In dodici giorni uccisi 70 soldati statunitensi e 700 ... · Capano, 14 anni, è morto in ospedale...

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040413CO001NACS 040413CO001NACS ELEZIONI IN INDIA NEW YORK — «Resisteremo in questa storica battaglia... se falliremo, i dittatori saranno felici e i terroristi trionfanti»: così, scrivendo sull’Observer, il premier inglese Tony Blair ha ribadito il suo impegno, morale e politico, alla nascita d’un regime democratico in Iraq. Giovedì, però, nei meeting con il presidente Usa, Bush, e con il segretario dell’Onu, Kofi Annan, Blair non userà la retorica cara a Churchill. Giorgio L. è un professore univer- sitario di Roma. Si è sposato tre vol- te in quello che lui stesso definisce «un crescendo omogamo», una ten- denza continuata a scegliere un partner che per professione e condi- zione sociale gli somiglia. La prima volta ha preso in moglie un’inse- gnante, la seconda una docente uni- versitaria di ar- cheologia e la terza ancora una insegnante e della sua stes- sa materia, sto- ria dell’arte. «Ho avuto sem- pre mogli con una certa cultu- ra, ma non le ho scelte per questo, il fatto è che mi sono innamorato di lo- ro. Dio ci fa e poi ci accoppia». Giuseppina Mele è avvocato di- vorzista a Torino, convive da anni con un avvocato penalista ed è la prima a dire che i legali si sposano tra di loro. «Le relazioni iniziano nei luoghi di lavoro intorno ai 27 an- ni, subito dopo la laurea, spesso nel- lo studio dove si fa il praticantato». NAPOLI NAPOLI — Emilio Capano, 14 anni, è morto in ospedale dopo essere entrato in coma 11 giorni prima. In sala operatoria per ricomporre una frattura a un braccio in seguito a un incidente stradale, Emilio si è sentito male e non si è più risvegliato. La Procura ha aperto un’inchiesta. «Braccio rotto» Emilio, 14 anni muore in ospedale Bufi Cala la mobilità sociale: matrimoni tra chi è simile per lavoro e istruzione Il decreto per Alitalia: cassa integrazione e meno tasse U A pag. 29 Bagnoli E gli italiani salvano un imprenditore inglese Sposid’Italia: stessi soldi, stessa cultura Maroni: giovedì la decisione, non aspetteremo l’agonia della società. Sostegno al reddito per 2.500 lavoratori Rahul e la nuova corsa dei Gandhi Il sesso? Serve anche a riparare il nostro Dna di GIANNI RIOTTA «PRIMO FIGLIO PRESTO UN BONUS DI MILLE EURO» U A pagina 18 BUSH E L’IRAQ SENZA IRACHENI Gli Usa a caccia del leader sciita. Bush: «Settimana difficile, la situazione però sta migliorando» La sfida degli ostaggi: alcuni liberati ma le milizie sequestrano altri americani, tre cechi e 11 russi di DARIO DI VICO Così è possibile la «manutenzione» dell’elica della vita che va trasmessa integra 9 771120 498008 40413 CONTINUA A PAGINA 8 LE STRATEGIE MARONI AMETHI (India) — Rahul, 33 anni, una laurea ad Har- vard, è la nuova grande speranza per la dinastia dei Gan- dhi. Alle elezioni, il 20 aprile, guiderà il partito del Con- gresso, dopo il padre Rajiv (ucciso nel 1991) e la madre Sonia (italiana di Torino). (Nella foto Reuters Rahul Gan- dhi, a destra, con la sorella Priyanka) U A pagina 13 Taino Nessun interlocutore, solo fazioni religiose BAGDAD — Gary Teeley, ingle- se di 37 anni, titolare di un'impre- sa di lavanderie industriali in Qa- tar, padre di 5 figli, è stato liberato dopo una settimana di prigionia con una azione di forza dei soldati italiani. (Nella foto Ap, Teeley con il generale Chiarini) U A pagina 2 NASSIRIYA «Catturareilribelle AlSadrvivoomorto» CONTINUA A PAGINA 15 L’INCHIESTA Sofri, premier in campo La Lega fa ancora muro CONTINUA A PAGINA 25 E L’EURO CAMBIO’ L’EUROPA GIANNELLI ROMA — «Non aspette- remo la lenta agonia del- l’Alitalia». Lo ha detto ie- ri il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, annun- ciando che giovedì il verti- ce interministeriale con- vocato dal premier Berlu- sconi discuterà il decreto sui cosiddetti «requisiti di sistema» che dovrebbe salvare la compagnia ae- rea dal fallimento. Sono previsti interventi di cas- sa integrazione e mobili- tà per 2.000-2.500 lavora- tori del trasporto aereo, di cui mille del personale di terra dell’Alitalia. Allo studio anche il taglio dei diritti di sorvolo dovuti al- l’Enav, la riduzione del- l’Iva sui biglietti, delle