INTERVISTA A parlarci del Santo stavolta e Elia Stelluto · di me sentii allora una forza...

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INTERVISTA A parlarci del Santo stavolta e Elia Stelluto Elia Stelluto, 82 an- , ni, nel suo studio a San Giovanni Roton- do, circondato da al- cune delle migliaia di [5 fotografie che ha scattato a Padre Pio. Nella foto in basso, Stelluto da bambino, con fa macchina fo- tografica a tracolla, I accanto al Santo. di Francesco Dora San Giovanni F'otondo (Fg), I jglio P adre Pio è stato sem- pre come un papa con me. Da bambino gli servivo messa. Gli davo dei tu e ho continuato a farlo anche di- ventato adulto. L suo affetto non mi abbandonala mai anche quando ero lontano. Quando poi fl Padre è mancato, la sua pre- senza è diventata ancora più concreta Oggi lo sento sempre vicino a n e . Ogni giorno gli parlo come se mi fosse davanti, gli chiedo di aiutarmi nelle difficol- tà Allora avverto L~ SUO profumo e rutto purtualmen;e si risolvo. 3O3Ì mi dice il maertro Elia Ste- aito, 82 anni, che a San Giovanni Rotondo tutti chiamano "il foto- grafo di Padre Pio" oerché ha ini- ziato a scattargli fotografìe nel 1947. «Nessuno po;eva fotogra- farlo a.Pinterno del convento», continua. «Lo permetteva sola- mente a me per il semplice moti- vo che _ion mi considerava un fotografo. "Tu s: nu .guaglione", mi diceva, "non in fotografo 1 . E così per cuasi vemt'ami ho potu- to ritirarlo nei gesti quotidiani, ordinari. Raccogliendo un mate- riale eccezionale, anico e prezio- so». Ed è un materiale che Elia Stellu- to porta regolarmente _n tutto il mondo, organizzar do mostre fo- tografiche con lo scopo di divul- gare la figura del frate santo. Senza senvrxe guadagnarci un euro. «Nor ho mai fatto soldi con Padre Pio>, precisa. «La prima mostra risaie a a tjuasi vent'anni fa. Fu a Nizza, a^evo preparato 35 pannelM. L'ultima è quella dell'anno scorso a Pietrelcna, con oltre 500 immagini. Il tempo passa, invecchb ec è sempre più faticoso allestire le mostre. Ma non mi fermo. Lui ni aiuta sem- pre. Ricordo una vdta in S.cflla, qualche anno fa. Il vescovo cel posto mi aveva proibito di mette- re le mie foto in ch.esa. QueLa notte, in preghiera, i s s i a Padre ?b: "Io sono prcnto per la mo- sto. Sono venato fino a qui. Se vuoi questa cosa, se aedi possa fare del bene, pensaci n". Subito 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 06/07/2018 Pag. 35 N.28 - 6 luglio 2018 diffusione:102341 tiratura:192920

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INTERVISTA A parlarci del Santo stavolta e Elia Stelluto

Elia Stelluto, 82 an- ,ni, nel suo studio aSan Giovanni Roton-do, circondato da al-cune delle migliaia di

[5 fotografie che hascattato a Padre Pio.Nella foto in basso,Stelluto da bambino,con fa macchina fo-tografica a tracolla,

I accanto al Santo.

di Francesco DoraSan Giovanni F'otondo (Fg), I jglio

Padre Pio è stato sem-pre come un papa conme. Da bambino gli

servivo messa. Gli davo dei tu eho continuato a farlo anche di-ventato adulto. L suo affetto nonmi abbandonala mai anchequando ero lontano. Quando poifl Padre è mancato, la sua pre-senza è diventata ancora piùconcreta Oggi lo sento semprevicino a ne. Ogni giorno gli parlocome se mi fosse davanti, glichiedo di aiutarmi nelle difficol-tà Allora avverto L~ SUO profumoe rutto purtualmen;e si risolvo.3O3Ì mi dice il maertro Elia Ste-aito, 82 anni, che a San Giovanni

Rotondo tutti chiamano "il foto-grafo di Padre Pio" oerché ha ini-ziato a scattargli fotografìe nel1947. «Nessuno po;eva fotogra-farlo a.Pinterno del convento»,continua. «Lo permetteva sola-mente a me per il semplice moti-vo che _ion mi considerava unfotografo. "Tu s: nu .guaglione",mi diceva, "non in fotografo1. Ecosì per cuasi vemt'ami ho potu-to ritirarlo nei gesti quotidiani,ordinari. Raccogliendo un mate-riale eccezionale, anico e prezio-so».

