INFORMAZIONE LOCALE APRILE 2013

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A norma dell'art.8 L. 8/2/1948 N.47 pub- blichiamo l'articolo di rettifica da par- te dell'amministrazione comunale di Umbertide, relativo all'articolo di Giovanni Natale apparso nel numero di marzo. N el gennaio 2012 un soggetto priva- to con sede a Bologna ha presenta- to formale richiesta per la realizzazione di un impianto a biogas di potenza pari a 999 kwe (chilowatt elettrici) in locali- tà Spedalicchio. Attualmente il proce- dimento autorizzativo risulta sospeso, dal momento che il soggetto proponente non ha ancora ottemperato a tutti gli ob- blighi previsti per legge. Innanzitutto è importante precisare che gli impianti a biogas sono cosa assolutamente differen- te dai termovalorizzatori: mentre infatti il termovalorizzatore funziona mediante la combustione di rifiuti e/o di altri ma- teriali, l’impianto a biogas produce gas/ metano ed energia elettrica attraverso la fermentazione di letame e determinate ti- pologie di vegetali, specificate per legge, Mensile gratuito di informazione Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l. Anno VI - N. 4 Aprile 2013 MARIOTTI RIFORMISTA DISINFORMAZIONE 25 APRILE LIBERTÀ IMPIANTO A BIOGAS Nessun giornalista o direore di giornale vorrebbe scrivere un arcolo o fondo come questo poiché, da una parte, rischia di finire nel vicolo cieco della sterile polemica - il contrario della valenza pubblica della nozia - e, dall’altra, di salire in caedra, che è il contrario della libera stampa. Appunto la libera stampa: tale il nodo che intendiamo porre all’aenzione dei Leori. Ques i fa: nello scorso numero abbiamo pubblicato in prima pagina un arcolo a firma di Giovanni Natale, “L’altra faccia della termovalorizzazione”, nel quale il giornalista poneva delle domande sull’eventualità della costruzione di un biodigestore nei pressi di Spedalicchio. Arcolo interrogavo senza alcuna accusa a chicchessia. Ebbene. Alcuni giorni dopo l’uscita, il sito del Comune di Umberde pubblica una “Nota” nella quale sgmazza le affermazioni di Natale. Fin qui tuo giusto; solo che poi trancia con affermazioni improprie il contenuto dell’arcolo, parlando di “infaman affermazioni”, “oltraggio”. Già qui qualcosa non quadra. Ma è nella conclusione della “Nota” che emerge il significato del tuo: l’Amministrazione minaccia di adire le vie legali per il contenuto dell’arcolo. Basta: la misura è colma. Perché querelare un giornalista e un giornale? Se dice cose inesae o false esiste il dirio di refica (qui l’arcolo a fianco in prima pagina); se non si è d’accordo si apre un dibato pubblico; se si vuol ulteriormente informare si scrive e si pubblica in tu i mass media. Ma querelare un libero giornalista e un libero giornale, equiparandolo ad un delinquente e mafioso che sparge veleni, nasconde qualcosa di altro. Si chiama tentavo di meere il bavaglio alla libertà di stampa. NO; no pasáran. Il fondamento costuzionale della libertà di pensiero e opinione e della libera stampa non si tocca. Questa la posizione anche del Gruppo giornalis umberdesi che subito ha risposto, con leera (vds pag. 4), all’Amministrazione. Il terreno sul quale si è posta l’Amministrazione (il Consiglio ha del resto approvato un ordine del giorno sulla tutela della libertà di stampa) è comunque scivoloso: il vulnus c’è stato. Per tale ragione, Informazione Locale intende ribadire le ragioni per il quale è nato e che nella presentazione del primo numero aveva già messo in evidenza: «non siamo un giornale né di loa né di governo, ma non per questo la beviamo sempre; rifuggiamo dai peegolezzi eppure avremo occhi, orecchie e gambe per cogliere le nozie e approfondire con inchieste». Questo abbiamo fao per rimanere in-di-pen-den-. RECUPERO ROTTAMI FERROSI DEMOLIZIONE VEICOLI via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG) La posizione del Comune di Umbertide

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A norma dell'art.8 L. 8/2/1948 N.47 pub-blichiamo l'articolo di rettifica da par-te dell'amministrazione comunale di Umbertide, relativo all'articolo di Giovanni Natale apparso nel numero di marzo.

Nel gennaio 2012 un soggetto priva-to con sede a Bologna ha presenta-

to formale richiesta per la realizzazione di un impianto a biogas di potenza pari

a 999 kwe (chilowatt elettrici) in locali-tà Spedalicchio. Attualmente il proce-dimento autorizzativo risulta sospeso,

dal momento che il soggetto proponente non ha ancora ottemperato a tutti gli ob-blighi previsti per legge. Innanzitutto è importante precisare che gli impianti a biogas sono cosa assolutamente differen-te dai termovalorizzatori: mentre infatti il termovalorizzatore funziona mediante la combustione di rifiuti e/o di altri ma-teriali, l’impianto a biogas produce gas/

metano ed energia elettrica attraverso la fermentazione di letame e determinate ti-pologie di vegetali, specificate per legge,

Mensile gratuito di informazioneAutorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

Anno VI - N. 4 Aprile 2013

MARIOTTI RIFORMISTA DISINFORMAZIONE 25 APRILE

LIBERTÀ IMPIANTO A BIOGASNessun giornalista o direttore di giornale vorrebbe scrivere un articolo o fondo come questo poiché, da una parte, rischia di finire nel vicolo cieco della sterile polemica - il contrario della valenza pubblica della notizia - e, dall’altra, di salire in cattedra, che è il contrario della libera stampa. Appunto la libera stampa: tale il nodo che intendiamo porre all’attenzione dei Lettori. Questi i fatti: nello scorso numero abbiamo pubblicato in prima pagina un articolo a firma di Giovanni Natale, “L’altra faccia della termovalorizzazione”, nel quale il giornalista poneva delle domande sull’eventualità della costruzione di un biodigestore nei pressi di Spedalicchio. Articolo interrogativo senza alcuna accusa a chicchessia. Ebbene. Alcuni giorni dopo l’uscita, il sito del Comune di Umbertide pubblica una “Nota” nella quale stigmatizza le affermazioni di Natale. Fin qui tutto giusto; solo che poi trancia con affermazioni improprie il contenuto dell’articolo, parlando di “infamanti affermazioni”, “oltraggio”. Già qui qualcosa non quadra. Ma è nella conclusione della “Nota” che emerge il significato del tutto: l’Amministrazione minaccia di adire le vie legali per il contenuto dell’articolo. Basta: la misura è colma. Perché querelare un giornalista e un giornale? Se dice cose inesatte o false esiste il diritto di rettifica (qui l’articolo a fianco in prima pagina); se non si è d’accordo si apre un dibattito pubblico; se si vuol ulteriormente informare si scrive e si pubblica in tutti i mass media. Ma querelare un libero giornalista e un libero giornale, equiparandolo ad un delinquente e mafioso che sparge veleni, nasconde qualcosa di altro. Si chiama tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di stampa. NO; no pasáran. Il fondamento costituzionale della libertà di pensiero e opinione e della libera stampa non si tocca. Questa la posizione anche del Gruppo giornalisti umbertidesi che subito ha risposto, con lettera (vds pag. 4), all’Amministrazione. Il terreno sul quale si è posta l’Amministrazione (il Consiglio ha del resto approvato un ordine del giorno sulla tutela della libertà di stampa) è comunque scivoloso: il vulnus c’è stato. Per tale ragione, Informazione Locale intende ribadire le ragioni per il quale è nato e che nella presentazione del primo numero aveva già messo in evidenza: «non siamo un giornale né di lotta né di governo, ma non per questo la beviamo sempre; rifuggiamo dai pettegolezzi eppure avremo occhi, orecchie e gambe per cogliere le notizie e approfondire con inchieste». Questo abbiamo fatto per rimanere in-di-pen-den-ti.

RECUPERO ROTTAMI FERROSIDEMOLIZIONE VEICOLI

via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG)

La posizione del Comune di Umbertide

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dalle quali è escluso il tabacco. Gli im-pianti a biogas sono inoltre regolamen-tati da normative nazionali e regionali (a livello regionale sono in vigore ben due regolamenti, di cui uno, il n. 4 del 2011, specifico per gli impianti a biomasse) che ne incentivano la realizzazione visto che sono considerati appartenenti alla filiera della produzione di energia da fonti rin-novabili (green economy). Dal momen-to che l’impianto proposto dal soggetto privato ha una potenza inferiore ad un megawatt (999 kwe), il progetto è sta-to sottoposto a Procedura autorizzativa semplificata (Pas) che è condizionata dal parere di una serie di soggetti pubblici. Nel caso specifico si sono tenute sei se-dute di Conferenza di servizi, a cui hanno partecipato ASL 1, ARPA Umbria, Umbra Acque, Vigili del Fuoco, ENEL, Ministero dello Sviluppo Economico, Provincia di Perugia, Regione dell’Umbria e

Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Umbria. Tutti i sog-getti hanno espresso parere favorevole. Nel corso del procedimento autorizzativo l’Amministrazione Comunale, con atti di Giunta e di Consiglio Comunale, ha ad-dirittura colmato aspetti non specificati dalla normativa vigente stabilendo che il biogas deve essere prodotto da letame e biomasse generati per almeno l’80% dal ciclo produttivo dell’azienda che re-alizza l’impianto e che il restante 20% può essere approvvigionato sfruttando la filiera corta, e quindi nel raggio di 30 km, e prevedendo anche che la disponi-bilità dei terreni sia garantita per tutta la durata del funzionamento dell’impianto. Attualmente il procedimento autorizza-tivo risulta sospeso dal momento che il soggetto proponente non ha ancora ottem-perato a tutti gli obblighi previsti per leg-ge. Sulla questione l’Amministrazione

Comunale ha incontrato anche la popola-zione della Valle dei Niccone nel corso di un’assemblea aperta alla cittadinanza pro-mossa dal locale Consiglio di Quartiere. I partecipanti hanno pienamente condiviso con l’Amministrazione Comunale l’ap-plicazione stringente e rigorosa della nor-mativa; inoltre nel corso dell’assemblea sono emerse da parte della popolazione forti perplessità in merito al fatto che, ol-tre a deturpare il paesaggio, l’impianto a biogas determinerebbe un consistente au-mento del traffico pesante ed un elevato consumo di acqua per l’irrigazione dovuto alla previsione di doppi cicli colturali fina-lizzati ad aumentare i quantitativi annui. L’Amministrazione Comunale continue-rà a monitorare attentamente l’evolversi della situazione, tenendo costantemente informata la popolazione.

