Inserto_notiziario_ott10

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allegato 3 insieme - settembre 2010 I Continuiamo il nostro flashback sulle orme di Don Rua. Dopo i primi tre viaggi ecco il quarto: Aprile-Maggio 1906. Torna in Sicilia 6 anni dopo il prece- dente viaggio, era accompagnato da D. Barberis. Arriva a Messina (21 Aprile), Catania (22), S. Gregorio (23), Pedara (24), Treca- stagni (24), Catania (25), Malta (26-30), Siracusa-Noto (1 Maggio), Modica-Terra- nova (2 Maggio), Aragona (3 Maggio), Aragona-Stazione di Cammarata, Paler- mo, S. Giuseppe Jato (4-7 Maggio), Cata- nia - Bronte - Randazzo (8 maggio), Alì (9 maggio), Messina (10 Maggio), Calabria – Bova Marina (11 maggio), Soverato (12 - 13 maggio). Nel momento della visita – aprile – le case dell’Ispettoria erano 15: Randazzo (1879), S. F. Neri (1885), Cibali (1891), Alì (1891), Bronte, Marsala (1892), S. Grego- rio (1893), S. Luigi (1893), Pedara (1897), Terranova (1897), Bova Marina (1899). Dal 1900 si erano aggiunte le case di Sampolo (1902), S. Giuseppe Jato (1902), Aragona (1904), Borgia (1905) e Siracusa, Ragusa, Monteleone (Vibo Valentia) si erano aperte e dopo qualche anno chiuse. Il terzo volume di D. Amadei ne tratta per 12 pagine pp. 217-228. Il 21 (aprile 1906) giungeva a Messina «Tutti i 150 alunni era- no schierati in fi- la, nella loro bel- lissima divisa; varie centinaia di benefattori atten- devano il sig. Don Rua, anche un numero grandissimo di giovani dell’Oratorio festivo 1 . Fummo accompagnati trionfalmente al colle- gio 2 , dove potemmo ancora celebrare la san- ta messa. A quella del sig. Don Rua assistet- tero tutti i giovani del collegio, e vari, sebbe- ne fossero circa le 11, erano rimasti digiuni 3 per fare la S. Comunione dalle sue mani. La splendida accademia, che fecero dopo pran- zo, ci diede una vera idea dello slancio dei Siciliani, dell’affetto straordinario che portano alle Opere Salesiane e del desiderio immen- so che avevano di veder il sig. Don Rua… Della sera medesima si partì per Catania, dove il collegio 4 conta oltre 300 alunni. Seb- CENTENARIO DELLA MORTE DI DON RUA 1 Primo e secondo viaggio 2 Terzo viaggio 3 Quarto viaggio 4 Quinto viaggio 3 4° viaggio di Don Rua in Sicilia a cura di Don Salvatore Spitale 1 – Don Rua fu ricevuto al Ferry Boat dall’Ispet- tore don Piccollo e dai direttori di varie case sa- lesiane. 2 – Si tratta del S. Luigi di Via Boccetta. 3 – Ricordiamo, per quelli che non lo sapessero, cha, all’inizio del secolo, per poter fare la comu- nione bisognava essere a digiuno dalla mezza- notte. 4 – Il collegio S. Francesco di Sales.

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Inserto notiziario ottobre 2010

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allegato 3 insieme - settembre 2010 I

Continuiamo il nostro flashback sulleorme di Don Rua. Dopo i primi tre viaggiecco il quarto: Aprile-Maggio 1906.

Torna in Sicilia 6 anni dopo il prece-dente viaggio, era accompagnato da D.Barberis.

Arriva a Messina (21 Aprile), Catania(22), S. Gregorio (23), Pedara (24), Treca-stagni (24), Catania (25), Malta (26-30),Siracusa-Noto (1 Maggio), Modica-Terra-nova (2 Maggio), Aragona (3 Maggio),Aragona-Stazione di Cammarata, Paler-mo, S. Giuseppe Jato (4-7 Maggio), Cata-nia - Bronte - Randazzo (8 maggio), Alì (9maggio), Messina (10 Maggio), Calabria –Bova Marina (11 maggio), Soverato (12 -13 maggio).

Nel momento della visita – aprile – lecase dell’Ispettoria erano 15: Randazzo(1879), S. F. Neri (1885), Cibali (1891), Alì(1891), Bronte, Marsala (1892), S. Grego-rio (1893), S. Luigi (1893), Pedara (1897),Terranova (1897), Bova Marina (1899).Dal 1900 si erano aggiunte le case diSampolo (1902), S. Giuseppe Jato (1902),Aragona (1904), Borgia (1905) e Siracusa,Ragusa, Monteleone (Vibo Valentia) sierano aperte e dopo qualche anno chiuse.

Il terzo volume di D. Amadei ne trattaper 12 pagine pp. 217-228.

Il 21 (aprile1906) giungevaa Messina «Tuttii 150 alunni era-no schierati in fi-la, nella loro bel-lissima divisa;varie centinaia dibenefattori atten-

devano il sig. Don Rua, anche un numerograndissimo di giovani dell’Oratorio festivo1.Fummo accompagnati trionfalmente al colle-gio2, dove potemmo ancora celebrare la san-ta messa. A quella del sig. Don Rua assistet-tero tutti i giovani del collegio, e vari, sebbe-ne fossero circa le 11, erano rimasti digiuni3per fare la S. Comunione dalle sue mani. Lasplendida accademia, che fecero dopo pran-zo, ci diede una vera idea dello slancio deiSiciliani, dell’affetto straordinario che portanoalle Opere Salesiane e del desiderio immen-so che avevano di veder il sig. Don Rua…

Della sera medesima si partì per Catania,dove il collegio4 conta oltre 300 alunni. Seb-

