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“I MINERALIPROF.SSA ROSA BUONAURO

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PPRROOFF..SSSSAA RROOSSAA BBUUOONNAAUURROO

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Indice

1 ASPETTI GENERALI -------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3

2 CALCIO ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 10

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15

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1 Aspetti generali Con la denominazione di minerali ed oligoelementi e con quella più nota, ma meno corretta,

di Sali minerali, si raggruppa un cospicuo numero di nutrienti inorganici, non energetici,

assolutamente indispensabili per il benessere degli individui.

Oltre che per le caratteristiche di inorganicità ed indispensabilità, questi nutrienti si

distinguono anche per il fatto di essere determinanti, in quantità piuttosto contenute, per lo

svolgimento di molte ed importanti funzioni del nostro organismo, ma con caratteristiche del tutto

specifiche per ognuno di essi.

Alcuni, infatti agiscono in quantità talmente bassa (fino anche ad un millesimo di

milligrammo) da rendere difficile misurarli nei sistemi biologici, quale il nostro organismo, e

pertanto se ne mette in dubbio la reale utilità e forse la stessa funzione biologica.

Per molti altri, invece, è stato possibile constatare i danni provocati da una loro carenza nella

dieta e, al contrario, le regressione di tali danni aggiungendo nuovamente alla dieta il minerale

mancante.

Tuttavia, i danni provocati dalla carenza di uno o più minerali, oltre che per abitudini

alimentari scorrette, possono anche verificarsi per un loro alterato assorbimento a livello del tratto

intestinale, per l’incapacità di trasformarli in molecole biologicamente attive o per la presenza di

una eccessiva eliminazione.

L’organismo umano non è in grado di assimilare i minerali in forma semplice: questi, infatti,

sono biologicamente disponibili sotto forma di Sali o in forme chimicamente combinate e solubili.

Le fonti attraverso le quali l’uomo si rifornisce di minerali sono l’acqua, che ne contiene

disciolti grandi quantità (sia pure variabile a seconda del tipo di acque), ed i cibi di provenienza sia

animale che vegetale.

Tuttavia, i processi tecnologici di raccolta, conservazione, trasformazione e preparazione dei

cibi possono ridurre anche sensibilmente, in alcuni casi, il contenuto teorico in minerali dei vari

alimenti.

A tale riguardo è bene ricordare che i vari trattamenti fertilizzanti, la scomparsa di alcuni

vegetali e l’eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli hanno da una parte impoverito il suolo di

minerali utili, e dall’altra lo hanno “arricchito” di minerali ed altre sostanze tossiche per l’uomo.

Quanto detto può rendere nutrizionalmente meno validi, sotto il profilo del contenuto di

minerali e non solo di questi, non soltanto i prodotti vegetali (cereali, legumi, ortaggi, verdure e

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frutta) coltivati su terreni “sfruttati”, ma, attraverso l’impoverimento dell’erba e dei foraggi, anche

le carni ed altri prodotti di origine animale, quale il latte ed i formaggi, che subiscono uno perdita

del loro contenuto in minerali, costringendo gli allevatori ad integrare l’alimentazione del bestiame

da allevamento con prodotti specifici.

I minerali vengono assorbiti a livello dell’intestino; eccetto il sodio, il potassio ed il cloro,

l’assorbimento dei minerali può essere diminuito dalla contemporanea assunzione, con gli alimenti

ricchi di minerali, anche di tutti quegli alimenti a loro volta ricchi di fibre, i fitati, gli ossalati ed i

tannini (cereali integrali, legumi, ortaggi, vino, caffè ed altre bevande nervine come cioccolata, tè,

matè, guaranà, bevande tipo Cola, ecc.), che legandosi ai minerali ne compromettono

l’assorbimento e/o ne facilitano l’eliminazione con le feci.

Una situazione simile, di ridotta biodisponibilità dei minerali si può realizzare anche

attraverso l’uso indiscriminato e scorretto di integratori, sia pure solo di minerali e vitamine, che,

apportando quote non equilibrate dei vari elementi, ne pregiudicano l’assorbimento di alcuni a

vantaggio di altri: si tratta di una vera e propria competizione tra i vari minerali per l’assorbimento

da parte delle cellule intestinali.

Data l’ubiquità dei minerali e le basse dosi giornaliere necessarie per il buon funzionamento

del nostro organismo, i soggetti che liberamente adottano regimi alimentari corretti e variati, come

abitualmente avviene nel caso della maggior parte degli sportivi, non dovrebbero teoricamente

andare incontro ad apporti alimentari insufficienti di questi fondamentali nutrienti e, pertanto, non

dovrebbero avere bisogno di integratori di minerali.

