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Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano di Assetto del Territorio (PAT) RAPPORTO AMBIENTALE PRELIMINARE Novembre 2013 ALIA ss – Piazza delle Istituzioni, 22 - 31100 Treviso Tel e fax 0422 235343; [email protected] 1 INDICE 0 PREMESSA 6 1. INTRODUZIONE 8 1.1 Le fonti normative 8 1.2 Il Rapporto Ambientale Preliminare 8 1.3 La Sintesi non Tecnica 9 1.4 La dichiarazione di Sintesi 9 1.5 Scelta degli indicatori 10 1.5.1 Aspetti metodologici e tecniche per la gestione degli indicatori 12 2. DESCRIZIONE PRELIMINARE DELLO STATO DELL’AMBIENTE 19 2.1 Fonte dei dati 20 2.2 Aria 21 2.2.1 Qualità dell’aria 21 2.2.2 Campagna di Monitoraggio della qualità dell’aria 37 2.2.3 Emissioni (stima) 57 2.3 Fattori climatici 63 2.4 Acqua 67 2.4.1 Acque superficiali (idraulica) 67 2.4.2 Acque superficiali (qualità) 71 2.4.3 Acque sotterranee 97 2.4.4 Acquedotti e fognature 113 2.4.4.1 Acquedotto 113 2.4.4.2 Fognatura 114 2.5 Suolo e sottosuolo 120 2.5.1 Inquadramento litologico, geomorfologico e geopedologico 120 2.5.2 Uso del suolo 122 2.5.3 Cave attive e dimesse 124 2.5.4 Discariche 125 2.5.5 Significatività geologico-ambientali / geotipo 125 2.5.6 Fattori di rischio geologico e idrogeologico 125 2.5.7 Aree a rischio sismico 128 2.5.8 Siti contaminati 129

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INDICE

0  PREMESSA 6 

1.  INTRODUZIONE 8 

1.1  Le fonti normative 8 

1.2  Il Rapporto Ambientale Preliminare 8 

1.3  La Sintesi non Tecnica 9 

1.4  La dichiarazione di Sintesi 9 

1.5  Scelta degli indicatori 10 

1.5.1  Aspetti metodologici e tecniche per la gestione degli indicatori 12 

2.  DESCRIZIONE PRELIMINARE DELLO STATO DELL’AMBIENTE 19 

2.1  Fonte dei dati 20 

2.2  Aria 21 

2.2.1  Qualità dell’aria 21 

2.2.2  Campagna di Monitoraggio della qualità dell’aria 37 

2.2.3  Emissioni (stima) 57 

2.3  Fattori climatici 63 

2.4  Acqua 67 

2.4.1  Acque superficiali (idraulica) 67 

2.4.2  Acque superficiali (qualità) 71 

2.4.3  Acque sotterranee 97 

2.4.4  Acquedotti e fognature 113 

2.4.4.1  Acquedotto 113 

2.4.4.2  Fognatura 114 

2.5  Suolo e sottosuolo 120 

2.5.1  Inquadramento litologico, geomorfologico e geopedologico 120 

2.5.2  Uso del suolo 122 

2.5.3  Cave attive e dimesse 124 

2.5.4  Discariche 125 

2.5.5  Significatività geologico-ambientali / geotipo 125 

2.5.6  Fattori di rischio geologico e idrogeologico 125 

2.5.7  Aree a rischio sismico 128 

2.5.8  Siti contaminati 129 

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2.6  Agenti fisici 132 

2.6.1  Radiazioni non ionizzanti 132 

2.6.1.1  Elettromagnetismo da elettrodotti 132 

2.6.1.2  Progetto di un nuovo elettrodotto in altissima tensione 134 

2.6.1.3  Stazioni Radio Base 136 

2.6.2  Radiazioni ionizzanti 139 

2.6.3  Rumore 139 

2.6.4  Inquinamento luminoso 141 

2.7  Biodiversità 146 

2.7.1  Inquadramento generale 146 

2.7.2  Vegetazione e flora 147 

2.7.2.1  Vegetazione potenziale 147 

2.7.2.2  Vegetazione reale 148 

2.7.3  Fauna 151 

2.7.4  Connettività ambientale 154 

2.7.5  Aree protette e Rete Natura 2000 156 

2.8  Patrimonio culturale, paesaggistico, archeologico ed architettonico 159 

2.8.1  Patrimonio paesaggistico 159 

2.8.2  Il paesaggio agrario 164 

2.8.3  Patrimonio archeologico 166 

2.8.4  Patrimonio architettonico 172 

2.8.4.1  Centri storici 172 

2.8.4.2  Patrimonio insediativo storico e tradizionale sparso 174 

2.9  Popolazione 181 

2.9.1  Caratteristiche demografiche e anagrafiche 181 

2.9.2  Salute e sanità 184 

2.9.3  Istruzione 187 

2.9.4  Situazione occupazionale 192 

2.10  Il sistema socio-economico 194 

2.10.1 Il sistema insediativo 194 

2.10.2 Mobilità 195 

2.10.3 Attività produttive e commerciali 198 

2.10.3.1  Agricoltura ed allevamento 200 

2.10.3.2  Impianti a rischio di incidente rilevante 206 

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2.10.4 Rifiuti 207 

2.10.5 Energia 218 

2.10.6 Turismo 222 

2.11  Consumo di suolo 226 

3.  PROBLEMATICHE AMBIENTALI 235 

4.  ESAME DI COERENZA 236 

5.  SOGGETTI INTERESSATI ALLE CONSULTAZIONI 252 

5.1  LA CONCERTAZIONE E PARTECIPAZIONE 252 

5.2  SOGGETTI INTERESSATI ALLE CONSULTAZIONI 252 

6.  CARTOGRAFIA 254 

7.  BIBLIOGRAFIA 255 

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ALLEGATI Allegato 1 – Punti CAV segnalati all’interno del territorio vasto di Vigonovo Allegato 2 – Tavola vincoli ambientali territorio comunale Allegato 3 – PRG Vigente

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Gruppo di lavoro

Prof. Giovanni Campeol, già docente di Valutazione ambientale strategica, presso la Facoltà di Pianificazione del Territorio, Università Iuav di Venezia; Studio ALIA ss Piazza delle Istituzioni 22, 31100 Treviso - Tel e Fax 0422 235343; mobile +39 347 2526179; e-mail [email protected] Ing. Marco Baggio, ingegnere civile, via Tirana 48, 35138 Padova; mobile +39 3485213647, e-mail [email protected] Studio ALIA ss Piazza delle Istituzioni 22, 31100 Treviso - Tel e Fax 0422 235343; [email protected] Arch. Lorella Biasio, esperta in analisi e valutazione ambientale, Via Fratelli Cervi 5, 31055 Quinto di Treviso (TV); mobile +39 348 2335732; e-mail [email protected] Studio ALIA ss, Piazza delle Istituzioni 22, 31100 Treviso - Tel e Fax 0422 235343; e-mail [email protected] Dott. Nat. Davide Scarpa, Master in Conservazione della biodiversità: aree protette e reti ecologiche. Via E. Ciardi 36, 30034 Mira (VE), Italia; Tel: +39 041 5676249; mobile +39 3290204861; e-mail: [email protected]

Arch. Giulia Sommacal, esperta in analisi e valutazione ambientale, Via Nassa 12, 32032 Feltre (BL); mobile +39 349 4575974; e-mail: [email protected] Studio ALIA ss Piazza delle Istituzioni, 22, 31100 Treviso - Tel e Fax 0422 235343; mobile +39 347 2526179; e-mail [email protected]

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0 PREMESSA Rispetto alla grande quantità di indicatori presenti in letteratura e quelli indicati nel quadro conoscitivo della Regione Veneto, sono stati selezioni quelli ritenuti significativi per il caso del PAT di Vigonovo, ricordando che il panel deve essere il più ridotto possibile per essere gestibile e facilmente correlabile con i processi di pianificazione territoriale ed urbanistica. Nelle fasi di applicazione della Direttiva Europea sulla VAS, soprattutto a scala regionale, si stanno affermando modalità nelle quali detta procedura viene considerata sempre più come un comparto autonomo ed autoreferenziale. In tal senso la VAS è un processo (anche se codificato da una apposita procedura) che si legittima in quanto esiste un oggetto valutativo ovvero lo strumento di pianificazione. Ciò significa che il dominus è il Piano e la VAS esiste solo e soltanto in quanto si elabora uno strumento di pianificazione. Ciò vuol dire che la VAS è dipendente dalla natura del Piano (sia come struttura sia come dimensione) e deve stimare gli impatti che detto strumento può avere sull’ambiente. Ambiente che va inteso come struttura complessa e dinamica composta dei tre grandi sistemi biotici, abiotici ed umani, la cui declinazione non deve necessariamente comprenderli tutti e tre. La costituzione, inoltre, di commissioni regionali di valutazione delle VAS dal punto di vista concettuale sono anomale, in quanto la VAS non può essere approvata separatamente all’oggetto valutativo, ovvero il Piano. Non appaiono, infatti, metodologicamente coerenti con la natura della VAS quelle organizzazioni burocratiche che istituiscono procedimenti di verifica della legittimità della VAS al di fuori delle competenze della Pianificazione territoriale ed urbanistica. La VAS va intesa come un processo endogeno al piano con il quale dialoga fortemente dal punto di vista temporale (ex ante, itinere, ex post), da quello metodologico (definizione di modelli di VAS), da quello tecnico (scelta degli indicatori) e da quello partecipativo (modalità di coinvolgimento del pubblico). Il processo di normalizzazione che le Regioni stanno adottando, se da un lato consente alla struttura burocratica di omogeneizzare le VAS e/o dare un ruolo alle proprie strutture, dall’altro depotenzia la natura innovativa della VAS quale atto endoprocedimentale che non abbisogna di timbri per essere validata1. La stessa scelta degli indicatori e delle modalità di calcolo possono essere suggerite dalla struttura regionale, ma non imposte. In tal senso è necessario osservare che sul tema della verifica della sostenibilità (della quale molteplici sono le definizioni e le modalità di stima) la richiesta del “calcolo dell’impronta ecologica” appare come un esercizio più accademico, con scarsa capacità di aiutare a comprendere le ricadute ambientali dei processi di pianificazione territoriale ed urbanistica. L’impronta ecologica si rappresenta come un “idolo bugiardo”2 in quanto potrebbe fornire una distorta visione dello stato dell’ambiente di un determinato territorio e difficilmente sarebbe in grado di relazionarsi con le leve della pianificazione territoriale ed urbanistica che, si ricorda, è pur sempre uno strumento di settore. In tal senso molto più raffinato, anche se oggetto di verifica caso per caso, è il calcolo della SAU. 1 Si veda il rapporto consegnato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio sulla sperimentazione effettuata nel 2003-04 in due Province italiane (Convenzione tra Ministero dell’Ambiente e le province di Modena e di Chieti), per la definizione di metodologie di applicazione della Direttiva Europea 2001/42/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai fini dell’emanazione del decreto di recepimento di detta direttiva da parte del Governo italiano. 2 Si veda il vecchio libro, ma ancora attuale, di Giorgio Ruffolo, La qualità sociale, in cui l’autore bene analizza la distorsione che alcuni indicatori complessi, come il PNL, possono indurre nelle scelte strategiche di una comunità.

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Se con l’impronta ecologica si intende, invece, il calcolo di consumo di suolo in relazione alle diverse tipologie in cui può essere costituito un territorio oggetto di pianificazione, allora detta stima ha una utilità diretta con la natura della pianificazione territoriale ed urbanistica. La VAS non è la decisione del Piano ma aiuta solo ad indirizzare il Piano. Infatti una comunità per potersi sviluppare potrebbe legittimamente, in teoria, consumare più risorse di quanto essa ne avrebbe a disposizione; l’importante che essa sia in grado, attraverso l’innovazione tecnologia, la sostituzione di risorse, il riciclo, ecc. di rendere sostenibile complessivamente il suo sviluppo. La VAS, attraverso la stima degli impatti del piano sull’ambiente, deve servire a migliorare i processi di sviluppo, non a determinare la struttura della Piano e tanto meno limitare, con motivazioni ambientali, il desiderio di aumento di benessere di una determinata comunità. Si profila in alcune regioni la tendenza, rispetto ad un passato di totale lassair faire, a pensare un futuro pianificatorio sostenibile inteso dal punto di vista prevalentemente ecologico. Tutti gli indicatori che vengono utilizzati ai fini della VAS (compreso il loro modo di calcolo), devono trovare una qualche relazione con le fonti di pressione generabili dallo strumento di pianificazione sull’ambiente; tutto ciò che non è ragionevolmente correlabile con questo strumento di settore appare metodologicamente estraneo alla VAS ed alla sua reale utilità nell’aiuto alle decisioni. E’ necessario ricordare, inoltre, che il Rapporto ambientale si evolve e si consolida in base alle tre fasi della VAS (ex ante, itinere, ex post), sia come numeri di componenti ambientali indagate (con i relativi indicatori), sia come livello di applicazione delle tecniche valutative.

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1. INTRODUZIONE 1.1 Le fonti normative Le principali fonti normative emanate a livello comunitario, nazionale e regionale ed utilizzate per la redazione della VAS sono le seguenti:

Direttiva 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente;

Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 (BUR n.45/2004) - Regione Veneto, Norme per il governo del territorio;

D.G.R. 2988 dell'1 ottobre 2004 - Regione Veneto, avente ad oggetto: Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente. Primi indirizzi operativi per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di piani e programmi della Regione del Veneto;

D.G.R. 3262 del 24 ottobre 2006 - Regione Veneto, avente ad oggetto: attuazione Direttiva 2001/42/CE della Comunità Europea. Guida metodologica per la Valutazione Ambientale Strategica. Procedure e modalità operative. Revoca Dgr n.2961 del 26 settembre 2006 e riadozione;

D.Lgs. 152 del 3 aprile 2006, Norme in materia ambientale - parte seconda; D.G.R. 2649 del 7 agosto 2007 - Regione Veneto, avente ad oggetto: entrata in vigore della Parte II del

D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione integrata ambientale (IPPC)”;

D.Lgs. 16 gennaio 2008, n.4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale";

Legge Regionale 26 giugno 2008, n.4 - Regione Veneto, avente ad oggetto: “disposizioni di riordino e semplificazione normativa – collegato alla Legge Finanziaria 2007 in materia di governo del territorio, parchi e protezione della natura, edilizia residenziale pubblica, mobilità e infrastrutture”;

D.G.R. 791 del 31 marzo 2009- Regione Veneto, avente ad oggetto: adeguamento delle procedure di Valutazione Ambientale Strategica a seguito della modifica alla Parte Seconda del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, cd. "Codice Ambiente", apportata dal D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4. Indicazioni metodologiche e procedurali;

art. 40 Legge finanziaria 2012 (LR 13/2012 pubblicata sul BUR n.28 del 10.04.12); D.G.R. 1646 del 7 agosto 2012 – Regione del Veneto, avente ad oggetto: Presa d'atto del parere n.84

del 3 agosto 2012 della Commissione VAS "Linee di indirizzo applicative a seguito del cd Decreto Sviluppo, con particolare riferimento alle ipotesi di esclusione già previste dalla Deliberazione n.791/2009 e individuazione di nuove ipotesi di esclusione e all'efficacia della valutazione dei Rapporti Ambientali di PAT/PATI";

D.G.R. 384 del 25 marzo 2013 – Regione del Veneto, avente ad oggetto: Presa d'atto del parere n.24 del 26 febbraio 2013 della Commissione regionale VAS "Applicazione sperimentale della nuova procedura amministrativa di VAS";

D.G.R. 1717 del 03 ottobre 2013 – Regione del Veneto, avente ad oggetto: "Presa d'atto del parere n. 73 del 2 luglio 2013 della Commissione regionale VAS "Linee di indirizzo applicative a seguito della sentenza n. 58/2013 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 40, comma 1, della Legge della Regione Veneto 6 aprile 2012, n. 13, nella parte in cui aggiunge la lettera a) del comma 1-bis all'art. 14 della Legge della Regione Veneto 26 giugno 2008, n. 4.

1.2 Il Rapporto Ambientale Preliminare Su indicazione della Regione Veneto l’elaborazione del quadro conoscitivo ambientale viene suddiviso in due parti, ovvero il Rapporto Ambientale Preliminare, elaborato per la fase relativa alla predisposizione del Documento Preliminare del PAT, e il Rapporto Ambientale per la fase relativa l’elaborazione finale del PAT.

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Le fasi procedurali del processo di VAS sono ampiamente e chiaramente indicate nella normativa regionale e nelle varie delibere e documenti che man mano vengono emanati, e che sono elencati nel paragrafo precedente. Il presente Rapporto Ambientale Preliminare ha lo scopo di mettere in luce la situazione attuale dello stato dell’ambiente del territorio comunale di Vigonovo e si propone come documento di inquadramento territoriale e socio economico del comune. La finalità del presente documento - redatto secondo le disposizioni del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n.4, pubblicato sulla GU n. 24 del 29-1-2008- Suppl. Ordinario n.24 - è quindi quello di: - descrivere le fasi procedurali del processo di VAS; - analizzare le caratteristiche ambientali al fine di offrire un quadro sullo stato dell’ambiente del territorio comunale; - riassumere le problematiche ambientali rilevate nel territorio in base all’inquadramento preliminare, evidenziando la coerenza fra gli obiettivi del documento preliminare e gli interventi strategici che il progetto del PAT intende raggiunge; - per facilitare la lettura delle informazioni ambientali, la descrizione dello stato dell’ambiente viene effettuata secondo uno schema, suddiviso in paragrafi, analogo al Quadro Conoscitivo della Regione Veneto. Il Rapporto Ambientale Preliminare accompagna il Documento Preliminare del PAT (artt. 3-5 e 15 L.R. 11/2004), individua le prime criticità socio ambientali grazie agli elementi emersi da una primo studio sull’ambiente, ed evidenzia anche i temi di sostenibilità che negli incontri di concertazione con la cittadinanza e con gli Enti presenti sul territorio dovranno essere affrontati. Per fare ciò nel documento viene definito l’ambito d’influenza del piano/programma, ed individuati i soggetti da coinvolgere e consultare. Nel documento vengono infine evidenziate le componenti ambientali da approfondire in fase di redazione del Rapporto Ambientale. La verifica di coerenza di sostenibilità del PAT, in questa fase di elaborazione della VAS, avviene confrontando le strategie del Documento Preliminare con tutte le indicazioni emerse dall’analisi ambientale delle varie componenti, in particolare con le componenti e gli indicatori che presentano una criticità. 1.3 La Sintesi non Tecnica Analogamente alle procedure di VIA anche la VAS, nella sua parte finale con il Rapporto Ambientale completato, è corredata da una Relazione di Sintesi non Tecnica nella quale sono presentati i seguenti aspetti, con un linguaggio per il sapere comune:

- uno schema metodologico sintetico; - le principali fasi della VAS; - i risultati delle consultazioni pubbliche; - le indicazioni ambientali per il PAT; - la valutazione di coerenza tra le indicazioni pianificatorie del PAT e le indicazioni di sostenibilità

emerse dal quadro conoscitivo ambientale; - il monitoraggio ex post l’approvazione del PAT.

1.4 La dichiarazione di Sintesi La Direttiva 2001/42/CE, in materia di informazione al pubblico, all’Art 9, comma 1, prevede che gli stati membri debbano opportunamente informare il pubblico e i vari enti consultati e coinvolti, attraverso la messa a disposizione del “Piano o Programma adottato” e una “Dichiarazione di Sintesi” in cui siano evidenziate:

- le modalità con le quali sono state inserite nello strumento di pianificazione o di grammazione le valenze ambientali;

- come sono state tenute in considerazione le istanze nate dalla fase di concertazione con il pubblico; - le ragioni per le quali è stato scelto il piano o programma anche alla luce delle eventuali alternative

indagate; - le caratteristiche del monitoraggio ai sensi dell’art. 10.

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In sostanza la dichiarazione di sintesi spiega le ragioni della scelta del Piano o Programma rendendo esplicito al pubblico il processo e le strategie adottate. 1.5 Scelta degli indicatori La definizione degli indicatori e la loro scelta è frutto di una approfondito lavoro teorico e metodologico svolto in sede universitaria e attraverso diverse applicazioni a casi studio. Definizione di indicatore La Legge Regionale 11/2004 introduce nuove impostazioni metodologiche nella formazione ed acquisizione di elementi conoscitivi necessari all’elaborazione delle scelte in materia di pianificazione urbanistica e territoriale. In particolare prevede la propedeutica elaborazione delle basi informative, le quali, in rapporto allo strumento di pianificazione, vengono opportunamente organizzate e sistematizzate determinando così il “Quadro Conoscitivo” necessario ad una corretta definizione delle scelte dello strumento di pianificazione. Infatti il Quadro Conoscitivo si compone attraverso l’organizzazione coordinata di:

- dati ed informazioni già in possesso delle amministrazioni procedenti; - nuovi dati ed informazioni acquisite ed elaborate nella fase di formazione del Piano; - dati ed informazioni in possesso di altri enti.

L’articolazione del quadro conoscitivo dovrà, nei diversi livelli di pianificazione (PTCP, PAT e PI), garantire un quadro esaustivo delle informazioni in merito alle condizioni naturali ed ambientali del territorio, del sistema insediativo ed infrastrutturale, delle valenze storico-culturali e paesaggistiche e delle problematiche economiche e sociali. In sostanza per “Quadro Conoscitivo” si intende il complesso delle informazioni necessarie che consentono una organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano e costituisce il riferimento indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione di sostenibilità. E’ pertanto necessario individuare contestualmente il grado di vulnerabilità e le condizioni di fragilità ambientale, nonché gli elementi di criticità delle “risorse del territorio”, a fine di poter effettuare la “valutazione di sostenibilità” sia nei confronti dei valori naturali, ambientali, paesaggistici, dei documenti della memoria e della cultura, ma anche nei riguardi degli insediamenti residenziali e produttivi, delle città, dei sistemi infrastrutturali e tecnologici. Si potrà concorrere in tal modo, oltre che alla tutela dell'integrità fisica e culturale del territorio, anche alla salvaguardia degli investimenti e della funzionalità di servizi e infrastrutture, di insediamenti produttivi ed attività. Creare inoltre i presupposti per il miglioramento dello stato dell’ambiente naturale e costruito, della qualità degli insediamenti e delle relazioni. 2Art. 50 lett. f) – quadro conoscitivo Si ritiene utile precisare che il quadro conoscitivo necessario alla redazione degli strumenti pianificatori, debba essere rapportato alle specifiche caratteristiche del territorio, attraverso una lettura multidisciplinare che consenta di pervenire ad una valutazione critica nell’impiego dei dati, finalizzata a definire appunto le “condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili”, e le “condizioni di fragilità ambientale”. La formazione del Quadro Conoscitivo Ambientale deve intendersi come la costruzione di un catalogo delle informazioni associate alle competenze dei tre principali soggetti istituzionali (Comune, Provincia e Regione), organizzato e sistematizzato al fine di documentare il complesso delle conoscenze territoriali disponibili ai diversi livelli. L’enorme numero di indicatori ambientali, relativi alle diverse componenti ambientali, segnalati a più riprese da diversi organismi nazionali e internazionali (OCDE, ONU, UNESCO, ecc) come strategici per permettere una ricognizione più completa possibile dello stato dell’ambiente, necessita in fase operativa di essere ridotto, ai fini di rendere applicabile un modello di Valutazione Ambientale Strategica.

