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04 numero VICENZA IN MISSIONE Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza PASQUA IL RISORTO È SEMPRE PER STRADA GIOVANI RISPONDERE ALL’AMORE SI PUÒ TESTIMONIANZE DELEGAZIONE DELLA CARITAS IN CONGO APRILE 2012

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Anno XXXXVII

n. 04/2012Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 13548367

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PASQUAIL RISORTO È SEMPRE PER STRADA

GIOVANIRISPONDERE ALL’AMORE SI PUÒ

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2012

In copertina: Dionisio Brevio: Resurrezione di Cristo (1559), Parrochhia di Cologna Veneta.

Rivista di informazione e animazione mis-sionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro).

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Fabio OglianiPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Mauro Lazzarato

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - VicenzaStampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

aprile

Questo mese

Interpellati dalle mani ferite del Risorto

Indimenticabili, nei vangeli, i racconti dell’incontro del Risorto con i discepo-li increduli. Scrive Luca: “Poiché pen-

savano di vedere un fantasma, Gesù disse loro: Guardate le mie mani e i miei piedi”. Sono mani e piedi che portano ancora i segni dell’oltraggio e dei chiodi: la matti-na di Pasqua non deve cancellare le ferite del Venerdì e del Calvario, ne deve svelare piuttosto il segreto d’amore che contengo-no e sollecitano. Tra tutti i discepoli, Tommaso pretende di più: “Se non tocco col dito il segno dei chiodi, se non tocco con mano il suo fianco, io non crederò”. E Gesù si avvicina alla sua (e nostra) incredulità con poche parole semplici, concrete: guarda, stendi la mano, tocca. Non nasconde il suo cor-po sfregiato sul quale “l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, ormai indelebili come l’amore” (Ermes M. Ronchi). Ci chiede di non vergognarci del suo corpo ferito, di non girare il capo e il cuore dall’altra parte, ma di guardare bene, di avvicinarci senza paura, di sten-dere la mano e toccare, con una carezza di attenzione e di amore. Noi sappiamo bene quanto Gesù si sia identificato con l’umanità più povera e fe-rita, fino a dire: “Quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatto a

me”. Nel bene e nel male. Ormai nei più sfregiati tra gli uomini e le donne, umiliati nel corpo e nell’anima, spogliati di ogni dignità e di tutti i diritti, ridotti a sempli-ce strumento di guadagno o a oggetto di piacere, noi siamo invitati a vedere Lui, a riconoscere che in essi il suo stesso corpo è oltraggiato e chiede di essere rispettato, amato, curato, ricondotto alla sua lumi-nosa dignità. Quelle sue parole semplici e concrete: guarda, stendi la mano, tocca, sono un invito a non voltare il capo da-vanti alle innumerevoli e profonde feri-te delle donne e degli uomini d’oggi, di popoli interi, e a stendere la mano in un tocco che consola e guarisce.Nel suo romanzo intitolato “Amatissima” (Frassinelli, 1996) la scrittrice afroameri-cana e premio Nobel per la Letteratura, Toni Morrison, racconta la storia di Sethe, una donna fuggita con altre alla Tratta de-gli schiavi americani. Dal racconto emer-ge, meravigliosa, la figura della nonna che incoraggia le donne fuggite con lei con parole che ci ricordano il profumo delle parole e dei gesti di Gesù, quando invita-va ad amare uomini e donne fin nei loro corpi disprezzati, abusati, violati, feriti.

“Qui, in questo posto qui, siamo carne, carne che piange, ride, carne che balla a piedi nudi sull’erba.Amarla, amarla intensamente.Laggiù non amano la tua carne. La disprezzano.Non amano i vostri occhiAppena possibile li vogliono tirar fuori.Non amano la pelle sulla vostra schiena.Laggiù la frustano.Non amano le vostre mani.Soltanto le usano, le legano, le tagliano e lasciano vuoti.Amate le vostre mani!Amarle. Sollevarle e baciarle.

L'intenzione del mese

Perché il Cristo risorto sia segno di sicura speranza per uomini e donne del continente africano.

Toccate altri con le vostre mani, accarezzatele assieme, accarezzatele sul vostro viso,perché non amano nemmeno questo.Dovete amarlo, voi!”.

Accogliendo la straordinaria bellezza di queste parole, noi pensiamo con ricono-scenza alle innumerevoli mani di tanti uo-mini e donne che, come Gesù e per amore di lui, si accostano al corpo dell’umanità ferita, non per fare miracoli ma per ridare almeno dignità. Uomini e donne che, per questo, sono partiti lontano, come i no-stri missionari. Ma anche uomini e donne che non si stancano di affondare le mani dentro alla nostra realtà più vicina, non meno segnata da povertà e da violenze.

Scrive suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, da molti anni impegna-ta in Italia contro la Tratta delle donne: “dopo molti anni di vita missionaria ritor-nare a lavorare in Italia mi dava l’impres-sione di tradire la mia vocazione missio-naria... Ma il grido di aiuto di una donna nigeriana, in una serata piovosa, a Torino, ha cambiato radicalmente la mia prospet-tiva missionaria. Attraverso quell’incontro il Signore mi ha aperto la mente e il cuore, spingendomi a cogliere una nuova sfida missionaria, non più in Africa ma nella ricca Europa che sta perdendo il senso del rispetto e della dignità della persona”. (in ComboniFem, 2/2012)

don Arrigo

A tutti i nostri missionari e missionarie, a tutti i lettori di Chiesa Viva, i più cordiali auguri di buona Pasqua!

