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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 - comma 20/b - legge 66/92 - Filiale di Napoli 20 aprile 2010 anno X n. 3 Le conseguenze economiche di Stefano Caldoro di Alfonso Ruffo * Le conseguenze economiche di Caldoro. Ovvero, l’impatto sull’economia regionale delle azioni promesse in campagna elettorale dal neo presidente della Campania, così come appaiono nel suo programma. E’ questo il compito assol- to dagli studenti della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa nel modulo dedicato alla “scienza triste”. Lo sforzo è stato reso possibile da un chiaro e dettagliato documento, disponibile sul web e su carta stampata. Come tutti i prodotti giornalistici, anche questo nasce imperfetto e dunque migliorabile. Ma i giovani aspiranti redattori hanno discusso molto intorno ai temi da scegliere e sul peso re- lativo da assegnare a ciascuno di essi. Nasce così un lavoro che, riuscito o meno che sia, risponde a criteri professionali. Una circostanza che vale la pena di ricorda- re riguarda la difficoltà a trovare un numero, un parametro, un aggregato che segnalasse buona salute o incoraggiasse alla fiducia. Da qualsiasi parte si guardasse, emergevano criticità e preoc- cupazioni. Così per la ricchezza per abitante, così per il tasso di occupazione, così per la capacità di attrar- re investimenti esteri o di tenersi in casa quelli in- terni; così per la spesa sanitaria commisurata alla qualità del servizio, così per l’ammontare delle tasse locali o per l’efficienza della pubblica ammi- nistrazione. Per trovare una nota positiva ci siamo dovuti imbattere nel dato anagrafico dei cittadini campani che risultano nella media i più giovani del Paese. E meglio sarebbe se non ci fosse l’eso- do forzato che conduce molti dei migliori in altre aree del Paese e sempre più spesso all’estero. Sì, forse la caratteristica più visibile della so- cietà campana, e meridionale in genere, è tornata ad essere la forte mobilità: purtroppo quasi esclu- sivamente in uscita e non ancora in entrata come sarebbe possibile se ci fossero buone ragioni per indurre i fuoriusciti alla via del ritorno. La Campania è una regione ostile. è un dato di fatto. Inutile inventarsi mille pietose bugie dovute all’amore che comunque nutriamo per questa terra. Qui tutto è difficile, certamente più difficile che altrove. Con responsabilità diffuse che passano dalla politica cattiva alla sciatteria della pubblica amministrazione, fino a raggiun- gere l’indifferenza di una rilevante parte dei ceti imprenditoriali e professionali. Il compito che Caldoro si è assunto per con- to del Popolo della Libertà, dopo diciassette anni di dominio incontrastato della sinistra sotto il segno di Antonio Bassolino, è molto arduo. Il ri- schio dell’insuccesso è dietro l’angolo. Ed è chiaro che la bontà del suo intervento si misurerà sulla capacità di restituire benessere a una popolazione di quasi sei milioni di abitanti, la maggior parte addossati l’uno sull’altro sulla fascia costiera dove si riscontra una densità fra le più alte del mondo. Il caos urbanistico condiziona lo spirito so- ciale e viceversa in una spirale negativa che sarà duro interrompere. Il tutto in condizioni di finan- za pubblica che hanno indotto il neo governatore a denunciare gli estremi della bancarotta fraudo- lenta. Con una gestione ordinaria quasi tutta as- sorbita dalla Sanità, pochi soldi in cassa per il funzionamento della macchina amministrati- va e nel bel mezzo dell’ultimo ciclo europeo di trasferimento di fondi per lo sviluppo, Caldoro dovrà fare appello a tutte le sue competenze, e scoprirne di nuove, per trasformare le parole del programma nei fatti che molti attendono. * Direttore de “Il Denaro” La fotografia della regione Dieci grafici per illustrare come viviamo pag. 2 e 3 La città e il suo mare L’urbanistica sarà un volano per lo sviluppo pag. 4 e 5 Sanità e burocrazia Nuovi sistemi per affrontare l’emergenza pag. 6 e 7 Fondi europei e lavoro L’occupazione ripartirà grazie al turismo pag. 8 e 9 Innovazione e formazione Il Politecnico formerà le eccellenze pag. 10 e 11 Emergenza immondizia Le province si occuperanno della gestione pag. 12 chiostro Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www. unisob.na.it/inchiostro I conti del governatore Qualche indiscrezione sulla prossima giunta Rigoroso il riserbo sulla formazione della prossi- ma giunta regionale. Una indiscrezione. Trasporti: il presidente del Consiglio ha fatto personalmente il nome di Cosenza, preside della Facoltà di Ingegneria per sostituire il bravo Cascetta. I napoletani si domandano Co... senza Cascetta come andrà? Finanze: si fa il nome di Monorchio, ex Ragioniere generale dello Stato. No, Monorchio no, un orchio solo non basta per badare alle spese della Regione Campania, ci vogliono almeno due orchi. Il fratello di Caino

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20 aprile 2010

annoX

n. 3

Leconseguenze economiche diStefanoCaldoro di Alfonso Ruffo *

Le conseguenze economiche di Caldoro. Ovvero, l’impatto sull’economia regionale delle azioni promesse in campagna elettorale dal neo presidente della Campania, così come appaiono nel suo programma. E’ questo il compito assol-to dagli studenti della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa nel modulo dedicato alla “scienza triste”. Lo sforzo è stato reso possibile da un chiaro e dettagliato documento, disponibile sul web e su carta stampata. Come tutti i prodotti giornalistici, anche questo nasce imperfetto e dunque migliorabile. Ma i giovani aspiranti redattori hanno discusso molto intorno ai temi da scegliere e sul peso re-lativo da assegnare a ciascuno di essi. Nasce così un lavoro che, riuscito o meno che sia, risponde a criteri professionali. Una circostanza che vale la pena di ricorda-re riguarda la difficoltà a trovare un numero, un parametro, un aggregato che segnalasse buona salute o incoraggiasse alla fiducia. Da qualsiasi parte si guardasse, emergevano criticità e preoc-cupazioni. Così per la ricchezza per abitante, così per il tasso di occupazione, così per la capacità di attrar-re investimenti esteri o di tenersi in casa quelli in-terni; così per la spesa sanitaria commisurata alla qualità del servizio, così per l’ammontare delle tasse locali o per l’efficienza della pubblica ammi-nistrazione. Per trovare una nota positiva ci siamo dovuti imbattere nel dato anagrafico dei cittadini campani che risultano nella media i più giovani del Paese. E meglio sarebbe se non ci fosse l’eso-do forzato che conduce molti dei migliori in altre aree del Paese e sempre più spesso all’estero. Sì, forse la caratteristica più visibile della so-cietà campana, e meridionale in genere, è tornata ad essere la forte mobilità: purtroppo quasi esclu-sivamente in uscita e non ancora in entrata come sarebbe possibile se ci fossero buone ragioni per indurre i fuoriusciti alla via del ritorno. La Campania è una regione ostile. è un dato di fatto. Inutile inventarsi mille pietose bugie dovute all’amore che comunque nutriamo per questa terra. Qui tutto è difficile, certamente più difficile che altrove. Con responsabilità diffuse che passano dalla politica cattiva alla sciatteria della pubblica amministrazione, fino a raggiun-gere l’indifferenza di una rilevante parte dei ceti imprenditoriali e professionali. Il compito che Caldoro si è assunto per con-to del Popolo della Libertà, dopo diciassette anni di dominio incontrastato della sinistra sotto il segno di Antonio Bassolino, è molto arduo. Il ri-schio dell’insuccesso è dietro l’angolo. Ed è chiaro che la bontà del suo intervento si misurerà sulla capacità di restituire benessere a una popolazione di quasi sei milioni di abitanti, la maggior parte addossati l’uno sull’altro sulla fascia costiera dove si riscontra una densità fra le più alte del mondo. Il caos urbanistico condiziona lo spirito so-ciale e viceversa in una spirale negativa che sarà duro interrompere. Il tutto in condizioni di finan-za pubblica che hanno indotto il neo governatore a denunciare gli estremi della bancarotta fraudo-lenta. Con una gestione ordinaria quasi tutta as-sorbita dalla Sanità, pochi soldi in cassa per il funzionamento della macchina amministrati-va e nel bel mezzo dell’ultimo ciclo europeo di trasferimento di fondi per lo sviluppo, Caldoro dovrà fare appello a tutte le sue competenze, e scoprirne di nuove, per trasformare le parole del programma nei fatti che molti attendono.

* Direttore de “Il Denaro”

LafotografiadellaregioneDiecigraficiperillustrarecomeviviamopag.2e3

LacittàeilsuomareL’urbanisticasaràunvolanoperlosviluppopag.4e5

SanitàeburocraziaNuovisistemiperaffrontarel’emergenzapag.6e7

FondieuropeielavoroL’occupazioneripartiràgraziealturismopag.8e9

InnovazioneeformazioneIlPolitecnicoformeràleeccellenzepag.10e11

EmergenzaimmondiziaLeprovincesioccuperannodellagestionepag.12

Qualche indiscrezionesulla prossima giunta

chiostroPeriodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoliwww.unisob.na.it/inchiostro

Icontidelgovernatore

Qualche indiscrezione sulla prossima giunta

Rigoroso il riserbo sulla formazione della prossi-ma giunta regionale. Una indiscrezione.Trasporti: il presidente del Consiglio ha fatto personalmente il nome di Cosenza, preside della Facoltà di Ingegneria per sostituire il bravo Cascetta. I napoletani si domandano Co... senza Cascetta come andrà?Finanze: si fa il nome di Monorchio, ex Ragioniere generale dello Stato. No, Monorchio no, un orchio solo non basta per badare alle spese della Regione Campania, ci vogliono almeno due orchi.

Il fratello di Caino

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di Francesca Marra e Annalisa Perla

Popolazione La Campania è la seconda regione più popolosa d’Italia dopo la Lombardia. Con quasi 6 milioni di abi-tanti su una superficie di 13.590,25 Kmq è sicuramente la regione con la densità abitativa più elevata, 428 abi-tanti per Kmq contro i 198 abitanti della densità media italiana. Raggiunge picchi elevatissimi nella provincia di Napoli. Il comune di Portici, ad esempio, con 12mila abitanti per Kmq, è la città con la più alta densità di popo-lazione in Europa. La Campania è anche l’unica regione d’Italia in cui il numero dei giovani supera quello degli anziani. L’indice di vecchiaia è pari al 94,9% contro il 162,2% del Centro Italia, il 161,7% del Nord-Ovest e il 113% delle regioni del Mezzogiorno.

Emigrazione La prima regione per numero di emigrati è la Sicilia con 646.993, segue la Campania con 411.512. Nel 2009 nella sola provincia di Napoli il numero di emigrati am-montava a 104.495 rispetto ai 78.000 della provincia di Torino. Un sondaggio dell’Associazione italiani residen-ti all’estero rivela che nel 2008 circa il 40% dei migranti aveva un’età compresa tra i 18 e i 44 anni.

Qualità della vita delle persone In Campania la percentuale dei cittadini che si di-chiarano soddisfatti della situazione economica è pari al 39,4%, a fronte di una media nazionale del 46,9%. Nelle regioni del Mezzogiorno il dato medio si attesta intor-no al 36,9%. è quanto emerso da un’indagine dell’Istat, relativo all’anno 2009, sul “livello di soddisfazione” de-gli italiani. Anche negli altri ambiti considerati, come il livello di salute e il tempo libero, la Campa-nia registra valori inferiori al dato nazionale, 58,7% contro il 64% della media italiana.

Prodotto interno lordo La Campania è la regione con il Pil pro capite più basso, 13.500 euro nel 2008, infe-riore anche a quello della Calabria, pari a 13.700 euro per abitante. Le regioni del Mezzogiorno presentano livelli di Pil pro capite nettamente inferiori rispetto a quelli del Centro-Nord. La Valle d’Aosta, la Lombardia e l’Emilia-Romagna sono le regioni con i valori più elevati di Pil pro capite (superiori ai 26mila euro per abitante, nel 2008). A fronte di un calo generalizzato del Pil in termini rea-li, che in Italia fra 2007 e 2008 è stato pari all’1% (si è passati da 1.289.988 a 1.276.578 milioni di €), in Cam-pania la caduta del Pil si è rivelata molto più consistente, avvicinandosi al 2,7% e confermandosi come il risultato peggiore fra quelli conseguiti dalle regioni italiane. Nel 2008 il valore in termini assoluti del Prodotto interno lordo della Campania era pari a 98.031 milioni di €. Il peso della Campania nella formazione del Pil nazionale è passato dal 6,2% del 2007 al 6,1% del 2008, nonostan-te la popolazione campana rappresenti il 10% di quella italiana.

Occupazione Meno 61.000 posti di lavoro in Campania dal set-tembre 2008 al settembre 2009, circa il 12% dei posti di lavoro perduti in Italia nello stesso periodo, pari a oltre

500.000 unità, con punte particolarmente accentuate nei Servizi (-17.000) e nell’Industria (-37.000). La Campania è tra le regioni italiane che hanno re-gistrato le maggiori riduzioni del livello di occupazione. Napoli ha un tasso di disoccupazione tre volte e mezzo più elevato di Milano.

Smaltimento rifiuti in discarica La Campania produce una quantità di rifiuti pari a 7 volte il valore lombardo: 360 kg di rifiuti pro capite con-

tro i soli 50 kg della Lombardia. Negli ultimi 5 anni l’Italia ha ridotto la quan-tità di rifiuti pro capite collocati in discarica: dai 338 kg del 2002 si è passati ai 313 kg nel 2007, dato che però lascia la nazione ancora al di sotto della media europea, soprattutto a causa delle alte percentuali di rifiuti pro capite registrate al Sud e nel Centro.

La raccolta differenziata in Campania si mantiene su percentuali bassissime, solo il 13,5% dei rifiuti sul to-tale prodotto non viene smaltito in discarica, mentre le regioni del Nord raggiungono il 45%.

Sanità La Campania è la terza regione d’Italia per disavanzo sanitario pro capite, dietro Lazio e Molise. Nonostante il consistente flusso di pagamenti erogato al comparto sani-tario regionale, che nel 2007 è stato di oltre 2 miliardi di euro, il deficit cumulato dal 2002 al 2008 è di 1.200 euro per abitante contro i 550 euro della media nazionale. Dagli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute nel 2008 il disavanzo sanitario è stato pari a 223 milioni di euro, nel 2009 il deficit si è triplicato fino a raggiun-gere 770 milioni di euro.

Apertura ai mercati internazionali La Campania si classifica agli ultimi posti nella gra-duatoria stilata da Unioncamere sull’apertura ai mercati internazionali. L’indice riguarda la propensione all’ex-port delle imprese, la quantità di merci importate, gli investimenti dei capitali esteri in Italia e gli investimenti

FOTOGRAFIA DELL’AREA pagina 2 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 3

LaCampaniaèunaregionegiovane.Dall’emigrazionealProdottointernolordo,dallasanitàallaqualitàdellavita:ilquadrocheemergeèallarmante

degli italiani all’estero. La percentuale di apertura ai mer-cati esteri della regione, nel 2008, non ha superato l’11%. La media del Mezzogiorno è di quasi 13 punti in percen-tuale. La Campania è al 18° posto tra le regioni italiane, sotto di quasi 12 punti rispetto alla media nazionale che è del 24,8%. L’anello debole restano gli Ide, Investimenti esteri diretti. La regione è infatti agli ultimi posti in Eu-ropa per capacità di attrarre investimenti esteri. I dati dimostrano dunque un crollo dell’economia delle imprese. Raffrontando i primi sei mesi del 2009 con quelli del 2008, si evidenzia un calo consistente dell’export partenopeo (-20%). Sono andati male i settori della moda (-16,6%) e quello orafo (-33,7%). Di contro hanno registrato un incremento i prodotti d’informatica e telecomunicazioni (+12,5%).

Indice di penetrazione della criminalità organizzata Napoli è al primo posto nella classifica, stilata da Eu-rispes, delle province con il più alto indice di penetrazio-ne della criminalità organizzata, con un punteggio pari a 65,4. Al terzo posto, dopo Catania, figura la provincia di Caserta, con 51 punti. Palermo si posiziona all’undice-simo posto con 35,5 punti. Il dato scaturisce dalla valuta-zione quantitativa dei reati commessi dalle associazioni mafiose nel 2008. L’indice di pervasività mafiosa si mi-sura anche in base al numero di omicidi commessi dalla criminalità organizzata. In Campania il 53,2% di omicidi è di matrice camorristica.

Traffico di navi e passeggeri nei porti campani è positivo il confronto tra il traffico dei porti di Na-poli e Salerno rispetto ad alcuni dei maggiori porti italia-ni. Il numero delle navi attraccate nel golfo nel 2008 è di 62 mila e più di 9 milioni il numero totale dei passeggeri sbarcati. Due dei più grandi porti del nord, Venezia e Ge-nova, non riescono a tenere il passo. Ancora più bassi i numeri degli altri porti del Mezzogiorno: Bari e Cagliari insieme raggiungono quota 6.743 per numero di navi con 2 milioni 200mila passeggeri. Salerno è in pieno trend di crescita: 2.440 navi attraccate e poco più di 500 mila passeggeri in transito.

Eccoinumeridellavoro neroesommerso di Francesca Romaldo

Un lavoratore su 5 in nero, un tasso di irregolarità pari al 21,9%, un fatturato sommerso di oltre 12 miliardi di euro e un’incidenza sul Pil del 13,3%. I dati del Rapporto Uil 2009 sul lavoro sommerso collo-cano la Campania al terzo posto nella classifica negativa delle regioni italiane in cui il mercato nero ha maggior peso. La prece-dono la Calabria con un tasso d’irregolarità del 24% e la Sicilia con il 22,7%. In Italia l’incidenza del fatturato sommerso sul Pil è pari al 10,3%. Il dato campano supera la media nazionale di 3 punti percentuali, rivelando però un leggero miglioramento. Con un fatturato di 12,4 miliardi solo nel 2009, il mercato nero in Cam-pania perde quasi 3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. “Un dato che non deve sorprendere - si legge nel Rapporto Uil -. è in gran parte il frutto della diminuzione della ricchezza prodotta, dovuto alla crisi economica in atto”. Avellino presenta i dati peggiori tra le province campane. In Irpinia l’economia irregolare ha un peso sul Pil del 19,4% e il tasso d’irregolarità è pari al 22,9%. Pur mostrando la minore incidenza tra le cinque province (il sommerso è il 14,7% del Pil totale), Napoli è quella con il fatturato sommerso maggiore, 7 miliardi di euro non soggetti ad alcuna tassazione. La Direzione regionale del lavoro, nel 2009, ha sottopo-sto a verifica oltre 15mila aziende in Campania. Sono state san-zionate 5mila imprese nelle quali lavoravano 9mila persone in posizioni irregolari, di cui oltre 4mila completamente in nero. L’irregolarità di tali imprese è costata agli enti previdenziali ed as-sicurativi 22 milioni di euro, tra omissioni contributive e premi. L’attività ispettiva ha permesso allo Stato il recupero di qua-si 17milioni di euro, grazie alle sanzioni amministrative erogate. Nei primi mesi del 2010 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha presentato un Piano straordinario anti sommerso per la vigilanza in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, le regioni meridionali più sensibili al lavoro irregolare. Ispettori del lavoro, funzionari dell’Inps e Carabinieri, provenienti anche da altre regioni, lavoreranno fianco a fianco per il controllo di 20mila aziende. Agricoltura ed edilizia sono i settori verso cui verrà indirizzata l’azione ispettiva, che costerà alle casse dello Stato quasi 2 milioni di euro. In Campania saranno 3800 i cantieri e 2500 le imprese agricole da controllare. Nel mirino degli ispettori finiranno le coltivazioni di frutta, pomodori, olive, patate, nocciole e tabacco. Anche nel Piano per il Sud, che sarà presentato dal governo prima dell’estate, ci sarà un capitolo dedicato alla lotta contro il lavoro irregolare. Lo annuncia Stefano Caldoro, neopresidente della Regione Campania, durante un incontro pre-elettorale con il ministro Mara Carfagna. “Ci saranno strumenti utili per le piccole e medie im-prese, soprattutto nei settori del turismo e dell’agro-alimentare - sottolinea il presidente -. Il progetto intende avviare incentivi specifici per chi fa emergere il lavoro nero e misure repressive contro chi, invece, lo favorisce”. Il Piano per il Sud intende investire 250 miliardi di euro per trasformare il Mezzogiorno da problema a risorsa.

Soloil39,4%degliabitantièsoddisfattodellasituazione

Lafrenanocrimine,rifiutiedisoccupati

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di Francesca Marra e Annalisa Perla

Popolazione La Campania è la seconda regione più popolosa d’Italia dopo la Lombardia. Con quasi 6 milioni di abi-tanti su una superficie di 13.590,25 Kmq è sicuramente la regione con la densità abitativa più elevata, 428 abi-tanti per Kmq contro i 198 abitanti della densità media italiana. Raggiunge picchi elevatissimi nella provincia di Napoli. Il comune di Portici, ad esempio, con 12mila abitanti per Kmq, è la città con la più alta densità di popo-lazione in Europa. La Campania è anche l’unica regione d’Italia in cui il numero dei giovani supera quello degli anziani. L’indice di vecchiaia è pari al 94,9% contro il 162,2% del Centro Italia, il 161,7% del Nord-Ovest e il 113% delle regioni del Mezzogiorno.

Emigrazione La prima regione per numero di emigrati è la Sicilia con 646.993, segue la Campania con 411.512. Nel 2009 nella sola provincia di Napoli il numero di emigrati am-montava a 104.495 rispetto ai 78.000 della provincia di Torino. Un sondaggio dell’Associazione italiani residen-ti all’estero rivela che nel 2008 circa il 40% dei migranti aveva un’età compresa tra i 18 e i 44 anni.

Qualità della vita delle persone In Campania la percentuale dei cittadini che si di-chiarano soddisfatti della situazione economica è pari al 39,4%, a fronte di una media nazionale del 46,9%. Nelle regioni del Mezzogiorno il dato medio si attesta intor-no al 36,9%. è quanto emerso da un’indagine dell’Istat, relativo all’anno 2009, sul “livello di soddisfazione” de-gli italiani. Anche negli altri ambiti considerati, come il livello di salute e il tempo libero, la Campa-nia registra valori inferiori al dato nazionale, 58,7% contro il 64% della media italiana.

Prodotto interno lordo La Campania è la regione con il Pil pro capite più basso, 13.500 euro nel 2008, infe-riore anche a quello della Calabria, pari a 13.700 euro per abitante. Le regioni del Mezzogiorno presentano livelli di Pil pro capite nettamente inferiori rispetto a quelli del Centro-Nord. La Valle d’Aosta, la Lombardia e l’Emilia-Romagna sono le regioni con i valori più elevati di Pil pro capite (superiori ai 26mila euro per abitante, nel 2008). A fronte di un calo generalizzato del Pil in termini rea-li, che in Italia fra 2007 e 2008 è stato pari all’1% (si è passati da 1.289.988 a 1.276.578 milioni di €), in Cam-pania la caduta del Pil si è rivelata molto più consistente, avvicinandosi al 2,7% e confermandosi come il risultato peggiore fra quelli conseguiti dalle regioni italiane. Nel 2008 il valore in termini assoluti del Prodotto interno lordo della Campania era pari a 98.031 milioni di €. Il peso della Campania nella formazione del Pil nazionale è passato dal 6,2% del 2007 al 6,1% del 2008, nonostan-te la popolazione campana rappresenti il 10% di quella italiana.

Occupazione Meno 61.000 posti di lavoro in Campania dal set-tembre 2008 al settembre 2009, circa il 12% dei posti di lavoro perduti in Italia nello stesso periodo, pari a oltre

500.000 unità, con punte particolarmente accentuate nei Servizi (-17.000) e nell’Industria (-37.000). La Campania è tra le regioni italiane che hanno re-gistrato le maggiori riduzioni del livello di occupazione. Napoli ha un tasso di disoccupazione tre volte e mezzo più elevato di Milano.

Smaltimento rifiuti in discarica La Campania produce una quantità di rifiuti pari a 7 volte il valore lombardo: 360 kg di rifiuti pro capite con-

tro i soli 50 kg della Lombardia. Negli ultimi 5 anni l’Italia ha ridotto la quan-tità di rifiuti pro capite collocati in discarica: dai 338 kg del 2002 si è passati ai 313 kg nel 2007, dato che però lascia la nazione ancora al di sotto della media europea, soprattutto a causa delle alte percentuali di rifiuti pro capite registrate al Sud e nel Centro.

La raccolta differenziata in Campania si mantiene su percentuali bassissime, solo il 13,5% dei rifiuti sul to-tale prodotto non viene smaltito in discarica, mentre le regioni del Nord raggiungono il 45%.

Sanità La Campania è la terza regione d’Italia per disavanzo sanitario pro capite, dietro Lazio e Molise. Nonostante il consistente flusso di pagamenti erogato al comparto sani-tario regionale, che nel 2007 è stato di oltre 2 miliardi di euro, il deficit cumulato dal 2002 al 2008 è di 1.200 euro per abitante contro i 550 euro della media nazionale. Dagli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute nel 2008 il disavanzo sanitario è stato pari a 223 milioni di euro, nel 2009 il deficit si è triplicato fino a raggiun-gere 770 milioni di euro.

Apertura ai mercati internazionali La Campania si classifica agli ultimi posti nella gra-duatoria stilata da Unioncamere sull’apertura ai mercati internazionali. L’indice riguarda la propensione all’ex-port delle imprese, la quantità di merci importate, gli investimenti dei capitali esteri in Italia e gli investimenti

FOTOGRAFIA DELL’AREA pagina 2 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 3

LaCampaniaèunaregionegiovane.Dall’emigrazionealProdottointernolordo,dallasanitàallaqualitàdellavita:ilquadrocheemergeèallarmante

degli italiani all’estero. La percentuale di apertura ai mer-cati esteri della regione, nel 2008, non ha superato l’11%. La media del Mezzogiorno è di quasi 13 punti in percen-tuale. La Campania è al 18° posto tra le regioni italiane, sotto di quasi 12 punti rispetto alla media nazionale che è del 24,8%. L’anello debole restano gli Ide, Investimenti esteri diretti. La regione è infatti agli ultimi posti in Eu-ropa per capacità di attrarre investimenti esteri. I dati dimostrano dunque un crollo dell’economia delle imprese. Raffrontando i primi sei mesi del 2009 con quelli del 2008, si evidenzia un calo consistente dell’export partenopeo (-20%). Sono andati male i settori della moda (-16,6%) e quello orafo (-33,7%). Di contro hanno registrato un incremento i prodotti d’informatica e telecomunicazioni (+12,5%).

