Intervento dell’Amministratore Delegato Sergio Marchionne · 2014-09-19 · dai veicoli...

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Assemblea degli Azionisti Fiat Intervento dell’Amministratore Delegato Sergio Marchionne Centro Congressi Lingotto 16 settembre 2010

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Assemblea degli Azionisti Fiat

Intervento dell’Amministratore Delegato Sergio Marchionne

Centro Congressi Lingotto 16 settembre 2010

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Signori Azionisti, buongiorno. L’operazione che vi presentiamo oggi è da molto tempo al centro dell’attenzione della comunità finanziaria e della stampa internazionale. Si tratta di un tema che ha a che fare con la configurazione che il nostro Gruppo ha assunto nel corso degli anni e con la natura eterogenea dei business che lo compongono. La scissione del Gruppo e la creazione di due entità distinte permetteranno finalmente di risolvere una delle questioni strategiche che in questi anni è stata una spina nel fianco per la Fiat. Permetteranno alla nostra azienda di cominciare un nuovo capitolo della sua storia. Vi illustrerò il progetto nei dettagli, iniziando proprio dalle motivazioni di fondo che ci hanno spinti a intraprendere questa strada. Vi descriverò quindi come saranno le due entità dopo la scissione e quali obiettivi strategici ognuna di esse perseguirà nell’arco del piano. Per concludere con alcune considerazioni sulla struttura finanziaria e sui tempi previsti per l’operazione.

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Oggi la Fiat è l’insieme di due business differenti: da una parte, quello delle automobili con i relativi componenti e sistemi di produzione; dall’altra, quello dei Capital Goods, rappresentato dai veicoli industriali, dalle macchine per l’agricoltura e le costruzioni e dai relativi motori e trasmissioni. Si tratta di attività profondamente diverse tra loro:

- per la natura dei rispettivi cicli economici, - per le caratteristiche dei mercati e per il tipo di clienti ai quali si

rivolgono, - per il profilo dei margini di profittabilità, - per gli impegni di capitale che richiedono - e per la redditività del capitale investito.

In particolare, il business delle automobili è rivolto ad un mercato in cui i fattori-chiave di competizione sono lo stile, la qualità, il prezzo, i contenuti tecnologici, la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di prodotti, i bassi consumi ed emissioni e la funzionalità, nonché una rete distributiva capillare. Operare in questo settore richiede un’innovazione costante nei prodotti e nei servizi, che vanno sostenuti da forti investimenti in ricerca e sviluppo. Il business dei Capital Goods, invece, si rivolge ad un mercato in cui contano la qualità e il livello di produttività dei prodotti, la solidità del marchio, la presenza di una rete di distribuzione e di servizio di assistenza altamente professionale.

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L’andamento di questo mercato è influenzato dalle condizioni generali dell’economia e da alcuni fattori specifici, quali ad esempio - per le macchine per l’agricoltura - la domanda di beni alimentari, il prezzo delle commodity agricole e le condizioni climatiche. Il livello di investimenti in ricerca e sviluppo per le imprese che operano nel settore è inferiore rispetto a quello richiesto ai costruttori di automobili, perché il ciclo di vita del prodotto è più lungo e minore è la dipendenza dallo stile dei modelli offerti. Tutte queste caratteristiche evidenziano quanto differenti debbano essere la strategia e le relative implementazioni nelle due aree. Anche la Borsa tende a valutare in modo diverso questi due business. Negli anni recenti i mercati finanziari hanno auspicato lo scorporo della divisione auto, guardando forse più all’ipotetico valore di Borsa dei due business autonomi che non ai benefici reali e industriali che una separazione avrebbe apportato. Finora non lo abbiamo fatto per un semplice motivo. Dal 2004 ad oggi, nonostante fosse già evidente che erano più gli elementi di differenza rispetto a quelli in comune, abbiamo voluto mantenere inalterato l’assetto del Gruppo, perché era in corso un processo di risanamento che richiedeva uno sforzo collettivo. Non era pensabile affrontare uno spin-off quando la necessità era quella di indirizzare tutte le energie a ricostituire la capacità del Gruppo di generare profitti. Adesso, però, questo processo è completato. Continuare a tenere insieme settori che hanno caratteristiche economiche e industriali così diverse ha perso la propria ragione d’essere. Non solo è un concetto superato; ha smesso di essere utile. Questo ci sembra il momento giusto per procedere alla scissione. Lo è anche perché il business dell’auto, grazie alla partnership con Chrysler, ha raggiunto una massa critica sufficiente per muoversi in modo autonomo sul mercato.