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Detto modello, infatti, deve rappresentare uno strumento il più semplice possibile, al fine di essere facilmente applicato dagli Enti locali e dai professionisti impegnati nella redazione dei piani. Una delle tendenze consolidate, d’altra parte, è quella di cercare di indagare nel modo più approfondito possibile le dinamiche ambientali di un dato territorio, includendo una grande quantità di indicatori di origine diversa, in base alla presunzione che, aumentando il numero delle informazioni, diventi più chiaro il quadro dell'organismo ambientale e la sua gestione. In realtà, ai fini della valutazione ambientale, è più importante la scelta oculata di un limitato numero di indicatori aventi un effetto strategico nelle trasformazioni, che la ricostruzione di un quadro informativo ridondante (spesso confuso e di difficile gestione). La scelta degli indicatori deve, allora ricadere tra quelli che sono in grado di rappresentare singolarmente, o in combinazione con altri parametri, gli aspetti strategici dell'organismo ambientale. Ai fini di una reale operatività gli indicatori non dovrebbero, inoltre, essere troppo complessi, né troppo costosi da rilevare. Criteri di scelta Le esperienze effettuate hanno permesso di raggruppare gli indicatori in quattro macrocategorie, ciascuna delle quali consente un differente tipo di valutazione :

−indicatore quantitativi con standard di legge; −indicatori quantitativi senza standard di legge; −indicatori qualitativi con eventuali elementi quantitativi (Coni ottici paesaggistici); −indicatori cartografici (Map Overlay).

A. Indicatori quantitativi con standard di legge Gli indicatori con soglia fanno riferimento ai dati quantitativi confrontabili con una soglia definita per legge. Questi indicatori consentono di conoscere, anche attraverso la ricostruzione di trend storici, la qualità delle componenti ambientali che sono monitorate secondo procedure standardizzate di legge, ad esempio Aria ed Acqua. Per questi indicatori, strategici per la salute umana e quindi al primo livello di gerarchia di sensibilità, è possibile effettuare una valutazione quantitativa, con possibilità di calcolare il grado di sostenibilità; la soglia in grado di definire la demarcazione tra i due ambiti, e quindi definire una soglia di sostenibilità, è rappresentato proprio dal limite di legge. Per la valutazione si fa riferimento ai seguenti aspetti: - l’indicatore viene definito positivo (+) se i suoi valori sono al di sotto dei limiti di legge, negativo (-) se sono al

di sopra degli stessi; - il range per la valutazione della sostenibilità è caratterizzato da 5 intervalli positivi e 5 negativi3, utilizzando il

limite di legge come punto zero; La rappresentazione del trend storico dell’indicatore attraverso il grafico lineare consente di calcolare la sostenibilità attraverso l’individuazione del differenziale tra i due valori nei diversi anni considerati (incremento/diminuzione percentuale). B. Indicatori quantitativi senza standard di legge Per tali indicatori, privi di una soglia di legge capace di delimitare gli ambiti della sostenibilità e insostenibilità, è comunque possibile effettuare una valutazione quantitativa sulla base di specifici criteri, quali una soglia fisica definita ad hoc (ad esempio il consumo di suolo, la portata di acqua potabile, la capacità di depurazione dei reflui, ecc), prevalentemente senza la definizione del grado di sostenibilità.

3 Tale suddivisione è assolutamente convenzionale, tuttavia essa riprende quella utilizzata dai biologi per la definizione della qualità delle acque. Queste 5 categorie, inoltre, consentono di rappresentare le seguenti valutazioni qualitative: molto alto, alto,medio, basso, molto basso.

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Essi possono trovare un riferimento significativo anche nella capacità di carico del sistema cui sono riferiti (per esempio il consumo dell’acqua, rapportato alla portata totale dell’acquedotto capace di soddisfare la richiesta di questa risorsa). La scelta della soglia dipende, quindi, necessariamente dall’indicatore specifico. C. Indicatori qualitativi (con eventuali elementi quantitativi) Trattasi di indicatori quali-quantitativi, non essendo confrontabili con dati quantitativi o soglie che non possono essere quantificati numericamente, rivestono ugualmente una grande utilità ai fini della valutazione, in quanto capaci di rappresentare le trasformazioni avvenute in un dato territorio (ad esempio nella componente paesaggio). Per questi indicatori non è, quindi, possibile definire di un grado di sostenibilità. La VAS, in ogni caso, consente la costruzione di strumenti di interpretazione del paesaggio utili per il decisore, ad esempio attraverso la tecnica dei Coni ottici paesaggistici, della simulazione di diversi scenari di sviluppo futuro. Il percezione del paesaggio rappresenta, quindi, un tipico indicatore che, attraverso la rappresentazione di serie storiche, mette in evidenza in modo molto efficace le trasformazioni, avvenute nel tempo, degli elementi che costituiscono espressione dell’identità del luogo. Una opportuna ricerca iconografica può consentire l’individuazione di punti di vista (coni ottici) storicizzati, secondo diversi livelli di percezione: da monte a valle, dalla città verso la campagna e dalla campagna verso la città, ecc. Un’analisi del paesaggio può, inoltre, fornire indicazioni sulle evoluzioni future, a fronte di determinati nuovi interventi previsti dal piano (nuove edificazioni, nuova viabilità, ecc.). D. Indicatori cartografici (Map Overlay) Gli indicatori cartografici si definiscono attraverso la tecnica della Map-Overlay, ovvero della sovrapposizione di più carte tematiche. Incrociando i vari tematismi è possibile avere subito un riscontro delle criticità che emergono sul territorio. È possibile, ad esempio, sovrapporre la carta del dissesto con la carta dell’uso del suolo reale, verificando l’ubicazione delle zone residenziali o delle zone produttive, oppure con la carta della vulnerabilità del territorio o delle aree a rischio di esondazione. È possibile, inoltre, incrociare la localizzazione delle industrie a rischio di incidente, con i tre vettori sensibili - acqua (andamenti delle falde, localizzazione dei pozzi, corsi d’acqua superficiali limitrofi), aria (andamento dei venti dominanti) e suolo (carta della vulnerabilità). La valutazione, in questo caso, si tradurrà in un giudizio di compatibilità (sì/no) delle trasformazioni insediate con le caratteristiche del territorio, o degli insediamenti presenti. Grazie all’analisi e alla valutazione dei trend delle quattro macrocategorie di indicatori è possibile ricostruire il quadro dell’utilizzo di una risorsa negli anni, e capire se le passate trasformazione del territorio hanno migliorato o peggiorato il sistema ambientale. In tal senso il concetto di sostenibilità non può essere inteso come il raggiungimento toutcourt di un valore definito a priori, bensì deve essere inteso come il miglioramento nel tempo dei valori di un dato indicatore ambientale. L’andamento dei trend, tuttavia, può essere influenzato non solo dalle azioni di trasformazione del territorio di tipo endogeno (come, ad esempio, gli effetti derivanti da un piano urbanistico comunale), ma anche da fattori esogeni al territorio di riferimento, quali l’introduzione di una nuova legislazione ambientale, il mutamento del microclima locale o la realizzazione di opere infrastrutturali prodotte da politiche a scala più vasta (provinciale, regionale, nazionale, comunitario) rispetto all’ambito di riferimento. 1.5.1 Aspetti metodologici e tecniche per la gestione degli indicatori Il presente documento presenta i modelli4 di VAS elaborati nell’ambito della Ricerca Nazionale Interuniversitaria Modelli di applicazione della Valutazione Ambientale Strategica alla Pianificazione urbanistica (2001-2003), con esperienze nel Comune di Schio, nel Comune di Ferrara ed in molti altri comuni italiani.

4 Modelli valutativi della Scheda Operativa, della Map-Overlay e dei Coni ottici paesaggistici.

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La combinazione di diverse modalità di valutazione ambientale delle trasformazioni territoriali consente, così, un vasto quadro di riflessioni sulle implicazioni nell’ambiente degli strumenti urbanistici. Risulta di fondamentale importanza, inoltre, mettere in evidenza come la valutazione ambientale, proprio per sua natura, non possa mai rappresentarsi come validazione del “disegno strategico del piano”, il quale non può essere oggetto di valutazione in quanto frutto di scelte che sono “altre” e di natura eminentemente politica. È perciò necessario non caricare la valutazione ambientale di funzioni che non le competono. Il campo d’azione della valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale è, quindi, la verifica delle interferenze delle trasformazioni generate dal piano con l’ambiente, considerato attraverso le sue componenti e i suoi indicatori. L’analisi di ciascuna componente del Quadro Conoscitivo Ambientale evidenzia eventuali problematiche ambientali, dalle quali scaturiscono gli obiettivi di sostenibilità, declinati secondo quattro “leve” che possono trovare riscontro nella struttura del PAT, ovvero: • politiche - si tratta di valutare le azioni di natura strategica, anche extracomunale e non necessariamente di

tipo urbanistico (accordi di programma con aziende municipalizzate, ecc.); • pianificazione – la natura delle destinazioni urbanistiche e delle norme tecniche di attuazione; • opere pubbliche – interventi promossi dall’amministrazione come la realizzazione di infrastrutture, etc.; • processi attuativi – modalità di coinvolgimento degli stakeholders in particolari attività (es. accordi EMAS di

area). La Scheda Operativa Il modello di VAS definito attraverso la Scheda Operativa valuta, in modo quali-quantitativo, i trend di trasformazione nel tempo delle diverse componenti ambientali e simula gli effetti delle modificazioni future indotte sulle stesse dall’attuazione degli strumenti urbanistici. La Scheda Operativa rappresenta, infatti, in modo sintetico lo stato dell’ambiente di un determinato ambito amministrativo, e gli scenari che scaturiscono dalle previsioni di Piano. Essa si rappresenta come l’applicazione pratica del modello generale di VAS da parte dei comuni e delle province e dovrebbe consentire di raggiungere i seguenti obiettivi principali:

- mettere a disposizione del decisore pubblico, a scala comunale, provinciale e regionale, oltre che della popolazione locale, un quadro informativo, organico e sintetico, sullo stato dell’ambiente;

- strutturare in modo permanente un rapporto di collaborazione con le strutture depositarie dei dati ambientali, come l’ARPA, le ASL, i Consorzi di Bonifica, le AATO, etc. e la provincia stessa, per la restituzione delle informazioni in modo semplice, codificato e immediatamente utilizzabili per la redazione della VAS.

E’ necessario osservare che i soggetti che deputati a compilare la Scheda operativa (liberi professionisti e/o amministrazione pubblica), nel processo di VAS, devono affrontare tre momenti di elaborazione:

• il primo di sistematizzazione di dati ambientali richiedendoli agli enti depositari degli stessi (che a regime dovrebbero fornirli secondo le caratteristiche utili ad essere inseriti nella Scheda Operativa), senza alcuna nuova analisi ad hoc;

• il secondo di valutazione dei dati ambientali, a seconda della tipologia degli indicatori, con l’aiuto del soggetto pubblico possessore del dato (es. ARPA);

• il terzo di definizione delle azioni che possono essere direttamente contenute nello strumento pianificatorio, costruendo un processo di coerenza tra le analisi, le valutazioni e gli obiettivi ambientali dichiarati.

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Indicatore Andamento

storico indicatore

Azioni suggerite dall’andamento dell’indicatore

ambientale Azioni del Piano

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BENZENE

Individuazione, attraverso il Piano, di possibili performance degli indicatori Verifica della coerenza tra le azioni del Piano con quelle suggerite dall’andamento dell’indicatore ambientale

Schema concettuale Scheda Operativa E’ l’ultimo momento che richiede, a chi deve predisporre la VAS, un livello significativo di elaborazione intellettuale nel tradurre le analisi, le valutazioni in azioni pianificatorie coerenti con gli obiettivi ambientali dichiarati. Va ribadito, inoltre, che la Scheda Operativa deve essere intesa come un momento di sintesi di informazioni di diversa origine, e non come un momento di ricerca ex novo di dati ambientali. Infatti essa deve essere compilata attingendo alle fonti del dato (ARPA, ASL, Consorzi di Bonifica, AATO, la Regione) con modalità preventivamente concordate con l’Ente pubblico. In questo caso è fondamentale che i possessori dei dati, grazie alla loro esperienza e capacità, da un lato elaborino i dati anche in funzione della Scheda Operativa, e dall’altro assumano anche un ruolo di aiuto nel processo di traduzione delle valutazioni ambientali in indicazioni di piano. E’ questo un passaggio fondamentale per far sì che l’elaborazione della VAS non diventi una artata occasione per complicare (con incrementi di costo eccessivi e non giustificati) l’elaborazione delle diverse fasi della strumentazione urbanistica comunale, in ottemperanza alla normativa regionale. Nella Scheda Operativa una fase fondamentale è costituita dalla definizione degli obiettivi ambientali, compito che spetta agli organi pubblici, Comuni e ARPA in primis, i quali devono dichiarare in modo esplicito quali sono le performance ambientali che intendono raggiungere. Il percorso può essere schematizzato in quattro fasi principali:

• la rappresentazione sintetica dello stato dell’ambiente, attraverso l’analisi di componenti ambientali, letti secondo indicatori sintetici;

• la valutazione degli indicatori, attraverso la definizione di soglie di sostenibilità per trend storici; • la definizione delle azioni coerenti con la valutazione ambientale che dovrebbero essere messe in atto

ai fini del miglioramento della sostenibilità ambientale, nel campo delle politiche, della pianificazione urbanistica, delle opere pubbliche e della partecipazione;

• la valutazione sul livello di coerenza contenute nelle azioni del PRG, nei quattro campi sopra citati.

Detto percorso prevede il monitoraggio permanente, cioè la costante e puntuale verifica dei processi di trasformazione territoriale previsti dal piano, nel corso della loro realizzazione. La valutazione, infatti, per il suo carattere previsionale, necessita di una verifica nel tempo dell’esattezza delle previsioni effettuate nel momento storico della redazione della VAS, ovvero della verifica della sostenibilità delle

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trasformazioni che il piano produce realizzando gli obiettivi che si è dato. Essa può, quindi, essere effettuata in tre momenti diversi:

• contestualmente alla redazione del piano, attraverso la verifica della coerenze tra le azioni contenute nel piano e le azioni scaturite dalla valutazione ambientale dei trend;

• dopo alcuni anni di vita del piano, attraverso la valutazione dei dati del monitoraggio permanente, in relazione al quadro di riferimento ambientale preesistente;

• dopo circa un decennio (periodo nel quale si presume che il piano abbia realizzato la maggior parte delle scelte previste), attraverso un bilancio di dati ambientali, sempre in relazione al quadro di riferimento ambientale preesistente.

Contabilizzazione ambientale Come già detto, la Scheda Operativa consente di effettuare una contabilizzazione delle trasformazioni ambientali. Detta contabilizzazione ambientale, attraverso la definizione di saldi nei trend degli indicatori, rappresenta quindi un passaggio fondamentale per definire le dinamiche evolutive (con riferimento ad almeno due step storici) di un dato territorio. Essa, in realtà, è possibile solo per gli indicatori quantitativi (tipo A e B), oggetto di valutazione quantitativa. Gli altri indicatori (tipo C e D) hanno invece la funzione di rappresentare le trasformazioni in modo da renderle esplicite, al decisore pubblico e alla popolazione. La definizione del quadro conoscitivo ambientale, attraverso la contabilizzazione dei trend degli indicatori, consente, inoltre, di effettuare una verifica sui fattori di pressione che influenzano gli stessi. Questo passaggio è di rilevante portata per tentare di correlare le trasformazioni ambientali con precisi interventi effettuati nel territorio (fattori di pressione). Si tratta, cioè, di riconoscere un possibile rapporto causa-effetto tra le principali funzioni urbanistiche insediate, nel tempo, in un territorio e la modificazione di determinati indicatori ambientali. Il modello elaborato, quindi, presuppone che il quadro informativo ambientale sia capace di esplicitare e rendere trasparenti le trasformazioni nel territorio, con l’obiettivo di costruire un tavolo di condivisione delle trasformazioni avvenute e di indicare le strategie per costruire strumenti pianificatori sostenibili. In tal senso i possessori dei dati ambientali, siano essi gli Enti locali stessi, che le ARPA, le ASL, ecc., devono contribuire in modo fattivo al reperimento e all’interpretazione degli stessi, nella logica di costruire una vera diagnosi dello stato dell’ambiente. Obiettivi di qualità, raccomandazioni ambientali La Scheda permette l’individuazione di obiettivi di qualità attraverso la definizione di raccomandazioni ambientali che si esplicitano in azioni coerenti con il quadro conoscitivo ambientale. Tali obiettivi generali vengono desunti dalla normativa regionale e nazionale, o da obiettivi più specifici della pianificazione contenuti in Piani di settore provinciali, regionali o ancora nelle raccomandazioni del Ministero dell’Ambiente, dell’UNESCO, dell’ONU e delle eventuali Agende 21 locali. Nei processi di pianificazione l’individuazione di obiettivi di tipo ambientale si traduce, spesso, in un esercizio di raccolta di documentazione di varia natura, rispetto alla quale vengono ipotizzate tutta una serie di possibili azioni, nessuna delle quali, però, riesce a concretizzarsi in un reale obiettivo di piano. Attraverso la Scheda vengono selezionati quegli obiettivi ambientali credibilmente raggiungibili in quel particolare ambito di riferimento. Non è detto che, affinché un piano sia sostenibile, esso debba necessariamente raggiungere un numero molto elevato di obiettivi ambientali, in quanto, a seconda delle caratteristiche dell’ambito geografico di riferimento, può essere sufficiente che esso realizzi un numero pur limitato di obiettivi, i quali però debbono risultare strategici.

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Va ricordato, peraltro, che lo strumento urbanistico ha, per sua natura, dei limiti precisi e non può essere caricato di funzioni che giuridicamente e tecnicamente non gli appartengono. In questo senso va rifiutata l’idea di considerare lo strumento pianificatorio come l’unico contenitore nel quale individuare le strategie di sviluppo sostenibile, poiché vi sono anche altri strumenti capaci di definire performance ambientali. In tal senso la Scheda individua quattro contenitori strategici in cui esplicitare le azioni coerenti con la valutazione ambientale del quadro conoscitivo, denominati Politiche, Pianificazione, Opere pubbliche e Strumenti attuativi. Azioni coerenti con la valutazione ambientale La disaggregazione delle azioni coerenti con la valutazione ambientale è necessaria in quanto la stressa - per sua definizione - indaga, attraverso le componenti e i relativi indicatori, la complessità ambientale di un determinato territorio. Ne consegue che le azioni possibili sono, come visto, riconducibili ad ambiti diversi. Come già ricordato, il piano ha propri limiti e si estrinseca attraverso le norme urbanistiche che diventano un vero è proprio quadro giuridico vincolante. Ebbene, non tutte le azioni ambientalmente coerenti con le valutazioni ambientali sono traducibili in precise ed efficaci norme urbanistiche. Solo una parte delle azioni sostenibili proponibili può, in effetti, tradursi in norme urbanistiche, mentre molte altre possono trovare collocazione in altri campi di azione con influenze dirette nelle trasformazioni del territorio. Si pensi, ad esempio, ad un aumento dell’inquinamento atmosferico rispetto all’indicatore ozono; le azioni coerenti con questa valutazione possono concretizzarsi nella modificazione del combustibile dei mezzi di trasporto pubblico di un comune, nella pianificazione di un nuovo Piano del Traffico, nella realizzazione di un tunnel o nella riduzione dell’inquinamento di origine industriale. Si tratta, quindi, di quattro azioni che vanno collocate in quattro contenitori diversi per specificità, gradi di libertà e forza normativa. Modificare il tipo di combustibile dei mezzi di trasporto pubblico è, infatti, un’azione di politica energetica che un’amministrazione può attivare nei confronti della società di gestione dei trasporti pubblici, ma non può essere ricondotta nelle norme di piano. La predisposizione di un Piano del traffico è, invece, una azione di tipo pianificatorio, e come tale deve rientrare nella elaborazione del piano. Così la realizzazione di un tunnel, quando è precisamente indicato nei suoi aspetti progettuali, pur indicato nel piano, trova autonoma attivazione nel programma delle Opere pubbliche. La diminuzione dell’inquinamento prodotto da un’area industriale, i cui singoli impianti sono a norma di legge, può infine essere realizzata attraverso processi di partecipazione pubblica, come le registrazioni EMAS. Verifica della coerenza delle azioni del PAT La valutazione della sostenibilità di uno strumento urbanistico in fieri è un elemento fondamentale per comprendere la direzione dello sviluppo futuro di un territorio. Mentre per la caratterizzazione ambientale dei trend storici è possibile destrutturate l’ambiente attraverso componenti ambientali, lette secondo opportuni indicatori, la stessa operazione generalmente non può essere effettuata per la valutazione degli effetti futuri di uno strumento urbanistico come un PAT. La simulazione delle ricadute ambientali delle trasformazioni territoriali che verranno prodotte nel tempo dal piano è, infatti, un’operazione molto complessa, avente un grado di previsionalità non molto elevato. E’ necessario ricordare che la sostenibilità di un PAT può essere valutata in modo scientifico, cioè attraverso l’interpretazione di dati statisticamente significativi e confrontabili, solo dopo un periodo di medio termine (almeno una decina5

di anni) dall’approvazione dello strumento urbanistico, ovvero dopo un periodo in cui il piano avrà plausibilmente realizzato buona parte dei suoi obiettivi.

5 L’Unione Europea ha recentemente indicato nel tempo medio di 10 anni il periodo utile per verificare gli effetti delle politiche ambientali.

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Tuttavia è possibile effettuare una VAS in itinere del PAT, mediante l’individuazione di coerenze tra le azioni contenute nel piano e le azioni individuate in seguito alla valutazione ambientale dei trend storici. Il PAT viene corredato, oltre che dagli elaborati di sintesi analitica, progettuali e quadro conoscitivo, anche da un elaborato Relazione e da un elaborato Norme Tecniche. Ai fini della verifica della coerenza del piano con le possibili azioni scaturite dall’apparto valutativo è, quindi. necessario in prima battuta collocare le indicazioni programmatiche contenute nella Relazione e le Norme Tecniche all’interno dei quattro contenitori strategici. Attraverso un’operazione di semplificazione terminologica e di aggregazione di azioni è possibile, quindi, riempire i quattro contenitori con le azioni previste dal piano. Nella fase di elaborazione del piano tutto ciò consente di valutare e modificare contestualmente l’apparato normativo prima della definitiva approvazione dello strumento pianificatorio, attivando anche interessanti processi di partecipazione pubblica ad esempio con i soggetti portatori di interessi consolidati. La Map Overlay Questo modello valutativo consente di verificare la coerenza delle azioni definite dallo strumento urbanistico attraverso la tecnica della map-overlay. Tale tecnica prevede la sovrapposizione di differenti carte tematiche di tipo ambientale con le cartografie di piano, al fine di definire la coerenza delle scelte allocative effettuate dallo strumento urbanistico in relazione alle caratteristiche dell’ambiente.