L’Amministrazione Comunale di Umbertide

L’Inchiestacontinua dalla pagina precedente

Specificazione di Giovanni Natale ri-guardo l'articolo del numero di marzo, "L'altra faccia della termovalorizzazione".Riporto per chiarezza una sintesi delle principali fonti sulle quali ho basato l’articolo apparso sul precedente numero di Informazione Locale dal titolo “L’altra faccia della termovalorizzazione”.- Gazz. Uff. Comunità Europea e Gazz. Uff. Repubblica Italiana: normativa varia, tra cui Direttiva 2009/28/CE, Re-lazione (COM10) della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, D.M. 10/9/2010, D.Lgs. 28/2011. Si noti che nelle norme europee e nazionali gli im-pianti di incenerimento rifiuti sono sem-pre denominati, appunto, “inceneritori”. La “valorizzazione” ai fini energetici è di contro termine generico (di valenza tra l’altro positiva), utilizzabile quindi libera-mente anche ad indicare un riutilizzo di

sostanze cosiddette “bio” o bioderivate.- Boll. Uff. Regione Umbria: Reg. Re-gionale n. 7/2011, nello specifico l’All. A (che distingue in tre tipi gli impianti a biomasse : a biomasse solide, liquide o gassose); l’All. B (in relazione ai cri-teri di localizzazione e al rispetto del contesto paesaggistico locale); la D.G.R. 903/2011, la D.G.R. 40/2012 e la D.G.R. 494/2012.- Sito web Regione Umbria, pagine del Servizio Energia, per la classificazione degli impianti, le procedure autorizzative, i tipi di impatti.- Sito web Comune di Umbertide: Piano d’azione locale per l’Energia Sostenibile e depliant “Valle del Tevere e Valli del Niccone” sulle bellezze architettoniche ed il paesaggio. Articoli de “La Nazione”, “Il Corriere dell’Umbria”, “Il Giornale

dell’Umbria” “Il Messaggero”, date tra il 13 e il 15 settembre 2012, che riportano l’episodio di sversamento liquami e morìa di pesci che Arpa e Asl hanno identificato come percolato di silomais.- Articolo di Informazione Locale (settembre 2012) che illustra aspetti po-sitivi e criticità delle energie rinnovabili.- Vari siti web di aziende che pubbliciz-zano ciascuno la propria tecnologia di im-pianto (non riportati per motivi pubblici-tari ma rintracciabili attraverso motori di ricerca).- Vari siti o blog dove istituzioni o cit-tadini illustrano le loro esperienze su im-pianti già realizzati o i loro punti di vista (es. Ecomuseo della Teverina, ma decine di altri ancora).- La visita presso un impianto.

Giovanni Natale

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l’IntervistaMANLIO MARIOTTI: UN RIFORMISTA IN REGIONE

Ha speso la sua vita per il lavoro e a di-fendere i diritti dei lavoratori. Ha raggiun-to l’apice della carriera sindacale nel 2004, quando è stato eletto Segretario Generale della Cgil dell’Umbria, carica che ha ri-coperto fino al febbraio 2010. Poi è stato chiamato ad un ruolo politico nel Pd e ora è consigliere regionale, dal marzo 2013. Questo l’umbertidese Manlio Mariotti. Ma chi lo conosce sa la sua affabilità, la sua ca-pacità culturale e il suo amore per lo sport. È sempre un piacere discutere con lui.Partiamo dall’incarico assunto di Consigliere regionale. Come intende spendere la sua competenza profes-sionale di sindacalista e conoscitore del mondo industriale e produttivo? « Innanzitutto nelle forme e nei modi che credo sia giusto discutere e condividere con il Capogruppo in Regione e con il Segretario regionale del PD. Mi è stato chiesto di far parte delle 2° Commissione permanente, quella che si occupa di atti-vità economiche e governo del territorio, e in quella sede spero di cominciare a portare il mio contributo e spendere il mio impegno. E’ del tutto naturale che avendo alle spalle un percorso ed una esperienza maturati sui temi del lavoro , dell’econo-mia, delle politiche industriali e territo-riali vorrei poter mettermi a disposizione, per quanto sarò capace, della costruzio-ne di una concreta azione di indiriz-zo, di programmazione e legislativa del Consiglio Regionale rivolta a contrastare la gravissima crisi economica in atto e a riaprire all’Umbria prospettive di svilup-po produttivo e occupazionale» Veniamo al rapporto tra consigliere regionale e realtà locale. Quale rapporto intende costituire tra lei e la città e, soprattut-to, quali rapporti tra lei e il partito di Umbertide? « Un rapporto che mi con-senta di svolgere l’incarico di Consigliere regionale rappresentando, nella massima assise dell’Umbria, gli interessi della mia città e , di converso, dia ad Umbertide

l’opportunità di avere, come è già suc-cesso per molti anni, un riferimento isti-tuzionale che nell’esercizio delle funzioni che è chiamato ad assolvere possa dare un contributo alla sua crescita economica e al suo benessere sociale. Un rapporto, cioè, come è ovvio e fisiologico che sia in queste situazioni; tanto con i cittadini, quanto con il PD. Lo dico non nasconden-do il “portato” di vicende passate che la sua domanda legittimamente sottende e richiama, ma anche con la convinzione che questo passaggio può aiutare tutti a guardare avanti piuttosto che indietro» Una sua particolare caratteristica, che non le nega nessuno, nemmeno l’oppo-sizione, è di essere un serio riformista. Provi a delineare alcune politiche ri-

formiste per Umbertide e il territorio. Magari con qualche concreto esempio.«La crisi che ci sta investendo sta ri-schiando di frantumare il nostro sistema produttivo ed in particolare quello ma-nifatturiero. Temo che a noi non basterà più fare meglio le cose che già facevamo bene, ma saremo costretti a fare cose di-verse; qui sta la sfida che a mio modo di vedere il modello produttivo della nostra città dovrà affrontare. Come? Magari af-frontando con più coraggio un processo di riconversione e nuova qualificazione del nostro comparto agricolo ricercando con più coerenza un filo che coniughi davvero la filiera territorio-ambiente-turismo. O piuttosto cercando di capire come la mo-

derna “rete” può riconnettere gli indotti di subfornitura specializzata migliori del nostro paese e che rimane una risorsa di inestimabile valore. Oppure come trova-re il modo di mobilizzare, insieme ad una quota di risorse pubbliche, una parte del consistente risparmio privato di cui dispo-niamo per realizzare un progetto di messa a norma e riqualificazione del patrimonio edilizio della nostra città. Od ancora come consolidare e dare strategicità alla presen-za di un centro di riabilitazione altamente specializzato nella nostra città» Una sta-gione politica sembra conclusa. Da una parte l’uscita di Giuletti da Sindaco con la nomina a parlamentare; dall’al-tra la sua entrata in Consiglio regiona-le mostrano che c’è un nuovo inizio. E si ipotizzano, da più parti, scenari. Si dice che lei sia il solo federatore possi-bile per Umbertide, capace di mettere insieme il centro sinistra, le esigenze del mondo produttivo e il nuovo che avan-za. «Le stagioni politiche ben più che i destini e le destinazioni degli uomini le segnano i grandi cicli delle dinamiche e di cambiamenti economici e sociali. Le risposte è (forse) possibile trovarle solo se la politica torna ad essere azione colletti-va e sintesi alta delle molteplici e limita-te conoscenze di cui ognuno dispone. La società, le istituzioni, i partiti sono luoghi plurali, aperti. Credo che nella nostra cit-tà dovremmo impegnarci a recuperare lo stimolo e la disponibilità ad una vera dialettica, ad un confronto senza timori o pregiudizi, a rispettarci nelle diversità dei punti di vista. In questo senso vedo la utilità di un federatore che sappia tenere insieme e ricomporre, il leader di un col-lettivo capace di ascoltare e far sintesi. Ma se questa è una esigenza reale allora chi dovrà assumere questo ruolo non può essere investito dall’alto, ma designato dal basso, da un vasto percorso di parte-cipazione»

Eva Giacchè

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La PiazzaLETTERA DI RISPOSTA DEL GRUPPO GIORNALISTI LOCALE

Pubblichiamo la lettera del Gruppo Giornalisti Locale in risposta alla Nota dell'Amministrazione del 27/03/2013, (www.comune.umbertide.pg.it)nella quale si faceva riferimento all'articolo di Giovanni Natale dello scorso mese.La stessa è stata pubblicata sul sito del Comune di Umbertide, così come richiesto.

