Industria & Ambiente

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Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di Bari al n. 35/07 EDITORE Consorzio Creta Via Cappuccini 21, 70017 Putignano (Ba) www.consorziocreta.com - [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Tommaso Forte [email protected] REDAZIONE Tel. 080.4913845 Fax 080.4051761 [email protected] SEGRETERIA DI REDAZIONE Andrea Miccolis [email protected] GRAFICA EDITORIALE L’Arancia www.larancia.eu [email protected] STAMPA Tipografia Mariani via Firenze, 1 70019 Triggiano (Ba) OTTOBRE 2011 - N. 13 L’EUROPA CI VEDE ARRETRATI NELL’ APPLICAZIONE DI POLITICHE AMBIENTALI Il “CSS” questo illustre sconosciuto… ma solo in Italia C risi energetica, fonti rinnovabili, esauri- mento delle risorse energetiche tradizionali: ar- gomenti ormai noti e stratifi- cati nella pubblica opinione di qualsivoglia ordine e grado. Recupero energetico dai rifiu- ti: un bel problema, nascosto sotto lo sterminato tappeto delle faccende scomode, o forse urticanti, di quelle che si preferisce consegnare nelle braccia dell’oblio. L’anagrafica italiana riconosce i combustibili solidi secondari come scono- sciuti, illustri, ma sempre tali, in attesa di collocazione. I l momento è tristemente critico: sacrifici amari an- cora chiesti a cittadini ed imprese, gli stessi, le stesse… La crescita economica langue, la Ricerca…è una bella parola!, l’epitelio delle PMI si desquama sempre più. Attorno alle PMI gravitano responsabilità sociali ed economiche di cui siamo orgogliosi, ma indispensabile è la nostra sopravvivenza! Non annegare in queste acque im- pervie è dura: gli istituti di cre- dito fanno morsa attorno alle imprese, il sistema bancario in difficoltà vi riversa gli effetti di errori commessi nelle transa- zioni speculative aumentando gli Spread e falciando gli inve- stimenti, il Governo grava con le sue manovre più sanguinose che lacrimevoli, i concatenati settori Trasporti e Ambiente subiscono nette sforbiciate che impattano su noi tutti. C’è più di qualcosa che non va in questa Babele che ha sop- piantato il Bel Paese e che ci sta rendendo insofferenti: una politica malata e demagogica che lascia spazio solo al di- sgusto, il mondo delle imprese agonizzante e buono quando si tratta di mungere sacrifici, discriminazioni gravanti sem- pre sulle stesse categorie di aziende. Ancora una volta chi si è votato all’Ambiente si sen- te “Rifiutato”: non valorizzato è il suo impegno quotidiano per la Tutela del nostro Futuro e vano è il suo grido “ci siamo anche noi”. Noi imprese fac- ciamo sempre la nostra parte davanti a quello che ci dicono essere “necessario” ma pre- serviamo la dignità del nostro lavoro e ci indigniamo al co- spetto del favoritismo sociale ed economico imperante. Tagli: li subiamo, augurando- ci di non doverli rimettere al nostro interno. Ritagli: quelli riservati alle Imprese del Set- tore Ambiente, di cui oppor- tunisticamente si dimenticano la valenza etica, economica e sociale e la missione: edificare la cultura ambientale. Tagli e ritagli Giuseppe Angelo DALENA L’introduzione dell’SRF è ormai comune in Germania e Finlandia EDITORIALE CONSORZI REGIONE PUGLIA Facilitare l’impiego di combustibili secondari Un nuovo progetto regionale sull’amianto PIAZZA A PAGINA 5 LONGO A PAGINA 14 S1/BA0607/2008 SERVIZIO A PAGINA 4 via Cappuccini, 21 70017 Putignano (Ba) Tel. 080.4931341 www.consorziocreta.com Siamo presenti a ECOMONDO 2011 Fiera di Rimini Dal 9 al 12 novembre UN GLOBAL SERVICE DI GESTIONE AMBIENTALE ED ENERGETICA.

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Periodico di Rifiuti , Recupero, Ambiente ed Energia Consorzio [email protected]

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Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di Bari al n. 35/07

EDITOREConsorzio CretaVia Cappuccini 21, 70017 Putignano (Ba)www.consorziocreta.com - [email protected]

DIRETTORERESPONSABILETommaso [email protected]

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STAMPATipografia Marianivia Firenze, 170019 Triggiano (Ba)

OTTOBRE 2011 - N. 13

L’EUROPA CI VEDE ARRETRATI NELL’ APPLICAZIONE DI POLITICHE AMBIENTALI

Il “CSS” questo illustre sconosciuto… ma solo in Italia

C risi energetica, fonti rinnovabil i, esauri-mento delle risorse

energetiche tradizionali: ar-gomenti ormai noti e stratifi-cati nella pubblica opinione di qualsivoglia ordine e grado. Recupero energetico dai rifiu-ti: un bel problema, nascosto sotto lo sterminato tappeto delle faccende scomode, o forse urticanti, di quelle che si preferisce consegnare nelle braccia dell’oblio. L’anagrafica italiana riconosce i combustibili solidi secondari come scono-sciuti, illustri, ma sempre tali, in attesa di collocazione.

I l momento è tristemente critico: sacrifici amari an-cora chiesti a cittadini ed

imprese, gli stessi, le stesse…La crescita economica langue, la Ricerca…è una bella parola!, l’epitelio delle PMI si desquama sempre più. Attorno alle PMI gravitano responsabilità sociali ed economiche di cui siamo orgogliosi, ma indispensabile è la nostra sopravvivenza! Non annegare in queste acque im-pervie è dura: gli istituti di cre-dito fanno morsa attorno alle imprese, il sistema bancario in difficoltà vi riversa gli effetti di errori commessi nelle transa-zioni speculative aumentando gli Spread e falciando gli inve-stimenti, il Governo grava con le sue manovre più sanguinose che lacrimevoli, i concatenati settori Trasporti e Ambiente subiscono nette sforbiciate che impattano su noi tutti. C’è più di qualcosa che non va in questa Babele che ha sop-piantato il Bel Paese e che ci sta rendendo insofferenti: una politica malata e demagogica che lascia spazio solo al di-sgusto, il mondo delle imprese agonizzante e buono quando si tratta di mungere sacrifici, discriminazioni gravanti sem-pre sulle stesse categorie di aziende. Ancora una volta chi si è votato all’Ambiente si sen-te “Rifiutato”: non valorizzato è il suo impegno quotidiano per la Tutela del nostro Futuro e vano è il suo grido “ci siamo anche noi”. Noi imprese fac-ciamo sempre la nostra parte davanti a quello che ci dicono essere “necessario” ma pre-serviamo la dignità del nostro lavoro e ci indigniamo al co-spetto del favoritismo sociale ed economico imperante. Tagli: li subiamo, augurando-ci di non doverli rimettere al nostro interno. Ritagli: quelli riservati alle Imprese del Set-tore Ambiente, di cui oppor-tunisticamente si dimenticano la valenza etica, economica e sociale e la missione: edificare la cultura ambientale.

Tagli e ritagliGiuseppe Angelo DALENA

L’introduzione dell’SRF è ormai comune in Germania e Finlandia

EDITORIALE

CONSORZI REGIONE PUGLIA

Facilitare l’impiego di combustibili secondari

Un nuovo progetto regionale sull’amianto

PIAZZA A PAGINA 5 LONGO A PAGINA 14

S1/BA0607/2008

SERVIZIO A PAGINA 4

via Cappuccini, 2170017 Putignano (Ba)Tel. 080.4931341www.consorziocreta.com

Siamo presenti a

ECOMONDO 2011Fiera di RiminiDal 9 al 12 novembre

UN GLOBAL SERVICE DI GESTIONE AMBIENTALE ED ENERGETICA.

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C risi energetica, fonti rin-novabili, esaurimento delle risorse energetiche

tradizionali: argomenti ormai noti e stratificati nella pubblica opinio-ne di qualsivoglia ordine e grado. Recupero energetico dai rifiuti: un bel problema, nascosto sotto lo sterminato tappeto delle faccende scomode, o forse urticanti, di quel-le che si preferisce consegnare nelle braccia dell’oblio. L’anagrafi-ca italiana riconosce i combustibili solidi secondari come sconosciuti, illustri, ma sempre tali, in attesa di collocazione. Una “istantanea” della situazione attuale sui rifiuti evidenzierebbe: una vertiginosa crescita pro-capi-te, larga diffusione di sistemi pro-duttivi energivori, uno spropositato ricorso alle discariche ed una scar-sa propensione alla raccolta diffe-renziata ed al riciclo. Ci sarebbe altro ma qui non attinente…come al solito il divario fra l’Italia e la por-zione evoluta dell’Europa ci vede arretrati nell’ applicazione di politi-che ambientali integrate. L’introdu-zione dell’ SRF (Solid Recovered Fuels) in sostituzione ai combu-stibili tradizionali è pratica ormai comune in Germania, Finlandia, fino a percentuali di sostituzione dell’ordine del 70%, in altri paesi a livelli comunque considerevoli. In Italia siamo ben lontani dalle due cifre ma molto vicini ad un collas-so per una non corretta gestione del ciclo di vita dei rifiuti che pog-gia su precisi dettami gerarchici di emanazione europea: ridurre la produzione di rifiuti, riciclare i ma-teriali e recuperare l’energia in essi contenuta, smaltire in sicurezza ciò che non può essere trattato riducendo al minimo il ricorso alla discarica. L’Italia è stata precurso-re nello sviluppo del know-how e della tecnologia per la produzio-

ne dell’ex “CDR” (ex perché oggi questa locuzione è stata sostituita dalla più aderente “CSS”, combu-stibile solido secondario) ma l’in-quadramento normativo incerto e la portentosa lobby “discariche”ne hanno arrestata la corsa, intralcia-ta anche da un mix di demagogia e conoscenza sommaria che han-no contribuito ad una scarsa ac-cettazione da parte della pubblica opinione. I fatti sono che il CSS supplisce egregiamente i combu-stibili fossili tradizionali (pet coke, carbon fossile) apportando valore aggiunto su molteplici fronti. Solo qualche osservazione: l’impiego del CSS nei soli cementifici deter-minerebbe una sensibile riduzione delle emissioni di CO2 di natura indiretta (determinate dalla voraci-tà energetica degli impianti di pro-duzione di cemento); prestazioni in termini di potere calorifico com-parabili con quelle dei combustibili tradizionali; raggiungimento di una autosufficienza nazionale (carbone e coke da petrolio sono totalmente importati e comunque esauribili!), opportunità di aggredire seriamen-te la questione rifiuti. Promuovere l’utilizzo del CSS e quindi la sua produzione, darebbe impulso alla raccolta differenziata ed al recupe-ro di materia e del suo contenuto energetico, ove il riciclaggio non

è attuabile per limiti economici, tecnici o legati alla qualità del ma-teriale. L’obiettivo di ridurre drasti-camente il volume dei rifiuti intesi come tali e trasformarne una co-spicua frazione in Risorse, quindi in Valore è strettamente connesso alla selezione a monte dei rifiuti: Si profila il vero protagonista del processo di valorizzazione: il Citta-dino. Solo una separazione meno “spuria” possibile delle frazioni merceologiche del rifiuto può mini-mizzare il ricorso allo smaltimento in discarica con tutti i benefici che ne derivano. Ciò richiede un sub-strato che è tuttora inadeguato e carente che contempli cultura ambientale e fattibilità. Il cittadino può e deve adoperarsi per il SUO Ambiente, ma deve essere messo nelle condizioni di poter adempiere rigorosamente a questo compito attraverso opportune ed attrez-zate piattaforme per la raccolta differenziata, l’implementazione di tutti i servizi ad esse accessori, l’esistenza di impianti in grado di trattare adeguatamente i rifiuti dif-ferenziati e per i quali sia garantito un congruo flusso in ingresso, un tessuto legislativo e sociale acco-gliente allo scopo. L’Italia ha assunto dei doveri nei confronti della Comunità Euro-pea e del Protocollo di Kyoto, la

cui inadempienza per la richiesta riduzione delle emissioni di CO2 genera meccanismi impietosi: il nostro Paese ha accumulato nel biennio 2008-2010 un debito pari a 700 k€ al giorno per il mancato raggiungimento delle soglie previ-ste. Un contatore gira ininterrot-tamente ricordandoci il nostro di-sallineamento e non vorremmo ci mettesse in ginocchio pur avendo noi piena padronanza della tecno-logia, pur conoscendo i percorsi da intraprendere, semplicemente perché il lassismo determinato dalle diatribe estenuanti e poco risolutive in materia, soffoca azio-ni già abbondantemente applicate dai nostri cugini europei. La valen-za del nostro Paese e l’invidiabile parterre culturale che da sempre ci ha contraddistinti nel mondo intero ingiustamente continuano a risen-tire dei rimorchi di demagogia ed divulgazione informativa indotta. Troppo tempo speso nel rimbalzo degli interessi particolari e nella trama di complessi ed instabili gi-neprai normativi: il tutto mentre la tecnologia nasce, cresce, matura, volge al declino e muore per dar posto ad un’altra in un ciclo che si è assottigliato sempre più. E l’Ita-lia? Rimane a guardare.

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A l via il progetto “Dif-ferenziamoci”. Nato

dalla stabile cooperazio-ne tra i centri commer-ciali Mongolfiera e Le-gambiente Puglia mira a sensibilizzare i clienti e gli operatori dei centri com-merciali, sulle tematiche del riciclo, sulla salva-guardia degli spazi verdi e delle risorse ambien-tali del territorio. “Que-sto progetto è di rilievo - spiega Lorenzo Nica-stro, assessore regionale alla qualità dell’ambiente – ed è una ricchezza per i territori. Esso si svilup-pa e si svolge inoltre nei luoghi che producono ricchezza, ovvero i centri della grande distribuzio-ne, coinvolgendo princi-palmente la popolazione più giovane”. (s.d.b.)

Sensibilizzare all’ambientele nuove generazioni

A Bari il congresso nazionale di Legambiente

“La Puglia, una storia di successo”

L egambiente a congresso. Si terrà a Bari dal 2 al 4 dicembre 2011 il nono simposio nazionale di Legambiente. “Un appuntamento - spiega Francesco Tarantini - di rilievo per l’associazio-

ne che sarà chiamata a confrontarsi sui molteplici temi che ci vedono impegnati, a partire dalla questione energetica che rappresenta lo snodo principale per il futuro dell’Italia. Un appunta-mento che ci sembra ancora più significativo perché per la prima volta il congresso di Legam-biente si svolgerà in una città del Mezzogiorno. La Puglia è senza dubbio una storia di successo del Mezzogiorno. (s.d.b.)

L’EUROPA CI VEDE ARRETRATI NELL’ APPLICAZIONE DI POLITICHE AMBIENTALI INTEGRATE IN AMBITO INDUSTRIALE

Il “Combustibile Solido Secondario” questo illustre sconosciuto… ma solo in ItaliaL’introduzione dell’SRF in sostituzione ai combustibili tradizionali è ormai comune in Germania e Finlandia