ro- yalties sugli scali e delle accise sul carburante. L’azienda punta a conclu- dere l’accordo con i sinda- cati sul piano di ristruttu- razione entro il 20 aprile. U A pagina 31 Marro La nuova partita dell’alleato Blair Quel che sta accaden- do in Iraq dimostra sì l’errore commesso dagli americani (e da molti al- tri, a cominciare da chi scrive) nell’aver creduto che la guerra a Saddam potesse servire come un segnale politico forte contro il terrorismo isla- mista; ma mostra qual- cosa di ancor più grave. E cioè che in Iraq esisto- no gli sciiti, esistono i sunniti, i curdi, ma non esistono gli iracheni: non esiste, in altre paro- le, un’opinione pubblica (se l’espressione sem- bra troppo occidentale, diciamo pure un gruppo sociale appena appena consistente) di tipo na- zionale, che dunque sap- pia e voglia farsi carico del problema generale del Paese, che sia capa- ce di elaborare per esso una qualche prospettiva politica, ma a prescinde- re dalla propria specifi- ca filiazione religiosa. Ovvero un tale gruppo esiste anche, magari, ma esso è così debole e intimidito che è come se non ci fosse. È questo il vero sco- glio contro cui sta nau- fragando la strategia americana. Eliminato Saddam, il gioco si è ri- stretto alle sole compo- nenti religiose del Pae- se, oggi unite (non allea- te!) dalla comune volon- tà di cacciare gli Usa, ma domani — chi può dubitarne? — pronte a regolare a mano armata i conti tra di loro al fine di imporre ognuna il proprio predominio sul- le altre. Gli americani si ritrovano così senza in- terlocutori che non sia- no i gran sacerdoti delle varie confessioni musul- mane, la loro presenza militare non riesce ad avere alcuna proiezione politica che non passi at- traverso le moschee. Bi- sogna ammettere che per una democrazia de- vota ai principi della se- parazione tra la Chiesa e lo Stato il compito non potrebbe essere più arduo oltre che parados- sale. Ma tutto ciò la dice lunga sul fallimento cla- moroso dei processi di modernizzazione e di laicizzazione accreditati da molti in Occidente a merito (almeno quello!) dei vari movimenti di so- cialismo arabo o nazio- nal-panarabisti fioriti in Medio Oriente dalla fi- ne degli anni Cinquan- ta. E’ in nome per l’ap- punto del maggiore di essi — il partito del Baa- th — che Saddam ha go- vernato l’Iraq per circa un venticinquennio. I risultati della sua presunta opera di laiciz- zazione e modernizza- zione del Paese si vedo- no oggi: nonostante le cospicue entrate della rendita petrolifera, nep- pure la parvenza di una struttura industriale, nulla che assomigli a una classe media, nessu- na vera lotta culturale contro l’estremismo isla- mista. Tutta la moderni- tà e tutta la laicità — in Iraq come in tanti altri Paesi del Medio Orien- te — si sono ridotte a null’altro che a efficien- ti apparati di polizia e di terrore, a spese militari immense, a spietate per- secuzioni contro i dissi- denti, religiosi e non. È anche questo stori- co fallimento dell’Islam cosiddetto laico-sociali- sta nei confronti della modernità che ha fatto nascere e fa oggi prospe- rare il fondamentalismo e la sua propaggine ter- roristica. Ed è sempre esso che fa sì che oggi — non già solo gli Stati Uniti in Iraq, ma l’Occi- dente in tutto il mondo islamico — si trovino da- vanti a una sorta di vuo- to sociale dove sembra- no stagliarsi solo il Pote- re e la Religione, dove solo un potere perlopiù brutale e una religione perlopiù esposta al ven- to del fanatismo appaio- no in grado di assumere un ruolo attivo consi- stente. È questa la vera e massima asimmetria tra «noi e loro», non quella di carattere pura- mente militare tra eser- cito convenzionale e ka- mikaze. È l'asimmetria che rende problematico ed evanescente ogni dia- logo, ed alla quale an- che i buoni uffici del- l’Onu sembra difficile che possano porre qual- che rimedio nell’imme- diato futuro. di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA di GIULIANO GALLO «Catturate Al Sadr vivo o morto». E’ questo l’ordine dato dal comando mili- tare americano alle truppe della coali- zione, da giorni impegnate in combat- timento con le milizie guidate dal lea- der sciita. Ieri i militari Usa hanno an- che circondato l’università di Ba- gdad. R