INDICE
1) Descrizione generale del progetto……………………………………………….... 1 1.1) Informazioni generali sulla città di Belluno………….……………………….. 1 1.2) Contesto urbanistico…………………………………………………………... 2 1.3) Descrizione generale dell’edificio…………………………………………….. 3 2) Analisi climatica…………………………………………………………….…….. 4 2.1) Valori medi mensili delle temperature dell’aria esterna……………………… 5 2.2) Temperatura estiva massima: distribuzione giornaliera…………………….… 6 2.3) Piovosità………………………………………………………………………. 7 2.4) Pressione di vapore……………………………………………………………. 8 2.5) Velocità del vento……………………………………………………………... 9 2.6) Irradiazione solare giornaliera media mensile………………………………. 10 2.7) Irradianza solare……………………………………………………………....11 2.8) Gradi giorno…………………………………………………………………..12 3) Analisi funzionale spaziale………………………………………………………..13 3.1)Riferimenti normativi……………………………………………….................13 3.2) Individuazione delle attività…………………………………………………..14 3.3) Analisi temporale delle attività…………………………………………….…15 3.4) Analisi dei disturbi…………………………………………………................16 3.5) Identificazione delle attrezzature……………………………………………..17 3.6) Analisi dell’area residenziale…………………………………………………18 3.7) Analisi dell’area commerciale………………………………………………...24 3.8) Minimi funzionali-Requisiti di accessibilità………………………………….28 3.8.1) Riferimenti normativi……………………………………………………..28 3.8.2) Riferimenti al progetto…………………………………………………....41 4) Analisi tecnologica………………………………………………………………..45 4.1) Riferimenti normativi…………………………………………………………45 4.2) Esigenze dell’utenza finale……………………………………………………47 4.3) Analisi dei requisiti tecnologici del sistema ambientale……………………...49 4.3.1) Dai requisiti ambientali alle prestazioni ambientali………………………52 4.4) Analisi degli agenti……………………………………………………………53 4.5) Individuazione dei sub sistemi………………………………………………..54 4.6) Analisi dei requisiti…………………………………………………………...56 4.7) Classificazione delle richieste………………………………………………...63 4.8) Chiusure verticali opache……………………………………………………..65 4.9) Chiusura orizzontale superiore………………………………………………..70 4.10) Chiusura orizzontale inferiore……………………………………………….72 4.11) Partizioni orizzontali interne………………………………………………...73 4.12) Partizioni verticali interne…………………………………………………...76 4.13) Serramenti…………………………………………………………………...78
1
1) DESCRIZIONE GENERALE DEL PROGETTO
1.1) INFORMAZIONI GENERALI SULLA CITTA’ DI BELLUNO
Belluno è un comune di 36.042 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, e
maggiore centro abitato della Valbelluna. La parte antica della città di Belluno sorge
su uno sperone di roccia in prossimità della confluenza del torrente Ardo con il fiume
Piave. A nord si staglia l'imponente gruppo dolomitico dello Schiara (2565 s.l.m), il
monte Serva (2133 s.l.m) con la sua mole e il monte Talvena, mentre a sud le prealpi
separano il bellunese dalla pianura veneta. Sempre a sud, nella zona del Castionese, si
erge il Nevegal.
Belluno è indicata come la città capoluogo di provincia più fredda d'Italia nelle
temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua è forse la più bassa
fra quelle dei capoluoghi di provincia italiani. Assai consistente è la piovosità: su
Belluno cadono annualmente circa 1400-1500 mm di precipitazioni (1355 mm nel
2005), concentrate nei mesi da aprile a novembre, che possono anche raggiungere i
2000 mm, mentre l'inverno è siccitoso con cielo sereno. Il clima della città
complessivamente è perciò piuttosto freddo e piovoso.
POSIZIONE
Altitudine: 389 m s.l.m.
Latitudine: 46° 8’ 27’’ N
Longitudine: 12° 12’ 56’’ S
POPOLAZIONE
Superficie: 147,19 kmq
Abitanti: 36.042
Densità: 244,86 ab./kmq
5) Strutture…………………………………………………………………………...86 6) Impianti…………………………………………………………………………...87 6.1) Impianto termico………………………………………………………............87 6.2) Impianto elettrico……………………………………………………………...88 7) Verifiche…………………………………………………………………………..90 7.1) Rapporti aero-illuminanti……………………………………………………..90 7.1.1) Riferimenti normativi……………………………………………………..90 7.1.2) Calcolo dei rapporti aero-illuminanti……………………………………..93 7.2) Studio del fattore di luce diurna…………………............................................94 7.2.1) Fattore di luce diurna medio………………………………………………94 7.2.2) Fattore di luce diurna puntuale……………………………………………99 7.3) Antincendio………………………………………………………………….108 7.4) Pluviali………………………………………………………………………110 8) Fabbisogno energetico…………………………………………………………...111 9) Verifiche acustiche………………………………………………………………121 9.1) Tempo di riverberazione..……………………………………………………121 9.2) Potere fono isolante..…………………………………………………………123 10) Riferimenti normativi…………………………………………………………..126 11) Bibliografia……………………………………………………………………..127
2
1.2) CONTESTO URBANISTICO
Il lotto di appartenenza è situato in una zona centrale della città ed è servito da
quattro importanti vie di comunicazione caratterizzate da un considerevole traffico
automobilistico: via G. Segato, via Volontari della Libertà, via G. Fantuzzi e via
Dante Alighieri. La Residenza si inserisce in un contesto urbano già sviluppato, in cui
però non manca certamente la presenza di spazi verdi.
La peculiarità predominante della zona in cui è inserito il lotto, e quindi l’edificio, è
senza dubbio la presenza della Stazione ferroviaria a nord-ovest e del corso del Piave
a est e sud.
3
1.3) DESCRIZIONE GENERALE DELL’EDIFICIO
La “Residenza Fontana” si presenta come un complesso caratterizzato dalla
compresenza di spazi destinati ad attività di genere ed esigenze notevolmente diverse
tra loro.
L’edificio è costituito da un piano interrato, da tre piani fuori terra e da un sottotetto,
per il quale è prevista la predisposizione per un eventuale recupero; esso occupa una
superficie di circa 715 metri quadrati ed ha una forma ad L: il lato lungo di questa L è
disposto parallelamente alla principale delle quattro vie che delimitano il lotto, via G.
Sagato, ad una distanza dal bordo strada di circa 9 metri. Le notevoli dimensioni del
nostro lotto ci hanno consentito di destinare una parte di esso, situata nell’angolo sud-
ovest dello stesso lotto, al Comune, per l’eventuale realizzazione di un parco
pubblico. Ciononostante abbiamo avuto la possibilità di creare un giardino interno,
riservato ai residenti del nostro edificio, caratterizzato da un’importante presenza di
spazi verdi al fine di mantenere una stretta continuità con il contesto in cui si
inserisce il complesso. Sono previsti due ingressi per i veicoli situati su vie differenti
e due ingressi pedonali.
Sono state rispettate le prescrizioni normative che obbligano ogni intervento di nuova
costruzione a destinare al Comune dei parcheggi ad uso pubblico.
Il piano terra è stato pensato e progettato per ospitare tre attività commerciali
differenti tra loro per caratteristiche ed esigenze: i tre nuclei presenti si sviluppano su
superfici di 110, 110 e 75 metri quadri circa destinati rispettivamente ad accogliere
un negozio di abbigliamento, un bar/caffetteria ed un’agenzia viaggi.
Il primo e secondo piano sono invece destinati ad unità immobiliari; sono presenti
infatti quattordici alloggi, sette per ogni piano, suddivisi in bilocali e trilocali. Un
alloggio per piano è attrezzato e dimensionato per ospitare persone diversamente
abili. Come già anticipato, un appartamento del secondo piano è predisposto per
un’eventuale recupero del sottotetto.
Ogni alloggio è munito di una cantina e di un posto macchina coperto presenti al
piano interrato; quest’ultimo è inoltre caratterizzato dalla presenza del locale caldaia
e di tre depositi per le attività commerciali presenti al piano terra.
4
2) ANALISI CLIMATICA
Tutte le informazioni e i dati che riguardano gli argomenti affrontati in questo
capitolo sono stati estrapolati dalla norma UNI 10349. Questa norma è un documento
all’interno della quale sono inserite tutte le indicazioni circa le caratteristiche
climatiche dei capoluoghi di provincia italiani.
Un’accurata analisi di queste informazioni risulta essere necessaria sia in fase di
progettazione sia in fase di verifica; ci offre dunque delle importanti indicazioni per
la definizione delle scelte carattere tecnologico che andranno a costituire il nostro
edificio.
5
2.1) VALORI MEDI MENSILI DELLE TEMPERATURE DELL’ARIA
ESTERNA
La particolare posizione geografica rende Belluno la città Capoluogo di Provincia più
fredda d’Italia nelle temperature medie invernali. Anche la temperatura media annua
è forse la più bassa tra quelle dei Capoluoghi di Provincia: secondo i dati medi
relativi al trentennio 1961-1990 infatti, essa si attesta a 10,8 °C; nel 1998 si arrivò
invece a toccare 9,8 °C.
Il Prospetto VI della norma UNI 10349 ci fornisce indicazioni circa i valori medi
mensili della temperatura media giornaliera.
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
0,1 2,3 6,8 11,2 14,9 18,9 21,2 20,8 17,7 12,4 6,5 1,7
Dalla tabella si evince che il valore medio minimo di temperatura si raggiunge nel
mese di gennaio (0.1 °C), mentre il valore massimo lo si raggiunge a luglio (21.2 °C);
la variazione massima di temperatura annua è pertanto di 21,1 °C.
Grafico 1: andamento della temperatura media mensile
0
5
10
15
20
25
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
6
2.2) TEMPERATURA ESTIVA MASSIMA: DISTRIBUZIONE
GIORNALIERA
Per concludere il discorso relativo alla temperatura della zona in esame, si procede
con un’analisi dei valori orari della temperatura dell’aria esterna; quest’ultima si
distribuisce durante la giornata secondo la formula che segue:
ϴt = ϴmax – F(t)Δ ϴmax
con: ϴmax = temperatura massima giornaliera dell’aria esterna = 31,1 °C
F(t) = fattore di distribuzione della temperatura
Δ ϴmax = escursione giornaliera dell’aria esterna = 13 °C
Ora 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
F(t) 0.87 0.92 0.96 0.99 1 0.98 0.93 0.84 0.71 0.56 0.39 0.23 0.11 0.03 0 0.03 0.1 0.21 0.34 0.47 0.58 0.68 0.76 0.82
ϴt 19,79 19,14 18,62 18,23 18,1 18,36 19,01 20,18 21,87 23,82 26,03 28,11 29,67 30,71 31,1 30,71 29,8 28,37 26,68 24,99 23,56 22,26 21,22 20,44
Si evince pertanto dalla tabella precedente che la temperatura raggiunge il suo valore
massimo della giornata attorno alle ore 15:00.
Grafico 2: distribuzione giornaliera della temperatura estiva
0
5
10
15
20
25
30
35
1 2 3 4 5 6 7 8 9 101112131415161718192021222324
Serie1
7
2.3) PIOVOSITA’
Altra importante caratteristica climatica della zona è l’intensa piovosità; le
precipitazioni medie annue, superiori ai 1100 mm e mediamente distribuite in 106
giorni, presentano un minimo relativo in inverno, un picco in estate e massimi relativi
in primavera ed autunno.
(Piovosità media annua)
Questa consistente piovosità annua porta un considerevole apporto idrico ed aumenta
di conseguenza la possibilità di esondazioni di fiumi e corsi d’acqua presenti nel
territorio. Questi fenomeni restano comunque sporadici; gli unici eventi di questo tipo
rilevanti degli ultimi cento anni risalgono al 1951 e al 1966.
8
2.4) PRESSIONE DI VAPORE
Altro fenomeno, correlato a quello della piovosità, è la notevole umidità media annua
presente nella zona del bellunese. Dal Prospetto XV della norma UNI 10349 è
possibile ricavare i valori medi mensili della pressione parziale media giornaliera del
vapore nell’aria (valori espressi in Pa), dati relativi ovviamente ai singoli capoluoghi
ed alla loro quota di riferimento.
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
514 570 720 946 1240 1541 1723 1760 1530 1159 842 591
Grafico 3: andamento della pressione parziale del vapore nell’aria esterna (valori medi mensili)
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
1800
2000
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
Serie1
9
2.5) VELOCITA’ DEL VENTO
Nel Prospetto XIV sono riportati i dati relativi ai valori medi annuali della velocità
del vento media giornaliera. La città di Belluno appartiene alla zona di venti 1, la
velocità media annuale del vento (ω) è di 0,9 m/s e la direzione prevalente è quella
Est. Una volta definiti questi valori, analizzando il Prospetto III è possibile definire il
coefficiente c tramite il quale si apporterà una correzione alla velocità media definita
in precedenza. Nel nostro caso il coefficiente correttivo è pari a 1, pertanto la velocità
media annuale del vento è 0,9 m/s. Tale valore risulta essere decisamente esiguo,
soprattutto se rapportato a quello di altre città, pertanto non influenzerà in maniera
significativa le scelte di progetto.
10
2.6) IRRADIAZIONE SOLARE GIORNALIERA MEDIA MENSILE
Con il termine di Irradiazione si definisce il rapporto tra l’energia radiante che incide
su una superficie e l’area della medesima superficie, dove per energia radiante si
intende l’energia emessa, trasportata o ricevuta in forma di onde elettromagnetiche.
I valori della irradiazione solare giornaliera media mensile sul piano orizzontale sono
riportati nel Prospetto VIII della UNI 10349 nelle componenti Hbh diretta e Hdh
diffusa (valori espressi in MJ/mq). Per la città di Belluno questi valori sono riportati
nella tabella seguente.
MESE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
Hbh 2 4,1 7 8,6 11,4 12,1 14 10,8 8,4 5,3 2,3 1,9
Hdh 2,3 3,4 4,9 6,7 7,9 8,4 7,9 7 5,5 3,8 2,5 2
Nei Prospetti IX, X, XI, XII, XIII invece, sono riportati i valori delle irradiazioni
solari globali giornaliere medie mensili (espressi sempre in MJ/mq) relativi a
superfici verticali orientate a Sud, Sud-Ovest o Sud-Est, Est od Ovest, Nord-Ovest o
Nord-Est, Nord. Tali valori, relativi alla città di Belluno, sono riportati nella tabella
seguente.
MESE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
N 1,6 2,4 3,6 5,3 7,6 8,9 8,8 6,2 4,2 2,8 1,7 1,4
NE 1,7 3,1 5,3 7,7 10,3 11,3 11,9 9,1 6,5 3,8 1,9 1,5
E 3,5 5,9 8,8 10,5 12,8 13,2 14,4 12,1 10,1 7 3,8 3,2
SE 6,1 8,9 11,1 11,2 11,9 11,6 12,9 12,2 12 10,1 6,3 5,8
S 7,8 10,7 11,9 10,2 9,8 9,3 10,3 10,6 11,9 11,8 7,9 7,5
SW 6,1 8,9 11,1 11,2 11,9 11,6 12,9 12,2 12 10,1 6,3 5,8
W 3,5 5,9 8,8 10,5 12,8 13,2 14,4 12,1 10,1 7 3,8 3,2
NW 1,7 3,1 5,3 7,7 10,3 11,3 11,9 9,1 6,5 3,8 1,9 1,5
11
2.7) IRRADIANZA SOLARE
Con il termine Irradianza si definisce il rapporto tra l’energia radiante per unità di
tempo che incide su una superficie e l’area della medesima superficie. Nel Prospetto
XVII della norma UNI 10349 sono riportati i valori dell’irradianza solare massima
estiva incidente su superfici verticali diffusa e sul piano orizzontale in funzione delle
ore del giorno e della latitudine (valori espressi in W/mq). Nella tabella seguente
sono riportati i valori relativi alla Latitudine 46°N, quella cioè relativa alla città di
Belluno.
Ora S SE E NE N NW W SW Diffusa Orizzontale
5 11 58 137 143 71 11 11 11 11 30
6 50 312 562 511 192 50 50 50 50 198
7 86 509 750 595 147 79 79 79 79 381
8 177 631 764 536 109 102 102 102 102 552
9 321 679 713 402 120 120 120 120 120 698
10 4439 655 568 234 133 133 133 140 133 810
11 515 567 374 148 141 141 141 250 141 881
12 541 427 156 144 144 144 156 427 144 909
13 515 250 141 141 141 146 374 567 141 881
14 439 140 133 133 133 234 568 655 133 810
15 321 120 120 120 120 402 713 679 120 698
16 177 102 102 102 109 536 764 631 102 552
17 86 79 79 79 147 595 750 509 79 381
18 50 50 50 50 192 511 562 312 50 198
19 11 11 11 11 71 143 137 56 11 30
12
2.8) GRADI GIORNO
I Gradi Giorno (GG) sono un’unità di misura atta ad indicare il fabbisogno termico di
una determinata area geografica relativa alle vigenti normative sul riscaldamento
delle abitazioni. Indicano la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale
convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la
temperatura convenzionale, fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna
giornaliera. Un valore di GG basso indica un breve periodo di riscaldamento e
temperature medie giornaliere prossime alla temperatura fissata per l'ambiente
riscaldato (appunto 20 °C). Al contrario, valori di GG elevati, indicano periodo di
riscaldamento prolungati e temperature medie giornaliere nettamente inferiori ai
20°C. Sono state definite delle fasce di appartenenza a seconda dei GG; Belluno
appartiene alla fascia F:
FASCIA F > 3000 GG; nessuna limitazione al periodo di riscaldamento.
13
3) ANALISI FUNZIONALE SPAZIALE
La metaprogettazione funzionale spaziale ha come obiettivo ultimo la definizione
delle unità ambientali e degli elementi spaziali attraverso una analisi accurata di
quelle che sono le attività svolte e di tutte le problematiche ad esse legate.
Questa analisi verrà svolta considerando separatamente le due aree principali che
caratterizzano il nostro complesso edilizio: l’area relativa agli alloggi e quella relativa
alle attività commerciali.
3.1) RIFERIMENTI NORMATIVI
Si vuole innanzitutto dare delle definizioni che ci vengono fornite dalla NORMA
UNI 7867 e che saranno di fondamentale importanza nell’analisi che verrà affrontata
in seguito.
Attività: momento esecutivo dei comportamenti di un soggetto in un momento ed in
un ambiente determinato.
Esigenza: ciò che si richiede per il normale svolgimento di un’attività.
Sistema ambientale: sistema strutturato di unità ambientali o di elementi spaziali
identificati nella fase meta progettuale del sistema edilizio.
Unità ambientale: raggruppamento di attività compatibili spazialmente e
temporalmente, definite in relazione a determinati modelli di comportamento
dell’utenza.
Elemento spaziale: porzione di spazio fruibile destinata ad accogliere interamente o
parzialmente una o più unità ambientali.
14
3.2) INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITA’
Lo scopo di questa sezione è quello di individuare gli atti o le serie di atti (azioni) che
un utente (o un gruppo di utenti) svolge per soddisfare un bisogno.
Si può effettuare una prima distinzione tra:
Attività principali: scomponibili.
Attività complementari: attività elementari che rispondono ad uno stesso bisogno da
parte dell’utente.
Una seconda scomposizione porta alla definizione di:
Attività concentrate: attività che richiedono per il proprio svolgimento uno spazio
definito e costante.
Attività diffuse: attività che possono svolgersi indifferentemente in diversi luoghi
dell’edificio.
15
3.3) ANALISI TEMPORALE DELLE ATTIVITA’
Lo scopo di questa sezione è quello di valutare la durata ed il periodo di svolgimento
delle attività elementari precedentemente definite. Una volta effettuata questa
valutazione sarà possibile stabilire dei “periodi critici” nell’arco della giornata, in cui
i medesimi spazi vengono occupati contemporaneamente dagli utenti, ed analizzare
l’aggregabilità delle attività stesse.
Durata: quantità di tempo impiegato in media per svolgere un’azione spazialmente
significativa.
Periodo di svolgimento: porzione di tempo nell’arco della giornata in cui l’attività
viene svolta in modo preferenziale.
16
3.4) ANALISI DEI DISTURBI
In questa sezione si valutano le problematiche di quelli che sono i possibili disturbi in
relazione alle varie attività. Tali disturbi sono classificati in base alla tipologia e alla
sorgente:
Rumori: da elettrodomestici, da audiovisivi, da operatori.
Odori: da attività fisiologiche, da cottura cibi.
Fumi e vapori: da cottura cibi, da sigarette, vapore acqueo.