CENTENARIO DELLA MORTE DI DON RUA

1 Primo e secondo viaggio

2 Terzo viaggio

3 Quarto viaggio

4 Quinto viaggio

3 44°° vviiaaggggiiooddii DDoonn RRuuaa

iinn SSiicciilliiaa

a cura di Don Salvatore Spitale

1 – Don Rua fu ricevuto al Ferry Boat dall’Ispet-tore don Piccollo e dai direttori di varie case sa-lesiane.2 – Si tratta del S. Luigi di Via Boccetta.3 – Ricordiamo, per quelli che non lo sapessero,cha, all’inizio del secolo, per poter fare la comu-nione bisognava essere a digiuno dalla mezza-notte.4 – Il collegio S. Francesco di Sales.

insieme - settembre 2010 allegato 3II

bene noi siamo arrivati dopo le 10 di sera,tutti i giovani erano ad aspettarci. Banda mu-sicale, luminaria, battimani tremendi e pro-lungati, acclamazioni di evviva al nostro buonPadre non avevano fine. Dovette il sig. DonRua licenziarli con un discorsetto, e allora sipoté andare a fare un po’ di cena. Il giornodopo, collegio imbandierato, Comunione ge-nerale distribuita dal sig. Don Rua; e dopo ri-cominciarono musiche, battimani, evviva, fin-chè vennero tanti benefattori a trovare DonRua, che si dovettero lasciare un poco i gio-vani. Nel dopo pranzo si fu a far visita al Car-dinale Arcivescovo5, tanto nostro amico e be-nefattore, e poi all’Oratorio festivodel centro della città6 (ed alle Fi-glie di Maria Ausiliatrice7), e non sitornò a casa che dopo cena...

Il mattino seguente si partì perS. Gregorio... un paese a poco piùdi 12 chilometri da Catania...Quando si seppe che il sig. DonRua si recava a visitare quella ca-sa salesiana, il popolo fu tutto sos-sopra». A un chilometro e più dalpaese vi erano già molte dozzinedi giovani dell’Oratorio che l’atten-devano, ed elevando un coro di

festevoli voci argentine gli rivolgevano il pri-mo saluto. Anche i nostri chierici gli mosseroincontro; ed egli scese di carrozza, e volle fa-re a piedi il resto della via. Fu un’entratatrionfale! Ossequiato dal cav. Di Bella8, dalSindaco, da tutte le autorità civili ed ecclesia-stiche, circondato e seguito dagli stendardi edalle bandiere di varie associazioni, tra losparo continuo di mortaretti e il suono festo-so delle campane, mentre da tutte le finestresi gettavano fiori, tra le grida più entusiasti-che di Viva Don Rua! Viva il Successore diDon Bosco! entrò nella chiesa matrice, rin-graziò commosso, e impartì la BenedizioneEucaristica.

Il giorno dopo fece una breve visita a Pe-dara, che sorge sui declivi dell’Etna. Lo stes-so ricevimento che a. S. Gregorio. I giovanidell’Oratorio festivo erano ad aspettarci unquattro chilometri prima di arrivare al paese.Per via si attraversa il paese di Trecastagni,dove giunge all’istituto delle Figlie di MariaAusiliatrice alle sei di sera, accompagnatodal Direttore di Pedara9, ascolta con bontàpaterna brevi parole d’omaggio dette da unaragazza, rivolge a tutte parole d’incoraggia-mento e di rallegramento, dà la benedizionedi Maria Ausiliatrice, e riparte ».

Catania: Istituto “S. Francesco di Sales”.

Don Michele Rua in visita a S. Gregorio nel 1906.

5 – Il Cardinale Giuseppe Francica Nava , succeduto al cardinale Giuseppe Dusmet.6 – Oratorio S. Filippo Neri di Via Teatro Greco.7 – L’Istituto Maria Ausiliatrice di Via Caronda aperta nel 1902.8 – Grande benefattore dei Salesiani: Vedi terzo viaggio.9 – Dal 1904 era direttore di Pedara, per la seconda volta, D. Camuto Salvatore.

allegato 3 insieme - settembre 2010 III

All’entrata di Pedara «trovammo il Parro-co con altri sacerdoti, il Sindaco con la Giun-ta, tutti i giovani delle scuole con bandiera,tutta la popolazione. La banda di Nicolosi,venuta appo-sta, intona lamarcia reale, lecampane suo-nano, ed è unosparo continuodi mortaretti eduna pioggia difiori; avevo pau-ra che mi acce-cassero DonRua».

Tornato a S.Gregorio, cele-brò nella cap-pella in costru-zione, parlò ainovizi e aglistudenti di teo-logia, ed osse-quiato Mons. Genuardi10, vescovo di Acirea-le, nel Monastero di S. Anna, ritornò a Cata-nia e proseguì alla volta di Malta

MaltaLa sua visita a Malta, preannunziata dai

giornali con articoli colmi di ammirazione, fuun avvenimento.

“I nostri augusti Sovrani – scriveva MaltaHerald – si son degnati di visitare recente-mente la nostra isola, principi e principessedi sangue reale si susseguirono l’uno dopol’altro, l’Imperatore di Germania, la Reginadel Portogallo, dignitari della Chiesa ed altripersonaggi ci onorarono pure della loro pre-senza, e oggi Malta riceverà per la prima vol-ta un Uomo, che benché umile agli occhi delmondo, non è meno importante, date le sueattribuzioni di Superiore generale della PiaSocietà Salesiana, che ha per iscopo l’edu-cazione della povera gioventù abbandonata.Il nome venerato di Don Bosco, il fondatoredella Pia Società, è conosciuto a sufficienzain tutto il mondo civile. Don Rua, che noi sa-lutiamo quest’oggi, è l’immediato Successoredi Don Bosco, e non sarà fuori luogo, in que-sta fausta occasione, di dare ai nostri lettorialcuni cenni sulla vita laboriosa di lui, di quel-la vita ch’egli ha tutta impiegata con vivissi-mo zelo per il bene dell’umanità...». E segui-vano lunghi cenni della sua vita improntati al-

Don Michele Rua a Pedara nel 1906.

