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XXVII Convegno Società Italiana di Scienza Politica, Università di Firenze, 12-14 settembre 2013 1 Intelligence Economica per la tutela dai reati lesivi della competitività delle Aziende di Luciano Hinna 1 1. PREMESSA - 2. GLI SCENARI E LE VALENZE DELLINTELLIGENCE ECONOMICA PER LA LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE - 3. L’ATTIVITÀ DI INTELLIGENCE E DEFINIZIONE DEL FENOMENO CONTRAFFAZIONE - 4. EVOLUZIONE E DIFFUSIONE DEL FENOMENO - 4.1. LA CONTRAFFAZIONE DEI PRODOTTI FARMACEUTICI - 4.2. LA QUASI CONTRAFFAZIONE: IL FENOMENO “ITALIAN SOUNDING- 5. GLI EFFETTI DELLA CONTRAFFAZIONE - 6. I SOGGETTI CHE OPERANO PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE - 7. LA RISPOSTA DELLATTIVITÀ DI INTELLIGENCE NEL CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE - 8. CONCLUSIONI E PROPOSTE SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA Abstract La tutela degli interessi economici, scientifici e industriali di un Paese, si realizza attraverso la tutela della competitività delle aziende nazionali, e del Sistema Paese in generale. E’ il pilastro portante dell’intelligence economica, paradigma fondamentale delle attività di intelligence, svolte da organismi e forze pubbliche ed istituzionali, o attuate dalle stesse aziende. La crisi economica e di competitività è aggravata da fenomeni di illegalità che danneggiano e pregiudicano la possibilità di una sana e leale competizione a quelle aziende operanti nell’economia “legale”. Il fenomeno della contraffazione, legato a doppio nodo alla criminalità organizzata nazionale ed internazionale, sta raggiungendo cifre da capogiro e coinvolgendo i più importanti settori dell’economia nazionale: alta moda come alimentare, industria farmaceutica come artigianato, automotive come giocattolo, etc. In cifre si parla di alcuni miliardi di euro di danno arrecato complessivamente all’”interesse nazionale”, ai suoi settori strategici, al fisco, alla sua capacità di crescita. Partendo dalla descrizione dei rischi e delle minacce della contraffazione, si quantificherà l’impatto avuto fino ad ora su alcuni settori strategici, e si descriverà l’intelligence economica, come strumento di azione strategica, oltre che di prevenzione e repressione da parte degli attori e delle forze messe in atto. 1 Responsabile Scientifico del Master di II livello in “Intelligence Economica” organizzato dal CISPA (Centro Interdipartimentale di Studi sulla Pubblica Amministrazione) dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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XXVII Convegno Società Italiana di Scienza Politica, Università di Firenze, 12-14 settembre 2013

1

Intelligence Economica

per la tutela dai reati lesivi

della competitività delle Aziende

di Luciano Hinna1

1. PREMESSA - 2. GLI SCENARI E LE VALENZE DELL’INTELLIGENCE ECONOMICA PER LA LOTTA ALLA

CONTRAFFAZIONE - 3. L’ATTIVITÀ DI INTELLIGENCE E DEFINIZIONE DEL FENOMENO CONTRAFFAZIONE - 4.

EVOLUZIONE E DIFFUSIONE DEL FENOMENO - 4.1. LA CONTRAFFAZIONE DEI PRODOTTI FARMACEUTICI - 4.2. LA

QUASI CONTRAFFAZIONE: IL FENOMENO “ITALIAN SOUNDING” - 5. GLI EFFETTI DELLA CONTRAFFAZIONE - 6. I

SOGGETTI CHE OPERANO PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE - 7. LA RISPOSTA

DELL’ATTIVITÀ DI INTELLIGENCE NEL CONTRASTO ALLA CONTRAFFAZIONE - 8. CONCLUSIONI E PROPOSTE –

SITOGRAFIA – BIBLIOGRAFIA

Abstract

La tutela degli interessi economici, scientifici e industriali di un Paese, si realizza attraverso la

tutela della competitività delle aziende nazionali, e del Sistema Paese in generale. E’ il

pilastro portante dell’intelligence economica, paradigma fondamentale delle attività di

intelligence, svolte da organismi e forze pubbliche ed istituzionali, o attuate dalle stesse

aziende.

La crisi economica e di competitività è aggravata da fenomeni di illegalità che danneggiano e

pregiudicano la possibilità di una sana e leale competizione a quelle aziende operanti

nell’economia “legale”.

Il fenomeno della contraffazione, legato a doppio nodo alla criminalità organizzata nazionale

ed internazionale, sta raggiungendo cifre da capogiro e coinvolgendo i più importanti settori

dell’economia nazionale: alta moda come alimentare, industria farmaceutica come artigianato,

automotive come giocattolo, etc. In cifre si parla di alcuni miliardi di euro di danno arrecato

complessivamente all’”interesse nazionale”, ai suoi settori strategici, al fisco, alla sua capacità

di crescita.

Partendo dalla descrizione dei rischi e delle minacce della contraffazione, si quantificherà

l’impatto avuto fino ad ora su alcuni settori strategici, e si descriverà l’intelligence economica,

come strumento di azione strategica, oltre che di prevenzione e repressione da parte degli

attori e delle forze messe in atto.

1 Responsabile Scientifico del Master di II livello in “Intelligence Economica” organizzato dal CISPA (Centro

Interdipartimentale di Studi sulla Pubblica Amministrazione) dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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1. Premessa

Parliamo di falsi e quando si parla di falsi la mente corre al vaso di Eufronio acquistato da un

grande museo americano, quando tutti sapevano che ne esistevano almeno due copie ed uno,

anche se perfetto, era, ovviamente, rigorosamente falso.

Ma che cosa è che alimenta l’industria del falso? E’ un differenziale: ovvero la differenza che

esiste tra il valore industriale di un prodotto ed il suo prezzo di mercato.

Nel caso del vaso di Eufronio il differenziale era dato dall’unicità del pezzo e dalla storia che

esso incorporava, e che si trasformava in valore economico.

Nel caso di un altro prodotto - borsa, farmaco, software, cd musicale o video -, invece, il bene

incorpora un valore intangibile dell’idea, del design, della progettazione, della ricerca

cumulata necessaria per produrlo che fa sì che l’ultima unità prodotta, quella marginale,

registri un costo quasi nullo anche se viene offerto al mercato ad un prezzo come se fosse

l’unico prototipo. E’ lì che il falsario si insinua e cede alla tentazione di riproporre al mercato

lo stesso prodotto – si pensi ad esempio ad un cd musicale - con identiche caratteristiche, ma

falso perché prodotto da altro soggetto che non lo ha ideato, sul quale non ha investito, non ha

fatto sperimentazione e magari non ha pagato neanche oneri e tasse. Il falsario ha due vie: o lo

propone ad un prezzo più basso di quello praticato dal produttore originale, compiendo

un’azione illecita e facendola compiere anche all’acquirente consapevole e quindi disonesto, o

lo propone allo stesso prezzo ad un acquirente inconsapevole, e così truffa due volte.

Esistono però anche dei beni che non sono riproducibili a costi bassi per effetto dell’alta

tecnologia che richiedono, della necessaria curva dell’esperienza cumulata e della

maturazione di una formula organizzativa e gestionale richiesta, per effetto delle economie di

scala ottenute. A nessuno converrebbe fare un’automobile falsa (anche se in Cina ci hanno

provato con la Ferrari): a parità di prodotto costerebbe troppo per uno che si affaccia sul

mercato. I falsari non si inseriscono in questo settore (è più tema dello spionaggio industriale)

perché non ne hanno le capacità e soprattutto non avrebbero convenienza; ma non è così per

la componentistica ed i pezzi di ricambio, dove invece il falso è assai diffuso e spesso di

qualità anche scadente. Tutti ricordano un film degli Anni Cinquanta in cui un falsario di

banconote proponeva al suo compare di stampare banconote da seimila lire invece che da

cinquemila perché con cinquemila non rientrava nei costi. In queste situazioni scatta, allora,

un'altra tipologia di falso: il bene falsificato cambia i suoi fattori produttivi rispetto a quello

che si voleva imitare e si eliminano alcuni componenti di base o si sostituiscono con altri di

qualità minore o scadente, mantenendo però il marchio originale ed ingannando il mercato.

Questo è avvenuto da sempre: dal brevetto del “baco da seta” rubato da Marco Polo ai cinesi

continuando con la scoperta dell’America per arrivare ai giorni nostri. L’industria del falso sta

tutta lì, ma negli ultimi anni due elementi nuovi hanno cambiato le carte in tavola: la

possibilità di riprodurre facilmente molte tipologie di bene (diffusione della conoscenza) e la

possibilità, per effetto della delocalizzazione e del mercato globale, di trovare mano d’opera e

materie prime a costi irrisori rispetto a quelli di altri Paesi produttori.

Il mercato del falso, tuttavia, è alimentato anche sul fronte della domanda oltre che

dell’offerta con la complicità della crisi economica: l’analisi del “value for money”, ovvero

che cosa mi dai per quello che spendo, ha “svegliato” il compratore che è spinto a superare le

proprie barriere etiche e se è in stato di necessità, e molti lo sono, a superare anche quelle

giuridiche del penale, alimentando il mercato del falso senza rimorsi e facendo finta di non

sapere che commette anche un reato penale.

Semplificando, si può affermare che il fenomeno della contraffazione, della sofisticazione,

dell’imitazione diventa un problema culturale che interagisce con scenari e valenze diversi e

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che può trovare tra le tante risposte anche quella dell’intelligence economica, focus della

trattazione, a patto però che essa consideri attentamente e mantenga un’attenzione fluttuante

su tutti gli scenari con i quali interagisce, scenari e valenze apparentemente distanti tra loro

ma in realtà fortemente interdipendenti, come verrà meglio illustrato nel corso della

trattazione.

