuto assimilare gli insegnamenti, ma anche metterli in pratica nella mia vita. Dovevano far parte di ogni mia giornata, dovevo vivere la Kabbalah, non solo apprendere la Kabbalah. Capii che se mi fossi limitata a considerarla uno strumento, sarebbe rimasta in un angolo remoto della mia mente. Dovevo prendere questo strumento e applicarlo nella realtà di tutti i giorni.

Questo accadde 42 anni fa e sapevo che, nel bene e nel male, il mio

modo di vivere non sarebbe più stato lo stesso.A chi si rivolgeva per ottenere un consiglio di carattere spirituale?

Karen: Mi rivolgevo al Rav. Il Rav era i miei occhi e io ero i suoi. Poche persone al mondo hanno la possibilità di avere quello che noi avevamo. Per quanto riguarda oggi, in tutta onestà, devo attendere che siano “loro lassu’” a consentirmi di dare le risposte, in quanto non c’è nessuno che potrebbe prendere quel posto. Nessuno si avvicinava al livello spirituale del Rav. Così, devo purtroppo ammettere, sotto questo aspetto sono molto sola.

Qual è l’insegnamento del suo maestro, il Rav, che ricorda meglio? C’è un insegnamento o un principio per lei sempre attuale?

Karen: La perseveranza. Mi ricordo quando a Rosh Hashanah guardavo il Rav stare in piedi, ritto e immobile per 4 ore.

Ricordo i momenti in cui il Rav era a letto con la febbre alta, eppure si alzava e recitava le sue preghiere.

Interviste

ManmanocheilKabbalahCentrecontinuaacrescereglobalmenteeconessol‘interesseneiriguardidellasaggezza,ilRaveKaren,gliinsegnantiechevresonopiùimpegnatichemaieincontranosemprepiùpersone.Conilpassaredeltempodiventasemprepiùdifficileinstaurarecollegamentiindividualiconognimembrodellanostracomunità.Eseinveceavessimol‘opportunitàdisederciassiemeadunmembrodellafamigliaBergeconoscerlimeglio,facendodomandedivariotipochenonavremmoaltrimentil‘occasionedichiedere?AbbiamopostoaKaren,YehudaeMichaelBerg15domandeinteressantidicaratterepersonaleestimolanti,conlasperanzachepossiateottenereunaimpressionepiùcompletadiquellochesono,siacomepersonechecomeleaderdelKabbalahCentre,maancheperfareinmodochepossiatericavaredallelororispostelaforzanecessariaperlavostravita.

Karen durante una conferenza a Panama

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Se credeva fermamente in qualcosa di reale, niente l‘avrebbe fermato. Andava dritto al punto e avanzava fino ad arrivare alla fine. Era sicuramente un esempio di perseveranza. Era la persona più tenace che mai avessi incontrato e questa è la ragione per cui siamo riusciti a costruire il Centro.

Per me, la lezione più difficile è capire che tutto ciò che accade serve per portare me/noi a qualche altro livello. E’ come quando qualcuno arriva alla tua porta dicendoti: „Stiamo per entrare e abbiamo intenzione di derubarti,“ devi dire a te stesso: „Va bene, cos’ è che ho preso e che cosa non avrei dovuto prendere?“ Oppure, quando qualcuno ti dice:“ Non siamo più amici „, devi chiedere a te stesso cosa hai fatto per arrivare a questo? Oppure, per capire che nella nostra vita quotidiana le cose che ci accadono sono il risultato di una coscienza superiore dicendoci: „Questo è ciò che devi fare e questo è il modo di farlo bene“. Così l‘idea che è costantemente di fronte a me consiste nel vivere con la consapevolezza che non so perché devo prendere quella strada, ma so che alla fine è la strada che mi consente di rendere le cose migliori.

Tutti noi, di tanto in tanto, lottiamo con i nostri dubbi. Può raccontarci un momento in cui anche lei ha dovuto lottare con un dubbio?

Karen: Quando abbiamo iniziato a costruire il Centro, la parola Kabbalah era sconosciuta alla maggior parte della gente. Gli unici che si dedicavano a questi insegnamenti erano un gruppo di rabbini e piccoli gruppi di persone.

Rabbi Shimon bar Yochai e la Grande Assemblea (dove lo Zohar venne rivelato per la prima volta) erano in tutto 10 persone. Rav Ashlag ne aveva forse 20, di persone; lo stesso Rav Brandwein. Oggigiorno, noi siamo decine di migliaia. Quando iniziammo, nessuno voleva che portassimo questa conoscenza alla gente. C‘era un grande

dubbio, ma il grande dubbio dimostrava che questa opera sarebbe stata davvero buona. La gente non voleva neppure che il Rav ed io ci sposassimo, in quanto il Rav proveniva da radici religiose, mentre io ero praticamente senza radici. L’Ari scrisse che, quando due anime gemelle si incontrano il mondo si capovolge; ma se interiormente sono felici, allora sappiamo che si tratta di un matrimonio fra anime gemelle. Avevo un dubbio forse solo perchè aveva 20

anni più di me e proveniva da una cultura diversa, voleva vivere in un paese diverso e una vita completamente diversa? Perché avrei dovuto avere un dubbio? Naturalmente ho avuto dei dubbi. Tuttavia, avevo anche uno stimolo, perché sapevo che questa era una cosa che dovevamo fare.

Quando venivamo chiamati ciarlatani e ce ne dicevano di tutti i colori, quando i rabbini non volevano che insegnassimo e tutti erano contro di noi, avevo dei dubbi? Un dubbio lo avevo: se la Luce sarebbe stata abbastanza forte da farci superare quei momenti. Li superammo, ma grazie alla perseveranza del Rav.

Ero io che dicevo: „Andiamo fuori.

Dobbiamo insegnare alle masse.“ Ero io che volevo assolutamente fare tutto ciò. Il Rav diceva: „Lo sai che finiremo ammazzati“ - e praticamente era la fine che ci aspettavamo di fare. Ma il mio dubbio non era se quello che stavamo facendo era la cosa giusta per il mondo; il mio dubbio era se ci avrebbero permesso di farlo e se il momento fosse quello giusto. Non ho mai avuto dubbi circa la ragione per cui eravamo insieme, o che la strada che avevamo preso fosse

quella giusta. Ero una ribelle, ho sempre preso una strada sconosciuta; questo era ciò che sentivo di dover fare - non per pormi costantemente contro, ma in qualche modo dovevo fare questo perché ritenevo che fosse giusto così.

Spesso, nel percorso spirituale ci si sente come se facessimo un errore dietro l‘altro. Ovviamente nella vita si prendono un sacco di decisioni importanti.

Può raccontarci quale è stato uno dei suoi errori più grandi e cosa ha imparato da esso, al fine di dare a tutti noi una speranza?

Karen: D-o sa che probabilmente abbiamo commesso molti errori. Per quanto riguarda la mia vita personale, il

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rapporto fra mia madre e il Rav non era esattamente una delle migliori.

Una volta venimmo a farle visita da Israele. Eravamo in casa di mia madre ed era Shabbat. Di solito, durante lo Shabbat mettiamo 12 pagnotte di challah sul tavolo, il Rav dice la benedizione, poi taglia la challah e rimuove le pagnotte dal tavolo. Bene, quel sabato pomeriggio il Rav stava facendo come al solito, cioè recitare la benedizione, tagliare la challah quando entra mia madre, mentre noi stavamo iniziando a togliere il pane dalla tavola.

La tensione era palpabile e udii sbattere la porta. Andai in cucina e dissi: „Mamma, cosa ti prende?“ Lei rispose: „So che il mio modo di vivere è in contrasto con tutto ciò che fa, ma deve proprio togliere il pane dal tavolo solo perché sto entrando in casa mia?“

Allora cercai di spiegarle che, veramente, non era stata quella la sua intenzione. Penso che l‘errore sia stato quello di non invitarla a cenare assieme

a noi. Cosa che, come ho detto prima, sarebbe stata difficile, dato che per lei e il resto della mia famiglia non è stato facile accettare il fatto che fossi andata da un estremo all‘altro, in termini di spiritualità.

A parte lo Zohar e i libri del Centre, qual è il suo libro preferito?

Karen: Purtroppo, la cosa mi piace fare meno è leggere. È passato molto tempo, ma mi ricordo di aver letto l’Esodo parecchi anni fa, che era uno dei miei libri preferiti. Quello che mi piaceva leggere di più erano le poesie. Di solito leggevo alcuni fra i grandi poeti, come Frost. “Something there is that doesn’t love a wall / That sends the frozen-ground-swell under it…”

Qual è il suo cibo preferito?Karen: Adoro la cucina italiana

(naturalmente i prodotti più grassi): spaghetti e polpette e lasagne.

Le viene in mente un anedotto preferito o particolarmente divertente sul Kabbalah Centre o sullo studio della Kabbalah?

Karen: Una volta stavo parlando con qualcuno, che non sapeva chi fossi. Disse: “Sono andata in quel Kabbalah Centre.

Sai che portano sacrifici? Lo sai che portano delle galline nel Centre e che le sgozzano? E lo sai cosa ne fanno poi? Le mangiano.”

Allora risposi: “Oh, davvero? Quanto spesso lo fanno, una volta la in cosa consistono i loro sacrifici? Lo sai che portano delle galline nel Centre e che le sgozzano? E lo sai cosa ne fanno poi? Le mangiano.”

Allora risposi: “Oh, davvero? Quanto spesso lo fanno, una volta la settimana, una volta al mese?” Lei rispose: “Non lo so quanto spesso lo facciano, ma mi hanno detto che portano questi animali vivi al Centre e che lì li sgozzano.”

Allora iniziai a spiegarle cosa

fossero le Kapparot e il concetto di „cambiare“ la propria energia una volta all’anno, prima dello Yom Kippur.

In che modo riesce a raggiungere un equilibrio nella sua vita, con tutti gli impegni che ha come moglie, madre, insegnante, mentore, direttrice del Kabbalah Centre, lettrice, con gli amici e con il tempo da dedicare a se stessa?

Karen: A volte è molto difficile. È necessario fissare delle priorità. In questa fase della vita, penso che la mia priorità è quella di uscire e vedere il maggior numero di persone possibile e di essere un messaggero. Questa è la mia priorità. I figli, grazie a D-o, sono cresciuti e sono diventati a loro volta genitori.

Tanto è la cura che riservo a loro, tale è quella dedicata al mio scopo e obiettivo, quello di star lì fuori e parlare con quanta più gente possa e, facendo questo, creando una bolla di energia in grado di sostenere chiunque.

Cosa direbbe alle persone che sono timide quando parlano con lei?

Karen: So che le persone sono timide, ma non so come rivolgermi in un modo meno “schietto”. Forse sono Karen & sua madre a Brooklyn, NY.

“1.) Sono una persona simpatica. Avvicinati, non mordo..

2.) Non riesco a immaginare come una persona possa sentirsi intimidita da me.

-karen „

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l’unica che la pensa così, ma sono aperta a molte persone. Penso che un sacco di gente abbia paura perché ritiene che abbia una personalità molto religiosa, un personaggio santo come “Sua Santità”, il Dalai Lama. Ho sentito persone dire: “Bene, forse non capiresti questo a causa delle tue radici”.

Molte persone pensano che io provenga da una educazione religiosa.

Non è assolutamente vero. Alla gente io dico di cercarmi, avvicinarsi a me; ci sono un sacco di cose nella vita che ho probabilmente vissuto e sperimentato io stessa, tra cui la maggior parte delle lezioni della vita. Penso che se la gente conoscesse questo, allora potrebbe essere in grado di avvicinarsi a me più facilmente. In sostanza, io mi sento davvero come un canale e un messaggero e, come un messaggero, non provengo da un luogo di santità. Io non vorrei mai essere su una montagna, perché amo stare fra la gente.

Mi piace parlare con le persone. Penso che forse è per questo motivo se la Luce ha concesso al Rav e a me la facoltà di portare questo messaggio alla gente.

Come reagisce quando la gente o i media criticano il Kabbalah Centre?

Karen: Penso alle parole di George Bernard Shaw, quando si sentiva dire: “Oh, hanno dato un giudizio terribile al tuo spettacolo” - e lui rispondeva: “Sì, ma hanno saputo scrivere il nome correttamente?” È stata anche la risposta del Rav di fronte alle critiche dei media.