Al Vice SindacoIng. Marco Locchi

Al SindacoOn. Giampiero Giulietti

e p. c. a Dante CilianiPresidente dell’Ordine dei Giornalisti

dell’UmbriaMarta Cicci

Presidente Associazione Stampa Umbra

Umbertide, 04 aprile 2013In riferimento alla “Nota” dell’Amministrazione comunale, apparsa sul sito del Comune di Umbertide in data 27.03.2013, e dal Lei firmata in qualità di vice Sindaco, nella quale si stigmatizza il contenuto dell’articolo di Giovanni Natale, pubblicato nel mensile Informazione Locale (mese di marzo), e sul quale Ella e l’Amministrazione paventano «l'opportunità di tutelare legalmente le proprie ragioni», intendiamo puntualizzare quanto segue, ai fini di una corretta dialettica tra stampa e amministrazione, avuto riguardo anche

a simili vicende pregresse, nelle quali si è tentato, ora come allora, di censurare, direttamente o indirettamente, la libera stampa.1. Nel merito dell’articolo non rileviamo alcune «accuse infamanti e oltraggiose rivolte» all’Amministrazione né tanto meno vi sono contenuti lesivi dell’altrui reputazione o espressioni intrinsecamente offensive (non comparendo peraltro nomi e atti citati). Se vi sono, l’Amministrazione ha il dovere di specificarle e di indicare quale sia il bene giuridico violato e da tutelare. Altrimenti si finisce per intimidire chi scrive o insidiare la libertà di espressione. 2. Se si intende, in generale, sostenere le proprie buone ragioni, rispetto ad un articolo che pone domande (nella fattispecie non dà nemmeno giudizi) lo si fa nel merito e con gli strumenti propri del dibattito pubblico e della legge sulla stampa, tanto più per un’amministrazione che deve rispondere costituzionalmente proprio al pubblico. Personalizzare la questione in un’aula di tribunale sembra una prevaricazione al libero confronto e un tentativo di mettere il bavaglio alla libertà di cronaca e di critica. 3. Il contenuto e il presupposto dell’esistenza dell’interesse pubblico alla conoscenza della notizia non lo decide di certo alcuna amministrazione o autorità, ma è nella libera disponibilità del giudizio razionale e prudente di ogni direttore di

giornale e del giornalista stesso, che devono rispondere, sicuramente, sulla correttezza metodologica dell’assunzione della notizia e dell’affidabilità della “fonte”. I giudizi sono poi liberi e, naturalmente, sottoponibili a critica, per prova ed errori.4. Ricordiamo, infine, che il sito del Comune appartiene all’Amministrazione comunale, non alla Giunta, e che non è un giornale on line, ma sito istituzionale e come tale di puro servizio per il cittadino. Pertanto non solo la pluralità degli interventi deve essere assicurata, ma non si può né si deve tramite un servizio ai cittadini rappresentare addirittura la volontà di adire vie legali nei confronti di essi che, peraltro, sono contribuenti. Con riguardo e chiarezza, questo è quanto ci sentiamo di ricordare per il delicato rapporto tra informazione e istituzioni, a partire da un caso che va riportato nell’alveo del naturale dialogo pubblico. In questo senso, chiediamo formalmente che la presente lettera venga pubblicata sul sito dell’Amministrazione comunale.Qualora, poi, l’Amministrazione intenda adire le vie legali - prive di qualsiasi fondamento - sappia che il Gruppo giornalisti umbertidesi si costituirà, comunque sia, come parte lesa, non solo per solidarietà nei confronti di Giovanni Natale e Informazione Locale, ma per tutelare un dritto costituzionalmente garantito, fondamento del vivere civile.

Riceviamo e pubblichiamo

Umbertide in Limerick Alle falde del monte Acuto

viveva un feroce lupoche andava a bere

tutte le mattine e anche le serealla destra del Tevere fronduto.

Costruirono così un oppidùmnon lontano da Pitulùm

alla riva sinistra del biondo fiumenascosto da misteriose brumeche venne chiamato Tusicùm.

Poi arrivò Totila e i suoi goti

che come terremotidistrussero ogni cosa fatta

e così nacque la Frattaalla faccia di quegli idioti.

Portò con fortuna questo nome

tanto che Napoleonela elevò al rango di città

ma quando arrivò Sua Maestàsi chiamò Umbertide chissà come?

Marianna Franceschini

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(DIS)INFORMAZIONE GIOVANILE LOCALEÈ tempo di metamorfosi; soprattutto

per i giovani e per il loro rapporto con l’informazione. I dati parlano chiaro. A livello nazionale, il quotidiano tra le nuove leve non ha più lo stesso appeal, visto che solo il 14,6% (fonte: Rapporto giovani) di essi lo compra mentre il 29% ( fonte: rapporto giovani) lo legge. La ri-cerca però risulterebbe ristretta se ci limi-tassimo solamente a vedere e analizzare i dati che riguardano il cartaceo, anche per-ché il mondo dell’informazione ha vissu-to in questi ultimi anni una vera e propria metamorfosi grazie all’entrata in campo dei social network e dei giornali on-line. Questi strumenti di comunicazione infat-ti sono ciò che hanno dato il via alla crisi dell’editoria e al decadimento di quella pietra miliare della nostra società che il quotidiano rappresentava fino al secolo scorso, anche perché se prima i giovani andavano in edicola ora basta un click e possono trovare le news che vogliono quando e come vogliono. Il circa 70% di essi (fonte: Rapporto giovani), naviga ora sui siti internet per cercare le notizie, fa-cendo così calare drasticamente le vendi-te dei giornali cartacei che sono sempre più, vuoi per il calo dei lettori vuoi per la crisi che sta dilagando in ogni settore, in chiaro declino. D’altro canto però c’è chi vede un risvolto positivo in questa mol-tiplicazione dei canali d’ informazione, affermando che tale vasta possibilità non possa altro che avvicinare di più i ragazzi a ciò che accade intorno a loro, facendogli sviluppare una propria opinione politica e un proprio senso critico. A supporto di questo punto di vista sono , ad esempio, i dati ci mostrano come tra il 46% e il 49 % (fonte: Rapporto giovani ) delle nuove leve, si informa tramite tablet o smartpho-ne, evidenziando sempre di più come le

nuove tecnologie, simbolo e strumento dei giovani, stanno influenzando i mezzi di comunicazione e cambiando il modo di fare informazione tanto da espropriare a volte il significato di informazione stes-sa (rendendola forse disinformazione?) . Veramente quindi i giovani hanno bene-ficiato da questa rivoluzione? La risposta

a dir il vero è negativa visto che malgra-do i così tanti canali a loro disposizione una buona fetta dell’universo giovanile non è interessato a reperire notizie, o per lo meno a selezionare notizie di un cer-to spessore. Cartina di tornasole di questi dati sono sicuramente i numeri emersi dall’indagine svolta a livello locale – ab-biamo preso un significativo campione di ragazzi dell’Istituto Superiore Leonardo da Vinci di Umbertide – i quali sottolinea-no come anche su una piccola realtà come la nostra la cultura dell’informazione non sia poi così diffusa. Il 60% dei nostri ra-gazzi sceglie la rete come canale d’ infor-mazione e il 43% si interessa di questioni che riguardano la propria zona, rimarcan-do così il dato che si riscontra sulla nostra pagina facebook di Informazione Locale, la quale ha un alto tasso di gradimento fra le persone che vanno dai 18 ai 30 anni. Ma ciò che più risalta tra tutte le infor-mazioni raccolte è sicuramente il dato che

Nuova Generazione

riguarda la famiglia, visto che il quotidia-no è sempre meno presente tra le mura domestiche ( solo il 17% degli intervistati dispone quasi ogni giorno del quotidiano in casa). Una riflessione è dunque obbli-gatoria; come mai sebbene i tanti canali a disposizione il mondo dell’informazio-ne è sempre meno a stretto contatto con le nuove generazioni? Le responsabilità non sono solamente di un solo fattore ma di molteplici. Prendiamo ad esempio il dato poco sopra elencato e poniamolo in termini opposti : l’83% degli studenti pre-si come campione non dispone del gior-nale quotidianamente a casa. Di sicuro la famiglia recita una parte fondamentale nella formazione, culturale e sociale, del ragazzo e se questa non lo sollecita o vie-ne a mancare ecco che si hanno gli nega-tivi su tutti i livelli: dal crollo dell’editoria al passaggio da informazione a disinfor-mazione. Qui il ruolo della scuola deve farsi ancor più forte visto che deve fare i conti con l’assenza della componente familiare , ma il processo è stato già ben avviato. Nel istituto Leonardo da Vinci di Umbertide, ad esempio alcune classi par-tecipano ad un progetto dell’osservatorio “il quotidiano in classe” che avvicina i ra-gazzi alla lettura del quotidiano. Ma la più preoccupante se non diffusa causa della mancanza della cultura dell’informazione è l’atteggiamento tipico delle nuove ge-nerazioni, le generazioni del virtuale che figlie della mentalità di semplificazione dei social network iniziano un processo di alienazione nei confronti della real-tà circostante. Questi canali dunque non portano benefici all’informazione, anzi la rendono sempre più vuota, facendola lentamente scomparire come un relitto in fondo all’oceano.

