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1 – D. Clemente Bretto, era l’economo generale e accompagnava D. Rua in questo viaggio. 2 – Il S. Luigi di Messina, che dopo alcuni mesi sarebbe stato distrutto dal terribile terremoto del 1908. La foto ci mostra uno scorcio dell’istituto e la facciata della chiesa. 3 – D. Bartolomeo Fascie di Verezzo (Savona-Italia) (1861). Studente ad Alassio, visse con don Bo- sco durante gli studi universitari a Torino, sentì il fascino del Santo e della vita salesiana. ricevette la talare da D. Rua e fu salesiano. Venne in Sicilia come Direttore dell’istituto pareggiato di Bronte in Sicilia 1896-1907, anno in cui i superiori lo elessero ispettore delle case di Sicilia (1907-13). Con que- sto ufficio passò alla Ligure, Toscana ed Emilia (1913-20). Infine, nel 1919, Don Albera lo chiamò al- la carica di Consigliere Scolastico nel Consiglio Superiore. Nel 1930 rappresenterà il Rettor Maggiore Don Rinaldi, impedito a partecipare, alle celebrazioni che si fecero in Sicilia per il Cinquantenario del- l’opera salesiana in Sicilia. Morì a Torino il 31 gennaio 1937. Arrivo in Sicilia Giunto a Messina alle 15 (del 3 maggio), scendeva nella prima barchetta che si pre- sentò, e in pochi minuti era alla spiaggia. “Un giovane facchino – scrive Don Bretto 1 – pron- to afferra le nostre valigie, ci fa passare alla visita dei bagagli e ci accompagna ad una vettura, come gli avevamo detto. Saliti in vet- tura, gli chiediamo che voleva di mancia ed egli rispettosamente rispose: – Cinquanta centesimi! – Noi non avevamo spiccioli italia- ni; il signor Don Rua, aperto il suo portamo- nete, osservò, poi sorridendo disse al facchi- no: – E se io ti do un franco, tu ti offendi? Quegli sorrise ringraziando. La carrozza ci condusse al collegio salesiano 2 , e qui giunti, quale non fu la meraviglia?! “Don Rua!... ma come? Non è a Malta? …” La colpa era del- la posta; s’era scritto a tempo da Alessandria d’Egitto e la lettera giungeva all’ispettore Don Fascie 3 il giorno dopo l’arrivo. allegato 4 insieme - settembre 2010 I Continuiamo il nostro fla- shback sulle or- me di Don Rua. Dopo i primi quattro viaggi ecco il quinto: mag- gio 1908. Di ritorno dalla Terra Santa passa dalla Si- cilia 2 anni dopo il precedente viaggio, era ac- compagnato da D. Bretto, economo generale. Arriva a Messina (3 maggio), Alì, Acireale (4), Catania (5), Siracusa (5), Malta (6-7), Si- racusa (8), Catania (8-9), Messina (9), Cala- bria: Soverato (10), Borgia (11-12)... Nel momento della visita – maggio – le ca- se dell’Ispettoria erano 15: Randazzo (1879), S. F. Neri (1885), Cibali (1891), Alì (1891), Bronte (1892), Marsala (1892), S. Gregorio (1893), S. Luigi (1893), Pedara (1897), Bova Marina (1899), Sampolo (1902), Borgia (1905), S. Patrizio (Malta) 1905, Modica Bas- sa (1907), Soverato (1907). Il terzo volume di D. Amadei ne tratta per 10 pagine pp. 400-409. CENTENARIO DELLA MORTE DI DON RUA 1 Primo e secondo viaggio 2 Terzo viaggio 3 Quarto viaggio 4 Quinto viaggio 4 5° viaggio di Don Rua in Sicilia a cura di Don Salvatore Spitale

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Inserto notiziario ottobre 2010

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1 – D. Clemente Bretto, era l’economo generale e accompagnava D. Rua in questo viaggio.2 – Il S. Luigi di Messina, che dopo alcuni mesi sarebbe stato distrutto dal terribile terremoto del1908. La foto ci mostra uno scorcio dell’istituto e la facciata della chiesa.3 – D. Bartolomeo Fascie di Verezzo (Savona-Italia) (1861). Studente ad Alassio, visse con don Bo-sco durante gli studi universitari a Torino, sentì il fascino del Santo e della vita salesiana. ricevette latalare da D. Rua e fu salesiano. Venne in Sicilia come Direttore dell’istituto pareggiato di Bronte inSicilia 1896-1907, anno in cui i superiori lo elessero ispettore delle case di Sicilia (1907-13). Con que-sto ufficio passò alla Ligure, Toscana ed Emilia (1913-20). Infine, nel 1919, Don Albera lo chiamò al-la carica di Consigliere Scolastico nel Consiglio Superiore. Nel 1930 rappresenterà il Rettor MaggioreDon Rinaldi, impedito a partecipare, alle celebrazioni che si fecero in Sicilia per il Cinquantenario del-l’opera salesiana in Sicilia. Morì a Torino il 31 gennaio 1937.

