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L’Uomo di Desiderio
Rivista Ufficiale dell’O::E::M::
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Indice
Nota del Curatore: Equinozio d’Autunno Editoriale di Aton S::G::M:: Iconografia Cabalistica del Salmo 133 La Luna, ovvero «Chi Riceve la Luce» di Ignis I::I:: I Quattro che entrarono nel Pardès di Mehrion I::I:: Leggi Universali e Via Mistica alla Conoscenza di Altotas 5=6 Del mio Martinismo: Il Cordone di Ereshkigal S::I::I:: Martinismo e Cohen di David Aaron le-Qaraimi S::I:: Maestria ed Epigenetica di Prometeo I::I:: Meditazione e Neuroscienze di Giona I::I:: e Asar Un-Nefer I::I:: La Stella del Mattino di ATON Le pagine delle corrispondenze Si va a simboli (estratto) di M.M. La Camera degli Dèi di A.R. Il Gallo di A.S.
* * * * *
* Le parole dei Maestri Passati: Extract par: MARTINÉSISME, WILLERMOSISME, MARTINISME, FRANC-MAÇONNERIE PAPUS Extract par: DOCUMENT MARTINISTES: MARTINES DE PASQUALLY ET L'ORDRE DES ELUS COHEN R. AMADOU
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Nota del Redattore Desiderio è per aspera ad astra, ciò che appartiene alla dimensione siderale. La parola Desiderio deriva dal latino e risulta composta dalla preposizione de- che in latino ha sempre un'accezione negativa-privativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella . Desiderare significa quindi "sentire la mancanza delle stelle", che si traduce, per le anime sensibili, in sentimento di ricerca appassionata per ritornare al Sapere, per trasformarlo in Conoscenza.
ÆQUA-NOX , «notte uguale» è quel momento in cui la durata del periodo notturno è simmetrica e uguale a quella della luce del giorno, ed accade quando nel moto di rivoluzione, la Terra si trova allo zenit dell'equatore del Sole.
L'asse di rotazione terrestre non è perpendicolare al piano di rivoluzione intorno al Sole. L’inclinazione del piano orbitale su quello equatoriale è mediamente di 23°27'. Per questo motivo la luce del Sole non incide in ogni istante con la stessa angolazione, ma varia costantemente. Solo in corrispondenza degli equinozi, l'asse di rotazione terrestre si trova perpendicolare alla direzione dei raggi solari e quindi in ogni punto del pianeta, dove il Sole superi l'orizzonte, la durata diurna è uguale a quella notturna (eccezion fatta per le peculiarità terrestri dovute all'atmosfera.
In un tempo speciale, meditazione speciale; secondo il grado e la dignità dell’Adepto.
Il riflesso che la Rivista del N::V::O:: offre si traduce in raggi che toccano diversi argomenti, tra cui troviamo nell’editoriale del S::G::M:: il rapporto che intercorre tra il Martinismo ed altri Ordini Esoterici (approfondito nella rubrica “Le Parole dei Maestri Passati” con un brano del 1899 di Papus), similitudini e differenze tra i vari Ordini Esoterici e le religioni rivelate. In questo senso, la Rivista assume ruolo di veicolo preparatorio al Convito in programma il prossimo 11 Novembre, giorno di San Martino, per il quale abbiamo preparato una gamma di domande da rivolgere agli Adepti dell’Ordine.
Queste domande trattano di profili fondamentali per la comprensione della natura interna del Martinismo come Filosofia dell’Unità e sono qui anticipate, con il permesso del S::G::M::, così enumerandole:
1) Martinismo e Tradizione Esoterica Occidentale: quale posto per questo V::O::?
2) M:: e M.: distinzione o identità?
3) Quali elementi qualificano il Martinismo come Ordine Sacerdotale?
4) Via Cardiaca e via Teurgica: differenza o identità?
5) Croce Cabalistica, Meditazione sul Pilastro Centrale, Pentalfa, Esagramma: quali fonti?
6) Kabbalah e Protestantesimo: Riforma, Alchimia e Cristianesimo delle origini si congiungono nella R+C?
7) Martinismo e Kohanim: una relazione insolubile o una chiara concatenazione?
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Editoriale
di ATON S::G::M::
Questa rivista, fortemente voluta da tutto l’OEM, si è fatta apprezzare. Lo
dicono le cifre e tutto ciò non può che far piacere ai membri del nostro
Ordine che la portano avanti confidando soprattutto sulla bontà del proprio
contributo. Vengono esaminati, nella rivista, i vari aspetti dell’esoterismo,
sia sotto il profilo storico che operativo, anche disgiuntamente. Il filo logico
che lega gli argomenti trattati in questo e nei numeri precedenti di questa
rivista è intuito dai lettori. Vi è sempre un filo logico ma non palese, non
dichiarato. Abbiamo illustrato negli articoli della rivista alcune peculiarità
dell’Ordine Martinista, alcuni aspetti che dal punto di vista storico hanno
causato divisioni e fratture, abbiamo anche esaminato il rapporto che
intercorre tra il Martinismo ed altri Ordini Esoterici ( e continuiamo a farlo,
sia con i nostri interventi che con le parole dei Maestri Passati, come dimostra
l’indice, ndr ). Dal punto di vista operativo abbiamo anche esaminato il
rapporto intercorrente fra le varie strutture esoteriche ed alcune religioni
rivelate. Sono state messe in evidenza similitudini e differenze sia tra i vari
Ordini Esoterici sia fra gli stessi Ordini e le religioni rivelate prese in
considerazione. La nostra è la rivista di un Ordine Martinista e non è
opportuno che si allontani da ciò che sono ritenute le origini del Martinismo
e non è opportuno che si prendano in considerazione simboli e strumenti
lontani dal Martinismo stesso.
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Nel prossimo mese di novembre il nostro Ordine riunirà i suoi aderenti di
tutti i gradi, e verrà esaminata in quella occasione la possibilità di dare
organicità alle varie analisi sia storiche che operative fin qui condotte in
maniera non ordinata. Riteniamo questa un’operazione più che opportuna.
Il nostro Ordine, i suoi componenti, potrebbero rendere palese e
comprensibile, con questa operazione, quel filo conduttore che lega la storia,
la simbologia e quindi l’Operatività del Martinismo. Il nostro auspicio,
nell’intraprendere o meglio nel proporre alle sorelle ed ai fratelli dell’Ordine
Esoterico Martinista, questa enorme fatica non è solo quello di indicare ai
non Martinisti ed ai non Iniziati che ci leggono la vera essenza
dell’Esoterismo e le differenze tra gli strumenti operativi che gli Ordini
Esoterici adoperano; abbiamo la presunzione di prospettare anche ai
Martinisti di Ordini diversi dal Nostro ed agli appartenenti ai vari Ordini
Esoterici, divisi o no, la possibilità che Ordini Esoterici che adoperano gli
stessi strumenti operativi si uniscano fra di loro abbandonando quelle
forzature determinate quasi esclusivamente dall’egoismo e dalla voglia di
apparire dei capi.
Si esamineranno anche le analogie che intercorrono tra i vari Ordini e
questa analisi potrà apportare un contributo efficace per intendere e far
intendere non solo le origini di vari strumenti operativi ma anche il percorso
filosofico che accomuna alcuni Ordini Esoterici.
Siamo convinti che questo lavoro sia necessario. Chi opera non può fornire
la prova della bontà degli strumenti adoperati o la prova dei risultati
raggiunti con tali strumenti. Il risultato raggiunto da chi opera non può
infatti essere espresso attraverso i sensi conosciuti. L’intesa vi sarà solo fra
coloro che hanno raggiunto lo stesso risultato. Gli altri, coloro che, prima di
intraprendere un percorso esoterico, sperano di poter avere la prova del
risultato raggiunto dagli altri con gli strumenti messi a disposizione
dall’Ordine Iniziatico che si prende in considerazione, non potendo ottenere
la famosa prova sembra desiderino intraprendere una via nella quale
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esistono degli strumenti osservati, analizzati, anche sotto il profili filosofico
- morale, da altri in passato, da altri autorevoli personaggi che di fronte a
strumenti ed ai simboli che li hanno generati, hanno compiuto uno studio
approfondito. Costoro hanno creato o hanno partecipato ad una scuola nella
quale la valenza esoterica è scontata. Sono e sono stati autorevoli esponenti
dello studio, sempre speculativo dei vari simboli e degli aspetti morali’
politici, sociali, che si incontrano nella scuola. Consideriamo questa attività
speculativa una buona base di partenza ma a noi interessa soprattutto il
significato anagogico del simbolo. Questo non lo possiamo rivelare
possiamo solo invitarvi a percorrere insieme a noi la via Iniziatica.
Teniamoci per mano ed andiamo avanti.
ATON
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La Luna, ovvero «Chi Riceve la Luce» di Ignis I::I:: Saint Martin, che era un mistico, approva l’ammissione delle donne anche nei gruppi operativi, ma dà istruzioni in merito: «Io impiegherei al vostro posto, per tutte le donne, delle parole di semplice potenza quaternaria, mentre all’uomo lascerei riservate quelle di doppia potenza». Da articoli del Maestro Francesco Brunelli alias “Nebo” si legge che, a proposito del problema delle donne e la Massoneria, Ragon scrisse: « Se nostro padre Adamo aprì una Loggia, questo lo poté fare soltanto con la sua donna. E dei massoni sottili, non hanno mancato di aggiungere che essendosi il serpente della Genesi rivolto dapprima ad Eva per farle gustare i frutti dell’albero della scienza, evidentemente la donna fu la prima ad essere iniziata ed è lei che inizia Adamo, l’uomo ». La posizione della donna, sul Sentiero Iniziatico, non dev’essere secondaria rispetto a quella dell’uomo ma, come è biologicamente naturale, complementare. La preparazione, la pratica, la disciplina sono dure nella stessa misura: tanto per l'uomo che per la donna. La donna può e deve, come e quanto l'uomo, svolgere il suo ruolo nell'Ordine, percorrere la sua Strada, condurre a compimento l'Opera. Oggi, nella Tradizione Occidentale, l'Uomo ha il grado di Iniziatore; alla Donna questa funzione è contestata. Questo non ha un motivo compiuto, ma solo una continuità radicata nel modello patriarcale, non più attuale né storicamente giustificabile se si guarda in direzione del progredire e dell’emancipazione. Il comprendere cosa sia la Via Iniziatica non dipende certamente dal sesso, quindi non è un fattore fisico ma spirituale. Queste cose non possono essere trattate su un piano esclusivamente intellettuale; certe realtà oggettive bisogna sentirle, saperle interiormente, conoscerle. Le parole servono a nulla, ciò che conta è lo stato d'essere, il Simbolo nel suo significato e nel suo potere, la Ritualità. La Donna è dotata quanto l'Uomo di possibilità di realizzazione. Stabilire quale sia la posizione della Donna, uscente da secoli di soggezione, di esclusione da ogni compito di responsabilità sta alla Donna stessa: affermare il suo stato d'essere, le sue possibilità di realizzazione. Considerare tutto ciò come una meta da raggiungere, uno stato di maturazione, tenendo presente che a portarci ad un determinato grado, siamo noi, col nostro lavoro, col nostro supporto di Energia, con la nostra struttura di difesa, in nome del Potente Esagramma. Essere Donna è più difficile che essere Uomo, sia per ragioni biologiche che per i condizionamenti secolari, con credenze e abitudini radicate, difficili da eliminare dalla coscienza collettiva. Tuttavia, abbiamo una grande opportunità in questa bellissima epoca di risveglio globale, ovvero, quella di rimetterci in contatto con la nostra vera essenza, con la nostra Dèa interiore: quella bellissima, calda, creativa, espansiva,
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intuitiva, abbondante, amorevole energia divina che scorre da sempre dentro di noi e che ci fa essere terreno fertile per la Vita. Noi donne abbiamo il ruolo speciale sulla Terra che può essere portato a compimento solo se sappiamo chi siamo e viviamo in armonia con il nostro corpo e il suo naturale ritmo. Il ciclo mestruale è uno di questi ritmi naturali, e non è da sentire come una condanna, piuttosto quale dono innato, se solo impariamo a riconoscerlo come tale, ad apprezzarlo e capire quel che possiamo fare con questa ricchezza a nostra disposizione. Non è solo un fenomeno biologico da subire, ma un viaggio mensile che ci segue, ci guida e ci rinnova con grande saggezza. Siamo collegate intimamente alla Luna: la rappresentazione di un potere sottile, cosmico, universale, misterioso e mutevole, dalla grande forza creativa. La Luna è immagine perfetta del ricevere la luce: simbolo assoluto dell’Iniziazione. La Luna è un’allegoria della Vita, che sembra in costante evoluzione, ma si muove in cicli; è strumento per calcolare il tempo dell’agricoltura e della pastorizia. La vita si muove in termini non-lineari e il karma è un grande cerchio: la Luna, oscillando nelle sue fasi, ci ricorda l’infinito processo di riciclo e rigenerazione. La presenza della Luna agisce su ogni cellula del sistema vitale e caratterizza tutto il suo modo di essere. Una delle influenze più importanti riguarda proprio il suo ciclo mestruale. La luna e la donna sono uguali. Entrambe sono femmine, cicliche e donatrici di vita. Il ciclo mestruale è un argomento che va affrontato e approfondito per acquisire una maggiore conoscenza del nostro corpo e una maggiore consapevolezza di noi stesse. Da tempo immemorabile è risaputo quanto la Luna influisca sui cicli biologici della vita e sul nostro pianeta: la Luna è infatti il simbolo dei ritmi biologici: cresce, decresce e scompare, e torna sempre a rinascere, riappare. Le nostre antenate usavano la Luna come strumento per calcolare la fase del loro ciclo mestruale. A scandire il tempo femminile è la luna con le sue quattro fasi: piena, declino, nera e crescita. Ciascuna fase ha la durata di 7 giorni per un totale di 28 giorni; poi il ciclo ricomincia. La donna, come manifestazione di tale astro, non può che assomigliare alla Luna: il suo ciclo di 28 giorni presenta momenti di fecondità nei quali essa porta salute e benessere, e momenti oscuri nei quali la sua distruttività va controllata. Con la parola “ciclo”, si pensa direttamente a qualcosa di tondo, al cerchio, comunque alla sfericità: e questa è la forma che meglio manifesta la perfezione e l’eternità, perché rappresentandolo non si ha alcuna sensazione di inizio e di fine. Il ciclo mensile è intimamente legato alle fasi lunari, che grande importanza avevano in passato, per chi coltivando la terra e rispettava ancora le leggi della Natura. Comprendere il linguaggio del corpo è di fondamentale importanza per capire quello che ci accade, ciò che non funziona e ciò di cui abbiamo bisogno. Spesso non facciamo caso ai segnali del nostro corpo, come le perdite bianche che segnalano la fase di ovulazione o il malumore e tutti gli altri segnali, che indicano le differenti fasi del ciclo. La consapevolezza è quindi di fondamentale importanza perché provoca una
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diminuzione dei dolori premestruali. La coscienza del ciclo lo regolarizza, cioè lo porta ad un ritmo sempre più vicino ai 28 giorni, mentre le donne che hanno poca consapevolezza hanno un ciclo con un andamento altalenante quando non salta del tutto, provocando nel caso spiacevoli squilibri. La meditazione è certamente un fatto equilibrio. Passare del tempo a contatto con la Natura e con la Luna, dà energia e aiuta ad avere il ciclo regolare e meno doloroso. Le quattro fasi che attraversa la Luna nell’arco di un mese corrispondono alle quattro fasi del ciclo femminile:ciclo mestruale, pre-ovulazione, ovulazione, fase pre-mestruale. Diversi studi sulle tradizioni dei popoli evidenziano che il mestruo tende a manifestarsi sempre verso una fase lunare precisa: luna piena o luna nuova. In relazione alle fasi lunari possiamo avere due tipi di cicli: – allineati , quando cioè la mestruazione avviene in Luna nuova. In questo caso l’influenza lunare è analoga a quella del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di amplificazione: massima fertilità, massima vulnerabilità, massima introspezione; – in opposizione , quando cioè la mestruazione avviene in Luna piena. In questo caso l’influenza lunare è di tipo opposto rispetto alle energie del ciclo mestruale, quindi durante tutto il ciclo si ha un effetto di compensazione oppure di instabilità emotiva elevata. Comprese queste dinamiche, ignorarle può creare disagi psicologici e fisici. A dimostrazione che sapere non basta se non si applica. Ognuna di noi può usare queste energie in ogni settore della propria vita in modo da acquisire più consapevolezza e rivalorizzare la propria femminilità. Miranda Gray nel suo libro ”Luna rossa (Capire e usare i doni del ciclo mestruale)” racconta di miti, simboli e leggende che guidano alla scoperta di antichi insegnamenti e immortali saperi, mentre esercizi pratici e visualizzazioni conducono a quel mondo interiore che è presente in ogni donna e che aspetta solo di essere dolcemente risvegliato e valorizzato. Traggo da qui spunti per spiegare le fasi per immagini. Le quattro fasi del ciclo, le fasi lunari e le stagioni dell’anno. Ciclo mestruale. Luna Nuova. Inverno È la fase riflessiva, la fase buia per eccellenza, la fase di silenzio, di introspezione, di solitudine, quella per “guardarsi dentro”. La donna vuole stare tranquilla e l’interazione con l’esterno può infastidirla. Il suo corpo è più sensibile, per cui può connettersi in maniera speciale con esso e con i messaggi che trasmette. Durante questa fase, la donna può fidarsi di più del suo istinto e del suo intuito. È il momento propizio per preservare il silenzio, la quiete e per meditare. Questo significa concedersi del tempo per il ciclo mestruale: è in questo momento che il corpo femminile recupera le energie; cerca il riposo per essere più forte e cominciare con vitalità la fase di luna crescente.
