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INDICE 1) Descrizione generale del progetto……………………………………………….... 1 1.1) Informazioni generali sulla città di Belluno………….……………………….. 1 1.2) Contesto urbanistico…………………………………………………………... 2 1.3) Descrizione generale dell’edificio…………………………………………….. 3 2) Analisi climatica…………………………………………………………….…….. 4 2.1) Valori medi mensili delle temperature dell’aria esterna……………………… 5 2.2) Temperatura estiva massima: distribuzione giornaliera…………………….… 6 2.3) Piovosità………………………………………………………………………. 7 2.4) Pressione di vapore……………………………………………………………. 8 2.5) Velocità del vento……………………………………………………………... 9 2.6) Irradiazione solare giornaliera media mensile………………………………. 10 2.7) Irradianza solare……………………………………………………………....11 2.8) Gradi giorno…………………………………………………………………..12 3) Analisi funzionale spaziale………………………………………………………..13 3.1)Riferimenti normativi……………………………………………….................13 3.2) Individuazione delle attività…………………………………………………..14 3.3) Analisi temporale delle attività…………………………………………….…15 3.4) Analisi dei disturbi…………………………………………………................16 3.5) Identificazione delle attrezzature……………………………………………..17 3.6) Analisi dell’area residenziale…………………………………………………18 3.7) Analisi dell’area commerciale………………………………………………...24 3.8) Minimi funzionali-Requisiti di accessibilità………………………………….28 3.8.1) Riferimenti normativi……………………………………………………..28 3.8.2) Riferimenti al progetto…………………………………………………....41 4) Analisi tecnologica………………………………………………………………..45 4.1) Riferimenti normativi…………………………………………………………45 4.2) Esigenze dell’utenza finale……………………………………………………47 4.3) Analisi dei requisiti tecnologici del sistema ambientale……………………...49 4.3.1) Dai requisiti ambientali alle prestazioni ambientali………………………52 4.4) Analisi degli agenti……………………………………………………………53 4.5) Individuazione dei sub sistemi………………………………………………..54 4.6) Analisi dei requisiti…………………………………………………………...56 4.7) Classificazione delle richieste………………………………………………...63 4.8) Chiusure verticali opache……………………………………………………..65 4.9) Chiusura orizzontale superiore………………………………………………..70 4.10) Chiusura orizzontale inferiore……………………………………………….72 4.11) Partizioni orizzontali interne………………………………………………...73 4.12) Partizioni verticali interne…………………………………………………...76 4.13) Serramenti…………………………………………………………………...78

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INDICE

1) Descrizione generale del progetto……………………………………………….... 1 1.1) Informazioni generali sulla città di Belluno………….……………………….. 1 1.2) Contesto urbanistico…………………………………………………………... 2 1.3) Descrizione generale dell’edificio…………………………………………….. 3 2) Analisi climatica…………………………………………………………….…….. 4 2.1) Valori medi mensili delle temperature dell’aria esterna……………………… 5 2.2) Temperatura estiva massima: distribuzione giornaliera…………………….… 6 2.3) Piovosità………………………………………………………………………. 7 2.4) Pressione di vapore……………………………………………………………. 8 2.5) Velocità del vento……………………………………………………………... 9 2.6) Irradiazione solare giornaliera media mensile………………………………. 10 2.7) Irradianza solare……………………………………………………………....11 2.8) Gradi giorno…………………………………………………………………..12 3) Analisi funzionale spaziale………………………………………………………..13 3.1)Riferimenti normativi……………………………………………….................13 3.2) Individuazione delle attività…………………………………………………..14 3.3) Analisi temporale delle attività…………………………………………….…15 3.4) Analisi dei disturbi…………………………………………………................16 3.5) Identificazione delle attrezzature……………………………………………..17 3.6) Analisi dell’area residenziale…………………………………………………18 3.7) Analisi dell’area commerciale………………………………………………...24 3.8) Minimi funzionali-Requisiti di accessibilità………………………………….28 3.8.1) Riferimenti normativi……………………………………………………..28 3.8.2) Riferimenti al progetto…………………………………………………....41 4) Analisi tecnologica………………………………………………………………..45 4.1) Riferimenti normativi…………………………………………………………45 4.2) Esigenze dell’utenza finale……………………………………………………47 4.3) Analisi dei requisiti tecnologici del sistema ambientale……………………...49 4.3.1) Dai requisiti ambientali alle prestazioni ambientali………………………52 4.4) Analisi degli agenti……………………………………………………………53 4.5) Individuazione dei sub sistemi………………………………………………..54 4.6) Analisi dei requisiti…………………………………………………………...56 4.7) Classificazione delle richieste………………………………………………...63 4.8) Chiusure verticali opache……………………………………………………..65 4.9) Chiusura orizzontale superiore………………………………………………..70 4.10) Chiusura orizzontale inferiore……………………………………………….72 4.11) Partizioni orizzontali interne………………………………………………...73 4.12) Partizioni verticali interne…………………………………………………...76 4.13) Serramenti…………………………………………………………………...78

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1) DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO

1.1) INFORMAZIONI GENERALI SULLA CITTA’ DI BELLUNO

Belluno è un comune di 36.042 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, e

maggiore centro abitato della Valbelluna. La parte antica della città di Belluno sorge

su uno sperone di roccia in prossimità della confluenza del torrente Ardo con il fiume

Piave. A nord si staglia l'imponente gruppo dolomitico dello Schiara (2565 s.l.m), il

monte Serva (2133 s.l.m) con la sua mole e il monte Talvena, mentre a sud le prealpi

separano il bellunese dalla pianura veneta. Sempre a sud, nella zona del Castionese, si

erge il Nevegal.

Belluno è indicata come la città capoluogo di provincia più fredda d'Italia nelle

temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua è forse la più bassa

fra quelle dei capoluoghi di provincia italiani. Assai consistente è la piovosità: su

Belluno cadono annualmente circa 1400-1500 mm di precipitazioni (1355 mm nel

2005), concentrate nei mesi da aprile a novembre, che possono anche raggiungere i

2000 mm, mentre l'inverno è siccitoso con cielo sereno. Il clima della città

complessivamente è perciò piuttosto freddo e piovoso.

POSIZIONE

Altitudine: 389 m s.l.m.

Latitudine: 46° 8’ 27’’ N

Longitudine: 12° 12’ 56’’ S

POPOLAZIONE

Superficie: 147,19 kmq

Abitanti: 36.042

Densità: 244,86 ab./kmq

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5) Strutture…………………………………………………………………………...86 6) Impianti…………………………………………………………………………...87 6.1) Impianto termico………………………………………………………............87 6.2) Impianto elettrico……………………………………………………………...88 7) Verifiche…………………………………………………………………………..90 7.1) Rapporti aero-illuminanti……………………………………………………..90 7.1.1) Riferimenti normativi……………………………………………………..90 7.1.2) Calcolo dei rapporti aero-illuminanti……………………………………..93 7.2) Studio del fattore di luce diurna…………………............................................94 7.2.1) Fattore di luce diurna medio………………………………………………94 7.2.2) Fattore di luce diurna puntuale……………………………………………99 7.3) Antincendio………………………………………………………………….108 7.4) Pluviali………………………………………………………………………110 8) Fabbisogno energetico…………………………………………………………...111 9) Verifiche acustiche………………………………………………………………121 9.1) Tempo di riverberazione..……………………………………………………121 9.2) Potere fono isolante..…………………………………………………………123 10) Riferimenti normativi…………………………………………………………..126 11) Bibliografia……………………………………………………………………..127

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1.2) CONTESTO URBANISTICO

Il lotto di appartenenza è situato in una zona centrale della città ed è servito da

quattro importanti vie di comunicazione caratterizzate da un considerevole traffico

automobilistico: via G. Segato, via Volontari della Libertà, via G. Fantuzzi e via

Dante Alighieri. La Residenza si inserisce in un contesto urbano già sviluppato, in cui

però non manca certamente la presenza di spazi verdi.

La peculiarità predominante della zona in cui è inserito il lotto, e quindi l’edificio, è

senza dubbio la presenza della Stazione ferroviaria a nord-ovest e del corso del Piave

a est e sud.

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1.3) DESCRIZIONE GENERALE DELL’EDIFICIO

La “Residenza Fontana” si presenta come un complesso caratterizzato dalla

compresenza di spazi destinati ad attività di genere ed esigenze notevolmente diverse

tra loro.

L’edificio è costituito da un piano interrato, da tre piani fuori terra e da un sottotetto,

per il quale è prevista la predisposizione per un eventuale recupero; esso occupa una

superficie di circa 715 metri quadrati ed ha una forma ad L: il lato lungo di questa L è

disposto parallelamente alla principale delle quattro vie che delimitano il lotto, via G.

Sagato, ad una distanza dal bordo strada di circa 9 metri. Le notevoli dimensioni del

nostro lotto ci hanno consentito di destinare una parte di esso, situata nell’angolo sud-

ovest dello stesso lotto, al Comune, per l’eventuale realizzazione di un parco

pubblico. Ciononostante abbiamo avuto la possibilità di creare un giardino interno,

riservato ai residenti del nostro edificio, caratterizzato da un’importante presenza di

spazi verdi al fine di mantenere una stretta continuità con il contesto in cui si

inserisce il complesso. Sono previsti due ingressi per i veicoli situati su vie differenti

e due ingressi pedonali.

Sono state rispettate le prescrizioni normative che obbligano ogni intervento di nuova

costruzione a destinare al Comune dei parcheggi ad uso pubblico.

Il piano terra è stato pensato e progettato per ospitare tre attività commerciali

differenti tra loro per caratteristiche ed esigenze: i tre nuclei presenti si sviluppano su

superfici di 110, 110 e 75 metri quadri circa destinati rispettivamente ad accogliere

un negozio di abbigliamento, un bar/caffetteria ed un’agenzia viaggi.

Il primo e secondo piano sono invece destinati ad unità immobiliari; sono presenti

infatti quattordici alloggi, sette per ogni piano, suddivisi in bilocali e trilocali. Un

alloggio per piano è attrezzato e dimensionato per ospitare persone diversamente

abili. Come già anticipato, un appartamento del secondo piano è predisposto per

un’eventuale recupero del sottotetto.

Ogni alloggio è munito di una cantina e di un posto macchina coperto presenti al

piano interrato; quest’ultimo è inoltre caratterizzato dalla presenza del locale caldaia

e di tre depositi per le attività commerciali presenti al piano terra.

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2) ANALISI CLIMATICA

Tutte le informazioni e i dati che riguardano gli argomenti affrontati in questo

capitolo sono stati estrapolati dalla norma UNI 10349. Questa norma è un documento

all’interno della quale sono inserite tutte le indicazioni circa le caratteristiche

climatiche dei capoluoghi di provincia italiani.

Un’accurata analisi di queste informazioni risulta essere necessaria sia in fase di

progettazione sia in fase di verifica; ci offre dunque delle importanti indicazioni per

la definizione delle scelte carattere tecnologico che andranno a costituire il nostro

edificio.

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2.1) VALORI MEDI MENSILI DELLE TEMPERATURE DELL’ARIA

ESTERNA

La particolare posizione geografica rende Belluno la città Capoluogo di Provincia più

fredda d’Italia nelle temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua

è forse la più bassa tra quelle dei Capoluoghi di Provincia: secondo i dati medi

relativi al trentennio 1961-1990 infatti, essa si attesta a 10,8 °C; nel 1998 si arrivò

invece a toccare 9,8 °C.

Il Prospetto VI della norma UNI 10349 ci fornisce indicazioni circa i valori medi

mensili della temperatura media giornaliera.

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

0,1 2,3 6,8 11,2 14,9 18,9 21,2 20,8 17,7 12,4 6,5 1,7

Dalla tabella si evince che il valore medio minimo di temperatura si raggiunge nel

mese di gennaio (0.1 °C), mentre il valore massimo lo si raggiunge a luglio (21.2 °C);

la variazione massima di temperatura annua è pertanto di 21,1 °C.

Grafico 1: andamento della temperatura media mensile

0

5

10

15

20

25

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

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2.2) TEMPERATURA ESTIVA MASSIMA: DISTRIBUZIONE

GIORNALIERA

Per concludere il discorso relativo alla temperatura della zona in esame, si procede

con un’analisi dei valori orari della temperatura dell’aria esterna; quest’ultima si

distribuisce durante la giornata secondo la formula che segue:

ϴt = ϴmax – F(t)Δ ϴmax

con: ϴmax = temperatura massima giornaliera dell’aria esterna = 31,1 °C

F(t) = fattore di distribuzione della temperatura

Δ ϴmax = escursione giornaliera dell’aria esterna = 13 °C

Ora 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

F(t) 0.87 0.92 0.96 0.99 1 0.98 0.93 0.84 0.71 0.56 0.39 0.23 0.11 0.03 0 0.03 0.1 0.21 0.34 0.47 0.58 0.68 0.76 0.82

ϴt 19,79 19,14 18,62 18,23 18,1 18,36 19,01 20,18 21,87 23,82 26,03 28,11 29,67 30,71 31,1 30,71 29,8 28,37 26,68 24,99 23,56 22,26 21,22 20,44

Si evince pertanto dalla tabella precedente che la temperatura raggiunge il suo valore

massimo della giornata attorno alle ore 15:00.

Grafico 2: distribuzione giornaliera della temperatura estiva

0

5

10

15

20

25

30

35

1 2 3 4 5 6 7 8 9 101112131415161718192021222324

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2.3) PIOVOSITA’

Altra importante caratteristica climatica della zona è l’intensa piovosità; le

precipitazioni medie annue, superiori ai 1100 mm e mediamente distribuite in 106

giorni, presentano un minimo relativo in inverno, un picco in estate e massimi relativi

in primavera ed autunno.

(Piovosità media annua)

Questa consistente piovosità annua porta un considerevole apporto idrico ed aumenta

di conseguenza la possibilità di esondazioni di fiumi e corsi d’acqua presenti nel

territorio. Questi fenomeni restano comunque sporadici; gli unici eventi di questo tipo

rilevanti degli ultimi cento anni risalgono al 1951 e al 1966.

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2.4) PRESSIONE DI VAPORE

Altro fenomeno, correlato a quello della piovosità, è la notevole umidità media annua

presente nella zona del bellunese. Dal Prospetto XV della norma UNI 10349 è

possibile ricavare i valori medi mensili della pressione parziale media giornaliera del

vapore nell’aria (valori espressi in Pa), dati relativi ovviamente ai singoli capoluoghi

ed alla loro quota di riferimento.

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

514 570 720 946 1240 1541 1723 1760 1530 1159 842 591

Grafico 3: andamento della pressione parziale del vapore nell’aria esterna (valori medi mensili)

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

1600

1800

2000

Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic

Serie1

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2.5) VELOCITA’ DEL VENTO

Nel Prospetto XIV sono riportati i dati relativi ai valori medi annuali della velocità

del vento media giornaliera. La città di Belluno appartiene alla zona di venti 1, la

velocità media annuale del vento (ω) è di 0,9 m/s e la direzione prevalente è quella

Est. Una volta definiti questi valori, analizzando il Prospetto III è possibile definire il

coefficiente c tramite il quale si apporterà una correzione alla velocità media definita

in precedenza. Nel nostro caso il coefficiente correttivo è pari a 1, pertanto la velocità

media annuale del vento è 0,9 m/s. Tale valore risulta essere decisamente esiguo,

soprattutto se rapportato a quello di altre città, pertanto non influenzerà in maniera

significativa le scelte di progetto.

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2.6) IRRADIAZIONE SOLARE GIORNALIERA MEDIA MENSILE

Con il termine di Irradiazione si definisce il rapporto tra l’energia radiante che incide

su una superficie e l’area della medesima superficie, dove per energia radiante si

intende l’energia emessa, trasportata o ricevuta in forma di onde elettromagnetiche.

I valori della irradiazione solare giornaliera media mensile sul piano orizzontale sono

riportati nel Prospetto VIII della UNI 10349 nelle componenti Hbh diretta e Hdh

diffusa (valori espressi in MJ/mq). Per la città di Belluno questi valori sono riportati

nella tabella seguente.

MESE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

Hbh 2 4,1 7 8,6 11,4 12,1 14 10,8 8,4 5,3 2,3 1,9

Hdh 2,3 3,4 4,9 6,7 7,9 8,4 7,9 7 5,5 3,8 2,5 2

Nei Prospetti IX, X, XI, XII, XIII invece, sono riportati i valori delle irradiazioni

solari globali giornaliere medie mensili (espressi sempre in MJ/mq) relativi a

superfici verticali orientate a Sud, Sud-Ovest o Sud-Est, Est od Ovest, Nord-Ovest o

Nord-Est, Nord. Tali valori, relativi alla città di Belluno, sono riportati nella tabella

seguente.

MESE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

N 1,6 2,4 3,6 5,3 7,6 8,9 8,8 6,2 4,2 2,8 1,7 1,4

NE 1,7 3,1 5,3 7,7 10,3 11,3 11,9 9,1 6,5 3,8 1,9 1,5

E 3,5 5,9 8,8 10,5 12,8 13,2 14,4 12,1 10,1 7 3,8 3,2

SE 6,1 8,9 11,1 11,2 11,9 11,6 12,9 12,2 12 10,1 6,3 5,8

S 7,8 10,7 11,9 10,2 9,8 9,3 10,3 10,6 11,9 11,8 7,9 7,5

SW 6,1 8,9 11,1 11,2 11,9 11,6 12,9 12,2 12 10,1 6,3 5,8

W 3,5 5,9 8,8 10,5 12,8 13,2 14,4 12,1 10,1 7 3,8 3,2

NW 1,7 3,1 5,3 7,7 10,3 11,3 11,9 9,1 6,5 3,8 1,9 1,5

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2.7) IRRADIANZA SOLARE

Con il termine Irradianza si definisce il rapporto tra l’energia radiante per unità di

tempo che incide su una superficie e l’area della medesima superficie. Nel Prospetto

XVII della norma UNI 10349 sono riportati i valori dell’irradianza solare massima

estiva incidente su superfici verticali diffusa e sul piano orizzontale in funzione delle

ore del giorno e della latitudine (valori espressi in W/mq). Nella tabella seguente

sono riportati i valori relativi alla Latitudine 46°N, quella cioè relativa alla città di

Belluno.

Ora S SE E NE N NW W SW Diffusa Orizzontale

5 11 58 137 143 71 11 11 11 11 30

6 50 312 562 511 192 50 50 50 50 198

7 86 509 750 595 147 79 79 79 79 381

8 177 631 764 536 109 102 102 102 102 552

9 321 679 713 402 120 120 120 120 120 698

10 4439 655 568 234 133 133 133 140 133 810

11 515 567 374 148 141 141 141 250 141 881

12 541 427 156 144 144 144 156 427 144 909

13 515 250 141 141 141 146 374 567 141 881

14 439 140 133 133 133 234 568 655 133 810

15 321 120 120 120 120 402 713 679 120 698

16 177 102 102 102 109 536 764 631 102 552

17 86 79 79 79 147 595 750 509 79 381

18 50 50 50 50 192 511 562 312 50 198

19 11 11 11 11 71 143 137 56 11 30

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2.8) GRADI GIORNO

I Gradi Giorno (GG) sono un’unità di misura atta ad indicare il fabbisogno termico di

una determinata area geografica relativa alle vigenti normative sul riscaldamento

delle abitazioni. Indicano la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale

convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la

temperatura convenzionale, fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna

giornaliera. Un valore di GG basso indica un breve periodo di riscaldamento e

temperature medie giornaliere prossime alla temperatura fissata per l'ambiente

riscaldato (appunto 20 °C). Al contrario, valori di GG elevati, indicano periodo di

riscaldamento prolungati e temperature medie giornaliere nettamente inferiori ai

20°C. Sono state definite delle fasce di appartenenza a seconda dei GG; Belluno

appartiene alla fascia F:

FASCIA F > 3000 GG; nessuna limitazione al periodo di riscaldamento.

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3) ANALISI FUNZIONALE SPAZIALE

La metaprogettazione funzionale spaziale ha come obiettivo ultimo la definizione

delle unità ambientali e degli elementi spaziali attraverso una analisi accurata di

quelle che sono le attività svolte e di tutte le problematiche ad esse legate.

Questa analisi verrà svolta considerando separatamente le due aree principali che

caratterizzano il nostro complesso edilizio: l’area relativa agli alloggi e quella relativa

alle attività commerciali.

3.1) RIFERIMENTI NORMATIVI

Si vuole innanzitutto dare delle definizioni che ci vengono fornite dalla NORMA

UNI 7867 e che saranno di fondamentale importanza nell’analisi che verrà affrontata

in seguito.