Andrea Levi Codovini

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L'articolo di Giovanni Natale dello scor-so numero ha suscitato un vivace dibattito anche sulla nostra pagina di facebook. Qui riportiamo alcuni interventi che ci sono stati richiesti e che abbiamo sollecitato.Energia da Biomasse. Risorsa o beffa?I dati sono inquietanti: il 77% dell’ener-gia che consumiamo in Italia è prodotta da fonti fossili (petrolio, gas e carbo-ne). Dati statistici ci rivelano che nel giro di un secolo queste riserve fini-ranno e con loro, come è facile intui-re, finirà l’era del petrolio. Ognuno di noi ne subirà le inevitabili e dramma-tiche conseguenze. Nessuno escluso. Le possibilità che abbiamo sono due: possiamo attendere passivamente e stare a guardare; oppure possiamo iniziare fin da ora a pensare ad un futuro più sostenibile. A voi sta la scelta. Per tentare di correre ai ripari, l’Italia ha firmato alcuni anni fa un protocollo in cui si è impegnata a: ri-durre il consumo di CO2 del 20%, incre-mentare la produzione di energia da fonti rinnovabili del 20% Il tutto entro il 2020. Per raggiungere tali obiettivi, lo Stato italiano ha pensato bene di incentivare le rinnovabili al fine di favorirne lo svilup-po. Infatti produrre energia dalle rinnova-bili non è attualmente economicamente conveniente senza un incentivo statale. Con il fotovoltaico sono stati già raggiun-ti ottimi risultati, addirittura superiori alle aspettative. L’eolico, invece, in Umbria, ha avuto uno sviluppo modesto. Infatti, nella nostra regione, la costruzione di un parco eolico avrebbe un impatto ambien-tale visivo spesso intollerabile a causa dell’orografia e della morfologia del terri-torio. Fra tutti, però, esiste un settore che negli anni è rimasto in disparte, quello del-le biomasse ovvero la produzione di ener-gia termica ed elettrica dalla parte biode-gradabile dei prodotti di origine organica. La materia prima utilizzata è costituita dai residui provenienti dall’agricoltura (sostanze vegetali o animali), dalla selvi-coltura e dalle industrie connesse, nonché

dalla parte biodegradabile dei rifiuti indu-striali e urbani. Soltanto in questi ultimi due anni si è cominciato a parlare in ma-niera significativa delle biomasse come fonte rinnovabile. Una moda? Non direi. Piuttosto una risorsa per tutte le aziende agricole della nostra zona, a patto che sia sviluppata in modo coerente con ogni sin-gola realtà. Parlare di biomasse in gene-rale potrebbe diventare troppo dispersivo. Con questo termine, infatti, si intendono molti processi tecnologici. Per questo motivo vorrei soffermarmi sul biogas, una branca delle biomasse. La tecnologia è semplice: dalla fermentazione in carenza di ossigeno di materiali di origine ani-male o vegetale (liquami da produzioni animali, insilati di cereali, potature etc.) viene prodotto un gas naturale che una volta bruciato in motori o turbine colle-gate ad un alternatore, produce energia elettrica ed acqua calda (cogeneratore o trigeneratore se produce anche il freddo). Se il progetto è ben fatto e ben dimensiona-to rispetto alla realtà aziendale a cui si rife-risce non vi sono grossi problemi di natu-ra ambientale né rischi per la salute. Tutte rose e fiori, dunque? Purtroppo no. Spes-so le aziende sovradimensionano l’im-pianto per produrre una quantità maggio-re di energia elettrica non rispettando così le reali potenzialità dell’azienda stessa. Si tratta di un vero e proprio fenomeno speculativo che causa un danno signifi-cativo all’ambiente visto che il materiale necessario al funzionamento del biodi-gestore deve essere reperito altrove (an-che molto lontano causando problemi di eccessivo traffico di grandi automezzi). Tanto per dare un’idea, un impian-to da 1.000.000 We ha bisogno di cir-ca 300 ha di terreno per funzionare. Per evitare queste speculazioni, lo Stato è corso hai ripari incentivando maggior-mente i piccoli impianti che utilizzano risorse locali. In questo modo, di fatto, gli impianti più grandi di 600.000 We non sono più convenienti. In quest’otti-

ca, nel rispetto delle effettive potenzia-lità locali, la produzione di energia da biomasse potrebbe diventare un volano per l’economia delle aziende agrico-le senza compromettere l’ambiente o il benessere delle popolazioni limitrofe. Inoltre, un altro aspetto da considerare è quello della produzione di cereali a scopo energetico e non alimentare (colture no-food). Gli impianti di biogas, infatti pos-sono essere alimentati anche da cereali, ma pensare di coltivare i terreni per pro-durre energia invece che cibo è assurdo. Ritengo, infatti, che gli impianti debbano essere pensati e studiati utilizzando gli scarti di lavorazioni agricole che comun-que andrebbero in qualche modo smaltite. L’idea vincente potrebbe essere quella di elevare lo scarto a risorsa vera e propria in grado di produrre energia (sia elettrica che termica) della quale la nostra società è ingorda.

Ciocchetti Giuliano (architetto)

Caro direttore, le scrivo in merito all’articolo pubblicato nel mese scorso riguardante la termova-lorizzazione e gli impianti a biogas. Ho riscontrato molte informazioni errate e valutazioni abbastanza gravi basate su di esse; per questo mi sono sentito in dovere di replicare a quanto scritto da Giovanni Natale. Innanzitutto è molto importante distinguere fra le 2 tecnologie erronea-mente accomunate nell’articolo:· per termovalorizzazione si intende ogni processo TERMICO (combustione o pi-rolisi) atto a valorizzare energeticamente un prodotto di scarto (entro i limiti di leg-ge stabiliti dal D.L. 5 febbraio 1997 n. 22, detto “Decreto Ronchi”). · Per biodigestione si intende un proces-so di degradazione di materia organica ad opera di batteri. Se tale processo avviene in presenza di ossigeno si parla di compo-staggio, se invece non è presente ossigeno si parla di digestione anaerobica.Data la vastità della materia, ho deciso di concen-

Il DibattitoGREEN ECONOMY, BIODIGESTORE

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Page 9: INFORMAZIONE LOCALE APRILE 2013

trare queste poche righe di replica sulla biodigestione con l’ambizione di dare un contributo tecnico alla discussione. In particolare mi concentrerò sul processo di digestione anaerobica poiché è questo a permettere una valorizzazione energetica della materia organica.Come già accenna-to, la biodigestione è un processo NATU-RALE di degradazione di materiale orga-nico (ecco spiegato il perché del “bio”) ad opera di ceppi batterici: in assenza di ossigeno, essa porta alla formazione di una miscela in percentuali variabili di gas metano ed anidride carbonica, ossia un gas combustibile comunemente consi-derato pulito.Per impianto a biogas inve-ce si intende un biodigestore (che come detto produce metano) e da un motore a combustione che permette la produzione di energia elettrica. Tramite una eventuale caldaia a recupero a valle è possibile inol-tre recuperare il calore dei fumi di com-bustione per produrre acqua calda (per il riscaldamento e/o acqua calda sanitaria). I tanto temuti fumi di combustione sono quindi identici per composizione a quelli prodotti da un qualsiasi motore o calda-ia alimentati a metano. Comunemente il processo di biodigestione è realizzato a partire da reflui zootecnici, essendo essi materiali di scarto che vengono stoccati e poi utilizzati nella fertirrigazione. Tramite la biodigestione i reflui vengono digeriti dalle colonie batteriche con la produzio-ne, come già detto, di metano, di anidri-de carbonica e di un materiale di scarto detto digestato, che può essere utilizzato come fertilizzante in virtù del suo elevato tenore di azoto.Concludo con brevi con-siderazioni legate all’impatto ambientale di tali tecnologie. È da sfatare lo scena-rio secondo cui i campi verranno coltivati esclusivamente per la produzioni di col-ture “food” da destinare alla conversione energetica:senza entrare in dettaglio, il meccanismo incentivante rende pratica-mente sconveniente l’impiego di tali tec-nologie con percentuali di insilato supe-

riori al 20-30%. Non credo comunque che la prospettiva di vedere (come già ahimè possiamo ammirare) campi coltivabili tra-sformati in campi fotovoltaici sia molto meno impattante e molto più auspicabile. In conclusione, si consideri che ogni ac-cumulo (di letame, di rifiuti organici etc.) presenta una parte interna non lambita dall’aria e in cui il processo di digestione anaerobica avviene spontaneamente, con rilascio in atmosfera di metano, che ha un potenziale di distruzione dell’ozono 25 volte superiore rispetto all’anidride car-bonica (non a caso le discariche sono fra le maggiori sorgenti di metano e quindi di inquinamento atmosferico). Credo che sia auspicabile a livello locale una discussio-ne più approfondita e un’opera di sensibi-lizzazione dell’opinione pubblica in me-rito alle tecnologie esistenti in materia di valorizzazione energetica dei prodotti di scarto. Inoltre spero che si arrivi anche ad una discussione seria sulla termovaloriz-zazione dei rifiuti (che in questa sede non ho trattato per ragioni di spazio). Ringra-ziandola per l’opportunità concessami, le faccio i miei complimenti per l’iniziativa editoriale che sta portando avanti, che permette anche di discutere di tematiche (come in questo caso) importanti e troppo spesso trattate sbrigativamente e in ma-niera pregiudiziale.

Con rinnovata stimaPiero Montanucci (Ingegnere)

“Nonostante sia un sostenitore della “gre-en economy” reputo uno svantaggio pub-blico la possibilità della costruzione di un biodigestore nella valle del Niccone. Questo perché i biodigestori svolgono la loro funzione in maniera economicamen-te sostenibile se sono collegati al sistema agricolo del territorio, ossia, ad esempio, se trasformano i rifiuti di allevamenti esi-stenti, o i prodotti di scarto di una notevo-le produzione agricola, in energia per de-composizione. In caso contrario sono un

vantaggio solo per i proprietari e lasciano al territorio molti problemi assieme al rischio di uno sviluppo agricolo funzio-nale alla produzione di energia, privan-dolo così della possibilità di uno sviluppo economico reale e duraturo. Infatti questa energia “bio” è vantaggiosa perché sfrutta gli incentivi degli aiuti pubblici, ma de-stinati, di nuovo, a privati. Finiti tali in-centivi dovrà competere economicamen-te nel mercato energetico e quindi sarà a rischio di aver terminato il suo percorso per l’investitore lasciando gli svantaggi, ad esempio la bonifica della zona, al pub-blico. In effetti nella Valle del Niccone non esistono eccedenze agricole e di alle-vamento tali da far lontanamente pensare ad un uso locale, e quindi virtuoso, del sistema. I proprietari del biodigestore do-vranno fare arrivare da altre zone il mate-riale necessario al funzionamento. Questi arrivi saranno effettuati con camion e car-ri agricoli, in maniera corposa e costante, anche se con periodi di punta. Sicuramen-te la viabilità e la sicurezza delle strade ne risentiranno e questo significa rischio per le vite umane, aumento delle spese per la rete viaria e aumento dell’ inquina-mento. L’aspetto peggiore è che la Valle ha due soli accessi viari: uno stretto tra le abitazioni a Niccone, l’altro tortuoso e ascendente oltrepassato Mercatale verso la Toscana; da qui si deve necessariamen-te passare. Si consideri, inoltre, i rischi legati ai cattivi odori in una “perla” di territorio rurale in cui è possibile un’ulte-riore sviluppo turistico con più vasta rica-duta economica, diretta ed indiretta. Quali sono allora i vantaggi? Esistono solo per la proprietà che usufruirà degli aiuti. Cosa penso dovrebbe continuare a fare la no-stra Amministrazione? Districarsi tra le “larghe maglie” della normativa naziona-le e regionale per continuare a difendere il suo territorio e individuare uno sviluppo rurale e turistico compatibile con la quali-tà di vita dei propri abitanti.”