La domanda alla quale con questo contributo si vuol provare a rispondere è se l’attività di

intelligence economica, così come la si intende oggi, può essere utile a combattere anche

l’industria del falso. La risposta è certamente positiva, ma a patto che si realizzino alcune

condizioni. Nella lotta alla contraffazione si è fatto e si sta facendo tantissimo, ma se si

esamina il fenomeno nelle sue varie articolazioni ci si rende conto che si può fare ancora di

più se si entra nell’ottica tipica dell’attività di intelligence sposandone anche gli orientamenti

più recenti, che vedono una collaborazione sempre più stretta tra istituzioni pubbliche ed

imprese. La contraffazione è un sistema internazionale di criminalità organizzata che può

essere combattuta solo con un altro sistema adeguato ed integrato, fatto di attori, strumenti ed

iniziative.

2. Gli scenari e le valenze dell’intelligence economica per la lotta alla

contraffazione

Immaginiamo l’intelligence economica per la lotta alla contraffazione al centro di una serie di

scenari multipli che si compenetrano e si influenzano l’un l’altro.

Ai fini della trattazione è sufficiente farne un breve cenno per proporre quella quinta di fondo

che consentirà di meglio comprendere i fenomeni e i dati che andranno proposti; ovviamente

non si ha la pretesa di essere esaustivi, ma si spera di contribuire a fare ordine in una materia

complessa ed ampia e non facile da inquadrare nei suoi vari risvolti.

Le valenze e gli scenari da considerare sono diversi e ciascuno di essi apre orizzonti e finestre

che meriterebbero approfondimenti ulteriori; qui si prova a proporre una semplice elencazione

cercando di individuare le valenze alle quali ciascuno scenario si lega.

Scenario giuridico, legato ovviamente al codice penale ed al diritto comparato, dal momento

che non esiste la stessa tipologia di reati in tutto il mondo e sono previste anche pene assai

diverse tra Paese e Paese, e non esiste neanche la stessa legislazione in materia di marchi,

brevetti, ed opere dell’ingegno.

Scenario sociale, legato alla domanda di falso, alla percezione del reato, al livello di

responsabilità sociale diffusa, alla cultura della legalità, all’azzardo morale, al fatto che in

alcuni settori merceologici ed in alcuni Paesi come il nostro ricorrere al mercato del falso fa

trend ed è di moda.

Scenario economico, legato al fatturato sottratto alle imprese oneste, all’evasione fiscale di

quelle disoneste, all’occupazione perduta, al lavoro nero, alle fabbriche invisibili,

all’incidenza dell’economia illegale sul PIL.

Scenario della criminalità organizzata, legato al riciclaggio, alla corruzione, all’esportazione

di valuta, all’evasione, ai traffici illeciti, allo sfruttamento di esseri umani.

Scenario della politica industriale, legato all’import, all’export, alla delocalizzazione delle

imprese, alle politiche di protezione delle imprese all’estero ed in Italia.

Scenario della sicurezza e della sanità, legato al traffico di farmaci e prodotti o dannosi o non

affidabili.

Scenario delle telecomunicazioni, legato all’e-commerce, alla gestione dei dati, agli open

data, al cyber crime ed alla cyber war.

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Scenario della stessa intelligence, legato all’attenzione che esiste del fenomeno sia da parte

delle istituzioni deputate alla raccolta di informazioni per la sicurezza del Paese che alla

diffusione della funzione di intelligence economica presso le imprese grandi, piccole, medie e

le relative associazioni di categoria.

Scenario dell’enforcing delle forze dell’ordine e della magistratura, che dipende dal livello di

coordinamento dei vari enti coinvolti nella repressione della sofisticazione e delle

contraffazioni.

Infine, lo scenario della ricerca e sviluppo, legato all’attività di centri studi universitari,

strutture dedicate, per sviluppare strumenti specifici per diagnosi ed analisi dei fenomeni nei

vari scenari coinvolti.

3. L’attività di intelligence e definizione del fenomeno contraffazione

In linea generale si può affermare che l’attività di intelligence economica si pone a presidio e

tutela degli interessi economici, scientifici e industriali di un Paese, si realizza attraverso la

tutela della competitività delle aziende nazionali, e del Sistema Paese in generale. Questo

costituisce il pilastro portante dell’intelligence economica, paradigma fondamentale della più

generale attività di intelligence, svolta da organismi e forze pubbliche ed istituzionali, o

attuata dalle stesse imprese a livello individuale, quando le dimensioni lo consentono, o a

livello associativo per quelle più piccole.

La crisi economica e di competitività è aggravata da fenomeni di illegalità che danneggiano e

pregiudicano la possibilità di una sana e leale competizione, a quelle aziende operanti

nell’economia “legale” e provate dalla crisi economica in atto.

Il fenomeno della contraffazione, legato a doppio nodo alla criminalità organizzata nazionale

ed internazionale, sta raggiungendo cifre da capogiro e coinvolgendo i più importanti settori

dell’economia nazionale: gli accessori e l’abbigliamento di alta moda, il comparto alimentare,

l’industria farmaceutica, l’artigianato, i ricambi automobilistici, l’industria del giocattolo, dei

prodotti elettronici etc. In cifre si parla di alcuni miliardi di euro di danno complessivamente

arrecato all’interesse nazionale, ai suoi settori strategici, alla loro capacità di crescita, al fisco.

Giornalisticamente parlando, il fenomeno viene definito come “l’industria del falso”, ma non

esiste una definizione univoca del termine contraffazione, sia perché in ambito internazionale

il suo significato può essere diverso a seconda dei Paesi e dei contesti, sia perché nel corso del

tempo il fenomeno ha subito un’evoluzione che porta necessariamente a considerare diversi

fattori.

Al di là degli aspetti strettamente giuridici, il fenomeno assume, come evidenziato negli

scenari, anche aspetti sociologici: se esiste sul fronte dell’offerta un’industria del falso,

significa che esiste anche una domanda di prodotti falsi e contraffatti, e ciò ovviamente si lega

ai comportamenti della gente, al livello di orientamento alla legalità e a come il fenomeno

contraffazione viene percepito dall’opinione pubblica. Questi orientamenti cambiano da Paese

a Paese, ma anche nell’ambito dello stesso Paese da regione a regione, e risentono delle

longitudini e latitudini culturali sedimentate nel tempo.

Un esame delle definizioni più squisitamente tecniche può risultare utile ad inquadrare

correttamente il fenomeno.

Nel glossario proposto sul sito web della World Trade Organization, al lemma “counterfeit” è

presente la seguente definizione: “Unauthorized representation of a registered trademark

carried on goods identical or similar to goods for which the trademark is registered, with a

view to deceiving the purchaser into believing that he/she is buying the original goods”. Tale

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definizione viene ripresa anche dal Glossary of statistical terms dell’Organisation for

Economic Co-operation and Development (OECD).

Altra definizione è quella presente nel Regolamento (CE) n. 1383/2003 del Consiglio

dell’Unione Europea, nel quale le “merci contraffatte” vengono identificate come:

a) le merci, compreso il loro imballaggio, su cui sia stato apposto senza autorizzazione

un marchio di fabbrica o di commercio identico a quello validamente registrato per

gli stessi tipi di merci, o che non possa essere distinto nei suoi aspetti essenziali da

tale marchio di fabbrica o di commercio e che pertanto violi i diritti del titolare del

marchio in questione…;

b) qualsiasi segno distintivo (compresi logo, etichetta, auto-adesivo, opuscolo, foglietto

illustrativo o documento di garanzia in cui figuri tale segno), anche presentato

separatamente, che si trovi nella stessa situazione delle merci di cui al punto a);

c) gli imballaggi recanti marchi delle merci contraffatte presentati separatamente, che si

trovino nella stessa situazione delle merci di cui al punto a).

Nell’area tematica sulla lotta alla contraffazione presente nel sito web dell’Agenzia delle

Dogane e dei Monopoli si legge che “il termine contraffazione viene usato, nel linguaggio

comune, per indicare tutte quelle merci che – in generale – sono considerate “non genuine” o

pericolose, o che non rispondono ai requisiti minimi previsti per la tipologia alla quale

appartengono, ovvero che recano segni o elementi distintivi falsi o mendaci.”

Una definizione molto simile a questa è contenuta nel glossario del progetto SILK finanziato

dalla Commissione Europea per accrescere la cooperazione Unione Europea-Thailandia

contro la contraffazione e la pirateria: “…counterfeiting can apply to both branded and

generic products, and includes an intentional reproduction of a genuine trademark, that is

similar to the original one, on goods similar to the original ones or made with non – genuine

material (for example: wrong ingredients, fake packaging…”

Facendo invece riferimento a quanto recita l’art. 473 del codice penale, “per "contraffazione"

si intende la riproduzione di un bene in maniera talmente fedele da ingannare, salvo attenta

perizia, anche un esperto o un commerciante.”2

Nel Rapporto sulla contraffazione negli USA dell’IPR Desk di New York dell’ICE (Istituto

nazionale per il Commercio Estero, ora Agenzia per la promozione all’estero e

l’internazionalizzazione delle imprese italiane) per contraffazione si intende l’attività di

“falsificare, ingannare o defraudare. Una copia o l’imitazione di qualcosa che vuole

apparire come autentica per truffare terzi.”

Il termine “fakes”, anch’esso contenuto nello stesso Rapporto, è un “altro termine di uso

comune in inglese per definire copie di prodotti autentici, knockoffs3, repliche o merce

contraffatta.”4

In generale, possiamo dire che la contraffazione è “l’attività di chi riproduce qualcosa in

modo tale che possa essere scambiata per l'originale, con particolare riferimento a tutti quei

comportamenti posti in essere in violazione di un diritto di proprietà intellettuale e/o

industriale (marchi d'impresa ed altri segni distintivi, brevetti per invenzione, modelli di

utilità, industrial design, indicazioni geografiche, denominazioni di origine, diritti d'autore,

ecc.), anche se, come noto, le modalità con cui il fenomeno illecito si manifesta sono molto

2 Consorzio per l’innovazione tecnologica (Dintec), GLOSSARIO sicurezza prodotti e marcatura CE. 3 I knockoffs sono prodotti contraffatti o imitazioni offerte in vendita che, pur riproducendo il disegno o lo stile di un

prodotto, non ne copiano esplicitamente il marchio. 4 IPR (Intellectual Property Rights) Desk di New York dell’ICE, Rapporto sulla contraffazione negli Stati Uniti:

Approfondimento sui prodotti italiani falsificati, ottobre 2010.