I media non vanno mai alla ricerca di qualcosa di buono da dire: sono sempre in cerca “dell’uomo che morde il cane”. Specialmente quando si tratta di esprimere un parere su un luogo come il Kabbalah Centre, che già di per sè è una “stranezza”. Perché è una stranezza? Noi insegniamo riferendoci ai cinque libri di Mosè, ma il 70% della nostra comunità è costituito da non ebrei. Abbiamo una sinagoga, le nostre preghiere sono in ebraico e leggiamo la Torah, ma molti dei nostri studenti provengono dall’Africa e dall’America Latina. Non possiamo di certo considerarci una comunità omogenea. Come organizzazione spirituale, sento che la Luce è Una, indipendentemente dal credo religioso,

e noi che ci troviamo all’interno di questa comunità siamo in grado di capire questo concetto. Per le persone che si trovano al di fuori è difficile accogliere a braccia aperte quello che stiamo cercando di fare.

Credo che questo sia uno dei motivi per cui attiriamo così tanto l‘attenzione dei media.

È molto più facile scoprire cosa c’è di sbagliato in qualcosa, che scoprire ciò che c’è di giusto.

Naturalmente non ci piace il fatto che scrivano cose negative su di noi, anche se, in un certo qual modo tutta questa negatività che è stata pubblicata ha portato più persone al Centro. Penso che ciò incuriosisca la gente che arriva e dice: “Wow, non è poi così male. Non vedo nulla di quanto i media stanno criticando.”

Per esempio, anni fa hanno scritto che siamo una setta e che pratichiamo alla gente il lavaggio del cervello. Abbiamo studenti che sono medici e avvocati, ingegneri e uomini d’affari. Alcuni di loro hanno studiato la Kabbalah presso il Centro per 20 anni e ancora conservano il proprio stile di vita. Non mi pare che quelle persone che vanno a lavorare ogni giorno, vivono con le loro famiglie e continuano a frequentare il Centro facciano parte di una specie di “Hocus Pocus”.

Penso che potrebbero essere necessari alcuni anni - come è successo all’inizio, quando eravamo definiti ciarlatani -, ma alla fine la gente comincerà a capire ciò che stiamo cercando di fare. Penso che le cose cambieranno, sicuramente.

Qual è stato il momento in cui si è sentita maggiormente sotto pressione per il fatto di essere la leader del Kabbalah Centre?In aiuto alle persone bisognose in occasione del Thanksgiving, a Los Angeles

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Karen: Quando il Rav fu colpito da un infarto. Credo che questo sia stato probabilmente il momento più difficile della mia vita. Nessuno era preparato ad un “evento del genere”.

Il Rav era sempre la guida spirituale. Dava le lezioni. Aveva la sua aurea e forza. Io ero quella che che lavorava con i chevre e che stava dietro le quinte. Dopo il suo infarto, dovetti trovare la mia voce, trovare la mia via. In quel particolare momento era molto difficile. Dicevo a me stessa: “Bene, abbiamo iniziato a percorrere questa strada assieme, abbiamo creato questa missione, abbiamo creato questi Centri e devo fare questo lavoro, costi quel che costi”- quindi giunsi alla conclusione che avremmo continuato e che ce l’avremmo fatta. Ecco come è iniziata.

Fu tutt’altro che facile. Fu molto difficile. Dando uno sguardo al passato, non sono più la stessa persona di sette anni fa. Ora sono sicuramente una persona più forte e più determinata. Ma questa forza non è innata, mi è stata concessa per fare ciò che sto facendo ora.

di migliaia di persone come te o un milione di persone come te che vivono in pace, possiamo portare la pace nel mondo.

È più facile voler cambiare il mondo, perché non è possibile. Al contrario, dobbiamo cambiare noi stessi; sentire la nostra pace interiore, sapere che quello che abbiamo fatto ha creato soddisfazione e pace dentro di noi. Una volta raggiunto questo stato, possiamo rivolgerci ad un‘altra persona e trasmetterglielo.

Si dà così tanto agli altri. Spesso ci si sente come se ci fosse nulla da poter ricevere in cambio.

Cosa pensa che potremmo fare per contraccambiare?

Karen: Basta trasmettere questo stato agli altri. In altre parole, se hai ricevuto qualcosa dal Centro che ti ha aiutato o soddisfatto, trasmettilo a qualcun altro. E quando qualcuno ti dice: “Sai, ho sentito parlare del Kabbalah Centre” non controbattere replicando: “Bene, bene.” Sostieni almeno la tua parte, dicendo: “Ok, puoi dire quello che vuoi, ma io so quello che ho ottenuto dal Centre.”

Se lei non fosse Karen, la persona del Kabbalah Centre che tutti conoscono, quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe che la gente pensasse a proposito di lei e che ritiene che non sia in grado di comprendere?

Karen: Mi piacerebbe rifugiarmi in un luogo con decine di animali intorno a me. Amo gli animali. Probabilmente vivrei in una fattoria con un grande rifugio per cani e gatti, dove alleverei diversi tipi di animali. Mi piace stare fra gli animali e la natura, anche se non è una cosa che posso fare fare molto spesso, dato che sono impegnata in ufficio e faccio questo lavoro.Qual è la sua visione di “pace sulla Terra” e cosa la sostiene mentre lavora per raggiungere questo obiettivo, soprattutto quando nota la presenza di distruzione, caos e sofferenza in tutto il mondo?

Karen: Così fa D-o. Siamo ancora vivi, giusto? A quanto pare, Egli non si è arreso. Pace sulla terra significa pace per te. Pace per te nel rapporto con tuo marito, pace per te nel sapere che tutto quello che hai fatto (non importa quanto difficile sia da digerire) alla fine porta al risultato giusto. Con un centinaio Karen e il suo cagnolino, Keeper

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Molti di noi arrivano ad un punto in cui, il nostro studio della Kabbalah, rappresenta più di un insegnamento, bensì qualcosa di reale e personale. Si può ricordare l’evento che ha fatto sì che la Kabbalah rappresentasse per lei la realtà?

Yehuda: crescendo, la Kabbalah rappresentava una cosa molto reale. I miei genitori ci portavano ogni due mesi a fare dei viaggi di carattere spirituale. Visitammo la regione settentrionale di Israele, Gerusalemme, la tomba del Rav Ashlag e altri siti legati alla spiritualità. Li insegnamenti della Kabbalah erano molto reali fin dall’inizio. Tuttavia, se lei mi sta chiedendo qual è stato il momento in cui sapevo che avrei iniziato ad occuparmi di ciò, invece di dedicarmi ad altre cose, le posso dire che avevo 16 o 17 anni, quando Michael ed io iniziammo a studiare gli scritti del Rav Ashlag (Ten Lu minous Emanations) assieme a mio padre. Fu nel corso di quello studio che seppi,

Approfondimento con Yehuda Berg

del Baal Shem Tov in Ucraina, quella del Rabbi Shimon in Israele e del Rav Ashlag. Ogni qualvolta che qualcosa mi tormentava o avevo bisogno di una risposta ad una domanda altrui, andavo in questi posti per trovare una risposta.

Qual è l’insegnamento del suo insegnante di cui nutre un ricordo particolarmente profondo? C’è un insegnamento o un principio per lei sempre attuale?

Yehuda: direi che è la certezza. Il Rav aveva passato dei periodi veramente molto difficili, e l’unico modo con cui poteva superarli era grazie alla certezza. E non era che fosse caratterizzato da questa dote; era alle persone attorno a se che infondeva certezza. Se diceva a qualcuno che una cosa si sarebbe sistemata, questi sapeva che si sarebbe sistemata proprio perché l’aveva detto lui. Se le persone erano ammalate o stavano affrontando momenti difficili, venivano dal Rav e le cose in seguito si sistemavano.

A cosa pensa quando studia lo Zohar?Yehuda: Ad essere sincero non è

che penso a molte cose quando leggo lo Zohar. Secondo i kabbalisti, tre sono le cose che si possono fare e quello a cui stai pensando non influisce più di molto: leggere lo Zohar, purificarsi nel Mikveh e la la decima.

seppi che questo sarebbe stato ciò che volevo fare. La consapevolezza di trovarmi di fronte alla realtà, tuttavia, iniziò a farsi viva in me all’inizio.

A chi si rivolge per ottenere un consiglio di carattere spirituale?

Yehuda: prima che mio padre fosse colpito da un infarto, era in tutto e per tutto il mio insegnante. Era semplicemente “il maestro”. Se avevo una domanda, mi rivolgevo a lui. Era a mia disposizione 24/7 e potevo chiamarlo in qualsiasi momento. Addirittura, dopo essermi sposato, portavo la mia famiglia a passare i venerdì notte a casa dei miei genitori, in modo da poter studiare con il Rav nel cuore della notte.

Dopo il 2004, quando mio padre fu colpito da un infarto e, quindi, non fui più in grado di contare sulla sua piena disponibilità, iniziai a visitare i siti relativi agli Tzadikim (i Giusti), come le tombe di Mordechai ed Esther,

Interviste

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Quando faccio queste tre cose, non è che pensi molto o che provi a rispondere a domande – anche se, nel caso ne sorga una, apro una sezione a caso dello Zohar e provo a trovarne la risposta. Tuttavia, nella mia routine quotidiana, sia durante la mia Connessione al mattino sia mentre sto leggendo lo Zohar, provo a non pensare molto e ad essere aperto a ciò che mi viene rivelato.

Tutti noi, di tanto in tanto, lottiamo con i nostri dubbi. Può raccontarci un momento in cui anche lei ha dovuto lottare con un dubbio?

Yehuda: Nel corso della mia vita ci sono stati due momenti in cui posso dire di aver nutrito dei dubbi su ogni cosa. È veramente reale? La Kabbalah è reale? La Luce è reale?

Il 2 settembre del 2004, mio padre venne colpito da un infarto. Il mattino del 3 settembre (venerdì), ricevemmo una telefonata dal medico che aveva in cura il Rav, il quale ci disse che il Rav era stato colpito da un infarto che aveva compromesso seriamente la funzione delle cellule staminali e che avremmo dovuto decidere se staccare o meno le macchine che lo mantenevano in vita. Di fronte ad una situazione di vita o di morte, iniziai a dubitare di tutto.

dei terremoti; in quei frangenti non ti resta altro che prendere in braccio un bambino, oppure aspettare che passi. Questo è esattamente ciò che feci in quell’occasione, andai all’ospedale e scoprii che avevano commesso un errore nel formulare la diagnosi, e oggi il Rav è ancora qui assieme a noi.

Ricordo un‘altra occasione in cui dovetti affrontare un dubbio, quando avevo 19 anni. Mio fratello ed io fummo chiamati nell’ufficio del preside della nostra scuola e ci venne chiesto di fare una scelta: studiare la Kabbalah o intraprendere studi di carattere religioso. Per un secondo ho pensato di essere di fronte ad un bivio in cui avrei veramente dovuto decidere da che parte andare. Sapevo già che la Kabbalah sarebbe stata una parte importante della mia vita, su questo non c‘era dubbio, avevo già preso questa decisione. Ma questa era una questione tipo „gettare via tutto e studiare solo la Kabbalah? Dedicarmi completamente ad essa? Mettere tutte le mie energie in questa Kabbalah?“ Non si trattava di una domanda sulla Kabbalah. Era una questione sulla scelta o meno di dedicare tutto a questo studio. Lo studio della Kabbalah di solito richiede una dedizione totale. Così, in quel momento, dopo aver superato alcuni dubbi, alla fine ho deciso di dedicarmi totalmente alla Kabbalah.