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Fase pre-ovulatoria. Luna Crescente. Primavera La settimana successiva al ciclo coincide con la primavera, con il rinnovamento, con un aumento dell’energia fisica. È una fase di transazione tra il ciclo mestruale (buio, inverno) e l’ovulazione (luce, estate). Per questo, sono giorni idonei per cominciare nuovi progetti che si materializzeranno durante la fase successiva (ovulazione). Si dimostra un’elevata capacità analitica, di concentrazione e di pianificazione. Impera la forza mentale e i pensieri chiari. Le emozioni sono più stabili e l’energia vitale è all’apice. Durante la fase di luna crescente, la donna ha bisogno di riposare meno e si sente più sicura di se stessa. Si avverte un’inclinazione alla vita sociale, si ha voglia di uscire a divertirsi. “La fase pre-ovulatoria è il momento migliore del nostro ciclo per iniziare nuovi progetti, per prendere l’iniziativa, lavorare e ottenere risultati” (Miranda Gray). L’ovulazione. Luna Piena. Estate L’ovulazione è la fase espressiva, socievole, empatica e radiante. C’è una maggiore inclinazione verso ciò che si ama. È il momento in cui la donna è più fertile, per questo è una fase piena di energia e vitalità. Durante questi giorni, la fiducia in se stesse e l’autostima aumentano. Si avverte, inoltre, un maggiore impulso sessuale. “Durante l’ovulazione la nostra sensazione di benessere personale è direttamente relazionata all’espressione dei nostri sentimenti d’amore, gratitudine e affetto” (Miranda Gray) Pre-mestruazione. Luna Calante. Autunno Durante questa fase comincia a ridursi l’energia fisica. Si sente il bisogno di liberarsi e lasciar andare ciò che non ci apporta nessun beneficio. Come gli alberi fanno con le foglie. Molte donne vivono in questo periodo la famosa sindrome premestruale. Sono giorni in cui si è nuovamente inclini allo scrutarsi dentro. Si riducono la capacità di concentrazione e la memoria. È il momento adatto a porsi domande sui propri desideri, necessità, paure; è la fase ideale per curarsi e proseguire nel processo di crescita personale. Cosa accade durante la menopausa? Anche se non si presentano le mestruazioni, i cicli continuano ad esistere ed esercitano la loro influenza. Cambia la realtà, perché è una fase diversa, ma dal punto di vista ormonale, il processo ciclico femminile si preserva. La donna in menopausa non è soggetta al ciclo riproduttivo. Energicamente parlando, è ora più potente. Tutta quell’energia, che mese dopo mese si rinnovava, fluendo verso l’esterno, ora inizia un circuito interno e continua a sostentare il naturale ritmo femminile. Questo cammino di conoscenza e comprensione della natura ciclica femminile promuove l’auto-conoscenza. Quando una donna è cosciente e conosce i suoi cicli, può gestire le sue attività e la sua vita in accordo con i suoi processi naturali. Yogi Bhajan ha insegnato a tante donne in incredibili campi yogici per donne (confermando l’essenza lunare della donna), la via migliore per capire cosa significa per noi la nostra “lunarità”, è osservare la Luna, cercare di capire in profondità che cosa è e come agisce.
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Anticamente, per cultura e tradizione, il legame tra donna e natura era ben manifesto. Si realizzavano riti e si raccontavano storie che spiegavano questa relazione. Fin da piccole, le bambine comprendevano se stesse, il loro corpo e le mestruazioni. Lo vedevano come una cosa sacra e non come qualcosa da nascondere. Attualmente, nei paesi Occidentali, le donne non prestano abbastanza attenzione ai cambiamenti emotivi ed energetici che provano durante il loro ciclo. Molto spesso cercano di vivere come se queste fasi non le influenzassero e questo presuppone una perdita di benessere e una sottovalutazione delle proprie potenzialità. La Luna: Grande Dea Molti popoli antichi erano convinti che la Luna morisse ogni alba per poi risorge il giorno dopo. Forse questo è il motivo per cui la troviamo associata a Ecate, divinità pre-ellenica del mondo ctonio. Come la Luna, Ecate è « Splendente », infatti uno dei suoi attributi è la fiaccola con la quale schiarisce l’animo dalle tenebre dell’ignoranza, così come la Luna rischiara la notte. La notte è il momento della giornata durante il quale la Terra è più simile al mondo infero, ed è allo stesso tempo il momento più propizio per i sogni. Per questo motivo così come la Luna è la Signora della Notte, Ecate è la divinità Triplice poiché è in grado di viaggiare fra i mondi, ed è l’unica a condividere con Zeus la signoria sul Cielo, sulla Terra e sul Mare. Portatrice di conoscenza, Ecate è protettrice della Sibilla Cumana e degli oracoli in genere ma anche di tutte quelle arti magiche che un tempo facevano parte delle scienze umane quando materia e spirito erano per l’uomo una sola cosa. Nel Medio Evo Ecate fu rivestita del ruolo di « Regina delle Streghe », insieme ad Artemide anch’ella divinità lunare. La Luna, infatti, è l’astro che maggiormente influenza il nostro pianeta e i suoi abitanti, è perciò da prendere in grande considerazione specialmente nelle operazioni che si compiono, nel campo della Magia, della Spagiria*. *La medicina Spagirica nata nel 1493 si basa sulla convinzione che nell’uomo sano le forze dense e sottili sono in perfetto equilibrio e che la malattia interviene quando tale equilibrio è spezzato. La malattia dipenderebbe dunque da squilibri energetici che si manifestano solo in un secondo momento anche sul piano fisico. Per curare la malattia è necessario agire innanzitutto sulle parti piú sottili dell’uomo. Spagirica dal greco antico, "separo e riunisco", accenno alla analisi e sintesi dei corpi, è il termine coniato da Paracelso (1493-1541) per designare il nuovo indirizzo medico e terapeutico da lui impresso all'alchimia. La Spagirica afferma che vi è una unità fondamentale, un’origine comune tra le differenti manifestazioni della natura, e considera pertanto le relazioni che intercorrono fra il microcosmo (l’uomo), il macrocosmo locale (i tre regni minerale, vegetale e animale) ed il macrocosmo (il cosmo). Il medico, riconoscendo la causa della malattia, può trovare il giusto percorso di guarigione e ricondurre il paziente alla sua armonia. La vera guarigione però non può venire che dal paziente stesso; i metodi terapeutici si limitano a fornire gli impulsi necessari all’auto-guarigione) , dell’Alchimia e in qualsiasi momento della nostra vita.
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Le fasi lunari sono: Crescente: in questa fase la Luna è chiamata Vergine Ecate o Aglaia (una delle tre Grazie) o Selene . Questo periodo è propizia per tutto ciò che rappresenta novità e inizio. È perfetto per stringere legami e patti, iniziare progetti e attività, e tutto ciò che riguarda l’accrescimento. Se la Luna Nuova rappresenta l’inizio della fase di crescita del ciclo lunare, la Luna Crescente simboleggia il processo di accumulo, sedimentazione, rigenerazione e assorbimento. Rappresenta l’immagazzinamento dell’energia e la sua distribuzione. La luna crescente favorisce l’assorbimento dei minerali e delle vitamine, permettendo cosi ai trattamenti che mirano alla rigenerazione, all’energizzazione e alla rivitalizzazione della struttura fisica e sottile dell’essere umano di avere effetti molto maggiori in questo periodo. Qualche giorno dopo la Luna Nuova si può osservare nel cielo una semiluna sottilissima ed affascinante, che ha un valore speciale essendo associata alla fortuna, all’esaudimento dei desideri, all’amore a prima vista, alla giocosità e all’innocenza. Questo è anche il motivo per il quale in molte tradizioni popolari si dice che quando vedi per la prima volta la semiluna (cioè ogni volta dopo la Luna Nuova), se in cuor tuo esprimi un desiderio questo si realizzerà. Questa tradizione è presente nella sfera ebraica, con il Kiddush Levanah. La luna crescente raggiunge un momento di forza, di dinamismo, a metà della distanza verso la Luna Piena, cioè quando si forma il Primo Quarto. Il quarto, dal punto di vista astrologico, rappresenta l’angolo di 90 gradi tra il Sole e la Luna, detto anche quadratura. È un aspetto considerato spesso come negativo, a cause delle grandi energie che sprigiona in maniera diretta sull’essere umano. Di fatto, è un aspetto di accumulo con effetto shock, per quelli meno pronti a digerire la valanga di avvenimenti, di informazioni e di sentimenti. Dal punto di vista dell’orientamento delle energie verso l’interno, la Luna crescente facilita l’assimilazione di informazioni, l’interiorizzazione e l’introspezione, la risoluzione dei problemi legati al passato, il superamento di sé, l’essere centrati. Vengono inoltre sostenute in particolare attività come gli acquisti, e in questo senso si afferma proprio che durante la Luna crescente dobbiamo imparare a ricevere, ad apprezzare e valorizzare tutto quello che viene verso di noi. Piena: in questa fase, gli antichi davano il nome alla Luna di Ecate Matura o Madre , Persefone , Talia (una delle Grazie), o Artemide/Diana . È la Luna della prosperità, la fecondità, le conferme e la conoscenza. È la luna migliore per intraprendere studi, confermare desideri e propositi, cogliere i frutti di lavori e progetti e le operazioni che hanno come oggetto o fine la prosperità e la fecondità. La Luna Piena, però amplifica anche i nostri stati negativi, quali l’orgoglio, la rabbia, l’egoismo, le tendenze dominatrici, ecc. e proprio per questo è molto importante coltivare, soprattutto in questo periodo, il buon senso, il distacco, l’umiltà, la semplicità, la buona volontà. La Luna Piena amplifica i processi di ricezione ed assimilazione delle vibrazioni dell’ambiente, qualunque sia la loro natura. Così, se le vibrazioni dell’ambiente sono benefiche allora nel nostro subconscio si depositeranno delle energie con frequenza di vibrazione elevata, generando predisposizioni verso stati superiori di coscienza.
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Invece, nel caso in cui le vibrazioni dell’ambiente sono ostili o contengono una predominanza materialista, il nostro subconscio verrà saturato da energie con frequenza di vibrazione bassa, generando predisposizioni verso comportamenti violenti, agitazione mentale, irrequietezza interiore, azioni istintuali. Calante: detta anche Ecate Anziana o Demetra , Eufrosina (la terza delle Grazie) è la luna dello svuotamento, del termine. La Luna Calante è il momento perfetto per rituali di allontanamento e di purificazione, per interrompere abitudini e situazioni o relazioni che non hanno più ragione d’esistere e per tutto ciò che ha come oggetto o scopo il porre a termine. Il periodo di Luna Calante è particolarmente favorevole a tutti i processi di purificazione e disintossicazione; sostiene tutti i trattamenti volti a migliorare o guarire una malattia. È un periodo nel quale si consiglia il trattamento dei disturbi, sia acuti che cronici (malattie caratterizzate dalla crescita dei tessuti, come le infezioni, l’accumulo di tossine, i depositi di calcoli), come pure per l’alleviamento dei dolori, per cominciare delle diete, ecc. Il potere curativo del trattamento è maggiore nel periodo in cui la Luna transita nel segno zodiacale corrispondente all’organo o alla parte del corpo su cui si interviene. I trattamenti e le cure di disintossicazione devono cominciare nel giorno seguente al periodo di Luna Piena, per beneficiare di tutte e due le settimane nelle quali la Luna è calante. A metà del periodo calante, nel giorno in cui si forma l’Ultimo Quarto, dobbiamo essere molto attenti a non sollecitare troppo il corpo fisico. Questa quadratura tra il Sole e la Luna amplifica i processi di purificazione ed eliminazione delle tossine dall’organismo, ma spesso attraverso forme più aggressive, generando dolori o anche shock a livello fisico. Per questo motivo si consiglia un’attitudine responsabile e temperata per essere in armonia con la capacità di eliminare del nostro corpo. Il buon senso ci insegnerà ogni volta, basterà semplicemente ascoltare la voce interiore. Gli effetti della Luna Calante: disintossicazione, purificazione, eliminazione, asciugare, condensare, slancio per l’azione, impiego dell’energia, purificazione attraverso il digiuno alimentare, migliorare o guarire una malattia. La Luna Nuova , detta anche Luna Nera o Ecate Infera è lo stadio in cui la Luna non è visibile dalla Terra. Secondo gli antichi essa moriva per rinascere dopo tre giorni con un nuovo ciclo e la corrispondente «Luna Crescente». La Luna Nuova è molto potente dal punto di vista astrologico: è quel momento in cui la Luna si trova in congiunzione con il Sole, quando cioè i due astri si sovrappongono, generando un annullamento reciproco delle forze solari e lunari, manifestando così una speciale complementarietà delle energie Yin-Yang in natura. Il risultato è la manifestazione della forza neutra, della forza “Zero”, che permette una forma di sospensione delle energie contrarie e il loro equilibrio attraverso la forza dell’unificazione polare. In diversi trattati spirituali si parla dell’equilibrio delle due polarità, maschile e femminile, sia nel nostro essere che nella natura circostante, e in questo contesto il momento di Luna Nuova rappresenta una simile unità. Per questa causa la Luna Nuova simboleggia lo stato di armonia, lo stato nel quale la natura sprofonda in se stessa per ritrovare un momento di pausa.
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Questo momento di hiatus , o di sospensione (tramite l’equilibrio delle due energie, Yin e Yang), permette la manifestazione dell’energia misteriosa dell’inizio, forza universale che favorisce l’uso adeguato del libero arbitrio. Se cerchiamo allora di trovare il perfetto accordo tra la nostra volontà e la Volontà Trascendente, la nostra coscienza vivrà delle trasformazioni spirituali eccezionali, che la porteranno ad ottenere lo stato di armonia. Questo momento astrale ci viene rivelato dalla tradizione spirituale orientale, come il momento subito prima del massimo di Luna Nuova conosciuto con il nome di Shiva Ratri , la celebrazione della notte misteriosa di Shiva. Una descrizione di questa rito appare nella famosa opera “ Shiva Purana , la leggenda immemorabile del dio Shiva”. Secondo questo trattato, la notte prima della Luna Nuova è la notte della trascendenza divina, e se ci impegniamo in attività spirituali potremo ottenere dei risultati straordinari, che equivalgono a quelli che si otterrebbero dopo un anno di pratica assidua. Shiva Ratri, o la notte di Shiva, rappresenta l’ultima fase calante della Luna, generando un effetto di massima purificazione che si manifesta sia nell’essere umano che nella natura circostante. Per questo motivo e per la prospettiva di una visione mistica, si raccomanda in quel giorno e in quella notte il digiuno alimentare completo con acqua, introspezione e autoanalisi, pratica spirituale e preghiera. La Luna Nuova è anche l’inizio del ciclo lunare che si estende per un periodo di 28 giorni. Il primo giorno lunare, che si calcola a partire dal momento di massimo della Luna Nuova, viene considerato particolarmente benefico per cominciare delle azioni importanti. Favorisce la rinuncia di abitudini negative (vizi, automatismi), il distacco dai valori materiali nel senso della loro integrazione nel piano spirituale. La «Luna Nuova» è legata al momento appena precedente la rinascita. È dunque la Luna del riposo, del non agire , dell’accumulo di nuove forze per poter successivamente acquisire nuove conoscenze. Grazie alla potente manifestazione del libero arbitrio e dello stato di neutralità in questo periodo ogni stato, vissuto, emozione o sentimento viene molto più amplificato, ma l’orientamento verso il bene o verso il male dipende in gran parte da noi. Per questo motivo dobbiamo essere molto attenti a quello che desideriamo e a quello che mentalizziamo, perché le possibilità di realizzazione sono molto maggiori che in altri periodi. È molto importante essere perfettamente coscienti delle nostre aspirazioni, evitare gli eccessi di ogni sorta, essere responsabili delle decisioni che prendiamo, ascoltare la voce del cuore, rimanere attenti ai segnali e alle sincronicità che si presentano nella nostra vita, perché è un momento nel quale si può manifestare il misterioso trasferimento della volontà individuale nella Volontà Trascendente. La Luna è il corpo celeste più importante per le arti magiche. È l’unico satellite naturale del nostro pianeta il quale compie la sua orbita intorno alla Terra in circa 27 giorni, 7 ore, 43 minuti e 11 secondi ma dal punto di vista terrestre il ciclo lunare si compie in quasi 30 giorni per via del contemporaneo ruotare del nostro pianeta. È da notare che la Luna rimane sempre nella regione di cielo chiamata Zodiaco attraversandola ogni quattro settimane. Inoltre nel suo moto percorre le 28 Case Lunari che, si dice sono custodite da altrettanti Angeli . L’orbita lunare descrive un percorso che presenta un punto di Apogeo e uno di Perigeo i quali sono rispettivamente la massima e la minima «distanza dalla Terra». Quando la Luna si trova nel punto di « Perigeo » essa ci appare nel cielo più nitida ed
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estesa a causa della sua vicinanza. Viceversa nel momento di « Apogeo ». Ovviamente la sua influenza sulla Terra è direttamente proporzionale alla distanza da essa. Tutta la vita è stimolata dalla Luna, in particolare la vita che risiede nell'oscurità, flora e fauna danzano al ritmo ciclico, incantate dalla sua energia e dal suo potere magnetico. Le fasi controllano le maree, ad essa sono collegati poteri nascosti e l'oscurità del nostro essere interiore. La Luna rappresenta le profondità del nostro Io nascosto. Molte dee nei miti antichi posseggono la luna argentea come simbolo per trasmettere significati di potenza nascosta, segreta saggezza e sottili influenze. Ci sono donne che riescono a riflettere esteriormente la luce lunare che è in loro, per questo gli uomini talvolta percepiscono la luminosità lunare in modo troppo violento e ne hanno timore. Il ciclo lunare, inoltre, riflette quello mestruale e la fase di luna nera o nuova è associabile al momento di forte trasformazione e rilascio di energie che accompagna le mestruazioni. È un periodo di introspezione, in cui i processi mentali sono rallentati, mentre affiorano le emozioni, e l'estrema sensibilità che caratterizza questi giorni può rendere il mondo esterno troppo pesante da sopportare. La donna è manifestazione di energie e istinti primordiali, dove l'intuito e l'onirico hanno un ruolo primario. È questa la cosiddetta "fase della Strega", in cui è importante assecondare il bisogno del nostro corpo di ritirarsi dal mondo, per riconnettersi con il proprio sé, anche attraverso la magia, la divinazione, la preghiera e la meditazione. La Luna, quindi, non è semplicemente un satellite che gira intorno alla terra e allieta le nostri notti con la sua visione. I nostri antenati, in epoche in cui la connessione con il mondo naturale era molto pura e intensa, hanno capito che la Luna ha una potente influenza sulla terra, determinando fenomeni naturali come la bassa e l’alta marea, ma anche la riuscita di alcune attività. “Molti calendari del passato si regolavano sul corso della luna in quanto le forze indicate e annunciate dalla posizione della luna nello zodiaco sono molto più significative per la vita di ogni giorno dell’uomo che non quelle della posizione del sole”**.
**Johanna Paungger e Thomas Poppe in “Servirsi della luna”, testo sul potere lunare.
In Alchimia , la Luna coincide con le qualità dell'argento, la purificazione e l'energia bianca, che riflette la luna solare come la luna fa col sole, un’energia forte ma malleabile. Nel suo significato archetipico, la Luna è la "Regina del Cielo", dea, madre, amante, sacerdotessa. Nel Taoismo, la Luna è yin, ci si riferisce a lei come "l'occhio che brilla nel buio, è il simbolo di una visione illuminata di natura spirituale e illuminata. Per gli Egizi, la Luna è spesso legata a Iside, conosciuta anche come la Regina dei Cieli, una creatrice cosmica.
