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Ufficio Informazione Economica e Statistica 1 Indice 1 del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref. Nel corso del quarto trimestre 2011, l’indice generale del costo di acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref. (Grafico 1) si attesta a 211,3 mostrandosi quasi invariato nel corso del trimestre e registrando una variazione congiunturale del 0,14%. Mentre in ottobre l’indice ha subito un calo del 2,14%, sulla scia dei ribassi che hanno caratterizzato molte commodities in novembre e dicembre l’indice ha recuperato quota, aumentando rispettivamente dell’1,14% e dell’1,18%. A livello tendenziale, invece, l’aumento è stato dell’8,10%, in sensibile calo rispetto alla crescita del 21,12% evidenziata nello scorso trimestre. Grafico 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano 1 L’indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano - Ref. è un indice di Laspeyres costruito in base alle rilevazioni di prezzo delle materie prime effettuate dalla Camera di Commercio di Milano. La struttura di ponderazione è basata sulle importazioni di materie prime dell’Italia nell’anno base 2004 (Indice = 100). 190,0 195,0 200,0 205,0 210,0 215,0 220,0 225,0

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Ufficio Informazione Economica e Statistica 1

Indice1 del costo d’acquisto in euro delle materie prime

CCIAA di Milano – Ref.

Nel corso del quarto trimestre 2011, l’indice generale del costo di acquisto in euro delle materie prime

CCIAA di Milano – Ref. (Grafico 1) si attesta a 211,3 mostrandosi quasi invariato nel corso del trimestre e

registrando una variazione congiunturale del 0,14%. Mentre in ottobre l’indice ha subito un calo del

�2,14%, sulla scia dei ribassi che hanno caratterizzato molte commodities in novembre e dicembre l’indice

ha recuperato quota, aumentando rispettivamente dell’1,14% e dell’1,18%.

A livello tendenziale, invece, l’aumento è stato dell’8,10%, in sensibile calo rispetto alla crescita del 21,12%

evidenziata nello scorso trimestre.

Grafico 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime

Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

1 L’indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano - Ref. è un indice di Laspeyres costruito in base alle rilevazioni di prezzo delle materie prime effettuate dalla Camera di Commercio di Milano. La struttura di ponderazione è basata sulle importazioni di materie prime dell’Italia nell’anno base 2004 (Indice = 100).

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Ufficio Informazione Economica e Statistica 2

Il quarto trimestre, come il precedente, è stato caratterizzato da volatilità e incertezza. A questo ha

contribuito non poco la gara al ribasso tra le diverse istituzioni delle stime di crescita per le principali aree

mondiali che ha avuto il suo riflesso sul comparto delle commodities: i titoli delle industrie minerarie e

petrolifere hanno subito cali e trascinato al ribasso i listini con effetti almeno altrettanto importanti rispetto

a quelli delle revisioni dei rating. Se però i metalli industriali hanno intrapreso un andamento al ribasso

sull’onda dei timori di una recessione, le materie prime agricole sono state comunque sostenute dai bisogni

alimentari, soprattutto delle nazioni in via di sviluppo. Infatti, hanno arrestato la crescita o indietreggiato

parecchio i metalli preziosi, le materie prime legate all’energia e al settore industriale, che sono più

condizionati dall’andamento della congiuntura, mentre hanno perso meno le “soft commodities”, quelle

legate all’agricoltura, essendo più anticicliche, seppur influenzate dalle campagne agricole e da fattori

climatici erratici.

È stato un anno di ribassi per le materie prime: per la prima volta dal 2008 esse hanno concluso l’anno in

diminuzione. Se il 2011 era partito al rialzo, l’anno si è concluso con solo il petrolio, l’oro e poche altre

commodities in crescita da inizio anno.

Il fattore che ha maggiormente preoccupato è giunto dallo stato di salute dell’economia globale, peggiore

che nella crisi 2008-9 poiché caratterizzato dal rischio di un rallentamento in Asia e negli altri paesi che

hanno nel recente passato guidato l’uscita dalla crisi.

Scomponendo a livello settoriale (Tabella 1 e Grafico 1), emerge che l’aumento tendenziale dell’indice è

dovuto al settore energetico che ha registrato un aumento del 18,88%, mentre il non energetico è calato

del �1,7%.