Il periodo di incertezza non durò a lungo, ma fu un momento in cui dubitai di qualsiasi cosa. Ora, non penso di poter affrontare un dubbio allo stesso modo in cui lo affrontai quella volta, ma sono del parere che quando riesci a superare un momento come quello, un giorno potrai riesaminare la situazione e dirti “Okay, quando mi si presenta una situazione difficile sono in grado di superarla.” Non penso che esista uno strumento che possa essere usato in un momento di dubbio totale. Di solito, questa situazione è paragonabile ad una tempesta che devi domare. A Los Angeles, di tanto in tanto succedono

Yehuda & i sui figli raccolti in preghiera sul sito del Ketzke Rebbe, in Polonia

Yehuda, Karen, il Rav & Michael in Israele

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Spesso, nel percorso spirituale, ci si sente come se si continuasse a fare un errore dietro l’altro. Ovviamente, lei ha dovuto prendere un sacco di decisioni importanti durante la sua vita. Ci può confidare qual è stato uno degli errori più grandi e cosa ha avuto modo di imparare da esso, al fine di darci una speranza?

Yehuda: Inizierò con una lezione e poi parlerò di alcuni degli errori. Nella città di Izbica, in Polonia, c’era un kabbalista che aveva scritto che Adamo, dopo aver commesso il peccato dell’Albero della Conoscenza –nel Giardino dell’Eden-, si rivolse a D-o, dicendo: “D-o, ho mangiato un frutto dell’Albero, devo quindi uscire dal Giardino dell’Eden.” D-o gli rispose: “Va bene, alle persone è permesso commettere errori”. Adamo replicò: “No, io non posso.” Adamo non venne espulso dal Giardino dell’Eden perché aveva commesso un peccato, ma perché non era in grado di accettare il suo errore.

Guardando al mio passato, posso dire di aver fatto un sacco di errori. Alcuni di questi sono irreparabili. Ricordo un chiaro esempio: un giorno, mentre ero a scuola ricevetti una telefonata e mi dissero che mia nonna si trovava in ospedale e che i dottori sospettavano che avesse avuto un attacco di cuore. Dopo questa

Tuttavia, io provo a vivere sapendo che ciò che è importante è quello che facciamo oggi, non quello che abbiamo fatto ieri. A volte non ci riesco e mi sento spesso in colpa. Ci sono delle cose nella mia vita, che so che avrei potuto fare diversamente.

Come quando morì mia nonna, per esempio; e ci sono probabilmente centinaia di altre situazioni simili. Tuttavia, ritengo che la cosa più importante da considerare sia che non veniamo cacciati dal Giardino dell‘Eden a causa degli errori che facciamo, veniamo cacciati perché non siamo capaci di convivere con essi.

A parte lo Zohar e i libri del Centre, qual è il suo libro preferito?

Yehuda: A dire il vero non leggo libri, ma ascolto audiolibri. La maggior parte dei libri di Malcom Gladwell sono magnifici, come Tipping Point, Outliers e Blink. Non ho ascoltato What the Dog Saw, il suo ultimo libro. Mi piace Dan Brown e il mio preferito è Angeli e Demoni. A differenza di altri, Il codice Da Vinci non mi ha entusiasmato, accenna alla spiritualità e io ho già la mia spiritualità. Ecco forse il motivo per cui mi ha lasciato indifferente. Il mio

telefonata, feci la mia pausa per il pranzo. Non studiai lo Zohar, né feci alcunché di speciale.

Due ore dopo, mia nonna morì. Ci penso in continuazione: forse, se avessi studiato lo Zohar o avessi pregato assieme ai miei compagni di classe, le cose sarebbero andate diversamente, ma non lo feci.

Mi sono accorto che spesso le persone si sono rivolte a me per ottenere un consiglio e, sebbene io abbia provato a fare del mio meglio per fornirglielo, non sono sicuro di averlo sempre fatto.

Yehuda e la sua famiglia

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scrittore preferito è Daniel Pink. Pink ha scritto un libro sui “right-brainer”, intitolato A Whole New Mind: Why Right-Brainers Will Rule the Future. Il libro che sto ascoltando attualmente è Free Agent Nation di Daniel Pink.

Qual è il suo film preferito?Yehuda: Ce ne sono alcuni che mi

piacciono. Gladiator e Bravehearth sono capolavori che amo in modo particolare tanto da poter dire che questi sono i miei due film preferiti. Al terzo posto c’è 300, con Gerard Butler.

Le viene in mente un anedotto preferito o particolarmente divertente sul Kabbalah Centre o sullo studio della Kabbalah?

Yehuda: Ci sono due cose con le quali non sono d’accordo. La prima è l’idea che per studiare la Kabbalah bisogna avere quarant’anni. Non ho ancora quarant’anni, ci sto arrivando, ma non ho ancora quarant’anni e studio la Kabballah da oltre 30 anni. La seconda è l’idea che bisogna essere ebrei. Quando creammo il Kabbalah Centre di Gerusalemme, i primi studenti erano arabi che vivevano a Gerusalemme Est.

Su queste cose l’ho sempre pensata diversamente, quindi non riesco proprio a capirle. È come se qualcuno volesse convincerti che il mondo è piatto, e sai perfettamente che non è così.

Qual è stato il suo momento più imbarazzante o sconvolgente?

Yehuda: Esiste una “tecnologia Kabbalistica” utilizzata per purificare l’energia negativa. Alcune volte viene impiegata la salvia, mentre altre volte il fuoco (chi desidera saperne di più può rivolgersi al suo insegnante). Una notte dopo aver usato la salvia stavo usando

il fuoco e tutto intorno a me c’era del fumo. Erano le 2 del mattino, indossavo una maglietta di Bob Marley e stavo tenendo in mano una pentola avvolta nel fuoco. Si avvicinarono tre agenti della polizia e mi dissero: “Metta giù la pentola”. Dovetti spiegargli che ero un insegnante spirituale (in pantaloncini corti e maglietta di Bob Marley) e che stavo facendo alcune pratiche spirituali. Fu una situazione molto imbarazzante. In che modo riesce a raggiungere un equilibrio nella sua vita, con tutti gli impegni che ha come marito, padre, insegnante, mentore, direttore del

Kabbalah Centre, lettore, con gli amici e con il tempo da dedicare a se stesso?

Yehuda: Per me, conciliare il tutto è la cosa più difficile. Quando sono in viaggio, vorrei essere a casa. Quando sono a casa, vorrei essere in viaggio. Ho moglie e cinque figli, lavoro e viaggio, devo seguire gli studenti, scrivere libri e registrare lezioni. Lavoro tutti i giorni per trovare questo equilibrio, il ché non è facile.

Noi non veniamo cacciati dal Giardino dell’Eden a causa degli errori che facciamo, veniamo cacciati perché non siamo capaci di convivere con essi.

La natura di un “Gemelli” è quella di essere sempre in anticipo; così, quando stai facendo una cosa, pensi sempre alla prossima. È come nel gioco degli scacchi: pensi sempre alla prossima, prossime due o tre mosse. Quindi, l’equilibrio è un qualcosa che ancora non ho raggiunto. Lo sto sviluppando, ma non l’ho ancora raggiunto. Sono consapevole, che molto spesso non solo non trovo un equilibrio, ma che probabilmente convoglio l’energia sbagliata nei posti sbagliati. Cerco sempre di provare a scoprire ciò che non sto facendo, invece di quello che sto facendo.

Cosa direbbe alle persone che sono timide quando parlano con lei?

Yehuda: Mi considero un tipo divertente e facile. Le persone non hanno alcuna ragione di sentirsi intimidite. La maggior parte degli studenti riceve email da me regolarmente, quindi abbiamo in ogni modo un rapporto. Basta parlare con me .

Yehuda con suo figlio David, al Super Bowl

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Qual è stato il momento in cui si è sentito maggiormente sotto pressione per il fatto di essere il leader del Kabbalah Centre?

Yehuda: Sono costantemente sotto pressione, per progredire e fare di più. Non dico di essere riluttante, ma penso che la mia natura sia quella di non progredire. Penso che se avessi un po’ di pressione in più probabilmente progredirei di più.

Se lei non fosse Yehuda, la persona del Kabbalah Centre che tutti conoscono, quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe che la gente pensasse a proposito di lei e che ritiene che non sia in grado di comprendere?

Yehuda: Penso che la maggior parte delle persone sappia che adoro lo sport. Mi piace praticarlo e guardarlo.

Mi piacciono gli eventi sportivi. Una volta all’anno, quando compio gli anni, vado in campeggio con i miei figli. Ho bisogno di spazio per me stesso, quindi cerco sempre di trovarne un po’. Qualsiasi cosa cerco di provarla almeno una volta. Mi piace rischiare, a meno che non abbia a che fare con cose che si trovano ad una certa altezza. Mi mettono paura l’altitudine e gli spazi chiusi. Quindi, qualsiasi cosa che non comporti un azione in uno spazio particolarmente elevato o angusto cerco di provarla almeno una volta.

Se non mi fossi dedicato alla Kabbalah, sarei una specie di produttore. I capelli sarebbero in ogni modo lunghi. Sarei un produttore di film, parteciperei a spettacoli e a feste, mi impegnerei seriamente nel campo della musica, motivando una miriade di

persone a fare qualcosa.Posso immaginare una situazione

in cui coinvolgo 30, 40, 50 mila persone. Produrrei qualcosa o lavorerei assieme agli U2. Penso che sarei esattamente un tipo così.

Qual è la sua visione di “pace sulla Terra” e cosa la sostiene mentre lavora per raggiungere questo obiettivo, soprattutto quando nota la presenza di distruzione, caos e sofferenza in tutto il mondo?

Yehuda: Non sono assolutamente in grado di farmi un’idea di “pace sulla Terra”. Tutto quello che so è che non è questa. In questo preciso momento, il mondo è avvolto nel caos. Se siamo in grado di raggiungere una situazione che non sia questa, allora va bene. Non ho bisogno sapere cosa siano tutti questi concetti, come la “resurrezione dei morti” o “immortalità”. So solo che questo attualmente è una situazione di caos totale. La gente mi chiede cosa ci riserverà il futuro e io questo non lo so. Attualmente, la situazione è veramente brutta. La pace nel mondo è una cosa veramente buona e questo è tutto ciò che so. Non significa continuare di questo passo. Non voglio sentirmi in questo modo. Non voglio svegliarmi al mattino per scoprire che un tornado si è abbattuto qui o là, che dal cielo sono caduti altri 5.000 uccelli, che una regione è stata colpita da un terremoto o che da qualche parte ci sia stata una catastrofe nucleare. Queste sono cose che non devono succedere. Il mondo sarà migliore.

La cosa che mi consente veramente di mantenere la mia motivazione è l’idea di non dover mai dire addio alle persone che amo. Penso che questa sia per me la cosa più importante. Tutto ciò che è sul livello dell’1% non ha alcuna importanza. Le sole cose che per me sono importanti sono le persone della mia vita, alle quali mai vorrei dire addio.

Yehuda durante un allenamento di basket con alcuni ragazzi

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Molti di noi arrivano ad un punto in cui, il nostro studio della Kabbalah, rappresenta più di un insegnamento, bensì qualcosa di reale e personale. Si può ricordare l’evento che ha fatto sì che la Kabbalah rappresentasse per lei la realtà?

Michael: Beh, ovviamente siamo cresciuti con la Kabbalah; riempiva la nostra casa. Lo studio della Kabbalah impegnava i miei genitori giorno e notte, quindi faceva chiaramente parte della nostra vita sin dall’inizio.

Sembrerebbe incredibile, ma i miei genitori, il Rav e Karen, non hanno mai preteso che io o Yehuda studiassimo la Kabbalah, oppure a contribuire alla divulgazione della saggezza della Kabbalah. Non sono sicuro di poter fare lo stesso con i miei figli. Penso che dessero per scontato per via del fatto che, crescendo ed essendo testimoni della Luce, dei miracoli e dalla saggezza che ci circondavano, ci saremmo dedicati ad essa di nostra spontanea volontà.

Quando avevo 13 o 14 anni e vivevo nel Queens con la mia famiglia, io e Yehuda andammo dal Rav e

gli chiedemmo per la prima volta se voleva studiare con noi. In particolare, volevamo studiare le Ten Luminous Emanations (le Dieci Emanazioni Luminose ndt.), che rappresentano i fondamenti della Kabbalah, e di tutto ciò che studiamo al Kabbalah Centre. Il Rav accettò e iniziò a insegnarci. Da quel momento in poi, Yehuda ed io studiammo col Rav dalle una di notte alle cinque del mattino quasi ogni giorno per circa otto anni. Incredibilmente, abbiamo ancora delle registrazioni di alcune di quelle lezioni.