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Il Risorto è sempre per strada

Gesù disse: «Le volpi hanno del-le tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il figlio dell’uomo non

ha dove posare il capo». Disse ancora: «Andiamo altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». «Mentre parlavano e discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a cammi-nare con loro».«Fu chiesto a Gesù: “Non ti costruisci una casa?”. Rispose: “La costruisco per via”». (Al-Zabidi, Saggio musulmano).

La casa di Gesù è la strada.

«Ha chiamato a sé gli aposto-li e ha vissuto insieme a loro. Potevano camminare in sieme a lui. Lo osservavano mentre pregava. Era un maestro dell’a-micizia e que sto caratterizza il suo amore. Anche la vicinanza ai poveri è senza dubbio carat-teristica dell’amore di Gesù. Egli ha vissuto in modo mol-to semplice per essere vicino a tutti. E ha scelto di essere sen-za patria per essere presente per tutti gli uomini e non eri-gere alcun muro intorno a sé. Gesù è andato incontro agli stra nieri. E ciò che più impor-ta è che ha saputo trasmettere il suo amore» (card. Martini).

Oggi il Figlio di Dio cammina ancora nei suoi discepoli, mandati in tutto il mondo.

L’8 gennaio 1980, Papa Giovanni Pao-lo II consacrò vescovi mons. Carlo Ma-ria Martini e mons. Christian Tumi, il

mio vescovo di Yagoua (Cameroun), diventato anche lui cardinale e arcive-scovo di Douala. In quell’occasione il Papa pronunciò questa affermazione. «L’episcopato è il sacramento della strada. È il sa-

cramento delle numerose strade, che percorre la Chiesa, seguendo la stella di Betlemme, insieme con ogni uomo. Entrate su queste strade, venerati e cari fratelli, portate su di esse oro, incen-so e mirra. Portateli con umiltà e con fiducia. Portateli con prodezza e con costanza. Mediante il vostro servizio si apra il tesoro inesauribile a nuovi uomini, a nuovi ambienti, a nuovi

tempi, con l’ineffabile ricchezza del mistero che si è rivelato agli occhi dei tre magi, venuti dall’oriente, alla so-glia della stalla di Betlemme». La Piccola Sorella Magdeleine, dopo aver viaggiato nel mondo intero per

incontrare e vivere coi noma-di, coi pigmei, con gli operai e i poveri di ogni categoria, diceva alle sorelle: «Ho una grande gioia da annunciarvi: il piccolo Gesù mi ha condotta per mano in modo straordina-rio e non dovevo far altro che seguirlo ad occhi chiusi». E alle Piccole Sorelle chiede-va: «Se vuoi veramente seguire fratel Charles di Gesù, il Picco-lo Fratello Universale, hai ca-pito ciò che ti domanda la tua vocazione, cioè di spalancare il tuo cuore, come il suo, alle dimensioni del mondo intero, facendo della salvezza di tutti gli uomini l’opera di tutta la tua vita senza nessuna esclu-sione …?». E continuava: «Per risponde-re all’immenso e universale del cuore di Gesù, devi esse-re pronta ad andare fino alla fine del mondo per portarvi questo amore e per gridare il Vangelo, non con le parole,

ma con tutta la vita…».

Gesù, il figlio di Dio, è ancora per strada… Lo sai riconoscere quando, oggi, incontrando un fratello senti che ti riaccende il cuore? Sei tu, Gesù, che riaccendi il cuore di un fratello?

p. Silvano Zoccarato, missionario in Algeria

Spiritualità missionaria

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Chiesa di Vicenza

Da Madrid a Rio de Janeiro passando per VicenzaIn preparazione alla Giornata mon-diale di preghiera per le vocazioni, la Veglia di sabato 21 aprile convoca i giovani della diocesi aprendo l’o-rizzonte sulla Giornata mondiale della Gioventù che sarà celebrata in Brasile nel 2013 e che avrà una forte connotazione missionaria.

Da Madrid…

“Cari amici, ora ritornerete ai vostri luoghi di dimora abituale. I vostri amici vorranno sapere che cosa è cambiato in voi dopo essere stati in questa nobile città con il Papa e centinaia di migliaia di giovani di tutto il mondo: che cosa direte loro?”. La Giornata mondiale della Gioventù dello scorso anno a Madrid si è con-

clusa con questa “scottante” doman-da del Santo Padre.La GMG è un evento mondiale di for-te intensità emotiva e spirituale, che spesso getta nelle spalle dei giovani che vi partecipano tanta carica e tanto entusiasmo, ma anche una responsa-bilità non indifferente: essere testi-moni di Cristo nella vita di tutti i giorni, in altre parole fare scelte di vita avendo come modello lo stile di Gesù.