Arrivo in SiciliaGiunto a Messina alle 15 (del 3 maggio),

scendeva nella prima barchetta che si pre-sentò, e in pochi minuti era alla spiaggia. “Ungiovane facchino – scrive Don Bretto1 – pron-to afferra le nostre valigie, ci fa passare allavisita dei bagagli e ci accompagna ad unavettura, come gli avevamo detto. Saliti in vet-tura, gli chiediamo che voleva di mancia edegli rispettosamente rispose: – Cinquantacentesimi! – Noi non avevamo spiccioli italia-ni; il signor Don Rua, aperto il suo portamo-nete, osservò, poi sorridendo disse al facchi-no: – E se io ti do un franco, tu ti offendi?Quegli sorrise ringraziando. La carrozza cicondusse al collegio salesiano2, e qui giunti,quale non fu la meraviglia?! “Don Rua!... macome? Non è a Malta? …” La colpa era del-la posta; s’era scritto a tempo da Alessandriad’Egitto e la lettera giungeva all’ispettore DonFascie3 il giorno dopo l’arrivo.

allegato 4 insieme - settembre 2010 I

Continuiamoil nostro fla-shback sulle or-me di Don Rua.Dopo i primi quattro viaggi ecco il quinto: mag-gio 1908.

Di ritorno dalla Terra Santa passa dalla Si-cilia 2 anni dopo il precedente viaggio, era ac-compagnato da D. Bretto, economo generale.

Arriva a Messina (3 maggio), Alì, Acireale(4), Catania (5), Siracusa (5), Malta (6-7), Si-racusa (8), Catania (8-9), Messina (9), Cala-bria: Soverato (10), Borgia (11-12)...

Nel momento della visita – maggio – le ca-se dell’Ispettoria erano 15: Randazzo (1879),S. F. Neri (1885), Cibali (1891), Alì (1891),Bronte (1892), Marsala (1892), S. Gregorio(1893), S. Luigi (1893), Pedara (1897), BovaMarina (1899), Sampolo (1902), Borgia(1905), S. Patrizio (Malta) 1905, Modica Bas-sa (1907), Soverato (1907).

Il terzo volume di D. Amadei ne tratta per10 pagine pp. 400-409.

CENTENARIO DELLA MORTE DI DON RUA

1 Primo e secondo viaggio2 Terzo viaggio3 Quarto viaggio4 Quinto viaggio

4 55°° vviiaaggggiiooddii DDoonn RRuuaa

iinn SSiicciilliiaa

a cura di Don Salvatore Spitale

insieme - settembre 2010 allegato 4II

Giunse inatteso, e ricevette le più liete ac-coglienze; la fama della sua santità era parti-colarmente diffusa nell’isola. Com’ebbe pre-so un po’ di ristoro, fu subito in mezzo ai gio-vani, visitò l’Oratorio festivo, andò a visitareMons. Arcivescovo4, il quale aveva detto chevoleva assolutamente vederlo quando sareb-be passato a Messina; ed assistè ad unaadunanza del Circolo Don Bosco, compostodi giovani dai 18 ai 30 anni, catechisti e assi-stenti dell’Oratorio festivo con viva soddisfa-zione.Alì Marina

All’indomani (4 maggio), celebrata laMessa della Comunità, proseguiva per Ali

Marina, e si recava presso le Figlie di MariaAusiliatrice.

Da pochi mesi era morta la loro ispettriceMadre Maddalena Morano,5 e volle rivolgerloro parole di conforto… Fece anche aggiu-stare il pastrano, che aveva subito un grossotaglio, per l’indiscrezione di alcuni devoti, nel-la parte posteriore.

Ricordava Suor Teresa Panzica6 che ilServo di Dio per nascondere il guasto, stret-to nelle mani il lembo dell’abito, lo teneva al-to e tirato da una parte, e appena la videesclamò; – Fate voi la penitenza; vedete chenon posso uscire di casa, aggiustatelo peramor di Dio. – E la suora l’aggiustò meglioche poté, perché il guasto era nel centro. Enon v’era tempo di far meglio dovendo ripar-tire subito dopo pranzo. E coll’abito così rat-toppato serenamente proseguì.

La stessa suora ci dice che ebbe anche ilbene di potergli parlare per un momento. Glidisse: « – Padre mio buono, avrei una cosaa dirle, vuole avere la bontà di ascoltarmi?