Schema concettuale Map Overlay La tecnica valutativa della Map Overlay consente una valutazione puntuale delle scelte allocative di piano, attraverso la sovrapposizione di differenti cartografie tematiche. Essa rappresenta, infatti, una procedura di analisi spaziale che consente di sovrapporre e intersecare gli strati informativi (Temi) unendo così le informazioni associate a ciascuno di essi, per produrre un nuovo strato di sintesi. Tali sovrapposizioni consentono di mettere in evidenza le eventuali criticità ambientali ed evidenziare la presenza di “aree problema”. Il confronto tra le scelte di piano e le caratteristiche dell’ambiente dà origine ad una valutazione che, in questo caso, si tradurrà in un giudizio di coerenza delle trasformazioni urbanistiche con le caratteristiche del territorio. Detta valutazione si traduce in tre possibili giudizi:

• coerenza tra scelte di piano e informazione cartografica (relativa ad ogni singolo tematismo ambientale); • parziale coerenza tra scelte di piano e informazione cartografica, che richiede azioni mitigative, al fine di

ridurre gli impatti sul territorio; • incoerenza tra scelte di piano e informazione cartografica, che può definire anche la definizione di una

opzione zero,ovvero la decisione di non metter in atto alcuna azione di piano, e che comunque necessita la definizione di specifiche normative e/o prescrizioni al fine di compatibilizzare l’intervento.

Carta Tematica

Carta Tematica B

Carta Tematica

Carta di Piano

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Le carte tematiche vengono selezionate sulla base del criterio della diretta correlazione delle stesse con la pianificazione. In questo secondo rapporto questa tecnica viene sviluppata fino alla definizione delle criticità ambientali delle aree problema.

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2. DESCRIZIONE PRELIMINARE DELLO STATO DELL’AMBIENTE Il comune di Vigonovo, in provincia di Venezia al confine con la provincia di Padova, è posto tra i comuni di Stra (VE), Fossò (VE), Padova, Noventa Padovana (PD), Sant’Angelo di Piove di Sacco (PD) e Saonara (PD). Attualmente è caratterizzato da una popolazione di 9.854 abitanti (gen 2013 – ISTAT), con una superficie di 12,79 Km² e una densità di 765,9 abitanti/Km². Vigonovo è un centro di pianura situato sulle rive del Brenta, la sua popolazione è distribuita tra il capoluogo comunale e le località: Tombelle, Riviera Naviglio, Galta e Celeo; in piccola parte anche in nuclei urbani minori e in case sparse. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche quasi irrilevanti. Il territorio, prima dell'anno 1000 a.C, era abitato da indigeni Etruschi, Euganei, Paleoveneti L'antico nucleo abitato era posizionato probablmente nell'attuale contrada Sarmazza destra. Ne è prova l'esistenza di una necropoli paleoveneta nel III secolo a.C. Nel 186 a.C., ai tempi dell'impero Romano, fu costruita dal Console Romano Emilio Lepido la via Emilia-Altinate, che partiva da Padova, toccava Tombelle, passava per l'attuale Sarmazza, proseguiva per San Pietro di Stra fino ad arrivare ad Altino e Aquileia. Nel 452 d.C. Attila, re degli Unni, seguito dalla tribù dei Sarmati, percorrendo la via Emilia-Altinate, distrusse l'attuale contrada Sarmazza e la sua Chiesa, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle isole della laguna veneta. Verso la fine del secolo VI d.C. gli antichi abitanti esuli ritornarono e costruirono ex novo, come era consuetudine degli antichi, il loro villaggio spostandolo però dove è il centro attuale e dando allo stesso il nome di Vigonovo (dal latino “vicus novus”). L’esistenza della pieve di Santa Maria Assunta di Sarmazza, altrimenti detta Vigonovo, è attestata tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo Dopo il buio periodo della tirannia degli Ezzelino e il dominio delle famiglie Dalla Scala e da Carrara, Vigonovo passò sotto la signoria della repubblica di Venezia. Tramontata la Serenissima fece parte del napoleonico Regno d’Italia e fu in quest’epoca che venne eretto a comune della provincia di Padova. Venne trasferito alla provincia di Venezia sotto il Regno del Lombardo-Veneto e vi rimase anche con l’unità d’Italia. La sua storia seguente non evidenzia avvenimenti di particolare rilievo e segue quella dei territori circostanti. La popolazione, un tempo dedita quasi esclusivamente all'agricoltura, ora è occupata prevalentemente nella produzione calzaturiera o in altre attività complementari. Il suo territorio è particolarmente agevolato grazie alla presenza di collegamenti viari alla strada statale n. 11 della Padana Superiore, situata a 3 km dall’abitato, e all’autostrada A13 Bologna-Padova, cui si accede tramite il casello di Padova-Zona Industriale, distante 6 km Al fine di delineare il profilo dello stato dell’ambiente di Vigonovo, si è ritenuto utile indagare le seguenti componenti ambientali, declinate attraverso molteplici indicatori:

1. ARIA;2. ACQUA; 3. SUOLO E SOTTOSUOLO; 4. AGENTI FISICI; 5. BIODIVERSITA’; 6. PATRIMONIO CULTURALE, PAESAGGISTICO, ARCHELOGICO ED ARCHITETTONICO; 7. POPOLAZIONE; 8. SISTEMA SOCIO-ECONOMICO.

Detta selezione è stata effettuata sulla base dei seguenti criteri:

caratteristiche territoriali di Vigonovo (pianura, reticolo idrografico superficiale importante, ecc.); disponibilità di dati analitici (monitoraggi effettuati dagli Enti di controllo, dell’amministrazione comunale,

provinciale, regionale e informazioni fornite dagli Enti Gestori, ecc.);

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caratteristiche socio-economiche e del modello di sviluppo (prevalentemente residenziale, agricolo e industriale, ecc.).

2.1 Fonte dei dati Sono state consultate le seguenti principali fonti per i dati elaborati nel presente Rapporto Ambientale Preliminare:

- Comune di Vigonovo; - Provincia di Venezia (www.provincia.Venezia.it) - Regione Veneto (www.regione.veneto.it); - ARPAV - Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto,

(www.arpa.veneto.it); - ISTAT – Istituto nazionale di Statistica (www.istat.it); - Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistar su dati Istat – ACI; - Camera di Commercio di Venezia; - APT di Venezia; - Carta archeologica del veneto – ARBE, 1988. - Atlante dei Centri Storici della Regione Veneto - Istituto Geografico Militare - Istituto Regionale Ville Venete - Protezione Civile - Terna Rete Elettrica Nazionale (www.terna.it); - VERITAS Spa.

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2.2 Aria 2.2.1 Qualità dell’aria I dati sulla componente Aria (qualità dell’aria), di seguito riportati, sono tratti dal documento elaborato dall’ARPAV “Relazione generale della qualità dell’aria” (anno di riferimento 2010). La presente relazione, oltre a riportare i dati di qualità dell’aria per l’anno 2010, fornisce, ove la serie storica delle centraline lo consenta, l’analisi dei trend degli inquinanti per stazione dal 2007 al 2011 e su base regionale dal 2005 al 2011. Tali analisi pluriennali sono utili a comprendere le variazioni dei livelli degli inquinanti nel medio termine, evidenziando possibili criticità o miglioramenti che non sono immediatamente visibili dai dati sul singolo anno. La normativa di riferimento in materia di qualità dell’aria è stata oggetto di un’importante evoluzione con l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010, che costituisce una sorta di testo unico sulla qualità dell’aria. Tale decreto regolamenta i livelli in aria ambiente di biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato (PM10), piombo (Pb), benzene (C6H6), le concentrazioni di ozono (O3) e i livelli nel particolato di cadmio (Cd), nichel (Ni), mercurio (Hg), arsenico (As) e benzo(a)pirene (BaP). Infine il D.Lgs.155/2010, a recepimento della direttiva 2008/50/CE, fissa per la prima volta in Italia le concentrazioni limite ed obiettivo per il particolato PM2.5.

Per la valutazione della qualità dell’aria sono state considerate 36 stazioni di fondo (ulteriormente suddivise in fondo urbano, suburbano e rurale) e 20 stazioni di hotspot (stazioni di traffico oppure di tipo industriale).

Figura 1. Ubicazione delle stazioni fisse di rilevamento della provincia di Venezia

In particolare, data la collocazione del comune al confine tra le province di Padova e Venezia sono state utilizzate le seguenti centraline:

Ambito PATPadova

Venezia

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Elenco delle stazioni e dei parametri considerati per l’anno 2011. Evidenziate in arancione le stazioni prossime all’area di progetto

Per l’anno 2011, è stato analizzato il rispetto dei valori limite e/o obiettivo per i seguenti parametri: NOx, SO2, CO, O3, PM10, PM2.5, C6H6, BaP, Pb, As, Ni, Cd.

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Valori limite per la protezione della salute umana, degli ecosistemi, della vegetazione e valori obiettivo secondo la normativa vigente

(D.Lgs.155/2010)

Biossido di zolfo, Monossido di carbonio, Biossido di azoto, Ossidi di azoto, Ozono. Per il biossido di zolfo (SO2) non vi sono stati superamenti della soglia di allarme di 500 µg/m3, né superamenti del valore limite orario (350 µg/m3) e del valore limite giornaliero (125 µg/m3). Il biossido di zolfo si conferma quindi un inquinante primario non critico; ciò è stato determinato in gran parte grazie alle sostanziali modifiche dei combustibili avvenute negli ultimi decenni (da gasolio a metano, oltre alla riduzione del tenore di zolfo in tutti i combustibili, in particolare nei combustibili diesel). Analogamente le concentrazioni di monossido di carbonio (CO), rilevate a livello regionale, non superano il limite di 10 mg/m3, calcolato come valore massimo giornaliero su medie mobili di 8 ore. Per quanto riguarda gli inquinanti secondari (NO2 e O3) si evidenziano invece dei superamenti dei valori limite e delle soglie. Ossidi di azoto A livello regionale, per quanto concerne le concentrazioni di Biossido di azoto, monitorate tramite le stazioni di fondo, si può osservare che il valore limite annuale (40 µg/m3) viene superato nella stazione di VR-Piazza Bernardi (41 µg/m3) e San Bonifacio (42 µg/m3), mentre si registra il raggiungimento del valore limite in corrispondenza delle stazioni di Maerne e Montecchio Maggiore. Le altre stazioni, ed in particolare quella più prossima all’area di interesse, non raggiungono il valore limite.

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Anno 2011 - Biossido di Azoto. Medie annuali nelle stazioni di tipologia “fondo”

Sempre a livello regionale, per quanto riguarda le stazioni di traffico e di tipo industriale, si riscontrano nove superamenti del valore limite annuale: tre superamenti in provincia di Padova, tre in provincia di Verona, due in provincia di Vicenza ed uno in provincia di Venezia.

Biossido di Azoto. Medie annuali nelle stazioni di tipologia “traffico” e “industriale”

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Nessuna stazione, inoltre, ha registrato superamenti del valore limite orario di 200 µg/m3 (secondo la normative vigente tale soglia non deve essere superata più di 18 volte l’anno). Si riporta di seguito un dettaglio dei superamenti registrati nel 2011 in Veneto; essi riguardano 5 stazioni, di cui 4 di traffico e 1 di fondo. Non vi sono stati casi di superamento della soglia di allarme di 400 µg/m3.

Biossido di Azoto. Numero di superamenti del valore limite orario (200 µg/m3) e della soglia di allarme (400µg/m3 come media oraria)

Variazioni annuali per il biossido di azoto (periodo 2007-2011) Per quanto riguarda le stazioni di fondo si può osservare che 28 delle 32 stazioni non hanno mai superato il limite di legge negli ultimi 5 anni, tra cui tutte le stazioni nelle province di Rovigo, Treviso, Belluno e Venezia. Le concentrazioni nell’ultimo anno sono tendenzialmente in crescita rispetto al 2010 per le stazioni nelle province di Venezia, Vicenza e Rovigo, senza tuttavia far registrare superamenti del valore limite, come invece è accaduto nella provincia di Verona. Nelle altre province le concentrazioni registrate per il 2011 sono differenti per le singole stazioni, anche se si osserva una generale diminuzione delle concentrazioni rispetto al 2010 nel bellunese. In particolare non sono presenti in prossimità dell’area oggetto di analisi stazioni di fondo. Si sottolinea comunque che, il trend generale dei valori dell’ultimo anno mostra sì un incremento rispetto all’anno precedente, ma di entità piuttosto modesta.

Medie annuali di biossido di azoto nelle stazioni di fondo, durante il periodo 2007-2011

Per quanto concerne la variazione delle concentrazioni medie annuali per il biossido di azoto nelle stazioni di traffico e industriali la figura seguente mette in evidenza diverse situazioni di superamento del valore limite (in

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alcuni casi anche per 5 anni su 5). Le stazioni di traffico complessivamente mostrano livelli significativamente superiori rispetto alle stazioni di fondo. In particolare Le stazioni site in provincia di Padova più prossime all’area di analisi mostrano dei valori di entità poco superiore al valore limite, ma abbastanza costanti negli anni.

Medie annuali di biossido di azoto nelle stazioni di traffico e industriali, durante il periodo 2006-2010

Ozono Non sono stati registrati, nel corso dell’anno 2011 a livello regionale, superamenti della soglia di allarme (240 µg/m3). La soglia di informazione (180 µg/m3) viene definita come il livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana, in caso di esposizione di breve durata e per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione. Raggiunta tale soglia è necessario comunicare al pubblico una serie dettagliata di informazioni inerenti il luogo, l’ora del superamento, le previsioni per la giornata successiva e le precauzioni da seguire per minimizzare gli effetti di tale inquinante. Come si può osservare nel grafico sotto riportato, si ha una generale condizione di superamento in tutte le province del Veneto ad esclusione di Belluno e Venezia. Il numero complessivo di superamenti rimane comunque contenuto entro la decina per la maggior parte dei siti, ad eccezione della provincia trevigiana, dove se ne contano una ventina per sito, ed in due stazioni padovane. In particolare, la stazione più prossima all’area considerata mostra 5 superamenti nell’anno 2011.

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Ozono – Anno 2011. Superamenti della soglia di informazione per la protezione della salute umana

Il confronto dei superamenti della soglia di informazione registrati nell’ultimo quinquennio nelle stazioni della rete aventi almeno tre anni di dati, escluse quelle di traffico, dimostra che l’anno più critico è stato il 2007, dopo di che si è registrata nella maggior parte delle stazioni una riduzione di entità più o meno marcata. Nel 2008 il numero di superamenti è sensibilmente diminuito in tutte le province. Il 2009 mostra andamenti differenziati, con ulteriori riduzioni in alcune stazioni ed aumenti in altre rispetto al 2008. Nel 2010 si assiste ancora a trend alternati a seconda delle zone del Veneto, mentre nel 2011 la riduzione si verifica per tutti i siti ad eccezione di Padova-Mandria. Pur non disponendo di dati specifici riferiti alle stazioni di misura più vicine all’area d’esame, si può comunque notare come nel veneziano vi sia un basso numero, se non nullo, di superamenti della soglia di informazione.

Numero di superamenti soglia di informazione per la protezione della salute umana registrati nel quinquennio 2007-2011

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Obiettivi a lungo termine per la protezione della salute umana e della vegetazione Il Decreto Legislativo 155/2010, fissa anche gli obiettivi a lungo termine per la protezione della salute umana e della vegetazione. Tali obiettivi rappresentano la concentrazione di ozono al di sotto della quale si ritengono improbabili effetti nocivi diretti sulla salute umana o sulla vegetazione e devono essere conseguiti nel lungo periodo, al fine di fornire un’efficace protezione della popolazione e dell’ambiente. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana si considera superato quando la massima media mobile giornaliera su otto ore supera 120 µg/m3, da non superare per più di 25 giorni per anno civile come media su 3 anni. Tale indicatore è in vigore a partire dal 2010. Dall’analisi del seguente grafico, che riporta i giorni di superamento registrato nell’anno 2011, si evidenzia che tutte le stazioni considerate hanno fatto registrare superamenti di questo indicatore ambientale.

Ozono. Numero di giorni di superamento obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana

Ai fini di un primo raffronto con il valore obiettivo (media inferiore a 25 superamenti l’anno), nel seguente grafico sono riportate le medie annuali dei giorni di superamento registrati nelle stazioni di fondo nel triennio 2009 - 2011. Il valore obiettivo non è ad oggi rispettato in nessuna stazione, eccettuata San Donà di Piave (21 superamenti), il veneziano mostra comunque i valori più bassi della regione.

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Verifica del rispetto del valore obiettivo per la protezione della salute umana per il triennio 2009-2011

L’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione è stabilito in 6000 µg/m3·h, elaborato come AOT40 (Accumulated Ozone exposure over a Threshold of 40 ppb); deve essere calcolato esclusivamente per le stazioni finalizzate alla valutazione dell’esposizione della vegetazione, assimilabili in Veneto alle stazioni di tipologia “fondo rurale”. Nel seguente grafico si riportano i valori di AOT40 di ciascuna centralina. L’obiettivo a lungo termine di 6000 µg/m3·h non è stato rispettato in nessuna delle stazioni della rete.

Ozono. Verifica del rispetto dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione

Mediante Calcolo del parametro AOT40 per le stazioni di tipologia “fondo rurale” La figura seguente riportata una prima valutazione del valore obiettivo calcolato sul quinquennio 2007-2011. Come si può notare il valore obiettivo non viene rispettato in nessuna delle stazioni considerate.

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Valore obiettivo per la protezione della vegetazione calcolato per le stazioni

di tipologia “fondo rurale” nel quinquennio 2007-2011 Particolato PM10 Per quanto riguarda il PM10 sono in vigore i seguenti parametri: - Limite di 24 ore per la protezione della salute umana: 50 µg/m3 (media 24 h) da non superare più di 35 volte

per anno civile. Nei seguenti grafici, differenziati per tipologia di stazione, sono state evidenziate in rosso le stazioni che eccedono i 35 superamenti consentiti.

Particolato PM10. Superamenti del valore limite giornaliero per la protezione

della salute umana registrati nelle stazioni di tipologia “fondo”

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Particolato PM10. Superamenti del valore limite giornaliero per la protezione della

salute umana registrati nelle stazioni di tipologia “traffico” e “industriale”

Per quanto riguarda le stazioni di fondo, si nota come tutto il territorio del Veneto densamente urbanizzato sia oltre tale limite, mentre solo le stazioni montane e pedemontane lo rispettano. . Nelle province di Padova e di Venezia tutte le stazioni di “fondo” e le stazioni di “traffico e industriale” hanno avuto superamenti del valore limite giornaliero per più di 35 giorni. Come per gli anni precedenti anche per il 2011 questo indicatore della qualità dell’aria resta probabilmente il più critico. Variazioni annuali per il particolato PM10 (2006-2010) Nei grafici seguenti sono illustrati i superamenti del valore limite giornaliero registrati rispettivamente nelle stazioni di tipologia fondo e traffico nell’ultimo quinquennio. Come si può notare la maggior parte delle centraline, superano per più di 35 giorni il valore limite giornaliero, anche se generalmente è visibile un andamento decrescente fino al 2010 ed un successivo incremente per l’ultimo anno.

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Numero di superamenti annuali del valore limite giornaliero di PM10

nelle stazioni di fondo, durante il periodo 2007-2011 Nei seguenti grafici vengono riportate le medie annuali registrate rispettivamente nelle stazioni di tipologia fondo e traffico/industriale. Limite annuale per la protezione della salute umana: 40 µg/m3 (media annuale).

Particolato PM10. Medie annuali confrontate con il valore limite per la

protezione della salute umana nelle stazioni di tipologia “fondo”

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Particolato PM10. Medie annuali confrontate con il valore limite per la protezione

della salute umana nelle stazioni di tipologia “traffico” e “industriale”

Dai grafici sopra riportati è possibile osservare che il valore limite di 40 µg/m3 è stato superato per 10 stazioni sulle 28 stazioni di fondo della regione, mentre viene raggiunto in altre 3. Per quanto riguarda le stazioni di tipologia “traffico” e “industriale”, il grafico evidenzia che sono stati registrati 8 superamenti della media annua del PM10 su 10, mentre i restanti due siti mostrano valori medi di poco inferiori alla soglia. Così come il numero di superamenti del valore limite giornaliero, anche la media annua di PM10 mostra criticità diffuse per l’anno 2011. Il confronto dei valori medi annui di PM10 nel periodo 2007-2011 per le stazioni di fondo, mostra un generale decremento, a parte per l’uiltimo anno. Quasi tutte le centraline, ed in particolare quelle in provincia di Venezia, mostrano negli ultimi tre anni valori al di sotto del valore limite.

Medie annuali di PM10 nelle stazioni di fondo, durante il periodo 2007-2011

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Particolato PM2.5 Il particolato PM2.5 è costituito dalla frazione delle polveri di diametro aerodinamico inferiore a 2.5 µm. Tale parametro ha acquistato negli ultimi anni una notevole importanza nella valutazione della qualità dell’aria, soprattutto in relazione agli aspetti sanitari legati a questa frazione di aerosol, in grado di giungere fino al tratto inferiore dell’apparato respiratorio (trachea e polmoni). Con l’emanazione del D.Lgs.155/2010 il PM2.5 si inserisce tra gli inquinanti per i quali è previsto un valore limite (25 µg/m3), calcolato come media annua da raggiungere entro il 1° gennaio 2015. Tale valore limite di 25 µg/m3 viene anche inserito come valore obiettivo da raggiungere al 1° gennaio 2010. Nell’immagine seguente vengono riportate le medie annuali registrate in Veneto nel 2011.

Particolato PM2.5. Verifica del rispetto del valore limite (al 2015) e del valore obiettivo

Il PM2.5 presenta qualche situazione di criticità, in particolare negli agglomerati urbani. Si può osservare infatti che il valore obiettivo viene superato in tutti i capoluoghi di provinciaad esclusione di Belluno. Nelle centraline di Padova, ed in generale nella provincia di Venezia, viene superato il valore limite/obiettivo. Benzene Le concentrazioni medie annuali di benzene nell’anno 2011 registrate in tutto il Veneto sono ben al di sotto del valore limite annuale (5.0 µg/m3). Nella figura seguente si può osservare che nel periodo dal 2007 al 2011 in tutte le stazioni è stato rispettato il valore limite di 5.0 µg/m3. Questo dato è particolarmente importante poiché, in una prospettiva di medio periodo, il benzene non risulta essere tra gli inquinanti con marcate criticità per la Regione Veneto.