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Dal punto di vista industriale e finanziario, questa è l’unica strada per assicurare ad ogni business il miglior sviluppo strategico. E’ una scelta che risponde ad una logica di crescita, di autonomia e di efficienza. I due Gruppi che emergeranno dalla scissione avranno una maggiore libertà di azione, anche nel caso si presenti la possibilità di stringere alleanze. Saranno focalizzati ognuno sul proprio business, con obiettivi chiaramente identificati e riconoscibili dal mercato. Avranno un profilo ben definito che permetterà loro di dimostrare appieno il valore che altrimenti rischierebbe di rimanere in parte inespresso.

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In concreto, l’operazione prevede di separare le attività di Iveco e CNH, insieme al ramo “Industrial & Marine” di FPT Powertrain Technologies, dalle attività legate all’automobile – che includono Fiat Group Automobiles, Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Teksid, Comau e la linea “Passenger & Commercial Vehicles” di FPT Powertrain Technologies. Il nuovo Gruppo che nascerà dalla scissione assumerà il nome di Fiat Industrial e sarà quotato alla Borsa di Milano con azioni ordinarie, privilegiate e risparmio, rispecchiando l’attuale struttura azionaria di Fiat. Le tre classi di azioni Fiat Industrial saranno quotate in concomitanza con la data di efficacia della scissione. Una volta completata l’operazione, ad ogni azionista verrà assegnata, senza versare alcun corrispettivo, un’azione di Fiat Industrial della stessa categoria, in aggiunta a ciascuna azione posseduta in Fiat. Possedere entrambi i titoli azionari, riferiti a due diverse aree di business, darà agli azionisti e agli altri potenziali investitori la possibilità di scegliere se continuare ad investire in tutte e due oppure se focalizzarsi in una specifica. La scissione non ha impatti fiscali e mantiene inalterati i diritti degli azionisti di minoranza e di ogni classe di azione. Non comporta, inoltre, nessun obbligo di ripagare gli attuali bond in anticipo rispetto alla naturale scadenza. Le efficienze che sono state raggiunte in questi anni attraverso le sinergie attivate all’interno del Gruppo verranno mantenute e valorizzate.

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Una serie di accordi regolerà la fornitura dei servizi comuni alle due entità, in modo da preservare tutti i vantaggi legati al fatto di collaborare su alcune aree specifiche e di raggiungere importanti economie di scala. Mi riferisco, in particolare al Purchasing, al programma World Class Manufacturing, alla tecnologia Diesel ed alle attività di ricerca e sviluppo.

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Questa slide vi illustra come verrà attuata concretamente l’operazione con riferimento alla Fiat S.p.A. Il patrimonio netto si ridurrà di circa 3,7 miliardi di euro attraverso una riduzione del capitale sociale e delle riserve della società. La riduzione del capitale sociale non comporterà la cancellazione di azioni ma si realizzerà attraverso una riduzione da 5 a 3,5 euro del valore nominale di ciascuna azione. Di conseguenza, il capitale sociale di Fiat Industrial - pari a 120 mila euro alla data della sua costituzione - verrà aumentato di circa 1,9 miliardi di euro, mentre le riserve aumenteranno di circa 1,8 miliardi di euro. Il numero e le classi di azioni di Fiat Industrial rifletteranno quelle di Fiat. Il valore nominale delle azioni Fiat Industrial di ciascuna categoria sarà pari a 1,5 euro.

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In questa tabella sono riportati gli effetti della scissione sul debito di Fiat S.p.A. in quanto legal entity. Non è quindi rappresentativo dell'indebitamento consolidato, la cui ripartizione verrà discussa in seguito. Per quanto riguarda il bilancio civilistico, la ripartizione dell’indebitamento netto di Fiat S.p.A. tra la società scissa e la beneficiaria è in sostanza coerente con la ripartizione degli asset. Il patrimonio netto attribuito alla società beneficiaria non subirà alcuna variazione.

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Qui sono indicati gli effetti della scissione sui dividendi. Rispetto a quanto previsto dall’attuale Statuto di Fiat sulla distribuzione degli utili, dopo la scissione la somma dei privilegi previsti per ogni azione Fiat e Fiat Industrial mantiene, come vedete, la situazione invariata. Non vi sono modifiche ai diritti di nessuna delle classi di azioni. Fiat Industrial potrà iniziare a distribuire dividendi sulla base dei risultati dell’esercizio 2011, quando entreranno in vigore anche le nuove disposizioni statutarie in materia di distribuzione dei dividendi Fiat.

