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Indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza nel settore dello Spettacolo Audizione dell’Istituto nazionale di statistica Dott.ssa Vittoria Buratta Direttore centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) Camera dei Deputati Roma, 30 aprile 2019

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Indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza

nel settore dello Spettacolo

Audizione dell’Istituto nazionale di statistica

Dott.ssa Vittoria Buratta

Direttore centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione

VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione)

Camera dei Deputati

Roma, 30 aprile 2019

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Indice

Introduzione 5

1. Lavoratori dipendenti dello Spettacolo: elaborazione delle informazioni del Registro RACLI 8

1.1 I lavoratori dipendenti e il fenomeno del multiple job holding 8

1.2 I rapporti di lavoro nel settore dello Spettacolo 10

2. L’occupazione nello Spettacolo: elaborazione delle informazioni della Rilevazione Forze di lavoro 12

2.1 La classificazione dell’occupazione nello Spettacolo 12

2.2 Gli occupati nelle professioni culturali e nel settore culturale 13

2.3. Caratteristiche dell’occupazione nello Spettacolo 15

Allegato:

- Tavole statistiche

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Introduzione

In questa audizione, l’Istat intende offrire un contributo ai lavori della

Commissione Cultura, scienza e istruzione, con riferimento all’Indagine

conoscitiva in materia di lavoro e previdenza nel settore dello Spettacolo e

soffermandosi sugli aspetti inerenti il lavoro.

Il lavoro nel settore dello Spettacolo, – che comprende le rappresentazioni dal

vivo (teatro, musica, danza, attività circense), il cinema, la radio, la televisione

e l’audiovisivo, con qualche sconfinamento nelle arti visive performative – così

come nel più ampio settore culturale, si rivela di complessa misurazione, per

numerosi motivi.

La statistica ufficiale descrive l’occupazione in termini di intensità di presenza

di un individuo sul mercato del lavoro. Nel settore culturale, e nel sotto settore

dello Spettacolo in particolare, caratterizzati da forte intermittenza e

saltuarietà dei periodi di prestazioni effettive, tale presenza può essere il

prodotto di combinazioni di attività, che determinano per gli individui una

situazione chiamata, in inglese, di multiple job holding. Con questa espressione

si indica la gestione, da parte della stessa persona, di più occupazioni: per

esempio, lo svolgimento di due professioni a tempo parziale, una delle quali

continuativa e regolarmente retribuita, e l’altra saltuaria e retribuita poco o

niente affatto, una di natura artistica e l’altra no, ecc.. Questa condizione è

molto frequente fra gli artisti, come gli attori o i musicisti, anche di grande

successo. È difficile, infatti, che la somma delle giornate di lavoro effettivo da

essi svolte in un anno solare corrisponda al tempo pieno o ci si avvicini. Come

si dirà in seguito, la mediana dei giorni lavorati nell’anno dai lavoratori

dipendenti delle Spettacolo è infatti di 194 giorni lavorati per 399 ore

retribuite, valori molto inferiori a quelli corrispondenti dei lavoratori

dipendenti del settore privato (365 giorni e 1.252 ore). I percorsi professionali

di questi artisti e lavoratori dello Spettacolo possono, nel tempo, alternare

periodi di disoccupazione a periodi di occupazione, e comprendere anche

mobilità fra settori (ad esempio, verso l’insegnamento o il commercio). Se è

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vero che l’intermittenza e la saltuarietà sono divenute comuni anche in altri

comparti di attività economica, la loro prevalenza come modello

dell’occupazione culturale è stata osservata, in ambito europeo, fin dalla metà

degli anni Novanta.