Indice di penetrazione della criminalità organizzata Napoli è al primo posto nella classifica, stilata da Eu-rispes, delle province con il più alto indice di penetrazio-ne della criminalità organizzata, con un punteggio pari a 65,4. Al terzo posto, dopo Catania, figura la provincia di Caserta, con 51 punti. Palermo si posiziona all’undice-simo posto con 35,5 punti. Il dato scaturisce dalla valuta-zione quantitativa dei reati commessi dalle associazioni mafiose nel 2008. L’indice di pervasività mafiosa si mi-sura anche in base al numero di omicidi commessi dalla criminalità organizzata. In Campania il 53,2% di omicidi è di matrice camorristica.

Traffico di navi e passeggeri nei porti campani è positivo il confronto tra il traffico dei porti di Na-poli e Salerno rispetto ad alcuni dei maggiori porti italia-ni. Il numero delle navi attraccate nel golfo nel 2008 è di 62 mila e più di 9 milioni il numero totale dei passeggeri sbarcati. Due dei più grandi porti del nord, Venezia e Ge-nova, non riescono a tenere il passo. Ancora più bassi i numeri degli altri porti del Mezzogiorno: Bari e Cagliari insieme raggiungono quota 6.743 per numero di navi con 2 milioni 200mila passeggeri. Salerno è in pieno trend di crescita: 2.440 navi attraccate e poco più di 500 mila passeggeri in transito.

Eccoinumeridellavoro neroesommerso di Francesca Romaldo

Un lavoratore su 5 in nero, un tasso di irregolarità pari al 21,9%, un fatturato sommerso di oltre 12 miliardi di euro e un’incidenza sul Pil del 13,3%. I dati del Rapporto Uil 2009 sul lavoro sommerso collo-cano la Campania al terzo posto nella classifica negativa delle regioni italiane in cui il mercato nero ha maggior peso. La prece-dono la Calabria con un tasso d’irregolarità del 24% e la Sicilia con il 22,7%. In Italia l’incidenza del fatturato sommerso sul Pil è pari al 10,3%. Il dato campano supera la media nazionale di 3 punti percentuali, rivelando però un leggero miglioramento. Con un fatturato di 12,4 miliardi solo nel 2009, il mercato nero in Cam-pania perde quasi 3 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. “Un dato che non deve sorprendere - si legge nel Rapporto Uil -. è in gran parte il frutto della diminuzione della ricchezza prodotta, dovuto alla crisi economica in atto”. Avellino presenta i dati peggiori tra le province campane. In Irpinia l’economia irregolare ha un peso sul Pil del 19,4% e il tasso d’irregolarità è pari al 22,9%. Pur mostrando la minore incidenza tra le cinque province (il sommerso è il 14,7% del Pil totale), Napoli è quella con il fatturato sommerso maggiore, 7 miliardi di euro non soggetti ad alcuna tassazione. La Direzione regionale del lavoro, nel 2009, ha sottopo-sto a verifica oltre 15mila aziende in Campania. Sono state san-zionate 5mila imprese nelle quali lavoravano 9mila persone in posizioni irregolari, di cui oltre 4mila completamente in nero. L’irregolarità di tali imprese è costata agli enti previdenziali ed as-sicurativi 22 milioni di euro, tra omissioni contributive e premi. L’attività ispettiva ha permesso allo Stato il recupero di qua-si 17milioni di euro, grazie alle sanzioni amministrative erogate. Nei primi mesi del 2010 il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha presentato un Piano straordinario anti sommerso per la vigilanza in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, le regioni meridionali più sensibili al lavoro irregolare. Ispettori del lavoro, funzionari dell’Inps e Carabinieri, provenienti anche da altre regioni, lavoreranno fianco a fianco per il controllo di 20mila aziende. Agricoltura ed edilizia sono i settori verso cui verrà indirizzata l’azione ispettiva, che costerà alle casse dello Stato quasi 2 milioni di euro. In Campania saranno 3800 i cantieri e 2500 le imprese agricole da controllare. Nel mirino degli ispettori finiranno le coltivazioni di frutta, pomodori, olive, patate, nocciole e tabacco. Anche nel Piano per il Sud, che sarà presentato dal governo prima dell’estate, ci sarà un capitolo dedicato alla lotta contro il lavoro irregolare. Lo annuncia Stefano Caldoro, neopresidente della Regione Campania, durante un incontro pre-elettorale con il ministro Mara Carfagna. “Ci saranno strumenti utili per le piccole e medie im-prese, soprattutto nei settori del turismo e dell’agro-alimentare - sottolinea il presidente -. Il progetto intende avviare incentivi specifici per chi fa emergere il lavoro nero e misure repressive contro chi, invece, lo favorisce”. Il Piano per il Sud intende investire 250 miliardi di euro per trasformare il Mezzogiorno da problema a risorsa.

Soloil39,4%degliabitantièsoddisfattodellasituazione

Lafrenanocrimine,rifiutiedisoccupati

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di Livio Pane

Rilanciare la portualità sarà una delle tante sfide di Stefa-no Caldoro. Accanto allo sviluppo economico derivato dei traffici commerciali, la Campania ha riscontrato nell’ultimo decennio un incremento anche nel turismo marittimo. Il porto di Napoli è terzo nella classifica nazionale degli ormeggi crocieristici per numero di passeggeri, dopo Civitavecchia e Venezia. Il molo An-gioino accoglie ogni anno sulle sue banchine oltre un milione di crocieristi. Sotto questo aspetto è molto importante il ruolo dell’Autorità portuale di Napoli, che ampliando il proprio raggio d’azione fino a Castellammare intende sviluppare una strategia dell’accoglienza incentrata sulla riqualificazione urbanistica del waterfront e sull’uso della città stabiese, come parte integrante del porto di Napoli. L’obiettivo è offrire un sistema in grado di dare ri-sposte adeguate alle crescenti ri-chieste di ormeggio delle navi da crociera. Anche Salerno ha fatto registrare nel traffico crocieristi-co nello stesso anno un surplus del 74,7% di passeggeri. Le coste italiane sono lunghe 7.468 km e la maggior parte delle regioni sono bagnate dal mare. La Cam-pania ha una costa lunga 469,7 km e circa 100 comuni che si af-facciano sul Tirreno. Con tutti i suoi ambiti, il mare rappresenta uno dei settori che genera mag-giore ricchezza per la regione. Anche sotto l’aspetto del diportismo, Stefano Caldoro si trova a dover affrontare problemi derivanti da anni di immobilismo. In Campania non c’è solo Ba-gnoli come area marittima bloccata nei lavori, ma anche altre zone come la Darsena e la stessa Salerno. In Italia in questi ulti-mi anni si sta espandendo senza freno il numero di nuovi porti e posti barca. Nel 2008-2009 sono entrati in servizio un porto turistico in Lazio, Abruzzo, Basilicata e Calabria, 3 in Puglia, Sar-degna, Veneto e Toscana, 4 in Liguria e 6 in Sicilia (per un totale

di circa 1.400 nuovi posti barca solo in Liguria e circa 1.000 sia in Toscana sia in Sicilia). I porti italiani offrono oltre 1.100 attracchi e 282 km di moli. I porti turistici dispongono di circa 17.000 posti di ormeggio. Il presidente dell’Unad (Unione nazionale armatori da di-porto) e del Nauticsud Lino Ferrara ha esposto i motivi che negli ultimi anni hanno impedito lo sviluppo di nuove infrastrutture marittime: “Il nuovo governatore ha assicurato grande attenzione alla portualità turistica e in particolare ha riconosciuto nei piani pa-esistici il vero problema che ha impedito lo sviluppo della linea di costa a Napoli. è ovvio che non potrà usare una bacchetta magica e cambiare tutto all’improvviso, ma confidiamo in un’inversione di tendenza augurandoci che inizierà il processo di sviluppo turistico del quale necessita la città”. Fra i piani più vicini alla realizzazione c’è quello del porto di Mergellina e quello del waterfront di via

Caracciolo, indicati anche dal ministro alle Risorse Economiche Claudio Scajola come soluzioni adeguate. Sul fronte occupazione, altra piaga della Campania, i nuovi porti potrebbe-ro creare posti di lavoro. In Italia sono impegnate nella nautica da diporto oltre 95.000 persone, 27.000 lavorano nei porti, 35.000 si occupano di trasporti marittimi, 25.000 di attrezzature marit-time e infine 13.000 in costruzioni na-vali. Tra il 2003 e il 2009, la Campania ha mostrato la più bassa crescita tra le regioni italiane. Nella graduatoria dei tassi d’occupazione della popolazione in età da lavoro la regione è all’ultimo po-

sto. Per Ferrara “ogni porto prevede posti di lavoro sia diretti, come gli operatori in-

terni, che indiretti, come servizi d’assistenza; perciò non posso che avere una visione positiva da uno sviluppo diportistico. Gli investimenti dovranno essere però non considerati solo con la cassa istituzionale, ma attraverso società miste con la partecipa-zione dell’amministrazione pubblica minoritaria, conferendo ai privati, in cambio d’investimenti e know how, concessioni che gli consentano di recuperare il capitale investito”.

di Marco Cavero e Sergio Napolitano

Terza città italiana per grandezza e nu-mero di abitanti, Napoli è il fulcro di un agglo-merato urbano che si estende senza soluzioni di continuità su tutto il territorio della provin-cia: oltre 3 milioni di abitanti, più della metà dei residenti nell’intera Campania. I dati dell’ultimo censimento, risalenti al 2001, parlano di 362.213 abitazioni solo nel capoluogo, con una percentuale abitativa del 92,84%. Quella rilevata a livello nazionale si ferma al 79,34%. Una realtà delicata, che po-trebbe essere stravolta dal piano casa. Per Stefano Caldoro, il nuovo gover-natore della Regione Campania, l’urbanistica deve creare le condizioni necessarie a svilup-pare un sistema produttivo competitivo sui

mercati internazionali: un “virtuoso volano di sviluppo”. Nel suo programma ha mostra-to l’intenzione di rivisitare alcuni punti della legge. Ciò che sembra preoccupare maggior-mente il neogovernatore è l’eliminazione dei dubbi interpretativi della legge 19/2009, il piano casa. Nel programma si legge: “L’attua-le formulazione del piano casa denuncia una completa assenza di aderenza alle esigenze del territorio della Regione Campania”. Il pericolo è che l’applicazione di questo strumento possa stravolgere i rapporti urbanistici che si presen-tano già particolarmente compromessi in mol-ti centri urbani. Intenzioni dichiarate di Caldoro sono quelle di regolarizzare gli interventi eseguiti in precedenza e oggi ammissibili in attuazione della nuova normativa, e prevedere l’aumento

dell’attuale limite volumetrico per gli amplia-menti del 20% su edifici residenziali con volu-metria inferiore a 1600 mq. Una decisione che interessa partico-larmente i costruttori è quella sull’articolo 5 della legge, quello più controverso e che ha provocato i forti ritardi nella sua approvazione da parte del Consiglio. è quello che prevede la possibilità di riconversione abitativa per le aree industriali dimesse dove non si svolgano attività produttive da almeno tre anni, su lot-ti al massimo di 15mila metri quadri e senza aumenti di volumetrie rispetto all’esistente, con una riserva del 30% all’housing sociale. Le zone maggiormente interessate sono quelle a est di Napoli, la sterminata periferia industria-le che parte dai confini comunali per arrivare alle falde del Vesuvio. Quale potrebbe essere la portata dell’at-tuazione della legge 19/2009 sia a livello urba-nistico che economico? «Ogni valutazione dell’effettivo impat-to è demandata al momento di confronto con la nuova giunta regionale – spiega il presidente di Ance Campania Nunzio Coraggio – : il rischio vero è che il piano casa, che presenta oppor-tunità interessanti, venga stritolato da norme farraginose e restrittive. Il nuovo governo re-gionale ha davanti a sé la straordinaria occa-sione di dare impulso all’occupazione ed alla soluzione del problema delle aree industriali dismesse e ormai veri focolai di degrado». Secondo le parole di Coraggio, il pia-no casa si presenta come un’opportunità per la Campania. Potenzialmente il programma di Stefano Caldoro in materia di urbanistica, secondo i dati, è in grado di produrre investi-menti per circa 6 milioni di euro. Una cifra sufficiente ad attivare circa 40mila posti di lavoro e a garantire allo stesso tempo circa la metà delle attuali necessità di nuove abitazioni. Va ricordato, infatti, che attualmente la regione è carente di circa 468 mila alloggi. Secondo l’ultimo rapporto congiuntu-rale sull’industria delle costruzioni in Campa-nia, sui valori relativi al 2006 (anno di riferi-

mento) sono stati rilasciati 9.747 permessi per la costruzione di nuove abitazioni in fabbricati residenziali. Questo dato, confrontato con il numero degli abitanti della regione, rileva come l’intensità edificatoria residenziale “lega-le” sia eccezionalmente bassa (1,68 abitazioni per 1.000 abitanti) nei confronti del valore me-dio nazionale (4,45 per mille) e nei confronti del valore medio delle altre regioni del Mezzo-giorno (3,86 per mille). Questa situazione rende evidente come un divario del genere possa essere stato frutto, o di un atteggiamento scarsamente collaborati-vo delle amministrazioni comunali nel comu-nicare i permessi edificatori dell’Istat, o da una compensazione attraverso un’edilizia “illegale” di una quota consistente dei fabbisogni edifica-tori regionali. La Campania in questi anni ha visto un notevole incremento delle abitazioni di nuova costruzione che hanno interessato principalmente le province di Caserta con un +19,9 per cento e di Salerno, +19,5 per cento.Ulteriormente sono emersi altri valori anomali confrontando la numerosità degli accatasta-menti di nuove unità immobiliari residenziali con la consistenza delle abitazioni per le qua-li si è rilasciato il permesso di costruzione. Il numero degli accatastamenti, infatti, per 100 abitazioni risulta nella regione pari a 186,2 nel periodo di riferimento 2005 e a 239,5 nel perio-do 2006 (periodo di riferimento) contro valori medi nazionali pari rispettivamente a 106,3 del 2005 e 121,4 del 2006. Questo tipo di anomalie va ricondotto alla regolarizzazione in corso delle domande di condono edilizio. Non a caso nel rapporto stilato da Legambiente le abitazioni abusive sul totale delle unità abitative ultimate nel Mezzo-giorno corrisponde al 18,7 per cento, contro un 9,4 per cento della media nazionale. è evidente come il fenomeno dell’abusivismo assuma in Campania una costante nel tempo. Se si ipotiz-zasse che le illegalità della regione si presenti-no in forme più aggressive allora si dovrebbero rivalutare le statistiche ufficiali di circa il 25 per cento.

cITTà E MARE pagina 4 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 5

Urbanistica,unvolanoperlosviluppoDalledecisionidellagiuntaCaldorodipenderàl’effettivoimpattodelPianoCasa

PerilteatroaNapoliunpostoinprimafila

IlturismocampanopassaperlecrociereLinoFerrara(Unad):“Confidiamoinun’inversioneditendenzasullaportualità”

RipartiamodalmareInchiostroAnno X numero 3 20 aprile 2010chiuso in redazione venerdì 16 aprile 2010www.unisob.na.it/inchiostro

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Direttore editorialeFrancesco M. De Sanctis

CondirettoreLucio d’Alessandro

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Coordinamento redazionaleAlfredo d’Agnese, Carla Mannelli,Alessandra Origo, Guido Pocobelli Ragosta

CaporedattoreEmanuele De Lucia

Capi servizioAnna Elena Caputano, Marco Cavero, Gennaro Di Biase, Antonio Frascadore, Pasquale Napolitano

In redazioneMarco Borrillo, Paola Cacace, Alber-to Canonico, Ludovica Criscitiello, Raffaele de Chiara, Angelo De Nicola, Alessandro Di Liegro, Anna Lucia Esposito, Cristiano M.G. Faranna, Egi-dio Lofrano, Violetta Luongo, Lorenzo

Marinelli, Francesca Marra, Jessica Mariana Masucci, Ernesto Mugione, Romolo Napolitano, Sergio Napolitano, Livio Pane, Enrico Parolisi, Annalisa Perla, Francesca Romaldo, Francesca Saccenti, Giulia Savignano, Emanuela Vernetti.

SpedizioniVincenzo Crispino, Ciro Crispino,Alessandra Cacacetel. 081-2522232

EditoreUniversità degli Studi Suor Orsola Benincasa80135 Napoli via Suor Orsola 10Partita Iva 03375800632

Redazione80135 Napoli via Suor Orsola 10tel. 081.2522229/226/234 fax 081.2522212

RegistrazioneTribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001

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Progetto graficoSergio Prozzillo

Impaginazione Biagio Di Stefano

diVioletta Luongo

“Il settore dello spettacolo è uno dei puntidieccellenzadellaRegioneCampania.Ènecessarioindividuarealcunelineediinterventoperrilanciar-lo”.ParoladelnuovogovernatoreStefanoCaldoro. Il governo regionale si proponedi promuo-verespettacolieiniziativeculturalipersostenereeincrementareilturismo.Perquestosiispiraaqueipaesichevivonodispettacoloefestival:Avignone,SalisburgoedEdimburgo.Soprattuttoquest’ultimaesprime,asessantadueannidallaprimaedizione,ilsuoaccresciutovalore.Secondolostudioecono-micodel2005sono2,5milioniivisitatori,deiqualiil 15%internazionali,conunconseguenteimpattoeconomicodi76milionidisterline,dicui49milioninellasolacittàdiEdimburgo;generanocirca2.500postidilavoroatempopienoe2.900intuttalaSco-

zia,semprecollegatialfestival. UnesempiocheNapolideveseguirepropo-nendo un cambio di marcia con manifestazioniche attirinomigliaia di appassionati e riempianoalberghieristoranti,dandoalcapoluogocampanol’esclusivaperpoterammirareillavorodiungran-deartistaodiunregistainternazionale. Idatidel“TeatroFestivalItalia”con40spet-tacolinel2008con45milaspettatoriei50spetta-coli del 2009 con 60mila presenze, non possonobastare.LagiuntadiStefanoCaldoropuntaaren-dereilfestivalpiùsnelloconsolidandolosucinquemegaproduzioniingradodiattirareilturismoin-ternazionale.L’intentoèdivalorizzareunagranderisorsachenonèutilizzataappienononostantei3milionistanziatidallaRegioneperiltriennio2007-2009,acuisonostatiaggiuntialtri3milionidifon-dieuropeiprovenientidalPorCampania.

Altro punto fondamentale, affrontato dalprogrammadelPdldurantelacampagnaelet-torale,èlanecessitàdicrearedeiprovvedimen-tisignificativiperindirizzareilsettore,unodeiquali è approvare un’apposita normativa perilteatroSanCarlocancellandoilMassimodal-laleggeregionale6/2007cheregolaleattivitàdellospettacolo. Nel2009ladotazionefinanziariaditalenor-maèstatadicirca8milionidieuro,dicuiil29%alteatroSanCarlo,il9%alteatroMercadante.Ilrestante,invarieproporzioni,airimanenti500aventidiritto. NellariunionedelConsigliodel2marzoscor-

solaRegionenonhaapprovatol’integrazionedellerisorseassegnatealla leggeper lo Spettacolo.Dai20milionidieuroricevuti finoalloscorsoannosipassaai 12milionidieurostanziati.Un tagliodel40% dei finanziamenti che, secondo il presidenteAgisCampaniaLuigiGrispello,significalacrisidellegrandistruttureteatralielachiusuradellepiccole.Soldigiàspesidalleimprese,conunfatturatodiol-tre200milionidieuro,chenonsarannorecuperati,conilconseguentetimoreoccupazionaleperpiùdi12milapersonetraartisti,tecnicieoperatori.Leriduzionisiaggiungonoaltagliodifondistraor-dinariPorche,purassegnando20milionidieuroalMuseoMadree41milionidieuropersetteannialNapoliTeatroFestivalItalia,hatagliatolerisorsea100musei regionali.Crisi finanziaria, taglie ridu-zioni,afarnelespesesonolestrutturemenotute-late,unesempiosignificativoèilteatroMercadan-te,dal2003TeatroStabilediNapoli, chehapersolasuaoriginariavocazioneallamusica,riducendocosìdrasticamenteilsuopubblico.Ilcambioditredirettori,tracuinessunnapoletano,inpochianninonhamiglioratolasituazione. Il piatto piange. Nonostante la regione siariccadibeniculturaliespettacolari,perdecostante-mentequotedimercatoepresenze.Lepercentualiinfattisonopassateda22,7milioninel2001a18,7milioninel2008,conundecrementodicirca18%.Nelsolo2008sièregistrataunariduzione,rispettoall’annoprecedente,del5%eiltrenddecrescenteèstatoconfermatodadatiancoraincompleti,relati-vial2009.

Trafficocontainers(A)epasseggeri(B)nelportodiNapoli.Fonte:Aut.portualediNapoli

diFrancesca Saccenti

Napoli riparte dal mare ed èpronta a diventare “la porta delMedi-terraneo”. Il programmadel neogover-natoredellaRegioneCampaniaStefanoCaldoro si basa sulla riqualificazionedelle struttureportuali per favorire gliscambi commerciali in tutto ilmondo.Dalprossimoannosiprevedeinfattiunaumentodeitrafficimercantilidel20%dovuto al progetto di allargamento eincrementodellaprofonditàdeifondalidelCanalediSuez.Secondoilprogram-madiCaldoropercompeteresulloscam-biomarittimointernazionalebisogneràmigliorare le strutture dei porti dellaCampania, favorendo l’incremento deifondali, inmododaconsentirel’attrac-codellenavicontainerpiùgrandi. Nel2009nelportodiNapolisonoapprodati 147,615 container, rispettoal2008cheneavevacontati160.189incalodel7,8%.NelportodiSalernoinvecenel2008nesonogiunti330.373mentrenel2007sonoapprodati385.306contai-nerTeu.(l’unitàdimisurastandarddelvolumedeicontainer.Unteucorrispon-dea6metri). Lamovimentazionedellemercièlegata allafunzionalitàdegli interpor-tidiMaddaloni-MarcianiseeNolaediquello di Battipaglia in costruzione. LestrutturesonosugliassidellaTen,leretidi trasportotrans-europee (dall’ingleseTrans-european networks - transport,delineate dall’Unione Europea neglianniOttanta),inparticolareilcorridoio1 (Palermo-Berlino) e il corridoio8 (Na-poli-Bari-Varna). L’intentoèquellodicostruirecol-

legamentiviarivelociconnuovisvincoliautostradali (apertura casello Caserta-MaddalonisullaA30).Ilprogettoèquel-lodirealizzareunapiattaformalogisti-ca, tramite l’utilizzo di aree dismesse,con l’inserimento di figure professio-nali inarearetroportoe interportualein modo da creare una pianificazioneintegratadeigatewayedeidistrettilo-gistici.Uninterventofondamentaleperlarazionalizzazionedeiflussidimerce,checonsentiràunariduzionedeicosti.Iserviziinfatti,secondoilprogrammadelneogovernatore della Campania, nonmiglioreranno solo la qualità dei traf-fici,mafavoriranno lanascitadinuovipostidilavoro. Le aree di retroporto divente-ranno un elemento fondamentale perl’indotto,unveroeproprioluogodiat-trazione. Intervento necessario sarà lacostruzionediunportoisolanellazonadiEboli,checontribuiràamigliorarelaretediscambi. Leoperazioniperlacreazionedel-la Piattaforma della logistica sarannopromossedallaRegioneconlastipuladiaccordidiprogrammaconicomuniin-teressati.Perfavorirequestoprogettodiriqualificazionediunsistemaportualecompetitivo sono infatti indispensabiliinterventi finanziari per potenziare lestrutture.