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Un mito della Tradizione Ebraica: la Luna Punita All’inizio dei tempi Sole e Luna erano della stessa grandezza e brillavano di identica luce: quando uno dei due tramontava, l’altro sorgeva a illuminare il mondo. La Luna, però, non sopportava che il Sole fosse grande e bello come lei, e chiese a Dio: «Ti pare possibile che in cielo ci siano due re di uguale potere? Non sarebbe meglio che uno obbedisse all’altro?» «Sono d’accordo» disse Dio. «Vuoi dire che tu diventerai più piccola, e rifletterai i raggi dei Sole» Così la Luna, che era tanto ambiziosa, venne punita, e si lamentò amaramente. «Che altro vuoi?» chiese il Signore. «Possibile che io debba rimpicciolirmi perché ho detto una cosa giusta?» protestò; allora Dio volle consolarla: «Ogni volta che apparirai in cielo, una schiera di stelle ti farà compagnia, come se tu fossi una regina con il suo seguito. E, se ancora non ti basta, gli Ebrei conteranno i giorni e gli anni su di te.» E infatti quello ebraico è un calendario lunare.
Il ciclo lunare di nascita e morte, inteso come permanenza dell’essere attraverso le mutevoli vicende del divenire, è universalmente rappresentato dalla spirale e dal cerchio, quest’ultimo usato anche come rappresentazione della Luna piena (se bianco) o nuova (se nero). Lunari sono anche tutti gli oggetti circolari, come coppe, culle, uova, etc. Altri classici simboli lunari sono la svastica orientata in senso antiorario, spesso associata alla mezzaluna e a divinità lunari, come Artemide, Astarte, Kali, e il sistro, strumento musicale a percussione, attributo di Iside e Artemide, simbolo di movimento ritmico perenne. Tipicamente lunari sono il numero sette (sottomultiplo di vent’otto, i giorni del mese lunare) e il numero tre, che simboleggia Luna piena, nuova e mezzaluna: spesso infatti le Dee Madri sono adorate in forma trinitaria e tipicamente lunare è il triskel, spirale celtica a tre braccia, presente anche da noi in Sicilia, emblema ufficiale dell’isola di Man, dove un tempo era adorata la dea Luna Ana. La Luna si limita a riflettere la luce del Sole, quindi simboleggia un carattere di ricezione, di accoglimento femminile, di sottomissione che è tipico dell'astro; esprime al massimo le caratteristiche di maternità e passività. Qui si manifesta la potenza del Femminile come perfetta recettività che conduce al superamento di qualsiasi forma-limite. Gli strumenti della tessitura e della filatura sono ovunque simboli del divenire ciclico, associati alla Luna: la filatura richiede infatti un movimento ritmico, circolare, simile a quello lunare. Per questo in molte tradizioni sono le dee lunari ad aver inventato l’arte della tessitura e il fuso è un loro attributo caratteristico (ad esempio in Ishtar e Persefone). I fili di un tessuto danno continuità, ma costituiscono anche un legame, e
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dunque diventano spesso simbolo del destino, che limita e vincola l’uomo. In molte culture troviamo perciò divinità lunari che tessono il destino dell’uomo, come le Moire greche, le Parche romane o le Norne germaniche e talvolta la Luna è rappresentata come un ragno gigantesco, intento a tessere la sua tela. Il Sole è vitalità. La Luna è il primo distributore dell'energia solare, psicologicamente rappresenta i nostri mezzi di adattamento alle esigenze vitali, l'adattamento alla vita, i nostri bisogni. Simboleggia la nostalgia della prima infanzia e del dono insostituibile dell'amore materno. Influenza l'immaginazione e la memoria. Nel tema natale di un uomo, la luna rappresenta la donna e il suo modo di considerare la donna (madre, moglie, amante). Nel tema di una donna rappresenta la sua femminilità, il suo modo di essere femminile. È regolatrice del sonno e dei sogni. La Luna raffigura i sentimenti e le emozioni di una persona, la sua ricettività, l'immaginazione e il tono della sua vita basato sulle percezioni primarie. Nella volta celeste la Luna retrograda, va sempre verso oriente. Questo movimento è sensibilissimo, tanto che può essere provato con osservazioni semplici ed elementari. Prendendo come punto di riferimento alla Luna una stella di prima grandezza che le sia vicina, si vedrà che notte dopo notte la Luna se ne allontana in direzione sempre contraria al moto diurno. Alla fine del primo giorno si sarà allontanata di circa 13° e nei giorni successivi di 26°, di 39° e così via, finché dopo 28 giorni, percorso un arco di 360° circa, sarà ritornata al punto di partenza. Quando la sera esce dai bagliori solari, la Luna ha una falce sottilissima, i cui estremi vengono chiamati corni. Dopo le fasi di Primo quarto, Plenilunio e Ultimo quarto, la Luna che volgeva alla Terra la faccia illuminata dal Sole, va a tuffarsi nei suoi raggi il cui splendore la rende invisibile; ed eccoci alla Luna Nuova, ossia alla congiunzione col Sole. I periodi di Plenilunio e novilunio si dicono egizie e quelle dei quarti quadrature. Con Luna nuova inizia il mese Lunare. Le fasi e gli aspetti della Luna hanno dato origine ai giorni della settimana: infatti la Luna ogni sette giorni appare sotto una nuova forma. Ogni 235 lunazioni che occupano un periodo di 19 anni la Luna ritorna alle stesse fasi: la scoperta di questo principio fu così interessante che il relativo calcolo astronomico fu esposto in lettere d’oro ai Fori e fu dato il nome di numero d’oro all’anno che, concludendo il periodo di 19 anni, riportava la Luna in congiunzione col Sole nello stesso punto di cielo, ossia nello stesso segno zodiacale. Questo numero d’oro viene calcolato nel calendario delle cerimonie sacre, comprese quelle Cristiane. Nella tradizione ebraica, la Luna nuova segue il nuovo mese. La Pasqua è la Luna Piena del primo mese. Infatti la Pasqua non ha un giorno fisso come il Natale, ma cade nella domenica successiva al Plenilunio corrispondente all’equinozio di primavera. Gli influssi della luna rafforzano i benefici della meditazione.
Nel Martinismo, la Luna è il lavoro dell’Iniziato, che apprende a ricevere la Luce. Oltre al rito giornaliero, inizia anche un rito propriamente lunare, connesso con le fasi del Novilunio e del Plenilunio. Durante il rituale della Luna nuova l'Iniziato si purifica dall'impuro, per cominciare un nuovo ciclo allineato alle energie della Natura che governano l'intero Universo.
IGNIS I::I::
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I quattro che entrarono nel Pardès
di Mehrion I:::I:::
La via della Conoscenza che passa per la Qabalah deve essere affrontata con umiltà e
consapevolezza. L’approccio deve attraversare diverse discipline prima di potere
infine sfociare ad una appena infinitesimale sensazione di “sapere”, circostanza messa
in luce dal nostro V.O. che indica con chiarezza i perimetri entro i quali muoversi con
prudenza pur consentendo la ricerca della Via più appropriata al proprio sentire. Lo
studio della Qabalah deve prima essere preceduto da uno studio approfondito delle
lettere ebraiche e solo successivamente dagli approfondimenti di Bibbia e Talmud. La
Via cabalistica presenta enormi difficoltà che, nella vita quotidiana e profana,
appaiono sminuite da una messe caotica di informazioni che fioriscono nei gruppi a
tema dei social network. Il Talmud mette in guardia da simili atteggiamenti di
superficialità narrando la storia dei quattro saggi alla ricerca del “sapere verso le
altezze celesti” che sarebbero vissuti nel II secolo dell’era volgare. E’ opportuno
evidenziare come tale racconto vada adeguatamente interpretato alla luce dell’idea
che il Pardès non è il “Paradiso” come comunemente si intende in epoca moderna
post-cristiana. Esso è la sede della Conoscenza, impenetrabile non solo a chi non sia un
prescelto ma, pur essendolo, che non abbia esercitato ogni sforzo al fine di elevare la
propria sorte alla ricerca della Reintegrazione. Si precisa, pertanto, che il senso
exoterico del mito è alla portata di chiunque ma esso va poi analizzato nei suoi propri
significati più profondi. Fin dalla culla esoterica medievale italiana essi si raggiungono
attraverso i procedimenti letterale, allegorico, morale e anagogico secondo quanto Ugo
di San Vittore scrisse in De scripturis affinché dalle cose d’esperienza sensibile si
giunga a quella divina e pertanto dalle creature viventi alla Causa prima. Identità di
vedute rammostra Dante nel Convivio e nella lettera a Cangrande della Scala. Tali
metodi riprendono il nome stesso del Pardès, giardino della mistica ebraica e della
Conoscenza, formato dalle lettere: P iniziale di Peshat (senso letterale) R Rèmez
(senso allegorico) D Deràsh (senso morale) e S Sod (il significato sacro).
Tenendo bene a mente l’indizio del Nomen, il Talmud narra che quattro persone
entrarono nel Pardès: Ben ‘Azzai, Ben Zomà, Acher e Rabbi Akiva. Quest’ultimo ha
detto loro: “Quando arriverete ai blocchi di marmo puro non dite. Acqua! Acqua!,
perché è detto: Colui che dice menzogne non si troverà davanti ai Miei occhi.
Ben ‘Azzai ha dato un’occhiata ed è morto. A lui si applica il versetto: “La morte die
giusti è preziosa agli occhi dell’Eterno”.
Ben Zomà ha dato un’occhiata ed è stato colpito. A lui si applica il versetto: Se trovi
del miele, mangiane solo quanto ti basta, per il rischio che tu ne sia sazio e lo vomiti.”
Acher ha tagliato le piantagioni.
Rabbi Akiva è uscito in pace.
Quattro destini differenti per quattro uomini diversi.
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Ben ‘Azzai non è designato quale Rabbi ma col patronimico “Ben” cioè “figlio di”;
indizio che sta ad indicare che sia morto giovane e celibe. In effetti egli sapeva di
trasgredire la legge ebraica non sposandosi ma tale era l’amore per la Torah da non
poter vivere una vita “normale” e creare una famiglia. La morte successiva alla
“visione” indica uno dei rischi dello studio mistico: non ci si deve allontanare dalla
vita terrena e dal proprio clan, non ci si deve far divorare dal proprio fuoco o furore
interiore altrimenti si rischia di venire bruciati di quello stesso amore, come accadde ai
figli di Aronne penetrati nel Sancta Sanctorum per avere acceso un fuoco profano
senza che il Santo, benedetto il Suo nome, glielo avesse comandato. Stessa sorte ebbe
Uzà (nome attualmente utilizzato per le acclamazioni in alcuni rituali massonici)
Ebbene, Ben ‘Azzai dopo “una occhiata” muore. Forse per un peccato (nel senso
biblico di mancato raggiungimento dell’obiettivo) di superbia, credendo di avere
compreso “tutto” solo con uno sguardo. O, forse, perché non essendo preparato alla
visione da una vita anche da uomo e non soltanto da mistico, avendo “visto” non
poteva più vivere alla stessa maniera degli altri esseri umani.
La storia del primo uomo ad entrare nel Pardès serve pertanto da barriera e monito.
Ben Zomà impazzisce (è stato colpito).
Il Talmud ci narra il “dopo”. Al suo ritorno i rabbi, preoccupati per la sua salute, gli
posero diverse domande per verificare il suo grado di follia: Si ha diritto di castrare un
cane? Un sommo sacerdote può sposare una vergine incinta? Cennando soltanto che
trattasi di interrogativi di mistica ebraica in ordine alla sessualità sacra, anche in
questo caso il monito è chiaro: non si deve sostituire l’amore di Dio a quello per gli
esseri umani. All’ultima domanda sui risultati delle proprie meditazioni, Ben Zomà
risponde che sta scrutando lo spazio a separare le “acque in alto” da quelle “in basso”
(Genesi) e questo non è più grande di tre dita perché “Il Ruach soffio divino plana
sulla superficie delle acque come la colomba che vola sui suoi piccoli, sfiorandoli senza
toccarli.”
Acher ha tagliato le piantagioni.
Acher significa “l’altro” ed è il nome con il quale viene chiamato Elisha ben Abuyà, il
maestro eretico. Il Talmud narra che questo rabbi, amando così tanto la Torah, ne
rivela anche alcune contraddizioni e si ribella alla separazione tra narrazione letterale
e realtà. Per questo, al suo allievo, rivela che avrebbe chiaroudito oltre la Cortina
celeste che tutto il mondo era ammesso a redimersi eccetto lui. E’ l’unico, in tutta la
tradizione ebraica, al quale non è consentito ritornare sui propri passi. Il Talmud non
narra che Acher “vede” come nei primi due casi ma che “taglia le piantagioni”.
Questo perché, in un altro passo, si narra che egli avrebbe visto il Metatron assiso sul
Trono divino e nei Cieli soltanto Dio può stare seduto. Dopo questa visione egli chiede:
“Shtei reshuyot?” “Due Princìpi?” Esiste un altro Ente che decide oltre al Signore?
Ecco il terzo degli ammonimenti. La visione della Potenza del Male.
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Rabbi Akiva uscì in pace.
Come Mosè, Rabbi Akiva riesce a entrare in contatto col Signore e poi tornare fra la
sua gente. Ecco il senso dello studio dei testi sacri e della Qabalah. Non soltanto la
propria elevazione spirituale ma la condivisione per un mondo, in questa dimensione,
da migliorare. Rabbi Akiva insegna ai suoi discepoli che la prima frase dello Shemà:
“Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e tutta la tua anima” significa che
lo amerai anche “Se prende la tua anima”.
Quando, cioè, dopo le prove affrontate, gli studi e la visione, avviene la comprensione,
la missione non è finita e, fra gli uomini, si torna per donare il proprio cuore e la
propria anima, ormai essendo divenuti con essi tutt’Uno.
Questa meravigliosa lezione, però, ha una chiave di volta ancora più intensa ove si
pensi che la Reintegrazione raggiunta avviene attraverso la Donna e l’Amore Sacro.
Rabbi Akiva, prima di iniziare i propri studi, chiese in moglie la figlia di un ricco
mercante che non voleva acconsentire alle nozze perché Akiva era solo un pastore. La
donna, invece, accetta di unirsi a lui in matrimonio purché diventi saggio. Egli manca
da casa vent’anni e, al ritorno, entrando in casa, sente le amiche della moglie deriderla.
Lei, in forza, volontà e consapevolezza, risponde risolutamente che lo avrebbe atteso
altri vent’anni e se fosse tornato saggio lei sarebbe stata felice. Rabbi Akiva non entra
nemmeno ad abbracciarla e riparte per altri vent’anni. Torna a casa, così, dopo ben
quarant’anni, (quaranta è un numero di omaggio, rappresenta la Mem, le acque, il
femminino Sacro, la vera Redenzione). È acclamato dalla folla, il Maestro del suo
tempo, con al seguito migliaia di discepoli. La moglie, recatasi a conoscere questo
maestro da tutti osannato, non lo riconosce. Rabbi Akiva, zittisce tutti, la indica e
dice: “Sappiate che tutto ciò che riceverete da me è a lei che lo dovete”.
Non conosciamo il nome della moglie di Rabbi Akiva, la donna che offre all’altare
della Conoscenza i suoi anni e il suo amore più puro, che sacrifica la sua vita “normale”
e della quale i testi talmudici non tramandano il nome.
Ci tramandano però la chiave di tutti i Cieli: la Donna come portale tra la Promessa
divina e la Reintegrazione. È Incognita, come ogni Martinista deve desiderare essere.
È invisibile, avvolta nel mantello dell’ultimo degli ammonimenti per entrare ed uscire
in pace dal Pardès. Quel mantello si chiama Amore.
Mnemotecnica Ermeneutica associata al racconto haggadico (DALQ)
Peshat letterale Ben ‘Azzai Muore giovane, imperizia
Rèmez allegorico Ben Zomà Impazzisce (è stato colpito=non accetta di esser confutato)
Deràsh morale Acher Taglia le piantagioni=contrappone e divide per aver ragione
Sod anagogico Rabbi Akiva Uscì in pace, sorridendo, diceva di non ricordare
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LEGGI UNIVERSALI E VIA MISTICA ALLA CONOSCENZA
di ALTOTAS*
Porteremo più in profondità la nostra meditazione con l’ausilio delle astrali corrispondenze della Luna, del Sole e del suo ordinamento sui Pianeti, Signori della Settimana, e degli squarci sul cosmo dati da Solstizi ed Equinozi. L’Adepto avrà intravisto il Sole dietro il Sole e il semplicissimo fondamento di una Religione Naturale, protesa alla Santificazione del Tempo e costituita sull’osservazione degli Astri e del loro corso celeste, indipendente da dogmi e costruzioni di potere, pura e integra. L’articolo è concluso. Il resto è commento.
* * *
Commentando le proposizioni sopra espresse attraverso il prisma di contenuti che trasluce dal volume SUL SENTIERO INIZIATICO, che raccoglie parte degli scritti del S::G::M:: del N::V::O::, l’allineamento tra la mente e il cuore auspicato dal sottotitolo ci sembra il punto di partenza per chi voglia affacciarsi alla dimensione spirituale attraverso un rapporto non dogmatico, non filtrato da un clero (e quindi non religioso), ma naturale e magico. Per un Martinista, è naturale che il tema mente e cuore venga interpretato come via teurgica (potere della mente) e via cardiaca (eccellenza del cuore): ma non si dovranno vedere antinomie. I pentalfa della via teurgica si trasformano nel potente Shaddai quando l’Adepto è pronto all’incontro con il Santo Angelo Custode al momento dell’ascesa ai Misteri di Tiphereth. Torniamo alla domanda: si possono dare LEGGI UNIVERSALI? Sul piano filosofico-metafisico la risposta è chiaramente SI. Sul piano storico-politico la risposta è nettamente NO. Sul piano astratto e incondizionato del SI possiamo individuare un’unica Legge Universale, data dall’equazione LUCE=COSCIENZA. Ognuno di noi sa cos’è giusto e cos’è sbagliato, cosa è bene e cosa è male. È tutto qui e non c’è altro da aggiungere. Sul piano concreto e condizionato del NO si entra nel campo minato dei convincimenti etici e morali che tendono a farsi legge sociale, ordine costituito, autorità, regime.