Tuttavia, è bene ricordare che per una ottimale assunzione di minerali, gli alimenti

dovrebbero essere consumati freschi, laddove possibile, preferendo quelli di stagione, di produzione

locale, eventualmente biologica, conservati in modo corretto e per periodi brevi.

Anche la cottura ricopre un ruolo importante, in quanto, essendo i minerali sensibili alla

diluizione, gli alimenti andrebbero cotti evitando di lasciarli per troppo tempo nell’acqua e di

cuocerli a lungo (ad esempio, le verdure andrebbero cotte al vapore o in poca acqua, ma sempre per

il minimo tempo necessario), inoltre dovrebbero essere consumati in tempi altrettanto brevi, per

evitare che il contenuto in minerali, ma anche in vitamine, si riduca maggiormente.

Per quanto riguarda l’eliminazione, i minerali vengono, in generale, eliminati con le urine, le

feci ed il sudore, prevalendo l’una o l’altra via a seconda dei singoli minerali e delle particolari

condizioni in cui si trova l’organismo: ad esempio durante l’attività fisica l’eliminazione del sodio e

del cloro avviene in maggior quota con il sudore.

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Gli apporti giornalieri di ciascun minerale, necessari per il mantenimento dello stato di

buona salute, hanno un ordine di grandezza che va da 100 milligrammi ad 1 grammo per i minerali

presenti in quantità maggiori nel nostro organismo, che, pertanto, vengono chiamati

“macrominerali” o macroelementi, mentre tutti gli altri minerali vanno, invece, assunti in quantità

nettamente inferiori, da microgrammi a pochi milligrammi (0,05 – 20 mg), in quanto presenti nel

nostro organismo in quantità assai più modeste, e vengono per tali motivi chiamati “micro minerali”

o microelementi, anche detti oligominerali o oligoelementi.

Sul ruolo funzionale di tutti i minerali non vi è ancora accordo completo tra gli studiosi,

anche in considerazione della difficoltà obiettiva di riconoscerne l’azione metabolica e l’eventuale

sintomatologia provocata da una carenza.

La relazione tra minerali e salute negli uomini è ben nota da molto tempo, tanto che reperti

archeologici e tradizioni ancora vive in alcune aree geografiche del mondo testimoniano l’impiego

di questi nutrienti fin dall’origine della storia degli uomini, anche senza una sufficiente conoscenza

dei loro meccanismi d’azione e della reale efficacia, seguendo suggestioni e consuetudini.

Solo nel Cinquecento, Paracelso studiò in modo più scientifico l’impiego dei minerali nella

cura delle malattie; da allora le conoscenze sono progredite enormemente ed attualmente tutti sono

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perfettamente consapevoli della loro importanza per la nostra salute, ma non sempre sono

conosciuti altrettanto bene i potenziali rischi connessi con un loro eccessivo consumo e accumulo

nel nostro organismo.

In tal senso l’alluminio, l’argento, il bismuto, il cadmio, il mercurio, l’oro ed il piombo

costituiscono un gruppo di oligoelementi non essenziali, ma probabilmente tossici, per l’organismo

umano, verso il quale tutti i minerali, è bene ribadirlo con molta fermezza, a dosaggi molto diversi

gli uni dagli altri, possono svolgere un’azione tossica.

I minerali rappresentano circa il 4-6 % del peso corporeo del nostro organismo, variamente

distribuiti nel sangue, nelle cellule dei nostri organi e tessuti, oppure nei tessuti extracellulari; sono

presenti in forma organica (come parte integrante di altre molecole organiche) o inorganica.

In forma inorganica possono presentarsi sia allo stato cristallino (come nelle ossa e nei

denti), sia in soluzione, nei vari liquidi del nostro corpo (intra o extracellulari), svolgendo molteplici

funzioni, fra le quali:

Regolazione degli scambi idrosalini;

Cofattori degli enzimi (metallo-enzimi).

Con il termine cofattore si è soliti intendere qualunque sostanza non proteica, stabile al

calore, che deve necessariamente unirsi ad un altro elemento per sviluppare una funzione, come ad

esempio un coenzima per l’attività di alcuni enzimi. In tal senso agiscono come cofattori sia ioni

inorganici (minerali) sia sostanze organiche più complesse.

Le numerose funzioni svolte dai minerali possono essere riassunte nel modo seguente:

Contribuiscono al realizzarsi dell’equilibrio acido-base: tutte le reazioni

biologiche cellulari avvengono in condizioni ambientali specifiche di acidità, neutralità o

alcalinità. Il cloro, il fosforo, e lo zolfo favoriscono la formazione di un ambiente acido,

mentre calcio, magnesio e potassio sono alcalinizzanti.