Attività: momento esecutivo dei comportamenti di un soggetto in un momento ed in

un ambiente determinato.

Esigenza: ciò che si richiede per il normale svolgimento di un’attività.

Sistema ambientale: sistema strutturato di unità ambientali o di elementi spaziali

identificati nella fase meta progettuale del sistema edilizio.

Unità ambientale: raggruppamento di attività compatibili spazialmente e

temporalmente, definite in relazione a determinati modelli di comportamento

dell’utenza.

Elemento spaziale: porzione di spazio fruibile destinata ad accogliere interamente o

parzialmente una o più unità ambientali.

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3.2) INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITA’

Lo scopo di questa sezione è quello di individuare gli atti o le serie di atti (azioni) che

un utente (o un gruppo di utenti) svolge per soddisfare un bisogno.

Si può effettuare una prima distinzione tra:

Attività principali: scomponibili.

Attività complementari: attività elementari che rispondono ad uno stesso bisogno da

parte dell’utente.

Una seconda scomposizione porta alla definizione di:

Attività concentrate: attività che richiedono per il proprio svolgimento uno spazio

definito e costante.

Attività diffuse: attività che possono svolgersi indifferentemente in diversi luoghi

dell’edificio.

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3.3) ANALISI TEMPORALE DELLE ATTIVITA’

Lo scopo di questa sezione è quello di valutare la durata ed il periodo di svolgimento

delle attività elementari precedentemente definite. Una volta effettuata questa

valutazione sarà possibile stabilire dei “periodi critici” nell’arco della giornata, in cui

i medesimi spazi vengono occupati contemporaneamente dagli utenti, ed analizzare

l’aggregabilità delle attività stesse.

Durata: quantità di tempo impiegato in media per svolgere un’azione spazialmente

significativa.

Periodo di svolgimento: porzione di tempo nell’arco della giornata in cui l’attività

viene svolta in modo preferenziale.

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3.4) ANALISI DEI DISTURBI

In questa sezione si valutano le problematiche di quelli che sono i possibili disturbi in

relazione alle varie attività. Tali disturbi sono classificati in base alla tipologia e alla

sorgente:

Rumori: da elettrodomestici, da audiovisivi, da operatori.

Odori: da attività fisiologiche, da cottura cibi.

Fumi e vapori: da cottura cibi, da sigarette, vapore acqueo.

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17

3.5) IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE

Lo scopo di questa sezione è quello di valutare quelle che sono le attrezzature

necessarie alle svolgimento delle varie attività.

Un’analisi condotta a partire dal tipo e dalla dimensione delle attrezzature ci consente

di stabilire quali siano gli spazi minimi necessari e quali invece gli spazi ottimali per

lo svolgimento delle attività sopra menzionate.

Sono diversi i criteri in base ai quali si differenziano le attrezzature:

1. Secondo l’importanza: Attrezzature fondamentali

Attrezzature accessorie

2. Secondo l’ingombro: Attrezzature mobili

Attrezzature fisse

3. Secondo l’uso: Attrezzature di uso collettivo

Attrezzature di uso individuale

Attrezzature di uso a rotazione

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18

3.6) ANALISI DELL’AREA RESIDENZIALE

ANALISI TEMPORALE ATTIVITA’ ELEMENTARI

AT

TIV

ITA

EL

EM

EN

TA

RI

<1

0 m

inu

ti

10

/30

min

uti

30

/60

min

uti

> 1

ora

COLLOCAZIONE TEMPORALE DELLE ATTIVITA’ NELL’ARCO DELLA GIORNATA

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

Dormire •

Prendere/ riporre oggetti •

Vestirsi/

svestirsi •

Lavarsi/

asciugarsi •

Bisogni

fisiologici •

Lavare cibi •

Preparare cibi • •

Cuocere cibi • •

Consumare pasti •

Lavare

stoviglie •

Riporre rifiuti

solidi •

Riporre

biancheria

sporca •

Lavare

biancheria •

Stirare •

Studiare •

Relax •

Guardare la tv •

Rilassarsi

all’aperto •

Stare in compagnia •

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19

LEGENDA

Periodo di tempo in cui è permanente lo

svolgimento dell’attività

Periodo di tempo in cui è probabile lo

svolgimento dell’attività

Gioco bambini •

Giardinaggio •

Leggere • •

Hobbies •

Pulizia •

Manutenzione •

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20

ANALISI DEI DISTURBI

ATTIVITA’ ELEMENTARI

DISTURBI NON TOLLERATI DISTURBI PRODOTTI

Rumori Odori Fumi vapori Luce Rumori Odori Fumi vapori Luce

a) D

a el

ettr

od

om

esti

ci

b)

Da

audio

vis

ivi

c) D

a o

per

ai

d)

Da

atti

vit

à fi

siolo

gic

he

e) C

ott

ura

cib

i

f) C

ott

ura

cib

i

g)

Sig

aret

ta

h)

Da

vap

ore

acq

ueo

a) D

a el

ettr

od

om

esti

ci

b)

Da

audio

vis

ivi

c) D

a o

per

ai

d)

Da

atti

vit

à fi

siolo

gic

he

e) C

ott

ura

cib

i

f) C

ott

ura

cib

i

g)

Sig

aret

ta

h)

Da

vap

ore

acq

ueo

Dormire

Vestirsi/ svestirsi • •

Prendere riporre oggetti •

Lavarsi/asciugarsi • • • •

Bisogni fisiologici • • • •

Lavare cibi • • •

Preparare cibi • • • •

Cuocere cibi • • • • • •

Consumare pasti • •

Riporre rifiuti solidi •

Lavare stoviglie • • • •

Riporre biancheria sporca •

Lavare biancheria • • • •

Stirare • • • •

Studiare •

Relax •

Guardare la tv • • • •

Rilassarsi all’aperto

Stare in compagnia • • • •

Gioco bambini • • •

Giardinaggio •

Leggere • •

Hobbies • • • •

Pulizia • • •

LEGENDA

• Disturbi causati

dall’attività stessa Disturbi che impediscono

lo svolgimento dell’attività

Disturbi da eliminare anche

se non impediscono lo

svolgimento dell’attività

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21

IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE

ATTIVITA’ ATTIVITA’

ELEMENTARI ATTREZZATURE

Fo

nd

amen

tali

Acc

esso

rie

Fis

se

Mobil

i

Uso

co

llet

tivo

Uso

a r

ota

zio

ne

Uso

ind

ivid

ual

e

a) Cucinare Lavare cibi Lavello • • •

Preparare cibi Piano di lavoro • • • Contenitore idoneo • • •

Cuocere cibi Cucina • • •

Lavare stoviglie

Lavello • • • Lavastoviglie • • • Contenitore idoneo • • •

b) Pulizia Riporre rifiuti solidi Pattumiera • • •

c) Desinare Consumare pasti

Tavolo • • • Sedie • • • Contenitore idoneo • • •

d) Igiene personale Lavarsi/asciugarsi

Bagno • • • Doccia • • • Bidet • • • Lavabo • • •

Bisogni fisiologici W.C. • • •

e) Dormire

Vestirsi/svestirsi Armadio • • • Sedia • • •

Dormire Letto • • • Comodino • • •

f) Tempo libero

Relax

Poltrona • • • Tavolino • • • Sedia • • •

Leggere Libreria • • • Poltrona • • •

Hobbies Tavolo • • • Sedia • • •

Guardare la TV

Piano d’appoggio • • TV • • • Poltrone/divano • • •

Rilassarsi all’aperto Panchine • • •

Stare in compagnia Poltrone • • • Tavolino • • •

Gioco bambini Contenitore • • •

g) Studiare Studiare

Scrivania • • • Sedia • • • Libreria • • •

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h) Faccende domestiche

Lavare biancheria Lavatrice • • • Contenitore • • •

Stirare Asse da stiro • • • Giardinaggio Fioriere • • • Pulizia Contenitore • • •

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23

ANALISI AGGREGABILITA’

ATTIVITA’

ELEMENTARI D

orm

ire

Ves

tirs

i/sv

esti

rsi

Lav

arsi

/asc

iugar

si

Bis

ogni

fisi

olo

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i

Lav

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cib

i

Pre

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cibi

Cuo

cere

cib

i

Con

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cibi

Lav

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lie

Lav

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Gu

ardar

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Gia

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aggio

Leg

ger

e

Ho

bb

ies

Pu

lizi

a

Dormire

Prendere/riporre

oggetti

Vestirsi/ svestirsi

Lavarsi/asciugarsi

Bisogni fisiologici

Lavare cibi

Preparare cibi

Cuocere cibi

Consumare pasti

Lavare stoviglie

Riporre rifiuti solidi

Riporre biancheria

sporca

Lavare biancheria

Stirare

Studiare

Relax

Guardare la tv

Rilassarsi all’aperto

Stare in compagnia

Gioco bambini

Giardinaggio

Leggere

Hobbies

Pulizia

LEGENDA

Interazione

indispensabile Interazione facoltativa

Interazione non

necessaria

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24

3.7) ANALISI DELL’AREA COMMERCIALE

ANALISI TEMPORALE ATTIVITA’ ELEMENTARI ( sono state accorpate le

attività relative ai tre diversi esercizi commerciali)

AT

TIV

ITA

EL

EM

EN

TA

RI

<1

0 m

inu

ti

10

/30

min

uti

30

/60

min

uti

> 1

ora

COLLOCAZIONE TEMPORALE DELLE ATTIVITA’ NELL’ARCO DELLA GIORNATA

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

Accogliere

clientela •

Prendere/rip

orre oggetti •

Bisogni

fisiologici •

Lavarsi parzialmente •

Vestirsi/

svestirsi •

Preparare cibi/bevande • •

Consumare

cibi/bevande •

Lavare

stoviglie •

Stare in compagnia •

Riporre

rifiuti solidi •

Pulizia •

Fine attività • •

LEGENDA

Periodo di tempo in cui è permanente lo

svolgimento dell’attività

Periodo di tempo in cui è probabile lo

svolgimento dell’attività

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ANALISI DEI DISTURBI

ATTIVITA’ ELEMENTARI

DISTURBI NON TOLLERATI DISTURBI PRODOTTI

Rumori Odori Fumi vapori Luce Rumori Odori Fumi vapori Luce

a) D

a el

ettr

od

om

esti

ci

b)

Da

audio

vis

ivi

c) D

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ai

d)

Da

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gic

he

e) C

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cib

i

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ura

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i

g)

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vap

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acq

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a) D

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ettr

od

om

esti

ci

b)

Da

audio

vis

ivi

c) D

a o

per

ai

d)

Da

atti

vit

à fi

siolo

gic

he

e) C

ott

ura

cib

i

f) C

ott

ura

cib

i

g)

Sig

aret

ta

h)

Da

vap

ore

acq

ueo

Accogliere clientela •

Prendere/riporre oggetti

Bisogni fisiologici •

Lavarsi parzialmente

Vestirsi/svestirsi

Preparare cibi • • •

Consumare pasti

Lavare stoviglie • •

Stare in compagnia

Riporre rifiuti solidi

Pulizia • •

Manutenzione • •

LEGENDA

• Disturbi causati

dall’attività stessa Disturbi che impediscono

lo svolgimento dell’attività

Disturbi da eliminare anche

se non impediscono lo

svolgimento dell’attività

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26

IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE

ATTIVITA’ ATTIVITA’

ELEMENTARI ATTREZZATURE

Fo

nd

amen

tali

Acc

esso

rie

Fis

se

Mobil

i

Uso

co

llet

tivo

Uso

a r

ota

zio

ne

Uso

ind

ivid

ual

e

a) Lavoro

Accogliere clientela Sedie • • • Tavolini • • •

Prendere/riporre oggetti Scaffalature • • • Piani d’appoggio • • •

Preparare cibi/bevande

Piano di lavoro • • • Macchina caffè • • • Contenitore idoneo • • •

b) Attività clientela

Vestirsi/svestirsi Camerini • • •

Consumare cibi/bevande Sedie • • • Tavolini • • •

Stare in compagnia Sedie • • • Tavolini • • •

c) Igiene personale Bisogni fisiologici W.C. • • • Lavarsi parzialmente Lavabo • • •

d) Pulizia e manutenzione

Lavare stoviglie Lavastoviglie • • • Riporre rifiuti solidi Contenitore idoneo • • • Pulizia Contenitore • • • Manutenzione Contenitore • • •

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ANALISI AGGREGABILITA’

ATTIVITA’

ELEMENTARI

Acc

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Pre

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oli

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lizi

a

Man

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on

e

Accogliere clientela

Prendere/riporre oggetti

Bisogni fisiologici

Lavarsi parzialmente

Vestirsi/svestirsi

Preparare cibi

Consumare pasti

Lavare stoviglie

Stare in compagnia

Riporre rifiuti solidi

Pulizia

Manutenzione

LEGENDA

Interazione

indispensabile Interazione facoltativa

Interazione non

necessaria

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28

3.8) MINIMI FUNZIONALI-REQUISITI DI ACCESSIBILITA’

3.8.1) RIFERIMENTI NORMATIVI

Nell’analisi dei minimi funzionali e dei requisiti di accessibilità si è tenuto conto

delle restrizioni e delle indicazioni fornite dalla Normativa contenuta nel

Regolamento Edilizio del Comune di Belluno (Testo vigente efficace dal

21/09/2006). Nel seguito verranno dunque riportati gli articoli del Regolamento

Edilizio che riguardano l’argomento trattato in questo capitolo.

Per quanto riguarda invece le indicazioni relative all’abbattimento delle barriere

architettoniche, la Normativa di riferimento è la Legge 9 Gennaio 1989, n.13 ed il

Decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236.

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29

REGOLAMENTO EDILIZIO DEL COMUNE DI BELLUNO

Titolo 3 – REQUISITI IGIENICO-SANITARI

art. 60 (Requisiti igienico-sanitari)

1. L’opera deve essere progettata e realizzata garantendo la massima salubrita ed

igiene, tese alla salvaguardia della salute degli occupanti e del rispetto dell’ambiente.

art. 62 (Classificazione dei locali)

1. Ai fini del presente regolamento, i locali sono classificati secondo i seguenti tipi:

tipo principale – sigla P -, comprendente i locali di abitazione e di lavoro, nei quali la

presenza delle persone ha carattere di continuita; tipo secondario – sigla S -,

comprendente i locali accessori o di servizio, nei quali la presenza delle persone non

ha carattere di continuita.

2. I locali di tipo P si suddividono nelle seguenti categorie:

P1 – locali costituenti l’alloggio quali: soggiorno, pranzo, letto, studio e cucine di

superficie superiore a 9 mq oppure a 8 mq per gli edifici esistenti;

P2 – uffici privati, studi professionali, ambulatori e relative sale di attesa;

P3 – uffici pubblici, negozi, sale di riunione, sale di lettura, sale di esposizione,

palestre, sale di pubblici esercizi, bar, ristoranti e annesse cucine, laboratori scientifici

(di analisi, ricerca e simili), laboratori tecnici (di grafica, fotografia e simili),

magazzini, depositi e archivi o centri di elaborazione dati, nei quali e prevista la

presenza prolungata di persone;

P4 – locali adibiti ad attivita produttive le quali:

a) appartengono ad unita’ produttive con superficie complessiva netta (SUUI) non

superiore a mq. 50;

b) non risultino a giudizio del Sindaco, sentito il competente Servizio Igiene e Sanita

Pubblica, nocivi alla salute degli addetti e/o moleste nel contesto urbanistico-edilizio.

P5 – locali adibiti ad altre attivita produttive.

3. I locali di tipo S si suddividono nelle seguenti categorie:

S1 – taverne, stanze per il gioco e gli hobbies anche situate al piano interrato o

seminterrato;

S2 – servizio igienico o bagno principale, cucine di superficie non superiore a mq 8,

cucine a servizio delle tavernette, spogliatoi e altre stanze per i lavori domestici

all’interno dell’unita immobiliare;

S3 – ingressi, corridoi e disimpegni a servizio di locali di tipo P;

S4 – cantine, lavanderie, stenditoi, stirerie, servizi igienici secondari;

S5 – servizi igienici, ingressi, antibagni, corridoi, disimpegni a servizio di locali di

categoria S;

S6 – ripostigli, magazzini e depositi a servizio dei locali di categoria P1 e P2, soffitte

nei quali non e prevista la permanenza prolungata delle persone.

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30

4. Non sono compresi nella classificazione di cui al presente articolo:

a) i locali destinati ad attività speciali come spettacoli, scuole, ospedali, usi agricoli,

ecc., per i quali valgono le apposite prescrizioni di legge;

b) i locali di servizio specialistici, quali vani scale, vani ascensori, autorimesse,

centrali termiche, ai quali si applicano le specifiche norme di cui al presente

regolamento.

5. I locali non espressamente elencati nel presente articolo vengono classificati per

analogia dal competente Dirigente Comunale.

6. Non possono essere attribuite ai locali, destinazioni d’uso per le quali gli stessi

locali non siano dotati dei requisiti minimi richiesti, cosi come di seguito specificati.

art. 64 (Altezza utile netta)

P1: Altezza non inferiore a m 2,55. Nel caso di locali con soffitto inclinato (sottotetti)

l’altezza media dei locali, calcolata sulla superficie con altezza non inferiore a m

1.60, deve essere non inferiore a ml 2.20.

P2: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto, in ogni caso l’altezza

non potrà essere inferiore a m 2,55.

P3, P4, P5: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto, in ogni caso

l’altezza non potrà essere inferiore a m 2,70 ad esclusione delle palestre, delle cucine

dei ristoranti e delle sale da pranzo con superficie > a mq 50 per le quali l’altezza

minima non potrà essere inferiore a m. 3.00.

S1, S2, S3: Altezza non inferiore a m 2,40. Nel caso di locali con soffitto inclinato

(sottotetti) l’altezza media dei locali, calcolata sulla superficie con altezza non

inferiore a m 1.60, deve essere non inferiore a ml 2.20.

S4, S5, S6: Altezza non inferiore a m 2,20. Relativamente ai locali con soffitto

inclinato (sottotetti) non vengono fissate altezze minime.

1. L'altezza utile netta del locale e la misura della distanza da pavimento

all'intradosso del solaio IS e coincidente per i soffitti orizzontali con l’altezza netta

(HN).

2. Nel caso di locali con soffitto a volta o con soffitto inclinato, ai fini del rispetto

della misura dell'altezza utile netta si considera l’altezza media, determinata

dividendo il volume utile della parte del sottotetto la cui altezza superi m.1,60 per la

relativa superficie utile. Non e necessaria la delimitazione fisica del locale nella parte

di altezza minima da considerare per la determinazione dell'altezza utile media.

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art. 65 (Dimensioni planimetriche)

P1: Tutti i locali devono avere una superficie minima di mq 9. La camera da letto per

due persone ed il soggiorno devono avere una superficie minima di mq. 14. Le

dimensioni lineari planimetriche non devono essere inferiori a:

- m 2,60, per il soggiorno e la camera da letto doppia;

- m 2,00, per gli altri locali ad esclusione delle cucine.

P2, P3, P4, P5: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto.

S1: Superficie minima mq 8 (taverne).

S2, S3, S4, S5, S6: Nessuna superficie minima.

art. 67 (Dotazioni minime dei locali)

1. Servizi igienici:

a) i servizi igienici classificati come S1, S2 e S4 dovranno avere i pavimenti e le

pareti lisci, impermeabili e lavabili fino all'altezza di m 2.00; quelli annessi ai locali

di tipo P1 dovranno essere preceduti da un idoneo anti-wc o locale filtro ad eccezione

dei servizi igienici secondari alle camere da letto;

b) i servizi igienici dei locali P2, P3, P4 e P5 dovranno essere sempre preceduti da

idoneo locale anti-wc nel quale potranno essere installati i lavabi; entrambi i locali

dovranno avere i pavimenti e le pareti regolarmente piastrellate o rivestite con

analogo materiale fino a 2 metri di altezza; per comprovate esigenze di natura tecnica

potrà essere tollerata l'assenza del locale filtro per i servizi igienici destinati

esclusivamente a soggetti portatori di handicap purchè non siano in diretta

comunicazione con eventuale cucina e sala da pranzo.

Per i locali adibiti a bar, ristoranti e locali assimilati compresi quelli inseriti nei centri

commerciali devono essere previsti servizi igienici destinati in modo specifico agli

addetti aventi le caratteristiche previste dall'art. 28 del D.P.R. 327/80; devono inoltre

essere previsti servizi igienici per il pubblico secondo il seguente schema:

BAR: - almeno un servizio igienico per locali con superficie di utilizzo effettivo fino

a mq. 50.