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diverse ed altrettanto diverse sono le conseguenze non solo sul piano giuridico, ma anche su

quello economico e sociale.”5

Dal punto di vista sociologico il fenomeno può essere letto in maniera diversa.

Si pensi per un attimo al traffico nelle spiagge italiane di merce con marchi di alta moda

contraffatta o dei venditori extra comunitari che occupano i marciapiedi delle tante città

turistiche italiane, o ancora ai venditori dei cd musicali “taroccati” nei caselli delle autostrade

del sud d’Italia, senza contare i programmi senza licenza utilizzati con grande disinvoltura sui

computer di manager, professori, studenti e cittadini, pensionati inclusi. La gente non ha la

consapevolezza, nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’attenzione crescente delle

forze dell’ordine sui compratori oltre che sui venditori, del fatto che se si acquista una borsa o

una maglietta griffata falsa si sta compiendo un reato. La percezione è bassa e la gente si sente

“autorizzata moralmente” a rivolgersi al mercato del falso perché non ritiene giusto il rapporto

qualità/prezzo del prodotto: una borsa di plastica del valore industriale di qualche euro

venduta a migliaia di euro in una boutique del centro di una grande città è nell’immaginario

collettivo un furto di chi la vende e la produce e viene percepito come un “reato” ben più

grave di chi la compra al mercato del falso. Addirittura l’atteggiamento è letto dal

consumatore in maniera positiva: “non mi faccio rubare dalla grande industria che comunque

le fa fare in Asia e nel contempo, acquistando il prodotto falso, dò lavoro ad un extra

comunitario, che è sempre meglio che spacci borse false piuttosto che droghe”.

In altri casi la sociologia c’entra poco: si ha la percezione precisa che si sta commettendo un

reato, come nell’utilizzo di programmi software senza licenza, ma lo si fa consapevolmente

perché la barriere dell’etica e della legalità sono basse e non ci si rende conto che si sta

comunque rubando qualcosa a qualcuno: royalties e diritti di autore.

In altri casi ancora, infine, non c’è consapevolezza, è l’ignoranza del consumatore e del

compratore ad alimentare la domanda; i consumatori non sanno neanche che stanno

comprando prodotti fasulli e mettono a rischio magari la salute, nel caso dei farmaci, o la

sicurezza, nel caso dei ricambi di auto. Quante volte un meccanico ci ha chiesto se, nel

sostituire un pezzo nella nostra auto, volevamo un pezzo originale che costava il doppio di un

prodotto “commerciale”? Ma che cosa significa quel “commerciale”? Che è falso? Che è di

bassa qualità? Che si tratta di un’imitazione? Che non ha superato tutti i controlli di qualità?

Se il cerchione dell’auto prendendo un buca si rompe invece di deformarsi, quel

“commerciale” può costare la vita a qualcuno.

La conclusione è che sul fronte sociologico c’è da lavorare ancora molto e su piani e frontiere

diversi: la repressione da sola non basta e si ripropone un po’ ciò che avviene per la

corruzione, che è condannata a parole da tutti ma tollerata nei fatti dai più6.

4. Evoluzione e diffusione del fenomeno

Ovviamente, quando si parla di contraffazione, si parla di mercato illegale, di criminalità

organizzata, e dal punto di vista strettamente economico e quantitativo non si può che fare

riferimento a delle stime, che partono dai sequestri di merci contraffatte operate dai soggetti

preposti.

Si stima che la quota di vendite di merci contraffatte nell’intero commercio mondiale sia

compresa tra il 7% e il 9%. Nel 2009 l’OCSE ha calcolato in 250 mld di dollari i prodotti

5 Tale definizione si ritrova sul sito web della Guardia di Finanza,

http://www.gdf.it/gdf/it/chi_siamo/organizzazione/compiti_istituzionali/lotta_alla_contraffazione/. 6 Cfr: Hinna L., Marcantoni M., Corruzione. La tassa più iniqua, Donzelli, Roma, 2013.

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contraffatti che hanno attraversato qualche frontiera doganale, che probabilmente raddoppiano

se si considera anche la produzione e il consumo di beni all’interno della stessa area doganale.

Tra il 1994 e il 2011 la contraffazione sarebbe aumentata nel mondo del 1.850%, mentre

sarebbero 270.000 i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni; di questi, circa 125.000

appartengono alla Comunità Europea.

Oltre la metà della produzione mondiale di beni contraffatti proviene dal Sud-Est asiatico (in

primis dalla Cina), con destinazione l’UE per il 60%, mentre circa il 35% proviene dal bacino

mediterraneo con destinazioni principali UE, Stati Uniti, Africa ed Est europeo7.

Il Rapex (Rapid Alert System for non-foods dangerous products) dell’UE è un database

gestito dalla Commissione Europea – Direzione Generale per la salute e i consumatori, che

raccoglie le segnalazioni degli Stati membri di prodotti ritenuti pericolosi. Nel 2012 le

segnalazioni dei prodotti, ad eccezione di quelli alimentari e farmaceutici, sono state 2278, di

cui il 58% è costituito da prodotti Made in China; rispetto al 2011 si è registrato in tal senso

un aumento del 4%8.

Sul sito web le segnalazioni vengono aggiornate settimanalmente e vengono proposte in

forma tabellare, riportando tutta una serie di informazioni relative al prodotto (nome,

categoria, marca, numero di modello, rischio potenziale), corredate dalla foto dello stesso;

inoltre, sono indicate anche le misure repressive adottate, che vanno dal ritiro del prodotto su

ordine delle autorità fino alle azioni volontarie che possono essere intraprese dalle imprese

produttrici o distributrici del prodotto.

Negli ultimi tempi sono stati scoperti nuovi trend e modus illeciti di operare, ad esempio è

aumentata vertiginosamente la quantità di etichette, cartellini adesivi e ricambi auto falsificati

che entrano nei varchi doganali più deboli, per essere attaccati o assemblati solo una volta

superata la frontiera ad altri prodotti arrivati magari dallo stesso luogo, che però inizialmente

non sono contraffatti e dunque riescono ad entrare legalmente nel Paese di destinazione9.

Tutto ciò avviene spesso con la complicità dei governi dei Paesi di produzione dei prodotti

contraffatti e la debolezza dei Paesi “di prima accoglienza”, elementi che non fanno altro che

amplificare il fenomeno.

Negli ambienti bene informati, ad esempio, si racconta che la campagna che fece la Grecia per

far sottoscrivere i propri titoli di stato dai vari fondi sovrani, abbia trovato in alcuni Paesi

asiatici grande apertura, ma in cambio questi hanno chiesto di “acquistare” il porto del Pireo

di Atene, che è diventato la porta di accesso dei prodotti asiatici buoni e falsi per tutta

l’Europa. Una volta dentro i confini europei i prodotti prendono tante via e vanno ad infettare

ed erodere il fatturato di tante imprese e di tanti Paesi: ad esempio per l’alta moda l’Italia, per

i pezzi di ricambio automobilistici la Germania.

Se si osservano le statistiche doganali del flusso di importazioni dalla Grecia non è difficile

verificare come i valori medi di sdoganamento per tonnellata/merce siano di gran lunga

inferiori a quelli di altri porti europei di accesso e dalla tipologia di prodotto si intuisce che lì

c’è un anello debole nel sistema di tutela commerciale in Europa che va oltre la possibilità di

contrasto delle singole imprese o associazioni di categoria, ma coinvolge il Sistema Paese,

quindi Stato e governo. Un risvolto non trascurabile del problema è che il traffico dall’Oriente

ed i relativi introiti, che prima arrivava nei nostri porti dell’Adriatico da nord a sud, viene ora

intercettato da Atene e da lì prende la via per le varie destinazioni europee, togliendo introiti

doganali ai nostri porti con relativa perdita di posti di lavoro etc.

7 Dati Indicam, http://www.indicam.it/index.php. 8 Commissione Europea, Rapporto Annuale 2012 sulle attività del RAPEX, disponibile su

http://ec.europa.eu/consumers/safety/rapex/docs/2012_rapex_report_en.pdf. 9 Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione (INDICAM),

http://www.indicam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=88&Itemid=21&lang=it.

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Il sistema è semplice: un capo di abbigliamento falso prodotto in Asia entra in Europa come

semplice jeans o maglietta; una volta entrata in territorio europeo, la merce viene etichettata

con il marchio di maison importanti ovviamente false ed importate dagli stessi Paesi di

provenienza dei capi. È in questo momento che il capo diventa falso, e così in Europa può

ormai viaggiare subendo molti meno controlli. Non è un caso che molti dei sequestri effettuati

negli ultimi tempi riguardino proprio le etichette e non i prodotti.

Per quanto riguarda l’Italia, il 75,7% dei prodotti contraffatti proviene dalla Cina, il 12,4%

dall’Ungheria, il 4,4% dalla Thailandia, il 3,5% da Hong Kong, l’1,4% dal Marocco, mentre

percentuali molto più ridotte dal resto del mondo10.

Da quanto fino a qui esposto si intuisce facilmente come l’industria del falso abbia registrato

delle evoluzioni notevoli sotto profili diversi e con una accentuata accelerazione negli ultimi

venti anni.