Francesco Deplanu (Insegnante)

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MATTEO BALDELLI: IL NUOVO PRESIDENTE AIMETEconomia

Nuovo presidente Aimet. Matteo Baldel-li, trentaduenne umbertidese, laureato in Economia e Commercio, dottore com-mercialista, è stato nominato presidente dell’azienda intercomunale che gestisce l’erogazione del metano, succedendo così a Marco Locchi che, dopo l’elezio-ne Giampiero Giulietti alla Camera dei Deputati, ha preso in mano le redini del comune di Umbertide. Al neo presidente Baldelli abbiamo quindi posto delle do-mande per sapere come sarà improntata la sua gestione dell’azienda.Come ci si sente ad essere, così giovani, presidente di un’importante azienda municipalizzata come Aimet? Si sente un tecnico o un politico con esperienza tecnica? ‹‹Per me è motivo di orgoglio. Significa che nonostante la mia età sia riuscito a farmi apprezzare, a far valere il mio la-voro. Aimet è una realtà importante del nostro territorio. Quando si amministra una società come questa, oltre che offrire un servizio ai cittadini, si contribuisce al bene pubblico. Non sono un politico, non ho legami con la politica. Sono un com-mercialista che ora ha l’onore di fare il presidente. Certamente devo ancora ma-turare, fare esperienza giorno dopo gior-no, ma passione e determinazione non mi mancano.›› Quali sono le linee guida che vuol segui-re e i principali obiettivi che vorrebbe raggiungere nel suo mandato?‹‹Vorrei continuare a portare avanti la mission di Aimet: offrire un servizio ai cittadini e contribuire allo sviluppo a li-vello territoriale, ovviamente cercando di incrementare il mercato. Ho trovato una società solida, con dipendenti capaci e motivati. Di questo va dato merito anche all’ottimo lavoro svolto dal presidente uscente, Marco Locchi. Ora la sfida sarà

quella di trovare un equilibrio, di bilan-ciare gli interessi che ormai non sono più solo pubblici ma anche privati. La chiave per tutelare gli interessi di tutti è far si che Aimet funzioni al meglio.››Qual è l’attuale bilancio di Aimet? Quest’anno il bilancio dell’azienda da lei presieduta sarà inserito nel bilancio consolidato del Comune?‹‹Aimet ha chiuso il 2012 con un bilancio positivo, gli utili verranno ripartiti intera-mente tra i Comuni di Umbertide, Monto-ne e San Giustino.››

Ci può spiegare chi è e qual è il ruolo del socio privato?‹‹Il socio privato è Italtrading S.p.a. . Ho già avuto modo di conoscere alcuni espo-nenti di questa grande realtà che è uno tra i primi 10 player nazionali ed uno dei pochi che importano gas naturale diretta-mente da paesi produttori. La partecipa-zione privata ha un ruolo primario nella gestione e nello sviluppo della società. Sono sicuro che saprà dare ad Aimet l’im-pulso necessario per il salto di qualità.››È vero che Aimet intende sviluppa-

re i propri servizi anche sul settore dell’energia elettrica?‹‹Sì, vogliamo inserirci anche in questo settore. L’idea è fornire agli utenti un’of-ferta in grado di coprire il fabbisogno energetico complessivo. L’obiettivo è conseguire gli ottimi risultati avuti con il gas.››Si parla di liberalizzazioni e, soprat-tutto, di concorrenza. Una partecipata pubblica come Aimet, di piccole dimen-sioni, riesce ad essere competitiva con i grandi player privati nazionali e re-gionali? ‹‹Il nostro punto di forza è la territorialità, la vicinanza ai clienti. Faccio un esem-pio: l’utente che ha un problema con la bolletta, o non sa come fare con l’auto-lettura, va direttamente allo sportello. Lì trova professionisti sempre disponibili ed in grado di aiutarlo. Questo è un servizio che altri fornitori, anche più conosciuti e pubblicizzati, non hanno. Anche per il più banale dei problemi il cliente si relaziona con un numero verde, una voce registrata. Solo se si è fortunati alla fine si riesce a comunicare con una persona. Da noi que-sto non avviene, da noi il rapporto è diret-to e personale.›› Per ragioni di costi e qualità del ser-vizio non le sembra che sia arrivato il momento di aggregazioni almeno in-terregionali? Aimet va verso questa direzione? Non si abbasserebbe il costo finale per l’utente umbertidese?‹‹Come ho già detto l’essenza di Aimet è la vicinanza ai cittadini e la territorialità del servizio. Aggregarsi con fornitori na-zionali avrebbe poco senso. Il costo finale sta subendo già notevoli riduzioni tarif-farie grazie all’intervento dell’Autorità dell’energia.››

Alessandro Minestrini

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CONCORSO LETTERARIO "UMBERTIDE 25 APRILE" - XXXI EDIZIONESocietà Civile

Anche quest'anno si rinnova l'appun-tamento con il concorso letterario

nazionale, "Umbertide 25 aprile", ormai giunto alla 31esima edizione. La premia-zione del concorso si terrà domenica 28 aprile alle ore 10 presso la sala d'onore del Centro socio-culturale San France-sco, alla presenza del sindaco f.f. Marco Locchi, del presidente e del presidente onorario del Centro socio culturale San Francesco Sergio Bargelli ed Umberto Zoppo, del presidente dell'Isuc Mario To-sti, del presidente della commissione esa-minatrice Stefano Ragni. Queste le parole del Presidente:«La selezione di poesie inedite, destinate, come in questo caso, ad un concorso giunto a una sua quasi ‘sto-rica’ edizione, è un’esperienza comunque sempre nuova e diversa, sia per la qualità che per la quantità delle proposte esamina-te. La commissione giudicatrice ha tenuto presenti le tensioni ispirative, consideran-do anche il valore della parola poetica, al di là del segno e dell’immagine scritta, laddove le espressioni linguistiche assu-mano il valore del canto nella parola-suo-no e nella parola-verso. La poesia è stata, perciò, anche sentita come espressione di qualcosa di non direttamente referenziale e cronachistico, ma evocativa di interio-rità e portatrice di messaggi che il letto-re deve interpretare e portare nel proprio vissuto reale. Per chi, come me, si occupa da sempre di musica, l’impegno critico di una commissione giudicatrice di poesia è soprattutto quello di valutare il rapporto tra parola e musica, verso e suono. È que-sto rapporto, infatti, che adduce il fascino del ritmo e della melodicità, ancora prima che la parola sia comunicazione di signifi-cato e realtà, di fatti vissuti, di sentimenti personali o collettivi, di mondo concreto

anche se solamente desiderato e sognato.Ma la poesia ha non può nemmeno rinun-ciare del tutto alla cronaca e all’intreccio di suggestioni e rapporti personali che co-stituiscono l’attualità fagocitante in ognuno di noi. La poesia ha ancora oggi una re-sponsabilità enorme, perchè rappresenta un’arte pur sempre ‘inutile’, non corteg-giata dal mercato, seppur sottoposta a una fortissima spinta massificatrice, a un li-vellamento verso il basso, verso la propria “riproducibilità tecnica”: per l’attrattiva dell’aspetto grafico della poesia, per la ‘libertà libertina’ degli “a capo”, la rima, la sillabazione e l’allusività, per tutte le strategie che sembrano voler enunciare in anticipo la colpa della perizia ‘artigianale’ con cui molti pensano di esprimersi [...]».Per la sezione “Poesia” la commissione esaminatrice presieduta dal prof. Stefa-no Ragni ha deciso di assegnare il pri-mo premio a Carla Baroni (Ferrara) per

la composizione “La terra trema”, se-guita da Angela Catolfi (Treia -MC) con "Frantumi di ricordi” e da Franco Fiorini (Veroli – FR), terzo classificato con “Il consueto ritardo”. Il premio speciale è stato invece assegnato a Bruno Fiorentini (Bracciano -RM) con "Palude" e a Um-berto Vicaretti (Roma) con "Conservo ancora tutti i tuoi rosari. Segnalazioni di merito con pubblicazione a Mina Anto-nelli (Gravina -FG), "Un tempo piegato alla memoria”; Linda Barbagallo (Forlì), “L'ultimo lamento”; Salvatore Cangiani (Sorrento – SA), “Il Cristo che ritorna”; Loriana Capecchi (Quarrata -PT), “La politica del cuore”; Anna Maria Cardillo (Roma), “Nevicata”; Antonio Damiano (Latina), “La nebbia nel cuore”; Arman-do Giorgi (Genova), “Coglierò un fiore”; Emanuele Insinna (Palermo), “Cantasto-rie”; Giancarlo Interlandi (Acitrezza – CT), “Utopia di figlio”; Antonella Monta-nucci (Umbertide – PG), “A te, mamma”; Rita Muscardin (Savona), “Il sorriso di un clown”; Giuseppina Palombi (Umbertide – PG), “Compiuta è la festa”; Mara Pen-so (Mestre – VE), “Auschwitz”; Rodolfo Vettorello (Milano), “Le mani in mano".La sezione riservata ai giovani fino a 13 anni ha visto invece trionfare Elisa Pucci di Umbertide per la composizione “I colo-ri della vita”, mentre sono state pubblicate con segnalazione di merito le poesie diCamilla Pugno (Bastia Umbra) “Vorrei tornare” e Alessandra Ruggeri (Pietralun-ga) “Ciao”.