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Dai tempi più remoti, l’ammantare queste convinzioni delle classi dominanti al potere di un’aura di divinità, è stato il modo per addomesticare i popoli e per recidere i critici più irriducibili, accusandoli di eresia e mandandoli al rogo. Sia il Codice di Hammurabi o la Venerata Torah, sia il Santo Vangelo o il Sacro Corano, l’interpretazione di queste leggi spesso è stata quell’oppio dei popoli che ha consentito all’Ancien Régime, cioè al potere dogmatico e oscurantista, di governare e di tenere i popoli nell’ignoranza delle tenebre. Ecco perché l’ampia e generale Riforma delle Arti e delle Scienze promulgata dal Collegio Invisibile dei S::I:: R+C nel 1616 è sempre più necessaria per LIBERARCI DAGLI ERRORI E DALLE PAURE DEL PASSATO. Far questo significa promuovere ovunque educazione e istruzione, affinché sia possibile per ciascuno aprire la porta dello spirito SENZA ALCUNA INTERMEDIAZIONE DI DOGMI di qualsiasi clero, ma per accesso diretto alla Conoscenza, senza dimenticare che questo avviene a rischio e pericolo dell’Adepto, comportando la sua completa responsabilità. CONOSCENZA È UN NOME DELL’ABISSO: l’Adepto resti umile, perché il suo conoscere, per quanto grande, sarà sempre infinitesimamente piccolo rispetto all’Universo. L’avanzare nella conoscenza è consapevolezza della fragilità, della vulnerabilità e dell’impermanenza della natura umana. L’unica forma della LEGGE UNIVERSALE che potremo ammettere è quella dell’equazione LUCE=COSCIENZA. Tutto il resto andrà respinto come inganno politico. La legge della coscienza non è trasmissibile. Quando si tenti di farlo, si otterrà una morale, che non può essere adatta a tutti e non possiede caratteri universali. Ciò che possiede carattere universale non è l’essere qui e adesso, che ci lega al corpo materiale e alle sue esigenze che ci contrappongono gli uni agli altri. Ciò che possiede carattere universale è il nostro fluire elettromagnetico, la nostra natura essenziale come suono, vibrazione nel tempo. Non a caso nell’antica dottrina le Sacre Celebrazioni sono Santificazioni del Tempo, e cioè la Luna Nuova, i Sabati, la Luna Piena, gli Equinozi e i Solstizi.
Ricopriamo con velo e sigilliamo profonda meditazione sui nostri Misteri.
A.
* 5 ⃞ =6 ⃝ in the O⁂:O⁂ Golden Dawn / Morning Star ※
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“ Del mio Martinismo ”
Il cordone di Ereshkigal S::I::I::
Dopo la pubblicazione su questa Rivista del mio articolo dal titolo “Mantello,
maschera e cordone”, mi fu fatto osservare da autorevole Fratello che nell’O::E::M:: il cordone non era ricompreso tra gli strumenti rituali.
La osservazione, come ogni altra porta nell’intento di un reciproco miglioramento, ha formato oggetto delle mie riflessioni per lungo tempo perché apparentemente inspiegabile.
La domanda, senza risposta apparente, era il perché di una tale scelta; domanda alla quale intendevo dare una risposta compiuta.
Riscrivere l’intervento sul cordone mi è costato mesi di studio e riflessione, pur nella brevità del tutto.
Il cordone Alcuni ordini martinisti prevedono l’uso di un cordone sacro da cingere alla
propria vita nel corso di tutte le attività rituali, teurgiche e non, mentre altri non ne fanno neppure menzione.
Disponendo dei rituali di diversi ordini, nonché di quelli di Papus e di ciò che è rimasto della rituaria degli Eletti Cohen, tento un primo approccio, riservandomi di modificare progressivamente le mie opinioni, alla luce dei contributi che ciascuno potrà dare sull’argomento nel corso del tempo.
Innanzi tutto Martinez de Pasqually. In una famosa lettera a J.B.Willermoz del 1768 il Maestro scrisse: “… è
necessario che voi poniate sull’abito un lungo saio bianco, cinto in vita da un cordone di colore rosso fuoco largo un piede . …” ; e, subito dopo: “… Dovete avere addosso tutti i
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colori dell’Ordine: …un cordone nero da indossare da destra a sinistra ed un altro grande cordone rosso da indossare nel senso contrario…” .
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Ed, ancora, nei Rituali Segreti leggiamo, in aggiunta: “ Questo è l’abbigliamento del R+C operante negli equinozi, quello del Maestro Coen, evidentemente è più semplice:… cordone nero portato a tracolla da destra a sinistra. ”
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Mi sembra, dunque, non opinabile che Martinez abbia prescritto l’uso del cordone, ed altrettanto pacifico che della necessità del suo uso fosse a conoscenza Willermoz che, della lettera sopra citata, era il destinatario. Per le funzioni svolte ed i rapporti tra i due allievi, si può ipotizzare che della prescrizione fosse ovviamente a conoscenza anche de Saint Martin.
L’Ordine Martinista nel quale fui iniziato alcuni decenni or sono, con una chiara impronta teurgica e di evidente discendenza, quanto meno ideale, martinezista,
1 Martinez de Pasqually, Lettere , a Willermoz 11.9.1768, pubblicate in più testi. Tra i tanti cfr. Martinez de Pasqually, L’universo a portata di mano, (a cura di Mauro Cascio), 2016, 17. 2 Martinez de Pasqually, L’universo cit., 18 3 Martinez de Pasqually, Rituali segreti della magia operativa , vol.I, Genova, 66. Cfr. anche Le Forestier R., La massoneria occultista nel XVIII secolo e l’Ordine degli Eletti Cohen , Genova, 1999, 50. La lettera è riportata anche in Purusha, La società degli Indipendenti , Acireale, 2015, 26.
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prescrive l’uso del cordone nel corso tanto delle tornate di loggia quanto nell’adempimento dei vari riti.
A quel cordone, dopo tanti anni di uso costante, sono profondamente legato e personalmente conferisco una importanza non sopprimibile.
Il Boyer, nel suo testo pubblicato in Italia di recente , riprende i rituali usati da 4
Ambelain per la trasmissione dei poteri martinisti ai liberi iniziati. Riporta: “ …Si allaccia poi, sotto il mantello, il cordone intorno alla vita del candidato. “Uomo di desiderio, con questo cordone, che d’ora in poi indosserete sotto il vs. mantello, siete diventato un isolato, protetto dalle forze del male che vi assedieranno durante il vostro lavoro. Il cordone, simbolo del cerchio magico e della catena tradizionale, vi collega ai vostri Fratelli e Sorelle ed al vostro Iniziatore come collega questi e questo a tutti coloro che non ci sono più ma che stasera, con lo spirito, tuttavia, sono lì, invisibili ma presenti. Il cordone, simbolo del cerchio magico e della catena tradizionale, è l’immagine della catena che vi collega ai vostri fratelli e sorelle, la maschera è il segreto, il mantello è silenzio e cautela…” .
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Dunque, una ulteriore conferma. Devo poi aggiungere che l’Autore dedica la propria opera tra gli altri ad
Amadou e, nel commentare il senso complessivo dell’Opera, conferma come elemento necessario del lavoro l’uso del cordone: “… gli strumenti di questo ritorno al nostro stato divino sono chiaramente indicati nel rituale: maschera, mantello, cordone” .
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Pertanto, è plausibile giungere alla conclusione che l’uso del cordone, per le ragioni che approfondirò brevemente in seguito, sia stato prescritto dalle origini in una linea operativa ininterrotta.
Rimarrebbe da comprendere, però, perché se il detto rituale fu usato da Ambelain per la trasmissione dei poteri a Philippe Encausse ed ai membri del risvegliato Supremo Consiglio dell’Ordine Martinista, dichiarato come già usato in forma “quasi identica” da Lagreze, Chaboseau, Meslin , invece poi proprio nella linea
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papusiana e nei rituali di Papus il cordone non apparisse. Si leggano in questo senso i rituali di questi nella versione tramandata proprio da Amadou ; manca ogni
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indicazione in tal senso anche nei rituali dell’Ordine Martinista Antico e Tradizionale ed in quelli riportati da Purusha , citati come risalenti al 1913 e, dunque, anch’essi al
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periodo del risveglio dell’ordine martinista (peraltro in maniera evidente “massoneggianti”).
La possibile soluzione dell’enigma mi è sovvenuta allorquando rileggendo i rituali dell’Ordine Esoterico Martinista, che pure non prevede l’uso del cordone, ho ritrovato invece nelle disposizioni concernenti i lavori di Loggia, e più precisamente nel cd. “ riepilogo degli oggetti necessari ” ai lavori, la presenza del mantello, della maschera e del cordone o sciarpa personali .
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È possibile, dunque, proporre uno schema logico. Inizialmente ritenevo che poiché il cordone simboleggia “ il cerchio magico ” e “ la
catena tradizionale ” esso fosse strettamente correlato alla natura teurgica dell’attività svolta e, dunque, non ritenuto necessario da chi pensava, nel momento del risveglio
4 Boyer R., Maschera, mantello e silenzio , Acireale, 2012. 5 Boyer R., op.cit., 38-39 6 Boyer, op.cit., 67. V. anche ibidem , 82 7 Boyer, op.cit. , 29-30 8 Amadou R., Quaderni dell’Ordine riservati alle Logge regolari ed agli Iniziatori 9 Purusha, op.cit., 104 10 In Vademecum dell’Associato Incognito , 16
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del Martinismo, che l’insegnamento trasmesso fosse qualcosa di piuttosto elementare e, in qualche modo, addirittura propedeutico all’ingresso in massoneria.
La mia opinione era sostanzialmente esatta ma del tutto incompleta. Papus affermò che nel Martinismo “ gli insegnamenti sono elementari, i simboli
poco numerosi ” giacché “ più che sufficienti al modesto fine del nostro ordine ”; il traduttore dei rituali avvertì addirittura l’esigenza di ricordare che “ Papus considerava l’ordine martinista, nella sua semplicità, come un cerchio esterno a insegnamenti più approfonditi e riservati ” .
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Se questa era l’ottica iniziale si giustificherebbe dunque la soppressione di qualcosa come il cordone, afferente aspetti che non erano propri della pratica proposta perché carenti di qualsivoglia prospettiva operativa.
Tale opinione può essere ulteriormente approfondita. Ritengo più che plausibile che la ragione di tale divaricazione sia nata nel corso
del tempo e che il cordone sia stato soppresso, a partire da Papus e nella sua linea di trasmissione, in quei contesti operativi che hanno teso piuttosto ad una esaltazione della natura cardiaca dell’attività: dunque, sarebbe stata operata una sorta di pulizia dei rituali e delle istruzioni con la elisione di un simbolo che non trovava più pratica ragione di essere per l’allontanamento dalla pratica magico-teurgica.
Il “ Riepilogo degli oggetti necessari ” contenuto nei rituali dell’O:::E:::M::: sopra citato sarebbe la conferma della correttezza dell’approccio. In un tempo oramai lontano, in una ottica operativa che vedeva nella “via del cuore” l’unica via da seguire (e le ragioni non erano ragionevolmente infondate in una ottica di contenimento delle potenziali “fughe” della mente da parte di alcuni allievi) qualcuno ritenne superfluo il cordone e ne soppresse la prescrizione, dimenticando però l’ulteriore riferimento presente nelle premesse al rituale, nel quale per una svista il richiamo al cordone è rimasto, consentendomi oggi di riflettere e dedurre quanto riferito.
Non giudico, ovviamente, la scelta che ritengo essere coerente con le premesse; ma avendo affermato e confermato che ciascun Maestro agisce secondo Tradizione e alla luce delle predisposizioni dei singoli allievi, mi appare più corretto evidenziare la natura e funzione dello strumento, che diviene concretamente operativo in alcuni contesti, nel mentre rimane estraneo ad altri, o piuttosto un elemento la cui funzione assume contorni differenti ma anche essi insostituibili.
Esso, dunque, avrebbe ragion d’essere in una logica martinezista, nel mentre potrebbe risultare una superfetazione laddove si operi nel contesto di una via cardiaca.
Questa conclusione, tuttavia, se spiega in quali contesti appaia il cordone ed in quali esso possa sembrare inutile orpello appare ancora insoddisfacente perché occorre riflettere sul significato, o meglio sui significati, del cordone che cinge il nostro corpo se, come ritengo, esso appaia strumento di lavoro indispensabile e necessario per tutti.
Innanzi tutto il cordone ha un suo valore assoluto: l’Iniziatore deve comprendere se effettivamente il profano sia pronto a cingersi di esso.
Dice Luca: “ abbiate sempre i fianchi cinti e le lucerne accese, e siate come uomini in attesa che attendono il padrone tornare dalla festa, per potergli aprire appena giunge e bussa alla porta. Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, troverà vigilanti! Io vi dico in verità che egli si cingerà, li farà mettere a tavola e si presenterà per servirli ” .
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11 Amadou R., Quaderni cit. 12 Luca, 12, 35-37; v.anche, ma in contesto differente, Esodo, 12, 11: “…lo mangerete in questo modo: avrete i fianchi cinti, i calzari ai piedi, il bastone in mano: mangiatelo in fretta: è il passaggio del Signore”.
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Il cordone è innanzi tutto segno di continenza e “mortificazione”, se con tale termine si intende correttamente non un atteggiamento masochistico, bensì la volontà di abbandonare le apparenze e l’apparire, come ci insegna la maschera. Sostanzialmente, una rinuncia al narcisismo ed all’autocompiacimento. Un piegarsi, positivo, verso se stessi e verso gli altri, propositivo di lidi che, come letto nelle sacre scritture, dio è pronto ad offrire a chi gli si offre.
Segno di purezza, abbandono delle passioni, perseguimento della virtù della continenza (che nulla ha a che fare con la castrazione sessuale, come in modo abnorme e non conforme al disegno divino è ritenuto ab antiquo dal clero secolare di santa romana chiesa, nel mentre semplicemente è segno dell’equilibrio interiore, dell’emozione e della gioia di vivere con equilibrio il dono della sessualità) . Il cordone
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è anche simbolo di fedeltà. Esso, poi, assume valenza di simbolo vivente e operativo della catena che
collega ciascuno a tutti gli altri fratelli e sorelle, ovunque siano, conosciuti in corpo o uniti dall’incredibile ed atemporale legame iniziatico (“… Il cordone, …vi ricollega ai vostri fratelli e sorelle e al vostro iniziatore come collega questi e questo a tutti coloro che non ci sono più ”).
Esso assume, inoltre, il valore di vincolo che impegna ciascuno a percorrere fino in fondo “il ciclo della vita presente”, vivendo coscientemente la propria relazione con la divinità.
Come scritto, infine, il cordone “ più che un simbolo di un legame con un terzo esterno, ci avvolge i fianchi e il ventre, oceanica energia. Esso va da noi a noi stessi. Esso indica anche che tutto è in noi, che noi diamo vita al mondo… ” . Ne deriva la necessità
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del dominio di sé, indicato come precetto assoluto da Pietro nella Prima Lettera: “ …cingete le reni del vostro spirito ” .
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Ma, nella sostanza, per comprendere l’importanza dello strumento, occorre che il profano provi un profondo anelito verso il servizio alla divinità giacché in questo si ritrova la risposta al perché desiderare di entrare tra noi.
È interessante valutare l’affermazione secondo la quale se il martinista fosse solo un “monaco” sarebbe sufficiente indossare l’alba, nel mentre il cordone sarebbe anche simbolo di una volontà combattente: cingendolo ci si isola dalle forze inferiori (non intese come esterne a noi ma facenti parte della nostra struttura umana). Il nostro viaggio verso il centro presuppone proprio tale una tale consapevolezza, giacché si sarebbe altrimenti tentati di credere che gli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso siano solo esterni alla nostra finitezza .
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13 Cfr. Miscioscia A., La cintura: un simbolo dalla pluralità di significati: “Presso i greci e i romani le fanciulle portano una cintura di lana di pecora –simbolo di verginità- che il marito deve slacciare una volta giunti al talamo; togliere la fascia è, quindi, emblema della unione coniugale”. Ma poi aggiunge: “Dopo il matrimonio la donna si contraddistingue per il cingolum, una fascia avvolgente il torace appena sotto il seno, che per motivi di salute viene tolta durante il periodo di gestazione”. Si può ipotizzare, dunque, che la cintura sia comunque un segno di legame o vincolo vuoi alla fedeltà coniugale, vuoi alla continenza sessuale, vuoi al principio di riferimento. Si pensi, al proposito, alla corona del rosario ed alla consequenziale idea di protezione che deriva dall’essere circondato da una cintura, come ad esempio nella tavola di Bartolomeo Landi in cui la Vergine raccomanda Siena a Gesù cingendo la città con la propria cintola reggendo un cartiglio con il motto “h(a)ec est civita(s) mea”. 14 Boyer R., op.cit., 82. 15 Pietro, Prima Lettera, 1, 13 . Nella Bibbia di Diodati: “havendo i lombi della vostra mente cinti…”. E Boyer, op.cit. , 82: “Il cordone …preserva l’intimità con l’essere”. 16 Enoch S:.I:.I:., Gli indumenti del rito , in www.ordinemartinistauniversale
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In questo percorso, il cui risultato è incerto per definizione e per esperienza, ci troveremo dinanzi alla scelta tra il bene ed il male ed il cordone, a questo punto, saprà svolgere la sua funzione.
Non appaia contraddittorio ciò che, al contrario, è frutto di una vita vista e vissuta nella sua completezza complessiva, di interiorità consapevole e di relazione con la divinità.
Come detto, il cordone svolge poi la funzione di protezione dalle forze del male che ci assediano durante il vostro lavoro; il cordone è simbolo vivente del cerchio magico. Dunque, entriamo in un ambito martinezista.
Ecco dunque il candidato ideale: colui il quale desidera questo contatto interiore con il trascendente pone come imprescindibile la questione del porsi al suo servizio silenzioso, ma spera nella sua risposta reale e nei suoi doni.
Avrei terminato di esporre: una attesa attiva, una tensione interiore verso la divinità che impone una risposta della stessa nel momento della necessità. Perché a tale servizio deve corrispondere il dono dell’Altissimo.
Il cordone (o cingolo) è, come dice la stessa parola, un legaccio, una corda da legatura, segno di un legame che volontariamente si intende instaurare e si instaura e che tale relazione presuppone come obiettivo.
Attaccamento e devozione, dedizione e fedeltà. Unione fedele, appartenenza, identificazione con la funzione di servizio .
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Segno di una scelta radicale di giustizia, della quale cingersi con il proprio servizio al sommo artefice e, come detto, tale ottica si sostanzia in una relazione bidirezionale. Vi è una interrelazione strettissima tra il servizio offerto ed il dono della risposta.
In questa prospettiva si comprende immediatamente il perché di un indirizzo e di una scelta operativa.
Si può finalmente comprendere perchè i rituali ne prevedono la sua imposizione: “… con questo cordone… siete diventato un isolato, protetto dalle forze del male che vi assedieranno durante il vostro lavoro. Il cordone, simbolo del cerchio magico e della catena tradizionale, vi ricollega ai vostri fratelli e sorelle e al vostro iniziatore come collega questi e questo a tutti coloro che non ci sono più ”.
Esso, nell’assumere la funzione di cerchio magico, nell’avvolgerci i fianchi ed il ventre, preserva quella infinita energia di cui ciascuno di noi è depositario. “ Esso va da noi stessi a noi stessi. Esso indica anche che tutto è in noi, che noi diamo vita al mondo… ”
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Sul piano strettamente operativo è, dunque, lo strumento di protezione della nostra intimità, del nostro essere, a nulla in ogni caso rilevando la nostra esteriorità corporea cui ha posto rimedio l’indossare il mantello.
Esso nel descrivere un cerchio intorno a noi conferma l’idea di isolamento e protezione, nonché di concentrazione delle proprie forze, “ simbolo del pieno possesso di sé o di una dipendenza che deriva esclusivamente dalla volontà personale di colui che porta la cintura ” .