Il fatto che l’indice generale sia rimasto invariato rispetto all’inizio del trimestre incorpora un aumento

congiunturale del 3,09% per il comparto energetico e un diminuzione del �2,91% per il comparto non

energetico. Quest’ultima cela, però, una dinamica contrastante al suo interno: se le materie prime

alimentari crescono del 4,75%, quelle non alimentari segnano una decisa riduzione del �4,96%.

Tabella 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

INDICE GENERALE 195,5 211,1 211,3 8,10% 0,14%

Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09%

Non Energetici 172,9 175,1 170,0 -1,70% -2,91%

Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75%

Non alimentari 183,8 184,3 175,1 -4,73% -4,96% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Ufficio Informazione Economica e Statistica 3

Grafico 2 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali

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Analizzando le variazioni dell’indice generale e dei suoi sottogruppi dall’inizio dell’anno (Grafico 3), si può

notare che a fronte di un aumento dell’indice generale del 3,56%, l’indice degli energetici segna un

aumento del 15,48% e quello dei non energetici una riduzione del �7%. Su quest’ultima pesa (Grafico 4) il

calo del �10,51% nel comparto non alimentare, mentre, al contrario, quello alimentare ha visto lievitare i

costi del 7,3%.

Grafico 3 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali. Variazioni da inizio anno

Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

100,0

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300,0

ENERGY NON ALIMENTARI ALIMENTARI TOTALE

-7,0%

15,5%

3,6%

Non energetici

Energetici

Indice GENERALE

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Grafico 4 - Variazioni da inizio anno nel comparto Non energetico

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Se gli energetici (Grafico 5) hanno visto un forte incremento dell’olio combustibile (27,83%), ma anche del

petrolio (12,85%), per il settore non energetico (Grafico 6 e 7), in calo da inizio anno, gli alimentari

registrano una modesta variazione delle bevande (1,01%), un forte aumento delle carni (20,35%) e una

robusta riduzione dei cereali (�11,58%) e dei grassi (�4,9% . Nel comparto non alimentare, invece, tutti i

settori sono in vistosa caduta: quello dei metalli perde il �13,24%, quello dei materiali vari per l’industria il

�4,37% e quello delle fibre il �5,71%.

Grafico 5 - Variazioni da inizio anno nel comparto Energetico

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7,3%

-10,5%

-7,0%

Alimentari

Non alimentari

NON ENERGETICI

12,9%

27,8%

15,5%

Petrolio

Olio combustibile

ENERGETICI

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Grafico 6 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare

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Grafico 7 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare

Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Dal momento che la maggior parte dei corsi delle commodities sono espressi in dollari, è doveroso dare un

rapido sguardo all’andamento del cambio dollaro-euro (Grafico 8). Nel quarto trimestre il tasso di cambio

ha avuto un andamento in calo registrando una variazione congiunturale del �4,4% e da inizio anno del

�1,68%. Ciò significa un apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro che penalizza, quindi, i

detentori di quest’ultima valuta. Questo repentino calo del tasso di cambio sembra evidentemente

correlato al deterioramento della situazione economica e della crisi dei debiti sovrani in Europa, con il

downgrade sui rating di diversi paesi. Ciononostante l’approccio alla politica monetaria degli Stati Uniti e

dell’Unione Europea è stato differente: mentre la Fed ha tenuto i tassi sui fed founds tra lo 0% e il 0,25%, la

BCE ha abbassato solo in dicembre il tasso all’1%.

1,0%

-11,6%

20,4%

-4,9%

7,3%

Bevande

Cereali

Carni

Grassi

ALIMENTARI

-5,7%

-4,4%

-13,2%

-10,5%

Fibre

Varie industria

Metalli

NON ALIMENTARI

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Grafico 8 - Andamento del cambio Euro-Dollaro

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ENERGETICI

Il comparto degli energetici (Tabella 2 e Grafico 9) ha avuto un deciso aumento tendenziale del 18,88%

anche se in calo rispetto alla crescita del 33,51% dello scorso trimestre. A livello congiunturale, il trimestre

si è chiuso in rialzo, anche se la dinamica è stata altalenante, data la pluralità di fattori che l’hanno

influenzata. Se in ottobre vi è stato un calo quasi dell’1%, in novembre si è avuto un balzo del 3,33% ed un

modesto aumento in dicembre dello 0,73%.