17
3.5) IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE
Lo scopo di questa sezione è quello di valutare quelle che sono le attrezzature
necessarie alle svolgimento delle varie attività.
Un’analisi condotta a partire dal tipo e dalla dimensione delle attrezzature ci consente
di stabilire quali siano gli spazi minimi necessari e quali invece gli spazi ottimali per
lo svolgimento delle attività sopra menzionate.
Sono diversi i criteri in base ai quali si differenziano le attrezzature:
1. Secondo l’importanza: Attrezzature fondamentali
Attrezzature accessorie
2. Secondo l’ingombro: Attrezzature mobili
Attrezzature fisse
3. Secondo l’uso: Attrezzature di uso collettivo
Attrezzature di uso individuale
Attrezzature di uso a rotazione
18
3.6) ANALISI DELL’AREA RESIDENZIALE
ANALISI TEMPORALE ATTIVITA’ ELEMENTARI
AT
TIV
ITA
’
EL
EM
EN
TA
RI
<1
0 m
inu
ti
10
/30
min
uti
30
/60
min
uti
> 1
ora
COLLOCAZIONE TEMPORALE DELLE ATTIVITA’ NELL’ARCO DELLA GIORNATA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Dormire •
Prendere/ riporre oggetti •
Vestirsi/
svestirsi •
Lavarsi/
asciugarsi •
Bisogni
fisiologici •
Lavare cibi •
Preparare cibi • •
Cuocere cibi • •
Consumare pasti •
Lavare
stoviglie •
Riporre rifiuti
solidi •
Riporre
biancheria
sporca •
Lavare
biancheria •
Stirare •
Studiare •
Relax •
Guardare la tv •
Rilassarsi
all’aperto •
Stare in compagnia •
19
LEGENDA
Periodo di tempo in cui è permanente lo
svolgimento dell’attività
Periodo di tempo in cui è probabile lo
svolgimento dell’attività
Gioco bambini •
Giardinaggio •
Leggere • •
Hobbies •
Pulizia •
Manutenzione •
20
ANALISI DEI DISTURBI
ATTIVITA’ ELEMENTARI
DISTURBI NON TOLLERATI DISTURBI PRODOTTI
Rumori Odori Fumi vapori Luce Rumori Odori Fumi vapori Luce
a) D
a el
ettr
od
om
esti
ci
b)
Da
audio
vis
ivi
c) D
a o
per
ai
d)
Da
atti
vit
à fi
siolo
gic
he
e) C
ott
ura
cib
i
f) C
ott
ura
cib
i
g)
Sig
aret
ta
h)
Da
vap
ore
acq
ueo
a) D
a el
ettr
od
om
esti
ci
b)
Da
audio
vis
ivi
c) D
a o
per
ai
d)
Da
atti
vit
à fi
siolo
gic
he
e) C
ott
ura
cib
i
f) C
ott
ura
cib
i
g)
Sig
aret
ta
h)
Da
vap
ore
acq
ueo
Dormire
Vestirsi/ svestirsi • •
Prendere riporre oggetti •
Lavarsi/asciugarsi • • • •
Bisogni fisiologici • • • •
Lavare cibi • • •
Preparare cibi • • • •
Cuocere cibi • • • • • •
Consumare pasti • •
Riporre rifiuti solidi •
Lavare stoviglie • • • •
Riporre biancheria sporca •
Lavare biancheria • • • •
Stirare • • • •
Studiare •
Relax •
Guardare la tv • • • •
Rilassarsi all’aperto
Stare in compagnia • • • •
Gioco bambini • • •
Giardinaggio •
Leggere • •
Hobbies • • • •
Pulizia • • •
LEGENDA
• Disturbi causati
dall’attività stessa Disturbi che impediscono
lo svolgimento dell’attività
Disturbi da eliminare anche
se non impediscono lo
svolgimento dell’attività
21
IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE
ATTIVITA’ ATTIVITA’
ELEMENTARI ATTREZZATURE
Fo
nd
amen
tali
Acc
esso
rie
Fis
se
Mobil
i
Uso
co
llet
tivo
Uso
a r
ota
zio
ne
Uso
ind
ivid
ual
e
a) Cucinare Lavare cibi Lavello • • •
Preparare cibi Piano di lavoro • • • Contenitore idoneo • • •
Cuocere cibi Cucina • • •
Lavare stoviglie
Lavello • • • Lavastoviglie • • • Contenitore idoneo • • •
b) Pulizia Riporre rifiuti solidi Pattumiera • • •
c) Desinare Consumare pasti
Tavolo • • • Sedie • • • Contenitore idoneo • • •
d) Igiene personale Lavarsi/asciugarsi
Bagno • • • Doccia • • • Bidet • • • Lavabo • • •
Bisogni fisiologici W.C. • • •
e) Dormire
Vestirsi/svestirsi Armadio • • • Sedia • • •
Dormire Letto • • • Comodino • • •
f) Tempo libero
Relax
Poltrona • • • Tavolino • • • Sedia • • •
Leggere Libreria • • • Poltrona • • •
Hobbies Tavolo • • • Sedia • • •
Guardare la TV
Piano d’appoggio • • TV • • • Poltrone/divano • • •
Rilassarsi all’aperto Panchine • • •
Stare in compagnia Poltrone • • • Tavolino • • •
Gioco bambini Contenitore • • •
g) Studiare Studiare
Scrivania • • • Sedia • • • Libreria • • •
22
h) Faccende domestiche
Lavare biancheria Lavatrice • • • Contenitore • • •
Stirare Asse da stiro • • • Giardinaggio Fioriere • • • Pulizia Contenitore • • •
23
ANALISI AGGREGABILITA’
ATTIVITA’
ELEMENTARI D
orm
ire
Ves
tirs
i/sv
esti
rsi
Lav
arsi
/asc
iugar
si
Bis
ogni
fisi
olo
gic
i
Lav
are
cib
i
Pre
par
are
cibi
Cuo
cere
cib
i
Con
sum
are
cibi
Lav
are
stovig
lie
Lav
are
bia
nch
eria
Sti
rare
Stu
dia
re
Rel
ax
Gu
ardar
e la
TV
Ril
assa
rsi
all’
aper
to
Sta
re i
n c
om
pag
nia
Gio
co b
ambin
i
Gia
rdin
aggio
Leg
ger
e
Ho
bb
ies
Pu
lizi
a
Dormire
Prendere/riporre
oggetti
Vestirsi/ svestirsi
Lavarsi/asciugarsi
Bisogni fisiologici
Lavare cibi
Preparare cibi
Cuocere cibi
Consumare pasti
Lavare stoviglie
Riporre rifiuti solidi
Riporre biancheria
sporca
Lavare biancheria
Stirare
Studiare
Relax
Guardare la tv
Rilassarsi all’aperto
Stare in compagnia
Gioco bambini
Giardinaggio
Leggere
Hobbies
Pulizia
LEGENDA
Interazione
indispensabile Interazione facoltativa
Interazione non
necessaria
24
3.7) ANALISI DELL’AREA COMMERCIALE
ANALISI TEMPORALE ATTIVITA’ ELEMENTARI ( sono state accorpate le
attività relative ai tre diversi esercizi commerciali)
AT
TIV
ITA
’
EL
EM
EN
TA
RI
<1
0 m
inu
ti
10
/30
min
uti
30
/60
min
uti
> 1
ora
COLLOCAZIONE TEMPORALE DELLE ATTIVITA’ NELL’ARCO DELLA GIORNATA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Accogliere
clientela •
Prendere/rip
orre oggetti •
Bisogni
fisiologici •
Lavarsi parzialmente •
Vestirsi/
svestirsi •
Preparare cibi/bevande • •
Consumare
cibi/bevande •
Lavare
stoviglie •
Stare in compagnia •
Riporre
rifiuti solidi •
Pulizia •
Fine attività • •
LEGENDA
Periodo di tempo in cui è permanente lo
svolgimento dell’attività
Periodo di tempo in cui è probabile lo
svolgimento dell’attività
25
ANALISI DEI DISTURBI
ATTIVITA’ ELEMENTARI
DISTURBI NON TOLLERATI DISTURBI PRODOTTI
Rumori Odori Fumi vapori Luce Rumori Odori Fumi vapori Luce
a) D
a el
ettr
od
om
esti
ci
b)
Da
audio
vis
ivi
c) D
a o
per
ai
d)
Da
atti
vit
à fi
siolo
gic
he
e) C
ott
ura
cib
i
f) C
ott
ura
cib
i
g)
Sig
aret
ta
h)
Da
vap
ore
acq
ueo
a) D
a el
ettr
od
om
esti
ci
b)
Da
audio
vis
ivi
c) D
a o
per
ai
d)
Da
atti
vit
à fi
siolo
gic
he
e) C
ott
ura
cib
i
f) C
ott
ura
cib
i
g)
Sig
aret
ta
h)
Da
vap
ore
acq
ueo
Accogliere clientela •
Prendere/riporre oggetti
Bisogni fisiologici •
Lavarsi parzialmente
Vestirsi/svestirsi
Preparare cibi • • •
Consumare pasti
Lavare stoviglie • •
Stare in compagnia
Riporre rifiuti solidi
Pulizia • •
Manutenzione • •
LEGENDA
• Disturbi causati
dall’attività stessa Disturbi che impediscono
lo svolgimento dell’attività
Disturbi da eliminare anche
se non impediscono lo
svolgimento dell’attività
26
IDENTIFICAZIONE DELLE ATTREZZATURE
ATTIVITA’ ATTIVITA’
ELEMENTARI ATTREZZATURE
Fo
nd
amen
tali
Acc
esso
rie
Fis
se
Mobil
i
Uso
co
llet
tivo
Uso
a r
ota
zio
ne
Uso
ind
ivid
ual
e
a) Lavoro
Accogliere clientela Sedie • • • Tavolini • • •
Prendere/riporre oggetti Scaffalature • • • Piani d’appoggio • • •
Preparare cibi/bevande
Piano di lavoro • • • Macchina caffè • • • Contenitore idoneo • • •
b) Attività clientela
Vestirsi/svestirsi Camerini • • •
Consumare cibi/bevande Sedie • • • Tavolini • • •
Stare in compagnia Sedie • • • Tavolini • • •
c) Igiene personale Bisogni fisiologici W.C. • • • Lavarsi parzialmente Lavabo • • •
d) Pulizia e manutenzione
Lavare stoviglie Lavastoviglie • • • Riporre rifiuti solidi Contenitore idoneo • • • Pulizia Contenitore • • • Manutenzione Contenitore • • •
27
ANALISI AGGREGABILITA’
ATTIVITA’
ELEMENTARI
Acc
og
lier
e cl
ien
tela
Pre
nd
ere/
rip
orr
e og
get
ti
Bis
og
ni
fisi
olo
gic
i
Lav
arsi
par
zial
men
te
Ves
tirs
i/sv
esti
rsi
Pre
par
are
cib
i
Co
nsu
mar
e p
asti
Lav
are
sto
vig
lie
Sta
re i
n c
om
pag
nia
Rip
orr
e ri
fiu
ti s
oli
di
Pu
lizi
a
Man
ute
nzi
on
e
Accogliere clientela
Prendere/riporre oggetti
Bisogni fisiologici
Lavarsi parzialmente
Vestirsi/svestirsi
Preparare cibi
Consumare pasti
Lavare stoviglie
Stare in compagnia
Riporre rifiuti solidi
Pulizia
Manutenzione
LEGENDA
Interazione
indispensabile Interazione facoltativa
Interazione non
necessaria
28
3.8) MINIMI FUNZIONALI-REQUISITI DI ACCESSIBILITA’
3.8.1) RIFERIMENTI NORMATIVI
Nell’analisi dei minimi funzionali e dei requisiti di accessibilità si è tenuto conto
delle restrizioni e delle indicazioni fornite dalla Normativa contenuta nel
Regolamento Edilizio del Comune di Belluno (Testo vigente efficace dal
21/09/2006). Nel seguito verranno dunque riportati gli articoli del Regolamento
Edilizio che riguardano l’argomento trattato in questo capitolo.
Per quanto riguarda invece le indicazioni relative all’abbattimento delle barriere
architettoniche, la Normativa di riferimento è la Legge 9 Gennaio 1989, n.13 ed il
Decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236.
29
REGOLAMENTO EDILIZIO DEL COMUNE DI BELLUNO
Titolo 3 – REQUISITI IGIENICO-SANITARI
art. 60 (Requisiti igienico-sanitari)
1. L’opera deve essere progettata e realizzata garantendo la massima salubrita ed
igiene, tese alla salvaguardia della salute degli occupanti e del rispetto dell’ambiente.
art. 62 (Classificazione dei locali)
1. Ai fini del presente regolamento, i locali sono classificati secondo i seguenti tipi:
tipo principale – sigla P -, comprendente i locali di abitazione e di lavoro, nei quali la
presenza delle persone ha carattere di continuita; tipo secondario – sigla S -,
comprendente i locali accessori o di servizio, nei quali la presenza delle persone non
ha carattere di continuita.
2. I locali di tipo P si suddividono nelle seguenti categorie:
P1 – locali costituenti l’alloggio quali: soggiorno, pranzo, letto, studio e cucine di
superficie superiore a 9 mq oppure a 8 mq per gli edifici esistenti;
P2 – uffici privati, studi professionali, ambulatori e relative sale di attesa;
P3 – uffici pubblici, negozi, sale di riunione, sale di lettura, sale di esposizione,
palestre, sale di pubblici esercizi, bar, ristoranti e annesse cucine, laboratori scientifici
(di analisi, ricerca e simili), laboratori tecnici (di grafica, fotografia e simili),
magazzini, depositi e archivi o centri di elaborazione dati, nei quali e prevista la
presenza prolungata di persone;
P4 – locali adibiti ad attivita produttive le quali:
a) appartengono ad unita’ produttive con superficie complessiva netta (SUUI) non
superiore a mq. 50;
b) non risultino a giudizio del Sindaco, sentito il competente Servizio Igiene e Sanita
Pubblica, nocivi alla salute degli addetti e/o moleste nel contesto urbanistico-edilizio.
P5 – locali adibiti ad altre attivita produttive.
3. I locali di tipo S si suddividono nelle seguenti categorie:
S1 – taverne, stanze per il gioco e gli hobbies anche situate al piano interrato o
seminterrato;
S2 – servizio igienico o bagno principale, cucine di superficie non superiore a mq 8,
cucine a servizio delle tavernette, spogliatoi e altre stanze per i lavori domestici
all’interno dell’unita immobiliare;
S3 – ingressi, corridoi e disimpegni a servizio di locali di tipo P;
S4 – cantine, lavanderie, stenditoi, stirerie, servizi igienici secondari;
S5 – servizi igienici, ingressi, antibagni, corridoi, disimpegni a servizio di locali di
categoria S;
S6 – ripostigli, magazzini e depositi a servizio dei locali di categoria P1 e P2, soffitte
nei quali non e prevista la permanenza prolungata delle persone.
30
4. Non sono compresi nella classificazione di cui al presente articolo:
a) i locali destinati ad attività speciali come spettacoli, scuole, ospedali, usi agricoli,
ecc., per i quali valgono le apposite prescrizioni di legge;
b) i locali di servizio specialistici, quali vani scale, vani ascensori, autorimesse,
centrali termiche, ai quali si applicano le specifiche norme di cui al presente
regolamento.
5. I locali non espressamente elencati nel presente articolo vengono classificati per
analogia dal competente Dirigente Comunale.
6. Non possono essere attribuite ai locali, destinazioni d’uso per le quali gli stessi
locali non siano dotati dei requisiti minimi richiesti, cosi come di seguito specificati.
art. 64 (Altezza utile netta)
P1: Altezza non inferiore a m 2,55. Nel caso di locali con soffitto inclinato (sottotetti)
l’altezza media dei locali, calcolata sulla superficie con altezza non inferiore a m
1.60, deve essere non inferiore a ml 2.20.
P2: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto, in ogni caso l’altezza
non potrà essere inferiore a m 2,55.
P3, P4, P5: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto, in ogni caso
l’altezza non potrà essere inferiore a m 2,70 ad esclusione delle palestre, delle cucine
dei ristoranti e delle sale da pranzo con superficie > a mq 50 per le quali l’altezza
minima non potrà essere inferiore a m. 3.00.
S1, S2, S3: Altezza non inferiore a m 2,40. Nel caso di locali con soffitto inclinato
(sottotetti) l’altezza media dei locali, calcolata sulla superficie con altezza non
inferiore a m 1.60, deve essere non inferiore a ml 2.20.
S4, S5, S6: Altezza non inferiore a m 2,20. Relativamente ai locali con soffitto
inclinato (sottotetti) non vengono fissate altezze minime.
1. L'altezza utile netta del locale e la misura della distanza da pavimento
all'intradosso del solaio IS e coincidente per i soffitti orizzontali con l’altezza netta
(HN).
2. Nel caso di locali con soffitto a volta o con soffitto inclinato, ai fini del rispetto
della misura dell'altezza utile netta si considera l’altezza media, determinata
dividendo il volume utile della parte del sottotetto la cui altezza superi m.1,60 per la
relativa superficie utile. Non e necessaria la delimitazione fisica del locale nella parte
di altezza minima da considerare per la determinazione dell'altezza utile media.
31
art. 65 (Dimensioni planimetriche)
P1: Tutti i locali devono avere una superficie minima di mq 9. La camera da letto per
due persone ed il soggiorno devono avere una superficie minima di mq. 14. Le
dimensioni lineari planimetriche non devono essere inferiori a:
- m 2,60, per il soggiorno e la camera da letto doppia;
- m 2,00, per gli altri locali ad esclusione delle cucine.
P2, P3, P4, P5: Si applicano le disposizioni emanate dalla Regione Veneto.
S1: Superficie minima mq 8 (taverne).
S2, S3, S4, S5, S6: Nessuna superficie minima.
art. 67 (Dotazioni minime dei locali)
1. Servizi igienici:
a) i servizi igienici classificati come S1, S2 e S4 dovranno avere i pavimenti e le
pareti lisci, impermeabili e lavabili fino all'altezza di m 2.00; quelli annessi ai locali
di tipo P1 dovranno essere preceduti da un idoneo anti-wc o locale filtro ad eccezione
dei servizi igienici secondari alle camere da letto;
b) i servizi igienici dei locali P2, P3, P4 e P5 dovranno essere sempre preceduti da
idoneo locale anti-wc nel quale potranno essere installati i lavabi; entrambi i locali
dovranno avere i pavimenti e le pareti regolarmente piastrellate o rivestite con
analogo materiale fino a 2 metri di altezza; per comprovate esigenze di natura tecnica
potrà essere tollerata l'assenza del locale filtro per i servizi igienici destinati
esclusivamente a soggetti portatori di handicap purchè non siano in diretta
comunicazione con eventuale cucina e sala da pranzo.
Per i locali adibiti a bar, ristoranti e locali assimilati compresi quelli inseriti nei centri
commerciali devono essere previsti servizi igienici destinati in modo specifico agli
addetti aventi le caratteristiche previste dall'art. 28 del D.P.R. 327/80; devono inoltre
essere previsti servizi igienici per il pubblico secondo il seguente schema:
BAR: - almeno un servizio igienico per locali con superficie di utilizzo effettivo fino
a mq. 50.
BAR: - almeno due servizi igienici (uno per sesso) per i locali con superficie di
utilizzo effettivo superiore a mq. 50.
c) i servizi igienici ubicati in sottotetti dotati di apertura a m lucernario, dovranno
essere muniti di idoneo sistema di aspirazione artificiale;
32
art. 71 (Requisiti minimi degli alloggi)
1. Negli edifici sono prescritti i requisiti minimi degli alloggi di seguito specificati.
2. Gli alloggi monostanza, cioè composti da un solo vano principale (locale con
destinazioni di tipo P1), sia in edifici di nuova costruzione che in quelli esistenti,
devono avere una superficie netta minima, comprensiva dei servizi (locali di tipo S2 e
S3), non inferiore a mq 28 se per una persona e non inferiore a mq 38 se per due
persone.
3. Sono fatti salvi i requisiti particolari previsti dalle norme vigenti per gli alloggi
compresi in interventi di edilizia abitativa sovvenzionata, convenzionata, agevolata.