Sotto il profilo giuridico, il concetto di contraffazione ha subito una profonda evoluzione,

distaccandosi non poco dalla fattispecie di reato contemplata dal Codice penale e andando a

ricomprendere “ogni uso non autorizzato degli elementi distintivi di un prodotto, compresi il

marchio e la sua forma esteriore, applicati in modo sistematico e su ampia scala, sia sotto il

profilo quantitativo che geografico.”11

L’evoluzione, inoltre, ha impattato anche sulle tipologie di merci: inizialmente ad essere

contraffatti erano soprattutto i beni di lusso, la cui produzione richiedeva una certa abilità ed

accuratezza; le dimensioni del fenomeno erano molto ridotte per non insospettire gli

acquirenti all’inizio ignari della falsità del prodotto, ma allo stesso tempo, dati i prezzi

relativamente alti delle merci vendute, garantivano comunque, tanto ai produttori quanto ai

distributori/venditori, degli elevati guadagni. Poi l’industria del falso nel settore degli

accessori di alta moda è andata emergendo: oggi i compratori sono consapevoli ed alimentano

una domanda illegale che incontra ovviamente una offerta illegale e questo ha avuto un effetto

anche sui prezzi al “dettaglio” del mercato clandestino dei falsi, che ovviamente sono lievitati

rispetto a quelli che erano solo qualche anno fa.

Fin dall’inizio degli Anni Ottanta, infatti, l’industria del falso è andata orientandosi verso i

beni di largo consumo, favorendo un aumento incontrollato del fenomeno.

Questo cambiamento di rotta può essere riconducibile a diverse cause, quali:

la diffusione di strumenti che consentono di duplicare agevolmente prodotti già

affermati sul mercato;

la semplificazione dei processi produttivi al fine di ridurre costi, personale e tempi di

produzione;

la possibilità di utilizzare manodopera a basso costo;

la delocalizzazione delle varie fasi del processo produttivo che permette di sfruttare i

vantaggi derivanti dalla non armonizzazione della normativa internazionale.

Così, oggi sono diversi i settori merceologici colpiti dal fenomeno della contraffazione:

l’abbigliamento, gli accessori, i profumi, l’alcol e le sigarette, i giocattoli, i prodotti

alimentari, cosmetici, farmaceutici, quelli elettronici commerciali, gli elementi di design ed

arredamento, i pezzi di ricambio degli autoveicoli etc.

Anche l’industria del falso ha i suoi canali di distribuzione e a grandi linee sono tre i canali

commerciali attraverso i quali avviene la vendita al pubblico dei prodotti contraffatti:

10 Dati presentati dal Dott. Rocco Antonio Burdo, Direttore dell’Ufficio Intelligence dell’Agenzia delle Dogane e dei

Monopoli, al secondo seminario su “Cultura di Intelligence” del 20 giugno 2013 dal titolo “La Tutela della competitività

delle Imprese e del Sistema Paese” organizzato dal CISPA (Centro Interdipartimentale di Studi sulla Pubblica

Amministrazione) dell’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito del Master di II livello in “Intelligence Economica”. 11 Antonacchio F., Contraffazione dei marchi: panoramica sul sistema sanzionatorio, in Rivista della Scuola superiore

dell’economia e delle finanze, http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20051122105955573&edition=2005-11-01.

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al di fuori dai canali di distribuzione regolare (bancarelle, mercatini o spiagge),

soprattutto ad opera di immigrati clandestini, per quanto riguarda i prodotti legati

all’alta moda;

per corrispondenza o tramite Internet, per quanto riguarda i prodotti farmaceutici;

ed infine con la complicità di venditori disonesti vengono utilizzati anche i canali

regolari della distribuzione nei quali i prodotti contraffatti vengono venduti insieme a

quelli originali all’insaputa del consumatore finale .

La crisi economica ha spinto la gente a risparmiare sempre di più ed ha fatto così da

acceleratore del mercato del falso: oggi i prodotti contraffatti, soprattutto quelli appartenenti a

determinati settori, come quello alimentare o farmaceutico, costituiscono un grave pericolo

per la salute dei consumatori.

Per quanto riguarda i prodotti alimentari c’è da dire che esistono due tipologie di

contraffazione alimentare:

falsificazione, adulterazione o sofisticazione dell’alimento: si ha quando viene creato

un alimento composto da sostanze diverse per qualità o quantità da quelle che

normalmente concorrono a formarlo (si pensi ai surrogati), o modificato attraverso la

sostituzione, la sottrazione, l’addizione di elementi che normalmente lo compongono;

falsificazione del marchio o dell’indicazione di provenienza geografica o della

denominazione di origine: si ha quando viene apposto un dato falso sull’alimento o

sulla sua confezione, ovvero viene riprodotto abusivamente il brevetto secondo il

quale l’alimento stesso è prodotto.

4.1. La contraffazione dei prodotti farmaceutici

Una considerazione a parte merita, per la delicatezza del prodotto, la contraffazione dei

prodotti farmaceutici, che può costituire un grave pericolo per la salute pubblica. Adottando la

definizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1992, si intende contraffatto

“un farmaco la cui etichettatura è stata deliberatamente preparata con informazioni

ingannevoli in relazione al contenuto e alla fonte”.

Anche per i farmaci esistono diverse tipologie di contraffazione poiché un medicinale

contraffatto può:

contenere le medesime sostanze di quello originale;

contenere sostanze/dosaggi diversi rispetto a quello originale;

non contenere alcun principio attivo;

essere composto da ingredienti contaminati e pericolosi.

Si stima che la percentuale di farmaci contraffatti a livello globale sia circa del 7%, anche se il

dato cambia sensibilmente se si considerano alcuni Paesi in Asia e Africa, nei quali si arriva

anche al 50%12.

Non si deve però pensare che la contraffazione dei farmaci avvenga solamente nei Paesi in via

di sviluppo; infatti, anche nel mondo occidentale si sono registrati diversi casi, che a titolo

esemplificativo vengono riportati nella tabella 1.

12 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it.

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10

Tabella 1. Esempi di farmaci contraffatti Medicina contraffatta Paese/Anno Caso segnalato

Alprazolam (farmaco anti-ansia)

Canada /2007 Trovate pillole con alti livelli di alluminio, titanio, arsenico e altri metalli (condusse al primo incidente del Canada per farmaci contraffatti)

Xenical (farmaco per l’obesità)

Stati Uniti/2007 Non conteneva alcun principio attivo e veniva venduto tramite siti Internet gestiti al di fuori degli Stati Uniti

Cavinton (patologie cardiovascolari e insufficienza cerebrale)

Russia/2006 Il farmaco conteneva sostanze estranee. Circa 600 scatole di falso Cavinton sono state scoperte in un deposito

Zyprexa (disturbi bipolari e schizofrenia)

Regno Unito/2006 Individuato nella filiera farmaceutica legale; non conteneva sufficientemente il principio attivo

Nandrolone (osteoporosi e anemia aplastica)

Spagna/2004

I farmaci non contenevano adeguate quantità di principio attivo. La scoperta ha portato al più grande arresto per farmaci contraffatti nella storia della Spagna

Cialis (disfunzione erettile) Singapore/2004 Le pillole contenevano il principio attivo, ma anche quantità variabili di altri farmaci (sildenafil) per controbilanciare la potenza

Fonte: Finlay B., Counterfeit drugs and National Security, The Stimson Center, 2011.

4.2. La quasi contraffazione: il fenomeno “Italian sounding”

Anche nella contraffazione esistono diverse sfumature di grigio, come si è avuto modo di

constatare con gli elementi fino a qui presi in considerazione; c’è un fenomeno tutto italiano

che non rientra proprio nel perimetro della contraffazione, ma che presenta per le imprese

italiane e per il Sistema Paese analoghe conseguenze. Si tratta dell’Italian sounding, un

fenomeno che negli ultimi anni ha registrato una diffusione spropositata.

Per “Italian sounding” si intende un “fenomeno che consiste nell’utilizzo di etichette o altri

simboli o colori o figure sull’imballaggio che evochino l’italianità dei luoghi d’origine della

materia prima, della ricetta, del marchio o del processo di trasformazione di prodotti

fabbricati in realtà all’estero. I prodotti recano nomi di marchi che suonano italiani, ma in

realtà sono stati realizzati all’estero.”13

Per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, occorre subito dire che l’Italian sounding non

costituisce propriamente contraffazione: il vino prodotto negli Stati Uniti che reca

sull’etichetta l’immagine del Colosseo non è un prodotto contraffatto. Si tratta più che altro di

una imitazione, che induce il consumatore straniero ad acquistare quel prodotto e anche a

pagarlo di più rispetto ad altri solamente grazie al richiamo all’Italia o all’italianità, anche se

di italiano non c’è assolutamente nulla.

I Paesi nei quali è maggiormente diffuso il fenomeno sono, ovviamente, quelli in cui c’è

un’elevata percentuale di immigrati italiani e dove sono presenti le comunità di origine

italiana, come Nord America, Argentina, Brasile e Australia, ma anche in quei Paesi dove il

“made in Italy” nel settore alimentare costituisce una sorta di mito per il consumatore locale.

13 Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione – UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) del Ministero dello

Sviluppo Economico, in collaborazione con INDICAM (Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione) e diverse

Associazioni di consumatori e di categoria, La contraffazione alimentare. Vademecum per il consumatore, 2012, disponibile

al link http://www.uibm.gov.it/attachments/article/2006662/disp_alimentari.pdf.

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L’Italian sounding, comunque, costituisce una grave minaccia per il Made in Italy e per le

esportazioni italiane in quanto l’azienda che produce questi beni all’estero riesce ad ottenere

un vantaggio competitivo sul mercato grazie all’indebita associazione del prodotto all’Italia, a

fronte dei costi che i produttori italiani devono invece sostenere al fine di garantire elevati

standard di qualità.

I prodotti più colpiti da tale fenomeno sono i formaggi, la pasta e i sughi per pasta, i pomodori

pelati e le conserve di pomodori, l’olio d’oliva, gli aceti, i salumi e gli affettati. Esempi di ciò

che si può trovare in giro per il mondo, come denunciato dalla Coldiretti, sono la “mortadela”

siciliana del Brasile, il “Parma salami” del Messico, o ancora il “salami calabrese” prodotto in

Canada.