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Questa è una rapida sintesi del profilo dei due Gruppi dopo la scissione. Tra poco li vedremo in modo più approfondito, ma già questo rende l’idea di come si posizioneranno i due business sui rispettivi mercati, di quali sono le performance economiche attese e il contributo delle singole attività alla composizione del fatturato di ciascuno. In particolare, Fiat avrà la possibilità di migliorare la posizione competitiva su scala globale e di potenziare la propria efficienza, facendo leva su una più ampia libertà di movimento. La partecipazione in Chrysler potrà ottenere una maggiore visibilità, così come il valore derivante dalla collaborazione internazionale tra i due costruttori. Secondo il Piano Strategico 2010-2014, presentato alla comunità finanziaria il 21 aprile scorso, il fatturato di Fiat seguirà un trend di crescita progressiva, per arrivare tra quattro anni a 64 miliardi di euro, circa il doppio rispetto a quello previsto per il 2010. Si tratta di un tasso medio di crescita dei ricavi, anno su anno, pari al 19 per cento. Prendendo come base di riferimento i risultati attesi per l’anno in corso, la maggior parte del fatturato – circa l’80 per cento – deriverà da Fiat Group Automobiles mentre il contributo di Ferrari e Maserati sarà pari al 6 per cento dei ricavi complessivi. Il resto è da ricondurre in buona misura alle attività nell’ambito della componentistica.

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Fiat Industrial avrà la possibilità di meritare un ruolo come competitor globale nel business dei Capital Goods, potendo contare su una presenza industriale stabile e su base mondiale. Avrà, inoltre, la flessibilità adeguata per sfruttare le migliori opportunità di crescita che si potranno presentare. Il fatturato atteso per il 2014 è di 29 miliardi di euro. Il tasso medio di crescita dei ricavi è di circa l’11 per cento, anno su anno. Se prendiamo come base il fatturato previsto per quest’anno, l’apporto maggiore sarà dato dalle macchine per l’agricoltura e, in proporzione simile, dai veicoli industriali, che insieme arriveranno a generare l’85 per cento dei ricavi di Fiat Industrial. L’11 per cento è da ricondurre alle macchine per le costruzioni e il restante 4 per cento alle attività motoristiche.

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Vediamo ora in dettaglio le caratteristiche, i programmi strategici e gli obiettivi finanziari dei due diversi Gruppi, iniziando da Fiat.

Dopo la scissione, Fiat sarà un gruppo industriale globale con una chiara missione di business concentrata nel settore automobilistico. Potrà disporre della necessaria flessibilità per sfruttare ulteriori possibilità di crescita e avrà la massima libertà di perseguire le scelte strategiche più opportune per lo sviluppo del business, anche in termini di alleanze. La partnership con Chrysler avrà ricadute fondamentali su più fronti. Quello dell’espansione internazionale, in primo luogo, perché permetterà alla Fiat di raggiungere nuovi e importanti mercati. Altri effetti positivi si avranno sul lato dei prodotti e della varietà dell’offerta, con l’intento di fornire un’ampia gamma in tutti i segmenti per rispondere alle previste evoluzioni del mercato. La presenza e l’esperienza di Fiat nei segmenti bassi e quelle di Chrysler nei segmenti medi e alti darà al Gruppo la possibilità di diventare un costruttore completo e competitivo in tutte le fasce di mercato. Inoltre, la suddivisione delle allocazioni produttive tra FGA e Chrysler darà l’opportunità di ottimizzare il nostro sistema industriale. Unendo la forza delle due aziende, sarà anche possibile sviluppare e valorizzare i marchi e sfruttare pienamente la rete di vendita.

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Il Piano Strategico 2010-2014 conteneva le principali direttrici strategiche che guideranno l’attività di ognuno dei settori nei prossimi anni. Fiat Group Automobiles è destinata a diventare, in combinazione con Chrysler, un produttore leader a livello mondiale, raggiungendo entro il 2014 la soglia di sei milioni di vetture prodotte l’anno. Un altro elemento-chiave su cui si basa il piano è l’utilizzo più efficiente degli impianti produttivi. L’allocazione delle nuove architetture è stata disegnata per rispondere a criteri di razionalità e di efficienza, in modo da saturare la capacità produttiva di entrambe le organizzazioni. Questo ci permetterà anche di sanare le inefficienze operative legate all’attuale basso utilizzo degli impianti in Italia. La partnership con Chrysler offre anche un’ottima opportunità per sfruttare le sinergie tra le due aziende sul lato della distribuzione. I marchi di Fiat Group Automobiles potranno migliorare la copertura del territorio ed aumentare la qualità della presenza sul mercato. I marchi del Gruppo Chrysler – Jeep in modo particolare – potranno beneficiare di un aumento della presenza commerciale al di fuori dell’area NAFTA.