– E perchè no? – Senta, Padre, quandoio era più giovane aveva un gran desiderio dimorir martire per amor di Dio: ora, Padre, chevedo le cose stringersi e che vi può essere laprobabilità di verificarsi il mio desiderio, mispavento ed ho gran timore per le cose checorrono contrarie alla nostra Santa Religio-ne... temo, mi pare di non avere il coraggio ela forza di sostenere il martirio, se tanta gra-zia il Signore volesse concedermi. – Egli miascoltò benigno, e poi rispose: “Sentite, buo-na figlia, ai tempi nostri non vi saranno piùquelle specie di martirio che davano i tiranniai cristiani. Quindi questo non vi sarà, maqualora ciò permettesse il Signore, vi darà lagrazia e la forza che diede ai Santi Martiri.Adesso v’è un’altra specie di martirio, moltopiù doloroso per le anime buone che soffro-

Messina: Oratorio Boccetta.

4 – Letterio D’Arrigo Ramondini (Itala, 15 novembre 1849 – Messina, 18 ottobre 1922), dal 1898 erasucceduto al Card. Giuseppe Guarino, colui che aveva accolti i primi salesiani provenienti da Torinoper andare a Randazzo.5 – Madre Morano era morta a Catania, da appena una quarantina di giorni, il 26 marzo 1908.6 – Panzica Maria Teresa di Cesarò 1852 - 1932. Direttrice per tre anni a Catania “San Filippo” lacasa delle suore unita ai Filippini di via Teatro Greco.

allegato 4 insieme - settembre 2010 III

no, ed è una pena grande che loro sta fittanel cuore; il vedere tanti mali, tanti scandaliche allagano la terra..., vedere la nostra San-ta Madre, la Chiesa, il suo Capo, cioè il Som-mo Pontefice..., questa navicella col suo Pi-lota, sbattuti dalle onde furibonde dei suoinemici..., vedere malmenati i sacri ministri e ifigli tutti fedeli di questa Santa Madre, laChiesa..., questo dico è un martirio per le ani-me buone più tormentoso dello stesso marti-rio di sangue…”. Pregate, infine mi diceva, esoffrite questa specie di martirio! – E fu l’ulti-ma volta che gli parlai”.

Mancavano pochi minuti al treno – ag-giunge Suor Decima Rocca7 – e noi ancora afargli ressa, quando all’ultim’ora ricordo chevolevo che benedicesse e desse un’immagi-ne a ciascuna. Egli comprese tutto il mio pen-siero.

Quella doveva essere una reliquia. – Iltreno fischiava già in lontananza... Prese trale sue mani le immagini, le benedisse, e poicon tutta lestezza le fece scorrere due o trevolte nelle sue mani in modo da toccarle tut-te, poi le restituì dicendo: – Le darete voi al-le ragazze! e alle suore – e corse al treno chelo aspettava in stazione. Quanta condiscen-denza, quanta delicatezza e quanta trascu-ranza di se stesso in quell’atto che ci lasciòtutte profondamente commosse”.

Partì da Alì all’una e mezzo, ed alla sta-zione di Taormina incontrava gli alunni del-l’istituto di Catania che facevano la passeg-giata annuale. Gli applausi che fecero al Ser-vo di Dio attrassero l’ammirazione dei pas-seggeri, e i giovani ebbero la gioia di vederloscendere con loro ad Acireale dove avevanostabilito di fare il pranzo. Subito se ne diffusela notizia.

Il Superiore del Collegio San Michele8,

che li avrebbe avuti ospiti, schierava i suoicento alunni all’ingresso dell’istituto e facevaaffiggere per le vie dei biglietti con la scritta:W. S. Filippo! W. Don Bosco! W. Don Rua!Una giornata indimenticabile; tanto era l’en-tusiasmo che ovunque destava la sua com-parsa.

Nel maggio del 1908 – scrive Don Antoni-no Fasulo – mi trovavo a Messina nell’Istitu-to salesiano. Giunse Don Rua di ritorno dalsuo viaggio in Oriente. Ebbi la fortuna d’ac-compagnarlo da Messina a Catania. Dovun-que appariva il buon Servo di Dio, attorno alui vedevo destarsi una corrente di muta rive-rente attenzione. Anche nella stazione di par-tenza, mentre attendeva il turno davanti allosportello del bigliettario, tutti gli occhi si fer-marono sopra di lui. Una signora, riccamentevestita, dopo averlo riguardato visibilmentecommossa, mi si avvicinò per chiedermi chifosse quel santo. Appena seppe che era DonRua, non potè più trattenere la commozioneed inginocchiatasi, lì stesso, a vista di tutti,volle essere benedetta. Quando l’umile ve-gliardo alzò la scarna mano sopra di lei, tuttii presenti, dei quali certamente non potrei ga-rantire la fede religiosa, si scoprirono il capo,compresi di sacro rispetto”.Malta