Giuseppe Angelo Dalena*

*Presidente AIREC

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P erché è nato il consorzio Ecocarbon?Essenzialmente i motivi

sono due: dare un contributo alla riduzione dell’inquinamento atmo-sferico attraverso la sostituzione parziale del combustibile fossile e ridurre l’utilizzo delle discariche nel nostro territorio nazionale. Il ruolo del Consorzio, in sintesi, è facilitare a tutti i livelli l’impiego di CSS, (Combustibile Solido Secon-dario). Nel programma di attività si evince che il primo passaggio di regolamentazione normativa è quello di favorire la promulgazione di un Decreto Ministeriale sui CSS e l’adozione di una normativa tec-nica idonea di supporto per far cre-scere l’impiego del CSS. In que-sto senso abbiamo attivato alcuni amici parlamentari, in particolare On. Angelo Alessandri presiden-te della Commissione Ambiente della Camera e i Sen. Bruno e Molinari i quali hanno presentato una risoluzione nei rispettivi rami del parlamento per chiedere al governo l’emanazione del decreto legge definitivo su questo argo-mento. Mentre leggerete questo articolo, le risoluzioni saranno in di-scussione presso le commissioni. Occorre che tali principi vengano poi adottati anche a livello locale con ciò intendendosi l’adozione di comportamenti similari da parte di tutte le pubbliche amministrazioni nell’esercizio delle rispettive com-petenze. Non è possibile non ave-re una “certezza del diritto” uguale per tutti e soprattutto occorre che i tempi e le interpretazioni siano si-mili in ogni provincia.Il CDR/CSS si può utilizzare con finalità di recupero energetico (energia elettrica e/o termica) nei cementifici; inceneritori; centrali termoelettriche; impianti per la pro-duzione della calce; impianti side-rurgici; impianti di gassificazione; centrali termiche per teleriscalda-

mento. Due esempi tra i più signi-ficativi per chiarire i benefici sono: i cementifici il CDR/CSS in quanto gli elevati tempi di permanenza ad alte temperature permettono la distruzione totale delle sostanze organiche inquinanti; la miscela è basica, quindi neutralizza even-tuali gas acidi liberati nella com-bustione; eventuali metalli pesanti vengono fissati nelle ceneri e nelle polveri. L’impiego nelle centrali ter-moelettriche per la sostituzione del carbone.Nelle cementerie che utilizzano combustibili da rifiuti che con-tengono biomassa si registra un abbassamento complessivo di emissioni di CO2. Ad esempio, per ogni tonnellata di CDR/CSS

utilizzata in cementeria in sostitu-zione del combustibile tradizionale si emettono in atmosfera circa 1,1 tonnellate di CO2 in meno. Se poi si considera che se i rifiuti non ven-gono utilizzati in cementeria devo-no comunque essere smaltiti o in termovalorizzatori o in discariche le cui emissioni si sommerebbero a quelle della cementeria, che con-tinua a funzionare con combustibili tradizionali, si comprende quanto sia vantaggioso il recupero dei re-sidui civili e industriali nei forni da cemento.Oggi, l’industria Italiana del cemen-to, con un livello di sostituzione termica dei combustibili fossili non rinnovabili con combustibili alter-nativi pari a solo il 6%, sta riducen-

do del 3% le sue emissioni di CO2 da combustione (circa 330.000 tonnellate l’anno).Con un livello di produzione annua di 42 milioni di tonnellate di cemen-to, portare al 20% questo livello di sostituzione significherebbe rispar-miare il 10% delle emissioni di CO2 da combustione (1,1 milioni di ton-nellate l’anno). Raggiungere i livelli di sostituzione termica pari a quelli attualmente realizzati in Germania (50%) significherebbe per il settore ridurre del 25% le emissioni di CO2 da combustione (2,7 milioni di ton-nellate l’anno) . Dal combustibile fossile alla raccol-ta differenziata, al trattamento con finalità di recupero energetico. La parziale sostituzione del carbone

con il CSS corrisponde al fattivo recupero dei materiali di fine vita non differenziabili che in alternativa vedrebbero il proprio destino nelle tradizionali discariche o impianti di termovalorizzazione. Trasparenza, Partecipazione e Comunicazione. Strumenti di condivisione, oppor-tunità di coinvolgimento e otteni-mento di consenso. Si possono ipotizzare azioni di condivisione da promuoversi capillarmente nelle re-gioni e provincie ospitanti impianti votati alla produzione di energia elettrica e/o energivori: incontri pubblici volti al coinvolgimento delle popolazioni interessate, con la presenza di opinion leader; so-stegno a tesi-corsi in “Waste Ma-nagement” presso le Scuole Supe-riori, le Università del territorio, la promozione di percorsi didattici di eccellenza, borse di studio; azioni di comunicazione e promozione attività impianto da concertarsi con associazioni ambientaliste e comitati/organizzazioni locali e provinciali; promozione e diffusione di supporti divulgativi/multimedia-li; eventuale contatto con studi/professionisti interagenti sull’area interessata e protagonisti di attività politica. In sintesi: muovere tutte quelle azioni volte a dimostrare ed affer-mare come l’introduzione del Com-bustibile da Rifiuto corrisponda ad efficace e realistica innovazione tecnologica e ambientale; l’attesta-zione della capacità economica del processo di valorizzazione del CSS che risulta essere indubbiamente vantaggiosa comparata ai tradizio-nali combustibili attualmente uti-lizzati negli impianti; abbattimento dell’inquinamento; non si aumenta la quantità di combustibile bruciato perché il CSS è in sostituzione del carbone e non in aggiunta; si atti-vano risorse finanziarie ingenti che sono erogate annualmente tramite l’ottenimento di Certificati Verdi.

*Presidente Ecocarbon

Camillo PIAZZA*

IL RUOLO DEL CONSORZIO È FACILITARE A TUTTI I LIVELLI L’IMPIEGO DI COMBUSTIBILE SOLIDO SECONDARIO

Combustibile da Rifiuto: Promuovere la cultura del recupero attraverso l’innovazione tecnologicaIl CDR/CSS si può utilizzare con finalità di recupero energetico nei cementifici

Dare un contributo

alla riduzione dell’inquinamento

attraverso la sostituzione

parziale del combustibile

fossile

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I l recupero della frazione orga-nica dei rifiuti urbani costituisce passaggio obbligatorio per il

raggiungimento di percentuali di raccolta differenziata coerenti con le disposizioni normative nazionali e regionali in essere. Una percen-tuale di raccolta differenziata del 65%, infatti, è ottenibile solo se si procede alla raccolta separata del-la frazione organica putrescibile.Quest’ultima, infatti, che viene ri-scontrata in misura pari al 33-38% del peso complessivo dei rifiuti urbani, costituisce la frazione più importante in termini ponderali. L’ampio range di variabilità è, pro-babilmente, conseguente alle abi-tudini alimentari ed alla collocazio-ne geografica delle utenze. I valori più elevati vengono riscontrati nelle regioni meridionali ove c’è un mag-gior consumo di frutta e verdura da parte dell’utenza domestica.L’importanza del recupero della Forsu nello sviluppo della raccol-ta differenziata è evidenziato dalla percentuale (circa il 70%) che la stessa ha assunto nell’ambito del valore totale di raccolta differenzia-ta sull’intero territorio nazionale.Detta valutazione ha trovato piena attuazione, nello sviluppo dei si-stemi integrati di gestione dei rifiu-ti, nelle Regioni del Nord Italia ove risulta presente circa il 70% degli impianti di compostaggio esistenti sul territorio nazionale. La quota di impianti presenti al Sud scende al 14%.Il recupero della frazione organica dei rifiuti urbani è possibile median-te il compostaggio, tecnica di trat-tamento attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale che subisce qualsiasi sostanza organica trami-te l’azione della flora microbica na-turalmente presente nell’ambiente. Si tratta, in definitiva, di un proces-

so aerobico di decomposizione biologica della sostanza organica condotto in condizioni ambientali governate al termine del quale si ottiene un materiale biologicamen-te stabile nel quale la componen-te organica si presenta ricca di humus nonché di flora microbica attiva e di microelementi tali che rendono il compost un prodotto idoneo a svariati impieghi agrono-mici : dalle colture praticate in pie-no campo (importante il ruolo nella coltivazione di prodotti alimentari in assenza di concimi e trattamenti chimici - cosiddetti “biologici”) e nel florovivaismo. Il processo di compostaggio, fina-lizzato alla produzione di compost di qualità in possesso dei requisiti stabiliti dalla normativa nazionale, viene eseguito con diverse ma-trici organiche di rifiuti preselezio-nati (tra i quali la frazione organica raccolta dei rifiuti urbani raccolta in maniera differenziata, i residui or-ganici delle attività agro-industriali e della manutenzione del verde ornamentale) e si compone essen-zialmente in due fasi:

una bio-ossidazione durante la si ha l’igienizzazione della massa. Questa costituisce la fase attiva durante la quale avvengono inten-si processi di degradazione delle componenti organiche più facil-mente degradabili; la fase di ma-turazione, nella quale il digestato viene stabilizzato arricchendosi di molecole umiche: trattasi, in de-finitiva, della fase di cura (curing phase), durante la quale avvengo-no processi di trasformazione della sostanza organica con la formazio-ne di sostanze umiche.Negli ultimi anni nel processo di compostaggio viene utilizzata sempre più una fase primaria di digestione in assenza di aria -dige-stione anaerobica (DA) integrando la stessa con processo aerobico di maturazione finale. In questo caso il processo di trasformazione biologica viene effettuato in reat-tori chiusi (digestori), nei quali , in assenza di ossigeno, la sostanza organica subisce un processo di degradazione con produzione di biogas. Quest’ultimo, che ha un contenuto in metano variabile dal

50 al 60%) viene utilmente re-cuperato ed avviato al recupero energetico. Al termine di tale fase il materiale semistabilizzato – “di-gestato” costituisce matrice ideale per la formazione della miscela da avviare a compostaggio.L’integrazione delle due tecni-che consente di ottenere diversi vantaggi in termine di gestione tecnico/economica e in termini di impatto ambientale tra i quali: il mi-glioramento del bilancio energetico dell’impianto, potendosi adoperare una quota dell’energia termica ed elettrica derivante dall’utilizzo del biogas in impianti di produzione di energia elettrica; un maggior controllo degli odori nell’ambiente, in quanto le fasi a maggior produ-zione di sostanze odorigene sono realizzate in ambiente stagno (re-attori) dove le emissioni, costituite dal biogas, vengono collettate ed avviate al trattamento di recupero energetico (combustione) e non immesse in atmosfera; una mag-giore razionalizzazione degli spazi utilizzati per la compattezza dei componenti impiantistici, e, quindi

minor impegno di superficie a pa-rità di rifiuto trattato, pur conside-rando le superfici necessarie per la fase di maturazione aerobica suc-cessiva; una sostanziosa riduzione delle emissioni di gas serra.Tale tipologia integrata di impianto, a sua volta, può essere realizzata in diversi modi e in particolare: con una fase di digestione anaerobica a secco in cui il rifiuto viene imma-gazzinato in tunnel stagni dove re-sta per un periodo predeterminato senza movimentazione (modalità batch) nella fase di produzione del biogas; questa tipologia di impian-to prevede importanti predispo-sizioni di opere civili (biotunnel) e una rilevante presenza di movi-mentazione tramite mezzi d’opera; con una fase di digestione anae-robica umida nella quale il rifiuto in ingresso viene prelavorato e mi-scelato in sospensione con acqua per essere immesso in un unico grande reattore nel quale avviene la fase di produzione del biogas. Il processo è più tecnologico ma ha il vantaggio, rispetto all’altro, di avere un impatto olfattivo di gran lunga inferiore , di richiedere un minor impegno di movimentazione tramite mezzi d’opera, un maggior recupero energetico e una mag-giore flessibilità in fase operativa.Il processo di trattamento può es-sere eseguito anche per il recupero della frazione organica contenuta nei rifiuti indifferenziati. In questo caso, però, si ottiene un prodotto finale (Razione Organica Stabiliz-zata) non in possesso dei requisi-ti qualitativi propri del compost di qualità che può essere impiega-to in usi diversi da quelli agricoli ad esempio l’impiego per attività paesaggistiche e di ripristino am-bientale (es. recupero di ex cave), o per la copertura giornaliera delle discariche.

*Direttore Amiu Bari Spa

NELLE REGIONI DEL NORD ITALIA È PRESENTE IL 70% DEGLI IMPIANTI ESISTENTI SUL TERRITORIO NAZIONALE

Il 65% di RD è ottenibile solo con la raccolta della frazione organica putrescibile

Compostaggio: passaggio obbligatorio per gli obiettivi della raccolta differenziataAntonio Di Biase*

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L e norme comunitarie sulla gestione dei rifiuti, recepite dagli Stati membri e recen-

temente in Italia, attribuiscono im-portanza fondamentale alla Rac-colta Differenziata dei Rifiuti Solidi Urbani ai fini della stabile ed effica-ce chiusura del ciclo degli stessi, incentrata su riciclo e riutilizzo delle principali frazioni merceologiche ivi contenute (c.d. strategia delle 4R). In attesa che il traguardo del 65% di RD venga raggiunto in maniera non isolata né solo in piccoli comu-ni, appare utile stimare le caratte-ristiche del residuo indifferenziato della RD al fine di approfondirne le modalità di trattamento (biostabi-lizzazione e/o separazione), recu-pero (compost, combustibile soli-do secondario CSS) e smaltimento (discarica). A tal fine, nell’ambito della Convenzione di ricerca per l’aggiornamento del Piano Re-gionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani tra Regione Puglia e DIASS del Politecnico di Bari, quest’ulti-mo ha avviato indagini sperimentali sulle caratteristiche fisiche, chimi-che e merceologiche del residuo indifferenziato degli RSU in un Co-mune pugliese dove il target 65% RD risulta raggiunto. In Puglia, dove il tasso medio di RD (16-19% al 2011) risulta ben lonta-no dall’obiettivo del 56% fissato al 2011, è stato individuato quale co-mune pilota per la presente inda-gine San Pancrazio Salentino (BR), dove da qualche anno viene effet-tuato il servizio di raccolta “porta a porta”, con risultati in termini di RD≥65%. Caratterizzazione e trat-tamento sperimentale del residuo indifferenziato sono avvenuti inve-ce presso la piattaforma di tratta-mento meccanico biologico gestita dalla Soc. Manduriambiente SpA a Manduria (TA). La sperimentazione è stata avviata a Giugno 2011 e in tale periodo il tasso di RD nel co-mune pilota era intorno al 67%.Il piano della sperimentazione pre-vedeva che il residuo a valle della RD fosse avviato a due differenti processi: Processo 1: tutto il resi-duo della RD è sottoposto a bio-stabilizzazione e successiva sele-zione a 80 mm (in linea con l’attuale legislazione); Processo 2: soltanto la frazione di sottovaglio della se-lezione a 80 mm del residuo ven-ga sottoposta a bioessiccazione.Si è proceduto pertanto a valutare le caratteristiche del residuo indif-ferenziato e delle frazioni ottenute dai trattamenti: umidità, Indice Re-spirometrico Dinamico Potenziale IRDP, caratterizzazione come CSS. Gli obiettivi principali della speri-mentazione erano valutare: la ne-cessità di biostabilizzare l’intero residuo della RD; l’opportunità di

procedere ad ulteriori recuperi sul residuo indifferenziato. Per quanto attiene la caratteriz-zazione merceologica del secco residuo indifferenziato si evidenzia che: nel sottovaglio (c.d. frazione umida, 26,72%) ritenuto contenere la frazione organica biodegrada-bile, questa è risultata pressoché trascurabile (2,8%); nel sopravaglio (c.d. frazione secca, 73,3%) si ri-trovano tutte le frazioni combusti-bili (plastica, carta e cartone, tessili, legno), oltre ai metalli (ca. 5%).Tali dati sono giustificati da una raccolta differenziata spinta, spe-cie dell’organico. Nonostante l’e-levato tasso di RD perseguito nel Comune di riferimento, è possibile constatare che comunque nel re-siduo t.q. della RD vi sono ancora discrete aliquote di frazioni merce-

ologiche pregiate (plastica, carta e cartone, ecc.), potenzialmente re-cuperabili se intercettate a monte, incentivando ulteriormente la RD. Oltre il 6% della frazione cellulosi-ca totale residua (17%) è risultato ancora eventualmente recuperabi-le; analogamente, sarebbe ancora recuperabile il 5% della plastica ancora residua (33%). Il residuo t.q. presentava una buona stabilità biologica, tale da non renderne necessaria la bio-stabilizzazione. Pertanto, il piano della sperimentazione ha previsto in parallelo la biostabilizzazione del solo sottovaglio.Il Processo 1 (tutto il residuo sottoposto a bio-stabilizzazione) dimezza sia l’at-tività biologica (IRDP 51 vs. <800 mgO2 /kgSVxh prescritto dal DC n.296/02) che l’umidità del rifiuto.

Il residuo biostabilizzato è stato poi sottoposto a separazione ad 80 mm e, come da obiettivi dello studio, sulle due frazioni ottenute (sottovaglio e sopravaglio) sono state determinate le caratteristiche previste dalla norma EN 15359 sui Combustibili Solidi Secondari, che ne distingue la classe di qualità in base a 3 parametri, riferiti all’aspet-to economico (PCI), tecnico (Cl) ed ambientale (Hg) rispettivamente. Nel Processo 2, invece, la frazio-ne di RBD ottenuta ha presentato IRDP addirittura più elevato del tal quale: la più accentuata attività biologica è imputabile al fatto che nel suddetto campione si è con-centrata praticamente tutta la so-stanza organica.In alcuni casi, il PCI della frazione secca è risultato addirittura supe-riore alle caratteristiche prima defi-nite per il CDR-Q. Di contro, la fra-zione umida derivante da entrambi i processi indagati presenta un PCI eccessivo, che supera il limite di 13 MJ/kg consentito per il confe-rimento in discarica a partire dal 01/01/2012, salvo ulteriori rinvii. In base ai risultati della sperimen-tazione, non sembrerebbe neces-sario sottoporre l’intera massa del residuo della RD a biostabilizza-zione, ma la si potrebbe avviare a selezione a 80 mm, valorizzando la frazione secca per produrre CSS e sottoponendo la sola frazione umi-da a successiva bioessiccazione . In conclusione il presente studio ha

consentito di chiarire alcuni aspetti relativi alle caratteristiche del rifiuto indifferenziato che residua a valle di una RD >65 %. Con riferimento ad uno dei pochi Comuni puglie-si in cui tale obiettivo è già realtà, lo studio ha dimostrato il basso contenuto di frazione organica nel residuo indifferenziato e quindi lo scarso bisogno di sottoporlo a bio-degradazione tout court. Di con-tro, appare opportuno sottoporlo eventualmente a processi di sepa-razione per sfruttare l’elevato po-tere calorifico della frazione secca, sottoponendo il solo sottovaglio (RBD) a successiva bioessiccazio-ne. I risultati dello studio possono offrire valido spunto per eventuali migliorie tecniche da apportare agli impianti di trattamento meccanico-biologico che trattano rifiuti con caratteristiche similari, cercando magari soluzioni tecnologicamente convenienti per sottrarre ulterior-mente al flusso ancora indifferen-ziato frazioni merceologiche pre-giate recuperabili da avviare alle specifiche filiere di recupero. Per confermare le indicazioni scaturi-te dallo studio nelle more che gli obiettivi di piano siano raggiunti dif-fusamente, ulteriori indagini sono in corso su altri Comuni pugliesi che registrano attualmente livelli di RD prossimi al 40%.

*Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente e per lo Sviluppo (DIASS)

Politecnico di Bari

GLI STATI MEMBRI DELL’UE ATTRIBUISCONO IMPORTANZA FONDAMENTALE ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI

Caratterizzazione del residuo in presenza di elevate percentuali di raccolta differenziata di RSUIl DIASS del Politecnico di Bari, ha avviato indagini sperimentali sulle caratteristiche degli RSU

Gianluca INTINI*

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N essuno pensa che man-giare una frittura di pesce o una sogliola al vapore

abbia lo stesso effetto sul tasso di colesterolo! Si tratta sempre di pe-sce, e comunque di processi a cal-do, ma l’impatto sul fegato è molto diverso.I rifiuti sono sempre rifiuti e si tratta comunque di processi a caldo ma tra l’incenerimento e la gassifica-zione passa una differenza abissale sia in termini di impatto ambientale che di efficienza energetica, che di vantaggiosità sociale. Mettere tutti i processi nello stesso calderone, parlando genericamente di “bru-ciare i rifiuti”, non solo è scorretto tecnicamente e scientificamente ma fa anche un pessimo servizio all’ambiente.Tornando alla metafora, tra gassifi-cazione e incenerimento esiste per l’ambiente la stessa differenza che passa tra cottura al vapore e frittura per i fegato.Ma facciamo un passo indietro: La nobile utopia dell’obiettivo “rifiuti zero” è ampiamente condivisibi-le; non c’è dubbio che dobbiamo programmare per il nostro futuro la crescita della differenziata, lo svilup-po di una filiera industriale che punti al riciclo dell’ “usato”, ecc. ma pro-grammare il futuro non deve farci trascurare i bisogni di oggi ( senza pregiudicare le soluzioni di doma-ni). Anche perché resterà comun-que una quota residua da smaltire, presumibilmente ridotta al 20-30% della quota attuale.

Processi “a freddo” e processi “a caldo”.Le tipologie di processo attualmen-te in uso sono schematizzate in due categorie: i cosiddetti trattamenti a freddo e i cosiddetti trattamenti a caldo. Nel “sentire” ecologista i trat-tamenti a freddo sono quelli “buo-ni” che riciclano e non inquinano, quelli a caldo sono “cattivi” perché distruggono materiali riciclabili e in-quinano. Ma è proprio così?Prima domanda: perché recupe-rare materiali consumando energia è cosa buona mentre distruggere materiali recuperando energia è cosa cattiva? Il funzionamento di un impianto di selezione, triturazione, vaglio ecc., la produzione di compost in camere chiuse riscaldate ecc. consumano milioni di kw che sono prodotti bru-ciando carbone, petrolio e metano con gravi costi ambientali in termini di estrazione, trasporto, combustio-ne, scorie, elettrodotti ecc., anche se questo succede da un’altra par-te, in un luogo “che non si vede” e non ci turba.È interessante provare a quantifica-re quanti chili di carbone si bruciano

per recuperare un chilo di plastica/carta o produrre un chilo di com-post (che in genere poi non vedrà mai i campi perché inquinante).È altrettanto assurdo bruciare ma-teriali per produrre elettricità e calo-re in quantità inferiori all’energia ne-cessaria per produrre quegli stessi materiali che si potrebbero recupe-rare e riciclare. Sia i materiali che l’energia possono essere risorse o fonti d’inquinamento, o ambedue le cose contemporaneamente. La fisica moderna ci dice che mate-ria ed energia sono la stessa cosa, manifestazioni diverse dello stesso fenomeno e come tali vanno com-prese e trattate. In soldoni possiamo dire che “a freddo” si salvano i materiali e si spreca energia, “a caldo” si recupe-ra energia e si sprecano materiali. Si stanno creando buone pratiche che integrano le due tipologie (come l’energia da biogas e la pirogassifi-cazione) ed è questa la strada da seguire.Non si tratta di etichettare proces-si come “buoni o cattivi” ma di fare un serio bilancio di massa/energia e valutare quale processo è virtuo-so perché consuma meno la terra valorizzando al meglio le risorse, in questo caso la “risorsa rifiuto”.

E arriviamo finalmente al tema del titolo e dell’articolo.Non c’è dubbio che l’incenerimen-to sia un processo strutturalmente “sprecone” e pertanto inquinante (i processi meno efficienti producono ovviamente più scorie).Diversa è la gassificazione a bassa temperatura in cui la valorizzazione

dei materiali processati è molto più efficiente con il vantaggio di produr-re emissioni in scala ridotta.

Gassificatore (piroscissore) Temperature basse (350 - 500 °C)Carenza di ossigenoProcesso lento senza fiammaLento movimento dei fluidi

Inceneritore (termovalorizzatore)Temperature medio-alte (700/900 °C)Ventilazione forzataCombustione forzataTurbolenze pulverulente

L’inceneritore “brucia” i rifiuti in grandi ambienti in condizioni di ventilazione forzata, generando combustioni imperfette sia per la di-somogeneità del combustibile, sia per le ampie dimensioni della ca-mera di combustione che compor-tano gap termici e stechiometrici. Le turbolenze generate dalla ven-tilazione forzata producono grandi quantità di particolatoLe temperature disomogenee (me-diamente tra i 700 e i 900 °C, ma con variazioni rilevanti nelle diverse zone e nelle diverse fasi del proces-so) creano le condizioni ottimali per

la genesi di tutti i tipi di inquinanti (diossine e furani, PCB, ossidi vari ecc.)Le temperature e la ventilazione forzata favoriscono poi l’evapora-zione e il trascinamento dei me-talli pesanti presenti nel rifiuto Le temperature non sono abbastan-za alte per dissociare le molecole complesse generate per le quali sono necessarie (e la normativa prescrive) temperature tra i 900 e i 1300 °CLa filtrazione dei fumi, efficace solo sulle particelle di dimensioni mag-giori, richiede assidue e costose manutenzioni e i filtri esausti diven-tano a loro volta rifiuti pericolosi che vanno inceneriti reinserendo nel ci-clo le sostanze filtrate con fenome-ni di accumulo. Le grandi dimensioni degli impianti (da 150 ton/giorno a 600 ton/g) ge-nerano un flusso di emissioni che, anche se inferiori in percentuale dei limiti di legge, assumono dimensio-ni ponderalmente massicce gene-rando nelle zone limitrofe accumuli pericolosi di sostanze tossiche per le persone, gli animali e le piante (con i noti meccanismi di accumulo nella catena alimentare).

La gassificazione a bassa tem-peratura con combustione del syngas ad alta temperatura.Nella gassificazione a bassa tempe-ratura invece, il processo di “estra-zione” del gas sintetico dai materiali processati avviene in ambiente di dimensioni limitate, in carenza di ossigeno (quindi non “brucia” nulla), con tempi lenti tarati sulle sue carat-teristiche del rifiuto.

Le temperature basse non vaporiz-zano i metalli pesanti (che posso-no essere recuperati nelle ceneri) e l’assenza di ventilazione forzata limita al massimo l’effetto trascina-mento.Ossidi di azoto, fluoro ecc. e dios-sine e similari sono ostacolati nella loro formazione dalla carenza di ossigeno, l’assenza di fiamma e la bassa temperatura.Il processo lento è in grado di valo-rizzare al massimo il potere calorifi-co dei materiali estraendo metano, idrogeno, ossido di carbonio, trac-ce di idrocarburi ecc. Se poi, come nel processo illustrato nell’immagine sottostante, il syngas prodotto viene convogliato e “bru-ciato” in ambiente chiuso a tempe-rature attorno ai 1200 °C, qualsiasi molecola complessa pericolosa viene dissociata. Impianti di questo tipo possono, anzi devono, essere piccoli per garantire omogeneità di processo nelle celle (10-15 ton a modulo) ed eventualmente, per necessità maggiori, assemblati in parallelo, garantendo così sia la piena valoriz-zazione del rifiuto/risorsa, sia l’alta efficienza nella produzione di ener-gia termica ed elettrica e, soprat-tutto, il minimo impatto ambientale e un risparmio considerevole nelle emissioni di CO2.

Una scelta di ampio respiroLa scelta, in una visione ampia e prospettica, non è tra processi a caldo o a freddo, ma tra una produ-zione di energia basata su combu-stibili fossili e una produzione otte-nuta valorizzando il potere calorifico del rifiuto residuo (dopo il recupero e il riciclo).L’energia prodotta da una centra-le a combustibile fossile è costosa sia in termini economici (costo dei carburanti), che politici (dipendenza dai paesi produttori), che ambientali (estrazione, trasporto, raffinazione, combustione, scorie ecc.)L’energia prodotta da un pirogassi-ficatore è gratis sia in termini econo-mici (l’impianto si paga con il prezzo di conferimento del rifiuto), che poli-tici (i rifiuti ce li produciamo da soli), che ambientali (minime emissioni disperse sul territorio in cambio del recupero delle discariche). Invece di produrre energia con una centrale a carbone (che costa) me-glio produrla gassificando i rifiuti creando un circolo virtuoso che può permettere alle collettività (an-che piccole) di smaltire sul posto i rifiuti autogenerandosi l’energia che gli serve. Questa tecnologia ci met-te in condizione di creare una nuova idea sociale: l’energia a Km 0.E sarà una grande conquista per la collettività.

*Consulente Ambientale

Claudio PAROLIN*

RECUPERARE I MATERIALI O GENERARE ENERGIA? UNA SCELTA PONDERATA

Gassificazione e incenerimento: ma non è la stessa cosa!I processi “a freddo” e i processi “a caldo” sono integrabili per trovare il miglior bilancio massa/energia

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C ome noto agli operatori del settore, il DM 27 set-tembre 2010 “Definizione

dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del ter-ritorio 3 agosto 2005” nel rendere maggiormente rispondente ai di-sposti comunitari il Decreto di rece-pimento della Decisione 2003/33/CE del Consiglio del 19 dicembre 2002, ha introdotto novità rispetto al precedente ed abrogato riferi-mento legislativo di settore.Fra le novità di rilievo, vi sono importanti modifiche introdotte dall’articolo 6 “Impianti di discarica per rifiuti non pericolosi”, consi-stenti principalmente nella previ-sione di non applicabilità del limite di concentrazione nell’eluato, per il parametro DOC (carbonio organi-co disciolto) in favore di molteplici tipologie di rifiuti e nella differenzia-zione dei limiti di accettabilità per rifiuti non pericolosi da quelli per rifiuti pericolosi stabili e non reat-tivi, questi ultimi con possibilità di smaltimento in discariche per rifiuti non pericolosi.In particolare, la non applicabilità del limite di concentrazione nell’e-luato per il parametro DOC è stata prevista per molteplici rifiuti (vedi tabella 5 art. 6 ) rappresentati da una serie di CER di cui se ne omet-te l’elencazione :Appare, quindi, evidente il soc-corso operato dal nuovo decreto ministeriale per consentire in Italia lo smaltimento agevolato di nume-rosi fanghi, in generale a matrice organica, per cui era evidentemen-te negato l’accesso in discarica secondo i criteri dell’abrogato DM 3 agosto 2005 a causa del man-cato rispetto del paramento DOC generalmente superato per effetto dell’elevato contenuto di sostanza organica presente.In realtà, per alcune tipologie di

fanghi di cui alle tabelle di cui so-pra, l’applicazione della normati-va ministeriale determina criticità tecniche in ragione dell’assenza di criteri statali che chiariscano l’e-satta definizione dei trattamenti di riduzione consistente dell’attività biologica e di riduzione del conte-nuto di sostanze organiche a cui subordinare la non applicabilità del limite di concentrazione nell’eluato del parametro DOC.A conclusione di confronti inter-regionali promossi dalla Regione Piemonte, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autono-me con documento 11/64/CR7a/C5 (maggio 2011) hanno colmato l’attuale carenza normativa stata-le definendo gli specifici processi depurativi a cui sottoporre i fanghi, associati alla lettera a) in calce alla tabella 5 del DM 27/09/2010, per garantire la riduzione dell’attività biologica necessaria alla “non ap-plicazione” del parametro DOC nel relativo eluato per il conferimento in discarica per rifiuti non pericolosi, nonché il parametro idoneo per la misurazione del grado di efficacia

dei processi depurativi volti alla ri-duzione dell’attività biologica (Indi-ce di Respirazione Dinamico).

Con Delibera di Giunta n. 1651 del 19 luglio 2011, la Regione PUGLIA ha disciplinato i cosidetti “Primi in-dirizzi applicativi” in materia di am-missibilità di rifiuti in discarica.Il documento regionale, di comple-mento alla disciplina statale, si arti-cola su due pilastri portanti:1. principio della straordinarietà per il rilascio di deroghe rispetto agli ordinari criteri di ammissibilità in discarica;2. precisa individuazione dei trat-tamenti e relative prestazioni per consentire l’esonero dal rispetto del parametro DOC nei fanghi di cui alla lettera a) in calce alla ta-bella 5 del DM 27/09/2010 (fanghi prevalentemente provenienti dall’a-groindustria, dalla lavorazione della carta e dal trattamento delle acque reflue urbane) ai fini dello smalti-mento in discarica.Per il punto 1, riprendendo le con-clusioni del parere rilasciato dall’I-SPRA alla Regione Veneto, la Re-

gione Puglia sancisce il carattere di straordinarietà che deve rivestire la concessione di deroghe rispetto ai valori limite per i parametri specifi-ci fissati agli articoli 5, 6, 8 e 9 del DM 27/09/2010. La concessione di deroga deve essere circoscritta a casi limitati in cui, per particolari tipologie di rifiuti, si evidenziasse l’impossibilità di rispettare i criteri di ammissibilità individuati dal decre-to ministeriale, anche a seguito di un eventuale trattamento. Il decre-to legislativo 36/2003, infatti, stabi-lisce all’art. 7 comma 1, che i rifiuti possono essere collocati in disca-rica solo dopo trattamento e che tale disposizione può essere disat-tesa solo nel caso di rifiuti inerti il cui trattamento non contribuisce allo smaltimento in condizioni di si-curezza, riducendo la quantità dei rifiuti o i rischi per la salute umana e l’ambiente, o non risulti indispen-sabile ai fini del rispetto dei limiti fissati dalla normativa vigente. Pertanto, con un criterio di appli-cazione graduale delle deroghe, la concessione di sottocatego-rie ai sensi dell’articolo 7 del DM 27/09/2010 può essere valutata solo nel caso in cui le caratteristi-che dei rifiuti non rispettino nean-che i criteri di ammissibilità previsti dall’articolo 10 (che consente valori limite più elevati nella misura mas-sima di 3 volte rispetto ai limiti or-dinari degli articoli 5, 6, 8 e 9) del medesimo decreto ministeriale.Passando al punto 2, la Delibe-ra di Giunta 1651/2011 stabilisce che, nelle more di un’eventuale specifica disciplina ministeriale, il parametro DOC non è soggetto a limiti di concentrazione nell’elua-to per l’accettabilità in discariche per rifiuti non pericolosi per i rifiuti di cui alla lettera a) della Tabella 5 del DM 27/09/2010 purché trattati mediante i seguenti processi idonei a ridurne l’attività biologica, quali stabilizzazione chimica con calce; stabilizzazione termica; digestione aerobica e digestione anaerobica.

Stante la rappresentatività dell’In-dice di Respirazione Dinamico Po-tenziale (determinato secondo la norma UNI/TS 11184 – metodo A) quale parametro per la misurazio-ne dell’attività biologica, la relativa riduzione in forma consistente (fi-nalizzata sostanzialmente a conte-nere l’impatto olfattivo) è garantita solo se il fango presenta un valo-re di IRDP non superiore a 1.000 mgO2/kgSVh (con intervallo di tolleranza del 15%) in sintonia con quanto indicato dalla DGRP 23 aprile 2009 n. 646 in materia di pa-rametri per l’utilizzo di Rbd (rifiuto biostabilizzato da discarica) come materiale di copertura in discarica.Viene, inoltre, disciplinata la pos-sibilità di trattamento da parte di soggetti terzi, rispetto al produttore iniziale del rifiuto, al fine della non applicabilità del limite nell’eluato del parametro DOC alle condizioni che i fanghi trattati dovranno es-sere caratterizzati da IRD non su-periore a 1.000 mgO2/kgSVh (con intervallo di tolleranza del 15%); che i fanghi trattati, contraddistinti da differenti codici CER rispetto ai fanghi da sottoporre a trattamento, dovranno essere conferiti in disca-rica autorizzata in sottocategoria ai sensi dell’art. 7 comma 1 lettera b) con deroga per il parametro DOC e che i trattamenti dei fanghi devo-no essere annotati sul “Registro di riduzione dell’attività biologica dei fanghi - Tabella 5 lettera a) del DM 27/09/2010” vidimato da ARPA Puglia e compilato sullo schema dell’ALLEGATO A. Infine, viene stabilito un periodo transitorio di 6 mesi, quale termine congruo volto a consentire agevolmente ai pro-duttori di rifiuti e ai gestori di disca-riche autorizzate l’adeguamento ai contenuti degli indirizzi applicativi.