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Periodo 2007-2011. Confronto tra le medie annuali di benzene

Benzo(a)pirene Nella figura seguente si può osservare che, nel 2011, le concentrazioni di Benzo(a)pirene superano il valore obiettivo di 1.0 ng/m3 in corrispondenza delle stazioni situate nei capoluoghi di Belluno, Padova, Treviso e Venezia e presso le stazioni di S.Giustina in Colle (PD) e Area Feltrina (BL), dove si registrano le concentrazioni più alte della regione. Complessivamente si può osservare che il valore obiettivo è stato superato in 10 stazioni su 20, confermando la significativa criticità di questo inquinante per la qualità dell’aria in Veneto.

Benzo(a)pirene. Medie annuali registrate nelle stazioni di tipologia fondo, traffico e industriale. Anno 2011.

La figura seguente riporta l’andamento della concentrazione media annuale nel quinquennio 2007 - 2011. I livelli di benzo(a)pirene sono sempre contenuti entro il valore obiettivo a Monselice, VR-Borgo Milano, VR-Cason, RO-Borsea, VI-Quartiere Italia e Concordia Sagittaria. Si evidenzia che i livelli di Benzo(a)pirene sono in aumento o al più stabili rispetto al 2010, ad esclusione di VR-Borgo Milano, in leggera diminuzione.

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Periodo 2007-2011. Confronto tra le medie annuali di benzo(a)pirene

Arpav afferma che questo inquinante, identificato dal D.Lgs. 155/2010 come marker per gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), dovrà essere monitorato con attenzione nei prossimi anni, poiché sopra la soglia di valutazione superiore in tutte le centraline con 5 anni di dati, e sarà necessario attuare delle opportune misure per il suo contenimento, così come richiesto dalla normativa. Tale considerazione è enfatizzata dalla particolare criticità del 2011 a scala regionale rispetto agli anni precedenti. Piombo Le concentrazioni medie annuali di piombo registrate in tutti i punti di campionamento nel periodo 2007 – 2011 risultano tutte inferiori al valore limite di 0.5 µg/m3 . Si registrano generalmente livelli inferiori di un ordine di grandezza rispetto al riferimento normativo, con valori che si attestano sempre tra 0.01 µg/m3 e 0.07 µg/m3 in tutto il periodo considerato, evidenziando l’assenza di problematiche legate a questo inquinante in Veneto. Elementi in tracce I dati medi annuali di arsenico, nichel, cadmio vengono determinati sui campioni di PM10, raccolti dalla rete di qualità dell’aria. Il monitoraggio di questi inquinanti è divenuto obbligatorio nel settembre 2007, in seguito all’entrata in vigore del D.Lgs. 152/2007, ed è stato confermato dal D.Lgs.155/2010. Le medie annue di concentrazione di questi tre elementi, per il quinquennio preso in considerazione, risultano essere ampiamente al di sotto dei valori obiettivo di cui all’Allegato XIII del D.Lgs.155/2010.

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2.2.2 Campagna di Monitoraggio della qualità dell’aria I dati di seguito riportati sono stati rilevati in occasione delle campagne di monitoraggio Qualità dell’Aria, eseguite mediante stazioni rilocabili (laboratori mobili) per il controllo della Qualità dell’aria in provincia di Venezia. Data la non disponibilità di dati riferiti al comune considerato si sono ricercati i dati delle campagne di monitoraggio dei comuni più prossimi. La stazione rilocabile è dotata di analizzatori in continuo per il campionamento e la misura degli inquinanti chimici dalla normativa vigente inerente l’inquinamento e più precisamente:

• inquinanti convenzionali: monossido di carbonio (CO), anidride solforofa (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOx), ozono (O3);

• inquinanti non convenzionali: benzene (C6H6). a. Posizione: Via Tasso, Noventa Padovana Tipologia del sito: background urbano Periodo di attuazione:

- 12 agosto 2011 – 14 settembre 2011; - 6 ottobre 2011 – 9 novembre 2011

Posizione stazione rilocabile via Tasso, Noventa Padovana

Le campagne di monitoraggio sono fatte in ottemperanza del D.Lgs 155/10 come la precedente analisi regionale, si rimanda perciò a questa per le definizioni dei periodi minimi di copertura e dei limiti di legge per i vari inquinanti. Monossido di carbonio (CO) Il monitoraggio del monossido di carbonio (CO) nel Comune di Noventa Padovana non ha evidenziato alcun superamento dei valori limite fissati dal DLgs 155/2010 (10 mg/m3, media 8h).

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Nella figura successiva è rappresentato il confronto della media di monossido di carbonio (CO) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante le campagne di monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria. Biossido di azoto (NO2) Nel Comune di Noventa Padovana dal 12/08/11 al 14/09/11 e dal 06/10/11 al 09/11/11 non sono mai stati registrati superamenti del limite di protezione della salute (200 mg/m3, media 1h). Nel grafico successivo è rappresentato il confronto della media di biossido di azoto (NO2) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse del Comune di Padova (Arcella e di Mandria). Biossido di zolfo (SO2) I livelli ambientali di biossido di zolfo rilevati nel Comune di Noventa Padovana sono risultati sempre ampiamente inferiori ai valori limite previsti dal DLgs 155/2010, per la protezione della salute (350 µg/m3, media 1h; 125 µg/m3, media 24h) e per la soglia di allarme (500 µg/m3, persistenza per 3 h consecutive). Nella seguente figura è rappresentato il confronto della media di biossido di zolfo (SO2) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana, e nei corrispondenti periodi presso la stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova.

Monossido di carbonio (CO), Biossido di azoto (NO2) e Biossido di zolfo (SO2) : concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via

Tasso, Noventa Padovana Ozono (O3) Durante il monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana sono stati registrati 16 superamenti dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (120 mg/m3, media 8h) e 3 superamenti della soglia di informazione (180 mg/m3, media 1h). Nella seguente tabella sono riassunti il numero di superamenti dei limiti per l’ozono (O3) rilevati dal 12/08/11 al 14/09/11 (34 gg) e dal 06/10/11 al 09/11/11 (35 gg), per un totale complessivo di 69 giorni di monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana, e per confronto negli stessi periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova. Nella figura seguente è rappresentato il confronto della media di ozono (O3) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova.

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Ozono (O3): numero di superamenti dei parametri di valutazione a breve termine previsti dalla normativa vigente e concentrazione media

rilevata durante il monitoraggio in via Tasso, Noventa Padovana Polveri sottili (PM10) Nella tabella successiva è riportato il numero di campioni di PM10 analizzati e il numero di superamenti del limite di protezione della salute (DLgs 155/2010) registrati dal 12/08/11 al 14/09/11 (34 gg) e dal 06/10/11 al 09/11/11 (35 gg) per un totale complessivo di 69 giorni di monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana, e per confronto negli stessi periodi presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova. Nella figura che segue è rappresentato il confronto della media di polveri fini PM10 registrata complessivamente in via Tasso nel Comune di Noventa Padovana, e nei corrispondenti periodi presso il Comune di Padova.

Polveri sottili (PM10): numero di superamenti dei parametri di valutazione a breve termine previsti dalla normativa vigente e concentrazione

media rilevata durante il monitoraggio in via Tasso, Noventa Padovana Benzene (C6H6) Nel grafico successivo è rappresentato il confronto della media di benzene registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria. Benzo(a)pirene (IPA) Nella figura seguente è rappresentato il confronto della media di benzo(a)pirene registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova.

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Benzene (C6H6) e Benzo(a)pirene (IPA): concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via Tasso, Noventa Padovana

Metalli pesanti (Pb, As, Cd, Ni, Hg) La concentrazione media di Piombo (Pb) è risultata largamente inferiore ai limiti previsti dal DLgs 155/2010. Per gli altri metalli pesanti il DLgs 155/2010 stabilisce dei valori obiettivo per le concentrazioni annuali di As (6 ng/m3), Cd (5 ng/ m3), Ni (20 ng/ m3). La concentrazione media di metalli rilevati nel Comune di Noventa Padovana è risultata generalmente bassa; Arsenico (0.9 ng/ m3), Cadmio (0.6 ng/ m3), Nichel (3.0 ng/m3) hanno registrato valori medi di concentrazione in linea con quelli monitorati nei medesimi periodi presso le stazioni fisse di Arcella (As 0.8 ng/ m3, Cd 0.5 ng/ m3, Ni 3.5 ng/ m3) e di Mandria (As 0.7 ng/ m3, Cd 0.4 ng/ m3, Ni 6.4 ng/ m3), ubicate nel Comune di Padova. A differenza degli altri elementi in tracce, per quanto riguarda il mercurio il DLgs 155/2010 non indica un valore obiettivo da rispettare. Le analisi realizzate hanno registrato quantitativi medi di Hg <1 ng / m3 (valore inferiore al limite di rilevabilità dello strumento), pari a quelli monitorati nei medesimi periodi presso le stazioni fisse di Arcella (<1 ng / m3) e Mandria (<1 ng/ m3); tale valore è sensibilmente inferiore al valore di 1 mg/ m3 indicato dalla linea guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la concentrazione di mercurio nell’aria (WHO, 2000). Scheda sintetica di valutazione In sintesi, il monitoraggio dello stato di qualità dell’aria nel Comune di Noventa Padovana ha evidenziato gli elementi di criticità tipici delle principali aree urbane del Veneto, in particolare polveri fini (PM10 ) e nel periodo estivo ozono (O3). Rimane da verificare la situazione del benzo(a)pirene (IPA) associato alle polveri fini, dato che il monitoraggio non ha interessato i mesi invernali più critici per questo inquinante.

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Scheda sintetica valutativa del monitoraggio in via Tasso, Noventa Padovana

b. Posizione: Via Roma, Noventa Padovana Tipologia del sito: background urbano Periodo di attuazione:

- 14 gennaio 2010 – 23 febbraio 2010; - 29 aprile 2010 – 24 maggio 2010

Posizione stazione rilocabile via Roma, Noventa Padovana

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Il presente campionamento è stato eseguito seguendo i riferiementi normativi precedenti a quelli attualmente in vigore ed utilizzati per la campagna 2011, si riportano quindi nelle tabelle seguenti i valori di legge cui fare riferimento.

Limiti per esposizione acuta

Limiti per esposizione cronica

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Limti per la protezione degli ecosistemi

Monossido di carbonio (CO) Il monitoraggio del monossido di carbonio (CO) nel Comune di Noventa Padovana non ha evidenziato alcun superamento dei valori limite fissati dal DM 60/02 (10 mg/m3, media 8h). Nella figura successiva è rappresentato il confronto della media di monossido di carbonio (CO) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante le campagne di monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria. Biossido di azoto (NO2) Nel Comune di Noventa Padovana dal 14/01/10 al 23/02/10 e dal 29/04/10 al 24/05/10 non sono mai stati registrati superamenti del limite di protezione della salute aumentato del margine di tolleranza previsto per il 2010 (200 mg/ m3, media 1h), né della soglia di allarme (400 mg/ m3, persistenza per 3h consecutive), previsti dal DM 60/02. Nel grafico successivo è rappresentato il confronto della media di biossido di azoto (NO2) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse del Comune di Padova (Arcella e di Mandria). Biossido di zolfo (SO2) I livelli ambientali di biossido di zolfo rilevati nel Comune di Noventa Padovana sono risultati sempre ampiamente inferiori ai valori limite previsti dal DM 60/02, per la protezione della salute (350 µg/ m3, media 1h; 125 µg/ m3, media 24h) e per la soglia di allarme (500 µg/ m3, persistenza per 3 h consecutive). Nella seguente figura è rappresentato il confronto della media di biossido di zolfo (SO2) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana, e nei corrispondenti periodi presso la stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova.

Monossido di carbonio (CO), Biossido di azoto (NO2) e Biossido di zolfo (SO2): concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via

Roma, Noventa Padovana Ozono (O3) Durante il monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana non sono mai stati registrati superamenti dei parametri previsti dal DLgs 183/04: obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (120 mg/ m3,

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media 8h), soglia di informazione (180 mg/ m3, media 1h), soglia di allarme (240 mg/ m3, persistenza per 3h consecutive). Nella seguente tabella sono riassunti il numero di superamenti dei limiti per l’ozono (O3) rilevati dal 14/01/10 al 23/02/10 (41 gg) e dal 29/04/10 al 24/05/10 (26 gg), presso le sole stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova. Nella figura seguente è rappresentato il confronto della media di ozono (O3) registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova.

Ozono (O3): numero di superamenti dei parametri di valutazione a breve termine previsti dalla normativa vigente e concentrazione media

rilevata durante il monitoraggio in via Roma, Noventa Padovana Polveri sottili (PM10) Nella tabella successiva è riportato il numero di campioni di PM10 analizzati e il numero di superamenti del limite di protezione della salute (DM 60/02) registrati dal 14/01/10 al 23/02/10 (41 gg) e dal 29/04/10 al 24/05/10 (26 gg) per un totale complessivo di 67 giorni di monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana, e per confronto negli stessi periodi presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova. Nella figura che segue è rappresentato il confronto della media di polveri fini PM10 registrata complessivamente in via Tasso nel Comune di Noventa Padovana, e nei corrispondenti periodi presso il Comune di Padova.

Polveri sottili (PM10): numero di superamenti dei parametri di valutazione a breve termine

previsti dalla normativa vigente e concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via Roma, Noventa Padovana Benzene (C6H6) Nel grafico successivo è rappresentato il confronto della media di benzene registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria.

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Benzo(a)pirene (IPA) Nella figura seguente è rappresentato il confronto della media di benzo(a)pirene registrata complessivamente nel Comune di Noventa Padovana durante il monitoraggio, e nei corrispondenti periodi presso le stazioni fisse di Arcella e di Mandria nel Comune di Padova.

Benzene (C6H6) e Benzo(a)pirene (IPA): concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via Roma, Noventa Padovana

Metalli pesanti (Pb, As, Cd, Ni, Hg) la concentrazione media di Piombo (Pb) è risultata largamente inferiore ai limiti previsti dal DM 60/02. Per gli altri metalli pesanti è stata emanato il DLgs. 152/07, in recepimento della direttiva europea DIR 2004/107/CE, che stabilisce dei valori limite di riferimento (valori obiettivo) per le concentrazioni annuali di As (6 ng/m3), Cd (5 ng/m3), Ni (20 ng/m3). La concentrazione media di metalli rilevati nel Comune di Noventa Padovana è risultata generalmente bassa; Arsenico (0.7 ng/m3) e Cadmio (1.0 ng/m3) hanno registrato valori medi di concentrazione in linea con quelli monitorati nei medesimi periodi presso le stazioni fisse di Arcella (As 0.8 ng/m3, Cd 0.8 ng/m3) e di Mandria (As 0.8 ng/m3, Cd 0.8 ng/m3), ubicate nel Comune di Padova. Da rilevare semmai che la concentrazione di Nichel (3.2 ng/m3) è risultata sensibilmente inferiore rispetto a quella registrata presso stazioni fisse di Arcella (4.7 ng/m3) e di Mandria (4.4ng/m3). A differenza degli altri elementi in tracce, per quanto riguarda il mercurio il DLgs. 152/07 non indica un valore obiettivo da rispettare. Le analisi realizzate hanno registrato quantitativi medi di Hg <1 ng /m3 (valore inferiore al limite di rilevabilità dello strumento), pari a quelli monitorati nei medesimi periodi presso le stazioni fisse di Arcella (<1 ng /m3) e Mandria (<1 ng/m3); tale valore rientra nell’intervallo 0.1-5.0 ng/m3 indicato dalle Linee Guide di qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per le aree urbane. Scheda sintetica di valutazione In sintesi, il monitoraggio dello stato di qualità dell’aria nel Comune di Noventa Padovana ha evidenziato gli elementi di criticità tipici delle principali aree urbane del Veneto, in particolare biossido di azoto (NO2), polveri fini (PM10) e benzo(a)pirene (IPA). Bisogna però sottolineare che sia per le polveri fini (PM10) che per il biossido di azoto (NO2) tale giudizio “negativo” è stato formulato solo sulla base del superamento dei ‘limiti’ previsti dalla normativa vigente, mentre il confronto delle concentrazioni di questi stessi inquinanti con l’andamento della serie storica delle stazioni di Arcella e Mandria evidenzia una tendenza in atto alla diminuzione dei livelli di inquinamento dal 2001 ad oggi. Questa tendenza al miglioramento dello stato qualitativo dell’aria, e quindi alla diminuzione della concentrazione di inquinanti nel tempo, emerge anche per il biossido di zolfo (SO2), il monossido di carbonio (CO) il benzene (C6H6) e i metalli pesanti. Viceversa le concentrazioni di benzo(a)pirene (IPA) sembrano rimaste pressoché immutate negli anni. Infine, rimane da verificare con più precisione il contributo durante il periodo estivo dell’ ozono (O3) nel determinare lo stato di qualità dell’aria nel Comune di Noventa Padovana.

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Scheda sintetica valutativa del monitoraggio in via Roma, Noventa Padovana

c. Posizione: Via Noventana, Noventa Padovana Tipologia del sito: background urbano Periodo di attuazione:

- 9 maggio 2006 – 6 giugno 2006

Posizione stazione rilocabile via Noventana, Noventa Padovana

Il presente campionamento è stato eseguito seguendo alcuni riferiementi normativi precedenti anche a quelli in vigone per la campagna 2010, si riportano quindi nelle tabelle seguenti i valori di legge cui fare riferimento.

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Limiti per la valutazione della qualità dell’aria a breve termine

Limiti per la valutazione della qualità dell’aria a lungo termine

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Polveri sottili (PM10) Nella tabella successiva è riportato il numero di campioni di PM10 monitorati e il numero di superamenti del limite di protezione della salute (DM 60/02) registrati durante il monitoraggio dal 09/05/06 al 06/06/06 nel Comune di Noventa Padovana e per confronto nello stesso periodo presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova.

Polveri sottili (PM10): numero di superamenti dei parametri di valutazione a breve termine

previsti dalla normativa vigente durante il monitoraggio in via Noventana, Noventa Padovana Nella figura che segue è rappresentato il confronto della media di polveri fini PM10 registrata durante il monitoraggio dal 09/05/06 al 06/06/06 nel Comune di Noventa Padovana e nel corrispondente periodo presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova. Benzene (C6H6) Nel grafico successivo è riportata la media di benzene rilevata durante il monitoraggio nel Comune di Noventa Padovana e il confronto indicativo con il valore limite di protezione della salute (DM 60/02). Inoltre, a scopo comparativo sono riportate le medie registrate nel corrispondente periodo di monitoraggio presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria ubicate nel Comune di Padova. Benzo(a)pirene (IPA) Nella figura seguente è rappresentato il confronto della media di benzo(a)pirene registrata durante il monitoraggio dal 09/05/06 al 06/06/06 nel Comune di Noventa Padovana e nel corrispondente periodo presso le stazioni fisse di Arcella e Mandria nel Comune di Padova.

Ozono (O3), Benzene (C6H6) e Benzo(a)pirene (IPA): concentrazione media rilevata durante il monitoraggio in via Noventana, Noventa

Padovana Metalli pesanti (Pb, As, Cd, Ni) la concentrazione media di Piombo (Pb) è risultata largamente inferiore ai limiti previsti dal DM 60/02. Per gli altri metalli pesanti è stata emanata una direttiva europea DIR 2004/107/CE del 15/12/04 che stabilisce dei valori limite di riferimento (valori obiettivo) per le concentrazioni annuali di As (6 ng/ m3), Cd (5 ng/ m3), Ni (20 ng/ m3), da recepire formalmente entro il 15/02/07. La concentrazione media di metalli rilevati nel Comune di Noventa Padovana è risultata generalmente bassa; Arsenico (2.3 ng/m3), Cadmio (0.9 ng/ m3), Nichel (1.5 ng/ m3) hanno registrato valori medi di concentrazione in linea o inferiori a quelli monitorati nel medesimo periodo presso le stazioni fisse di Arcella (As 7.7 ng/ m3, Cd 0.5

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ng/ m3, Ni 3.8 ng/ m3) e di Mandria (As 7.8 ng/ m3, Cd 0.5 ng/m3 m3Ni 1.3 ng/m m33) ubicate nel Comune di Padova. Dato comunque il limitato numero di campioni raccolti (n = 4) durante il monitoraggio con la stazione mobile nel Comune di Noventa Padovana non sono possibili ulteriori più approfondite valutazioni riguardo la stima del valore medio annuale e al conseguente rispetto dei relativi limiti previsti dalla normativa.. Il giudizio complessivo è quindi tendenzialmente positivo anche se risulta necessario un monitoraggio di medio-lungo periodo per inquadrare più appropriatamente il territorio comunale riguardo l’effettiva concentrazione di metalli pesanti diffusi in atmosfera con le polveri fini PM10. Scheda sintetica di valutazione In sintesi, il monitoraggio dello stato di qualità dell’aria nel Comune di Noventa Padovana ha evidenziato gli elementi di criticità tipici delle principali aree urbane del Veneto, in particolare le polveri fini polveri fini (PM10). Infine, rimane da verificare con più precisione il contributo del benzo(a)pirene (IPA) associato alle polveri fini nel determinare lo stato di qualità dell’aria nel Comune di Noventa Padovana.

Scheda sintetica valutativa del monitoraggio in via Noventana, Noventa Padovana

d. Posizione: Via dello Stadio, Campagna Lupia Tipologia del sito: background urbano Periodo di attuazione:

- 25 agosto 2010 – 13 ottobre 2010; - 26 novembre 2010 – 31 dicembre 2010

Posizione stazione rilocabile via dello Stadio, Campagna Lupia

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Il presente campionamento è stato eseguito seguendo i gli stessi riferimenti normativi utilizzati per la posizione b - via Roma a Noventa Padovana, anno 2010, si rimanda perciò alla tabella presentata in quella sezione per i limiti di legge considerati per esposizione acuta, cronica e per la protezione degli ecosistemi. Monossido di carbonio (CO) Durante le due campagne di monitoraggio la concentrazione di monossido di carbonio non ha mai superato il valore limite, in linea con quanto si rileva presso tutte le stazioni di monitoraggio della Provincia di Venezia. Le medie di periodo sono risultate pari a 0.3 mg/m3 per il “semestre caldo” e pari a 0.8 mg/m3 per il “semestre freddo”.

Monossido di carbonio (CO): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Mobile di 8 ore di CO (mg/m3,

semestre “caldo” e semestre “freddo”, via dello Stadio, Campagna Lupia

Biossido di azoto (NO2) – Ossidi di azono (NOX) Durante le due campagne di monitoraggio la concentrazione di biossido di azoto non ha mai superato i valori limite orari relativi all’esposizione acuta. Relativamente all’esposizione cronica il 98° percentile delle concentrazioni orarie misurate nei due periodi di monitoraggio è risultata pari a 72 mg/m3, inferiore al valore limite di 200 mg/ m3; la media delle concentrazioni orarie misurate nei due periodi è stata calcolata pari a 32 mg/ m3, inferiore al valore limite annuale di 40 mg/ m3 per il 2010. La media di periodo relativa al “semestre caldo” è risultata pari a 22 mg/ m3 mentre quella relativa al “semestre freddo” pari a 45 mg/ m3. La media delle concentrazioni orarie di NOX misurate nei due periodi è pari a 63 mg/ m3, superiore al valore limite annuale per la protezione degli ecosistemi di 30 mg/ m3. Si ricorda che il confronto con il valore limite di protezione degli ecosistemi rappresenta un riferimento puramente indicativo in quanto il sito indagato non risponde esattamente alle caratteristiche previste dalla normativa.