BAR: - almeno due servizi igienici (uno per sesso) per i locali con superficie di

utilizzo effettivo superiore a mq. 50.

c) i servizi igienici ubicati in sottotetti dotati di apertura a m lucernario, dovranno

essere muniti di idoneo sistema di aspirazione artificiale;

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art. 71 (Requisiti minimi degli alloggi)

1. Negli edifici sono prescritti i requisiti minimi degli alloggi di seguito specificati.

2. Gli alloggi monostanza, cioè composti da un solo vano principale (locale con

destinazioni di tipo P1), sia in edifici di nuova costruzione che in quelli esistenti,

devono avere una superficie netta minima, comprensiva dei servizi (locali di tipo S2 e

S3), non inferiore a mq 28 se per una persona e non inferiore a mq 38 se per due

persone.

3. Sono fatti salvi i requisiti particolari previsti dalle norme vigenti per gli alloggi

compresi in interventi di edilizia abitativa sovvenzionata, convenzionata, agevolata.

4. Ogni alloggio, ad esclusione di quelli monostanza e dell'edilizia speciale, deve

avere le seguenti dotazioni minime:

a) un zona cottura dotata di canna di aspirazione, prolungata oltre la copertura;

b) una canna fumaria (oltre alla canna d'aspirazione della cucina o zona cottura). Il

comignolo preferibilmente, deve avere il foro d’uscita ad una quota posta oltre il

colmo del tetto e/o comunque ad un’altezza ed in posizione tale da non arrecare

molestia agli abitanti delle unita immobiliari in cui sono ubicati e/o a quelli degli

edifici vicini;

c) un soggiorno;

d) una camera da letto da mq 9 per gli alloggi di superficie utile unita immobiliare

(SUUI) inferiore a mq 60;

e) una camera da letto da mq 14, compresa l’eventuale cabina armadio, per gli alloggi

di superficie utile unità immobiliare (SUUI) oltre mq 60;

f) un servizio igienico comprendente lavabo, w.c. , bidet anche integrato con altro

sanitario, vasca da bagno o doccia;

art. 72 (Requisiti minimi degli edifici)

1. Gli edifici devono essere dotati dei seguenti servizi fondamentali, ad esclusione dei

casi nei quali ricorrono particolari e comprovate esigenze riconosciute dai competenti

uffici:

a) scale, negli edifici a più piani;

b) ascensori, nei casi previsti da normative vigenti (es. barriere architettoniche);

c) un posto macchina coperto ed uno scoperto; per alloggi di superficie (SUUI)

superiore a mq 80 un ulteriore posto macchina coperto o scoperto;

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33

d) sistema di riscaldamento;

e) impianto di distribuzione dell'energia elettrica;

f) impianto di illuminazione artificiale;

g) impianto di distribuzione dell'acqua potabile; l’acqua destinata al consumo umano

deve essere conforme ai requisiti fissati dalle vigenti norme. In caso di allacciamento

all’acquedotto pubblico, si dovranno rispettare le norme previste dall’Ente erogatore.

L'acqua potabile proveniente da pozzi o sorgenti private deve essere dichiarata idonea

a tal uso dai competenti organi dell'ULSS ai sensi delle vigenti norme;

h) impianto di scarico delle acque meteoriche;

i) impianto di raccolta e scarico delle acque nere;

l) impianto di depurazione delle acque di scarico, nei casi previsti da normative

vigenti;

m) impianto di abbattimento degli inquinanti atmosferici, nei casi previsti da

normative vigenti;

art. 74 (Requisiti di sicurezza)

1. Negli edifici deve essere assicurata la salvaguardia della incolumità delle persone e

delle cose, in particolare devono essere predisposte adeguate protezioni di difesa

verso il vuoto come parapetti, fioriere, arredi, ecc. .

2. I dislivelli superiori a m 1.50 dal piano su cui prospettano dovranno essere protetti

da parapetti di altezza minima pari a m 1.00.

3. Eventuali aperture dovranno essere dimensionate in modo tale da non consentire il

passaggio di una sfera di cm 10 di diametro.

4. Sono escluse le finestre con altezza dal pavimento del davanzale superiore a m

0.80, qualora la somma dell’altezza e della profondità del parapetto sia pari o

superiore a m. 1.20.

art. 75 (Scale)

1. Le scale e i vani scale devono rispettare i requisiti di seguito specificati, oltre a

quelli prescritti da norme di legge specifiche, quali norme antincendio, norme per

l'abbattimento delle barriere architettoniche, norme tecniche per l'edilizia residenziale

pubblica sovvenzionata, ecc..

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2. E’ consentita la realizzazione di scale senza aerazione e illuminazione diretta a che

saranno sostituite con adeguati sistemi artificiali per il ricambio d’aria e

l’illuminazione.

3. Le scale principali di uso comune, e quelle di uso pubblico devono avere i seguenti

requisiti:

a) rampa con larghezza minima di m 1.20. Per gli interventi sugli edifici esistenti, ad

eccezione delle scale di uso pubblico, per la tutela di dimostrate qualità tipologiche e

architettoniche del fabbricato e ammessa la riduzione della larghezza a m 1.00;

b) qualora siano esterne alla superficie coperta o al volume del fabbricato, il dislivello

massimo superabile sarà di metri 2. Limitatamente agli edifici esistenti, e consentito

superare il dislivello intercorrente tra il piano terra e primo anche se superiore a m

2.00 con la realizzazione di una sola scala esterna per edificio;

c) i gradini devono essere caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata;

d) i gradini devono essere preferibilmente rettangolari con pedata minima pari m

0.30. Sono consentiti gradini di forma triangolare con angolo compreso tra i due lati

lunghi maggiore o uguale di 30°, di forma trapezoidale con il lato corto minimo di m

0.20. Altre forme dovranno garantire la pedata media di m 0.30 misurata sull’asse;

e) l’altezza minima dei parapetti delle scale deve essere pari a m 0.90, misurata sullo

spigolo esterno del gradino, ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di m

0.10;

f) la rampa deve essere dotata di corrimano almeno su un lato.

4. Le scale non rientranti nel precedente comma 3, devono rispettare i seguenti

requisiti:

a) rampa con larghezza minima di m 0.80;

b) e ammessa al massimo una scala per fabbricato che sia esterna alla superficie

coperta o al volume dello stesso, che potrà collegare un dislivello massimo pari a m

2.80;

c) i gradini devono essere preferibilmente rettangolari con pedata minima pari m

0.25. Sono consentiti gradini di forma triangolare con angolo compreso tra i due lati

lunghi maggiore o uguale di 30°, di forma trapezoidale con il lato corto minimo di m

0.15. Altre forme dovranno garantire la pedata media di m 0.25 misurata sull’asse;

d) l’altezza minima dei parapetti delle scale deve essere pari a m 0.90, misurata sullo

spigolo esterno del gradino, ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di m

0.10;

e) la rampa deve essere dotata di corrimano almeno su un lato;

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5. Le singole unita immobiliari ricavate su più livelli dovranno essere dotate di scale

di collegamento interne al fabbricato.

art. 76 (Barriere architettoniche)

1. Tutti gli interventi di nuova costruzione e quelli su fabbricati esistenti, quest’ultimi

limitatamente alle parti interessate dai lavori, sono soggette alle specifiche norme di

legge, in materia di eliminazione di barriere architettoniche (Legge 9 Gennaio 1989,

n. 13).

art. 77 (Ascensori)

1. Gli ascensori e i vani ascensore devono rispettare le norme di legge specifiche.

2. Nel caso in cui il vano ascensore sia attiguo a locali abitabili devono essere

comunque attuati tutti gli accorgimenti per garantire un adeguato isolamento acustico.

3. L’inserimento dell’impianto ascensore in fabbricati esistenti dovrà rispettare le

qualità tipologiche e architettoniche degli stessi, in ogni caso, in tali interventi non

sono ammesse strutture emergenti dalla copertura in edifici avente grado di

protezione 1-2-3-4.

art. 78 (Autorimesse)

1. I locali ad uso autorimessa sono soggetti alle specifiche norme di legge.

2. Il progettista dovrà dichiarare ed indicare negli elaborati progettuali il numero

massimo di autoveicoli che si intendono ricoverare, che verrà riportato nell’atto di

agibilità.

3. Sono in ogni caso da rispettare le seguenti disposizioni:

a. dovrà essere garantita una areazione permanente non inferiore a 1/100 della

superficie netta del locale (SN);

b. l'altezza netta (HN) del locale non deve essere inferiore a m. 2,20;

c. le autorimesse in fabbricati con più destinazioni non dovranno avere

comunicazione diretta con i locali del tipo P.

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art. 79 (Centrali termiche)

1. Le centrali termiche sono soggette alle specifiche norme di sicurezza vigenti, in

particolare norme di sicurezza antincendi e norme contro l'inquinamento atmosferico,

differenziate secondo la potenzialità dell'impianto e il combustibile usato che

dovranno essere dichiarate ed indicate negli elaborati progettuali.

LEGGE 9 GENNAIO 1989, n. 13

Art. 1

3. La progettazione deve comunque prevedere:

a) accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l'accesso ai piani

superiori, ivi compresi i servoscala;

b) idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari;

c) almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di

sollevamento;

d) l'installazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore

per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini.

DECRETO DEL MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI 14 GIUGNO 1989, n. 263

4.1.10 Scale

Le scale devono presentare un andamento regolare ed omogeneo per tutto il loro

sviluppo. Ove questo non risulti possibile è necessario mediare ogni variazione del

loro andamento per mezzo di ripiani di adeguate dimensioni. Per ogni rampa di scale

i gradini devono avere la stessa alzata e pedata. Le rampe devono contenere

possibilmente lo stesso numero di gradini, caratterizzati da un corretto rapporto tra

alzata e pedata.

Le porte con apertura verso la scala devono avere uno spazio antistante di adeguata

profondità.

I gradini delle scale devono avere una pedata antisdrucciolevole a pianta

preferibilmente rettangolare e con un profilo preferibilmente continuo a spigoli

arrotondati.

Le scale devono essere dotate di parapetto atto a costituire difesa verso il vuoto e di

corrimano. I corrimano devono essere di facile prendibilità e realizzati con materiale

resistente e non tagliente.

Le scale comuni e quelle degli edifici aperti al pubblico devono avere i seguenti

ulteriori requisiti:

1) la larghezza delle rampe e dei pianerottoli deve permettere il passaggio

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contemporaneo di due persone ed il passaggio orizzontale di una barella con una

inclinazione massima del 15% lungo l'asse longitudinale;

2) la lunghezza delle rampe deve essere contenuta; in caso contrario si deve

interporre un ripiano in grado di arrestare la caduta di un corpo umano;

3) il corrimano deve essere installato su entrambi i lati;

4) in caso di utenza prevalente di bambini si deve prevedere un secondo corrimano ad

altezza proporzionata;

5) è preferibile una illuminazione naturale laterale. Si deve dotare la scala di una

illuminazione artificiale, anche essa laterale, con comando individuabile al buio e

disposto su ogni pianerottolo.

6) Le rampe di scale devono essere facilmente percepibili, anche per i non vedenti.

Specifiche : 8.1.10 Scale

Le rampe di scale che costituiscono parte comune o siano di uso pubblico devono

avere una larghezza minima di 1,20 m, avere una pendenza limitata e costante per

l'intero sviluppo della scala.

I gradini devono essere caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata

(pedata minimo di 30 cm): la somma tra il doppio dell'alzata e la pedata deve essere

compresa tra 62/64 cm.

Il profilo del gradino deve presentare preferibilmente un disegno continuo a spigoli

arrotondati, con sottogrado inclinato rispetto al grado, e formante con esso un angolo

di circa 75°-80°.

In caso di disegno discontinuo, l'aggetto del grado rispetto al sottogrado deve essere

compreso fra un minimo di 2 cm e un massimo di 2,5 cm.

Un segnale al pavimento (fascia di materiale diverso o comunque percepibile anche

da parte dei non vedenti), situato almeno a 30 cm dal primo e dall'ultimo scalino,

deve indicare l'inizio e la fine della rampa.

Il parapetto che costituisce la difesa verso il vuoto deve avere un'altezza minima di

1,00 m ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di cm 10.

In corrispondenza delle interruzioni del corrimano, questo deve essere prolungato di

30 cm oltre il primo e l'ultimo gradino. Il corrimano deve essere posto ad una altezza

compresa tra 0,90/1 metro.

Nel caso in cui è opportuno prevedere un secondo corrimano, questo deve essere

posto ad un'altezza di 0,75 m. Il corrimano su parapetto o parete piena deve essere

distante da essi almeno 4 cm.

Le rampe di scale che non costituiscono parte comune o non sono di uso pubblico

devono avere una larghezza minima di 0,80 m.

In tal caso devono comunque essere rispettati il già citato rapporto tra alzata e pedata

(in questo caso minimo 25 cm), e la altezza minima del parapetto.

4.1.11 Rampe

La pendenza di una rampa va definita in rapporto alla capacità di una persona su

sedia a ruote di superarla e di percorrerla senza affaticamento anche in relazione alla

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lunghezza della stessa. Si devono interporre ripiani orizzontali di riposo per rampe

particolarmente lunghe. Valgono in generale per le rampe accorgimenti analoghi a

quelli definiti per le scale.

Specifiche: 8.1.11 Rampe

Non viene considerato accessibile il superamento di un dislivello superiore a 3,20 m

ottenuto esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione.

La larghezza minima di una rampa deve essere:

- di 0,90 m. per consentire il transito di una persona su sedia a ruote;

- di 1,50 m per consentire l'incrocio di due persone.

Ogni 10 m di lunghezza ed in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve

prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50 m, ovvero

1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 m in senso longitudinale al verso di marcia,

oltre l'ingombro di apertura di eventuali porte.

Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non piano, la rampa deve avere

un cordolo di almeno 10 cm di altezza.

La pendenza delle rampe non deve superare l'8%.

Sono ammesse pendenze superiori, nei casi di adeguamento, rapportate allo sviluppo

lineare effettivo della rampa.

In tal caso il rapporto tra la pendenza e la lunghezza deve essere comunque di valore

inferiore rispetto a quelli individuati dalla linea di interpolazione del seguente

grafico.

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Ascensori

4.1.12 Ascensore

L'ascensore deve avere una cabina di dimensioni minime tali da permettere l'uso da

parte di una persona su sedia a ruote. Le porte di cabina e di piano devono essere del

tipo automatico e di dimensioni tali da permettere l'accesso alla sedia a ruote. Il

sistema di apertura delle porte deve essere dotato di idoneo meccanismo (come

cellula fotoelettrica, costole mobili) per l'arresto e l'inversione della chiusura in caso

di ostruzione del vano porta.

I tempi di apertura e chiusura delle porte devono assicurare un agevole e comodo

accesso alla persona su sedia a ruote. Lo stazionamento della cabina ai piani di

fermata deve avvenire con porte chiuse. La bottoniera di comando interna ed esterna

deve avere il comando più alto ad un'altezza adeguata alla persona su sedia a ruote ed

essere idonea ad un uso agevole da parte dei non vedenti. Nell'interno della cabina

devono essere posti un citofono, un campanello d'allarme, un segnale luminoso che

confermi l'avvenuta ricezione all'esterno della chiamata di allarme, una luce, di

emergenza.

Il ripiano di fermata, anteriormente alla porta della cabina deve avere una profondità

tale da contenere una sedia a ruote e consentirne le manovre necessarie all'accesso.

Deve essere garantito un arresto ai piani che renda complanare il pavimento della

cabina con quello del pianerottolo.

Deve essere prevista la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e un dispositivo

luminoso per segnalare ogni eventuale stato di allarme.

Specifiche: 8.1.12 Ascensore

a) Negli edifici di nuova edificazione, non residenziali, l'ascensore deve avere le

seguenti caratteristiche:

- cabina di dimensioni minime di 1,40 m di profondità e 1,10 m di larghezza;

- porta con luce minima di 0,80 m posta sul lato corto;

- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x

1,50 m.

b) Negli edifici di nuova edificazione residenziali l'ascensore deve avere le seguenti

caratteristiche:

- cabina di dimensioni minime di 1,30 m di profondità e 0,95 m di larghezza;

- porta con luce netta minima di 0,80 m posta sul lato corto;

- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x

1,50 m.

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c) L'ascensore in caso di adeguamento di edifici preesistenti, ove non sia possibile

l'istallazione di cabine di dimensioni superiori, può avere le seguenti caratteristiche:

- cabina di dimensioni minime di 1,20 m di profondità e 0,80 m di larghezza;

- porta con luce netta minima di 0,75 m posta sul lato corto;

- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,40 x

1,40 m.

Le porte di cabina e di piano devono essere del tipo a scorrimento automatico. Nel

caso di adeguamento la porta di piano può essere del tipo ad anta incernierata purché

dotata di sistema per l'apertura automatica.

In tutti i casi le porte devono rimanere aperte per almeno 8 secondi e il tempo di

chiusura non deve essere inferiore a 4 sec.

L'arresto ai piani deve avvenire con autolivellamento con tolleranza massima + 2 cm.

Lo stazionamento della cabina ai piani di fermata deve avvenire con porte chiuse.

La bottoniera di comando interna ed esterna deve avere i bottoni ad una altezza

massima compresa tra i 1,10 e 1,40 m: per ascensori del tipo a), b) e c) la bottoniera

interna deve essere posta su una parete laterale ad almeno 35 cm dalla porta della

cabina.

Nell'interno della cabina, oltre il campanello di allarme, deve essere posto un citofono

ad altezza compresa tra i 1,10 m e 1,30 m e una luce d'emergenza con autonomia

minima di 3 h.

I pulsanti di comando devono prevedere la numerazione in rilievo e le scritte con

traduzione in Braille: in adiacenza alla bottoniera esterna deve essere posta una

placca di riconoscimento di piano in caratteri Braille.

Si deve prevedere la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e, ove possibile,

l'istallazione di un sedile ribaltabile con ritorno automatico.

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3.8.2) RIFERIMENTI AL PROGETTO

PIANO TERRA

Locali igienici

Tutti i locali igienici del piano terra rispettano la normativa. Per ogni locale delle tre

attività commerciali è prevista la presenza di un servizio igienico dimensionato e

attrezzato per i disabili; nel caso della caffetteria/bar inoltre sono presenti due servizi

igienici differenti (uno per sesso) ed un servizio igienico per i soli dipendenti situato

al piano interrato.

I locali per disabili rispettano tutti la metratura minima (1,80*1,80)m, hanno

un’altezza utile netta di 2,70 m e sono raggiungibili tramite percorsi che non

presentano particolari difficoltà.

I locali igienici per i normodotati hanno invece una superficie di 4,00 mq ed anch’essi

un’altezza utile netta di 2,70 m.

Tutti i locali igienici sopracitati presentato un antibagno come da normativa.

Di seguito sono riportate le piante quotate di due servizi igienici (uno per disabili ed

uno per normodotati) al piano terra.

Normodotati Disabili

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PIANI PRIMO E SECONDO

Locali igienici

Tutti i locali igienici dei piani primo e secondo rispettano le prescrizioni normative.

Ogni alloggio è dotato di un servizio igienico caratterizzato da una superficie minima

di 4,73 mq e da un’altezza utile di 2,70 m.

Gli alloggi “G” ed “O” inoltre sono dotati di servizi dimensionati e attrezzati per

ospitare disabili: rispettano la metratura minima (1,80*1,80) m ed hanno anch’essi

un’altezza utile di 2,70 m.

Di seguito sono riportate le piante quotate di due servizi igienici, quello per disabili e

quello per normodotati di dimensioni minori.

Normodotati Disabili

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Camere

Tutte le camere dei piani primo e secondo rispettano le relative normative. Le camere

matrimoniali hanno una superficie minima di 14,04 mq, mentre le camere singole

hanno una superficie minima di 10,07 mq. Per le camere doppie la superficie minima

è di 14,89 mq. Tutti i locali sopracitati hanno un’altezza utile netta di 2,70 m.

Di seguito sono riportate le piante quotate di due camere (una singola e una

matrimoniale) ai piani primo e secondo.

Camera singola

Camera matrimoniale

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PIANO INTRERRATO

Il piano interrato è caratterizzato dalla presenza di box, cantine , della centrale

termica e dei depositi delle attività commerciali.

I box hanno un’altezza netta utile di 2,80 m, una larghezza minima di 2,25 m ed una

lunghezza minima di 5,00 m; rispettano pertanto la normativa.

La centrale termica ha un’altezza utile di 3,20 m come da normativa ed è accessibile

direttamente dall’esterno tramite una scala indipendente.