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di Livio Pane

Rilanciare la portualità sarà una delle tante sfide di Stefa-no Caldoro. Accanto allo sviluppo economico derivato dei traffici commerciali, la Campania ha riscontrato nell’ultimo decennio un incremento anche nel turismo marittimo. Il porto di Napoli è terzo nella classifica nazionale degli ormeggi crocieristici per numero di passeggeri, dopo Civitavecchia e Venezia. Il molo An-gioino accoglie ogni anno sulle sue banchine oltre un milione di crocieristi. Sotto questo aspetto è molto importante il ruolo dell’Autorità portuale di Napoli, che ampliando il proprio raggio d’azione fino a Castellammare intende sviluppare una strategia dell’accoglienza incentrata sulla riqualificazione urbanistica del waterfront e sull’uso della città stabiese, come parte integrante del porto di Napoli. L’obiettivo è offrire un sistema in grado di dare ri-sposte adeguate alle crescenti ri-chieste di ormeggio delle navi da crociera. Anche Salerno ha fatto registrare nel traffico crocieristi-co nello stesso anno un surplus del 74,7% di passeggeri. Le coste italiane sono lunghe 7.468 km e la maggior parte delle regioni sono bagnate dal mare. La Cam-pania ha una costa lunga 469,7 km e circa 100 comuni che si af-facciano sul Tirreno. Con tutti i suoi ambiti, il mare rappresenta uno dei settori che genera mag-giore ricchezza per la regione. Anche sotto l’aspetto del diportismo, Stefano Caldoro si trova a dover affrontare problemi derivanti da anni di immobilismo. In Campania non c’è solo Ba-gnoli come area marittima bloccata nei lavori, ma anche altre zone come la Darsena e la stessa Salerno. In Italia in questi ulti-mi anni si sta espandendo senza freno il numero di nuovi porti e posti barca. Nel 2008-2009 sono entrati in servizio un porto turistico in Lazio, Abruzzo, Basilicata e Calabria, 3 in Puglia, Sar-degna, Veneto e Toscana, 4 in Liguria e 6 in Sicilia (per un totale

di circa 1.400 nuovi posti barca solo in Liguria e circa 1.000 sia in Toscana sia in Sicilia). I porti italiani offrono oltre 1.100 attracchi e 282 km di moli. I porti turistici dispongono di circa 17.000 posti di ormeggio. Il presidente dell’Unad (Unione nazionale armatori da di-porto) e del Nauticsud Lino Ferrara ha esposto i motivi che negli ultimi anni hanno impedito lo sviluppo di nuove infrastrutture marittime: “Il nuovo governatore ha assicurato grande attenzione alla portualità turistica e in particolare ha riconosciuto nei piani pa-esistici il vero problema che ha impedito lo sviluppo della linea di costa a Napoli. è ovvio che non potrà usare una bacchetta magica e cambiare tutto all’improvviso, ma confidiamo in un’inversione di tendenza augurandoci che inizierà il processo di sviluppo turistico del quale necessita la città”. Fra i piani più vicini alla realizzazione c’è quello del porto di Mergellina e quello del waterfront di via

Caracciolo, indicati anche dal ministro alle Risorse Economiche Claudio Scajola come soluzioni adeguate. Sul fronte occupazione, altra piaga della Campania, i nuovi porti potrebbe-ro creare posti di lavoro. In Italia sono impegnate nella nautica da diporto oltre 95.000 persone, 27.000 lavorano nei porti, 35.000 si occupano di trasporti marittimi, 25.000 di attrezzature marit-time e infine 13.000 in costruzioni na-vali. Tra il 2003 e il 2009, la Campania ha mostrato la più bassa crescita tra le regioni italiane. Nella graduatoria dei tassi d’occupazione della popolazione in età da lavoro la regione è all’ultimo po-

sto. Per Ferrara “ogni porto prevede posti di lavoro sia diretti, come gli operatori in-

terni, che indiretti, come servizi d’assistenza; perciò non posso che avere una visione positiva da uno sviluppo diportistico. Gli investimenti dovranno essere però non considerati solo con la cassa istituzionale, ma attraverso società miste con la partecipa-zione dell’amministrazione pubblica minoritaria, conferendo ai privati, in cambio d’investimenti e know how, concessioni che gli consentano di recuperare il capitale investito”.

di Marco Cavero e Sergio Napolitano

Terza città italiana per grandezza e nu-mero di abitanti, Napoli è il fulcro di un agglo-merato urbano che si estende senza soluzioni di continuità su tutto il territorio della provin-cia: oltre 3 milioni di abitanti, più della metà dei residenti nell’intera Campania. I dati dell’ultimo censimento, risalenti al 2001, parlano di 362.213 abitazioni solo nel capoluogo, con una percentuale abitativa del 92,84%. Quella rilevata a livello nazionale si ferma al 79,34%. Una realtà delicata, che po-trebbe essere stravolta dal piano casa. Per Stefano Caldoro, il nuovo gover-natore della Regione Campania, l’urbanistica deve creare le condizioni necessarie a svilup-pare un sistema produttivo competitivo sui

mercati internazionali: un “virtuoso volano di sviluppo”. Nel suo programma ha mostra-to l’intenzione di rivisitare alcuni punti della legge. Ciò che sembra preoccupare maggior-mente il neogovernatore è l’eliminazione dei dubbi interpretativi della legge 19/2009, il piano casa. Nel programma si legge: “L’attua-le formulazione del piano casa denuncia una completa assenza di aderenza alle esigenze del territorio della Regione Campania”. Il pericolo è che l’applicazione di questo strumento possa stravolgere i rapporti urbanistici che si presen-tano già particolarmente compromessi in mol-ti centri urbani. Intenzioni dichiarate di Caldoro sono quelle di regolarizzare gli interventi eseguiti in precedenza e oggi ammissibili in attuazione della nuova normativa, e prevedere l’aumento

dell’attuale limite volumetrico per gli amplia-menti del 20% su edifici residenziali con volu-metria inferiore a 1600 mq. Una decisione che interessa partico-larmente i costruttori è quella sull’articolo 5 della legge, quello più controverso e che ha provocato i forti ritardi nella sua approvazione da parte del Consiglio. è quello che prevede la possibilità di riconversione abitativa per le aree industriali dimesse dove non si svolgano attività produttive da almeno tre anni, su lot-ti al massimo di 15mila metri quadri e senza aumenti di volumetrie rispetto all’esistente, con una riserva del 30% all’housing sociale. Le zone maggiormente interessate sono quelle a est di Napoli, la sterminata periferia industria-le che parte dai confini comunali per arrivare alle falde del Vesuvio. Quale potrebbe essere la portata dell’at-tuazione della legge 19/2009 sia a livello urba-nistico che economico? «Ogni valutazione dell’effettivo impat-to è demandata al momento di confronto con la nuova giunta regionale – spiega il presidente di Ance Campania Nunzio Coraggio – : il rischio vero è che il piano casa, che presenta oppor-tunità interessanti, venga stritolato da norme farraginose e restrittive. Il nuovo governo re-gionale ha davanti a sé la straordinaria occa-sione di dare impulso all’occupazione ed alla soluzione del problema delle aree industriali dismesse e ormai veri focolai di degrado». Secondo le parole di Coraggio, il pia-no casa si presenta come un’opportunità per la Campania. Potenzialmente il programma di Stefano Caldoro in materia di urbanistica, secondo i dati, è in grado di produrre investi-menti per circa 6 milioni di euro. Una cifra sufficiente ad attivare circa 40mila posti di lavoro e a garantire allo stesso tempo circa la metà delle attuali necessità di nuove abitazioni. Va ricordato, infatti, che attualmente la regione è carente di circa 468 mila alloggi. Secondo l’ultimo rapporto congiuntu-rale sull’industria delle costruzioni in Campa-nia, sui valori relativi al 2006 (anno di riferi-

mento) sono stati rilasciati 9.747 permessi per la costruzione di nuove abitazioni in fabbricati residenziali. Questo dato, confrontato con il numero degli abitanti della regione, rileva come l’intensità edificatoria residenziale “lega-le” sia eccezionalmente bassa (1,68 abitazioni per 1.000 abitanti) nei confronti del valore me-dio nazionale (4,45 per mille) e nei confronti del valore medio delle altre regioni del Mezzo-giorno (3,86 per mille). Questa situazione rende evidente come un divario del genere possa essere stato frutto, o di un atteggiamento scarsamente collaborati-vo delle amministrazioni comunali nel comu-nicare i permessi edificatori dell’Istat, o da una compensazione attraverso un’edilizia “illegale” di una quota consistente dei fabbisogni edifica-tori regionali. La Campania in questi anni ha visto un notevole incremento delle abitazioni di nuova costruzione che hanno interessato principalmente le province di Caserta con un +19,9 per cento e di Salerno, +19,5 per cento.Ulteriormente sono emersi altri valori anomali confrontando la numerosità degli accatasta-menti di nuove unità immobiliari residenziali con la consistenza delle abitazioni per le qua-li si è rilasciato il permesso di costruzione. Il numero degli accatastamenti, infatti, per 100 abitazioni risulta nella regione pari a 186,2 nel periodo di riferimento 2005 e a 239,5 nel perio-do 2006 (periodo di riferimento) contro valori medi nazionali pari rispettivamente a 106,3 del 2005 e 121,4 del 2006. Questo tipo di anomalie va ricondotto alla regolarizzazione in corso delle domande di condono edilizio. Non a caso nel rapporto stilato da Legambiente le abitazioni abusive sul totale delle unità abitative ultimate nel Mezzo-giorno corrisponde al 18,7 per cento, contro un 9,4 per cento della media nazionale. è evidente come il fenomeno dell’abusivismo assuma in Campania una costante nel tempo. Se si ipotiz-zasse che le illegalità della regione si presenti-no in forme più aggressive allora si dovrebbero rivalutare le statistiche ufficiali di circa il 25 per cento.

cITTà E MARE pagina 4 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 5

Urbanistica,unvolanoperlosviluppoDalledecisionidellagiuntaCaldorodipenderàl’effettivoimpattodelPianoCasa

PerilteatroaNapoliunpostoinprimafila

IlturismocampanopassaperlecrociereLinoFerrara(Unad):“Confidiamoinun’inversioneditendenzasullaportualità”

RipartiamodalmareInchiostroAnno X numero 3 20 aprile 2010chiuso in redazione venerdì 16 aprile 2010www.unisob.na.it/inchiostro

Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

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Progetto graficoSergio Prozzillo

Impaginazione Biagio Di Stefano

diVioletta Luongo

“Il settore dello spettacolo è uno dei puntidieccellenzadellaRegioneCampania.Ènecessarioindividuarealcunelineediinterventoperrilanciar-lo”.ParoladelnuovogovernatoreStefanoCaldoro. Il governo regionale si proponedi promuo-verespettacolieiniziativeculturalipersostenereeincrementareilturismo.Perquestosiispiraaqueipaesichevivonodispettacoloefestival:Avignone,SalisburgoedEdimburgo.Soprattuttoquest’ultimaesprime,asessantadueannidallaprimaedizione,ilsuoaccresciutovalore.Secondolostudioecono-micodel2005sono2,5milioniivisitatori,deiqualiil 15%internazionali,conunconseguenteimpattoeconomicodi76milionidisterline,dicui49milioninellasolacittàdiEdimburgo;generanocirca2.500postidilavoroatempopienoe2.900intuttalaSco-

zia,semprecollegatialfestival. UnesempiocheNapolideveseguirepropo-nendo un cambio di marcia con manifestazioniche attirinomigliaia di appassionati e riempianoalberghieristoranti,dandoalcapoluogocampanol’esclusivaperpoterammirareillavorodiungran-deartistaodiunregistainternazionale. Idatidel“TeatroFestivalItalia”con40spet-tacolinel2008con45milaspettatoriei50spetta-coli del 2009 con 60mila presenze, non possonobastare.LagiuntadiStefanoCaldoropuntaaren-dereilfestivalpiùsnelloconsolidandolosucinquemegaproduzioniingradodiattirareilturismoin-ternazionale.L’intentoèdivalorizzareunagranderisorsachenonèutilizzataappienononostantei3milionistanziatidallaRegioneperiltriennio2007-2009,acuisonostatiaggiuntialtri3milionidifon-dieuropeiprovenientidalPorCampania.

Altro punto fondamentale, affrontato dalprogrammadelPdldurantelacampagnaelet-torale,èlanecessitàdicrearedeiprovvedimen-tisignificativiperindirizzareilsettore,unodeiquali è approvare un’apposita normativa perilteatroSanCarlocancellandoilMassimodal-laleggeregionale6/2007cheregolaleattivitàdellospettacolo. Nel2009ladotazionefinanziariaditalenor-maèstatadicirca8milionidieuro,dicuiil29%alteatroSanCarlo,il9%alteatroMercadante.Ilrestante,invarieproporzioni,airimanenti500aventidiritto. NellariunionedelConsigliodel2marzoscor-

solaRegionenonhaapprovatol’integrazionedellerisorseassegnatealla leggeper lo Spettacolo.Dai20milionidieuroricevuti finoalloscorsoannosipassaai 12milionidieurostanziati.Un tagliodel40% dei finanziamenti che, secondo il presidenteAgisCampaniaLuigiGrispello,significalacrisidellegrandistruttureteatralielachiusuradellepiccole.Soldigiàspesidalleimprese,conunfatturatodiol-tre200milionidieuro,chenonsarannorecuperati,conilconseguentetimoreoccupazionaleperpiùdi12milapersonetraartisti,tecnicieoperatori.Leriduzionisiaggiungonoaltagliodifondistraor-dinariPorche,purassegnando20milionidieuroalMuseoMadree41milionidieuropersetteannialNapoliTeatroFestivalItalia,hatagliatolerisorsea100musei regionali.Crisi finanziaria, taglie ridu-zioni,afarnelespesesonolestrutturemenotute-late,unesempiosignificativoèilteatroMercadan-te,dal2003TeatroStabilediNapoli, chehapersolasuaoriginariavocazioneallamusica,riducendocosìdrasticamenteilsuopubblico.Ilcambioditredirettori,tracuinessunnapoletano,inpochianninonhamiglioratolasituazione. Il piatto piange. Nonostante la regione siariccadibeniculturaliespettacolari,perdecostante-mentequotedimercatoepresenze.Lepercentualiinfattisonopassateda22,7milioninel2001a18,7milioninel2008,conundecrementodicirca18%.Nelsolo2008sièregistrataunariduzione,rispettoall’annoprecedente,del5%eiltrenddecrescenteèstatoconfermatodadatiancoraincompleti,relati-vial2009.

Trafficocontainers(A)epasseggeri(B)nelportodiNapoli.Fonte:Aut.portualediNapoli

diFrancesca Saccenti

Napoli riparte dal mare ed èpronta a diventare “la porta delMedi-terraneo”. Il programmadel neogover-natoredellaRegioneCampaniaStefanoCaldoro si basa sulla riqualificazionedelle struttureportuali per favorire gliscambi commerciali in tutto ilmondo.Dalprossimoannosiprevedeinfattiunaumentodeitrafficimercantilidel20%dovuto al progetto di allargamento eincrementodellaprofonditàdeifondalidelCanalediSuez.Secondoilprogram-madiCaldoropercompeteresulloscam-biomarittimointernazionalebisogneràmigliorare le strutture dei porti dellaCampania, favorendo l’incremento deifondali, inmododaconsentirel’attrac-codellenavicontainerpiùgrandi. Nel2009nelportodiNapolisonoapprodati 147,615 container, rispettoal2008cheneavevacontati160.189incalodel7,8%.NelportodiSalernoinvecenel2008nesonogiunti330.373mentrenel2007sonoapprodati385.306contai-nerTeu.(l’unitàdimisurastandarddelvolumedeicontainer.Unteucorrispon-dea6metri). Lamovimentazionedellemercièlegata allafunzionalitàdegli interpor-tidiMaddaloni-MarcianiseeNolaediquello di Battipaglia in costruzione. LestrutturesonosugliassidellaTen,leretidi trasportotrans-europee (dall’ingleseTrans-european networks - transport,delineate dall’Unione Europea neglianniOttanta),inparticolareilcorridoio1 (Palermo-Berlino) e il corridoio8 (Na-poli-Bari-Varna). L’intentoèquellodicostruirecol-

legamentiviarivelociconnuovisvincoliautostradali (apertura casello Caserta-MaddalonisullaA30).Ilprogettoèquel-lodirealizzareunapiattaformalogisti-ca, tramite l’utilizzo di aree dismesse,con l’inserimento di figure professio-nali inarearetroportoe interportualein modo da creare una pianificazioneintegratadeigatewayedeidistrettilo-gistici.Uninterventofondamentaleperlarazionalizzazionedeiflussidimerce,checonsentiràunariduzionedeicosti.Iserviziinfatti,secondoilprogrammadelneogovernatore della Campania, nonmiglioreranno solo la qualità dei traf-fici,mafavoriranno lanascitadinuovipostidilavoro. Le aree di retroporto divente-ranno un elemento fondamentale perl’indotto,unveroeproprioluogodiat-trazione. Intervento necessario sarà lacostruzionediunportoisolanellazonadiEboli,checontribuiràamigliorarelaretediscambi. Leoperazioniperlacreazionedel-la Piattaforma della logistica sarannopromossedallaRegioneconlastipuladiaccordidiprogrammaconicomuniin-teressati.Perfavorirequestoprogettodiriqualificazionediunsistemaportualecompetitivo sono infatti indispensabiliinterventi finanziari per potenziare lestrutture.

Page 6: inchiosto on line

diAngelo De Nicola

IldifensoreCivicodellaLibertà.Que-staè lapropostadelneogovernatoredellaRegioneCampaniaStefanoCaldoro.L’obiet-tivoèrivisitarelalegislazioneregionalesulDifensorecivico,restituendoglicompetenzedefinite ed effettive. La sostanziale diffe-renza traquestanuova figuradiDifensoreCivicoequelladiuntempoèchesiconcede-rannopiùpoteriaquestafiguranell’ambitodellastessaAmministrazione.PressolasededelPdldiSalernoèstatapresentatal’asso-ciazione “Punto Pdl Difensore Civico dellaLibertà”.ComehadichiaratolostessoCaldo-ro,l’associazionerappresentaunmomentodicrescitasocialeeunmodoperpartecipareallevicendedeipropriterritori.Un’occasio-nepercoinvolgereicittadiniimpegnandoliinattivitàfinalizzatealmiglioramentodellavitasociale. Ilgovernatore ritieneche la fi-guradelDifensorecivicosiacresciutaancheper merito dell’impegno delle donne, chehannosaputoinfonderenelleiniziativepro-mosse esclusive caratterizzazioni quali: lasensibilità,latenacia,laforza,laserenitàelaprofessionalità. Nel 1960 fu presentata alla Camerail primo disegno di legge per l’istituzionedel Difensore Civico, organo di tutela delcittadinonei rapporti traquestoe l’Ammi-nistrazione. Nel programma di Caldoro ilDifensorecivicosievolveparallelamentealacreazionediuna vivace e ben rodatamac-china organizzativa, che sarà in grado diraggiungere gli obiettivi che l’Associazionesiprefigge.Il“DifensoreCivicodellaLibertà”dovrebbediventareunpuntodi riferimen-to per i cittadini della Regione Campania.La sua attività è basata sull’accoglimentodelle istanze che pervengono dai cittadini,inrelazioneaproblematicheimportantisulterritorio. Sipuntadunqueapotenziare le

Rete provinciale puntando alla costituzio-ne di centri comunali e a incrementare lealleanze e le cooperazioni con le altre as-sociazioni. L’obiettivo del nuovo difensore,secondoStefanoCaldoro,èquellodimiglio-rareilrapportotracittadiniepubblicaam-ministrazione,nonchéprevederelanominadicommissariadacta,incasodiritardiediinadempienze degli uffici regionali. Il pro-getto dell’Unione italiana difensori civici èla:civicrazia. Quest’ultimaavanzaalcunerichiestesemplici e fondamentali, di facile e imme-diata realizzazione: la garanzia scrupolosadi nomine pubbliche senza lottizzazioni,trasparenti,inbaseacriteridimeritoecom-petenza.Lavalorizzazionedelruolodelleas-sociazioniel’accoglimentodellelorogiusterichiestea tuteladel cittadino.per svilup-parelapartecipazionedelcittadinoallavitapubblica. Ilprogettoviene lanciatodaGiu-seppe Fortunato, componente del Garantedellaprivacyepresidentedell’Associazionenazionaledeidifensoriciviciitaliani. Il progetto richiama la necessità direndereilcittadinoprotagonistadellesceltepoliticheesociali,nonchédiottenereilpie-noeconcretorispettodeidiritti.Allanascitadellanuovafiguradidifensorecivicohannoaderito organizzazioni, istituzioni pubbli-che, realtà del volontariato, associazioni eordiniprofessionali.

diCristiano M.G. Faranna

ComesipresentalaCampaniaall’ap-puntamentoconilfederalismofiscale?Noninpolepositionsesiconsideracheildebitodellecasseregionaliammontaaunmiliar-dodieuro,granpartedelqualeaccumulatoa causa della cattiva gestione della sanitàpubblica. Tralemaggioripreoccupazionidellanuovagiuntavièiltassonegativoregistra-tonel conteggiodel residuo fiscale, cioè ladifferenzatraquantoicontribuentidellare-gioneversanoalloStatoeildenarochetornaaPalazzoSantaLuciaperessereutilizzatoaserviziodella collettività. LaCampaniaver-sacirca47miliardienericeve53,5conunadifferenza di quasi 7 miliardi. Se invece sianalizzaildatoprocapiteognicontribuenteversa8milaeuromentreloStatonespende9milaconungapdimilleeuropernucleofa-miliare.PeggiodellaCampaniasololaSiciliaconunpassivodi13miliardi.SettesoltantoleregioniconsaldopositivotracuisvettalaLombardiacon38miliardi. Fedele alla linea economica del pro-prio schieramento l’esecutivo guidato daCaldoro dovrà cercare di tenere i conti inequilibriosenzagravaresulletasse.Laprio-rità è il riordinodellamateria tributaria inaccordo con i comuni e le provincie comeprevistodallalegge.Perovviareairidottitra-sferimentistatalil’equipeeconomicadell’exministrohapaventatolapossibilitàdiunso-stegnoprovvisorioottenutodaifondistrut-

turali.La leggepre-vede un fondo perleregioniconminorcapacità fiscale,e ilricorso straordina-rio al Fondo per leAreeSottosviluppa-te (FAS)dell’UnioneEuropea.

Manfortedovrebbearrivaredaquel-la parte di Iva destinata agli enti locali. InCampaniacisono420milatitolaridiP.I.conunintroitoperloStatostimatonel2009dicircaunmiliardoemezzo, settimaregionein Italia. I dati diventano però sconfortan-ti se paragonati a regioni come Toscana ePiemonteche,contandosumenotitolaridipartitaiva,incassanofinoatrevolteinpiù. Tra le primedirettive del neogover-natore vi è la chiarezza attuabile con ununico linguaggio contabile capace di po-ter rendere confrontabili i risultatideivarisettori. In questo quadro gli assessoratidovranno comportarsi come rami d’azien-da, cioè assumendosi la responsabilità diquanto i risultati finali collimino con i bi-lanci previsionali. Giro di vite anche per lesocietà partecipate che entreranno nel bi-lancioconsolidatocosìcomelealtreattività.La revisione previsionale e programmaticadurerà quanto ilmandatodel governatoree,ondeevitaresprechi,ogniorganismosaràsottoposto a ricognizioni quadrimestrali,rendicontazioninonpiù “a consuntivo” edeffettuateanchedasoggettiesterni,vincolodirispettarequantoespressodalPianoese-cutivodigestione.Quest’ultimoèdestinatoadivenirel’unicotestocheassegnaifondiaisingolicentridiresponsabilità.L’autonomiafiscale comporteràunamaggioreparsimo-niaottenibileconlaconciliazionedeicontiaognichiusuradianno;ilrisultatoècheogniinterventoperilqualesièinvestitodovràri-spettarel’annodiscadenzaprevisto. Infine, qualora le finanze dovesserogodere di risorse aggiuntive, gli interventisaranno coordinati da un piano strategicoregionaleedaundocumentounicodipro-grammazione,neiqualisarannocoinvoltiicittadinielepartisociali,permegliodecide-requalisiano,daSapriaSessaAurunca, leprioritàd’investimento.

di Alberto Canonico

Aprire un’impresa in un solo giorno, invece di dover aspet-tare i due mesi di oggi; prenotare una visita medica via e-mail, di-mezzando i tempi di attesa; risolvere una pratica presso la pubblica amministrazione in tempo reale. Fantascienza o futuro prossimo? Per il nuovo Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, tutto ciò sarà possibile con un vero rinnovamento del-la pubblica amministrazione: “Miriamo a rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono la funzionalità del sistema e il suo rapporto con i cittadini e con il mercato del lavoro”, si legge nel programma elettorale. Ma quanto costano questi ostacoli? In Campania si spendo-no quasi 150 milioni di euro l’anno in burocrazia. A livello naziona-le il costo complessivo è quantificato in circa 15 miliardi l’anno. Ciò relega l’Italia al 143esimo posto su 181 nazioni. Ad analizzare i dati è Confartigianato, che ha elaborato le stime di Doing Business 2010, la classifica della libertà economica che viene stilata ogni anno dalle strutture della Banca mondiale. Leggendo i dati si scopre che per poter costruire un ma-gazzino o un piccolo capannone sono necessari in media 257 giorni a causa delle lungaggini amministrative. Negli Stati Uniti per avere i permessi si attendono in media 40 giorni, mentre in Germania, 30esima nella classifica di Doing Business, ne basta-no 100. Anche in Spagna, che non brilla per la rapidità della sua burocrazia, si fa prima che da noi con 233 giorni d’attesa. Confartigianato afferma anche che per aprire un’officina meccanica sono necessarie 76 pratiche burocratiche, mentre per un’impresa edile ne servono 73, per un ristorante 71, per un ne-gozio di alimentari 58. Per non parlare dei costi. Secondo un rapporto della Banca mondiale di qualche anno fa si spendono in media 5.012 euro per avviare in Italia una qualunque attività economica, oltre a una trafila di 62 giorni. Ne-gli Usa, invece bastano 167 euro e tutto si esaurisce in 4 giorni, come nel Regno Unito, dove però costa di più: 381 euro, tredici volte meno che in Italia. Uno dei problemi cardini che riguarda il mondo dell’im-presa è il grosso ritardo nei pagamenti dovuti dallo Stato. Si atten-dono in media 600 giorni affinché gli enti locali paghino quanto dovuto. Al Sud le cose vanno peggio. Le imprese a volte sono costrette ad aspettare anche 2 anni e il 20 per cento delle risorse

prodotte dal sistema imprenditoriale campano viene bruciato dal malfunzionamento di quello amministrativo. “La sburocratizzazione è uno degli impegni presi da tutti i candidati del centrodestra alle regionali. Uno degli obiettivi è con-sentire a un cittadino che voglia fare imprenditoria di mettere su la propria impresa in 24 ore”. Sono parole pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale. In che modo realizzare quanto promesso? Alcuni gover-ni regionali si stanno muovendo. è il caso della Sicilia dove sta partendo in questi giorni il progetto “taglia oneri amministrati-vi” grazie al Fondo sociale europeo per le 4 Regioni dell’obietti-vo Convergenza tra cui è inserita anche la Campania. Lo scopo: ridurre di almeno il 25 per cento i costi della burocrazia entro il 2012. Per questo il nuovo presidente Stefano Caldoro ha incon-trato a Roma il ministro Renato Brunetta. II governatore della Campania ha parlato della necessità di individuare i costi inuti-li degli adempimenti burocratici che rallentano le risposte della pubblica amministrazione campana nei confronti del cittadino e delle imprese e intervenire con azioni mirate per eliminarli. Per attuare ciò Caldoro potrà sfruttare anche la notizia arrivata dalla Unioncamere in questi giorni. è finito il 31 mar-zo il periodo di sperimentazione della Comunicazione unica per l’avvio delle attività d’impresa. La ComUnica, questo il nome del progetto, è la procedura attraverso la quale le nuove imprese po-tranno essere operative in un giorno e assolvere al massimo entro sette giorni gli adempimenti dichiarativi verso il Registro delle imprese, l’Inps, l’Inail e l’Agenzia delle entrate mediante la pre-sentazione di un modello informatico indirizzato unicamente a un solo ente. In pratica in Campania la regia delle comunicazioni sarà affidata alla Camera di Commercio che sarà l’unico interlocutore per tutte le registrazioni necessarie, dalla partita Iva all’iscrizione nel Registro delle imprese e anche ai fini previdenziali e assicurati-vi. L’ente provvederà a comunicare alle altre amministrazioni inte-ressate i dati di competenza di ciascuna. Dalle prime stime riferite alla fase iniziale della sperimentazione l’impatto sulla riduzione dei tempi per la creazione di un’impresa risulta essere in media del 38 per cento con punte al Sud che superano il 45 per cento. Un’altra novità con cui i campani saranno alle prese nei prossimi giorni sarà la casella di posta elettronica certificata (Pec) che tanto piace al ministro Brunetta. Il 26 aprile sarà il giorno del-

la Pec e tutti i cittadini che lo vorranno si potranno recare presso le Poste Italiane dove sarà distribuito gratuitamente un account. “La Pec – ha spiegato Brunetta – darà diritto al cittadino di interloquire per via elettronica con la pubblica amministrazione, come se si mandasse una raccomandata con ricevuta di ritorno. Si riceverà una risposta dall’amministrazione alla stessa maniera”. I cittadini sembrano essere pronti quindi a una maggio-re informatizzazione delle procedure burocratiche. Sarà opera del nuovo Governatore della Campania iniziare nel migliore dei modi il suo lavoro a Palazzo Santa Lucia e restituire ai cittadini un po’ di tempo libero perso in fila agli sportelli degli uffici della pubblica amministrazione inseguendo timbri e firme da apporre.

di Anna Elena Caputano

Lottare contro gli sprechi, riordina-re il sistema sanitario regionale, scegliere gli uomini giusti al posto giusto, promuo-vere la qualità, rifondare la rete dell’assi-stenza territoriale, riorganizzare la rete ospedaliera, seguire un modello di sanità virtuoso, attuare un’integrazione ospeda-le – territorio e migliorare i servizi. Sono i punti più importanti del programma di Stefano Caldoro, il nuovo governatore della Regione Campania, sul fronte della sanità pubblica. Caldoro si trova di fronte al “pa-

dre” di tutti i problemi da risolvere: il di-savanzo sanitario in Campania. La sanità è uno dei problemi più importanti da risol-vere, dal momento che essa incide su oltre metà dei Fondi regionali, occupando il 60 per cento sulle entrate del bilancio della Re-gione pari a circa 15 miliardi di euro. Non sono buoni i dati che il mini-stero della Salute ha fornito sul deficit sa-nitario campano. Secondo queste cifre, nel 2009 la cifra ammonterebbe a 770 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 223 milioni del 2008. In totale si arriverebbe quasi al miliardo di euro, una cifra pesante da ri-

sanare cercando altre risorse nel bilancio regionale. Per migliorare il problema della sanità, in Campania gli imprenditori paga-no un’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) più alta. Per risolvere il disa-vanzo della Regione Campania nel luglio 2009 sono state commissariate le Asl. Una decisione che avrebbe dovuto portare al ri-ordino dei processi amministrativi, finaliz-zati alla razionalizzazione dei costi, all’eli-minazione del frazionamento dei servizi e all’esigenza della riorganizzazione della rete ospedaliera. Ma il commissariamento non ha consentito il rientro dal disavanzo.