Biossido di azoto (NO2): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Oraria, Esposizione acuta,

Semestre “caldo” e Semestre “freddo”

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Biossido di zolfo (SO2) Durante le due campagne di monitoraggio, la concentrazione di biossido di zolfo è stata ampiamente inferiore ai valori limite, come tipicamente accade presso tutte le stazioni di monitoraggio della Provincia di Venezia. La media delle concentrazioni orarie misurate nei due periodi è risultata inferiore al valore limite di rilevabilità strumentale (< 5 mg/m3), quindi ampiamente inferiore al limite per la protezione degli ecosistemi (20 mg/m3). Le medie del “semestre caldo” e del “semestre freddo” sono risultate entrambe inferiori al valore limite di rilevabilità strumentale.

Biossido di zolfo (SO2): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Oraria, Esposizione acuta

Semestre “caldo” e Semestre “freddo”

Biossido di zolfo (SO2): Concentrazione Media Giornaliera, Semestre “caldo” e Semestre “freddo”

Ozono (O3) Durante la campagna di monitoraggio del periodo caldo la concentrazione media oraria di ozono non ha mai superato la soglia di allarme, pari a 240 mg/m3, e la soglia d’informazione, pari a 180 mg/m3. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana, pari a 120 mg/m3, non è mai stato superato La media del periodo monitorato è risultata essere pari a 47 mg/m3. La dipendenza di questo inquinante da alcune variabili meteorologiche, temperatura e radiazione solare in particolare, comporta una certa variabilità da un anno all’altro, pur in un quadro di vasto inquinamento diffuso.

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Ozono (O3): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Oraria, Semestre “caldo” e Semestre “freddo”

Polveri sottili (PM10) Durante i due periodi di monitoraggio la concentrazione di polveri PM10 ha superato il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana, pari a 50 mg/m3, da non superare per più di 35 volte per anno civile, per 17 giorni su 36 di misura nel “semestre freddo” e mai nei 37 giorni di misura nel “semestre caldo”, per un totale di 17 giorni di superamento su 73 complessivi di misura (23%). La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di PM10 misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 23 mg/m3 nel “semestre caldo” e a 55 mg/m3 nel “semestre freddo”. La media complessiva (ponderata) dei due periodi associata al sito indagato è risultata pari a 39 mg/m3, inferiore al valore limite annuale pari a 40 mg/m3.

Polveri sottili (PM10): Concentrazione Giornaliera, Semestre “caldo” e Semestre “freddo”

Benzene (C6H6) La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di benzene misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 0.7 mg/m3 nel periodo del “semestre caldo” e pari a 3.7 mg/m3 nel periodo del “semestre freddo”. La media complessiva (ponderata) dei due periodi, pari a 2 mg/m3, è inferiore al valore limite annuale di 5 mg/m3 per il 2010. Benzo(a)pirene (IPA) La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di benzo(a)pirene misurate a Campagna Lupia è inferiore al limite di rivelabilità di 0.1 ng/m3 nel periodo del “semestre caldo” ed è pari a 4.8 ng/m3 nel periodo del “semestre freddo”. La media complessiva (ponderata) dei due periodi è risultata pari a 2.4 ng/m3, superiore al valore obiettivo di 1.0 ng/m3. Si ricorda che anche gli IPA possono essere considerati inquinanti a concentrazione diffusa. Metalli pesanti (Pb, As, Cd, Ni) Le medie delle concentrazioni giornaliere di metalli misurate a Campagna Lupia nei semestri caldo e freddo sono le seguenti:

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Metalli pesantio in tracce

Le medie complessive dei due periodi sono risultate inferiori al valore limite annuale per il piombo, e inferiori ai valori obiettivo per i restanti metalli. La media complessiva dell’arsenico assume valori in linea con quelli rappresentativi dei livelli di background, con riferimento a quanto riportato nelle linee guida di qualità dell’aria dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per quanto riguarda il piombo, la media risulta in linea con i valori rappresentativi delle aree urbane, mentre per il cadmio e per il nichel le medie assumono valori intermedi tra quelli rappresentativi delle aree urbane e quelli dei livelli di background. e. Posizione: Via del Lavoro, Campagna Lupia Tipologia del sito: background urbano Periodo di attuazione:

- 14 dicembre 2006 – 12 gennaio 2007

Posizione stazione rilocabile via del Lavoro, Campagna Lupia

Il presente campionamento è stato eseguito seguendo i gli stessi riferimenti normativi utilizzati per la posizione c - via Noventana a Noventa Padovana, anno 2006, si rimanda perciò alla tabella presentata in quella sezione per i limiti di legge considerati per esposizione acuta, cronica e per la protezione degli ecosistemi. Biossido di azoto (NO2) Si riporta nella tabella seguente la concentrazione di NO2 determinata con campionatori passivi. Ozono (O3) Durante la campagna di monitoraggio la concentrazione di ozono non ha superato l’obiettivo a lungo termine per protezione della salute umana.

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Biossido di azoto (NO2) e Ozono (O3): concentrazione “semestre freddo”

Polveri sottili (PM10) La concentrazione di polveri PM10 ha superato il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana (50 µg/m3), da non superare per più di 35 volte per anno civile, in 25 giorni su 30 di misura. La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di PM10 misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 96 µg/m3. Benzene (C6H6) La media di periodo delle concentrazioni di benzene misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 5 µg/m3.

Polveri sottili (PM10) e Benzene (C6H6): Concentrazione Giornaliera, “semestre freddo”

Benzo(a)pirene (IPA) La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di benzo(a)pirene misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 6.0 ng/m3. Conclusioni La concentrazione di polveri PM10 ha superato il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana (50 µg/m3), da non superare per più di 35 volte per anno civile, in 25 giorni su 30 di misura. La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di PM10 misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 96 µg/m3. La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di benzo(a)pirene misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 6.0 ng/m3. f. Posizione: Via del Lavoro, Campagna Lupia Tipologia del sito: background urbano

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Periodo di attuazione: - 30 marzo 2006 – 2 maggio 2006

Monossido di carbonio (CO) I valori riscontrati si sono attestati al di sotto dei limiti di riferimento fissati dalla normativa vigente per il breve periodo. Biossido di azoto (NO2) I valori riscontrati si sono attestati al di sotto dei limiti di riferimento fissati dalla normativa vigente per il breve periodo.

Monossido di carbonio (CO2) eBiossido di azoto (NO2): concentrazione “semestre caldo”

Biossido di Zolfo (SO2) I valori riscontrati si sono attestati al di sotto dei limiti di riferimento fissati dalla normativa vigente per il breve periodo.

Biossido di zolfo (SO2): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Oraria e Concentrazione Media Giornaliera

Ozono (O3) I dati rilevati confermano un andamento tipico del periodo primaverile, con valori moderatamente elevati. L’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana di cui al D.lgs. 183/04 è stato superato in 3 giornate su 32 di monitoraggio regolare. La soglia di informazione e la soglia di allarme per l’ozono di cui al D.lgs. 183/04 non sono mai state raggiunte.

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Ozono (O3): Concentrazione Massima Giornaliera della Media Oraria e Concentrazione Massima Giornaliera della Media Mobile di 8 ore

Polveri sottili (PM10) La concentrazione di polveri PM10 ha superato il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana (50 µg/m3), da non superare per più di 35 volte per anno civile, in 11 giorni su 30 di misura. La media di periodo delle concentrazioni giornaliere di PM10 misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 45 µg/m3. Benzene (C6H6) La media di periodo delle concentrazioni di benzene misurate a Campagna Lupia è risultata pari a 1,1 µg/m3.

Polveri sottili (PM10) concentrazione Giornaliera e Benzene giorno tipo

Conclusioni Durante la campagna di monitoraggio sono stati rilevati 3 giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana fissato per l’ozono. Non si sono verificati superamenti della soglia di allarme e della soglia di informazione Durante la campagna di monitoraggio, su 30 giorni di misura, sono stati rilevati 11 giorni di superamento del valore limite di 24 ore per la protezione della salute umana dalle polveri inalabili PM10, pari a 50 µg/m3, da non superare più di 35 volte nell’arco dell’anno civile. Relativamente agli altri inquinanti monitorati non sono stati rilevati superamenti dei valori limite, relativi al breve periodo, fissati dalla normativa vigente.

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2.2.3 Emissioni (stima) La valutazione della qualità dell’aria si effettua mediante la verifica del rispetto dei valori limite degli inquinanti, ma anche attraverso la conoscenza delle sorgenti di emissione e della loro dislocazione sul territorio, tenendo conto dell’orografia, delle condizioni meteo climatiche, della distribuzione della popolazione, degli insediamenti produttivi. La valutazione della distribuzione spaziale delle fonti di pressione fornisce elementi utili ai fini dell’individuazione delle zone del territorio regionale con regime di qualità dell’aria omogeneo per stato e pressione. La Regione Veneto, con il supporto tecnico di ARPAV - Osservatorio Regionale Aria, ha elaborato una metodologia finalizzata alla classificazione di ciascun comune della regione in base al regime di qualità dell’aria, permettendo così di stabilire a livello locale le criticità e il piano più appropriato da applicare. Tale classificazione rappresenta uno strumento utile per le autorità competenti al fine di intraprendere azioni comuni finalizzate al contenimento dell’inquinamento atmosferico. La metodologia classifica i comuni in base alla densità emissiva (qualità di inquinante su unità di superficie) di PM10 primario e secondario. La componente primaria del PM10 è stata stimata a parire dalle emissioni di gas precursori (ossidi di azoto NOX , ammoniaca NH3 , ossidi di zolfo SOX, composti organici volatili COV, protossido d’azoto N2O) moltiplicati per opportuni coefficienti che quantificano il contributo ai fini della formazione di PM10 secondario. Per la prima zonizzazione, i dati di emissione per ciascun inquinante e per ciascun comune sono stati ottenuti a partire dal database delle emissioni provinciali elaborato, con approccio top down, dall’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) e relativo all'anno 2000; la successiva disaggregazione a livello di Comune è stata elaborata dall'Osservatorio Regionale Aria. Sono state poi definitive tre soglie di densità emissiva di PM10, rispetto alle quali classificare i comuni:

< 7 t/anno kmq; tra 7 e 20 t/anno kmq; > 20 t/anno kmq.

A seconda del valore di densità emissiva calcolata, i comuni sono stati assegnati a distinte tipologie di area individuate, come descritto nella tabella seguente:

ZONA DENSITA' EMISSIVA DI PM10

A1 Agglomerato Comuni con Densità emissiva di PM10 > 20 tonn/anno kmq

A1 Provincia Comuni con densitàemissiva di PM10 tra 7 e 20 tonn/anno kmq

A2 Provincia Comuni con densità emissiva di PM10 < 7 tonn/anno kmq

C Provincia Comuni con altitudine superiore ai 200 m s.l.m.

Z.I. PRTRA Comuni caratterizzati dalla presenza di consistenti aree industriali

In corrispondenza a ciascuna tipologia di area si devono applicare specifiche misure volte a riportare lo stato della qualità dell’aria entro livelli di non pericolosità per la salute umana. La metodologia seguita e la zonizzazione risultante sono state approvate con Delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 3195 del 17.10.2006 . Tale zonizzazione viene riportata in figura, i comuni sono evidenziati con colori differenti, a seconda della densità emissiva di PM10 primario e secondario.

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Zonizzazione amministrativa regionale in base alla qualità dell’aria - Arpav

Il comune di Vigonovo, per il quale si è stimata una densità emissiva compresa tra 7 t/anno kmq e 20 t/anno kmq, viene classificato come “A1 Provincia”. I comuni con densità emissiva compresa tra 7 e 20 t/anno kmq, inseriti nelle aree “A1 Provincia”, rappresentano una fonte media di inquinamento per se stessi e per i comuni vicini; ad essi devono essere applicate misure finalizzate al risanamento della qualità dell’aria e se necessario, piani di azione di natura emergenziale. La Zonizzazione Amministrativa è stata poi recentemente sottoposta ad un riesame, in ottemperanza alle direttive europee. La nuova metodologia individue preliminarmente gli agglomerati, intesi come zona con popolazione residente superiore a 250.000 abitanti e costituiti da una zona urbana principale e da altre minori da essa dipendenti, e successivamente le altre zone, sulla base delle emissioni degli inquinanti “primari” e delle condizioni orografiche e climatiche per gli inquinanti “secondari”. Inoltre la stima della densità emissiva viene effettuata partendo dall’inventario regionale IN.EM.AR e da quello elaborata dall’ISPRA, entrambi riferiti all’anno 2005. La nuova zonizzazione, approvata con Dgr 2130/2012, viene riportata nella figura seguente.

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Il comune di Vigonovo risulta classificato ora come “Pianura e Capoluogo bassa pianura”, cui corrisponde una densità emissiva superiore alle 7 t/a km2, perfettaemnte coerente con quella individuata precedentemente. Emissioni distinte per fonte di diversi parametri (NOx, SO2, COV, CO, CO2, polveri, metalli pesanti, idrocarburi) Come riportato nella Relazione Tecnica – lineamenti conoscitivi, marzo 2012 la Regione Veneto in collaborazione con la Lombardia ha attivato un progetto che ha l’obiettivo di realizzare il primo inventario delle emissioni in atmosfera (IN.EM.AR) ovvero stimare le emissioni a livello comunale dei diversi inquinanti, per ogni tipo di attività (riscaldamento, traffico, agricoltura, industria, secondo la classificazione CORINAIR – SNAP 97) e tipo di combustibile. La metodologia CORINAIR classifica le sorgenti di emissione secondo tre livelli gerarchici: la classe più generale prevede 11 macrosettori, a loro volta suddivisi in 76 settori e 375 attività (classificazione Selected Nomenclature for Air Pollution - SNAP 97). Gli 11 macrosettori emissivi sono:

M1: Combustione - Energia e industria di trasformazione; M2: Combustione - Non industriale; M3: Combustione - Industria; M4: Processi Produttivi; M5: Estrazione, distribuzione combustibili fossili / geotermico; M6: Uso di solventi; M7: Trasporti Stradali; M8: Altre Sorgenti Mobili; M9: Trattamento e Smaltimento Rifiuti; M10: Agricoltura; M11: Altre sorgenti di Emissione ed Assorbimenti.

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I totali stimati nell’inventario delle emissioni in atmosfera della regione Veneto, riferito all’anno 2005 per il comune di Vigonovo sono riportati nella seguente tabella. Si confrontano poi con i valori stimati nei comuni confinanti.

Vigonovo Stra Fosso' Sant'Angelo di Piove Saonara Noventa

Padovana POP residenti 10.078 7.574 6.814 7.249 10.073 10.922SUP kmq 12,79 8,78 10,11 13,99 13,52 7,17CO ton/a 348,9 248,2 296,7 287,1 326,6 290,5CO2 kton/a 21,3 18,5 17,5 23,8 32,5 41,3COV ton/a 230,8 180,3 175,3 334,3 261,2 156,7CH4 ton/a 74,5 49,6 73,0 98,0 98,3 79,8NOx ton/a 54,9 42,6 49,0 68,7 89,9 154,1N2O ton/a 5,3 3,1 5,2 9,0 7,7 3,3NH3 ton/a 21,6 10,3 25,3 48,0 33,6 10,4PM10 ton/a 11,4 8,4 10,6 12,1 11,6 12,4PM2.5 ton/a 10,5 7,7 9,8 10,9 10,6 11,4PTS ton/a 11,6 8,5 10,9 12,6 11,8 12,5SO2 ton/a 3,0 1,8 2,4 3,0 2,1 1,7

Considerando la dimensione e la popolazione residente nei comuni, fattori che certamente influiscono sull’entità dell’emissione totale, si può notare come il comune di Vigonovo mostri un’elevata emissione di monossido di carbonio (CO), ed anidride solforosa (SO2), ma si ricorda che, dati i monitoraggi disponibili su siti nelle vicinanze, non vi è la tendenza al superamento dei limiti di legge per tali composti inquinanti. Gli altri valori delle emissioni totali appaiono invece in linea con quelle dei comuni limitrofi, quindi alla luce dei campionamenti eseguiti si può dedurre come le concentrazioni di particolato anche in questo comune difficilmente soddisferanno i limiti di legge. Si possono poi andare ad identificare quali siano i settori responsabili di tali emissioni, mostrati nel grafico successivo.

Emissioni di PM10 divise per macrosettori

Si nota quindi come il particolato venga emesso soprattutto come residuo della combustione non industriale, mentre un altro importante contributo venga fornito dal traffico veicolare. Apporti minoritari vengono dall’agricoltura e dall’industria.

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Conclusioni sintetiche componente Aria Qualità dell’aria Dalle osservazioni, condotte sia a livello regionale che puntuale attorno al comune in esame, per la componente qualità dell’aria si denotano alcune criticità. Pur non ospitando grandi agglomerati urbani, l’appartenenza del territorio alla pianura Padana, che protetta dalle catene montuose induce una maggior stagnazione delle sostanza gassose, e la vicinanza alla città di Padova, ed in particolare alla zona industriale, conferiscono all’aria del comune di Vigonovo le criticità tipiche delle aree urbane. In particolare si è rilevato un superamento della media annuale per le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) nei siti di monitoraggio della zona industriale di Padova, tale valor medio si colloca appena al di sopra del limite di legge. Per i monitoraggi eseguiti al di fuori delle grosse aree urbane si ritrovano invece valori generalmenti inferiori al limite. Vigonovo presumibilmente si collocherà in una situazione intermedia, essendo un piccolo centro ma vicino alle emissioni della zona industriale, quindi con concentrazioni che tendono al limite fissato dalla normativa. Per quanto riguarda l’ozono (O3) non si riscontrano superamenti della soglia di allarme, tuttavia non vengono generalmente rispettati i valori per gli obbiettivi a lungo termine per la protezione della salute umana, né tantomeno quelli più restrittivi per la protezione della vegetazione. Anche per l’ozono si riscontrano valori più elevati in corrispondenza delle grandi aree urbane, mentre tali valori siano decisamente inferiori per i piccoli centri di carattere rurale. Le polveri sottili (PM10) rappresentano la criticità maggiore, come del resto in tutto il territorio padano. Nei grossi centri si registra un numero di superamenti pari circa al triplo di quelli consentiti dalla normativa (35), mentre nei piccoli centri generalmente sono “solo” il doppio. Il particolato non è tuttavia da imputare alle sole emissioni locali, ma può giungere anche da molto lontano trasportato dalle correnti atmosferiche fino al catino costituito dalla pianura Padana. Infine si segnalano livelli oltre la soglia anche per il benzo(a)pirene, utilizzato come marcatore per gli idrocarburi policiclici aromatici. Il valore di soglia viene generalmente raggiunto ed in superato in tutta la regione, ed in particolare nella zona industriale di Padova prossima a Vigonovo. Si evidenzia inoltre un incremento generalizzato delle concentrazioni di tale inquinante nell’ultimo anno considerato, il 2011. Emissioni Dalla zonizzazione amministrativa della regione Veneto sulla base della qualità dell’aria si ricava che il territorio di Vigonovo secondo la Zonizzazione 2006 ricadesse nella classificazione “Provincia”, con un’emissione di particolato piuttosto elevata, tra 7 e 20 tonnellate l’anno per kmq, confermando tali valori con la classificazione “Pianura e Capoluogo bassa pianura” secondo la zonizzazione vigente dal 2012. Pertanto il comune rappresenta una fonte di inquinamento per se stesso e per i comuni vicini, devono essere presi quindi opportuni provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria. Dall’inventario delle emissioni IN.EM.AR si ricava che la maggior parte del particolato fine prodotto nel comune abbia origine dai processi di combustione non industriali, mentre di inferiore entità sia l’apporto del traffico veicolare. Problematiche Ambientali

Le polveri sottili (PM10) rappresentano la criticità maggiore con un numero di giorni di superamento che va oltre il limite normativo vigente. Tale criticità non è ascrivibile unicamente al contesto locale, in quanto il particolato è in grado di viaggiare trasportato dalle correnti. Nel territorio comunale la maggior fonte di pressione da PM10 è rappresentata dai processi di combustione non idustriale (riscaldamento).

Al 2011 è stato registrato un superamento della media annuale biossido di azoto (NO2), presso la vicina zona industraile di Padova, generato da processi di combustione e traffico.

Si segnalano livelli oltre la soglia anche per il benzo(a)pirene, utilizzato come marcatore per gli idrocarburi policiclici aromatici.

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Indicazioni per il Documento Preliminare Politiche

Incentivare la metanizzazione per il riscaldamento (attraverso Accordi di programma di carattere extracomunale a scala provinciale e regionale), l’utilizzo di forme alternative d’energia (biomasse, fotovoltaici, pannelli solari,…) e la realizzazione di impianti di cogenerazione.

Razionalizzare il traffico a scala regionale attraverso Accordi di programma. Diminuire e/o eliminare il traffico veicolare di attraversamento dai centri urbani comunali. Potenziare la rete di trasporto pubblico e la dotazione di parcheggi. Adottare politiche per il trasporto pubblico con combustibili a basso valore inquinante. Organizzare un servizio di monitoraggio almeno annuale degli inquinanti atmosferici.

Pianificazione Evitare, ove possibile, la destinazione di zone residenziali e di bersagli sensibili (scuole, ospedali, case di

riposo, parchi pubblici) nelle aree urbane a ridosso delle infrastrutture stradali principali. Redigere il Piano del traffico e della mobilità (in particolare per delocalizzare il traffico veicolare dal centro

urbano). Opere Pubbliche

Realizzare opere minori atte a fluidificare il traffico (rotonde, isole ambientali, ecc.) Processi Attuativi

Applicare i sistemi di gestione ambientale (ISO 14.000, EMAS, EMAS d’area, ecc.) per i cicli produttivi. Sensibilizzare e incentivare l’uso di mezzi pubblici. Sensibilizzare sulla necessità della revisione periodica dei sistemi di riscaldamento.

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2.3 Fattori climatici A scala regionale, i dati utilizzati per la caratterizzazione meteoclimatica della zona provengono dalla rete gestita dall’ARPAV per conto della Regione Veneto e facente capo al Centro Sperimentale per l’Idrologia, e la Meteorologia di Teolo. Le diverse stazioni di riferimento per l’analisi climatica 2011 mettono in luce quanto di seguito riportato. I valori termici rilevati evidenziano:

• Valori di temperatura media annuale: sopra la media di riferimento di +1,5/+3°C per il Veneto, Aprile e Novembre, in particolare, si rivelano i mesi più caldi rispetto alla media.