10 – Mons. Genuardi è il Vescovo che per primo ebbe i Salesiani nella sua diocesi: la casa di Randazzo.

Mons. Genuardi.

L’arrivo di Don Rua a Pedara.

insieme - settembre 2010 allegato 3IV

la più grande am-mirazione.

Giunse a Maltaall’una dopo lamezzanotte, a bor-do del vaporeAdria.

Accompagnatoall’istituto dal-l’ispettore Don An-gelo Lovisolo11 eda molti coopera-tori, il Servo di Diorimase commosso nel vedersi accolto da tut-ti gli alunni, che a niun costo avevano volutoandare a riposo e si erano fatti in quattro perilluminare il collegio12 con palloncini multico-lori e nei dì seguenti vollero dare un bellissi-mo trattenimento drammatico, intercalatocon delicati componimenti in italiano e in in-glese. Il Servo di Dio volle parlare anche aciascun di loro in particolare.

Entusiastico fu pure l’omaggio resogli dal-le autorità dell’isola, a cominciare dal Gover-natore o Vicerè di Malta, da cui ebbe una

cortesissima ed af-fettuosissimaudienza, da Mons.Arcivescovo, daldirettore diocesa-no dei cooperatoriMons. Farrugia,dal Comm. AlfonsoGalea13, e da altriinsigni ammiratorie benefattori.

“Torno adesso

colla mente – ci scrive il comm. Galea – aigiorni quando il carissimo signor Don Rua ar-rivava a Malta il 26 aprile 1906. Mentre usci-va dall’Istituto Salesiano di S. Patrizio (Slie-ma) per recarsi a far visita al Governatore,qualcuno s’accorse che a Don Rua mancavaun piccolo lembo dell’abito talare. Don Rua,saputolo, disse sorridendo: “Fa niente, faniente!” e non ci badò più che tanto.

La fama della sua santità s’era già diffusanell’isola, anche prima del suo arrivo.

Quando poi, qualche giorno dopo, feceuna conferenza sulle Opere Salesiane nellaCappella di S. Patrizio, che era stipata diamici dell’Opera Salesiana, parlò con unasemplicità ammirabile per tre quarti d’ora chead alcuni sembrarono venti minuti, ad altrianche meno, e le lacrime sgorgarono dagliocchi di tutti e s’era commossi, e confessoche anche io ed i miei avevamo gli occhi umi-di di pianto. Eppure non aveva fatto che rac-contare degli inizi dell’Opera e di mammaMargherita, e dei suoi primi anni presso il Ve-nerabile Don Bosco!...».

Nei tre giorni che il sig. Don Rua si fermòa Malta – scrivevaDon Barberis14 –ebbe la visita delleprime notabilitàdell’Isola, e tuttison pieni di vene-razione per lui e lotengono come ve-ro e gran santo evogliono la sua be-nedizione. A mez-zanotte del lunedì

11 – Don Lovisolo era di Nizza Monferrato, venne a Randazzo ancora chierico nel 1880. Operò perdieci anni a Randazzo insegnante, consigliere scolastico, catechista, economo. Passò alla casa di Ci-bali ,quando questa si aprì.. Dopo tre anni fu nominato direttore della casa di Messina S. Luigi doverimase fino al 1903 quando fu nominato Ispettore in Tunisia. Ritornato da Tunisi fu ancora direttorea Messina In questo secondo periodo avvenne il disastroso terremoto dal quale ne uscì miracolosa-mente illeso e poté fare il racconto di quel cataclisma. Chiuse la sua lunga vita a S. Gregorio.12 – Si tratta del Collegio di S. Patrizio, fondato nel 1903: Direttore ne era Don O’Grady Patrizio.13 – Uno dei più antichi ed affezionati Cooperatori Salesiani, munifico Benefattore dell’Opera di DonBosco in Malta. Suo era il terreno e la costruzione dei locali per l’Oratorio.14 – Si tratta di Don Giulio Barberis, accompagnatore e relatore del viaggio.

Don A. Lovisolo.

Don G. Barberis.Comm. A. Galea

allegato 3 insieme - settembre 2010 V

30 aprile si ripartì per la Sicilia. Sebbene adora così tarda, molti cooperatori vollero ac-compagnarci al battello...

Al mattino al levar del sole si vedevanogià le coste della Sicilia e il gigantesco conodell’Etna tutto coperto di neve. Arrivati a Sira-cusa15, e detta Messa alla Cattedrale, fummoa pranzo dal Can. Lantieri, direttore dei Coo-peratori Salesiani...

Dopo pranzo si partì per Noto. Il vescovoMons. Blandini (che tre anni prima era statoa Torino per l’incoronazione di Maria Ausilia-trice), volle venire egli stesso in persona econdurre tutti i chierici del Seminario alla sta-zione a prendere Don Rua; venne anche incorpo il collegio diretto dai Fratelli delle Scuo-le Cristiane, e v’erano pure molti signori condieci o dodici vetture per condurci in città, es-sendo la stazione lontana. Non è il caso di ri-petere la descrizione dei battimani, delle gri-da di gioia e degli evviva. Si pernottò in semi-nario insieme col Vescovo, e al mattino se-guente si ripartì per Modica, dove abbiamouna piccola casa16 e vogliono affidarci ungran convitto.