Il 5 dopo aver celebrato a Catania e rice-vuto la professione religiosa di vari chierici ecoadiutori9, partiva per Siracusa e s’imbarca-va per Malta, approdando alla Valletta versomezzanotte. Al porto era ad attenderlo Mons.Farrugia,

«Si doveva inaugurare l’altro istituto sale-siano di Sliema, Juventutis Domus, ed era -ci scrive il comm. Alfonso Galea10 — venutoappositamente a Malta. In quei giorni S. E.

7 – Sr. Decima Rocca nata a Gavi (AL) nel 1871, morta a San José di Costarica il 5 dicembre 1967.In Sicilia dal febbraio 1895. Ispettrice in Sicilia dopo la morte di Madre Morano (26 marzo 1908) fi-no al 1912. Nel 1913 partì per l’America Latina.8 – L’Istituto San Michele, fondato nel 1875, e diretto dai Padri Filippini.9 – Sono riuscito a rintracciare i nomi di alcuni di quei chierici che fecero i voti quel giorno: Di Fran-cesco Onofrio, Furnari Emilio, Garra Vito, Gennuso Vincenzo, Lombardo Giuseppe, Raspa Cherubino,Savarino Giuseppe, Scornavacca Antonino.10 – Il donatore, insieme alla moglie e alla cognata, dell’opera.

insieme - settembre 2010 allegato 4IV

Mons. Arcivescovo Don Pietro Pace trovava-si a Roma. Il suo vicario generale Mons. Can.Salvatore Grech insisteva di voler compierelui il rito della benedizione dei locali, mentrespettava a Don Rua, arrivato verso la mezza-notte, tra il 5 e il 6 maggio. Da parte mia non

me la sentivo che si facesse questo scambio,mi sembrava inurbano..., si desiderava chefosse Don Rua e nessun altro, tanto più cheera stato invitato alla funzione. Don Rua, pe-rò, per non mancare di riguardo verso l’auto-rità ecclesiastica, mi chiese se avessi piace-re che invitasse egli stesso Mons. Vicario abenedire i locali della Domus, per cui si sa-rebbe subito firmato l’atto di donazione ai sa-lesiani, invece che nel giorno dell’inaugura-zione.

Capii la sua prudenza e abnegazione, ecome negare nulla al suo sorriso pieno di pa-terno affetto? Verso le ore 9 pomeridianescrisse a Mons, Vicario pregandolo a nomeproprio di benedire la Domus, e l’atto fu fir-mato verso le ore 10 pomeridiane la vigiliastessa dell’inaugurazione, 6 maggio 1908,presenti come testimoni il marchese Testa-ferrata Olivier e il marchese onorevole avvo-cato Alfredo Mattei, dinanzi al notaio PietroMifsud. La donazione della Domus e del-l’Oratorio festivo si faceva dal sottoscritto e

11 – Don O’Grady Patrizio Irlandese (1860) “All’età di 20 anni venne in Italia con l’Arcivescovo di To-ronto per essere presentato al Santo Padre e poi proseguire per il Canada per dedicarsi al ministerosacerdotale in quella diocesi: ma nella sosta fatta dall’Arcivescovo a Torino, Don O’ Grady con altritre compagni fu così conquiso dalla santità di Don Bosco che rimase all’Oratorio” (Dal Dizionario bio-grafico dei Salesiani) Divenuto salesiano per due anni fu in Argentina con Mons. Cagliero: per 12 an-ni da sacerdote, nelle isole Malvine ebbe cura degli emigrati irlandesi. Dal 1903 al 1923 nell’Ispetto-ria sicula fu direttore a Malta. Morì a S. Francisco USA il 16/08/1943.

Malta-Sliema: Teatro della «Juventutis Domus».

sua moglie Elisa e la signorina Mary Aspfar,di lei sorella. Dopo la benedizione dei locali,7 maggio, S. E. il Governatore Sir Henry Fa-ne Grant consegnava le chiavi della Domusal sig. Don Rua».