Nicola, dopo l’esperienza di Madrid, afferma: “Questa Gmg non è stata semplicemente un momento di gran-de entusiasmo: ci ha rimesso tutti con i piedi per terra per farci prendere co-scienza che possiamo volare”, e Andrea incalza: “In questa Gmg ho approfon-dito la convinzione che a noi giovani è richiesta una testimonianza speciale: vivere insieme nella gioia della fede. Se sentiamo davvero l’amore di Dio per noi, non possiamo essere “seriosi”. Per-ciò la nostra Chiesa locale va stimolata,

sollecitata alla gioia, e questo è il nostro compito, probabilmente la nostra speci-ficità. Noi giovani siamo quella parte di Chiesa che non sa stare ferma e che vuole soprattutto gioire. Ed è attraverso tutto questo che noi portiamo il nostro contributo al sorriso di Gesù”.L’impegno della Pastorale Giovani-le Diocesana per la GMG, allora, è quello di radicare il grande incontro dei giovani del mondo con Cristo

alla vita; ecco perché proponiamo un cammino di preparazione alla GMG e incontri e proposte per chi ha vissuto la GMG.

… a Rio de Janeiro (Brasile)…

Questa volta, però, non ci è dato tan-to tempo per sedimentare la GMG di Madrid, perché già un’altra sta bus-sando alle nostre porte, una con un sapore tutto particolare e originale: la GMG di Rio de Janeiro (Brasile) nel luglio del 2013.Sarà una GMG nel segno dell’annun-cio, dell’evangelizzazione in una ter-ra di missione; in particolare sarà una GMG dove riceveremo tanto da una Chiesa giovane, fresca, viva, gioiosa, essenziale, simile a quella descritta negli Atti degli Apostoli.Anche il tema scelto ha uno squisito carattere missionario: «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt. 28,19).Come allora non unire le forze con l’Ufficio per la Pastorale Missionaria della Diocesi per pensare ad una pro-posta che possa toccare veramente i cuori dei nostri giovani? Come non incontrare e magari condividere un po’ l’esperienza di tante persone del-le nostre terre, preti e non solo, che stanno donando la loro vita proprio in quelle zone, accanto ai più pove-ri, nello stile insegnato e vissuto da Gesù?

… passando per Vicenza

Per riuscire a vivere gli impegni presi a Madrid e per iniziare a camminare verso Rio de Janeiro, la Pastorale Gio-vanile e l’Ufficio Missionario, insieme anche con la Pastorale Vocazionale, propongono alcuni appuntamenti per tutti i giovani della diocesi, per quelli che sono venuti in Spagna, per quelli che verranno in Brasile, per quelli che non possono esserci alle GMG ma che vogliono camminare nella propria fede,… e in particolar modo anche per tutti i giovani cristia-ni immigrati nelle nostre terre, perché queste proposte possano essere anche l’occasione di accoglienza e di condi-visione profonda con tutti, nella gioia che scaturisce dal mettere insieme le nostre originalità nella fede in Cristo Gesù.

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SABATO 21 APRILE 2012ore 20.30 in CattedraleGiovani chiamati a vegliare: LIETI NEL SIGNORE PER RISPONDERE ALL’AMORE: è la Veglia GMG e vo-cazionale che ogni anno la diocesi ce-lebra. Sarà una grande occasione per riscoprire il vero Amore che ci è do-nato in Cristo e che siamo chiamati a vivere.

SABATO 6 OTTOBRE 2012Veglia dell’Ottobre Missionario: sarà anche l’occasione per avviare il

cammino di preparazione dei giovani alla GMG di Rio de Janeiro.L’invito che rivolgiamo alle comunità cristiane, quindi anche a te che stai leggendo, è quello di impegnarsi per poter permettere a qualche giovane di partecipare a queste grandi occasioni, con la preghiera, con l’invito esplici-to, magari anche economicamente per chi può, valorizzandolo dentro la comunità perché possa essere un te-stimone dell’incontro con Cristo, che non rinnova il cuore solamente di chi ha la fortuna di incontrarlo, ma anche

di coloro che condividono il suo cam-mino... Può essere un investimento di gioia, speranza, fiducia per tutta la comunità cristiana.

Matteo Refosco

GMG:Giornata Mondiale della Gioventù

Altre notizie su queste e altre iniziative le-gate alla Pastorale Giovanile e alla GMG le potete trovare nel sito www.vigiova.it o chiamando presso l’ufficio di Pastorale Giovanile al numero 0444 226566.

Già iniziato in Brasile il cammino verso Rio 2013

È iniziato a tempo di record in Brasile il cammino che porterà nel 2013 la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janei-ro. Poco meno di un mese dopo l’annuncio ufficiale del Papa a Madrid, il 18 settembre al cam-po di Marte di San Paolo si è tenuta una grande festa di ac-coglienza alla Croce delle Gior-nate mondiali della Gioventù, organizzata dalla pastorale gio-vanile brasiliana.

L’appuntamento ha dato il via all’itinerario del simbolo dei giovani che in meno di due anni attraverserà tutte le 274 diocesi del Brasile. La Chiesa carioca ha già deciso che il 2013 sarà l’Anno dei giovani e a loro sarà dedicata anche la Campagna di Fraternità.