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17 Cfr.Chevalier J., Gheerbrant A., Dizionario dei simboli, voce “cintura”, Milano 1986, 279 segg.. Si presti attenzione a questa idea: “Togliere a qualcuno la cintura, come si fa con i prigionieri, tanto militari che civili, significa spezzare un legame, rompere l’attaccamento a un ambiente, isolare.” 18 Boyer R., op.cit., 82 19 Chevalier J., Gheerbrant A., op.cit., 281
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A completare queste brevi riflessioni, mi permetto di ricordare che i nodi che il Maestro crea sul cordone all’atto della sua consacrazione, più che ad un riferimento francescano (voti di obbedienza, castità e povertà), devono il loro senso al nodo di Iside, segno di vita, di immortalità. Il loro scopo è ricordare che l’obiettivo perseguito è la liberazione dell’anima da tutti i legami che la tengono vincolata a questa vita. Segno vivente di “vera vita”, di un cambiamento radicale del piano di lavoro della coscienza individuale.
Il nodo di Iside era posto al centro del petto come punto di convergenza tra l’umano ed il divino, legati dalla morte fisica con un vincolo eterno ed indissolubile.
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Concludo affermando che il cordone, qualunque sia la natura e direzione del lavoro, la predisposizione di ciascuno, appare strumento indispensabile di lavoro per tutti i fratelli e le sorelle.
ERESHKIGAL
20 Il nodo isiaco è stato poi pienamente fatto proprio dalla iconografia cristiana.
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Martinismo e Cohen di David Aaron le-Qaraimi
Questo articolo fa seguito ai precedenti già pubblicati negli scorsi numeri di questa V::R::
Vox clamantis in deserto, chi scrive non ignora che quanto si dice con la parole è destinato ad esser frainteso.
Si legge già nei precedenti, attraverso l’evocato scritto di Flamelicus, la fatal parola COHEN, che irrompe di tra le radici oscure del primo Martinismo, concatenato Massonicamente e Cavallerescamente, ma anche libero da questi legami e allacciato ad altri, tra le cui pieghe la Chiesa Riformata Morava, con un nodo che non può essere risolto soltanto con il pretesto della sede. Zinzendorf è il nome da cercare, ma non il più diretto.
Non è un sostantivo, ma un verbo, poi sostantivato. L’idea che esprime è più remota dell’origine stessa di Giacobbe, trascende Israele. S’imparenta con gli Arabi in ere oscure e anteriori a Muhamad, all’enigmatico Ithrò, da cui proviene il nome antico di Medina, che è Yathrib. Ithrò, che i Drusi considerano loro Profeta, che fu suocero di Mosé per avergli dato in moglie sua figlia Zipphora, da cui venne Gershon che poi fu detto Levita affinché non fosse l’erede. Più remote: la linea sacerdotale di Ithrò viene da Ismaele, figlio di Abramo respinto nel deserto, primo dei Quraish, custode della Pietra Nera. E poi indietro ancora. Genesi, Terza Parasha. L’erede dei Patriarchi Anteriori al Diluvio. Il primo Tempio con una colonna bianca e una colonna nera, Eridu, città sacra di Ur. Dove Adamo fu primo sacerdote.
Per quanto espresso in cifra enumerata, la tradizione sacerdotale non può essere considerata esclusiva, ma è universale, deve divenire universale, deve tornare ad essere universale.
Questo percorso tra divenire ed essere è ostacolato da incrostazioni storiche e politiche, legate al potere. Le religioni rivendicano ciascuna per sé l’esclusività, pretendono la primogenitura (l’ebraismo) o il rinnegamento della primogenitura che avrebbe legittimato i nuovi giunti (cristianesimo) oppure santificano coloro i quali credono di rimuovere le falsificazioni introdotte dai poteri manipolatori per riportare la Legge alla sua purezza (islam).
Tutto questo ha prodotto nient’altro che conflitto e guerra.
Il tentativo di alcuni Ordini Esoterici è stato importante, soprattutto tra quanti hanno compreso la Natura dell’Opus, e conseguentemente tentando di condurre il principio spirituale al suo fine nobile come nelle visioni escatologiche di Isaja e di Ezechiele, quando invocano «Un popolo di sacerdoti, luce per le nazioni», immaginando un Israele aperto e un Sacerdozio elettivo. Questa era l’idea di Gesù quando contrapponeva alle caste di Gerusalemme, Farisei e Sadducei, la riunificazione con le Dieci Tribù escluse dal Tempio e rigettate in Samaria. La stessa dottrina di non esclusività delle cose sacre alla casta dei Brahmani propugnata da Siddharta Gautama Sakyamuni, che proclamò l’apertura del sacerdozio in India, spiegando i Veda con
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l’idea di Advaita, inteso come sentiero per la comprensione dell’Unità sublime, della Non-dualità, il sublime commento di Samkara.
Il ruolo di sottrazione dell’autorità spirituale al clero è dunque degli Ordini Esoterici?
Storicamente, registriamo tentativi importanti. Ma nessuno di questi è riuscito. La maggior parte di questi ha esaurito il suo compito assumendo l’orientamento conservativo di un clero laico, con misteri sbiaditi e orientati a fare da mastini del potere, a inibire il cambiamento. L’esatto contrario delle aspettative dell’epoca Illuministica e Romantica.
POST TRIGINTA ANNUA MDCCXVII possiamo registrare l’involuzione dell’Istituzione M.: in un assetto che presenta la prevalente fedeltà al potere e all’ortodossia. Era già accaduto invero sin dal 1723, con la sostituzione di Desaguliers con il Principe di Montagu. Restaurazione aristocratica. I fatti in Germania e il covo inglese di Fetter Lane sono eccezioni che non hanno potuto cambiare l’assetto prevalente, che non riguarda solo la M.: perché oggi gli Ordini Esoterici tendono ad essere strumenti di conservazione del potere, agenti inibitori del cambiamento sociale, instrumentum regni essi stessi, spesso torbidi e compromessi. Errore sarebbe vedere quindi gli Ordini Esoterici come la soluzione delle incrostazioni causate dalle Religioni: soprattutto perché molti Ordini Esoterici sono soggiogati dall’obbedienza a Istituzioni che sono aggiogate a quel carro.
Dunque, quale conclusione? Quella già proposta e che rimarrà irrisolta, senza un coinvolgimento di chi legge e rilegge.
La domanda mal posta, perché per l’Adepto non c’è la conclusione, ma il cammino e la scelta del cammino. L’Adepto è un Iniziato, come tale è nel cammino, e non può scegliere se camminare o no. Ormai ha iniziato il cammino. La libertà che conserva è quella di scegliere il suo cammino: e la libertà non è un cammino per tutti, talché la maggior parte, anche tra gli Iniziati, sceglie di aggiogarsi al carro. Inutile sperare in una condizione diversa. Procedere per eccezione e, come dice il S::G::M:: del N::V::O::, liberandoci dai condizionamenti.
Solo pochi scelgono questo più impervio sentiero.
La verità è semplice, è una: ed è dentro di noi.
DAVID AARON LE-QARAIMI
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Maestria ... sarà Epigenetica? Di Prometeo
L’epigenetica ha superato il concetto di immutabilità del DNA. Noi non siamo predestinati e la volontà fa la differenza fra ciò che avremmo potuto essere e ciò che, invece siamo e potremmo diventare! Epigenetica, questa nuova branca della genetica che ha fondate evidenze scientifiche, si basa sulla neo comparsa (in senso letterale: sopra i geni, evidentemente quelli "genitoriali") di brevi tratti polimerici di acidi nucleici (questi ultimi sono i monomeri con cui si costruisce il polimero alfa elica del DNA) che si attivano in risposta agli stimoli provenienti dall’ambiente ma anche dalla nostra mente intellettuale, razionale o emotiva! Saranno, infine, questi nuovi tratti genetici a codificare e produrre le nuove proteine da cui scaturiranno, consolidandosi col metodo e nel tempo, le nostre nuove abitudini, i nostri mutamenti, anche interiori: sentimenti e valutazioni nuove. Vale la pena ricordare che ogni proteina, scritta come sequenza di alfa amino acidi, ha una corrispondenza genomenale scritta come sequenza di basi azotate: acidi nucleici; si sa che ogni tratto di DNA codifica una proteina. Aggiungo che non esiste manifestazione, non solo fisica del nostro "fenomeno", che non abbia come matrice una proteina (ogni tratto di DNA codifica una proteina, ergo una proteina nuova corrisponde ad una sequenza nucleica nuova: epigenetica). Possiamo immaginare che all'origine di ogni novità "fenomenale" (scusate il neologismo che ho coniato perchè fa coppia con il termine genomenale: quest'ultimo termine è proprio del linguaggio scientifico ufficiale*) corrisponda una novità genomenale. Oggi è noto che le esperienze, le abitudini i comportamenti agiscono, epigeneticamente a modifica, integrativa, del DNA genitoriale; e se gli stimoli sono "costanti, prolungati e periodici", questi input, hanno il potere di generare condizioni comportamentali nuove e persino durature o permanenti. Che questi nuovi mutamenti comportamentali, emozionali, sacrali, esitano da mutazioni genetiche del DNA genitoriale oramai è chiaro alla puericultura, vista come scienza che studia i metodi formativi dei neo nati. La formazione dei caratteri, dei comportamenti, la definizione del subconscio irrazionale è un esito epigenetico. Sono i comportamenti e gli insegnamenti dei genitori che, nel periodo da 0 a 3 anni, modificando il DNA genitoriale, generano quel bagaglio di esperienze note come "subconscio": ciò che ci è noto ma non è presente alla consapevolezza attuale e che determina il comportamento automatico e irrazionale. Il subconscio non esiste alla nascita ma deriva da mutazioni epigenetiche successive al fatidico istante in cui "veniamo alla Luce" Se i "nuovi comportamenti", scaturiscono dai "comportamenti acquisiti", dagli esempi, dalle abitudini, dal metodo o dal rito: tutte condizioni che fungono da imprinting, c'è da chiedersi in che misura i ''riti'' (tutti quelli a noi noti) possano influenzare le menti, i comportamenti e, persino, i sentimenti degli iniziati che li praticano! Il rito influenza e attiva specifici set di DNA, epigenetici, altrimenti inattivi? L'epigenetica conferma l'importanza del metodo Iniziatico e spiega la modifica sostanziale a cui va incontro il pensiero dell'iniziato: l'iniziazione virtuale diventa reale, epigeneticamente, per via della pratica operativa, ma persino solo speculativa,
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che determina induzione alla biosintesi di nuove proteine e neuro trasmettitori che rimodulano l'individuo. Il pensiero profano, logico/morale, diventa iniziatico, spirituale, anagogico. L'iniziato ha a sua disposizione un sistema che può aiutarlo nella verifica del suo percorso in itinere. L'iniziato ha a sua disposizione un personale "indicatore di risultato" a domanda e risposta. La domanda è: penso, amo, stimo, ecc... , con pari intensità e purezza? Oppure, dopo l'iniziazione, ho registrato un "progresso"? Se la risposta è quest'ultima, a mio personale modo di vedere, l'iniziazione e il rito hanno operantd una evidente azione di mutamento che, alla base, ha un processo "alchemico" di mutazione genetica. Anans * tutto ciò che leggerete in questo mio scritto originale non deve essere considerato sotto il profilo strettamente scientifico perché è frutto di rielaborazioni personali delle mie conoscenze tecniche: quelle che ho acquisite in decenni di attività professionale, ma non solo. Ciò che scrivo non è solo intuizione ma nasce anche dal confronto scientifico con gli studi eseguiti dagli attuali ricercatori di questa branca).
Nota di DALQ Breve scritto interessantissimo questo del Fr. Prometeo, perchè offre una chiara base scientifica ai mutamenti che introduce in sé chi si dispone al cammino SUL SENTIERO INIZIATICO. Dal tradizionale schema tradizionale, secondo il quale il destino è segnato, è iscritto nel nostro DNA e non può essere cambiato (che ritroviamo, con pretesa scientifica, nel paradigma del criminale-nato di Lombroso e, teologicamente, nella dogmatica apodittica), l’epigenetica permette di passare ad una concezione nuova, in cui ciò che è dato dalla genetica può essere mutato attraverso comportamenti appresi e reiterati ricorsivamente (come si direbbe in matematica), cioè ripetuti ogni giorno. Il brillante contributo del Fr. Prometeo ci guida quindi ad una comprensione delle basi scientifiche degli effetti epigenetici (cioè che si aggiungono alla genetica) dei comportamenti reiterati. Davanti alle nostre Sacre Luci.
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Meditazione e Neuroscienze Di Giona e Asar Un-Nefer
Nell'ambito della moderna psicologia la meditazione è definita uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l'indirizzamento volontario dell’attenzione verso un determinato oggetto ( meditazione riflessiva ) o attraverso il raggiungimento di una completa assenza di pensieri ( meditazione recettiva ). La meditazione permette alla mente di raggiungere un livello di consapevolezza libero dalla normale attività psichica. Essa si pratica entrando in quello stato di profonda pace interiore che si verifica quando la mente è calma e silenziosa. Le maggiori religioni del mondo così come molte psicologie moderne ne fanno uso utilizzandola sia come mezzo per la crescita della consapevolezza e della spiritualità sia anche come una forma di cura di sé stessi e come tecnica di rilassamento.
In un precedente articolo di uno di noi sono state presentate alcune riflessioni 21
generali sulla meditazione. In quanto segue cercheremo di valutare il rapporto che esiste tra meditazione e Neuroscienze. Anche se la meditazione trae le sue origini fondamentalmente da presupposti culturali e religiosi, prescinderemo da tali presupposti considerando la sua capacità di abbracciare ed unificare tutta la numerosa molteplicità delle dimensioni dell’esperienza umana.
Da diversi anni ormai lo studio della meditazione da parte delle Neuroscienze sembra offrire un ponte tra scienza e spiritualità. La meditazione indubbiamente non è una scienza, né per lo scopo né nella pratica, perché chi medita lo fa solo perché ritiene che sia una pratica utile e non certo per effettuare un esperimento scientifico. Il suo mistero non può essere espresso né tanto meno analizzato e spiegato da scienziati. Quello che si sperimenta durante una meditazione, così come accade durante l’ascolto di una composizione musicale o in un momento d’amore, può essere provato solo mediante esperienza diretta. Purtuttavia sempre più medici, neurologi e psicologi hanno cominciato a studiarne gli effetti sul corpo e sulla mente confrontandosi anche con esperti in materia di spiritualità.
Gli studi scientifici confermano che il cervello non funziona come un computer che esegue semplicemente una serie di programmi geneticamente predeterminati e neppure è una vittima passiva delle influenze ambientali che lo condizionano. Geni e ambiente interagiscono dando luogo a continue modifiche del cervello fin dalla nascita di un individuo. Pertanto ciascuno di noi, compatibilmente con quanto ci è permesso dai nostri geni, può modificare attivamente il proprio sviluppo durante il corso della vita. Pur essendo il cervello composto da circa cento miliardi di neuroni in costante comunicazione tra loro attraverso impulsi elettrici e mediante i neurotrasmettitori tuttavia, come dicevamo, non è una macchina predisposta per eseguire compiti e comportamenti fissi. Ha una intrinseca plasticità che gli permette di assegnare compiti, in precedenza eseguiti da un certo gruppo di neuroni poi danneggiati, a un nuovo gruppo di neuroni sani e, utilizzando cellule staminali, può inoltre produrne di nuovi. Grazie a questa plasticità, caratteristiche attitudinali e sentimenti possono essere rafforzati attraverso l’allenamento mentale. Ricerche di neuro plasticità
21 Giona - Riflessioni sulla Meditazione – L’Uomo di Desiderio n. 4
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sostengono l’utilità della pratica della meditazione nel sostituire, a livello mentale, emozioni negative con emozioni positive. Tale sostituzione può avvenire grazie alla capacità di diversi gruppi neuronali, anche molto distanti tra loro, di “sincronizzarsi” ovvero di elaborare impulsi in modo coordinato. Quest’ultima è una delle scoperte più significative delle moderne neuroscienze in quanto costituisce tra l’altro una chiave importante per la comprensione della nascita della coscienza .
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La meditazione può migliorare l’efficienza della sincronizzazione neuronale rafforzando la capacità di attenzione e concentrazione e, interrompendo gli automatismi di risposta, permette all’individuo di evitare di mettere in atto reazioni comportamentali inadeguate o rappresentazioni non autentiche del Sé. La sua costante pratica amplia la consapevolezza di pensieri, emozioni e sentimenti, sviluppa l’equilibrio emozionale, riduce l’ansia, migliora il tono dell’umore, incrementa la sensibilità percettiva e la concentrazione, attenua il dolore cronico, migliora la funzione immunitaria e accelera i processi di guarigione. In sintesi, la meditazione promuove un migliore stato di salute della persona nella sua interezza (mente, cervello, corpo e comportamento) verosimilmente attraverso un’azione diretta sul sistema nervoso, sul sistema immunitario e sul sistema endocrino.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi comparativi effettuati su gruppi di persone prima e dopo un periodo prolungato di pratica meditativa così come su gruppi di persone che la praticavano per abitudine e gruppi che non la avevano mai praticata. Particolare interesse hanno riscosso i risultati nel caso dell’Alzheimer (vedi Fig.1). Per ottenere questo tipo di risultati sono state utilizzate tecniche di neuro
23
immagine funzionale del cervello che misurano i cambiamenti del flusso sanguigno e del metabolismo legato all’aumento dell’attività delle cellule nervose nelle varie regioni cerebrali. Queste tecniche permettono di visualizzare l’attivazione o la disattivazione di alcune aree durante e dopo compiti specifici come, nel caso della figura 1, la pratica della meditazione.
22 Un codice neuronale è l’insieme delle regole con cui i neuroni rappresentano (codificano) l’informazione ricevuta, elaborata o trasmessa. I ricercatori sono alla ricerca di “codici neuronali di popolazione” che coinvolgono l'attivazione coordinata di molti neuroni. Uno di questi codici di popolazione chiamato “oscillazioni sincrone” coinvolge molti neuroni che si attivano con la stessa frequenza e con la stessa scansione temporale. Nel 1990, Francis Crick e Christof Koch proposero che le oscillazioni sincronizzate alla frequenza di 40 hertz
avessero un ruolo chiave nello sviluppo della coscienza. 23 Quali fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging), SPECT (Single Photon Emission Computed Tomography) e PET (Positron Emission Tomography).
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Fig.1 - Le aree del cervello colpite dall’invecchiamento (zone scure) sono di meno e meno diffuse nelle persone che praticano la meditazione (in basso) rispetto a quelle che non la praticano (in alto) .