Tabella 2 – Indice Energetici

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09%

Petrolio 228,6 262,8 269,0 17,66% 2,36%

Olio Combustibile 226,4 264,8 281,3 24,25% 6,22% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

1,3

1,32

1,34

1,36

1,38

1,4

1,42

1,44

1,46

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Grafico 9 – Indice Energetici

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All’inizio del trimestre sono stati riportati pesanti ribassi sul petrolio rispetto al picco di aprile: il Brent è

sceso sotto i 100 dollari al barile sull’onda del pessimismo e delle attese di indebolimento dell’economia

oltre che della ripresa sorprendente della produzione di petrolio in Libia.

La notizia che l’Europa dovesse affrontare l’inverno con scorte sempre più ridotte, soprattutto di gasolio da

riscaldamento (in Italia situazione è stata mitigata dal fatto che il gasolio ha rappresentato solo 15% del

fabbisogno delle caldaie) ha dato uno stimolo rialzista ai prezzi, soprattutto con l’annuncio dell’Aie

(l’Agenzia Internazionale per l’Energia) che in agosto gli stock di greggio erano crollati ai minimi da 8 anni a

causa del backwardation: il prezzo a termine più basso di quello a pronti (che, quindi, non incoraggia lo

stoccaggio). Le scorte Ocse sono rimaste per tre mesi di seguito al di sotto della media quinquennale e in

Europa si sono attestate ai minimi da 9 anni. Inoltre, sempre l’Aie, ha rivisto ancora al ribasso le previsioni

sulla domanda petrolifera, ma, nonostante i potenziali rischi per la domanda, per le misure di austerità

causate della crisi nell’Eurozona, e per i rallentamenti dell’economie emergenti, Cina e India in primis, il

barile non è sceso sotto i 100 dollari.

Il mercato petrolifero ha seguito le incertezze delle borse e il Brent ha oscillato per lungo tempo sulla

quotazione di 110 dollari al barile. I fattori di maggior impatto per la crescita dei corsi sono stati l’aumento

delle scorte petrolifere Usa e le tensioni alimentate dalla questione nucleare iraniana con la possibile

decisione del Consiglio europeo per un embargo totale, le cui conseguenze più pesanti potrebbero ricadere

sui paesi più deboli economicamente (Grecia, Spagna e Italia).

Infine, l’Opec, con obiettivo di restituire credibilità al cartello dopo che in giugno, per la prima volta in

vent’anni, il vertice si era concluso senza un consenso tra i suoi membri, nell’incontro di dicembre ha

stabilito il mantenimento dell’attuale livello produttivo dell’intero gruppo, il ché ha fatto sorgere la

domanda su chi dovrà fare spazio alla produzione libica, tema su cui è già stato esplicitato il disaccordo.

210,0

220,0

230,0

240,0

250,0

260,0

270,0

280,0

290,0

Petrolio Olio Combustibile Energetici

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NON ENERGETICI

Non alimentari (metalli, varie industria, fibre)

Il comparto dei non alimentari (Tabella 3 e Grafico 10) è stato interessato da un deciso calo congiunturale

del �4,96%, guidato dai materiali vari per l’industria (�8,03%) e seguito dai metalli (�3,92%) e fibre

(�2,96%). A livello tendenziale vi è stato un calo del �4,73%, dove a fronte di una sostanziale stabilità dei

materiali vari per l’industria (0,67%) c’è stato un ribasso delle fibre (�3,60%) e dei metalli (�6,83%).

Tabella 3 – Indice Non alimentari

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Non alimentare 183,8 184,3 175,1 -4,73% -4,96%

Metalli 186,2 180,5 173,4 -6,83% -3,92%

Varie industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03%

Fibre 195,0 193,7 188,0 -3,60% -2,96% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 10 - Indice Non alimentari

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Per quanto riguarda il comparto dei metalli, si è assistito ad un calo congiunturale e tendenziale che

testimonia quanto questo comparto abbia sofferto nell’arco del 2011.

Venti ribassisti sono soffiati su queste materie prime, dove brevi fasi contraddistinte da ottimismo

sull’operato della banca centrale europea al fine di una risoluzione della crisi europea si sono presto

esaurite.