Caldoro si trova di fronte alla necessità di dise-gnare un nuovo piano di rientro dal deficit sanitario. Il neogovernatore, per tentare di risolvere il problema, pochi giorni dopo la sua vittoria elettorale, ha incontrato a Roma prima il ministro della Salute Fer-ruccio Fazio, poi il ministro dell’Econo-

mia Giulio Tremonti. Durante i colloqui con

i ministri Caldoro ha presentato alcuni dos-sier sulla situazione attuale in Campania, dal quale sono emersi dati preoccupanti. Il neogovernatore si è mostrato fiducioso, annunciando che non aumenterà la già alta pressione fiscale per riparare i conti in rosso e non chiederà un allungamento dei piani di rientro. L’incontro tra Caldoro e Tremonti è stato risolto con un’intesa: alla Campania andranno 4 miliardi di fon-di Fas (Fondo aree sottosviluppate, istituito dall’art.61 della legge 289/02 e modificato con la legge 296/06), con l’impegno che le risorse per far fronte al debito sanitario sia-

no prelevate da quella somma. Per Caldoro una mossa da com-piere è quella di superare in tempi brevi la fase del commissariamento. Tra le priori-tà annunciate da Caldoro c’è la necessità di fare riforme per il potenziamento della prevenzione e la qualificazione dell’assi-stenza sanitaria, che devono portare a un miglioramento degli stili di vita e a più ser-vizi ai cittadini in condizioni di bisogno. Un altro punto importante del programma è il rafforzamento della rete assistenziale, che comporterà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Per Caldoro è importante potenziare l’integrazione Ospedale – Ter-ritorio, per assicurare al cittadino in fase di dimissione la continuità dell’assistenza attraverso il ricorso alla domiciliarità delle cure. L’ospedale deve avere tutte le caratte-ristiche tecnologiche, strutturali e profes-sionali per assicurare risposte appropriate ai pazienti con bisogno di un livello assi-stenziale più alto. Nel contempo va conte-nuto il ricovero al periodo strettamente necessario, incrementando la domiciliarità, il trattamento delle terapie del dolore, la possibilità di ricoveri in strutture sociosa-nitarie alternative per pazienti disabili e per anziani non autosufficienti. Per mettere in atto questo punto del programma Caldo-ro vuole ispirarsi alle buone pratiche e ai modelli organizzativi che in altre regioni hanno consentito di coniugare efficienza ed efficacia delle prestazioni. Altra priorità strategica è la verifica dei risultati e delle qualità delle prestazio-ni per monitorare costantemente i risultati che si raggiungono sia con il miglioramen-to della performance assistenziale sia con il controllo dei costi. Un ultimo punto crucia-le del programma è sicuramente il riordino della rete dell’emergenza 118. Questo setto-re va potenziato e vanno rivisti vari punti, con l’individuazione di ulteriori sedi per l’assistenza in emergenza e la riorganizza-zione stessa dei Presidi ospedalieri.

SALUTE E BUROcRAZIA pagina 6 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 7

LasanitàèlasfidapiùgrandeCaldorosipreparaadaffrontarel’eternaemergenzadellaCampania

PrepariamocialFederalismofiscale

“Diamoci un taglio”. La parola al cittadinoDuecento segnalazioni pervenute al Dipartimento della Funzione Pubblica hanno restituito un quadro chiaro sulla domanda di semplificazione che arriva dai citta-dini e dalle imprese.

Il problema più sentito è rappresentato dallo scarso ricorso alla rete e più in ge-nerale alle nuove tecnologie da parte della pubblica amministrazione. Segue lo scarso collegamento tra le amministrazioni che avvilisce i cittadini che devono rincorrere informazioni già in qualche modo a disposizione del settore pubblico. Un peso rilevante assumono le problematiche riferite all’iter da seguire per far fronte agli adempimenti amministrativi o per l’accesso ai servizi. Il rapporto datato marzo 2010 è una prima analisi della situazione che può aiutare il Governatore della Campania a prendere le giuste decisioni.

Fonte:www.ilsole24ore.com

Burocraziazero:ilfuturoèinreteIcostidellapubblicaamministrazioneelepromessedamantenere

LaprevenzionenelnuovosistemasanitariodiEmanuele De Lucia

AllavoceSanità,uncapitolo importanteriguarda laprevenzione. Ilnuovogover-natore della Campania Stefano Caldorovuole promuovere un’educazione sani-tariacapacediridurreilrischiodiunau-mentodellepatologie.Inprimoluogo,hastabilitounaggiornamentodeidatiepi-demiologici,nelmiglioredeicasirisalen-tial2007.“Conoscendolostatodisalutedeinostricittadini–hadetto–possiamointervenireconpiùrazionalità”.Nelpro-gramma elettorale, Stefano Caldoro haillustrato come ottimizzare la preven-zione primaria, sostenendo corretti stilidi vita. L’educazione sanitaria, costatanel2008allaRegione531.664euro,devepartire dalle scuole con la promozionedi una sana alimentazione per evitaredisturbi alimentari, con la riduzionedeidanni dovuti all’alcool e al tabacco, conla prevenzione e la cura delle malattiesessualmente trasmesse. Il nuovo inqui-linodipalazzoSantaLuciahapromessodilavorareinsinergiaconleagenzieperl’ambiente regionale, con i dipartimentidiprevenzionedelleAsleconladirezio-nescolasticadellaCampania,inmododa

programmare in-terventi mirati sututto il territorio.StefanoCaldorohaparlato anche discreening e di pre-venzione seconda-ria. “Diagnosticareprecocemente vuoldire aumentare laprobabilità dellamassima efficaciadelle cure”. Anchein questo caso, le

associazionideimediciedeipazienti,glioperatorisanitarielesingolerealtàospe-dalieredovrannooperareinsiemeperot-timizzareillavoroeabbattereicosti.Gliinterventidiprevenzioneedellacuradeitumori sonoalprimopostonel capitolodispesapreventivatodalnuovogoverna-tore.Inoltre,StefanoCaldorohaspiegatoche“ènecessariostabilireuncalendariosubaseregionaledegliinterventidipre-venzioneeoccorremonitorarecostante-menteirisultatiottenuti”.

Laproposta:piùpoterialDifensorecivico

INFORMAZIONE PUBBLIcITARIA

Page 7: inchiosto on line

diAngelo De Nicola

IldifensoreCivicodellaLibertà.Que-staè lapropostadelneogovernatoredellaRegioneCampaniaStefanoCaldoro.L’obiet-tivoèrivisitarelalegislazioneregionalesulDifensorecivico,restituendoglicompetenzedefinite ed effettive. La sostanziale diffe-renza traquestanuova figuradiDifensoreCivicoequelladiuntempoèchesiconcede-rannopiùpoteriaquestafiguranell’ambitodellastessaAmministrazione.PressolasededelPdldiSalernoèstatapresentatal’asso-ciazione “Punto Pdl Difensore Civico dellaLibertà”.ComehadichiaratolostessoCaldo-ro,l’associazionerappresentaunmomentodicrescitasocialeeunmodoperpartecipareallevicendedeipropriterritori.Un’occasio-nepercoinvolgereicittadiniimpegnandoliinattivitàfinalizzatealmiglioramentodellavitasociale. Ilgovernatore ritieneche la fi-guradelDifensorecivicosiacresciutaancheper merito dell’impegno delle donne, chehannosaputoinfonderenelleiniziativepro-mosse esclusive caratterizzazioni quali: lasensibilità,latenacia,laforza,laserenitàelaprofessionalità. Nel 1960 fu presentata alla Camerail primo disegno di legge per l’istituzionedel Difensore Civico, organo di tutela delcittadinonei rapporti traquestoe l’Ammi-nistrazione. Nel programma di Caldoro ilDifensorecivicosievolveparallelamentealacreazionediuna vivace e ben rodatamac-china organizzativa, che sarà in grado diraggiungere gli obiettivi che l’Associazionesiprefigge.Il“DifensoreCivicodellaLibertà”dovrebbediventareunpuntodi riferimen-to per i cittadini della Regione Campania.La sua attività è basata sull’accoglimentodelle istanze che pervengono dai cittadini,inrelazioneaproblematicheimportantisulterritorio. Sipuntadunqueapotenziare le

Rete provinciale puntando alla costituzio-ne di centri comunali e a incrementare lealleanze e le cooperazioni con le altre as-sociazioni. L’obiettivo del nuovo difensore,secondoStefanoCaldoro,èquellodimiglio-rareilrapportotracittadiniepubblicaam-ministrazione,nonchéprevederelanominadicommissariadacta,incasodiritardiediinadempienze degli uffici regionali. Il pro-getto dell’Unione italiana difensori civici èla:civicrazia. Quest’ultimaavanzaalcunerichiestesemplici e fondamentali, di facile e imme-diata realizzazione: la garanzia scrupolosadi nomine pubbliche senza lottizzazioni,trasparenti,inbaseacriteridimeritoecom-petenza.Lavalorizzazionedelruolodelleas-sociazioniel’accoglimentodellelorogiusterichiestea tuteladel cittadino.per svilup-parelapartecipazionedelcittadinoallavitapubblica. Ilprogettoviene lanciatodaGiu-seppe Fortunato, componente del Garantedellaprivacyepresidentedell’Associazionenazionaledeidifensoriciviciitaliani. Il progetto richiama la necessità direndereilcittadinoprotagonistadellesceltepoliticheesociali,nonchédiottenereilpie-noeconcretorispettodeidiritti.Allanascitadellanuovafiguradidifensorecivicohannoaderito organizzazioni, istituzioni pubbli-che, realtà del volontariato, associazioni eordiniprofessionali.

diCristiano M.G. Faranna

ComesipresentalaCampaniaall’ap-puntamentoconilfederalismofiscale?Noninpolepositionsesiconsideracheildebitodellecasseregionaliammontaaunmiliar-dodieuro,granpartedelqualeaccumulatoa causa della cattiva gestione della sanitàpubblica. Tralemaggioripreoccupazionidellanuovagiuntavièiltassonegativoregistra-tonel conteggiodel residuo fiscale, cioè ladifferenzatraquantoicontribuentidellare-gioneversanoalloStatoeildenarochetornaaPalazzoSantaLuciaperessereutilizzatoaserviziodella collettività. LaCampaniaver-sacirca47miliardienericeve53,5conunadifferenza di quasi 7 miliardi. Se invece sianalizzaildatoprocapiteognicontribuenteversa8milaeuromentreloStatonespende9milaconungapdimilleeuropernucleofa-miliare.PeggiodellaCampaniasololaSiciliaconunpassivodi13miliardi.SettesoltantoleregioniconsaldopositivotracuisvettalaLombardiacon38miliardi. Fedele alla linea economica del pro-prio schieramento l’esecutivo guidato daCaldoro dovrà cercare di tenere i conti inequilibriosenzagravaresulletasse.Laprio-rità è il riordinodellamateria tributaria inaccordo con i comuni e le provincie comeprevistodallalegge.Perovviareairidottitra-sferimentistatalil’equipeeconomicadell’exministrohapaventatolapossibilitàdiunso-stegnoprovvisorioottenutodaifondistrut-

turali.La leggepre-vede un fondo perleregioniconminorcapacità fiscale,e ilricorso straordina-rio al Fondo per leAreeSottosviluppa-te (FAS)dell’UnioneEuropea.

Manfortedovrebbearrivaredaquel-la parte di Iva destinata agli enti locali. InCampaniacisono420milatitolaridiP.I.conunintroitoperloStatostimatonel2009dicircaunmiliardoemezzo, settimaregionein Italia. I dati diventano però sconfortan-ti se paragonati a regioni come Toscana ePiemonteche,contandosumenotitolaridipartitaiva,incassanofinoatrevolteinpiù. Tra le primedirettive del neogover-natore vi è la chiarezza attuabile con ununico linguaggio contabile capace di po-ter rendere confrontabili i risultatideivarisettori. In questo quadro gli assessoratidovranno comportarsi come rami d’azien-da, cioè assumendosi la responsabilità diquanto i risultati finali collimino con i bi-lanci previsionali. Giro di vite anche per lesocietà partecipate che entreranno nel bi-lancioconsolidatocosìcomelealtreattività.La revisione previsionale e programmaticadurerà quanto ilmandatodel governatoree,ondeevitaresprechi,ogniorganismosaràsottoposto a ricognizioni quadrimestrali,rendicontazioninonpiù “a consuntivo” edeffettuateanchedasoggettiesterni,vincolodirispettarequantoespressodalPianoese-cutivodigestione.Quest’ultimoèdestinatoadivenirel’unicotestocheassegnaifondiaisingolicentridiresponsabilità.L’autonomiafiscale comporteràunamaggioreparsimo-niaottenibileconlaconciliazionedeicontiaognichiusuradianno;ilrisultatoècheogniinterventoperilqualesièinvestitodovràri-spettarel’annodiscadenzaprevisto. Infine, qualora le finanze dovesserogodere di risorse aggiuntive, gli interventisaranno coordinati da un piano strategicoregionaleedaundocumentounicodipro-grammazione,neiqualisarannocoinvoltiicittadinielepartisociali,permegliodecide-requalisiano,daSapriaSessaAurunca, leprioritàd’investimento.

di Alberto Canonico

Aprire un’impresa in un solo giorno, invece di dover aspet-tare i due mesi di oggi; prenotare una visita medica via e-mail, di-mezzando i tempi di attesa; risolvere una pratica presso la pubblica amministrazione in tempo reale. Fantascienza o futuro prossimo? Per il nuovo Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, tutto ciò sarà possibile con un vero rinnovamento del-la pubblica amministrazione: “Miriamo a rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono la funzionalità del sistema e il suo rapporto con i cittadini e con il mercato del lavoro”, si legge nel programma elettorale. Ma quanto costano questi ostacoli? In Campania si spendo-no quasi 150 milioni di euro l’anno in burocrazia. A livello naziona-le il costo complessivo è quantificato in circa 15 miliardi l’anno. Ciò relega l’Italia al 143esimo posto su 181 nazioni. Ad analizzare i dati è Confartigianato, che ha elaborato le stime di Doing Business 2010, la classifica della libertà economica che viene stilata ogni anno dalle strutture della Banca mondiale. Leggendo i dati si scopre che per poter costruire un ma-gazzino o un piccolo capannone sono necessari in media 257 giorni a causa delle lungaggini amministrative. Negli Stati Uniti per avere i permessi si attendono in media 40 giorni, mentre in Germania, 30esima nella classifica di Doing Business, ne basta-no 100. Anche in Spagna, che non brilla per la rapidità della sua burocrazia, si fa prima che da noi con 233 giorni d’attesa. Confartigianato afferma anche che per aprire un’officina meccanica sono necessarie 76 pratiche burocratiche, mentre per un’impresa edile ne servono 73, per un ristorante 71, per un ne-gozio di alimentari 58. Per non parlare dei costi. Secondo un rapporto della Banca mondiale di qualche anno fa si spendono in media 5.012 euro per avviare in Italia una qualunque attività economica, oltre a una trafila di 62 giorni. Ne-gli Usa, invece bastano 167 euro e tutto si esaurisce in 4 giorni, come nel Regno Unito, dove però costa di più: 381 euro, tredici volte meno che in Italia. Uno dei problemi cardini che riguarda il mondo dell’im-presa è il grosso ritardo nei pagamenti dovuti dallo Stato. Si atten-dono in media 600 giorni affinché gli enti locali paghino quanto dovuto. Al Sud le cose vanno peggio. Le imprese a volte sono costrette ad aspettare anche 2 anni e il 20 per cento delle risorse

prodotte dal sistema imprenditoriale campano viene bruciato dal malfunzionamento di quello amministrativo. “La sburocratizzazione è uno degli impegni presi da tutti i candidati del centrodestra alle regionali. Uno degli obiettivi è con-sentire a un cittadino che voglia fare imprenditoria di mettere su la propria impresa in 24 ore”. Sono parole pronunciate dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale. In che modo realizzare quanto promesso? Alcuni gover-ni regionali si stanno muovendo. è il caso della Sicilia dove sta partendo in questi giorni il progetto “taglia oneri amministrati-vi” grazie al Fondo sociale europeo per le 4 Regioni dell’obietti-vo Convergenza tra cui è inserita anche la Campania. Lo scopo: ridurre di almeno il 25 per cento i costi della burocrazia entro il 2012. Per questo il nuovo presidente Stefano Caldoro ha incon-trato a Roma il ministro Renato Brunetta. II governatore della Campania ha parlato della necessità di individuare i costi inuti-li degli adempimenti burocratici che rallentano le risposte della pubblica amministrazione campana nei confronti del cittadino e delle imprese e intervenire con azioni mirate per eliminarli. Per attuare ciò Caldoro potrà sfruttare anche la notizia arrivata dalla Unioncamere in questi giorni. è finito il 31 mar-zo il periodo di sperimentazione della Comunicazione unica per l’avvio delle attività d’impresa. La ComUnica, questo il nome del progetto, è la procedura attraverso la quale le nuove imprese po-tranno essere operative in un giorno e assolvere al massimo entro sette giorni gli adempimenti dichiarativi verso il Registro delle imprese, l’Inps, l’Inail e l’Agenzia delle entrate mediante la pre-sentazione di un modello informatico indirizzato unicamente a un solo ente. In pratica in Campania la regia delle comunicazioni sarà affidata alla Camera di Commercio che sarà l’unico interlocutore per tutte le registrazioni necessarie, dalla partita Iva all’iscrizione nel Registro delle imprese e anche ai fini previdenziali e assicurati-vi. L’ente provvederà a comunicare alle altre amministrazioni inte-ressate i dati di competenza di ciascuna. Dalle prime stime riferite alla fase iniziale della sperimentazione l’impatto sulla riduzione dei tempi per la creazione di un’impresa risulta essere in media del 38 per cento con punte al Sud che superano il 45 per cento. Un’altra novità con cui i campani saranno alle prese nei prossimi giorni sarà la casella di posta elettronica certificata (Pec) che tanto piace al ministro Brunetta. Il 26 aprile sarà il giorno del-

la Pec e tutti i cittadini che lo vorranno si potranno recare presso le Poste Italiane dove sarà distribuito gratuitamente un account. “La Pec – ha spiegato Brunetta – darà diritto al cittadino di interloquire per via elettronica con la pubblica amministrazione, come se si mandasse una raccomandata con ricevuta di ritorno. Si riceverà una risposta dall’amministrazione alla stessa maniera”. I cittadini sembrano essere pronti quindi a una maggio-re informatizzazione delle procedure burocratiche. Sarà opera del nuovo Governatore della Campania iniziare nel migliore dei modi il suo lavoro a Palazzo Santa Lucia e restituire ai cittadini un po’ di tempo libero perso in fila agli sportelli degli uffici della pubblica amministrazione inseguendo timbri e firme da apporre.

di Anna Elena Caputano

Lottare contro gli sprechi, riordina-re il sistema sanitario regionale, scegliere gli uomini giusti al posto giusto, promuo-vere la qualità, rifondare la rete dell’assi-stenza territoriale, riorganizzare la rete ospedaliera, seguire un modello di sanità virtuoso, attuare un’integrazione ospeda-le – territorio e migliorare i servizi. Sono i punti più importanti del programma di Stefano Caldoro, il nuovo governatore della Regione Campania, sul fronte della sanità pubblica. Caldoro si trova di fronte al “pa-

dre” di tutti i problemi da risolvere: il di-savanzo sanitario in Campania. La sanità è uno dei problemi più importanti da risol-vere, dal momento che essa incide su oltre metà dei Fondi regionali, occupando il 60 per cento sulle entrate del bilancio della Re-gione pari a circa 15 miliardi di euro. Non sono buoni i dati che il mini-stero della Salute ha fornito sul deficit sa-nitario campano. Secondo queste cifre, nel 2009 la cifra ammonterebbe a 770 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 223 milioni del 2008. In totale si arriverebbe quasi al miliardo di euro, una cifra pesante da ri-

sanare cercando altre risorse nel bilancio regionale. Per migliorare il problema della sanità, in Campania gli imprenditori paga-no un’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) più alta. Per risolvere il disa-vanzo della Regione Campania nel luglio 2009 sono state commissariate le Asl. Una decisione che avrebbe dovuto portare al ri-ordino dei processi amministrativi, finaliz-zati alla razionalizzazione dei costi, all’eli-minazione del frazionamento dei servizi e all’esigenza della riorganizzazione della rete ospedaliera. Ma il commissariamento non ha consentito il rientro dal disavanzo.

Caldoro si trova di fronte alla necessità di dise-gnare un nuovo piano di rientro dal deficit sanitario. Il neogovernatore, per tentare di risolvere il problema, pochi giorni dopo la sua vittoria elettorale, ha incontrato a Roma prima il ministro della Salute Fer-ruccio Fazio, poi il ministro dell’Econo-

mia Giulio Tremonti. Durante i colloqui con

i ministri Caldoro ha presentato alcuni dos-sier sulla situazione attuale in Campania, dal quale sono emersi dati preoccupanti. Il neogovernatore si è mostrato fiducioso, annunciando che non aumenterà la già alta pressione fiscale per riparare i conti in rosso e non chiederà un allungamento dei piani di rientro. L’incontro tra Caldoro e Tremonti è stato risolto con un’intesa: alla Campania andranno 4 miliardi di fon-di Fas (Fondo aree sottosviluppate, istituito dall’art.61 della legge 289/02 e modificato con la legge 296/06), con l’impegno che le risorse per far fronte al debito sanitario sia-

no prelevate da quella somma. Per Caldoro una mossa da com-piere è quella di superare in tempi brevi la fase del commissariamento. Tra le priori-tà annunciate da Caldoro c’è la necessità di fare riforme per il potenziamento della prevenzione e la qualificazione dell’assi-stenza sanitaria, che devono portare a un miglioramento degli stili di vita e a più ser-vizi ai cittadini in condizioni di bisogno. Un altro punto importante del programma è il rafforzamento della rete assistenziale, che comporterà la riorganizzazione della rete ospedaliera. Per Caldoro è importante potenziare l’integrazione Ospedale – Ter-ritorio, per assicurare al cittadino in fase di dimissione la continuità dell’assistenza attraverso il ricorso alla domiciliarità delle cure. L’ospedale deve avere tutte le caratte-ristiche tecnologiche, strutturali e profes-sionali per assicurare risposte appropriate ai pazienti con bisogno di un livello assi-stenziale più alto. Nel contempo va conte-nuto il ricovero al periodo strettamente necessario, incrementando la domiciliarità, il trattamento delle terapie del dolore, la possibilità di ricoveri in strutture sociosa-nitarie alternative per pazienti disabili e per anziani non autosufficienti. Per mettere in atto questo punto del programma Caldo-ro vuole ispirarsi alle buone pratiche e ai modelli organizzativi che in altre regioni hanno consentito di coniugare efficienza ed efficacia delle prestazioni. Altra priorità strategica è la verifica dei risultati e delle qualità delle prestazio-ni per monitorare costantemente i risultati che si raggiungono sia con il miglioramen-to della performance assistenziale sia con il controllo dei costi. Un ultimo punto crucia-le del programma è sicuramente il riordino della rete dell’emergenza 118. Questo setto-re va potenziato e vanno rivisti vari punti, con l’individuazione di ulteriori sedi per l’assistenza in emergenza e la riorganizza-zione stessa dei Presidi ospedalieri.

SALUTE E BUROcRAZIA pagina 6 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 7

LasanitàèlasfidapiùgrandeCaldorosipreparaadaffrontarel’eternaemergenzadellaCampania

PrepariamocialFederalismofiscale

“Diamoci un taglio”. La parola al cittadinoDuecento segnalazioni pervenute al Dipartimento della Funzione Pubblica hanno restituito un quadro chiaro sulla domanda di semplificazione che arriva dai citta-dini e dalle imprese.

Il problema più sentito è rappresentato dallo scarso ricorso alla rete e più in ge-nerale alle nuove tecnologie da parte della pubblica amministrazione. Segue lo scarso collegamento tra le amministrazioni che avvilisce i cittadini che devono rincorrere informazioni già in qualche modo a disposizione del settore pubblico. Un peso rilevante assumono le problematiche riferite all’iter da seguire per far fronte agli adempimenti amministrativi o per l’accesso ai servizi. Il rapporto datato marzo 2010 è una prima analisi della situazione che può aiutare il Governatore della Campania a prendere le giuste decisioni.