Per me, fu tutto quel tempo, tutte quelle ore di studio, che resero la Kabbalah reale ai miei occhi. Anche adesso, quando penso quali siano i miei fondamenti. Sono quelle ore che Yehuda ed io passavamo con il Rav, quelle prime ore del mattino a New York in cui studiavamo le Ten Luminous Emanations. Tutto ciò che ho studiato da allora e ogni cosa che mi da un fondamento nel mio lavoro spirituale e nella mia connessione con il Creatore, tutto deriva da quelle ore e anni di studio.

Approfondimento con Michael Berg

Interviste

Michael & suo figlio David mentre studiano assieme al Bal Shem Tov, in Israele

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A chi si rivolge per ottenere un consiglio di carattere spirituale?

Michael: A Rabbi Shimon Bar Yochai e Rav Ashlag. Ovviamente, prima mi rivolgevo ai miei genitori. È davvero interessante: nell’introduzione de’ The Secrets of the Zohar (I Segreti dello Zohar) cito il fatto che, mentre crescevamo e fino a quando il Rav venne colpito da un infarto, era l’unica persona alla quale mi rivolgevo. Ora, il Rav viene a me nei miei sogni.

Naturalmente mi rivolgo anche al Creatore. Una delle cose fondamentali dello studio della Kabbalah è che alla fine della giornata è una connessione personale con la Luce del Creatore. Noi usiamo lo Zohar e gli scritti di Ari o Rac Ashlag come mezzi che ci consentono di rafforzare, consolidare e risvegliare la nostra connessione personale con la Luce del Creatore. Naturalmente è necessario continuare a rivolgersi ai propri insegnanti e cercare consiglio e assistenza dai propri amici e altri studenti, ma alla fine della giornata deve esserci una maggiore connessione fra noi stessi e la Luce del Creatore. È in questa connessione che le nostre domande trovano risposte e nella quale risiede la nostra forza e aiuto.

Qual è l’insegnamento del suo insegnante di cui nutre un ricordo particolarmente profondo? C’è un insegnamento o un principio per lei sempre attuale?

Michael: Questa è una grande domanda. Non penso che ci sia un insegnamento, a dir la verità.

Ci sono sempre dei momenti in cui non riesco a percepire quanto è magnifica questa saggezza, quanto è profonda. A volte, gli studenti non si impegnano ad approfondire il livello della loro comprensione e la loro saggezza. Spesso mi meraviglio di come una persona possa sopravvivere, di come una persona possa continuare a crescere senza quello stimolo costante. Non so proprio come possa. Per me, non

si è mai veramente trattato di percepire un momento di rivelazione o un momento di saggezza, bensì uno stimolo costante.

Questa è veramente la caratteristica più potente riguardo la saggezza della Kabbalah: si può studiare la Kabbalah per 50 o 100 anni e ancora si è in grado di percepire ogni giorno un momento di rivelazione che ci può sostenere per il prossimo anno.

Questa è una parte. L’altro aspetto riguarda gli scritti di Rav Ashlag. Quando studi gli scritti di Rav Ashlag, qualcosa si accende nella tua anima e inizi un processo di connessione, una connessione che continua costantemente a crescere. Questa è la cosa che mi sostiene, la cosa che mi ispira e mi stimola tutti i giorni. Se una giornata termina senza che io abbia studiato qualcosa di nuovo e che sia fonte di ispirazione, allora non è stata una buona giornata per me.

Ciò che spero per me stesso, e per tutti noi, è che ogni giorno sia caratterizzato da un nuovo tassello di saggezza, alcuni nuovi modi di comprendere che siano veramente fonte di ispirazione e che ci aiutino a superare la giornata e, magari, perfino di più.

Le è mai capitato di non avere la volontà di pregare, insegnare, studiare o condividere? Dove riesce a trovare questa motivazione?

Michael: Non direi che non ho la volontà di pregare o insegnare, ma ci sono certamente giorni in cui mi sento più ispirato a farlo. Ci sono giorni mi sento più ispirato per incontrare gli studenti, per parlare con loro e insegnare.

Quando il Rav viveva negli Stati Uniti, il suo maestro, Rav Brandwein, viveva in Israele. Il Rav aveva studiato con Rav Brandwein rimanendo in contatto via lettera. Fortunatamente, negli ultimi anni abbiamo avuto modo di tradurre quelle lettere in inglese e pubblicarle su Beloved of My Soul, un tesoro di saggezza veramente sorprendente. In una di quelle lettere, Rav Brandwein discute con il Rav l’idea di sentirsi o meno ispirati. Era appena passata Pesach, e il Rav confidò a Rav Brandwein quanto si sentisse ispirato, di come percepisse la Luce nelle azioni e quanto fosse entusiasta di tutto ciò. Rav Brandwein gli disse di stare molto attento perché, se la connessione di una persona è basata su quel entusiasmo, potrebbe essere portato via.

Naturalmente, il nostro lavoro spirituale deve essere fatto avvalendoci di facoltà come la comprensione, così come deve essere svolto con ispirazione ed entusiasmo, ma questa non può essere la base. La base deve essere il lavoro della mia anima. Una delle cose che insegniamo al Centro, ed è una

Michael con sua figlia Miriam

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cosa molto importante da ricordare, è che la più grande Luce si rivela quando non vogliamo impegnarci in senso spirituale, ma lo facciamo a prescindere. Quando c‘è qualcuno con il quale non voglio condividere o quando mi accorgo di avere una brutta giornata, se tuttavia decido di condividere, allora questa piccola azione rivelerà un Luce maggiore di quella percepita durante le ore di connessione, quando sono ispirato ed entusiasta.

Certamente, nel corso di una settimana ci sono momenti in cui ci sentiamo più o meno emozionati, più o meno ispirati, ma dobbiamo ricordare che l‘unico modo per rivelare la vera Luce della nostra anima e ricevere tutte le benedizioni che ne derivano, è quando ci impegniamo costantemente. Questo è l‘unico modo per ricevere la Luce più grande.

A cosa pensa quando scannerizza lo Zohar?

Michael: Onestamente non scannerizzo lo Zohar, lo leggo. Spesso, quando gli studenti iniziano, scannerizzano, ma ad un certo punto, dopo 5 o 10 anni di studio, devono anche iniziare a leggere lo Zohar. È vero che esiste un grande potere per quanto riguarda il possedere lo Zohar, lo scannerizzare lo Zohar. Esiste perfino un potere ancora maggiore nello scandire le parole dello Zohar. Insomma, si può definire il tutto con un

solo aggettivo: potente. È importante non trascurare questo. Soprattutto per quelli di noi che da anni si dedicano allo studio.

Sfortunatamente, alcune persone rimangono dove sono, in termini di connessione con lo Zohar. Possono essere dediti allo studio da 10 anni ed essere ad un buon livello di connessione, un livello che, tuttavia, è lo stesso di 5 o 6 anni prima. Il nostro livello di connessione con lo Zohar deve crescere costantemente. La mia

speranza è che il livello della mia connessione con il Zohar la prossima settimana, il mese prossimo, o il prossimo anno sia maggiore di quanto lo sia oggi. Se capiamo che lo Zohar, altrimenti conosciuto come l‘Albero della Vita, possiede un‘energia che fluisce da esso in modo costante, allora riusciremo ad essere maggiormente connessi con esso e riceveremo una Luce più intensa. Il nostro livello di connessione non dovrebbe mai rimanere invariato.

Quando scannerizzo, studio o leggo lo Zohar, sono molti i pensieri che sorgono in me. Quello principale, è ciò che spero sia il mio desiderio in tutto il mio lavoro spirituale. Desidero che il Creatore mi faccia vedere quello che devo fare. Questa, per esempio, è la sola preghiera che recito ogni volta che vado da Rav Ashlag, ed è questa la preghiera che deve davvero essere al centro del nostro lavoro spirituale e della nostra connessione con lo Zohar. Naturalmente ci sono anche momenti di bisogno, ci sono momenti in cui preghiamo per una guarigione e per gli altri, ma dobbiamo chiedere al Creatore: „Mostramelo. Voglio fare ciò che mi è stato assegnato e per cui esisto in questo mondo“. Noi chiediamo, preghiamo: „ Mostrami ciò che devo fare“.

Spesso, nel percorso spirituale, ci si sente come se si continuasse a fare errore dietro l’altro. Ovviamente, lei ha dovuto prendere un sacco di decisioni importanti durante la sua vita. Ci può confidare qual è stato uno degli errori più grandi e cosa ha avuto modo di imparare da esso, al fine di darci una speranza?

Michael: ho fatto e continuo a fare molti errori, come tutti noi. La realtà è che se crediamo veramente nella Luce del Creatore e che la Luce esiste in ogni cosa (e questo è veramente un concetto bellissimo profondo), significa che anche nei nostri errori è presente

Michael e Yehuda in Polonia

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la Luce del Creatore. Ciò significa, che qualunque sia la situazione o posizione in cui ci troviamo, essa corrisponde a quella in cui ci dobbiamo trovare. È davvero una questione di essere in grado di sviluppare una mancanza di ego. Il nostro ego vuole farci credere che la causa dell‘errore sia da imputare interamente a noi. Se noi abbiamo commesso l‘errore, allora siamo noi che abbiamo rovinato tutto. La verità è che non siamo mai interamente la causa e, quindi, non sarà mai possibile che siamo noi a rovinare tutto. Sono d‘accordo sul fatto che si commettono degli errori, si cade e si cresce, ma la realtà è che la Luce può esserci dove una volta c‘era il buio e che la crescita può esserci laddove una volta c‘era solo la caduta.

In secondo luogo, abbiamo bisogno di aver fiducia nella Luce del Creatore. So che la Luce è anche con me e, quindi, non sono preoccupato per gli errori che mi è capitato di fare. Naturalmente, cercherò di non commettere gli stessi errori di nuovo, ma so che la Luce del Creatore era con me quando ho commesso un errore e mi aiuterà pure ad uscirne.

Per esempio, quando abbiamo istituito la Kabbalah University, abbiamo investito un sacco di tempo e fatica nella sua creazione; e dopo sei mesi abbiamo dovuto cominciare completamente da capo. Così, avrei potuto trascorrere il tempo rimpiangendo tutto ciò, ma la realtà è che l‘energia che usiamo non va mai sprecata. Alla fine, contribuisce a farci diventare ancora più grandi.

Oltre allo Zohar e ai libri del Centro, c’è un libro che preferisce?

Michael: Mi piacciono i libri di Malcolm Gladwell, per esempio Tipping Point e la raccolta dei suoi saggi pubblicati sul New York Times, come What the Dog Saw. Mi piace leggere tutto ciò che mi fa pensare. Uno dei miei libri preferiti si chiama Freakonomics, in cui l’autore prende la saggezza accettata in merito a certe cose e dimostra che è errata. Tutto cambia quando si capisce che il nostro modo di vedere le cose non è necessariamente il modo in cui lo è veramente. Questa è una delle cose incredibili riguardo la Kabbalah, ed è anche molto utile quando lo si scopre da altre fonti. Cambia ciò che ci sconvolge, ciò che ci

delude e ciò che ci preoccupa. Siamo troppo condizionati a credere che ciò che vediamo è la “verità”.

Qual è il suo cibo preferito?Michael: Diverse cose. Penso che

le bistecche e il sushi siano i miei piatti preferiti.

Le viene in mente un anedotto preferito o particolarmente divertente sul Kabbalah Centre o sullo studio della Kabbalah?

Michael: Ce ne sono parecchi. Uno dei più buffi che ricordo fu quando, circa 15 anni fa, un tizio venne da me e mi disse: “Sa, il vero motivo per cui odio la Kabbalah e il Kabbalah Centre è perché insegnate che Gesù era ebreo”. Dico buffo perché si tratta di un fatto storico, non un insegnamento del Kabbalah Centre. Comunque ce ne sono molti altri. Quando eravamo giovanissimi, Yehuda ed io ci recavamo in una Yehiva nel Queens. In quel periodo il Centro era molto piccolo e i chevre vivevano con noi nella nostra casa. Ricordo che una volta apparse un articolo veramente negativo sul Kabbalah Centre, pubblicato su uno dei

Il Rav & Michael mentre studiano alla Yosef Hatzadik

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quotidiani locali. Qualcuno scrisse che la gente viveva a casa nostra e vendeva libri.