• Valori massimi assoluti 2011 di temperatura massima: inferiori ai massimi storici, anche se in più di un terzo delle stazioni considerate i valori di massimi annuali 2011 si discostano di meno di 1°C dai massimi assoluti storici [ad ulteriore conferma di un anno particolarmente caldo].

• Valori minimi assoluti 2011 di temperatura minima: anche l'andamento di tali valori conferma le conclusioni precedenti, in quanto i minimi assoluti nel 2011 e nel set di stazioni considerate si son mantenuti di 5-10°C superiori ai minimi assoluti della storia delle stazioni in oggetto.

• Numero di giorni con temperatura massima superiore a 30°C: risultano per lo più attorno alla media, salvo in una fascia altimetrica collinare (100-500 m slm) in cui risultano significativamente superiori alla media di riferimento.

• Numero di giorni con temperatura massima inferiore a 0°C: risultano per lo più attorno alla media, solo in tre stazioni di fondovalle dolomitico (Caprile, Auronzo, Agordo) risultano significativamente superiori alla media, soprattutto grazie alle frequenti inversioni termiche di dicembre 2011.

• Numero di giorni con temperatura minima maggiore di 20 °C: risultano generalmente in media, solo nel caso di Cavallino (area costiera) risultano significativamente superiori.

• Numero di giorni con temperatura minima inferiore a 0°C: risulta significativamente inferiore alla media sostanzialmente in tutta la fascia montana e pedemontana, in media in pianura.

Giudizio complessivo: Intermedio o incerto La media delle temperature medie giornaliere evidenzia, ovunque sulla regione, valori superiori alla media 1994-2010. Tali differenze risultano generalmente comprese tra i 0.5 °C e 1 °C. I valori più alti riguardano le zone montane e pedemontane della provincia di Vicenza e la parte occidentale della provincia di Belluno. La media delle temperature massime giornaliere evidenzia, ovunque sulla regione, valori superiori alla media 1994-2010. Tali differenze risultano generalmente comprese tra i 0.6 °C e 1.2 °C. La media delle temperature minime giornaliere sulla regione, nel 2011 indica valori più prossimi alla la media di riferimento 1994-2010 ma comunque superiori ad essa su buona parte del territorio. I valori sono compresi tra 0,2 °C e 0,8 °C. Tendenza: In peggioramento Dall'analisi delle spazializzazione relative agli scarti delle temperature minime, medie e massime annuali si deduce un 2011 nel complesso lievemente più caldo della media. I valori pluviometrici rilevati mettono in luce:

• Valori di precipitazione totale annua e numero di giorni piovosi: per lo più significativamente inferiori alla media di riferimento.

• Massimi valori di precipitazione accumulati in un giorno: inferiori alla media di riferimento, localmente anche in maniera significativa.

• Massimi valori di precipitazione accumulati in cinque giorni: per lo più significativamente inferiori alla media di riferimento.

• Numero di giorni con precipitazioni superiori a 20 mm: per lo più inferiori alla media di riferimento, salvo a Longarone.

• Numero di giorni con precipitazioni superiori a 40 mm: per lo più in media.

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Giudizio complessivo: Intermedio o incerto Nel corso dell’anno 2011 sono mediamente caduti sulla Regione 918 mm di precipitazione, la precipitazione media annuale riferita al periodo 1994-2010 è di 1098 mm (mediana 1086 mm): gli apporti meteorici annuali sul territorio regionale sono stati stimati in circa 16.900 milioni di m3 di acqua e risultano inferiori alla media del 16%. I massimi apporti annuali si localizzano sulle alte valli dell’Agno, Chiampo, Leogra e sull’Alpago con massimo assoluto rilevato dalla stazione di Rifugio La Guardia - Recoaro (VI) dove sono caduti 2.100 mm. I minimi apporti annuali si localizzano sulle aree meridionali del Veneto in provincia di Rovigo con minimi assoluti rilevati a Adria 374 mm e a Pradon Porto Tolle 431 mm. Tendenza: In peggioramento Dall’analisi della carta delle differenze di precipitazione annua rispetto alla media 1994-2010 viene evidenziata una situazione di deficit degli apporti sull’intero territorio regionale, salvo eccezioni localizzate. I massimi valori di deficit idrico (generalmente di – 200 e -300 mm) si sono localizzati sul Veneto sud-orientale e bellunese centrale. Confrontando l’andamento delle precipitazioni mensili del 2011con le precipitazioni medie mensili del periodo 1994-2010 si rileva che gli apporti risultano:

• molto superiori alla media nel mese di marzo (+111% effettuando una media su tutto il territorio regioanle);

• superiori alla media nei mesi di giugno (+45%) e luglio(+26%); • lievemente superiori alla media nei mesi di ottobre e di febbraio; • decisamente inferiori alla media nei restanti mesi, in particolare si sono riscontrati forti deficit

pluviometrici nei mesi di Aprile (-81%), Agosto (-69%) e Dicembre (-64%) Nel corso dell’anno le situazioni di deficit pluviometrico risultano meno accentuate sul Veneto settentrionale ed in particolare sulla montagna Bellunese mentre sono state più elevate e persistenti sulle aree meridionali della regione.

La reti di stazioni della regione Veneto e il dettaglio dell’area di analisi

Per dare una rappresentazione dell’aspetto climatico del comune di Vigonovo si vanno ad analizzare i dati rilevati dalla stazione metereologica di Legnaro, comune in provincia di Padova, sito più prossimo al territorio d’interesse. Dai grafici successivi si può notare come il 2011 sia stato un anno secco rispetto alla media, in quanto il numeri di giorni piovosi, specie primaverili ed autunnali, sia stato decisamente basso, si evidenziano però le maggiori intensità degli eventi, particolarmente in estate. Questi fenomeni temporaleschi ad elevata intensità, ma concentrati nel tempo, non risultano molto utili all’agricoltura, in quanto l’acqua scorre superficialmente e non si infiltra nel terreno.

Sito Quota

s.l.m.

Precipitazione tot annua

Gg piovosi Precipitazione max 1 g

Precipitazione max 5 gg

Gg precipitaz >20

Gg precipitaz >40

2011 Media 2011 Media 2011 Max storico

2011 Max storico

2011 Media 2011 Media

Legnaro 8 601 841 59 79 55 169 86 189 9 12 1 3

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Eventi piovosi anno 2011 stazione Legnaro, confronto con anni precedenti e scarto precipitazione media annua

La località presenta un clima tendenzialmente subcontinentale tipico della pianura padana, mitigato dalla vicinanza al Mar Adriatico. Dal punto di vista legislativo, il comune di Vigonovo ricade nella Fascia Climatica E con 2467 gradi giorno. L’andamento delle temperature nel 2011 ed il confronto con le annate precedenti sono riportati nelle immagini successive.

Sito Quota

s.l.m.

Media T med Max T max Min T min Gg Tmax >30 Gg Tmax <0 Gg Tmin >20 Gg Tmin <0

2011 Media 2011 Max storico

2011 Min storico

2011 Media 2011 Media 2011 Media 2011 Media

Legnaro 8 16.0 13.3 37.5 37.3 -3.9 -10.5 167 166 1 1 19 11 54 57

Media temperature anno 2011 stazione Legnaro, confronto con anni precedenti e scarto temperatura media annua

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Conclusioni sintetiche componente Fattori climatici Il comune di Vigonovo gode di un clima subcontintentale, tipico della pianura padana. Le precipitazioni sono mediamente distribuite lungo tutto l’arco dell’anno, tuttavia si evidenziano delle annate con una distribuzione di fenomeni piovosi più rada ma di maggior intensità. Inoltre si riscontra una diminuzione del volume di precipitazioni annuali. Per le temperature si riscontra un trend ascendente, in particolare per l’anno 2011 si riscontra una temperatura media decisamente maggiore degli anni precedenti. Problematiche Ambientali Si assiste a fenomeni piovosi di minor frequenza e maggior intensità. Indicazioni per il Documento Preliminare Nessuna indicazione atta ad intervenire direttamente sul clima, si rimanda per la qualità dell’aria alle indicazioni derivanti al relativo capitolo.

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2.4 Acqua 2.4.1 Acque superficiali (idraulica) Il territorio di Vigonovo, pur ricadendo nel bacino idrografico scolante nella Laguna di Venezia (R001), risente anche delle vicende idrauliche che si sviluppano nel bacino del Brenta Bacchiglione (N003). Si ha infatti il passaggio del fiume Brenta, che attraversa per quasi 5 km il comune tagliandolo in senso verticale, ma questo risulta idraulicamente separato dalla rete collettrice locale. Si presentano quindi brevemente le caratteristiche di entrambi i bacini sopra elencati.

I bacini idrografici del Veneto e la localizzazione del comune di Vigonovo

L’intero bacino N003 Brenta - Bacchiglione ha una superficie di circa 5.830 km2, di cui circa 4.480 in territorio veneto mentre il resto ricade in Trentino Alto Adige. Il bacino del Brenta - Bacchiglione può esser suddiviso in cinque sottobacini principali: il Brenta, il Cismon, il Bacchiglione, l’Astico-Tesina e l’Agno-Guà-Fratta-Gorzone. Il sottobacino del fiume Brenta ha un’estensione totale di circa 1.641 km2, di cui circa 914 km2 in territorio veneto, con un’altitudine massima di 2.332,5 m s.l.m. Il fiume nasce dal Lago di Caldonazzo (450 m s.l.m.), in Trentino e, dopo aver bagnato un vasto territorio della pianura veneta attraversando le province di Vicenza, Padova e Venezia, sfocia in Adriatico con un percorso di 174 km. Il bacino del Brenta è considerato chiuso, agli effetti idrografici, a Bassano del Grappa (VI), dove il corso d’acqua abbandona la stretta valle montana per scorrere nell’alveo alluvionale di pianura nel quale i suoi deflussi di magra si disperdono in gran parte e vanno ad alimentare la circolazione subalveale. La valle principale divide il bacino montano in due parti disuguali di cui

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la maggiore è rappresentata dal lato sinistro su cui sono incisi i più importanti affluenti e, fra questi, il Torrente Cismon il cui bacino è quasi esteso quanto quello del Brenta chiuso alla confluenza medesima. Il Brenta entra in territorio veneto subito prima dell’abitato di Primolano, quindi riceve in sinistra idrografica, all’altezza del Comune di Cismon del Grappa (VI), il Torrente Cismon, suo principale affluente, mentre in destra riceve gli apporti del Rio Frenzela e di numerose sorgenti (ad esempio quella di Oliero) che scaturiscono alla base dei massicci calcarei permeabili del Monte Grappa e dell’Altopiano dei Sette Comuni, il cui bacino apparente apparterrebbe però al Fiume Bacchiglione. Successivamente, a causa dell’ aumento dei depositi più minuti di tipo sabbioso - limoso, il terreno aumenta la propria impermeabilità dando origine alla zona delle risorgive. A valle di Bassano del Grappa, le acque del fiume Brenta, che alimentano la falda sotterranea sia in destra che in sinistra, scorrono in direzione Sud - Ovest fino a Tezze sul B. per piegare poi verso Sud - Est proseguendo fino alla foce. All’altezza di Campo San Martino il corso d’acqua è chiuso entro argini continui e robusti che ne segnano il percorso meandriforme. A Limena, gli argini del fiume si restringono ed una briglia immette parte delle sue acque nel canale Brentella cedendo quindi al Bacchiglione una quota consistente della sua portata (8-10 m3/s) che gli viene in parte restituita più a valle, con la confluenza del Canale Piovego. Nel tratto padovano fra Carmignano di Brenta e Cadoneghe il Brenta riceve le rogge Ramon - Molina, Cognarola e Riale, il torrente Piovego di Villabozza ed infine il torrente Muson dei Sassi, suo più importante immissario a valle di Bassano che ha origine ai piedi del massiccio del Grappa e drena una vasta area collinare nell’alta pianura trevigiana, tutti posti in sinistra idrografica; in destra idrografica riceve solo parte delle acque della roggia Contarina, nei pressi di Piazzola sul Brenta. Dopo la confluenza con il Muson dei Sassi il Brenta scorre pensile sopra il piano campagna fino alla foce a Cà Pasqua in prossimità di Chioggia in Provincia di Venezia. Come già anticipato il territorio di Vigonovo afferisce al bacino R001 scolante nella Laguna di Venezia. Il sistema idrografico della Laguna di Venezia è un territorio complesso caratterizzato dalla presenza di aree a spiccata valenza ambientale che si affiancano a zone in cui le attività umane hanno imposto, molto spesso non senza conflittualità, trasformazioni molto significative. Per analizzare correttamente il territorio, è necessario prendere in considerazione i tre elementi che lo compongono: la Laguna, il litorale e l’entroterra (Bacino Scolante). Il sistema nel suo complesso è costituito per 1.953 km2 dai territori dell’entroterra, per 29,12 km2 dalle isole della laguna aperta, per 4,98 km2 da argini di confine delle valli da pesca, per 2,48 km2 da argini e isole interne alle valli da pesca ed infine per 30,94 km2 dai litorali. A questo vanno aggiunti altri 502 km2 di specchio d’acqua lagunare, di cui 142 km2 costituiti da aree emergenti, o sommerse durante le alte maree. La superficie complessiva è quindi pari a circa 2.500 km2. La Laguna di Venezia rappresenta il residuo più importante dell’arco lagunare che si estendeva da Ravenna a Monfalcone. Essa è costituita dal bacino demaniale marittimo di acqua salsa che va dalla foce del Sile (conca del Cavallino) alla foce del Brenta (conca di Brondolo) ed è compresa tra il mare e la terraferma. L’intervento dell’uomo, fin dai primi secoli dello scorso millennio, ha influito in modo molto evidente sulla laguna attraverso la realizzazione di imponenti opere di diversione dei fiumi e di arginatura. Oggi infatti essa presenta caratteristiche ecologiche molto simili a quelle di un’insenatura marina. Solo la parte a nord, quella cioè compresa tra Venezia ed il fiume Sile, mantiene spiccate caratteristiche lagunari. Il Bacino Scolante è il territorio la cui rete idrica superficiale scarica in Laguna di Venezia. È delimitato a Sud dal Fiume Gorzone, ad Ovest dalla linea dei Colli Euganei e delle Prealpi Asolane e a Nord dal Fiume Sile. Fa parte del Bacino Scolante anche il bacino del Vallio–Meolo, un’area geograficamente separata che convoglia in laguna le sue acque attraverso il Canale della Vela. La quota del bacino, nel suo complesso, va da un minimo di circa -6 metri fino ad un massimo di circa 423 metri s.l.m. Le aree inferiori al livello medio del mare rappresentano una superficie complessiva di circa 132 km2. In generale, il limite geografico del bacino può essere individuato prendendo in considerazione le zone di territorio che, in condizioni di deflusso ordinario, drenano nella rete idrografica superficiale che sversa le proprie acque nella laguna. Si deve poi considerare l’area che, attraverso i deflussi sotterranei, alimenta i corsi d’acqua di risorgiva della zona settentrionale (la cosiddetta “area di ricarica”). Il territorio del Bacino Scolante comprende 15 bacini idrografici propriamente detti, che, in alcuni casi, sono interconnessi tra loro e ricevono apporti da corpi idrici non scolanti nella laguna, come i fiumi Brenta e Sile. I corsi d’acqua principali sono il Fiume Dese ed il Fiume Zero, suo principale affluente; il Marzenego, il Naviglio Brenta (che riceve le acque dei fiumi Tergola e Muson Vecchio), il sistema Canale dei Cuori – Canal Morto.

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Focalizzando l’attenzione sul comune di Vigonovo si notano diversi corsi d’acqua di una certa importanza. Il maggiore dei quali è il fiume Brenta. Questo interseca ortogonalmente, nella zona nord del comune, il canale Piovego, che parte da Padova, il naviglio Brenta, che arriva a Fusina, e l’idrovia Padova Venezia, scavata solo nel tratto verso Padova. Il percorso di tutti questi corsi d’acqua risulta essere artificiale, l’intera zona è il risultato dell’opera ingegneristica sostenuta dalla Repubblica di Venezia per difendere la laguna dall’interrimento e dalle alluvioni, per cui anche il fiume Brenta risulta scorrere in un alveo rettilineo ed arginato scavato dall’uomo. Il nodo idraulico descritto è regolato artificialmente, infatti l’acqua proveniente dal bacino del Brenta, ramo nord, e quella del Piovego, scolmatore del Bacchiglione, vengono convogliate nel ramo sud del Brenta, mentre il naviglio risulta protetto dalla conca di navigazione di Stra. L’idrovia, ancora incompleta, in direzione Padova è collegata al fiume Brenta tramite un impianot di sollevamento e degli acquedotti che attraversano l’argine, viene garantito così il ricambio d’acqua ma si impedisce che le acque possano risalire l’idrovia durante le piene del fiume. Si segnala comunque l’ipotesi progettuale di completamento della via d’acqua, da utilizzare anche come bacino di laminazione per le piene del Brenta.

Corsi d’acqua principali che attraversano il comune di Vigonovo

Il ramo attivo del Brenta costituisce quindi una criticità per l’intero territorio comunale, in quanto in particolari periodi dell’anno può essere interessato da portate molto elevate provenienti dal bacino a monte. A tal proposito l’Arpav effettua il monitoraggio del livello giornaliero del fiume, nella sezione immediatamente successiva al nodo Brenta-Piovego, in corrispondenza di una traversa per la regolazione del deflusso sul fiume. Si riportano qui i livelli massimi giornalieri del fiume per ogni mese, misurati nelle ultime otto annate disponibili. 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Gennaio 3.96 4.07 >> 4.10 3.95 4.24 4.30 3.33 Febbraio 3.96 4.06 >> 3.41 3.29 4.11 4.13 3.98 Marzo 3.45 4.05 4.11 4.13 4.11 4.25 4.15 4.10 Aprile 3.30 4.06 4.06 4.24 4.31 4.53 4.10 4.07

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Maggio 4.06 4.06 4.08 4.48 4.17 4.18 4.01 4.07 Giugno 4.04 4.06 4.04 4.21 4.17 4.14 3.98 4.38 Luglio 4.07 4.10 4.05 4.18 4.13 4.14 3.95 4.03 Agosto 4.06 4.05 4.08 4.41 4.20 4.14 3.99 >> Settembre 4.07 4.07 4.12 4.05 4.48 4.22 4.01 >> Ottobre 4.08 4.08 3.55 4.18 4.05 4.15 3.97 >> Novembre 4.08 >> 4.04 4.30 4.25 4.05 6.43 3.57 Dicembre 4.05 >> 4.11 3.97 4.22 4.21 5.29 3.65 Il livello massimo del fiume appare abbastanza costante, anche per la presenza della traversa di regolazione, si segnala tuttavia la possibilità di eventi di piena particolarmente critici, come ad esempio a novembre 2010. Il valore, evidenziato nella tabella, è risultato di poco inferiore al massimo storico per questa sezione, misurato a 6.72 m nell’ottobre 1998. Questi eventi eccezionali sono causati dalla concomitanza delle ondate di piena sul fiume Brenta e Bacchiglione, ma non hanno portato mai alcuna esondazione del fiume negli ultimi 50 anni, anche grazia alla presenza di alcuni bacini di laminazione nel tratto pedemontano e di alta pianura del fiume. Il territorio di Vigonovo risulta poi attraversato da una rete idrica di minor importanza, quella afferente al bacino scoalnte in laguna. Si stratta di canali consortili, gestiti dal consorzio di bonifica Bacchiglione, che attraversano le aree agricole e che vengono tombati nel passaggio dei centri abitatati. Questi servono a raccogliere le acque piovane e ad indirizzarle verso la laguna. Sul lato ovest del Brenta si hanno lo scolo Piovego e lo scolo Villamora che sono colleagati mediante una bocca a sifone che attraversa l’idrovia, restando così separati dal bacino del Brenta. Sul lato est invece si trova lo scolo Galta. Questi scoli corrono in direzione parallela al fiume Brenta e si collegano più a sud, nel comune di Piove di Sacco in località Corte, tramite una bocca a sifone sotto il letto del fiume.

La rete idrica afferente al bacino scolante nella Laguna di Venezia nel comune di Vigonovo

Non emergono particolari criticità idrauliche sulla rete degli scoli, si segnala però una situazione di drenaggio insufficiente in corrispondenza delle aree urbanizzate. La concomitanza tra il tombamento dei canali e l’impermeabilizzzione della superficie dovuta all’edificazione porta alla possibilità di allagamenti nella zona industriale di Tombelle e nel centro di Vigonovo. A tal proposito si veda anche il capitolo relativo al rischio idrogeologico.

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2.4.2 Acque superficiali (qualità) Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) predisposto ai sensi dell’art.121 del D.Lgs. 152/2006 organizza una base conoscitiva che determina obiettivi ed azioni di qualità, parzialmente anche di quantità, per corpi idrici, laghi e acque costiere. Uno degli obiettivi fondamentali del D.Lgs. n. 152/2006 è di “perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili”, da raggiungere attraverso “la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun distretto idrografico” e con “l’individuazione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche”. Il decreto non prevede espressamente obiettivi di quantità, come invece avviene per la qualità, ma si limita a stabilire norme generali per la “tutela quantitativa della risorsa e risparmio idrico”, rinviando al Piano di Tutela l’indicazione delle misure per la tutela quantitativa del sistema idrico. Il D.Lgs. n. 152/2006, comunque, richiama la pianificazione del bilancio idrico: stabilisce (art. 95) che “la tutela quantitativa della risorsa concorre al raggiungimento degli obiettivi di qualità attraverso una pianificazione delle utilizzazioni delle acque volta ad evitare ripercussioni sulla qualità delle stesse e a consentire un consumo idrico sostenibile” e che “nei Piani di Tutela sono adottate le misure volte ad assicurare l’equilibrio del bilancio idrico come definito dall’Autorità di Bacino, nel rispetto delle priorità stabilite dalla normativa vigente e tenendo conto dei fabbisogni, delle disponibilità, del minimo deflusso vitale, della capacità di ravvenamento della falda e delle destinazioni d’uso della risorsa, compatibili con le relative caratteristiche qualitative e quantitative”. Secondo quanto stabilito dal D.Lgs. n. 152/2006, il Piano di Tutela delle Acque contiene un elenco ed una rappresentazione cartografica delle aree sensibili, aree vulnerabili della falda freatica, aree vulnerabili da nitrati di origine agricola, zone di protezione dell’inquinamento e la carta dei territori comunali confinanti con acquiferi pregiati da sottoporre a tutela. Come stabilito dall’art. 91 comma 1 e dall’allegato 6 alla parte terza del D.Lgs. n. 152/2006, si considera area sensibile un sistema idrico classificabile in uno dei seguenti gruppi: A. laghi naturali, altre acque dolci, estuari e acque del litorale già eutrofizzati, o probabilmente esposti a prossima eutrofizzazione, in assenza di interventi protettivi specifici; B. acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, che potrebbero contenere, in assenza di interventi, una concentrazione di nitrato superiore a 50 mg/L; C. aree che necessitano, per gli scarichi afferenti, di un trattamento supplementare al trattamento secondario al fine di conformarsi alle prescrizioni previste dal D.Lgs. n. 152/2006. Tra le aree sensibili a tutt’oggi individuate dal piano vi è anche la laguna di Venezia e i corpi idrici ricadenti all’interno del bacino scolante ad essa afferente dove ricade il comune di Vigonovo. Gli scarichi di acque reflue urbane che recapitano in area sensibile, sia direttamente che attraverso bacini scolanti, e gli scarichi di acque reflue industriali che recapitano direttamente in area sensibile sono soggetti al rispetto delle prescrizioni e dei limiti ridotti per Azoto e Fosforo di cui agli art. 25 e 37 delle Norme Tecniche di Attuazione. Tale disposizione, per quanto attiene agli scarichi industriali, contenuta nell’articolo 37 delle norme tecniche di attuazione, deriva dalla lettura della nota n. 2 alla tabella 3 dell’allegato 5 alla parte III del D.Lgs.152/2006.