Le griglie per l’aerazione permanente sono dimensionante nel rispetto della

normativa: superficie griglie:23,44 mq

superficie totale: 948,40 mq

Superficie griglie>1/100 superficie totale

SCALE, ASCENSORI, RAMPE

Tutte le scale di uso pubblico dell’edificio sono dimensionate nel rispetto della

normativa: le rampe hanno una larghezza di 1,20 m, i gradini hanno una pedata di

0,30 m ed un’alzata di 0,17 m.

Gli ascensori rispettano le prescrizioni imposte dal Decreto del Ministro dei Lavori

Pubblici 14 Giugno 1989 n. 263: hanno una cabina con larghezza minima di 1,13 m

ed una profondità minima di 1,34 m. La piattaforma di distribuzione anteriore alla

porta della cabina ha inoltre una dimensione minima di 1,87*1,91 m.

La rampa esterna, inserita per superare un dislivello di 0,35 m, è lunga 7,00 m: è

rispettato pertanto il limite del 8% di pendenza massimo per l’abbattimento delle

barriere architettoniche.

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4) ANALISI TECNOLOGICA

La fase metaprogettuale risulta di estrema importanza, essa consiste nell’indagine

delle funzioni e delle attività da svolgere all’interno delle singole unità di cui si

compone l’insieme delle strutture proposte nel progetto.

In questa fase si fissano gli obiettivi del prodotto finale e si individuano le possibili

strategie tecnologiche/morfologiche per la loro attivazione. Si arriva dunque ad una

analisi dell’involucro e all’elencazione di tutti i requisiti che bisogna soddisfare.

4.1) RIFERIMENTI NORMATIVI

La normativa tecnica tratta di due aspetti:

- Quelli legati alle caratteristiche degli spazi degli organismi edilizi (normative

ambientale)

- Quelli legati alle caratteristiche degli elementi fisici che delimitano e

conformano gli spazi (normativa tecnologica).

Entrambe costituiscono la cosiddetta normativa esigenziale - prestazionale che ha lo

scopo di definire e controllare la qualità edilizia stabilendo un nesso stretto e

dipendente tra le esigenze dell’utenza e le prestazioni del bene alla quale esso è

destinato. Fine della normativa prestazionale risulta la qualità.

La qualità è la capacità di soddisfare attraverso prestazioni le esigenze dell’utenza.

Essa prescinde da come viene ottenuta con le diverse tipologie ambientali e

tecnologiche. La qualità viene determinata attraverso la definizione del

comportamento dell’oggetto edilizio.

Cioè:

La normativa prestazionale stabilisce cosa si vuole dall’oggetto edilizio e non come

lo si realizza. Il suo scopo non è dare prescrizioni obbligatorie, ma solo

raccomandabili. La normativa tecnologica pone le condizioni che devono essere

realizzate dagli elementi che conformano e delimitano i singoli spazi del sistema

edilizio. Questo avviene attraverso le specificazioni di prestazione tecnologica, che

definiscono per ciascun requisito di comportamento dei valori oppure delle fasce de

valori entro le quali le corrispondenti prestazioni delle unità tecnologiche individuate

dovranno essere contenute.

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TERMINI Secondo la norma UNI 7867

- Attività

- Esigenze

- Requisito

- Prestazione

- Variabile

- Attributo

- Specifica di prestazione

Attività: momento esecutivo delle premesse comportamentistiche consentite a un

soggetto in uno stato e in un ambiente determinati.

Esigenza : ciò che si richiede per lo svolgimento di una attività.

Requisito: trasposizione di un’esigenza in un insieme di caratteri che la connotano.

Prestazione: comportamento nell’uso di un elemento, riferito ai caratteri che

connotano un requisito.

Variabile: carattere di un requisito, misurabile rispetto ad una scale continua e

suscettibile di assumere valori diversi.

Attributo: carattere non misurabile, o che di preferisce non misurare, di un requisito

sul quale è dato unicamente un giudizio di appartenenza a una categoria o a più

categorie alternative.

Specificazione di prestazione: trasposizione in termini di istruzione operativa di un

predicato normativo a contenuto prestazionale relativo a un’unità o a un elemento,

consistente nell’espressione:

- Di uno o due valori limite ( massimo e/o minimo) per le variabili di un

requisito;

- Delle modalità di giudizio per la definizione degli attributi di un requisito.

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4.2) ESIGENZE DELL’UTENZA FINALE

Le esigenze sono viste come esplicitazione di bisogni dell’utenza finale.

La loro individuazione avviene attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare,

confrontati con fattori di tipo ambientale, culturale ed economico.

La UNI 8289 definisce le seguenti classi di esigenza:

- Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché

alla difesa e prevenzione di danni dipendenti da fattori accidentali,

nell’esercizio del sistema edilizio.

- Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati

alla vita, alla salute e allo svolgimento di attività degli utenti.

- Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio

ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività.

- Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema

edilizio da parte degli utenti.

- Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del

sistema edilizio.

- Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli

elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro

- Salvaguardia dell’ Ambiente: insieme delle condizioni relative al

mantenimento e al miglioramento degli stati dei sovra sistemi di cui il sistema

edilizio fa parte.

A ogni classe di esigenza possono essere riferite più sottoclassi intese come

raggruppamento di uno o più requisiti afferenti alla stessa categoria.

1) Sicurezza:

- Statica

- A urti

- Elettrica

- Alle folgorazioni

- Al fuoco

- Alle manovre

- Di gestione dei flussi energetici

- Innocuità di forma

2) Benessere:

- Termico

- Acustico

- Luminoso

- Tattile

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- Respiratorio - olfattivo

- Antropodinamico

- Psicologico

3) Fruibilità:

- Attrezzabilità

- Comodità d’uso e di manovra

- Transitabilità ed agibilità

- Flessibilità d’uso

4) Aspetto:

- Regolarità geometrica

- Attitudine a ricevere finiture diversificate

5) Gestione:

- Mantenimento dell’integrità

- Manutenzione

6) Integrabilità:

- Impiantistica

- Funzionale

- Coordinamento dimensionale

7) Salvaguardia dell’ambiente:

- Controllo dell’impatto ambientale

- Controllo dell’uso delle risorse

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4.3) ANALISI DEI REQUISITI TECNOLOGICI DEL SISTEMA

AMBIENTALE

I requisiti sono considerati come la trasposizione a livello tecnico delle esigenze, in

connessione con l’approccio generale al processo edilizio.

La loro individuazione passa attraverso l’analisi delle esigenze stesse, confrontate con

il sistema di agenti, ovvero dell’insieme dei fattori ambientali ed economici che

interessano gli edifici.

Struttura generale della definizione dei requisiti:

- Un determinato oggetto (vedi classificazione sistema tecnologico da 8290)

- Sotto l’azione degli agenti (vedi classificazione agenti da 8290)

- Nelle condizioni d’uso (specificare quale)

- Deve soddisfare il requisito

- Al fine di rispondere alle esigenze (vedi 8290)

I sei requisiti essenziali sono:

1. Resistenza meccanica e stabilità: l’opera deve essere concepita e costruita in

modo che loe azioni cui può essere sottoposta durante la costruzione e

l’utilizzazione non provochino:

- Il crollo dell’intera opera o di una sua parte,

- Deformazioni di importanza inammissibile;

- Danni ad altre parti dell’opera o ad attrezzature principali o accessorie in

seguito a una deformazione di primaria importanza degli elementi portanti;

- Danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati;

2. Sicurezza in caso di incendio: l’opera deve essere concepita e costruita in

modo che, in caso di incendio deve essere:

- Garantita stabilità edificio per tempo determinato;

- Limitata la produzione e propagazione fuoco e fumi;

- Limitata la propagazione fuoco a opere vicine;

- Garantita l’evacuazione degli occupanti;

- Garantita la sicurezza squadre di soccorso;

3. Igiene, salute e ambiente: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che

sia possibile:

- Evitare o eliminare lo sviluppo di gas tossici;

- Eliminare presenza di particelle o gas pericolosi;

- Evitare o eliminare radiazioni pericolose;

- Evitare o eliminare inquinamento acqua e suolo;

- Eliminare difetti nello scarico di acque, fumi e rifiuti;

- Eliminare formazioni di umidità su parti dell’opera;

- Ecc.

4. Sicurezza di impiego: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che sia

possibile:

- Eliminare rischi di incidenti di natura meccanica;

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- Eliminare rischi di incidenti di natura termica

- Eliminare rischi di incidenti da esplosioni;

- Ecc.

5. Protezione contro il rumore: l’opera deve essere concepita e costruita in modo

che sia possibile:

- Controllare e mantenere l’intensità del rumore entro livelli accettabili;

- Consentire condizioni acustiche soddisfacenti per le attività;

- Ecc.

6. Risparmio energetico: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che sia

possibile:

- Contenere il consumo di energia;

- Garantire benessere termico degli occupanti;

- Ecc.

La norma UNI 8290 2^ riporta una lista di requisiti tecnologici, tra i quali i più

significativi sono:

- Affidabilità: capacità di mantenere sensibilmente invariata nel tempo la propria

qualità in condizioni d’uso determinate.

- Anigroscopicità: attitudine a non subire mutamenti di aspetto e/o morfologia,

di dimensione e comportamento in seguito ad assorbimento d’acqua o di

vapore d’acqua.

- Assorbimento acustico: attitudine di un oggetto a trasformare parte dell’energia

di una radiazione sonora, su di esso incidente, in altre forma di energia.

- Assorbimento luminoso: attitudine di un oggetto a trasformare parte

dell’energia di una radiazione luminosa, su di esso incidente, in altre forme di

energia.

- Attitudine all’integrazione impiantistica: possibilità di completare

funzionalmente oggetti edilizi non impiantistici con oggetti impiantistici

accostati, fissati o incorporati.

- Controllo del fattore solare: attitudine a consentire un adeguato ingresso di

energia termica raggiante attraverso superfici (trasparenti e/o opache) in

funzioni delle condizioni climatiche.

- Controllo del flusso luminoso: attitudine a consentire l’ingresso di energia

luminosa.

- Controllo del rumore prodotto: attitudine a non produrre eccessivo rumore.

- Controllo della condensazione interstiziale: attitudine ad evitare la formazione

di acqua di condensa all’interno degli elementi.

- Controllo dell’inerzia termica: attitudine ad attenuare, entro opportuni valori,

l’ampiezza di oscillazione della temperatura e a ritardarne, di un’opportuna

entità, l’effetto.

- Facilità di intervento: possibilità di operare ispezioni, manutenzioni e

ripristini in modo agevole.

- Impermeabilità ai liquidi: attitudine a non essere permeato da liquidi fluidi.

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- Isolamento acustico: attitudine a fornire un’adeguata resistenza al passaggio

dei rumori.

- Isolamento termico: attitudine ad assicurare un?adeguata resistenza al

passaggio di calore in funzione delle condizioni climatiche.

- Manutenibilità: possibilità di confermazione a condizioni prestabilite entro un

dato periodo di tempo in cui è compiuta l’azione di manutenzione.

- Reazione al fuoco: grado di partecipazione di un materiale combustibile a un

fuoco al quale è sottoposto.

- Resistenza al fuoco: attitudine a conservare, entro limiti determinati, per un

intervallo di tempo determinato, le prestazioni fornite.

- Resistenza al gelo: attitudine a non subire disgregazioni e/o mutamenti di

aspetto e caratteristiche chimico-fisiche a causa della formazione del ghiaccio.

- Resistenza all’irraggiamento: attitudine a non subire mutamenti di aspetto e

caratteristiche chimico-fisiche a causa dell’esposizione all’energia raggiante.

- Resistenza meccanica: idoneità a contrastare efficacemente il prodursi di

rotture o deformazioni gravi sotto l’azione di determinate sollecitazioni.

- Tenuta all’acqua: attitudine ad impedire l’ingresso di acqua.

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4.3.1) DAI REQUISITI AMBIENTALI ALLE PRESTAZIONI

AMBIENTALI

IL BENESSERE IGROTERMICO INVERNALE

REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI

Controllo igrometria dell’aria - Controllo dei ricambi d’aria

- Controllo del volano igrometrico

Controllo stati termici stazionari - Controllo della temperatura operante

- Controllo della determinazione

asimmetrica conduttiva

- Controllo della temperatura dell’aria

Controllo stati termici non stazionari - Controllo del fattore di inerzia

IL BENESSERE IGROTERMICO ESTIVO:

REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI

Controllo igrometria e della velocità

dell’aria - Controllo della temperatura dell’aria

- Controllo dell’umidità relativa dell’aria

- Controllo della velocità dell’aria

Controllo del surriscaldamento delle parti

fisiche costituenti l’organismo edilizio - Controllo del fattore solare globale

- Controllo del fattore di inerzia

- Controllo della asimmetria radiattiva

IL BENESSERE ACUSTICO:

REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI

Non rumorosità - Controllo del livello sonoro

- Controllo del tempo di riverberazione

IL BENESSERE LUMINOSO:

REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI

Benessere luminoso - Controllo del fattore luce diurna

- Controllo dell’illuminamento scalare

- Controllo dell’illuminamento vettoriale

- Controllo del rapporto vettoriale/scalare

- Controllo dell’indice di abbagliamento

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4.4) ANALISI DEGLI AGENTI

Gli Agenti sono intesi come entità che provocano un determinato effetto mediante la

propria azione.

Le categorie di agenti sono individuate dalla norma UNI 8290 parte 3^:

- Agente naturale: dovuto alle condizioni ambientali esterne al sistema edilizio e

non legate all’intervento dell’uomo.

- Agente artificiale: dovuto alle condizioni ambientali esterne al sistema edilizio

modificate dall’intervento dell’uomo.

Ciascuno degli agenti deve essere correlato a uno o più fattori in modo da poterne

individuare le azioni e gli effetti più significativi.

La significatività di azioni ed effetti dipende dalla loro capacità di incidere sul

soddisfacimento dei requisiti attribuiti nella fase di progetto a un oggetto edilizio.

Un’azione genera effetti che a loro volta possono costituire nuove azioni; un carico

termico induce, come effetti, tensioni nella struttura interna dell’oggetto, che a loro

volta diventano agenti di tipo meccanico.

I fattori, ossia, i campi disciplinari di riferimento, utilizzati per conoscere e

interpretare la natura di azioni ed effetti, nonché per strutturarne il controllo, sono;:

acustici, atmosferici, biologici, chimici, elettrici ed elettromagnetici, idrici, ignei,

luminosi, meccanici, termici.

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4.5) INDIVIDUAZIONE DEI SUBSISTEMI

La scomposizione del sistema tecnologico in classi di unità tecnologiche secondo la

norma UNI 8290.

CLASSI DI UNITA’

TECNOOLOGICHE UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI

STRUTTURA PORTANTE

STRUTTURA DI FONDAZIONE Strutture di fondazione dirette

Strutture di fondazioni indirette

STRUTTURA DI ELEVAZIONE

Strutture di elevazione verticale

Strutture di elevazione orizzontali

ed inclinate

Strutture di elevazione spaziale

STRUTTURA DI

CONTENIMENTO

Strutture di contenimento verticali

Strutture di contenimento

orizzontali

CHIUSURE

CHIUSURE VERTICALI Chiusure verticali opache

Chiusure verticali trasparenti

CHIUSURE SUPERIORI

ORIZZONTALI

Copertura

Infissi esterni orizzontali

CHIUSURE INFERIORI

ORIZZONTALI

Solai a terra

Infissi orizzontali

CHIUSURA ORIZZONTALE SU

SPAZI ESTERNI Solai su spazi aperti

PARTIZIONI INTERNE

PARTIZIONI INTERNE

VERTICALI

Parete divisoria interna

Infissi interni verticali

Elementi di protezione

PARTIZIONI INTERNE

ORIZZONTALI

Solai

Infissi interni orizzontali

PARTIZIONI INTERNE

INCLINATE Rampe interne

PARTIZIONI ESTERNE PARTIZIONE VERTICALE

ESTERNA

Elementi di protezione

Elementi di separazione

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PARTIZIONE ORIZZONTALE

ESTERNA Balconi

PARTIZIONE INCLINATA

ESTERNA

Scale esterne

Rampe esterne

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4.6) ANALISI DEI REQUISITI

Requisiti riferiti alle unità tecnologiche.

REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI

VALUTAZIONE

NORMATIVA DI

RIFERIMENTO

Controllo della reazione al

fuoco delle strutture

Classe di resistenza al fuoco

(0-5). Si valuta tramite prove di

laboratorio.

D.M. 26/06/84

L818/84

DM 30/11/83

DM 14/01/85

DM 26/08/92

DPR 30/06/95

DM 4/05/98

DM 16/05/87

UNI 8456

UNI 8457

UNI 9174

UNI 9177

UNI ISO 11 82

Resistenza al fuoco delle

strutture Classe REI

D.M. 16/05/87

Circolare M.I. n°91 del 14/09/61

D.M. 06/10/2003

UNI 1363/1,2

UNI 7678

UNI 9502

UNI 9503

UNI 9504

EUROCODICI 2/3/5

Resistenza agli attacchi

biologici

Analisi chimico-fisica della

soluzione tecnica

UNI 8754

UNI8789

UNI 8795

UNI 8859

UNI 8898/2,3

UNI 8940

UNI 8976

UNI 9090

UNI 9092/2

UNI EN 20

UNI EN 21

UNI EN 22

UNI EN 47

UNI EN 48

UNI EN 49

UNI EN 73

UNI EN 84

UNI EN 113

UNI EN 117

UNI EN 118

UNI EN 212

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Resistenza al gelo Verifiche con prove di

laboratorio

UNI 3949

UNI 8626

UNI 8635/11,12

UNI 8754

Resistenza agli urti

Analisi della struttura fisica

della soluzione tecnica tramite

prove di laboratorio

UNI 8201 E UEAtc-ICITE

UNI 10879

UNI 10880

UNI ISO 7892

Resistenza alle intrusioni Analisi della struttura fisica

della soluzione tecnica

Stabilità morfologica

Numero urti di sicurezza ai

quali la chiusura resiste senza

alcun deterioramento

funzionale

UNI 8201

UNI 10879

UNI 10880

UNI ISO 7892

Resistenza meccanica ai

carichi sospesi

Analisi della struttura fisica

della soluzione tecnica.

Verifica del sovraccarico

massimo ammissibile per il

quale la chiusura resiste

conservando la stabilità e la

tenuta dei suoi elementi

costituenti

L.R.E.R. 1990

DM LL PP 1086/07/75

DM 9/01/96

Circ Min LLPP 15/10/96

L 1086/71

DM 16/01/96

DM 14/02/92

DM 12/02/82

DM 3/12/87

L64/74, DM 16/0/97, LR 35/84 ELR

40/95 e per costruzioni in zona

sismica

Isolamento termico Termotrasmittanza U

UNI 7357

UNI 7891

UNI 7745

UNI 88 04

UNI 9252

UNI FA 83

UNI FA 101

UNI FA 264

UNI FA 112

UNI FA 113

DM 30/07/86

DM 10/03/77

DPR 1052 28/06/77

DLgs n. 192 19/08/05 – Dlgs n. 311

29/12/06

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Controllo condensazione

interstiziale

Pressione parziale del vapore

permeato e pressione di

saturazione. Verifica con

metodo do glaser

LRER 1990

UNI 1035

UNI 1052/77

UNI 735

UNI FA 83

UNI FA 101

UNI FA 264

UNI 8202/23

UNI 9233

EN 13788

DIN 4108 t.5

Controllo condensazione

superficiale

Non formazione di

condensazione superficiale.