Il Papa ha già indicato il tema della Gmg di Rio, che avrà una forte caratterizzazione missio-naria: il versetto evangelico scel-to è infatti “Andate e fate disce-poli tutti i popoli” (Mt 28, 19)

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Aquileia 2: un appuntamento importante per le 15 diocesi del Nord Est

Dal 13 al 15 di questo mese la Chiesa triveneta si riunisce a Convegno per individuare le nuove strade della sua missione in una realtà profondamen-te cambiata.

“La convocazione ad Aquileia vuole essere un momento straordinario nella storia della collaborazione

delle nostre Chiese – ha affermato il vescovo di Padova in un incontro pre-

paratorio al Convegno – come stra-ordinari sono stati i cambiamenti di questo ventennio che ci separa dal pri-mo convegno del 1990... L’incarnazio-ne vera è accompagnare i cambiamen-ti. Come Chiesa non vogliamo essere chiusi in un’ottica di autoreferenziali-tà; vogliamo piuttosto capire i proces-si che coinvolgono la società, proprio perché la nostra azione di Chiesa non è astratta ma si rivolge all’uomo d’og-gi. Abbiamo bisogno di conoscere i cambiamenti e di capire come ci inter-pellano, non per fare la pastorale delle lamentazioni, ma per individuare pi-ste per il futuro”.Per questo, in preparazione al Con-vegno, i vescovi delle 15 diocesi del Triveneto si sono rivolti agli esperti, in uno sforzo di lettura e di compren-sione della “grande trasformazione” che in 20 anni ha investito il Nord Est modificando stili di vita, mercato del lavoro, profilo demografico, famiglia, società, ed anche religiosità in una ter-ra da sempre considerata la “sacrestia” d’Italia.

Ecco alcune sottolineature tra le tan-te. “Se negli anni ‘90 era ancora valida la sequenza: uscita dalla famiglia, ma-trimonio, figli, ora siamo in una situa-zione rovesciata e molto varia, nella quale il matrimonio rappresenta solo una delle scelte possibili”. “In questi ultimi 20 anni sono assai diminuiti i giovani, mentre sono aumentati gli anziani e gli immigrati: siamo ormai abitanti di un territorio multietnico e multireligioso”. “Se fino a 20 anni fa la dorsale che va da Verona a Pordenone era contraddistinta da valori e com-portamenti in linea con la proposta della Chiesa, ora non è più così”.Insomma, è giunto il tempo, anche per la Chiesa, di mettersi in discussione con coraggio, profezia e un’attenzione particolare al mondo dei giovani.Sarà quindi di vitale importanza che il Convegno ecclesiale di Aquileia non si risolva in un evento celebrativo o rituale, ma sia davvero un momento in cui le nostre diocesi si mettono “in ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.

Per questo lo accompagniamo con at-tenzione ed anche con la nostra pre-ghiera.

“Ritornare ad Aquileia significa soprattutto imparare dalla gloriosa Chiesa che vi ha generato come impegnarsi oggi, in un mondo radicalmente cambiato, per una nuova evangelizzazione del vostro territorio e per consegnare alle generazioni future l’eredità preziosa della fede cristiana”.

(Benedetto XVI ad Aquileia il 7 maggio 2011)

O Spirito Santo,sorgente di unitàe fuoco di carità,imploriamo la tua guida divinaper il buon esitodel 2° Convegno di Aquileia.Tu che hai ispiratola prima evangelizzazionedel Nordest,assisti ora le nostreChiese diocesaneimpegnate in una rinnovataevangelizzazione.

Fa’ che siamo disponibilial tuo ascolto,apri nuove vieall’annuncio del vangelo,aiuta a fiorire ciò che germoglia,ravviva la nostra speranza,rendici testimonicoraggiosi e gioiosidi Gesù Salvatore.

Vergine Maria,Santi nostri protettori,intercedete per noi.Amen

Vita della Chiesa

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In Brasile: maggiore solidarietà verso gli infermi“Fraternità e sanità pubblica” il tema della Campagna di fraternità della Chiesa brasiliana.

Ogni anno la Chiesa brasilia-na, in occasione della Qua-resima, lancia una grande

“Campagna di fraternità”, giunta or-mai alla 49° edizione. La Campagna propone un tema di cruciale attuali-tà alla riflessione e alla preghiera di tutte le comunità ecclesiali, per vi-vere la Quaresima in spirito di con-versione, di rinnovamento interiore e di impegno comunitario verso un obiettivo particolare da raggiungere.Negli ultimi anni sono stati messi al centro dell’attenzione il proble-ma della fame, la questione della terra, della disoccupazione, della droga, del corretto uso dei mezzi di comunicazione, della salvaguardia del creato, con particolare riguardo all’Amazzonia. È stato proprio a par-tire dall’appello dei Vescovi brasilia-ni per l’Amazzonia che è germoglia-to il progetto della collaborazione tra la diocesi di Vicenza e quella di Ro-raima, nell’estremo nord del Brasile.

