Incontro servi cellule di evangelizzazione diocesana

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Evangelizzare nella nostra Chiesa, nel nostro “stato” di laici

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Evangelizzare nella nostra Chiesa, nel nostro “stato”

di laici

Superficie 820 kmq

Abitanti 63600

3 Zone Pastorali (Vicarie) a loro volta suddivise in 11 Unità Pastorali che raggruppano 60 parrocchie

51 sono i sacerdoti diocesani di cui 15 con età minore di 60 anni ( di questi solo 9 hanno meno di 50 anni)

11 diaconi permanenti di cui nessuno sotto i sessanta anni

4 seminaristi, 7 candidati al diaconato permanente.

Tra soli 15 anni potremmo ipotizzare un clero in media molto anziano con circa una ventina di preti soltanto in piena attività

Il popolo italiano si definisce cattolico per una percentuale superiore al 95%.

La partecipazione alle nostre messe domenicali è compresa tra il 5 – 15 % della popolazione di una parrocchia

I contenuti della fede trasmessi dal catechista non rispecchiano spesso quelli trasmessi dalla famiglia

CHIESA?

Qual è la prima cosa che ci viene in mente?

Quale è invece l’idea che ha chi e “fuori”?

Molto spesso la Chiesa che abbiamo in mente è un luogo in cui un prete celebra l'eucarestia, fa catechismo magari aiutato da qualcuno, va a trovare gli ammalati, organizza momenti di preghiera, amministra una parrocchia

“HO MANDATO MIO FIGLIO ALLA DOTTRINA DAL PRETE!”

La parrocchia è generalmente frequentata solo per particolari circostanze: sacramenti dei figli, matrimoni familiari e amici, funerali.

Nonostante la nostra società risenta in maniera profonda del messaggio di Gesù Cristo, si è perso il significato profondo del perché della nostra fede. Sono sempre meno i cristiani che “sappiano dare ragione della speranza che è in loro”.

Papa Benedetto in Porta Fidei scrive che “Oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede”.

Nonostante quanto emerge anche da analisi superficiali come possono essere le precedenti non c’è spazio per poter rimpiangere tempi passati (comunità di Corinto).

Il Signore ci chiama ad evangelizzare in questo particolare momento storico e in questo contesto sociale.

Occorre essere consapevoli che Gesù è il miglior dono che l’altro potrebbe avere da me.

E’ stato il più grande evento di Chiesa recente.

Non è stata un semplice riordinare le idee o un individuare modalità per rendere il messaggio cristiano più vicino ai tempi.

E’ stata una visione profetica per cui credo che la Chiesa tenda inesorabilmente a quanto indicato da tutti i Vescovi del mondo riuniti intorno al Papa.

La Chiesa non è un semplice insieme di preti ma un popolo in cammino. Attraverso il battesimo entriamo a far parte di questo popolo. Siamo tutti dei tralci che grazie al battesimo sono innestati in Cristo. Ognuno ha capacità diverse, doti particolari, carismi speciali non per se stesso ma per l'utilità di tutti, perché uno solo è il Signore che opera tutto in tutti.

Con il battesimo diventiamo tutti simili a Cristo sacerdote, re e profeta.

Sacerdotalità, profezia e regalità riguardano, pertanto, tutti i membri del popolo di Dio, che le attuano in maniera diversa: i membri della gerarchia in un modo, i laici in un altro.

Siamo sacerdoti perché tutti possiamo fare l'offerta (differenza con popolo di israele).

Il ministro ordinato offre l’Eucarestia e noi insieme a lui il nostro lavoro, la nostra quotidianità, i problemi che via via affrontiamo, il nostro impiego. Il pane eucaristico stesso è “frutto della terra e del lavoro dell'uomo” e viene presentato dal presbitero perché divenga il corpo di Gesù.

L’eucaristia, il centro del culto e della vita cristiana, vede dunque i laici come soggetti attivi, che insieme al sacerdote, offrono a Dio sé stessi e il mondo nel quale vivono, perché esso sia trasformato e santificato dallo Spirito insieme al pane ed al vino. In questo modo anche i laici contribuiscono a “consacrare il mondo”, come dice la Lumen gentiumorientandolo verso il Regno di Dio.

Attraverso i laici, infatti, l’annuncio della fede esce dai luoghi del culto e si diffonde in tutti gli ambiti della vita degli uomini “perché - afferma il Concilio - la forza del vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale” (LG 35).

Occorre unità della testimonianza della parola e della vita: le stesse opere del cristiano, confermate da una proclamazione sincera e serena del Vangelo, sono una profezia efficace per il mondo

I laici “portino efficacemente l’opera loro perché i beni creati, secondo l’ordine del Creatore e la luce del suo Verbo, siano fatti progredire dal lavoro umano, dalla tecnica e dalla cultura [...], e siano tra loro più giustamente distribuiti [...]; risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo [...]. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori dell’uomo” (LG 36)

Un servo è prima di tutto sacerdote nel

senso che offre non solo il suo quotidiano (lavoro, vita familiare…) ma anche il suo servizio nei confronti dei fratelli di cellula "parte del gregge a lui affidata". Raccoglie le preoccupazioni e le gioie dei propri fratelli e le offre al Padre.

E’ bellissimo per un fratello di cellula sentirsi accolto amato capito ricercate.

Abbiate verso gli altri gli stessi sentimenti di Cristo.

Un servo di cellula è profeta ovvero incarna

in se stesso la Parola ricevuta e la ritrasmette.

Gesù “Verbo di Dio fatto carne” è trasmesso attraverso la sua testimonianza.

La profezia è vissuta nella totalità della sua persona nel senso che è coerente con se stesso e con il mondo. Non è cristiano in parte ma lo è totalmente poiché è stato vinto dall'Amore di Dio. L'unità della cellula non si fonda su semplici parole ma sulla testimonianza personale.

Un servo di cellula è re, esercita una particolare potestà nella cellula che gli deriva dal mandato ricevuto al momento della moltiplicazione.

Tale potestà è esercitata non per soddisfazione o vanto personale ma nella carità. Riconosce nei suoi fratelli non dei suoi semplici simili (umanità) ma Cristo stesso

Far propria la comunione: "Gareggiate nello stimarvi a vicenda".

Apertura agli altri. Non siamo arroccati, ma siamo talmente certi della nostra fede che possiamo confrontarci con chiunque (il caso di Pietro).

Nelle comunità è bellissimo lo scontro come lo è anche, poi, il condividere come la cosa migliore possibile la strada che si è scelta insieme illuminati dallo Spirito Santo.

Evangelizzare essendo nel mondo ma non del mondo. Faccio propria la definizione che lo scrittore francese Chateaubriand diede del poeta romantico "uomo con i piedi qui ma con gli occhi da un'altra parte".

Sobrietà, nel senso di non essere schiavi delle cose ma usare il necessario e non il superfluo. Mi hanno riferito una volta che un nostro artista tifernate soleva dire: sobrietà è uguale ad eleganza

Avere una nostra spiritualità, laica che dia giusti spazi alla preghiera orale e che sia in grado di trasformare la nostra ordinarietà in preghiera.

Vivere con la piena consapevolezza che non siamo noi gli evangelizzatori ma è lo Spirito Santo che può operare servendosi di chiunque

semplicemente perché…

GESU’

E’ VIVO