Ed è un materiale che Elia Stellu-to porta regolarmente _n tutto ilmondo, organizzar do mostre fo-tografiche con lo scopo di divul-gare la figura del frate santo.

Senza senvrxe guadagnarci uneuro. «Nor ho mai fatto soldi conPadre Pio>, precisa. «La primamostra risaie a a tjuasi vent'annifa. Fu a Nizza, a^evo preparato35 pannelM. L'ultima è quelladell'anno scorso a Pietrelcna,con oltre 500 immagini. Il tempopassa, invecchb ec è sempre piùfaticoso allestire le mostre. Manon mi fermo. Lui n i aiuta sem-pre. Ricordo una vdta in S.cflla,qualche anno fa. Il vescovo celposto mi aveva proibito di mette-re le mie foto in ch.esa. QueLanotte, in preghiera, i s s i a Padre? b : "Io sono prcnto per la mo-sto. Sono venato fino a qui. Sevuoi questa cosa, se aedi possafare del bene, pensaci n". Subito

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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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ELIA STELLUTO E PADRE PIOho avvertito l'inconfondibile pro-fumo di rose e mi sono tranquil-lizzato. 3 giorno dopo, ecco cheviene a trovarmi il sindaco diquel paese per mettermi a dispo-sizione una grande sala del mu-nicipio. Fu una mostra riuscitis-sima. Ho fatto mostre anche aNew York, a Boston e a Philadel-phla. Ero preoccupato, temevoche la reazione della gente potes-se essere tiepida. Invece l'af-fluenza è stata enorme. Quantidevoti! Tanti sulla sedia a rotelle,con le stampelle, tutti in fila pervedere le foto e pregare. Un'emo-zione gigantesca.»Tutte le immagini che circolanonel mondo e che ritraggono Pa-dre Pio nel convento, le ha scat-tate Elia. Sono migliaia. Forse, lapiù emozionante è quella cheraffigura il Padre addormentatoneila sua cella. Lo si vede inerme,vulnerabile. Una foto che mostratutta la sua umanità. Il Padre ènel letto, avvolto nel lenzuolo, gliocchi chiusi e il viso sofferente.Sul cuscino tiene una mano co-perta dal mezzoguanto che por-tava per nascondere le stimmate.Sopra di lui, sulla parete, il croce-fisso sembra vegliarlo. E' unafoto intima e drammatica. «Era il1959. Da un mese il Padre nonscendeva in chiesa neppure a di-re la Messa», spiega Elia. «Si di-ceva che avesse un tumore aipolmoni e che stesse per morire.Io potevo entrare nel conventoquando volevo e così quel giornoandai nella sua cella, lo trovaiaddormentato e scattai la foto-grafia. Negli anni, in molti si so-no detti gli autori dell'immaginema è impossibile. Soltanto io po-tevo salire nella sua cella a qual-siasi ora. Lui voleva così».La vita di Elia SteHuto è un sus-seguirsi di aneddoti meraviglio-si, uno più incredibile dell'altro.Gli chiediamo di raccontarcenequalcuno.«Una vita accanto a Padre Pio si-gnifica una vita in mezzo ai pro-digi», risponde sorridendo. «Ri-cordo gli inizi II Padre non vole-va che usassi il flash perché laluce forte lo accecava. A dire ilvero, ci avevo provato ed era sta-to un disastro. A quel tempo iflash erano macchinali grandi e