NUOVO DECRETO MINISTERIALE PER CONSENTIRE IN ITALIA LO SMALTIMENTO AGEVOLATO DI NUMEROSI FANGHI

Tra le novità di rilievo le modifiche introdotte dall’articolo 6 “Impianti di discarica per rifiuti speciali”

Criteri di ammissibilità in discarica: i primi indirizzi applicativi della Regione Puglia

*Alta Professionalità Ufficio Autorizzazione

Integrata Ambientale Regione Puglia, Assessorato Ecologia e Ambiente

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l D.Lvo n. 121/2001, nel recepi-re la direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, ha

apportato una serie di modifiche alla normativa ambientale, la più importante delle quali è l’introdu-zione di alcuni reati contro l’am-biente tra quelli per i quali scatta la responsabilità degli enti prevista dal D.Lgs n. 231/01. Tale decreto ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamen-to la responsabilità degli Enti per i reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio da soggetti in po-sizione apicale o subordinata, pur-ché si tratti di reati espressamente previsti dalla legge.Pur definita amministrativa, è una vera e propria responsabilità pena-le, aggiuntiva (e non sostitutiva) ri-spetto a quella della persona fisica individuata quale autore del reato presupposto, e può comportare a carico dell’ente l’applicazione di misure interdittive e cautelari, quali la sospensione del diritto di con-trarre con la P.A., la revoca delle licenze o concessioni e la sospen-sione parziale dell’attività, oltre il sequestro, finalizzato alla confisca, di somme di denaro, beni o altre utilità della società di valore “ equi-valente” al prezzo o al profitto del reato. Sino all’emanazione del D.Lvo 121/11, nell’elenco dei reati la cui commissione consente di esten-dere la responsabilità anche all’en-te non vi erano i reati ambientali, nonostante già un precedente disegno di legge (Bozza Pisapia) l’avesse previsto. Anche l’art. 192 del T.U. del 2006, disciplinando l’abbandono e il de-

posito incontrollato dei rifiuti, pre-vede al comma IV una forma di re-sponsabilità solidale della persona giuridica qualora il fatto illecito sia imputabile ad amministratori o rap-presentanti della stessa. Ma la Cassazione, con una pro-nuncia del 2008, ha chiarito che non è imputabile all’ente, ai sensi del d.lg. 231/2001, la responsa-bilità amministrativa per il reato di gestione non autorizzata di rifiuti, in quanto, pur essendovi un richiamo a tale responsabilità nell’art. 192, comma 4, d.lg. 152/06, difetta-no attualmente sia la tipizzazione degli illeciti che l’indicazione delle sanzioni. Questo conferma la assoluta novità introdotta dal recente decreto che, però, ha esteso la responsabilità dell’ente, come detto, solo ad al-cune fattispecie penali (ad esempio lo scarico non autorizzato di acque reflue industriali, il traffico illecito di rifiuti, le violazioni del sistema di controllo sulla tracciabilità dei

rifiuti, inquinamento atmosferico), escludendone altre che pure han-no particolare rilevanza quali, ad esempio, l’ipotesi di abbandono o deposito incontrollato di rifiuti (il solo comma II dell’art. 256 del T.U. è stato lasciato fuori dall’elenco, forse in ragione di quanto dispo-sto dall’art. 192 dello stesso T.U.), nonchè le contravvenzioni previste per chi eserciti determinate attività senza essere in possesso dell’au-torizzazione integrata ambientale, o dopo che sia stata revocata o sospesa. Secondo le schema generale pre-visto dal D.Lgs n. 231/01, in que-sto micro-sistema in cui i soggetti destinatari non sono le persone fisiche bensì gli enti forniti di perso-nalità giuridica…le società e asso-ciazioni anche prive di personalità giuridica [art. 1 comma II, D. Lgs. 231/01], sono previste sanzioni amministrative [art. 9] e specifi-che misure cautelari applicabili in presenza dei presupposti di legge

[Sezione IV del Capo III]. Il D.Lvo 121/11 ha privilegiato l’applicazione delle sanzioni pe-cuniarie, espressamente calibrate a seconda delle ipotesi di reato elencate, con un’oscillazione in media tra un minimo di 150 ed un massimo di 250 quote, e un pic-co massimo per l’ipotesi di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, quando queste abbiano ad oggetto rifiuti ad alta radioattività, nel qual caso la sanzione oscilla tra quattrocento e ottocento quote (ai sensi dell’art. 10 D.Lvo 231/2001, la quota va da un minimo di 260 a un massimo di 1549 €).Solo in alcune ipotesi, ritenute più gravi (si pensi alla realizzazione o gestione di discarica abusiva ov-vero al traffico illecito di rifiuti), alla condanna potrà conseguire an-che l’applicazione delle sanzioni interdittive previste dalla 231 (ad esempio interdizione dall’esercizio dell’attività o sospensione e/o re-voca delle autorizzazioni), per una

durata massima di sei mesi. Il legi-slatore delegato, inoltre, ha espres-samente delimitato l’applicazione della più grave delle sanzioni, ossia l’interdizione definitiva dall’eserci-zio dell’attività, al solo caso in cui l’ente o una sua unità organizzativa vengono stabilmente utilizzati allo scopo unico o prevalente di con-sentire o agevolare la commissione dei reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di inquina-mento doloso provocato dalle navi.In assenza di un’espressa previ-sione in tal senso, si deve ritene-re che, al pari di quanto stabilito dal D.Lvo 231, anche rispetto ai reat i ambienta l i le società possano essere esonerate da tale responsabilità dando prova di aver adottato, prima della commissione dei reati, modelli di organizzazione e gestione finalizzati a prevenirli, prevedendo anche un apposito or-ganismo, dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo, che vigili sul funzionamento dei modelli adottati, curandone il loro costante aggior-namento.Si tratta dell’unico rimedio efficace per andare esente da responsa-bilità, dimostrando che gli autori del reato lo abbiano commesso eludendo fraudolentemente le in-dicazioni contenute nei modelli stessi e che l’organismo di vigilan-za non abbia omesso di svolgere la sua funzione, motivo per cui vi è da ritenere che la novità legislativa introdotta con il recente decreto in-durrà gli imprenditori del settore a prestare maggiore attenzione all’a-dozione di tali modelli, ciò per evi-tare l’applicazione di sanzioni gra-vose per l’economia dell’azienda.

*Avvocato

Amleto CAROBELLO*

LA DIRETTIVA EUROPEA 2008/99/CE HA APPORTATO SOSTANZIALI MODIFICHE ALLA NORMATIVA AMBIENTALE

“Non è imputabile all’ente la responsabilità per il reato di gestione non autorizzata di rifiuti”Responsabilità solidale qualora il fatto illecito sia imputabile ad amministratori

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L a questione oggi trattata ri-guarda quella se in una del-le ipotesi di reato previste

dall’art. 256 del D.Lgs. n. 152/06, si pensi ad esempio alla fattispecie del trasporto di rifiuti senza la pre-scritta autorizzazione, diventi ob-bligatoria, previo sequestro pre-ventivo, la confisca del mezzo di trasporto utilizzato al fine della suddetta attività, così come previ-sta, dal successivo art. 259, com-ma 2, del succitato decreto legisla-tivo, dettato in tema di reato di traffico illecito di rifiuti. La risposta sarebbe essere positiva, in quanto quella in esame è una confisca ob-bligatoria, poiché il D.Lgs. n. 152/06, art. 259, comma 2, preve-de che alla sentenza di condanna o a quella pronunciata a norma dell’art. 444 c.p.p. consegue ob-bligatoriamente la confisca del mezzo utilizzato per il trasporto dei rifiuti non solo per i reati relativi al traffico illecito di rifiuti di cui al comma 1 ma anche per quelli co-munque connessi al trasporto ille-cito di cui all’art. 256 ed art. 258, comma 4, come si desume age-volmente dal rinvio a tutto l’art. 256. Quindi la condanna per un qualsiasi reato previsto dall’art. 256 citato comporta obbligatoria-mente la confisca del mezzo. La confisca però, nelle ipotesi anzi-dette, può essere applicata solo con la sentenza di condanna o con quella di patteggiamento e non pure con il decreto penale di con-danna, come stabilisce la Cassa-zione Penale con sentenza n. 36063 del 7/7/09. (In applicazione di tale principio la Corte, nella sen-tenza appena citata, ha rigettato il ricorso del Procuratore della Re-pubblica presso il Tribunale di Brin-disi avverso la revoca di sequestro disposta con decreto penale sulla base della non ritenuta confiscabi-lità, a norma dell’art. 259, comma 2, D.lgs. n. 152/06, del mezzo uti-lizzato per il trasporto illecito di ri-fiuti, in quanto all’imputato era sta-to contestato il reato di cui al cit. D.Lgs., art. 256, n. 4). Quindi, se-condo la giurisprudenza pratica-mente maggioritaria, il sequestro preventivo e successiva confisca, sono obbligatori anche se succes-sivamente sopravviene l’iscrizione all’Albo dei gestori ambientali del titolare dell’automezzo adibito al trasporto di rifiuti ed è consentita la revoca solo ove vengano a man-care gli elementi costituenti il fu-mus commissi delicti (sentenze Cassazione Penale, 12/1/11 n. 5353 e 28/1/09 n. 10710). In defi-nitiva, sulla base dei dettati norma-tivi di cui sopra, i giudici della Su-prema Corte ritengono che la confisca dei mezzi di trasporto uti-

lizzati per la commissione dei reati in parola costituisce una misura obbligatoria sia nella ipotesi di tra-sporto illecito di rifiuti, sia di tra-sporto di rifiuti senza formulario o con formulario con dati incompleti od inesatti ovvero con uso di certi-ficato falso durante trasporto, sia per il reato d’attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (ai sen-si dello stesso art. 260 dello stesso decreto legislativo n. 152/06) ove siano stati commessi mediante l’impiego di mezzi di trasporto. E tanto perché la obbligatorietà di tale misura e la sua non revocabili-tà discendono dal fatto che tale confisca ha natura e funzione di pena, così rientrando tra le previ-sioni che, con la legge delega 22/2/94 n. 146 per la attuazione delle direttive in materia di rifiuti, hanno originato il precedente art. 53 del D.Lg. n. 22/97, che già di-sponeva la confisca obbligatoria dei mezzi di trasporto utilizzati per la commissione del reato di raccol-ta di rifiuti in mancanza della iscri-zione all’albo, ora sostituito dalla disposizione in commento. Dalle succitate sentenze della Cassazio-ne Penale, 12/1/11 n. 5353 e 28/1/09 n. 10710, cui si aggiunge

anche la sentenza del 6/4/05 n. 17439, secondo cui la revoca del sequestro preventivo in relazione a fattispecie di reato per le quali è prevista la confisca obbligatoria è possibile soltanto nell’ipotesi in cui vengano a mancare gli elementi costituenti il fumus commissi delic-ti e che non tengono affatto conto che successivamente gli autori dell’illecito si siano messi in regola provvedendo a richiedere ed otte-nere la dovuta autorizzazione al trasporto, si discosta per sostan-ziale difformità la sentenza della Cassazione Penale n. 4100 del 16 ottobre 2007 (ma trattasi di caso isolato ove l’iscrizione all’albo veni-va adempiuta prima dell’emissione del decreto di sequestro), la quale, pur ritenendo la confisca come ob-bligatoria, prevede che il sequestro possa essere revocato quando vengono meno le esigenze caute-lari, essendo intervenuta successi-vamente l’iscrizione nell’Albo dei gestori ambientali, cioè quando il reato oltre che ultimato abbia completamente esaurito i suoi ef-fetti, in quanto non è possibile par-lare in questo caso di presunzione legale di pericolosità, prevedendo un’ipotesi in cui la pericolosità del-

la res diventa suscettibile di valuta-zioni discrezionali e non solo pre-sunta dalla legge. In generale, si può affermare che “la revoca del sequestro preventivo, disposta dall’art. 321, comma 3, c.p.p. quando ne risultano mancanti le condizioni di applicabilità previste dal comma 1, vale anche per il se-questro finalizzato alla confisca, di cui al comma 2, se il bene seque-strato risulta appartenere a perso-na del tutto estranea al reato per il quale è stato disposto il sequestro, sicché l’assicurazione della libera disponibilità del bene al legittimo proprietario incolpevole non so-stiene alcuna situazione di perico-lo”, (vedi sentenza Cassazione Penale del 14/1/99 n. 80 in cui le sole esigenze preventive poste a base del provvedimento cautelare erano state collegate al quadro di astratta garanzia relativo alla man-cata iscrizione del mezzo nell’albo nazionale gestori ambientali, circo-stanza questa che era venuta meno con il sopraggiunto adempi-mento). In ogni caso i suddetti provvedimenti possono trovare applicazione anche quando i titola-ri di enti ed imprese ed i responsa-bili di enti hanno omesso di vigilare

sull’operato dei dipendenti che hanno posto in essere la condotta di abbandono, in quanto il reato di cui al D.Lgs. n. 152/06, art. 256 comma 2, sebbene reato proprio dell’imprenditore o del responsabi-le di ente, non è infatti necessaria-mente un reato a condotta attiva, potendo concretarsi anche in una omissione. Si pensi alla fattispecie in cui il sequestro preventivo ri-guardi un autocarro adibito al tra-sporto di rifiuti abbandonati in modo incontrollato e condotto da un dipendente del titolare dell’im-presa che prospetta quanto meno un’ipotesi di culpa in vigilando. “Si tratta della applicazione del princi-pio generale della responsabilità per il mancato rispetto delle nor-mativa di settore, come delineata dal D.Lgs. n. 152/06, e successive modifiche, discendente dalla attivi-tà di produzione di beni e servizi organizzata sotto forma di impre-sa, individuale o societaria o gesti-ta in via istituzionale. Inoltre l’ipote-si di reato di cui al comma 2 dell’art. 256 è ipotizzabile non sol-tanto in capo alle imprese o agli enti che effettuano una delle attivi-tà indicate al comma 1 dello stes-so articolo (raccolta, trasporto, re-cupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti), ma a qualsiasi impresa, avente le carat-teristiche di cui all’art. 2082 c.c., o ente con personalità giuridica o operante di fatto” (sentenza Cas-sazione Penale 18/5/07 n. 24736 e nota n. 7 Cass. Pen. 2008, 06, 2594). Ne consegue che, nel caso in cui l’attività di trasporto abbia avuto ad oggetto rifiuti non perico-losi e quindi l’ipotesi di reato rientri nella fattispecie di cui all’art. 256 comma 1 è possibile ottenere il dissequestro del mezzo, evitando così la confisca obbligatoria, fa-cendo, prima dell’apertura del di-battimento ovvero del decreto di condanna, domanda di oblazione ai sensi dell’art. 162 bis c.p., es-sendo solo in quel caso, e non in quello in cui la fattispecie riguardi rifiuti pericolosi ai sensi del comma 2 art. 256, prevista la pena alterna-tiva dell’arresto o dell’ammenda per cui il contravventore, facendo domanda di oblazione con conte-stuale deposito di € 13.000 (pari alla metà del massimo dell’am-menda stabilita dalla legge per la contravvenzione commessa, l’art. 256 infatti prevede precisamente al comma 1 la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammen-da da duemilaseicento euro a ven-tiseimila euro se si tratta di rifiuti non pericolosi), può vedersi resti-tuito l’automezzo già sottoposto a sequestro preventivo, e vedersi estinto l’afferente reato.

*Avvocato

SI INASPRISCONO LE SANZIONI PENALI E AMMINISTRATIVE PER I “FURBETTI” DELLA GESTIONE ILLECITA DELL’AMBIENTE

Gestione rifiuti: confisca obbligatoria per i reati ambientali Il dissequestro dell’automezzo si ottiene solo con la procedura di oblazione

Rossana BALICE*

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L e più recenti innovazioni tecnologiche, unite all’ac-cresciuta sensibilità alle

questioni ambientali ed al contesto economico caratterizzato dal pro-gressivo incremento di costo dei combustibili fossili stimola percorsi di efficientamento energetico e/o di riduzione dei consumi energetici anche attraverso il ricorso alle au-toproduzioni di energia alternativa.Infatti il ricorso alle fonti energe-tiche alternative è possibile in qualsiasi contesto dagli ambiti domestici a quelli produttivi, con-seguendo il positivo effetto di stimolare ad una rinnovata atten-zione alla riduzione dei consumi ed all’abbattimento degli sprechi.Uno straordinario esempio di ricor-so di autoproduzione energetica per la climatizzazione degli am-bienti e per la produzione di acqua sanitaria è l’energia geotermica a bassa entalpia che ha anche il pre-gio della certezza e della continuità delle risorse (a differenza dell’eo-lico e fotovoltaico fortemente di-pendenti dalle condizioni meteo climatiche) evitando, altresì, qual-siasi tipo d’impatto paesaggistico. Per rendersi conto dell’importanza del potenziale contributo espresso della geotermia a bassa entalpia, basta considerare che l’energia impiegata nel settore civile per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua sanitaria, rappresenta circa il 20% del consumo ener-getico totale italiano e che, consi-derando la climatizzazione estiva, tale percentuale raggiunge quasi il 30%. L’energia necessaria per tali utilizzi deriva, quasi esclusivamen-te, da combustibili, liquidi e gasso-si, generando un significativo inqui-namento atmosferico, che provoca a sua volta danni all’ambiente con effetti nocivi alla salute dell’uomo.

La stabilità delle risorse consen-te anche interessanti impieghi in ambiti produttivi in cui si utilizzi la refrigerazione o il riscaldamento, ossia in qualsiasi contesto, dalla produzione dei vini (processo di vinificazione), alla produzione di latticini e formaggi (industria ca-searia), all’acquacoltura, alla pro-duzione floreale o ortofrutticola in serre, alla trasformazione dei pro-dotti alimentari, alla ristorazione e catering, all’industria farmaceutica, all’industria conciaria, alla termo-valorizzazione o alla digestione anaerobica dei rifiuti, alla balneo-logia, etc. Interessanti ambiti ap-plicativi possono far riferimento anche al recupero ambientale di miniere, alla utilizzazione di acque di drenaggio di aree soggette a fenomeni franosi o in gallerie, alla bonifica di aree contaminate, etc.In tale direzione occorre conside-rare che l’abbattimento dei costi energetici costituisce esso stes-so elemento di competitività in-cidendo direttamente sui costi di produzione e sull’immagine azien-dale, in ragione della riduzione o dell’annullamento delle emissioni di gas climalteranti, tra cui il CO2.