Sempre il Canada, oltre alla denominazione, ha “rubato” al prosciutto di Parma anche il logo,

ovvero la corona ducale con al centro la dicitura “Parma”.

La Maple Leaf Foods, la più grande industria alimentare canadese, aveva registrato da tempo

il marchio “Parma” ed era quindi libera di commercializzare il “prosciutto” con tale nome,

facendo sì che il vero prosciutto di Parma Dop non potesse essere venduto in Canada con il

suo vero nome, bensì come “Prosciutto originale”. Il ricorso presentato dal Consorzio del

Prosciutto di Parma è stato respinto dalla Corte federale canadese e così la società locale

potrebbe appropriarsi anche del logo originale14.

Ma la storia del prosciutto di Parma non finisce qui: i cinesi non si fanno mancare proprio

nulla, hanno pensato bene di fondare una città nella provincia del Ganzu che si chiama

proprio Parma, e commercializzano già l’invitante, almeno da come si vede in foto, “Parma

Ham”15.

La tabella 2 offre un esempio di differenziale dei prezzi al consumo negli Stati Uniti di alcuni

prodotti DOP ed Italian sounding per la stessa categoria.

Per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno si propone la tabella 3, che riporta le stime

in euro relative al 2010 della contraffazione e dell’Italian sounding.

Basti pensare che il totale della contraffazione propriamente detta e dell’Italian sounding (60

mld) è pari quasi al triplo del valore dell’export annuo.

14 Repubblica.it – Parma, Il Canada ruba la corona al prosciutto di Parma, 12 maggio 2012,

http://parma.repubblica.it/cronaca/2012/05/12/news/il_canada_ruba_la_corona_al_prosciutto_di_parma-34978605/ . 15 Repubblica.it – Parma, Nasce una Parma in Cina per produrre prosciutti Dop, 10 ottobre 2009,

http://parma.repubblica.it/dettaglio/nasce-una-parma-in-cina-per-produrre-prosciutti-dop/1744930; si veda anche Selvatici

A., Il libro nero della contraffazione, Pendragon, Bologna, 2012.

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Tabella 2. Confronto dei prezzi al consumo di alcuni prodotti DOP ed Italian sounding

Prodotto DOP Prezzi al consumo

Imitazione Italian Sounding

Prezzi al consumo

Differenziale di prezzo

Parmigiano Reggiano DOP sfuso

15,99 Parmigianito Argentino sfuso

7,99 + 8 $

Parmigiano Reggiano DOP confezionato “Ambriola”

16,99

Parmesan Cheese Bel Gioioso confezionato

12,99 + 4 $

Australian Parmesan Cheese Millel confezionato

12,99 + 4 $

Reggiano Parmesan “Gran Cello” confezionato

9,99 + 7 $

Pomodori San Marzano

DOP 4,79 – 5,49

Pomodori San Marzano

I.S. 3,79 – 3,99 Ca. + 1 $

Asiago DOP 13,99 – 17,80

Asiago Cheese Bel Gioioso

9,99 – 12,99

Ca. + 5 $

Asiago Cheese Stella 9,99

Grana Padano DOP 11,99 – 12,99 American Grana Bel Gioioso

9,99 + 3 $

Gorgonzola DOP (dolce e piccante)

12,99 – 15,80 Gorgonzola Cheese 12,99 Ca. + 3 $

Barattolo da 1 Kg. Costo relativo ad 1 pound (453,5 gr) di prodotto in US $

Fonte: Intellectual Property Rights Desk New York dell’ICE, Rapporto sulla contraffazione negli Stati Uniti:

approfondimento sui prodotti italiani falsificati, 2010.

Tabella 3. Stime in euro della contraffazione e dell’Italian Sounding

Territorio Fenomeno

UE Asia e

Oceania Nord e Centro

America Sud America Totale

Contraffazione 1 mld 1 mld 3 mld 1 mld 6 mld

Italian Sounding 21 mld 4 mld 24 mld 5 mld 54 mld

Contraffazione + Italian Sounding

22 mld 5 mld 27 mld 6 mld 60 mld

Fonte: ICE/Federalimentare, 2010.

5. Gli effetti della contraffazione

La contraffazione è un fenomeno a dimensioni trasversali, e che pertanto provoca numerose

conseguenze che vanno a ripercuotersi in diversi ambiti. Gli effetti provocati dalla

contraffazione, in parte già anticipati, possono essere suddivisi in quattro grandi categorie:

a) Effetti socio-economici generali: ad essere fortemente penalizzata è l’innovazione e

la crescita in quanto si riducono gli incentivi ad innovare, e di conseguenza anche i

tassi di crescita a medio-lungo termine. La contraffazione, inoltre, è strettamente

legata alla criminalità organizzata, che così prende sempre più piede all’interno delle

economie grazie al reinvestimento dei profitti in altre attività criminali (edilizia, droga,

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armi). Conseguenze negative si hanno anche sull’ambiente, sia nel momento

dell’utilizzo che in quello dello smaltimento; sui lavoratori, in quanto viene sfruttato

maggiormente il lavoro nero e si assiste al favoreggiamento dell’immigrazione

clandestina; sugli investimenti esteri diretti, sia per quanto riguarda il livello dei flussi

che la loro struttura.

b) Effetti sulle imprese (titolari dei diritti): le imprese (titolari dei diritti) sono

profondamente colpite dal fenomeno della contraffazione sotto diversi punti di vista:

innanzitutto, la contraffazione porta ad una riduzione del volume di vendite e quindi al

conseguente abbassamento dei prezzi, finalizzato a contrastare tale tendenza; inoltre,

ad essere danneggiata è anche la reputazione e l’immagine delle imprese stesse, che

sono portate perciò a sostenere dei costi per attività investigative, campagne

d’informazione al pubblico, assistenza tecnica alle istituzioni pubbliche, consulenza

legale, modifiche da apportare al packaging al fine di impedirne la contraffazione ecc.

Tutto questo porta le imprese a ridurre fortemente gli investimenti in ricerca e

sviluppo, con conseguente perdita di competitività nel mercato.

c) Effetti sui consumatori: il riferimento è sicuramente a quelli sulla salute e la

sicurezza degli stessi, soprattutto per quanto riguarda i settori agro-alimentare,

farmaceutico ed automobilistico. Bisogna però considerare che i consumatori molto

spesso acquistano consapevolmente prodotti contraffatti (secondo Transcrime la

percentuale di consumatori consapevoli è del 93%), che quindi non sono in possesso

di determinati standard di qualità e non sono sottoposti ad alcun tipo di controllo. E’

ovvio che diventa fondamentale l’educazione e la sensibilizzazione su questi temi.

d) Effetti sui Governi e pubbliche amministrazioni: l’effetto immediato è quello

relativo all’evasione fiscale e contributiva. Oltre a questo c’è da considerare che quasi

tutto il denaro proveniente dal “falso” viene poi trasferito, soprattutto dai cinesi, alla

madrepatria attraverso lo strumento del money transfer, contribuendo anche al

riciclaggio dei proventi illeciti. Il settore pubblico deve poi sostenere notevoli costi per

le campagne di informazione e per lo sviluppo e il mantenimento della legalità.

Ultimo, ma non per importanza, è il rischio di corruzione dei pubblici ufficiali per

agevolare la contraffazione, che porta all’inefficacia delle azioni messe in atto per

contrastare il fenomeno16.

6. I soggetti che operano per la prevenzione e il contrasto alla

contraffazione

Nel corso del tempo, data l’entità e l’inarrestabile aumento del fenomeno della contraffazione,

l’Italia si è dotata di un assetto istituzionale, oltre che normativo, volto a prevenirlo e

contrastarlo.

Va ricordato che con la legge n. 80 del 2005 venne istituito l’Alto Commissario per la lotta

alla contraffazione, che fu purtroppo soppresso nel 2008 in un stagione di tagli quando si

16Comando Generale della Guardia di Finanza, Progetto “Comunicazione sul fenomeno della contraffazione”, disponibile sul

sito

http://www.gdf.gov.it/repository/contentmanagement/information/n1307783892/comunicazionesulfenomenodellacontraffazi

one.pdf?download=1; OECD, The Economic Impact of Counterfeiting and Piracy, 2008; Ministero dello Sviluppo

Economico, Dipartimento per l’Impresa e l’Internazionalizzazione – Direzione Generale per la lotta alla contraffazione –

Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, Dimensioni, caratteristiche e approfondimenti sulla contraffazione, Studio a cura della

Fondazione CENSIS (Centro Studi Investimenti Sociali), 2012, disponibile sul sito

http://www.uibm.gov.it/iperico/home/2012_Studio_Fondazione_Censis_IT.pdf.

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ritenne l’ente inutile, unitamente all’Alto Commissariato per la lotta ed il contrasto alla

corruzione.

I compiti dell’Alto Commissario per la lotta alla contraffazione - che erano stati ampliati

successivamente dalla legge 81 del 2006 - erano:

1. il coordinamento delle attività di sorveglianza in materia di violazione di diritti di

proprietà industriale ed intellettuale;

2. il monitoraggio sulle attività di prevenzione e repressione dei fenomeni di

contraffazione, di ogni settore compreso quello agro alimentare, operando in raccordo

costante con la magistratura;

3. lo studio delle misure volte a contrastare i fenomeni in materia di diritti di violazione

della proprietà intellettuale ed industriale;

4. l’assistenza alle imprese per la tutela contro le pratiche commerciali sleali.

L’organo svolgeva attività di pianificazione annuale degli interventi da realizzare ed

elaborava anche proposte di interventi normativi in materia di lotta alla contraffazione;

inoltre, era molto impegnato nella programmazione e promozione di attività di informazione e

sensibilizzazione delle imprese, nonché nell’elaborazione e nello sviluppo di azioni per la

tutela della sicurezza dei consumatori. L’Alto Commissario aveva ritenuto prioritario

costituire una banca dati per giungere a quantificare meglio il fenomeno della contraffazione,

dal momento che i soli sequestri costituiscono una piccola parte di tutte le merci contraffatte.