160,0

170,0

180,0

190,0

200,0

210,0

220,0

230,0

240,0

Metalli Varie idustria Fibre Non alimentare

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Tabella 4 - Indice Metalli

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Metalli 186,2 180,5 173,4 -6,83% -3,92%

Ferrosi 171,6 173,5 168,3 -1,92% -3,01%

Rottami acciaio-inox (media) 206,7 195,8 189,1 -8,53% -3,45%

Rottami ferro-acciaio (media) 156,6 161,2 160,1 2,26% -0,65%

Rottami in ghisa 151,3 163,4 155,5 2,77% -4,83%

Non ferrosi 204,3 185,7 174,7 -14,48% -5,92%

Alluminio e leghe (media) 129,9 126,1 116,4 -10,43% -7,76%

Nickel 135,3 111,8 107,7 -20,42% -3,72%

Piombo 210,0 200,6 187,5 -10,71% -6,54%

Rame grado A 291,3 269,2 255,9 -12,17% -4,95%

Stagno e leghe 271,4 235,1 213,7 -21,26% -9,10%

Zinco e leghe 187,9 171,3 167,1 -11,03% -2,40% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

Grafico 11 - Indice Metalli

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Per i metalli ferrosi la variazione congiunturale è stata del �3,01%. Nel Vecchio continente si sono

verificate le difficoltà maggiori: le aspettative per la crescita dei consumi mondiali di queste materie prime

prevedono una riduzione dal 7% al 5% nel 2012 e sarà appena dell’1% in Europa, dove la domanda non ha

ancora recuperato i livelli pre-recessione. Se le imprese consumatrici di acciaio dei paesi avanzati hanno

adottato un approccio attendista e hanno evitato l’accumulo di scorte, le prospettive di rallentamento del

ritmo produttivo non sono state rosee neppure in Asia, dove in Cina le quotazioni dell’acciaio e la domanda

di minerale di ferro sono state molto basse.

160,0

170,0

180,0

190,0

200,0

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220,0

Ferrosi Non ferrosi Metalli

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Grafico 12 - Indice Metalli ferrosi

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Sono state sempre le aspettative sull’economia a dare la direzione ai prezzi dei metalli non ferrosi, in calo

congiunturale del �5,92%. Continuando a pesare la crisi dei debiti sovrani, gli umori degli investitori sono

rimasti in larga parte ribassisti e l’unico supporto è stato rappresentato dai fondamentali. Inoltre, le

quotazioni sono state sostenute dalla decisione della banca centrale cinese di ridurre dello 0,5% il livello

delle riserve bancarie obbligatorie (allentando la tensione sul credito) e dall’intervento coordinato tra Fed e

altre cinque banche centrali per ridurre tasso d’interesse sui finanziamenti in dollari, oltre che da una serie

di dati macroeconomici positivi di provenienza Usa.

140,0

150,0

160,0

170,0

180,0

190,0

200,0

210,0

220,0

230,0

Rottami acciaio-inox (media) Rottami ferro-acciaio (media)

Rottami in ghisa Ferrosi

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Grafico 13 - Indice Metalli non ferrosi

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Per il rame i fondamentali, anche se trascurati, sono stati decisamente di sostegno alle quotazioni (deficit di

offerta dovuto a riduzioni della produzione negli ultimi anni), mentre sull’alluminio ha gravato l’enorme

mole di giacenze in magazzino che si sono accumulate in questi ultimi anni. La stessa situazione si è

replicata per il nickel, anche se i corsi sono rimasti storicamente elevati nonostante la forte concorrenza

della ghisa per la produzione di inox. Per lo stagno, invece, sono state determinanti le innegabili difficoltà

produttive in Indonesia, secondo produttore mondiale, che ha visto ridurre drasticamente la produzione

negli ultimi due anni.

Spostando l’attenzione ai materiali vari per l’industria, se a livello tendenziale si è registrato una

sostanziale stabilità (0,67%), a livello congiunturale ha registrato una consistente riduzione del �8,03%.

Tabella 5 - Indice Varie industria

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Varie Industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03%

Cellulose bianchite al solfito 151,2 146,8 137,0 -9,42% -6,68%

Gomme naturali 332,1 311,0 247,1 -25,58% -20,55%

Gomme sintetiche 209,6 356,0 262,0 25,00% -26,40%

Legnami (media) 100,5 98,3 98,3 -2,24% 0,00%

Pelli bovine, packers Usa 271,8 307,5 300,4 10,53% -2,33%

Pelli bovine, vitelli Francia 157,4 173,0 169,1 7,41% -2,25% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

90,0

140,0

190,0

240,0

290,0

340,0

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-10

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-11

feb

-11

mar

-11

apr-

11

mag

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giu

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11

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11

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-11

no

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-11

Alluminio eleghe (media)