Il giorno seguente, quando arrivai a scuola, tutti i miei amici mi fecero delle domande, tipo “è vero che tuo padre ha rinchiuso qualcuno nello scantinato per farlo lavorare per lui?” Ci sono tanti anedotti che ho avuto modo di sentire nel corso degli anni ed è difficile ricordarne solo uno.

In che modo riesce a raggiungere un equilibrio nella sua vita, con tutti gli impegni che ha come marito, padre, insegnante, mentore, direttore del Kabbalah Centre, lettore, con gli amici

e con il tempo da dedicare a se stesso?Michael: L’equilibrio è importante,

una cosa che possiamo raggiungere solo concentrandoci su di esso.

Una volta al mese cerco di esaminare tutto ciò che ho fatto e mi assicuro che tutte le mie azioni siano state compiute in modo equilibrato. Cerco di valutare se quello che sto facendo possa portare più Luce possibile, oppure se sia il modo più importante per lavorare. Penso che quello che capita spesso –per quanto riguarda le persone in generale, non solo coloro impegnate in un

percorso spirituale- è che la vita possa prendere il sopravvento e che possiamo essere molto impegnati a fare cose “importanti”. Ma si tratta veramente delle cose più importanti?

Questa è una cosa che cerco di valutare costantemente perché può capitare di essere sopraffatti dai tanti e diversi aspetti della vita. Si può essere sopraffatti dal ruolo di padre, si può essere sopraffatti dal lavoro spirituale, si può essere sopraffatti dall‘insegnamento. Tutte queste cose ci possono portare ad uno stato in cui ci sentiamo sopraffatti. Quindi, per me è importante valutare costantemente il modo in cui passo il mio tempo. Sto usando il mio tempo nel

miglior modo possibile? Ed è questo il modo in cui voglio continuare a usare il mio tempo? Io sono sempre propenso ad effettuare cambiamenti e modifiche sul modo in cui uso il mio tempo.

Cosa direbbe a coloro che sono timidi quando si rivolgono a lei?

Michael: Oh, non è proprio il caso di esserlo. Mi piace molto quando ricevo un feedback da parte degli studenti. Non succede abbastanza spesso, ma quando qualcuno condivide con me un certo insegnamento che lo ha ispirato, ciò fa parte di quello che

stimola il mio desiderio di continuare a crescere, di cambiare e di condividere. Quindi, spero nessuno si senta timido parlando con me. Da quei momenti traggo veramente piacere.

Che sentimenti prova, quando la gente o i media criticano il Kabbalah Centre?

Michael: Beh penso che ci si abitua alle critiche. Una delle cose che il Rav diceva sempre, e che ho ripetuto un paio di volte, è che Rav Brandwein gli ha insegnato che, quando una persona arriva alla cima dicendosi che tutti lo adorano, questo è il primo biglietto per l’inferno. Questo perché, se siamo impegnati ad effettuare cambiamenti in questo mondo per ragioni spirituali, non saremo applauditi da tutti. E se una persona desidera essere applaudita da tutti, allora vuol dire che non ha mai avuto l’intenzione di fare alcun cambiamento reale in questo mondo.

Se adori il fatto che qualcuno sta scrivendo grandi cose su di te, allora rimarrai deluso quando scriveranno cose negative. Cerco di non essere troppo felice quando sento dire cose positive o troppo turbato quando sento dire cose negative. Dico sempre che Rabbi Akiva fu ucciso perché cercò di divulgare la saggezza della Kabbalah, 2.000 anni fa. Rabbi Shimon Bar Yochai dovette nascondersi in una caverna per 13 anni, oppure sarebbe stato ucciso per il fatto di voler divulgare la saggezza. Oggi, questo è relativamente più facile.

Una delle cose che racconto sempre agli studenti, è che se non si lotta per un qualcosa di valido, allora probabilmente non si sta facendo molto. Ci devono essere le sfide, così come ci devono essere quelle persone che ti dicono che non devi agire, in questo consiste il nostro lavoro. Per alcune persone questo è troppo, altre addirittura lo rifiutano . Ma se si vuole avere un effetto in questo mondo, un cambiamento reale, bisogna accettare il fatto che ci siano delle sfide.

Yehuda, Rav & Michael

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Ad un certo punto bisogna smettere di preoccuparsi di tutto questo.

Qual è stato il momento in cui si è sentito maggiormente sotto pressione per il fatto di essere il leader del Kabbalah Centre?

Michael: Non credo di essermi mai sentito sotto pressione. È interessante, in quanto la realtà per sua natura non consiste in ciò che voglio fare. E questo è sempre un buon segno. I Kabbalisti insegnano che il modo di conoscere il nostro Tikkun e ciò che siamo destinati a fare in questo mondo sta proprio in ciò che non vogliamo fare.

Mi capita spesso di condividere questo concetto: crescendo, il mio sogno era di sposarmi, avere figli e trasferirmi nella Galilea, in Israele, e studiare tutto il giorno. Quello era il sogno della mia vita. E fino ad oggi, se ancora mi chiedi se avessi fatto una scelta egoista che sarebbe diventata la mia scelta egoista. Ma so che non è per questo che sono in questo mondo. Io esisto in questo mondo per insegnare, sono in questo mondo per aiutare.

Cerco di mantenere fede a questo proposito, che nulla di tutto ciò che sto facendo ora lo faccio perché voglio farlo. Lo faccio perché credo che questo sia ciò che il Creatore vuole che io faccia. E se domani il Creatore viene da

me e dice: “Ecco, il tuo compito adesso è quello di trasferirti in Galilea e di metterti a studiare”, mi sentirò felice e appagato.

Certamente ci sono dei momenti in cui ci sentiamo maggiormente sotto pressione, oppure dobbiamo affrontare più lavoro, più problemi e sfide, ma dato che alla base di tutto c‘è il fatto che non voglio veramente fare questo, tutto viene reso più facile.

Se lei non fosse Michael, la persona del Kabbalah Centre che tutti conoscono, quale sarebbe la cosa a cui vorrebbe che la gente pensasse a proposito di lei e che ritiene che non sia in grado di comprendere?

Michael: Questa è una domanda interessante. Non so se ci siano cose che vorrei o meno che la gente fosse in grado di comprendere. Non è proprio questa la mia personalità. Ad ogni modo, una cosa interessante è forse quanto mi piace ridere. Il mio programma televisivo preferito è il Daily Show, e le due cose che preferisco collezionare sono le barzellette e le storie. Una spirituale, l’altra meno. Se trovo una bella barzelletta o se sento qualcuno raccontarne una buona, questo può rendere migliore la mia giornata. La gioia di raccontare una barzelletta veramente buona a qualcuno è una cosa molto potente. Questo, a me piace veramente molto. Dai così tanto agli altri. Spesso ti senti come se ci fosse nulla da poterti dare in cambio.

Quale ritiene sia il modo migliore di poter ricevere qualcosa in cambio?

Michael: Se una persona crede di aver ricevuto qualcosa da un insegnante o da me, allora due cose: primo, non dimenticare, perché tutti si dimenticano. So che con mio padre, il Rav, io dimentico. Quindi la prima cosa è non dimenticare. E la gente può dire che non ha intenzione di dimenticare, ma tutti dimenticano. È davvero necessario sforzarsi di non dimenticare, perché quello che accade è che, quando una persona è riconoscente, è grata fino a quando non lo è. E quando questa persona non lo è, non è per niente grata. Quindi, la prima cosa che direi di fare è quella di lottare per mantenere quell’apprezzamento, lottare per continuare veramente ad essere grati per ciò che abbiamo ricevuto, perché non rimane quasi mai. La seconda cosa, è che se hai ricevuto qualcosa, allora fai di tutto per condividerla con qualcun altro. Non si tratta solo di condivisione, bensì di sforzarsi nel migliore dei modi di poter condividere con qualcun altro. Monica & Michael durante la connessione in Israele

Michael & la sua famiglia a Idra

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Abbiamo voluto far conoscere alla comunità ciò che significa essere un

insegnante del Kabbalah Centre, così abbiamo chiesto ad uno studente di

trascorrere una giornata con due insegnanti del Departamento Supporto

Studenti. Yehuda e Rachel Sivan hanno accettato di incontrare Jane Gideon, dal

gruppo di studio di San Francisco, e di illustrare quello che fanno durante una

giornata di lavoro. Questa è la loro storia.

L‘edificio che ospita gli uffici Departamento Supporto Studenti del Kabbalah Centre a Los Angeles quasi non si nota dalla strada. I muri sono di colore grigio, semplici e non contrassegnati da alcun simbolo. L‘edificio non attira l‘attenzione. Ma questa struttura anonima in La Cienega Blvd. è il luogo dove un gruppo di insegnanti si occupa di tutto, dalle cose mondane fino a quelle straordinarie, con il solo scopo di cambiare il mondo.

Quando ho iniziato a studiare la Kabbalah, sette anni fa, sono arrivato al Centre con lo stesso proposito di molti studenti: volevo cercare di superare una sfida personale. Non conoscendo il rapporto studente/insegnante, consideravo il mio primo insegnante come un amico dotato di una prospettiva nuova e qualche buon consiglio da dare di tanto in tanto. Lo dico perché non sono sicuro di aver davvero apprezzato quel consiglio non più di quanto apprezzassi i consigli di un nuovo conoscente. Sì, avrei ricercato questo rapporto e, in particolare, volevo ricevere consigli, ma ero scettico. Come poteva questa giovane persona sapere veramente ciò di cui stava parlando? Questo accadeva molto tempo prima di iniziare ad apprezzare veramente la saggezza

Un giorno nella vita: con i chevre Yehuda & Rachel Sivan

Yehuda & Rachel Sivan

I chevre visti d

a vicino

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Il Kabbalah Centre dispone di 300 insegnanti impegnati

in tutto il mondo. Sebbene gli insegnanti abbiano sempre

fatto parte del Centro, l’idea non ebbe origine dal Centro.

L’idea di avere insegnanti o ‘chevre’ fu di Rabbi Shimon e

degli amici che avevano collaborato con lui, come scritto

nello Zohar. Rav Ashlag disse: “Fatevi un amico e un

insegnante.” Un insegnante non si limita ad insegnare.

Un’insegnante si prende la responsabilità di essere

un esempio dei principi Kabbalistici in azione. Avere

insegnanti connessi alla stirpe dei Kabbalisti e che vivono

la saggezza ogni giorno è uno dei modi più importanti

con cui il Centro può raggiungere la sua missione di porre

fine al dolore e alla sofferenza nel mondo.

che miei insegnanti avevano modo di condividere. Tuttavia, non avevo nemmeno cominciato ad approfondire il vero valore del rapporto studente/insegnante, fino a quando ho avuto modo di passare un po’ di tempo assieme a Rachel e Yehuda Sivan.

Rachel Sivan, una insegnante del supporto studenti, inizia il suo lunedì mattina con una colazione di gruppo, una riunione in cui trae la sua ispirazione. Ogni lunedì, lei e molti altri insegnanti preparano insieme la colazione e discutono su un tema rilevante da proporre durante la settimana. Forse guardano un video di uno dei Berg, oppure un insegnante condivide alcune riflessioni sulla lezione della settimana, oppure si scambiamo idee sul modo di impartire la saggezza agli studenti. L’obiettivo di questo incontro è quello di iniziare la settimana raffinando i propri pensieri, in modo che possano migliorare il proprio insegnamento.

“Le nostre conversazioni con gli studenti devono avere come oggetto la connessione alla saggezza della Kabbalah” -dice Rachel- “Se lasciamo che le interazioni degli studenti diventino una sessione di consulenza, allora non stiamo condividendo gli insegnamenti della Kabbalah, e c’è sempre qualcosa da insegnare”.

Dopo la prima colazione, Rachel ha un paio di riunioni mattutine con gli studenti e altri insegnanti, per poi andare alla celebrazione di un Brit presso il Centro Kabbalah nella Robertson Boulevard. Al Brit sono giunti diversi insegnanti per dare il loro sostegno ai genitori, ma anche allora stanno insegnando. Rachel spiega con disinvoltura ad uno studente il significato del Brit, lo strumento che serve a rimuovere la negatività dal mondo. Un altro insegnante spiega ad uno studente l‘importanza del pasto dopo il Brit.