La condizione di multiple job holding rende difficile la misurazione del lavoro

culturale e dello Spettacolo in tutti quei casi in cui, per valore delle retribuzioni

o per numero di giornate lavorate, gli individui dichiarano come propria

occupazione prevalente quella non artistica. Come si vedrà più

approfonditamente in seguito, quindi, una quota di occupati parzialmente o

con discontinuità nello Spettacolo tende a sfuggire alle rilevazioni fondate

sulle dichiarazioni degli stessi interessati. Anche il lavoro non retribuito, in

forma di prestazioni volontarie, tirocini formativi, stage, ecc., pur essendo di

recente oggetto di studi in ambito internazionale, resta al di fuori

dell’osservazione di cui attualmente possiamo fare uso. Per questo motivo,

rispondere alla domanda in apparenza più semplice, e cioè “Quanti sono i

lavoratori dello Spettacolo in Italia?” comporta una serie di passaggi non

banali e alcuni caveat.

Le informazioni di cui disponiamo derivano da indagini dirette e registri

statistici che riguardano l’occupazione in generale, con diversi livelli di

dettaglio e tipologie di fenomeni osservati, quindi non completamente

sovrapponibili. Esse ci documentano, nel 2018, una quota di occupati la cui

stima oscilla fra lo 0,6% e l’1,4% del totale occupati, leggermente in aumento

rispetto al 2012. Queste persone sono caratterizzate da un lavoro fortemente

instabile e a bassa intensità, ancora segnato da un notevole gender gap, non

solo retributivo. Hanno livelli di istruzione molto superiori alla media ed

esprimono, nonostante le condizioni di instabilità, grande interesse per quello

che fanno e una elevata soddisfazione per il proprio lavoro.

Nel settore culturale e, di conseguenza, nello Spettacolo, professioni e

mansioni ad elevato contenuto artistico, culturale e creativo – compositori,

registi, attori, cantanti, danzatori, e anche costumisti, scenografi, ecc. –

coesistono con occupazioni di supporto non artistiche, ma di alta

specializzazione – fotografi di scena, tecnici del suono, sarti e truccatori,

amministratori, esperti di diritto del settore, addetti alle vendite, agenti e

rappresentanti – e con occupazioni non artistiche e non specializzate, come

guardarobieri e maschere, pulitori, facchini, carpentieri e addetti alla

sicurezza, ecc., che sono tuttavia indispensabili per lo svolgimento delle

attività.

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Non esiste un’associazione automatica fra lavoratori dello Spettacolo e

imprese dello Spettacolo: non sempre e non tutti i lavoratori artistici dello

Spettacolo sono occupati esclusivamente da istituzioni o imprese del settore.

Si pensi a musicisti indipendenti ingaggiati da un’agenzia che organizza eventi

per accompagnare i matrimoni, o ad attori o cantanti che animano le attività

promozionali di imprese manifatturiere o i villaggi-vacanze, scenografi

chiamati ad allestire una sede congressuale, e così via.

Per questa intrinseca complessità, alla quale si aggiungono gli effetti delle

trasformazioni tecnologiche, della rivoluzione digitale e dell’emergere di

nuove forme di creatività artistica, la misurazione statistica dell’occupazione

culturale, e, nel caso che interessa codesta Commissione, dell’occupazione

nello Spettacolo, deve necessariamente adottare due diverse chiavi di lettura:

quella per professioni e quella per attività.

Il primo approccio guarda alle professioni che caratterizzano lo Spettacolo:

musicisti, cantanti, attori, autori di testi, registi, compositori, ecc., professioni

che possono essere esercitate all’interno del settore dello Spettacolo o al di

fuori di esso. Nella Classificazione delle Professioni 2011, 40 sono riconducibili

direttamente, anche se non in via esclusiva, allo Spettacolo. Le dividiamo in

professioni centrali ad elevato contenuto artistico (circa 25) e in professioni di

supporto (circa 15).

Il secondo approccio ha per oggetto l’occupazione che si svolge nell’ambito

dello Spettacolo. Nella classificazione ATECO, sono tre le divisioni principali

che ci interessano, anche se non interamente: la 59 (Attività di produzione

cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e

sonore), la 60 (attività di programmazione e trasmissione) e la 90 (Attività

creative, artistiche e di intrattenimento).