Verifica del valore Ur i rispetto

al valore Ur xi

DM 18/12/75

UNI 7357

L 373/76

Controllo inerzia termica Verifica del valore Me UNI 10344

CSTB

Isolamento acustico ai

rumori aerei Potere fono isolante Rw

UNI 8270

DLR 25/07/89

DPCM 5/12/97

NTR LOMB

NTR EMILIA ROMAGNA

Tenuta all’aria Analisi della strutture fisica

della soluzione tecnica

UNI 7979

UNI EN 42

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REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI

VALUTAZIONE

NORMATIVA DI

RIFERIMENTO

Tenuta all’acqua Classe di sensibilità all’acqua

(1-V-UPEC)

CSTB

DTU N 20.1

UPEC

UNI 8202/22

UNI 8273

UNI 7072

UNI 8298/5

UNI 8307

UNI8743

UNI 8754

UNI 88987/2,3

UNI EN 87

UNI EN 99

UNI EN 121

UNI EN 121

UNI EN 159

UNI EN 163

UNI EN 176

UNI EN 177

UNI EN 178

UNI EN 186/1,2

UNI EN 187/1,2

UNI 188

UNI FA 174

UNI ISO 175

ICITE UEFA tc-Direttive comuni per

l’ Agreement tecnico delle

pavimentazioni plastiche

ICITE UEFA tc-Direttive comuni per

l’Agreement tecnico degli adesivi per

i rivestimenti ceramici

ICITE UEA tc-Direttive comuni per

l’Agreement tecnico delle

pavimentazioni sottili

ICITE UEA tc-Direttive comuni per

l’Agreement tecnico delle

pavimentazioni tessili

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REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI

VALUTAZIONE

NORMATIVA DI

RIFERIMENTO

Controllo della scabrosità Analisi della conformazione

fisica della soluzione tecnica

Manutenibilità Analisi della struttura fisica

Sostituibilità

Analisi della conformazione

fisico geometrica della

struttura fisica

Resistenza al carico di vento

Capacità di mantenere

inalterate le proprie

caratteristiche e costanti nel

tempo

DM 12/2/1982

CM.LL.PP. 25/5/82 N 22631

CNR B.U. 117

Resistenza agli aggressivi

chimici Classe C (UPEC)

UPEC

UNI 8202/22

UNI 8370

UNI 8629/2,3,4,5

UNI 8635/9

UNI8743

UNI 8754

UNI 9307/1

UNI 9308/1

UNI EN 99

UNI EN 121

UNI EN 159

UNI EN 163

UNI EN 176

UNI EN 177

UNI EN 178

UNI EN 186/1,2

UNI EN 187/1,2

UNI EN 188

UNI ISO 175

Resistenza all’acqua Classe E (UPEC)

UPEC

UNI 8202/22

UNI 8303

UNI 8629/2,3,4,5

UNI 8635/9

UNI 8743

UNI 8754

UNI 9307/1

UNI 9308/1

UNI EN 99

UNI EN 121

UNI EN 159

UNI EN 163

UNI EN 176

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UNI EN 177

UNI EN 178

UNI EN 186/1,2

UNI EN 187/1,2

UNI EN 188

UNI EN 175

Impermeabilità ai liquidi

Verifiche della resistenza alla

pressione idrica tramite prove

di laboratorio; verifiche in

opera per testare l’assenza di

infiltrazioni di acqua

all’interno dei materiali

costituenti

UNI EN 3998

UNI 3949

UNI 5658

UNI 5664

UNI 8201/21

UNI 8626

UNI 8629/2,3,4,5

UNI 8635/10

UNI 8818

UNI 9168/1

UNI 8898/2,3,4,5,6,7

Controllo della regolarità

geometrica

Verifiche in laboratorio e in

opera della planarità di insieme

e della planarità locale

UNI 8202/22

UNI 8273

UNI 7072

UNI 8298/5

UNI 8307

UNI 8743

UNI 8754

UNI 8898/2,3

UNI EN 87

UNI EN 99

UNI EN 121

UNI EN 159

UNI EN 163

UNI EN 176

UNI EN 177

UNI EN 178

UNI EN 186/1,2

UNI EN 187/1,2

UNI EN 188

UNI FA 174

UNI ISO 175

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REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI

VALUTAZIONE

NORMATIVA DI

RIFERIMENTO

Controllo regolarità finiture

Verifiche in laboratorio e in

opera della planarità di insieme

e della planarità locale

UNI 2623

UNI 2624

UNI 2625

UNI 2626

UNI 4373

UNI 4373

UNI 7071

UNI 7072

UNI 7883

UNI 8272/1/2

UNI 8273

UNI 8754

UNI 8813

UNI 8941/1,2,3

UNI EN 98

UNI EN 159

UNI EN 163

UNI EN 176

UNI EN 177

UNI EN 178

UNI EN 186/1,2

UNI EN 187/1,2

UNI EN188

UNI FA 174

Resistenza all’irraggiamento

Capacità di mantenere

inalterate le proprie

caratteristiche nel tempo

UNI 4529

UNI 6063

UNI 7074

UNI 8202/29

UNI 8272

UNI 8941/1,2,3

UNI 9307/1

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4.7) CALSSIFICAZIONE DELLE RICHIESTE

CLASSI DI ELEMENTI TECNICI

REQUISITI CONNOTANTI Solaio a

terra

Solaio

interpian

o

Pareti

esterne

verticali

Pareti

interne

verticali

copertura

Affidabilità Asetticità Assenza di emissione di sostanze

nocive

Assorbimento acustico Assorbimento luminoso Attitudine e integrazione

impiantistica

Attrezzabilità Comodità di uso e manovra Controllo del flusso luminoso Controllo dell’inerzia termica Controllo della condensazione

interstiziale

Controllo della condensazione

superficiale

Controllo della regolarità

geometrica

Controllo delle dispersioni di

calore per trasmissione

Efficienza Impermeabilità ai liquidi Isolamento acustico ai rumori

impattivi

Isolamento elettrico Isolamento termico Limitazione delle temperature

superficiali

Permeabilità all’aria Reazione al fuoco Regolarità delle finiture Resistenza alla flessione

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Resistenza a irraggiamento solare Resistenza a manovre false e

violente

Resistenza a strappo degli strati

superficiali

Resistenza agli agenti aggressivi

chimici

Resistenza agli attacchi biologici Resistenza ai carichi sospesi Resistenza al fuoco Resistenza al gelo Resistenza al punzonamento Resistenza al vento Resistenza all’acqua Resistenza all’irraggiamento Resistenza all’usura Resistenza alla temperatura e a

sbalzi di temperatura

Resistenza di intrusioni e

manomissioni

Resistenza meccanica Riparabilità Sicurezza alla circolazione Sicurezza alle intrusioni Sostituibilità Stabilità morfologica Tenuta all’acqua Tenuta all’aria

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4.8) CHIUSURE VERTICALI OPACHE

1-CHIUSURA VERTICALE VENTILATA PIANI PRIMO, SECONDO E

SOTTOTETTO

C.V.O. 01 pluristrato ventilata con isolamento intermedio e rivestimento

discontinuo

La chiusura verticale opaca in esame, data la presenza dell’intercapedine d’aria che

garantisce la ventilazione, assicura il soddisfacimento del benessere igrotermico e

impedisce la formazione di condensazione interstiziale. La membrana bituminosa

impermeabilizzante assicura invece una adeguata tenuta all’acqua, garantendo di

conseguenza l’integrità dello strato di isolamento termico in polistirene espanso

estruso.

Abbiamo deciso di utilizzare per la muratura dei blocchi semiportanti tipo Poroton

Thermo che garantiscono delle prestazioni adeguate sia dal punto di vista della

conduttività, sia dal punto di vista statico: ad essi è ancorato il telaio, costituito da

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66

montanti in legno e traversi in acciaio, che porta i listelli anch’essi in legno di

facciata.

La scelta del rivestimento di facciata in listelli di legno è dovuta principalmente a

motivi di carattere estetico e di continuità e conformità con le tipologie che

caratterizzano il contesto in cui si inserisce l’edificio: il legno infatti è un materiale

molto diffuso ed utilizzato per la realizzazione di edifici residenziali nella zona del

bellunese.

Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza

limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.

Per il calcolo della trasmittanza delle chiusure verticali opache dei piani primo,

secondo e sottotetto si omette il contributo dello strato di finitura esterno in listelli di

legno a causa della presenza dello strato di ventilazione.

C.V.O. 01 A

Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)

Coeff. Liminare interno 0,125

Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051

Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182

Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280

Strato di isolamento termico e di coibentazione 0,06 0,036

Coeff. Liminare esterno 0,043

Ueffettiva 0,264 W/mqK

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In corrispondenza dei montanti in legno, la trasmittanza della chiusura verticale è

differente da quella calcolata in precedenza, ma ugualmente sotto il livello limite

imposto dalla normativa.

C.V.O. 01 B

Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)

Coeff. Liminare interno 0,125

Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051

Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182

Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280

Montante in legno (abete) 0,08 0,120

Coeff. Liminare esterno 0,043

Ueffettiva 0,343 W/mqK

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2- CHIUSURA VERTICALE OPACA AL PIANO TERRA

C.V.O. 02 pluristrato ventilata con isolamento intermedio e rivestimento

discontinuo

Questo tipo differente di chiusura verticale opaca, destinata al tamponamento esterno

del piano terra, è caratterizzato dalla presenza di pannelli con pietra a vista ancorati

alla muratura semiportante in blocchi Poroton Thermo tramite malta tecnica di

incollaggio e tasselli tipo Fischer (quattro per pannello).

La chiusura appena descritta, date le caratteristiche prestazionali dei materiali

presenti, garantisce anch’essa il benessere igrotermico atteso. I pannelli di

rivestimento con faccia a pietra associano le caratteristiche ideali di coibentazione del

polistirolo espanso con quelle di resistenza alla pressione e all’impatto del materiale

marmoreo utilizzato per la faccia esterna; il risultato è un sistema dotato di efficacia

di isolamento termico, con doti di resistenza meccanica e di impermeabilità

(l’assorbimento d’acqua per immersione è vicino allo zero: WL(T)2<4%) nettamente

superiori a quella di un tradizionale cappotto.

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Abbiamo deciso di differenziare i rivestimenti di facciata delle unità destinate agli

appartamenti dei piani primo e secondo dal rivestimento di facciata delle unità

destinate alle attività commerciali del piano terra. La colorazione della pietra adottata

(grigio tenue) permette di ottenere un contrasto cromatico gradevole alla vista e di

evitare l’eventuale monotonia dovuta alla presenza importante del legno in facciata.

Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza

limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.

C.V.O. 01 A

Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)

Coeff. Liminare interno 0,125

Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051

Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182

Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280

Strato di incollaggio in malta tecnica 0,01 0,63

Strato di finitura esterno in pannelli di pietra 0,08 0,039

Coeff. Liminare esterno 0,043

Ueffettiva 0,233 W/mqK

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4.9) CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE

C.O.S. pluristrato ventilata con isolamento intermedio

La chiusura orizzontale superiore è stata studiata al fine di garantire il benessere

igrotermico nell’ambiente sottostante. Il manto di copertura in tegole portoghesi è

sorretto da listelli in legno che, data la loro dimensione, garantiscono una buona e

continua ventilazione nello spazio che intercorre tra le tegole e gli strati sottostanti il

listello. Al fine di assicurare una buona coibentazione della copertura, al di sotto del

listello, è presente uno strato impermeabilizzante in membrana elastoplastomerica.

L’adeguato isolamento termico è invece assicurato dalla presenza di un doppio strato

di polistirene estruso intermedio. Lo strato protettivo con barriera al vapore

impedisce la formazione di condensa. La copertura è sorretta da una struttura

costituita da trave di colmo, puntoni, travetti tutti in legno lamellare.

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Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza

limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,31 W/mqK.

C.V.O. 01 A

Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)

Coeff. Liminare interno 0,071

Tavolato in legno 0,02 0,051

Barriera al vapore 0,30 0,182

Strato di isolamento termico in polistirene estruso 0,01 0,280

Tavolato in legno 0,01 0,63

Strato di impermeabilizzazione in membrana

elastoplastomerica 0,08 0,039

Coeff. Liminare esterno 0,043

Ueffettiva 0,24 W/mqK

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4.10) CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE

C.O.I. pluristrato aerata

La chiusura orizzontale inferiore in esame è realizzata su uno strato di magrone in

calcestruzzo ed è opportunamente impermeabilizzata tramite membrana

elastoplastomerica. Le casseforme modulari poggiano su un massetto in calcestruzzo;

al di sopra di queste sono presenti due ulteriori massetti in calcestruzzo: uno di

completamento con rete elettrosaldata per la distribuzione uniforme dei carichi e uno

di finitura levigato.

L’aerazione della chiusura appena descritta è assicurata da un tubo di dieci centimetri

di diametro che collega le casseforme con l’ambiente esterno; questa, unitamente alla

presenza dello strato di tenuta all’acqua, garantisce il rispetto del benessere

igrometrico.

La presenza di locali destinati a garage e cantine rende non necessario il rispetto di

particolari prescrizioni normative circa il soddisfacimento dei requisiti di isolamento

termico.

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4.11) PARTIZIONI ORIZZONTALI INTERNE

1- PARTIZIONE ORIZZONTALE INTERNA SU PIANO INTERRATO

P.O.I. 01 pluristrato con isolamento termico intermedio

La partizione interna orizzontale in esame separa il piano interrato destinato ai garage

e alle cantine dal piano terra dove si trovano le tre attività commerciali. Si tratta di un

solaio costituito da lastre tipo predalle con elementi di alleggerimento in polistirene

espanso; sopra lo strato di completamento in calcestruzzo è presente uno strato di

isolamento termico in polistirene estruso: essendo infatti il piano interrato non

climatizzato e non isolato termicamente, risultava necessario isolare il piano terra con

una soluzione di questo tipo. Il pacchetto della partizione si completa poi con un

massetto in calcestruzzo alleggerito per il passaggio degli impianti termici, un

sottofondo in cemento e sabbia e la pavimentazione in gres porcellanato.

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Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza

limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.

P.O.I. 01

Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)

Coeff. Liminare interno 0,111

Pavimentazione 0,02 1,000

Sottofondo in cemento e sabbia 0,04 0,400

Massetto per il passaggio degli impianti termici 0,08 0,200

Strato di isolamento termico in polistirene estruso 0,05 0,036

Lastra predalle 0,24 0,35

Intonaco 0,02 0,051

Coeff. Liminare esterno 0,071

Ueffettiva 0,315 W/mqK

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2- PARTIZIONE ORIZZONTALE INTERNA SUI PIANI TERRA, PRIMO E

SECONDO

P.O.I. 02 pluristrato in laterocemento

La partizione interna sopra raffigurata separa i piani: primo, secondo e sottotetto.

Si tratta di un solaio in laterocemento, costituito da travetti prefabbricati posti tra un

elemento di alleggerimento in laterizio (pignatta) e l’altro. La parte strutturale della

soletta si completa poi con una cappa in calcestruzzo armato che ha la funzione di

distribuire uniformemente i carichi. Al di sopra di questo pacchetto strutturale è posto

un massetto in calcestruzzo alleggerito per il passaggio degli impianti e un

sottofondo, in sabbia e cemento, su cui è realizzata una pavimentazione in gres

porcellanato. La partizione non presenta uno strato di isolamento termico in quanto

questa separa due piani climatizzati.

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4.12) PARTIZIONI VERTICALI INTERNE

1- PARTIZIONE VERTICALE INTERNA SEMPLICE

P.V.I. 01 partizione semplice

I locali degli appartamenti, ai piani primo secondo, sono separati da partizioni

semplici (monostrato). Queste sono infatti costituite da un solo strato autoportante in

laterizio forato di piccole dimensioni ( 8x25x25 cm), rifinito su entrambi i lati in

intonaco di gesso e vermiculite rustico e civile. Sono pareti che separano zone giorno

e zone notte, esse non devono quindi soddisfare alcun requisito di isolamento termico

o acustico.

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2- PARTIZIONE VERTICALE INTERNA BAGNO

P.V.I. pluristrato con isolamento acustico intermedio

Questo tipo di partizione verticale interna è stata utilizzata per separare i locali adibiti

ai servizi igienici dal resto dei locali dei piani primo e secondo. E’ una partizione

pluristrato in quanto, a differenza di quella descritta sopra, presenta oltre che uno

strato autoportante in laterizio anche uno strato di isolamento acustico. L’isolamento

acustico dei bagni è garantito da un pannello (ISOLPIOMBO SPECIAL N) la cui

funzione è basata sul frazionamento della sua struttura costituita da cinque strati di

materiali diversi. L’ anima del pannello, e cioè la parte che costituisce la massa, è una

lamina di piombo dello spessore di 0,6 mm, flottante tra due pannelli di fibra e perlite

di densità 210 Kg/mc. Un rivestimento elastico fonoassorbente su entrambe le facce

completa il pannello (potere isolante R: 31dB). Le pareti dei bagni sono rivestite da

piastrelle in gres porcellanato, opportunamente fissate al pannello isolante attraverso

un adesivo cementizio normale di classe C1. Le piastrelle di rivestimento sono

necessarie perché impermeabili all’acqua e alla condensa e rispondo al requisito di

facile pulibilità.

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4.13) SERRAMENTI

Il presente capitolo è dedicato all’analisi delle caratteristiche tecniche principali che

caratterizzano i serramenti del nostro edificio.

PERMEABILITA’ ALL’ARIA

Per quanto riguarda questa sezione, si farà riferimento alle prescrizioni presenti nelle

seguenti normative: la norma UNI EN 12207, la quale riferisce la permeabilità

dell’aria sia all’intera area dei serramenti (m3/hm

2) sia alla lunghezza dei giunti

apribili (m3/hm); la norma UNI EN 1026, la quale indica invece la metodologia delle

prove pratiche di laboratorio da eseguire per la classificazione degli elementi.

Tramite tali prove di laboratorio sono state definite quattro diverse classi

prestazionali:

CLASSE 1: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una

perdita massima a 100 Pa di 50 m3/hm

2 se riferita all’intera area del

serramento, oppure di 12,5 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti

apribili del serramento. La pressione di prova massima prevista per

l’attribuzione di questa classe è 150 Pa.

CLASSE 2: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una

perdita massima a 100 Pa di 27 m3/hm

2 se riferita all’intera area del

serramento, oppure di 6,75 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti

apribili del serramento. La pressione di prova massima prevista per

l’attribuzione di questa classe è 300 Pa.

CLASSE 3: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una

perdita massima a 100 Pa di 9 m3/hm

2 se riferita all’intera area del serramento,

oppure di 2,25 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti apribili del

serramento. La pressione di prova massima prevista per l’attribuzione di questa

classe è 600 Pa.

CLASSE 4: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una

perdita massima a 100 Pa di 3 m3/hm

2 se riferita all’intera area del serramento,

oppure di 0,75 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti apribili del

serramento. La pressione di prova massima prevista per l’attribuzione di questa

classe è 600 Pa.

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La UNI EN 12207 contiene il diagramma di permeabilità all’aria nel quale sono

riportati i valori ottenuti durante le prove riferiti all’estensione della superficie o della

lunghezza dei giunti apribili.

Per determinare la classe di permeabilità all’aria a cui devono appartenere i

serramenti del nostro edificio bisogna tener conto delle caratteristiche morfologiche

del territorio in cui ci troviamo e della geometria dell’edificio stesso. Per quanto

riguarda Belluno, i dati necessari sono i seguenti:

1. Zona Climatica: F

2. Zona di vento: 1

3. Classe di rugosità del terreno: B

4. Altezza dell’edificio: 14m

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Con questi dati, consultando la tabella contenute nella norma in considerazione, si

può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe 3.

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81

TENUTA ALL’ACQUA

Per quanto riguarda la caratteristica di tenuta all’acqua, la norma di riferimento è la

UNI EN 12208. Sono state definite 10 diverse classi, riportate all’interno di una

tabella nella norma suddetta.

Nel nostro caso saranno importanti esclusivamente i metodi di prova A in quanto i

serramenti sono soggetti a completa esposizione.

Anche per la determinazione della classe di tenuta all’acqua a cui devono appartenere

i nostri serramenti, sono necessari i dati relativi alla morfologia del territorio e alla

geometria dell’edificio.

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Per quanto riguarda Belluno i dati sono i seguenti:

1. Zona di vento: 1

2. Classe di rugosità del terreno: B

3. Altezza dell’edificio: 14m

Con questi dati, consultando la tabella contenuta nella norma in considerazione, si

può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe 5A.

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RESISTENZA AL VENTO

L’analisi dei serramenti, in relazione alla loro caratteristica di resistenza al vento, fa

riferimento alla normativa UNI EN 12210.

Le prove di laboratorio indicate dalla norma consistono nell’inserire il serramento in

un cassone e nel creare tre diverse condizioni di pressione :

P1: pressione statica

P2: pressione pulsante pari a 0,5P1 per 50 cicli

P3: pressione di sicurezza posta pari a 1,5P1

Il serramento, sottoposto alle pressioni P1 e P2, non deve presentare difetti visibili ad

occhio nudo (d=1m), non deve presentare rotture o deformazioni; al termine del test

inoltre la permeabilità all’aria del serramento non deve superare il 20%.

Il serramento, sottoposto alla pressione P3, deve rimanere chiuso.

In base a delle prove effettuate in laboratorio, sono state definite 5 diverse classi di

resistenza al vento, riportate poi nel prospetto 3 della suddetta norma.

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E’ stata inoltre definita una classificazione combinata, la quale tiene anche conto

della freccia ammissibile per l’elemento più deformato del telaio .

Consideriamo nuovamente i dati relativi alla morfologia del territorio e alla geometria

dell’edificio, in maniera tale da poter stabilire la classe di resistenza al vento

attraverso la consultazione della tabella che segue:

1. Altitudine: 383m

2. Zona di vento: 1

3. Classe di rugosità del terreno: B

4. Altezza dell’edificio: 14m

Con questi dati, consultando la tabella contenuta nella norma in considerazione, si

può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe C2.