Quindi si svolse il programma «di un’ac-cademia, della quale – osserva-va Don Bretto – non mi sarebbepossibile, anche scrivendo moltepagine, il dire bene quanto basti;canti e suoni, recite e discorsi sisuccedettero in modo superba-mente grandioso, inappuntabile.Chiuse il sig. Galea con affettuo-se parole, inneggiando soave-mente alla cristiana educazionericevuta dai suoi genitori cuiascrisse il vanto dell’egregia

opera compiuta. Sfollata la sala, il Comitato della festa si

strinse in intimo colloquio col sig. Don Rua,che, salutati poi i giovanetti, dopo d’aver ce-nato alla Valletta in casa di Mons. Farrugia ilquale per la circostanza ha invitato a far co-rona al Successore di Don Bosco molti egre-gi signori, si recava a bordo di quella stessasera, per tornare in Sicilia. Erano le ore 24,quando Don O’Grady11 e il distintissimo sig.Galea ci lasciarono al porto, anzi a bordo, au-gurandoci buon viaggio...».

Malta-Sliema: Istituto S. Alfonso e Oratorio Salesiano.

allegato 4 insieme - settembre 2010 V

SiracusaL’8 maggio (festa dell’apparizione di S.

Michele Arcangelo) – ricorda Don GiuseppeCammarella – arrivava dopo una pessimatraversata del canale di Malta, a Siracusaverso le ore 11, e chiedeva subito di poter ce-lebrare la Santa Messa. Il Foglio Ufficiale del-l’Archidiocesi, nel n. 5 di quell’anno, scriveva:«È stato tra noi Don Rua, l’Eliseo del venera-bile Don Bosco. Celebrò Messa nella Catte-drale. Avvisato Mons. Arcivescovo12, credutoassente dall’ospite illustre, scese subito el’incontro fu commoventissimo. Don Rua ac-cettò l’ospitalità offertagli. Seppi dopo dai se-minaristi, che l’Arcivescovo ripeteva quelgiorno, durante le funzioni della festa com-memorativa di S. Lucia:

– Abbiamo avuto tra noi un santo! – ».Catania

Nel pomeriggio proseguì per Catania, edalla stazione trovò tutti i direttori dell’ispetto-ria per passare in intima festa familiare il re-sto di quel giorno, come nel 1906.

Il mattino del 9 si recò a celebrare pressole Figlie di Maria Ausiliatrice per ripetere an-che ad esse parole di rassegnazione, e diconforto per la perdita di Madre Morano, equella fu l’ultima messa che il Servo di Diocelebrò in Sicilia. Breve era il tempo che ave-va a disposizione, ma accontentò tutte le re-ligiose, lasciando loro nell’animo i più cari ri-cordi.

«Sentiva il bisogno vivissimo di confidarea lui una mia pena – narra Suor Grazia Can-tarella13 – per avere il suo consiglio illumina-to, e il buon padre che temeva di perdere lacorsa, dovette licenziarsi prima che io potes-si parlargli.

Passandomi vicino, mi guardò con queisuoi occhi che penetravano nell’intimo del-l’anima. Comprese il mio bisogno, la mia pe-na? Io credo, perché mi sorrise benevolmen-

te, mi porse la mano da baciare, e paterna-mente mi disse: – Coraggio, figliuola, doma-ni metterò m’intenzione per voi nelle Messa.– Ogni dubbio, ogni timore scomparve, senti-vo già gli effetti della preghiera d’un santo!»Si trattava di una pena interiore; sentiva forteil dovere di tendere con tutte le sue forze alconseguimento della perfezione religiosa, ele sembravano insufficienti i mezzi per riusci-re a raggiungere le virtù necessarie, percombattere le battaglie spirituali, vincerà sestessa e divenire una vera Figlia di Maria Au-siliatrice, secondo lo spirito di Don Bosco;per questo era tanto scoraggiata. Dal mo-mento che Don Rua le diede quello sguardo,che per lei fu un lampo di luce divina, sentìinfondersi nuovo coraggio, ebbe la persua-sione di poter riuscire a migliorar se stessacon i mezzi che la Provvidenza le offriva gior-no per giorno, e serena attese al lavoro del-l’anima sua, vivendo ancora molti anni pia,prudente, caritatevole, laboriosa e amantedell’ adempimento d’ogni dovere sino al sa-crifizio.

Mi trovava educanda in quella casa – rac-conta Anastasi Giovanna – e pensando cheanch’io dovevo avere la consolazione di ve-dere sì veneranda persona, si ravvivò in mel’ardente desiderio di volergli parlare perso-nalmente, per ricevere qualche savio consi-glio, e promisi una Via Crucis in suffragio del-le anime sante del Purgatorio, se avessi po-tuto avere tanta fortuna. Eravamo schieratein un corridoio a pian terreno, quando DonRua entrato con in mano delle medagline diMaria Ausiliatrice, le distribuiva. Il mio occul-to desiderio mi spingeva a volergli parlare,ma pensando che sarebbe stata una ecce-zione per le altre educande, non osai.