Nickel

Piombo

Rame grado A

Stagno e leghe

Zinco e leghe

Non ferrosi

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Grafico 14 - Indice Varie industria

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Le variazioni più vistose hanno interessato le gomme naturali e sintetiche, con una riduzione congiunturale

del �20,55% per le prime e del �26,40% per le seconde. La continua discesa dei prezzi è stata causata dal

crollo della domanda. Nonostante l’offerta indonesiana sia stata scarsa per motivi climatici, in Thailandia le

forniture sono state abbondanti il che ha portato il caucciù a costare il 40% in meno a Novembre rispetto al

massimo raggiunto in febbraio. Thailandia, Indonesia e Malesia, i maggiori produttori, hanno annunciato

che per il futuro restrizioni alle esportazioni: la Thailandia, il maggior produttore ed esportatore di gomma,

ha valutato l’ipotesi di tagliare di 120.000 tonnellate l’anno l’offerta di gomma, come già fatto nel 2008.

Le pelli, se a livello congiunturale hanno avuto una riduzione del 2% circa, hanno invece registrato un

deciso aumento tendenziale, scontando ancora i rincari subiti all’inizio dell’anno causati della scarsità

d’offerta. Se da un lato, nell’arco del trimestre, la calzatura e la pelletteria nazionale hanno manifestato

poco interesse verso gli acquisti, dall’altro lato anche gli ordini cinesi e coreani sono rallentati, non da

ultimo a causa della volatilità innescata dalle incertezze finanziarie.

I legnami, a fronte di una stabilità congiunturale, a livello tendenziale hanno registrato un calo del �2,24%.

Il settore dei pannelli a base legno ha vissuto una fase difficile con un calo costante dei consumi che ha

pesato su un settore già fortemente penalizzato dalla congiuntura negativa dei mercati europei, dopo un

primo semestre che aveva fatto ben sperare. Le importazioni italiane di pannelli, inoltre, sono risultate in

calo da gennaio.

Le cellulose hanno vissuto forti ribassi sia tendenziali (�9,42%) che congiunturali (�6,68%). L’industria

della carta ha beneficiato dell’arretramento delle quotazioni del legname di conifere.

Per quanto concerne le fibre, si è registrato un calo, anche in questo caso, sia tendenziale (�3,6%) che

congiunturale (�2,96%).

90,0

140,0

190,0

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340,0

390,0

dic

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set-

11

ott

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no

v-11

dic

-11

Cellulose bianchite alsolfito

Gomme naturali

Gomme sintetiche

Legnami (media)

Pelli bovine, packersUsa

Pelli bovine, vitelliFrancia

Varie Industria

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Indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.

Ufficio Informazione Economica e Statistica 13

Tabella 6 - Indice Fibre

dic-10 set-11 dic-11 Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Fibre 195,0 193,7 188,0 -3,60% -2,96%

Cotone Urss Pervyi 247,4 160,2 147,8 -40,29% -7,78%

Cotone Usa 229,2 198,1 198,1 -13,61% 0,00%

Wool-AWC Aus 167,2 203,1 197,6 18,18% -2,67% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

La crisi economica ha messo un freno ai consumi di cotone, ma non alle importazioni cinesi. La produzione

interna di questo mese si è infatti dimostrata insufficiente a soddisfare la domanda della sua industria

tessile. A livello globale l’Icac (International Cotton Advisory Commitee) non è stato comunque ottimista sui

consumi di cotone. L’offerta è stata al contrario stimolata dai prezzi record della passata stagione e

dovrebbe crescere addirittura dell’8% consentendo alle scorte di risalire. La siccità in Texas non è stato un

fattone sufficiente a sostenere le quotazioni: dall’Australia al Brasile e all’India, la produzione è stata molto

abbondante tanto da compensare le perdite negli Usa. Inoltre, il cotone americano non è stato molto

richiesto a causa dei suoi prezzi più alti.

Per il mercato della lana, sono continuate le diminuzioni dei corsi con una variazione congiunturale del

�2,67%. A livello tendenziale, invece, rimane confermato l’incremento (18,18%) che sconta i forti rincari

che ha subito la materia prima nelle passate stagioni per la crescente domanda e per la ormai cronica

scarsità d’offerta. Il secondo calo congiunturale registrato di seguito è sembrato testimoniare una

risoluzione di questa situazione ma anche un adeguamento alla situazione economica generale.

