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In molti casi una prevenzione attenta e una cura mirata consentono di prevenire o arrestare la progressione dell’insufficienza venosa. Sono questi gli obiettivi didattici che la trattazione si propone di raggiungere

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In ambito medico «prevenzione» è un termine ampio che si declina in tre contesti: la prevenzione primaria è quella mirata a evitare la comparsa di una patologia, a maggior ragione se è nota una predisposizione soggettiva.

Nel caso specifico, in presenza di familiarità per insufficienza venosa è importante attuare tutte le opportune norme comportamentali.

La prevenzione secondaria interviene quando è già presente una condizione patologica, per lo più in fase iniziale o asintomatica, con l’obiettivo di evitarne la progressione e quindi le complicanze: la presenza di più vene varicose induce a prestare attenzione affinché non subentrino fattori di rischio trombotico e ulteriori peggioramenti.

La prevenzione terziaria, infine, agisce quando sono già presenti le conseguenze della patologia, con l’intento di ridurne gli esiti invalidanti.

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L’alimentazione dovrebbe essere curata sotto il profilo sia dell’apporto energetico sia della qualità e delle modalità di consumo dei pasti.

È sconsigliabile, per esempio, concentrare l’intero apporto calorico in 1-2 pasti giornalieri anziché ripartirlo tra colazione ed eventuale spuntino di metà mattina.

Arance, ananas, kiwi, frutti di bosco e pompelmo contengono sostanze venoprotettrici. Altrettanto importanti sono le fibre indigeribili, che garantiscono regolarità all’intestino e aiutano a prevenire una frequente condizione associata all’insufficienza venosa: le emorroidi.

L’apporto energetico dovrebbe essere inoltre adeguato allo stile di vita dell’individuo e tale da mantenerne possibilmente il peso forma. Del tutto errato è invece il digiuno, che favorisce il depauperamento della massa muscolare. L’alcol dovrebbe essere evitato ed è bene usare moderazione nell'assunzione di tè e caffè

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Una raccomandazione pratica, che vale anche per la prevenzionedell’insufficienza venosa, sono i «10mila» passi al giorno, ovvero riattivare la pompa muscolare del polpaccio.

Un’ora dedicata a una camminata a passo moderato-sostenuto è senza dubbio un’abitudine da consigliare a tutti, in particolare a chi svolge attività sedentaria o è costretto a stare a lungo in piedi.

In entrambi i casi è utile compiere qualche passo a intervalli regolari durante la giornata, per esempio ogni 30 minuti.

Un esercizio opportuno per favorire il ritorno venoso consiste nell’alzarsi sulle punte, attivando i muscoli di caviglie e polpacci.

Per quanto riguarda gli sport sono utili marcia, corsa, ciclismo e nuoto, mentre richiedono attenzione, per il rischio di microtraumi, posture o accessori costrittivi, tennis, pallavolo, pallacanestro, equitazione e sci alpino.

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La postura è di particolare rilevanza. Un appoggio scorretto, dovutoper esempio a deformità anche lievi del piede, può non attivare correttamente la pompa muscolare: il ricorso a plantari confezionati su misura potrebbe essere una soluzione efficace.

Per la medesima ragione sono da evitare anche i tacchi troppo bassi o troppo alti: l’ideale è che siano compresi tra 3 e 5 centimetri.

Come già accennato in precedenza, è opportuno cambiare spesso posizione durante il giorno, avendo anche cura, se necessario, di tenere le gambe sollevate per un quarto d’ora e ripetendo questo esercizio posturale per 2-3 volte.

Durante il sonno una precauzione consigliabile è quella di mantenere le gambe più alte rispetto al livello del cuore, per favorire il ritorno venoso.

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La gravidanza è un periodo di particolare vulnerabilità della donna, sia a fronte del particolare assetto ormonale, che predispone alla ritenzione idrica e alla formazione di edemi, sia perché il feto esercita un effetto di compressione meccanica che ostacola il ritorno venoso.

Ogni donna, in base all’epoca della gravidanza e alle proprie capacità, dovrebbe praticare una ginnastica dolce ed evitare comunque l’immobilità assoluta (a meno di indicazioni specifiche).

L’andamento del peso dovrebbe essere costantemente monitorato, analogamente ai valori pressori, il cui aumento brusco ed eccessivo deve suonare come un campanello di allarme. È importante ridurre il tempo che la donna trascorre rimanendo ferma in piedi.

Le calze elastiche, di cui parleremo più avanti, sono un provvedimento efficace per contrastare la stasi venosa e favorire indirettamente l’attività cardiaca.

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Anche durante viaggi lunghi chi soffre o è predisposto all’insufficienza venosa deve prestare attenzione. In auto è sempre bene fare una sosta ogni paio d’ore, approfittando per scendere dal veicolo e muovere qualche passo.