4. Ogni alloggio, ad esclusione di quelli monostanza e dell'edilizia speciale, deve
avere le seguenti dotazioni minime:
a) un zona cottura dotata di canna di aspirazione, prolungata oltre la copertura;
b) una canna fumaria (oltre alla canna d'aspirazione della cucina o zona cottura). Il
comignolo preferibilmente, deve avere il foro d’uscita ad una quota posta oltre il
colmo del tetto e/o comunque ad un’altezza ed in posizione tale da non arrecare
molestia agli abitanti delle unita immobiliari in cui sono ubicati e/o a quelli degli
edifici vicini;
c) un soggiorno;
d) una camera da letto da mq 9 per gli alloggi di superficie utile unita immobiliare
(SUUI) inferiore a mq 60;
e) una camera da letto da mq 14, compresa l’eventuale cabina armadio, per gli alloggi
di superficie utile unità immobiliare (SUUI) oltre mq 60;
f) un servizio igienico comprendente lavabo, w.c. , bidet anche integrato con altro
sanitario, vasca da bagno o doccia;
art. 72 (Requisiti minimi degli edifici)
1. Gli edifici devono essere dotati dei seguenti servizi fondamentali, ad esclusione dei
casi nei quali ricorrono particolari e comprovate esigenze riconosciute dai competenti
uffici:
a) scale, negli edifici a più piani;
b) ascensori, nei casi previsti da normative vigenti (es. barriere architettoniche);
c) un posto macchina coperto ed uno scoperto; per alloggi di superficie (SUUI)
superiore a mq 80 un ulteriore posto macchina coperto o scoperto;
33
d) sistema di riscaldamento;
e) impianto di distribuzione dell'energia elettrica;
f) impianto di illuminazione artificiale;
g) impianto di distribuzione dell'acqua potabile; l’acqua destinata al consumo umano
deve essere conforme ai requisiti fissati dalle vigenti norme. In caso di allacciamento
all’acquedotto pubblico, si dovranno rispettare le norme previste dall’Ente erogatore.
L'acqua potabile proveniente da pozzi o sorgenti private deve essere dichiarata idonea
a tal uso dai competenti organi dell'ULSS ai sensi delle vigenti norme;
h) impianto di scarico delle acque meteoriche;
i) impianto di raccolta e scarico delle acque nere;
l) impianto di depurazione delle acque di scarico, nei casi previsti da normative
vigenti;
m) impianto di abbattimento degli inquinanti atmosferici, nei casi previsti da
normative vigenti;
art. 74 (Requisiti di sicurezza)
1. Negli edifici deve essere assicurata la salvaguardia della incolumità delle persone e
delle cose, in particolare devono essere predisposte adeguate protezioni di difesa
verso il vuoto come parapetti, fioriere, arredi, ecc. .
2. I dislivelli superiori a m 1.50 dal piano su cui prospettano dovranno essere protetti
da parapetti di altezza minima pari a m 1.00.
3. Eventuali aperture dovranno essere dimensionate in modo tale da non consentire il
passaggio di una sfera di cm 10 di diametro.
4. Sono escluse le finestre con altezza dal pavimento del davanzale superiore a m
0.80, qualora la somma dell’altezza e della profondità del parapetto sia pari o
superiore a m. 1.20.
art. 75 (Scale)
1. Le scale e i vani scale devono rispettare i requisiti di seguito specificati, oltre a
quelli prescritti da norme di legge specifiche, quali norme antincendio, norme per
l'abbattimento delle barriere architettoniche, norme tecniche per l'edilizia residenziale
pubblica sovvenzionata, ecc..
34
2. E’ consentita la realizzazione di scale senza aerazione e illuminazione diretta a che
saranno sostituite con adeguati sistemi artificiali per il ricambio d’aria e
l’illuminazione.
3. Le scale principali di uso comune, e quelle di uso pubblico devono avere i seguenti
requisiti:
a) rampa con larghezza minima di m 1.20. Per gli interventi sugli edifici esistenti, ad
eccezione delle scale di uso pubblico, per la tutela di dimostrate qualità tipologiche e
architettoniche del fabbricato e ammessa la riduzione della larghezza a m 1.00;
b) qualora siano esterne alla superficie coperta o al volume del fabbricato, il dislivello
massimo superabile sarà di metri 2. Limitatamente agli edifici esistenti, e consentito
superare il dislivello intercorrente tra il piano terra e primo anche se superiore a m
2.00 con la realizzazione di una sola scala esterna per edificio;
c) i gradini devono essere caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata;
d) i gradini devono essere preferibilmente rettangolari con pedata minima pari m
0.30. Sono consentiti gradini di forma triangolare con angolo compreso tra i due lati
lunghi maggiore o uguale di 30°, di forma trapezoidale con il lato corto minimo di m
0.20. Altre forme dovranno garantire la pedata media di m 0.30 misurata sull’asse;
e) l’altezza minima dei parapetti delle scale deve essere pari a m 0.90, misurata sullo
spigolo esterno del gradino, ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di m
0.10;
f) la rampa deve essere dotata di corrimano almeno su un lato.
4. Le scale non rientranti nel precedente comma 3, devono rispettare i seguenti
requisiti:
a) rampa con larghezza minima di m 0.80;
b) e ammessa al massimo una scala per fabbricato che sia esterna alla superficie
coperta o al volume dello stesso, che potrà collegare un dislivello massimo pari a m
2.80;
c) i gradini devono essere preferibilmente rettangolari con pedata minima pari m
0.25. Sono consentiti gradini di forma triangolare con angolo compreso tra i due lati
lunghi maggiore o uguale di 30°, di forma trapezoidale con il lato corto minimo di m
0.15. Altre forme dovranno garantire la pedata media di m 0.25 misurata sull’asse;
d) l’altezza minima dei parapetti delle scale deve essere pari a m 0.90, misurata sullo
spigolo esterno del gradino, ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di m
0.10;
e) la rampa deve essere dotata di corrimano almeno su un lato;
35
5. Le singole unita immobiliari ricavate su più livelli dovranno essere dotate di scale
di collegamento interne al fabbricato.
art. 76 (Barriere architettoniche)
1. Tutti gli interventi di nuova costruzione e quelli su fabbricati esistenti, quest’ultimi
limitatamente alle parti interessate dai lavori, sono soggette alle specifiche norme di
legge, in materia di eliminazione di barriere architettoniche (Legge 9 Gennaio 1989,
n. 13).
art. 77 (Ascensori)
1. Gli ascensori e i vani ascensore devono rispettare le norme di legge specifiche.
2. Nel caso in cui il vano ascensore sia attiguo a locali abitabili devono essere
comunque attuati tutti gli accorgimenti per garantire un adeguato isolamento acustico.
3. L’inserimento dell’impianto ascensore in fabbricati esistenti dovrà rispettare le
qualità tipologiche e architettoniche degli stessi, in ogni caso, in tali interventi non
sono ammesse strutture emergenti dalla copertura in edifici avente grado di
protezione 1-2-3-4.
art. 78 (Autorimesse)
1. I locali ad uso autorimessa sono soggetti alle specifiche norme di legge.
2. Il progettista dovrà dichiarare ed indicare negli elaborati progettuali il numero
massimo di autoveicoli che si intendono ricoverare, che verrà riportato nell’atto di
agibilità.
3. Sono in ogni caso da rispettare le seguenti disposizioni:
a. dovrà essere garantita una areazione permanente non inferiore a 1/100 della
superficie netta del locale (SN);
b. l'altezza netta (HN) del locale non deve essere inferiore a m. 2,20;
c. le autorimesse in fabbricati con più destinazioni non dovranno avere
comunicazione diretta con i locali del tipo P.
36
art. 79 (Centrali termiche)
1. Le centrali termiche sono soggette alle specifiche norme di sicurezza vigenti, in
particolare norme di sicurezza antincendi e norme contro l'inquinamento atmosferico,
differenziate secondo la potenzialità dell'impianto e il combustibile usato che
dovranno essere dichiarate ed indicate negli elaborati progettuali.
LEGGE 9 GENNAIO 1989, n. 13
Art. 1
3. La progettazione deve comunque prevedere:
a) accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l'accesso ai piani
superiori, ivi compresi i servoscala;
b) idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari;
c) almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di
sollevamento;
d) l'installazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore
per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini.
DECRETO DEL MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI 14 GIUGNO 1989, n. 263
4.1.10 Scale
Le scale devono presentare un andamento regolare ed omogeneo per tutto il loro
sviluppo. Ove questo non risulti possibile è necessario mediare ogni variazione del
loro andamento per mezzo di ripiani di adeguate dimensioni. Per ogni rampa di scale
i gradini devono avere la stessa alzata e pedata. Le rampe devono contenere
possibilmente lo stesso numero di gradini, caratterizzati da un corretto rapporto tra
alzata e pedata.
Le porte con apertura verso la scala devono avere uno spazio antistante di adeguata
profondità.
I gradini delle scale devono avere una pedata antisdrucciolevole a pianta
preferibilmente rettangolare e con un profilo preferibilmente continuo a spigoli
arrotondati.
Le scale devono essere dotate di parapetto atto a costituire difesa verso il vuoto e di
corrimano. I corrimano devono essere di facile prendibilità e realizzati con materiale
resistente e non tagliente.
Le scale comuni e quelle degli edifici aperti al pubblico devono avere i seguenti
ulteriori requisiti:
1) la larghezza delle rampe e dei pianerottoli deve permettere il passaggio
37
contemporaneo di due persone ed il passaggio orizzontale di una barella con una
inclinazione massima del 15% lungo l'asse longitudinale;
2) la lunghezza delle rampe deve essere contenuta; in caso contrario si deve
interporre un ripiano in grado di arrestare la caduta di un corpo umano;
3) il corrimano deve essere installato su entrambi i lati;
4) in caso di utenza prevalente di bambini si deve prevedere un secondo corrimano ad
altezza proporzionata;
5) è preferibile una illuminazione naturale laterale. Si deve dotare la scala di una
illuminazione artificiale, anche essa laterale, con comando individuabile al buio e
disposto su ogni pianerottolo.
6) Le rampe di scale devono essere facilmente percepibili, anche per i non vedenti.
Specifiche : 8.1.10 Scale
Le rampe di scale che costituiscono parte comune o siano di uso pubblico devono
avere una larghezza minima di 1,20 m, avere una pendenza limitata e costante per
l'intero sviluppo della scala.
I gradini devono essere caratterizzati da un corretto rapporto tra alzata e pedata
(pedata minimo di 30 cm): la somma tra il doppio dell'alzata e la pedata deve essere
compresa tra 62/64 cm.
Il profilo del gradino deve presentare preferibilmente un disegno continuo a spigoli
arrotondati, con sottogrado inclinato rispetto al grado, e formante con esso un angolo
di circa 75°-80°.
In caso di disegno discontinuo, l'aggetto del grado rispetto al sottogrado deve essere
compreso fra un minimo di 2 cm e un massimo di 2,5 cm.
Un segnale al pavimento (fascia di materiale diverso o comunque percepibile anche
da parte dei non vedenti), situato almeno a 30 cm dal primo e dall'ultimo scalino,
deve indicare l'inizio e la fine della rampa.
Il parapetto che costituisce la difesa verso il vuoto deve avere un'altezza minima di
1,00 m ed essere inattraversabile da una sfera di diametro di cm 10.
In corrispondenza delle interruzioni del corrimano, questo deve essere prolungato di
30 cm oltre il primo e l'ultimo gradino. Il corrimano deve essere posto ad una altezza
compresa tra 0,90/1 metro.
Nel caso in cui è opportuno prevedere un secondo corrimano, questo deve essere
posto ad un'altezza di 0,75 m. Il corrimano su parapetto o parete piena deve essere
distante da essi almeno 4 cm.
Le rampe di scale che non costituiscono parte comune o non sono di uso pubblico
devono avere una larghezza minima di 0,80 m.
In tal caso devono comunque essere rispettati il già citato rapporto tra alzata e pedata
(in questo caso minimo 25 cm), e la altezza minima del parapetto.
4.1.11 Rampe
La pendenza di una rampa va definita in rapporto alla capacità di una persona su
sedia a ruote di superarla e di percorrerla senza affaticamento anche in relazione alla
38
lunghezza della stessa. Si devono interporre ripiani orizzontali di riposo per rampe
particolarmente lunghe. Valgono in generale per le rampe accorgimenti analoghi a
quelli definiti per le scale.
Specifiche: 8.1.11 Rampe
Non viene considerato accessibile il superamento di un dislivello superiore a 3,20 m
ottenuto esclusivamente mediante rampe inclinate poste in successione.
La larghezza minima di una rampa deve essere:
- di 0,90 m. per consentire il transito di una persona su sedia a ruote;
- di 1,50 m per consentire l'incrocio di due persone.
Ogni 10 m di lunghezza ed in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve
prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50 m, ovvero
1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 m in senso longitudinale al verso di marcia,
oltre l'ingombro di apertura di eventuali porte.
Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non piano, la rampa deve avere
un cordolo di almeno 10 cm di altezza.
La pendenza delle rampe non deve superare l'8%.
Sono ammesse pendenze superiori, nei casi di adeguamento, rapportate allo sviluppo
lineare effettivo della rampa.
In tal caso il rapporto tra la pendenza e la lunghezza deve essere comunque di valore
inferiore rispetto a quelli individuati dalla linea di interpolazione del seguente
grafico.
39
Ascensori
4.1.12 Ascensore
L'ascensore deve avere una cabina di dimensioni minime tali da permettere l'uso da
parte di una persona su sedia a ruote. Le porte di cabina e di piano devono essere del
tipo automatico e di dimensioni tali da permettere l'accesso alla sedia a ruote. Il
sistema di apertura delle porte deve essere dotato di idoneo meccanismo (come
cellula fotoelettrica, costole mobili) per l'arresto e l'inversione della chiusura in caso
di ostruzione del vano porta.
I tempi di apertura e chiusura delle porte devono assicurare un agevole e comodo
accesso alla persona su sedia a ruote. Lo stazionamento della cabina ai piani di
fermata deve avvenire con porte chiuse. La bottoniera di comando interna ed esterna
deve avere il comando più alto ad un'altezza adeguata alla persona su sedia a ruote ed
essere idonea ad un uso agevole da parte dei non vedenti. Nell'interno della cabina
devono essere posti un citofono, un campanello d'allarme, un segnale luminoso che
confermi l'avvenuta ricezione all'esterno della chiamata di allarme, una luce, di
emergenza.
Il ripiano di fermata, anteriormente alla porta della cabina deve avere una profondità
tale da contenere una sedia a ruote e consentirne le manovre necessarie all'accesso.
Deve essere garantito un arresto ai piani che renda complanare il pavimento della
cabina con quello del pianerottolo.
Deve essere prevista la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e un dispositivo
luminoso per segnalare ogni eventuale stato di allarme.
Specifiche: 8.1.12 Ascensore
a) Negli edifici di nuova edificazione, non residenziali, l'ascensore deve avere le
seguenti caratteristiche:
- cabina di dimensioni minime di 1,40 m di profondità e 1,10 m di larghezza;
- porta con luce minima di 0,80 m posta sul lato corto;
- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x
1,50 m.
b) Negli edifici di nuova edificazione residenziali l'ascensore deve avere le seguenti
caratteristiche:
- cabina di dimensioni minime di 1,30 m di profondità e 0,95 m di larghezza;
- porta con luce netta minima di 0,80 m posta sul lato corto;
- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,50 x
1,50 m.
40
c) L'ascensore in caso di adeguamento di edifici preesistenti, ove non sia possibile
l'istallazione di cabine di dimensioni superiori, può avere le seguenti caratteristiche:
- cabina di dimensioni minime di 1,20 m di profondità e 0,80 m di larghezza;
- porta con luce netta minima di 0,75 m posta sul lato corto;
- piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina di 1,40 x
1,40 m.
Le porte di cabina e di piano devono essere del tipo a scorrimento automatico. Nel
caso di adeguamento la porta di piano può essere del tipo ad anta incernierata purché
dotata di sistema per l'apertura automatica.
In tutti i casi le porte devono rimanere aperte per almeno 8 secondi e il tempo di
chiusura non deve essere inferiore a 4 sec.
L'arresto ai piani deve avvenire con autolivellamento con tolleranza massima + 2 cm.
Lo stazionamento della cabina ai piani di fermata deve avvenire con porte chiuse.
La bottoniera di comando interna ed esterna deve avere i bottoni ad una altezza
massima compresa tra i 1,10 e 1,40 m: per ascensori del tipo a), b) e c) la bottoniera
interna deve essere posta su una parete laterale ad almeno 35 cm dalla porta della
cabina.
Nell'interno della cabina, oltre il campanello di allarme, deve essere posto un citofono
ad altezza compresa tra i 1,10 m e 1,30 m e una luce d'emergenza con autonomia
minima di 3 h.
I pulsanti di comando devono prevedere la numerazione in rilievo e le scritte con
traduzione in Braille: in adiacenza alla bottoniera esterna deve essere posta una
placca di riconoscimento di piano in caratteri Braille.
Si deve prevedere la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e, ove possibile,
l'istallazione di un sedile ribaltabile con ritorno automatico.
41
3.8.2) RIFERIMENTI AL PROGETTO
PIANO TERRA
Locali igienici
Tutti i locali igienici del piano terra rispettano la normativa. Per ogni locale delle tre
attività commerciali è prevista la presenza di un servizio igienico dimensionato e
attrezzato per i disabili; nel caso della caffetteria/bar inoltre sono presenti due servizi
igienici differenti (uno per sesso) ed un servizio igienico per i soli dipendenti situato
al piano interrato.
I locali per disabili rispettano tutti la metratura minima (1,80*1,80)m, hanno
un’altezza utile netta di 2,70 m e sono raggiungibili tramite percorsi che non
presentano particolari difficoltà.
I locali igienici per i normodotati hanno invece una superficie di 4,00 mq ed anch’essi
un’altezza utile netta di 2,70 m.
Tutti i locali igienici sopracitati presentato un antibagno come da normativa.
Di seguito sono riportate le piante quotate di due servizi igienici (uno per disabili ed
uno per normodotati) al piano terra.
Normodotati Disabili
42
PIANI PRIMO E SECONDO
Locali igienici
Tutti i locali igienici dei piani primo e secondo rispettano le prescrizioni normative.
Ogni alloggio è dotato di un servizio igienico caratterizzato da una superficie minima
di 4,73 mq e da un’altezza utile di 2,70 m.
Gli alloggi “G” ed “O” inoltre sono dotati di servizi dimensionati e attrezzati per
ospitare disabili: rispettano la metratura minima (1,80*1,80) m ed hanno anch’essi
un’altezza utile di 2,70 m.
Di seguito sono riportate le piante quotate di due servizi igienici, quello per disabili e
quello per normodotati di dimensioni minori.
Normodotati Disabili
43
Camere
Tutte le camere dei piani primo e secondo rispettano le relative normative. Le camere
matrimoniali hanno una superficie minima di 14,04 mq, mentre le camere singole
hanno una superficie minima di 10,07 mq. Per le camere doppie la superficie minima
è di 14,89 mq. Tutti i locali sopracitati hanno un’altezza utile netta di 2,70 m.
Di seguito sono riportate le piante quotate di due camere (una singola e una
matrimoniale) ai piani primo e secondo.
Camera singola
Camera matrimoniale
44
PIANO INTRERRATO
Il piano interrato è caratterizzato dalla presenza di box, cantine , della centrale
termica e dei depositi delle attività commerciali.
I box hanno un’altezza netta utile di 2,80 m, una larghezza minima di 2,25 m ed una
lunghezza minima di 5,00 m; rispettano pertanto la normativa.
La centrale termica ha un’altezza utile di 3,20 m come da normativa ed è accessibile
direttamente dall’esterno tramite una scala indipendente.
Le griglie per l’aerazione permanente sono dimensionante nel rispetto della
normativa: superficie griglie:23,44 mq
superficie totale: 948,40 mq
Superficie griglie>1/100 superficie totale
SCALE, ASCENSORI, RAMPE
Tutte le scale di uso pubblico dell’edificio sono dimensionate nel rispetto della
normativa: le rampe hanno una larghezza di 1,20 m, i gradini hanno una pedata di
0,30 m ed un’alzata di 0,17 m.
Gli ascensori rispettano le prescrizioni imposte dal Decreto del Ministro dei Lavori
Pubblici 14 Giugno 1989 n. 263: hanno una cabina con larghezza minima di 1,13 m
ed una profondità minima di 1,34 m. La piattaforma di distribuzione anteriore alla
porta della cabina ha inoltre una dimensione minima di 1,87*1,91 m.
La rampa esterna, inserita per superare un dislivello di 0,35 m, è lunga 7,00 m: è
rispettato pertanto il limite del 8% di pendenza massimo per l’abbattimento delle
barriere architettoniche.
45
4) ANALISI TECNOLOGICA
La fase metaprogettuale risulta di estrema importanza, essa consiste nell’indagine
delle funzioni e delle attività da svolgere all’interno delle singole unità di cui si
compone l’insieme delle strutture proposte nel progetto.