Il progetto VIGOR - Valutazio-ne del potenzIale Geotermico delle regiOni ConveRgenza, fi-nanziato dal POI Energia (http://www.vigor-geotermia.it/), offre interessanti elementi per valutare concretamente le opportunità di sfruttamento delle risorse geoter-miche per utilizzi diretti ed indiretti in Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Infine occorre considerare che la geotermia a bassa entalpia, rispetto ad altre fonti energiche alternative, a fine ciclo produce rifiuti di modesta entità e si pensi, inoltre, che sfruttando solo l’1% del potenziale geotermico è pos-sibile soddisfare l’intero fabbiso-gno energetico di una regione.Il passaggio all’autoproduzione energetica, mirando ad obiettivi di autosufficienza, viene vista da alcuni economisti quale elemen-to determinante per l’avvio di una “terza rivoluzione industriale” che dalla distribuzione centralizza-ta ed oligopolistica dell’energia passa alla diffusione e democra-tizzazione delle fonti energetiche.In tale direzione ogni abitazione o azienda (anche la più piccola) po-trebbe trasformarsi da elemento di consumo in produttore di energia, auto-alimentandosi grazie all’ener-gia elettrica fotovoltaica o mini-eo-lica sul proprio tetto, a mini impianti a biomassa o digestori per la pro-duzione di biogas, all’energia geo-termica con pompe di calore o a tante piccole innovazioni che con-sentono di produrre energia nelle forme più originali: piante artificiali che “imitando la fotosintesi” produ-cono energia fruibile (recente sco-perta del MIT - Massachussetts In-stitute of Technology basata su un sistema a nichel economico e ca-talizzatori di cobalto che consen-tono di effettuare una particolare fotosintesi clorofilliana che scinde l’idrogeno dall’ossigeno ottenendo

dieci volte l’energia derivante da una semplice foglia); l’autoprodut-tore casalingo di biogas, una sorta di digestore compatto sperimen-tato e realizzato dall’Appropriate Rural Tecnology Institute del Ma-harashtr, che consiste in un bidone in cui smaltire i rifiuti organici e gli scarti alimentari sminuzzati, che si trasformano in gas da utilizzare in cucina o per la produzione di ac-qua sanitaria; caricabatterie ad ac-qua che trasformano un cucchiai-no d’acqua in idrogeno sufficiente per ricaricare completamente un cellulare con una piccola e leggera cella a combustibile; cellulari che si ricaricano con la voce per cui si carica parlando anziché scaricarsi, le reti intelligenti, che consentono di ottimizzare i consumi e la loro distribuzione, gestendo opportu-namente i consumi di energia in fasce orarie a più basso costo o in concomitanza con picchi di au-toproduzione (qualsiasi fonte sia dal minieolico al fotovoltaico, etc.).In tale direzione occorre conside-rare le dispersioni di energia che si generano sia attraverso il trasporto che mediante l’accumulo per cui l’autoproduzione è, nei termini, esso stesso un elemento di effi-cientamento dei consumi perché consente il risparmio di un’impor-tantissima aliquota di energia che si disperde durante la distribuzione.Tali rilevanti orientamenti hanno il pregio di evitare il progressivo de-pauperamento delle risorse note di idrocarburi liquidi e gassosi, limitare la dipendenza dalle fon-ti energetiche importate e quindi contrastare il progressivo aumento dei prezzi dei carburanti che afflig-gono i cittadini ed i settori produtti-vi e che hanno impatti anche sulla bilancia dei pagamenti nazionale.

*Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto di Ricerca Sulle Acque

Un’esempio di ricorso di autoproduzione energetica per la climatizzazione degli ambienti è l’energia geotermica a bassa entalpia

STRAORDINARIO ESEMPIO DI AUTOPRODUZIONE ENERGETICA È L’ENERGIA GEOTERMICA A BASSA ENTALPIA

Il Paradigma dell’autosufficienza calorica e gli strumenti dell’innovazione scientificaIl ricorso alle fonti alternative è possibile in qualsiasi contesto produttivoVito Felice URICCHIO*

Riservati agli studenti1600 bicicletteUn progetto dell’assessore GuglielmoMinervini

A dotta una bici. E’ questo il progetto

dell’assessorato alle In-frastrutture Strategiche e Mobilità della Regione Puglia. “Partiamo dialo-gando con la platea più pronta a lanciarsi in que-sto cambiamento - spie-ga Guglielmo Minervini - per sancire la rilevanza anche culturale di que-sto progetto che è stato condiviso e sostenuto sin dalla sua origine”. Agli studenti sono riservate 1.600 biciclette. Il proget-to si chiama “Cicloattivi Università” e coinvolge le università pugliesi. (s.d.b.)

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L a Corte di Giustizia Europea, con sentenza del 21 luglio 2011, si è espressa in ordi-

ne alla questione pregiudiziale sol-levata dal Tar Bari con ordinanza di rimessione n. 273 del 15/12/2009 relativamente alla compatibilità della normativa regionale a tutela delle zone SIC e ZPS appartenenti alla Rete ecologica europea (“Rete natura 2000”), con i principi desu-mibili dalle direttive comunitarie a tutela degli habitat prioritari e della fauna e flora selvatiche, asserendo che “la Direttiva 21 maggio 1992, 92/43/CEE, relativa alla conserva-zione degli habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna selvatiche, la direttiva del Consiglio 2 aprile 1979, 79/409/CEE, con-cernente la conservazione degli uccelli selvatici, la direttiva del Parlamento europeo e del Consi-

glio 27 settembre 2001, 2001/77/CEE, sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energeti-che rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità, e la direttiva del par-lamento europeo e del Consiglio 23 aprile 2009, 2009/28/CEE, sul-la promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifi-ca e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CEE e 2003/30/CE, devono essere interpretate nel senso che esse non ostano ad una normativa che vieta l’in-stallazione di aerogeneratori non finalizzati all’autoconsumo su siti appartenenti alla rete ecologica Natura 2000, senza alcuna previa valutazione dell’incidenza ambien-tale del progetto sul sito specifica-tamente interessato, a condizione che i principi di discriminazione e di proporzionalità siano rispettati”.La Regione Puglia, all’epoca dei fatti che generarono il conten-

zioso, aveva rigettato un’istanza finalizzata a realizzare un parco eolico nel parco nazionale dell’Alta Murgia, richiamando le pertinenti disposizioni regionali che eleg-gevano come aree “non idonee” quelle scelte dal proponente ai fini della realizzazione di un impian-to eolico industriale. Il Tar Puglia, investito della lite promossa dalla società ricorrente, aveva rimesso la questione alla Corte di Giustizia, assumendo che non ci fossero i presupposti sufficienti a dirimere la questione di legittimità sotto-postale ma che, viceversa, fosse necessario rimettere la suddetta questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea.La sentenza in oggetto dunque conferma la possibilità per gli Stati membri di vietare l’installazione di impianti eolici non finalizzati all’au-toconsumo all’interno di un sito Natura 2000, a condizione che il

divieto sia conforme alle politiche ambientali ed energetiche dell’UE, che non sia contrario al principio della parità di trattamento e che non vada oltre quanto necessario per realizzare lo scopo perseguito.Gli stati, dunque, sono tenuti ad assicurare che le norme nazionali in materia di procedure di autorizza-zione, certificazione e concessione di licenze applicabili agli impianti e alle connesse infrastrutture della rete di trasmissione e distribuzio-ne per la produzione di elettricità, siano proporzionate e necessarie, approvando norme “oggettive, tra-sparenti, proporzionate, che non contengano discriminazioni tra partecipanti e tengano pienamen-te conto delle specificità di ogni singola tecnologia per le energie rinnovabili”.Tale sentenza ricalca quanto la Re-gione Puglia aveva già intrapreso nella costruzione di una propria

ed autonoma normativa in cam-po energetico/ambientale, volta a preservare da iniziative imprendi-toriali determinate zone del nostro territorio, ritenute particolarmente meritevoli di tutela, con partico-lare riferimento non solo alla nor-mativa nazionale che, con il DM 17 ottobre 2007 aveva delegato al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare l’in-dividuazione dei criteri minimi uni-formi sulla base dei quali le Regioni devono adottare le misure di con-servazione di cui agli artt. 4 e 6 del DPR 8 settembre 1997 n. 357, ma soprattutto a quella regionale pu-gliese che, dapprima con il R.R. n. 15/2007 e poi con la Legge Regio-nale n. 31/2008, aveva legiferato in senso protezionistico e più tutela-tivo di determinati territori pugliesi particolarmente sensibili.

*Avvocato

LA REGIONE PUGLIA AVEVA RIGETTATO UN’ISTANZA FINALIZZATA ALLA COSTRUZIONE DI UN PARCO EOLICO NELLA MURGIA BARESE

Fonti alternative: La Corte di Giustizia conferma il divieto di impianti eolici in SIC e ZPSL’UE vieta l’installazione di impianti alternativi non finalizzati all’autoconsumo energetico

Giorgia BARBIERI*

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FULVIO LONGO*

L e ragioni della massiccia quantità e degli svariati usi tecnologici che dell’amianto

sono stati fatti nei decenni passati risiedono nella sua elevata resi-stenza meccanica e flessibilità, nella sua elevata resistenza alle intemperie, nella non infiammabi-lità e nelle sue spiccate proprietà termoisolanti, oltre alla facilità nel filarlo e miscelarlo con altre so-stanze. Sebbene sin dalla prima metà del secolo scorso svariati studi avessero svelato le proprietà fibrosclerogene di tale materiale e dagli anni ‘60 in poi una mole di dati avessero evidenziato il legame con il mesotelioma maligno della pleura, solo negli anni ‘80 si svi-luppa una forte opinione pubblica “antiamianto” cui consegue la de-finitiva messa al bando da tutti gli Stati europei.In Italia ciò avviene con la Legge 257 del 1992 la quale prevede che tutte le Regioni si dotino di un piano di decontaminazione dall’a-mianto. Tale norma prevede, fra l’altro, che ciascuna Regione effet-tui un censimento dei siti interes-sati all’inquinamento da asbesto, un censimento delle imprese ad-dette alla bonifica e l’individuazio-ne dei siti da utilizzare per le attività di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto. Tuttavia la 257/’92, pur vietando l’estrazione, l’importa-zione, l’esportazione, la commer-cializzazione e la produzione di amianto o di materiali contenenti amianto (MCA), non ha inibito il possesso di manufatti in opera come ad esempio serbatoi, canne fumarie o coperture in eternit in buone condizioni di conservazio-ne. La messa al bando dell’amian-to consentirà nei prossimi anni, pertanto, un importante riduzione dell’incidenza dei tumori asbesto correlati; ciò nonostante, dal mo-mento che anche i MCA in matrice compatta sono soggetti a degra-do con il passare del tempo con conseguente rilascio di fibre in at-mosfera, l’azzeramento del rischio appare, ad oggi, ben lungi dall’es-sere raggiungibile. Per queste ragioni l’emanando “Piano regio-nale di protezione dell’ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pe-ricoli derivanti dall’amianto Puglia” si pone l’ambizioso obiettivo di giungere alla definitiva eliminazio-ne dell’esposizione a tale cancero-geno. Nello specifico il Piano mira anzitutto a promuovere la prose-cuzione delle attività di mappatura dell’amianto in Puglia realizzate nel 2005, al fine di avere un quadro il più possibile dettagliato dei siti ove ancora tale materiale persiste. In secondo luogo, allo scopo di

estendere a tutta la popolazione la conoscenza del rischio amianto, è prevista un’importante opera di informazione e sensibilizzazione dei cittadini pugliesi, anche attra-verso convegni, la pubblicazione di opuscoli o inserzioni sulla stam-pa e l’implementazione di un sito internet interattivo. Saranno altresì avviate azioni volte al controllo (at-traverso direttive per la vigilanza) delle condizioni di salubrità am-bientale e di sicurezza del lavoro fino alle fasi di smaltimento finale dei rifiuti nonché iniziative volte alla sorveglianza epidemiologica delle patologie asbesto correlate ed al counseling sanitario per gli ex – esposti per motivi professionali o ambientali. Il piano conterrà, dunque, una pri-

ma sezione riguardante i diversi utilizzi che dell’amianto sono stati fatti con lo scopo di delineare le dimensioni del problema ed orien-tare, quindi, la ricerca ed il rinve-nimento di MCA, con particolare riferimento all’ambito dell’edilizia civile e pubblica, laddove si stima che maggiori siano le quantità di MCA ancora in opera. Una parte importante del Piano riguarderà la realizzazione di un albo delle Imprese Specializzate ed Autorizzate alla rimozione a co-sti convenzionati, eventualmente definendo un sistema standardiz-zato di smaltimento, con il fine del contenimento dei costi. Saranno inoltre definiti i siti di smaltimento autorizzati in Puglia e, sulla base di una stima dei quantitativi di MCA

ancora presenti sul territorio regio-nale, la valutazione del fabbisogno di ulteriori volumetrie per gli anni futuri. In un’ottica di eliminazione definitiva del problema, verrà valu-tata l’opportunità di dotarsi di un impianto di inertizzazione (torcia al plasma) che fondendo a 1600 °C i MCA restituisce un materiale che può essere riutilizzato, ad esem-pio, come fondo per la costruzio-ne delle strade. Questa tecnica, già in uso in Francia, se da un lato ha il grosso vantaggio di eliminare per sempre l’asbesto azichè sep-pellirlo, dall’altro ha il problema dei costi: per eliminare 1 tonnellata di MCA occorrono infatti 1000 euro contri i 200 circa dello smaltimento in discarica.Il capitolo “Amianto in Puglia” farà

il punto della situazione sul tema della mappatura delle coperture di cemento amianto effettuata con il sensore iperspettrale MIVIS del CNR: questa mappa, realizzata nel 2005 tramite riprese aree at-tuate con un sensore in grado di leggere lo spettro di rifrazione del cemento-amianto, ha permesso di coprire l’intera superficie della re-gione Puglia; tuttavia non può rite-nersi esaustiva non avendo potuto rilevare MCA di minori dimensioni quali piccole coperture, vasche di espansione, canne fumarie. Per tale ragione sarà definito un mez-zo idoneo a mappare tali manu-fatti, ad esempio voli a più bassa quota di rilevazione e con maggior grado di risoluzione, non esclu-dendo segnalazioni da parte della popolazione. E’ inoltre previsto un monitoraggio dei siti in cui è stato accumulato materiale a seguito di operazioni di bonifica su mezzi di trasporto vari quali vagoni ferro-viari, navi, barche, aerei e dei ca-pannoni utilizzati e/o dismessi con componenti in cemento-amianto, edifici e strutture dove è presente amianto spruzzato, impianti indu-striali dove è stato usato amianto per la coibentazione di tubi e ser-batoi.Il Piano conterrà poi un capitolo specifico relativo alle problema-tiche sanitarie dovute all’esposi-zione ad amianto: saranno rap-presentate le principali patologie non neoplatistiche (asbestosi, versamenti pleurici benigni, plac-che pleuriche fibrose e calcifiche) e neoplastiche (tumore pleurico ma-ligno, tumore polmonare) fornendo dati riferiti a tali malattie in Puglia acquisiti ed elaborati dall’Osserva-torio Epidemiologico Regionale.Infine, è previsto un capitolo de-dicato alla semplificazione ammi-nistrativa, pensata specificamente per la rimozione e raccolta di pic-cole quantità di materiali conte-nenti amianto in matrice cementi-zia o resinoide.Nel corso degli anni, inoltre, sono state rilasciati ben 4 aggiornamen-ti delle Linee guida per la gestione dei piani di lavoro (obbligo sancito dall’art. 250 dell’81/’08), al fine di perseguire una semplificazione nell’applicazione delle procedu-re e di uniformare le modalità di rapporto con l’organo di vigilanza (Spesal). L’applicazione di tutte le norme che dal D. Lgs. 277/’91 in poi si sono succedute, fa si che oggi i lavoratori esposti ad amian-to possano essere considerati fra i più protetti in termini di prevenzio-ne di infortuni e tecnopatie.