Fonte:www.ilsole24ore.com

Burocraziazero:ilfuturoèinreteIcostidellapubblicaamministrazioneelepromessedamantenere

LaprevenzionenelnuovosistemasanitariodiEmanuele De Lucia

AllavoceSanità,uncapitolo importanteriguarda laprevenzione. Ilnuovogover-natore della Campania Stefano Caldorovuole promuovere un’educazione sani-tariacapacediridurreilrischiodiunau-mentodellepatologie.Inprimoluogo,hastabilitounaggiornamentodeidatiepi-demiologici,nelmiglioredeicasirisalen-tial2007.“Conoscendolostatodisalutedeinostricittadini–hadetto–possiamointervenireconpiùrazionalità”.Nelpro-gramma elettorale, Stefano Caldoro haillustrato come ottimizzare la preven-zione primaria, sostenendo corretti stilidi vita. L’educazione sanitaria, costatanel2008allaRegione531.664euro,devepartire dalle scuole con la promozionedi una sana alimentazione per evitaredisturbi alimentari, con la riduzionedeidanni dovuti all’alcool e al tabacco, conla prevenzione e la cura delle malattiesessualmente trasmesse. Il nuovo inqui-linodipalazzoSantaLuciahapromessodilavorareinsinergiaconleagenzieperl’ambiente regionale, con i dipartimentidiprevenzionedelleAsleconladirezio-nescolasticadellaCampania,inmododa

programmare in-terventi mirati sututto il territorio.StefanoCaldorohaparlato anche discreening e di pre-venzione seconda-ria. “Diagnosticareprecocemente vuoldire aumentare laprobabilità dellamassima efficaciadelle cure”. Anchein questo caso, le

associazionideimediciedeipazienti,glioperatorisanitarielesingolerealtàospe-dalieredovrannooperareinsiemeperot-timizzareillavoroeabbattereicosti.Gliinterventidiprevenzioneedellacuradeitumori sonoalprimopostonel capitolodispesapreventivatodalnuovogoverna-tore.Inoltre,StefanoCaldorohaspiegatoche“ènecessariostabilireuncalendariosubaseregionaledegliinterventidipre-venzioneeoccorremonitorarecostante-menteirisultatiottenuti”.

Laproposta:piùpoterialDifensorecivico

INFORMAZIONE PUBBLIcITARIA

Page 8: inchiosto on line

diAnna Lucia Esposito

“Celeritàdegli interventietempicerti”.È lapro-messa di Stefano Caldoro per l’eterna incompiuta Ba-gnoli.Avent’annidalprimoprogetto,ilneogovernatoresiaffidaaiprivatieaprogettisostenibili.“Sesicambiacontinuamenteideanonsirisolveràmainulla”dichiaraincampagnaelettorale.LaRegioneridimensioneràilsuoruolo,occupandosidellapianificazionedelleopereedelcontrollosui lavori. Iprivatisarannoinvece liberidige-stireleoperazionidicostruzioneeinvestimento.Ilfalli-mentodellariqualificadiBagnolièdaimputare,secondoCaldoro, alla precedente amministrazione regionale. LaGiuntahainfattievitatolaconcertazioneconl’imprendi-toriaesièimpostacomeprotagonistanellarealizzazionedeilavori. Fondamentale sarà soprattuttoattrarregli inve-stitori.Bagnoli,simboloinpassatodellatradizioneope-raia,diventerebbecosìiltrainodelterziarioinCampania.L’Api, associazione piccole emedie industrie di Napoli,

hapropostoditrasformareilquartiereinunaPortofinopartenopea.Traleidee:piccolestrutturericettivealpo-stodigrandialberghidilussoeformazioneprofessionaleperpreparareespertidelsettoreturistico.Secondol’Api,soloseguendolelogichedelladomandadimercatosaràpossibilecrearecrescitaeconomicaeoccupazione.Dieci-milainuovipostidilavoroprevistiseBagnolidivenisseilpernodelsettoreedellaformazioneturistica. Il neogovernatoreè stato critico soprattutto sul-la gestione dei fondi strutturali. A 76 milioni di euroammonta lacifrastanziatadalPor2007-2013nellasolaBagnoli. Il progetto finanziato con l’approvazione dellaCommissioneeuropeaèilParcourbano.Ilpianoprevedeareediverde,spaziattrezzatiperattivitàludicheeoperediurbanizzazioneprimariatracuilaraccoltapneumati-cadeirifiutisolidiurbani.Ilavoridovrebberocominciareabreve.Inviadiinaugurazionesonoinveceglialtripro-gettifinanziaticonilPor2000-2006.LaPortadelparco,ilParcodellosportel’Acquariotematicosonocostati71,5milionidieurodifondistrutturali.Ilnuovoinquilinodi

PalazzoSantaLucia,allalucedeilentiecostosirestauri,proponeunre-investimentodeifondiconscadenza2013.Ènecessario,secondolui,dirigerelerisorseeuropeeeter-ritorialiversoobiettivichegarantiscanounarealerina-scitadelquartiere.LanuovaGiuntaavràilcompitodiav-viareintempibreviilprogettointernazionalediBagnoliedire-investire,dovenecessario,leimmenserisorsesot-toutilizzate.TuttociòtenendocontochelacompetenzaurbanisticaattienealComune.Sono infatti il sindacoelasuagiuntaiprimiazionistidellasocietàditrasforma-zioneurbanaBagnolifutura.LaRegionepossiedesolo il7,5%dei titoli contro il90%delComune.Molte sono lerichiestefatteaCaldoroperuscireimmediatamentedal-lapartecipata.LaBagnolifuturachegestisce ilprogettodal2002èconsideratalaprimaresponsabiledeiritardiedeglialticostideilavori.LaCortedeiContil’haaccusatadinonavertrovatosoluzioniadeguatealterritoriodisuacompetenza.Nelmarzoscorso,lecritichesonopartitean-chedalParlamentoeuropeoconlaventilatapossibilitàdirevocareifondistrutturaligiàassegnati.

RISORSE EUROPEE E LAVORO pagina 8 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 9

PromessesuBagnoli,l’eternocantiereLaprossimaamministrazioneregionalesiaffidaaiprivati

di Romolo Napolitano

Gli obiettivi e i risvolti economici Venticinquemila nuovi posti di lavo-ro nel turismo in tre anni. è l’obiettivo di Stefano Caldoro che prevede un “Grande Progetto”, finanziato dai Por, per rilanciare il settore in Campania e far sì che diventi il motore dell’economia regionale. Un pia-no al quale il programma elettorale dedica numerose pagine, con dati, prospettive e un traguardo ambizioso: portare nel 2013 in Campania 4 milioni in più di turisti, da aggiungere ai 20,9 milioni attuali, che equi-varrebbe a un aumento di circa il 19% di presenze in regione. Un risultato che avreb-be enormi risvolti in termini economici. Secondo l’ex ministro, il calcolo è basato su parametri della Banca d’Italia, questo porterebbe un incremento del Pil regionale di 1,84 miliardi di euro, in termi-ni relativi il 2,3% in più, cosa che darebbe ossigeno all’andamento del prodotto inter-no lordo della Campania che negli ultimi anni ha perso più di tutte le altre regioni con il meno 2,7% del 2008. Le nuove pre-senze innescherebbero un circolo virtuoso con 25 mila nuovi occupati, che andrebbe-ro a sottrarsi ai 229 mila campani in cerca di occupazione e che da soli rappresen-terebbe un più 1,3% di lavoratori, senza contare che le figure professionali create avrebbero un elevato know how.

La “cura Caldoro” Fissati gli obiettivi, il progetto di rilancio si struttura in più punti. Innanzi-tutto aumentare i fondi Por, poco più di 50 milioni di euro, finora destinati al settore. Secondo Ettore Cucari, presidente della Fe-derazione campana degli imprenditori del turismo (Fiavet), nonché uno degli esten-sori del programma del neo governatore, la cifra necessaria dovrà essere di almeno duecento milioni di euro.

Altro passaggio sarà eliminare i “detrattori”, quei fattori che impediscono un sano sviluppo del settore quali l’inqui-namento, il degrado urbano e del patrimo-nio culturale, l’inadeguatezza dei trasposti e la criminalità organizzata. Operazione necessaria se si vuole creare un “prodotto Campania” attraente e vendibile sul piano internazionale. Un passo centrale sarà la creazione di un’agenzia regionale che inglobi tutti gli enti esistenti e gestisca il settore in modo sistematico, evitando gli interventi a piog-gia e le incongruenze programmatiche. Come quella di chiedere il certificato anti-mafia alle agenzie aeree e ai tour operator stranieri con i quali la Regione aveva pro-getti di co-marketing turistico: all’estero il concetto di certificazione anti-mafia non esiste e il risultato è stato che questi ope-ratori hanno preferito rinunciare ai fondi messi a loro disposizione e non promuove-re la Campania nei loro pacchetti viaggio. L’Agenzia dovrà essere affiancata da un

osservatorio di settore che dia dati precisi. Gli Ept, per esempio, forniscono i dati del-le presenze in regione ma non i dati disag-gregati. Non sappiamo cioè l’età, il sesso e le capacità di spesa dei turisti che scelgono la Campania, tutte informazioni essenziali per approntare un piano industriale serio.

La situazione attuale Resta da comprendere l’entità dell’impresa che Caldoro si è prefissato e per farlo bisogna quantificare l’emorragia di presenze che la Campania vive da diver-si anni. Se nel 2004, infatti, la regione era visitata da 24,2 milioni di turisti, già l’anno successivo questi sono scesi a 22,8 milioni segnando un meno 5,8%. Il 2006 si chiude con un meno 3,5% e dopo uno statico 2007 (+ 0,7% di presenze), il 2008 rimanda nel baratro il settore con 20,9 milioni di turisti e un pesante meno 5,6% rispetto all’anno precedente. Un dato quest’ultimo ancor più allarmante se si pensa che buona par-te delle presenze venute a mancare sono quelle dei turisti stranieri: meno 13,5% nel 2008. Tutto questo mentre il settore nel resto d’Italia, almeno nel periodo pre-crisi, vede sempre il segno più nel bilancio di fine anno. Un’impresa titanica nei confron-ti della quale Cucari si mostra ottimista. “Abbiamo ribaltato il modo di agire in uso. Adesso sono gli esperti che propongono i piani e il politico che si preoccupa di re-alizzarli. Inoltre ragioniamo in termini di piano industriale, per cui si fissano gli obiettivi e al tempo stesso i tempi in cui si dovrà verificare il tutto, cosa che finora non si è mai fatta. Credo che con un po’ di buona volontà da parte dei politici e la collaborazione di chi conosce il settore, gli obiettivi potranno essere raggiunti. Tutto dipenderà da come useremo i fondi Por. Se faremo come i nostri predecessori, che li hanno spesi in feste di piazza e poi diceva-no ‘abbiamo fatto il pienone di presenze’, dimenticandosi che la gente accorsa pro-veniva dal vicino quartiere del Pallonetto, avremo perso l’ultimo treno utile per rilan-ciare il turismo”.

Turismo:motoredellaregioneAltrequattromilionidipresenzee1,84miliardiinpiùdiPil

IlfuturosaràbiotecnologicodiPaola Cacace

ParlarediBiotecnologieinCampaniasignificaparlarediCamBio,acronimodi“CampaniaBiotechnologies”,progetto finanziato dai fondi europei che prevede5 azioni per rafforzare l’offerta della ricerca: crearenuove infrastrutture, formarepersonalequalificato,svolgere ricerche che corrispondano alle necessitàdell’industriacampana,favorire l’introduzionedellenuovetecnologienelprocessoproduttivolocale,ein-fineattirarenuoviinvestimenti.Almomento,però,laCampaniaèindietrosullatabel-ladimarcia rispettoal restod’Italia, arrivando soloall’ottavopostonella classificadelle regioni conpiùimpresebiotech.Nell’ambitodelprogettoCamBio,nel2007ènata laBioTekNet,percreareunaretecheapplicataalsettoredellaricercaportilaregionealivellid’eccellenzana-zionali,controllandoillavorodiquellicheprimaera-nopiccolilaboratoriindipendenti.AmletoD’Agostino, il projectmanagerdellaBioTek-Net,speraoracheilprogettoCamBiosiaconclusoneitempi previsti dal nuovo presidente della RegioneStefano Caldoro. Aspettativa creata anche dal pro-gramma del neo-governatore che ha sottolineatocomelebiotecnologieabbianounpostodirilievonelpianodiutilizzodeifondieuropei.Unfuturobiotechd’altrondeèauspicabiledatiiguadagnielacrescitaprevistinelsettore.InCampaniail fatturatocomplessivoprevistoper leimprese biotecnologiche per il 2010 è di 23.342.000eurodicuisaràreinvestitocircail58%nellaricerca.Ciònefa,comunque,laregionepiùdinamicaepro-mettente del settore nel Sud.Manonostante la va-rietàdellaricercacampana,CamBiohaancoramoltastradadafare,soprattuttosulpianodell’impiegoef-fettivodelleBiotecnologieincampoindustriale,pocosviluppatoancheacausadelladispersionedellavorodiricercatrapiùgruppi.PerquestolaBioTekNethacoinvoltonelle sue ricerche,mirandoaunaprodut-tivitàeffettiva,ancheleimprese,ben71,dicui24,tral’altro nonhanno sedi in Campania.Questo fa spe-rare anche in un futuro aumento dell’occupazionequalora le imprese si decidanoa costruire filiali sulterritorioregionale.L’occupazione,infatti,nelsettorebiotecnologico,èaumentatadel16%rispettoal2004soloinEuropa.Il vecchioContinente,però,nonhaancora sfruttatoapieno lepossibilitàdiquestenuove tecnologie. IntuttaEuropacisonosolo1.621impreseappartenentialsettorebiotecnologico,controle1.452degliUSA.InItalia,poi,nel2010sonostatecensite238diquesteimprese europee, di cui il 72% farmaceutiche, ossiaben 171 aziende. Il fatturato previsto per la fine del2010 è di 3.842milioni d’euro con ben 291 prodottifarmaceutici insviluppodicuiquasi 100già in fasedi sperimentazione. Sempre in Italia si contano poi35 aziende che applicano le biotecnologie nel setto-reagricolo,22nell’ariaambientaleeindustrialee10orientateallosviluppodellabioinformatica.

Ilconsigliere:larapiditàprimadituttoGestionedeisoldi.SalvatorePalmaindividualeprioritàeglierrori

di Pasquale Napolitano

Stefano Caldoro sta ultimando la propria agenda e ai primi posti c’è la questione delle modalità di gestione dei fondi europei. L’Unione Europea ha posto i suoi limiti e le sue richie-ste, ma il tempo a disposizione non è molto e il neogovernatore deve fare i conti con ciò che non è stato fatto. L’attenzione sulle strategie annunciate in campagna elettorale per favorire lo sviluppo e lo sfruttamento dei fondi comunitari crea tante aspettative, sia da parte delle imprese che da parte dei liberi professionisti. Salvatore Palma, consigliere dell’Ordine dei Commer-cialisti di Napoli presso la commissione di Finanza e Mercati Finanziari, punta il dito sugli errori da non commettere e sugli interventi da eseguire subito. Quale dovrebbe essere, secondo lei, una delle priorità di Caldoro nello sfruttare i fondi europei? “Sicuramente puntare molto sulle aziende e sui privati: un obiettivo primario del governo Caldoro dovrebbe essere ag-gregare imprese e professionisti, facendo crescere la dimensio-ne di entrambi”.

Esiste qualche vecchio ostacolo da superare a breve? “Più volte è stato ripetuto ai vari assessori che si sono succeduti negli anni: è diventato fondamentale sburocratizza-re le procedure per arrivare a utilizzare le risorse comunitarie. Passa molto tempo dalla pubblicazione dei vari bandi all’eroga-zione dei fondi”. Ma come si contrasta la burocrazia?“Creando delle sinergie con gli ordini professionali che intera-giscono con la Regione e facendo in modo che i professionisti adottino le procedure nel miglior modo possibile. Magari si po-trebbe creare un modello ben preciso per velocizzare la parte istruttoria, un manuale”. Diventa necessario gestire al meglio il fattore tempo? “Assolutamente, il tempo purtroppo è una componente importantissima. Con la globalizzazione è diventato tutto più veloce e le imprese che richiedono oggi di fare degli investi-menti hanno tempi precisi. Chi crea un progetto per rispondere a determinate richieste di mercato non può aspettare due anni e mezzo per potere avere il supporto contributivo di cui ha biso-gno”. C’è il rischio di non sfruttare fondi o occasioni? “Sicuramente. E così facendo non si aiutano settori di rilievo”. Un esempio? “La ricerca: un campo fondamentale che si basa sulla velocità. Quasi un anno fa è stato pubblicato il bando sulla ricer-ca e sull’innovazione; le aziende hanno presentato le domande, fatto i preventivi e ultimato i vari iter obbligatori, ma la Regione ancora deve completare le fasi per scegliere la società che dovrà occuparsi dell’istruttoria di queste pratiche e chi si aggiudicherà la gara avrà poi bisogno dei suoi tempi, una procedura lunghis-sima insomma”. L’obiettivo della premialità per la Regione Campania è vicino? “Entro quest’anno ci sarà la verifica dell’indice di spesa del primo biennio: se non arriviamo a quella data con un indice

sufficiente perdiamo la premialità su cui facciamo molto affida-mento. Significa che per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate per il primo biennio sarà fondamentale aprire subito i bandi e rendere spendibili queste risorse, altrimenti si perderà la premialità. Bisogna puntare sulla qualità ma soprattutto sulla velocità. Nel frattempo rimodulare la seconda parte delle risorse per dare maggiore forza ad alcuni drivers di sviluppi, come il turismo o le aeree da recuperare”. Cosa si può fare per il turismo? “Se si guarda ai fondi stanziati per il turismo, conside-rato essenziale per lo sviluppo, nel Por e nei vari strumenti di programmazione della Regione Campania, ci si rende conto che le risorse destinate al comparto turistico sono estremamen-te poche e insufficienti. Bisogna poi creare una rete più efficace tra enti regionali e associazioni che ruotano intorno al settore”. Che futuro hanno i programmi su Bagnoli? “Bagnoli e tutta Napoli est dovrebbero essere recuperate subito: si è perso molto tempo. Se non si velocizzano i lavori, resteranno incompiuti tutti i progetti e i buoni propositi. Inoltre non potremmo mai attivare quel volano di sviluppo per un’area che ha potenzialità enormi. Devono subito essere messe in moto le procedure per la realizzazioni dei cantieri, anche per rendere più attraenti quelle zone per le imprese”. Quali margini di manovra ha Caldoro sulla rimodula-zione dei fondi per poter cambiare progetti già approvati? “La programmazione può essere sempre rinegoziata con Bruxelles”. Ci sono altre proposte sul tavolo? “La Campania ha un gran numero di piccole imprese, molte sono imprese di servizi e molte riguardano lavori autono-mi. Sarebbe interessante creare un distretto delle professioni e del terziario avanzato che consentirebbe la crescita della quali-tà dei servizi professionali a disposizione. Si arriverebbe così a maggiori risultati utili per il territorio e per le imprese. Ritengo opportuno riflettere seriamente su questo tipo di gestione di-strettuale”.

FondiUe,l’occupazionepartedallosviluppoPochiprogettimadimaggioreportata:eccocomearrivareaitargetdiLisbona

di Enrico Parolisi

I dati parlano chiaro: complice la crisi, nell’ultimo trimestre del 2009 il tasso di disoccupa-zione regionale è arrivato al 13,9 per cento, cinque punti in più rispetto alla media nazionale e più del doppio rispetto al settentrione (fonte Istat). Ne tiene conto il neo governatore Stefano Caldoro, che nella sintesi del suo programma dà importanza e risalto a uno dei temi più delicati da affrontare per Napoli e la Campania: «Al centro del nostro programma c’è il lavoro». Impossibile tralasciare il tema per chi si inse-dia a palazzo Santa Lucia. La Campania è una delle cinque regioni italiane (ottantaquattro in Europa) in-dividuate dall’Unione per l’obiettivo Convergenza.Il Pil pro capite per i campani è inferiore al 75 per cento della media comunitaria, secondo i dati calcolati nel triennio precedente l’avvio del programma (dal 2004 al 2007). Per l’obiettivo Convergenza (ex Obiettivo 1) sono impiegati oltre l’80 per cento dei fondi struttu-rali destinati dall’Europa all’Italia. La Campania è prima per l’ammontare con poco meno di 3 miliardi e mezzo di euro di fondi Fesr e circa 6,8 miliardi in tutto, seguita a ruota dalla Sicilia (vedere box in pagina). Questi fondi, destinati al livellamento della Regione agli standard europei, in Campania si traducono soprattutto in soldi desti-nati allo sviluppo, quindi all’occupazione. Obiettivo dichiarato per il Piano operativo regionale (Por) è proprio l’abbattimento del tasso di disoccupazio-ne tramite lo sviluppo, così come per il precedente piano attuato fino al 2006, con esiti evidentemente discutibili. Nonostante i risultati raggiunti, difatti, la Campania nel 2007 non si era che allineata alla me-dia delle regioni Convergenza e dista dal target fissato da Lisbona ancora di 70 punti percentuale. Nell’analisi di contesto del documento relati-vo allo sviluppo regionale tramite fondi europei, gran-de spazio è stato dato al mercato del lavoro. L’unico settore in cui l’occupazione era in aumento prima del 2007 era quello delle costruzioni, mentre tutti gli altri erano in calo. La Campania è distante anche da-gli obiettivi comunitari per l’occupazione femminile, che si attestava al 27 per cento rispetto all’obiettivo

comunitario, fissato al 60 per cento. Accertata la necessità di arginare il fenomeno disoccupazione, il leit-motiv della campagna eletto-rale di Caldoro di incentivare lo sviluppo, anche con l’utilizzo di fondi europei, sposa l’obiettivo lavoro. C’è fiducia nello staff e nell’elettorato per la promessa di sbloccare i fondi ancora inutilizzati, che il neo presi-dente della Regione ha individuato come serbatoio di risorse economiche per le grandi opere. Una quantità di soldi importante: stando agli ultimi rilievi, la Cam-pania ha utilizzato concretamente solo il 5 per cento dei fondi arrivati dall’Ue. In un’intervista pubblicata il 21 marzo da “Il Mattino”, il nuovo governatore ha aperto alla rimodu-lazione dei fondi strutturali, rispondendo a chi chie-deva se fosse possibile utilizzarli per il credito d’im-posta: «è un’idea che abbiamo messo in campo, alla quale io credo. è una partita da giocare». In recenti colloqui con il ministro dell’Economia Giulio Tre-monti, è stato ipotizzato anche un impiego dei fondi europei per risanare la voragine del debito pubblico campano. Ma si tratta di un impiego marginale, di fronte alla necessità di concentrare gli incentivi per lo sviluppo in progetti importanti, riducendone il nume-ro e aumentandone il prestigio. Il rischio che si corre è di finire come nel 2000-2006, quando la media di finanziamento europeo dei progetti approvati nel Por era di circa 1,5 milioni di euro: interventi piccoli, di cui si sono avvalsi 520 sui circa 550 comuni campani, che non creano valore aggiunto allo sviluppo regionale (come invece richiesto dall’Ue), ma verosimilmente vengo-no usati come ripiego ai lavori pubblici. Nonostante siano stati individuati nel Por 2007-2013 i grandi progetti da realizzare (assi strategici), ai quali sono destinati nel programma il 40 per cento delle risor-se totali, il sistema dei progetti sponda (impiegare i fondi europei su progetti già finanziati in altri modi per non perderli in quanto non utilizzati) rischia di creare di nuovo frammentazione e scarsa omogenei-tà nel piano. La volontà è creare lavoro attraverso un uso virtuoso di fondi europei, non più dispersi in mille rivoli ma concentrati su pochi obiettivi capaci di inne-scare sviluppo.

Cosa vuole l’Europadi Giulia Savignano

Con un Pil pro capite (l’indicatore della ricchezza di un individuo) pari al 66 per cento della media comunitaria, la Campania rientra a pieno titolo tra le regioni che usufruiscono degli aiuti dell’Unione europea. La politica regionale dell’Ue si basa su trasferimenti di fondi dai paesi ricchi a quelli più poveri. Gli stanziamenti assegnati alle attività regiona-li della Campania nell’ambito del Programma operativo regionale (Por) 2007-2013 (il documento di programmazione finanziaria che si riferisce all’ultimo periodo dell’attività comunitaria dell’Unione a 27 Stati) sono finalizzati all’obiettivo “Convergenza”, che consiste nell’aiutare i Paesi e le regioni più arretrate, il cui Pil pro capite non raggiunge il 75 per cento della media europea, a recuperare rapidamente il ritardo rispetto alla media dell’Ue grazie al miglioramento delle condizioni di crescita e occupazione.Gli strumenti finanziari preposti per conseguire tale finalità sono i Fondi strutturali, che completano o stimolano gli investimenti del settore priva-to. Si distinguono due tipi: il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo sociale europeo (Fse). Il primo, destinato a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale finanzia la realizzazione di infrastruttu-re e investimenti produttivi a favore delle imprese. Il secondo favorisce l’inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali meno favorite finanziando, in particolare, azioni di formazione. L’utilizzazione di questi fondi avviene nel quadro del rispetto di criteri e obiettivi che coinvolgono i Paesi europei.Dieci anni fa l’Unione europea lanciava la “Strategia di Lisbona”, un pro-gramma ambizioso ideato per diventare entro il 2010 l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di re-alizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Obiettivo generale era quello di aumentare il tasso di occupazione globale dell’Unione europea al 70 per cento e il tasso di occupazione femminile a più del 60 per cento.Falliti questi traguardi, proprio in questi giorni la Commissione europea ha presentato una nuova strategia, “Europa 2020”. Il programma preve-de obiettivi concreti e ambiziosi, anche se i Paesi già vicini al traguardo dovranno fare di più e migliorare in modo proporzionato alle loro dispo-nibilità. Si tratta di raggiungere entro il 2020 almeno un tasso di occupa-zione del 75 per cento e di investire almeno il 3 per cento del Pil di ogni Paese in ricerca e sviluppo.