In questa fase si fissano gli obiettivi del prodotto finale e si individuano le possibili
strategie tecnologiche/morfologiche per la loro attivazione. Si arriva dunque ad una
analisi dell’involucro e all’elencazione di tutti i requisiti che bisogna soddisfare.
4.1) RIFERIMENTI NORMATIVI
La normativa tecnica tratta di due aspetti:
- Quelli legati alle caratteristiche degli spazi degli organismi edilizi (normative
ambientale)
- Quelli legati alle caratteristiche degli elementi fisici che delimitano e
conformano gli spazi (normativa tecnologica).
Entrambe costituiscono la cosiddetta normativa esigenziale - prestazionale che ha lo
scopo di definire e controllare la qualità edilizia stabilendo un nesso stretto e
dipendente tra le esigenze dell’utenza e le prestazioni del bene alla quale esso è
destinato. Fine della normativa prestazionale risulta la qualità.
La qualità è la capacità di soddisfare attraverso prestazioni le esigenze dell’utenza.
Essa prescinde da come viene ottenuta con le diverse tipologie ambientali e
tecnologiche. La qualità viene determinata attraverso la definizione del
comportamento dell’oggetto edilizio.
Cioè:
La normativa prestazionale stabilisce cosa si vuole dall’oggetto edilizio e non come
lo si realizza. Il suo scopo non è dare prescrizioni obbligatorie, ma solo
raccomandabili. La normativa tecnologica pone le condizioni che devono essere
realizzate dagli elementi che conformano e delimitano i singoli spazi del sistema
edilizio. Questo avviene attraverso le specificazioni di prestazione tecnologica, che
definiscono per ciascun requisito di comportamento dei valori oppure delle fasce de
valori entro le quali le corrispondenti prestazioni delle unità tecnologiche individuate
dovranno essere contenute.
46
TERMINI Secondo la norma UNI 7867
- Attività
- Esigenze
- Requisito
- Prestazione
- Variabile
- Attributo
- Specifica di prestazione
Attività: momento esecutivo delle premesse comportamentistiche consentite a un
soggetto in uno stato e in un ambiente determinati.
Esigenza : ciò che si richiede per lo svolgimento di una attività.
Requisito: trasposizione di un’esigenza in un insieme di caratteri che la connotano.
Prestazione: comportamento nell’uso di un elemento, riferito ai caratteri che
connotano un requisito.
Variabile: carattere di un requisito, misurabile rispetto ad una scale continua e
suscettibile di assumere valori diversi.
Attributo: carattere non misurabile, o che di preferisce non misurare, di un requisito
sul quale è dato unicamente un giudizio di appartenenza a una categoria o a più
categorie alternative.
Specificazione di prestazione: trasposizione in termini di istruzione operativa di un
predicato normativo a contenuto prestazionale relativo a un’unità o a un elemento,
consistente nell’espressione:
- Di uno o due valori limite ( massimo e/o minimo) per le variabili di un
requisito;
- Delle modalità di giudizio per la definizione degli attributi di un requisito.
47
4.2) ESIGENZE DELL’UTENZA FINALE
Le esigenze sono viste come esplicitazione di bisogni dell’utenza finale.
La loro individuazione avviene attraverso l’analisi dei bisogni da soddisfare,
confrontati con fattori di tipo ambientale, culturale ed economico.
La UNI 8289 definisce le seguenti classi di esigenza:
- Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché
alla difesa e prevenzione di danni dipendenti da fattori accidentali,
nell’esercizio del sistema edilizio.
- Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati
alla vita, alla salute e allo svolgimento di attività degli utenti.
- Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio
ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività.
- Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema
edilizio da parte degli utenti.
- Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del
sistema edilizio.
- Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli
elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro
- Salvaguardia dell’ Ambiente: insieme delle condizioni relative al
mantenimento e al miglioramento degli stati dei sovra sistemi di cui il sistema
edilizio fa parte.
A ogni classe di esigenza possono essere riferite più sottoclassi intese come
raggruppamento di uno o più requisiti afferenti alla stessa categoria.
1) Sicurezza:
- Statica
- A urti
- Elettrica
- Alle folgorazioni
- Al fuoco
- Alle manovre
- Di gestione dei flussi energetici
- Innocuità di forma
2) Benessere:
- Termico
- Acustico
- Luminoso
- Tattile
48
- Respiratorio - olfattivo
- Antropodinamico
- Psicologico
3) Fruibilità:
- Attrezzabilità
- Comodità d’uso e di manovra
- Transitabilità ed agibilità
- Flessibilità d’uso
4) Aspetto:
- Regolarità geometrica
- Attitudine a ricevere finiture diversificate
5) Gestione:
- Mantenimento dell’integrità
- Manutenzione
6) Integrabilità:
- Impiantistica
- Funzionale
- Coordinamento dimensionale
7) Salvaguardia dell’ambiente:
- Controllo dell’impatto ambientale
- Controllo dell’uso delle risorse
49
4.3) ANALISI DEI REQUISITI TECNOLOGICI DEL SISTEMA
AMBIENTALE
I requisiti sono considerati come la trasposizione a livello tecnico delle esigenze, in
connessione con l’approccio generale al processo edilizio.
La loro individuazione passa attraverso l’analisi delle esigenze stesse, confrontate con
il sistema di agenti, ovvero dell’insieme dei fattori ambientali ed economici che
interessano gli edifici.
Struttura generale della definizione dei requisiti:
- Un determinato oggetto (vedi classificazione sistema tecnologico da 8290)
- Sotto l’azione degli agenti (vedi classificazione agenti da 8290)
- Nelle condizioni d’uso (specificare quale)
- Deve soddisfare il requisito
- Al fine di rispondere alle esigenze (vedi 8290)
I sei requisiti essenziali sono:
1. Resistenza meccanica e stabilità: l’opera deve essere concepita e costruita in
modo che loe azioni cui può essere sottoposta durante la costruzione e
l’utilizzazione non provochino:
- Il crollo dell’intera opera o di una sua parte,
- Deformazioni di importanza inammissibile;
- Danni ad altre parti dell’opera o ad attrezzature principali o accessorie in
seguito a una deformazione di primaria importanza degli elementi portanti;
- Danni accidentali sproporzionati alla causa che li ha provocati;
2. Sicurezza in caso di incendio: l’opera deve essere concepita e costruita in
modo che, in caso di incendio deve essere:
- Garantita stabilità edificio per tempo determinato;
- Limitata la produzione e propagazione fuoco e fumi;
- Limitata la propagazione fuoco a opere vicine;
- Garantita l’evacuazione degli occupanti;
- Garantita la sicurezza squadre di soccorso;
3. Igiene, salute e ambiente: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che
sia possibile:
- Evitare o eliminare lo sviluppo di gas tossici;
- Eliminare presenza di particelle o gas pericolosi;
- Evitare o eliminare radiazioni pericolose;
- Evitare o eliminare inquinamento acqua e suolo;
- Eliminare difetti nello scarico di acque, fumi e rifiuti;
- Eliminare formazioni di umidità su parti dell’opera;
- Ecc.
4. Sicurezza di impiego: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che sia
possibile:
- Eliminare rischi di incidenti di natura meccanica;
50
- Eliminare rischi di incidenti di natura termica
- Eliminare rischi di incidenti da esplosioni;
- Ecc.
5. Protezione contro il rumore: l’opera deve essere concepita e costruita in modo
che sia possibile:
- Controllare e mantenere l’intensità del rumore entro livelli accettabili;
- Consentire condizioni acustiche soddisfacenti per le attività;
- Ecc.
6. Risparmio energetico: l’opera deve essere concepita e costruita in modo che sia
possibile:
- Contenere il consumo di energia;
- Garantire benessere termico degli occupanti;
- Ecc.
La norma UNI 8290 2^ riporta una lista di requisiti tecnologici, tra i quali i più
significativi sono:
- Affidabilità: capacità di mantenere sensibilmente invariata nel tempo la propria
qualità in condizioni d’uso determinate.
- Anigroscopicità: attitudine a non subire mutamenti di aspetto e/o morfologia,
di dimensione e comportamento in seguito ad assorbimento d’acqua o di
vapore d’acqua.
- Assorbimento acustico: attitudine di un oggetto a trasformare parte dell’energia
di una radiazione sonora, su di esso incidente, in altre forma di energia.
- Assorbimento luminoso: attitudine di un oggetto a trasformare parte
dell’energia di una radiazione luminosa, su di esso incidente, in altre forme di
energia.
- Attitudine all’integrazione impiantistica: possibilità di completare
funzionalmente oggetti edilizi non impiantistici con oggetti impiantistici
accostati, fissati o incorporati.
- Controllo del fattore solare: attitudine a consentire un adeguato ingresso di
energia termica raggiante attraverso superfici (trasparenti e/o opache) in
funzioni delle condizioni climatiche.
- Controllo del flusso luminoso: attitudine a consentire l’ingresso di energia
luminosa.
- Controllo del rumore prodotto: attitudine a non produrre eccessivo rumore.
- Controllo della condensazione interstiziale: attitudine ad evitare la formazione
di acqua di condensa all’interno degli elementi.
- Controllo dell’inerzia termica: attitudine ad attenuare, entro opportuni valori,
l’ampiezza di oscillazione della temperatura e a ritardarne, di un’opportuna
entità, l’effetto.
- Facilità di intervento: possibilità di operare ispezioni, manutenzioni e
ripristini in modo agevole.
- Impermeabilità ai liquidi: attitudine a non essere permeato da liquidi fluidi.
51
- Isolamento acustico: attitudine a fornire un’adeguata resistenza al passaggio
dei rumori.
- Isolamento termico: attitudine ad assicurare un?adeguata resistenza al
passaggio di calore in funzione delle condizioni climatiche.
- Manutenibilità: possibilità di confermazione a condizioni prestabilite entro un
dato periodo di tempo in cui è compiuta l’azione di manutenzione.
- Reazione al fuoco: grado di partecipazione di un materiale combustibile a un
fuoco al quale è sottoposto.
- Resistenza al fuoco: attitudine a conservare, entro limiti determinati, per un
intervallo di tempo determinato, le prestazioni fornite.
- Resistenza al gelo: attitudine a non subire disgregazioni e/o mutamenti di
aspetto e caratteristiche chimico-fisiche a causa della formazione del ghiaccio.
- Resistenza all’irraggiamento: attitudine a non subire mutamenti di aspetto e
caratteristiche chimico-fisiche a causa dell’esposizione all’energia raggiante.
- Resistenza meccanica: idoneità a contrastare efficacemente il prodursi di
rotture o deformazioni gravi sotto l’azione di determinate sollecitazioni.
- Tenuta all’acqua: attitudine ad impedire l’ingresso di acqua.
52
4.3.1) DAI REQUISITI AMBIENTALI ALLE PRESTAZIONI
AMBIENTALI
IL BENESSERE IGROTERMICO INVERNALE
REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI
Controllo igrometria dell’aria - Controllo dei ricambi d’aria
- Controllo del volano igrometrico
Controllo stati termici stazionari - Controllo della temperatura operante
- Controllo della determinazione
asimmetrica conduttiva
- Controllo della temperatura dell’aria
Controllo stati termici non stazionari - Controllo del fattore di inerzia
IL BENESSERE IGROTERMICO ESTIVO:
REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI
Controllo igrometria e della velocità
dell’aria - Controllo della temperatura dell’aria
- Controllo dell’umidità relativa dell’aria
- Controllo della velocità dell’aria
Controllo del surriscaldamento delle parti
fisiche costituenti l’organismo edilizio - Controllo del fattore solare globale
- Controllo del fattore di inerzia
- Controllo della asimmetria radiattiva
IL BENESSERE ACUSTICO:
REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI
Non rumorosità - Controllo del livello sonoro
- Controllo del tempo di riverberazione
IL BENESSERE LUMINOSO:
REQUISITI AMBIENTALI PRESTAZIONI AMBIENTALI
Benessere luminoso - Controllo del fattore luce diurna
- Controllo dell’illuminamento scalare
- Controllo dell’illuminamento vettoriale
- Controllo del rapporto vettoriale/scalare
- Controllo dell’indice di abbagliamento
53
4.4) ANALISI DEGLI AGENTI
Gli Agenti sono intesi come entità che provocano un determinato effetto mediante la
propria azione.
Le categorie di agenti sono individuate dalla norma UNI 8290 parte 3^:
- Agente naturale: dovuto alle condizioni ambientali esterne al sistema edilizio e
non legate all’intervento dell’uomo.
- Agente artificiale: dovuto alle condizioni ambientali esterne al sistema edilizio
modificate dall’intervento dell’uomo.
Ciascuno degli agenti deve essere correlato a uno o più fattori in modo da poterne
individuare le azioni e gli effetti più significativi.
La significatività di azioni ed effetti dipende dalla loro capacità di incidere sul
soddisfacimento dei requisiti attribuiti nella fase di progetto a un oggetto edilizio.
Un’azione genera effetti che a loro volta possono costituire nuove azioni; un carico
termico induce, come effetti, tensioni nella struttura interna dell’oggetto, che a loro
volta diventano agenti di tipo meccanico.
I fattori, ossia, i campi disciplinari di riferimento, utilizzati per conoscere e
interpretare la natura di azioni ed effetti, nonché per strutturarne il controllo, sono;:
acustici, atmosferici, biologici, chimici, elettrici ed elettromagnetici, idrici, ignei,
luminosi, meccanici, termici.
54
4.5) INDIVIDUAZIONE DEI SUBSISTEMI
La scomposizione del sistema tecnologico in classi di unità tecnologiche secondo la
norma UNI 8290.
CLASSI DI UNITA’
TECNOOLOGICHE UNITA’ TECNOLOGICHE CLASSI DI ELEMENTI TECNICI
STRUTTURA PORTANTE
STRUTTURA DI FONDAZIONE Strutture di fondazione dirette
Strutture di fondazioni indirette
STRUTTURA DI ELEVAZIONE
Strutture di elevazione verticale
Strutture di elevazione orizzontali
ed inclinate
Strutture di elevazione spaziale
STRUTTURA DI
CONTENIMENTO
Strutture di contenimento verticali
Strutture di contenimento
orizzontali
CHIUSURE
CHIUSURE VERTICALI Chiusure verticali opache
Chiusure verticali trasparenti
CHIUSURE SUPERIORI
ORIZZONTALI
Copertura
Infissi esterni orizzontali
CHIUSURE INFERIORI
ORIZZONTALI
Solai a terra
Infissi orizzontali
CHIUSURA ORIZZONTALE SU
SPAZI ESTERNI Solai su spazi aperti
PARTIZIONI INTERNE
PARTIZIONI INTERNE
VERTICALI
Parete divisoria interna
Infissi interni verticali
Elementi di protezione
PARTIZIONI INTERNE
ORIZZONTALI
Solai
Infissi interni orizzontali
PARTIZIONI INTERNE
INCLINATE Rampe interne
PARTIZIONI ESTERNE PARTIZIONE VERTICALE
ESTERNA
Elementi di protezione
Elementi di separazione
55
PARTIZIONE ORIZZONTALE
ESTERNA Balconi
PARTIZIONE INCLINATA
ESTERNA
Scale esterne
Rampe esterne
56
4.6) ANALISI DEI REQUISITI
Requisiti riferiti alle unità tecnologiche.
REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI
VALUTAZIONE
NORMATIVA DI
RIFERIMENTO
Controllo della reazione al
fuoco delle strutture
Classe di resistenza al fuoco
(0-5). Si valuta tramite prove di
laboratorio.
D.M. 26/06/84
L818/84
DM 30/11/83
DM 14/01/85
DM 26/08/92
DPR 30/06/95
DM 4/05/98
DM 16/05/87
UNI 8456
UNI 8457
UNI 9174
UNI 9177
UNI ISO 11 82
Resistenza al fuoco delle
strutture Classe REI
D.M. 16/05/87
Circolare M.I. n°91 del 14/09/61
D.M. 06/10/2003
UNI 1363/1,2
UNI 7678
UNI 9502
UNI 9503
UNI 9504
EUROCODICI 2/3/5
Resistenza agli attacchi
biologici
Analisi chimico-fisica della
soluzione tecnica
UNI 8754
UNI8789
UNI 8795
UNI 8859
UNI 8898/2,3
UNI 8940
UNI 8976
UNI 9090
UNI 9092/2
UNI EN 20
UNI EN 21
UNI EN 22
UNI EN 47
UNI EN 48
UNI EN 49
UNI EN 73
UNI EN 84
UNI EN 113
UNI EN 117
UNI EN 118
UNI EN 212
57
Resistenza al gelo Verifiche con prove di
laboratorio
UNI 3949
UNI 8626
UNI 8635/11,12
UNI 8754
Resistenza agli urti
Analisi della struttura fisica
della soluzione tecnica tramite
prove di laboratorio
UNI 8201 E UEAtc-ICITE
UNI 10879
UNI 10880
UNI ISO 7892
Resistenza alle intrusioni Analisi della struttura fisica
della soluzione tecnica
Stabilità morfologica
Numero urti di sicurezza ai
quali la chiusura resiste senza
alcun deterioramento
funzionale
UNI 8201
UNI 10879
UNI 10880
UNI ISO 7892
Resistenza meccanica ai
carichi sospesi
Analisi della struttura fisica
della soluzione tecnica.
Verifica del sovraccarico
massimo ammissibile per il
quale la chiusura resiste
conservando la stabilità e la
tenuta dei suoi elementi
costituenti
L.R.E.R. 1990
DM LL PP 1086/07/75
DM 9/01/96
Circ Min LLPP 15/10/96
L 1086/71
DM 16/01/96
DM 14/02/92
DM 12/02/82
DM 3/12/87
L64/74, DM 16/0/97, LR 35/84 ELR
40/95 e per costruzioni in zona
sismica
Isolamento termico Termotrasmittanza U
UNI 7357
UNI 7891
UNI 7745
UNI 88 04
UNI 9252
UNI FA 83
UNI FA 101
UNI FA 264
UNI FA 112
UNI FA 113
DM 30/07/86
DM 10/03/77
DPR 1052 28/06/77
DLgs n. 192 19/08/05 – Dlgs n. 311
29/12/06
58
Controllo condensazione
interstiziale
Pressione parziale del vapore
permeato e pressione di
saturazione. Verifica con
metodo do glaser
LRER 1990
UNI 1035
UNI 1052/77
UNI 735
UNI FA 83
UNI FA 101
UNI FA 264
UNI 8202/23
UNI 9233
EN 13788
DIN 4108 t.5
Controllo condensazione
superficiale
Non formazione di
condensazione superficiale.