Questi due approcci attingono principalmente a due fonti di dati: da una parte,

quelli derivanti dall’indagine campionaria sulle Forze di lavoro, che raccoglie

informazioni anche molto dettagliate, attraverso interviste ai lavoratori;

dall’altra, l’archivio ASIA, un registro multifonte sulle imprese attive nel nostro

paese, delle quali sono rilevate caratteristiche come unità locali, numero di

addetti, fatturato, ecc. L’unità di analisi di Forze di lavoro è il singolo

lavoratore, mentre quella di ASIA è l’impresa.

C’è poi una terza fonte, che consente all’Istat di approssimare l’universo dei

lavoratori dello Spettacolo, ed è il Registro annuale su retribuzioni, ore e costo

del lavoro per individui e imprese (RACLI). Il registro RACLI integra informazioni

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provenienti da fonti amministrative di natura fiscale e dati di indagine. L’unità

di analisi qui utilizzata è la posizione lavorativa dipendente o rapporto di

lavoro. A un individuo possono quindi corrispondere ogni anno tante posizioni

o tanti rapporti quanti ne sono stati attivati nell’anno considerato (si veda la

Nota metodologica).

Partiremo da quest’ultima fonte integrata per cominciare a descrivere

l’occupazione nello Spettacolo. Preme sottolineare, però, che una parte di

occupazione nello Spettacolo, ricadente nel perimetro della Pubblica

Amministrazione, è esclusa dalle fonti utilizzate. Questo significa, ad esempio,

che non sono comprese né la RAI (13 mila dipendenti, non tutti per altro

occupati nello Spettacolo) né alcune fondazioni lirico-sinfoniche o enti teatrali.

1. Lavoratori dipendenti dello Spettacolo: elaborazione delle informazioni

del Registro RACLI

1.1 I lavoratori dipendenti e il fenomeno del multiple job holding

Il numero di lavoratori dipendenti del settore privato1 extra-agricolo che nel

2016 hanno avuto almeno una posizione attiva2 nell’ambito dello Spettacolo3

è di 192.389 (1,4% dei lavoratori dipendenti totali del settore), per un numero

di 413.653 rapporti (2,1% del totale). Il 38,8% di questi lavoratori ha avuto più

rapporti nel corso dell’anno (contestuali o non); a questi si attribuiscono il

71,6% dei rapporti totali della popolazione oggetto di studio. Il 16,9% ha avuto

rapporti anche al di fuori dell’ambito dello Spettacolo.

La durata mediana dei rapporti di lavoro è stata di 194 giorni nell’anno per 399

ore retribuite, valori molto inferiori a quelli relativi a tutti i lavoratori

dipendenti del settore privato (365 giorni e 1.252 ore). I lavoratori con unico

1 Nel campo di osservazione sono, quindi, escluse le imprese inserite nella lista s13 delle istituzioni

pubbliche. 2 Posizioni che hanno presentato almeno un’ora retribuita nell’anno. 3 Nel registro si possono individuare i lavoratori iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo

(FPLS). Il campo di osservazione così selezionato include posizioni lavorative anche al di fuori delle divisioni Ateco e dei contratti nazionali utilizzati per la definizione statistica. Bisogna, infatti, considerare che l'obbligo assicurativo insorge per effetto del "mero svolgimento di una delle attività artistiche, tecniche o amministrative analiticamente riportate del testo di legge che regola l'assicurazione ivs dello Spettacolo (cfr. legge istitutiva del soppresso Enpals, Decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 708/1947 e s.m.i.)" e che non assume rilievo la natura dell'attività svolta dal datore di lavoro. Con specifico riferimento al settore dello Spettacolo si richiama, altresì, il decreto del Ministro del Lavoro 15 marzo 2005 (recante "Adeguamento delle categorie dei lavoratori assicurati obbligatoriamente presso l'ENPALS") che ha rivisitato, ampliandola, l'elencazione di cui all'art.3, comma 1, del D.Lgs.C.P.S. n.708/1947 al fine di adeguarla all'evoluzione delle professionalità e delle forme di regolazione collettiva dei rapporti di lavoro nel settore di cui si tratta.