E mentre dava a me la medaglina e glibaciai la rnano, col volto sorridente e vocechiara mi disse: – Coraggio neh? – Indicibilefu la mia consolazione; rimasi appieno soddi-sfatta.

12 – Era Mons Luigi Bignemi vescovo di Siracusa da dicembre 1905 al dicembre del 1919.13 – Cantarella Grazia di Paternò (CT) 1872 - 1933. Per tutta la vita fu cuciniera e guardarobiera aCatania “San Francesco di Sales”.

insieme - settembre 2010 allegato 4VI

Per maggior sicurezza volli domandaread una mia compagna (con la quale ci trova-vamo alle due estremità del corridoio) seavesse sentito dire qualcosa ad alcuna men-tre passava vicino a lei; e con tutta ingenuitàmi rispose: No, diceva niente a nessuna! –Dopo ciò, senz’indugio mantenni la promes-sa della Via Crucis in ringraziamento, stiman-do l’accaduto un’ispirazione divina avuta adintercessione delle anime purganti».

Tornato in via Cibali al collegio salesiano,tenne conferenza ai direttori e ai giovani del-le Compagnie di S. Luigi e del SS. Sacra-mento, e in fretta ai avviava alla stazione.Mentre stava per uscire gli si presentò uri pa-dre piangente, accompagnando un figlio,alunno del collegio che per ordine del dotto-re doveva condursi a casa perché, colto dagrave malattia infettiva agli occhi, e pregò ilServo di Dio che lo guarisse. Don Rua – nar-rava Don Gaetano Patanè14 – mise la manosul capo del giovane, poi disse al direttore15del collegio che era presente: – Questo gio-vane può rimanere in collegio, perché non hanulla. – Il dottore, pure presente fece le sueforti ed energiche proteste, esclamando: – Oio sono pazzo, o non capisco niente! – Il Ser-vo di Dio partì; il dottore volle accertarsi del-lo stato della malattia del ragazzo e lo trovòcompletamente guarito».Messina

Partì verso le ore 15, alla volta di Messi-na. Qui alla stazione centrale lo attendevanoamici, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice edue squadre di alunni per salutarlo. I giovani

si affrettarono a raggiungere il porto e giun-sero ancora in tempo ad applaudire al buonPadre mentre scendeva nel piroscafo, e con-tinuarono a salutarlo con le mani e i berretti,finchè il bastimento scomparve... Era l’ultimavolta che lo sguardo del Servo di Dio si posa-va su quelle spiagge, sulle quali alla fin del-l’anno doveva tornare a posarsi dolorosa-mente il suo pensiero, forse anche nei terribi-li istanti del disastro tellurico16, nel quale dueanni prima aveva assicurato un confratelloche non sarebbe perito17, mentre ne sareb-bero rimasti vittime non pochi alunni e con-fratelli18… anche di quelli che l’avevano salu-tato allora allora con tanto entusiasmo!Calabria

A Reggio Calabria l’avvicinarono devota-mente per baciargli la mano alcuni chiericidel Seminario, dicendo che in maggior nu-mero l’avevano atteso la sera innanzi.

Il Servo di Dio salì in treno, e proseguì si-

14 – Don Gaetano Patanè nato a Nunziata nel 1876. Fu dei primi al noviziato di Sicilia a Mascali. Fua Tunisi: Oratorio festivo per gli italiani. Nel 1907 è a Sanpierdarena. Rientra in Sicilia nel 1910 aMessina, Alì, Catania, Pedara direttore di Oratorio, economo, insegnante, catechista. Nel 1927 par-tì per il Mato Grosso. Vi morì nel 1947.15 – Era direttore di Cibali dal 1897 Don Mantelli Giovanni. Era di San Salvatore (Alessandria-Italia)del 1862. Proveniente da Firenze venne in Sicilia nel 1897 e fu direttore della casa di Cibali per die-ci anni fino al 1908 quando venne sostituito da Don Camuto e Don Mantelli partì per Torino Valdoc-co. Morì a Chiari nel 1950.16 – Si fa riferimento al terremoto che doveva colpire Messina alle 5,20 della mattina del 28 dicem-bre del 1908. Ecco un’immagine di quello che era il S. Luigi dopo il terremoto. Una triste fila di ba-racche.17 – Vedi in appendice.18 – Le vittime del terremoto furono 38 alunni, 9 Salesiani, 4 persone di servizio:totale 51.