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Dai risultati ottenuti si è dedotto che la meditazione promuove le funzioni integrative della corteccia prefrontale . Si comprende così da dove origina il dato
25
esperienziale che la pratica meditativa sviluppi stabilità emotiva, flessibilità di risposta, consapevolezza di sé, intuizione e sintonia interpersonale. Tutto ciò sembra essere dipendente dalla correlazione esistente tra l‘attività della corteccia prefrontale e l’amigdala, che è la parte del nostro “patrimonio istintivo” che gestisce le emozioni e, in particolar modo, la paura. Nei soggetti che praticano la meditazione la corteccia prefrontale riduce la funzionalità dell’amigdala diminuendone l’attività e ciò è correlato ad una diminuzione dei comportamenti emozionali reattivi che sarebbero incompatibili con una stabilità della concentrazione. Corteccia prefrontale e amigdala, insieme all’ippocampo, sono parti del cervello coinvolte nella percezione del dolore.
24 Gli scienziati, autori delle immagini riportate in Fig.1, hanno anche esaminato l'associazione tra età e materia grigia. Hanno confrontato 50 persone che avevano meditato per anni e 50 che non l'avevano mai fatto. Le persone di entrambi i gruppi hanno mostrato, invecchiando, una perdita di materia grigia. Ma si è scoperto che, tra coloro che meditavano, il volume di materia grigia (legato alle capacità intellettive) è calato meno di quello di coloro che non avevano meditato. 25 Queste ultime consistono nella capacità di distinguere tra pensieri contrastanti, tra bene e male, tra uguale e diverso, di determinare le conseguenze di attività correnti, di lavorare per un determinato obiettivo, di predire dei risultati e di esercitare un "controllo sociale” (ovvero sopprimere stimoli che se non soppressi potrebbero portare a condotte sociali inaccettabili).
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Fig.2 - Effetto della meditazione sul dolore percepito da varie aree cerebrali. In colore le aree interessate (dolore, meditazione, sovrapposizione).
Nel cervello di persone che praticano da lungo tempo la meditazione, quando sottoposte a uno stimolo doloroso, si presenta una disattivazione di quelle aree (vedi Fig. 2) dove si registra la sensazione dolorosa . Ciò è in linea con le attuali conoscenze
26
sul dolore, definito come una sensazione soggettiva, basata su una relazione complessa e non lineare tra input nocicettivo (quello proveniente dalle terminazioni nervose
27 28
periferiche) e la sua percezione. Alcuni neurotrasmettitori (come la Dopamina), funzionanti come mediatori, sono in grado di disaccoppiare circuiti cerebrali normalmente accoppiati, come quelli della nocicezione e quelli della elaborazione percettiva del dolore, per cui questi ultimi, pur registrandolo, comportano una minore sofferenza.
Da quanto visto, il numero crescente di riscontri neuro scientifici, psicologici e chimici appare confermare l’efficacia delle pratiche meditative e contemplative sulla salute mentale e fisica, nonché su diversi processi attentivi, di flessibilità cognitiva, monitoraggio e funzioni esecutive in genere, così come sulla regolazione emotiva e lo sviluppo di particolari stati mentali. E’ stato inoltre evidenziato come la pratica meditativa, anche non continuativa, determini cambiamenti nella funzione e nella struttura di diverse aree cerebrali a diversi livelli, e come alcuni aspetti della meditazione siano correlati a diverse componenti della struttura e dei processi cerebrali che, in definitiva, sono in relazione tra di loro.
26 L’intensità di tale sensazione è strettamente dipendente dalla valutazione emozionale soggettiva anche in base alla memoria di analoghe esperienze pregresse. 27 La non linearità della risposta allo stimolo doloroso consiste nella non proporzionalità tra causa ed effetto. 28 La nocicezione è il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore .
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Lasciando ai neuroscienziati le valutazioni più analitiche, è possibile trarre dalle loro ricerche la conclusione che non è necessario dedicare anni alla pratica meditativa per beneficiare di risultati che riguardano la sfera psicologica ed emozionale e che esiste un substrato anatomico-funzionale ai cambiamenti che percepiamo. Se impegniamo una piccola parte del nostro tempo a favore di noi stessi e del nostro benessere è quindi possibile sostituire mappe di pensiero abitudinarie con altre nuove, aprendoci a sostanziali cambiamenti.
Ma come tracciare un nuovo sentiero sull’erba richiede che esso venga percorso e ripercorso, così anche l’assiduità della pratica meditativa è necessaria e indispensabile perché ci si possano dischiudere nuove e meravigliose prospettive.
GIONA – ASAR UN NEFER
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ESAGRAMMA - STELLA DEL MATTINO di ATON S::G::M::
Un passo del Rituale Martinista avvicina l’Esagramma alla Stella del Mattino. È un momento significativo in quanto indica chiaramente il lavoro che ogni Martinista deve fare in Loggia per raggiungere la meta desiderata. Per intendere l’espressione nel suo significato letterale, come la si può intendere mediante un lavoro soltanto speculativo, occorre conoscere il vero significato dell’Esagramma e il significato esoterico della Stella del Mattino. Il rituale ci dice infatti che la Stella del Mattino apparirà nel cuore di chi opera dopo aver ben lavorato con ciò che rappresenta l’Esagramma. Ciò vuol dire che la Stella del Mattino esige che si percorra, operativamente, preventivamente la via che ci indica l’Esagramma. Non ricordo dove ma certamente ho letto da qualche parte, forse nel libro del Gruppo di Ur, che se vogliamo avanzare verso il cielo non dobbiamo e non possiamo sottrarci alla disciplina della materia. Se ci sottraessimo saremmo colpiti da arresto di sviluppo. La materia è formata dai quattro elementi, aria, acqua, terra e fuoco. Tutti e quattro gli elementi li troviamo nell’Esagramma. Esaminiamo infatti cosa ci dice l’Esagramma. La storia che ci racconta è affascinante. È la stella di Davide, è il Sigillo di Salomone, lo si trova in diverse culture o Ordini Esoterici. Ci indica il collegamento, non solo storico, fra Religione Ebraica, Martinismo, Golden Dawn, e possiamo dire che anche la religione Cristiana ha cercato di elaborare questo simbolo. Non lo voglio esaminare però dal punto di vista storico, lascio questa fatica ad altri più adatti di me. Cosa ci dice di esoterico l’esagramma? Perchè il Martinismo lo indica come propedeutico alla conquista della Stella del Mattino? Esaminiamolo attentamente. Esso è costituito da due triangolo, uno con il vertice in alto ed uno con il vertice in basso. I due triangoli si intersecano. Entrambi, una volta intersecati, evidenziano un appesantimento che fa cambiare loro natura. Il triangolo con il vertice in basso sappiamo rappresenta l’elemento acqua, elemento liquido adattabile ad ogni contenitore; il segmento che lo taglia e che è costituito dalla base del triangolo con il vertice rivolto verso il basso, ci dà il simbolo della terra, un ispessimento dell’acqua, il suo contenitore. Il triangolo con il vertice rivolto verso l’alto rappresenta l’elemento fuoco, la forza; anche questo triangolo, intersecato con l’altro, viene appesantito da una linea che gli fa cambiare natura. Il segmento che lo taglia lo trasforma infatti nell’elemento aria.
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Terra, aria, acqua e fuoco sono le quattro condizioni in cui può esistere l’energia e vanno distinte dai loro aspetti profani. Come è detto altrove il mondo materiale é il drappeggio visibile di una struttura invisibile. Detti elementi non sono mai separati. In maggiore o minore quantità si trovano tutti e quattro nella composizione di tutto quanto si manifesta nelle varie dimensioni. L’elemento fuoco è indispensabile in quanto é la sua presenza che consente agli altri elementi di trasmutare l’uno nell’altro creando un amalgama differente da quello iniziale. Con l’aiuto del fuoco noi uomini, ovvero manifestazione di energia costituita dai quattro elementi, possiamo modificare la nostra essenza fino a renderla pura, naturalmente mediante un lavoro perfettamente equilibrato se non si vuole incorrere in inconvenienti o nel fallimento di tutta l’operazione. Il rituale Martinista ci dice quindi che, prima di consolidare nel nostro cuore la stella del mattino dobbiamo render pura la nostra sostanza. Dobbiamo, servendoci del fuoco, eliminare le scorie che dal momento della nascita si sono accumulate sugli elementi che ci compongono in maniera da renderli idonei ad unirsi, in altre dimensioni, con gli stessi elementi che però, lì, si trovano in purezza. Perchè il fuoco, cosa rappresenta e cosa rappresentano gli altri elementi? Non vi è dubbio che si tratta di una operazione alchemica. Gli alchimisti si servono per ottenere la trasformazione di loro strumenti, i Martinisti di altri strumenti ugualmente efficaci. Nella chimica il fuoco è indispensabile per operare; per esempio il fuoco è necessario per la trasformazione di due volumi di idrogeno ed un volume di ossigeno in un elemento del tutto diverso che è l’acqua. Ciò avviene anche in natura dove il termine fuoco è sostituito dal termine calore.
L’analogia ci porta a considerare che ogni parte del nostro corpo così come ogni sua caratteristica è riconducibile ai quattro elementi. Cornelio Agrippa nel libro “La Filosofia Occulta” a proposito degli elementi e delle loro caratteristiche ci dice cose importanti, in relazione alle loro qualità ed alle loro caratteristiche ed aggiunge che “colui che saprà ridurli e trasformarli l’uno nell’altro, gli impuri in puri, i composti in semplici e discernere la natura intima e la virtù e possanza in numero grado ed ordine, perverrà agevolmente alla perfetta conoscenza delle cose naturali e DEI SEGRETI CELESTI”. Sfruttando sapientemente la le proprietà di questi quattro elementi, noi uomini, che possiamo considerarci una
evoluzione del mondo animale, perverremo alla luce simboleggiata dalla Stella del Mattino. Parlando degli elementi non si puó fare a meno di menzionare Agrippa. Credo che nessuno, meglio di lui, abbia saputo, in un impeto di chiarezza, dal momento che, come lui stesso ha scritto, ha nascosto la verità sotto l’ambiguità degli enigmi,
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disperdendola quà e là lungo tutta l’opera, abbia saputo, come dicevo, illustrare il rapporto tra gli elementi ed i corpi composti ovvero ciò che è manifestato. Secondo Agrippa le ossa hanno rapporto con la terra, la carne con l’aria, lo spirito vitale col fuoco e gli umori con l’acqua. Ed aggiunge che la collera è come il fuoco, il sangue come l’aria, la pituita, ovvero le secrezioni, con l’acqua e la bile con la terra. Parla poi dell’anima ed associa l’intelletto al fuoco, la ragione all’aria, l’immaginazione all’acqua ed i sentimenti alla terra. Riporta poi le analogie dei sensi, dei sensi che la nascita ci ha dato ed associa la vista alla luce che deriva dal fuoco, l’udito all’aria, l’odorato ed il gusto all’acqua senza la cui umidità non potrebbero esistere i sapori e gli odori, infine il tatto lo associa alla terra in quanto si riferisce precipuamente ai corpi più spessi. Credo che ce ne siano parecchie di impulsi per operare protetti dall’Esagramma. Mi piacerebbe, a questo punto, continuare con lo stesso Agrippa. Vedrò di fare a meno del suo aiuto ma spero di aver suscitato in chi legge tale e tanta curiosità da indurlo a leggere il suo De Occulta Filosofia. Lavorando sui quattro elementi ci siamo purificati. Nei nostri cuori vi è finalmente LA STELLA DEL MATTINO. Non ci viene data, viene conquistata da noi stessi. È questo ciò che distingue l’esoterismo religioso dagli altri esoterismi. È facile identificare la stella del mattino con Venere, con la costellazione Sirio o con altre stelle o costellazioni secondo l’emisfero che abitiamo. Parecchie religioni rivelate si sono impadronite di questi simboli, che in sostanza svolgono la funzione di annunciare la nascita del nuovo giorno che segue la morte del vecchio, per significare ciò che la divinità dà agli uomini che hanno saputo abbandonare una vita peccaminosa o hanno saputo sconfiggere il peccato iniziando una nuova vita. Troviamo questo simbolo fra i nativi americani, fra gli aztechi, e, più modernamente fra gli egiziani, gli ebrei ed i cristiani. Sono certo che altri, meglio di me, esamineranno questo simbolo dal punto di vista storico, mi limito ad accennare a come le religioni più vicino a noi hanno adoperato questo simbolo; per la religione cristiana la stella del mattino, simboleggiando la luce, è il Cristo. In Apocalisse si legge infatti: “Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino". E sempre in Apocalisse possiamo leggere: "A chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie, darò potestà sulle nazioni; ed egli le governerà con uno scettro di ferro ed esse saranno frantumate come vasi d'argilla, come anch'io ho ricevuto autorità dal Padre mio; e darò a lui la Stella del Mattino ."
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In sostanza ricevere la stella del mattino è una metafora per dire che coloro che avranno saputo sconfiggere la loro natura terrena, coloro che sono stati capaci di non farsi più condizionare da ciò che hanno acquisito dopo la nascita, costoro conosceranno. Voglio concludere. In sostanza ricevere la “STELLA DEL MATTINO” non è altro, per il Martinista, che il raggiungere la purezza precedente alla nascita, la purezza degli ELEMENTI allo
stato di emanazione. Ho il sospetto che il passo così come oggi lo si trova nel rituale Martinista non sia altro che un “completamento” religioso, forse voluto da Papus, che, a chi sa intendere, svela il vero lavoro Martinista; un lavoro relativo solo ai quattro elementi che da fisici divengono pura energia.
ATON S::G::M:: Chiosa storiografica e letteraria di Althotas Su indicazione esplicita del S::G::M:: accosto questa riflessione come 5=6, O.D.L. (Master of the Threshold) nella Golden Dawn, con alcune notazioni. La prima, completamente Martinista, per sottolineare il pensiero del S::G::M:: quando esorta gli Adepti a interrogare il rituale, a esaminarlo in profondità: è da qui che affiora la STELLA DEL MATTINO. La seconda notazione attiene ai contenuti del suo articolo: richiamare Cornelius Agrippa Von Nettenheims significa infatti accedere a memorie del XVI secolo, un’epoca in cui il Martinismo non era ancora approdato alla storia, e persino i Manifesti R+C non erano stati pubblicati a Strasburgo (1616, a meno di non credere alla finzione letteraria che li retrodata al 1459). Ciò significa andare in direzione delle fonti comuni al Martinismo e alla R+C e, per relazione esterna, alla Massoneria: perché l’armamentario tecnico dell’Adepto trova nel De Occulta Philosophia di Agrippa uno dei luoghi in cui questa conoscenza è accumulata, stratificandosi alla Polygraphia dell’abate Trithemius, all’Enchiridion di Leone III, al Lemegeton di John Dee ed agli altri trattati medievali che hanno trasmesso in forma di grimoires le antiche conoscenze che derivano dalle Chiavi e Clavicole di Salomone, che Eliphas Levi comprese e McGregor Mathers (I::::: della Golden Dawn) tradusse ed estese. Questo studio fu parte integrante della formazione di Papus al tempo della sua adesione alla Rosa+Croce Cabalistica ed è utile ricordare che nella rubrica dedicata ai Maestri Passati, abbiamo ripubblicato per i nostri lettori la trascrizione a verbale della iniziazione di Papus alla Golden Dawn, con rituale presieduto proprio da McGregor nel Tempio di rue Ribera a Parigi (n. 8 di questa Rivista). Tutte queste fonti hanno in comune il loro riferirsi da una parte alle Chiavi di Salomone e al misterioso Libro di Ratziel; dall’altra, il costituire elemento di penetrazione della dottrina e dei metodi della Sacra Qabbalah negli ambienti della Riforma. Non può essere relegata a pura assonanza o mera coincidenza la attribuzione di STELLA DEL MATTINO, intesa come astro ascendente della Riforma intesa come liberazione dai dogmi e dall’oscurantismo del passato, che fu data a John Wycliff, il primo traduttore in lingua popolare della Bibbia. Wycliff, insieme a Jan Hus, appare in effigie nel basamento sotto il monumento di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori in Roma, a ricordare questa propulsione verso la
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conoscenza. Così come Bruno, Jan Hus fu bruciato sul rogo per questo coraggio e di John Wycliff furono riesumate le spoglie per essere arse anch’esse dal fanatismo dell’Inquisizione. La STELLA DEL MATTINO fu anche il nome che uno dei gruppi nati dallo scisma dell’originaria Golden Dawn (quello guidato da Robert Felkin, che conduce ad una singolare assonanza con il nome del gruppo da lui guidato prima di costituirsi in Ordine come MORNING STAR, cioè Stella del Mattino, che era RA, stesso nome scelto dal S::G::M:: Aton per il suo gruppo), e proprio con l’obiettivo di riportare la ricerca alle fonti e cioè all’intersezione tra Cattolicesimo riformato, Cristianesimo delle origini, Qabbalah Essena e Menahmista. Soprattutto, sotto il profilo storico e letterario, la STELLA DEL MATTINO è simbolo della manifestazione dell’irrompere della rivelazione come astro portatore della luce della conoscenza che distrugge le ombre oscurantiste dell’ignoranza e del dogma, connesso in radice ai libri della Chiarezza (Bahir) e dello Splendore (Zohar) della tradizione cabalistica, sorgente autentica dell’Illuminismo. Nell’età romantica, in letteratura e in poesia, tutti ne hanno cantato le lodi: Shelley, Baudelaire, Carducci, il nostro Rapisardi: ma bisogna distinguere e comprendere, perché questa luce non è innocua. È luce potente e può abbagliare e persino accecare. È luce che deve essere reintegrata, purificata nel cuore dell’Adepto: la STELLA DEL MATTINO è culmine del lavoro quotidiano dell’Adepto, quando con la sua mano respinge fuori dal cerchio le forze ostili con e con il Pentalfa le domina, infine traccia l’Esagramma del N::V::O:: a custodia e protezione della nostra integrità.
Lemegeton, ms. Sloane 3648, British Museum
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Le pagine delle corrispondenze
La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che son vivi, una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.
Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’ unità profonda e buia grande come le tenebre o la luce i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi. Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati, altri d’una corrotta, trionfante ricchezza che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’ incenso e il benzoino a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.
Corrispondenze, sonetto di Charles Baudelaire, da I Fiori del Male, pubblicato dall’editore libraio Auguste Poulet Malassis Parigi 1857
trad. it. a cura di G. Raboni, Mondadori, Milano 1973
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La Camera degli Dèi di Aretusa Rovella
I
Soffia un vento d’amore / nella camera degli dei.
Libri e libri, antiche icone / abitate da angeli / dimentichi di luce.
Ci sono giorni che somigliano / al mare distante di sogni.
Si incagliano i venti / a un sole calante. / Ora, upupe rosse.
Questo giallo che tinge la via, / è parabola di un dio nascosto
che oblia la luce.
II
Filo che giunge alla sera. / Oblio di stupore.
Immemore, ritorno là, / nella camera degli dei.
Non ho voglie. / Si perde nell’altro, ciò che credevo mio.
Come privata di occhi. / Illusione di luce.
III
L’ala poggia / su un letto di cuori. / È il viaggio / che assomma il dio.