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rapporto di lavoro nell’anno hanno avuto contratti più durevoli della media

(212 giorni), anche se con un input di lavoro inferiore (320 ore). Per i lavoratori

che hanno avuto più di una posizione lavorativa è necessario, invece,

distinguere tra quelli che hanno lavorato internamente al settore e coloro che

hanno lavorato anche al di fuori del comparto. Le due popolazioni presentano,

infatti, strutture molto diverse tra loro: se i primi hanno avuto contratti più

brevi (103 giorni) e un input di lavoro più basso (240 ore) sia rispetto alla media

sia rispetto ai lavoratori con unico rapporto, coloro che hanno lavorato anche

al di fuori del comparto presentano un input di lavoro in termini di ore

retribuite4 doppio rispetto alla media dei colleghi (801 ore), con una durata di

306 giorni.

In termini di retribuzioni, in un contesto con una retribuzione oraria5 mediana

di 11,24 euro (in linea con la retribuzione oraria lorda totale dell’anno di 11,21

euro) e con una retribuzione mediana annua6 di 4.328 euro (molto inferiore

rispetto al valore totale, pari a 13.563 euro), i lavoratori che intrattengono più

rapporti sono retribuiti in modo migliore rispetto ai colleghi con unico

rapporto, sia in termini orari (11,61 euro contro 10,97 euro), sia in termini

annui (5.396 euro contro 3.261 euro). Tra questi, i lavoratori con la

retribuzione oraria più bassa, cioè quelli che hanno posizioni lavorative anche

al di fuori dell’ambito di interesse (10.89 euro) sono anche coloro i quali

percepiscono una retribuzione annua più alta (8.389 euro). Dal lato opposto, i

lavoratori con più rapporti che non lavorano in altri settori, pur essendo

retribuiti in modo superiore rispetto ai colleghi in termini orari (12,5 euro), lo

sono per un periodo inferiore e maturano, quindi, una retribuzione annua

inferiore anche più del 50% (3.015 euro).

Per i lavoratori che hanno più posizioni lavorative nell’anno anche al di fuori

dell’ambito dello Spettacolo, si nota come sia necessaria la presenza di

posizioni esterne allo Spettacolo per elevare la retribuzione annua.

4 Le ore retribuite comprendono oltre alle ore effettivamente lavorate, sia ordinarie sia straordinarie ossia

al di fuori dell’ordinario orario di lavoro stabilito dai contratti collettivi di lavoro, anche le ore non lavorate ma retribuite dal datore di lavoro come ferie annuali, giorni festivi, malattia a carico del datore, etc.

5 La retribuzione oraria è data dal rapporto tra la retribuzione lorda annua e le ore retribuite a carico del datore di lavoro.

6 La retribuzione lorda annua è composta da salari, stipendi e competenze accessorie in denaro, al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali, a carico del datore di lavoro. In questo contesto, nelle statistiche basate sul registro RACLI, coincide con le retribuzioni imponibili ai fini contributivi erogate secondo il principio di cassa. Include la retribuzione per ore di lavoro straordinarie ossia svolte oltre le ore ordinarie.

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Le città che presentano il più elevato numero di lavoratori occupati nell’ambito

dello Spettacolo sono Roma (36,6% del totale dei lavoratori dello Spettacolo,

per il 44,5% del totale dei rapporti), Milano (13,1% e 13,6%) e Napoli (2,6% e

2,2%). Queste città sono anche quelle che presentano la concentrazione più

alta di imprese che occupano lavoratori dello Spettacolo.

In termini relativi, la concentrazione più alta di lavoratori dello Spettacolo si

registra a Campione d’Italia (64% degli occupati dipendenti nel luogo), Saint-

Vincent (37,5%), Boves (25,7%) e Cologno Monzese (22,4%).

1.2 I rapporti di lavoro nel settore dello Spettacolo

Nel 2016, si osservano 365.912 rapporti7, caratterizzati da una retribuzione

oraria mediana pari a 12,35 euro. Se ordiniamo le posizioni lavorative per

numero di ore retribuite, la metà raggiunge un valore pari o inferiore alle 46,7

ore annuali. Analogamente, se si distribuiscono le posizioni lavorative per la

durata del rapporto di lavoro nell’anno misurata in giorni, la metà dei rapporti

sono stati lunghi al più 17 giorni.