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Il piano prevede, inoltre, un’accelerazione dello sviluppo internazionale, con particolare attenzione verso Cina, Russia e India, dove gli accordi siglati negli ultimi anni hanno posto fondamenta solide alle nostre ambizioni di crescita. Lancia è il marchio su cui si avrà l’impatto più ampio dell’alleanza con Chrysler, perché le due gamme verranno pienamente integrate in Europa. Questo permetterà a Lancia di disporre di un’offerta completa e di trasformarsi in un brand full-liner. Tra i pilastri del piano di FGA, infine, c’è un forte impegno a sviluppare l’Alfa Romeo e a farlo diventare il marchio premium del Gruppo, allargando l’offerta di prodotto anche grazie alla tecnologia del Gruppo Chrysler nel campo dei SUV. In questo progetto rientra il ritorno dell’Alfa negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Il piano per Ferrari prevede un aumento della redditività con un livello dei volumi attesi per i prossimi anni che si manterrà sostanzialmente stabile. Maserati punterà invece sul riposizionamento del marchio e sull’espansione della gamma dei prodotti. Oltre alla presenza nei due segmenti storici – G ed H – è previsto che entri per la prima volta nel segmento E-alto di gamma. Le attività della componentistica continueranno a svolgere il ruolo cruciale di supporto allo sviluppo tecnologico del Gruppo. I programmi prevedono inoltre un rafforzamento della presenza nei Paesi del BRIC e un ampliamento della quota di mercato dei clienti non-captive.

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I target finanziari per Fiat riflettono le attese di forte crescita del business nei prossimi anni, accompagnata anche da un robusto aumento della redditività. Come vi ho anticipato prima, ci aspettiamo che nel 2014 il Gruppo raggiunga un fatturato di 64 miliardi di euro. Un cambio di passo marcato si avrà nel 2012, quando il piano posiziona i ricavi alla soglia di 45 miliardi di euro. Da quel punto, il fatturato potrà beneficiare pienamente delle azioni intraprese per lo sviluppo del business. Il target per il risultato della gestione ordinaria è di circa 3,5 miliardi di euro nel 2014, con un margine sul fatturato pari al 5,5 per cento. Il progressivo incremento del margine operativo rispecchia l’impegno del piano a sanare completamente quegli handicap che hanno pesato sul nostro modello di business in Europa, ad ottimizzare le sinergie e a trasformare questo gruppo in un concorrente best in class anche sul fronte dell’efficienza operativa. L’EBITDA per le attività industriali è atteso in crescita costante, con miglioramenti anno su anno, arrivando nel 2014 a quasi 7 miliardi di euro. Per avere un’idea del posizionamento della Fiat rispetto ai concorrenti, abbiamo posto a confronto il margine di EBITDA industriale del settore. I dati sono riferiti al 2012 perché è l’anno in cui è al momento disponibile un consensus degli analisti per tutte le società comparabili. E’ evidente che la nuova Fiat sarà in linea con la migliore concorrenza.

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Questa è una slide di sintesi in cui sono presentati i principali punti di forza della Fiat. Di alcuni abbiamo già parlato. Già oggi Fiat ha competenze industriali e un posizionamento commerciale, che, insieme ai programmi previsti per il futuro, garantiscono all’azienda di essere solida e competitiva. Abbiamo posizioni di leadership consolidata in alcuni mercati strategici e competenze tecnologiche all’avanguardia. In particolare, in Europa Fiat è leader nei segmenti delle vetture più piccole e nei veicoli commerciali leggeri. E, da cinque anni consecutivi, è anche leader di mercato in Brasile. E’ riconosciuta come la casa più ecologica d’Europa, sia a livello di marchio Fiat sia per Fiat Group Automobiles nel suo complesso. Ha raggiunto posizioni di eccellenza nel time to market a livello globale, riducendo notevolmente i tempi di sviluppo del prodotto. Sul fronte del processo produttivo, ha introdotto in tutti gli stabilimenti i migliori standard di qualità grazie all’applicazione del World Class Manufacturing. Ci sono poi diverse aree in cui l’accordo con Chrysler porterà vantaggi enormi e rappresenta un significativo passo avanti. Innanzi tutto il raggiungimento di dimensioni adeguate per essere un player competitivo a livello globale.