Vignetta di Anna Lucia Esposito

Page 9: inchiosto on line

diAnna Lucia Esposito

“Celeritàdegli interventietempicerti”.È lapro-messa di Stefano Caldoro per l’eterna incompiuta Ba-gnoli.Avent’annidalprimoprogetto,ilneogovernatoresiaffidaaiprivatieaprogettisostenibili.“Sesicambiacontinuamenteideanonsirisolveràmainulla”dichiaraincampagnaelettorale.LaRegioneridimensioneràilsuoruolo,occupandosidellapianificazionedelleopereedelcontrollosui lavori. Iprivatisarannoinvece liberidige-stireleoperazionidicostruzioneeinvestimento.Ilfalli-mentodellariqualificadiBagnolièdaimputare,secondoCaldoro, alla precedente amministrazione regionale. LaGiuntahainfattievitatolaconcertazioneconl’imprendi-toriaesièimpostacomeprotagonistanellarealizzazionedeilavori. Fondamentale sarà soprattuttoattrarregli inve-stitori.Bagnoli,simboloinpassatodellatradizioneope-raia,diventerebbecosìiltrainodelterziarioinCampania.L’Api, associazione piccole emedie industrie di Napoli,

hapropostoditrasformareilquartiereinunaPortofinopartenopea.Traleidee:piccolestrutturericettivealpo-stodigrandialberghidilussoeformazioneprofessionaleperpreparareespertidelsettoreturistico.Secondol’Api,soloseguendolelogichedelladomandadimercatosaràpossibilecrearecrescitaeconomicaeoccupazione.Dieci-milainuovipostidilavoroprevistiseBagnolidivenisseilpernodelsettoreedellaformazioneturistica. Il neogovernatoreè stato critico soprattutto sul-la gestione dei fondi strutturali. A 76 milioni di euroammonta lacifrastanziatadalPor2007-2013nellasolaBagnoli. Il progetto finanziato con l’approvazione dellaCommissioneeuropeaèilParcourbano.Ilpianoprevedeareediverde,spaziattrezzatiperattivitàludicheeoperediurbanizzazioneprimariatracuilaraccoltapneumati-cadeirifiutisolidiurbani.Ilavoridovrebberocominciareabreve.Inviadiinaugurazionesonoinveceglialtripro-gettifinanziaticonilPor2000-2006.LaPortadelparco,ilParcodellosportel’Acquariotematicosonocostati71,5milionidieurodifondistrutturali.Ilnuovoinquilinodi

PalazzoSantaLucia,allalucedeilentiecostosirestauri,proponeunre-investimentodeifondiconscadenza2013.Ènecessario,secondolui,dirigerelerisorseeuropeeeter-ritorialiversoobiettivichegarantiscanounarealerina-scitadelquartiere.LanuovaGiuntaavràilcompitodiav-viareintempibreviilprogettointernazionalediBagnoliedire-investire,dovenecessario,leimmenserisorsesot-toutilizzate.TuttociòtenendocontochelacompetenzaurbanisticaattienealComune.Sono infatti il sindacoelasuagiuntaiprimiazionistidellasocietàditrasforma-zioneurbanaBagnolifutura.LaRegionepossiedesolo il7,5%dei titoli contro il90%delComune.Molte sono lerichiestefatteaCaldoroperuscireimmediatamentedal-lapartecipata.LaBagnolifuturachegestisce ilprogettodal2002èconsideratalaprimaresponsabiledeiritardiedeglialticostideilavori.LaCortedeiContil’haaccusatadinonavertrovatosoluzioniadeguatealterritoriodisuacompetenza.Nelmarzoscorso,lecritichesonopartitean-chedalParlamentoeuropeoconlaventilatapossibilitàdirevocareifondistrutturaligiàassegnati.

RISORSE EUROPEE E LAVORO pagina 8 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 9

PromessesuBagnoli,l’eternocantiereLaprossimaamministrazioneregionalesiaffidaaiprivati

di Romolo Napolitano

Gli obiettivi e i risvolti economici Venticinquemila nuovi posti di lavo-ro nel turismo in tre anni. è l’obiettivo di Stefano Caldoro che prevede un “Grande Progetto”, finanziato dai Por, per rilanciare il settore in Campania e far sì che diventi il motore dell’economia regionale. Un pia-no al quale il programma elettorale dedica numerose pagine, con dati, prospettive e un traguardo ambizioso: portare nel 2013 in Campania 4 milioni in più di turisti, da aggiungere ai 20,9 milioni attuali, che equi-varrebbe a un aumento di circa il 19% di presenze in regione. Un risultato che avreb-be enormi risvolti in termini economici. Secondo l’ex ministro, il calcolo è basato su parametri della Banca d’Italia, questo porterebbe un incremento del Pil regionale di 1,84 miliardi di euro, in termi-ni relativi il 2,3% in più, cosa che darebbe ossigeno all’andamento del prodotto inter-no lordo della Campania che negli ultimi anni ha perso più di tutte le altre regioni con il meno 2,7% del 2008. Le nuove pre-senze innescherebbero un circolo virtuoso con 25 mila nuovi occupati, che andrebbe-ro a sottrarsi ai 229 mila campani in cerca di occupazione e che da soli rappresen-terebbe un più 1,3% di lavoratori, senza contare che le figure professionali create avrebbero un elevato know how.

La “cura Caldoro” Fissati gli obiettivi, il progetto di rilancio si struttura in più punti. Innanzi-tutto aumentare i fondi Por, poco più di 50 milioni di euro, finora destinati al settore. Secondo Ettore Cucari, presidente della Fe-derazione campana degli imprenditori del turismo (Fiavet), nonché uno degli esten-sori del programma del neo governatore, la cifra necessaria dovrà essere di almeno duecento milioni di euro.

Altro passaggio sarà eliminare i “detrattori”, quei fattori che impediscono un sano sviluppo del settore quali l’inqui-namento, il degrado urbano e del patrimo-nio culturale, l’inadeguatezza dei trasposti e la criminalità organizzata. Operazione necessaria se si vuole creare un “prodotto Campania” attraente e vendibile sul piano internazionale. Un passo centrale sarà la creazione di un’agenzia regionale che inglobi tutti gli enti esistenti e gestisca il settore in modo sistematico, evitando gli interventi a piog-gia e le incongruenze programmatiche. Come quella di chiedere il certificato anti-mafia alle agenzie aeree e ai tour operator stranieri con i quali la Regione aveva pro-getti di co-marketing turistico: all’estero il concetto di certificazione anti-mafia non esiste e il risultato è stato che questi ope-ratori hanno preferito rinunciare ai fondi messi a loro disposizione e non promuove-re la Campania nei loro pacchetti viaggio. L’Agenzia dovrà essere affiancata da un

osservatorio di settore che dia dati precisi. Gli Ept, per esempio, forniscono i dati del-le presenze in regione ma non i dati disag-gregati. Non sappiamo cioè l’età, il sesso e le capacità di spesa dei turisti che scelgono la Campania, tutte informazioni essenziali per approntare un piano industriale serio.

La situazione attuale Resta da comprendere l’entità dell’impresa che Caldoro si è prefissato e per farlo bisogna quantificare l’emorragia di presenze che la Campania vive da diver-si anni. Se nel 2004, infatti, la regione era visitata da 24,2 milioni di turisti, già l’anno successivo questi sono scesi a 22,8 milioni segnando un meno 5,8%. Il 2006 si chiude con un meno 3,5% e dopo uno statico 2007 (+ 0,7% di presenze), il 2008 rimanda nel baratro il settore con 20,9 milioni di turisti e un pesante meno 5,6% rispetto all’anno precedente. Un dato quest’ultimo ancor più allarmante se si pensa che buona par-te delle presenze venute a mancare sono quelle dei turisti stranieri: meno 13,5% nel 2008. Tutto questo mentre il settore nel resto d’Italia, almeno nel periodo pre-crisi, vede sempre il segno più nel bilancio di fine anno. Un’impresa titanica nei confron-ti della quale Cucari si mostra ottimista. “Abbiamo ribaltato il modo di agire in uso. Adesso sono gli esperti che propongono i piani e il politico che si preoccupa di re-alizzarli. Inoltre ragioniamo in termini di piano industriale, per cui si fissano gli obiettivi e al tempo stesso i tempi in cui si dovrà verificare il tutto, cosa che finora non si è mai fatta. Credo che con un po’ di buona volontà da parte dei politici e la collaborazione di chi conosce il settore, gli obiettivi potranno essere raggiunti. Tutto dipenderà da come useremo i fondi Por. Se faremo come i nostri predecessori, che li hanno spesi in feste di piazza e poi diceva-no ‘abbiamo fatto il pienone di presenze’, dimenticandosi che la gente accorsa pro-veniva dal vicino quartiere del Pallonetto, avremo perso l’ultimo treno utile per rilan-ciare il turismo”.

Turismo:motoredellaregioneAltrequattromilionidipresenzee1,84miliardiinpiùdiPil

IlfuturosaràbiotecnologicodiPaola Cacace

ParlarediBiotecnologieinCampaniasignificaparlarediCamBio,acronimodi“CampaniaBiotechnologies”,progetto finanziato dai fondi europei che prevede5 azioni per rafforzare l’offerta della ricerca: crearenuove infrastrutture, formarepersonalequalificato,svolgere ricerche che corrispondano alle necessitàdell’industriacampana,favorire l’introduzionedellenuovetecnologienelprocessoproduttivolocale,ein-fineattirarenuoviinvestimenti.Almomento,però,laCampaniaèindietrosullatabel-ladimarcia rispettoal restod’Italia, arrivando soloall’ottavopostonella classificadelle regioni conpiùimpresebiotech.Nell’ambitodelprogettoCamBio,nel2007ènata laBioTekNet,percreareunaretecheapplicataalsettoredellaricercaportilaregionealivellid’eccellenzana-zionali,controllandoillavorodiquellicheprimaera-nopiccolilaboratoriindipendenti.AmletoD’Agostino, il projectmanagerdellaBioTek-Net,speraoracheilprogettoCamBiosiaconclusoneitempi previsti dal nuovo presidente della RegioneStefano Caldoro. Aspettativa creata anche dal pro-gramma del neo-governatore che ha sottolineatocomelebiotecnologieabbianounpostodirilievonelpianodiutilizzodeifondieuropei.Unfuturobiotechd’altrondeèauspicabiledatiiguadagnielacrescitaprevistinelsettore.InCampaniail fatturatocomplessivoprevistoper leimprese biotecnologiche per il 2010 è di 23.342.000eurodicuisaràreinvestitocircail58%nellaricerca.Ciònefa,comunque,laregionepiùdinamicaepro-mettente del settore nel Sud.Manonostante la va-rietàdellaricercacampana,CamBiohaancoramoltastradadafare,soprattuttosulpianodell’impiegoef-fettivodelleBiotecnologieincampoindustriale,pocosviluppatoancheacausadelladispersionedellavorodiricercatrapiùgruppi.PerquestolaBioTekNethacoinvoltonelle sue ricerche,mirandoaunaprodut-tivitàeffettiva,ancheleimprese,ben71,dicui24,tral’altro nonhanno sedi in Campania.Questo fa spe-rare anche in un futuro aumento dell’occupazionequalora le imprese si decidanoa costruire filiali sulterritorioregionale.L’occupazione,infatti,nelsettorebiotecnologico,èaumentatadel16%rispettoal2004soloinEuropa.Il vecchioContinente,però,nonhaancora sfruttatoapieno lepossibilitàdiquestenuove tecnologie. IntuttaEuropacisonosolo1.621impreseappartenentialsettorebiotecnologico,controle1.452degliUSA.InItalia,poi,nel2010sonostatecensite238diquesteimprese europee, di cui il 72% farmaceutiche, ossiaben 171 aziende. Il fatturato previsto per la fine del2010 è di 3.842milioni d’euro con ben 291 prodottifarmaceutici insviluppodicuiquasi 100già in fasedi sperimentazione. Sempre in Italia si contano poi35 aziende che applicano le biotecnologie nel setto-reagricolo,22nell’ariaambientaleeindustrialee10orientateallosviluppodellabioinformatica.

Ilconsigliere:larapiditàprimadituttoGestionedeisoldi.SalvatorePalmaindividualeprioritàeglierrori

di Pasquale Napolitano

Stefano Caldoro sta ultimando la propria agenda e ai primi posti c’è la questione delle modalità di gestione dei fondi europei. L’Unione Europea ha posto i suoi limiti e le sue richie-ste, ma il tempo a disposizione non è molto e il neogovernatore deve fare i conti con ciò che non è stato fatto. L’attenzione sulle strategie annunciate in campagna elettorale per favorire lo sviluppo e lo sfruttamento dei fondi comunitari crea tante aspettative, sia da parte delle imprese che da parte dei liberi professionisti. Salvatore Palma, consigliere dell’Ordine dei Commer-cialisti di Napoli presso la commissione di Finanza e Mercati Finanziari, punta il dito sugli errori da non commettere e sugli interventi da eseguire subito. Quale dovrebbe essere, secondo lei, una delle priorità di Caldoro nello sfruttare i fondi europei? “Sicuramente puntare molto sulle aziende e sui privati: un obiettivo primario del governo Caldoro dovrebbe essere ag-gregare imprese e professionisti, facendo crescere la dimensio-ne di entrambi”.

Esiste qualche vecchio ostacolo da superare a breve? “Più volte è stato ripetuto ai vari assessori che si sono succeduti negli anni: è diventato fondamentale sburocratizza-re le procedure per arrivare a utilizzare le risorse comunitarie. Passa molto tempo dalla pubblicazione dei vari bandi all’eroga-zione dei fondi”. Ma come si contrasta la burocrazia?“Creando delle sinergie con gli ordini professionali che intera-giscono con la Regione e facendo in modo che i professionisti adottino le procedure nel miglior modo possibile. Magari si po-trebbe creare un modello ben preciso per velocizzare la parte istruttoria, un manuale”. Diventa necessario gestire al meglio il fattore tempo? “Assolutamente, il tempo purtroppo è una componente importantissima. Con la globalizzazione è diventato tutto più veloce e le imprese che richiedono oggi di fare degli investi-menti hanno tempi precisi. Chi crea un progetto per rispondere a determinate richieste di mercato non può aspettare due anni e mezzo per potere avere il supporto contributivo di cui ha biso-gno”. C’è il rischio di non sfruttare fondi o occasioni? “Sicuramente. E così facendo non si aiutano settori di rilievo”. Un esempio? “La ricerca: un campo fondamentale che si basa sulla velocità. Quasi un anno fa è stato pubblicato il bando sulla ricer-ca e sull’innovazione; le aziende hanno presentato le domande, fatto i preventivi e ultimato i vari iter obbligatori, ma la Regione ancora deve completare le fasi per scegliere la società che dovrà occuparsi dell’istruttoria di queste pratiche e chi si aggiudicherà la gara avrà poi bisogno dei suoi tempi, una procedura lunghis-sima insomma”. L’obiettivo della premialità per la Regione Campania è vicino? “Entro quest’anno ci sarà la verifica dell’indice di spesa del primo biennio: se non arriviamo a quella data con un indice

sufficiente perdiamo la premialità su cui facciamo molto affida-mento. Significa che per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate per il primo biennio sarà fondamentale aprire subito i bandi e rendere spendibili queste risorse, altrimenti si perderà la premialità. Bisogna puntare sulla qualità ma soprattutto sulla velocità. Nel frattempo rimodulare la seconda parte delle risorse per dare maggiore forza ad alcuni drivers di sviluppi, come il turismo o le aeree da recuperare”. Cosa si può fare per il turismo? “Se si guarda ai fondi stanziati per il turismo, conside-rato essenziale per lo sviluppo, nel Por e nei vari strumenti di programmazione della Regione Campania, ci si rende conto che le risorse destinate al comparto turistico sono estremamen-te poche e insufficienti. Bisogna poi creare una rete più efficace tra enti regionali e associazioni che ruotano intorno al settore”. Che futuro hanno i programmi su Bagnoli? “Bagnoli e tutta Napoli est dovrebbero essere recuperate subito: si è perso molto tempo. Se non si velocizzano i lavori, resteranno incompiuti tutti i progetti e i buoni propositi. Inoltre non potremmo mai attivare quel volano di sviluppo per un’area che ha potenzialità enormi. Devono subito essere messe in moto le procedure per la realizzazioni dei cantieri, anche per rendere più attraenti quelle zone per le imprese”. Quali margini di manovra ha Caldoro sulla rimodula-zione dei fondi per poter cambiare progetti già approvati? “La programmazione può essere sempre rinegoziata con Bruxelles”. Ci sono altre proposte sul tavolo? “La Campania ha un gran numero di piccole imprese, molte sono imprese di servizi e molte riguardano lavori autono-mi. Sarebbe interessante creare un distretto delle professioni e del terziario avanzato che consentirebbe la crescita della quali-tà dei servizi professionali a disposizione. Si arriverebbe così a maggiori risultati utili per il territorio e per le imprese. Ritengo opportuno riflettere seriamente su questo tipo di gestione di-strettuale”.

FondiUe,l’occupazionepartedallosviluppoPochiprogettimadimaggioreportata:eccocomearrivareaitargetdiLisbona

di Enrico Parolisi

I dati parlano chiaro: complice la crisi, nell’ultimo trimestre del 2009 il tasso di disoccupa-zione regionale è arrivato al 13,9 per cento, cinque punti in più rispetto alla media nazionale e più del doppio rispetto al settentrione (fonte Istat). Ne tiene conto il neo governatore Stefano Caldoro, che nella sintesi del suo programma dà importanza e risalto a uno dei temi più delicati da affrontare per Napoli e la Campania: «Al centro del nostro programma c’è il lavoro». Impossibile tralasciare il tema per chi si inse-dia a palazzo Santa Lucia. La Campania è una delle cinque regioni italiane (ottantaquattro in Europa) in-dividuate dall’Unione per l’obiettivo Convergenza.Il Pil pro capite per i campani è inferiore al 75 per cento della media comunitaria, secondo i dati calcolati nel triennio precedente l’avvio del programma (dal 2004 al 2007). Per l’obiettivo Convergenza (ex Obiettivo 1) sono impiegati oltre l’80 per cento dei fondi struttu-rali destinati dall’Europa all’Italia. La Campania è prima per l’ammontare con poco meno di 3 miliardi e mezzo di euro di fondi Fesr e circa 6,8 miliardi in tutto, seguita a ruota dalla Sicilia (vedere box in pagina). Questi fondi, destinati al livellamento della Regione agli standard europei, in Campania si traducono soprattutto in soldi desti-nati allo sviluppo, quindi all’occupazione. Obiettivo dichiarato per il Piano operativo regionale (Por) è proprio l’abbattimento del tasso di disoccupazio-ne tramite lo sviluppo, così come per il precedente piano attuato fino al 2006, con esiti evidentemente discutibili. Nonostante i risultati raggiunti, difatti, la Campania nel 2007 non si era che allineata alla me-dia delle regioni Convergenza e dista dal target fissato da Lisbona ancora di 70 punti percentuale. Nell’analisi di contesto del documento relati-vo allo sviluppo regionale tramite fondi europei, gran-de spazio è stato dato al mercato del lavoro. L’unico settore in cui l’occupazione era in aumento prima del 2007 era quello delle costruzioni, mentre tutti gli altri erano in calo. La Campania è distante anche da-gli obiettivi comunitari per l’occupazione femminile, che si attestava al 27 per cento rispetto all’obiettivo

comunitario, fissato al 60 per cento. Accertata la necessità di arginare il fenomeno disoccupazione, il leit-motiv della campagna eletto-rale di Caldoro di incentivare lo sviluppo, anche con l’utilizzo di fondi europei, sposa l’obiettivo lavoro. C’è fiducia nello staff e nell’elettorato per la promessa di sbloccare i fondi ancora inutilizzati, che il neo presi-dente della Regione ha individuato come serbatoio di risorse economiche per le grandi opere. Una quantità di soldi importante: stando agli ultimi rilievi, la Cam-pania ha utilizzato concretamente solo il 5 per cento dei fondi arrivati dall’Ue. In un’intervista pubblicata il 21 marzo da “Il Mattino”, il nuovo governatore ha aperto alla rimodu-lazione dei fondi strutturali, rispondendo a chi chie-deva se fosse possibile utilizzarli per il credito d’im-posta: «è un’idea che abbiamo messo in campo, alla quale io credo. è una partita da giocare». In recenti colloqui con il ministro dell’Economia Giulio Tre-monti, è stato ipotizzato anche un impiego dei fondi europei per risanare la voragine del debito pubblico campano. Ma si tratta di un impiego marginale, di fronte alla necessità di concentrare gli incentivi per lo sviluppo in progetti importanti, riducendone il nume-ro e aumentandone il prestigio. Il rischio che si corre è di finire come nel 2000-2006, quando la media di finanziamento europeo dei progetti approvati nel Por era di circa 1,5 milioni di euro: interventi piccoli, di cui si sono avvalsi 520 sui circa 550 comuni campani, che non creano valore aggiunto allo sviluppo regionale (come invece richiesto dall’Ue), ma verosimilmente vengo-no usati come ripiego ai lavori pubblici. Nonostante siano stati individuati nel Por 2007-2013 i grandi progetti da realizzare (assi strategici), ai quali sono destinati nel programma il 40 per cento delle risor-se totali, il sistema dei progetti sponda (impiegare i fondi europei su progetti già finanziati in altri modi per non perderli in quanto non utilizzati) rischia di creare di nuovo frammentazione e scarsa omogenei-tà nel piano. La volontà è creare lavoro attraverso un uso virtuoso di fondi europei, non più dispersi in mille rivoli ma concentrati su pochi obiettivi capaci di inne-scare sviluppo.

Cosa vuole l’Europadi Giulia Savignano

Con un Pil pro capite (l’indicatore della ricchezza di un individuo) pari al 66 per cento della media comunitaria, la Campania rientra a pieno titolo tra le regioni che usufruiscono degli aiuti dell’Unione europea. La politica regionale dell’Ue si basa su trasferimenti di fondi dai paesi ricchi a quelli più poveri. Gli stanziamenti assegnati alle attività regiona-li della Campania nell’ambito del Programma operativo regionale (Por) 2007-2013 (il documento di programmazione finanziaria che si riferisce all’ultimo periodo dell’attività comunitaria dell’Unione a 27 Stati) sono finalizzati all’obiettivo “Convergenza”, che consiste nell’aiutare i Paesi e le regioni più arretrate, il cui Pil pro capite non raggiunge il 75 per cento della media europea, a recuperare rapidamente il ritardo rispetto alla media dell’Ue grazie al miglioramento delle condizioni di crescita e occupazione.Gli strumenti finanziari preposti per conseguire tale finalità sono i Fondi strutturali, che completano o stimolano gli investimenti del settore priva-to. Si distinguono due tipi: il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo sociale europeo (Fse). Il primo, destinato a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale finanzia la realizzazione di infrastruttu-re e investimenti produttivi a favore delle imprese. Il secondo favorisce l’inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali meno favorite finanziando, in particolare, azioni di formazione. L’utilizzazione di questi fondi avviene nel quadro del rispetto di criteri e obiettivi che coinvolgono i Paesi europei.Dieci anni fa l’Unione europea lanciava la “Strategia di Lisbona”, un pro-gramma ambizioso ideato per diventare entro il 2010 l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di re-alizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Obiettivo generale era quello di aumentare il tasso di occupazione globale dell’Unione europea al 70 per cento e il tasso di occupazione femminile a più del 60 per cento.Falliti questi traguardi, proprio in questi giorni la Commissione europea ha presentato una nuova strategia, “Europa 2020”. Il programma preve-de obiettivi concreti e ambiziosi, anche se i Paesi già vicini al traguardo dovranno fare di più e migliorare in modo proporzionato alle loro dispo-nibilità. Si tratta di raggiungere entro il 2020 almeno un tasso di occupa-zione del 75 per cento e di investire almeno il 3 per cento del Pil di ogni Paese in ricerca e sviluppo.