Il tema scelto per la Campagna di quest’anno è stato: “Fraternità e sanità pubblica”. Si legge nel testo base di presentazione dell’iniziativa: “La Chiesa brasiliana intende sensi-bilizzare l’opinione pubblica circa la “dura realtà” di fratelli e sorelle che non hanno accesso a un’assistenza sanitaria pubblica coerente con le loro insopprimibili esigenze e la loro inviolabile dignità”.Purtroppo, ancora oggi permane il problema di molte popolazioni del mondo e in particolare del Brasile che non hanno accesso alle risorse necessarie per soddisfare i bisogni fondamentali riguardanti la salute. In Brasile le strutture sanitarie pub-bliche sono generalmente carenti, soprattutto nelle regioni del nord, del nord est e del centro ovest; quelle private invece, soprattutto nei centri principali del Paese, sono in genere soddisfacenti, ma accessibili a pochi. Si tratta perciò di una vera e pro-pria mobilitazione generale per un miglioramento del sistema di salute pubblica che deve accogliere spe-cialmente le persone più deboli ed

emarginate, in particolare anziani e bambini delle estreme periferie del-le città e dell’Amazzonia. A questo impegno la Chiesa non può sentirsi estranea, perché il suo Signore l’ha mandata nel mondo a insegnare e a curare gli infermi, e nei secoli ha fortemente avvertito il servizio ai malati e ai sofferenti come parte in-tegrante della sua missione.

In un messaggio inviato all’arcive-scovo di Aparecida e presidente del-

la conferenza episcopale, Benedetto XVI, auspicando il successo della Campagna, esprimeva anche la spe-ranza che il Brasile, grazie anche al ruolo propulsivo della Chiesa, si in-cammini sempre di più sulla strada del progresso, che significa sì prospe-rità economica, ma anche giustizia nella partecipazione ai beni e frater-nità nei rapporti collettivi.

Il tema della Campagna di fraternità quaresimale viene svolto nelle ome-lie domenicali, negli incontri di pre-ghiera delle comunità di base, nella Via Crucis, nella celebrazione del sa-cramento della Riconciliazione, ne-gli incontri di quartiere. Il manuale pubblicato dai vescovi come sussidio per parrocchie e fedeli segue il me-todo della “revisione di vita”, nei tre momenti del vedere, giudicare, agire. Si tratta di vedere il problema nella realtà sociale, di giudicare la situa-zione alla luce della Parola di Dio, di agire con scelte di conversione. Ogni zona prepara sussidi con orien-tamenti per guidare la riflessione in gruppi e in famiglia, e anche pro-poste di celebrazione per le liturgie quaresimali.

La quarta domenica di Quaresima si fa la “condivisione dei beni”, attra-verso una colletta a favore delle per-sone bisognose.

Dalle Missioni • 1

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Una delegazione della Caritas diocesana in Congo, in visita ai nostri missionari

A nome della nostra Caritas dio-cesana dal 3 al 17 febbraio mi son recato (assieme a Maria e a

Giovanni, dell’amministrazione Ca-ritas) nel sud Kivu, una grande regio-ne della Repubblica Democratica del Congo, per verificare come procedo-no i sostegni a distanza che abbiamo attivi con il Centro Betania ad Uvira, la caotica e disastrata al confine con il Burundi.L’accoglienza, sia delle suore Saveria-ne che ci hanno ospitato nella loro casa (due italiane – tra le quali la vi-centina Rina Mondin, ndr – e due sim-paticissime congolesi) sia delle molte persone che abbiamo incontrato (sa-cerdoti, religiose, responsabili della Caritas Diocesana di Uvira), è stata calorosa e quanto mai premurosa.Il Congo è un immenso Paese, grande otto volte l’Italia, fra i più ricchi del pianeta per materie prime (diaman-ti, oro, coltan, petrolio, ferro, ecc.) e fra i più poveri per le condizioni dei suoi 72 milioni di abitanti, il 60% dei quali ha meno di 20 anni. Ha subìto 45 anni di dittatura e di guerra inter-mittente, che sono costati la vita di quasi 4 milioni di persone solo negli ultimi cinque anni. Nel 2002 l’ONU pubblicò un rapporto nel quale emer-geva l’intreccio fra guerra civile e Col-tan (v. riquadro).La pace nel Paese è ancora fragile e le infrastrutture sono ampiamente inadeguate. Abbiamo soggiornato ad Uvira, città del Sud Kivu, una regione che è estesa come il vicino Burundi; in questa città non ci sono né banche, né uffici postali, c’è un’unica strada parzialmente asfaltata ed un unico ospedale con servizi a pagamento. Ogni giorno in Congo 1.200 persone muoiono per cause ampiamente pre-venibili. Particolarmente colpiti dalla crisi sono i bambini: circa il 20% non so-pravvive più di cinque anni (mentre soggiornavamo ad Uvira abbiamo visto cinque funerali, tutti di bambi-ni), mentre il 38% soffre di malnutri-zione. Si stima che la metà dei bam-bini tra i 6 e gli 11 anni non vada a scuola e che circa il 10% abbia perso uno o entrambi i genitori per l’AIDS. I bambini soldati sono stimati attor-no a 20.000. Con 1.300 donne mor-te di parto su 100.000 nati, la R. D.

del Congo ha uno dei tassi più alti di mortalità materna in Africa.Eppure l’immensa sofferenza uma-na raccontata da queste cifre rima-ne troppo spesso fuori dal bagliore dell’attenzione dei media.