L’elevata frammentarietà è un tratto che contraddistingue le posizioni

lavorative dello Spettacolo, che risultano fortemente concentrate con

riferimento a più caratteristiche della relazione lavorativa. L’80,7% dei rapporti

di lavoro ha un contratto a tempo determinato e il regime orario più frequente

è full-time nell’81,3% dei casi. Classificando le posizioni lavorative per intensità

di lavoro, il 77,8% si può definire a bassa intensità, ovvero con meno di 90

giornate retribuite e un’anzianità aziendale minore di due anni8, il 90,9% ha

un’anzianità aziendale inferiore ai cinque anni. Per le categorie meno diffuse,

ovvero rapporti a tempo indeterminato e rapporti con anzianità superiore a

cinque anni, si osserva un numero di ore retribuite mediano superiore di circa

trenta volte a quello complessivo.

7 Rispetto a quanto rappresentato precedentemente, sono qui esclusi i rapporti intrattenuti al di fuori del

mondo dello spettacolo (47.741). 8 Sono state incluse, per definizione, tra le posizioni lavorative a basso input di lavoro quelle con contratto

di lavoro a chiamata o intermittente mentre sono state escluse quelle che pur avendo un numero di giornate retribuite nell’anno inferiori a 90 avevano un’anzianità nella posizione superiore a due anni. L’obiettivo, infatti, era di individuare le posizioni lavorative con basso input di lavoro non da attribuirsi ad interruzione di rapporti di lavoro di medio/lunga durata misurati con un’anzianità nel rapporto superiore a due anni.

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I rapporti di lavoro dello Spettacolo coinvolgono imprese che per il 50,9%

risiedono nel Centro Italia, per il 25,6% nel Nord-ovest, per il 10,6% nel Nord-

est e solo per il 9,7% al Sud e per il 3,2% nelle Isole. Al Centro, i rapporti sono

più frammentati: la metà delle posizioni lavorative non raggiunge le 23 ore e,

considerando la durata dei rapporti in giorni, la metà ha una durata nell’anno

inferiore a 6 giorni. All’opposto, i rapporti nel Nord-est sembrano i più stabili:

la mediana delle ore retribuite annuali è pari a 160 e quella della durata dei

rapporti in giorni è 120. Con riferimento alla dimensione aziendale, si osserva

una distribuzione quasi uniforme delle posizioni lavorative con una prevalenza

presso le piccole imprese (10-49 dipendenti) che rappresentano il 34,1%. I

rapporti di lavoro con micro imprese (0-9 dipendenti) sono caratterizzati da

valori doppi rispetto al complesso dei rapporti di lavoro sia della mediana delle

retribuite annuali che della durata del rapporto in giorni.

Le imprese in cui sono occupati i lavoratori dello Spettacolo sono distribuite

per attività economica fra circa 60 divisioni della classificazione Ateco. Il 91,2%

delle relazioni lavorative coinvolge imprese di sole cinque divisioni: 198.968

posizioni lavorative, il 54,4% del totale, hanno una relazione lavorativa con una

impresa che svolge la sua attività principale nella divisione “Attività di

produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni

musicali e sonore”; il 16,4% nella divisione “Attività sportive, di

intrattenimento e di divertimento”; il 10,1% nella divisione “Attività creative,

artistiche e di intrattenimento”; il 4,5% nella divisione “Attività riguardanti le

lotterie, le scommesse, le case da gioco”; il 4,4% nella divisione “Attività di

programmazione e trasmissione” e l’1,4% nella divisione “Attività di ricerca,

selezione, fornitura di personale”.