Anche qui alla stazione v’erano quindici oventi vetture dei principali signori, che vole-vano aver la fortuna di condurre il sig. DonRua, per poter dire che la loro vettura avevacondotto un santo...

Si visitò il convitto che vogliono offrirci, inuna posizione incantevole; e della medesimasera si arrivò a Terrenova di Sicilia17. L’acco-glienza fu singolare. Non vi erano che un pa-io di vetture e pochi signori, ma i giovani del-l’Oratorio festivo numerosissimi e quei delCircolo Don Bosco, che fanno da catechisti,

eran venuti in massa; credo fossero più dìquattrocento. Il bello si fu che tutti si miseroal passo di corsa ed arrivarono a casa nostracontemporaneamente a noi. Ma presso lacasa s’era accumulata tanta gente che ci vol-le mezz’ora per attraversare una viuzza lun-ga forse appena cinquanta metri. Tutti si ri-versarono in chiesa dove si diede la benedi-zione col Santissimo Sacramento... La chie-sa era gremita, le madri avevano portato inbraccio tutti i bambini per farli benedire daDon Rua,,.. e quando Don Rua volle dire al-cune parole, non gli fu possibile far sentire lavoce perchè centinaia di bambini, che pian-gevano o gridavano, facevano una musicatale da coprire una voce anche dieci volte piùforte della sua! Dopo la benedizione non funeppur possibile andare in sacrestia a depor-re le paramenta, e si dovettero lasciarle sul-l’altare; e per attraversare la chiesa ed entra-re in casa ci volle oltre mezz’ora. Tutti vole-vano baciar la mano a Don Rua e tutte lemamme che dèsse una benedizione ai bam-bini che portavano in braccio. Si aveva un beldire e gridare che Don Rua era stanco, chenon ne poteva più, che li aveva già benedetticol SS. Sacramento. Da quell’orecchio non cisentivano, e ciascuna diceva: “Solo più a me;solo più a me!” e tiravano le braccia a DonRua, che avevo paura glie le rompessero.

Al mattino seguente si partì per Aragona.Qui l’entusiasmo giunse all’eccesso. Il Sinda-co con la Giunta Comunale, il Parroco colClero, i carabinieri in alta tenuta, le guardiemunicipali, due musiche delle città, i giovanidelle scuole con le bandiere, sei o sette altresocietà con le loro bandiere, si può dire tutto

15 – A Siracusa nel 1900 si era aperta una casa che aveva avuto vita breve e si era chiusa nel 1904.In essa vi era morto il confratello, di origine napoletana, Don Stefano Quartino nel 1901. Fu il primosalesiano morto in Sicilia.16 – La notizia non è esatta. Al momento della visita non vi era a Modica una casa salesiana. DonRua doveva vedere una casa che il Can. Carmelo Papa metteva a disposizione dei Salesiani. Il con-vitto era il Liceo-Convitto Sant’Anna. Nè l’una, né l’altro convinsero Don Rua. La prima casa a Mo-dica Bessa si aprì il 7 novembre del 1907. (Cfr. Sac. Giovanni Iacono: “Don Bosco e la Sicilia”1904–1907, pag. 42).17 – Terranova che riprenderà nel 1927 l’antico nome di Gela. Qui la casa, il Convitto Principessa Pi-gnatelli, si era aperta nel 1897 con direttore Don Domenico Ercolini.

insieme - settembre 2010 allegato 3VI

il popolo, erano ad aspettare il sig. Don Rua.Le vetture non potevano più camminarequando si fu vicino alla città: e, nè ai carabi-nieri, nè alle guardie, era possibile trattenerela folla; un po’ più avrebbero soffocato DonRua, che dovette scendere dalla vettura e,passato il primo parapiglia, farsi strada inmezzo ai carabinieri e le guardie, serrato dal-la Giunta Municipale da una parte, dal Clerodall’altra, e camminare a passo di formica, inmezzo alle continue acclamazioni del popo-lo. Lo si aspettava alla chiesa matrice; manon è possibile arrivare fin là; dopo moltistenti, passando per vie traversali, si potè en-trare in casa. Don Rua si dovette mettere albalcone ed arringare il popolo, e ringraziarlodella festosa accoglienza ed assicurarlo cheal mattino seguente avrebbe celebrato la S.Messa nella gran chiesa matrice, ed avrebbepregato per tutti. Indi si ammisero all’udienzale notabilità del Clero e del Laicato.

Povero Don Rua! dal mattino alle 8, cheaveva preso una tazza di caldo, non avevaassaggiato altro ed eravamo alle sei e mezzopomeridiane! Alla cena-pranzo con tutte lenotabilità ecclesiastiche e civili, i brindisi piùcommossi furono quelli del Sindaco, del Par-roco, d’un sacerdote espressamente venutoda Girgenti18, inviato dal Vescovo, e di un gio-vane dell’Oratorio festivo che parlò a nomedei compagni. Al mattino seguente Messa al-la Matrice; ma ci vollero le guardie per poterarrivare alla chiesa, e giunti alla chiesa non sipoteva entrare, e si dovette passare per unaporta segreta che dava nella sacrestia.

Dopo si doveva visitare una casa in co-struzione, e Don Rua non potè farlo, non po-tendo passare tra la gran folla. Per fortuna iov’era andato da solo un’ora prima e potei ve-dere i disegni e la parte costruita, e dir poi lecose precise al sig. Don Rua”.

Fu tale l’entusiasmo che destò il passag-gio del Servo Dio ad Aragona, che ancheDon Piccollo, dopo vari anni, ci dava, a voce

e per iscritto, molti interessanti particolari.“Dopo la visita fatta a Malta – egli scrive – nelgiro che fece nella parte occidèntale dell’iso-la, a Noto, Modica, Terranova, Aragona, ilconcorso fu qualche cosa che non aveva del-l’ordinario. Ad Aragona, città di 17 mila abi-tanti, tra cui cinquemila solfatari, tutta la po-polazione gli mosse incontro con rami d’uli-vo, grida d’evviva, e tutti volevano avvicinar-lo, parlargli, esternargli il loro contento, e civolle uno sforzo grande da parte delle autori-tà e della forza pubblica per impedire chenon avesse a patirne”.