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Il secondo elemento chiave è relativo alla condivisione di risorse e impegni. La partnership tra Fiat e Chrysler permetterà di ottimizzare gli investimenti e di raggiungere il massimo grado di utilizzo degli impianti di entrambe le aziende. La completa integrazione del portafoglio prodotti vedrà unite l’eccellenza di Fiat nelle vetture piccole alle competenze di Chrysler nella fascia di vetture medie e grandi e dei SUV. Allo stesso modo, la leadership di Fiat nelle tecnologie eco-compatibili e nella produzione di motori efficienti sarà completata dal know-how che Chrysler possiede e ha già pienamente sviluppato nell’ambito delle tecnologie dell’ibrido e dell’elettrico. Unendo la forza delle due aziende sarà possibile moltiplicare il nostro patrimonio tecnologico e usarlo sull’intera gamma dei prodotti. L’integrazione porterà significative sinergie anche nell’area degli acquisti, permettendo di aumentare il nostro potere d’acquisto. Considerando anche i volumi di Fiat Industrial, nel 2014 arriveremo ad acquistare materiali diretti per circa 60 miliardi di euro. Naturalmente, i benefici dell’alleanza includono l’opportunità di sfruttare le rispettive presenze geografiche per raggiungere nuovi mercati. Per Fiat Group Automobiles significa avere accesso al mercato Nord Americano; per Chrysler vuol dire svilupparsi in Europa e in America Latina. Quando dico che quella tra Fiat e Chrysler è una partnership nel senso più vero del termine, intendo esattamente questo. Si tratta di un’alleanza creata a vantaggio reciproco perché vede unirsi due aziende complementari, che possono arricchirsi e svilupparsi a vicenda. Tra i punti di forza della Fiat, bisogna ricordare anche un’altra alleanza, quella con Crédit Agricole nel settore dei servizi finanziari, che è l’esempio di un modello di business competitivo. FGA Capital nasce dalla condivisione di obiettivi tra un gruppo industriale di primaria grandezza e una delle maggiori istituzioni finanziarie europee.

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La joint venture sta già offrendo servizi finanziari ai clienti dei marchi del Gruppo Chrysler in Europa. E’ invece iniziata lo scorso aprile, nei mercati europei, l’integrazione tra le attività di vendita e di servizio al cliente dei marchi Chrysler, Jeep e Dodge con il network di Fiat Group Automobiles. Questa integrazione dovrebbe essere completata entro fine anno. Per quanto riguarda la struttura finanziaria di Fiat dopo la scissione, l’azienda disporrà di ampie risorse e di una liquidità elevata, in grado di far fronte alle scadenze previste e alle necessità operative collegate al piano.

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Passiamo ora ad analizzare Fiat Industrial. La Società che nascerà dalla scissione sarà un grande gruppo industriale tra i leader globali nel business dei Capital Goods, in grado di competere con gli altri gruppi multinazionali del settore. Unire la forza di CNH, di Iveco e del ramo “Industrial & Marine” di FPT Powertrain Technologies, significa avere una base industriale enorme, una gamma di prodotti molto ampia e una presenza geografica a livello mondiale. Oltre che dimensioni adeguate, Fiat Industrial avrà anche la necessaria autonomia per perseguire le migliori scelte strategiche, sviluppare il business e cogliere le opportunità di crescita e di consolidamento che si dovessero presentare. Sarà inoltre dotata di risorse adeguate e di una solida struttura finanziaria.

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In questa slide sono riportati i principali obiettivi strategici che l’azienda seguirà nel corso del piano 2010-2014. Ci aspettiamo che le condizioni del mercato dei veicoli industriali in Europa - uno tra i più colpiti dalla crisi - migliorino in modo graduale. In questo contesto, Iveco è ben posizionata per sfruttare il recupero della domanda e ritrovare una dinamica di crescita dei volumi. Questo ci permetterà anche di aumentare l’efficienza dei nostri stabilimenti, raggiungendo il 90 per cento di utilizzo della capacità produttiva entro il 2014. Lo sviluppo delineato per la società si basa inoltre sul rafforzamento in America Latina, dove Iveco è in rapida espansione, e sull’opportunità di sfruttare la forte presenza in Cina anche come piattaforma produttiva per le esportazioni in Sud America, in Medio Oriente e in Asia. Intendiamo poi rafforzare il business dei Veicoli Speciali, estendendo l’offerta e la presenza geografica. Il percorso disegnato per FPT Industrial fa leva sulla leadership tecnologica e sull’estensione dell’offerta, anche con l’obiettivo di aumentare in modo significativo la quota di vendite dirette a clienti terzi. Per CNH, l’impegno sul fronte dei prodotti sarà indirizzato a completare e rafforzare la gamma, con il lancio di nuovi modelli in tutti i segmenti.