Regolano l’attività enzimatica;

Contribuiscono alla costituzione di componenti essenziali, ad esempio

ormoni (lo iodio per gli ormoni tiroidei ecc.), enzimi (lo zinco per la lattico-deidrogenasi,

ecc.) e vitamine (il cobalto per la vitamina B12 detta appunto cianocobalamina, ecc.);

Contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio idrico;

Regolano le funzioni neuromuscolari;

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Concorrono all’accrescimento, al ricambio e al mantenimento dei tessuti

e delle strutture corporee.

I minerali appartengono al gruppo dei nutrienti non energetici, non forniscono calorie, come

tali non costituiscono dei substrati energetici e pertanto “non fanno ingrassare”. Alcuni di essi

hanno funzione plastica, entrando a far parte della composizione dei tessuti, ma la maggior parte

dei minerali svolge un ruolo determinante ed insostituibile, come catalizzatore delle varie reazioni

chimiche nei processi metabolici energetici. Più semplicemente, i minerali agiscono, per se stessi o

come parte attiva degli enzimi, regolando ed accelerando i tempi delle reazioni chimiche che

portano alla produzione di energia per tutti i processi vitali dell’organismo, compresa la contrazione

dei muscoli.

Minerale Fonte Principali funzioni

Magnesio Noci, cacao, semi di soia,

vegetali verdi

Regola l’eccitabilità neuro-

muscolare

Sodio Sale, carne, uova, latte Regola la pressione

osmotica

Potassio Legumi, asparagi, patate,

albicocche, banane, cavoli,

spinaci

Regola l’eccitabilità neuro-

muscolare e la pressione

osmotica

Cloro Sale Regola la pressione

osmotica, è un costituente

del succo gastrico

Rame Legumi, pesci, crostacei,

carne, noci, cereali

Indispensabile per

l’assorbimento del ferro

Iodio Acqua potabile, pesce,

molluschi, uova, latte e

derivati

Costituente degli ormoni

tiroidei

Fluoro Albicocche, pomodori,

patate, pesce

Agisce sullo smalto dei

denti, sulle ossa,

sull’elasticità dei tendini

Manganese Cereali, cipolla, cavoli, Agisce sul buon

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carote funzionamento delle

ghiandole, costituente di

molti enzimi, interviene

nella biosintesi del

colesterolo

Silice Cereali, frutta, verdura Indicato per le malattie

dell’invecchiamento,

fondamentale nella

costituzione del tessuto

epiteliale

Zinco Cereali, frutta, verdura,

carne, funghi, cacao

Fondamentale per i globuli

rossi, potenzia la risposta

immunitaria

Bromo Mandarini, uva, cavolo,

pomodoro

Ha azione sedativa sul

sistema nervoso

Cobalto Verdura, latte, frutta, pesce Facilita la captazione dello

iodio da parte della tiroide

Selenio Cereali, pesci Ha azione protettiva sulle

membrane cellulari

Molibdeno Latte e derivati, legumi e

cereali

Cofattore di enzimi delle

ossidoriduzioni

Inoltre i minerali sono gli elementi indispensabili come attivatori delle reazioni

biochimiche, per la realizzazione di tutti i processi chimici e metabolici che permettono la funzione

di tutte le nostre cellule; come esempio, basti pensare al ruolo fondamentale del calcio nella

contrazione muscolare o a quello del ferro nella produzione della emoglobina, ecc.

Magnesio, cobalto, manganese e rame intervengono nelle vie metaboliche che trasformano i

carboidrati; magnesio e zolfo in quelle dei lipidi, ed ancora il magnesio con il potassio sono

implicati nella produzione di energia per la demolizione delle proteine. Il fosforo è il costituente

fondamentale delle molecole ad alta energia (dette fosfagene appunto, come il creatin-fosfato,

l’ATP, l’ADP e l’AMP); ferro, rame, magnesio, zinco, calcio e potassio, infine, sono coinvolti nei

processi metabolici del ciclo di Krebs e della respirazione mitocondriale (fosforilazione ossidativa)

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che rappresentano le vie finali del metabolismo ossidativo (vale a dire aerobico, che avviene cioè in

presenza di ossigeno) dei tre nutrienti energetici (carboidrati, proteine e lipidi).

L’esercizio fisico, come fattore in grado di aumentare il dispendio energetico, talvolta anche

in maniera critica per intensità, durata e ritmo dell’esercizio stesso, più di ogni altra attività umana

comporta la necessità che le vie metaboliche energetiche siano il più possibile attivate e facilitate.