Infatti, il pasto dopo il Brit sarà per Rachel un pranzo anticipato,

prima di ritornare negli uffici dello Student Support Dep. per un incontro di formazione per gli insegnanti. Mordechay Balas, un insegnante del Centro, conduce una discussione sul come aiutare gli studenti a superare i dubbi e a trovare la certezza. Gli insegnanti che frequentano la sessione hanno esperienze diverse: alcuni di loro sono abbastanza nuovi, mentre altri insegnano nel Centro da molti anni. Eppure, Mordechay ricorda loro che ogni insegnante deve controllare lo stato della propria certezza, prima di poter aiutare uno studente.

Il marito di Rachel, Yehuda, più tardi mi spiega: “Gli insegnanti sono anch‘essi degli studenti. La sola differenza consiste nella loro passione e impegno nei confronti del grande disegno. Io ho i miei giorni sì e i miei giorni no, proprio come qualsiasi altro studente. Tutti noi siamo impegnati ad essere connessi alla Luce. Ma gli insegnanti lavorano per essere kabbalisti e divulgano la visione dei kabbalisti. Questo è il nostro percorso“.

La differenza tra uno studente e un insegnante diventa più evidente

quando Mordechay continua la sua sessione. Uno degli insegnanti pensa al modo ottimale per aiutare uno studente. „scannerizzato per lei, ho portato il suo nome con me al Mikveh, studiato fino a tarda notte, e ancora lei non riesce a cambiare“. Ho notato che un insegnante non è mai solo impegnato a conversare con gli studenti. Come la missione del Centre, gli insegnanti cercano di porre fine al caos e alla sofferenza interiore degli studenti.

Agli studenti essi infondono energia, meditano per loro e spesso lavorano assieme per fornire il loro aiuto in situazioni serie. Quando penso al mio lavoro spirituale, mi viene in mente che forse il mio insegnante a volte lavora più duramente di me, al fine che possa cambiare.

„Vediamo gli effetti che la nostra unità, come insegnanti, ha sulla comunità“ - continua Rachel. „Un paio di settimane fa, uno studente stava attraversando un intenso caos e gli insegnanti si sono riuniti per studiare insieme a suo nome. Anche quando ci limitiamo a dire che stiamo dedicando unitamente la nostra coscienza in

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qualcosa, accade di solito qualcosa di grande. Abbiamo iniziato l‘incontro con l‘intento di risolvere un problema e alla fine della riunione questo problema è stato risolto“.

Questo tipo di coscienza è ciò che contraddistingue gli insegnanti. Il loro impegno è rivolto verso una visione più grande delle loro esigenze e desideri. Rav Ashlag diceva che ascoltare un insegnante equivale ad essere uno studente, ma la connessione finale non è solo apprendere dall‘insegnante, ma attingere dalla loro coscienza di servire gli altri.

La maggior parte degli insegnanti non sono nati o cresciuti nel Centro. Hanno cominciato come ogni altro studente che arriva al Kabbalah Centre. Ad un certo punto, lungo questo loro percorso, ricevono l‘ispirazione a dedicare la loro vita al servizio della missione dei kabbalisti.

Yehuda Sivan, che è nato in Israele, era in viaggio in India con i suoi amici, quando ebbe modo di incontrare „The Secret Code of the Universe” di Rav Berg. Dopo aver letto il libro, accorciò la durata del suo viaggio e tornò in Israele per saperne di più.

„È stata la stessa saggezza che mi ha ispirato“ -ha riferito Yehuda. „Non ho mai incontrato una persona o un‘organizzazione che pensasse così in grande. Ho apprezzato anche che la saggezza era ed è a disposizione di tutti. Quando sono entrato nel Centre di Tel Aviv, mi sono imbattuto nel libro Education of a Kabbalist, e ho visto l‘immagine del Rav sulla copertina. Sapevo che era lui il mio insegnante. C‘era qualcosa di così familiare in lui.„

Yehuda si iscrisse al Potere della Kabbalah e prima ancora di terminare il corso decise di diventare un insegnante.

Al contrario, sua moglie Rachel si avvicinò per la prima volta alla Kabbalah quando aveva 11 anni. Quando ne aveva 14, partecipava regolarmente alla celebrazione dello Shabbat presso il Centre di Toronto, oltre a occuparsi perfino dell‘insegnamento ai bambini. Eppure, Rachel dice che la sua vita era molto normale. „Penso che sia importante che la gente sappia che anche noi abbiamo vissuto momenti strazianti, di depressione e siamo in grado di capire in prima persona i momenti che attraversano i nostri studenti. Anche se sono cresciuta nel Centro, ho avuto modo di sperimentare ciò di cui avevo bisogno per poter aiutare le altre persone“.

Aiutare le persone è la cosa principale che caratterizza la giornata di Rachel. Il meeting formativo per gli insegnanti si conclude intorno alle

Yehuda con i suoi studenti

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14:00, e Rachel trascorre il resto del suo pomeriggio incontrandosi con gli studenti, preparando gli appunti per le lezioni e distribuendo il materiale di studio per la lezione in programma alla sera.

Mentre Rachel lavora, ho deciso di essere coraggiosa, ovviamente per il bene di questo articolo, e di porre alcune domande che non avevo osato chiedere prima d‘ora.

Perché gli insegnati di notte non dormono?

Mordechay: Ma noi dormiamo. Solo che dormiamo meno. Dormire fa bene ed è importante perché il corpo è il veicolo con il quale svolgiamo il nostro lavoro. Ma non dobbiamo dormire tanto. Non dormire è il superamento dello stato corpo-coscienza che si estende in noi allo scopo di andare oltre i bisogni fisici. Tra un anno, non ti ricorderai che si trattava di una estensione. Non ti ricorderai che a Shavuot sei rimasta sveglia tutta la notte. Gli insegnanti hanno un senso di urgenza, per cui non possono riposare. “Sentiamo” ciò che sta accadendo nel mondo e questa è la nostra responsabilità. Sappiamo che siamo responsabili di molte persone. Questo ci infonde un fuoco interiore.

Perché alcune persone si riferiscono al Rav e a Karen in terza persona, anche quando parlano direttamente con loro?

Mordechay: Non si tratta di rispetto o di un obbligo. È perché vogliamo inserirci nel canale del Rav e Karen, non limitarci alla loro persona. Se chiedi loro una domanda, tu vuoi che la risposta venga dalla Luce che di cui sono un canale, non solo dall’1% della loro mente.

Alle 18:30 incontro di nuovo Rachel presso il Kabbalah Centre, dove sta tenendo una lezione di astrologia ai giovani. Rachel dice che insegnare ai giovani è un po’ più impegnativo, perché hanno già passato tutta la giornata seduti ai banchi di scuola ad

ascoltare un insegnante. Il suo obiettivo è quello di mantenere durante la lezione un clima vivace e coinvolgente. Durante questa particolare lezione, i ragazzi giocano una partita di “attacca la coda al Toro” – il Toro del segno astrologico. Il vecchio gioco di girare e camminare con gli occhi bendati è divertente per i bambini e li tiene in movimento, proprio come aveva sperato.

Rachel termina la sua lezione alle 20:00 e cammina veloce dalla classe all‘edificio principale, in modo da poter partecipare al matrimonio di un altro insegnante. È ancora piena di gioia ed energia, balla intorno alla sposa, ride e canta. Eppure, c‘è sempre qualcosa da insegnare, così prende uno studente da parte e gli spiega la saggezza kabbalistica che sta dietro la cerimonia del matrimonio. Per Rachel, questo giorno è anche il primo anniversario del suo matrimonio. Yehuda è intanto impegnato con una lezione a Washington DC. Per la maggior parte delle coppie che conosco, questa sarebbe una situazione inaccettabile. Ma Rachel e Yehuda condividono una missione: sono insegnanti della Kabbalah che si devono prendere cura

delle persone. Quindi, aiutare gli altri il giorno del loro primo anniversario di matrimonio è il loro modo di servire insieme.

Tuttavia, Rachel è veloce nel mettere a tacere l‘idea sbagliata secondo la quale gli insegnanti sono in qualche modo asserviti al Centro. „Non siamo prigionieri. La verità è che non ho mai avuto modo di essere in un posto che ti dia più libertà per passare attraverso il processo. Sei in grado di controllare ciò che sta succedendo“.

Yehuda aggiunge un‘altra cosa a riguardo: „La gente pensa che facciamo tanti sacrifici e che dobbiamo rinunciare a molto. Per me tutto ciò è strano, perché ci si sente come in uno stato di beatitudine. Ciò che tengo nelle mie mani è davvero l‘unica possibilità che ha l‘umanità per manifestare veramente la fine del dolore, sofferenza e caos; quindi devo agire. Io non conosco nessun altro lavoro che potrei fare e in grado di conferirmi un tale senso di compimento. Gl’insegnanti ricevono così tante benedizioni, è incredibile“.

Gli insegnanti di Kabbalah considerano le ricompense in maniere

Rachel mentre si prepara per una lezione

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diverse. È un modo di vivere che la maggior parte di noi non riesce a comprendere. Alla fine, la ricompensa dell‘insegnante è la benedizione degli studenti, perché riconoscono che ogni benedizione rappresenta per tutti un passo avanti verso la pace. „La trasformazione e crescita dei nostri studenti è ciò che ci nutre e ci fa andare avanti“ -aggiunge Rachel. „Abbiamo la certezza, che prendendoci cura degli altri il Creatore si prenderà cura di noi, e questo è esattamente ciò che accade. Non rileviamo alcuna lacuna“.

Il lunedì l‘ho trascorso con Rachel, la sua giornata è iniziata circa alle 8:00 di mattina ed è terminata alle 23:00. Ero esausta, ma Rachel sembrava ancora energica e felice. La mia giornata con Rachel è servita a dimostrarmi l‘impegno e la passione che ci vogliono per essere un vero insegnante della Kabbalah. Ma cosa ci vuole per essere un buono studente di Kabbalah? Rav Ashlag diceva che la connessione finale con un insegnante consiste nel ricevere la sua coscienza e la coscienza del lignaggio dei kabbalisti. Quando parliamo con un insegnante, siamo in grado di accedere alla saggezza di tutti i kabbalisti passati, fino ad Abramo. Ma come fa uno studente a raggiungere questo tipo di connessione?

Yehuda Sivan dice che, come in tutte le cose, è una questione di consapevolezza. „Gli insegnanti sono qui

per aiutarti. Possiamo mandare avanti un Centre, o forse potremmo occuparci delle pulizie di un magazzino. Siamo disposti a fare qualsiasi cosa. Ma è pulire un magazzino con la consapevolezza che stiamo aiutando il mondo ciò che ci unisce ai nostri insegnanti. I nostri studenti devono fare lo stesso. Se vengono da noi con un programma, invece che dedicarsi al lavoro, riceveranno le informazioni necessarie, ma non otterranno quello di cui hanno veramente bisogno. Ad un certo punto, ci deve essere uno spostamento da auto-aiuto per utilizzare la Kabbalah per aiutare il mondo. Questo è il momento in cui puoi iniziare a connetterti con il tuo insegnante e fare in modo che i pensieri del tuo insegnante diventino i tuoi“.

Il giorno dopo torno allo Departamento Supporto Studenti. Yehuda è tornato da Washington DC e lo aspetto in un box vuoto, per dargli il tempo di finire una telefonata. Riesco a udire uno degli insegnanti mentre prepara la sua lezione di studio di gruppo. Lui e un altro insegnante stanno discutendo una storia citata nello Zohar, in cui un viaggiatore incontra Rabbi Chizkyhah e Rabbi Yesa su una strada di montagna. Il viaggiatore chiede loro acqua. I rabbini stavano discutendo una parte complessa della Torah e chiesero al viaggiatore se studiasse. Il viaggiatore rispose che suo figlio studiava la Torah e che tramite

lui aveva imparato un paio di cose. I rabbini non credettero che l‘uomo fosse abbastanza saggio per poterli aiutare, ma lui chiese loro di dargli l‘opportunità di capire, e così loro condivisero. Il viaggiatore si offrì di dare i suoi pareri sulla sezione della Torah e poi andò via. In seguito, vennero a sapere che il viaggiatore era stato un grande saggio e messaggero, ma che la sua modestia non lasciava trapelare nulla di tutto ciò.