In caso di viaggio in treno o in aereo è fondamentale indossare indumenti non costrittivi o attillati e scegliere possibilmente un posto comodo. È stata infatti descritta la cosiddetta «sindrome da classe economica», ossia il rischio di trombosi venosa a seguito del mantenimento per parecchie ore di una posizione sacrificata, che rallenta la circolazione.

Di notevole utilità è il consiglio di praticare esercizi, come alzarsi sulle punte, compiere flessioni avanti e indietro e muovere circolarmente il piede in dentro e in fuori, facendogli compiere la massima escursione articolare. Vale sempre la buona norma di cambiare spesso posizione.

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Per chi soffre di insufficienza venosa o durante l’anno avverte spesso stanchezza e pesantezza alle gambe le vacanze estive possono non essere il periodo migliore.

L’esposizione diretta al sole e, soprattutto, l’aumento della temperatura promuovono vasodilatazione e ristagno di sangue in periferia, ostacolando il ritorno venoso.

Al tempo stesso l’aumento della traspirazione corporea favorisce la disidratazione, che si accompagna a una riduzione del volume circolante e, ancora una volta, della pressione, e la perdita di preziosi sali minerali.

Per queste ragioni è sempre opportuno bere molto, senza attendere la comparsa della sete, e di non esporsi al sole diretto, preferendo le ore più fresche del mattino e del tardo pomeriggio per fare passeggiate.

A chi soggiorna in località marine è molto utile, se possibile, camminare sulla sabbia e nell’acqua, sfruttando il «massaggio naturale» delle onde.

In caso di pratica di sport è necessario attenersi in maniera scrupolosa alle norme di sicurezza.

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Molte fibre sintetiche sono da evitare, in quanto ostacolano notoriamente la traspirazione, creando un microclima locale che favorisce il surriscaldamento.

Anche gli indumenti attillati sono sconsigliabili, in particolare nel periodo estivo, in quanto riducono il flusso venoso e amplificano gli effetti dell’aumento della temperatura ambientale già illustrati in precedenza.

Particolare attenzione va riservata anche alle calzature: è già stata sottolineata l’importanza del tacco, ma anche la suola gioca un ruolo determinante nel favorire la spremitura meccanica del circolo venoso plantare.

Nei casi di appoggio non ottimale, come per esempio negli individui con piede piatto o cavo oppure distribuzione asimmetrica del peso corporeo sui due arti inferiori, può essere utile un plantare su misura.

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L’igiene è un presupposto irrinunciabile, in quanto l’insufficienza venosa, soprattutto nelle fasi più avanzate, porta con sé uno stato di sofferenza dei tessuti superficiali.

Tuttavia la detersione non può e non deve essere approssimativa: al di là di eventuali intolleranze o sensibilità soggettive a tensioattivi, profumi, conservanti, coloranti e altri additivi presenti nei prodotti, un detergente troppo aggressivo rischia di far irritare la pelle e aggiungere ulteriori disturbi alla sintomatologia sin qui ampiamente descritta.

Va inoltre preferita la doccia al bagno, regolando la temperatura in modo che l’acqua sia tiepida (32-35 °C) e non eccessivamente calda.

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La prevenzione dei traumi è importante non solo in sé ma anche per evitare complicanze in chi è affetto da insufficienza venosa, per due ragioni: perché il più delle volte un trauma implica l’immobilizzazione dell’arto o perfino del corpo intero e perché l’evento lesivo può interessare il distretto venoso, procurando per esempio rottura di vasi oppure, a seguito di ferite, l’ingresso e la diffusione di microrganismi, con successiva infezione che dalla cute si espande ai tessuti e alle strutture vicine, vene incluse.

Rilevanti sono poi, soprattutto per gli anziani, tutti quegli accorgimenti che consentono di rendere più sicura la casa, tenendo presente che il bagno è la sede in cui si verificano più spesso cadute.

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Altre condizioni di notevole rilevanza per quanto riguarda i rischi nei soggetti con insufficienza venosa sono le malattie cardiovascolari, in particolare l’ipertensione, l’aterosclerosi e la sindrome metabolica, che riunisce più fattori di rischio (ipertensione, ipercoagulabilità, ipercolesterolemia, resistenza all’insulina o diabete).

Le malattie della sfera endocrina, come il diabete e le tireopatie, possono influenzare sia l’apparato circolatorio sia la capacità di adattamento dell’organismo a variazioni delle condizioni ambientali e i processi difensivi.

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La storia riporta che già gli antichi Egizi avevano intuito l’importanza del bendaggio nel trattamento e nella prevenzione delle ulcere cutanee.