Tragico bilancio. La settimana di Pasqua e i giorni che l’hanno precedu- ta sono stati tra i periodi più sanguino- si dalla resa dell’esercito di Saddam Hussein. In 12 giorni sul terreno sono rimaste 84 vittime americane e alme- no 700 iracheni. Anche il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha dovuto riconoscere che il momento è difficile. «Ma la situazione sta miglio- rando», ha aggiunto. R Il dramma degli ostaggi. La piaga dei rapimenti indiscriminati intanto si allarga. Qualche ostaggio è stato li- berato, ma nel frattempo le milizie hanno sequestrato altri nove america- ni, tre giornalisti della Repubblica ce- ca e undici operai russi. Sempre incer- ta la sorte dei prigionieri giapponesi. U Da pagina 2 a pagina 9 Accattoli, Altichieri, Caretto, Di Caro L.Cremonesi, Farkas, Frattini, Nese Radice, Sarzanini, Stimolo, Zecchinelli In dodici giorni uccisi 70 soldati statunitensi e 700 iracheni. Assedio all’università di Bagdad Pannella interrompe lo sciopero della sete A che serve il sesso? Per la riproduzione (e per il piacere) di chi lo pratica, si dice. Si sa che possono farne a meno quasi tutti gli organismi inferiori, molte piante e su 43 mila specie note di vertebrati solo pochi pesci, rettili, anfibi; ma non i mammife- ri. Perché? Due le spiega- zioni a confronto: la pri- ma che il sesso serve a ri- mescolare i geni e favori- re l’evoluzione e la salva- guardia della specie, la se- conda — più recente — è quella che vede il sesso co- me momento di «ripara- zione» del Dna. di VITTORIO SGARAMELLA «La lunga via dell’eu- ro» è il titolo del nuovo libro di Tommaso Pa- doa-Schioppa, in uscita dal Mulino. Ne pubbli- chiamo un capitolo. Moneta e scelte politiche di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA Il mio impegno per la moneta unica nasce- va da alcune ferme con- vinzioni: che le due guerre mondiali ci aves- sero lasciato in eredità il compito di ricondur- re la sovranità degli Sta- ti nazionali europei en- tro un ordinamento co- mune legalmente costi- tuito; che il raggiungi- mento di questo ordine richiedesse istituzioni capaci di individuare e risolvere i problemi co- muni; che un mercato unico dovesse essere accompagnato da un' unione monetaria, en- trambi sorretti da soli- de fondamenta istitu- zionali. Per circostanze abba- stanza eccezionali, que- ste idee, frutto di una secolare tradizione di pensiero economico e politico, produssero un risultato del tutto nuo- vo: il trasferimento del potere di emettere mo- neta dallo Stato nazio- nale a un'entità — l'Unione europea — che, pur essendo uno «Stato in formazione», era certamente priva di alcune prerogative fon- damentali degli Stati moderni. Nell'ottobre 1993 il Trattato di Maastricht superava finalmente l'ostacolo della ratifica, proprio mentre il Siste- ma monetario europeo (Sme) e l'accordo euro- peo di cambio, dopo quattordici anni di vita, sembravano conclude- re la loro avventura: l'allargamento dei mar- gini di fluttuazione dal 2,25 al 15 per cento pa- reva davvero segnare la fine di ogni discipli- na del cambio tra le mo- nete europee. Molti fu- rono sorpresi che l'am- bizioso programma di una moneta unica ve- nisse ratificato proprio quando finiva lo Sme. CONTINUA A PAGINA 10 U A pagina 10 un intervento di Francesco Giavazzi U A pagina 11 Arachi e Fregonara Con "I Classici dell’Arte" e 6,80. Con "La Grande Poesia" e 6,80. Con "La biblioteca del sapere" e 13,80. Con "I Grandi Film in Dvd" e 13,80. Con libro "Tuttofisco 2004" e 6,30. In Abruzzo con la Gazzetta dello Sport e 0,90. MARTEDÌ 13 APRILE 2004 EURO 0,90* ANNO 129 N. 88 www.corriere.it DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE, TIPOGRAFIA Via Solferino 28 Milano 20121 Telefono 02 6339 Servizio clienti 02 63797510 SEDE DI ROMA: Via Tomacelli 160 Roma 00186 Telefono 06 688281 RCS Pubblicità S.p.A. Via Mecenate 91 Milano 20138 Telefono 02 5095.1 FONDATO NEL 1876 PREZZI D’ABBONAMENTO ITALIA: cinque numeri anno e 180,00, sei numeri anno e 225,00, sette numeri anno e 258,00. (versamento tramite conto corrente postale n. 4267). Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3927477 fax 001-718-3610815). 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040413CO001NACS 040413CO001NACS