Non molto lontano da Uvira, nella foresta ci sono ancora bande armate che scorazzano, rapinano, rapi-scono bambini, violentano donne. Per questo, centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato i loro villaggi e vivono in condizioni di emergenza nella città di Uvira che ora è sicura, perché protetta da molte forze dell’ONU, ma nel pas-sato recente è stata teatro di guerre e distruzioni (gli stessi missionari han dovuto fuggire per uno-due anni e ricostruire poi quanto la guerra aveva distrutto).

All’interno della città è attivo il Cen-tro Betania, diretto da una bravissi-ma suora Saveriana, di nome Bam-bina, dolce e premurosa, ma anche energica e decisa. Vi siamo rimasti più giorni, rendendoci conto bene di come funziona.Il Centro accoglie permanentemente durante l’anno scolastico una qua-rantina di vivacissimi bambini/e, ragazzi/e sordomuti, distribuiti in

6 classi, con insegnanti ben prepa-rati, che fanno loro imparare in-nanzitutto il linguaggio dei segni e poi a capire e scrivere in francese e swahili (la lingua locale), ad avere una cultura di base, e possibilmen-

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te a preparasi ad una professione. Il Centro opera efficacemente con disabili esterni, fisici e cerebrolesi effettuando servizi di riabilitazione (kinesiterapia, auto-produzione e for-nitura di ausili ortopedici, servizio nei villaggi), di educazione (alfabe-tizzazione e scolarizzazione).C’è poi un ambulatorio per cure o di-stribuzione di medicinali e tre posti

letto per brevi degenze di ammalati di tubercolosi ossea.Il Centro dipende in tutto dagli aiuti esterni, tra i quali anche quello della Caritas diocesana di Vicenza impe-gnata dal 2004 attraverso i sostegni a distanza (SAD) ed ora anche con la raccolta di alcuni materiali (garze, siringhe, medicinali, vestiti per bam-bini...).

Chi desidera conoscere un po’ più da vicino l’attività del Centro Betania, può rivolgersi a:

Commissione disabili di Caritas Diocesana Vicentinadon Giovanni Cecchetto 0444-547413e visitare il sito:www.caritas.vicenza.it

don Giovanni Cecchetto

La storia del ColtanIl Congo confina con Congo Brazzaville, Repubblica Centra-fricana, Sudan, Uganda, Ruanda, Burundi, Tanzania, Zambia e An-gola. Tutti Stati creati dalle impre-se coloniali dell’occidente. E tutti coinvolti in quella che viene de-finita la prima guerra mondiale del Continente Africa: una guer-ra che ha sconvolto la zona dei Grandi Laghi in Centro Africa e che è stata fatta passare come una guerra tribale (del resto anche la guerra nei Balcani era stata defi-nita una guerra “etnica”), in re-altà legata allo sfruttamento del-le risorse naturali della regione.

Le risorse naturali del Congo sono immense: cobalto, rame, petrolio, diamanti, oro, argento, zinco, manganese, stagno, carbo-ne, legname, COLTAN, ma l’eco-nomia del Paese è rimasta sostan-zialmente quella coloniale, nel senso che le sue risorse sono di fatto in mano alle grandi imprese multinazionali, con la complicità dei governi di turno.

Il coltan (una miscela di cobalto e wolframio) è usato specialmente nell’industria aerospaziale e degli ar-mamenti, ma ce lo troviamo molto spesso fra le mani anche noi, perché è presente nelle batterie dei telefonini cellulari, negli airbag delle automo-bili, nella tecnologia avanzata e per-sino nei giochi elettronici dei nostri ragazzi. È una polvere nera, fra l’altro radioattiva, che viene estratta a mani nude – in miniere che hanno l’aspetto

di grandi cave di pietra – da uomini, donne, bambini, spesso prigionieri di guerra e praticamente ridotti in schia-vitù. Si ottiene spaccando a mano la roccia, viene messa poi in sacchi e por-tata ad un “punto di raccolta”. File di esseri umani fanno questo ininterrot-to viaggio dalla foresta al punto di rac-colta tra il fango o la polvere, per un “salario” di 10 dollari alla settimana. E a prezzo di gravi “effetti indesidera-ti”: il coltan infatti contiene una parte

di uranio, è quindi radioattivo e provoca tumori e impotenza ses-suale.Intanto, indifferenti a questo ge-nocidio silenzioso, le quotazioni del coltan in Borsa sono in con-tinua, vertiginosa ascesa, perché molto richiesto da società come Nokia, Eriksson e Sony. Qualche anno fa in Italia la gente impaz-ziva per comprare la Playstation 2, diventata introvabile: l’estra-zione del coltan infatti si era fermata per problemi legati alla guerra.

L’80% del Coltan in circolazio-ne si trova solo in Congo, le cui miniere sono sfruttate da alcune delle più grosse multinazionali: quali siano non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di interme-diari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio. C’è poi an-che un mercato nero del coltan, che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani. Di certo si sa che i soldi che lo

Stato ricava da questo “affare” non ser-vono per nutrire la popolazione o co-struire scuole e ospedali, ma servono a finanziare la guerra, comprare armi, dar da mangiare ai soldati. Si sa an-che che aerei niente affatto fantasma partono, senza pagare alcuna tassa, carichi di oro, diamanti e soprattutto niobio e coltan. Su queste “ voci” una commissione dell’ONU era partita per fare un’inchiesta, ma è tornata a mani vuote per le minacce subite.