Come studenti della Kabbalah, a volte inciampiamo in una relazione con un insegnante simile a quella che ebbero Rabbi Chizkyhah e Rabbi Yesa con il saggio modesto. Noi non riconosciamo pienamente chi sono e ciò che sanno. Come con l‘edificio che ospita gli uffici dello Supporto Studenti, quello che vediamo in superficie non rappresenta pienamente ciò che accade al suo interno. Sia che sia evidente o meno ai nostri occhi, queste sono le persone che si assumono la responsabilità per porre fine al nostro dolore, alla sofferenza personale e al dolore e sofferenza che regnano nel mondo. Trascorrere una giornata assieme a loro e osservandoli è stato veramente un onore. Tuttavia, ho capito che ancora più importante è trascorrere un‘ora, un giorno o una vita servendoli, solo per avere modo di poter dare uno sguardo nella loro coscienza, un privilegio che vale la pena di cercare di raggiungere.

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La mattina del 19 settembre 2002 una rivolta armata esplose in un violento conflitto che in seguito divenne noto come la Guerra Civile della Costa d’Avorio. Durante questo conflitto furono uccisi oltre 1.000 uomini, donne e bambini, mentre altre migliaia di persone furono costrette a vivere in campi profughi nei paesi vicini.Un anno prima, nel 2001, un neo-studente della Kabbalah, un cittadino della Costa d’Avorio di nome Firmin Ahoua viaggiò negli Stati Uniti per incontrare Rav Berg al Kabbalah Centre di Los Angeles. Questo incontro di buon auspicio, al quale si aggiunsero la determinazione e dedizione di Firmin, diede il via alla creazione dell’Ivory Coast Kabbalah Centre - così come ad innumerevoli eventi miracolosi avvenuti in Costa d’Avorio, e non solo.

Il Rav insegna che lo Zohar non è solo una fonte di saggezza spirituale e di informazioni, ma anche una fonte di grande Luce. Ogni anno, riceviamo le storie da studenti di tutto il mondo che hanno vissuto miracoli nelle loro comunità grazie allo studio e alla condivisione dello Zohar. Quella della Costa d‘Avorio è una di queste comunità.

Questa è la storia di Firmin

Dedizione & determinazione in

Costa D‘Avorio

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Firming Ahoua

Sono arrivato a Los Angeles un giovedì. Un’ora dopo il mio arrivo, ebbi il privilegio di incontrare Rav Berg. Durante questo incontro il Rav mi porse queste due domande:

“Perché vuoi studiare la Kabbalah? Perché vuoi aprire un Kabbalah Centre?”

Ero ignaro circa la complessità di queste domande e cercavo le parole giuste con cui rispondere. Dissi che volevo dare qualcosa alla gente e aiutare le persone a uscire dal caos.

Con il sostegno della famiglia Berg, iniziai subito a preparare l’apertura di un Kabbalah Centre nella capitale del mio paese. Yehuda Berg incaricò Eliahu Bouhanna di essere il nostro insegnante e nella primavera del 2002 aprimmo i battenti del Kabbalah Centre della Costa d’Avorio.

Una folla vivace di oltre 300 persone Biele iniziò a frequentare le lezioni e non fu una sorpresa quando, pochi mesi dopo, quasi 60 dei nostri studenti parteciparono a New York alla celebrazione di Rosh Hashanah con il Rav e Karen.

Durante questa festività, ancora una volta ebbi l’onore di incontrare il Rav e ciò che il Rav mi disse nel corso di questo incontro avrebbe cambiato la mia vita per sempre. Il Rav disse

che poteva vedere spargimenti di sangue provenire dalla Costa d’Avorio e che avremmo dovuto distribuire urgentemente gli Zohar in tutto il paese. Molto rapidamente, la comunità ivoriana di studio della Kabbalah divulgò questa notizia a quante più persone potesse. Avvertimmo le nostre famiglie, amici, vicini e chiunque altro avrebbe dato ascolto a questo appello. Nel giro di poche settimane, infatti, nel nostro paese scoppiò la guerra civile.

Le truppe governative si ammutinarono nelle prime ore del mattino del 19 settembre e a mezzogiorno il nord del paese era sotto il loro controllo.

La prima notte della rivolta venne ucciso il nostro ex presidente, Robert Gueï, mentre venivano lanciati attacchi simultanei nella maggior parte delle grandi città.

Sorprendentemente, i servizi segreti ivoriani credettero che era stato il Kabbalah Centre della Costa d’Avorio a pianificare il conflitto, in quanto eravamo stati in grado di predirlo con settimane di anticipo. Mentre i servizi segreti ci chiesero una spiegazione sul come sapessimo che questi eventi

si sarebbero verificati, sembrava non esserci alcun modo “logico” per spiegare loro il perché. Come è possibile spiegare la profezia di un maestro spirituale ai servizi segreti?

Sembrava che fossimo in grave pericolo. Ma, come insegna Michael Berg: prima che insorga la malattia, la Luce crea la guarigione.

Mentre mi stavo preparando per il peggio, ricevetti un contratto per una cattedra presso l’Università di Bielefeld, in Germania, con l’ordine di partire immediatamente.

Appena arrivai in Germania, appresi che la polizia segreta della Costa d’Avorio e gli squadroni della morte mi stavano cercando. Fu una situazione incredibile, quando capii che la Luce mi stava proteggendo mandandomi all’estero.

E i miracoli non finiscono qui.

Il Rav mi chiamò personalmente e mi disse che avrebbe mandato 6.000 Zohars per contribuire a portare la pace in Costa d’Avorio. Inoltre, il Rav mi assicurò che la guerra civile sarebbe cessata nel dicembre del 2002 e che

L‘insegnante della Kabbalah, Daniel Eldar, mentre condivide lo Zohar

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entro il febbraio del 2003 si sarebbe giunto ad un accordo politico.

Questi eventi accaddero, proprio come aveva detto il Rav. In effetti, la guerra civile terminò nel dicembre 2002, mentre gli accordi politici furono raggiunti nel febbraio 2003.

Fui in grado di tornare in Costa d’Avorio nel 2004, dove ebbi modo non solo di verificare un costante aumento del numero dei nostri studenti presso l’Ivory Coast Kabbalah Centre, ma anche di accertare che molti membri della comunità avevano vissuto degli eventi che avevano cambiato la loro vita, eventi che ritenevano essere miracoli.

Uno studente guarì miracolosamente dopo che gli era stato diagnosticato l’AIDS; due dei nostri studenti furono sottoposti a terapie contro l’epatite C dopo anni di sofferenze e un altro studente, affetto da una tremenda fibrosi allo stomaco, potè essere curato dopo un secondo esame ai raggi X.

La notizia di queste benedizioni, e molte altre, cominciarono a diffondersi molto rapidamente e raggiunsero anche luoghi lontani, come la Nigeria, dove venne formato un piccolo gruppo di studio. Questi studenti viaggiarono in Costa d’Avorio per partecipare alla celebrazione di uno Shabbat assieme alla nostra comunità e condividemmo con loro le nostre storie circa il Rav e Karen.

Da allora, gli studenti nigeriani iniziarono a diffondere la Zohar e finora hanno segnalato molte benedizioni nella propria vita e nel paese, comprese le istanze storicamente basse del conflitto post-elettorale dopo le recenti elezioni presidenziali.

Nel corso degli anni, il Kabbalah Centre ha profondamente influenzato le nostre vite in Africa Occidentale. L’impatto non è solo a livello personale, ma si estende anche al livello nazionale. Crediamo che il nostro lavoro di condivisione dello Zohar in tutto il

paese abbia contribuito enormemente ad evitare spargimenti di sangue e al miglioramento della vita di molte persone, tra cui i leader e altri personaggi influenti del nostro paese. Dopo anni di sospetti, molte persone in Costa d’Avorio stanno lentamente iniziando a riconoscere il contributo del Kabbalah Centre per il raggiungimento della pace.

Desidero esprimere il nostro profondo e umile apprezzamento nei confronti di questo percorso spirituale - il Kabbalah Centre - che fornisce tecniche di trasformazione reale e un reale contributo al cambiamento globale. Quasi tutti i nostri studenti concordano sul fatto che il Kabbalah Centre li ha portati ad amare, capire e a mettere in pratica gli insegnamenti della Bibbia più di quanto abbiano mai ritenuto possibile. Tutto questo lo dobbiamo agli insegnamenti dello Zohar e all’apertura fatta dal Rav, Karen, Yehuda e Michael.

Il Kabbalah Centre in Costa d’Avorio

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Più di una semplice scuola

LaKabbalahChildren’sAcademy(AccademiadellaKabbalahperbambini)èstatafondatadaRavBergeKaren17annifa.Glistudentidellaprimaclassesisonodiplomatiloscorsoanno.Abbiamoparlatoconalcunidegliex-alunniechiestolorodiraccontarciinchemodolaKCAhainfluenzatolelorovite,cosìcomealcunedelleloroesperienzepreferitevissutenellascuola.

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La Differenza della KCALe sorelle Hannah, Rachel ed Estee Kessler hanno trascorso 10 anni presso la KCA e ora frequentano il liceo. Per loro KCA non è stata solo scuola, ma una famiglia.

Anche Yosef Grundman, neo-diplomato al liceo è d’accordo su questo: “Alla KCA, mi piaceva andare a scuola tutti i giorni. Mi piaceva stare con tutti i ragazzi e tutti i miei amici. Frequento ancora gli amici che ho conosciuto in 1° o in 2° classe.

Avere classi di piccole dimensioni (come numero di studenti) consente agli studenti di interagire fra loro tutto il giorno e imparare insieme. Se uno studente sta cercando di capire qualcosa, gli insegnanti e i compagni lavorano a stretto contatto con lui fino a che non comprende completamente l’argomento di studio. La scuola è una comunità in cui si lavora insieme per aiutare tutti a raggiungere il loro potenziale.

Yosef Farnoosh, neo-diplomato al liceo, aggiunge: “Non andavamo ad una scuola qualsiasi. Andavamo alla scuola del Rav - alla scuola di Rabbi Shimon. Eravamo in contatto con persone che “vivevano” la Kabbalah. Questo rese la KCA davvero speciale”.

AccademiciIl fratello minore di Yosef Farnoosh, Michael, ha saltato l’8° grado e si è diplomato con il massimo dei voti (primo della sua classe) al liceo. È una testimonianza non solo all’eccellenza accademica della KCA, ma anche dell’impegno della KCA nell’aiutare gli studenti affinché imparino a raggiungere il loro potenziale.

Tutti gli alunni hanno sottolineato che il tipo di attenzione “uno-ad-uno” dedicato loro dagli insegnanti ha contribuito enormemente alla loro formazione accademica. La maggior parte degli studenti si sentiva come se fosse un passo più in avanti rispetto agli altri studenti dei licei, sia in quelli laici e che in quelli dove si studia la Torah. Inoltre, attribuiscono il loro apprendimento avanzato all’ambiente aperto di KCA. Tutti sono incoraggiati a fare domande e gli insegnanti rappresentano un vero e proprio sostegno. Pertanto, non vi è alcun imbarazzo o riluttanza nel chiedere aiuto.

“Uno degli strumenti che ho appreso alla KCA è stata la perseveranza” - ha detto Rachel Kessler. “Ci viene insegnata l’importanza di portare a termine ciò che abbiamo iniziato e che il raggiungimento del nostro potenziale dipende da noi stessi”

Sua sorella Hannah è dello stesso parere: ”Anche se fatichi ad affermarti, KCA ti insegna a credere in te stesso e che, alla fine, ce la farai”

FOTO - In alto: Yehuda Judah, Michael Farnoosh, Yosef Grundman; in mezzo: Arynton Hardy; in basso: Yosef Farnoosh

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InsegnantiGli studenti descrivono i loro insegnanti come persone premurose, attente e disposte a tutto pur di aiutare. Non solo gli studenti ottengono un tipo di attenzione one-on-one dagli insegnanti, i quali spesso li incontrano al di fuori delle lezioni. Dato che gli insegnanti sono spesso persone che vivono di Kabbalah, essi aiutano gli studenti ad imparare ad essere molto più che semplici accademici: li aiutano a diventare esseri umani che si prendono cura degli altri.