I minerali, catalizzatori specifici delle reazioni enzimatiche coinvolte nella produzione di

energia, rivestono pertanto un ruolo fondamentale nell’ambito della razione alimentare degli atleti,

di tutte le discipline sportive, in quanto l’aumento globale del metabolismo che si realizza nella

pratica sportiva comporta un aumento dei processi enzimatici e quindi del fabbisogno salino-

minerale dell’organismo.

Tuttavia, è bene ricordarlo sempre, l’aumentato fabbisogno di tutti i nutrienti, energetici e

non energetici, compreso quello dei minerali, che si produce per effetto della pratica sportiva deve e

può essere soddisfatto ampiamente, nella stragrande maggioranza dei casi, con i dovuti

aggiustamenti, quantitativi e qualitativi, della normale razione alimentare; vale a dire con i comuni

alimenti senza necessità, salvo rari casi, di ricorrere a prodotti dietetici (integratori e/o alimenti

particolari) e tanto meno farmacologici.

Tra i circa 60 minerali noti in nutrizione umana, alcuni sono presenti nel nostro organismo

in quantità maggiori e/o sono coinvolti in particolari attività metaboliche tali da giustificare una

importanza nutrizionale superiore rispetto ad altri.

La trattazione dettagliata dei singoli minerali richiederebbe uno spazio molto ampio ed esula

dai fini di questo corso, pertanto verranno esaminati, in maniera un po’ più estesa, solo alcuni, più

importanti dal punto di vista nutrizionale e sportivo.

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2 Calcio Il calcio (Ca

2+) è il minerale presente in quantità maggiore nel nostro organismo (circa 1250

mg nell’adulto, pari al 2% del peso corporeo) e per il 99% svolge funzione plastica (è insieme al

fosforo il maggior costituente del tessuto osseo e dei denti), mentre solo l’1% è presente nel sangue.

Il metabolismo del calcio è interdipendente con quello di un altro importante minerale, il

fosforo, infatti in caso di un elevato rapporto P/Ca l’assorbimento di calcio aumenta, e viceversa,

tale processo avviene a livello ottimale in presenza di adeguate concentrazioni di magnesio e di

vitamine A e D.

Il calcio non ha solo una funzione plastica, ma la sua presenza è anche fondamentale nel

regolare molti processi metabolici che avvengono nel nostro organismo (funzione bioregolatrice) ad

esempio il mantenimento dell’equilibrio acido-base, i processi della coagulazione del sangue, la

permeabilità delle membrane cellulari, la trasmissione dell’impulso nevoso, la contrazione e il

rilassamento delle cellule muscolari, la pressione arteriosa, la liberazione ed attivazione di ormoni

(ad esempio l’insulina) ed enzimi digestivi, e altri ancora.

Nel soggetto in accrescimento e nel giovane adulto (fino a circa 30 anni) il calcio è

indispensabile per raggiungere un buon picco di massa ossea; in seguito, invece, è comunque

indispensabile per limitarne la perdita che inesorabilmente avviene già a partire dai quarant’anni in

poi.

Attraverso urine, feci, sudore, desquamazione della pelle e degli annessi cutanei (unghie,

peli e capelli), si perde inevitabilmente una certa quantità di calcio che è necessario sostituire con

appropriati apporti alimentari ricchi di questo minerale.

Inoltre l’attività fisica intensa, al pari di altre condizioni particolari, quali la gravidanza,

l’allattamento e l’accrescimento, la prolungata immobilizzazione, le fratture, la dieta ad elevato

contenuto di proteine e/o sodio, possono far aumentare il fabbisogno e/o le perdite giornaliere di

calcio.

Se le perdite non vengono sostituite con una pari quantità di calcio alimentare, allora

l’organismo mette in atto una serie di contromisure, regolate da specifici ormoni, al fine di

rimuovere il calcio dai depositi delle ossa e renderlo disponibile per tutte le altre cellule.

Se il deficit si prolunga nel tempo, l’organismo non è più in grado di riparare il danno

metabolico subito dal tessuto scheletrico e si verifica una sensibile riduzione della massa ossea e

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della sua mineralizzazione, creando così i presupposti per la comparsa di quella malattia nota con il

termine di osteoporosi.

Gli alimenti che contengono maggiormente calcio sono il latte e i latticini, i legumi secchi,

la frutta oleosa ed alcuni vegetali.