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Page 10: aprile 2012 - WebDiocesi · 2012. 3. 25. · APRILE 2012 In copertina: Dionisio Brevio: Resurrezione di Cristo (1559), Parrochhia di Cologna Veneta. Rivista di informazione e animazione

Buone Pratiche di interazionecon gli immigrati (parte sedicesima)

“noi”. L’associazione suggella il “noi”; dà voce alle debolezze dell’ “io”; con-ferisce dignità di “popolo” ad un grup-po di individui; esalta l’immaginario inconscio; evoca un potenziale umano di storia, arte, archeologia, economia, spiritualità, cosmovisioni, tradizio-ni, che il singolo non può incarnare; richiama una serie di diritti-doveri inerenti ad un gruppo che ha deciso di costituirsi legalmente, “alla luce del sole”, nei registri pubblici dello Stato; partecipa ai Bandi di Concorso del Co-mune, della Provincia, della Regione, del Ministero dell’Interno e dell’Unio-ne Europea e, in caso di averne i re-quisiti, gestisce i fondi per attività di educazione interculturale e di forma-zione alla cittadinanza (corsi di italia-no, sportello di ascolto, pratiche con la Questura e Prefettura, mediazione culturale-linguistica, ecc.).

È un buon segnale quando nasce uf-ficialmente un’organizzazione! Si-gnifica che i suoi soci sono usciti da tempo dalle strette dell’ emergenza e del primo inserimento. Significa che conoscono e accettano di essere parte dell’Italia, articolando la propria spe-cificità nel quadro del tessuto plurale del nostro territorio. Bisogna favorire il consolidamento di queste organiz-zazioni “alla luce del sole”, perché solo in questa maniera si prevengono i gruppi chiusi e gli autoisolamenti dove ammuffiscono le diffidenze e si covano i fondamentalismi. In altre parole, un Consiglio Regio-nale o Provinciale, o una Conferenza dei Sindaci di una zona (ma anche una ULSS, un Istituto Comprensivo di scuole di vario ordine e grado, un Vicariato, un sistema bibliotecario, ecc.) devono leggere la rete organiz-zativa come una positiva risposta di corresponsabilità identitaria da parte degli immigrati residenti. Come uno strumento di coesione sociale e di go-vernance del territorio, oltre che di effi-cacia del proprio servizio.

Scrivere a:[email protected] telefonare al: 334 75 63 705.

Luciano CarpoVice direttore Migrantes Vicenza,

Area Formazione

generale, queste organizzazioni sono come vasi comunicanti tra loro e, in caso di urgenze politico-sociali, par-tecipano a eventi di comune interes-se; hanno un loro (tormentato) per-corso di maturazione, con un distinto grado di risorse materiali ed umane,

con un diverso li-vello di impatto e tempo di durata, prima di evolversi e passare a nuove for-me di aggregazione e di alleanza. Con-temporaneamente, molti lavoratori im-migrati sono parte della “rete italiana”, cioè partecipano ed operano in quoti-diana relazione con le istanze rappresen-tative del quartiere, dello sport, della scuola, della par-rocchia, del sistema socio-sanitario, vi-

vendo una sola cittadinanza (rispetto della legalità italiana: diritti-doveri) e una doppia appartenenza culturale (quella italiana e quella del paese d’o-rigine). La storia delle loro organizzazioni, come la loro varietà e la loro fragili-tà, ricorda le stesse caratteristiche delle organizzazioni degli emigrati italiani e veneti che, a distanza di quasi due se-coli, continuano a vivere un’unica cit-tadinanza (quella relativa alla legalità del paese adottato) e una doppia ap-partenenza culturale (quella relativa al paese adottato e quella riferita all’Italia lontana), articolandosi in una nebulo-sa complessa di associazioni (veneti nel mondo, liguri nel mondo, sardi nel mondo, ecc.), con appuntamenti consolidati, con feste e marce, fanfare e costumi, profumi di cibi tipici, musi-che strappalacrime, esposizioni d’arte, cineforum e, nelle campagne elettora-li, anche con il diritto di voto.

Perché è importante valorizzare le organizzazioni dei lavoratori immigrati? Nel mondo occidentale europeo, il pronome personale più usato è “io”. In molte culture rurali del mondo, il pronome personale prioritario è il

Buona Pratica è: dare cittadinanza alle organizzazioni degli immigrati

A febbraio 2012, gli operatori della Rete Informativa per l’Immigrazione nel Veneto hanno censito, mappato e incontrato oltre 160 organizzazioni di lavoratori immigrati circa 300 as-sociazioni che, a vario titolo, operano nel territorio a favore degli immigrati. In questa pagina, concentriamoci solo sulle organizzazioni fondate, composte e dirette da lavoratori im-migrati residenti nella nostra pro-vincia. Si tratta di una galassia molto composita. Ci sono organizzazioni a carattere nazionale (per es. immigra-ti della Serbia, della Costa d’Avorio, del Senegal, dell’Ucraina, ecc.). Altre raggruppano immigrati provenienti da Stati diversi. Lo statuto associativo di alcune ruota attorno al lavoro svol-to (per es. il lavoro di collaboratrici domestiche, dette impropriamente “badanti”), mentre lo statuto di altre si centra su attività di conservazione e promozione del patrimonio cultu-rale-linguistico-artistico del paese di provenienza (per es. danze popolari, feste nazionali, ecc.). Infine, molti migranti hanno punti di riferimento nei rispettivi luoghi di culto e nelle tradizionali feste religiose (es. cattoli-ci, ortodossi, metodisti, musulmani, Sik, Indù, gruppi evangelici, ecc.). In

I popoli tra noi

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Agenda & Appunti

8 aprile PASQUA DI RESURREZIONE Si conclude l’iniziativa quaresimale “Un pane per amor di Dio”

fino Mostra di 12 scene in diorama sulla all’8 aprile Passione di Gesù. Ogni scena è come un “presepio di

Pasqua”, una catechesi in miniatura.