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IL GATTINONero Fratta

In memoria delle vittime del 25 aprile 1944. Estratto da “Il nostro calvario – 1944: bombe in Umbria” di Mario Tosti, Petruzzi editore, 2005.

Nel quartiere San Giovanni, al lume degli acetilene, uomini sfiniti, arram picati sulle macerie, stanno scavando senza sosta, sti-molati dai residui segni di vita.Da più parti si aggredisce la montagna di sassi... Un’altra squadra, che avanza dall’arco di Via Mancini, ha ricavato un passaggio per strisciare sotto le macerie. Spostando i detriti con il passamano, tutti a stratóni, sono riusciti a co struire una spe-cie di galleria, sotto un groviglio di travi e vergoli, che si addentra nella montagna di sassi, verso il vicolo Mariotti: davanti tre o quat tro vigili; dietro cinque o sei uomini del “Servizio del Lavoro”. A notte fonda ha cominciato a cadere qualche goccia di pioggia. Verso le due, matura la decisione di smettere: “Se ne riparla domattina … non c’è più nes sun movimento …”. I ra-gazzi nel cunicolo sono stanchi, mol li fra-dici. Carponi, co minciano a re tro cedere, strisciando lentamente. Ma sentono un mia golio: “Sa rà un gattino”. Si fer mano tutti, ad orecchie tese. Non sentono nul-la. Il vigile del fuoco nella posizione più avanzata, nella zona di fronte alla sel leria di Carlo (Ciarabelli), lo sente di nuovo ma più flebile. “Si è allontanato”, commenta. Poi lo sentono anche gli altri. “È solo un gatto. Sarà bene andare a dormire per ripo-sarci”, suggeriscono da dentro il pertugio. “Il gatto si salverà da solo …” mormora uno più stan co degli altri. Lo Ziro (Renato Monini) azzarda: “Tanto ci siamo, po tre-mmo scavare un altro po’. Il gatto si sal-verà da solo … ma se non è un gatto?”. “Potrebbe essere un la mento”, obietta un al tro. Il tenente – uno del Nord – che è in piedi fuori della galleria, ama gli ani-

mali: “Togliamoci il pensiero, proviamo ad andare avanti per un altro po’”. I più sono d’accordo: “Andiamo a vedere … an che se si salva un gatto …”. “Ormai an-diamo a vedere”, concordano tutti. “Non dobbiamo avere il peso sulla coscienza, se domani ci troviamo un cadavere …” commenta lo Ziro. “Se poi troviamo un gatto, lo mettiamo in una stia e lo teniamo per ricordo!”, aggiunge. Di nuovo si sente distintamente una specie di la mento. Tutti riprendono il lavoro con frenesia: nessuno ormai se la sente di desistere dalla ri cerca.Dopo qualche minuto, dall’estremità in-terna del cunicolo il primo vigile esclama: “È una fiolina!” La liberano. Alla luce del-le pile la strisciano, piano piano, di mano in mano. Quando, dopo diversi minuti, riescono a portarla fuori ci sono scene di commozione generale. Passa di braccia in braccia; chi le dà un bacio da una par-te, chi dall’altra. Tutti piangono di gioia. Vampate di pel le accapponata per tutto il corpo sublimano il fred do delle divise zuppe d’acqua; sciolgono la stan chezza e la tensione. Lei è tutta calcinata, con un dito di polvere dap pertutto. Piagnucola. I calcinacci le si sono appiccicati sulla fac-cia. Provvedono dell’acqua. Le la vano gli occhi e poi il viso. “Mamma … ho sete”, dice la bambina. È una biondina riccia: la mamma cercava di fare dei riccioli con bigodini di carta sui suoi capelli molto sottili, ma l’Adriana non gra diva per nulla quella tortura. Riesce a stare in pie di. Lo Ziro crede che sia la fiolina di Simonuc-ci, il professore di matematica dove era andato a lezione. Tutti sollevati, quasi euforici nonostante le decine di morti nei dintorni, vanno a dormire nella sala del consiglio comunale, con una coperta per terra. Sono passate le due di notte”51.Quella fiolina appena cavata è l’Adriana,

la figlia della Maria (Bebi), sepolta lì vici-no. La posano su un tavolo im provvisato sotto l’arco di Via Man cini. A Da vide Lupattelli, il medico che controlla il suo stato, la bambina chiede un goccio di vin santo. Lello (Simonucci) la benda per evitarle dan ni agli occhi per la luce delle torce. È ferita ad una mano. “Il ditino!”, si lamenta. Sanguina dal busto e da una spalla. Si addormenta. La sua urina è pie-na di sabbia. Durante la permanenza sotto le macerie è stata assopita per la maggior parte del tempo: non ricorderà nient’altro; in particolare nessun rumore. Di quando è stata tirata fuori ricorderà un chiarore su un androne scuro, lungo; una tavola sor-retta da due o tre cavalletti; qualche can-dela accesa. La portano a casa dell’Andel-la e Federico (Cerrini), che l’accolgono come la figlia che hanno invano desidera-to. Per tanto tempo, ogni volta che sentirà gli aerei, il babbo sarà costretto a scuoter-la vigorosamente per calmarla. Non cer-cherà di ricordare, né gradirà as si stere ai racconti successivi. Saprà di essere ri ma-sta seppellita sotto una delle case colpite dalle bom be nel vicolo di San Giovanni, dove l’aveva fatta riparare la Cesira che la stava accompagnan do dalle monache, dopo essere uscite dal forno del nonno Quadrio, verso il ponte. Le racconteranno che accanto a loro ci sono stati dei morti; che chiamava spesso la mamma; che la Cesira cercava di tranquillizzarla: ‘Zitta cocca … zitta cocca … ‘ché a mo’ viene la mamma”.

Renato Monini ha cercato per una vita Adriana Fileni “quel bam bolotto con i riccioli biondi e gli occhi impastati di polvere”. Si sono ritrovati nel 2004, dopo sessant’anni, ed hanno pianto insieme.

Mario Tosti

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Page 14: INFORMAZIONE LOCALE APRILE 2013

cui l’automotrice si era fermata non per-metteva un facile accesso e i movimenti , al suo interno, erano difficoltosi. Ci basti pensare che gli stessi vigili del fuoco han-no dovuto trovare un saldo appiglio per corde e scale affinché potessero far uscire i passeggeri dal treno».Con l’aiuto, inol-tre, di una signora tra i passeggeri , che lavora come infermiera presso la Asl di Perugia, del personale del 118 di Umber-tide e con l’estrema calma siamo riusciti a far uscire anche i passeggeri con maggiori difficoltà». Nei giorni precedenti il fat-to, avevate notato qualcosa di partico-lare o singolare sulla linea ferroviaria?«Sinceramente no, tutto sembrava nella norma». Per mettere in sicurezza defi-nitivamente la linea quali interventi sa-rebbero necessari? «Ci sono vari aspetti che caratterizzano la linea ferroviaria: il massicciato o se vogliamo il binario che viste le caratteristiche morfologiche del territorio, avrebbe bisogno di continue manutenzioni. (in temine tecnico, livella-mento); mentre un problema ben più am-pio lo ricoprono le strutture come ponti e gallerie che risentono del peso degli anni. Basti pensare che la galleria tra Perugia e Ponte San Giovanni ha compiuto ben un secolo di vita». Ha avuto altre esperien-ze del genere? Con quale atteggiamen-to si torna al lavoro dopo il trauma?«Fortunatamente un episodio come quel-lo del deragliamento dell’8 Aprile non mi era mai capitato. Mentre altri incidenti con automezzi e persone coinvolte, pur-troppo si.Tornerò al lavoro con la speran-za che certi fatti non riaccadano più, ma sono cosciente che il tutto è imprevedi-bile, anche se, con maggiori investimen-ti sulla sicurezza di un servizio pubblico come quello in cui lavoro, si potrebbero ridurre molte problematiche». Ilaria Cavalagio

L'8 aprile scorso è avvenuto il deraglia-mento presso Montecastelli di un treno di Umbria Mobilità. Il fatto ha destato pre-occupazione nell'opinione pubblica. Per capire la dinamica di quel girono abbia-mo intervistato uno dei testimoni diretti dell'evento: il capotreno Viviano Cavala-glio.Quale ruolo professionale svolge? «Ho cominciato a lavorare in ferrovia come manovale di stazione, successivamente presa l’abilitazione come manovrato-re ho cominciato a salire sui treni come conduttore e, infine ricopro a tutt’oggi il ruolo di Capotreno, ovvero, colui che pri-ma della partenza si procura i documenti di viaggio, coadiuva il macchinista nella prova del freno, controlla la regolarità del convoglio e provvede all’incarrozzamen-to dei viaggiatori». È sempre difficile e doloroso ricordare eventi negativi. Ma come si ricorda il fatto tragico? Come la sequenza di un film, per im-magini solate, per particolari? «Il mio ricordo sull’accaduto è essenzialmente legato ai particolari di quella mattina: mi ricordo esattamente il riflesso del faro su ciò che ostacolava la linea ferroviaria, i

visi dei passeggeri ( per la maggior parte donne), i frammenti di un finestrino che, appoggiati sull’erba dopo l’urto, riflet-tevano il terreno e il cielo».Quando c’è stato il deragliamento dove si trovava e si era accorto dei qualcosa?«L’istinto che qualcosa non andava, alla vista dello strano riflesso del faro sulle rotaie, mi ha portato ad uscire dalla cabina di guida, sedermi sul primo sedile dietro il mac-chinista ed urlare qualcosa ai passeggeri per rassicurarli». Subito dopo l’evento, qual è stata la sua prima reazione e che cosa ha fatto? Ci sono dei protocolli da rispettare?«Subito dopo l’assestamento della vettura ho guardato se tra i passeg-geri s’era qualche situazione grave e poi, ho preso il mio telefonino per mettere in moto i soccorsi. Si, in qualità di addetto di primo soccorso i protocolli prevedono che sia il capotreno a mobilitare i soccor-si, i vigili del fuoco e le forze dell’ordine in base alla gravità della situazione».L’intervento immediato del personale addetto su che cosa ha puntato?«Devo sottolineare che la celerità dei soccorsi è stata fondamentale, tempestiva e profes-sionale! Anche perché le condizioni in