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Oltre a sfruttare le capacità consolidate nel campo delle macchine agricole ad elevata potenza, CNH punterà a migliorare la posizione competitiva nella gamma dei trattori di media potenza. Le attese di sviluppo di CNH si basano anche su un previsto miglioramento del contesto macro-economico e dei fondamentali specifici dell’industria di riferimento nei prossimi anni. Questo permetterà una crescita dei volumi di vendita sia nell’ambito delle macchine per l’agricoltura sia in quello delle costruzioni, particolarmente colpito dalla crisi economica. Inoltre, le iniziative già avviate per ridurre la complessità industriale di CNH, nonché quelle azioni di ristrutturazione organizzativa nell’ambito del settore macchine per le costruzioni intraprese nel corso del 2009, continueranno ad apportare significativi benefici. Notevoli sforzi saranno rivolti a migliorare la struttura dei costi, anche grazie a una più stretta collaborazione con FPT Industrial, a una semplificazione della gamma prodotti e allo sviluppo di un sistema di produzione modulare. Tutti i settori di Fiat Industrial potranno beneficiare delle sinergie che derivano dai programmi di “World Class Manufacturing” e dal fatto di condividere – anche con Fiat e con Chrysler – un’ampia base di fornitori. Le azioni programmate nell’arco del piano permetteranno al Gruppo di consolidare la propria leadership industriale su scala globale e di raggiungere significative performance economiche e finanziarie.

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Il piano prevede che i ricavi di Fiat Industrial aumenteranno ad un tasso medio annuo dell’11 per cento, per arrivare nel 2014 alla soglia dei 29 miliardi di euro. L’EBITDA industriale seguirà un andamento di crescita costante, passando da 1,4 miliardi di euro attesi per il 2010 a 4,1 miliardi di euro nel 2014. Anche il risultato della gestione ordinaria aumenterà in modo significativo negli anni, con un target di 3,3 miliardi di euro nel 2014. Il progressivo incremento del margine operativo - dal 3 per cento all’11,4 per cento - riflette anche l’impegno del piano a conseguire significative efficienze. Se paragoniamo la performance dei vari competitors che operano nel settore, prendendo come riferimento il margine EBITDA industriale atteso nel 2012, Fiat Industrial si colloca tra i leader, sia nel mercato dei veicoli industriali sia in quello delle macchine agricole e per le costruzioni.

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Queste sono le principali caratteristiche della nuova entità che verrà creata con la scissione. Dal punto di vista dell’offerta, uno dei punti di forza di Fiat Industrial è il fatto di disporre di una gamma di prodotti che è una delle più ampie e diversificate del settore. Quasi la metà del fatturato deriva dal business delle macchine agricole, un mercato che presenta dinamiche competitive positive e per il quale si prevede una forte crescita nei prossimi anni. L’altra metà del fatturato è composta in massima parte dai veicoli industriali, che pesano per circa il 40 per cento del totale; mentre il contributo delle macchine per le costruzioni è pari all’11 per cento. Entrambi questi mercati sono entrati in una fase di ripresa, rispetto ai livelli minimi toccati l’anno scorso, e hanno elevate potenzialità di crescita. Fiat Industrial, inoltre, può contare su una solida base geografica a livello mondiale e su una presenza bilanciata nei mercati maturi. A questo si aggiunge il crescente contributo fornito al business soprattutto dai Paesi del BRIC, grazie alla strategia di sviluppo delle attività internazionali che è stata seguita negli ultimi anni e che resta uno dei pilastri del piano per il futuro. Il posizionamento competitivo raggiunto dal Gruppo, ne fa uno tra i più importanti produttori mondiali nel settore dei Capital Goods. Fiat Industrial si colloca nel complesso al secondo posto tra i costruttori di macchine agricole, con posizioni di leadership in Europa e America Latina, ed è tra i leader nel mercato globale dei veicoli industriali.