Era tutto un agitarsi febbrile di uomini edonne, vecchi e fanciulli, bandiere e stendar-di, ed un continuo scroscio d’applausi da co-prire il suono delle musiche e lo scampaniofestoso dei sacri bronzi, ed uno sforzo conti-nuo delle autorità civili ed ecclesiastiche perfrenare l’impeto della folla che voleva vedere,avvicinare e baciar la mano e l’abito al Santo!

Il Servo di Dio - prosegue Don Piccollo -fu pienamente soddisfatto quando potè ve-dere in quella casa, recente fondazione19,ben seicento giovani quasi tutti solfatari fre-quentare le scuole serali, l’Oratorio festivofiorente, e molto impegno in tutti i suoi figliper il bene spirituale di una gioventù ben in-felice, perché costretta tutto il giorno a viveree lavorare seminudi nelle tenebre, alla pro-fondità di 200 e 300 metri, con continuo peri-colo della vita”.

Per evitar maggior confusione alla par-tenza, si convenne di farlo uscir dl casaun’ora prima; cosicchè, quando la gente siaffollò in attesa delle carrozze, egli a piediera alla stazione passando per vie traverse.

La voce del suo passaggio s’era diffusanei paesi vicini ed alla stazione di Cammara-ta – narra Don Piccollo – ci attendeva un’ ina-spettata sorpresa. Era una turba di circa sei-cento persone che attendeva il passaggio diDon Rua. Appena il treno si fermò fu un gri-do unanime d’entusiasmo.

18 – Agrigento.19 – La casa si era aperta nel 1904 col direttore Don Pasquali Giuseppe ed ebbe vita breve si chiusedopo un triennio nel 1907. Si riaprì nel 1919 con Don Giuseppe Cariola, ma dopo un anno si chiuse.

allegato 3 insieme - settembre 2010 VII

Si guardava da tutti agli sportelli del trenoper vederlo ad affacciarsi; e quando Don Ruadiscese fra di loro fu una gara, per non direuna lotta, per avvicinarlo: tutti al solito,vole-vano baciargli la mano e la benedizione. Daltreno discesero anche la maggior parte deipasseggeri per assistere a questa scena econoscere Don Rua, che ignoravano d’averecompagno di viaggio. Una banda musicaleche era sul treno, allo spettacolo di tanto en-tusiasmo, sì diede a suonare la marcia reale,e così si accrebbe anche più l’importanza diquesto nuovo spettacolo. Chi soffriva peròera il capostazione, che non sapeva a qualisanti votarsi, per ottenere che lasciassero li-bero Don Rua in modo da poter far ripartire iltreno; e alla fine si fu costretti di prenderlo dipeso e riportarlo nel suo scompartimento.Così fu libero dalla violenta ammirazione diquel popolo che si era impossessato di Lui eche a niun costo voleva abbandonarlo ».

Tra gli altri av-venne quest’episo-dio. Un tale – ciscriveva Don Anto-nio Fasulo20 – Giu-seppe Infantino diCammarata, ridot-to uno scheletro dauna pleurite puru-lenta, che lo tor-mentava da tre an-ni, saputo del pas-saggio dell’Uomo

di Dio, volle andare a vederlo. In mancanzadi vetture, già tutte impegnate, fece a piedi i7 chilometri di strada. Amici, compreso il me-dico curante, gridavano all’imprudenza, alsuicidio… Il poveretto riuscì ad avvicinarsi aDon Rua, a baciargli la mano, e pochi giornidopo era completamente guarito. Fece lacampagna di Libia: fu combattente nellagrande guerra, e continua a godere ottimasalute.

L’episodio mi è stato narrato prima dalSac. Salvatore La Corte, Vicario Foraneo diCammarata; quindi dalla madre dell’Infanti-no, Carmela Giacchino. Il dott. Alessi Arturo,medico-chirurgo, mi confermò d’aver vistol’Infantino in condizioni gravi ed allarmanti fi-no al 4 maggio 1906, e dí averlo in seguito ri-trovato completamente guarito”.

A Palermo il Servo di Dio restò stupito nelvedere fiorentissimo il nuovo istituto21, aper-to da poco tempo in quella città, in una loca-lità allora alquanto eccentrica, alle falde delmonte Pellegrino, ed oggi collegata con tran-vie e autobus. Tenne conferenza ai Coopera-tori nella chiesa del S. Salvatore e fu accoltoa gran festa nell’episcopio. Al Card. Celesiaera succeduto il Card. Lualdi, che non cono-

sceva personal-mente Don Rua,ma gli era nota lasua virtù e lo tene-va in concetto disanto: Ed “io – ri-corda Don France-sco Piccollo – conDon Barberis eDon Garlaschi22(direttore del Sam-polo) ebbi il piace-

20 – Don Fasulo di Canicattì (1880-1962) per quasi 50 anni si dedicò alla propaganda salesiana.21 – Si tratta del Don Bosco di Via Sampolo.22 – Don Attilio Garlaschi era nato a Genova nel 1866; s’incontrò con Don Bosco Fu il primo diretto-re di Palermo (1902-13). Fu il fondatore dell’internato a Palermo.

Palermo: Collegio “Don Bosco”.

Don A. Fasulo.