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Page 15: INFORMAZIONE LOCALE APRILE 2013

Eventi

«CRISI, SITUAZIONE GRAVISSIMA»

CITTÀ DI CASTELLO -È «gravissima» la situazione per le aziende dell' Alta Valle del Tevere. A dirlo è Fiorenzo Luchetti, presidente della sezione Alta Valle del Tevere di Confindustria Perugia. Il ter-ritorio altotiberino sta vivendo la stessa situazione, dal punto di vista economico-produttivo, di altri distretti manufatturieri italiani e, come questi, rischia di perdere «un patrimonio di artigianalità e capacità produttive costruito in decenni di lavoro dal quale sono nate imprese importanti». Luchetti ha spiegato la drammatica situa-zione che l'Alto Tevere sta vivendo in una riunione con gli imprenditori del consi-glio direttivo territoriale. «Il manifatturie-ro è il nostro petrolio, la nostra materia prima, la nostra ricchezza, l'unico nostro vero patrimonio in grado di produrre la-voro e benessere - dice Luchetti - Questo patrimonio si sta sfaldando con una rapi-dità vertiginosa senza che nessuno sembrivolere fare qualcosa per impedirlo. Ma siamo soli - continua - e invece, sicco-me la situazione è davvero molto grave,

ci vorrebbe che il sistema fatto di impre-se, cittadini, istituzioni, associazioni di categoria, sindacati dei lavoratori fosse compatto». «Siamo vicini al collasso - ag-giunge Luchetti - non per creare allarmi-smo, ma perché è la realtà. Gli ordini non arrivano, i pagamenti della pubblica am-ministrazione rimangono un'incertezza, la situazione politica è bloccata, manca un governo, le notizie che ci arrivano ogni giorno aggiungono solo ulteriori preoc-cupazioni». E quelle poche imprese che potrebbero investire sono bloccate dall'in-certezza del futuro e dai rallentamenti bu-rocratici. «Ci vorrà molto tempo - conti-nua - per ricostruire il tessuto di piccole epiccolissime imprese che rappresentanoil fattore di forza e competitività delle nostre imprese più strutturate che com-petono sui mercati internazionali». Gli imprenditori non vogliano lamentarsi, né lanciare accuse, ma sperano di essere ascoltati e di ricevere dal mondo politico, anche locale, risposte rassicuranti e con-crete. «Pur nella gravità della condizione

in cui si trovano ad operare - prosegue Luchetti - gli imprenditori dell' Alta Valle del Tevere non si arrendono e continuano a fare innovazione, a investire nella produ-zione, si mettono in rete per cercare nuovi mercati, portando avanti ad esempio le reti dell'agromeccanica e dell'automotive, vanno a visitare le scuole per raccontare ai giovani come funziona un'azienda e per convincerli che ci sono ancora mestieri che vale la pena di non abbandonare». «Cerchiamo - conclude - di preservare lo spirito che caratterizza l'essere impren-ditore e guardiamo con ammirazione ad aziende che, come la tipografia Pliniana di Selci, hanno raggiunto il prestigio so traguardo dei cento anni. Con la segreta speranza che anche le aziende che abbia-mo fondato o visto crescere possano arri-vare così lontano».

Mirna VentanniPubblicato ne "Il giornale dell'Umbria" del 11.04.2013. Si ringrazia per la con-cessione

Grido di allarme di Confindustria Lucchetti: «Siamo vicini al collasso»

Alto Tevere

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Il Cittadino Parlante

Ma che cos'ha l'Ufficio Postale di Umbertide di diverso rispetto agli altri uffici? Me lo sto chiedendo da tempo e, al di là di personali ipotesi, sinceramente non riesco davvero a capire come facciano a creare attese agli sportelli, fuori da ogni più creativa imma-

ginazione. Pochi giorni fa, hanno davvero raggiunto il top. Mi hanno cercata più volte sul mio cellulare. Non conoscevo il numero di telefono così ho deciso di richiamare per capire chi fosse. Bene! Mi risponde un impiegato postale, invitandomi a presentarmi (previo appuntamento) presso il loro ufficio per AGGIORNARE I MIEI DATI ANAGRAFICI. Sono rimasta stupita di ciò, ma nell'incertezza ci sono andata. Ho atteso fuori dall'ufficio (in piedi) per più di un'ora. Poi innervosita dal fatto che ci ero andata dietro loro richiesta e su appuntamento ho iniziato a mostrare un certo nervosismo. Ho mostrato il mio disappunto sia all'impiegata che al "responsabile commerciale", il quale ci ha fatto una risatina. Una volta entrata nell'ufficio, dopo un'ora e un quarto, ho chiesto perchè aggiornare i dati anagrafici, c'era forse una scadenza? Ebbene! Con una scusa banale hanno cercato di darmi una spiegazione. In realtà, subito dopo, ho intuito il vero motivo per cui ero stata invitata a presentarmi nel loro ufficio. CON L'INGANNO, si perchè il vero motivo era propormi un loro prodotto finanziario. Mi viene espressamente detto: «ma lei lavora nel pubblico impiego vero?...Perchè sa, noi possiamo propor-le...» E qui mi fermo altrimenti mi sale la rabbia, per il tempo perso e per essere stata raggirata così spudoratamente.

Rosa L.Una del pubblico impiego

Caro Direttore,sono una vostra non più giovanissima lettrice che ha deciso di rivolgersi a voi dopo aver ricevuto una bolletta dell'acqua incompren-

sibile e spropositata. Premetto che ho sempre pagato tutte le bollette regolarmente, l'ultima a novembre 2012 di circa 70 euro, con 44 mc consumati e 122 giorni di consumo. Mentre alla fine di marzo mi sono vista recapitare una bolletta di quasi 500 euro, per più di 320 mc e 498 giorni addebitati. Ma stiamo scherzando? Sono andata a protestare all'ufficio di riferimento ma mi hanno detto che non c'erano errori e che il massimo che potevano fare era rateizzarmi l'importo. Ho fatto anche fare una verifica ad un tecnico per verificare eventuali guasti o perdite ma è risultato tutto a posto. Ora spero di riuscire a risolvere in qualche modo quello che secondo me è assolutamente uno sbaglio della società che gestisce il servizio, anche perchè quando mi sono recata all'ufficio della società ho notato con dispiacere che non ero l'unica persona a protestare per cifre esagerate delle bollette. Possibile che non ci sia nulla da fare oltre che pagare?

Lettera Firmata

L'UFFICIO POSTALE DI UMBERTIDE

BOLLETTA DELL'ACQUA "SALATA"

UmbertideVendesi ufficio di 70mq circa.€ 70.000 Classe energetica G

Umbertide - Centro StoricoVendesi 2 appartamenti con terrazzo e soffitta di 120mq circa. Rendita mensile € 650,00€ 100.000 - Classe energetica non dichiarata

Umbertideappartamento di 90mq circa con cantina, soffitta e giardino privato.€ 60.000 Ace N.D.

Umbertide - Zona centrale:Casa indipendente con annesso e 1300mq circa di giardino.€ 225.000 Ace G

Umbertide - Centro Storico:App. ristrutturati.€ 120.000 Ace G

UmbertideCentro storico, appartamento daristrutturare di 80 mq circa e fondo.€ 75.000 Ace non dichiarata

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Mensile gratuito di informazione - Autorizzazione del Tri-bunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 - Direttore respon-sabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

CALCIO DILETTANTISTICO E PROFESSIONISTICO. Due mondi diversi a confrontoL’occasione è la pubblicazione del libro di Federico Sciurpa -“Venti pezzi da cen-to, Perugia-Arezzo origini di una rivalità” (Edimond, 13 euro, del quale parleremo il prossimo numero) - e la relativa presen-tazione nel convegno di Umbertide, orga-nizzato dal Gruppo giornalisti umberti-desi. Il tema: il rapporto tra calcio dilettantistico e professionistico. Con una subordinata: come deve agire ed essere il calcio dilettantistico.Due mondi contigui e diversi. Nel calcio, come in tutte le altre discipline sportive, di-lettantismo e professio-nismo rappresentano due mondi contigui, intersecati, sovrapposti, ma profondamente di-versi. Altro è il concetto di professionalità, che significa fare le cose con serietà, competen-za, motivazione, e che deve caratterizzare entrambe le dimensioni sportive. Eppure non può esserci una separazione netta. Un atleta, come una società, può passa-re dal dilettantismo al professionismo e viceversa. Ancora: i professionisti prati-cano l’attività sportiva in modo esclusivo e vengono per questo retribuiti, più pre-

cisamente contrattualizzati. In tal senso possono esserci professionisti anche tra i dilettanti, ma dovrebbero essere rispetta-te le regole contrattuali ed i relativi oneri economici. Non è invece sana la prassi, diffusissima, di professionisti “in nero” tra i dilettanti. Una differenza culturale.

La differenza tra i due mondi è prima di tutto culturale: si identifica così in valori, obiettivi, modalità operative diverse. Nel professionismo prevale la dimensione economica, l’aspetto commerciale e me-diatico, l’esclusività dell’impegno, la ri-cerca della performance, l’organizzazione specialistica delle attività di allenamento.