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Iveco, in particolare, in questi ultimi anni ha guadagnato una solida presenza in Cina. L’azienda ha siglato 3 joint venture con un partner solido come SAIC ed ha avviato una precisa strategia per sfruttare le grandi potenzialità del mercato cinese, tanto che l’anno scorso le vendite delle joint ventures hanno superato le 100.000 unità, consentendo ad Iveco di collocarsi al secondo posto tra i produttori mondiali per vendite complessive. Si tratta di una presenza destinata ad aumentare. In America Latina, dopo un grande lavoro di posizionamento del marchio e dei prodotti, Iveco si sta rafforzando molto velocemente, puntando anche su una forte espansione della rete commerciale. Nel complesso, Fiat Industrial è un business caratterizzato da margini elevati e da una contenuta incidenza degli investimenti in ricerca e sviluppo. A livello cumulato, nell’arco del piano, l’EBITDA delle attività industriali sarà superiore a 13 miliardi di euro. Tra i punti di forza di Fiat Industrial c’è una significativa presenza nei servizi finanziari. Si tratta di un’area di attività in cui operano tutti i principali concorrenti e che è vitale per il sostegno alle vendite. Il portafoglio crediti verso la rete commerciale e i clienti finali è per lo più gestito in modo diretto - essenzialmente tramite CNH Capital - e supera i 10 miliardi di euro. Inoltre, nei mercati europei, il Gruppo gestisce i servizi finanziari attraverso due joint venture: con Barclays per Iveco e con BNP Paribas per CNH. La struttura finanziaria di cui verrà dotata Fiat Industrial è commisurata ai forti flussi di cassa che il business è in grado di generare. Fiat Industrial disporrà di ampie risorse finanziarie per assicurare un adeguato profilo di liquidità e potrà accedere in modo autonomo ai mercati globali del credito.

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Dopo la scissione, entrambi i gruppi avranno piena autonomia finanziaria e potranno disporre di un livello di liquidità adeguato per ripagare i prestiti e per fare fronte alle necessità di gestione. A questo scopo è stata creata la società Fiat Industrial Finance, che si occuperà di svolgere le funzioni di tesoreria e tutte le operazioni finanziarie per il Gruppo Fiat Industrial. I rapporti di finanziamento tra Fiat e Fiat Industrial saranno ridotti al minimo e comunque limitati nel tempo. Sono già state effettuate alcune operazioni per dare autonomia finanziaria a Fiat Industrial, tra cui l’emissione a giugno di un bond CNH per 1,5 miliardi di dollari e la proroga della scadenza di una linea di credito da 1 miliardo di euro. A luglio, inoltre, è stato raggiunto un accordo con otto istituti finanziari per l’erogazione a Fiat Industrial di un prestito pari a 4 miliardi di euro. Questo finanziamento – che si prevede sarà finalizzato entro la fine dell’anno – verrà utilizzato per le generali esigenze dell’azienda e per i fabbisogni legati al capitale di funzionamento. Servirà anche per permettere a Fiat Industrial di restituire a Fiat i prestiti infragruppo che saranno ancora in essere al momento della scissione. Inoltre, prima che l’operazione sia completata, si prevede di trasferire da Fiat a Fiat Industrial linee di finanziamento bilaterali pari a circa 1 miliardo di euro.

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Questa slide presenta la struttura di capitale delle attività industriali dei due Gruppi attesa dopo il completamento della scissione. L’indebitamento netto industriale risulterà ripartito in misura uguale tra Fiat e Fiat Industrial. Se consideriamo l’attuale target del Gruppo Fiat per l’anno in corso - superiore a 5 miliardi di euro - entrambi i Gruppi inizieranno ad operare con un indebitamento netto industriale pari a circa 2,5 miliardi. La liquidità delle due società sarà forte e commisurata alle rispettive necessità finanziarie. Fiat disporrà di circa 10 miliardi di euro e Fiat Industrial di circa 3 miliardi. Per quanto riguarda i bond, non saranno oggetto di trasferimento in funzione della scissione, ma rimarranno in capo alle società che li hanno emessi, che non rientrano nel perimetro oggetto dell’operazione. Questo significa che Fiat sarà titolare di bond per circa 9 miliardi di euro e Fiat Industrial avrà in dotazione quelli emessi da CNH, pari a circa 2 miliardi di euro. Se dopo la scissione fossero ancora presenti dei rapporti di finanziamento tra i due Gruppi, verranno ripagati nel corso del 2011.