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SCELTA DEI SERRAMENTI

Le valutazioni preliminari esposte poc’anzi, ci hanno portato a scegliere un

serramento che potesse soddisfare tutti i requisiti e le caratteristiche emerse

dall’analisi.

La scelta è pertanto stata quella di un serramento “Kyotoline C6” in legno lamellare

di abete rosso costituito da telaio maestro di sezione mm 68x82, anta battente da mm

68x79, a triplice battuta con giunzioni d’angolo a doppio tenone. Ha un vetro triplo

(4BE+10ARGON+5+10ARGON+4BE) con siliconatura trasparente solo sulla parte

esterna, doppia guarnizione in TPE di tenuta termica ed acustica, gocciolatoio in

alluminio anodizzato completo di scossalina. Il serramento è inoltre verniciato con tre

mani di vernice idrosolubile. Tale serramento ci consente di avere delle ottime

prestazioni sia a livello di isolamento termico, sia a livello di isolamento acustico.

Le specifiche tecniche del serramento appena descritto sono dichiarate e garantire dal

produttore attraverso una relazione di prova consultabile.

Falegnameria F.lli Boninsegna S.n.c.

LOC.GHIAIE, 11

38050 IMER (TN) Italia

Tel.: 0439-67020

Fax: 0439-725133

Web: www.boninsegna.net

SPECIFICHE TECNICHE TYP VC Ug Uf Uw dB Vetro dB Totale 4BE+10ARGON+5+10ARGON+4BE 0,8 1,325 1,14 30 33

Ug = trasmittanza termica del vetro espressa in W/mqK

Uf= trasmittanza termica del telaio espressa in W/mqK

Uw= trasmittanza termica del serramento espressa in W/mqK (metodo di calcolo

UNI-EN ISO 10077-1 del 2007)

dB= abbattimento acustico espresso in decibel

CERTIFICAZIONI

PROVA NORMA RISULTATO

Permeabilità all’aria UNI-EN 1026/01 Classe 3

Tenuta all’acqua UNI-EN 1027/01 Classe 5°

Resistenza al vento UNI-EN 12211/01 Classe C3

Resistenza meccanica UNI-EN 107 Superate tutte le prove

Marcatura CE EN 14351 per tutti i prodotti C6.

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5) STRUTTURE

In questo capitolo si affronta l’argomento riguardante il sistema strutturale

dell’edificio. Si farà una descrizione generale delle tecnologie utilizzate, senza

entrare nel merito dell’analisi dimensionale delle stesse, in quanto non richiesta.

Il sistema strutturale del nostro progetto è costituito prevalentemente da elementi in

cemento armato, ad eccezione della copertura per la quale è previsto l’utilizzo di

elementi in legno lamellare.

Le fondazioni sono costituite da un reticolo di travi a “T” rovesce che poggiano su di

uno strato di magrone. Per quanto riguarda le strutture di elevazione del piano

interrato, abbiamo un sistema misto composto da pilastri e setti in cemento armato;

questi ultimi son presenti lungo tutto il perimetro del suddetto piano e delimitano

inoltre i vani scala fino in copertura, fungendo quindi da sostegno per le rampe delle

scale stesse.

La tecnologia utilizzata per la realizzazione del solaio su piano interrato è quella che

prevede l’utilizzo di lastre tipo “predalle”, ovvero delle lastre prefabbricate in

cemento armato con elementi di alleggerimento in polistirene e tralicci in acciaio. Su

di esse viene poi effettuato un getto di completamento in calcestruzzo comprensivo di

rete elettrosaldata per la ripartizione dei carichi.

Dal piano terra fino in copertura non abbiamo più la presenza dei setti in cemento

armato lungo il perimetro dell’edificio: le strutture di elevazione sono pertanto

costituite solo da una maglia di pilastri e dai setti in cemento armato dei vani scala.

Per quanto riguarda invece i piani primo e secondo, troviamo dei solai in

laterocemento: abbiamo cioè dei travetti prefabbricati con degli alleggerimenti questa

volta costituiti da pignatte in laterizio. Su di essi abbiamo poi il solito getto di

completamento in calcestruzzo e la maglia elettrosaldata per la ripartizione dei

carichi. Le travi portanti sono state ovviamente posizionate lungo gli interassi minori

dei pilastri, i solai di conseguenza corrono lungo gi interassi maggiori.

Come già anticipato, la copertura non è realizzata in cemento armato. Siamo in

presenza di una copertura a falde inclinate, pertanto in corrispondenza della linea di

colmo troviamo la trave portante in legno lamellare, sostenuta da una fila di pilastri;

su questa e sulle travi anche’esse in legno lamellare situate in corrispondenza delle

corree in cemento armato perimetrali, poggiano i puntoni portanti. Questi ultimi

fungono da sostegno per gli assiti in legno, all’interno dei quali è presente il doppio

strato di isolamento termico, e per i listelli sempre in legno ai quali sono poi fissate le

tegole.

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6) IMPIANTI

6.1) IMPIANTO TERMICO

Per impianto termico si intende il sistema integrato di componenti attraverso il quale

regolare la temperatura interna degli ambienti, sia la componente dedicata a fornire

calore durante il periodo invernale (cioè l'impianto termico in senso stretto), sia la

componente dedicata a sottrarre calore durante il periodo estivo. La componente

dedicata al raffrescamento estivo è indicata, generalmente, come "impianto di

condizionamento". Prendendo in esame le temperature medie mensili di luglio e

agosto di Belluno, abbiamo ritenuto che non fosse necessario quest’ultimo, dato che

la media mensile più elevata si registra a luglio, ma è di soli 21 C°.

Le normative dell’impianto termico

Data la grande superficie dell’immobile abbiamo optato per un impianto di

riscaldamento di tipo centralizzato a gas a condensazione, ovvero costituito da

un’unica centrale termica posta in un locale tecnico denominato “locale termico” al

piano interrato e realizzato secondo le normative di sicurezza vigenti. Tali

normative prescrivono che:

gli impianti debbano avere una potenzialità >30.000 kcal/h = 35 kW.

deve essere presente un cartello con divieto di fumare e di usare fiamme

libere.

deve essere presente cartello con un divieto di depositare sostanze

infiammabili diverse dall'alimentazione.

Le porte dei locali devono essere munite di dispositivo di autochiusura, avere

altezza minima di 2 m e larghezza minima di 0,8 m e possedere caratteristiche

di resistenza al fuoco non inferiori a REI 60.

Prendendo una P pari a 7 kW/unità abitativa (dettata dalla presenza di unità

commerciali di notevole metratura) e moltiplicandola per le 17 unità dell’immobile

si ottengono 119 kW (P>116 kW) e quindi inoltre devono essere rispettate le

seguenti disposizioni:

Piano di calpestio a quota non inferiore a -5 m.

Il locale tecnico con P>116 kW deve avere comportamento antincendio Rei

120, sia per le strutture portanti che per le pareti divisorie.

L’altezza minima con P>116 kW di 2,90 m.

Superficie di aerazione S (cm2) > Q [kW] x 15 in quanto la centrale termica è

posta al piano interrato e comunque superiore di 3000 cm2.

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Descrizione dell’impianto

L'impianto è costituito da un generatore (caldaia) "stagno" (nel senso che la camera

di combustione è completamente separata dall'ambiente nel quale è collocata la

caldaia), dotato di sistema di evacuazione dei fumi (canna fumaria), in uscita nel

giardino del complesso e di altezza superiore di almeno 1 metro rispetto il piano di

calpestio e di carico dell'aria esterna. La caldaia è collegata all'impianto di

alimentazione del combustibile, alla rete idraulica (per il carico del fluido di

vettoriamento) ed al circuito di vettoriamento (colonne montanti). Dal locale termico

partono le tubature di mandata e di ritorno della caldaia, opportunamente isolate

termicamente, e seguono un percorso attraverso il soffitto del piano interrato e

corrono agganciate sull’intradosso del solaio del piano rialzato e si diramano dalla

centrale termica fino alle colonne montanti, le quali arrivano fino al sottotetto,

inserite nei cavedi previsti nelle murature dei due vani scala del complesso

immobiliare, e si collegano in ogni piano ai collettori che poi dirameranno la

distribuzione di acqua calda nelle singole unità abitative e nei gruppi radianti

(radiatori), il cui dimensionamento viene effettuato in ragione della necessità di

apporto o sottrazione di calore nel singolo vano. Ogni gruppo radiante (radiatore) è

dotato di una valvola,che permette la chiusura e l'apertura dell'alimentazione, e di un

"detentore"o valvola di regolazione del flusso.

6.2) IMPIANTO ELETTRICO

Con la definizione normativa elettrica si intende l'insieme di leggi, norme di

attuazione e norme di riferimento tecnico che disciplinano il settore dell'impiantistica

elettrica. La materia è disciplinata in Italia da una serie di leggi e decreti che partono

dal 1955 al 2001. Fra questo corpus abbiamo la Legge n. 186 del 01 marzo 1968, la

quale impone che TUTTI I MATERIALI, LE APPARECCHIATURE, I

MACCHINARI, LE INSTALLAZIONI E GLI IMPIANTI ELETTRICI ED

ELETTRONICI DEVONO ESSERE REALIZZATI E COSTRUITI A REGOLA

D'ARTE. In tempi più recenti questo principio è stato ripreso e sviluppato dalla

Legge n. 46 del 5 marzo 1990. Attualmente la legge 46/90 è stata abrogata insieme al

Dpr 447 ed è sostituita dal DM 37 del 22 gennaio 2008. I punti salienti della legge

sono:

la limitazione all'installazione e manutenzione degli impianti a soggetti

abilitati, in possesso di requisiti tecnico-professionali riconosciuti;

l'obbligo di rilascio della dichiarazione di conformità da parte dell'installatore;

l'obbligo di utilizzo di materiale certificato a norma;

la necessità di redigere un progetto per gli impianti che superano alcune

dimensioni di metratura o sono relative ad impianti particolari (medici, a

maggior rischio in caso di incendio o sono ambienti a rischio di esplosione);

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la protezione dell'utilizzatore da contatti diretti (il contatto con parti

normalmente in tensione) e indiretti (parti metalliche che non dovrebbero

essere in tensione, come le carcasse degli elettrodomestici);

l'obbligo dell'impianto di messa a terra;

l'obbligo di installazione dell'interruttore differenziale;

Le norme tecniche che definiscono la modalità di costruzione e installazione dei

componenti elettrici in Italia sono redatte dal Comitato elettrotecnico italiano (CEI),

che a sua volta recepisce le normative europee (EN). L’impianto da noi adottato è di

tipo tradizionale . Le reti elettriche sono autonome per ognuna delle unità abitative,

mentre per le zone in comune a tutte le unità immobiliari è prevista un’unica rete

elettrica. Per una maggior comodità di intervento i quadri elettrici principali ed i

contatori sono posti in un unico locale tecnico posizionato al piano interrato.

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7) VERIFICHE

7.1) RAPPORTI AEROILLUMINANTI

7.1.1) RIFERIMENTI NORMATIVI

La norma a cui ci si riferisce per il calcolo dei rapporti aeroilluminanti è estratto dal

regolamento edilizio del comune di Belluno.

Art. 66:

1. I locali devono essere dotati di illuminazione e aerazione dirette da spazi

esterni.

2. L’illuminazione naturale, ove prescritta, deve essere ottenuta a mezzo di

finestre e porte-finestre trasparenti, le quali abbiano posizione e dimensioni tali

da realizzare le seguenti condizioni:

a) L’illuminazione deve essere sufficientemente distribuita in tutte le parti del

locale;

b) Il rapporto di illuminazione (R.I.) del locale, cioè il rapporto tra la

superficie finestrata utile ( convenzionalmente intesa quale la superficie

finestrata detratta l’eventuale quota inferiore fino ad un’altezza di cm. 70

dal pavimento e la quota superiore eventualmente coperta da sporgenze,

aggetti, velette) e la superficie netta del locale, non deve essere inferiore al

valore minimo di seguito specificato per ciascun tipo di locale;

c) Le superfici vetrate devono possedere coefficienti di trasparenza > o = a

0,7;

d) Le superfici finestrate o comunque trasparenti delle pareti perimetrali o

delle coperture devono essere dotate di dispositivi che consentano il loro

oscuramento;

e) La superficie finestrata dei locali P1 e P2 dovrà assicurare un fattore di luce

diurna medio non inferiore a 0,02;

f) Nei locali P1 P2 posti al piano sottotetto almeno la metà della superficie

vetrata deve essere collocata sulle pareti verticali, mentre la rimanente metà

può essere realizzata mediante lucernari ( l’abbaino è considerato superficie

finestrata verticale);

3. L’areazione naturale diretta, ove prescritta, deve essere ottenuta a mezzo di

finestre 8 anche a tetto) e porte apribili ( ad esclusione delle porte d’ingresso),

le quali abbiano posizione e dimensioni tali da realizzare le seguenti

condizioni:

a) L’areazione deve essere sufficientemente distribuita in tutte le parti del

locale;

b) Il rapporto di aerazione (R.A.) del locale, cioè il rapporto tra superficie

finestrata apribile ( convenzionalmente misurata sul foro della cassa fissa

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del serramento) e la superficie netta del locale, non deve essere inferiore ai

valori minimi di seguito specificati;

c) Nei locali P1 e P2 posti al piano sottotetto almeno la metà della superficie

finestrata apribile deve essere collocata sulle pareti verticali mentre la

rimanente metà può essere realizzata mediante lucernari ( l’abbaino è

considerato superficie finestrata apribile verticale);

d) I sistemi di ventilazione deve, possono essere progettati e realizzati in modo

da impedire l’immissione ed il riflusso nei medesimi dell’aria e degli

inquinanti espulsi e, per quanto possibile, la mutua diffusione nei locali di

esalazioni e di inquinamenti in essi prodotti.

Le cucine, devono comunque essere fornite di due condotti verticali

prolungati sopra la linea di colmo del tetto di cui uno per l’areazione

dell’ambiente e l’altro per lì eventuale convogliamento dei fumi di

combustione; il condotto per l’areazione può essere sostituito da idonei ed

omologati sistemi alternativi purchè nel rispetto delle vigenti norme

tecniche Uni-Cig;

TIPO DI LOCALE NUOVA COSTRUZIONE EDIFICI ESISTENTI

P1 R.I. = R.A. = 1/8 R.I. = R.A. = 1/10

P2 - P3

P4 - P5

Si applicano le disposizioni

emanate dalla regione Veneto

Si applicano le disposizioni

emanate dalla regione Veneto S1 R.I. = R.A. = 1/12

Anche da finestre inserite in cavedi

o bocche di lupo

R.I. = R.A. = 1/12

Anche da finestre inserite in

cavedi o bocche di lupo S2

R.A. = 1/12

R.I= non sono richiesti requisiti

mionimi

Anche da finestre inserite in cavedi

o bocche di lupo

Per R.A. inferiori 1/12 dovrà essere

garantita l’integrazione attraverso

l’adozione di idonea aspirazione

forzata.

E’ sempre consentito l’uso di

ambienti non direttamente aerati

dall’esterno attraverso l’adozione di

idonea aspirazione forzata

R.A. = 1/12

R.I= non sono richiesti

requisiti mionimi

Anche da finestre inserite in

cavedi o bocche di lupo

Per R.A. inferiori 1/12 dovrà

essere garantita l’integrazione

attraverso l’adozione di idonea

aspirazione forzata.

E’ sempre consentito l’uso di

ambienti non direttamente

aerati dall’esterno attraverso

l’adozione di idonea

aspirazione forzata

S3 – S4

S5 – S6 Non sono rischiesti requisiti minimi

Non sono rischiesti requisiti

minimi

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Bisogna poi tenere conto della presenza o meno di aggetti che condizionano

l’ombreggiamento della finestra.

Nella figura i simboli hanno i seguenti significati:

l : lunghezza dell’aggetto superiore

p : proiezione dell’aggetto pari a L/2. Si determina solo per L maggiore di 150 cm.

a : superficie finestrata utile per 1/3 agli effetti della aeroilluminazione.

b : superficie utile agli effetti dell’aeroilluminazione

c : superficie anche se finestrata comunque non utile ai fini dell’aeroilluminazione

(c = cm.60)

La superficie finestrata utile e uguale b+1/3 di a.

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7.1.2) CALCOLO DEI RAPPORTI AEROILLUMINANTI

Fatte le premesse circa le modalità di calcolo dei rapporti aero-illuminanti, riportiamo

nelle pagine successive le tabelle relative rispettivamente ai piani terra, primo e

secondo.

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94

7.2) STUDIO DEL FATTORE DI LUCE DIURNA

Lo studio dell’illuminamento all’interno di un ambiente parte dall’analisi del fattore

di luce diurna, cioè della quantità di luce naturale che penetra nell’ambiente dalle

aperture finestrate.

Tutto questo ha lo scopo di assicurare al progetto un’adeguata quantità di

irraggiamento gratuito e sfruttabile direttamente con uno studio attento delle riprese

luminose.

Il fattore di luce diurna è il rapporto tra l’illuminamento che si ha in un punto (che di

solito e un punto che appartiene al piano di lavoro) e quello che si avrebbe nello

stesso punto se l’emisfero celeste non fosse oscurato ne dalle superfici che

definiscono l’ambiente interno, ne dalle possibili ostruzioni esterne (illuminamento

massimo ottenibile sul piano orizzontale).

7.2.1) FLD MEDIO

Una prima modalità di calcolo del fattore medio di luce diurna viene introdotta dalla

Circolare Ministeriale n. 3151 del 22/5/1967. Questo è un metodo di calcolo analitico

che ha come variabili di ingresso le dimensioni del locale, le caratteristiche del vetro

e l’ampiezza solida dell’ostruzione esterna. L’espressione analitica proposta per

calcolare il FLDm è la seguente:

Dove:

Sfinestra: è la superficie vetrata della finestra in mq;

t: è il fattore di trasmissione luminosa del vetro;

ρm: è il coefficiente medio di riflessione luminosa ponderato su tutte le superfici

interne;

S tot: è la superficie interna totale del locale;

ε: è il fattore finestra considerato in posizione bari centrale;

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Più recentemente, nel 1995, il regolamento edilizio della regione Emilia Romagna ha

avanzato una nuova espressione per il calcolo del FLDm. La necessità di apportare

delle migliorie alla formula precedente è stata mossa dal fatto che si è voluto tener

conto della reale posizione del serramento rispetto alla muratura (centrata, filo

esterno, filo interno,…). A tal fine è stato introdotto il fattore riduttivo ψ per cui

l’espressione finale per determinare il FLDm in uno specifico ambiente risulta:

Dove:

ψ : è il fattore imbotte;

i, n: sono il numero progressivo delle finestre.

Dalle seguenti tabelle si evince che in tutti i locali la verifica del valore del fattore di

luce medio ƞm effettivo rispetto a quello limite del 2% ha dato esito positivo.