pesanti. Ne avevo sistemato unoin chiesa per fotografare PadrePio durante la Messa. Ma quan-do avevo scattato ed era esplosoil lampo, il Padre aveva lanciatoun grido di terrore. Aveva comin-ciato a urlare: "Chiamate i cara-binieri! Arrestate quel pazzo!"Volevo morire dalla vergogna. Loraggiunsi in sacrestia e lui midisse: "Ah, eri tu che volevi ucci-dermi!". E poi: "Fammi tutte lefoto che vuoi ma senza quel ma-strillo. Verranno bene lo stesso!".Il mastrillo, in dialetto, era latrappola per i topi. Da quel mo-mento feci sempre come mi ave-va detto. Era una cosa da noncredere. Potevo fotografare Pa-dre Pio in qualsiasi condizione diluminosità, anche in pieno con-troluce, ma le immagini veniva-no sempre nitide, a fuoco, incisealla perfezione, n convento erapoco illuminato, c'erano rarelampade e le finestre erano picco-le, ma non ebbi mai alcun proble-ma. Sembrava sempre che le fotofossero state fatte alla luce delsole.«Negli anni Cinquanta, mia ma-dre decise di partire per l'Argen-tina. Là c'erano mio padre e imiei fratelli. Io non volevo lascia-re Padre Pio ma lui mi fece capireche era giusto che la famiglia siriunisse. Però mi disse anche:"Non temere. Ci vedremo pre-sto!" Lui conosceva bene il miofuturo. A Rosario, in Argentina,una mattina nel salire sul filobusqualcuno mi diede una spinta.Caddi sull'asfalto e battei la testa.Mi spaventai molto e mentre eroa terra pensai: "Padre Pio hopaura!". Immediatamente sentiiil suo profumo, quell'intensoprofumo di rose e violette chesentivo da bambino in chiesa. Fucome essere preso in braccio. Misentii protetto. Mi alzai subito.Non mi ero fatto niente.«In Sudamerica rimasi un mese.La nostalgia di Padre Pio eratroppo forte. Ma ero minorenne ei miei genitori non volevano far-mi tornare da solo. Un giornoandai persino al Consolato italia-no. Ci voleva l'appuntamento perparlare con il Console ma inspie-gabilmente lui mi ricevette subi-to. Neanche fossi stato racco-mandato! Quando seppe che ve-

nivo da San Giovanni Rotondospalancò le braccia. "Il paese diPadre Pio!", disse. "Vado spessoa trovarlo!" Il Console prese su-bito a cuore la mia situazione,parlò con i miei e li convinse afarmi partire. Tornai al paese erimasi sempre accanto al Padre.Lui lo aveva previsto.«E adesso le racconto di comePadre Pio ha salvato mia soreEaMaria», dice ancora Stelluto.«Era il 2009. A Maria venne dia-gnosticata la leucemia mieloide. Imedici le avevano dato al massi-mo due mesi di vita. L'avevanosubito sottoposta alla chemiote-rapia, ma non aveva funzionato.Allora avevano fatto una secon-da chemio, anche questa inutile.Ero disperalo: doveva assoluta-mente intervenire Padre Pio. Tut-ti i giorni andavo nella cripta delSantuario dove riposano le suespoglie e gli parlavo con quellafranchezza che avevo sempreavuto con lui quando era in vita.Lo ricattavo dicendo: "Se vuoi

che io continui a parlare di te, afare le mostre raccontando la tuavita devi salvare Maria!" Dentrodi me sentii allora una forza ina-spettata, un coraggio che nonavevo avuto finì) a quel momen-to e che sapevo non venire dame. Era il Padre! Mi diceva cinon mollare. Dissi ai medici ditentare con una terza chemiote-rapia e questa volta ebbe suc-cesso. Era il momento giusto pertentare un trapianto di midollo.In genere ci vuole tempo, ancheanni di attesa per un donatorecompatibile, aia quella volta do-po meno di un mese venne tro-vato. Maria fu sottoposta al tra-pianto e tutto andò bene. Nonha più avuto problemi di saluteDopo qualche anno, parlandocon i medici della guarigione diMaria, mi dissero: "Elia, tua so-rella non aveva speranze. Seavessimo scommesso su di leiavremmo perso *. Ma io non po-tevo perdere, perché Padre Fioera intervenute»» •

IN UN LIBRO LE PAROLE DEL SANTO «MI sembrava cheuna forza invisibile m'immergesse tutto quanto nel fuoco....Dio mio, chefuoco! Quale dolcezza!» Così scriveva Padre Pio al suo direttore spiritua-le descrivendo una delle sue misteriose esperienze misticità E proprio Ladolcezza del fuoco (edito da Àncora} è il titolo tei nuovo libro di RobertoAllegri. Un romanzo, basato sui documenti storici e soprattutto sultelettere che Padre Pio scrisse tra il 1910 e il 1922, che ripercorre le tappepiù important i dell'incredibile vicenda legata alle st immate.

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