Verifica del valore Ur i rispetto
al valore Ur xi
DM 18/12/75
UNI 7357
L 373/76
Controllo inerzia termica Verifica del valore Me UNI 10344
CSTB
Isolamento acustico ai
rumori aerei Potere fono isolante Rw
UNI 8270
DLR 25/07/89
DPCM 5/12/97
NTR LOMB
NTR EMILIA ROMAGNA
Tenuta all’aria Analisi della strutture fisica
della soluzione tecnica
UNI 7979
UNI EN 42
59
REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI
VALUTAZIONE
NORMATIVA DI
RIFERIMENTO
Tenuta all’acqua Classe di sensibilità all’acqua
(1-V-UPEC)
CSTB
DTU N 20.1
UPEC
UNI 8202/22
UNI 8273
UNI 7072
UNI 8298/5
UNI 8307
UNI8743
UNI 8754
UNI 88987/2,3
UNI EN 87
UNI EN 99
UNI EN 121
UNI EN 121
UNI EN 159
UNI EN 163
UNI EN 176
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186/1,2
UNI EN 187/1,2
UNI 188
UNI FA 174
UNI ISO 175
ICITE UEFA tc-Direttive comuni per
l’ Agreement tecnico delle
pavimentazioni plastiche
ICITE UEFA tc-Direttive comuni per
l’Agreement tecnico degli adesivi per
i rivestimenti ceramici
ICITE UEA tc-Direttive comuni per
l’Agreement tecnico delle
pavimentazioni sottili
ICITE UEA tc-Direttive comuni per
l’Agreement tecnico delle
pavimentazioni tessili
60
REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI
VALUTAZIONE
NORMATIVA DI
RIFERIMENTO
Controllo della scabrosità Analisi della conformazione
fisica della soluzione tecnica
Manutenibilità Analisi della struttura fisica
Sostituibilità
Analisi della conformazione
fisico geometrica della
struttura fisica
Resistenza al carico di vento
Capacità di mantenere
inalterate le proprie
caratteristiche e costanti nel
tempo
DM 12/2/1982
CM.LL.PP. 25/5/82 N 22631
CNR B.U. 117
Resistenza agli aggressivi
chimici Classe C (UPEC)
UPEC
UNI 8202/22
UNI 8370
UNI 8629/2,3,4,5
UNI 8635/9
UNI8743
UNI 8754
UNI 9307/1
UNI 9308/1
UNI EN 99
UNI EN 121
UNI EN 159
UNI EN 163
UNI EN 176
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186/1,2
UNI EN 187/1,2
UNI EN 188
UNI ISO 175
Resistenza all’acqua Classe E (UPEC)
UPEC
UNI 8202/22
UNI 8303
UNI 8629/2,3,4,5
UNI 8635/9
UNI 8743
UNI 8754
UNI 9307/1
UNI 9308/1
UNI EN 99
UNI EN 121
UNI EN 159
UNI EN 163
UNI EN 176
61
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186/1,2
UNI EN 187/1,2
UNI EN 188
UNI EN 175
Impermeabilità ai liquidi
Verifiche della resistenza alla
pressione idrica tramite prove
di laboratorio; verifiche in
opera per testare l’assenza di
infiltrazioni di acqua
all’interno dei materiali
costituenti
UNI EN 3998
UNI 3949
UNI 5658
UNI 5664
UNI 8201/21
UNI 8626
UNI 8629/2,3,4,5
UNI 8635/10
UNI 8818
UNI 9168/1
UNI 8898/2,3,4,5,6,7
Controllo della regolarità
geometrica
Verifiche in laboratorio e in
opera della planarità di insieme
e della planarità locale
UNI 8202/22
UNI 8273
UNI 7072
UNI 8298/5
UNI 8307
UNI 8743
UNI 8754
UNI 8898/2,3
UNI EN 87
UNI EN 99
UNI EN 121
UNI EN 159
UNI EN 163
UNI EN 176
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186/1,2
UNI EN 187/1,2
UNI EN 188
UNI FA 174
UNI ISO 175
62
REQUISITI CONNOTANTI PARAMETRO DI
VALUTAZIONE
NORMATIVA DI
RIFERIMENTO
Controllo regolarità finiture
Verifiche in laboratorio e in
opera della planarità di insieme
e della planarità locale
UNI 2623
UNI 2624
UNI 2625
UNI 2626
UNI 4373
UNI 4373
UNI 7071
UNI 7072
UNI 7883
UNI 8272/1/2
UNI 8273
UNI 8754
UNI 8813
UNI 8941/1,2,3
UNI EN 98
UNI EN 159
UNI EN 163
UNI EN 176
UNI EN 177
UNI EN 178
UNI EN 186/1,2
UNI EN 187/1,2
UNI EN188
UNI FA 174
Resistenza all’irraggiamento
Capacità di mantenere
inalterate le proprie
caratteristiche nel tempo
UNI 4529
UNI 6063
UNI 7074
UNI 8202/29
UNI 8272
UNI 8941/1,2,3
UNI 9307/1
63
4.7) CALSSIFICAZIONE DELLE RICHIESTE
CLASSI DI ELEMENTI TECNICI
REQUISITI CONNOTANTI Solaio a
terra
Solaio
interpian
o
Pareti
esterne
verticali
Pareti
interne
verticali
copertura
Affidabilità Asetticità Assenza di emissione di sostanze
nocive
Assorbimento acustico Assorbimento luminoso Attitudine e integrazione
impiantistica
Attrezzabilità Comodità di uso e manovra Controllo del flusso luminoso Controllo dell’inerzia termica Controllo della condensazione
interstiziale
Controllo della condensazione
superficiale
Controllo della regolarità
geometrica
Controllo delle dispersioni di
calore per trasmissione
Efficienza Impermeabilità ai liquidi Isolamento acustico ai rumori
impattivi
Isolamento elettrico Isolamento termico Limitazione delle temperature
superficiali
Permeabilità all’aria Reazione al fuoco Regolarità delle finiture Resistenza alla flessione
64
Resistenza a irraggiamento solare Resistenza a manovre false e
violente
Resistenza a strappo degli strati
superficiali
Resistenza agli agenti aggressivi
chimici
Resistenza agli attacchi biologici Resistenza ai carichi sospesi Resistenza al fuoco Resistenza al gelo Resistenza al punzonamento Resistenza al vento Resistenza all’acqua Resistenza all’irraggiamento Resistenza all’usura Resistenza alla temperatura e a
sbalzi di temperatura
Resistenza di intrusioni e
manomissioni
Resistenza meccanica Riparabilità Sicurezza alla circolazione Sicurezza alle intrusioni Sostituibilità Stabilità morfologica Tenuta all’acqua Tenuta all’aria
65
4.8) CHIUSURE VERTICALI OPACHE
1-CHIUSURA VERTICALE VENTILATA PIANI PRIMO, SECONDO E
SOTTOTETTO
C.V.O. 01 pluristrato ventilata con isolamento intermedio e rivestimento
discontinuo
La chiusura verticale opaca in esame, data la presenza dell’intercapedine d’aria che
garantisce la ventilazione, assicura il soddisfacimento del benessere igrotermico e
impedisce la formazione di condensazione interstiziale. La membrana bituminosa
impermeabilizzante assicura invece una adeguata tenuta all’acqua, garantendo di
conseguenza l’integrità dello strato di isolamento termico in polistirene espanso
estruso.
Abbiamo deciso di utilizzare per la muratura dei blocchi semiportanti tipo Poroton
Thermo che garantiscono delle prestazioni adeguate sia dal punto di vista della
conduttività, sia dal punto di vista statico: ad essi è ancorato il telaio, costituito da
66
montanti in legno e traversi in acciaio, che porta i listelli anch’essi in legno di
facciata.
La scelta del rivestimento di facciata in listelli di legno è dovuta principalmente a
motivi di carattere estetico e di continuità e conformità con le tipologie che
caratterizzano il contesto in cui si inserisce l’edificio: il legno infatti è un materiale
molto diffuso ed utilizzato per la realizzazione di edifici residenziali nella zona del
bellunese.
Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza
limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.
Per il calcolo della trasmittanza delle chiusure verticali opache dei piani primo,
secondo e sottotetto si omette il contributo dello strato di finitura esterno in listelli di
legno a causa della presenza dello strato di ventilazione.
C.V.O. 01 A
Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)
Coeff. Liminare interno 0,125
Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051
Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182
Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280
Strato di isolamento termico e di coibentazione 0,06 0,036
Coeff. Liminare esterno 0,043
Ueffettiva 0,264 W/mqK
67
In corrispondenza dei montanti in legno, la trasmittanza della chiusura verticale è
differente da quella calcolata in precedenza, ma ugualmente sotto il livello limite
imposto dalla normativa.
C.V.O. 01 B
Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)
Coeff. Liminare interno 0,125
Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051
Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182
Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280
Montante in legno (abete) 0,08 0,120
Coeff. Liminare esterno 0,043
Ueffettiva 0,343 W/mqK
68
2- CHIUSURA VERTICALE OPACA AL PIANO TERRA
C.V.O. 02 pluristrato ventilata con isolamento intermedio e rivestimento
discontinuo
Questo tipo differente di chiusura verticale opaca, destinata al tamponamento esterno
del piano terra, è caratterizzato dalla presenza di pannelli con pietra a vista ancorati
alla muratura semiportante in blocchi Poroton Thermo tramite malta tecnica di
incollaggio e tasselli tipo Fischer (quattro per pannello).
La chiusura appena descritta, date le caratteristiche prestazionali dei materiali
presenti, garantisce anch’essa il benessere igrotermico atteso. I pannelli di
rivestimento con faccia a pietra associano le caratteristiche ideali di coibentazione del
polistirolo espanso con quelle di resistenza alla pressione e all’impatto del materiale
marmoreo utilizzato per la faccia esterna; il risultato è un sistema dotato di efficacia
di isolamento termico, con doti di resistenza meccanica e di impermeabilità
(l’assorbimento d’acqua per immersione è vicino allo zero: WL(T)2<4%) nettamente
superiori a quella di un tradizionale cappotto.
69
Abbiamo deciso di differenziare i rivestimenti di facciata delle unità destinate agli
appartamenti dei piani primo e secondo dal rivestimento di facciata delle unità
destinate alle attività commerciali del piano terra. La colorazione della pietra adottata
(grigio tenue) permette di ottenere un contrasto cromatico gradevole alla vista e di
evitare l’eventuale monotonia dovuta alla presenza importante del legno in facciata.
Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza
limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.
C.V.O. 01 A
Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)
Coeff. Liminare interno 0,125
Strato di rivestimento interno (intonaco) 0,02 0,051
Strato di muratura con blocco Poroton Thermo 0,30 0,182
Strato di regolarizzazione (rinzaffo) 0,01 0,280
Strato di incollaggio in malta tecnica 0,01 0,63
Strato di finitura esterno in pannelli di pietra 0,08 0,039
Coeff. Liminare esterno 0,043
Ueffettiva 0,233 W/mqK
70
4.9) CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE
C.O.S. pluristrato ventilata con isolamento intermedio
La chiusura orizzontale superiore è stata studiata al fine di garantire il benessere
igrotermico nell’ambiente sottostante. Il manto di copertura in tegole portoghesi è
sorretto da listelli in legno che, data la loro dimensione, garantiscono una buona e
continua ventilazione nello spazio che intercorre tra le tegole e gli strati sottostanti il
listello. Al fine di assicurare una buona coibentazione della copertura, al di sotto del
listello, è presente uno strato impermeabilizzante in membrana elastoplastomerica.
L’adeguato isolamento termico è invece assicurato dalla presenza di un doppio strato
di polistirene estruso intermedio. Lo strato protettivo con barriera al vapore
impedisce la formazione di condensa. La copertura è sorretta da una struttura
costituita da trave di colmo, puntoni, travetti tutti in legno lamellare.
71
Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza
limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,31 W/mqK.
C.V.O. 01 A
Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)
Coeff. Liminare interno 0,071
Tavolato in legno 0,02 0,051
Barriera al vapore 0,30 0,182
Strato di isolamento termico in polistirene estruso 0,01 0,280
Tavolato in legno 0,01 0,63
Strato di impermeabilizzazione in membrana
elastoplastomerica 0,08 0,039
Coeff. Liminare esterno 0,043
Ueffettiva 0,24 W/mqK
72
4.10) CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE
C.O.I. pluristrato aerata
La chiusura orizzontale inferiore in esame è realizzata su uno strato di magrone in
calcestruzzo ed è opportunamente impermeabilizzata tramite membrana
elastoplastomerica. Le casseforme modulari poggiano su un massetto in calcestruzzo;
al di sopra di queste sono presenti due ulteriori massetti in calcestruzzo: uno di
completamento con rete elettrosaldata per la distribuzione uniforme dei carichi e uno
di finitura levigato.
L’aerazione della chiusura appena descritta è assicurata da un tubo di dieci centimetri
di diametro che collega le casseforme con l’ambiente esterno; questa, unitamente alla
presenza dello strato di tenuta all’acqua, garantisce il rispetto del benessere
igrometrico.
La presenza di locali destinati a garage e cantine rende non necessario il rispetto di
particolari prescrizioni normative circa il soddisfacimento dei requisiti di isolamento
termico.
73
4.11) PARTIZIONI ORIZZONTALI INTERNE
1- PARTIZIONE ORIZZONTALE INTERNA SU PIANO INTERRATO
P.O.I. 01 pluristrato con isolamento termico intermedio
La partizione interna orizzontale in esame separa il piano interrato destinato ai garage
e alle cantine dal piano terra dove si trovano le tre attività commerciali. Si tratta di un
solaio costituito da lastre tipo predalle con elementi di alleggerimento in polistirene
espanso; sopra lo strato di completamento in calcestruzzo è presente uno strato di
isolamento termico in polistirene estruso: essendo infatti il piano interrato non
climatizzato e non isolato termicamente, risultava necessario isolare il piano terra con
una soluzione di questo tipo. Il pacchetto della partizione si completa poi con un
massetto in calcestruzzo alleggerito per il passaggio degli impianti termici, un
sottofondo in cemento e sabbia e la pavimentazione in gres porcellanato.
74
Il DLgs 311/06 con riferimento ai dati del 2008, ci fornisce il valore di trasmittanza
limite per le chiusure degli edifici e che per la zona in esame è di 0,35 W/mqK.
P.O.I. 01
Spessori (m) Λ (conducibilità W/mK)
Coeff. Liminare interno 0,111
Pavimentazione 0,02 1,000
Sottofondo in cemento e sabbia 0,04 0,400
Massetto per il passaggio degli impianti termici 0,08 0,200
Strato di isolamento termico in polistirene estruso 0,05 0,036
Lastra predalle 0,24 0,35
Intonaco 0,02 0,051
Coeff. Liminare esterno 0,071
Ueffettiva 0,315 W/mqK
75
2- PARTIZIONE ORIZZONTALE INTERNA SUI PIANI TERRA, PRIMO E
SECONDO
P.O.I. 02 pluristrato in laterocemento
La partizione interna sopra raffigurata separa i piani: primo, secondo e sottotetto.
Si tratta di un solaio in laterocemento, costituito da travetti prefabbricati posti tra un
elemento di alleggerimento in laterizio (pignatta) e l’altro. La parte strutturale della
soletta si completa poi con una cappa in calcestruzzo armato che ha la funzione di
distribuire uniformemente i carichi. Al di sopra di questo pacchetto strutturale è posto
un massetto in calcestruzzo alleggerito per il passaggio degli impianti e un
sottofondo, in sabbia e cemento, su cui è realizzata una pavimentazione in gres
porcellanato. La partizione non presenta uno strato di isolamento termico in quanto
questa separa due piani climatizzati.
76
4.12) PARTIZIONI VERTICALI INTERNE
1- PARTIZIONE VERTICALE INTERNA SEMPLICE
P.V.I. 01 partizione semplice
I locali degli appartamenti, ai piani primo secondo, sono separati da partizioni
semplici (monostrato). Queste sono infatti costituite da un solo strato autoportante in
laterizio forato di piccole dimensioni ( 8x25x25 cm), rifinito su entrambi i lati in
intonaco di gesso e vermiculite rustico e civile. Sono pareti che separano zone giorno
e zone notte, esse non devono quindi soddisfare alcun requisito di isolamento termico
o acustico.
77
2- PARTIZIONE VERTICALE INTERNA BAGNO
P.V.I. pluristrato con isolamento acustico intermedio
Questo tipo di partizione verticale interna è stata utilizzata per separare i locali adibiti
ai servizi igienici dal resto dei locali dei piani primo e secondo. E’ una partizione
pluristrato in quanto, a differenza di quella descritta sopra, presenta oltre che uno
strato autoportante in laterizio anche uno strato di isolamento acustico. L’isolamento
acustico dei bagni è garantito da un pannello (ISOLPIOMBO SPECIAL N) la cui
funzione è basata sul frazionamento della sua struttura costituita da cinque strati di
materiali diversi. L’ anima del pannello, e cioè la parte che costituisce la massa, è una
lamina di piombo dello spessore di 0,6 mm, flottante tra due pannelli di fibra e perlite
di densità 210 Kg/mc. Un rivestimento elastico fonoassorbente su entrambe le facce
completa il pannello (potere isolante R: 31dB). Le pareti dei bagni sono rivestite da
piastrelle in gres porcellanato, opportunamente fissate al pannello isolante attraverso
un adesivo cementizio normale di classe C1. Le piastrelle di rivestimento sono
necessarie perché impermeabili all’acqua e alla condensa e rispondo al requisito di
facile pulibilità.
78
4.13) SERRAMENTI
Il presente capitolo è dedicato all’analisi delle caratteristiche tecniche principali che
caratterizzano i serramenti del nostro edificio.
PERMEABILITA’ ALL’ARIA
Per quanto riguarda questa sezione, si farà riferimento alle prescrizioni presenti nelle
seguenti normative: la norma UNI EN 12207, la quale riferisce la permeabilità
dell’aria sia all’intera area dei serramenti (m3/hm
2) sia alla lunghezza dei giunti
apribili (m3/hm); la norma UNI EN 1026, la quale indica invece la metodologia delle
prove pratiche di laboratorio da eseguire per la classificazione degli elementi.
Tramite tali prove di laboratorio sono state definite quattro diverse classi
prestazionali:
CLASSE 1: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una
perdita massima a 100 Pa di 50 m3/hm
2 se riferita all’intera area del
serramento, oppure di 12,5 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti
apribili del serramento. La pressione di prova massima prevista per
l’attribuzione di questa classe è 150 Pa.
CLASSE 2: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una
perdita massima a 100 Pa di 27 m3/hm
2 se riferita all’intera area del
serramento, oppure di 6,75 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti
apribili del serramento. La pressione di prova massima prevista per
l’attribuzione di questa classe è 300 Pa.
CLASSE 3: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una
perdita massima a 100 Pa di 9 m3/hm
2 se riferita all’intera area del serramento,
oppure di 2,25 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti apribili del
serramento. La pressione di prova massima prevista per l’attribuzione di questa
classe è 600 Pa.
CLASSE 4: fanno parte di questa classe i serramenti caratterizzati da una
perdita massima a 100 Pa di 3 m3/hm
2 se riferita all’intera area del serramento,
oppure di 0,75 m3/hm se riferita alla sola lunghezza dei giunti apribili del
serramento. La pressione di prova massima prevista per l’attribuzione di questa
classe è 600 Pa.
79
La UNI EN 12207 contiene il diagramma di permeabilità all’aria nel quale sono
riportati i valori ottenuti durante le prove riferiti all’estensione della superficie o della
lunghezza dei giunti apribili.
Per determinare la classe di permeabilità all’aria a cui devono appartenere i
serramenti del nostro edificio bisogna tener conto delle caratteristiche morfologiche
del territorio in cui ci troviamo e della geometria dell’edificio stesso. Per quanto
riguarda Belluno, i dati necessari sono i seguenti:
1. Zona Climatica: F
2. Zona di vento: 1
3. Classe di rugosità del terreno: B
4. Altezza dell’edificio: 14m
80
Con questi dati, consultando la tabella contenute nella norma in considerazione, si
può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe 3.
81
TENUTA ALL’ACQUA
Per quanto riguarda la caratteristica di tenuta all’acqua, la norma di riferimento è la
UNI EN 12208. Sono state definite 10 diverse classi, riportate all’interno di una
tabella nella norma suddetta.
Nel nostro caso saranno importanti esclusivamente i metodi di prova A in quanto i
serramenti sono soggetti a completa esposizione.
Anche per la determinazione della classe di tenuta all’acqua a cui devono appartenere
i nostri serramenti, sono necessari i dati relativi alla morfologia del territorio e alla
geometria dell’edificio.
82
Per quanto riguarda Belluno i dati sono i seguenti:
1. Zona di vento: 1
2. Classe di rugosità del terreno: B
3. Altezza dell’edificio: 14m
Con questi dati, consultando la tabella contenuta nella norma in considerazione, si
può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe 5A.
83
RESISTENZA AL VENTO
L’analisi dei serramenti, in relazione alla loro caratteristica di resistenza al vento, fa
riferimento alla normativa UNI EN 12210.
Le prove di laboratorio indicate dalla norma consistono nell’inserire il serramento in
un cassone e nel creare tre diverse condizioni di pressione :
P1: pressione statica
P2: pressione pulsante pari a 0,5P1 per 50 cicli
P3: pressione di sicurezza posta pari a 1,5P1
Il serramento, sottoposto alle pressioni P1 e P2, non deve presentare difetti visibili ad
occhio nudo (d=1m), non deve presentare rotture o deformazioni; al termine del test
inoltre la permeabilità all’aria del serramento non deve superare il 20%.
Il serramento, sottoposto alla pressione P3, deve rimanere chiuso.
In base a delle prove effettuate in laboratorio, sono state definite 5 diverse classi di
resistenza al vento, riportate poi nel prospetto 3 della suddetta norma.
84
E’ stata inoltre definita una classificazione combinata, la quale tiene anche conto
della freccia ammissibile per l’elemento più deformato del telaio .
Consideriamo nuovamente i dati relativi alla morfologia del territorio e alla geometria
dell’edificio, in maniera tale da poter stabilire la classe di resistenza al vento
attraverso la consultazione della tabella che segue:
1. Altitudine: 383m
2. Zona di vento: 1
3. Classe di rugosità del terreno: B
4. Altezza dell’edificio: 14m
Con questi dati, consultando la tabella contenuta nella norma in considerazione, si
può stabilire che i serramenti del nostro edificio dovranno essere di Classe C2.
85
SCELTA DEI SERRAMENTI
Le valutazioni preliminari esposte poc’anzi, ci hanno portato a scegliere un
serramento che potesse soddisfare tutti i requisiti e le caratteristiche emerse
dall’analisi.