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Carta delle aree sensibili- Piano di Tutela delle Acque

La Giunta Regionale ha poi classificato le aree a diversa vulnerabilità intrinseca della pianura veneta, di cui all’elaborato tecnico “Carta della Vulnerabilità naturale della falda freatica della Regione Veneto”. L’immagine seguente rappresenta un estratto della zona di interesse. Vigonovo è classificato in gran parte A cioè ad alta vulnerabilità, ma vi sono delle con zone E, ossia ad elevata vulnerabilità, in corrispondenza del centro del paese e della frazione di Galta.

Vulnerabilità intrinseca della falda freatica della Pianura Veneta

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La designazione delle aree vulnerabili da nitrati è stata fatta partendo dalla carta della vulnerabilità intrinseca (o naturale) e prendendo in considerazione l’utilizzazione attuale e la potenziale utilizzabilità della falda, fattori che dipendono dalla qualità delle acque e dalla portata estraibile. In tutto il territorio di pianura della Regione Veneto è presente una falda freatica. Nell’alta pianura, delimitata verso sud dalla fascia dei fontanili, la falda è contenuta in materiali ghiaiosi ad elevata permeabilità; invece, nella media e bassa pianura, la falda è generalmente alloggiata in terreni sabbioso-limosi, via via più fini da nord a sud, caratterizzati da permeabilità più basse. Lo spessore della falda freatica nell’alta pianura è, di norma, rilevante, anche oltre un centinaio di metri, mentre nella media e bassa pianura è generalmente limitato a qualche metro. I differenti valori di permeabilità e di spessore degli acquiferi determinano differenze notevolissime nella potenzialità degli acquiferi freatici, che è assai rilevante nell’alta pianura, divenendo progressivamente meno importante verso sud, in corrispondenza della bassa pianura. L’importanza sociale ed economica del sistema idrogeologico dell’alta pianura veneta è enorme: fornisce l’acqua potabile a quasi tutti gli abitanti della pianura veneta, consente l’irrigazione di territori molto vasti, permette il funzionamento di numerose grandi industrie, fornisce acque minerali pregiate per l’imbottigliamento. Pertanto la parte di territorio da tutelare in via prioritaria è proprio questa, sia in ragione della sua maggior vulnerabilità sia per la sua importanza strategica nello sviluppo regionale, e perchè cosituisce l’area di ricarica dell’intero sistema idrogeologico. Per questi motivi, le aree designate vulnerabili sono quelle a maggior vulnerabilità intrinseca, a nord delle risorgive, che dividono l’alta dalla bassa pianura. In generale si può dire che gran parte dell’alta pianura veneta, che come detto costituisce l’area di ricarica degli acquiferi della media e bassa pianura, risulta vulnerabile ma con gradi di vulnerabilità differenti.

Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola- Piano Tutela delle Acque

Nel PTA viene confermata la suddivisione del territorio regionale, già operata dal PRRA, in zone omogenee a diverso grado di protezione, per le quali sono dettate differenti disposizioni a proposito del collettamento dei reflui, del grado di depurazione ritenuto ammissibile e dei limiti di emissione da rispettare per le acque reflue urbane, sulla base della potenzialità degli impianti. Il territorio regionale è, quindi, suddiviso in zone omogenee di protezione, rappresentate nella figura seguente.

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Zone omogenee di protezione dall’inquinamento

Di seguito si riportano le misure indicate dal piano al fine di raggiungere gli obiettivi di qualità per le acque superficiali interne previsti dal D.Lgs. 152/2006 (raggiungimento dello stato di Sufficiente entro il 31/12/2008, raggiungimento dello stato di Buono entro il 22/12/2015). Per il bacino scolante nella Laguna di Venezia resta salvo quanto disposto dalla specifica normativa vigente, per quanto più restrittiva, e dal “Piano per la prevenzione e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia – Piano Direttore 2000”, approvato dal Consiglio Regionale con Delibera n. 24 del 1/03/2000 e successive integrazioni. Bacino del Brenta OBIETTIVI Razionalizzazione dei prelievi per i diversi usi. Salvaguardia dell’area di ricarica delle falde; ripristino della capacità di ricarica stessa. Incremento della capacità di invaso. Inversione della tendenza all’incisione dell’alveo. Contrasto dell’avanzata del cuneo salino. MISURE Verifica della corrispondenza tra disponibilità idrica, prelievi e utilizzi a fini irrigui, riequilibrio del bilancio idrico, modifica dei sistemi d’irrigazione utilizzando tecniche atte al risparmio dellarisorsa, rilascio del DMV in alveo e rivalutazione delle concessioni. Azioni di incremento della capacità disperdente dell’alveo (stabilizzazione del fondo degli alveimedesimi). Azioni finalizzate all’aumento della capacità di invaso del sistema. Valutazione della fattibilità di interventi strutturali per lo stoccaggio di volumi d’acqua in pianura. Trasformazione di cave di ghiaia dismesse in serbatoi per l’accumulo di risorsa idrica. Sghiaiamento (sfangamento) dei serbatoi idroelettrici. Realizzazione di bacini di dispersione per la ricarica artificiale delle falde. Attività sperimentali di ricarica degli acquiferi. Studio e sperimentazione degli apporti irrigui ai processi di ricarica della falda. Approfondimento delle conoscenze sull’intrusione del cuneo salino nella parte terminale del fiume; realizzazione di sbarramenti antintrusione salina alla foce. Fiume Brenta OBIETTIVI Mantenimento, nei tratti dove presente, dello stato ambientale di Buono o Elevato. Riduzione delle sostanze nutrienti (nitrati e fosfati) di origine agro-zootecnica. MISURE Monitoraggio delle sostanze pericolose ai sensi delle tabelle 1/A e 1/B dell’allegato 1 alla parte terza del D.Lgs 152/2006 per individuare le loro sorgenti puntuali d’immissione. Applicazione di sistemi naturali di abbattimento dei nutrienti (azoto e fosforo) dai canali irrigui (fitodepurazione, aree tampone, fasce boscate).

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Torrente Muson dei Sassi OBIETTIVI Riduzione dell’inquinamento organico e microbiologico, particolarmente evidente nel tratto terminale. Riduzione delle sostanze nutrienti (nitrati e fosfati) di origine agro-zootecnica. MISURE Adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione alle disposizioni del capitolo “Misure relative agli scarichi ed interventi nel settore della depurazione”. Applicazione dei sistemi di trattamento individuali e dei “trattamenti appropriati” indicati al capitolo “Misure relative agli scarichi ed interventi nel settore della depurazione”. Applicazione di sistemi naturali di abbattimento dei nutrienti (azoto e fosforo) dai canali irrigui (fitodepurazione, aree tampone, fasce boscate). Torrente Cismon OBIETTIVI Mantenimento dello stato ambientale di Buono o Elevato MISURE Limitazione di ulteriori apporti di origine civile. Fiume Piovego di Villabozza OBIETTIVI Riduzione dell’inquinamento organico. Riduzione delle sostanze nutrienti (nitrati e fosfati) di origine agro-zootecnica MISURE Applicazione dei sistemi di trattamento individuali e dei “trattamenti appropriati” indicati al capitolo “Misure relative agli scarichi ed interventi nel settore della depurazione”. Canale Piovego OBIETTIVI Riduzione dell’inquinamento organico e microbiologico MISURE Adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione alle disposizioni del capitolo “Misure relative agli scarichi ed interventi nel settore della depurazione”. Monitoraggio delle sostanze pericolose ai sensi delle tabelle 1/A e 1/B dell’allegato 1 alla parte terza del D.Lgs 152/2006 per individuarne le sorgenti. Qualità delle acque superficiali La buona conoscenza dello stato di qualità degli ambienti acquatici assume molta rilevanza visto che rappresentano i recettori finali degli scarichi e dei reflui di tutte le attività che si svolgono nel territorio; in semplice analisi essi in parte rispecchiano la situazione ambientale generale delle aree che drenano, risultando quindi degli indicatori di eventuali influenze antropiche negative. Lo stato di alterazione di un corpo idrico viene correntemente descritto utilizzando parametri chimici, fisici e microbiologici mediante i quali lo stato di qualità dell'acqua viene definito in funzione di un suo eventuale uso per scopi umani (potabilizzazione, uso irriguo, balneazione, ecc.); questo approccio non è però certamente adatto a fornire informazioni sulla situazione di qualità dell'ecosistema acquatico intesa come capacità di sostenere la vita nel fiume di tutti gli elementi che costituiscono la sua biocenosi. L'uso di indicatori fisico-chimici e igienico-sanitari permette di raccogliere informazioni sulle cause dell'inquinamento ma non certo sugli effetti che questo ha sull'ecosistema; lo studio invece delle comunità di organismi acquatici è in grado di segnalare il livello di alterazione dell'ambiente acquatico, cioè quale danno è stato provocato. Nell’anno 2000 è stato attivato il “Piano di monitoraggio 2000” per le acque superficiali correnti, (approvato con DGR 1525 dell’11/4/2000). Tale Piano ha razionalizzato il precedente programma di monitoraggio dei corsi d’acqua, esistente fin dal 1986, in base ai dati ottenuti nei dieci anni antecedenti e alle disposizioni del D.Lgs. 152/99 e s.m.i..6 Nell’anno 2010 la rete di monitoraggio dei fiumi è stata ridefinita in base ai criteri tecnici previsti da D.Lgs. 152/06 e s.m.i. in recepimento della Direttiva del 2000/60/CE portando le stazioni ad un numero di 286 per i corsi d’acqua e 14 per i dodici laghi monitorati nel Veneto.

6 ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto, 2008

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Ciascun punto di monitoraggio può avere una o più destinazioni specifiche quali: ad es. “controllo ambientale” (AC), “potabilizzazione” (POT), “vita dei pesci” (VP) ed un corrispondente set di pannelli analitici con specifici parametri da analizzare. L’elenco dei parametri è stato formulato sulla base delle richieste normative, dell’analisi dei risultati dei monitoraggi pregressi e delle pressioni che insistono sul corso d’acqua mentre la frequenza di campionamento è in funzione della destinazione. Il D.Lgs. 152/99 prevede una classificazione dei corsi d’acqua per il loro Stato Ecologico (SECA) e per il loro Stato Ambientale (SACA). La classificazione dello Stato Ecologico, espressa in classi dalla 1 -la migliore- alla 5 -la peggiore-, viene effettuata incrociando il dato risultante dai 7 parametri macrodescrittori LIM con il risultato dell’IBE. L’Indice Biotico Esteso (IBE) riguarda il rilevamento biologico della qualità degli ambienti ad acque correnti, grazie allo studio delle comunità di macroinvertebrati bentonici. Lo stato del corpo idrico è infine determinato dall’accostamento delle due distinte valutazioni dello stato ecologico e dello stato chimico definendo così SACA.

Conversione dei valori di IBE in classi di qualità e relativo giudizio – ARPAV 2008

Il Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori (LIM) ai sensi del D.Lgs. 152/99 è un indice che considera i valori di 75° percentile di ossigeno disciolto, BOD5, COD, Azoto ammoniacale, Azoto nitrico, Fosforo ed Escherichia coli. Per ciascun parametro, viene attribuito un punteggio utilizzando la tabella sotto riportata e seguendo il procedimento di seguito descritto: -sull’insieme dei risultati ottenuti durante l’anno di monitoraggio bisogna calcolare, per ciascuno dei parametri contemplati, il 75° percentile; -a seconda della colonna in cui ricade il risultato ottenuto, si individua il livello di inquinamento da attribuire a ciascun parametro e, conseguentemente, il suo punteggio (variabile tra 80 – risultato migliore e 5 – risultato peggiore); -si ripete tale operazione di calcolo per ciascun parametro della tabella e quindi si sommano tutti i punteggi ottenuti; -si individua il LIM in base all’intervallo in cui ricade il valore della somma dei punteggi ottenuti dai diversi parametri.

Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori LIM

L’attribuzione dello Stato Ecologico (SECA), riportato nella tabella seguente, viene fatta considerando il risultato peggiore tra i risultati di LIM e IBE.

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Lo Stato Ambientale (SACA) si calcola confrontando i dati relativi allo Stato Ecologico con i dati relativi alle concentrazioni dei principali microinquinanti chimici, le metodologie di calcolo e i valori-soglia utilizzati per il 2008 sono quelli previsti dalla tabella 1/A allegato 1 alla parte terza del D. Lgs. 152/06.7 L'IBE, unico parametro di valutazione biologica previsto dal D.Lgs. 152/99 per i corsi d’acqua, viene sostituito dagli Elementi di Qualità Biologici (EQB) nel D.Lgs. 152/06: Macroinvertebrati, Macrofite e Fauna ittica per entrambe le categorie di acque interne, diatomee per i corsi d’acqua. Le nuove modalità e i criteri tecnici di classificazione sono descritti nel D.M. n. 260 dell’8 novembre 2010, che modifica ed integra il D.Lgs. 152/06 il quale prevede che lo stato dei corsi d’acqua e dei laghi siano classificati dall’integrazione dell’aspetto chimico ed ecologico. Lo stato ecologico è definito su più Elementi di Qualità: gli elementi biologici EQB come principali indicatori e gli elementi a sostegno dei biologici, che comprendono elementi idromorfologici, elementi chimico-fisici, espressi come LIMeco in sostituzione del LIM per i fiumi, e gli inquinanti specifici (principali inquinanti non inclusi nell’elenco di priorità, elencati in tabella 1/B, allegato 1 del D.M. 260/10). Il percorso di classificazione dello stato ecologico è strutturato in due fasi distinte. La prima fase prevede l’integrazione tra la classificazione degli EQB espressa in cinque classi (dall’elevato al cattivo) e il giudizio degli elementi a sostegno. La seconda fase prevede l’integrazione con il giudizio di conformità (conforme o non conforme) degli inquinanti specifici appartenenti alla tab. 1/B del D.M. n. 260/2010. Lo stato chimico è definito sulla base degli standard di qualità dei microinquinanti, sostanze potenzialmente pericolose che presentano un rischio significativo per o attraverso l'ambiente acquatico appartenenti alla tab. 1/A del D.M. 260/10, espresse in due classi: buono stato chimico, quando vengono rispettati gli standard, e mancato conseguimento del buono stato chimico. La classificazione delle acque superficiali iniziate con queste nuove modifiche introdotte con il D.M 260/10 non possono essere definitivamente concluse prima del 2012, in quanto la tempistica di raccolta dei dati con il nuovo metodo prevede un ciclo triennale di raccolta. A tal proposito, le acque superficiali, sono state classificate con la metodologia definita dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i. per gli anni antecedenti al 2010, invece per quest’ultimo anno è stata eseguita una classificazione seppur provvisoria, con riferimento al D.Lgs. 152/06 e al successivo D.M. 260/10. 8

Il Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06 e del successivo D.M. 260/10 è un descrittore che considera i nutrienti e il livello di Ossigeno disciolto espresso come percentuale di saturazione.

Soglie per l’assegnazione dei punteggi ai singoli parametri

per ottenere il punteggio LIMeco- ARPAV 2010

7 ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto, 2010 8 ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto, 2010

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Classificazione di qualità secondo i valori di LIMeco-ARPAV 2010

L’analisi delle acque superficiali è suddivisa per bacini scolanti, il PAT ricade nel bacino scolante della laguna di Venezia. Per tal motivo si riportano lo stato delle acque di questo bacino scolante dall’anno 2007 all’anno 2011 rilevato in base alle due metodologie.9 Si riportano inoltre gli indicatori relativi al fiume Brenta, il cui bacino idrografico si chiude pochi kilometri prima del passaggio nel comune di Vigonovo. Bacino scolante della Laguna di Venezia 2007 Il piano di monitoraggio 2007 relativo al bacino scolante della laguna di Venezia presenta 41 punti di monitoraggio. All’interno del comune di Vigonovo non vi sono stazioni di monitoraggio, quella più prossima è situata a Stra, la numero 139 sul naviglio Brenta.

Piano di monitoraggio 2007-ARPAV 2007

La tabella sottostante riporta le classi dei macrodescrittori per la stazione in prossimità del comune in questione. La stazione numero 139, nel naviglio Brenta, riporta un indice LIM in classe 2 buono.

Classificazione LIM 2007-ARPAV 2007

In figura sottostante rappresenta il confronto tra LIM e Stato Ambientale relativo al 2007.

9 ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto, 2010

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Classificazione 2007 bacino scolante laguna di Venezia -ARPAV 2007

Il LIM è stato determinato in 39 punti di monitoraggio, ed è risultato in classe 3 per più della metà di essi; si possono evidenziare anche dei punteggi bassi dei parametri macrodescrittori, in particolare il COD che nelle stazioni sul canale del Cuori, sul canal Morto e sul canale Altipiano ha il punteggio pari a 5. 14 punti presentano un Livello 2, quindi non denotano grosse criticità dal punto di vista dei parametri chimici di base, mentre per i due punti restanti viene attribuito il Livello 4 che evidenziano notevoli impatti da attività antropica. L’IBE è stato determinato in 13 punti di monitoraggio. Lo stato sufficiente, attribuito a 5 punti di monitoraggio, nella maggior parte dei casi evidenzia un parallelismo tra la classe 3 di LIM e la classe III di IBE; fa eccezione il punto n. 122, sul fiume Zero, nel quale l’IBE ha comportato un abbassamento della qualità rispetto alla classe 2 attribuita dai macrodescrittori. Per i restanti 6 punti di monitoraggio la classe IV di IBE comporta lo stato Scadente e, con l’attribuzione di un livello di qualità inferiore, indica una criticità dell’ambiente acquatico (in particolare sul punto n. 143 – fiume Zero) che non viene evidenziata dai parametri di base.

Confronto tra LIM e Stato ambiente-ARPAV 2007

Bacino del fiume Brenta 2007 Il piano di monitoraggio 2007 relativo al bacino del fiume Brenta presenta 17 punti di monitoraggio, di cui 7 lungo l’asta del fiume tra Bassano e Ponte di Brenta (Padova) e uno sul canale Piovego a Noventa Padovana. Per

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quanto riguarda il comune di Vigonovo saranno di interesse le stazioni 118 Ponte di Brenta e 353 Noventa Padovana.

Piano di monitoraggio 2007-ARPAV 2007

La tabella sottostante riporta le classi dei macrodescrittori, l’IBE, lo stato ecologico e lo stato ambientale delle stazioni più prossime al comune in questione. La stazione numero 118, nel fiume Brenta, riporta un indice LIM in classe 3 sufficiente ed uno stato ambientale scadente. La stazione 353 sul Piovego riporta sempre un indice LIM pari a 3 sufficiente.

Classificazione LIM 2007-ARPAV 2007 In figura sottostante rappresenta il confronto tra LIM e Stato Ambientale relativo al 2007.

Classificazione 2007 bacino fiume Brenta -ARPAV 2007

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E’ stato attributo il LIM a 17 stazioni, la maggior parte delle quali si attestano in seconda classe; è presente una stazione in prima classe e sei in terza, che nel complesso non mostrano grosse criticità dal punto di vista chimico. Sono stati eseguiti monitoraggi IBE in 8 punti, pertanto l’attribuzione dello Stato Ambientale è possibile solamente per questi. Come si può vedere dalla figura b, a sette stazioni viene attribuito lo stato Buono, mentre per una delle stazioni in classe terza (stazione 118 a valle di Padova) i dati relativi ai macroinvertebrati determinano un peggioramento dello stato con l’attribuzione di Scadente.

Confronto tra LIM e Stato ambiente-ARPAV 2007

Nella figura seguente viene rappresentato l’andamento del LIM lungo l’asta del fiume Brenta confrontato con la media dei valori di LIM ottenuti nel periodo 2000-2007. Il LIM delle prime stazioni si attesta sempre su una classe 2, anche se lungo l’asta si evidenzia un decremento progressivo dei punteggi fino alle ultime due stazioni che scendono al livello 3. Nel 2007 i valori ottenuti sono in alcuni casi superiori all’andamento medio nel periodo, con il raggiungimento della classe 1 in una stazione.

Andamento LIM asta del fiume Brenta-ARPAV 2007

Bacino scolante della Laguna di Venezia 2008 Anche il piano di monitoraggio 2008 relativo al bacino scolante della laguna di Venezia presenta 41 punti di monitoraggio. La stazione di monitoraggio vicina al comune di Vigonovo è la stessa dell’anno precedente, la 139 sul naviglio Brenta. La tabella sottostante riporta le classi dei macrodescrittori per la stazione in prossimità del comune in questione. La stazione numero 139, nel naviglio Brenta, riporta un indice LIM in classe 2 buono.

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Classificazione LIM 2008 area di interesse-ARPAV 2008

Come si vede nella figura sottostante è rappresentato il confronto tra LIM e Stato Ambientale relativo al 2008.

Classificazione 2008 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2008

Il LIM è stato determinato in 39 punti di monitoraggio (parte a), ed è risultato in classe 2 per quasi la metà di essi che quindi non denotano grosse criticità dal punto di vista dei parametri chimici di base se non quelle evidenziate. 19 punti presentano il livello 3 e in alcuni casi i punteggi dei macrodescrittori fanno rilevare alcune problematiche, mentre i restanti due si attestano in classe 4. L’IBE è stato determinato in 18 punti di monitoraggio (parte b), e ha determinato l’attribuzione dello stato Buono a 4 punti: n. 33 – fiume Marzenego, n. 105 - fiume Tergola, n. 59 - fiume Zero e n. 418 - scolo Rio Storto. Lo stato sufficiente, attribuito a 8 punti di monitoraggio, in alcuni casi evidenzia un parallelismo tra la classe 3 di LIM e la classe III di IBE mentre nella maggior parte dei punti ha comportato un abbassamento della qualità rispetto alla classe 2 attribuita dai macrodescrittori. Per i restanti 6 punti di monitoraggio la classe IV di IBE comporta lo stato Scadente in 4 siti e, con l’attribuzione di un livello di qualità inferiore, indica una criticità dell’ambiente acquatico che non viene evidenziata dai parametri di base, in particolar modo nei casi in cui il LIM era in classe 2. In due punti (n. 481 – fiume Dese e n.