Presso i Missionari Saveriani, Viale Trento 119, Vicenza

21 aprile Adorazione eucaristica per le missioni e i missionari

Villa San Carlo, Costabissara, ore 9.30 - 15-30

21 aprile Veglia diocesana per i giovani Veglia diocesana per le vocazioni: “Lieti

nel Signore, per rispondere all’amore”

In Cattedrale, alle 20.30

29 aprile 49a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: “Rispondere all’amore si può”

aprile

MISSIONARI VICENTINI ALONTE: APOSTOLATO della PREGHIERA 150,00 – ALTAVILLA: VARI OFFERENTI 350,00 – CORNEDO: MARCAZZAN don FEDERICO 500,00 – MADDALENE: OMETTO FERRUCCIO 600,00 – MALO: GROLLA MAR-GHERITA in mem. di mons. VALENTINO GROLLA 300,00; GRUPPO MIS-SIONARIO 5.530,80 – QUINTO: GRUPPO MISSIONARIO e RAGAZZI 3^ MEDIA 500,00 – S. BERTILLA in VICENZA: GRUPPO MISSIONARIO 700,00 – S. VITALE di MONTECCHIO MAGGIORE 20.000,00 – SS. TRI-NITA’ di BASSANO: FRANCESCO 100,00 – UNITA’ PASTORALI di TRIS-SINO, CORNEDO e BROGLIANO: RACCOLTA LIRE ITALIANE 1.044,00 – VALDAGNO: Fam. RUARO in mem. di FLAVIANO 50,00 – VICENZA: NN 50,00; USMI DIOCESANA 1.000,00.

LEBBROSI ALONTE: APOSTOLATO della PREGHIERA 150,00 – BASSANO del GRAP-PA: PIOTTO don GIUSEPPE 30,00 – BONALDO 350,00 – CAMPODORO: AFRONI DOMENICO 50,00 – CEREDA 400,00 – PIEVEBELVICINO 200,00 – S. ANTONIO in MAROSTICA: BUONA STAMPA 100,00 – SABBION 350,00 – SOSSANO: APOSTOLATO della PREGHIERA 100,00 – UNITA’ PASTORALE VALLI BERICHE: ARCUGNANO 60,00; FIMON 100,00; LA-PIO 100,00; PERAROLO 50,00; PIANEZZE DEL LAGO 60,00; TORRI di ARCUGNANO 100,00; VILLABALZANA 90,00 – VICENZA: ISTITUTO NOVELLO 165,00.

BORSE DI STUDIO AL CLERO INDIGENO CAMAZZOLE: GRUPPO MISSIONARIO 520,00 – PIEVEBELVICINO: DDM 20,00; FN 20,00; GE 20,00; GM 20,00; ME 10,00; MS 10,00; PMR 30,00; SA 30,00; SN 25,00; TE 60,00 – ROVEGLIANA: NN 500,00 – S. BERTILLA in VI-CENZA: MILANO DAL LAGO CHIARA 150,00 – SAREGO: MAZZOCCO SER-GIO 300,00 – TORRI di ARCUGNANO: GUARNASCHELLI TIZIANA 50,00.

OFFERTE A TUTTO FEBBRAIO 2012

Ricordiamo con riconoscenzaBulgarini Alida

Il Gruppo missionario di Priabo-na desidera ricordarla in occasio-ne del primo anniversario della sua morte. Rimane viva la testi-monianza della sua grande dispo-nibilità alla vita del Gruppo – che viveva con coraggio e apertura alle nuove prospettive - e del suo amo-

re per le Missioni, vissuto anche attraverso servizi sem-plici, non appariscenti ma preziosi.Le siamo ancora riconoscenti, nella certezza che conti-nua ad esserci vicina nel cammino.

UN PANE PER AMOR DI DIO 2011

La Chiesa dell’Ospedale di Lonigo ha contribuito con euro 1.800,00.

Sabato 26 maggio

pellegrinaggio ad AquileiaIn comunione con il Convegno ecclesiale delle diocesi del Triveneto “Aquileia 2”, la tradizionale giornata di spirituali-tà e d’amicizia organizzata dall’Ufficio Missionario per ani-matrici e animatori dei Gruppi missionari avrà quest’anno come mèta Aquileia, Grado, Santuario della Madonna di Barbana.

Come già comunicato ai gruppi, è confermata la data del sabato 26 maggio.

Ci sono ancora posti disponibili. Chi è interessato si metta al più presto in contatto con l’Ufficio Missionario (0444 - 226 546 / 7).

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