L’Alto Commissario, nello svolgimento delle proprie attività, collaborava con molti enti a

livello nazionale (magistratura, forze di polizia, servizi di sicurezza interna ed internazionale

anche per i profili di intelligence, associazioni rappresentative delle imprese danneggiate) ed

internazionale (Autorità europee, in particolare l’OLAF, imprese, le corrispondenti strutture

degli altri Paesi Esteri non EU…).

In pochi mesi di operatività l’organismo aveva già raggiunto degli ottimi risultati in materia di

lotta alla contraffazione. Basti pensare che “nel periodo che va dal 27 al 31 dicembre 2005,

l'iniziativa intrapresa con la Guardia di Finanza ha portato complessivamente

all'effettuazione di 224 interventi, alla denuncia alle Autorità giudiziarie di 123 persone (di

cui 13 persone tratte in arresto) e al sequestro di oltre 2 milioni e 385 mila prodotti

contraffatti, ovvero commercializzati in violazione della legge a tutela del diritto d'autore.”17

C’è da dire che l’Italia è stato il primo Paese ad istituire un’autorità governativa che si

occupasse di lotta alla contraffazione, a seguito del G8 del 2002 di Londra, nel quale i

Governi si erano impegnati in tal senso.

Purtroppo, nel 2008, nell’ambito delle misure per il contenimento della spesa pubblica, con la

legge n. 133 il Governo di allora decise di sopprimere alcuni organismi, tra cui proprio l’Alto

Commissario per la lotta alla contraffazione18, perché particolarmente costosi. In realtà l’Alto

Commissario per la lotta alla contraffazione costava appena un milione e mezzo di euro

l’anno, mentre i benefici a cui avrebbe portato l’intensa azione dell’organismo sarebbero stati

sicuramente superiori ai costi sostenuti dallo Stato per mantenerlo in vita.

Ora, esistono in attività altri soggetti che operano nel contrasto alla contraffazione, ma la

numerosità è comunque un fattore di complessità se manca il coordinamento.

Di seguito se ne riporta una breve descrizione di quelli principali:

Ministero degli Affari Esteri: opera attraverso l’Ufficio III - Protezione della

proprietà intellettuale, dei brevetti e del diritto d’autore e lotta alla contraffazione

17 Dati riportati nella Guida pratica “Stop alla contraffazione”, disponibile al link

http://www.icewien.at/download/publikationen/Stop_Contraffazione_GuidaPratica.pdf. 18 Gli altri organismi erano l’Alto Commissario per la lotta alla corruzione, il Secit e una Commissione incaricata di

esaminare i requisiti degli ex dipendenti delle basi NATO da assumere nella Pubblica Amministrazione.

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(Direzione Generale per la mondializzazione e le questioni globali), che si occupa di

innovazione e tutela della proprietà intellettuale (brevetti, marchi, design, indicazioni

geografiche, diritto d’autore), contrasto alla contraffazione e alla pirateria in ambito

internazionale e comunitario, anche in relazione alla società dell’informazione, ad

Internet ed ai mezzi di comunicazione19;

Ministero dell’Interno: attraverso le Forze di Polizia effettua il controllo del

territorio a fini di prevenzione e di repressione del crimine;

Ministero della Giustizia: opera attraverso le Sezioni specializzate in materia di

proprietà industriale ed intellettuale;

Ministero dell’Economia e delle Finanze: opera attraverso la Guardia di Finanza;

Ministero dello Sviluppo Economico: al suo interno opera la Direzione Generale per

la Lotta alla Contraffazione – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM);

Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: è l’autorità nazionale competente in

materia di protezione delle Indicazioni Geografiche a livello nazionale, comunitario e

internazionale;

Ministero della Salute: attraverso la Direzione Generale Farmaci e Dispositivi

Medici determina gli indirizzi per l’attività dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA);

Guardia di Finanza: svolge un’azione di contrasto ai reati di natura economica quali

la contraffazione dei marchi, la violazione dei diritti di proprietà intellettuale,

l’immissione in commercio di prodotti non conformi agli standard di sicurezza previsti

a livello europeo e nazionale. Si avvale dei Nuclei di Polizia Tributaria per risalire a

monte della filiera del falso;

Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: opera nei porti e negli interporti. È dotata di

un Ufficio Intelligence, il quale effettua attività di acquisizione e analisi di dati e

informazioni finalizzate alla prevenzione e repressione degli illeciti tributari ed

extratributari concernenti il settore doganale e delle accise; definisce le strategie

antifrode prioritarie da attuare a livello nazionale; analizza i flussi informativi delle

attività antifrode svolte dalle strutture regionali e territoriali in relazione al traffico

internazionale e agli illeciti concernenti i materiali dual-use e quelli strategici e le

fattispecie di stampo associativo;

Comando Carabinieri per la Tutela della Salute: dipende dal Ministero della Salute

e opera attraverso i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (NAS) per la lotta alle

sofisticazioni e alle frodi dei prodotti alimentari e medico-sanitari;

Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari: previene e contrasta le frodi

nel settore agricolo e alimentare;

Direzione Nazionale Antimafia: opera in materia di contraffazione, assumendo il

coordinamento investigativo delle indagini, nel caso in cui sia coinvolta la criminalità

organizzata a livello sia nazionale che transnazionale;

AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco: su indirizzo del Ministero della Salute

effettua valutazioni sui farmaci al fine di accertarne i requisiti di qualità e sicurezza;

CNAC – Consiglio Nazionale Anticontraffazione: è l’organismo interministeriale

con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative

intraprese da ogni amministrazione in materia di lotta alla contraffazione, al fine di

migliorare l’insieme dell’azione di contrasto a livello nazionale;

Agenzia ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione

delle imprese italiane: attraverso gli IPR Desk (Intellectual Property Rights) svolge

19 Ministero degli Affari Esteri, http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Struttura/DGMondializzazioneQuestioniGlobali/.

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funzioni di consulenza per le imprese italiane all’estero e di monitoraggio per la tutela

del marchio e le denominazioni di origine;

ISS –Istituto Superiore di Sanità: attraverso il Dipartimento del Farmaco – Qualità

dei farmaci chimici – Unità Anticontraffazione svolge attività di ricerca, valutazione e

controllo al fine di contrastare la contraffazione farmaceutica;

AGCM – Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: garantisce il rispetto

delle regole che vietano le intese anticoncorrenziali tra imprese, gli abusi di posizione

dominante e le concentrazioni in grado di creare o rafforzare posizioni dominanti

dannose per la concorrenza, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei cittadini. Di

recente ha ricevuto il riconoscimento internazionale “highly commended” nell’ambito

del Global Anti-Counterfeiting Awards 2013 per l’innovativa azione svolta a tutela dei

consumatori contro le vendite on-line di beni contraffatti, diventando così un modello

di riferimento nella lotta alla contraffazione20.

Infine, bisogna considerare le attività svolte dal mondo camerale a sostegno delle imprese in

Italia e all’estero.

A livello europeo si citano:

OLAF – European Anti-Fraud Office: si occupa marginalmente della lotta alla

contraffazione, anche perché non ha un mandato specifico sulla materia, però può

svolgere indagini cosiddette «esterne», ma solo nel caso in cui vi sia una frode che

reca un danno diretto alle finanze dell’Unione europea. Si ritiene che la contraffazione

rientri a pieno titolo tra le condotte che recano un danno diretto alle finanze

dell’Unione europea, dal momento che una conseguenza diretta del fenomeno è

proprio quella dell’evasione fiscale;

UAMI – Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno: è l’organismo ufficiale

dell’Unione europea per i marchi, i disegni e i modelli. Coopera con gli Stati membri e

la Commissione nella lotta alla contraffazione. Nel 2012 gli è stato attribuito, tra

l’altro, l’Osservatorio europeo sulla contraffazione e la pirateria, ridenominato per

l’occasione “Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà

intellettuale”, il quale, tra gli altri compiti, ha anche quello di affinare la conoscenza

di strumenti tecnici per prevenire e contrastare la contraffazione e la pirateria,

compresi i sistemi di tracciabilità e di rintracciabilità.

A livello internazionale l’OECD svolge attività di ricerca, studio ed analisi sulla

contraffazione; il Global Anti-Counterfeiting Network (GACG) collega un ampio numero

di organizzazioni anti-contraffazione nazionali e regionali il cui obiettivo comune è quello di

scambiare e condividere informazioni, di partecipare ad attività congiunte e di cooperare nella

risoluzione dei problemi specifici di proprietà intellettuale e cambiamenti nelle rispettive aree

nazionali o regionali. Attualmente sono 23 i membri del GACG, tra cui l’Istituto di

Centromarca per la lotta alla contraffazione, INDICAM, che rappresenta l’Italia; per gli Stati

Uniti c’è l’International Anticounterfeting Coalition (IACC), organizzazione non profit

nata nel 1979 con la missione di combattere la contraffazione e la pirateria21.