NEL 1980 SI SVILUPPA UNA FORTE SENSIBILITÀ “ANTIAMIANTO” CUI CONSEGUE LA DEFINITIVA MESSA AL BANDO

In arrivo il nuovo progetto regionale sull’amianto per monitorare in Puglia i siti a rischio saluteUna parte importante del Piano riguarderà la realizzazione di un albo delle imprese specializzate

*Regione Puglia Dirigente del Servizio PATP

Area Politiche per la promozione della Salute delle persone

e delle pari opportunità

Page 15: Industria & Ambiente

I l processo di “trasformazio-ne di manufatti in cemento-amianto con siero di latte

esausto” è stato ideato e messo a punto presso il LEBSC (Labo-ratorio di Strutturistica Chimica Ambientale e Biologica) operante presso il Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” dell’Ama Mater Studiorum, Università di Bologna, diretto dal Prof. Norberto Roveri e costituente l’Unità Operativa dell’ Università di Bologna presso il CIRCMSB (Consorzio Interuniver-sitario di Ricerca sulla Chimica dei Metalli nei Sistemi Biologici) diretto dal Prof. Giovanni Natile dell’ Università di Bari. Il processo per denaturare le fibre di amianto in manufatti di cemento amianto è stato brevettato dal Chemical Center S.r.l. (Numero domanda: MI2010A001443Data di deposito: 30/07/2010 CCIAA di deposito: MILANO) e prevede di utilizzare consistenti quantità di siero esau-sto, avente un pH acido per de-comporre a temperatura ambiente la fase cementizia (85%)e liberare le fibre di amianto (15%) in essa inglobate. Fibre che verranno poi denaturate e decomposte in ioni magnesio e silicato utilizzando al-tre quantità di siero di latte esau-sto in un processo idrotermale chiuso a 150 °C e 2 bar di pres-sione. Il processo suddiviso nelle due fasi: 1) decomposizione del Carbonato di calcio con liberazio-ne in acqua delle fibre di amianto e 2) decomposizione delle fibre di amianto; non disperde mai fibre di amianto in aria perché tutte le due fasi del processo avvengono sempre in siero di latte esausto. Denatura due inquinanti: amianto e siero esausto e recupera metalli Mg, Ca, Ni, Mn, produce carbo-nato di calcio nanostrutturato per l’edilizia, idropittura, concime e fertilizzanti per l’agricoltura e a fine processo non produce rifiuti liquidi o solidi. Il progetto. L’impianto pilota do-vrebbe avere dimensioni sufficienti per trattare almeno kg. 1.000 di manufatti in cemento-amianto (onduline in eternit) corrispon-dente al comune pallet che viene confezionato in sicurezza durante il processo di rimozione, per cui la progettazione di un impianto di maggiori dimensioni, in grado di trattare contemporaneamente alte quantità di cemento-amianto, può facilmente essere dimensionato moltiplicando semplicemente i parametri dell’impianto pilota per il fattore più opportuno (10, 20 ………..100).Reattore 1 in acciaio o vetroresina a tenuta per gas non in pressio-ne, avente una capacità volume-

trica di ca. lt. 20.000, dotato di frese diamantate che lavorano in immersione. Nel reattore 1 vengo-no inseriti circa L.15.000 di siero esausto e immerso in esso un intero pallet di onduline (ca. Kg. 1000). La vasca deve essere do-tata di un sistema a frese rotanti, che lavorando in immersione è in grado di frantumare il più possibi-le i manufatti in Eternit. Maggiore sarà la frammentazione del manu-fatto in cemento amianto, minore diventerà il tempo necessario per la sua trasformazione chimica. Dopo un numero di ore opportu-no, che è in funzione del grado di frantumazione prodotto, il cemen-to (CaCO3) verrà completamente trasformato in CO2 gassoso e ioni calcio in soluzione, mentre sul fon-do del recipiente si accumuleran-no le fibre di amianto e i minerali non di carbonato (quarzo e silicati) utilizzati insieme al cemento e all’ amianto nella fase di fabbricazio-ne delle onduline. Il CO2 gassoso non sarà, grazie alla tenuta del re-attore, disperso nell’ambiente, ma raccolto in un opportuno serbato-io di stoccaggio (Rreattore 2 ), in cui verrà direttamente utilizzato o prelevato per diverse utilizzazioni.La soluzione acquosa ricca in ioni

calcio ha pH acido e può essere asportata mediante una pompa e tubi in immersione protetti da un opportuno filtro che evita l’assor-bimento di fibre di amianto e di batteri, oppure delle sole fibre di amianto. Possibilità di utilizzo di questa soluzione acquosa di ioni calcio: A) reazione della soluzio-ne acida di ioni calcio con il CO2 gassoso precedentemente imma-gazzinato nel reattore 2 per otte-nere la precipitazione di calcite nanometrica (la ditta interessata è la Banca della Calce di Bologna). B) neutralizzazione della soluzione acida di ioni calcio con soda per ottenere idrossido di calcio da usarsi per la preparazione di idro-pittura (ditta interessata la Banca della Calce di Bologna). Per la produzione di idropittura sarebbe forse opportuno assorbire insieme alla soluzione di ioni calcio anche i batteri che potrebbero avere da morti, per azione della soda, un effetto sulfattante. Entrambe le re-azioni A) e B) potrebbero essere condotte nel reattore 2 per rea-zioni idrotermali in alternativa alla reazione che porta alla denatura-zione delle fibre di amianto lascia-te nella vasca dopo l’ aspirazione della soluzione ricca in ioni Calcio.

Reattore 2 reattore idrotermale, ovvero una cisterna chiusa in ac-ciaio in grado di sopportare una pressione interna di 2 atmosfere, con un sistema riscaldante ester-no che le consente di raggiungere temperature di circa 150-170 °C e avente volume da definire in fun-zione dei costi di realizzazione tra L 5.000 e 10.000. In questo reattore senza usare la tempe-ratura e la pressione si possono condurre le reazioni A) e B) quan-do non viene condotta la reazione fondamentale per cui il reattore è indispensabile ovvero la reazio-ne idrotermale di denaturazione delle fibre di amianto rimaste sul fondo del reattore 1, processo ini-ziale, iniziale assieme ai minerali di cui molti silicati e quarzi dopo l’ asportazione del liquido surna-tante ricco in ioni calcio. Nel reat-tore 1 vengono ripetute più volte successivamente le procedure di inserimento di pallet di eternit e siero di latte esausto nuovo per dissolvere il cemento in CO2 e ioni Ca liberando la componente mi-nerale, i silicati e le fibre di amianto che si stratificheranno sul fondo accumulandosi pallet dopo pallet di eternit trattato con il siero. Le fibre asbestose e i minerali accu-

mulati sul fondo della vasca ver-ranno trasferiti con una pompa idraulica nel reattore 2 idrotermale e verranno addizionati di opportu-ne quantità di nuovo siero esau-sto e una piccola quantità di acido fosforico. Si inizierà il processo idrotermale a 150 °C a reattore chiuso ottenendo all’ interno la pressione corrispondente a 150 °C sulla curva di equilibrio liqui-do-vapore del diagramma dell’ acqua (2 bar). Dopo 8 ore di trat-tamento idrotermale, tutte le fibre di amianto saranno state disciolte in ioni Mg e Silicato liberando in soluzione i metalli come Ni, Mn, Fe, Cr, in esse inglobati. Si otterrà quindi una soluzione acquosa ric-ca di Mg, Ni, Mn,Fe, Cr.... , mentre sul fondo si depositeranno fosfati, silicati e batteri morti per cottu-ra. Il corpo di fondo potrà essere svuotato dal fondo del reattore e commercializzato come concime fertilizzante, mentre la soluzione surnatante filtrata essendo parti-colarmente ricco in metalli potrà essere trattata con un processo elettrolitico per la separazione dei metalli contenuti , tra cui sono di particolare interesse Mg , Ni e Mn.

*Università di Bologna

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L’IMPIANTO PILOTA DOVREBBE AVERE DIMENSIONI SUFFICIENTI PER TRATTARE MILLE KG DI CEMENTO-AMIANTO

Al via il processo di trasformazione per manufatti in cemento-amianto con siero di latte esaustoIl progetto è stato ideato e messo a punto presso il LEBSC dell’Università di Bologna

Norberto ROVERI*

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C ome evidenziato dal rap-porto sull’occupazione ambientale realizzato

dall’UNEP, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’energia e dall’ILO, In-ternational Labour Office (c.d. Gre-en Jobs Report, il “libro bianco” dell’Onu sul boom delle professio-ni “verdi”) sono circa 2,3 milioni coloro che si occupano di ricerca ambientale (dato però riferibile al 2006). Il numero è comunque de-stinato a crescere rapidamente, i ricercatori verdi potrebbero diven-tare 20 milioni nel 2030 (la stima è presentata da Ana Belen Sanchez, Climate Change Specialist, Policy Integration Department dell’Ilo). La grande trasformazione che l’eco-nomia mondiale sta subendo per effetto delle emergenza ambientali (energetiche, climatiche, delle ri-sorse scarse come l’acqua) avrà un profondo impatto sui sistemi della produzione e sugli stili di vita. Fondamentale in questo conte-sto è quindi la ricerca ambientale soprattutto nelle aree degradate (come appunto quella ionica), dove le emergenze del pianeta sono aggravate dai danni provocati all’ambiente e alla salute dei lavo-ratori e dei cittadini da insediamen-ti industriali pesanti ed altamente inquinanti. La Regione Puglia ha avviato un profondo processo d’in-novazione nel settore ambientale, intraprendendo un percorso forte-mente orientato agli obiettivi della sostenibilità, non solo mediante il finanziamento di interventi, ma soprattutto adottando politiche, articolate in Piani Programmi, in grado di indurre effetti positivi sullo sviluppo eco-compatibile. In tale contesto, formazione e oc-cupazione nel settore ambientale assumono un ruolo rilevante nella determinazione della sostenibilità

perché possono modificare i com-portamenti delle persone, orientan-doli verso la riproducibilità e la con-servazione delle risorse ambientali. L’interesse per queste tematiche ha determinato una tensione posi-tiva che ha prodotto la nascita di nuovi nuclei attivi nel settore.Nell’individuazione delle “profes-sioni verdi”, l’Isfol, nella ricerca “Tendenze del Mercato del La-voro Ambientale”, ha effettuato una rilettura delle fonti statistiche ISTAT, con l’elaborazione di una diversa aggregazione delle profes-sioni per l’ambiente, sottolineando l’incremento esponenziale delle professioni verdi nelle diverse aree del Paese (compreso quelle meri-dionali ad alto insediamento indu-striale come Taranto). Ciò si è reso

necessario in quanto le figure pro-fessionali riferite a funzioni e pro-cessi lavorativi ambientali sono, o disseminate nell’ambito di catego-rie professionali non esclusivamen-te ambientali (ingegneri, avvocati, chimici, medici, ecc.), o arginate e compresse in una concezione troppo limitata di ambiente, inter-pretato in chiave esclusivamente difensivistica. Anche il Rapporto Italia 2010 dell’EURISPES, eviden-zia l’alta incidenza delle “professio-ni verdi” sul totale delle professioni. Nello scorso anno, questa “inci-denza” è stata del 5.2%, con un incremento del 20%, il che dimo-stra che il mercato del lavoro am-bientale può far da traino all’intero sistema economico, con un tasso di crescita doppio rispetto alla

crescita occupazionale in genera-le. Analizzando il trend negli ultimi anni, si deve rilevare che occupati ambientali passano da 264.000 circa nel 311.300 unità nel 2003 con un incremento del 18% circa. Tra il 2003 e il 2006 si è in presen-za di un ulteriore incremento del 20% che - con la dovuta cautela determinata dalle diverse modalità di rilevazione Istat - conferma la connotazione positiva del merca-to del lavoro ambientale. Il trend di sviluppo presenta un aumento significativo (+ 17.000 occupati) tra il 1995 e il 1996 e tra il 2001 e il 2002 (+18.400 occupati). Ne-gli anni successivi i valori hanno andamenti discontinui, con una punta massima nel 2006 (372.000 occupati) .

Interessanti sono i dati disaggre-gati nelle diverse aree del paese. Gli occupati in settori ambientali si collocano, soprattutto, nelle regioni del sud e delle isole con un peso percentuale oscillante tra il 42% e il 46%, negli anni 1993- 2003, che scende al 39% nel 2005 e nel 2006. Seguono, con valori media-mente intorno al 20%, le regioni del Centro.L’occupazione in materia ambien-tale è peraltro fortemente qualifica-ta. I diplomati e i laureati passano rispettivamente dal 32,4 % e 7,7% nel 1993, al 43,6% e 9% nel 2001, con un aumento di 43.00 unità dei primi e 9.000 unità dei secondi. Questo processo di crescita tende a stabilizzarsi nel tempo e confer-ma, nel 2002- 2006, un trend di sviluppo che non evidenzia frat-ture nel corso degli anni e con un ulteriore incremento a favore della laurea (13,9%) e del diploma (48%). Al contempo, diminuiscono gli occupati senza titolo di studio e con la sola licenza elementare (dal 22,4% nel 1993 all’8,1% nel 2006) e quelli in possesso della licenza media (dal 37,5% del 1993 al 30% nel 2006). Con riferimento al terri-torio pugliese, va ricordato lo stu-dio Ipres intitolato “Il fabbisogno di eco-professioni ed eco-servizi delle imprese pugliesi”. Obiettivo è quello di identificare un modello di funzionamento del mercato de-gli eco-sevizi in Puglia. Nel corso dell’indagine l’IPRES ha intervi-stato 204 aziende pugliesi e 51 organizzazioni no profit operanti nel settore ambiente. Dallo studio emerge una discreta percentuale di imprese (pari al 12,7% del cam-pione intervistato) che intende as-sumere personale specializzato in ambito ambientale.

*Preside II facoltà di giurisprudenza Università degli studi di Bari (Aldo Moro)

Il Rapporto Italia 2010 dell’EURISPES, evidenzia l’alta incidenza delle “professioni verdi”. Nello scorso anno è stata del 5.2%, con un incremento del 20%, il che dimostra che il mercato del lavoro ambientale può far da traino all’intero sistema economico

L’OBIETTIVO È QUELLO DI IDENTIFICARE UN MODELLO DI FUNZIONAMENTO DEL MERCATO DEGLI ECO-SERVIZI IN PUGLIA

Il polo scientifico Magna Grecia di Tarantointreccia professionalità e competenze ambientaliIl governo regionale ha avviato un profondo processo d’innovazione nel settore ambientale

Antonio URICCHIO*

TARANTO Florido chiede i danni per l’inquinamento ambientale

I nquinamento. “La triste vicenda delle cozze inquinate conferma sostanzialmente un’ipotesi su cui la Provincia di

Taranto - spiega il Presidente Gianni Florido - sta lavorando dal 2009 con l’avvio delle procedure di richiesta di risarcimento allo Stato per disastro ambientale. Era ed è del tutto evidente, infatti, che la centenaria presenza di opifici industriali nella città di Taranto abbia determinato una sedimentazione dei fattori inquinanti”. (s.d.b.)

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IL MINISTRO PRESTIGIACOMO HA FIRMATO QUATTRO DECRETI DI PRONUNCIA DI COMPATIBILITÀ AMBIENTALE

I l Ministro dell’Ambiente Stefa-nia Prestigiacomo ha firmato quattro decreti di pronuncia

di compatibilità ambientale: per il progetto VIA/AIA congiunto per la raffineria di Taranto dell’Eni (“Ade-guamento stoccaggio del greggio proveniente dal giacimento Tem-pa Rossa”); per il metanodotto Flaibano/Istrana della Snam Rete Gas, tra Udine e Treviso; per il progetto del gasdotto sottomarino della Progas Metano “componen-te il sistema di trasporto e distri-buzione di gas naturale all’Isola di Procida (Napoli), nel tratto di mare tra il lago del Fusaro (Bacoli) e la zona porto dell’isola di Procida”; per il decommissioning della cen-trale nucleare di Latina ad opera della Sogin (“Disattivazione acce-lerata per il rilascio incondizionato del sito. Fase 1”). Inoltre, il Ministro ha espresso parere motivato favo-revole alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del progetto stra-tegico per il recupero economico-produttivo delle aree ex CIP ed ex Carbonchimica incluse nel S.I.N. di Fidenza, nell’area produttiva ecologica attrezzata “Marconi”. La Raffineria di Taranto è stata già oggetto di un decreto di AIA (nel maggio 2010) e, in precedenza, aveva avuto anche un parere di compatibilità ambientale relati-vo al progetto di integrazione di un’unità Hydrocracking nell’unità esistente, per la conversione con idrogeno dei prodotti pesanti. Il progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimenta-zione del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa con-siste in diverse opere, tra cui la costruzione di un nuovo impianto pre-raffreddamento greggio Tem-pa Rossa e di due nuovi impianti di recupero vapori a integrazione dell’esistente, uno per la gestione dei vapori da caricamento greggio Tempa Rossa e uno per la ge-stione dei vapori da caricamento greggio Val d’Agri. Il progetto del metanodotto Flaibano-Istrana fa parte del programma di poten-ziamento delle Rete nazionale individuato da Snam Rete Gas per l’incremento delle capacità di trasporto della rete nell’area sudo-rientale del Friuli e lungo le dorsali principali di trasporto che attraver-sano il Friuli e il Veneto in direzione est-ovest. Il nuovo metanodot-to sarà realizzato in sostituzione dell’attuale condotta, nell’ottica di ottimizzare l’utilizzo del territorio. Il progetto del gasdotto sottomari-no di Procida prevede una cabina principale di decompressione e misura, una condotta di traspor-to terrestre e una sottomarina in media pressione M.P. (terza specie) – opere già realizzate per

il sistema di trasporto per l’isola di Ischia nonché rese idonee per il progetto del gasdotto di Proci-da – e una condotta di trasporto sottomarina in media pressione M.P. (terza specie), opera che sarà realizzata ex-novo. La centrale di Latina, in esercizio commerciale dal 1964 al 1986, è uno degli im-pianti nucleari soggetti all’attività di decommissioning gestita dalla Sogin. Il combustibile nucleare è stato allontanato dal sito già dal 1991 e il circuito primario, de-

pressurizzato, è stato svuotato dell’anidride carbonica. L’impianto è attualmente gestito in sicurez-za. Oggetto del provvedimento di VIA è la “riduzione dell’impian-to e mantenimento in sicurezza dell’impianto ridotto”. Il provvedi-mento di VAS relativo al progetto strategico speciale per il recupero economico-produttivo delle aree ex CIP ed ex Carbonchimica inclu-se nel S.I.N. di Fidenza, nell’area produttiva ecologicamente attrez-zata “Marconi”, riporta il parere

motivato favorevole con alcune raccomandazioni da parte del Mi-nistero dell’Ambiente, sulla base del parere della Commissione tec-nica di valutazione ambientale e delle specifiche indicazioni da par-te del Ministero per i Beni cultu-rali e sulla scorta delle indicazioni della Sovrintendenza archeologica di Bologna e di quella per i Beni architettonici e paesaggistici del-le Province di Parma e Piacenza. Firmate anche cinque Autorizza-zioni Integrate Ambientali (AIA):

per il progetto di realizzazione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato nel Comune di Flumeri, in provincia di Avellino, gestita dall’Edison, per l’esercizio della raffineria di Augusta (Siracu-sa) dell’Esso e di tre stabilimenti chimici della Polimeri Europa, a Mantova, Ravenna e Brindisi. La nuova centrale alimentata a gas naturale, costituita da un gruppo di potenza netta pari a circa 352 MWe (in assetto di puro recupero) e a circa 397 MWe (in assetto di post-combustione), oltre che da una caldaia ausiliaria, sarà realiz-zata all’interno dello stabilimento Irisbus Italia di Valle Ufita, in pro-vincia di Avellino, su un’area a vo-cazione prevalentemente agricola. Nel decreto di rilascio dell’AIA si prescrive che “l’esercizio dell’im-pianto avvenga nel rispetto delle prescrizioni, dei limiti autorizzati e dei valori limite di emissione indi-cati nel parere istruttorio, nonché, nell’integrale rispetto di quanto indicato nell’istanza di autorizza-zione presentata, ove non modifi-cata dal presente provvedimento”. Anche negli altri decreti AIA si pre-scrive che l’esercizio degli impianti avvenga nel rispetto delle prescri-zioni e dei valori limiti di emissione. Nel dettaglio, la raffineria di Augu-sta, in funzione dal 1950, è uno dei maggiori impianti di raffinazione nel territorio nazionale, con capa-cità massima di lavorazione annua pari a 14.400.000 tonnellate di pe-trolio greggio e con una dotazione di 273 serbatoi e 2 pontili con 7 punti di attracco per lo stoccaggio e la movimentazione dei prodotti petroliferi. Lo stabilimento chimico di Mantova della Polimeri Europa è dedicato alla produzione di stirene, chimica di base e polimeri. Si trova all’interno di un sito multisocietario ubicato sulla riva sinistra del fiume Mincio, nel quale operano anche la società EniPower Mantova e la società Sol. Alcuni terreni all’inter-no e all’esterno sono di proprietà della società Syndial: su queste aree sono in corso le attività di caratterizzazione e bonifica asso-ciate al SIN “Laghi di Mantova e polo chimico”. Inoltre, all’interno dello stabilimento della Polimeri Europa è presente un impianto di incenerimento con forno a tam-buro rotante, realizzato nel 1972 per termodistruggere rifiuti soli-di e rifiuti speciali liquidi derivanti esclusivamente dalle attività dello stabilimento. Per la futura confi-gurazione dell’impianto, il gestore ha previsto tre modifiche principali che, come si desume dal pare-re della Commissione AIA/IPPC, non comporteranno modifiche sostanziali del quadro emissivo, fatto salvo un aumento del 5% delle acque inviate al biologico.