Sola, io, vagheggio. / Il capo è corvino. / La camera degli dei ruota.
IV
Ruota il limbo / che sento. / A- tempo di distanze / associa presenze.
Una bianca colomba trafigge l’aria. / Sarà l’amore ?
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V
Nella camera degli dei / la porpora e il rosso. / Sangue vivo.
Forse la fortuna / era solo una bimba / vestita di cenci.
Monete d’oro coniate. / Lunghi anelli coltelli. / Anfore-muschio. / Teschio.
Anfratto celeste.
VI
Solo l’ombra / siede / nella camera degli dei. / Specchi invisibili
immagini simil- oro. / Il tempo dell’angelo è scandito.
Sospeso il tempo. / Ciò che sento / è l’altitudine / delle aquile.
VII
La camera degli dei / sospira. / Sera mantata.
Piume azzurre / accendono ciò / che spegne l’occhio.
Giunge sopra di me / un mantello bianco. / Vedo di stelle.
Occhio luce. / Universo- tigre / sol / si fa re di gesso.
Viaggiano / Fiumi- Lete.
Aretusa Rovella vive e lavora a Siracusa. Cresciuta in un ambiente di letterati - lo zio Giuseppe filosofo, il padre Turi antropologo e poeta, ha distillato questa eredità vocazionale abbracciando temi del pensiero occulto, con particolare riferimento al ruolo iniziatico della donna e, in special modo, alle opera di HPB. Le sue opere hanno ottenuto significativi consensi dalla critica. Non a torto il critico d’arte Sequenzia ha definito Aretusa «una delle voci più significative e appartate del pensiero esoterico contemporaneo» e che, rispetto a quella sua eredità vocazionale, manifesta una vocazione decostruzionista rispetto a qualsiasi sistema filosofico chiuso e determinista. [Nota di Davide C. Crimi]
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Il Gallo un quadro di Nino Scandurra
Nella precedente numero, analisi dei dettagli simbolici di questo quadro, da cui trascriviamo in parte:
Nota del S::G::M:: ATON
Le opere d'arte debbono suscitare emozioni, sentimenti e la tua opera li suscita entrambe. È un meraviglioso compendio del percorso esoterico. Gli Ordini Esoterici più conosciuti sono rappresentati con sapienza e con cautela a volte anche con linguaggio riservato a pochi. Il VITRIOL si adatta alla Massoneria, rappresentata da diversi elementi quali le colonne, i confini; si adatta al Martinismo (il trilume); si adatta all'alchimia da te ampiamente rappresentata con il gallo, in due differenti versioni, la cornucopia, ecc. È un percorso, quello da te rappresentato, che porta alla rettificazione la quale può giovarsi della operatività dei vari Ordini. Dopo la rettificazione la tua rappresentazione diventa più accorta, più specifica, indice questo che è meglio servirsi di strumenti operativi specifici (la candela, il cigno, la sagoma).
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Le parole dei Maestri Passati La connessione con i Maestri Passati che si realizza nel N::V::O::, è
perfettamente congruente con il collegamento agli Tzaddikim della Qabbalah,
secondo la quale uno Tzadik non muore e nel giorno luna nuova come anche nel
giorno di luna piena, le anime degli Tzaddikim possono essere contattate; anche
per questo si dice “Accendo questo Lume per i Meriti dei Maestri Passati”.
L’Adepto si porrà su un tappeto, ad est del quale porrà la candela...
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Extract par:
MARTINÉSISME WILLERMOSISME MARTINISME ET
FRANC-MAÇONNERIE PAPUS PRÉSIDENT DU SUPRÊME CONSEIL DE
L’ORDRE MARTINISTE
Mais les profanes ne vous liront point, que vous soyez clair ou obscur, étendu ou serré. Il n’y a que les hommes
de désir qui vous liront, profiteront de votre lumière; donnez-la leur aussi pure que possible, aussi dévoilée que
possible. CLAUDE DE SAINT-MARTIN.
AVEC UN RÉSUMÉ DE L’HISTOIRE D LA FRANC-MAÇONNERIE ∴ EN FRANCE DE SA
CRÉATION À NOS JOURS ET UNE ANALYSE NOUVELLE DE TOUS LES GRADES DE
L’ÉCOSSISME LE TOUT ÉCLAIRÉ PAR DE NOMBREUX TABLEAUX SYNTHÉTIQUES
À TOUS LES MEMBRES DE L’ORDRE MARTINISTE ET DES FRATERNITÉS AFFILIÉE CET
ESSAI EST FRATERNELLEMENT DÉDIÉ PAR L’AUTEUR 1899
CHAPITRE PREMIER LES ILLUMINÉS — SWEDENBORG, MARTINES ET
WILLERMOZ — LES ILLUMINÉS CHRÉTIENS — LA ROSE-CROIX
Il est impossible de se rendre clairement compte du caractère réel du Martinisme à toute
époque, si l’on n’établit pas tout d’abord la différence capitale qui sépare les sociétés
d’illuminés des sociétés de francs-maçons. La société d’illuminés est liée à l’invisible par
un ou plusieurs de ses chefs. Son principe d’existence et de durée prend donc sa source dans
un plan suprahumain et tout son gouvernement se fait de haut en bas, avec obligation, pour
les membres de la fraternité, d’obéir aux chefs, quand ils sont entrés dans le cercle intérieur,
ou de quitter ce cercle intérieur. La société de francs-maçons n’est en rien liée à l’invisible.
Son Principe d’existence et de durée prend sa source dans ses membres et rien que dans ses
membres; tout son gouvernement se fait de bas en haut avec sélections successives par
élection. Il suit de là que cette dernière forme de fraternité ne peut produire pour fortifier son
existence que les chartes et les papiers administratifs communs à toute société profane ;
tandis que les ordres d’illuminés se réfèrent toujours au Principe invisible qui les dirige. La
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vie privée, les œuvres publiques et le caractère des chefs de la plupart des fraternités
d’illuminés montrent que ce Principe invisible appartient au plan divin, et qu’il n’a rien à
faire avec Satan ou les démons, comme essaient de l’insinuer les cléricaux effrayés des
progrès de ces sociétés. La Fraternité d’illuminés la plus connue, antérieure à Swedenborg,
et la seule dont on puisse parler au monde profane, est celle des Frères Illuminés de la
Rose-Croix, dont la constitution et la clef seront données dans plusieurs années. Ce sont les
membres de cette fraternité qui ont décidé la création de sociétés symboliques, chargées de
conserver les rudiments de l’initiation MARTINISME ET FRANC-MAÇONNERIE
hermétique, et qui ont ainsi donné naissance aux divers rites de la Franc-Maçonnerie. Il ne
peut donc être établi aucune confusion entre l’illuminisme, ou centre supérieur d’études
hermétiques, et la Maçonnerie ou centre inférieur de conservation réservé aux débutants.
C’est seulement en entrant dans les fraternités d’illuminés que les francs-maçons peuvent
obtenir la connaissance pratique de cette lumière, après laquelle ils courent de grade en
grade.
PAPUS (1865-1916)
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DOCUMENT MARTINISTES (1993): Qu'est-ce que le Martinisme CHAPITRE PREMIER MARTINES DE PASQUALLY ET L'ORDRE DES ELUS COHEN - R. AMADOU
Le seul bilan biographique exact et aussi complet que le permet l'état présent, très
défectueux, de la documentation et, surtout, le seul exposé d'ensemble détaillé et qui soit, lui
aussi, exact, de la doctrine martinésienne, ont été publiés, avec biographie de et sur, dans
l'Initiation (1969, janvier-mars, pp. 6-30; avril-juin, pp. 58-84; juillet-septembre, pp.
139-174.) Publié en volume: Le Théurge inconnu. Initiation à Martines de Pasqually, à
paraître. V. aussi: La Magie des Elus Cohen, op. cit. intra. Il 4. Nous en tirons les
indications suivantes, en y joignant quelques compléments. 1. - Une vie encore obscure. Du
nom et des origines, rien n'est sûr. La découverte (Pinasseau-Cellier) de l'acte
d'inhumation permet de fixer la date de naissance entre le 29 avril et le 21 septembre 1727.
Je croirais que c'est à Grenoble ou près de Grenoble. Sur son enfance, sa jeunesse, son
instruction, aucune donnée, même hypothétique. Le français n'est pas sa langue maternelle.
Il faut attendre de le voir paraître sur la scène maçonnique pour qu'il sorte de l'ombre. Dès
lors ces événements-ci de sa vie privée, inextricablement mêlée avec sa vie maçonnique, sont
attestés: mariage à Bordeaux (1767); naissance de son fils Jean-Anselme (1768) qui
devient commissaire de police, comme Pinasseau et Cellier l'ont découvert; naissance d'un
deuxième fils (1771) aux prénoms inconnus et probablement mort en bas âge; le 5 mai
1772, embarquement pour Saint-Domingue; le 20 septembre 1774, décès et le 21
inhumation dans l'île, en un lieu aujourd'hui inconnu. 2) Martines de Pasqually s'est
peint lui-même en ces lignes dont un long commerce martiniste, laissant subsister certes
mainte énigme, m'a persuadé qu'elles étaient non seulement sincères mais véraces: Quant à
moi, je suis homme et ne crois point avoir vers moi plus qu'un autre homme. [...] Je ne
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suis ni dieu ni diable, ni sorcier, ni magicien. Mais aussi: Je ne suis qu'un faible
instrument dont Dieu veut bien, indigne que je suis, se servir de moi pour rappeler les
hommes mes semblables à leur premier état de Maçon, qui veut dire spirituellement hommes
ou âmes afin de leur faire voir véritablement qu'ils sont réellement Hommes-Dieu, étant
créés à l'image et à la ressemblance de cet Etre tout-puissant. Martines de Pasqually, c'est
avant tout sa doctrine et son Ordre des Elus Cohen, exposés dans ses écrits. II. - Ecrits. 1)
Traité de la réintégration des êtres dans leurs premières propriétés, vertus et puissance
spirituelles et divines. Publié pour la première fois par René Philipon (sous ce titre qui
connaît des variantes), Paris. Chacornac. 1899. Martines de Pasqually, Traité de la
réintégration des êtres, créés... Version originale éditée pour la première fois, en regard de la
version publiée en 1899, accompagnée du tableau universel, précédée d'une introduction et
de documents inédits, Paris, Robert Dumas (puis Henry Veyrier), 1974. 2) Apocryphes.
Référons à la bibliographie de l'Initiation, mais avec une addition. Les titres des ouvrages
attribués faussement à Martines par Ragon sont, en fait, ceux d'ouvrages, probablement
fictifs, allégués comme leurs par les fictifs Frères de la Rose+Croix qui sont censés
s'exprimer dans la Fama fraternitatis de J.V. Andréa, au passage suivant: Confessons
d'ailleurs qu'après la mort d'A. aucun de nous n'obtint le moindre détail sur R.C., et sur ses
premiers Frères, mis à part ce qu'en relatent notre Bibliothèque philosophique, entre autres,
notre Axiomatique, l'ouvrage pour nous capital, les Cycles du monde, l'ouvrage le plus
savant, et Protée, le plus utile. (Trad. Gorceix, La Bible des Rose-Croix, P.U.F., 1970, p.
12). 3) Correspondance. Les lettres les plus importantes sont celles a J.-B. Willermoz, qui
ont été bien éditées par Van Rijnberk dans son ouvrage cité infra, t. II, pp, 71-166. 4)
Documents d'ordre. C'est-à-dire tous textes officiels de l'Ordre des Elus Cohen; rituels,
catéchismes, pièces administratives. (Cf l'inventaire des sources in l'Initiation). Depuis la
bibliographie de l'Initiation, j'ai publié l'inventaire du fonds Hermete des archives des
néo-Cohen, ibid., janv.-mars 1970, pp. 52-53. Ce fonds comporte notamment la pièce
suivante: Statuts généraux de la Franche-Maçonnerie des Chevaliers Elus Coëns, original
déposé en 1767 dans les archives du Tribunal souverain élevé à la gloire du Grand
Architecte de l'Univers sur le Grand Orient de Paris (fraternellement communiqué par Ivan
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Mosca), avec les signatures de Bacon de la Chevalerie, Balzac, Luzignan et Cerley. (La
copie des statuts par Papus, qui est conservée à Lyon, ne porte pas de signature). Plusieurs
documents martinésistes dans la partie des archives de J.-B. Willermoz récemment mise à
jour. (Fonds privé L.A.). Ajoutons surtout le très important ensemble rituel inclus dans
les papiers posthumes de Saint-Martin, constituant le fond Z (cf. infra, chapitre II). Les
éditions les plus importantes sont: catéchismes de six grades Cohen ap Papus, Martines de
Pasqually...., Chamuel, 1895 (fac-sim. avec une préface de R.A. et une postface de
Philippe Encausse, Paris, Robert Dumas puis Dervy-Livres, 1976), pp 213-283; Extrait
du catéchisme des Elus Cohen. ap. Amadou. Trésor martiniste. Les exorcismes des
Elus-Coëns par Robert Ambelain. Les Cahiers de la Tour SaintJacques, II-III-IV
(1960), pp 175-186; Les diplômes coëns de J.-B. Willermoz par Alice Joly ibid, pp
216-223, avec une reproduction photographique de l'un d'eux; enfin François
Ribadeau-Dumas a bien voulu déférer à ma requête en reproduisant dans Les Magiciens de
Dieu, Robert Laffont, 1970. pp 267-293,1'un des trois textes (et le plus important, puisqu'il
s'agit d'un rituel d'initiation au premier degré) qui avaient motivé ma Note sur une source
ignorée de l'histoire des rituels coëns. Les Cahiers de la Tour Saint-Jacques,II-III-IV
(1960), pp. 187-189. Les documents du fonds Z sont à paraître en 1980-1981 chez Guy
Trédaniel, éditeur à Paris (La Magie des élus-coens, t.I, Théurgie; t. II,
Franc-Maçonnerie). Y sont joints des documents complémentaires tirés du fonds Prunelle
de Lière, à la B.M. de Grenoble. 5) De la bibliographie martinésienne, que récapitule
l'Initiation, un livre doit être cité: G. Van Rijnberk, Un Thaumaturge du XVIIIème
siècle, Martines de Pasqually. Sa vie, son oeuvre, son ordre,tome. I, F. Alcan, 1935: tome.
II, Lyon, Derain-Radet, 1938 (excellente bibliographie critique) René Le Forestier, La
Franc-Maçonnerie occultiste au XVIII siècle et l'ordre des élus coëns (Paris,
Dorbon-Ainé, s.d. [ 1928 ]) fournit un panorama aux tons justes, mais ses essais de
reconstitutions rituelles sont aujourd'hui dépassés, grâce aux découvertes et aux
publications mentionnées ci-dessus. Les lettres de S.M. à J.-B. Willermoz, pleines de
détails rituels, ont fait l'objet d'une première et déplorable édition par Papus, Louis-Claude
de Saint-Martin (Paris, Chacornac, 1902).Une transcription exacte a été procurée par
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R.A. (cf. sa préface à la rééd. par lui établie du susdit Papus, Paris, Pierre Belfond,
1919). III. - La Réintégration. 1) Martines de Pasqually a élaboré une doctrine complexe
et précise. A partir de quelles données, outre son expérience personnelle qui, disait-ii, avait
été jusqu'à lui faire prendre sous dictée les enseignements de la Sagesse divine même? La
critique externe ne dispose d'aucun élément de réponse. La critique interne désigne le
courant de l'ésotérisme judéo-chrétien, et plus particulièrement certains de ses rameaux
provençaux et espagnols (avec, dans ce dernier cas, une influence islamique de seconde
main). Sur la doctrine elle-même, les modernes sont, en revanche, bien renseignés. Le
Traité constitue la source principale Adjuvants; les textes rituels, aussi les explications
fournies par Willermoz et surtout par Saint-Martin sous le couvert de ses idées propres. A
mi chemin, en quelque sorte, de ces deux dernières sources, les instructions aux Cohen de
Lyon, à partir de 1774 (extraits ap. Paul Vulliaud, Les Rose-Croix Lyonnais au XVIlIè
siècle....E.Nourry, 1929, pp. 225-252; l'édition de R.A. des Le~ons de Lyon comprend le
texte intégral des dix premières leçons par Saint-Martin, le résumé de toutes les leçons,
qu'elles soient de SaintMartin ou d'Hauterive, dans un autographe du premier, avec des
développements relatifs a quelques leçons du même, enfin le texte des notes prises
exclusivement par J.-B. Willermoz. Une édition de ces dernières notes exclusivement, aux
Editions du Baucens (Braine-le Comte, Belgique, 1975), est mauvaise. A ces sources
puise l'indispensable exposé de l'Initiation. Ici, l'on esquissera le schéma de l'essentiel. 2)
Le titre du Traité l'annonce (à juste titre): la doctrine de Martines est une doctrine de la
réintégration des êtres. Réintégration implique expulsion préalable, drame et dénouement.
En effet. Et de le savoir sauve. Mais c'est par un savoir opératif. Martines est un gnostique.
La réintégration doit être universelle. Sa tâche incombe à l'homme. A lui d'apprendre quelle
fut l'origine et quelle est la destination, quelles sont les voies communes de la chute et de la
remontée: apprentissage d'une théorie. Mais d'une théorie qui est, en fin de compte, théorie
de l'action, qui se confond avec elle, c'est-à-dire théorie de la technique opératoire; théorie des
intermédiaires et technique des moyens; techniques des agents et des opérations. Théorie des
opérations théurgiques à la manière de Martines de Pasqually. Voilà la gnose
particularisée en gnosticisme martinésien, en martinésisme. A cette particularisation
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concourent aussi - mais l'analyse de la théurgie particulière suffirait à l'indiquer - les
modalités et les détails spécifiques, du moins en ' Ir assemblage, de l'épopée martinésiste;
dommage que nous en soyons réduits à les porter pour mémoire. 3) Dieu est un, mais ses
puissances sont trines et son essence quatriple. Au commencement il émane des êtres
spirituels, libres et discrets qui forment sa cour. Certains de ces êtres cèdent à l'orgueil et
opèrent - c'est-à-dire agissent - à l'instar de Dieu, en infraction, c'est-à- dire en prétendant à
l'autonomie. Pour les punir et sauver la cour divine, ils sont chassés de celle-ci et
emprisonnés dans le monde matériel, spécialement créé pour l'occasion par des esprits restés
fidèles. La matière est créée, non pas émanée: elle est illusoire. Dieu émane alors l'homme:
mineur spirituel puisqu'il vient en dernier lieu, mais doté de privilèges supérieurs à ceux de
ses aînés. Adam, androgyne, sera tout à la fois chargé de la garde et de la réhabilitation.