Messina-S. Luigi dopo il terremoto del 1908.

allegato 4 insieme - settembre 2010 VII

no a Soverato. A Bova Marina l’attendevaDon Piccollo19 che gli fece compagnia sino aFoggia. Giunse a Soverato mezz’ora primadella mezzanotte; e il di seguente, per la mu-nificenza della compianta Marchesa di Cas-sibile20, aveva la consolazione di benedire laprima pietra della chiesa e dell’Istituto Sale-siano. L’11 si recò a S. Andrea a visitare labaronessa Scoppa e la Marchesa di Francia,nostre insigni benefattrici, che lo veneravanoanch’esse come un santo. Celebrò nella lorocappella; e prosegui per Catanzaro Marina edi là, dopo più di due ore di carrozza, giunsea Borgia. Il 12, accompagnato dall’arciprete eda vari sacerdoti del luogo e dei dintorni e damolti signori si recò a benedire il nuovo istitu-to e vi celebrò la prima Messa, quindi tra unpopolo festante, a suon di banda e tra lo spa-ro di mortaretti, tornò alla casa, dove i nostriallora dimoravano.

La sera, verso le nove e mezzo, riparti incarrozza per Catanzaro, e alle 23? prosegui-va per Rossano, dove giungeva verso le 3?del mattino, per far visita al Vescovo che in-sistentemente gli aveva manifestato íl desi-derio di vederlo e di parlargli. La vettura l’at-tendeva alla stazione. Giunto in episcopiocelebrò la S. Messa e s’intrattenne a lungocon Mons. Mazzella21, che gli espose il vivis-simo desiderio d’avere i Salesiani nella suadiocesi e nella sua terra natale; quindi l’ac-compagnò a visitare la Cattedrale e a vene-rarvi l’immagine dell’Acheropita22; e lo con-dusse in seminario, e il Servo di Dio rivolse aichierici i preziosi suggerimenti che soleva ri-petere Don Bosco ai sacerdoti per cattivarsila fiducia popolazioni.

Nel pomeriggio saliva nuovamente in tre-no, dopo aver parlato alla stazione con un al-tro vescovo che voleva egli pure i Salesiani;e, cambiando convoglio a Metaponto e a Ta-

ranto, giungeva la sera a Bari, all’Istituto Sa-lesiano.

La mattina dopo tenne un caro fervorinoalla Messa: «Voi volete onorare e contentareMaria Ausiliatrice; amate Gesù, suo Figlio.Egli è già in mezzo a noi, e si compiace distarvi: Corrispondete con amarlo tanto. Trat-tenetevi volentieri con lui, venendo a visitar-lo, venendo a riceverlo».

Don Piccollo ci dà altri particolari: Incon-trai il sig. Don Rua a Bova; mi pareva stancoe deteriorato in salute; nel viaggio aveva per-duto 6 o 7 denti; se prima non mi era maisucceduto di vedere Don Rua appoggiatoquando sedeva, ora era costretto a prenderein viaggio una posizione di riposo; era peròsempre vivace e zelante, come portava lasua carità instancabile anche allora nel viag-gio. non perdeva un minuto di tempo.

La funzione della benedizione e della po-sa della prima pietra della chiesa di S. Anto-nio di Padova a Soverato fu solenne ed entu-siastica per quelle popolazioni.

A Soverato sembrava dimentico di noi,ma procurava di passare il maggior tempopossibile col giovane Arciprete e s’intrattene-va con lui tutte le volte che poteva. Questiera uno dei migliori sacerdoti della diocesi diSquillace, e forse era per ciò molto caro aDon Rua; si vedeva che voleva portarlo asempre maggior perfezione; forse egli, cheaveva un intuito superiore e divino, sapevasupernamente che quel sacerdote dovevamolto presto essere chiamato all’eternità, ecercava di disporvelo. Mistero! Dio solo losa!...

«Don Rua, pure in Soverato, fu spettato-re di una terribile invasione di cavallette pio-vute dall’Africa; tutti i territori di Soverato edei paesi circonvicini ne erano ricoperti; incerti luoghi lo stato di questi ditteri arrivava

19 – Don Piccollo dall’anno precedente non era più ispettore delle Sicula e si trovava assegnato allacasa di Soverato.20 – Nobildonna siciliana che possedeva grandi feudi nei ditorni di Siracusa e Cassibile.21 – Mons. Orazio Mazzella † (24 marzo 1898 - 14 aprile 1917 nominato arcivescovo di Taranto).22 – Immagine Acheropita del Redentore. “Acheropita” in greco significa “non fatto da mano uma-na”.

insieme - settembre 2010 allegato 4VIII

ad un palmo. Don Rua, impressionato per si-mile sciagura pregava; qualche volta con unaverghetta picchiava quelle malefiche bestio-le; il flagello durò pochi giorni, e l’esercito de-gli animali distruttori volò altrove».