Nel 2010 è stato recuperato il 72,4% di alluminio

Un dato al di sopra dell’obiettivo minimo stabilito per legge del 50%

E cco in numeri del riciclo dell’alluminio. Nel 2010 oltre 46.500 tonnella-te, pari al 72,4% dell’immesso sul mercato, sono state riciclate e rese

disponibili per nuovi utilizzi e applicazioni nei diversi comparti industriali, con evidenti benefici in termini ambientali. La crescita è un segnale impor-tante di ripresa economica, confermato anche dalla quantità di rottame di varie tipologie - 806mila tonnellate - trattato dalle fonderie italiane lo scor-so anno e cresciuto, rispetto al 2009, di oltre il 18%. Il risultato del riciclo è ben al di sopra dell’obiettivo minimo stabilito per legge del 50%, assume connotati ancora più significativi se consideriamo la quota di imballaggio sottile, pari a 3.500 tonnellate. (s.d.b.)

Semaforo verde per l’Aia alla raffineria di Tarantoper l’impianto di pre-raffredamento del greggioA Brindisi al via l’esercizio della nuova raffineria gestita dell’Edison

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È la Green Economy una del-le maniglie più solide alla quale agganciare la ripre-

sa. Ed Ecomondo è la ribalta ide-ale delle imprese e delle pubbliche amministrazioni più dinamiche in questo comparto.La Rivoluzione Ecoindustriale va dunque in scena dal 9 al 12 no-vembre prossimi, a Rimini Fiera, tradizionale palcoscenico inter-nazionale di questo movimento impetuoso. Va infatti ricordato che, per la sola Italia, le stime sul fatturato complessivo della Green Economy si aggirano già attorno ai 10 miliardi di euro. Positive le pre-visioni sull’impatto nel mercato del lavoro, tanto che ad oggi si stima-no 380.000 occupati verdi.La risposta delle aziende alla pro-posta di Ecomondo è davvero eccellente. Ad esempio, il com-parto macchine movimento terra, riciclaggio inerti, frantumazione e decommissioning ha aderito con i principali attori del sistema fra cui Armofer, Atlas, Atlas Copco, Cams, CGT, Corbat, Deciced, Gasparini Impianti, General Smon-taggi, Isuzu, Lieber, JCB, Mec-canica Breganzese, Simex, Trevi Benne, Volvo Trucks e molti altri ancora in trattativa che esporran-no le attrezzature più green e a mi-nor impatto. Grazie all’area demo, quest’anno sarà possibile vedere all’opera le migliori performance di questi macchinari al campo prove situato nella zona ovest della fiera.Ad Ecomondo 2011 sarà anche presente la filiera delle bioplastiche biodegradabili e compostabili cer-tificate CIC che oggi rappresenta una delle migliori opportunità per

il rilancio della chimica italiana ispi-rata alla sostenibilità ambientale di processi e prodotti. Novamont e i suoi partner presenteranno le nuove opportunità offerte dalla filiera delle bioplastiche e, grazie al contributo di Slow Food, sarà possibile degustare le eccellenze del territorio secondo una strate-gia che privilegia la biodiversità e l´innovazione responsabile. Colle-

gato alla filiera, verrà creato un fo-cus speciale sulla riconversione in-dustriale di siti petrolchimici, ormai fuori mercato, in poli di eccellenza per la chimica verde. In collabo-razione con il Ministero dello Svi-luppo Economico sarà illustrata la case history della Polimeri Europa Eni e Novamont sull´utilizzo della biomassa come fonte energetica, con i diversi vantaggi che ne con-

seguono. Preziosa la collaborazio-ne di Federchimica.Dinamico anche il comparto delle bonifiche dei siti contaminati, dove oltre 150 aziende presenteranno A Reclaim Expo le migliori soluzioni. Fra le altre: Syndial Hera Ambien-te, Consorzio Akhea, Sadi Servizi Industriali, Riccoboni, Air Bank, Demont, TRS Servizi Ambiente, Cosmo Ambiente, Petroltecnica,

Tenax, Denios, Fenice, Astra, Wa-ter and Soil Remediation.Da ricordare la costituzione del “Network delle Bonifiche” nel di-cembre 2010, una sede di con-fronto permanente voluta dalla Fondazione per lo sviluppo soste-nibile e da Ambiente e Sicurezza del Sole 24 Ore, in collaborazione con il Comitato Tecnico Scientifico di Reclaim Expo. (s.d.b.)

ECOMONDO

PER LA SOLA ITALIA, LE STIME DI FATTURATO DELLA GREEN ECONOMY SI AGGIRANO GIÀ ATTORNO AI 10 MILIARDI DI EURO

Di scena il reparto macchine con tecnologie avanzateE con Slow Food si parlerà delle bioplasticheLa rivoluzione eco-industriale va dunque in scena dal 9 al 12 novembre prossimi, a Rimini Fiera

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L e graduatorie mondiali della produzione dei Paesi indu-strializzati vedono scendere

l’Italia dal quinto al settimo posto.Uno dei motivi principali di questo arretramento è la scarsa attenzione al manifatturiero e ai servizi ad esso collegati.I dati dimostrano che questa par-te del sistema produttivo agisce come primo motore dell’economia, generando ricchezza vera e posti di lavoro qualificati e stimolando la ri-cerca e l’innovazione: produce, in-fatti, più di un terzo del PIL e conta più di 8 milioni di occupati, con un contributo all’export pari all’80%. Senza il manifatturiero, insomma, l’economia italiana imploderebbe, tanto più non disponendo di grandi quantità di materie prime.Consapevole dell’importanza della sua industria, la Germania già da tempo ha varato misure a sostegno dell’attività manifatturiera nazionale come fonte duratura di benesse-re e altri Paesi come USA, Regno Unito e Francia hanno intrapreso azioni mirate in tal senso. L’Italia, invece, finora si è dimostrata poco attenta a questo tema, nonostante annoveri imprese manifatturiere di buon livello con vere e proprie pun-te di eccellenza.Pertanto, nel prossimo quadrien-nio, la Presidenza di Confindustria Bari e Bat punterà al rilancio del manifatturiero, dei prodotti e dei servizi del territorio.Attraverso azioni strategiche de-cise e perseveranti, si intende valorizzare e far conoscere le pro-duzioni e le competenze di cui il territorio è ricco, ma che spesso faticano ad emergere sui mercati.Si possono fare diversi esem-pi, a partire dall’agroalimentare.Che il nostro vino fosse buono, noi pugliesi lo sapevamo da sem-pre. Ma fino a qualche decennio fa, tranne qualche eccezione, al di fuori della regione, pochi lo ap-prezzavano. Le nostre uve, però, i nostri mosti, servivano a dare corpo ai vini piemontesi e francesi.Finalmente, ma solo da un paio di decenni, al Vinitaly di Verona si è scoperta la bontà del vino pugliese.Approfittando dell’accordo tra i Co-muni di Milano e di Bari per EXPO 2015, potremmo giocarci una buo-na partecipazione nel settore agro-alimentare con la dieta mediterra-nea, ma anche nel settore turistico.Parliamo del turismo: da poco e non nella maniera che meritereb-bero - si stanno apprezzando le nostre spiagge, i nostri monumen-ti, il nostro clima. Sono rare le cat-tedrali belle come quella di Trani o monumenti affascinanti come Ca-stel del Monte o il Romanico Pu-gliese delle nostre città.

E che dire della moda, un tempo limitata all’artigianato o alla produ-zione a façon e oggi molto vivace, che vede alcune delle aziende delle nostre province affermate in cam-po nazionale e internazionale.E l’edilizia? Basti citare due realiz-zazioni ammirate da tutti i visitatori che arrivano a Bari: lo stadio San Nicola e il nuovo aeroporto. En-trambi sono stati costruiti da nostri associati.Un altro fior all’occhiello è la mec-canica: abbiamo aziende di pri-maria importanza nazionale e mondiale nel settore dell’automo-tive, della diagnostica ferroviaria, dell’automazione e della meccatro-nica. Gli ospiti stranieri sono molto sorpresi dal numero e dai marchi delle aziende presenti sul nostro territorio. Molti però ancora non sanno che il common rail del mo-tore diesel, che ha rivoluzionato la motoristica in campo mondiale, è nato qui a Bari. E cosa dire della logistica? Quanti sanno che un nostro associato di-spone di sistemi intermodali, con mezzi per il trasporto su gomma e una flotta di treni capaci di movi-mentare merci in maniera ultravelo-

ce, con servizio integrato da porta a porta?E il terziario innovativo? In questo settore un’azienda nata per lo svi-luppo di software nel campo della pubblica amministrazione è cre-sciuta in una sola generazione fino alla quotazione in borsa; un’altra si è aggiudicata, superando im-portanti società internazionali, una gara dell’U.E. per lo sviluppo del geoportale dell’ambiente.E lo stesso si può dire di altre aziende che operano nel campo dell’energia, della chimica, del cal-zaturiero, dei marmi, del legno ar-redo: tutti settori che vantano begli esempi di eccellenza.L’attenzione di questa presidenza, quindi, sarà tutta tesa, nel prossimo quadriennio, a farci riconoscere dai mercati per quelli che siamo, a va-lorizzare quello che sappiamo fare.La prima e principale azione strate-gica mirata a questo obiettivo è la comunicazione per la promozione del nostro marchio, a livello locale prima, e nazionale poi.Questa azione si articolerà in una se-rie di iniziative e di eventi - dall’inau-gurazione di una sede aziendale alla presentazione di una nuova linea di

produzione, all’annuncio di un bre-vetto o di un progetto interessante, a una rappresentazione teatrale - con il coinvolgimento di media e istituzioni.Questo piano di comunicazione sarà il mezzo principale di suppor-to al nostro manifatturiero, ma non deve rimanere isolato: sarà affian-cato da altre iniziative.In primo luogo punteremo sull’in-ternazionalizzazione. Ci sono già tante aziende che lavorano con l’estero e devono rafforzare la loro presenza su quei mercati, soprat-tutto su quelli emergenti, perché è lì che i consumi e l’economia cre-scono ed è da lì che viene la ripre-sa; in questo modo esse potran-no crescere e nello stesso tempo potranno fare da traino anche ai colleghi che vogliono un incorag-giamento per superar ei confini nazionali. I prodotti dovranno essere apprez-zati dai clienti, quindi dovranno essere continuamente rinnovati, migliorati, aggiornati. Per questo motivo la ricerca e l’innovazione giocheranno un ruolo importante di sostegno alle nostre aziende e noi ci impegneremo perché le collabo-razioni con le Università e il Politec-

nico possano essere incrementate.A promuovere la cultura dell’in-novazione presso le aziende as-sociate contribuirà il consorzio MEDIS del Distretto tecnologico della meccatronica, di cui sono soci Confindustria Bari e Bat, l’U-niversità e il Politecnico, oltre ad alcune imprese.MEDIS è uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio, meritevole di un’adeguata rilevanza: su 26 di-stretti tecnologici esistenti in Italia, è stato classificato dal MIUR al 2° posto per qualità e potenzialità progettuale e segnalo, inoltre, che in un recente bando del PON Ri-cerca, sia MEDIS sia diverse azien-de locali sembrano ben posiziona-te in graduatoria, a conferma che la sostanza nelle nostre idee e nelle nostre imprese c’è.Sappiamo poi che le nostre azien-de sono troppo piccole per poter fare tutto in casa. Serve quindi un’iniezione di cultura manageriale per la loro crescita ed è necessario aggregarsi, facendo rete con altre imprese. Su questo tema la Con-findustria centrale, con il vicepre-sidente Bonomi, si è spesa tanto, fino a farsi promotrice di una legge che prevede vantaggi fiscali per le imprese che si aggregano.Per la crescita delle nostre PMI giocano infine un ruolo importante anche la finanza, il credito, i rap-porti con le banche. Oggi le ban-che hanno i cordoni della borsa più stretti di prima. La garanzia che può prestare il sistema dei Cofidi favorisce la fiducia della banca e quindi l’elargizione di prestiti. Anche in questo campo serve una più adeguata cultura del credito e delle forme di finanziamento per le attività produttive.Decisivo è poi il tema delle infra-strutture, sia materiali che imma-teriali. La banda larga è un’infra-struttura necessaria per le nostre aziende e, in merito a questo tema, Confindustria ha inserito Bari tra le aree pilota per la rete di banda larga.Ma altrettanto importanti sono le infrastrutture relative alla logi-stica, alla mobilità e al territorio. È da decenni che si parla della linea ferroviaria Bari-Napoli che va rad-doppiata e resa veloce, o del nodo ferroviario di Bari, o di altre infra-strutture indispensabili per miglio-rare i nostri scambi merceologici.Continuiamo a perdere competitivi-tà e, ciò nonostante, continuiamo a correre il rischio di perdere i fondi europei che ci sono stati messi a disposizione anche per migliorare le infrastrutture e, di conseguen-za, rendere più competitive le at-tività produttive. È inammissibile che per incuria o per disattenzione siamo superati da altri più svegli.