Mais Adam s'élève, à son tour, par son orgueil jusqu'à vouloir être créateur tout seul. Il lie
sa puissance divine avec celle des démons et il effectue une création de perdition Sa
création, sa créature Houwa, est ratée. Mais, après son forfait, il dégénère et devient
l'opprobre de la terre. Son corps glorieux devient ténébreux, en se matérialisant. De pensant
il devient pensif et la communication directe, dont il jouissait, avec Dieu, est coupée. Elle
ne pourra plus s'effectuer désormais que par le truchement, éventuellement obtenu, des
esprits, des intermédiaires. Pour entrer en rapport avec ceux-ci, l'homme, en partie
matérialisé, devra user de procédés en partie matériels. La mystique s'est dégradée en
théurgie cérémonielle, science et sacrement. Le théurge prie d'abord, il demande à Dieu de
lui restituer son pouvoir primitif sur les esprits. Puis il commande aux esprits bons et
exorcise les mauvais. Des signes, quelquefois auditifs et tactiles, mais habituellement
lumineux, indiquent le succès. La faute d'Adam fut suivie d'une seconde. Dieu avait
maintenu le coupable dans ses droits et devoirs et l'avait pourvu des moyens nouveaux
requis par la nouvelle situation. Pourtant, ingrat, l'homme s'unit à sa femme dans une
fougue sexuelle digne des bêtes. De cet emportement, Caïn est issu. Mais Dieu demeure
encore fidèle à ses promesses et l'homme n'est point destitué de son poste. La postérité de
Caïn est incapable de tenir le rôle du mineur. Naissance d'Abel. Caïn le tue. Seth sera
l'ancêtre des opérateurs, des théurges. Aussi bien après le déluge, plus de Cainites. Noé
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perpétuera la postérité de Seth (mais Cham réincarnera Caïn). Ainsi d'une race pure
sortiront, au cours de l'histoire, des mineurs élus, grands et petits prophètes. Les Cohen y
seront agrégés par élection. La gnose martinésiste discerne, et s'approprie, dans les choses ce
qui tient des choses de l'esprit, les symbolise, y mène. Elle trace le plan de la figure
universelle où toute la nature spirituelle, majeure, mineure et inférieure opère; où les
immensités céleste et temporelle qu'enceint l'immensité de l'axe feu central communiquent, à
travers l'immensité surcéleste, avec l'immensité divine. Pour se réintégrer et aider à la
réintégration des autres hommes et de tous les êtres (point de réintégration complète sans
réintégration universelle), celui qui a cette vocation sacerdotale, l'Elu Cohen, considère le
nombre de ses doigts de pieds (les nombres, fondement de toute loi de création temporelle et
de toute action divine...) et s'instruit du nom des anges. Il suit une ascèse (actes de piété,
règles alimentaires, etc), une morale. Il célèbre la théurgie. Saint-Martin abandonnera la
théurgie cérémonielle pour une mystique spéculative dont la déité du Christ est le pivot;
Willermoz n'en soufflera mot dans les instructions correspondant aux différents grades et à
la Profession de l'Ordre des Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte, car ceux-ci n'auront
pas reçu l'ordination cohen. Mais la pensée de Saint-Martin se définit le mieux par sa
continuité avec la pensée de Martines et le Régime Ecossais Rectifié, l'un des rares régimes
maçonniques à posséder une doctrine systématique, avec l'Ordre des Elus Cohen, n'aura pas
une autre doctrine que ce dernier, le martinésisme. IV. - L'Ordre des Elus Cohen. 1)
Martines de Pasqually était Franc-Maçon, reconnu pour tel par ses Frères. Quand et où
a-t-il reçu la lumière maçonnique? On l'ignore. 2) Il produira devant la Grande Loge de
France une patente apparemment délivrée à son père par Charles Edouard Stuart en 1738 et
transmissible à lui-même. Elle pourrait n'être pas apocryphe si, contrairement à la
probabilité, le prétendant avait été Franc-Maçon. 3) Martines de Pasqually fut le Grand
Souverain de l'Ordre des Elus Cohen. Et son fondateur? Oui, à ce qu'il paraît. Non à ce
qu'il assurait, en parlant de ses prédécesseurs, de ses collègues, de ses archives. Voici un
tracé de sa carrière maçonnique, cohen. De 1754 peut-être, de 1758 sûrement, à 1760,
propagande dans le Midi de la France, à Lyon, à Paris. 1762: arrivée, le 28 avril, à
Bordeaux où il demeure jusqu'en 1766. Fin 1766 - début 1767: pourparlers et différends
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avec la Grande Loge de France. Fin 1766: Paris. Première rencontre avec J.-B.
Willermoz. 1767: à l'équinoxe de printemps, installation du Tribunal souverain et
promulgation des statuts de l'Ordre. En avril: départ de Paris, propagande en route, retour à
Bordeaux en juin. 1768: première rencontre avec Saint-Martin. 1769-1770: le clerc tonsuré
Pierre Fournié, secrétaire de Martines, incapable tous deux de diriger et d'organiser l'Ordre
qui, pourtant, se développe. Le 11 juillet 1770, Martines annonce, pour la première fois,
qu'il travaille au Traité. 1771-1772: Saint-Martin secrétaire de Martines. Le travail
s'améliore et s'intensifie. Mais Martines s'en va. 1772-1774: à Saint-Domingue. Martines
poursuit le travail général et développe l'Ordre au plan local, sans désemparer jusqu'a sa
mort. 4) Ajoutons quelque chose sur l'Ordre des Elus Cohen après la mort de Pasqually. A
sa mort, Caignet de Lestère, que Martines avait désigné à cette fin, occupe la charge de
Grand Souverain de l'Ordre, mais il meurt lui-même le 19 décembre 1779. Il a choisi pour
successeur Sébastien de Las Casas. Celui-ci, en novembre 1780, conseilla aux Chapitres
Cohen, qui souhaitaient de lui une direction plus ferme, de se dissoudre ! La désagrégation
avait commencé dès la mort de Pasqually, peut-être un peu avant, tandis qu'il paraissait
s'attarder à Saint-Domingue. Peu à peu les Temples s'effondrent ou changent
d'appartenance. Des Cohen, cependant, continuent d'opérer. Le Chapitre toulousain,
encouragé par d'Hauterive, persiste (révélation du fonds Du Bourg, en cours de
publication). Des deux disciples les plus distingués de Martines, Saint-Martin et
Willermoz, le premier n'était pas enclin à favoriser le maintien, et encore moins l'essor de
l'Ordre des Elus Cohen; le second pour des raisons analysées ailleurs, préféra infuser dans
un autre Rite Maçonnique, la Stricte Observance Templière métamorphosée en Ordre des
Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte, la doctrine martinésienne de la réintégration,
sauvant ainsi, croyait-il, la Franc-Maçonnerie et ladite doctrine du même coup. La
doctrine, dis je, et l'on ne saurait trop remarquer que rien de l'initiation, rien de l'ordination
cohen, ni, par conséquent, rien de la théurgie cérémonielle propre aux Elus Cohen ne passa
chez les Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte. Willermoz refusa de confondre une secte
sacerdotale à la forme maçonnique (même si lui même éprouvait plus que d'autres la force et
la valeur de cette forme) avec un Rite Maçonnique et un ordre chevaleresque dont le but,
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comme la doctrine, serait identique, mais le moyen différent, quoiqu'il ne pût être
qu'analogue. Le 26 janvier 180~, Bacon de La Chevalerie parle des Elus Cohen toujours
agissant sous la plus grande réserve en exécution des ordres suprêmes du Souverain Mâître
(lettre à Chefdebien ap. Benjamin Fabre, Franciscus Eques a Capite galeato, Paris, la
Renaissance française, 1913, p. 421). De quoi, de qui s'agit-il? Je me le demande bien, et
depuis longtemps. En 1822, dans une lettre, au baron de Turkheim, datée du 21-31 mars,
conservée à la Bibliothèque municipale de Lyon (ms. 5900) et contenant, selon une
annotation du signataire, des conseils pour la lecture du Traité de la réintégration des êtres
par Pasqually, Willermoz déclare: De tous les R... [sc. Réaux-Croix] que j'ai connus
particulièrement, il n'en reste point de vivant. Ainsi il me serait vraiment impossible de
vous indiquer aucun pour après moi. Je doute même que le temps présent soit propre à en
préparer, mais nous savons tous que le Tout-Puissant plein d'amour et de miséricorde peut,
quand il voudra, faire naître des pierres mêmes des enfants d'Abraham. Ce qui est
équivoque, quand on prend garde, mais signifie au moins que les Cohen survivants étaient
rares et dans l'ignorance les uns des autres; ce qui confirme que l'Ordre avait disparu sans
que personne s'attachât à le réveiller. A la fin du XIXè siècle, très vaguement, puis au XX
précisément, sont nées des sociétés qui revendiquent soit une filiation cohen directe, soit une
filiation cohen indirecte. Les prétentions des néo-Cohen sont critiquées infra V. 5) La
structure de l'Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de l'Univers, pour lui donner son
titre entier, est celle d'un Rite maçonnique, d'un système de Hauts Grades souchés sur les
trois degrés bleus, selon le modèle écossais. Les listes de grades cohen fournies par les
différents auteurs et même celles qu'on peut établir sur la base des documents officiels ne
concordent pas toutes. Mais les variantes sont plus minces qu'il ne se colporte. Voici la
hiérarchie définie par les statuts de 1~67, à l'article XII. Des honneurs et des préséances,
suivant le sens descendant: (Lc Souverain Juge [ = S.J. ou S.I., les initiales aussi de
Supérieur Inconnu ] Réaux + est le premier grade la maçonnerie, ensuite le commandeur
d'orient, le chevalier d'orient, le grand architecte, le maître, le compagnon et l'apprenti coën;
le maître parfait élu, les maîtres, compagnon et apprenti bleus. Ces statuts fournissent des
renseignements minutieux sur l'organisation de l'Ordre, distribués en six chapitres qui
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comportent respectivement trente, deux, dix-neuf, quinze, sept et cinq articles. (La copie
Papus, à la B.M. de Lyon, cotée 5474, ne reproduit que le premier chapitre. C'est pourquoi
les signatures qui viennent après le sixième, manquent). Le nombre des Temples Cohen ne
dépassa guère la douzaine, répartis, il est vrai, à travers toute la France. Leurs tribulations
endogènes et exogènes, furent quasi permanentes. Sur tout cela Cf Van Rijnberk, op. cit. et
les ouvrages qu'il recommande et qui sont rares. V. - Les Néo-Cohen. - A. - L'Ordre des
Chevaliers Maçons Elus Cohen de l'Univers semble avoir disparu avant la Révolution. Sa
survivance au début du XIXè siècle est douteuse. Papus, le premier ensuite, reparle des
Elus Cohen comme d'un Ordre vivant, ou plutôt survivant de quelque manière, bien
incertaine, dans son Ordre martiniste. Bricaud revendique, quand il devient Grand Maître
de l'Ordre martiniste, la succession cohen en ligne directe, et, pour l'Ordre martiniste,
l'héritage martinésiste en même temps que celui de Saint-Martin. - B. - Robert Ambelain,
pour sa part, reconstitue l'Ordre des Elus Cohen, en 1942, sous le patronage de Georges Bogé
de Lagrèze, Chevalier Bienfaisant de la Cité Sainte et peut-être Grand Profès (non liquet)
et de Camille Savoire, Chevalier Bienfaisant de la Cité Sainte. Il l'associera à partir de
1958 à l'Ordre martiniste Cf Chap. IV, Le Grand Maître Lagrèze habilite, le 12 novembre
1945, 1' Imperator de l'AMORC à établir loges et chapitres de son Ordre aux Etats-Unis
d'Amérique et au Canada. A la mort de Lagrèze, en 1946, Ambelain lui succède. En 1967,
Ambelain démissionne au profit d'Ivan Mosca. Celui-ci reprend pour son Ordre en même
temps que l'indépendance son titre primitif Ordre des Chevaliers Maçons Elus Cohen de
l'Univers et pour lui le titre non moins primitif “grand souverain” (Cf L'Initiation,
juillet-décembre 1967, p.ll3). Mais inquiet de la légitimité du réveil de 1942, il ne tarde pas
(1968) à mettre l'Ordre en sommeil, pour une durée indéterminée (Cf l'Initiation, octobre,
décembre 1968, pp. 230-231). - C. - L'histoire de l'Ordre des Elus Cohen relève directement
de l'histoire de la FrancMaçonnerie. Cet Ordre est un Rite maçonnique. Ses modernes
champions ont continué à le tenir pour tel et il est caractéristique que la maçonnisation de
l'Ordre martiniste par Bricaud ait coïncidé avec sa revendication de l'héritage martinésiste.
2 - Les néo-Cohen sont-ils héritiers légitimes? La question exige, tant elle fut embrouillée,
une réponse exacte, et, d'abord, à cette fin, une analyse systématique du problème. - A. -
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Suivant l'enseignement et la pratique constante de Martines de Pasqually, premier grand
souverain connu de l'Ordre dit, en abrégé, des Elus Cohen, on tiendra pour acquis: l'entrée et
le progrès dans l'Ordre s'effectuaient par la communication d'initiateur(s) qualifié(s) à
récipiendaire qualifié (et, au cas du degré suprême de Réau-Croix, d'ordinant(s)
qualifié(s) à ordinand qualifié, selon des modalités différentes et successives correspondant
aux grades hiérarchiques, d'un influx sui generis; toutes réserves faites sur l'origine et la
nature de cet influx. - B. - L'histoire nous assure que les détenteurs de cet influx, qualifiés
pour le transmettre, ont existé jusque dans le premier tiers du XlX siècle; toutes réserves
faites sur le nombres de grades que chacun avait ou n'avait pas, respectivement, le pouvoir
de conférer. (En effet, tout Cohen n'était pas autorisé - question de validité? question de
licéité? voilà un hic subsidiaire - à conférer seul son propre grade, ni même les grades
inférieurs au sien, ni, évidemment, ceux qui lui étaient supérieurs. Tout Réau-Croix, en
particulier, n'était pas autorisé à ordonner un autre Réau-Croix, c'est, par exemple, la
raison, ou l'une des raisons pourquoi Saint-Martin refusa, peu avant sa mort, d'ordonner
Joseph Gilbert, son ultime disciple). 3 - A. - La seule prétention contemporaine de moi
connue, à détenir la succession cohen en ligne directe, a été exprimée par Jean Bricaud (Cf
Notice historique sur le martinisme, nouv. éd., Lyon, Éditions des Annales initiatiques,
1934, p. 10. La première édition est de 1928). Bricaud nomme les frères Bergeron et
Bréban-Salomon, le médecin danois Carl Michelsen; Edouard Blitz, surtout, médecin
américain (d'origine israélite belge, préciserai je), héritier légitime de Martinez et
successeur direct de Willermoz et d'Antoine Pont. Blitz aurait, semble-t-il, d'après Bricaud,
initié à son tour Fugairon et Charles Détré, dit Téder. Bricaud se donne pour rattaché
lui-même à cette lignée, mais ne dit pas quel aurait été son propre initiateur. - B. - Inutile
d'entrer dans le détail. Rappelons seulement la magistrale critique avancée par Robert
Ambelain (Le Martinisme contemporain et ses véritables origines, Paris, Les Cahiers de
Destins, 1948, pp. 22-30). Au terme de cette analyse dévastatrice et inattaquable, il appert
que non seulement aucun des personnages cités par Bricaud, ni, par conséquent, Bricaud
lui même, n'a été certainement en possession de la succession cohen (l'absence de preuves est
totale et aux prétendants appartient la charge de prouver); mais encore que tous les indices
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décelables vont à l'encontre d'une telle hypothèse. Mes recherches dans le fonds Papus
conservé à la Bibliothèque municipale de Lyon et dans les divers fonds privés d'archives
relatives à l'Ordre des Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte et au Rite Ecossais
Rectifié, rendent plus invraisemblable encore, pour ne pas dire impossible, que Blitz et
Téder, en particulier (et ils sont les deux hommes clefs de la filiation revendiquée par
Bicaud) aient été en possession de la succession cohen. Ajouter qu'une confusion a pu se
produire chez Bricaud entre succession cohen et succession de la Grande profession du
Régime Écossais Rectifié, dont il n'entretenait qu'une idée très vague et qui n'est
effectivement pas sans rapport avec le martinésisme, quoiqu'elle n'ait rien à voir avec l'Ordre
des Elus Cohen. En résumé, Bricaud a parlé sans produire de preuves et son affirmation est
des plus contestables. L'influx en cause dans l'Ordre des Elus Cohen étant sui generis
(même si cette proposition signifie seulement que l'Ordre des Elus Cohen a sa personnalité
propre), la succession cohen qui le transmet ne peut être identifiée elle-même avec aucune
des successions suivantes (contrairement à la démarche qui prétendit justifier certains
réveils); toutes réserves faites sur le caractère hypothétique ou fallacieux de l'une ou de
l'autre desdites successions: A. Succession apostolique. B. Succession dite gnostique, de
Jules Doinel. C. Succession dite martiniste, de Louis-Claude de Saint-Martin. D.
Succession de la Société des Philosophes Inconnus. E. Succession des Philosophes
Inconnus. F. Succession des propriétaires d'une partie des archives, en partie cohen, de
Jean-Baptiste Willermoz. (Si étrange qu'il y paraisse, Papus semble avoir cru, ou laissé
croire, que la propriété de certains papiers cohen - à lui échus dans des circons-tances bien
élucidées par Jean Saunier, Elie Steel-Maret et le renouveau des études de la
Franc-Maçonnerie illuministe à la fin du XIXè siècle, Revue de l'histoire des religions,
juillet, 1972, pp, 53-81 -, équivalait à quelque investiture, voire à quelque initiation !) - La
succession cohen ne peut non plus être identifiée avec la succession des Grands Profès,
classe secrète de l'Ordre intérieur des Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte; cette
succession s'étant d'ailleurs perpétuée jusqu'à nos jours, comme il a été officiellement révélé
en 1969, pour arrêter les ragots et prévenir des profanations (Cf Maharba, A propos du
Régime Ecossais Rectifié et de la Grande Profession , Le Symbolisme, octobre-décembre
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1969, pp,63-67). J.-B. Willermoz a défini le sens où il rédigea l'instruction secrète de la
Grande Profession, dont il est le fondateur, en écrivant: Lié d'une part par mes propres
engagements [sc. de secret envers l'Ordre des Cohen] et retenu de l'autre par la crainte de
fournir des aliments à une frivole curiosité, ou de trop exalter certaines imaginations, si on
leur présentait des plans de théorie qui annonçaient une pratique, je me vis obligé de n'en
faire aucune mention et même de ne présenter qu'un tableau très raccourci de la nature des
êtres, de leurs rapports respectifs, ainsi que des divisions universelles. (A Charles de
Hesse-Cassel, du 12 octobre 1781, ap. G. Van Rijnberk, Martines de Pasqually, t.l, Paris,
Alcan, 1935 p.l68) Et il y a d'autres textes! Comment, dès lors, prétendre que l'accès à la
Grande Profession, que suffit à donner la communication autorisée de l'instruction secrète y
afférente, comportait l'initiation ou l'ordination à un degré cohen, quel qu'il Mt?
Robert Amadou (1924-2006)