20 Comunicato Stampa del 28 maggio 2013 dell’AGCM, disponibile su http://www.agcm.it/stampa/comunicati/6465-lotta-

alla-contraffazione-antitrust-riceve-riconoscimento-internazionale.html. 21 Altre organizzazioni sono : Aktionskreis gegen Produkt- und Markenpiraterie – APM; Anti Counterfeiting Collaboration –

ACC; Anti Counterfeiting-Group – ACG; Anti-Counterfeit Agency – ACA; Anti-Counterfeiting Group of India – ACGI;

Asociación Nacional para la Defensa de la Marca – Andema; Association Belge Anti-Contrefacon / Belgische Associatie

Anti-Namaak - ABAC/BAAN; Canadian Anti-Counterfeiting Network – CACN; Canadian Intellectual Property Council –

CIPC; Comité Colbert - Comité Colbert; Danish Anti Counterfeiting Group – DACG; FICCI Committee Against Smuggling

and Counterfeiting Activities Destroying the Economy - FICCI CASCADE; Finish Anti Counterfeiting Group – FACG;

Hong Kong Intellectual Property Society – HKIPS; Norwegian Anti Counterfeiting Group – NACG; Quality Brands

Protection Committee – QBPC; Swedish Anti Counterfeiting Group – SACG; The Association of European Trade Mark

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Altra organizzazione attiva nella lotta alla contraffazione, con sede a Londra, è lo ICC

Commercial Crime Services (CCS), il braccio anti-crimine della Camera di Commercio

Internazionale (ICC), che combatte tutte le forme di criminalità commerciale (frodi nel

commercio internazionale, frode assicurativa, frode di strumenti finanziari, il riciclaggio di

denaro, le frodi di spedizione e la contraffazione dei prodotti). Il CCS comprende tre uffici

specializzati, che operano come associazioni autonome che offrono ai propri membri una

vasta gamma di risorse e servizi. Si tratta dell’ International Maritime Bureau (IMB), del

Financial Investigation Bureau (FIB) e del Counterfeiting Intelligence Bureau (CIB).

L’OMPI, o WIPO in inglese, la World Intellectual Property Organization, è

l’organizzazione mondiale che si occupa di promuovere l’innovazione e la creatività per lo

sviluppo economico, sociale e culturale di tutti i Paesi attraverso un sistema internazionale di

proprietà intellettuale condiviso.

7. La risposta dell’attività di intelligence nel contrasto alla contraffazione

Gli effetti generati dal fenomeno della contraffazione, come visto, ricadono tanto sul settore

pubblico quanto su quello privato, oltre che sui consumatori e sulla società in generale.

Quindi, sull’intero Sistema Paese.

Al momento la risposta dell’attività di intelligence per contrastare il fenomeno qui preso in

esame è presente e forte, ma forse merita qualche ulteriore affinamento per mettere a sistema

ciò che già esiste (e che è molto) per combattere un fenomeno che è comunque sistemico: la

contraffazione è un sistema e si combatte solo con un altro sistema che è fatto di soggetti, di

strumenti e di iniziative.

Per attività di intelligence si intende un processo volto all’acquisizione di più conoscenze

possibili su un determinato fenomeno di interesse al fine di produrre informazioni utili per

prendere le decisioni. E’ chiaro che l’attività è in funzione del tipo di decisioni e del soggetto

che deve prenderle.

Si parla di intelligence economica, o di competitive intelligence, o ancora di business

intelligence, quando l’attività di intelligence viene svolta dall’impresa al fine di ottenere

informazioni sulla concorrenza e sul mercato, per consentire al manager di prendere le

decisioni giuste al momento giusto e per raggiungere vantaggi competitivi rispetto ai

concorrenti22.

Le imprese si dotano sempre più di strutture dedicate alla protezione dei marchi e alla lotta

alla contraffazione, svolgendo a tal fine attività di investigazione e di intelligence. In tal

modo, infatti, possono essere identificati i principali fornitori di prodotti contraffatti.

Esiste poi un’intelligence svolta dalle istituzioni pubbliche a vantaggio sia delle imprese che

più in generale del Sistema Paese; per la buona riuscita dell’attività di contrasto risulta

determinante la cooperazione tra settore pubblico e settore privato e tra organismi dei due

comparti al loro interno. In particolare, con le associazioni di categoria di impresa, le

organizzazioni doganali, con le forze di polizia locali e con tutti quei soggetti pubblici che a

vario titolo hanno delle competenze in materia.

Owners – MARQUES; The Coalition for Intellectual Property Rights – CIPR;; Ukraine Alliance Against Counterfeiting and

Piracy – UAACP; Union des Fabricants – Unifab. 22 Jean C., Savona P., Intelligence Economica. Il ciclo dell’informazione nell’era della globalizzazione, Rubbettino Editore,

2011.

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La cooperazione però, a questo punto, deve esserci anche tra i soggetti pubblici a livello

internazionale, anche per andare a sopperire in qualche modo alla mancanza di

armonizzazione legislativa che caratterizza il fenomeno.

Nella Relazione conclusiva della Commissione Parlamentare di inchiesta sui fenomeni della

contraffazione e della pirateria in campo commerciale si fa riferimento proprio a questo nel

paragrafo dedicato all’attività di intelligence: “La cooperazione di intelligence è uno

strumento di tipo informale che amplifica le possibilità dell’analisi dei dati, i quali vengono

scambiati in modo riservato e confidenziale, essendo analizzati da diversi organismi in

molteplici paesi, anche extracomunitari. Naturalmente, questa tipologia di cooperazione

risente della natura particolarmente informale delle fonti su cui si basa: fonti informative

riservate e Osint (Open Source Intelligence), cioè fonti aperte di genere strategico.”23

I soggetti dedicati alla prevenzione e al contrasto della contraffazione, come visto in

precedenza, sono diversi e si sono dotati, nel corso del tempo, di strumenti tecnologici ed

informatici sempre più evoluti e sofisticati che consentono di monitorare e arginare il

fenomeno attraverso l’utilizzo e l’analisi di specifici data base.

Una sintetica rassegna, pertanto, può essere proposta per ente promotore o per tipologia di

data base costruito ed utilizzato.

A titolo di esempio vale la pena ricordare:

a) L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che dispone di una tecnologia

informatica che permette l’incrocio dei dati i quali, se sono difformi ai parametri

precedentemente inseriti, fanno scattare le segnalazioni e quindi i controlli. Sono molti

i sequestri effettuati grazie all’utilizzo di scanner a raggi X modello Silhouette Scan

Mobile, che permettono di rilevare all’interno dei container delle merci che non

corrispondono a quelle del carico dichiarato, anche quando apparentemente il carico

sembra conforme (le merci difformi vengono messe in fondo al container, nascoste da

quelle dichiarate)24.

b) L’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA), che effettua indagini di intelligence per

contrastare la vendita e la diffusione di farmaci contraffatti, soprattutto su Internet. In

collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e i NAS è in corso un campionamento

da siti sospetti; si tratta di un progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che

nella fase pilota ha portato a due approfondimenti:

la classificazione delle farmacie presenti in rete in legali, illegali e false;

l’obiettivo è quello di arrivare ad una “black list” delle false farmacie e di

renderla pubblica;

studio ed analisi dei social network sportivi, che potrebbero fornire preziose

informazioni su rivenditori minori o farmacie che diffondono farmaci dopanti

contraffatti.

Nel 2010 l’AIFA ha siglato un memorandum d’intesa con LegitScript, ente privato

statunitense che da tempo collabora con l’agenzia statunitense Food and Drug

Administration (FDA) e Google nelle attività di individuazione, classificazione e

segnalazione di farmacie online illegali. Molte farmacie sono state già chiuse, c’è stata

l’interruzione della pubblicità on line illegale di prodotti a prescrizione medica, oltre a

diversi sequestri di domini associati alla vendita di farmaci illegali su pagine web in

italiano25.

23 Commissione Parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale,

Relazione conclusiva, 2013. 24 Selvatici A., op. cit. 25 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/farmacie-online-e-indagini-di-intelligence.

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Inoltre, è di recente avvio (luglio 2013) un progetto europeo di cooperazione e

intelligence, c.d. Fakeshare, di cui l’AIFA è ideatrice e capofila, finalizzato a

proteggere la salute dei cittadini dai pericoli derivanti dal commercio illegale di

farmaci sul web. Il progetto rientra nel programma “Prevention of and fight against

crime” e verrà finanziato dalla Commissione Europea con oltre 350.000 euro.

Sono molti gli enti, pubblici e privati e a livello sia nazionale che internazionale, ad

essere coinvolti nel progetto, in qualità di co-beneficiari o di partner.

L’obiettivo è quello di giungere al coordinamento e all’ottimizzazione delle iniziative

di contrasto promosse dai singoli Paesi europei garantendo la gestione condivisa delle

attività di monitoraggio sulle e-pharmacies attraverso sistemi di Information

Technology, che saranno gestiti dall’AIFA. L’infrastruttura IT che verrà sviluppata

andrà a supportare le forze di polizia nelle attività mirate al blocco/oscuramento dei

siti non autorizzati26.

Si tratta della prosecuzione dell’attività di ricerca che l’AIFA porta avanti in

collaborazione con il gruppo di ricerca eCrime della Facoltà di Giurisprudenza

dell’Università di Trento per il progetto Fakecare, di durata triennale, che si propone

la costruzione di un prototipo che sfrutta le potenzialità dell’Information and

Communication Technology per l’identificazione automatica delle farmacie online

illegali anche al fine di mettere in piedi una metodologia che consenta di misurare il

rischio che un determinato farmaco sia contraffatto e venduto online27.

c) Il Counterfeiting Intelligence Bureau (CIB), già menzionato in precedenza, è un

ufficio specializzato della Camera di Commercio Internazionale, nato nel 1985 per

proteggere l’industria dai danni causati dalla contraffazione attraverso attività di

intelligence, investigativa e di formazione di esperti.

Fin dalla sua nascita, il CIB ha intrapreso più di 600 indagini in più di 35 Paesi su

prodotti contraffatti che vanno dai gioielli di lusso e mobili fino alle bevande alcoliche

e ai prodotti farmaceutici. Come risposta agli enormi pericoli rappresentati da internet

per la vendita dei prodotti contraffatti, l’ufficio ha istituito un team per le

investigazioni su internet. Questo team di investigatori effettua un’analisi di

intelligence su ogni sito indagato; si tratta di persone esperte di tecniche segrete di

intelligence e che utilizzano un approccio human-based, che va oltre l’indagine del

singolo sito web, per andare ad analizzare l’intera rete dei contraffattori che vi è

dietro. Ciò è molto importante in quanto, una volta che il sito web in questione è stato

oscurato o chiuso, si dispone comunque di elementi fondamentali per risalire ai

soggetti, che possono anche aver aperto altri siti e che agiscono con le stesse modalità.