Don Garlaschi.

insieme - settembre 2010 allegato 3VIII

re d’accompagnarvelo. Il Cardinale non co-nosceva Don Rua, ed anche l’Opera Salesia-na non era da lui conosciuta se non da quelpoco, che vedeva in Palermo; accolse DonRua con molta gentilezza, e fin dal principiodella visita lo invitò con insistenza ad esseresuo ospite nel Palazzo Arcivescovile. DonRua si schermì bellamente, dicendo che vo-leva rimanere all’istituto coi suoi figli; poi siportò l’argomento della conversazione sul-l’Opera Salesiana, e il Cardinale l’ascoltavacon un’attenzione e meraviglia, sia per le bel-le cose che Don Rua diceva, sia pel modotutto particolare con cui discorreva, che pare-va l’ammirazione del Cardinale si accresces-se a ogni istante; si vedeva che l’EminentePersonaggio capiva di aver a sè davanti unSanto, e all’improvviso con visibili segni dicommozione e quasi di scatto si alzò, s’ingi-nocchio davanti a Don Rua, dicendo: “DonRua, mi benedica!”. Fu grande l’impressionee la sorpresa di Don Rua per un tratto di co-sì grande umiltà da parte del Cardinale; an-ch’egli si inginocchiò e disse che non era luiche doveva benedire, ma anzi egli e i suoiche erano attorno dovevano ricevere la suaPastorale Benedizione... Il Cardinale non ce-dette e continuò nelle sue insistenze finchèDon Rua concluse: «Senta, Eminenza, dac-ché Ella vuol la mia povera benedizione e melo comanda, faremo così; prima Vostra Emi-nenza benedica me i miei figli, poi io inde-gnamente darò la mia... Così si fece, e noiabbiamo potuto assistere ad un atto indimen-ticabile di reciproca umiltà di un pio e santoCardinale e del nostro amato Superiore».

Fu anche a visitare l’Istituto del S. Cuorea S. Giuseppe Iato, e l’8 maggio, festa del-l’Apparizione di S. Michele Arcangelo, era aCatania. Essendo il suo onomastico, nell’Isti-tuto di S. Francesco si tenne una bella acca-

demia, alla quale intervennero quasi tutti i di-rettori dell’Ispettoria Sicula, le rappresentan-ze dei giovani di diversi Oratori e Istituti, e ungran numero di cooperatori ed ex-allievi. Unafesta indimenticabile.

In una della città, visitate dal Servo di Dioin questo viaggio, «fu assalito – scrive unaFiglia di Maria Ausiliatrice – da una turba dipopolo che voleva vederlo, udirlo, avvicinar-lo. Recatosi dalle suore e dalle loro benefat-trici, trovò le camere gremite di persone chelo aspettavano. Egli però girò lo sguardo, e,salutando amichevolmente, appuntò le pupil-le su suor N. N., monaca in casa. Costei, datempo, per ragioni d’interessi, era in lite conun fratello, che era stato sordo a quanti gliavevano parlato di riconciliazione.

La povera monaca soffriva assai, ed erain preda a vivissima ambascia. Il santo, sen-za alcun preavviso, ma leggendole in cuore,s’avvicinò a lei e le disse: “Coraggio, corag-gio, stia allegra!...”. I presenti si guardaronomeravigliati ed attesero gli avvenimenti. Duegiorni dopo il fratello bizzarro faceva la pacecolla sorella, divenendo tuttora affezionato epremuroso». Fu pure alle case di Bronte eRandazzo, prendendo la linea circumetnea,e in tutte le stazioni dei centri importanti sitrovava il clero con molta popolazione per ve-dere e riverire il Successore di Don Banco.

Il 9 maggio, ricorda Suor Marianna Nica-stro23, «giungeva in Alì Marina, dove mi tro-vavo da qualche giorno come aspirante perseguire la mia vocazione che umanamentesembrava impossibile, ad effettuarsi, per lamia gracilissima salute. Presentatogli il casodalla mia direttrice Suor Decima Rocca24,egli, posandomi la mano sulla spalla, mi as-sicurò che la Madonna mi avrebbe fatto lagrazia, come infatti avvenne. In quell’occa-sione vi fu bisogno di aggiustargli il pastrano,

23 – Sr. Marianna Nicastro nata a Caltagirone il 16 gennaio 1878; professa a Catania il 19 marzo1909, morta a Catania il 28 agosto 1960.24 – Sr. Decima Rocca nata a Gavi (AL) il 1° marzo 1871, professa a Nizza Monferrato il 20 agosto1890, morta a San José di Costarica il 5 dicembre 1967. In Sicilia dal febbraio 1895. Ispettrice inSicilia dopo la morte di Madre Morano (26 marzo 1908) fino al 1912. Nel 1913 partì per l’America La-tina.

allegato 3 insieme - settembre 2010 IX

da cui lungo il viaggio gli era stato tolto unpezzo dai suoi ammiratori per tenerlo comereliquia. Per lo stesso motivo si distribuironoin casa dei pezzetti di stoffa dello stesso, chefortunatamente si dovettero togliere per ag-giustarlo.

Le suore gli offersero un zucchetto nuovoin cambio di quello da lui usato. Una raccon-tava, edificata, che avendo grande urgenzadi dirgli una parola e trovatolo in chiesa chepregava, osò chiamarlo più volte; ma egli nonsi dette per inteso, facendo così capire, chenon doveva interromper la sua udienza conDio per parlare con una creatura; dopo di chesi mostrò molto affabile e compiacente».

A Messina fece la chiusura degli esercizispirituali agli alunni, e nel pomeriggio lascia-va la Sicilia, proseguendo per le Calabrie.