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Questa è la situazione della struttura di capitale prevista sul fronte dei servizi finanziari. Fiat avrà un indebitamento netto consolidato di circa 1,5 miliardi di euro, a fronte di un portafoglio di crediti da attività di finanziamento pari a circa due miliardi. L’indebitamento finanziario netto è riferito a Ferrari Financial Services e alle attività di finanziamento alle vendite che Fiat Group Automobiles svolge al di fuori dall’Europa. L’offerta di servizi finanziari di FGA in Europa, infatti, è gestita in joint venture con il Gruppo Crédit Agricole ed è quindi valutata con il metodo del patrimonio netto. Fiat Industrial avrà un indebitamento netto consolidato di circa 10 miliardi di euro e un portafoglio di crediti da attività di finanziamento pari a 10,5 miliardi. Si tratta di un’attività quasi totalmente riferita ai servizi finanziari gestiti direttamente da CNH. CNH Capital si finanzia per circa 7 miliardi di euro tramite operazioni di securitization e di cessione di crediti, soprattutto in Nord America e in Australia e, per le altre attività, attraverso indebitamento bancario e finanziamenti intercompany. In Europa, invece, come detto poco fa, opera in joint venture con BNP. Iveco gestisce direttamente i servizi finanziari solo in alcuni mercati, mentre in Europa opera in joint venture con Barclays.

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I tempi previsti per l’operazione prevedono che sia completata a fine anno. Entro la fine del mese di settembre verrà richiesta l’ammissione alla quotazione di Fiat Industrial. L’attesa è che sia approvata prima della fine di novembre. Questo permetterà di stipulare l’atto di scissione a metà dicembre e di rendere efficace l’operazione a partire dal primo gennaio 2011. Le tre classi di azioni Fiat Industrial inizieranno ad essere negoziate alla Borsa di Milano dal 3 gennaio del prossimo anno.

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Vorrei concludere condividendo con voi alcune riflessioni sulla portata di questa operazione e sugli effetti che può comportare, anche a livello umano. Nella vita ci sono dei momenti in cui tutti compiamo dei salti evolutivi. Sono i momenti più importanti, perché ti portano a guardare le cose in prospettiva diversa, ti costringono a crescere, ti danno la forza per cambiare in modo radicale la tua vita e per migliorarla. Spesso le persone restano ancorate al presente, o peggio ancora al passato, perché non sono capaci di immaginare come potrebbe essere diversamente. La giornata di oggi, per la Fiat, rappresenta uno di quei salti evolutivi. Quello che vi abbiamo proposto è una nuova realtà. Vi abbiamo illustrato un’operazione che parla di impegno e di ambizione. Vi abbiamo presentato la formazione di due aziende che avranno finalmente la piena libertà di muoversi per conto proprio. Due aziende che hanno la capacità e la determinazione di competere a livello internazionale. Vi abbiamo presentato una nuova azienda automobilistica che - grazie a quello che è stato fatto in questi anni, grazie agli sviluppi tecnologici che ha raggiunto e grazie all’accordo con Chrysler - non ha più bisogno di stampelle e può essere lei stessa artefice del proprio destino. Oggi portiamo le lancette avanti nel tempo. La nostra azienda – o meglio le nostre aziende – potranno muoversi ad una velocità notevolmente più rapida di quanto non abbiano mai fatto. Mi rendo conto che scelte del genere, che presentano implicazioni di così ampia portata, non sono facili da compiere. Penso soprattutto alla reazione emotiva che ci può essere all’idea di perdere l’identità di un Gruppo che ha operato come un tutt’uno per più di un secolo. Ma come i leader della Fiat che ci hanno preceduti hanno avuto la lungimiranza e la tenacia di sviluppare questi business, anticipando i cambiamenti del mercato, anche noi abbiamo l’obbligo di fare lo stesso.

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Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato, non possiamo più permetterci il lusso di guardare alle nostre attività riducendo la prospettiva ai confini storici o ai domicili legali. La sfida è molto più grande e molto più complessa e richiede una soluzione strategica che abbia una portata tale da ridefinire il panorama industriale. L’operazione che vi abbiamo presentato testimonia il coraggio e la determinazione delle nostre organizzazioni di superare i confini tradizionali e ridisegnare il proprio futuro. Alla fine di tutto, l’obbligo che hanno i leader di un’azienda non è solo verso il patrimonio che gestiscono, ma soprattutto verso le persone che vi lavorano. Questo progetto è un modo per assicurare loro, nel medio e nel lungo termine, un porto molto più sicuro. Il modo migliore per comprendere il valore dell’operazione è considerare le opportunità di sviluppo personale che potrà offrire ai nostri lavoratori. Nel corso della sua storia, la Fiat ha sviluppato risorse umane di altissimo livello, non solo per le competenze professionali e tecniche, ma soprattutto per lo spirito competitivo e la forza della leadership. Si tratta di qualità preziose per lo sviluppo di una società. E credo che sia anche la dote più importante che possiamo garantire a Fiat e a Fiat Industrial. Grazie a tutti.