Mentre la divisione “Attività di produzione cinematografica, di video e di

programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore” è caratterizzata da

rapporti di lavoro particolarmente frammentati, con una durata mediana

nell’anno pari ai 3 giorni ed un numero mediano di ore retribuite nell’anno pari

a 17,5, per le divisioni “Attività riguardanti le lotterie, le scommesse, le case da

gioco” e “Attività di programmazione e trasmissione” si osservano rapporti di

lavoro stabili nell’anno, durata mediana annuale pari a 365 giorni e mediana

del numero di ore retribuite annuali superiori di venti volte al dato

complessivo riferito al totale dei rapporti di lavoro dello Spettacolo.

I rapporti di lavoro dello Spettacolo riguardano per il 60,7% uomini, con una

retribuzione oraria di 12,88 euro, più alta delle loro colleghe di 1,18 euro. Al

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crescere del livello di istruzione, cresce la retribuzione oraria, che passa dagli

11,70 euro per il livello di istruzione primaria ai 13,07 euro per il livello di

istruzione terziaria; anche la mediana delle ore retribuite segue un andamento

analogo e raddoppia, passando dalle 26 ore annuali per i rapporti di lavoro con

lavoratori con bassa istruzione alle 64 ore per i lavoratori con livello di

istruzione più elevata. Anche la durata dei rapporti nell’anno cresce, ma non

nella stessa proporzione. Il 48,5% delle posizioni lavorative è occupata da

lavoratori con livello di istruzione secondaria.

La distribuzione per età mostra una maggiore concentrazione dei rapporti, pari

al 49,5%, per la classe 30-49 anni; questa classe di età è l’unica con mediana

delle ore retribuite annuali e durata del rapporto, rispettivamente pari a 66,7

ore e 21 giorni nell’anno, superiori ai valori calcolati sul totale dei rapporti

dello Spettacolo. La retribuzione oraria mediana cresce al crescere dell’età,

passando dai 10,60 euro per i più giovani ai 13,90 euro per i più anziani.

L’88,5% dei rapporti di lavoro è di lavoratori italiani. I lavoratori stranieri sono

per il 5,8% di origine extra-europea e per il 5,6% di origine europea.

2. L’occupazione nello Spettacolo: elaborazione delle informazioni della

Rilevazione Forze di lavoro

2.1 La classificazione dell’occupazione nello Spettacolo

L’individuazione dell’occupazione nello Spettacolo dalla Rilevazione sulle

forze di lavoro (Rfl) comprende due componenti:

1. gli occupati in una professione dello Spettacolo (attore, cantante,

scenografo, ecc.), attivi, sia in un comparto dello Spettacolo, sia in altro

comparto;

2. gli occupati in un comparto dello Spettacolo (cinema, tv, intrattenimento,

ecc.), attivi, sia in una professione dello Spettacolo, sia in una professione

non dello Spettacolo (segreteria, custode, ecc.).

La classificazione delle professioni disponibili sul mercato del lavoro CP2011

fornisce una serie di informazioni e indicatori utili all’individuazione del tipo

di lavoro svolto, mentre dall’altro lato la classificazione Ateco2007, riferita

agli occupati nei vari comparti in cui si articola il settore dello Spettacolo,

fornisce indicazioni sul comparto economico cui appartiene il lavoratore, a

prescindere dalla professione svolta.

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Definito l’oggetto di studio, l’esercizio successivo ha riguardato

l’individuazione, nelle due nomenclature, delle singole voci pertinenti da

includere fra le statistiche dello Spettacolo.

In particolare, riguardo alle professioni, la CP2011 riprende la classificazione

internazionale ISCO, che si fonda sul criterio della competenza (skill) definito

nella sua duplice dimensione: livello di competenza, complessità del lavoro

svolto (skill level); campo delle competenze, conoscenze settoriali (skill

specialization). Il sistema classificatorio è articolato su 5 livelli (digit) di

aggregazione gerarchici: il primo livello, composto da 9 grandi gruppi

professionali; il secondo livello, comprensivo di 37 gruppi; il terzo livello, con

129 classi professionali; il quarto livello, formato da 511 categorie; il quinto

livello, composto da 800 unità professionali.