La prima casa che visitò fu quella di BovaMarina25 «dove i Salesiani – scriveva DonBarberis – sono alla direzione del SeminarioVescovile. Vi è un centinaio di chierichetti,cominciando dalle ultime classi elementari alcorso teologico. Sebbene arrivati ad ora tar-da perchè erano scoccate le 22, vennero al-la stazione, che è lontana anzichenò dal Se-minario, i chierici del corso teologico e filoso-fico e ginnasio superiore ad incontrare DonRua, con palloncini e lumi per rischiararci lavia. I più piccoli attendevano all’ingresso delSeminario, tutto illuminato a festa. AncheSua Eccellenza Mons. Vescovo stava coichierichetti ad aspettarlo. Con che entusia-smo quei vispi chierici calabresi ricevetteroDon Rua! acclamavano e davano il benvenu-to, proprio come si farebbe all’Oratorio dopolunga assenza dell’amato Padre. Sebbene lafermata a Bova non potesse essere che bre-vissima, la parola insinuante e piacevole diDon Rua elettrizzò quei cari giovani, i qualiavrebbero voluto che non si partisse da loro».

Il Servo di Diochiese al direttore DonEusebio Calvi26 noti-zie dell’andamentodella casa; questi glicomunicò che c’era unalunno colto da gravepolmonite. Don Rua sirecò a visitarlo, lo be-nedisse in nome diDon Bosco con la be-nedizione di Maria Ausiliatrice, e guarì. Cosìattestava il chierico Agrippino Tamburino27,allora novizio, residente in Seminario.

«Al mattino tutti fecero la Santa Comunio-ne dalle sue mani, poi si tenne una solennis-sima accademia, presente il Vescovo e tutti imaggiorenti del paese; discorso, musica edeccellenti poesie si succedevano bellamen-te... Come i Siciliani, i Calabresi sono sve-gliatissimi per ingegno e, direi, poeti per na-tura. Specialmente un chierico inneggiò allegrandezze della Calabria antica, alla sua bel-lezza, ed al bisogno presente di essere aiu-tata, che ci commosse tutti.

A S. Andrea del Jonio, a Borgia28, a So-verato, si ripeterono le acclamazioni e i rice-vimenti già descritti altre volte. Numerosissi-mi giovani degli Oratori e delle scuole seraligli andavano incontro anche a vari chilometridal paese, portando mazzi di fiori che veniva-no ad offrire a Don Rua; e ciascuno con unramo d’olivo, o d’altro albero, in mano dava-no l’aspetto di una processione clamorosa,poiché non cessavano le grida di Evviva DonRua! Evviva i Salesiani! Anche l’Arciprete, ilSindaco, le Autorità, a Borgia vennero incon-tro a Don Rua fuori del paese; vi fu lo sparodi mortaretti e la strada quasi letteralmentecoperta di fiori.

Ma quale desolazione per altra parte! Ca-

25 – Allora Bova Marina apparteneva all’Ispettoria Sicula ed era stata aperta nel 1898.26 – Don Eusebio Calvi Ancor chierico, proveniente da Valsalice, fu del gruppo che aprì la casa di Ran-dazzo nel 1879. Vi rimase per sei anni. Fu per sei anni direttore a Bova Marina e per due anni al S.Luigi di Messina.27 – Agrippino Tamburino di Mineo del 1883. Nel 1907 se ne uscì.28 – Anche Borgia, in provincia di Catanzaro, aperta nel 1905, apparteneva all’Ispettoria Sicula.

Don E. Calvi.

insieme - settembre 2010 allegato 3X

se cadute pel terremoto29, altre tutte puntel-late, baracche di qua e di là, dove per moltotempo dovranno abitare intere famiglie! Lachiesa parrocchiale grande, bella, è mezzocaduta, e l’altra parte pericolante, di modoche Don Rua per dare la Benedizione e par-lare al popolo dovette farlo nella parrocchiaprovvisoria, che è nient’altro che una barac-ca di legno con fessure da ogni parte...

Indimenticabile riuscì la Comunione ge-nerale dei giovanetti all’Oratorio festivo diBorgia. Don Rua medesimo ed io e l’ispetto-re che ci accompagnava e i due preti dellacasa attendemmo alle confessioni la sera an-tecedente forse per tre ore di seguito. Chebuoni giovani! senza coltura e poveri, si, mareligiosissimi di fondo, non han bisogno senon di chi li guidi; docili, si può dire che nonhanno mai bisogno di essere avvisati perchèstiano buoni in chiesa; amanti della parola diDio non potevano distaccarsi da Don Rua,che più volte rivolse loro fervorose espressio-ni ed incoraggiamenti...

Soverato: vi è per ora un Oratorio festi-vo30, ma si sta cominciando la fabbrica d’unabella chiesa e collegio attiguo per accoglieretanti giovani di questa parte meridionale del-la Calabria sul Jonio». Don Piccollo ricordacome il Servo di Dio si recò a visitare la Ba-ronessa Scoppa di Badolato31 per studiarecon lei la fondazione di alcune case che glivenivano proposte. Fu notevole nella visitache fece alla suddetta signora una novità,che certo non era mai capitata a Don Rua nèad altri salesiani in Italia... Dalla stazione diS. Andrea sul Jonio al paese Don Rua dovet-te salire in lettiga portata da due robusti mu-li, mentre noi del seguito stavamo su un car-ro trascinato da buoi. Così all’andata e al ri-torno esperimentò questa novità, e pareva

godesse meravigliato di non soffrire il mal dimare, come per lo più accade.