La scelta è pertanto stata quella di un serramento “Kyotoline C6” in legno lamellare
di abete rosso costituito da telaio maestro di sezione mm 68x82, anta battente da mm
68x79, a triplice battuta con giunzioni d’angolo a doppio tenone. Ha un vetro triplo
(4BE+10ARGON+5+10ARGON+4BE) con siliconatura trasparente solo sulla parte
esterna, doppia guarnizione in TPE di tenuta termica ed acustica, gocciolatoio in
alluminio anodizzato completo di scossalina. Il serramento è inoltre verniciato con tre
mani di vernice idrosolubile. Tale serramento ci consente di avere delle ottime
prestazioni sia a livello di isolamento termico, sia a livello di isolamento acustico.
Le specifiche tecniche del serramento appena descritto sono dichiarate e garantire dal
produttore attraverso una relazione di prova consultabile.
Falegnameria F.lli Boninsegna S.n.c.
LOC.GHIAIE, 11
38050 IMER (TN) Italia
Tel.: 0439-67020
Fax: 0439-725133
Web: www.boninsegna.net
SPECIFICHE TECNICHE TYP VC Ug Uf Uw dB Vetro dB Totale 4BE+10ARGON+5+10ARGON+4BE 0,8 1,325 1,14 30 33
Ug = trasmittanza termica del vetro espressa in W/mqK
Uf= trasmittanza termica del telaio espressa in W/mqK
Uw= trasmittanza termica del serramento espressa in W/mqK (metodo di calcolo
UNI-EN ISO 10077-1 del 2007)
dB= abbattimento acustico espresso in decibel
CERTIFICAZIONI
PROVA NORMA RISULTATO
Permeabilità all’aria UNI-EN 1026/01 Classe 3
Tenuta all’acqua UNI-EN 1027/01 Classe 5°
Resistenza al vento UNI-EN 12211/01 Classe C3
Resistenza meccanica UNI-EN 107 Superate tutte le prove
Marcatura CE EN 14351 per tutti i prodotti C6.
86
5) STRUTTURE
In questo capitolo si affronta l’argomento riguardante il sistema strutturale
dell’edificio. Si farà una descrizione generale delle tecnologie utilizzate, senza
entrare nel merito dell’analisi dimensionale delle stesse, in quanto non richiesta.
Il sistema strutturale del nostro progetto è costituito prevalentemente da elementi in
cemento armato, ad eccezione della copertura per la quale è previsto l’utilizzo di
elementi in legno lamellare.
Le fondazioni sono costituite da un reticolo di travi a “T” rovesce che poggiano su di
uno strato di magrone. Per quanto riguarda le strutture di elevazione del piano
interrato, abbiamo un sistema misto composto da pilastri e setti in cemento armato;
questi ultimi son presenti lungo tutto il perimetro del suddetto piano e delimitano
inoltre i vani scala fino in copertura, fungendo quindi da sostegno per le rampe delle
scale stesse.
La tecnologia utilizzata per la realizzazione del solaio su piano interrato è quella che
prevede l’utilizzo di lastre tipo “predalle”, ovvero delle lastre prefabbricate in
cemento armato con elementi di alleggerimento in polistirene e tralicci in acciaio. Su
di esse viene poi effettuato un getto di completamento in calcestruzzo comprensivo di
rete elettrosaldata per la ripartizione dei carichi.
Dal piano terra fino in copertura non abbiamo più la presenza dei setti in cemento
armato lungo il perimetro dell’edificio: le strutture di elevazione sono pertanto
costituite solo da una maglia di pilastri e dai setti in cemento armato dei vani scala.
Per quanto riguarda invece i piani primo e secondo, troviamo dei solai in
laterocemento: abbiamo cioè dei travetti prefabbricati con degli alleggerimenti questa
volta costituiti da pignatte in laterizio. Su di essi abbiamo poi il solito getto di
completamento in calcestruzzo e la maglia elettrosaldata per la ripartizione dei
carichi. Le travi portanti sono state ovviamente posizionate lungo gli interassi minori
dei pilastri, i solai di conseguenza corrono lungo gi interassi maggiori.
Come già anticipato, la copertura non è realizzata in cemento armato. Siamo in
presenza di una copertura a falde inclinate, pertanto in corrispondenza della linea di
colmo troviamo la trave portante in legno lamellare, sostenuta da una fila di pilastri;
su questa e sulle travi anche’esse in legno lamellare situate in corrispondenza delle
corree in cemento armato perimetrali, poggiano i puntoni portanti. Questi ultimi
fungono da sostegno per gli assiti in legno, all’interno dei quali è presente il doppio
strato di isolamento termico, e per i listelli sempre in legno ai quali sono poi fissate le
tegole.
87
6) IMPIANTI
6.1) IMPIANTO TERMICO
Per impianto termico si intende il sistema integrato di componenti attraverso il quale
regolare la temperatura interna degli ambienti, sia la componente dedicata a fornire
calore durante il periodo invernale (cioè l'impianto termico in senso stretto), sia la
componente dedicata a sottrarre calore durante il periodo estivo. La componente
dedicata al raffrescamento estivo è indicata, generalmente, come "impianto di
condizionamento". Prendendo in esame le temperature medie mensili di luglio e
agosto di Belluno, abbiamo ritenuto che non fosse necessario quest’ultimo, dato che
la media mensile più elevata si registra a luglio, ma è di soli 21 C°.
Le normative dell’impianto termico
Data la grande superficie dell’immobile abbiamo optato per un impianto di
riscaldamento di tipo centralizzato a gas a condensazione, ovvero costituito da
un’unica centrale termica posta in un locale tecnico denominato “locale termico” al
piano interrato e realizzato secondo le normative di sicurezza vigenti. Tali
normative prescrivono che:
gli impianti debbano avere una potenzialità >30.000 kcal/h = 35 kW.
deve essere presente un cartello con divieto di fumare e di usare fiamme
libere.
deve essere presente cartello con un divieto di depositare sostanze
infiammabili diverse dall'alimentazione.
Le porte dei locali devono essere munite di dispositivo di autochiusura, avere
altezza minima di 2 m e larghezza minima di 0,8 m e possedere caratteristiche
di resistenza al fuoco non inferiori a REI 60.
Prendendo una P pari a 7 kW/unità abitativa (dettata dalla presenza di unità
commerciali di notevole metratura) e moltiplicandola per le 17 unità dell’immobile
si ottengono 119 kW (P>116 kW) e quindi inoltre devono essere rispettate le
seguenti disposizioni:
Piano di calpestio a quota non inferiore a -5 m.
Il locale tecnico con P>116 kW deve avere comportamento antincendio Rei
120, sia per le strutture portanti che per le pareti divisorie.
L’altezza minima con P>116 kW di 2,90 m.
Superficie di aerazione S (cm2) > Q [kW] x 15 in quanto la centrale termica è
posta al piano interrato e comunque superiore di 3000 cm2.
88
Descrizione dell’impianto
L'impianto è costituito da un generatore (caldaia) "stagno" (nel senso che la camera
di combustione è completamente separata dall'ambiente nel quale è collocata la
caldaia), dotato di sistema di evacuazione dei fumi (canna fumaria), in uscita nel
giardino del complesso e di altezza superiore di almeno 1 metro rispetto il piano di
calpestio e di carico dell'aria esterna. La caldaia è collegata all'impianto di
alimentazione del combustibile, alla rete idraulica (per il carico del fluido di
vettoriamento) ed al circuito di vettoriamento (colonne montanti). Dal locale termico
partono le tubature di mandata e di ritorno della caldaia, opportunamente isolate
termicamente, e seguono un percorso attraverso il soffitto del piano interrato e
corrono agganciate sull’intradosso del solaio del piano rialzato e si diramano dalla
centrale termica fino alle colonne montanti, le quali arrivano fino al sottotetto,
inserite nei cavedi previsti nelle murature dei due vani scala del complesso
immobiliare, e si collegano in ogni piano ai collettori che poi dirameranno la
distribuzione di acqua calda nelle singole unità abitative e nei gruppi radianti
(radiatori), il cui dimensionamento viene effettuato in ragione della necessità di
apporto o sottrazione di calore nel singolo vano. Ogni gruppo radiante (radiatore) è
dotato di una valvola,che permette la chiusura e l'apertura dell'alimentazione, e di un
"detentore"o valvola di regolazione del flusso.
6.2) IMPIANTO ELETTRICO
Con la definizione normativa elettrica si intende l'insieme di leggi, norme di
attuazione e norme di riferimento tecnico che disciplinano il settore dell'impiantistica
elettrica. La materia è disciplinata in Italia da una serie di leggi e decreti che partono
dal 1955 al 2001. Fra questo corpus abbiamo la Legge n. 186 del 01 marzo 1968, la
quale impone che TUTTI I MATERIALI, LE APPARECCHIATURE, I
MACCHINARI, LE INSTALLAZIONI E GLI IMPIANTI ELETTRICI ED
ELETTRONICI DEVONO ESSERE REALIZZATI E COSTRUITI A REGOLA
D'ARTE. In tempi più recenti questo principio è stato ripreso e sviluppato dalla
Legge n. 46 del 5 marzo 1990. Attualmente la legge 46/90 è stata abrogata insieme al
Dpr 447 ed è sostituita dal DM 37 del 22 gennaio 2008. I punti salienti della legge
sono:
la limitazione all'installazione e manutenzione degli impianti a soggetti
abilitati, in possesso di requisiti tecnico-professionali riconosciuti;
l'obbligo di rilascio della dichiarazione di conformità da parte dell'installatore;
l'obbligo di utilizzo di materiale certificato a norma;
la necessità di redigere un progetto per gli impianti che superano alcune
dimensioni di metratura o sono relative ad impianti particolari (medici, a
maggior rischio in caso di incendio o sono ambienti a rischio di esplosione);
89
la protezione dell'utilizzatore da contatti diretti (il contatto con parti
normalmente in tensione) e indiretti (parti metalliche che non dovrebbero
essere in tensione, come le carcasse degli elettrodomestici);
l'obbligo dell'impianto di messa a terra;
l'obbligo di installazione dell'interruttore differenziale;
Le norme tecniche che definiscono la modalità di costruzione e installazione dei
componenti elettrici in Italia sono redatte dal Comitato elettrotecnico italiano (CEI),
che a sua volta recepisce le normative europee (EN). L’impianto da noi adottato è di
tipo tradizionale . Le reti elettriche sono autonome per ognuna delle unità abitative,
mentre per le zone in comune a tutte le unità immobiliari è prevista un’unica rete
elettrica. Per una maggior comodità di intervento i quadri elettrici principali ed i
contatori sono posti in un unico locale tecnico posizionato al piano interrato.
90
7) VERIFICHE
7.1) RAPPORTI AEROILLUMINANTI
7.1.1) RIFERIMENTI NORMATIVI
La norma a cui ci si riferisce per il calcolo dei rapporti aeroilluminanti è estratto dal
regolamento edilizio del comune di Belluno.
Art. 66:
1. I locali devono essere dotati di illuminazione e aerazione dirette da spazi
esterni.
2. L’illuminazione naturale, ove prescritta, deve essere ottenuta a mezzo di
finestre e porte-finestre trasparenti, le quali abbiano posizione e dimensioni tali
da realizzare le seguenti condizioni:
a) L’illuminazione deve essere sufficientemente distribuita in tutte le parti del
locale;
b) Il rapporto di illuminazione (R.I.) del locale, cioè il rapporto tra la
superficie finestrata utile ( convenzionalmente intesa quale la superficie
finestrata detratta l’eventuale quota inferiore fino ad un’altezza di cm. 70
dal pavimento e la quota superiore eventualmente coperta da sporgenze,
aggetti, velette) e la superficie netta del locale, non deve essere inferiore al
valore minimo di seguito specificato per ciascun tipo di locale;
c) Le superfici vetrate devono possedere coefficienti di trasparenza > o = a
0,7;
d) Le superfici finestrate o comunque trasparenti delle pareti perimetrali o
delle coperture devono essere dotate di dispositivi che consentano il loro
oscuramento;
e) La superficie finestrata dei locali P1 e P2 dovrà assicurare un fattore di luce
diurna medio non inferiore a 0,02;
f) Nei locali P1 P2 posti al piano sottotetto almeno la metà della superficie
vetrata deve essere collocata sulle pareti verticali, mentre la rimanente metà
può essere realizzata mediante lucernari ( l’abbaino è considerato superficie
finestrata verticale);
3. L’areazione naturale diretta, ove prescritta, deve essere ottenuta a mezzo di
finestre 8 anche a tetto) e porte apribili ( ad esclusione delle porte d’ingresso),
le quali abbiano posizione e dimensioni tali da realizzare le seguenti
condizioni:
a) L’areazione deve essere sufficientemente distribuita in tutte le parti del
locale;
b) Il rapporto di aerazione (R.A.) del locale, cioè il rapporto tra superficie
finestrata apribile ( convenzionalmente misurata sul foro della cassa fissa
91
del serramento) e la superficie netta del locale, non deve essere inferiore ai
valori minimi di seguito specificati;
c) Nei locali P1 e P2 posti al piano sottotetto almeno la metà della superficie
finestrata apribile deve essere collocata sulle pareti verticali mentre la
rimanente metà può essere realizzata mediante lucernari ( l’abbaino è
considerato superficie finestrata apribile verticale);
d) I sistemi di ventilazione deve, possono essere progettati e realizzati in modo
da impedire l’immissione ed il riflusso nei medesimi dell’aria e degli
inquinanti espulsi e, per quanto possibile, la mutua diffusione nei locali di
esalazioni e di inquinamenti in essi prodotti.
Le cucine, devono comunque essere fornite di due condotti verticali
prolungati sopra la linea di colmo del tetto di cui uno per l’areazione
dell’ambiente e l’altro per lì eventuale convogliamento dei fumi di
combustione; il condotto per l’areazione può essere sostituito da idonei ed
omologati sistemi alternativi purchè nel rispetto delle vigenti norme
tecniche Uni-Cig;
TIPO DI LOCALE NUOVA COSTRUZIONE EDIFICI ESISTENTI
P1 R.I. = R.A. = 1/8 R.I. = R.A. = 1/10
P2 - P3
P4 - P5
Si applicano le disposizioni
emanate dalla regione Veneto
Si applicano le disposizioni
emanate dalla regione Veneto S1 R.I. = R.A. = 1/12
Anche da finestre inserite in cavedi
o bocche di lupo
R.I. = R.A. = 1/12
Anche da finestre inserite in
cavedi o bocche di lupo S2
R.A. = 1/12
R.I= non sono richiesti requisiti
mionimi
Anche da finestre inserite in cavedi
o bocche di lupo
Per R.A. inferiori 1/12 dovrà essere
garantita l’integrazione attraverso
l’adozione di idonea aspirazione
forzata.
E’ sempre consentito l’uso di
ambienti non direttamente aerati
dall’esterno attraverso l’adozione di
idonea aspirazione forzata
R.A. = 1/12
R.I= non sono richiesti
requisiti mionimi
Anche da finestre inserite in
cavedi o bocche di lupo
Per R.A. inferiori 1/12 dovrà
essere garantita l’integrazione
attraverso l’adozione di idonea
aspirazione forzata.
E’ sempre consentito l’uso di
ambienti non direttamente
aerati dall’esterno attraverso
l’adozione di idonea
aspirazione forzata
S3 – S4
S5 – S6 Non sono rischiesti requisiti minimi
Non sono rischiesti requisiti
minimi
92
Bisogna poi tenere conto della presenza o meno di aggetti che condizionano
l’ombreggiamento della finestra.
Nella figura i simboli hanno i seguenti significati:
l : lunghezza dell’aggetto superiore
p : proiezione dell’aggetto pari a L/2. Si determina solo per L maggiore di 150 cm.
a : superficie finestrata utile per 1/3 agli effetti della aeroilluminazione.
b : superficie utile agli effetti dell’aeroilluminazione
c : superficie anche se finestrata comunque non utile ai fini dell’aeroilluminazione
(c = cm.60)
La superficie finestrata utile e uguale b+1/3 di a.
93
7.1.2) CALCOLO DEI RAPPORTI AEROILLUMINANTI
Fatte le premesse circa le modalità di calcolo dei rapporti aero-illuminanti, riportiamo
nelle pagine successive le tabelle relative rispettivamente ai piani terra, primo e
secondo.
94
7.2) STUDIO DEL FATTORE DI LUCE DIURNA
Lo studio dell’illuminamento all’interno di un ambiente parte dall’analisi del fattore
di luce diurna, cioè della quantità di luce naturale che penetra nell’ambiente dalle
aperture finestrate.
Tutto questo ha lo scopo di assicurare al progetto un’adeguata quantità di
irraggiamento gratuito e sfruttabile direttamente con uno studio attento delle riprese
luminose.
Il fattore di luce diurna è il rapporto tra l’illuminamento che si ha in un punto (che di
solito e un punto che appartiene al piano di lavoro) e quello che si avrebbe nello
stesso punto se l’emisfero celeste non fosse oscurato ne dalle superfici che
definiscono l’ambiente interno, ne dalle possibili ostruzioni esterne (illuminamento
massimo ottenibile sul piano orizzontale).
7.2.1) FLD MEDIO
Una prima modalità di calcolo del fattore medio di luce diurna viene introdotta dalla
Circolare Ministeriale n. 3151 del 22/5/1967. Questo è un metodo di calcolo analitico
che ha come variabili di ingresso le dimensioni del locale, le caratteristiche del vetro
e l’ampiezza solida dell’ostruzione esterna. L’espressione analitica proposta per
calcolare il FLDm è la seguente:
Dove:
Sfinestra: è la superficie vetrata della finestra in mq;
t: è il fattore di trasmissione luminosa del vetro;
ρm: è il coefficiente medio di riflessione luminosa ponderato su tutte le superfici
interne;
S tot: è la superficie interna totale del locale;
ε: è il fattore finestra considerato in posizione bari centrale;
95
Più recentemente, nel 1995, il regolamento edilizio della regione Emilia Romagna ha
avanzato una nuova espressione per il calcolo del FLDm. La necessità di apportare
delle migliorie alla formula precedente è stata mossa dal fatto che si è voluto tener
conto della reale posizione del serramento rispetto alla muratura (centrata, filo
esterno, filo interno,…). A tal fine è stato introdotto il fattore riduttivo ψ per cui
l’espressione finale per determinare il FLDm in uno specifico ambiente risulta:
Dove:
ψ : è il fattore imbotte;
i, n: sono il numero progressivo delle finestre.
Dalle seguenti tabelle si evince che in tutti i locali la verifica del valore del fattore di
luce medio ƞm effettivo rispetto a quello limite del 2% ha dato esito positivo.