L’ATECO2007 riprende la classificazione internazionale NACE che classifica le

unità di produzione secondo l’attività svolta, caratterizzata da un input di

risorse, da un processo produttivo e da un output di prodotti o servizi. Le

attività economiche sono raggruppate, dal generale al particolare, in sezioni,

sottosezioni, divisioni, gruppi, classi e categorie: il primo livello, composto da

21 sezioni; il secondo livello, comprensivo di 88 divisioni; il terzo livello, con

272 gruppi; il quarto livello, formato da 615 classi; il quinto livello, composto

da 918 categorie.

L’individuazione delle singole voci si è avvalsa del quinto livello di dettaglio,

disponibile dal 2011 per entrambe le classificazioni. Complessivamente si

sono selezionate 40 professioni della CP2001 e 10 classi dell’ATECO2002.

2.2 Gli occupati nelle professioni culturali e nel settore culturale

Le quaranta professioni che contraddistinguono gli occupati nelle professioni

dello Spettacolo sono raggruppate in due gruppi: professioni considerate

dello Spettacolo in qualsiasi settore vengano svolti (esempio: attori,

dialoghisti, sceneggiatori, ballerini, tecnici del suono, acrobati) e professioni

considerate dello Spettacolo soltanto se svolte in un settore dello Spettacolo

(esempio: imprenditori, direttori generali, analisti e progettisti di software,

addetti alla vendita di biglietti, acconciatori, falegnami).

Quanto agli occupati nel settore dello Spettacolo, le dieci classi in cui sono

suddivisi sono raggruppate in tre gruppi: attività di produzione

cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e

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sonore; attività di programmazione e trasmissione; attività creative,

artistiche e di intrattenimento.

Individuate le singole voci, la classificazione complessiva dell’occupazione

nello Spettacolo tiene conto dell’incrocio a livello di microdati tra le due

nomenclature. L’utilizzo dei dati a livello di singolo rispondente consente

difatti la costruzione di una classificazione incrociata che tenga conto

contemporaneamente di entrambe le nomenclature.

Se nel biennio 2017-2018 gli occupati nelle professioni dello Spettacolo sono

96 mila e gli occupati nel settore dello Spettacolo 119 mila, l’incrocio tra le

due classificazioni permette di stimare l’occupazione dello Spettacolo nel suo

complesso in 142 mila unità, evitando di contare due volte gli individui che

svolgono una professione dello Spettacolo in un settore dello Spettacolo.

Più in particolare, la combinazione delle due informazioni permette di

costruire tre profili di occupazioni del comparto dello Spettacolo:

1) le professioni dello Spettacolo in un settore dello Spettacolo (73 mila

nel biennio 2017-2018);

2) le professione dello Spettacolo in un settore diverso dallo Spettacolo

(23 mila nel biennio 2017-2018);

3) le professioni non dello Spettacolo in un settore dello Spettacolo (46

mila nel biennio 2017-2018).

Il primo caso comprende i lavoratori in una professione dello Spettacolo attivi

nel settore dello Spettacolo; il secondo i lavoratori in una professione dello

Spettacolo ma attivi al di fuori del settore dello Spettacolo; il terzo i lavoratori

che esercitano una professione non dello Spettacolo ma attivi nel settore

dello Spettacolo.

Complessivamente, il 51,4% dell’occupazione nello Spettacolo comprende

lavoratori che possono essere considerati professionisti dello Spettacolo nel

senso più restrittivo, ossia presentano entrambi i criteri: professione dello

Spettacolo svolta in un settore dello Spettacolo; il 16,3% dell’insieme è invece

composto da lavoratori che svolgono una professione dello Spettacolo ma

operano in settore che non appartiene allo Spettacolo. Infine, il 32,3%

dell’occupazione nello Spettacolo è composta da lavoratori in settori dello

Spettacolo ma che svolgono una professione di carattere amministrativo,

dirigenziale o segretariale.