E qui conviene accennare due disposizio-ni d’animo di Don Rua. La prima è la gratitu-dine che dimostrava verso la BaronessaScoppa perchè nelle circostanze di questavisita mi disse parecchie volte: “Bisogna as-solutamente che tu cerchi di accontentarequesta pia signora; a me ha mai dato nulla si-nora, ma è sempre stata grande e generosabenefattrice di Don Bosco... Io ribatteva: “Maa Borgia non è conveniente aprir casa, è luo-go troppo fuor di mano; non ho potuto per-suaderla di porre un’opera a Catanzaro, o inqualche centro più importante”; ma egli: “Non

importa, procura diaccontentarla anchea Borgia, dobbiamomostrare la nostragratitudine. La se-conda cosa è che daquel tempo Don Ruacominciò a dirmi“Don Francesco32,pensa alle Calabrie;qui vi è bisogno, apripiù case che puoi inquesta regione!”.

«Parole ripetute-mi in seguito molte volte, e che furon pure leultime udite dal suo labbro: Pensa alle Cala-brie!...».

«Durante questo viaggio da Bova a S.Andrea del Jonio – dichiara Don Piccollo –avvenne tra me e il signor Don Rua un di-scorso che attesta... la potenza miracolosadella preghiera di lui...»; e noi lo riferiremo asuo luogo, cioè quando se ne vide, in modolampante, l’effetto prodigioso.

A mezzanotte del 13 lasciava la Calabria.

29 – Ci si riferisce al terremoto avvenuto la notte del 7 e 8 settembre del 1905.30 – L’Oratorio festivo dipendeva dalla casa di Borgia, ma si stava costruendo e la casa di Soveratosarà aperta nel 1907.31 – Nobil donne Calabresi che si adoperarono per aprire le case di Borgia e di Soverato: BaronessaMaria Caterina Scoppa, Marchesa di Cassibile (per Soverato); Baronessa Enrichetta (Borgia); Baro-nessa Alfonsina Scoppa, Marchesa di Francia (Soverato), madre della Marchesa Enrichetta Lucifero(Soverato).32 – Don Francesco Piccollo, Ispettore della Sicula.

Don F. Piccollo.

allegato 3 insieme - settembre 2010 XI

LETTERE INEDITE DI DON RUA

Sono venuto in possesso delle fotocopie di due lettere di Don Rua inviate al Canonico Buccheri di Pie-traperzia. Le lettere sono state ritrovate nella casa delle Figlie di MA in Pietraperzia. Al Sac. Filippo Ma-rotta siamo grati della loro interpretazione e trascrizione, come pure delle notizie relative al Can. Bucche-ri.

Rev.mo Signore(dalla busta: padre Vincenzo Buccheri)

5-7-1897

A riscontro delle sue riverite missive del 2 volgente le dichiaro che faremo iscrivere volentieri gliindividui, da V. S. notati in apposito elenco, nell’Arciconfr.ta di Maria Aus.ce; ed eseguiremo pure ladi lei commissione alla Direz.ne del nostro magazzeno somministrante. Non so per altro se le sarannodalle medesime somministrati, /salvo V. S. abbia con esse conto corrente/ gli oggetti in sua lettera do-mandati, prima di averne ricevuto il relativo importo: (aggiunta di Don Rua) perché d’ordinario lecommissioni devono essere accompagnate dal relativo importo per essere eseguite.

Sono con distinto ossequio di V. S. Rev. ma

DDeevv..mmoo iinn DDoommiinnooSSaacc.. MMiicchheellee RRuuaa

Il sacerdote Vincenzo Michele Bucche-ri, destinatario delle due missive di donRua, nacque a Pietraperzia l’8 Maggio1867 e qui morì il 7 Febbraio 1960 all’etàdi 92 anni.

Divenuto sacerdote, padre Buccheri fuchiamato a reggere le rettorie della chiesadi San Giuseppe e del Santuario della Ma-donna della Cava.

Fino a tarda età celebrò la messa do-menicale delle ore 11 nella Chiesa Madre,dove rivestì anche la carica di canonicodella “Comunija” (Communia).

insieme - settembre 2010 allegato 3XII

lì 6 Ottobre 1898Rev.mo Sig. Can.co Buccheri

Pietraperzia

Ho ricevuto la gradita sua lettera del 3 c.te e sinceramente ringrazio la S. V. Benemerita delle n. 10messe che s’offre a elebrare gratuitamente secondo le mie intenzioni a titolo d’offerta per grazia rice-vuta per l’intercessione di M. SS. Ausiliatrice.

N. 5 altre messe che s’offre a celebrare il Rev.mo Can.co Amico Cal. per l’invio del Bollettino.Inoltre V. S. si compiacerà di celebrare ancora altre.

N. 19 messe per l’importo di 2 oleografie di M. A. e due immagini in croma che le saranno spedi-te quanto prima; l’esperienza già fatta ci consiglia di non spedire quadri con cornice in paesi lontani;perché sempre vengono rovinati. Si è per questo che le mandiamo le sole immagini in cromolitogra-fia che V. S. potrà fare inquadrare con cornice più o meno ricca come le piacerà; così non si corre al-cun pericolo di guasti.

Intanto io noterò a suo carico l’obbligo di n° 29 messe ed a carico del sig. can.co Calogero Amicon° 5 ˝ totale a mio scarico n° 34 messe che verranno celebrate al più presto secondo le mie intenzioni.

Con sincera stima e riconoscenza mi professodi V. S. Rev. in Corde Jesu.

DDeevv..mmoo SSeerrvviittoorreeSSaacc.. MMiicchheellee RRuuaa

SSccrriittttoo ppeerrppeennddiiccoollaarree aallllaalleetttteerraa

L’avverto però che non potròun’altra volta concedere merciper limosina di messe, senzaaver presso di me una specialeautorizzazione per iscritto dalsuo Ordinario.Così prescrivono i nostri rego-lamenti – per questa volta fac-cio eccezione trattandosi dipoca cosa, ma la prego di(non) ripetere simili commis-sioni senza accompagnarle daqualche riga d’approvazionedel suo ordinario che mi auto-rizzi ad accettarle.