Alimentari (bevande, cereali, carni, grassi)

Si è ripresentato l’aumento sia congiunturale (4,75%) che tendenziale (10,21%), anche se con andamenti

contrastanti all’interno del settore, che già si era manifestato lo scorso trimestre.

Tabella 7 - Indice Alimentari

dic-10 set-11 dic-11

Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale

Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75%

Bevande 104,2 105,0 107,3 2,96% 2,19%

Carni 135,4 150,3 165,8 22,47% 10,30%

Cereali 167,4 158,8 154,6 -7,64% -2,60%

Grassi 167,6 171,9 165,9 -1,03% -3,52% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

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Grafico 15 - Indice Alimentari

Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

La tendenza ribassista del cacao, che era stata innescata dalla fine della guerra civile in Costa d’Avorio, è poi

proseguita con la constatazione che i raccolti in Africa occidentale erano più generosi del previsto (Costa

d’Avorio e Ghana hanno compensato il pessimo raccolto indonesiano) per poi accentuarsi con le

preoccupazioni sull’economia globale (la domanda di cacao si è sempre mossa con tassi simili a quelli del

Pil).

Alla fine di novembre, nel mercato di New York, i futures dello zucchero erano ai minimi da 5 mesi a causa

dei livelli notevoli raggiunti dalle scorte indiane, del surplus di offerta presente sul mercato e di un clima

economico sempre più incerto. Nonostante tutto, proprio l'Europa non è riuscita a godere della ritrovata

abbondanza: le carenze già sperimentate nei mesi scorsi si sono ripetute, giustificando così il rincaro

congiunturale dell’11,77%.

I prezzi dei cereali sono stati caratterizzati da un calo sia congiunturale (�2,6%) che tendenziale (�7,64%).

Tabella 8 - Indice Cereali

Variazioni rispetto al mese

precedente Variazione

tendenziale

Variazione

congiunturale ott-11 nov-11 dic-11

Cereali -0,97% -0,87% -0,79% -7,64% -2,60%

Frumento USA (Northern Spring) 0,17% -1,12% -0,09% 1,37% -1,05%

Frumento tedesco -3,00% -0,98% -1,37% -16,90% -5,27%

Farina di soia -3,21% -2,96% 0,53% -18,35% -5,58%

Riso 10,75% 5,23% -4,35% -0,75% 11,47% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

170,0

180,0

190,0

Bevande Carni Cereali Grassi Alimentari

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Grafico 16 - Indice Cereali

Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano

I continui ribassi del frumento, già manifestatisi lo scorso trimestre, sono stati causati dall’ampia offerta

disponibile, accentuata dalla decisione dell’Ucraina di cancellare i dazi sull’esportazione del grano, per

contrastare l’agguerrita concorrenza russa e kazaka.

Per il riso, invece, si è avuto una forte impennata delle quotazioni (11,47%) sulla base delle previsioni che in

questo periodo si formano sulla nuova stagione, che vedono una riduzione della disponibilità delle quantità

vendibili oltre che un calo del volume degli scambi, confermato anche dalle stime della FAO.

Le carni bovine, con l’aumento sia tendenziale (22,47%) che congiunturale (10,3%), è il settore che ha

maggiormente influito ai rincari riportati dagli alimentari. Nonostante non si siano presentate tensioni sul

lato della domanda, ha pesato l’ormai cronica riduzione dei capi allevati.

Infine, i grassi hanno registrato una riduzione sia tendenziale (�1,03%) che congiunturale (�3,52%). Sul

burro hanno pesato le tensioni dovute alle ridotte disponibilità nel mercato UE, mentre per gli oli vegetali

la domanda è calata (per la prima volta dal 2004 le importazioni cinesi sono previste in discesa). Inoltre, le

forniture indonesiane e argentine sono state effettuate a prezzi stracciati data l’ampia disponibilità di olio

di palma e di soia, anche se i produttori europei hanno denunciato che potesse trattarsi di dumping.

115,0

130,0

145,0

160,0

175,0

190,0

dic

-10

gen

-11

feb

-11

mar

-11

apr-

11

mag

-11

giu

-11

lug-

11

ago

-11

set-

11

ott

-11

no

v-11

dic

-11

Frumento USA(Northern Spring)

Frumento tedesco

Farina di soia

Riso

Cereali