Il CIB ha sviluppato diversi strumenti di intelligence:

Counterfeiting Seizure Maps: la mappa mostra i maggiori sequestri di merci

contraffatte e usurpate segnalati al CIB nel corso del 2010. I sequestri sono

classificati in 8 categorie sulla base del settore merceologico di appartenenza

dei prodotti sequestrati (Pharmaceuticals, Software, Audio Visual, Other,

Clothing, Luxury Goods, Tobacco, Food & Beverage). Cliccando sul singolo

sequestro si apre una finestra che riporta le informazioni relative alla data, al

Paese, al settore e al titolo della notizia, in quanto si tratta di informazioni

tratte dalla stampa inglese; quelle di dettaglio e la fonte originale possono

26 Comunicato stampa AIFA n. 310 del 03/07/2013, http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-guida-progetto-

europeo-fakeshare. 27 Comunicato stampa AIFA n. 280 del 07/12/2012, http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/accordo-quadro-tra-aifa-e-

universit%C3%A0-degli-studi-di-trento-progetto-anticontraffazione-farma.

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essere visualizzate cliccando sul rapporto completo. Se le posizioni esatte dei

sequestri non sono fornite, vengono mostrate le posizioni stimate. Si può

contattare il CIB per far inserire dei sequestri che non compaiono nella mappa.

Live Seizure Report: riporta i dati e le notizie, relative al 2012, sui sequestri

individuati su fonti aperte.

News Archive: è un database di oltre 3.000 notizie pubbliche in lingua inglese

relative a più di 100 Paesi dal 2007 ad oggi. L’Archivio può essere interrogato

utilizzando diverse chiavi di ricerca.

Case Study Database: raccoglie casi di studio, fatti ed esperienze volti ad

individuare i danni reali associati alla contraffazione e alla pirateria. Il database

può essere interrogato in base alla categoria di danno, al Paese o al settore28.

Le iniziative di intelligence dei vari soggetti tendono a condividere data base diversamente

alimentati e diversamente utilizzati per scopi diversi, ma simili, per trasformare nella logica

del ciclo dell’intelligence semplici dati in utili informazioni che poi si tramutano in

conoscenze condivise. Al momento esistono diverse banche dati già realizzate ed altre sono in

corso di realizzazione.

È il caso di citare:

a) Rapex, di cui si è già parlato, è il database gestito dalla Commissione Europea –

Direzione Generale per la salute e i consumatori.

b) IPERICO (Intellectual Property Elaborated Report of the Investigation on

Counterfeiting), promosso dall’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) per la

creazione di una banca dati nazionale sulle attività di contrasto alla contraffazione in

Italia, che riporta numero di sequestri, quantità e tipologia di prodotti sequestrati,

stima del valore medio degli articoli contraffatti e distribuzione sul territorio

nazionale, a partire dal 2008. La banca dati è stata realizzata – sotto la guida della

Direzione Generale Lotta alla Contraffazione – da un pool di esperti della Guardia di

Finanza, dell’Agenzia delle Dogane e del Servizio Analisi Criminale del Ministero

dell’Interno, che hanno messo a punto un sistema in grado di acquisire e armonizzare

le informazioni provenienti dai database di proprietà di ciascun organismo preposto al

controllo.

I dati sono aggiornati al 2011 e può accedervi chiunque interrogando il database anche

con elevati livelli di dettaglio per ricerche personalizzate. Dalla sua realizzazione, la

banca dati è stata migliorata, tant’è che nel giugno 2013 è stato pubblicato un dossier

che illustra la nuova metodologia adottata per la stima del valore economico dei

prodotti sequestrati29.

c) La banca dati della biodiversità nazionale (BDBAN), gestita dalla Fondazione

Edmund Mach, che dal 2008 continua l’attività dell’Istituto Agrario di San Michele

all’Adige, e che attraverso l’analisi degli isotopi cerca di stabilire la reale origine dei

prodotti.

d) Il Sistema Informatico Anticontraffazione (SIAC) di cui si è dotata la Guardia di

Finanza che agisce sul territorio nazionale - indipendentemente dalla provenienza e

destinazione delle merci e permette alla stessa di condividere e gestire informazioni

sui marchi al fine di agire a tutela dei diritti dei titolari.

e) Il Fully Automated Logical SysTem Against Forgery & Fraud (FALSTAFF), sistema analogo a quello precedente e gestito dall’Agenzia delle Dogane, che invece

28 http://www.icc-ccs.org/icc/cib. 29 http://www.uibm.gov.it/index.php/bandi-e-gare/256-uibm/speciali/in-primo-piano/556-iperico.

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agisce alle frontiere e presso i porti; il progetto FALSTAFF è in fase di

sperimentazione dal 2004 ed è finalizzato alla costituzione di una banca dati

multimediale dei prodotti autentici inserita nel sistema informativo AIDA

(Automazione Integrata Dogane e Accise) dell’Agenzia.

La banca dati viene alimentata dagli stessi titolari del diritto e consente di confrontare

le caratteristiche dei prodotti sospettati di contraffazione con le caratteristiche dei

prodotti originali.

In pratica, l’azienda che richiede un intervento di tutela di un proprio prodotto, andrà a

generare una scheda del prodotto nella banca dati, comprensiva di immagini dello

stesso e della mappa dei suoi itinerari doganali.

I funzionari doganali possono interrogare la banca dati ottenendo risposte in tempo

reale e possono avvalersi, per le richieste di intervento, dei tecnici delle associazioni di

categoria e/o degli enti di certificazione della qualità dei prodotti posti sotto tutela.

La banca dati si integra, inoltre, con il Circuito Doganale di Controllo e permette di

definire ulteriori profili di rischio a cui sono collegate specifiche azioni per la tutela

dei prodotti protetti da marchio.

f) Il Circuito Doganale di Controllo analizza, in tempo reale, tutte le dichiarazioni di

importazione ed esportazione presentate in dogana e le indirizza automaticamente ai

canali di controllo abbinati ai profili di rischio elaborati anche in base ai parametri

indicati, nelle schede, dalle aziende30.

L’elenco ovviamente non si esaurisce qui e dimostra come tante siano le iniziative messe in

atto e proprio per la molteplicità dei soggetti e degli strumenti. Il fattore sul quale è necessario

concentrare gli sforzi è quello della cooperazione, dello scambio e della condivisione di

informazioni tra le tante organizzazioni che operano per contrastare la contraffazione, senza

trascurare l’armonizzazione che dovrebbe esserci anche a livello legislativo. Questo potrebbe

portare effettivamente ad un’azione più intensa della prevenzione, oltre che della repressione,

del fenomeno.

8. Conclusioni e proposte

In tema di contrasto alla contraffazione è stato fatto molto, ma non basta.

La posta in gioco è molto alta e anche se non intacca in senso stretto la sicurezza del Paese,

certamente intacca la stabilità economica di interi settori merceologici e la profittabilità delle

imprese che vi operano e tutto questo, in un periodo di crisi economica, ha una valenza ancora

maggiore.

Il fenomeno della contraffazione è in continua crescita, coinvolge ovviamente la criminalità

organizzata e porta nocumento anche alla salute e alla sicurezza fisica della popolazione.

L’intelligence economica può dare certamente il suo contributo: grande se riesce a coordinare

soggetti, strumenti ed iniziative, piccolo se lascia i soggetti liberi di operare senza fare

sistema.

Gli scenari sui quali operare sono quelli appena abbozzati all’inizio e non è difficile

individuare i soggetti che in ciascun ambito possono dare un contributo; ciò che serve è una

regia, un coordinamento, una programmazione. Come affermato più volte, serve un sistema

30 http://www.agenziadogane.it/wps/wcm/connect/internet/ed/operatore/aree+tematiche/lotta+alla+contraffazione/falstaff; per

una esaustiva disamina delle best practices si veda Consiglio Nazionale Anticontraffazione (CNAC), Piano Nazionale

Anticontraffazione, 2012, disponibile su

http://www.cnac.gov.it/attachments/article/113/Piano%20Nazionale%20Anticontraffazione.pdf.

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per contrastare un altro sistema che è illegale, internazionale, veloce, e che muove capitali

rilevanti.

Pertanto, combattere la contraffazione equivale, per i posti di lavoro in ballo, per l’evasione

fiscale che comporta, per la competitività e la crescita delle nostre imprese toccate dal

fenomeno, per la tipologia di criminalità che vi opera, a realizzare una finanziaria a costo zero

senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini, ma in quelle dei malviventi e dei cittadini

disonesti. Ma per realizzare questo è necessario che il governo e la classe politica mettano il

tema tra le priorità dell’agenda e, senza ricreare l’Alto Commissario per l’anticontraffazione,

a cinque anni di distanza si potrebbe invece prevedere nelle istituzioni di intelligence che già

esistono una sezione apposita che coordini la lotta al fenomeno. L’industria del falso e le

imprese invisibili, come il furto di brevetti e tecnologia e l’utilizzo della rete per traffici loschi

ed illegali, sono elementi che minano la sicurezza del Sistema Paese e che non hanno ancora

trovato una risposta adeguata e completa nelle istituzioni.

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sciutto_di_parma-34978605/ ;

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dop/1744930 ;

http://stats.oecd.org/glossary/detail.asp?ID=5015;

http://www.agenziadogane.it/wps/wcm/connect/Internet/ed/Operatore/Aree+tematiche

/Lotta+alla+contraffazione/;

http://www.agenziafarmaco.gov.it/it;

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0_B_PRN.shtml;

http://www.indicam.it/index.php?option=com_content&view=article&id=88&Itemid=

21&lang=it;

http://www.rissc.it/silk/glossary.htm;

http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20051122105955573&edition=2005-11-01;

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