Estee Kessler dice che i suoi insegnanti l’hanno sempre aiutata, ma allo stesso tempo, l’hanno stimolata a rendere di più: “Quando sanno che puoi fare di meglio, ti fanno provare ad affrontare più difficoltà”. Questo tipo di attenzione individuale e la comprensione aiutano ogni studente a fiorire e raggiungere i risultati.

Farnoosh Yosef ha detto che spesso ha visto gli insegnanti presso il Centre o con i suoi genitori e che, talvolta, Michael o Yehuda Berg partecipavano alle lezioni: “Essere uno studente della KCA aiuta ad imparare a essere la stessa persona tutto il tempo - a scuola, al lavoro, con gli amici, genitori o insegnanti. Devi essere la stessa persona in ogni ambiente”.

Passaggio al liceoOgnuno degli ex-studenti della KCA ha detto che la cosa più difficile una volta iniziato il liceo consisteva nell’imparare ad adattarsi a comportamenti negativi con i quali alla KCA non avevano mai avuto modo di constatare.

“Gli studenti della KCA non maledicono,” - dice Michael Farnoosh, aggiungendo “E alla KCA non ci sono cricche. Cose del genere non accadono mai”.

Hannah Kessler aggiunge: “Tutti sono felici e cordiali alla KCA. I bambini capiscono la forza delle loro parole e delle loro azioni. È stato scioccante

ritrovarsi in una scuola dove la gente viene presa di mira o attaccata senza alcun motivo”.

Nonostante lo shock sociale iniziale, gli studenti della KCA si sono distinti nelle scuole da loro scelte per il loro impegno, per la loro formazione e per il comportamento esemplare. Un altro ex-studente della KCA, Arynton Hardy, ha ricevuto il “Middos Award” quando si è diplomato al liceo, in quanto si è distinto per via del suo carattere buono ed esemplare. Quest’anno, Arynton frequenterà la Loyola Marymount University.

“Sappiamo che sta a noi a superare ogni sfida e raggiungere il nostro potenziale,” ha detto Yosef Farnoosh. “Così, quando è il momento di studiare in classe, ci impegniamo a

interagire con gli insegnanti e poniamo domande. Quando è il momento di fare le nostre preghiere, non parliamo. Preghiamo. Sappiamo che siamo lì per un motivo”

Michael Farnoosh ci ha detto che gli altri ragazzi hanno finalmente smesso di imprecare quando si trovano intorno a lui. Non perché è stato lui a chieder loro di non farlo, ma perché hanno visto che si comportava in modo diverso.

LeadershipAbbiamo chiesto se gli l’ex-alunni hanno avuto la possibilità di aiutare altri studenti a conseguire dei cambiamenti o ad apprendere la Kabbalah. Tutti ci hanno risposto che si sono concentrati sulla leadership tramite l’esempio, piuttosto che offrire consigli non richiesti.

Rachel, Estee & Hannah Kessler hanno frequentato la KCA per 10 e ora frequentano il liceo

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Rachel, Estee & Hannah Kessler hanno frequentato la KCA per 10 anni e ora frequentano il liceo

Michael Farnoosh ricorda una situazione particolare, in cui, durante una lezione sulla Torah nel liceo lui e Yosef Grundman si impegnarono in una discussione con il rabbino. “Il rabbino diceva, che durante la lezione, secondo la Torah, si può dire un pettegolezzo su qualcuno che non è ebreo. Yosef Grundman e ed io sfidammo il rabbino, dicendogli che non era giusto dire un pettegolezzo su qualcuno. Abbiamo parlato di dignità umana per tutti, non solo nei riguardi di particolari background.

Alla fine, il Rabbino ammise che una persona non deve mai parlare male di nessuno. Direi che fu come condividere un esempio”

Yosef Farnoosh ha preso la responsabilità di essere un esempio ad un livello maggiore: “Sapevamo che non rappresentavamo solo noi stessi. Come studenti della KCA, rappresentavamo il Rav, il Centre e la Kabbalah. Sapevamo di avere delle responsabilità anche al di fuori del nostro lavoro scolastico, così abbiamo cercato di mantenerci su tali standard di comportamento”.

Cosa vuoi fare nella vita?Gli studenti della KCA hanno un modo diverso di vedere la vita e di come dare il loro contributo ad essa. Nessun diplomato ha raccontato di voler intraprendere una carriera specifica. Invece, tutti hanno affermato di voler fare tutto il possibile per aiutare le persone e il mondo.

“Voglio fare qualcosa che possa aiutare le persone in modo globale” - ha riferito Michael Farnoosh.

“Forse qualcosa che ha a che fare con la scienza o medicina, oppure diventare un insegnante del Centre. Voglio fare qualcosa che possa cambiare il mondo e fare la differenza”.

Anche suo fratello Yosef ha detto di voler fare qualcosa per aiutare il mondo, oppure anche tornare indietro e diventare un insegnante della KCA. “Alla KCA, impariamo che non si tratta solo del nostro futuro. Si tratta di quanto siamo in grado di dare alla nostra classe, alla nostra scuola e a questo mondo.

Quando tieni bene in mente questo concetto, ti comporti in un modo molto diverso. Pensi al modo in cui ciò che fai influisce sulle altre persone. La KCA è molto più di una semplice scuola. Ti insegna che cosa è necessario sapere per vivere la tua vita. Ho imparato la storia, la lingua inglese, la Torah, ma quello che è rimasto in me sono gli strumenti della Kabbalah e la saggezza. Ecco in cosa consiste la differenza”.

www.kabbalahacademy.net

Yosef Grundman, diplomati alla KCA, in azione sul campo da gioco

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Fondato nel 2006 da Karen Berg, il Team Kabbalah è stato creato per sostenere il Kabbalah Centre durante gli eventi con un programma di volontariato strutturato a livello internazionale. Sotto la direzione e la leadership di Karen, il Team Kabbalah fornisce un quadro organizzato a disposizione degli studenti, per consentire loro di scoprire il livello di compimento quando condividono o danno qualcosa di se stessi. Chiunque abbia partecipato agli eventi internazionali, in occasione delle celebrazioni di Pesach o Rosh Hashanah, avrà avuto modo di notare decine di volontari con il badge del Team Kabbalah.

Questi volontari lavorano direttamente a fianco del personale del Kabbalah Centre e gli insegnanti per garantire una bellissima esperienza a tutti i partecipanti. Infatti, il Team Kabbalah ha avuto un successo tale, che il Centre ha deciso di implementare la struttura in tutti i gruppi di studio e succursali del Centre.

L’implementazione del Team Kabbalah come struttura standard di volontariato del Centre rappresenta per gli studenti un modo coerente di fare volontariato a livello locale e, occasionalmente, durante gli eventi internazionali.

Regole chiare e precise e percorsi di crescita nel corso di programmi di mentoring danno ai volontari l’opportunità di alzare il livello delle loro doti con nuove responsabilità.

L’obiettivo del volontariato è in primo luogo quello di promuovere il nostro lavoro spirituale, e in secondo luogo quello di aiutare gli altri nel loro cammino. Secondo Karen: “Una persona impara veramente le lezioni spirituali facendo o prendendo l’iniziativa. Per esempio, uno studente può richiedere la Kabbalah 1 e ottenere informazioni. Ma se diventa un mentore, questo stesso studente (o studentessa) inizia a ottenere di più.

Il Team Kabbalah diventa globaleKaren Berg, fra i volontari del Team Kabbalah

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teamkabbalahvolunteering to change

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Team Kabbalah Leader, Allison Stein Rotberg & Esther Eira Schwyzer

Karen Berg, fra i volontari del Team Kabbalah

L’azione e la condivisione sono passi importanti nel lavoro spirituale”.

Karen spiega il valore del volontariato in modo più approfondito: “La conoscenza non crea un essere umano dotato di spiritualità. La conoscenza è uno strumento. Se mi è stato insegnato come sono fatte le montagne ma non sono mai andata in montagna e assaporato l’odore della rugiada e dell’erba, il significato non sarà mai lo stesso.

Solo quando prendiamo ciò che hai imparato e lo applichiamo alla vita che viviamo assieme alle altre persone possiamo comprendere i concetti della spiritualità”.

Nell’ambito della struttura del nuovo Global Team Kabbalah, i volontari avranno a loro disposizione una struttura in cui potranno accedere, comprendere, seguire e ad avere successo, sia che si tratti di volontariato a livello locale che in occasione di un evento internazionale. L’obiettivo è quello di creare un modo semplificato ed efficiente di fare volontariato per il Centre durante tutto l’anno. Il nuovo sistema impegnerà anche quegli studenti con una certa esperienza di volontariato con compiti di mentori per i nuovi volontari e di accedere a ruoli di leadership.

Un team composto da volontari e personale del Centre è stato incaricato di valutare le attuali strutture di volontariato e opportunità presso i gruppi di studio e le succursali del Centre di tutto il mondo. Questa fase è quasi al termine e il roll-out ufficiale è previsto subito dopo Rosh Hashanah.

Molti di voi hanno già collaborato alla sperimentazione di nuove strutture nell’ambito delle lezioni o dei gruppi di studio.

Ad esempio, il Centre di Città del Messico ha utilizzato il nuovo modello del Team Kabbalah per sostenere una

conferenza tenuta da Karen lo scorso marzo. I leader del Team Kabbalah e il coordinatore dei volontari locali hanno contribuito alla esercitazione dei volontari, dividendoli in gruppi specifici, ognuno con compiti diversi da svolgere durante l’evento. Team Kabbalah ha anche testato la nuova struttura con il gruppo di studio di Berlino, quando venne in visita Yehuda Berg in occasione di uno Shabbat e di una conferenza. In entrambi i casi, i volontari hanno riferito che gli eventi erano stati organizzati e preparati in modo migliore e che tutto era andato liscio. I volontari avevano capito come avrebbero potuto contribuire all’evento e che quindi si sentivano in grado di svolgere un ottimo lavoro.

Come abbiamo potuto osservare

in occasione degli eventi internazionali, come le celebrazioni di Pesach e Rosh Hashanah, più i volontari vengono formati e informati in vista di tali eventi, maggiore sarà il successo dell’evento.

Team Kabbalah è sempre stato favorevole a sostenere gli insegnanti e il personale, in modo che siano liberi di dedicare più tempo ad aiutare gli altri, sia gli studenti interni che quelli esterni del Centro. Se volete far parte di questa iniziativa di volontariato, vi invitiamo a recarvi ai desk del Team Kabbalah durante Rosh Hashanah 2012, oppure a contattare il coordinatore locale dei volontari o un insegnante. In alternativa, potrete inviare una email all’indirizzo.

[email protected]

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Il Kabbalah Centre ha assegnato 5.711 borse di studio in seguito alla pubblicazione di

libri sulla Kabbalah, lezioni, DVD e prodotti.

The Power to Change Everything di Yehuda Berg è stato tradotto in 30 lingue.

Per l’anno 2010-2011, al Kabbalah Children’s Academy si sono iscritti 112 bambini (+ 46% rispetto all’anno precedente).

Il tour mondiale di Karen Berg “Peace Thru People” prevede tappe in Inghilterra,

Russia, Germania, Brasile, Messico e negli USA.

I volontari del Kabbalah Centre hanno consegnato 43.200 pasti ai senzatetto e alle famiglie disagiate

negli Stati Uniti.

Spirituality for Kids ha aggiornato il suo modello di servizio e ora inizierà ad insegnare i principi universali della spiritualità ai bambini, ai operatori sanitari e agli educatori attraverso un sito

web interattivo.

La Kabbalah University (www.ukabbalah.com), sotto la direzione di Michael Berg è stata citata sul

Wall Street Journal come “un fenomeno della rete”.

Lo “Zohar Project” ha raggiunto l’obiettivo che il Rav si era prefissato per la sua missione: la donazione di 1 milione di Zohar ad ospedali, autorità governative,

a militari, agenzie umanitarie e alle popolazioni residenti in aree interessate da conflitti e disastri naturali.

Ora voiLO SAPETE!

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