96
PIANO TERRA
ATTIVITA’ LOCALE Af mq t ρm Stot
mq ε ψ ƞm
A
Attività
commerciale 33,08 0,54 0,71 93,54 0,32 0,95 0,20
Bagno 0,90 0,54 0,75 6,24 0,49 0,85 0,13
B
Attività
commerciale 21,86 0,54 0,71 86,42 0,28 1 0,13
Bagno
disabili 0,90 0,54 0,75 6,59 0,49 0,85 0,12
Bagno 0,90 0,54 0,76 4,00 0,08 0,85 0,03
C
Attività
commerciale 5,82 0,54 0,72 62,50 0,49 0,95 0,08
Bagno 0,90 0,54 0,76 5,00 0,49 0,82 0,16
A: Negozio di Abbigliamento
B: Caffetteria
C: Agenzia Viaggi
97
PRIMO PIANO
APPARTAMENTO LOCALE Af
m2 t ρm
Stot
m2 ε ψ ƞm
A
Soggiorno +
cucina 2,65 0,54 0,51 23,28 0,35 0,96 0,04
Camera singola 1,34 0,54 0,75 10,17 0,28 0,88 0,07
Bagno 0,90 0,54 0,76 4,73 0,48 0,82 0,16
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,25 0,48 0,83 0,08
B
Soggiorno +
cucina 2,65 0,54 0,73 29,00 0,30 0,96 0,05
Bagno 0,90 0,54 0,75 6,29 0,48 0,82 0,12
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,72 0,48 0,83 0,08
C
Soggiorno +
cucina 2,86 0,54 0,72 30,60 0,36 0,86 0,06
Bagno 0,90 0,54 0,75 6,29 0,48 0,82 0,12
Camera
matrimoniale 1,79 0,54 0,74 14,70 0,48 0,82 0,10
D
Soggiorno +
cucina 3,3 0,54 0,73 33,20 0,39 0,86 0,07
Bagno 0,90 0,54 0,75 5,43 0,48 0,82 0,14
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,08 0,48 0,83 0,08
E
Soggiorno +
cucina 2,44 0,54 0,73 24,93 0,35 0,96 0,07
Bagno 0,90 0,54 0,75 5,67 0,28 0,82 0,08
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,08 0,28 0,88 0,05
F
Soggiorno 5,33 0,54 0,73 21,96 0,38 0,90 0,16
Bagno 0,90 0,54 0,75 5,60 0,48 0,82 0,14
Camera doppia 1,34 0,54 0,74 14,89 0,48 0,83 0,07
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,74 14,49 0,48 0,83 0,08
Cucina 1,34 0,54 0,75 8,96 0,48 0,83 0,13
G
Soggiorno +
cucina 1,51 0,54 0,74 17,10 0,32 0,89 0,05
Bagno 0,90 0,54 0,75 6,24 0,25 0,82 0,06
Camera
matrimoniale 2,44 0,54 0,74 14,04 0,32 0,96 0,12
98
PIANO SECONDO
APPARTAMENTO LOCALE Af
mq t ρm
Stot
mq ε ψ ƞm
H
Soggiorno +
cucina 2,65 0,54 0,72 23,28 0,39 1 0,08
Camera
singola 1,34 0,54 0,63 10,17 0,39 0,93 0,07
Bagno 0,89 0,54 0,79 4,73 0,39 0,85 0,16
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,25 0,39 0,93 0,07
I
Soggiorno +
cucina 3,67 0,54 0,72 29 0,39 1 0,10
Bagno 0,89 0,54 0,74 6,29 0,39 0,85 0,10
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,72 0,39 0,93 0,07
L
Soggiorno +
cucina 3,44 0,54 0,72 30,60 0,39 0,95 0,08
Bagno 0,89 0,54 0,74 6,29 0,39 0,85 0,10
Camera
matrimoniale 1,79 0,54 0,71 14,70 0,39 0,85 0,08
M
Soggiorno +
cucina 3,89 0,54 0,69 33,20 0,39 0,95 0,08
Bagno 0,89 0,54 0,76 5,43 0,39 0,85 0,12
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,08 0,39 0,93 0,07
N
Soggiorno +
cucina 3,67 0,54 0,72 24,93 0,39 1 0,11
Bagno 0,89 0,54 0,75 5,67 0,39 0,93 0,12
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,73 14,08 0,39 0,93 0,07
O
Soggiorno +
cucina 4,2 0,54 0,73 17,10 0,39 0,95 0,18
Bagno 0,89 0,54 0,75 6,24 0,39 0,85 0,10
Camera
matrimoniale 3,67 0,54 0,73 14,04 0,39 1 0,20
P
Soggiorno +
cucina 6,36 0,54 0,71 21,96 0,39 0,95 0,20
Bagno 0,89 0,54 0,75 5,60 0,39 0,85 0,11
Camera
doppia 1,34 0,54 0,74 14,89 0,39 0,93 0,07
Camera
matrimoniale 1,34 0,54 0,75 14,49 0,39 0,93 0,07
Cucina 1,34 0,54 0,74 8,96 0,39 0,93 0,11
99
7.2.2) FLD PUNTUALE
Si ricorre alla determinazione del fattore di luce puntuale nel caso in cui l’ambiente
da analizzare ha forma complessa, dimensioni rilevanti, oppure quando l’attività per
cui è progettato lo stesso ambiente richiede che siano garantite specifiche prestazioni
in termini di illuminamento.
Ciò comporta che si determino singolarmente i contributi di illuminamento che
sommati forniscono il FLD.
Si comincia individuando i punti per cui si deve determinare il valore del FlDi.
Il numero e la posizione di tali punti devono essere scelti in modo che essi si trovano
ad un quarto del lato della parete perimetrali dell’ambiente. L’altezza a cui devono
essere posti dipende dalla destinazione d’uso del locale in esame: per le residenze si
pone a 90 cm sopra la quota del pavimento, per destinazioni differenti tale punto deve
essere posizionato ad un’altezza corrispondente a quella del piano di lavoro.
Per ognuno di questi punti si deve, poi, determinare il FlDi tenendo conto di alcuni
fattori riduttivi:
FlDi = ( Cc + Cre + Cri * Fs ) * t * Ft * Fm
dove:
Fs è il fattore di manutenzione delle superfici interne;
t è il coefficiente di trasparenza del vetro;
Ft è il fattore di ostruzione della finestra;
Fm è il fattore di manutenzione del serramento.
100
I METODI PER DETERMINARE IN COMPONENTI DEL FLD
Per determinare FLD puntuale si ricorre a diversi metodi tra i quali:
- I diagrammi di Waldram
- I goniometri proposti dal Building Research Station ( B.R.S.)
- Il metodo tabulare del B.R.S.
- I diagrammi puntinati proposti da Lynes nel 1968 e da Turner nel 1969
- I diagrammi di Pleijel
Il metodo del fattore di luce diurna fonda sull’ipotesi di assumere come modelli di
cielo di riferimento per le valutazioni quelli C.I.E. di cielo coperto (indicato anche
come “cielo internazionale” ) oppure di cielo uniforme ( noto anche come “cielo
uniforme standard” )
IL METODO TABELLARE: LA COMPONENTE CIELO (Cc)
Questa prima componente è calcolata proiettando da P l’ostruzione finestra esterna
sul piano della finestra e calcolando la differenza fra la componente cielo relativa
all’intera finestra e la componente cielo relativa alla parte di finestra ostruita.
A tale fine sulla colonna a destra di ciascuna tavola è riportato l’angolo di ostruzione
che sostituisce i rapporti H / d e che consente, insieme ai valori di B / d, di valutare la
componente cielo relativa alla frazione di finestra ostruita dall’ostruzione.
Le tabelle non tengono conto dell’assorbimento dovuto al telaio ed ai montanti della
finestra e presuppongono un vetro semplice e pulito: per tale ragione si riduce il
valore trovato per un fattore di deprezzamento, che vale:
- 0,8 nel caso di infissi metallici
- 0,7 nel caso di infissi in legno
101
Cielo coperto o internazionale. Componente cielo in percentuale
102
Cielo uniforme o standard. Componente cielo in percentuale
LA COMPONENTE DI RIFLESSIONE ESTERNA
Il valore della componente di riflessione esterna (Cre) si ottiene moltiplicando la
componente cielo relativa alla frazione di finestra ostruita dall’ostruzione per la
luminanza relativa dell’ostruzione, espressa come rapporto fra la luminanza
dell’ostruzione e quella del cielo. Se la luminanza dell’ostruzione non è nota, si può
assumere un valore di:
- 0,1 nel caso di cielo uniforme
- 0,2 nel caso di cielo coperto internazionale.
103
LA COMPONENTE DI RIFLESSIONE INTERNA
La componente di riflessione interna (Cri) viene fornita dalla tabella sottostante,
strutturata in funzione di due parametri:
- Il rapporto dell’area netta della finestra rispetto all’area del pavimento;
- I coefficienti di riflessione delle pareti e del pavimento
I COEFFICIENTI CORRETTIVI DI RIDUZIONE DEL FLD
I valori dei coefficienti riduttivi che tengono conto del contesto antropico in cui
l’unità edilizia in esame è situata, della destinazione d’uso e delle caratteristiche di
manutenibilità e pulizia.
IL FATTORE DI MANUTENZIONE DELLE SUPERFICI INTERNE (Fs)
Tale fattore dipende dalla zona in cui è ubicata la costruzione e va applicato alla
sola componente di riflessione delle superfici interne (Cri)
104
IL COEFFICIENTE DI TRASPARENZA DEL VETRO (t)
Si utilizza il valore di t fornito direttamente dal produttore; nel caso dell’opera
edilizia in esame si utilizza un valore di t pari a 0,54.
IL FATTORE DI OSTRUZIONE DELLA FINESTRA (Ft)
Quando si hanno a disposizione le dimensioni degli elementi di riferimento, ossia
le dimensioni del telaio prescelto, il valore Ft risulta del rapporto:
Ft = W / S
Dove:
W è la superficie netta dei vetri;
S è la superficie al lordo del serramento.
IL COEFFICIENTE DI MANUTENZIONE DEL SERRAMENTO (Fm)
Tale valore è da prendere dalla tabella riportata ed è espresso in funzione della
giacitura della finestra e della destinazione del locale:
105
CALCOLI:
Per il calcolo del FLD puntuale si considera la camera matrimoniale
dell’appartamento A.
Punto 1 = Punto 3
Componente cielo (Cc):
H / d = 1,6 m / 1,31 m = 1,22 = 50°
B / d = 1,2 m / 1,31 m = 0,92
Dalla tabella si ricavano i seguenti valori:
- Cielo coperto = 4,8 – 70% = 1,44
- Cielo uniforme = 5,6 – 70% = 1,68
Componente di riflessione esterna (Cre):
- Cielo coperto = 0,2
- Cielo uniforme = 0,1
Componente di riflessione interna (Cri):
A vetro = 1,34 mq
A pavimento = 14,25 mq
pavimento = 20 %
pareti = 80 %
Cri = 0,9 x 1,2 = 1,08
Fs = 0,9
t = 0,54
Ft = W / S = 0,70
Fm = 0,9
106
Risultati Punto 1 = risultati Punto 3
- Cielo coperto: ( 1,44 + 0,2 + 1,08 * 0,9) * 0,54 * 0,70 *0,9 = 0,83
- Cielo uniforme : ( 1,68 + 0,1 + 1.08 * 0,9 ) * 0,54 * 0,70 * 0,9 = 0,87
Punto 2 = Punto 4
Componente cielo (Cc):
H / d = 1,6 m / 3,61m = 0,44 = 23,75°
B / d = 1,2 m / 3,61m = 0,33
Dalla tabella si ricavano i seguenti valori:
- Cielo coperto = 0,35– 70% = 0,105
- Cielo uniforme = 0,60 – 70% = 0,18
Componente di riflessione esterna (Cre):
- Cielo coperto = 0,2
- Cielo uniforme = 0,1
Componente di riflessione interna (Cri):
A vetro = 1,34 mq
A pavimento = 14,25 mq
pavimento = 20 %
pareti = 80 %
Cri = 0,9 x 1,2 = 1,08
Fs = 0,9
t = 0,54
Ft = W / S = 0,70
Fm = 0,9
107
Risultati Punto 2 = risultati Punto4
- Cielo coperto: ( 0,105 + 0,2 + 1,08 * 0,9) * 0,54 * 0,70 *0,9 = 0,42
- Cielo uniforme : ( 0,18 + 0,1 + 1.08 * 0,9 ) * 0,54 * 0,70 * 0,9 = 0,41
FLD PUNTUALE:
- Cielo coperto: ( 0,83 + 0,83 + 0,42 + 0,42 ) / 4 = 0,625 > 1 %
- Cielo uniforme : ( 0,87 + 0,87 + 0,41 + 0,41 ) / 4 = 0,64 > 1 %
108
7.3) ANTINCENDIO
Per questioni sicurezza in caso di incendio sia le chiusure esterne e sia le partizioni
interne del piano interrato sono state realizzate con calcestruzzo REI 120. Per questi
modelli viene garantita una specifica resistenza al fuoco che viene certificata
mediante gli studi pertinenti come previsto dalla normativa vigente.
La resistenza al fuoco viene espressa come un tempo di eventuale azione del fuoco
durante il quale resta assicurata la funzionalità del blocco. Così, per esempio, la
certificazione REI 120' indica che il blocco è in grado di supportare adeguatamente
durante 2 ore (120 minuti) l'effetto del fuoco.
Di seguito sono riportate le stratigrafie relative alle chiusure verticali controterra e
alle partizioni interne verticali del piano interrato.
CHIUSURA VERTICALE CONTROTERRA
109
PARTIZIONE INTERNA VERTICALE DEL PIANO INTERRATO
La strada privata che conduce direttamente all’edificio è stata posizionata e
dimensionata tenendo presente di un eventuale passaggio di un mezzo di soccorso
ingombrante, quale il camion dei pompieri. La curva presente all’interno del cortile
residenziale presenta una curva di raggio superiore ai tredici metri, dunque non è uno
ostacolo alla viabilità del mezzo di soccorso.
110
7.4) PLUVIALI
La norma di riferimento per il dimensionamento dei pluviali è la UNI EN 12056-3.
Partendo dal presupposto che l’edificio in esame è ubicato in una zona caratterizzata
da una rilevante piovosità e nevosità, siamo stati attenti a mettere e dimensionare i
canali di gronda e i pluviale, al fine di avere un regolare ed adeguato smaltimento
delle acque meteoriche.
Il tetto a falde della nostra costruzione presenta un canale di gronda Ø 150, fatto in
rame e 12 pluviali Ø 120 opportunamente distanziati tra di loro. Per il
dimensionamento dei canali del canale di gronda e del pluviale ci siamo rifatti alla
seguente tabella:
Area del tetto in
proiezione orizzontale
(mq)
Diametro
del canale di gronda
(cm)
Diametro
del pluviale
(cm)
Fino a 10 8 4
Da 11 a 25 10 5
Da 26 a 50 12 7
Da 51 a 100 15 10
Da 101 a 200 18 10
111
8) FABBISOGNO ENERGETICO
La valutazione del fabbisogno di energia per il riscaldamento di un edificio o di una
parte di esso, è un’attività professionale ( in molti paesi europei e alcune regioni
italiane) in tutti in quei paesi in cui è diventato obbligatorio fornire all’acquirente un
certificato in cui il fabbisogno energetico convenzionale per il riscaldamento
dell’edificio è “classificato”. Il fabbisogno è annuo e specifico, è valutato in Kwh.
Per la determinazione del fabbisogno termico si è fatto riferimento alle norme ISO
13790, UNI 832, UNI10379 rev. 2, UNI 10349, UNI 10351, UNI 10355, UNI 12524
dalle quali si sono ricavati i procedimenti e i dati necessari al calcolo.
Il principale riferimento è la norma ISO 13790. La norma propone un modello del
tipo quasi stazionario, che si basa su una valutazione dell’uso dell’energia su periodi
di lunghezza pari al mese. In pratica si considerano che le temperature interne siano
fisse, che quelle esterne siano poco variabili, su periodi relativamente brevi e che gli
apporti energetici siano “spalmabili” su tutta la giornata (24h).
L’approccio quasi stazionario adottato dalla ISO 13790 tiene conto della dinamica
(limitata) del fenomeno attraverso una correzione forfettaria degli apporti:
un fattore di utilizzazione che tiene conto del potenziale surriscaldamento interno.
Il mese è un periodo sufficientemente lungo per poter trascurare l’accumulo
termico all’interno della struttura edilizia e considerare che il flusso entrante
(dall’ambiente interno nell’involucro) è uguale all’uscente (dall’involucro verso
l’ambiente esterno). È un periodo sufficientemente breve per poter considerare
ragionevolmente costanti (pure all’interno di cicli) le condizioni ambientali esterne e
di modello d’uso (quindi condizioni interne) durante le ore del giorno, senza perdere
informazioni circa la differenza di clima.
Il bilancio energetico viene definito includendo le seguenti quantità:
Dispersioni termiche per trasmissione e ventilazione dell’ambiente interno
verso quello esterno;
Apporti di calore gratuiti interni, ovvero l’emissione di calore utilizzato da
parte delle sorgenti interne di calore;
Apporti gratuiti legati alla radiazione solare.
Come dati di input sono stati considerati il confine dello spazio riscaldato e il periodo
di calcolo; in sede di progetto si è deciso di eseguire il calcolo considerando i mesi
che vanno da 1 Novembre al 31 Marzo ( periodo definito dalla normativa 10349 per
la zona B) evidenziando i risultati ottenuti per il mese di gennaio essendo questo il
mese avente la temperatura esterna giornaliera più bassa, pari a 0,1°C; secondo
quanto riportato dalla norma UNI 10349, per una maggiore sicurezza e per verificare
eventuali surriscaldamenti dell’edificio il calcolo verrà esteso ai mesi di Ottobre e
Aprile.
112
Per il calcolo si è considerata un’unica zona avente come limiti l’involucro edilizio
prendendo come temperatura di progetto 20°C, valore ricavato dalla UNI 10379 per
edifici di carattere E1, ovvero di civile abitazione.
In seguito si è analizzata la stratigrafia dei pacchetti tecnologici utilizzati per le
chiusure orizzontali e verticali, con la conseguente determinazione attraverso le
schede tecniche di prodotto tutti i valori necessari al calcolo (spessore, conduttività e
trasmittanza termica).
STRATIGRAFIA DELLE CHIUSURE CON CALCOLO DELLE
TRASMITTANZE
Parete verticale primo e secondo piano:
N. DESCRIZIONE STRATO SPESSORE
[m]
CONDUTTIVITA'
[W/mK]
Int Coefficiente liminare interno
0,125
1 Intonaco interno 0,02 0,051
2 Blocco Poroton 0,3 0,182
3 Rinzaffo 0,01 0,63
4 Isolante 0,06 0,036
Est Coefficiente liminare esterno
0,043
R [m2K/W] 3,89104819
U [W/m2K] 0,25700016
Parete perimetrale piano terra:
N. DESCRIZIONE STRATO
SPESSORE
[m]
CONDUTTIVITA'
[W/mK]
Int Coefficiente liminare interno
0,125
1 Intonaco interno 0,02 0,051
2 Blocco Poroton 0,3 0,182
3 Rinzaffo 0,01 0,63
4 Malta tecnica di incollaggio 0,01 0,63
5 Pannello con pietra a vista 0,08 0,039
Est Coefficiente liminare esterno
0,043
R [m2K/W] 4,29153659
U [W/m2K] 0,23301677
113
Serramenti:
DESCRIZIONE
Finestre in legno lamellare di
abete rosso costituiti da telaio
maestro 78x75 mm, anta
battente 68x80 mm. Vetro
camera 5-9-5-9-5 mm.
Ug Uf Uw
0,8 1,325 1,14
Copertura:
N. DESCRIZIONE STRATO
SPESSORE
[m]
CONDUTTIVITA'
[W/mK]
Int Coefficiente liminare interno
0,071
1 Tavolato in legno 0,025 0,3
2 Barriera al vapore 0,004 0,2
3 Isolante polistirene estruso 0,1 0,026
4 Tavolato in legno 0,025 0,3
5 Strato impermeabilizzante 0,003 0,23
Est Coefficiente liminare esterno
0,043
R [m2K/W] 4,15986399
U [W/m2K] 0,24039247
Solaio piano terra:
N. DESCRIZIONE STRATO
SPESSORE
[m]
CONDUTTIVITA'
[W/mK]
Est Coefficiente liminare esterno
0,071
1 Intonaco 0,02 0,051
2 Lastra predalle 0,24 0,35
3 Isolamento 0,05 0,036
4 Massetto impianti 0,08 0,2
5 Sottofondo 0,04 0,4
6 Pavimentazione 0,02 1
Int Coefficiente liminare interno
0,111
R [m2K/W] 3,16876004
U [W/m2K] 0,31558085
114
CALCOLO DELLA DISPERSIONE TERMICA A TEMPERATURA COSTANTE
Definite le stratigrafie delle chiusure verticali e orizzontali dell’edificio in progetto si
calcola la dispersione termica a temperatura costante dell’intera unità abitativa data
da:
Ql = (Ht+Hv)*(Ti-Te)*t
Dove:
Ti = è la temperatura interna di progetto;
Te = è la temperatura media esterna durante il periodo di calcolo;
Ht = è il coefficiente di dispersione termica per trasmissione;
Hv = è il coefficiente di dispersione termica per ventilazione;
t = è la durata del periodo di calcolo.
Il coefficiente di dispersione termica per trasmissione a sua volta è costituito da due
fattori: Hz coefficiente di dispersione per trasmissione attraverso le superfici opache e
trasparenti e Hpt coefficiente di dispersione per trasmissione dovuto ai ponti termici.
Il coefficiente Hz è dato da A*U, dove A è l’area della superficie interessata e U è la
trasmittanza areica dell’elemento.
Per quanto riguarda il calcolo dei ponti termici si considera l’apporto dato da quelli
relativi dei balconi. Parliamo dunque di ponti termici lineari.
L[m] ψ[W/mqK] Hpt[W/mK]
76,2 0,33 25,146
Individuate le trasmittanze areiche delle chiusure si è calcolato il coefficiente di
dispersione per trasmissione Hz.