Vignetta di Anna Lucia Esposito

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diErnesto Mugione

Conquasi6milioni,laCampaniaèsecondainItaliasoloallaLombardiapernumerodiabitanti.Haancheladensitàabitativapiùalta:circa428residentiperchilometroquadrato,a frontediunamedianazionalechesiattestaa198.Portici,comunedellaprovinciadiNapoli, inparticolare,haunadelledensitàabitativepiùaltealmondo:12.098cittadiniperchi-lometroquadrato.PerannihadetenutoilrecorddicittàpiùdensamentepopolataalmondodopoTokyo,inGiappone.Ridurre, dunque, la densità edilizia edabitativanelle areedimaggiorecongestione,attraversounanuovapoliticaurbanistica,ètragliobiettividelprogrammadelneogovernatoreStefanoCaldoro.Per riuscirci, l’exministro per l’Attuazione del Programma di Governo,vuoleservirsidiun“TestoUnicoper l’urbanisticae l’edilizia”.Solocosì,secondo il Presidente della Campania, si potranno creare le condizioniperunamaggioretuteladellaregionecheportianchealmiglioramentodellequalitàdellavitadeicittadini.L’obiettivoèessenzialmentesnellirel’apparatoburocratico,eliminandolenormerestrittiveelecomplicazioniproceduralichealmomentoparalizzanolosviluppodelterritorio.Secon-doCaldoro,daPalazzoSantaLuciacisiintrometteeccessivamentenellepolitiche locali,perquesto sarannosemplificatee chiarite tutte le leggiregionaliinmateriadiedilizia.Conunaregolamentazioneprecisadinor-mativeepianiurbanisticisivuole,altempostesso,ridurreancheifeno-menidiabusivismo.PerCaldoro,infatti,ilfiorirenegliannidicostruzionisenzaautorizzazionièdipeso in largapartedauncomparto legislativoregionaletroppoapprossimativo.Ladensitàedilizia,delresto,èunproblemadanonsottovalutare.Iltassodimortalitàdiunterritorioèdirettamenteproporzionaleanchealconge-stionamentodeisuoiedifici.ENapoli,cittàmancantequasideltuttodizonelibere,èalprimopostoinItaliadiquestaspecialeclassifica.Masonotante le realtàcampanecheconvivonocon ilproblemadelso-vraffollamentodel territorio.Moltedellequali costruite in zoneadalto

rischio.Èilcaso,adesem-pio, dei paesi vesuvianiedificati addirittura a ri-dossodeicrateridelvulca-no. Oppure ai paesi dellacostiera sorrentina o aquelli dell’agro nocerinocostruiti in aree sottopo-steavincolopaesaggisticoo ad elevato rischio idro-geologico.

di Marco Borrillo e Lorenzo Marinelli

I dati statistici del 2008 collocano la Campania in cima alla lista delle dodici regioni in deficit di produzione di energia elettrica ri-spetto alla domanda. Il passivo della regione si attesta al 51,6%, secondo solo alla Basilicata cui spetta il primato con il 52,2%. Il tema dell’energia gioca un ruolo di primo piano sul nostro territorio. I principali interventi che il neo-pre-sidente della Campania vuole attuare per ri-sanare il deficit passano attraverso una piani-ficazione territoriale delle fonti rinnovabili e da una valutazione, in termini di riduzione e razionalizzazione, dei consumi energetici nei settori residenziale, industriale e dei servizi. Si parla di energia solare, geotermica e della realizzazione di reti di teleriscaldamento per aziende e privati. Un interrogativo si pone in merito al ricorso all’utilizzo dell’energia nucle-are. Anche se manca nelle cento pagine di pro-gramma un esplicito riferimento in materia, Stefano Caldoro ne ha parlato nel corso della sua campagna elettorale, a margine della pre-sentazione dei club del Pdl, rispondendo così a una domanda sul tema: “Noi teniamo una linea nazionale e il nucleare è parte degli im-pegni europei, quindi è giusto che l’Italia abbia fatto questa scelta”. Cosa accadrebbe se si decidesse per il sì? Il diktat del centrodestra in materia è quel-lo di costruire centrali nucleari sul modello francese, dotate della tecnologia di terza gene-razione avanzata Epr. Guardare alle centrali transalpine può fornire un’indicazione di mas-

sima su ciò che potrebbe essere una centrale nucleare italiana. Aprirne una sul territorio richiede un investimento di circa cinque mi-liardi di euro. Nello specifico, se i tempi per la realizzazione dovessero essere lunghi, il costo potrebbe aumentare. Sono 59 i reattori nucle-ari funzionanti in Francia, gestiti da Electricité de France, che forniscono oltre 430 miliardi di kwh all’anno di energia elettrica al netto della fornitura stessa, il 78% del totale generato. Il 75% dell’energia elettrica transalpina è frutto del nucleare. Oggi la Francia sostiene un ele-vato livello di indipendenza energetica ed è in grado di offrire il più basso costo di ener-gia elettrica in Europa. Il livello di emissioni di CO2 è estremamente basso, soprattutto se consideriamo che oltre il 90% del suo fabbiso-gno di elettricità è nucleare o idroelettrica. Tut-te le unità francesi ora sono di tipo Pwr, dotate di un reattore ad acqua pressurizzata. Si tratta di centrali altamente efficienti e sicure intorno alle quali, però, aleggia un certo scetticismo sulla loro installazione in un territorio come quello italiano. Il precedente in Campania è la centrale nucleare del Garigliano, in provincia di Caser-ta. Costruito nel 1959 l’impianto venne chiuso circa vent’anni dopo senza cause apparenti. Poi nel 1978 ci fu un collasso critico del reattore e si decise di abbandonarlo, lasciandovi dentro le scorie. Il terremoto dell’Irpinia del 1980 pro-vocò ingenti lesioni alla struttura. Alla luce del rischio sismico cui la centrale era sottoposta fu definitivamente chiusa. L’impatto negativo sul territorio è stato devastante. L’ultimo inquie-tante dato che testimonia il terribile impatto

ambientale nella zona risale al 1993, secondo il quale nei paesi limitrofi sono nati 230 bam-bini con gravi deformazioni. Il tasso di mor-talità per leucemie nella zona del Garigliano è del 44,28%. Numeri che fanno riflettere e sono anche lo specchio della pericolosità dei prece-denti modelli di centrali nucleari. Oggi il livello di sicurezza è maggiore ma resta un tema da prendere con le pinze. Secondo il programma il ricorso all’uti-lizzo di fonti di energia rinnovabili deve essere velocemente implementato, tanto più in un pa-norama regionale che, sul punto, appare estre-mamente preoccupante: la Regione Campania, ad oggi, non ha provveduto ad approvare e ren-dere operativo un Piano energetico ambienta-le, con la conseguenza che il comparto delle energie rinnovabili è rimasto un’opportunità solo superficialmente sfruttata. La realizzazio-ne di questo piano mira a definire una strategia delle linee/obiettivo per il sistema energetico regionale. Prendiamo in esame una tecnologia specifica: l’impianto fotovoltaico. Al fine di promuoverne l’utilizzo, sin dal settembre 2005 in Italia è possibile usufruire di incentivi che

vengono finanziati rivendendo, a una tariffa incentivante, tutta l’energia elettrica prodotta allo stesso gestore dei servizi. La formula è quella del Conto energia: il privato, proprie-tario dell’impianto fotovoltaico, percepisce somme di denaro, in modo continuativo e con cadenza mensile, per i primi 20 anni di vita dell’impianto. La condizione indispensabile è che l’impianto sia connesso alla rete in modo permanente. Nella Regione Campania sono presenti molte aziende, tra le quali Solar Italia, Energiegratis e Sinergia Project, che provvedo-no a fornire questo servizio. Guardando alle ci-fre, il costo medio dell’energia Enel è di 0,17€ per KWH, mentre l’incentivo Conto energia è di 0,404€ per KWH. I numeri sono relativi a un impianto privato di 4,00 KWP di potenza, installato nella provincia di Napoli, che genera 6000 KWH annui e che ha un costo totale di 25.160,30€. La sfida sta nell’estendere quest’oppor-tunità alle aziende: i contesti industriali age-volano l’installazione di impianti fotovoltaici, considerata la disponibilità di superfici mag-giori su cui collocare i pannelli.

di Egidio Lofrano

Costruire un politecnico regionale entro la fine del 2010 per formare profili professionali di eccellenza in Campania. è la proposta di maggior impatto di Stefano Caldoro nel campo dell’istruzione e della formazione. Secondo il nuovo governatore, il futuro politecnico napoletano “può entrare fra i primi 50 al mondo” e si por-rà in concorrenza diretta a livello nazionale con l’ateneo milanese. Questo in ragione dei numeri di cui disporrà una volta ultimato, circa 37mila studenti e 1.200 docenti con sedi nelle varie province campane.Tutte le fa-coltà regionali di Ingegneria e Architettu-ra potranno aderire al progetto, con colla-borazioni dei dipartimenti di Economia e di Scienze. Resta da capire se il nucleo centrale sarà o meno costituito dalle strutture dell’univer-sità “Federico II”. L’onere maggiore per la Regione resta la costruzione di nuovi campus, laboratori e biblioteche da realizzare a San Giovanni a Teduccio e nell’area di Ba-gnoli, valorizzando le due zone e le infrastrutture esisten-ti e imponendosi “quale forte catalizzatore per il sistema produttivo industriale”. L’ateneo potrebbe risolvere uno dei problemi cronici del Meridione, la mancan-za di brevetti registrati (solo il 5% del totale italiano), dato che rappresenta il grado di innovazione delle industrie campane. Un Politecnico è una struttura centra-lizzata che raccoglie le facoltà di Ingegne-ria, Architettura e Design ed è dedicato alla formazione specializzata nei settori scienti-fici più richiesti. La capacità di fornire una linea univoca regionale per queste discipli-ne può permettere la creazione di un cen-tro di eccellenza che favorisca un rapporto diretto tra i giovani laureati e le imprese, in particolare quelle presenti sul territorio. La proposta non è nuova. Il rettore dell’università “Federico II” Guido Trom-betti il 20 aprile 2008 aveva lanciato l’idea, raccolta mesi dopo dal premier Berlusconi in visita a Napoli. Lo stesso Caldoro, ex sottosegretario all’Istruzione, aveva espresso giudizi positivi sulla for-mazione del nuovo polo scientifico, capace di raccordare istruzione e formazione con il mondo del lavoro. In Italia i politecnici sono solo tre e si trovano a Mi-lano, Torino e Bari. L’ateneo milanese è il più grande e il più conosciuto a livello internazionale e rappresenta un polo di eccellenza scientifica da imitare. La struttura si estende in sei città del Settentrione con sette campus situati a Milano (dove sono presenti due sedi), Como, Cremona, Lecco, Mantova e Piacenza,

coinvolgendo 40.000 persone circa su un territorio di poco inferiore a 400.000 metri quadri. Millequattrocen-to sono i docenti che lavorano nel politecnico e 1.200 i tecnici e gli amministratori; gli studenti che frequentano l’ateneo nel 2008-2009 sono 34.331, secondo l’indagine statistica fornita dal ministero dell’Istruzione, con 7.084 nuovi iscritti nell’anno accademico in corso e un aumen-to del 3,7% rispetto all’anno precedente. Il politecnico di Milano è diviso in nove facoltà (sei di ingegneria, due

architettura e una di design) e in sedici dipartimenti, ognuno con un proprio profilo e un percorso didattico specifico. I progetti di ricerca dell’ateneo riescono ad attrarre finanziamenti per 100 milioni di euro, con 150 brevetti annui registrati, mentre sono 2.500 circa le aziende colle-gate con il Politecnico. Le società posso-

no valutare il database con i curricula dei giovani laureati tramite il servizio career service di diffusione delle do-mande e offerte di lavoro. Il politecnico barese è l’unico presente nel Meridio-ne ed è composto da tre facoltà (due di ingegneria e una

di architettura) e 10 dipartimenti, divisi tra Bari e Taran-to. Gli allievi sono 11.274 nell’anno 2008-2009, con 1.391 nuovi iscritti nel 2009-2010 e una flessione del 34,82% rispetto all’anno precedente. I docenti a vario titolo sono 360 mentre il personale tecnico amministrativo supera di poco le trecento unità. Anche il politecnico pugliese pone tra gli obiettivi primari il collegamento tra gli stu-denti e le aziende, con una dozzina di società spin-off radicate sul territorio, guidate da docenti e laureati prove-nienti dall’ateneo, e la raccolta di finanziamenti e bandi specifici basati sui percorsi di studio forniti.

FORMAZIONE E INNOVAZIONE pagina 10 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 11

Caldoro,progettipercrescereinfrettaIl governatore racchiude nel programma i futuri passi da compiere “Sviluppare industrie e imprese, ma soprattutto staccarci dal passato”

Nucleareefotovoltaico,energiepossibili

LaCampaniacompetitivaintredicipuntidiAntonio Frascadore

“Da crescita zero amotore di continuo lavoro”. E’ il pensie-rodelneogovernatoreCaldoro. “Nonpiùemigrazionedeigiovani emancato sviluppo,maungrandeprogettodi va-lorizzazione delle loro capacità, puntando sulle eccellen-ze,velocizzandogli interventie cercandodiburocratizzarel’amministrazione”. IlprogettodelneopresidentedellaRe-gione, racchiuso nelle numerose pagine del suo program-ma,èquellodi rendere laCampaniacompetitiva.Secondoipiani, l’operazioneperriportareNapolielasuaregionealivelliaccettabili richiederàalmenotreannididuro lavoro.Soprattutto il discorso legato alla formazione e all’innova-zionediunaterraedellesuecinqueprovince,nonsembradi facile risoluzione. Per spiegare i passi da compiere, Cal-dorosidistaccadalpassatoedallagestioneprecedente,daamministrazioni che il presidente giudica “fallimentari”. Inumeriparlanodi9.000addettidistribuititra7università,pocomenodi90centridiricercae10centridicompetenzaregionale.Conteggicheservonoperspiegarecome laCam-paniapossarisaliredauna“condizionedistallo,cheormaiperduradatroppotempo”.Secondi idatidelCensis, tra le20regioniitaliane,propriolaCampaniastazionaalquindi-cesimopostopernumerodiimpresenuoveealtredicesimopernumerodibrevettiregistrati. Inpraticaleaziendespinoff sono solo il 3per centodel totalenazionale. Sullabasediquestielementi, ilprogettodiCaldoro,èquellodi“inve-stire in una nuova politica di formazione, con particolareattenzioneallefascepiùdeboli,potenziandol’attivitàdiri-cerca,utilizzandoanche tecnicheemetodologieavanzate”.Ilpoliticomolisano(CaldoroènatoaCampobasso)intendepartiredaunamanovradi risanamentoperevitare ilbloc-codegliinvestimentiedareunaspintaallosviluppo.L’idea,emersadallenumerosedichiarazionilasciateprimaedopoleelezioni,èquelladicreareunastrutturachepossagaran-tirelarigorosaattuazionedelleopereedeiprogrammi,conunsistemadicontrollodei tempiesanzioniperchinonri-spettalescadenze.Aiprimipostidell’agendaancheilpianocasaeun“grandeprogettolegatoallaricerca,laformazionee l’innovazione”. Un programma, destinato a incidere di-rettamentesullarealtàproduttivadellaCampania:“PensoallaFiatdiPomigliano–confermaCaldoro–destinatoadi-ventarelostabilimentopiùimportantedellaCampania.Perquestoho inmentediandareavantisuundoppiobinario.Da una parte i grandi progetti infrastrutturali, dall’altrastrumenti fiscalie incentiviautomaticiperattrarre investi-mentiinregione.Premiandoancheleimpresechecreerannonuovipostidilavoro.Unaoperazionecheciconsentirebbedispenderesubitoifondiadisposizione,recuperandoalmenoinparte, il ritardoaccumulatofinoraperquantoriguardalacassa”.Lamanovradacompiereèdirisanare icontidel-laCampaniaconuninvestimentoprevistoinunmiliardodieuro.Calcoliallamano,ilbucolasciatodalcentrosinistraèdi2miliardi, recuperabilicome lostessoCaldorohasottoline-ato,nelgirodipochissimianni.Perfarequesto,ilpresiden-tediregionesembravolersiappoggiareall’aiutomoraleedeconomicodelPresidentedelConsiglioBerlusconiedelmi-nistrodell’economiaTremonti “Il livellodi interventodeveguardareall’interoMezzogiorno,conprogettichesappianodavveroimprimereunaaccelerazioneallacrescita”.Inume-ri,nonvoltanolespalleallanuovagestionedelcentrodestra.Finoraifondisonostatispesicolcontagocce,considerandole iniziative realizzatee iprogressievidenziati.Caldoropo-tràcontaresuunadoseconsistentedidenaroadisposizione,circa13miliardidieuro,daspendereentroil2013.Soldicheilneogovernatoreintendeinvestirenonsolosullaformazioneosulleindustrieeleimprese,maanchesull’ambienteesulterritorio(l’ideaèdisviluppareleattivitàprimarieefavorireunaagricolturamoderna,impostatasullavalorizzazionedeisuoliedelleareerurali),sull’energia(favorendolosviluppodi sistemienergici alternativi) e sulla ricerca (dandoattua-zionealprincipiodellasussidarietàorizzontale,assicurandorisorseperilfinanziamentodeldirittoallostudioedeglias-segnidiricerca).Ovviamenteconunostrettocoordinamentocon il sistema formativo regionale e le università. Per Cal-doro “dalla Campaniapuòpartireunanuovapiattaformapoliticaperlosviluppodell’interosud,fondatasutrepunti:il federalismo, l’equitànelladistribuzionedellerisorsee lasfidadellaqualitàdeiservizi”.

1. Riforma del sistema dei finanziamenti alla ricerca ed all’innovazione

2. Identificazione delle linee strategiche di ricerca regionale

3. Creazione nei settori di eccellenza di cluster specializzati

4. Costituzione del politecnico regionale

5. Promozione del federalismo tra gli ate-nei e unificazione degli Enti per il Diritto allo Studio Universitario

6. Creazione di un Polo dell’Arte per la regione Campania

7. Accordi di programma tra università, centri di ricerca ed industrie

8. Sviluppo di reti tra facoltà e scuole secondarie

9. Incentivi alle scuola secondarie ed agli atenei campani

10. Creazione di una cabina di regia per la scuola

11. Promozione di una formazione profes-sionale di qualità

12. Incentivi per la formazione autofinan-ziata

13. Istituzione di un organo regionale per la ricerca e l’innovazione

Laricercael’innovazioneperilneoeletto

NapoliavràilsuoPolitecnico

Ilneogovernatore:“Ilpolitecnicopuòentrarefraiprimi50almondo”

Riformarel’edilizia NuovaformazionediLudovica CriscitielloedEmanuela Vernetti

IlnuovogovernatoredellaCampania,StefanoCaldoropuntasuunanuo-vaconcezionediformazionechepremiilmerito.Unadellesfidepiùimpe-gnativeèqualificare l’offerta formativa, raccordando istruzione, forma-zioneeinnovazione.Ilpuntocentralesaràunnuovomodellodiformazionefinoadoggitroppoincentratosuicontenutiteorici.Adaccompagnarel’aggiornamentosarannoattivitàpratichechepossanorealmente servireaprofessionisti cheoperano inunsettore. I lavorato-ridovrannoimpararedirettamentenelleaziende,sulcampoenonnelleaule. Sull’esempio dei paesi anglosassoni, Caldoro punta sul passaggiodalla“formazionecontinua”allo“sviluppoprofessionalecontinuo”:tuttiicorsidiformazioneandrebberoristrutturatieinuovipercorsiformativirealizzatiproprioneiluoghidilavoro.Un dialogo costante dovrà svilupparsi direttamente con ilmondo delleimprese:adesempioleassociazionidicategoriapotrannoprodurrelecer-tificazionideimestieri.Parolad’ordine:voucher,quindiaccessopersona-lizzatoalleattivitàformative.I voucher sonobuoni formativi chepermettonoai lavoratorioccupati enon,didisporrediunfinanziamentopubblicoperpartecipareadetermi-nateattivitàcheilsingolosceglieliberamente.Ilvoucheraziendaleinveceèassegnatoalsingololavoratoremavieneero-gatodall’impresa.Infattilospecificocontributoandràafinanziarelapar-tecipazionedeilavoratoriadattività,generalmenteinseriteinunpianodiformazioneelaboratodall’aziendastessa.L’utilizzodeivoucherrappre-sentail30%delleazioniafavoreditargetspecifici:lavoratricioccupateeilpersonaledipubblicaamministrazione.Inveceil26%deivouchervieneimpiegatoperagevolarelapartecipazioneadattivitàdialtaformazione.Le sperimentazioni finoaoraeffettuatehannoevidenziatodiversivan-taggi:laparticolarefruibilitàdiquestostrumentodapartedellepiccoleemedieimprese;ladiversificazionedeiprocessiformativichepermettedimirarlisusingoleprofessionalità.Inambitosanitariosonomoltiiprogettieicorsidiformazionepropostinel2010.All’AsldiNapoli1adesempioèstatopresentatoilnuovopianoaziendalediformazione.Inlineaconledirettivedelnuovogovernoregio-nalesaràprivilegiatalaformazionesulcampoalmenoperil70%.Soloun30%saràriservatoadattivitàditipoorganizzativo–relazionale.Lerisorseprevisteammontanoallasommacomplessivadi3.500.000euro.PerlaprovinciadiBeneventobenquattroeventiformativisonoprevistiperquest’anno.Aorganizzarli ilcollegio Ipasvi.Obiettivodiquestopro-gettoèlanascitadiunarivistainfermieristicacheraggiungatuttii35000infermiericampani.

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diErnesto Mugione

Conquasi6milioni,laCampaniaèsecondainItaliasoloallaLombardiapernumerodiabitanti.Haancheladensitàabitativapiùalta:circa428residentiperchilometroquadrato,a frontediunamedianazionalechesiattestaa198.Portici,comunedellaprovinciadiNapoli, inparticolare,haunadelledensitàabitativepiùaltealmondo:12.098cittadiniperchi-lometroquadrato.PerannihadetenutoilrecorddicittàpiùdensamentepopolataalmondodopoTokyo,inGiappone.Ridurre, dunque, la densità edilizia edabitativanelle areedimaggiorecongestione,attraversounanuovapoliticaurbanistica,ètragliobiettividelprogrammadelneogovernatoreStefanoCaldoro.Per riuscirci, l’exministro per l’Attuazione del Programma di Governo,vuoleservirsidiun“TestoUnicoper l’urbanisticae l’edilizia”.Solocosì,secondo il Presidente della Campania, si potranno creare le condizioniperunamaggioretuteladellaregionecheportianchealmiglioramentodellequalitàdellavitadeicittadini.L’obiettivoèessenzialmentesnellirel’apparatoburocratico,eliminandolenormerestrittiveelecomplicazioniproceduralichealmomentoparalizzanolosviluppodelterritorio.Secon-doCaldoro,daPalazzoSantaLuciacisiintrometteeccessivamentenellepolitiche locali,perquesto sarannosemplificatee chiarite tutte le leggiregionaliinmateriadiedilizia.Conunaregolamentazioneprecisadinor-mativeepianiurbanisticisivuole,altempostesso,ridurreancheifeno-menidiabusivismo.PerCaldoro,infatti,ilfiorirenegliannidicostruzionisenzaautorizzazionièdipeso in largapartedaun comparto legislativoregionaletroppoapprossimativo.Ladensitàedilizia,delresto,èunproblemadanonsottovalutare.Iltassodimortalitàdiunterritorioèdirettamenteproporzionaleanchealconge-stionamentodeisuoiedifici.ENapoli,cittàmancantequasideltuttodizonelibere,èalprimopostoinItaliadiquestaspecialeclassifica.Masonotante le realtàcampanecheconvivonocon ilproblemadelso-vraffollamentodel territorio.Moltedellequali costruite in zoneadalto

rischio.Èilcaso,adesem-pio, dei paesi vesuvianiedificati addirittura a ri-dossodeicrateridelvulca-no. Oppure ai paesi dellacostiera sorrentina o aquelli dell’agro nocerinocostruiti in aree sottopo-steavincolopaesaggisticoo ad elevato rischio idro-geologico.

di Marco Borrillo e Lorenzo Marinelli

I dati statistici del 2008 collocano la Campania in cima alla lista delle dodici regioni in deficit di produzione di energia elettrica ri-spetto alla domanda. Il passivo della regione si attesta al 51,6%, secondo solo alla Basilicata cui spetta il primato con il 52,2%. Il tema dell’energia gioca un ruolo di primo piano sul nostro territorio. I principali interventi che il neo-pre-sidente della Campania vuole attuare per ri-sanare il deficit passano attraverso una piani-ficazione territoriale delle fonti rinnovabili e da una valutazione, in termini di riduzione e razionalizzazione, dei consumi energetici nei settori residenziale, industriale e dei servizi. Si parla di energia solare, geotermica e della realizzazione di reti di teleriscaldamento per aziende e privati. Un interrogativo si pone in merito al ricorso all’utilizzo dell’energia nucle-are. Anche se manca nelle cento pagine di pro-gramma un esplicito riferimento in materia, Stefano Caldoro ne ha parlato nel corso della sua campagna elettorale, a margine della pre-sentazione dei club del Pdl, rispondendo così a una domanda sul tema: “Noi teniamo una linea nazionale e il nucleare è parte degli im-pegni europei, quindi è giusto che l’Italia abbia fatto questa scelta”. Cosa accadrebbe se si decidesse per il sì? Il diktat del centrodestra in materia è quel-lo di costruire centrali nucleari sul modello francese, dotate della tecnologia di terza gene-razione avanzata Epr. Guardare alle centrali transalpine può fornire un’indicazione di mas-

sima su ciò che potrebbe essere una centrale nucleare italiana. Aprirne una sul territorio richiede un investimento di circa cinque mi-liardi di euro. Nello specifico, se i tempi per la realizzazione dovessero essere lunghi, il costo potrebbe aumentare. Sono 59 i reattori nucle-ari funzionanti in Francia, gestiti da Electricité de France, che forniscono oltre 430 miliardi di kwh all’anno di energia elettrica al netto della fornitura stessa, il 78% del totale generato. Il 75% dell’energia elettrica transalpina è frutto del nucleare. Oggi la Francia sostiene un ele-vato livello di indipendenza energetica ed è in grado di offrire il più basso costo di ener-gia elettrica in Europa. Il livello di emissioni di CO2 è estremamente basso, soprattutto se consideriamo che oltre il 90% del suo fabbiso-gno di elettricità è nucleare o idroelettrica. Tut-te le unità francesi ora sono di tipo Pwr, dotate di un reattore ad acqua pressurizzata. Si tratta di centrali altamente efficienti e sicure intorno alle quali, però, aleggia un certo scetticismo sulla loro installazione in un territorio come quello italiano. Il precedente in Campania è la centrale nucleare del Garigliano, in provincia di Caser-ta. Costruito nel 1959 l’impianto venne chiuso circa vent’anni dopo senza cause apparenti. Poi nel 1978 ci fu un collasso critico del reattore e si decise di abbandonarlo, lasciandovi dentro le scorie. Il terremoto dell’Irpinia del 1980 pro-vocò ingenti lesioni alla struttura. Alla luce del rischio sismico cui la centrale era sottoposta fu definitivamente chiusa. L’impatto negativo sul territorio è stato devastante. L’ultimo inquie-tante dato che testimonia il terribile impatto

ambientale nella zona risale al 1993, secondo il quale nei paesi limitrofi sono nati 230 bam-bini con gravi deformazioni. Il tasso di mor-talità per leucemie nella zona del Garigliano è del 44,28%. Numeri che fanno riflettere e sono anche lo specchio della pericolosità dei prece-denti modelli di centrali nucleari. Oggi il livello di sicurezza è maggiore ma resta un tema da prendere con le pinze. Secondo il programma il ricorso all’uti-lizzo di fonti di energia rinnovabili deve essere velocemente implementato, tanto più in un pa-norama regionale che, sul punto, appare estre-mamente preoccupante: la Regione Campania, ad oggi, non ha provveduto ad approvare e ren-dere operativo un Piano energetico ambienta-le, con la conseguenza che il comparto delle energie rinnovabili è rimasto un’opportunità solo superficialmente sfruttata. La realizzazio-ne di questo piano mira a definire una strategia delle linee/obiettivo per il sistema energetico regionale. Prendiamo in esame una tecnologia specifica: l’impianto fotovoltaico. Al fine di promuoverne l’utilizzo, sin dal settembre 2005 in Italia è possibile usufruire di incentivi che

vengono finanziati rivendendo, a una tariffa incentivante, tutta l’energia elettrica prodotta allo stesso gestore dei servizi. La formula è quella del Conto energia: il privato, proprie-tario dell’impianto fotovoltaico, percepisce somme di denaro, in modo continuativo e con cadenza mensile, per i primi 20 anni di vita dell’impianto. La condizione indispensabile è che l’impianto sia connesso alla rete in modo permanente. Nella Regione Campania sono presenti molte aziende, tra le quali Solar Italia, Energiegratis e Sinergia Project, che provvedo-no a fornire questo servizio. Guardando alle ci-fre, il costo medio dell’energia Enel è di 0,17€ per KWH, mentre l’incentivo Conto energia è di 0,404€ per KWH. I numeri sono relativi a un impianto privato di 4,00 KWP di potenza, installato nella provincia di Napoli, che genera 6000 KWH annui e che ha un costo totale di 25.160,30€. La sfida sta nell’estendere quest’oppor-tunità alle aziende: i contesti industriali age-volano l’installazione di impianti fotovoltaici, considerata la disponibilità di superfici mag-giori su cui collocare i pannelli.