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PIANO TERRA

ATTIVITA’ LOCALE Af mq t ρm Stot

mq ε ψ ƞm

A

Attività

commerciale 33,08 0,54 0,71 93,54 0,32 0,95 0,20

Bagno 0,90 0,54 0,75 6,24 0,49 0,85 0,13

B

Attività

commerciale 21,86 0,54 0,71 86,42 0,28 1 0,13

Bagno

disabili 0,90 0,54 0,75 6,59 0,49 0,85 0,12

Bagno 0,90 0,54 0,76 4,00 0,08 0,85 0,03

C

Attività

commerciale 5,82 0,54 0,72 62,50 0,49 0,95 0,08

Bagno 0,90 0,54 0,76 5,00 0,49 0,82 0,16

A: Negozio di Abbigliamento

B: Caffetteria

C: Agenzia Viaggi

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PRIMO PIANO

APPARTAMENTO LOCALE Af

m2 t ρm

Stot

m2 ε ψ ƞm

A

Soggiorno +

cucina 2,65 0,54 0,51 23,28 0,35 0,96 0,04

Camera singola 1,34 0,54 0,75 10,17 0,28 0,88 0,07

Bagno 0,90 0,54 0,76 4,73 0,48 0,82 0,16

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,25 0,48 0,83 0,08

B

Soggiorno +

cucina 2,65 0,54 0,73 29,00 0,30 0,96 0,05

Bagno 0,90 0,54 0,75 6,29 0,48 0,82 0,12

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,72 0,48 0,83 0,08

C

Soggiorno +

cucina 2,86 0,54 0,72 30,60 0,36 0,86 0,06

Bagno 0,90 0,54 0,75 6,29 0,48 0,82 0,12

Camera

matrimoniale 1,79 0,54 0,74 14,70 0,48 0,82 0,10

D

Soggiorno +

cucina 3,3 0,54 0,73 33,20 0,39 0,86 0,07

Bagno 0,90 0,54 0,75 5,43 0,48 0,82 0,14

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,08 0,48 0,83 0,08

E

Soggiorno +

cucina 2,44 0,54 0,73 24,93 0,35 0,96 0,07

Bagno 0,90 0,54 0,75 5,67 0,28 0,82 0,08

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,08 0,28 0,88 0,05

F

Soggiorno 5,33 0,54 0,73 21,96 0,38 0,90 0,16

Bagno 0,90 0,54 0,75 5,60 0,48 0,82 0,14

Camera doppia 1,34 0,54 0,74 14,89 0,48 0,83 0,07

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,49 0,48 0,83 0,08

Cucina 1,34 0,54 0,75 8,96 0,48 0,83 0,13

G

Soggiorno +

cucina 1,51 0,54 0,74 17,10 0,32 0,89 0,05

Bagno 0,90 0,54 0,75 6,24 0,25 0,82 0,06

Camera

matrimoniale 2,44 0,54 0,74 14,04 0,32 0,96 0,12

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PIANO SECONDO

APPARTAMENTO LOCALE Af

mq t ρm

Stot

mq ε ψ ƞm

H

Soggiorno +

cucina 2,65 0,54 0,72 23,28 0,39 1 0,08

Camera

singola 1,34 0,54 0,63 10,17 0,39 0,93 0,07

Bagno 0,89 0,54 0,79 4,73 0,39 0,85 0,16

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,25 0,39 0,93 0,07

I

Soggiorno +

cucina 3,67 0,54 0,72 29 0,39 1 0,10

Bagno 0,89 0,54 0,74 6,29 0,39 0,85 0,10

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,72 0,39 0,93 0,07

L

Soggiorno +

cucina 3,44 0,54 0,72 30,60 0,39 0,95 0,08

Bagno 0,89 0,54 0,74 6,29 0,39 0,85 0,10

Camera

matrimoniale 1,79 0,54 0,71 14,70 0,39 0,85 0,08

M

Soggiorno +

cucina 3,89 0,54 0,69 33,20 0,39 0,95 0,08

Bagno 0,89 0,54 0,76 5,43 0,39 0,85 0,12

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,08 0,39 0,93 0,07

N

Soggiorno +

cucina 3,67 0,54 0,72 24,93 0,39 1 0,11

Bagno 0,89 0,54 0,75 5,67 0,39 0,93 0,12

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,08 0,39 0,93 0,07

O

Soggiorno +

cucina 4,2 0,54 0,73 17,10 0,39 0,95 0,18

Bagno 0,89 0,54 0,75 6,24 0,39 0,85 0,10

Camera

matrimoniale 3,67 0,54 0,73 14,04 0,39 1 0,20

P

Soggiorno +

cucina 6,36 0,54 0,71 21,96 0,39 0,95 0,20

Bagno 0,89 0,54 0,75 5,60 0,39 0,85 0,11

Camera

doppia 1,34 0,54 0,74 14,89 0,39 0,93 0,07

Camera

matrimoniale 1,34 0,54 0,75 14,49 0,39 0,93 0,07

Cucina 1,34 0,54 0,74 8,96 0,39 0,93 0,11

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99

7.2.2) FLD PUNTUALE

Si ricorre alla determinazione del fattore di luce puntuale nel caso in cui l’ambiente

da analizzare ha forma complessa, dimensioni rilevanti, oppure quando l’attività per

cui è progettato lo stesso ambiente richiede che siano garantite specifiche prestazioni

in termini di illuminamento.

Ciò comporta che si determino singolarmente i contributi di illuminamento che

sommati forniscono il FLD.

Si comincia individuando i punti per cui si deve determinare il valore del FlDi.

Il numero e la posizione di tali punti devono essere scelti in modo che essi si trovano

ad un quarto del lato della parete perimetrali dell’ambiente. L’altezza a cui devono

essere posti dipende dalla destinazione d’uso del locale in esame: per le residenze si

pone a 90 cm sopra la quota del pavimento, per destinazioni differenti tale punto deve

essere posizionato ad un’altezza corrispondente a quella del piano di lavoro.

Per ognuno di questi punti si deve, poi, determinare il FlDi tenendo conto di alcuni

fattori riduttivi:

FlDi = ( Cc + Cre + Cri * Fs ) * t * Ft * Fm

dove:

Fs è il fattore di manutenzione delle superfici interne;

t è il coefficiente di trasparenza del vetro;

Ft è il fattore di ostruzione della finestra;

Fm è il fattore di manutenzione del serramento.

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100

I METODI PER DETERMINARE IN COMPONENTI DEL FLD

Per determinare FLD puntuale si ricorre a diversi metodi tra i quali:

- I diagrammi di Waldram

- I goniometri proposti dal Building Research Station ( B.R.S.)

- Il metodo tabulare del B.R.S.

- I diagrammi puntinati proposti da Lynes nel 1968 e da Turner nel 1969

- I diagrammi di Pleijel

Il metodo del fattore di luce diurna fonda sull’ipotesi di assumere come modelli di

cielo di riferimento per le valutazioni quelli C.I.E. di cielo coperto (indicato anche

come “cielo internazionale” ) oppure di cielo uniforme ( noto anche come “cielo

uniforme standard” )

IL METODO TABELLARE: LA COMPONENTE CIELO (Cc)

Questa prima componente è calcolata proiettando da P l’ostruzione finestra esterna

sul piano della finestra e calcolando la differenza fra la componente cielo relativa

all’intera finestra e la componente cielo relativa alla parte di finestra ostruita.

A tale fine sulla colonna a destra di ciascuna tavola è riportato l’angolo di ostruzione

che sostituisce i rapporti H / d e che consente, insieme ai valori di B / d, di valutare la

componente cielo relativa alla frazione di finestra ostruita dall’ostruzione.

Le tabelle non tengono conto dell’assorbimento dovuto al telaio ed ai montanti della

finestra e presuppongono un vetro semplice e pulito: per tale ragione si riduce il

valore trovato per un fattore di deprezzamento, che vale:

- 0,8 nel caso di infissi metallici

- 0,7 nel caso di infissi in legno

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101

Cielo coperto o internazionale. Componente cielo in percentuale

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102

Cielo uniforme o standard. Componente cielo in percentuale

LA COMPONENTE DI RIFLESSIONE ESTERNA

Il valore della componente di riflessione esterna (Cre) si ottiene moltiplicando la

componente cielo relativa alla frazione di finestra ostruita dall’ostruzione per la

luminanza relativa dell’ostruzione, espressa come rapporto fra la luminanza

dell’ostruzione e quella del cielo. Se la luminanza dell’ostruzione non è nota, si può

assumere un valore di:

- 0,1 nel caso di cielo uniforme

- 0,2 nel caso di cielo coperto internazionale.

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103

LA COMPONENTE DI RIFLESSIONE INTERNA

La componente di riflessione interna (Cri) viene fornita dalla tabella sottostante,

strutturata in funzione di due parametri:

- Il rapporto dell’area netta della finestra rispetto all’area del pavimento;

- I coefficienti di riflessione delle pareti e del pavimento

I COEFFICIENTI CORRETTIVI DI RIDUZIONE DEL FLD

I valori dei coefficienti riduttivi che tengono conto del contesto antropico in cui

l’unità edilizia in esame è situata, della destinazione d’uso e delle caratteristiche di

manutenibilità e pulizia.

IL FATTORE DI MANUTENZIONE DELLE SUPERFICI INTERNE (Fs)

Tale fattore dipende dalla zona in cui è ubicata la costruzione e va applicato alla

sola componente di riflessione delle superfici interne (Cri)

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104

IL COEFFICIENTE DI TRASPARENZA DEL VETRO (t)

Si utilizza il valore di t fornito direttamente dal produttore; nel caso dell’opera

edilizia in esame si utilizza un valore di t pari a 0,54.

IL FATTORE DI OSTRUZIONE DELLA FINESTRA (Ft)

Quando si hanno a disposizione le dimensioni degli elementi di riferimento, ossia

le dimensioni del telaio prescelto, il valore Ft risulta del rapporto:

Ft = W / S

Dove:

W è la superficie netta dei vetri;

S è la superficie al lordo del serramento.

IL COEFFICIENTE DI MANUTENZIONE DEL SERRAMENTO (Fm)

Tale valore è da prendere dalla tabella riportata ed è espresso in funzione della

giacitura della finestra e della destinazione del locale:

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CALCOLI:

Per il calcolo del FLD puntuale si considera la camera matrimoniale

dell’appartamento A.

Punto 1 = Punto 3

Componente cielo (Cc):

H / d = 1,6 m / 1,31 m = 1,22 = 50°

B / d = 1,2 m / 1,31 m = 0,92

Dalla tabella si ricavano i seguenti valori:

- Cielo coperto = 4,8 – 70% = 1,44

- Cielo uniforme = 5,6 – 70% = 1,68

Componente di riflessione esterna (Cre):

- Cielo coperto = 0,2

- Cielo uniforme = 0,1

Componente di riflessione interna (Cri):

A vetro = 1,34 mq

A pavimento = 14,25 mq

pavimento = 20 %

pareti = 80 %

Cri = 0,9 x 1,2 = 1,08

Fs = 0,9

t = 0,54

Ft = W / S = 0,70

Fm = 0,9

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106

Risultati Punto 1 = risultati Punto 3

- Cielo coperto: ( 1,44 + 0,2 + 1,08 * 0,9) * 0,54 * 0,70 *0,9 = 0,83

- Cielo uniforme : ( 1,68 + 0,1 + 1.08 * 0,9 ) * 0,54 * 0,70 * 0,9 = 0,87

Punto 2 = Punto 4

Componente cielo (Cc):

H / d = 1,6 m / 3,61m = 0,44 = 23,75°

B / d = 1,2 m / 3,61m = 0,33

Dalla tabella si ricavano i seguenti valori:

- Cielo coperto = 0,35– 70% = 0,105

- Cielo uniforme = 0,60 – 70% = 0,18

Componente di riflessione esterna (Cre):

- Cielo coperto = 0,2

- Cielo uniforme = 0,1

Componente di riflessione interna (Cri):

A vetro = 1,34 mq

A pavimento = 14,25 mq

pavimento = 20 %

pareti = 80 %

Cri = 0,9 x 1,2 = 1,08

Fs = 0,9

t = 0,54

Ft = W / S = 0,70

Fm = 0,9

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107

Risultati Punto 2 = risultati Punto4

- Cielo coperto: ( 0,105 + 0,2 + 1,08 * 0,9) * 0,54 * 0,70 *0,9 = 0,42

- Cielo uniforme : ( 0,18 + 0,1 + 1.08 * 0,9 ) * 0,54 * 0,70 * 0,9 = 0,41

FLD PUNTUALE:

- Cielo coperto: ( 0,83 + 0,83 + 0,42 + 0,42 ) / 4 = 0,625 > 1 %

- Cielo uniforme : ( 0,87 + 0,87 + 0,41 + 0,41 ) / 4 = 0,64 > 1 %

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7.3) ANTINCENDIO

Per questioni sicurezza in caso di incendio sia le chiusure esterne e sia le partizioni

interne del piano interrato sono state realizzate con calcestruzzo REI 120. Per questi

modelli viene garantita una specifica resistenza al fuoco che viene certificata

mediante gli studi pertinenti come previsto dalla normativa vigente.

La resistenza al fuoco viene espressa come un tempo di eventuale azione del fuoco

durante il quale resta assicurata la funzionalità del blocco. Così, per esempio, la

certificazione REI 120' indica che il blocco è in grado di supportare adeguatamente

durante 2 ore (120 minuti) l'effetto del fuoco.

Di seguito sono riportate le stratigrafie relative alle chiusure verticali controterra e

alle partizioni interne verticali del piano interrato.

CHIUSURA VERTICALE CONTROTERRA

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109

PARTIZIONE INTERNA VERTICALE DEL PIANO INTERRATO

La strada privata che conduce direttamente all’edificio è stata posizionata e

dimensionata tenendo presente di un eventuale passaggio di un mezzo di soccorso

ingombrante, quale il camion dei pompieri. La curva presente all’interno del cortile

residenziale presenta una curva di raggio superiore ai tredici metri, dunque non è uno

ostacolo alla viabilità del mezzo di soccorso.

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110

7.4) PLUVIALI

La norma di riferimento per il dimensionamento dei pluviali è la UNI EN 12056-3.

Partendo dal presupposto che l’edificio in esame è ubicato in una zona caratterizzata

da una rilevante piovosità e nevosità, siamo stati attenti a mettere e dimensionare i

canali di gronda e i pluviale, al fine di avere un regolare ed adeguato smaltimento

delle acque meteoriche.

Il tetto a falde della nostra costruzione presenta un canale di gronda Ø 150, fatto in

rame e 12 pluviali Ø 120 opportunamente distanziati tra di loro. Per il

dimensionamento dei canali del canale di gronda e del pluviale ci siamo rifatti alla

seguente tabella:

Area del tetto in

proiezione orizzontale

(mq)

Diametro

del canale di gronda

(cm)

Diametro

del pluviale

(cm)

Fino a 10 8 4

Da 11 a 25 10 5

Da 26 a 50 12 7

Da 51 a 100 15 10

Da 101 a 200 18 10

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8) FABBISOGNO ENERGETICO

La valutazione del fabbisogno di energia per il riscaldamento di un edificio o di una

parte di esso, è un’attività professionale ( in molti paesi europei e alcune regioni

italiane) in tutti in quei paesi in cui è diventato obbligatorio fornire all’acquirente un

certificato in cui il fabbisogno energetico convenzionale per il riscaldamento

dell’edificio è “classificato”. Il fabbisogno è annuo e specifico, è valutato in Kwh.

Per la determinazione del fabbisogno termico si è fatto riferimento alle norme ISO

13790, UNI 832, UNI10379 rev. 2, UNI 10349, UNI 10351, UNI 10355, UNI 12524

dalle quali si sono ricavati i procedimenti e i dati necessari al calcolo.

Il principale riferimento è la norma ISO 13790. La norma propone un modello del

tipo quasi stazionario, che si basa su una valutazione dell’uso dell’energia su periodi

di lunghezza pari al mese. In pratica si considerano che le temperature interne siano

fisse, che quelle esterne siano poco variabili, su periodi relativamente brevi e che gli

apporti energetici siano “spalmabili” su tutta la giornata (24h).

L’approccio quasi stazionario adottato dalla ISO 13790 tiene conto della dinamica

(limitata) del fenomeno attraverso una correzione forfettaria degli apporti:

un fattore di utilizzazione che tiene conto del potenziale surriscaldamento interno.

Il mese è un periodo sufficientemente lungo per poter trascurare l’accumulo

termico all’interno della struttura edilizia e considerare che il flusso entrante

(dall’ambiente interno nell’involucro) è uguale all’uscente (dall’involucro verso

l’ambiente esterno). È un periodo sufficientemente breve per poter considerare

ragionevolmente costanti (pure all’interno di cicli) le condizioni ambientali esterne e

di modello d’uso (quindi condizioni interne) durante le ore del giorno, senza perdere

informazioni circa la differenza di clima.

Il bilancio energetico viene definito includendo le seguenti quantità:

Dispersioni termiche per trasmissione e ventilazione dell’ambiente interno

verso quello esterno;

Apporti di calore gratuiti interni, ovvero l’emissione di calore utilizzato da

parte delle sorgenti interne di calore;

Apporti gratuiti legati alla radiazione solare.

Come dati di input sono stati considerati il confine dello spazio riscaldato e il periodo

di calcolo; in sede di progetto si è deciso di eseguire il calcolo considerando i mesi

che vanno da 1 Novembre al 31 Marzo ( periodo definito dalla normativa 10349 per

la zona B) evidenziando i risultati ottenuti per il mese di gennaio essendo questo il

mese avente la temperatura esterna giornaliera più bassa, pari a 0,1°C; secondo

quanto riportato dalla norma UNI 10349, per una maggiore sicurezza e per verificare

eventuali surriscaldamenti dell’edificio il calcolo verrà esteso ai mesi di Ottobre e

Aprile.

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Per il calcolo si è considerata un’unica zona avente come limiti l’involucro edilizio

prendendo come temperatura di progetto 20°C, valore ricavato dalla UNI 10379 per

edifici di carattere E1, ovvero di civile abitazione.

In seguito si è analizzata la stratigrafia dei pacchetti tecnologici utilizzati per le

chiusure orizzontali e verticali, con la conseguente determinazione attraverso le

schede tecniche di prodotto tutti i valori necessari al calcolo (spessore, conduttività e

trasmittanza termica).

STRATIGRAFIA DELLE CHIUSURE CON CALCOLO DELLE

TRASMITTANZE

Parete verticale primo e secondo piano:

N. DESCRIZIONE STRATO SPESSORE

[m]

CONDUTTIVITA'

[W/mK]

Int Coefficiente liminare interno

0,125

1 Intonaco interno 0,02 0,051

2 Blocco Poroton 0,3 0,182

3 Rinzaffo 0,01 0,63

4 Isolante 0,06 0,036

Est Coefficiente liminare esterno

0,043

R [m2K/W] 3,89104819

U [W/m2K] 0,25700016

Parete perimetrale piano terra:

N. DESCRIZIONE STRATO

SPESSORE

[m]

CONDUTTIVITA'

[W/mK]

Int Coefficiente liminare interno

0,125

1 Intonaco interno 0,02 0,051

2 Blocco Poroton 0,3 0,182

3 Rinzaffo 0,01 0,63

4 Malta tecnica di incollaggio 0,01 0,63

5 Pannello con pietra a vista 0,08 0,039

Est Coefficiente liminare esterno

0,043

R [m2K/W] 4,29153659

U [W/m2K] 0,23301677

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Serramenti:

DESCRIZIONE

Finestre in legno lamellare di

abete rosso costituiti da telaio

maestro 78x75 mm, anta

battente 68x80 mm. Vetro

camera 5-9-5-9-5 mm.

Ug Uf Uw

0,8 1,325 1,14

Copertura:

N. DESCRIZIONE STRATO

SPESSORE

[m]

CONDUTTIVITA'

[W/mK]

Int Coefficiente liminare interno

0,071

1 Tavolato in legno 0,025 0,3

2 Barriera al vapore 0,004 0,2

3 Isolante polistirene estruso 0,1 0,026

4 Tavolato in legno 0,025 0,3

5 Strato impermeabilizzante 0,003 0,23

Est Coefficiente liminare esterno

0,043

R [m2K/W] 4,15986399

U [W/m2K] 0,24039247

Solaio piano terra:

N. DESCRIZIONE STRATO

SPESSORE

[m]

CONDUTTIVITA'

[W/mK]

Est Coefficiente liminare esterno

0,071

1 Intonaco 0,02 0,051

2 Lastra predalle 0,24 0,35

3 Isolamento 0,05 0,036

4 Massetto impianti 0,08 0,2

5 Sottofondo 0,04 0,4

6 Pavimentazione 0,02 1

Int Coefficiente liminare interno

0,111

R [m2K/W] 3,16876004

U [W/m2K] 0,31558085

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114

CALCOLO DELLA DISPERSIONE TERMICA A TEMPERATURA COSTANTE

Definite le stratigrafie delle chiusure verticali e orizzontali dell’edificio in progetto si

calcola la dispersione termica a temperatura costante dell’intera unità abitativa data

da:

Ql = (Ht+Hv)*(Ti-Te)*t

Dove:

Ti = è la temperatura interna di progetto;

Te = è la temperatura media esterna durante il periodo di calcolo;

Ht = è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione;

Hv = è il coefficiente di dispersione termica per ventilazione;

t = è la durata del periodo di calcolo.

Il coefficiente di dispersione termica per trasmissione a sua volta è costituito da due

fattori: Hz coefficiente di dispersione per trasmissione attraverso le superfici opache e

trasparenti e Hpt coefficiente di dispersione per trasmissione dovuto ai ponti termici.

Il coefficiente Hz è dato da A*U, dove A è l’area della superficie interessata e U è la

trasmittanza areica dell’elemento.

Per quanto riguarda il calcolo dei ponti termici si considera l’apporto dato da quelli

relativi dei balconi. Parliamo dunque di ponti termici lineari.

L[m] ψ[W/mqK] Hpt[W/mK]

76,2 0,33 25,146

Individuate le trasmittanze areiche delle chiusure si è calcolato il coefficiente di

dispersione per trasmissione Hz.