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143 – fiume Zero) l’IBE in classe V ha determinato l’attribuzione dello stato Pessimo e un notevole peggioramento della qualità rispetto alla classe 2 attribuita dal LIM10.

Confronto tra LIM e Stato ambiente-ARPAV 2008

Bacino del fiume Brenta 2008 Il piano di monitoraggio 2008 relativo al bacino del fiume Brenta presenta 17 punti di monitoraggio, vicino al comune di Vigonovo rimangono di interesse le stazioni 118 Ponte di Brenta e 353 Noventa Padovana. La tabella sottostante riporta le classi dei macrodescrittori, l’IBE, lo stato ecologico e lo stato ambientale delle stazioni più prossime al comune in questione. La stazione numero 118, nel fiume Brenta, riporta un indice LIM in classe 2 buono ed uno stato ambientale scadente. La stazione 353 sul Piovego riporta invece un indice LIM pari a 3 sufficiente.

Classificazione LIM 2008-ARPAV 2008 In figura sottostante rappresenta il confronto tra LIM e Stato Ambientale relativo al 2008.

10 ARPAV, Stato delle acque superficiali del Veneto, 2008

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Classificazione 2008 bacino fiume Brenta -ARPAV 2008

E’ stato attributo il LIM a 17 stazioni la maggior parte delle quali si attestano in seconda classe; sono presenti due stazioni in prima classe e tre in terza, che nel complesso non mostrano grosse criticità dal punto di vista chimico. Sono stati eseguiti monitoraggi IBE in 9 punti, pertanto l’attribuzione dello Stato Ambientale è possibile solamente per questi. Come si può vedere dalla figura b, le due stazioni con LIM in classe 1 (localizzate una sul fiume Brenta e una sul torrente Cismon) vengono confermate in stato Elevato, a cinque stazioni viene confermato lo stato Buono, la stazione in classe terza ha visto l’attribuzione dello stato Sufficiente mentre i dati relativi ai macroinvertebrati rilevati nella stazione 118 a valle di Padova, con LIM in classe 2, determinano un peggioramento dello stato con l’attribuzione di Scadente.

Confronto tra LIM e Stato ambiente-ARPAV 2008

Nella figura seguente viene rappresentato l’andamento del LIM lungo l’asta del fiume Brenta confrontato con la media dei valori di LIM ottenuti nel periodo 2000-2008. I valori di LIM del 2008 sono generalmente più alti

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rispetto alle medie del periodo 2000-2008. Nel 2008 il LIM a Bassano appartiene alla classe 1 denotando un parziale miglioramento, successivamente si attesta quasi sempre su una classe 2, anche se lungo l’asta si evidenzia un decremento progressivo dei punteggi che risulta evidente in particolare nella stazione verso la foce scesa al livello 3.

Andamento LIM asta del fiume Brenta-ARPAV 2008

Bacino scolante della Laguna di Venezia 2009 Il piano di monitoraggio 2009 relativo al bacino scolante della laguna di Venezia presenta 39 punti di monitoraggio, il più prossimo a Vigonovo è situato sempre a Stra sul naviglio Brenta. La tabella sottostante riporta le classi dei macrodescrittori per la stazione in prossimità del comune in questione. La stazione numero 139, nel naviglio Brenta, riporta un indice LIM in classe 2 buono.

Classificazione LIM 2009 area di interesse-ARPAV 2009

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Classificazione 2009 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2009

Nella figura sottostante è rappresentato il numero di stazioni ricadenti nei vari livelli di LIM nel 2009 per tutto il bacino scolante della laguna di Venezia. L’indice LIM è stato determinato in 39 punti di monitoraggio, ed è risultato in livello 3 (Sufficiente) in 21 stazioni senza denotare particolari criticità dal punto di vista chimico, mentre circa un terzo dei punti presentano livello 2 (Buono). I restanti cinque punti di monitoraggio si attestano in livello 4 (Scadente) con criticità che riguardano in particolare Azoto ammoniacale, COD, Ossigeno disciolto ed Escherichia coli.

LIM Bacino scolante della laguna di Venezia-ARPAV 2009

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Bacino del fiume Brenta 2009 Il piano di monitoraggio 2009 relativo al bacino del fiume Brenta presenta 18 punti di monitoraggio, vicino al comune di Vigonovo rimangono di interesse le stazioni 118 Ponte di Brenta e 353 Noventa Padovana. La tabella sottostante riporta la classificazioe dell’indice LIM. La stazione numero 118, nel fiume Brenta, riporta un indice LIM in classe 2 buono ed uno stato ambientale scadente. Anche la stazione 353 sul Piovego riporta un indice LIM pari a 2 buono.

Classificazione LIM 2009-ARPAV 2009

Classificazione 2008 bacino fiume Brenta -ARPAV 2008

E’ stato attributo il LIM a 18 stazioni di cui 13 si attestano al livello 2, corrispondente a Buono; sono presenti quattro stazioni nel livello 1 (Elevato) e una nel livello 3 (Sufficiente), che nel complesso non mostra criticità dal punto di vista chimico.

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LIM Bacino fiume Brenta -ARPAV 2009

Bacino scolante della Laguna di Venezia 2010 Anche il piano di monitoraggio 2010 relativo al bacino scolante della laguna di Venezia presenta 41 punti di monitoraggio, la più vicina al territorio di Vigonovo è sempre la 139 sul naviglio Brenta a Stra. Il risultato della classificazione dell’indice Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) per l’anno 2010, nel bacino scolante nella laguna di Venezia, è rappresentato nella figura sottostante. L’indice LIM è stato determinato in 41 punti di monitoraggio ed è risultato in livello 3 (Sufficiente) in 20 stazioni, mentre 17 punti presentano livello 2 (Buono). I restanti 4 punti di monitoraggio si attestano al livello 4 (Scadente).

LIM Bacino scolante della laguna di Venezia-ARPAV 2010

Nella tabella sottostante si riporta la classificazione dell’indice LIM e la caratterizzazione dello stato del sito per il naviglio Brenta a Stra. L’indice LIM risultante è 2 Buono ed inoltre non si evidenziano parametri dei macrodescrittori con valori critici (5 o 10).

Classificazione LIM 2010 area di interesse-ARPAV 2010

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Classificazione 2010 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2010

Nella tabella sottostante vengono riportati i risultati parziali (riferiti al solo anno 2010, primo anno di monitoraggio) del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06.

Classificazione LIMeco 2010 area di interesse-ARPAV 2010

E stato possibile calcolare il descrittore LIMeco per tutte le 41 stazioni in tutto il bacino scolante della laguna di Venezia. Risultato in stato buono stazioni 6, sufficiente 22 e scarso 13 stazioni. Dal confronto con l’indice LIM emerge che in 20 stazioni i risultati concordano, mentre il LIMeco è risultato peggiore rispetto al livello LIM in 20 stazioni e migliore nella stazione n. 147. Rispetto alla stazione di Stra presa in esame si passa da un indice LIM buono a un LIMeco sufficiente. Bacino del fiume Brenta 2010 Il piano di monitoraggio 2010 relativo al bacino del fiume Brenta presenta ben 21 punti di monitoraggio, ma i più vicini al territorio di Vigonovo restano sempre le stazioni 118 Ponte di Brenta e 353 Noventa Padovana. Il risultato della classificazione dell’indice Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) per l’anno 2010, nel bacino del fiume Brenta, è rappresentato nella figura sottostante. L’indice LIM è stato determinato per 21 stazioni, la metà delle quali si attesta nel livello 2 (Buono), mentre le restanti si dividono equamente tra 3 (Sufficiente) e 1 (Elevato).

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LIM Bacino del fiume Brenta-ARPAV 2010

Nella tabella sottostante si riporta la classificazione dell’indice LIM e la caratterizzazione dello stato del sito per le due stazioni prossime a Vigonovo.. L’indice LIM risultante è 2 Buono in entrambi i casi ed inoltre non si evidenziano parametri dei macrodescrittori con valori critici (5 o 10).

Classificazione LIM 2010 area di interesse-ARPAV 2010

Classificazione 2010 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2010

Nella figura successiva viene rappresentato l�andamento del LIM lungo l�asta del fiume Brenta calcolato nel 2010 confrontato con la media dei valori di LIM ottenuti nel periodo 2000-2009. I valori di LIM del 2010 sono generalmente in linea con le medie del periodo 2000-2009. Lungo l�asta del fiume Brenta si evidenzia un peggioramento progressivo del LIM, passando dal livello 1 (Elevato), riscontrato nelle

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stazioni di monte, al livello 3 (Sufficiente) nel tratto terminale del fiume, che risente delle pressioni e viene penalizzato dalle alterazioni morfologiche che ne compromettono in parte le capacità autodepurative.

LIM Bacino fiume Brenta -ARPAV 2010

Nella tabella sottostante vengono riportati i risultati parziali (riferiti al solo anno 2010, primo anno di monitoraggio) del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06.

Classificazione LIMeco 2010 area di interesse-ARPAV 2010

E� stato possibile calcolare il descrittore LIMeco per 21 stazioni. E� risultato in stato elevato in 12, buono in 1, sufficiente in 6 e scarso in 2 stazioni. Dal confronto con l�indice LIM emerge che in 11 stazioni i risultati concordano mentre il LIMeco è risultato peggiore in 3 stazioni (sul canale Piovego nelle stazioni n. 109 e 353 e sul fiume Brenta nella stazione n. 118) e migliore in 7 stazioni lungo l�asta del fiume Brenta e del torrente Cismon. Bacino scolante della Laguna di Venezia 2011 Anche il piano di monitoraggio 2011 relativo al bacino scolante della laguna di Venezia presenta 41 punti di monitoraggio. La stazione più vicina a Vigonovo resta la 139 sul naviglio Brenta a Stra. Il risultato della classificazione dell’indice Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) per l’anno 2011, nel bacino scolante nella laguna di Venezia, è rappresentato nella figura sottostante. L’indice LIM è stato determinato in 41 punti di monitoraggio ed è risultato in livello 3 (Sufficiente) in 12 stazioni, mentre 27 punti presentano livello 2 (Buono). I restanti 2 punti di monitoraggio si attestano al livello 4 (Scadente).

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LIM Bacino scolante della laguna di Venezia-ARPAV 2011

Nella tabella sottostante si riporta la classificazione dell’indice LIM e la caratterizzazione dello stato del sito per la stazione di Stra, che risulta buono e senza parametri macrodescrittori con valori critici.

Classificazione LIM 2011 area di interesse-ARPAV 2011

Classificazione 2011 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2011

Nella figura sottostante viene rappresentato il LIM misurato nel 2011 alle foci dei principali corsi d’acqua che recapitano nella laguna di Venezia, confrontato con la media dei valori di LIM ottenuti nel periodo 2002-2010. Le situazioni migliori sono riconducibili alle foci del bacino Naviglio Brenta (stazioni n. 137 e 504), Dese (stazione n. 481), Marzenego (stazione n. 489) e Vela (stazione n. 142), mentre alla foce dello scolo Lusore (stazione n. 490) l’indice LIM è risultato pari a 4 (Scadente). Nel 2011 i valori di LIM sono più elevati (migliori) di quelli medi

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del periodo 2002-2010 tranne che per la stazione a chiusura del bacino Fiumicello (stazione n. 179) che riconferma i valori medi storici.

Andamento LIM principali foci del bacino scolante della laguna di Venezia-ARPAV 2011

Nella tabella sottostante vengono riportati i risultati parziali (riferiti agli anni 2010-2011) del Livello di inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06.

Classificazione LIMeco 2011 area di interesse-ARPAV 2011

Come si può vedere il LIMeco conferma il valore 2 Buono dell’indice LIM. Inoltre si nota come sia migliorato rispetto all’anno precedente. Bacino del fiume Brenta 2011 Il piano di monitoraggio 2011 relativo al bacino del fiume Brenta presenta 21 punti di monitoraggio, come per l’anno precedente, e i più vicini al territorio di Vigonovo restano sempre le stazioni 118 Ponte di Brenta e 353 Noventa Padovana. Il risultato della classificazione dell’indice Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM) per l’anno 2011, nel bacino del fiume Brenta, è rappresentato nella figura sottostante. L’indice LIM è stato determinato per 21 stazioni, la maggior parte delle quali si attesta nel livello 2 (Buono), mentre solo una mostra un LIM 3 Sufficiente e le restanti due hanno un LIM 1 Elevato.

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LIM Bacino del fiume Brenta-ARPAV 2011

Nella tabella sottostante si riporta la classificazione dell’indice LIM e la caratterizzazione dello stato del sito per le due stazioni prossime a Vigonovo.. L’indice LIM risultante è 2 Buono in entrambi i casi ed inoltre non si evidenziano parametri dei macrodescrittori con valori critici (5 o 10).

Classificazione LIM 2011 area di interesse-ARPAV 2011

Classificazione 2011 bacino scolante laguna di Venezia- ARPAV 2011

Nella figura successiva viene rappresentato l’andamento del LIM lungo l’asta del fiume Brenta calcolato nel 2011 confrontato con la media dei valori di LIM ottenuti nel periodo 2000-2010. Lungo l’asta del fiume Brenta, si

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evidenzia una diminuzione progressiva del punteggio LIM, pur sempre entro il livello 2 (Buono). I valori di LIM del 2011 sono generalmente in linea con le medie del periodo 2000-2010. Rispetto alla media storica i punteggi di LIM nel 2011 risultano leggermente inferiori nel primo tratto del fiume e in miglioramento nel tratto terminale.

LIM Bacino fiume Brenta -ARPAV 2011

Nella tabella sottostante vengono riportati i risultati parziali (riferiti agli anni 2010-2011) del Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori per lo stato ecologico (LIMeco) ai sensi del D.Lgs. 152/06..

Classificazione LIMeco 2011 area di interesse-ARPAV 2011

E� stato possibile calcolare il descrittore LIMeco per 21 stazioni. E’ risultato in stato elevato in 13, buono in 1, sufficiente in 7 stazioni. Dal confronto con l�indice LIM emerge che il risultato viente confermato a livello 2 Buono per Ponte di Brenta, in miglioramento rispetto ai risultati parziali della’nno precedente, mentre il LIMeco risulta più basso del LIM, 3 Sufficiente contro 2 Buono, per il Piovego a Noventa Padovana, comunque anche per questa stazione si denota un miglioramento rispetto all’anno precedente. Monitoraggio sostanze pericolose Nella Tabella sottostante si riportano i risultati del monitoraggio degli inquinanti indicati dalla tabella 1/A, allegato 1 alla parte terza del D.Lgs. 152/06, per la stazione sul naviglio Brenta, ricadente nel bacino scolante nella laguna di Venezia, per la stazione di Ponte di Brenta e quella sul Piovego a Noventa Padovana, ricadenti nel bacino del fiume Brenta.

Anno Stazione Monitoraggio

2007 2008 2009 2010 2011

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Bacino scolante nella lagina di Venezia 139 Naviglio Brenta a Stra

cromo totale, nichel e suoi composti, tetracloroetilene

arsenico disciolto, nichel e suoi composti

nichel e suoi composti, piombo e suoi composti, tetracloroetilene

arsenico, xileni nichel e composti, tetracloroetilene, triclorometano (cloroformio), arsenico, cromo totale, xileni

Bacino del fiume Brenta 118 Fiume Brenta a Ponte di Brenta

arsenico disciolto, nichel e suoi composti, piombo e suoi composti, tetracloroetilene, alaclor

arsenico disciolto, cromo totale, nichel e suoi composti, piombo e suoi composti, tetracloroetilene

cadmio e composti, tetracloroetilene,

tetracloroetilene, arsenico

atrazina, arsenico, MCPA, terbutilazina, metolachlor, pesticidi totali

Bacino del fiume Brenta 353 Canale Piovego a Noventa Padovana

arsenico disciolto, cromo totale, nichel e suoi composti, tetracloroetilene

arsenico disciolto, cromo totale, nichel e suoi composti, piombo e suoi composti, tetracloroetilene

nichel e suoi composti, tetracloroetilene,

tetracloroetilene, triclorometano, arsenico, pesticidi 2,4 – D, terbutilazina (incluso metabolita), metolachlor, pesticidi totali

mercurio e composti, tetracloroetilene, arsenico

Tabella di sintesi monitoraggio sostanze pericolose stazioni di interesse Come si vede dalla tabella soprastante nel 2007 nelle stazioni interessate sono state rilevate alcune presenze di sostanze pericolose che hanno superato la soglia limite di rilevabilità almeno una volta. Per quanto riguarda il naviglio Brenta si nota la presenza di nichel, cromo e tetracloroetilene. Per quanto riguarda il bacino del fiume Brenta invece si denota la presenza di arsenico, nichel e tetraetilene in entrambi i siti, inoltre la presenza singola di piombo, alaclor e cromo. Anche nel 2008 sono state rilevate sostanze che hanno superato la soglia limite di rilevabilità almeno una volta, in particolare si ritrovano in tutte le stazioni l’arsenico (che risulta presente nel territorio del Veneto anche per cause naturali) ed il nichel. Nel bacino del Brenta sono presenti inoltre cromo, piombo e tetracloroetilene in entrambi i siti. Nell’anno 2009 si evidenzia ancora la presenza di tetracloroetilene per tutti i siti considerati, e presenze singolari di nichel, piombo e cadmio. Nel complesso però si rileva una quantità di inquinanti decisamente inferiore all’anno precedente. Nell’anno 2010 si evidenzia la presenza diffusa di arsenico, inoltre di tetracloroetilene nel solo bacino del Brenta. Nel naviglio Brenta si riscontra la presenza di xileni, mentre nel Piovego si ritrovano triclorometano e diversi pesticidi. Nell’anno 2011 si riscontra ancora la presenza di arsenico per tutti e tre i siti di campionamento. Per il naviglio Brenta si ritrovano inoltre nichel, tetracloroetilene, triclorometano, cromo e xileni, per il fiume Brenta si ritrovano atrazina e vari pesticidi, mentre nel Piovego si riscontra la presenza di tetracloroetilene e di mercurio; per quest’ultimo, evidenziato anche in rosso nella tabella precedente, si segnalano valori che superano lo standard

di qualità ambientale (SQA‐CMA) tab. 1/A all.1 D.260/10.

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2.4.3 Acque sotterranee Qualità delle acque sotterranee Per l’analisi della qualità delle acque sotterranee nell’anno 2007 ARPAV si è attenuta a quanto previsto dal DLgs 152/1999. Così ha fatto anche per gli anni 2008, 2009. Il 19 aprile 2009 è entrato in vigore il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30 ”Attuazione della direttiva 2006/118/CE, relativa alla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento” che costiruisce il nuovo riferimento normativo per i monitoraggi degli anni 2010 e 2011. Rispetto alla preesistente normativa (Dlgs 152/1999), restano sostanzialmente invariati i criteri di effettuazione del monitoraggio (qualitativo e quantitativo); cambiano invece i metodi e i livelli di classificazione dello stato delle acque sotterranee, che si riducono a due (buono o scadente) invece dei cinque (elevato, buono, sufficiente, scadente naturale particolare). La rete di monitoraggio regionale delle acque sotterranee è composta da due reti tra loro connesse ed intercorrelate: ▪ una rete della piezometria o quantitativa; ▪ una rete del chimismo o qualitativa. I punti di monitoraggio inseriti nella rete possono essere suddivisi in tre tipologie: pozzi destinati a misure quantitative, qualitative e quali-quantitative, in funzione della possibilità di poter eseguire misure o prelievi o entrambi. La definizione dello stato quantitativo ha la finalità di classificare gli acquiferi in base alla loro potenzialità, produttività e grado di sfruttamento, ed è espresso come indice SQuAS, riconducibile a quattro classi come riportato nella tabella sottostante. Il D.Lgs. 152/99 non indica in maniera esplicita i valori numerici di riferimento per l'attribuzione della classe, ossia non definisce l'andamento dei livelli piezometrici o il valore delle portate delle sorgenti che permetterebbero di attribuire univocamente la classe quantitativa corrispondente, come invece ha fatto per lo stato qualitativo. Infatti secondo quanto disposto dall’allegato 1, punto 4.4.1 del D.Lgs. 152/99, i parametri ed i relativi valori numerici di riferimento dovevano essere definiti dalle Regioni utilizzando gli indicatori generali elaborati sulla base del monitoraggio secondo criteri indicati con “apposito Decreto Ministeriale su proposta dell’APAT”, in realtà mai emanato. In assenza di tali criteri, il Servizio Tutela Acque della Direzione Regionale Geologia e Ciclo dell'Acqua e l’Osservatorio Acque Interne di ARPAV, hanno provveduto a classificare dal punto di vista quantitativo i corpi idrici sotterranei regionali, utilizzando criteri derivanti dalle conoscenze idrogeologiche acquisite nel corso del monitoraggio delle acque sotterranee avviato a partire dal 1999.

Definizione dello stato quantitativo delle acque sotterranee secondo il D.Lgs. 152/99-ARPAV 2007

L’incrocio delle Classi A,B,C,D (indice SQuAS) e delle Classi 1,2,3,4,0 (indice SCAS) secondo lo schema riportato fornisce lo Stato Ambientale (quali-quantitativo) delle Acque Sotterranee (Indice SAAS) definendo cinque classi di qualità ambientale: elevato, buono, sufficiente, scadente e particolare. Da notare l’incidenza della classificazione qualitativa “classe 0” nei confronti dello stato ambientale, in quanto, indipendentemente dalle condizioni di sfruttamento quantitativo questa origina lo stato naturale particolare.

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Determinazione dello stato ambientale delle acque sotterranee secondo il D.Lgs.152/1999-ARPAV 2007

Bacino scolante della Laguna di Venezia 2007 Nel 2007 il monitoraggio quantitativo delle acque sotterranee ha interessato 258 punti, quello qualitativo 287. Lo stato quantitativo della rete di monitoraggio veneta nel 2007 è rappresentato dall’immagine sottostante.

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Stato quantitativo delle acque sotterranee 2007- ARPAV 2007

Da quanto emerge dall’immagine soprastante si ritrova un punto di monitoraggio proprio in prossimità del comune di Vigonovo riportante colore viola, che corrisponde alla classe D” Impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica”. Nella corona attorno al comune si ritrovano però punti di colore blu, cioè in classe A “Impatto antropico nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico, con estrazioni o alterazioni della velocità di ravvenamento sono sostenibili sul lungo periodo”. Nel 2007 sono stati campionati 287 punti così suddivisi: ▪ 95 falda confinata; ▪ 159 falda libera; ▪ 33 sorgenti La distribuzione delle classi di qualità, calcolate utilizzando i valori medi annuali per ogni parametro rilevato, è visualizzata come cartografia tematica nella figura sottostante. La figura evidenzia la presenza di tre aree caratterizzate da acque sotterranee alle quali sono attribuite le classi 4 o 0: ▪ acquifero indifferenziato di alta pianura con presenza di nitrati, pesticidi, composti organoalogenati e metalli pesanti;