La terapia compressiva si basa per l’appunto su due possibili strategie: il bendaggio dell’arto, indicato di solito in caso di linfedema o flebite e praticato a spirale a partire dal dorso del piede con fasce a differente forza compressiva, mobili o autoadesive; le calze elastiche, che sono di particolare utilità a scopo preventivo, nelle fasi iniziali dell’insufficienza venosa e a scopo terapeutico, nelle fasi avanzate.

Sono disponibili in varie tipologie e devono essere lavate e indossate in maniera corretta, soprattutto nella stagione estiva. Come già accennato, le calze elastiche trovano indicazione anche in gravidanza.

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I farmaci flebotropi sono un’ampia categoria di vari principi attivi, prevalentemente estrattivi, disponibili per via orale e topica, tra cui, per citarne solo alcuni, rutoside, Sophora japonica, Centella asiatica, escina, diosmina e troxerutina.

Possono essere impiegati da soli oppure in associazione all’elastocompressione.

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I farmaci flebotropi agiscono su parametri fisiologici quali tono venoso, emodinamica venosa, permeabilità capillare e drenaggio linfatico.

Per questa ragione la loro efficacia può essere valutata con vari metodi della diagnostica flebologica.

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Oxerutina è caratterizzata da specificità (tropismo) per l’endotelio venoso.

Il suo impiego è ampiamente consolidato in tutto il mondo e può essere assunta per via orale o applicata direttamente sulla parte interessata dall’insufficienza venosa, per periodi brevi oppure, in caso di riacutizzazione dei sintomi, a cicli.

Presupposto di efficacia è la regolare somministrazione della dose indicata per un intervallo di tempo adeguato.

Oxerutina antagonizza i radicali liberi, che si generano a seguito della stasi ematica e innescano un circolo vizioso per cui l’infiammazione induce aumento della permeabilità e di conseguenza stravaso e gonfiore.

Inoltre oxerutina inibisce la lipossigenasi dei neutrofili, contrastando la formazione di edema.

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Questo studio prospettico di costo/efficacia è stato condotto su 115 soggetti

suddivisi in tre gruppi: uno trattato con oxerutina 2 g/die, uno con 1 g/die e calze

elastiche e il terzo con sole calze elastiche.

Il diagramma mostra le variazioni di flusso sanguigno a riposo, l'incidenza di

edema malleolare e i punteggi relativi alla sintomatologia, alla disabilità clinica e

alla disabilità legata all’insufficienza venosa.

L’impiego di oxerutina sia da sola sia in associazione con calze elastiche si è

associato a risultati migliori in termini di variazione favorevole dei parametri

oggettivi presi in esame.

TRADUZIONE

Gruppo oxerutina 2 g/die Gruppo oxerutina 1 g/die + calze elastiche Gruppo

calze elastiche

Modificazioni dei segni/sintomi dal basale a 8 mesi

Flusso sanguigno a riposo Edema malleolare Sintomatologia

Disabilità clinica Disabilità legata all’insufficienza

venosa

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L’associazione di oxerutina orale con l’applicazione di gel garantisce un’azione sinergica e rapida sulla microangiopatia venosa anche in soggetti diabetici.Oxerutina è indicata anche nelle fasi iniziali della stasi venosa, a scopo preventivo. Va infine segnalato il profilo di sicurezza di oxerutina anche nell’utilizzo combinato sistemico/topico.

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Un importante studio è stato condotto su una popolazione di 388 soggetti con insufficienza venosa severa e microangiopatia suddivisi in quattro gruppi: 98 sono stati trattati con 1500 mg/die di oxerutina,87 diabetici sono stati trattati con 2 g/die di rutosidea, 113 (di cui 48 diabetici) con compressione e 90 controlli (di cui 42 diabetici) non sono stati sottoposti ad alcun trattamento.

I risultati hanno confermato l’efficacia di oxerutina sia sul quadro clinico-sintomatologico sia sull’assetto della colesterolemia e sulla microalbuminuria, evidenziando un apprezzabile profilo di sicurezza.

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La chirurgia ablativa prevede l’asportazione di una vena: la safenectomia è l’intervento più noto e diffuso, ma esistono anche tecniche di resezione a finalità estetica (per esempio la flebectomia con mini-incisioni).

Le tecniche conservative sono finalizzate a correggere l’incontinenza mantenendo il drenaggio e si avvalgono di legature, deconnessioni e interventi di valvuloplastica.

Le procedure obliterative sono condotte con metodi chimici (iniezione di preparati ad azione sclerosante) oppure fisici (laser, radiofrequenza): l’obiettivo in questo caso è di ottenere la completa chiusura del vaso venoso.

Oltre che con la chirurgia l’insufficienza venosa può essere trattata, se le condizioni lo permettono, con metodiche non invasive: per esempio mediante sedute di fisioterapia o linfodrenaggio oppure con la medicina termale.

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