di Egidio Lofrano

Costruire un politecnico regionale entro la fine del 2010 per formare profili professionali di eccellenza in Campania. è la proposta di maggior impatto di Stefano Caldoro nel campo dell’istruzione e della formazione. Secondo il nuovo governatore, il futuro politecnico napoletano “può entrare fra i primi 50 al mondo” e si por-rà in concorrenza diretta a livello nazionale con l’ateneo milanese. Questo in ragione dei numeri di cui disporrà una volta ultimato, circa 37mila studenti e 1.200 docenti con sedi nelle varie province campane.Tutte le fa-coltà regionali di Ingegneria e Architettu-ra potranno aderire al progetto, con colla-borazioni dei dipartimenti di Economia e di Scienze. Resta da capire se il nucleo centrale sarà o meno costituito dalle strutture dell’univer-sità “Federico II”. L’onere maggiore per la Regione resta la costruzione di nuovi campus, laboratori e biblioteche da realizzare a San Giovanni a Teduccio e nell’area di Ba-gnoli, valorizzando le due zone e le infrastrutture esisten-ti e imponendosi “quale forte catalizzatore per il sistema produttivo industriale”. L’ateneo potrebbe risolvere uno dei problemi cronici del Meridione, la mancan-za di brevetti registrati (solo il 5% del totale italiano), dato che rappresenta il grado di innovazione delle industrie campane. Un Politecnico è una struttura centra-lizzata che raccoglie le facoltà di Ingegne-ria, Architettura e Design ed è dedicato alla formazione specializzata nei settori scienti-fici più richiesti. La capacità di fornire una linea univoca regionale per queste discipli-ne può permettere la creazione di un cen-tro di eccellenza che favorisca un rapporto diretto tra i giovani laureati e le imprese, in particolare quelle presenti sul territorio. La proposta non è nuova. Il rettore dell’università “Federico II” Guido Trom-betti il 20 aprile 2008 aveva lanciato l’idea, raccolta mesi dopo dal premier Berlusconi in visita a Napoli. Lo stesso Caldoro, ex sottosegretario all’Istruzione, aveva espresso giudizi positivi sulla for-mazione del nuovo polo scientifico, capace di raccordare istruzione e formazione con il mondo del lavoro. In Italia i politecnici sono solo tre e si trovano a Mi-lano, Torino e Bari. L’ateneo milanese è il più grande e il più conosciuto a livello internazionale e rappresenta un polo di eccellenza scientifica da imitare. La struttura si estende in sei città del Settentrione con sette campus situati a Milano (dove sono presenti due sedi), Como, Cremona, Lecco, Mantova e Piacenza,

coinvolgendo 40.000 persone circa su un territorio di poco inferiore a 400.000 metri quadri. Millequattrocen-to sono i docenti che lavorano nel politecnico e 1.200 i tecnici e gli amministratori; gli studenti che frequentano l’ateneo nel 2008-2009 sono 34.331, secondo l’indagine statistica fornita dal ministero dell’Istruzione, con 7.084 nuovi iscritti nell’anno accademico in corso e un aumen-to del 3,7% rispetto all’anno precedente. Il politecnico di Milano è diviso in nove facoltà (sei di ingegneria, due

architettura e una di design) e in sedici dipartimenti, ognuno con un proprio profilo e un percorso didattico specifico. I progetti di ricerca dell’ateneo riescono ad attrarre finanziamenti per 100 milioni di euro, con 150 brevetti annui registrati, mentre sono 2.500 circa le aziende colle-gate con il Politecnico. Le società posso-

no valutare il database con i curricula dei giovani laureati tramite il servizio career service di diffusione delle do-mande e offerte di lavoro. Il politecnico barese è l’unico presente nel Meridio-ne ed è composto da tre facoltà (due di ingegneria e una

di architettura) e 10 dipartimenti, divisi tra Bari e Taran-to. Gli allievi sono 11.274 nell’anno 2008-2009, con 1.391 nuovi iscritti nel 2009-2010 e una flessione del 34,82% rispetto all’anno precedente. I docenti a vario titolo sono 360 mentre il personale tecnico amministrativo supera di poco le trecento unità. Anche il politecnico pugliese pone tra gli obiettivi primari il collegamento tra gli stu-denti e le aziende, con una dozzina di società spin-off radicate sul territorio, guidate da docenti e laureati prove-nienti dall’ateneo, e la raccolta di finanziamenti e bandi specifici basati sui percorsi di studio forniti.

FORMAZIONE E INNOVAZIONE pagina 10 inchiostro n. 3 – 2010 pagina 11

Caldoro,progettipercrescereinfrettaIl governatore racchiude nel programma i futuri passi da compiere “Sviluppare industrie e imprese, ma soprattutto staccarci dal passato”

Nucleareefotovoltaico,energiepossibili

LaCampaniacompetitivaintredicipuntidiAntonio Frascadore

“Da crescita zero amotore di continuo lavoro”. E’ il pensie-rodelneogovernatoreCaldoro. “Nonpiùemigrazionedeigiovani emancato sviluppo,maungrandeprogettodi va-lorizzazione delle loro capacità, puntando sulle eccellen-ze,velocizzandogli interventie cercandodiburocratizzarel’amministrazione”. IlprogettodelneopresidentedellaRe-gione, racchiuso nelle numerose pagine del suo program-ma,èquellodi rendere laCampaniacompetitiva.Secondoipiani, l’operazioneperriportareNapolielasuaregionealivelliaccettabili richiederàalmenotreannididuro lavoro.Soprattutto il discorso legato alla formazione e all’innova-zionediunaterraedellesuecinqueprovince,nonsembradi facile risoluzione. Per spiegare i passi da compiere, Cal-dorosidistaccadalpassatoedallagestioneprecedente,daamministrazioni che il presidente giudica “fallimentari”. Inumeriparlanodi9.000addettidistribuititra7università,pocomenodi90centridiricercae10centridicompetenzaregionale.Conteggicheservonoperspiegarecome laCam-paniapossarisaliredauna“condizionedistallo,cheormaiperduradatroppotempo”.Secondi idatidelCensis, tra le20regioniitaliane,propriolaCampaniastazionaalquindi-cesimopostopernumerodiimpresenuoveealtredicesimopernumerodibrevettiregistrati. Inpraticaleaziendespinoff sono solo il 3per centodel totalenazionale. Sullabasediquestielementi, ilprogettodiCaldoro,èquellodi“inve-stire in una nuova politica di formazione, con particolareattenzioneallefascepiùdeboli,potenziandol’attivitàdiri-cerca,utilizzandoanche tecnicheemetodologieavanzate”.Ilpoliticomolisano(CaldoroènatoaCampobasso)intendepartiredaunamanovradi risanamentoperevitare ilbloc-codegliinvestimentiedareunaspintaallosviluppo.L’idea,emersadallenumerosedichiarazionilasciateprimaedopoleelezioni,èquelladicreareunastrutturachepossagaran-tirelarigorosaattuazionedelleopereedeiprogrammi,conunsistemadicontrollodei tempiesanzioniperchinonri-spettalescadenze.Aiprimipostidell’agendaancheilpianocasaeun“grandeprogettolegatoallaricerca,laformazionee l’innovazione”. Un programma, destinato a incidere di-rettamentesullarealtàproduttivadellaCampania:“PensoallaFiatdiPomigliano–confermaCaldoro–destinatoadi-ventarelostabilimentopiùimportantedellaCampania.Perquestoho inmentediandareavantisuundoppiobinario.Da una parte i grandi progetti infrastrutturali, dall’altrastrumenti fiscalie incentiviautomaticiperattrarre investi-mentiinregione.Premiandoancheleimpresechecreerannonuovipostidilavoro.Unaoperazionecheciconsentirebbedispenderesubitoifondiadisposizione,recuperandoalmenoinparte, il ritardoaccumulatofinoraperquantoriguardalacassa”.Lamanovradacompiereèdirisanare icontidel-laCampaniaconuninvestimentoprevistoinunmiliardodieuro.Calcoliallamano,ilbucolasciatodalcentrosinistraèdi2miliardi, recuperabilicome lostessoCaldorohasottoline-ato,nelgirodipochissimianni.Perfarequesto,ilpresiden-tediregionesembravolersiappoggiareall’aiutomoraleedeconomicodelPresidentedelConsiglioBerlusconiedelmi-nistrodell’economiaTremonti “Il livellodi interventodeveguardareall’interoMezzogiorno,conprogettichesappianodavveroimprimereunaaccelerazioneallacrescita”.Inume-ri,nonvoltanolespalleallanuovagestionedelcentrodestra.Finoraifondisonostatispesicolcontagocce,considerandole iniziative realizzatee iprogressievidenziati.Caldoropo-tràcontaresuunadoseconsistentedidenaroadisposizione,circa13miliardidieuro,daspendereentroil2013.Soldicheilneogovernatoreintendeinvestirenonsolosullaformazioneosulleindustrieeleimprese,maanchesull’ambienteesulterritorio(l’ideaèdisviluppareleattivitàprimarieefavorireunaagricolturamoderna,impostatasullavalorizzazionedeisuoliedelleareerurali),sull’energia(favorendolosviluppodi sistemienergici alternativi) e sulla ricerca (dandoattua-zionealprincipiodellasussidarietàorizzontale,assicurandorisorseperilfinanziamentodeldirittoallostudioedeglias-segnidiricerca).Ovviamenteconunostrettocoordinamentocon il sistema formativo regionale e le università. Per Cal-doro “dalla Campaniapuòpartireunanuovapiattaformapoliticaperlosviluppodell’interosud,fondatasutrepunti:il federalismo, l’equitànelladistribuzionedellerisorsee lasfidadellaqualitàdeiservizi”.

1. Riforma del sistema dei finanziamenti alla ricerca ed all’innovazione

2. Identificazione delle linee strategiche di ricerca regionale

3. Creazione nei settori di eccellenza di cluster specializzati

4. Costituzione del politecnico regionale

5. Promozione del federalismo tra gli ate-nei e unificazione degli Enti per il Diritto allo Studio Universitario

6. Creazione di un Polo dell’Arte per la regione Campania

7. Accordi di programma tra università, centri di ricerca ed industrie

8. Sviluppo di reti tra facoltà e scuole secondarie

9. Incentivi alle scuola secondarie ed agli atenei campani

10. Creazione di una cabina di regia per la scuola

11. Promozione di una formazione profes-sionale di qualità

12. Incentivi per la formazione autofinan-ziata

13. Istituzione di un organo regionale per la ricerca e l’innovazione

Laricercael’innovazioneperilneoeletto

NapoliavràilsuoPolitecnico

Ilneogovernatore:“Ilpolitecnicopuòentrarefraiprimi50almondo”

Riformarel’edilizia NuovaformazionediLudovica CriscitielloedEmanuela Vernetti

IlnuovogovernatoredellaCampania,StefanoCaldoropuntasuunanuo-vaconcezionediformazionechepremiilmerito.Unadellesfidepiùimpe-gnativeèqualificare l’offerta formativa, raccordando istruzione, forma-zioneeinnovazione.Ilpuntocentralesaràunnuovomodellodiformazionefinoadoggitroppoincentratosuicontenutiteorici.Adaccompagnarel’aggiornamentosarannoattivitàpratichechepossanorealmente servireaprofessionisti cheoperano inunsettore. I lavorato-ridovrannoimpararedirettamentenelleaziende,sulcampoenonnelleaule. Sull’esempio dei paesi anglosassoni, Caldoro punta sul passaggiodalla“formazionecontinua”allo“sviluppoprofessionalecontinuo”:tuttiicorsidiformazioneandrebberoristrutturatieinuovipercorsiformativirealizzatiproprioneiluoghidilavoro.Un dialogo costante dovrà svilupparsi direttamente con ilmondo delleimprese:adesempioleassociazionidicategoriapotrannoprodurrelecer-tificazionideimestieri.Parolad’ordine:voucher,quindiaccessopersona-lizzatoalleattivitàformative.I voucher sonobuoni formativi chepermettonoai lavoratorioccupati enon,didisporrediunfinanziamentopubblicoperpartecipareadetermi-nateattivitàcheilsingolosceglieliberamente.Ilvoucheraziendaleinveceèassegnatoalsingololavoratoremavieneero-gatodall’impresa.Infattilospecificocontributoandràafinanziarelapar-tecipazionedeilavoratoriadattività,generalmenteinseriteinunpianodiformazioneelaboratodall’aziendastessa.L’utilizzodeivoucherrappre-sentail30%delleazioniafavoreditargetspecifici:lavoratricioccupateeilpersonaledipubblicaamministrazione.Inveceil26%deivouchervieneimpiegatoperagevolarelapartecipazioneadattivitàdialtaformazione.Le sperimentazioni finoaoraeffettuatehannoevidenziatodiversivan-taggi:laparticolarefruibilitàdiquestostrumentodapartedellepiccoleemedieimprese;ladiversificazionedeiprocessiformativichepermettedimirarlisusingoleprofessionalità.Inambitosanitariosonomoltiiprogettieicorsidiformazionepropostinel2010.All’AsldiNapoli1adesempioèstatopresentatoilnuovopianoaziendalediformazione.Inlineaconledirettivedelnuovogovernoregio-nalesaràprivilegiatalaformazionesulcampoalmenoperil70%.Soloun30%saràriservatoadattivitàditipoorganizzativo–relazionale.Lerisorseprevisteammontanoallasommacomplessivadi3.500.000euro.PerlaprovinciadiBeneventobenquattroeventiformativisonoprevistiperquest’anno.Aorganizzarli ilcollegio Ipasvi.Obiettivodiquestopro-gettoèlanascitadiunarivistainfermieristicacheraggiungatuttii35000infermiericampani.

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cRIMINALITà E RIFIUTI pagina 12 inchiostro n. 3 – 2010

Smaltimento,racketebeniconfiscati di Gennaro Di Biase e Alessandro Di Liegro

Cinquecento chilogrammi pro capite di rifiuti all’anno prodotti in Campania, 4400 tonnellate al giorno solo nella pro-vincia di Napoli. Per risolvere l’emergenza immondizia, il Go-verno ha speso 3 miliardi di euro in 15 anni, 450 milioni durante l’ultima legislatura. Col proposito di sbrogliare uno dei rebus più impegnativi per la neoeletta gestione regionale, la parola d’ordine è “provincializzare”, riorganizzando su base territoriale l’assetto strutturale e l’attività di trattamento negli impianti. La priorità del governatore Stefano Caldoro non prescinde dalla soluzione di tre nodi cardinali: lo sblocco dei fondi Ue congelati dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo, l’implementazione degli impianti progettati non ancora avviati, il potenziamento del sistema di raccolta differenziata. I Por regionali, i piani operativi basati sui fondi che l’Unione europea destina alle regioni, ammontano a 300 milioni di euro per il quinquennio 2007-2013 e a 200 relati-vi ai sette anni precedenti. Un capitolo a parte merita la messa in funzione degli impianti già costruiti: secondo i dati della Regio-ne sono 12 strutture di compostaggio per l’organico, di cui solo quella di Salerno è attiva. La Provincia di Napoli non possiede al momento strutture di trattamento della frazione organica e del percolato, né per lo smaltimento dei fanghi. La raccolta differenziata è attualmente al 22 per cento: l’impegno della gestione Caldoro è di portarla al 35 per cento en-tro il 31 dicembre 2010, come previsto dai parametri di legge. Nonostante la dichiarazione della fine dello stato di emergenza, risalente al 1° gennaio 2010, restano da fronteggiare lo stato di evasione fiscale, che in alcuni comuni arriva al 70 per cento, il debito di due miliardi di euro lasciati dal Commissariato stra-ordinario, lo smaltimento di 6 milioni di ecoballe accumulate, tuttora poste sotto sequestro della magistratura. Attualmente la legge regionale prevede solo delle “Linee di Piano 2010-2013 per la Gestione dei Rifiuti urbani” presentate dalla precedente amministrazione Regionale, nonché il “Programma Regionale di gestione Integrata Rifiuti Speciali in Campania”, il cui iter autorizzativi è ancora in fase di esecuzione. La politica di Caldo-ro in merito passa attraverso l’attuazione del processo di delega alle Province della gestione dei rifiuti, della riscossione di Tarsu (tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e Tia (tariffa integrata ambientale), stabilite dal decreto 195/2009, converti-to in legge 26/2010, al fine di agevolare una politica locale che consenta l’alleggerimento dei carichi fiscali. Stando al decreto, i

costi della provincializzazione saranno ammortizzati grazie alla promozione di investimenti a capitale privato, alle misure anticri-si erogate dal Fas, e al finanziamento a beneficio delle Province del massimo di un milione di euro mensili fino al 30 settembre 2010. Entro il 31 dicembre 2011, successivamente ai criteri stabi-liti dallo studio Enea (“Aspetti economici del recupero energetico da rifiuti urbani”), la Regione o la Provincia acquisiranno inoltre la proprietà del termovalorizzatore di Acerra, potenzialmente ca-pace di bruciare fino a 2000 tonnellate di rifiuti al giorno, pari al 40 per cento dei rifiuti regionali complessivi. “Il decreto 195 non alleggerirà i carichi fiscali, anzi, li aumenterà”. Nino Daniele, presidente dell’ Anci Campania – l’as-sociazione che riunisce tutti i sindaci della Campania – parla di incrementi imprevedibili che toccheranno in maniera consistente le tasche dei cittadini. “Provincializzare la Tarsu, da un lato signi-fica togliere quello che è diventato l’unico mezzo di sostentamen-to diretto dei Comuni, dall’altro aumenterà di 10 euro a tonnel-lata il costo medio dello smaltimento dei rifiuti”. L’Anci è stata promotrice di uno sciopero generale che ha avuto come risultato la deroga fino al 30 giugno 2010 per il passaggio della Tarsu alle società di carattere provinciale. La Sapna è un esempio. La so-cietà, diretta dall’ex commissario ai rifiuti Corrado Catenacci, ha presentato il piano industriale lo scorso 20 aprile. Differenziare meglio per pagare meno: è la strategia della nuova Società Am-biente Provincia di Napoli prevede una riduzione della Tarsu per i Comuni virtuosi, che hanno raggiunto migliori risultati nell’am-bito della differenziata. Appena trentaquattro i comuni del parte-nopeo che risultano idonei ad accedere al finanziamento pubblico per la realizzazione di isole ecologiche attrezzate. Le proiezioni diramate dalla Sapna prima delle elezio-ni parlavano di una tariffa di 140 euro a tonnellata, numeri che sono già stati rivisti e ridimensionati. Il nuovo piano industriale prevedrà un costo medio di 95 euro a tonnellata da comunicare ai Comuni che dovranno inserirla in bilancio. Il costo della spaz-zatura di Napoli sarà di 99,64 euro a tonnellata. I cittadini di Marano di Napoli i più bersagliati con un costo di 102,31 euro a tonnellata, mentre ad Anacapri si spenderà quasi la metà: 61,52 (101,77 ad Acerra, 101,21 a Giugliano, 97,71 a Portici, 91,06 a Pompei). Il temporeggiamento della società sul piano industriale ha messo in crisi la municipalizzata Asìa che, in attesa dei paga-menti provenienti dalla Sapna, ha accumulato debiti per oltre un miliardo di euro.

di Raffaele de Chiara

Combattere le mafie colpendo i loro patrimoni economici. La nuova strada per scon-figgere le organizzazioni mafiose passa per l’ap-plicazione della legge Rognoni-La Torre che dal 1982 ha permesso la confisca e il riutilizzo dei beni sottratti alle mafie. Il neogovernatore della Regione Campa-nia Stefano Caldoro fa riferimento “all’istituzio-ne di una sede distaccata dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata” con il compito di “garantire un’ot-timale destinazione di tali beni, sulla base di un’attenta analisi delle esigenze del territorio”. Ma quanti sono attualmente i beni e le aziende confiscati presenti in Campania? E qual’è l’uso che se ne fa? Secondo i dati forniti da Palazzo Chigi al 31 dicembre del 2009 il numero dei beni immobili confiscati e presenti sul territorio regionale è di 1.348, un dato preoccupante specie se lo si raffronta con quello su scala nazionale che parla di un totale pari a 9.198. La Campa-nia risulta la regione con il maggior numero di immobili sottratti alla criminalità organizzata soltanto dopo la Sicilia che ne ha 4.200. Di quelli presenti in Campania 746 si trovano nella provincia di Napoli, 406 in quella di Caserta, 174 in quella di Benevento, 12 in quel-la di Avellino e 10 in quella di Benevento. Tra i comuni con il maggior numero di immobili confiscati troviamo Giugliano, Castel Volturno e Napoli rispettivamente con 128, 103 e 100 posse-dimenti. La confisca di un bene però non com-porta automaticamente un suo riutilizzo a fini sociali: infatti dei 1.348 beni sottratti alla camorra sono stati destinati e consegnati, ossia trasferiti ai comuni su cui essi insistono e ascritti al loro patrimonio immobiliare, soltanto 833 immobili. Della restante parte 104 risultano destinati ma non consegnati, 359 in gestione al Demanio del-lo Stato, 52 usciti dalla gestione. Su scala nazio-nale si parla di 5.022 beni destinati e consegnati, 704 destinati ma non consegnati, 3.096 in ge-

stione al Demanio e 376 usciti dalla gestione. Diverse e articolate poi le cause del mancato utilizzo degli immobili confiscati; sulla scorta dei dati forniti dal 75,42% dei singoli co-muni interpellati tra aprile e novembre 2009 la Campania ne presenta 429 su di un totale a li-vello nazionale di 1.652. Degli immobili campani insuscettibili di essere utilizzati 35 lo sono perché inagibili, 8 perché ancora in quota indivisa, 131 per carenza di risorse finanziarie, 17 in quanto occupati dal prevenuto e/o dai suoi familiari, 14 perché occupati da terzi con titolo, 8 perché occu-pati da terzi con titolo, 3 perché gravati da ipoteca, 68 perché sono in corso le procedure l’utilizzo e 59 perché ancora in attesa di finanziamenti. Situazione non del tutto dissimile anche per le aziende confiscate. Se a livello nazionale troviamo un totale di 1.223 aziende sottratte alla criminalità organizzata, la Campania è ancora una volta la seconda regione per numero di beni confiscati dopo la Sicilia, con 231 ditte. Il dato campano è da ripartirsi nel se-guente modo: 121 in provincia di Napoli, 53 in quella di Caserta, 45 in quella di Salerno, 7 in quella di Avellino e 5 in quella di Benevento. Tra i comuni con il maggior numero di aziende sot-tratte alla camorra troviamo Napoli con 43, Saler-no e Casal di Principe con 10. Di tutte le aziende della regione, 41 sono gestite dal Demanio, 53 sono quelle destinate alla liquidazione, alla vendita o all’affitto e 137 sono uscite dalla gestione per chiusura, fallimento, ces-sione o revoca . Su scala nazionale invece risulta-no 201 le aziende gestite dal Demanio, 417 quelle destinate e 605 quelle uscite dalla gestione.

FotodiJessicaMarianaMasucci

VilladiW.Schiavone-Fonte:www.robertosaviano.com

di Jessica Mariana Masucci

Il neo-governatore della Campania Stefano Caldoro ha indicato in campagna elettorale la rotta da seguire per battere l’estorsione e l’usura. Queste due forme di il-legalità fanno pagare un alto prezzo alla sicu-rezza e all’economia della regione e devono essere affrontate con politiche di contrasto che puntino sulla sinergia tra le istituzioni e le associazioni. In una ricerca della Confcommercio resa nota il 20 gennaio di quest’anno, in Campania la criminalità influisce sulla ca-pacità delle piccole e medie imprese di es-sere competitive per il 24,3%, ben 8,7 punti percentuali in più rispetto al dato nazionale. «Se paragoniamo un nostro imprenditore a uno che opera altrove in Italia, egli spende ogni anno 5000 euro in più a causa della de-linquenza», afferma Tullio Nunzi, commis-sario dell’Ascom-Confcommercio di Napoli. Solo il 6% delle Pmi campane si sente più sicura rispetto all’anno precedente nei con-fronti del racket e dell’usura.La percentuale di coloro che stanno pensando di chiudere la propria attività è del 5,7 % contro il dato nazionale dell’1,9%. Caldoro nel suo programma prevede anche interpretazioni e verifiche dei costi del racket e dell’usura. Il compito non si presen-ta facile per l’omertà ancora esistente, anche se qualcosa si sta già muovendo. «Il numero delle persone che denunciano si allarga lento e inesorabile. Sono in media due ogni gior-no», ha detto il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, incontrando giovedì 15 aprile Tano Grasso e Silvana Fucito, per presentare i fe-steggiamenti del ventesimo anniversario del movimento contro l’estorsione. A combattere in prima linea nel mondo associativo, c’è proprio la Fai, Fe-derazione delle associazioni antiracket e antiusura, di cui Tano Grasso è presidente

onorario. Nello stesso incontro, avvenuto nella sede della prefettura, ha spiegato che i settori economici più colpiti dal fenomeno sono rimasti invariati nel tempo: «In primis c’è l’edilizia, poi il settore della ristorazione e a seguire tutti gli altri». Sull’influenza che ha potuto esercitare la crisi economica, ha det-to: « C’è stata solo una diminuzione dell’im-porto estorsivo richiesto dalla criminalità: adesso dai commercianti si cerca un pizzo di 100 euro» e il prefetto Pansa ha aggiunto che «è proprio per queste piccole somme che ancora le persone non segnalano il reato». Un altro versante di questa battaglia è rappresentato da chi presta aiuto alle sin-gole vittime dell’usura, diffusa sul territorio e non necessariamente legata alla ragnatela del crimine organizzato. Nel capoluogo cam-pano è attiva la Fondazione San Giuseppe Moscati di Padre Rastrelli, che istruisce pra-tiche per la concessione di prestiti garantiti. Sul rapporto con la Regione ha dichiarato: «Dal nuovo presidente della Campania ci aspettiamo una collaborazione che a volte è mancata con la vecchia gestione e chiedere-mo un contributo annuale fisso per la nostra attività, per esempio 500mila euro, sul quale renderemo conto». Nel complesso quadro di attori che in-tervengono in difesa delle vittime dell’estor-sione e dell’usura ci sono i Comuni, ai quali la Regione finanzia progetti di sostegno per piccole imprese e famiglie. Giosuè Starita è il sindaco di Torre Annunziata, recentemen-te apparso sui quotidiani per aver esentato dalle tasse comunali il cantiere di un im-prenditore che aveva denunciato la richiesta di pizzo da parte della camorra. «Nell’ultimo anno i finanziamenti regionali destinati a questo scopo sono stati di alcune centinaia di migliaia di euro». E inoltre: «Per combattere la criminalità, accanto ai sostegni al reddito c’è bisogno di finanziare la riqualificazione dei luoghi più esposti al degrado».

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