Tuttavia, poiché il lattosio (lo zucchero semplice, disaccaride, che conferisce al latte un

sapore lievemente dolce) favorisce l’assorbimento del calcio, il latte rappresenta senza dubbio la

fonte alimentare più importante per questo minerale, tanto è vero che a parità di calcio ingerito, la

quota assorbita con una porzione di fagioli risulta essere pari a circa la metà di quella assorbita con

il latte.

Inoltre non va trascurato il possibile apporto di calcio derivante dal consumo di acque ricche

di questo fondamentale minerale; infatti, anche se viene assorbito in maniera meno efficiente, il

calcio presente nell’acqua contribuisce alla copertura del fabbisogno giornaliero.

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Questa possibilità è tanto più importante per tutti coloro, e non sono pochi, che sono affetti

da allergia al latte (prevalentemente alle proteine del latte vaccino) o da intolleranza al lattosio per

carenza dell’enzima (lattasi) necessario alla sua digestione e scomposizione in galattosio e glucosio

( i due zuccheri semplici, monosaccaridi, che lo compongono).

Infatti queste persone, soprattutto quelle allergiche, non possono consumare il latte e tutti i

prodotti da esso derivati (latticini e formaggi), che sono le principali fonti di calcio, e pertanto

potrebbero essere a rischio di carenza, soprattutto se non adeguatamente informate sulle possibili

fonti alternative e sulle giuste combinazioni di alimenti per evitare interferenze nell’assorbimento

intestinale.

Le acque cosiddette “da tavola” (bicarbonato-alcalino-calciche), leggermente gassate e

generalmente consigliate per la loro capacità di favorire i processi digestivi, per il loro buon

contenuto di calcio possono, soprattutto in questi casi, rappresentare una fonte alternativa di calcio e

abbastanza valida in grado di contribuire in maniera a volte anche significativa al suo bilancio

all’interno del nostro organismo.

La carenza di calcio comporta un’alterazione della normale ossificazione e mineralizzazione

ossea, alterazione della crescita (ritardo e/o arresto fino ai quadri più gravi di rachitismo),

demineralizzazione ossea e osteoporosi, ipereccitabilità con possibile comparsa di convulsioni.

Il fabbisogno raccomandato di calcio è di 800-1000 mg/die per l’adulto e di 1200 mg/die per

i giovani, le gestanti e le nutrice mentre per le donne in menopausa, in assenza di terapia con

estrogeni si consiglia un apporto di 1500 mg/die.

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L’assorbimento del calcio è piuttosto complesso ed è pari a circa 1/3 della quota presente

negli alimenti, ma può aumentare spontaneamente quando la dieta è carente di calcio o al contrario

può diminuire quando l’apporto alimentare eccessivo; inoltre l’organismo è capace di regolarne

l’assorbimento (in positivo o in negativo) a seconda delle sue specifiche necessità: ad esempio è

maggiore nel periodo dell’accrescimento e si riduce nell’età avanzata.

Una volta assorbito, il calcio entra nel torrente circolatorio e il suo metabolismo viene

regolato da due ormoni (paratormone e calcitonina) e vitamine D.

In particolare il paratormone fa aumentare la concentrazione del calcio nel sangue

(calcemia), quando i suoi valori si abbassano (ipocalcemia) rimuovendolo dal tessuto osseo,

aumentandone l’assorbimento intestinale, anche grazie all’aumento della vitamina D, e riducendo il

riassorbimento dei fosfati a livello renale.

Viceversa la calcitonina ha un’azione diametralmente opposta (ipocalcemizzante) favorisce

la deposizione del calcio nel tessuto osseo e ne riduce il riassorbimento a livello renale.

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La vitamina D, invece, favorisce l’assorbimento intestinale del calcio e dei fosfati, aumenta

il riassorbimento intestinali di entrambi e fa aumentare la quantità di calcio che viene rimossa dalle

ossa.

L’assorbimento intestinale del calcio è ridotto da molti fattori nutrizionali, tra i quali

meritano di essere ricordati l’elevato consumo di cereali integrali (fitati), di alimenti con elevato

apporto di acido ossalico (spinaci, pomodori, barbabietola, ecc.) e di fosfati; gli alimenti ricchi di

fibra; l’alcol; il tè, il caffè, il cacao (xantine), l’eccessivo consumo di grassi e il fumo di sigaretta.

Inoltre svolgono un’azione negativa tutte le condizioni infiammatorie dell’intestino e le alterazioni

della flora batterica intestinale.

Anche gli antibiotici (distruzione della flora batterica intestinale) riducono l’assorbimento

del calcio, al pari di elevati apporti, prevalentemente farmacologici, di vitamina A. elevati apporti di

calcio possono ridurre l’assorbimento del ferro e dello zinco.

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Bibliografia

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