Page 15: Indagine conoscitiva in materia di lavoro e previdenza nel settore dello Spettacolo · 2019. 4. 30. · Spettacolo (cfr. legge istitutiva del soppresso Enpals, Decreto legislativo

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Prospetto - Occupazione dello Spettacolo tramite incrocio tra professione e settore di

attività economica

Settore dello Spettacolo

sì no

Pro

fessio

ne d

ell

o S

pe

ttaco

lo

1. Professione dello Spettacolo e settore

dello Spettacolo (es. attore, regista,

ballerino, musicista, tecnico delle

trasmissioni radio-televisive, esercente di

cinema e teatri)

2. Professione dello Spettacolo e settore

diverso dallo Spettacolo (es.

intrattenitore, allestitore di scena, tecnico

del montaggio, addetto alla costruzione e

riparazione di strumenti musicali)

no

3. Professione non dello Spettacolo e

settore dello Spettacolo

(es. dirigente, specialista in risorse umane,

tecnico del marketing, addetto agli affari

generali)

-

2.3 Caratteristiche dell’occupazione nello Spettacolo

I dati derivanti dall’Indagine campionaria Forze di lavoro, seppure con le

cautele necessarie derivanti dalle modalità di definizione della professione -

l’indagine cattura solamente quei soggetti che considerano la propria attività

artistica come prevalente e che quindi si autodefiniscono lavoratori dello

Spettacolo, mentre i multiple job holder che sono impegnati solo

saltuariamente o in forma molto ridotta rispetto alla occupazione principale in

attività di Spettacolo non sono quindi inclusi nel conto - consentono un

maggiore dettaglio degli aspetti più specifici e qualitativi del lavoro nel

comparti che ci interessa.

Nel periodo 2011-2012, in Italia, i lavoratori dello Spettacolo, presi nel loro

insieme, erano stimabili in 135.000. Nel 2017-2018 risultano circa 142.000, in

crescita del 6%.

Visti più da vicino, nel 2017-2018, gli occupati con professioni dello Spettacolo

operanti nell’ambito delle imprese del settore erano poco più della metà

(73.000); 46.000 coloro che svolgevano attività non dello Spettacolo

nell’ambito delle imprese dello Spettacolo; 23.000 quelli, con professionalità

dello Spettacolo, attivi in imprese esterne al settore (con la maggior crescita,

pari al 38%, rispetto al 2011-2012).

Nel 2017-2018, i maschi sono la maggioranza, con il 67%. La loro quota è

cresciuta di 2 punti rispetto al 2011-2012. Dominano gli adulti: la fascia di età

35-49 rappresenta il 46% degli occupati, cui va aggiunto il 25,5% degli over 50.

Tuttavia, a confronto con l’insieme degli occupati, il segmento 15-34 anni

raggiunge nello Spettacolo il 28%, contro un valore medio del 22% fra tutti i

lavoratori.

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Il Mezzogiorno è decisamente sottorappresentato, con il 13,9% di lavoratori a

fronte di una quota del 26,7% nell’insieme di tutti gli occupati. Nel Nord si

concentra il 52,6% dei lavoratori dello Spettacolo, al Centro il 33,4%.

Se musicisti e danzatori spesso hanno alle spalle percorsi formativi mirati, il

retroterra di studi e di apprendistato della maggior parte dei lavoratori dello

Spettacolo è vario e aperto, sovente informale e non certificato. Tuttavia,

paragonati all’insieme degli occupati, i lavoratori dello Spettacolo sono in

possesso di titoli di studio decisamente più elevati: il 51% (contro il 46%) ha un

diploma e il 41% un titolo universitario (contro il 23%).

Un aspetto caratterizzante di questi lavoratori è rappresentato dalla

soddisfazione per la propria attività professionale. Se per stabilità del rapporto

di lavoro, possibilità di guadagno, distanza da casa e orario gli occupati nello

Spettacolo si dichiarano mediamente meno soddisfatti degli occupati presi nel

loro insieme, l’interesse per il lavoro e le opportunità di carriera sono motivo

di soddisfazione decisamente superiore, soprattutto per le persone con lavori

artistici, sia all’interno, sia all’esterno del perimetro delle imprese dello

Spettacolo.