A Borgia «le Comunioni furono più di sei-cento e le persone che vi avevano partecipa-to, dopo la funzione, non sapevano distacca-mi da lui; si vedevano quelle buone vecchie,quei contadini prostrarsi a terra per baciare leorme lasciate da Don Rua e il posto doveaveva posato i piedi».

Alla stazione di Rossano «lo attendevaun altro Vescovo, Mons. Chieppa23, vescovodi Cariati, il quale salì in treno e mise a sup-plicarlo perché inviasse i Salesiani nel Semi-nario della sua diocesi; Don Rua voleva far-gli capire le difficoltà a poter accordargliquant’egli desiderava, Ma il Vescovo conti-nuava ad insistere, però con tanta grazia,che faceva pena perfino a noi il veder DonRua costretto a negargli quel favore. Al fineDon Rua disse: «Senta, Monsignore, fraqualche anno Vostra Eccellenza sarà traslo-cato dall’ attuale diocesi in altra più importan-te. Sa, Vostra Eccellenza, se il suo Succes-sore avrà le intenzioni che ella ha ora? Mon-signore si tacque e alla stazione più vicina di-scese, ammirato dell’amabilità di Don Rua,come Don Rua era edificato dello zelo e del-la bontà di quel giovane Prelato»; il quale,l’anno dopo, avverandosi le parole di DonRua, veniva promosso alla sede di Lucera.

A Bari fu grandemente festeggiato in ca-sa e anche dai signori della città. Studiò i bi-sogni di quell’istituto, e non solo permise chesi terminasse la fabbrica, ma si offrì a fornireil denaro per compiere il lavoro.

Io lo accompagnai fino a Foggia, e poi do-vetti separarmi per continuare la visita dellecase del Napoletano. Quando lo salutai, an-che allora mi disse come per ultimo salutodallo sportello del treno:

«Caro Don Francesco, cura la tua salute;ma, sai, pensa alle Calabrie!».

23 – Lorenzo Chieppa (1863-1918). Vescovo di Cariati dal 22 giugno 1903 al 23 giugno 1909 quan-do fu nominato vescovo di Lucera come profetizzato da Don Rua. Morì il 15 ottobre 1918.

AAppppeennddiicceeUna Profezia.(Mentre attraversava la Calabria) Durante il tra-gitto da Bova Marina a S. Andrea del Ionio avven-ne fra il detto Ispettore (Don Piccollo) e Don Ruaun colloquio misterioso, che il primo lasciò de-scritto. Erano le 21. Nello scompartimento si tro-vavano essi soli con due Salesiani, che sonnec-chiavano in un angolo. Don Piccollo profittò delmomento per dire a Don Rua: – Senta, signorDon Rua, io ho da qualche tempo più che unapreoccupazione, un presentimento che tra nonmolto debba morire, non io solo però, ma conuna cinquantina dei nostri; anzi mi pare che sare-mo in cinquantadue a morire. – Don Rua lo guar-dò stupito. Non prese tuttavia la cosa alla leggera,ma gli chiese di spiegarsi meglio. – Non ho altropensiero, rispose; non so dove nè in che tempo,ma la voce interna mi dice che quando morirò, sa-remo in cinquantadue a presentarci a Dio. Tacqueallora Don Rua; anche il suo interlocutore fece si-lenzio e pensava ad altro. D'un tratto Don Rua lotoccò leggermente sulla spalla e gli disse: – Senti,caro Don Francesco, ora io pregherò per te; quel-lo che mi dici, non ti capiterà più. – Trascorserodue anni e Don Piccollo non ricordava nemmenopiù quel discorso, quando accadde un fatto cheglielo fece ricordare. Viveva egli in riposo a Sove-rato nella Calabria, donde già due volte era anda-to a godere le feste natalizie con i confratelli diMessina, come contava di fare anche una terzavolta nel 1908; ma l'obbedienza lo mandò visita-tore straordinario nelle Ispettorie napoletana, ro-mana e ligure. Il 28 dicembre del 1908, tragicadata dello spaventoso terremoto calabro-siculo,egli stava nel collegio di Alassio in Liguria, e igna-ro dell'accaduto, sognava che in quei giorniavrebbe dovuto sperimentare il beneficio del mi-te inverno di Messina. Invece proprio in quelgiorno l'inaudito cataclisma aveva sepolto sotto lerovine di quell'istituto cinquantuna vittima. Lacinquantaduesima l'avevano dunque salvata lepreghiere di Don Rua?

(Cfr. Eugenio Ceria: “Vita del Servo di Dio Don MicheleRua”, SEI 1949, pp. 426-27.)

NB. Le vittime furono: 9 Salesiani, 38 alunni, 4persone di servizio = 51.