Ricordando: Hz = A*U

Piano terra

SOLUZIONE

TECNICA

SUPERFICIE

[mq]

TRASMITTANZA

[W/mqK]

FATTORE

CORRETTIVO F Ht

Chiusura verticale

trasparente 105,62 1,14 1 120,4068

Chiusura verticale

opaca 289,6 0,23 1 66,608

Solaio su piano

interrato 362 0,315 1 114,03

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115

Piano primo

SOLUZIONE

TECNICA

SUPERFICIE

[mq]

TRASMITTANZA

[W/mqK]

FATTORE

CORRETTIVO F Ht

Chiusura verticale

trasparente 89,4 1,14 1 101,916

Chiusura verticale

opaca 291 0,257 1 74,787

Piano secondo

SOLUZIONE

TECNICA

SUPERFICIE

[mq]

TRASMITTANZA

[W/mqK]

FATTORE

CORRETTIVO F Ht

Chiusura verticale

trasparente 89,4 1,14 1 101,916

Chiusura verticale

opaca 291 0,257 1 74,787

Sottotetto

SOLUZIONE

TECNICA

SUPERFICIE

[mq]

TRASMITTANZA

[W/mqK]

FATTORE

CORRETTIVO F Ht

Chiusura verticale

opaca 120 0,257 1 30,84

Copertura

SOLUZIONE

TECNICA

SUPERFICIE

[mq]

TRASMITTANZA

[W/mqK]

FATTORE

CORRETTIVO F Ht

Chiusura

orizzontale

superiore

trasparente 3,24 1,14 1 3,6936

Chiusura

orizzontale

superiore opaca 490 0,24 1 117,6

Ht=ΣSixUixFi+ΣLiψi 831,7

Stot involucro 2131,24

Trasmittanza

media

dell'involucro

0,39024 <0.50

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CALCOLO DELLE DISPERSIONI ATTRAVERSO LA VENTILAZIONE

Il coefficiente di dispersione termica per ventilazione rappresenta quel calore che

viene asportato dall’ambiente per via del sistema di ventilazione artificiale

(trattamento d’aria) oppure attraverso la ventilazione naturale ( caso della maggiore

parte degli edifici residenziali). La norma prevede che, una volta nota la portata d’aria

di rinnovo dell’edificio che dipende dalla sua destinazione si possa valutare il

coefficiente, passando attraverso la capacità termica volumica dell’aria, ossia il

prodotto tra la densità e il calore specifico a pressione costante.

Hv = ρa ca V’

Dove:

V’= portata d’aria di rinnovo dell’edificio;

ρa ca = capacità termica volumica dell’aria 0,34 Wh/ mc K

La portata d’aria V’può essere calcolata da una stima della portata d’aria di ricambio

n ( numero dei volumi d’aria ricambiati in un’ora).

V’ = V*n

Dove :

V = volume dello spazio riscaldato, calcolato al netto delle strutture edilizie

(dimensioni interne).

n = numero di ricambi ora, preso pari a 0,5, valore riferito per gli edifici di categoria

E1 (residenziali).

Avendo calcolato Hv e Ht ora è possibile calcolare, per ogni zona termica riscaldata a

temperatura θi di un edificio, la dispersione termica totale, Ql, durante un periodo di

tempo t, caratterizzato da una temperatura dell’aria esterna θe con la formula

seguente:

Ql = (Ht+Hv)*(Tai-Tae)*t

Nel nostro progetto i valori utilizzati sono:

θi 20

θe 4,5

t 6,1

Il valore di dispersione termica Ql ottenuto è:

QL 126709,292

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CALCOLO DEGLI APPORTI GRATUITI ALL’EDIFICIO

L’individuazione degli apporti gratuiti (Qg), è stata eseguita previa una attenta

valutazione del percorso solare, e dei sistemi di schermatura progettati per la

costruzione;

Qg = Qi + Qs

Dove Qi sono gli apporti di calore interni dovuti a:

Gli apporti di calore dovuti al metabolismo degli occupanti, il quale dipende

dal tipo di attività svolta nella zona termica trattata e alla media delle persone

presenti;

Il consumo di calore dovuto alle apparecchiature elettriche e agli apparecchi di

illuminazione;

Gli apporti netti provenienti dal sistema di distribuzione e di scarico

dell’acqua;

Per quanto riguarda Qi si è preso come valore pari a 6,3 W/mq di area di pavimento

dello spazio riscaldato: il valore è il risultato di una media ponderata effettuata

distinguendo l’area residenziale e quella commerciale; la normativa indica per la zona

residenziale 5W/mq, per bar e ristoranti 10W/mq ed 8W/mq per le altre attività

commerciali.

Si ottiene un Qi medio mensile di 15607 MJ.

Qs è invece l’apporto solare che dipende dall’insolazione normalmente disponbile

nella località interessata, dall’orientamento delle superfici di raccolta, dalla presenza

di ombreggiatura permanente, dalla trasmittanza solare e dalle caratteristiche di

assorbimento delle superfici soleggiate. Le superfici soleggiate da prendere in

considerazione sono le superfici vetrate, le superfici opache, le pareti interne e i

pavimenti degli spazi soleggiati.

Si ottiene un Qs medio mensile di 13328 MJ.

Per il calcolo degli apporti solari la normativa prevede una distinzione tra spazi

riscaldati e non.

Per spazi non riscaldati si fa riferimento alla norma UNI EN ISO 13789 poiché

gli apporti solari vengono moltiplicati per un fattore correttivo (1-b) dove b è

tabulato in tale normativa.

Per spazi riscaldati l’apporto solare complessivo è dato dalla somma del

prodotto di ogni superficie effettivamente esposta ai raggi solari e l’energia

solare globale su una superficie unitaria avente quell’esposizione.

Qs = Σj Isj * Σn Asnj

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Dove la prima sommatoria è estesa a tutte le esposizioni, j, e la seconda a tutte le

superfici, n, esposte alla radiazione solare, e:

Isj è l'energia totale della radiazione solare globale su una superficie unitaria

avente esposizione j durante il periodo di calcolo;

Asnj è l'area effettiva della superficie di raccolta n con esposizione j, ed è

equivalente all'area di un corpo nero che ha lo stesso apporto solare della

superficie considerata.

Il valore As della superficie soleggiata di un elemento vetrato, come una finestra, è

dato da:

As = A*Fs*Fc* Ff* g

Dove:

A è l'area dell’apertura della superficie soleggiata (per esempio,

l’area della finestra);

Fs è il coefficiente di correzione dovuto all’ombreggiatura [0<Fs<1];

Fc è il coefficiente di riduzione dovuto a tendaggi;

Ff è il coefficiente di riduzione dovuto al telaio, pari al rapporto tra

l'area trasparente e l'area totale della finestra;

g è la trasmittanza dell’energia solare totale.

Nel calcolo del coefficiente di correzione dovuto all’ombreggiatura, sono da prendere

in considerazioni solo le ombreggiature permanenti,che non sono soggette a

rimozioni in relazione agli apporti solari o al variare della temperatura interna.

Protezioni solari automatiche o rimovibili dall'utente sono prese, implicitamente, in

considerazione con il fattore di utilizzazione.

Il fattore di correzione dovuto all’ombreggiatura è a sua volta dato da:

Fs = Fh*Fo*F

Dove:

Fh è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto alle ostruzioni esterne;

Fo è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti verticali;

Ff è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti orizzontali.

Il fattore Fh dipende dall’angolo sull’orizzontale, dalla latitudine del sito e

dall’esposizione della superficie esposta; Fo dipende dall’angolo formato con

l’aggetto, dalla latitudine del sito e dall’esposizione della superficie; Ff dipende

dall’angolo formato con l’aggetto, dalla latitudine e dall’esposizione.

Il fattore Fc dovuto ai tendaggi dipende dal tipo di tendaggio, dalle proprietà ottiche

del tendaggio e dalla sua posizione rispetto alla superficie, cioè se è interno o esterno

alla chiusura.

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CALCOLO DEL FATTORE DI UTILIZZAZIONE:

La norma UNI 832 definisce il fabbisogno termico come:

Q = Ql-Qse-Qg*ƞ

Dove ƞ è il fattore di utilizzazione dato da:

ƞ = (1- γa)/(1- γ

a-+1) se γ è diverso da 1:

ƞ = a/(a+1) se γ=1

Il fattore di utilizzazione permette di considerare il calcolo in maniera “quasi”

stazionaria.

I parametri che intervengono maggiormente sul fattore di utilizzazione sono: il

rapporto tra apporti / perdite γ = Qg/Ql e la costante di tempo τ che caratterizza

l’inerzia termica interna dello spazio riscaldato τ = C/H; dove C è l’effetiva capacità

termica interna sulle 24 ore C = ΣCaj*Aj e H è la somma dei coefficienti di

dispersione per trasmissione e per ventilazione.

Per la zona costituita da una o più unità abitative mantenute alla stessa temperatura

ma separate tra di loro sono da considerare tutte le superfici dell’involucro che

delimitano la zona e gli elementi edilizi interni orizzontali e verticali. UNI 831, UNI

10379 rev2.

Per quanto concerne le capacità termiche verranno prese in considerazione tutte le

capacità areiche di tutte le soluzioni tecniche della zona considerata per il calcolo fino

al raggiungimento del primo strato avente caratteristiche isolanti, più precisamente

avente conduttività minore di 0,05 W/mK.

I valori ottenuti sono:

γ 1,59851818

C 36,1

τ 0,02693769 a=1

ηu 0,434

Q 43115,3861

Dal valore ottenuto possiamo trarre delle conclusioni circa la classe energetica di

appartenenza del nostro edificio e successivamente proporre delle soluzioni per

migliorare le prestazioni termiche dell’edificio stesso.

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Dalla classificazione della targa energetica della Regione Lombardia si evince che il

nostro edificio appartiene alla Classe B, avendo ottenuto un valore Q di fabbisogno

termico pari a 43,115 kWh/m2a.

Abbiamo ipotizzato un sistema che ci consenta di diminuire il fabbisogno termico, in

maniera tale migliorare la classe energetica di appartenenza.

Questa soluzione consiste nell’installare un impianto di ventilazione meccanizzata

che ci permetta di diminuire le dispersioni dovute alla ventilazione (Hv) di circa il

50%. Si introdurrebbe in tal caso un sistema di controsoffittatura in corrispondenza

dei disimpegni dei vari alloggi, scendendo così ad un interpiano netto di 2,40 m, non

violando quindi le prescrizioni normative a riguardo.

Questo tipo di impianti consente di ridurre le dispersioni fino al 70%; i locali

destinati alle attività commerciali del piano terra hanno un interpiano netto di 3,00 m,

altezza minima consentita dalla normativa, pertanto un sistema di controsoffittatura

per l’inserimento dell’impianto non sarebbe possibile. Ipotizziamo dunque una

riduzione delle dispersioni pari al 50%: il risultato ottenuto è un valore del

fabbisogno energetico pari a 16,386kW/m2a. Passeremmo dunque in Classe

energetica A.

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9) VERIFICHE ACUSTICHE

9.1) TEMPO DI RIVERBERAZIONE

Il tempo di riverberazione è definito come il tempo (in secondi) necessario perché il

livello acustico in un ambiente prodotto da una determinata sorgente si riduca di 60

dB, a partire dall’interruzione dell’immissione del suono, da parte della sorgente.

È un parametro fondamentale per la valutazione della qualità acustica dell’ambiente.

Si ha che esso:

Varia in funzione di quanto “assorbono” le pareti che ne definiscono

l’involucro interno (e queste assorbono diversamente al variare della frequenza

considerata). L’assorbimento delle superfici che confinano un ambiente è una

proprietà additiva

Varia anche in funzione di quanta energia acustica è contenuta nell’ambiente e

quindi del volume stesso dell’ambiente.

La formula che ci permette di determinare il tempo di riverberazione (formula di

Sabine) è la seguente:

T60 = 0,16xV/(ΣiαiSi)

Dove:

- V = volume dell’ambiente considerato [m3]

- Si = superficie i-esima

- αi = coefficiente di assorbimento della superficie i-esima

Calcoliamo ora il tempo di riverberazione relativo al soggiorno dell’appartamento C

del piano primo.

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STANZA VALORE U.D.M.

Profondità 4.90 m

Larghezza 3.60 m

Altezza 2.7 m

Volume 47.63 m3

Per ogni materiale utilizzato riportiamo nella tabella seguente i valori dei coefficienti

di assorbimento distinti a seconda delle frequenze centrali in bande di ottava.

125 250 500 1000 2000 4000

area

(mq)

Pavimento Pavimento in piastrelle 0,01 0,01 0,01 0,01 0,02 0,02 17.64

Soffitto Intonaco poroso pesante a base di

vermiculite 0,05 0,20 0,45 0,70 0,55 0,55 17.64

Serramento

est Finestratura 0,2 0,08 0,05 0,03 0,02 0,02 7.62

Pareti Intonaco poroso pesante a base di

vermiculite 0,05 0,20 0,45 0,70 0,55 0,55 38.28

Arriviamo quindi a determinare l’assorbimento acustico complessivo per banda:

Calcolo unità di assorbimento 0,1764 0,1764 0,1764 0,1764 0,3528 0,3528

0,882 3,528 7,938 12,348 9,702 9,702

1,524 0,6096 0,381 0,2286 0,1524 0,1524

0 0 0 0 0 0

1,914 7,656 17,226 26,796 21,054 21,054

Assorbimento acustico complessivo per

banda 4,4964 11,97 25,7214 39,549 31,2612 31,2612

T60 1,71 0,64 0,30 0,19 0,25 0,25

Consideriamo ora l’incidenza dell’arredamento:

Aggiungo gli arredi

Divano e tappeti per il 50% del pavimento 0,49 0,66 0,8 0,88 0,82 0,7

Assorbimento acustico per banda 4,3218 5,8212 7,056 7,7616 7,2324 6,174

Assorbimento acustico incrementato 8,8182 17,7912 32,7774 47,3106 38,4936 37,4352

T60 0,87 0,43 0,23 0,16 0,20 0,20

Le soluzioni adottate ci consentono di ottenere un buon tempo di riverberazione,

sempre inferiore al secondo.

Area

(mq)

Pavimento 17,64

Soffitto 17,64

Serramento est 7,62

Pareti 38,28

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123

9.2) POTERE FONOISOLANTE

POTERE FONOISOLANTE DELLA FACCIATA

Il potere fonoisolante R quantifica la capacità di un componente di ridurre la

trasmissione del suono incidente su di esso. R varia al variare della frequenza e delle

proprietà fisiche, delle dimensioni e delle condizioni di vincolo del componente.

R = L1 - L2+10 log (S/A) [dB]

Dove:

- L1 = livello di pressione sonora nell’ambiente emittente

- L2 = livello di pressione sonora nell’ambiente ricevente

- S = la superficie della partizione esaminata [m2]

- A = 0,16V/T60 = area di assorbimento acustico equivalente dell’ambiente di

ricezione [m2]

Tutti i parametri che definiscono le proprietà acustiche di una partizione vengono

calcolati per bande di frequenza. Si hanno quindi diversi valori del potere fono

isolante della partizione , in base alla frequenza che si sceglie considerare.

L’ambiente considerato per il calcolo del potere fonoisolante della facciata ha una

superficie di 27,42 m2.

Nel nostro caso L1 risulta essere il livello di pressione sonora dell’ambiente esterno,

mentre L2 il livello di pressione sonora dell’ambiente considerato.

Pressione sonora

[Pa]

Livello di pressione

sonora [dB]

L1 Strada con traffico intenso 0,2 80

L2 Ambiente silenzioso 0,0002 20

Applicando la formula citata in precedenza si ottengono i seguenti risultati distinti per

bande di frequenza:

125 250 500 1000 2000

T60 0,87 0,43 0,23 0,16 0,20

A 8,76 15,51 33,13 47,63 38,10

R 64,95 62,47 48,63 57,60 58,57

Calcolo del potere fonoisolante pesato Rw

Il valore che ci permette di definire in maniera ragionevolmente sintetica la

prestazione acustica è quello relativo al potere fonioisolante pesato. Si riporta di

seguito la procedura che ci permette di determinare tale valore.

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Si muove la curva – normalmente – verso l’alto, ma a passi non troppo fini, di 1 dB

ciascuno.

Ogni volta si verifica se, per ciascuna frequenza, il valore della misurazione è

inferiore a quello della curva di riferimento.

Se sì, si sommano tutti gli scarti sfavorevoli.

Se la somma degli scarti sfavorevoli è superiore a 32 dB, si muove la curva di

riferimento verso l’alto.

Se la somma è inferiore la si muove verso il basso.

Se è pari a 32 dB o simili, si prende il valore, in decibel, della curva di

riferimento a 500 Hz, e si considera tale valore il potere fonoisolante

pesato Rw.

Si determina il potere fonoisolante pesato della facciata:

125 250 500 1000 2000

Parete perimetrale in mattoni semipieni da 30 cm

e intonaco su ambo i lati 43 44 46 56 64 Rw=48

Curva di pesatura 36 45 52 55 56

Curva di pesatura spostata (per calcolo Rw) 32,5 41,5 48,5 51,5 52,5

Scarti (positivi se la curva di pesatura è inferiore) 11 3 -

3 5 12 26,50

Scarti positivi 11 3 - 5 12 29,00

Spostamento da fare -4,6 (se negativo verso il basso)

Spostamento della curva di pesatura -3,5

La normativa di riferimento per le verifiche di carattere acustico degli edifici è il

DPCM 05/12/1997. Per quanto riguarda gli edifici residenziali il potere fonoisolante

minimo per le facciate è di 40 dB. Dai calcoli effettuati si evince che la nostra

facciata rispetta la prescrizione avendo un potere fonoisolante di 48 dB.

CALCOLO DEL LIVELLO DI RUMORE DA CALPESTIO

Il livello di rumore da calpestio è un valore che ci consente di determinare la capacità

di una partizione interna orizzontale di non trasmettere i rumori impattivi (caduta di

oggetti, passi, ecc.).

Abbiamo due tipi differenti di livello acustico di calpestio, Ln ed LnT, normalizzati

rispettivamente rispetto all’assorbimento acustico e al tempo di riverberazione.

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Ln = L – 10 log A0/A

LnT = L – 10 log T/T0

Dove:

- L = livello di pressione sonora misurato nella camera disturbata

- A = area equivalente di assorbimento della camera disturbata

- A0 = area equivalente di assorbimento di riferimento (20 mq)

- T = tempo di riverbero della camera ricevente

- T0 = tempo di riverbero di riferimento (0,5 s)

Tuttavia, per una stima teorica del livello di rumore da calpestio, ci si rifà alla norma

UNI EN 12354-2: questa norma prevede diversi metodi di approssimazione il

migliore dei quali risulta essere quello che tiene conto della massa superficiale del

solaio stesso. Per solai omogenei senza pavimento galleggiante la formula è la

seguente:

Ln,w = 164 – 35 log (m’)

dove m’ è appunto la massa superficiale del solaio. Nel nostro caso il solaio è

costituito da travetti tralicciati, pignatte da 20 cm e caldana da 5 cm. La massa

superficiale risulta pertanto essere 320 kg/m2.

Pertanto: Ln,w = 76,32 dB.

La normativa prevede per l’edilizia residenziale un limite di trasmissione dei rumori

impattivi di 63 dB. L’attenuazione del livello di calpestio nel nostro caso (ΔL) dovrà

essere di 13,32 dB. Il problema è stato risolto con l’inserimento nel pacchetto delle

partizioni interne orizzontali di uno strato di isolamento acustico in feltro e poliestere

di spessore pari ad 85 mm; questa soluzione ci consente di ottenere un abbattimento

ΔLnw di 34 dB e assicurare pertanto il benessere acustico previsto dalla norma.

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10)RIFERIMENTI NORMATIVI

UNI 10349

UNI 7867

Regolamento Edilizio del Comune di Belluno (Testo vigente efficace dal 21/09/2006)

Legge 9 Gennaio 1989, n. 13

Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 14 Giugno 1989, n. 236

UNI 8289

UNI 8290

DLgs 311/06 (2008)

UNI EN 12207

UNI EN 1026

UNI EN 12208

UNI EN 12210

Regolamento Edilizio della Regione Emilia Romagna 1995

ISO 13790

UNI 832

UNI 10379 rev.

UNI 10351

UNI 10355

UNI 12524

UNI EN 12056-3

DPCM 05/12/1997

UNI EN 12354-2

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11) BIBLIOGRAFIA

Manuali di Progettazione Hoepli

Casabella

www.wikipedia.it

www.google.it/maps

www.arpav.it

www.rdb.it

www.boninsegna.net

www.habitart.eu

www.edilportale.com

www.pica.it

www.scrigno.it

www.fischeritalia.it

www.polistirene.it

www.holzbau.com

www.index-spa.com

www.otis.it