Ricordando: Hz = A*U
Piano terra
SOLUZIONE
TECNICA
SUPERFICIE
[mq]
TRASMITTANZA
[W/mqK]
FATTORE
CORRETTIVO F Ht
Chiusura verticale
trasparente 105,62 1,14 1 120,4068
Chiusura verticale
opaca 289,6 0,23 1 66,608
Solaio su piano
interrato 362 0,315 1 114,03
115
Piano primo
SOLUZIONE
TECNICA
SUPERFICIE
[mq]
TRASMITTANZA
[W/mqK]
FATTORE
CORRETTIVO F Ht
Chiusura verticale
trasparente 89,4 1,14 1 101,916
Chiusura verticale
opaca 291 0,257 1 74,787
Piano secondo
SOLUZIONE
TECNICA
SUPERFICIE
[mq]
TRASMITTANZA
[W/mqK]
FATTORE
CORRETTIVO F Ht
Chiusura verticale
trasparente 89,4 1,14 1 101,916
Chiusura verticale
opaca 291 0,257 1 74,787
Sottotetto
SOLUZIONE
TECNICA
SUPERFICIE
[mq]
TRASMITTANZA
[W/mqK]
FATTORE
CORRETTIVO F Ht
Chiusura verticale
opaca 120 0,257 1 30,84
Copertura
SOLUZIONE
TECNICA
SUPERFICIE
[mq]
TRASMITTANZA
[W/mqK]
FATTORE
CORRETTIVO F Ht
Chiusura
orizzontale
superiore
trasparente 3,24 1,14 1 3,6936
Chiusura
orizzontale
superiore opaca 490 0,24 1 117,6
Ht=ΣSixUixFi+ΣLiψi 831,7
Stot involucro 2131,24
Trasmittanza
media
dell'involucro
0,39024 <0.50
116
CALCOLO DELLE DISPERSIONI ATTRAVERSO LA VENTILAZIONE
Il coefficiente di dispersione termica per ventilazione rappresenta quel calore che
viene asportato dall’ambiente per via del sistema di ventilazione artificiale
(trattamento d’aria) oppure attraverso la ventilazione naturale ( caso della maggiore
parte degli edifici residenziali). La norma prevede che, una volta nota la portata d’aria
di rinnovo dell’edificio che dipende dalla sua destinazione si possa valutare il
coefficiente, passando attraverso la capacità termica volumica dell’aria, ossia il
prodotto tra la densità e il calore specifico a pressione costante.
Hv = ρa ca V’
Dove:
V’= portata d’aria di rinnovo dell’edificio;
ρa ca = capacità termica volumica dell’aria 0,34 Wh/ mc K
La portata d’aria V’può essere calcolata da una stima della portata d’aria di ricambio
n ( numero dei volumi d’aria ricambiati in un’ora).
V’ = V*n
Dove :
V = volume dello spazio riscaldato, calcolato al netto delle strutture edilizie
(dimensioni interne).
n = numero di ricambi ora, preso pari a 0,5, valore riferito per gli edifici di categoria
E1 (residenziali).
Avendo calcolato Hv e Ht ora è possibile calcolare, per ogni zona termica riscaldata a
temperatura θi di un edificio, la dispersione termica totale, Ql, durante un periodo di
tempo t, caratterizzato da una temperatura dell’aria esterna θe con la formula
seguente:
Ql = (Ht+Hv)*(Tai-Tae)*t
Nel nostro progetto i valori utilizzati sono:
θi 20
θe 4,5
t 6,1
Il valore di dispersione termica Ql ottenuto è:
QL 126709,292
117
CALCOLO DEGLI APPORTI GRATUITI ALL’EDIFICIO
L’individuazione degli apporti gratuiti (Qg), è stata eseguita previa una attenta
valutazione del percorso solare, e dei sistemi di schermatura progettati per la
costruzione;
Qg = Qi + Qs
Dove Qi sono gli apporti di calore interni dovuti a:
Gli apporti di calore dovuti al metabolismo degli occupanti, il quale dipende
dal tipo di attività svolta nella zona termica trattata e alla media delle persone
presenti;
Il consumo di calore dovuto alle apparecchiature elettriche e agli apparecchi di
illuminazione;
Gli apporti netti provenienti dal sistema di distribuzione e di scarico
dell’acqua;
Per quanto riguarda Qi si è preso come valore pari a 6,3 W/mq di area di pavimento
dello spazio riscaldato: il valore è il risultato di una media ponderata effettuata
distinguendo l’area residenziale e quella commerciale; la normativa indica per la zona
residenziale 5W/mq, per bar e ristoranti 10W/mq ed 8W/mq per le altre attività
commerciali.
Si ottiene un Qi medio mensile di 15607 MJ.
Qs è invece l’apporto solare che dipende dall’insolazione normalmente disponbile
nella località interessata, dall’orientamento delle superfici di raccolta, dalla presenza
di ombreggiatura permanente, dalla trasmittanza solare e dalle caratteristiche di
assorbimento delle superfici soleggiate. Le superfici soleggiate da prendere in
considerazione sono le superfici vetrate, le superfici opache, le pareti interne e i
pavimenti degli spazi soleggiati.
Si ottiene un Qs medio mensile di 13328 MJ.
Per il calcolo degli apporti solari la normativa prevede una distinzione tra spazi
riscaldati e non.
Per spazi non riscaldati si fa riferimento alla norma UNI EN ISO 13789 poiché
gli apporti solari vengono moltiplicati per un fattore correttivo (1-b) dove b è
tabulato in tale normativa.
Per spazi riscaldati l’apporto solare complessivo è dato dalla somma del
prodotto di ogni superficie effettivamente esposta ai raggi solari e l’energia
solare globale su una superficie unitaria avente quell’esposizione.
Qs = Σj Isj * Σn Asnj
118
Dove la prima sommatoria è estesa a tutte le esposizioni, j, e la seconda a tutte le
superfici, n, esposte alla radiazione solare, e:
Isj è l'energia totale della radiazione solare globale su una superficie unitaria
avente esposizione j durante il periodo di calcolo;
Asnj è l'area effettiva della superficie di raccolta n con esposizione j, ed è
equivalente all'area di un corpo nero che ha lo stesso apporto solare della
superficie considerata.
Il valore As della superficie soleggiata di un elemento vetrato, come una finestra, è
dato da:
As = A*Fs*Fc* Ff* g
Dove:
A è l'area dell’apertura della superficie soleggiata (per esempio,
l’area della finestra);
Fs è il coefficiente di correzione dovuto all’ombreggiatura [0<Fs<1];
Fc è il coefficiente di riduzione dovuto a tendaggi;
Ff è il coefficiente di riduzione dovuto al telaio, pari al rapporto tra
l'area trasparente e l'area totale della finestra;
g è la trasmittanza dell’energia solare totale.
Nel calcolo del coefficiente di correzione dovuto all’ombreggiatura, sono da prendere
in considerazioni solo le ombreggiature permanenti,che non sono soggette a
rimozioni in relazione agli apporti solari o al variare della temperatura interna.
Protezioni solari automatiche o rimovibili dall'utente sono prese, implicitamente, in
considerazione con il fattore di utilizzazione.
Il fattore di correzione dovuto all’ombreggiatura è a sua volta dato da:
Fs = Fh*Fo*F
Dove:
Fh è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto alle ostruzioni esterne;
Fo è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti verticali;
Ff è il fattore di ombreggiatura parziale dovuto ad aggetti orizzontali.
Il fattore Fh dipende dall’angolo sull’orizzontale, dalla latitudine del sito e
dall’esposizione della superficie esposta; Fo dipende dall’angolo formato con
l’aggetto, dalla latitudine del sito e dall’esposizione della superficie; Ff dipende
dall’angolo formato con l’aggetto, dalla latitudine e dall’esposizione.
Il fattore Fc dovuto ai tendaggi dipende dal tipo di tendaggio, dalle proprietà ottiche
del tendaggio e dalla sua posizione rispetto alla superficie, cioè se è interno o esterno
alla chiusura.
119
CALCOLO DEL FATTORE DI UTILIZZAZIONE:
La norma UNI 832 definisce il fabbisogno termico come:
Q = Ql-Qse-Qg*ƞ
Dove ƞ è il fattore di utilizzazione dato da:
ƞ = (1- γa)/(1- γ
a-+1) se γ è diverso da 1:
ƞ = a/(a+1) se γ=1
Il fattore di utilizzazione permette di considerare il calcolo in maniera “quasi”
stazionaria.
I parametri che intervengono maggiormente sul fattore di utilizzazione sono: il
rapporto tra apporti / perdite γ = Qg/Ql e la costante di tempo τ che caratterizza
l’inerzia termica interna dello spazio riscaldato τ = C/H; dove C è l’effetiva capacità
termica interna sulle 24 ore C = ΣCaj*Aj e H è la somma dei coefficienti di
dispersione per trasmissione e per ventilazione.
Per la zona costituita da una o più unità abitative mantenute alla stessa temperatura
ma separate tra di loro sono da considerare tutte le superfici dell’involucro che
delimitano la zona e gli elementi edilizi interni orizzontali e verticali. UNI 831, UNI
10379 rev2.
Per quanto concerne le capacità termiche verranno prese in considerazione tutte le
capacità areiche di tutte le soluzioni tecniche della zona considerata per il calcolo fino
al raggiungimento del primo strato avente caratteristiche isolanti, più precisamente
avente conduttività minore di 0,05 W/mK.
I valori ottenuti sono:
γ 1,59851818
C 36,1
τ 0,02693769 a=1
ηu 0,434
Q 43115,3861
Dal valore ottenuto possiamo trarre delle conclusioni circa la classe energetica di
appartenenza del nostro edificio e successivamente proporre delle soluzioni per
migliorare le prestazioni termiche dell’edificio stesso.
120
Dalla classificazione della targa energetica della Regione Lombardia si evince che il
nostro edificio appartiene alla Classe B, avendo ottenuto un valore Q di fabbisogno
termico pari a 43,115 kWh/m2a.
Abbiamo ipotizzato un sistema che ci consenta di diminuire il fabbisogno termico, in
maniera tale migliorare la classe energetica di appartenenza.
Questa soluzione consiste nell’installare un impianto di ventilazione meccanizzata
che ci permetta di diminuire le dispersioni dovute alla ventilazione (Hv) di circa il
50%. Si introdurrebbe in tal caso un sistema di controsoffittatura in corrispondenza
dei disimpegni dei vari alloggi, scendendo così ad un interpiano netto di 2,40 m, non
violando quindi le prescrizioni normative a riguardo.
Questo tipo di impianti consente di ridurre le dispersioni fino al 70%; i locali
destinati alle attività commerciali del piano terra hanno un interpiano netto di 3,00 m,
altezza minima consentita dalla normativa, pertanto un sistema di controsoffittatura
per l’inserimento dell’impianto non sarebbe possibile. Ipotizziamo dunque una
riduzione delle dispersioni pari al 50%: il risultato ottenuto è un valore del
fabbisogno energetico pari a 16,386kW/m2a. Passeremmo dunque in Classe
energetica A.
121
9) VERIFICHE ACUSTICHE
9.1) TEMPO DI RIVERBERAZIONE
Il tempo di riverberazione è definito come il tempo (in secondi) necessario perché il
livello acustico in un ambiente prodotto da una determinata sorgente si riduca di 60
dB, a partire dall’interruzione dell’immissione del suono, da parte della sorgente.
È un parametro fondamentale per la valutazione della qualità acustica dell’ambiente.
Si ha che esso:
Varia in funzione di quanto “assorbono” le pareti che ne definiscono
l’involucro interno (e queste assorbono diversamente al variare della frequenza
considerata). L’assorbimento delle superfici che confinano un ambiente è una
proprietà additiva
Varia anche in funzione di quanta energia acustica è contenuta nell’ambiente e
quindi del volume stesso dell’ambiente.
La formula che ci permette di determinare il tempo di riverberazione (formula di
Sabine) è la seguente:
T60 = 0,16xV/(ΣiαiSi)
Dove:
- V = volume dell’ambiente considerato [m3]
- Si = superficie i-esima
- αi = coefficiente di assorbimento della superficie i-esima
Calcoliamo ora il tempo di riverberazione relativo al soggiorno dell’appartamento C
del piano primo.
122
STANZA VALORE U.D.M.
Profondità 4.90 m
Larghezza 3.60 m
Altezza 2.7 m
Volume 47.63 m3
Per ogni materiale utilizzato riportiamo nella tabella seguente i valori dei coefficienti
di assorbimento distinti a seconda delle frequenze centrali in bande di ottava.
125 250 500 1000 2000 4000
area
(mq)
Pavimento Pavimento in piastrelle 0,01 0,01 0,01 0,01 0,02 0,02 17.64
Soffitto Intonaco poroso pesante a base di
vermiculite 0,05 0,20 0,45 0,70 0,55 0,55 17.64
Serramento
est Finestratura 0,2 0,08 0,05 0,03 0,02 0,02 7.62
Pareti Intonaco poroso pesante a base di
vermiculite 0,05 0,20 0,45 0,70 0,55 0,55 38.28
Arriviamo quindi a determinare l’assorbimento acustico complessivo per banda:
Calcolo unità di assorbimento 0,1764 0,1764 0,1764 0,1764 0,3528 0,3528
0,882 3,528 7,938 12,348 9,702 9,702
1,524 0,6096 0,381 0,2286 0,1524 0,1524
0 0 0 0 0 0
1,914 7,656 17,226 26,796 21,054 21,054
Assorbimento acustico complessivo per
banda 4,4964 11,97 25,7214 39,549 31,2612 31,2612
T60 1,71 0,64 0,30 0,19 0,25 0,25
Consideriamo ora l’incidenza dell’arredamento:
Aggiungo gli arredi
Divano e tappeti per il 50% del pavimento 0,49 0,66 0,8 0,88 0,82 0,7
Assorbimento acustico per banda 4,3218 5,8212 7,056 7,7616 7,2324 6,174
Assorbimento acustico incrementato 8,8182 17,7912 32,7774 47,3106 38,4936 37,4352
T60 0,87 0,43 0,23 0,16 0,20 0,20
Le soluzioni adottate ci consentono di ottenere un buon tempo di riverberazione,
sempre inferiore al secondo.
Area
(mq)
Pavimento 17,64
Soffitto 17,64
Serramento est 7,62
Pareti 38,28
123
9.2) POTERE FONOISOLANTE
POTERE FONOISOLANTE DELLA FACCIATA
Il potere fonoisolante R quantifica la capacità di un componente di ridurre la
trasmissione del suono incidente su di esso. R varia al variare della frequenza e delle
proprietà fisiche, delle dimensioni e delle condizioni di vincolo del componente.
R = L1 - L2+10 log (S/A) [dB]
Dove:
- L1 = livello di pressione sonora nell’ambiente emittente
- L2 = livello di pressione sonora nell’ambiente ricevente
- S = la superficie della partizione esaminata [m2]
- A = 0,16V/T60 = area di assorbimento acustico equivalente dell’ambiente di
ricezione [m2]
Tutti i parametri che definiscono le proprietà acustiche di una partizione vengono
calcolati per bande di frequenza. Si hanno quindi diversi valori del potere fono
isolante della partizione , in base alla frequenza che si sceglie considerare.
L’ambiente considerato per il calcolo del potere fonoisolante della facciata ha una
superficie di 27,42 m2.
Nel nostro caso L1 risulta essere il livello di pressione sonora dell’ambiente esterno,
mentre L2 il livello di pressione sonora dell’ambiente considerato.
Pressione sonora
[Pa]
Livello di pressione
sonora [dB]
L1 Strada con traffico intenso 0,2 80
L2 Ambiente silenzioso 0,0002 20
Applicando la formula citata in precedenza si ottengono i seguenti risultati distinti per
bande di frequenza:
125 250 500 1000 2000
T60 0,87 0,43 0,23 0,16 0,20
A 8,76 15,51 33,13 47,63 38,10
R 64,95 62,47 48,63 57,60 58,57
Calcolo del potere fonoisolante pesato Rw
Il valore che ci permette di definire in maniera ragionevolmente sintetica la
prestazione acustica è quello relativo al potere fonioisolante pesato. Si riporta di
seguito la procedura che ci permette di determinare tale valore.
124
Si muove la curva – normalmente – verso l’alto, ma a passi non troppo fini, di 1 dB
ciascuno.
Ogni volta si verifica se, per ciascuna frequenza, il valore della misurazione è
inferiore a quello della curva di riferimento.
Se sì, si sommano tutti gli scarti sfavorevoli.
Se la somma degli scarti sfavorevoli è superiore a 32 dB, si muove la curva di
riferimento verso l’alto.
Se la somma è inferiore la si muove verso il basso.
Se è pari a 32 dB o simili, si prende il valore, in decibel, della curva di
riferimento a 500 Hz, e si considera tale valore il potere fonoisolante
pesato Rw.
Si determina il potere fonoisolante pesato della facciata:
125 250 500 1000 2000
Parete perimetrale in mattoni semipieni da 30 cm
e intonaco su ambo i lati 43 44 46 56 64 Rw=48
Curva di pesatura 36 45 52 55 56
Curva di pesatura spostata (per calcolo Rw) 32,5 41,5 48,5 51,5 52,5
Scarti (positivi se la curva di pesatura è inferiore) 11 3 -
3 5 12 26,50
Scarti positivi 11 3 - 5 12 29,00
Spostamento da fare -4,6 (se negativo verso il basso)
Spostamento della curva di pesatura -3,5
La normativa di riferimento per le verifiche di carattere acustico degli edifici è il
DPCM 05/12/1997. Per quanto riguarda gli edifici residenziali il potere fonoisolante
minimo per le facciate è di 40 dB. Dai calcoli effettuati si evince che la nostra
facciata rispetta la prescrizione avendo un potere fonoisolante di 48 dB.
CALCOLO DEL LIVELLO DI RUMORE DA CALPESTIO
Il livello di rumore da calpestio è un valore che ci consente di determinare la capacità
di una partizione interna orizzontale di non trasmettere i rumori impattivi (caduta di
oggetti, passi, ecc.).
Abbiamo due tipi differenti di livello acustico di calpestio, Ln ed LnT, normalizzati
rispettivamente rispetto all’assorbimento acustico e al tempo di riverberazione.
125
Ln = L – 10 log A0/A
LnT = L – 10 log T/T0
Dove:
- L = livello di pressione sonora misurato nella camera disturbata
- A = area equivalente di assorbimento della camera disturbata
- A0 = area equivalente di assorbimento di riferimento (20 mq)
- T = tempo di riverbero della camera ricevente
- T0 = tempo di riverbero di riferimento (0,5 s)
Tuttavia, per una stima teorica del livello di rumore da calpestio, ci si rifà alla norma
UNI EN 12354-2: questa norma prevede diversi metodi di approssimazione il
migliore dei quali risulta essere quello che tiene conto della massa superficiale del
solaio stesso. Per solai omogenei senza pavimento galleggiante la formula è la
seguente:
Ln,w = 164 – 35 log (m’)
dove m’ è appunto la massa superficiale del solaio. Nel nostro caso il solaio è
costituito da travetti tralicciati, pignatte da 20 cm e caldana da 5 cm. La massa
superficiale risulta pertanto essere 320 kg/m2.
Pertanto: Ln,w = 76,32 dB.
La normativa prevede per l’edilizia residenziale un limite di trasmissione dei rumori
impattivi di 63 dB. L’attenuazione del livello di calpestio nel nostro caso (ΔL) dovrà
essere di 13,32 dB. Il problema è stato risolto con l’inserimento nel pacchetto delle
partizioni interne orizzontali di uno strato di isolamento acustico in feltro e poliestere
di spessore pari ad 85 mm; questa soluzione ci consente di ottenere un abbattimento
ΔLnw di 34 dB e assicurare pertanto il benessere acustico previsto dalla norma.
126
10)RIFERIMENTI NORMATIVI
UNI 10349
UNI 7867
Regolamento Edilizio del Comune di Belluno (Testo vigente efficace dal 21/09/2006)
Legge 9 Gennaio 1989, n. 13
Decreto del Ministro dei Lavori Pubblici 14 Giugno 1989, n. 236
UNI 8289
UNI 8290
DLgs 311/06 (2008)
UNI EN 12207
UNI EN 1026
UNI EN 12208
UNI EN 12210
Regolamento Edilizio della Regione Emilia Romagna 1995
ISO 13790
UNI 832
UNI 10379 rev.
UNI 10351
UNI 10355
UNI 12524
UNI EN 12056-3
DPCM 05/12/1997
UNI EN 12354-2
127
11) BIBLIOGRAFIA
Manuali di Progettazione Hoepli
Casabella
www.wikipedia.it
www.google.it/maps
www.arpav.it
www.rdb.it
www.boninsegna.net
www.habitart.eu
www.edilportale.com
www.pica.it
www.scrigno.it
www.fischeritalia.it
www.polistirene.it
www.holzbau.com
www.index-spa.com
www.otis.it
Top Related