*Presidente Confindustria Bari-Bat

MEDIS è uno dei fiori all’occhiello del nostro territorio, meritevole di un’adeguata rilevanza: su 26 distretti tecnologici in Italia, è stato classificato dal MIUR al 2° posto per potenzialità progettuale

L’ATTENZIONE DI QUESTA PRESIDENZA SARÀ TESA, NEL PROSSIMO QUADRIENNIO, A FARCI RICONOSCERE PER LE NOSTRE REALTÀ

Vinci: Vincere la sfida dei mercati europei con la progettualità e investendo in ricerca e tecnologiaServe un’iniezione di cultura manageriale per la crescita ed è necessario lavorare in sinergia

Michele VINCI*

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È stato siglato un protocol-lo d’intesa tra Smau, l’e-sposizione internazionale

dell’Information& Communication, e Anci, l’Associazione dei Comuni italiani, con l’obiettivo di sensibiliz-zare le amministrazioni pubbliche sul tema delle città intelligenti in Italia e facilitare l’incontro tra la do-manda e l’offerta di tecnologie, ov-vero le pubbliche amministrazioni da una parte e le aziende fornitrici dall’altra, sfruttando la piattaforma fieristica e di comunicazione di Smau. “Il tema delle città intelligenti - ha dichiarato Pierantonio Macola, Amministratore Delegato Smau - fino a qualche tempo fa fiore all’occhiello di amministrazioni lun-gimiranti sta sempre più maturan-do presso gli amministratori locali italiani che intravedono, nell’utilizzo delle tecnologie, un’opportunità per gestire in modo efficiente i ser-vizi al cittadino e al tempo stesso operare risparmi di costo destinati a durare nel tempo. Da questi pre-supposti nasce la collaborazione tra Smau e Anci con l’obiettivo di innescare un vero e proprio cam-biamento culturale alla ricerca della “via italiana all’innovazione” che porti i comuni italiani grandi e pic-coli ad accettare la sfida di città più sostenibili. Il nostro obiettivo, oltre far conoscere le eccellenze che l’Italia può offrire in questo settore è anche di agire da facilitatori indi-viduando approcci adeguati per lo sviluppo di partnership pubblico-private tarate sulle esigenze dei comuni”.Dal canto suo, Anci ha avviato da tempo numerose iniziative che mi-rano a promuovere l’evoluzione dei Comuni italiani verso un ambito ur-bano sempre più sostenibile ed in-telligente. ‘’L’associazione vuole, in questo campo, affiancare i Comuni nell’identificazione di prassi idonee per la programmazione coordinata

degli interventi di efficientamen-to e miglioramento dei servizi alla cittadinanza. La collaborazione appena avviata con SMAU si col-loca all’interno di queste iniziative: l’obiettivo, oltre a quello di pro-muovere la conoscenza e l’analisi degli ambiti inerenti il concetto di “smart cities”, è soprattutto quello di facilitare l’incontro fra domanda e offerta di tecnologie, stimolando, ognuno per il proprio ambito di competenza, l’attivazione mirata dei soggetti interessati a realizza-zioni specifiche in ambito urbano. L’interesse di Anci è rivolto in par-ticolare all’individuazione di ap-procci adeguati per lo sviluppo di partnership pubblico-private tarate sulle esigenze dei Comuni italiani di medie dimensioni”L’accordo tra Smau e Anci prevede di utilizzare il rodato format di Smau - eventi, roadshow, pubblicazioni, newsletter, ecc - per promuovere il tema delle città intelligenti sul terri-torio nazionale. Punto di partenza è la creazione di un Osservatorio Smart Cities di Smau e Anci quale momento di sintesi di progettualità evolute: per gli Amministratori Pub-

blici locali una fonte di conoscen-za e momento di confronto delle esperienze in corso al fine di trarne indicazioni utili e replicabili e contri-buire alla definizione di linee guida in grado di facilitare e incentivare i progetti urbani verso una maggiore diffusione dei servizi al cittadino. L’Osservatorio Smart Cities di

Smau e Anci guiderà eventi Smart City che si svolgeranno in occasio-ne di tutti gli appuntamenti Smau, a Milano e sul territorio (Bari, Roma, Padova e Bologna). Per ogni tappa del percorso sono previsti: un con-vegno di apertura per far conosce-re e confrontare le esperienze più virtuose a livello nazionale e inter-

nazionale; un calendario di sessioni formative e informative della durata di 50 minuti; un’area matching per facilitare l’incontro tra tutti i player coinvolti, una pubblicazione dove vengono descritti esempi di pro-gettualità evolute e i benefici nati dall’adozione delle tecnologie da parte dei comuni italiani. (s.d.b.)

ACCORDO TRA SMAU E ANCI PER PROMUOVERE IL TEMA DELLE CITTÀ INTELLIGENTI SUL TERRITORIO NAZIONALE

Incontri previsti a Bari per rilanciare l’economia e le nuove tecnologie innovative

Sensibilizzare le istituzioni sul tema dell’ambientee facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta

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A l via il progetto “Raccol-ta 10 Più” promosso da CONAI - Consorzio Na-

zionale Imballaggi e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in collabora-zione con ANCI. L’obiettivo è quello di spiegare ai cittadini come fare, attraverso le 10 semplici regole del “Decalo-go della Raccolta Differenziata di Qualità” di CONAI, una raccolta differenziata di qualità e migliorare così i risultati di riciclo degli imbal-laggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.Il miglioramento della qualità della raccolta differenziata può fare la differenza sia in termini ambien-tali che economici. Questi ultimi si traducono, infatti, in maggiori corrispettivi messi a disposizione dei Comuni da parte di CONAI nell’ambito di un accordo quadro con ANCI volto alla promozione della raccolta differenziata. Secondo una stima CONAI, un comune di 100.000 abitanti, con una raccolta differenziata com-plessiva intorno al 45%, in prima fascia di qualità per la raccolta di tutti gli imballaggi, può arrivare a ricevere corrispettivi pari a circa 1 milione di euro, quattro volte l’importo che percepirebbe se la qualità degli imballaggi differenzia-ti fosse nell’ultima fascia di qualità. Allo stesso modo un comune di 1 milione di abitanti potrebbe arri-vare a ricevere corrispettivi pari a circa 10 milioni di euro.La manifestazione, alla seconda edizione, si svolgerà nei 20 ca-poluoghi di regione, nei 90 ca-poluoghi di provincia e in tutti i comuni italiani che hanno aderito e aderiranno alla manifestazione attraverso il sito www.raccoltadie-cipiu.it. Varie le iniziative: dai van con il logo dell’evento, ai gazebo

allestiti nei capoluoghi di regione ai materiai informativi per i cittadi-ni. Le piazze italiane diventeranno lo snodo centrale di “Raccolta 10 Più” e il luogo dove sarà pos-sibile ricevere il decalogo per la Raccolta Differenziata di Qualità. Un team di biciclette con il logo “Raccolta 10 Più” gireranno per la città distribuendo ai cittadini il

decalogo e coinvolgendoli nella manifestazione. “L’economia del riciclo - afferma il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo - contribuisce in maniera sostanziale all’eco-effi-cienza generale e si segnala come una delle strade maestre da per-correre per perseguire lo sviluppo sostenibile di cui il nostro Paese

ha bisogno. Promuovere la cultura del riciclo presso il grande pubbli-co con iniziative come “Raccolta 10 più: il Mese del Riciclo e della Raccolta Differenziata di Qualità” significa promuovere stili di vita amici dell’ambiente, la base da cui partire per un pianeta più pulito e green”.“E’ per l’ANCI questa un’impor-

tante iniziativa - aggiunge Filip-po Bernocchi, Vicepresidente dell’ANCI - i Comuni avranno un’ulteriore occasione di dialogo con i Cittadini rispetto all’impor-tanza di collaborazione e sinto-nia fra chi eroga e chi fruisce dei servizi ambientali, così da rag-giungere insieme gli obbiettivi di sostenibilità attraverso i program-mi di raccolta differenziata avviati sul territorio. La collaborazione fra CONAI e ANCI, che negli anni si è consolidata all’interno degli Ac-cordi quadro, sta dimostrando la capacità di arrivare ad importanti risultati, sia in termini di quantità di rifiuti sottratti alle discariche che di qualità dei materiali recuperati”. Il 2010 è stato per CONAI un anno da ricordare: delle 11,4 milioni di tonnellate di imballaggi immesse sul mercato, ne sono state re-cuperate 8,5 milioni, vale a dire il 75% (tre imballaggi su quattro sono stati recuperati). Il riciclo complessivo è stato del 64,6% dell’immesso al consumo e il ri-corso alla discarica ridotto ormai al 25%.“Con “Raccolta 10 Più” - com-menta Roberto De Santis, Pre-sidente CONAI - ci impegniamo quest’anno a raggiungere tutti i cittadini italiani per instaurare un dialogo diretto e spiegare come, grazie a un piccolo impegno quo-tidiano finalizzato al miglioramen-to della qualità della raccolta, sia possibile migliorare il riciclo degli imballaggi e, al contempo, per-mettere al proprio Comune di otte-nere benefici economici derivanti dai corrispettivi più elevati previsti dall’accordo ANCI-CONAI. Grazie alla collaborazione tra enti locali, cittadini e Sistema Consortile, nel 2010 l’Italia ha raggiunto i migliori risultati di riciclo e recupero dei ri-fiuti di imballaggio”. (s.d.b.)

NEL 2010 IL CORRISPETTIVO VERSATO DA CONAI AI COMUNI ITALIANI PER LA DIFFERENZIATA È STATO DI 285 MILIONI DI EURO

Promuovere la raccolta differenziatacon il progetto “Raccolta 10 Più”La manifestazione, alla seconda edizione, si svolgerà nei 20 capoluoghi di regione e in tutti i comuni italiani

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L a disciplina dei servizi pub-blici locali a rilevanza eco-nomica non trova pace. La

riforma organica del settore (art. 23-bis del d.l. n. 112/2008 e suo regolamento attuativo emanato con dPR n. 168/2010) è stata pre-sto travolta dall’espressione della volontà popolare in risposta a que-siti referendari formulati in modo generico. Con l’accusa di com-promettere “l’acqua come bene comune”, gli organizzatori del refe-rendum del 13 giugno 2011 hanno spazzato, in un sol colpo, un siste-ma compiuto di regole di plurimi settori del servizio pubblico locale, dai quali restavano esclusi soltanto la distribuzione del gas, dell’ener-gia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e la gestione delle farma-cie comunali.L’abrogazione della norma cardi-ne del nuovo sistema ha travolto garanzie sulla qualità dell’azione pubblica e sulla concorrenza sui mercati delle quali era da tempo avvertita l’esigenza. Non si tratta solo della puntuale previsione del contenuto dei bandi di gara e dell’ “ortopedizzazione” dei contratti e delle carte dei servizi, ma anche di una condivisibile limitazione dell’impiego del modello dell’in-house providing, della distinzione tra funzioni di regolazione e di ge-stione, del collegamento tra durata dell’affidamento e consistenza de-gli investimenti in immobilizzazioni materiali; ancora, dell’obbligo di cessione al gestore subentrante dei beni strumentali alla prosecu-zione del servizio e del principio di reciprocità a tutela delle impre-se italiane che partecipano a gare

in altri Paesi. Pur con le difficoltà connesse alla verifica sulla fattibi-lità della gestione concorrenziale dei servizi pubblici locali che l’art. 2 del Regolamento d’attuazione rimetteva agli enti locali l’impianto riformatore appariva, una volta tan-to, limpido e adeguato agli obietti-vi. Una buona norma, insomma, la cui inattesa abrogazione ha subito alimentato preoccupazioni e incer-tezze.Proprio per questo la “manovra di ferragosto” (d.l. 133/2011), all’art. 4, ha affrontato tempestivamente la questione riproponendo il conte-nuto della disciplina appena abro-gata nei settori non interessati dal voto popolare. E pur dovendosi guardare con sospetto una norma

che individua due obiettivi palese-mente antitetici (volontà referenda-ria e disciplina comunitaria), va su-bito riconosciuto come, nel merito, sia stata opportunamente ripropo-sta la regola generale della scelta del gestore del servizio mediante procedure competitive ad eviden-za pubblica cui fanno eccezione le sole ipotesi di affidamento in hou-se per i servizi di valore inferiore ai 900.000 euro annui. La scarsa chiarezza sul tema dell’affidamento alle società miste è recuperata dal co. 32 della nuo-va norma, che individua un regime transitorio degli affidamenti “non conformi” di cui è disposta la ces-sazione ope legis alla data del 31 marzo 2012 (con l’eccezione delle

sole gestioni affidate a società a partecipazione mista pubblico-private con gare circoscritte ai soli compiti operativi connessi alla ge-stione del servizio - scadenza al 30 giugno 2012 - ovvero con la c.d. doppia gara che abbia avuto ad oggetto anche la qualità di socio - che cesseranno alla naturale sca-denza del contratto). Meccanismi di graduale dismissio-ne delle partecipazioni pubbliche sono stati invece previsti per gli affidamenti diretti assentiti alla data del 1 ottobre 2003 a società a par-tecipazione pubblica già quotate in borsa e a quelle da esse controllate ai sensi dell’art. 2359 c.c. Si tratta di una scelta che disvela la volon-tà politica di sostenere i processi

di liberalizzazione dei mercati, in linea con le sollecitazioni rivolte dall’Autority Antitrust al Parlamen-to proprio a seguito del referendum abrogativo (cfr. la segnalazione al Parlamento del 26 agosto 2011, che si è anche premurata di censu-rare la fissazione di una soglia così elevata per l’affidamento in house). Sempre a sostegno delle dismis-sioni di partecipazioni residue nelle società esercenti servizi pubblici locali l’art. 5 della Manovra ha in-trodotto interessanti incentivi per gli enti territoriali il cui processo di dismissione viene sostenuto con una quota del Fondo infrastrutture previsto dal d.l. n. 112/2008, sta-bilita in 250 milioni di euro, per le dimissioni effettuate entro il 31 di-cembre 2012, e in altri 250 milioni per quelle effettuate entro il 2013. Le assegnazioni agli enti - da ri-partire in base ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il MEF - saranno escluse dai vincoli del patto di stabilità interno e destinate alla realizzazione di investimenti in-frastrutturali. Si tratta di disposizioni che meri-tano ulteriore approfondimento (la conversione del d.l. 138 è appena avvenuta ad opera della legge 148 del 14 settembre 2011), ma che conferiscono apprezzabile conti-nuità ad un’azione legislativa che parrebbe indirizzata a restituire al mercato ciò che non appartiene al DNA degli enti territoriali, pur con le condivisibili precauzioni che ma-terie così delicate esigono e con la (meno nobile) eccezione per lo schema elusivo dell’in house pro-viding.

*Università degli Studi di Bari

L’ABROGAZIONE DELLA NORMA DEL NUOVO SISTEMA HA TRAVOLTO GARANZIE SULLA QUALITÀ DELL’AZIONE PUBBLICA

La nuova disciplina dei servizi pubblici a rilevanza economica e l’incentivo alle ex municipalizzateCon il Referendum sono state spazzate via le regole nel settore dei servizi pubblici

Gianluca SELICATO*

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L a Città Sostenibile è una delle proposte qualificanti di Ecomondo. Nell´edizione

2011 saranno moltissime le espe-rienze innovative proposte da un´area che si pone l´obiettivo di mettere in luce una selezione di progetti nazionali e internazionali sulle migliori esperienze di “città in-tegrate”, che hanno cioè applicato piani concreti di azione per miglio-rare i parametri della sostenibilità.Città Sostenibile diventa, quin-di, sempre più luogo privilegia-to di incontri e azioni concrete. Con il patrocinio del Ministero dell´Ambiente, che sarà protago-nista anche in un evento specifico sui temi della mobilità, quello di ANCI e del coordinamento Agen-da 21, il programma di tavole ro-tonde sarà ricco e interessante: Patto dei Sindaci, strumenti finan-ziari e molto altro.Il Gruppo Loccioni presenterà pro-getti innovativi su domotica e mo-bilità; Enel Sole illustrerà le azioni svolte nei Comuni; eEnergia, gra-zie alla partnership con il gruppo spagnolo N2S, spiegherà un pro-getto innovativo di monitoraggio e abbattimento dei consumi energe-tici nei grandi edifici; il Massachu-setts Institute of Technology (MIT) proporrà l´eccellenza di progetti legati al Greenbuilding; l´Apsti, As-sociazione Parchi Scientifici e Tec-nologici Italiani sarà presente con una selezione di progetti innovativi e all´avanguardia nei vari ambi-ti di Città Sostenibile. Le Agende 21 Locali italiane presenteranno il progetto Champ, nel quale le au-torità locali di quattro paesi (Italia, Germania, Finlandia, Ungheria) sono coinvolte per implementare un sistema di gestione integrata atto ad affrontare i problemi del cambiamento climatico.Nell’area, anche le esperienze

condotte dalla Provincia di Ve-nezia, dal Comune di Padova e l´attività svolta dal progetto Cor-rente in Movimento, il viaggio in-teramente elettrico´ alla scoperta delle eccellenze italiane nel campo delle energie rinnovabili. Inoltre, Legambiente, GBC e AUDIS pre-senteranno in anteprima le linee guida per gli eco quartieri.

Per quanto riguarda le istituzioni internazionali, saranno presenti le città di Friburgo e Vienna (vin-citrice del premio internazionale ´World city closed to sustainable waste management´). Inoltre, la rete europea Eurocities presenterà il progetto NiCE (Networking intel-ligent Cities for Energy Efficiency) alla presenza di Pedro Ballesteros

Torres della Direzione Generale Energia della Commissione Euro-pea, nonché, promotore del Patto dei Sindaci.Infine, grazie all’accordo tra Città Sostenibile. Ecomondo e l’Asso-ciazione dei Comuni Virtuosi, il Comune di Castellarano (Reggio Emilia), vincitore del premio “Co-muni a 5 Stelle”, illustrerà il proprio esempio diretto e virtuoso all’inter-no di una rosa di progetti innovativi selezionati tra i migliori in Europa.Un momento di sintesi dell’innova-zione in termini di green economy lo si avrà alla consegna dell’ormai tradizionale Premio Sviluppo So-stenibile, organizzato dalla Fonda-zione per lo Sviluppo Sostenibile.In un anno di economia in rosso,

le aziende “verdi” hanno dimo-strato di essere in buona salute e confermato la validità della loro eco ricetta anti-crisi. Tre le cate-gorie sulle quali si confrontano le imprese: rifiuti (prevenzione, riciclo e recupero energetico), energia (efficienza, risparmio, fonti rinno-vabili), prodotti e servizi innovativi ad elevate prestazioni ambientali. La consegna dei premi e dei rico-noscimenti avverrà il 10 novembre.In contemporanea ad Ecomon-do si svolgeranno Key Energy, 5° fiera internazionale per l´energia e la mobilità sostenibili e Cooperam-biente, 4° manifestazione dedicata all´offerta cooperativa di energia e servizi per l´ambiente, a cura di Lega Coop. (s.d.b.)

IL GRUPPO LOCCIONI PRESENTERÀ PROGETTI SU DOMOTICA E MOBILITÀ ED ENEL SOLE ILLUSTRERÀ LE AZIONI SVOLTE NEI COMUNI

Ecomondo: Confronto sui temi dell’ambiente per progettare, riciclare e riutilizzare il rifiutoLegambiente, Gbc e Audis presenteranno in anteprima le linee guida per gli eco quartieri

ECOMONDO

In un anno di economia in rosso, le aziende “verdi” hanno dimostrato di essere in buona salute

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Consulenza Ambientale ed Energetica;Certificazioni Ambientali;Gestione dei rifiuti;Efficientamento Energetico;

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