Una società dilettantistica di norma nasce ed opera su presupposti diversi: la rappre-sentanza di una comunità (paese, quartie-re, amici ….) il desiderio di aggregazione e di pratica sportiva, uno scopo sociale, un obiettivo formativo, la passione, un impegno non totalizzante, una metodolo-

gia di lavoro professio-nale ma realisticamente legata alle condizioni operative date. L’aspetto economico. Dunque il problema non è, come molti dicono, ridimensionare l’espres-sione dello sport dilet-tantistico, ma recuperare il senso del “dilettanti-smo”. Ad esempio, per i dilettanti il fine di lucro non può essere dominan-te. Ciò detto, aggiungo che riconoscere rimborsi economici, nel rispetto delle regole, è giusto. Il problema non è nella eti-

cità dei rimborsi, è semmai nella moralità di cifre esorbitanti e soprattutto come re-perire le risorse necessarie. Risposta: non certo con imbrogli. Meglio incentivare fi-scalmente i contributi alle società sportive dilettantistiche a fronte di regole precise nella gestione economica delle stesse. Privato e pubblico. Professionistiche o

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dilettantistiche, pur con forme diverse le società sportive sono pur sempre di natura privata. Dunque anche una società dilet-tantistica, operando con risorse proprie, può fare quello che vuole. Il problema nasce quando la società sportiva gode di contributi pubblici o utilizza gratuitamen-te impianti pubblici. In questo caso inter-viene un interesse pubblico alla verifica della conduzione societaria almeno sotto due aspetti: la regolarità e l’equilibrio del-la gestione economica; la finalità sociale, formativa, rappresentativa della società stessa. Senza questi requisiti una ammi-nistrazione pubblica non dovrebbe impe-gnare risorse della collettività. Sarebbe una azione puramente clientelare dal pun-to di vista politico e contestabile dal punto di vista della legittimità erariale. Alcune proposte. Il movimento sportivo dilettan-tistico, non solo calcistico, ha un impatto enorme nelle dinamiche sociali. Occorre considerarlo per tutta l’importanza che ri-veste, ma combattendo, a partire dal suo interno, quelle degenerazioni che ne stra-volgono il senso, le finalità, la bellezza. Anche in questo caso ci vuole il coraggio e la responsabilità dei veri riformatori. Proviamo allora ad individuare alcune

proposte sulle quali approfondire un con-fronto utile a valorizzare l’impegno e la cultura dilettantistica (anche uscendo dal mondo del calcio).- Rivendicare un principio di solidarietà tra calcio (sport) professionistico e cal-cio dilettantistico, in particolare sul piano economico, mettendo a disposizione una parte delle ingenti risorse che muovono il primo in favore del secondo, e soprattutto dei settori giovanili. - Riscrivere regole precise per la gestione delle società dilettantistiche e prevedere seri controlli, di cui ogni Federazione, trasparente nella sua stessa azione, deve farsi promotore e garante.- Recuperare una dimensione rappresen-tativa delle società sportive dilettantisti-che, che non dovrebbero appartenere ad un “presidente”, ma ad un gruppo di soci (azionariato popolare), restituendo peso alle regole statutarie.- Applicare una gestione contabile corret-ta e trasparente, a tutela dei soci e della stessa esistenza della società sportiva.- Valorizzare i giovani eliminando l’ob-bligo di far giocare “sotto quota”. Non è una contraddizione. Significa piuttosto dare spazio ai ragazzi che meritano, su-

perando di fatto il mercato delle illusio-ni, le costanti forzature tecniche, pretese economiche assolutamente diseducative. Potremmo invece pensare ad un campio-nato veramente dedicato alla promozione dei giovani (ad esempio l’interregionale), con l’obbligo di far giocare 8 sotto quota (3 “chiocce” sono sempre utili, e si risco-pre in tal modo l’importanza del trasferi-mento d’esperienza), facendo di questo torneo un ponte di passaggio verso la di-mensione professionistica. Tutto sarebbe più coerente: la costruzione delle squadre, la gestione della formazione, il percorso sportivo del ragazzo calciatore. - Investire sulla formazione degli allena-tori e dei dirigenti. E’ sulla competenza che occorre fondare la nuova stagione di uno sport dilettantistico serio. Dirigenti e tecnici sono coloro che debbono guidare questa nuova fase. Non possiamo mettere un pulman nelle mani di persone che non conoscono le strade, o, peggio ancora, non sanno guidare.

Stefano Conti

CANI E STARNE AL VI TROFEO CITTÀ DI UMBERTIDEGrande partecipazione alla seconda prova del 6° Trofeo Città di Umbertide, gara di caccia pratica per cani da ferma su starne e pernici senza abbattimento, a scopo di ripopolamento, disputatasi domenica 07 aprile sul territorio del Comune di Um-bertide. Il trofeo, giunto alla sesta edizio-ne, è organizzato dalla Sezione di Um-bertide della F.I.D.C. tramite il gruppo di gestione della Z.A.C. intitolata all’indi-menticato Francesco Corbucci e si artico-la in quattro prove delle quali le prossime si svolgeranno il 7 e 28 luglio prossimi.

Nonostante il periodo di pesante crisi, e le tante manifestazioni che si svolgono setti-manalmente sul territorio regionale, circa 80 cani delle razze inglesi e continentali, divisi in quattro batterie, si sono confron-tati agli ordini dei giudici di gara Signori Finocchi, Mariucci e della Signora Orietta Agostini Girelli. Le batterie disputate dai cani di razza inglese sono state vinte da Pedro, setter inglese, condotto dal giova-ne Lorenzo Filippetti, Blu, setter inglese, condotto da Francesco Rossi, Cleopatra, Setter inglese, condotta da Michael Ma-

riucci mentre quella dedicata ai cani con-tinentali è stata vinta da Roy, Kurzhaar, condotto dal Signor Procacci.Questo successo di partecipazione con-ferma la buona organizzazione del grup-po che opera nel territorio umbertidese ed è la riprova che questo tipo di mani-festazione e l’attività cinofila in genere, soprattutto a livello amatoriale, riescono ancora ad aggregare tante persone che in compagnia dei loro ausiliari interpretano il giusto spirito della competizione e con-dividono belle giornate immersi nella na-tura. L’attività del gruppo di gestione del-la F.I.D.C. non si esaurisce con il “Trofeo Città di Umbertide”. Il 21 aprile 2013 si disputerà il “6° Tro-feo Francesco Corbucci”, prova di caccia pratica senza abbattimento in memoria appunto di Francesco Corbucci, il giova-ne prematuramente scomparso nel 2007, socio Ferdercaccia e grande appassionato di caccia e cani che ancora oggi viene ri-cordato con grande affetto e commozione dai tanti amici e conoscenti.

Francesco Corbucci

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I GRANDI NUOTATORI! "FIODENA SWIM TEAM"Fiodena Swim Team – si legge con l’ac-cento sulla e - è il tormentone che da un po’ di tempo a questa parte ha preso pie-de all’interno della piscina di Umberti-de (PG). C’è chi dice che sia un team di grandi nuotatori, chi di ex campioni olim-pionici, chi invece pensa che sia tutta una messa in scena organizzata solo a scopi pubblicitari. Ma la realtà è ben diversa: il Fiodena Swim Team (F.S.T.) è il nome scelto da un gruppo crescente di amici, che due o tre volte la settimana si ritrova in acqua per fare quattro vasche in com-pagnia. Tutto qua, niente di più. La scelta del nome Fiodena Swim Team può suonare strana e inusuale ai molti. Per chi ricerchi un significato serio, po-tremmo fargli credere che sia l’acronimo di Federazione Italiana Olimpica Degli Eroici Nuotatori Anti-Agonistici. L’ori-gine vera del nome la teniamo per noi, a tutela delle nostre mamme, che non né andrebbero così fiere! “Chiunque può essere un Fiodena” è lo slogan dei ragazzi e delle ragazze che ne fanno parte, poiché il F.S.T. è aperto a tutti quelli che amano il nuoto e la buo-na compagnia. Gli appuntamenti in acqua ufficiali del team sono: mercoledì e ve-nerdì ore 19:30 circa. Tra i fondatori di questo gruppo – che non è né un’associazione sportiva né tan-tomeno un team agonistico con l’intento di gareggiare – si annoverano: Matteo Mariucci (presidente), Marco Tosti (pre-sidente onorario), Marco Milli (respon-sabile commerciale), Giacomo Biondi (pubbliche relazioni), Marco Fedeli (area marketing), Daniele Cecchetti (respon-

sabile tecnico), Giacomo Carlesi (area gestione rischi), Tommaso Maria Guerri (area creativa), Carlo Procacci e (area re-clutamento giovani leve), Vittorio Mari-ucci (area reclutamento master) e Alessio Capoccetti (rapporti internazionali). Tutti quindi possono entrare a farne parte, ba-sta semplicemente connettersi a facebo-ok, cercare Fiodena Swim Team, unirsi al gruppo … e il gioco è fatto! Una carica è pronta per ognuno. Tutto qua. Niente moduli, tessere o quote d’iscrizione, basta un click.

Chi volesse può anche munirsi di abbi-gliamento targato F.S.T. dato che sono disponibili felpe e magliette (ordinabili sempre tramite facebook). Il team è ap-pena nato, ma sta crescendo e sempre più persone entrano o chiedono di farne par-te, cosa che rende più stimolante e diver-tente l’attività natatoria stessa. Che cosa aggiungere? In culo alla balena Fiodena Swim Team! Sperando che suddetto ceta-ceo non….

A cura del Fiodena Swim Team e della Redazione

Via della Repubblica, 13 - Umbertide (PG) Tel. /Fax 075 941 1737 Cell. 339 7011758

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