ELEZIONI IN INDIA

NEW YORK — «Resisteremo inquesta storica battaglia... sefalliremo, i dittatori sarannofelici e i terroristi trionfanti»:così, scrivendo sull’Observer,

il premier ingleseTony Blair haribadito il suoimpegno, moralee politico, allanascita d’unregimedemocratico inIraq. Giovedì,

però, nei meeting con ilpresidente Usa, Bush, e con ilsegretario dell’Onu, KofiAnnan, Blair non userà laretorica cara a Churchill.

Giorgio L. è un professore univer-sitario di Roma. Si è sposato tre vol-te in quello che lui stesso definisce«un crescendo omogamo», una ten-denza continuata a scegliere unpartner che per professione e condi-zione sociale gli somiglia. La primavolta ha preso in moglie un’inse-gnante, la seconda una docente uni-

versitaria di ar-cheologia e laterza ancorauna insegnantee della sua stes-sa materia, sto-ria dell ’arte.«Ho avuto sem-pre mogli conuna certa cultu-

ra, ma non le ho scelte per questo, ilfatto è che mi sono innamorato di lo-ro. Dio ci fa e poi ci accoppia».

Giuseppina Mele è avvocato di-vorzista a Torino, convive da annicon un avvocato penalista ed è laprima a dire che i legali si sposanotra di loro. «Le relazioni inizianonei luoghi di lavoro intorno ai 27 an-ni, subito dopo la laurea, spesso nel-lo studio dove si fa il praticantato».

NAPOLI

NAPOLI — EmilioCapano, 14 anni, èmorto in ospedaledopo essere entratoin coma 11 giorniprima. In salaoperatoria perricomporre unafrattura a unbraccio in seguito aun incidentestradale, Emilio si èsentito male e nonsi è più risvegliato.La Procura haaperto un’inchiesta.

«Braccio rotto»Emilio, 14 annimuore in ospedale

Bufi

Cala la mobilità sociale: matrimoni tra chi è simile per lavoro e istruzione

Il decreto per Alitalia: cassa integrazione e meno tasse

U A pag. 29 Bagnoli

E gli italiani salvano un imprenditore inglese

Sposi d’Italia: stessi soldi, stessa cultura

Maroni: giovedì la decisione, non aspetteremo l’agonia della società. Sostegno al reddito per 2.500 lavoratori

Rahul e la nuova corsa dei Gandhi

Il sesso? Serve anche a riparare il nostro Dna

di GIANNI RIOTTA

«PRIMO FIGLIOPRESTO UN BONUSDI MILLE EURO»

U A pagina 18

BUSH E L’IRAQSENZA IRACHENI

Gli Usa a caccia del leader sciita. Bush: «Settimana difficile, la situazione però sta migliorando»La sfida degli ostaggi: alcuni liberati ma le milizie sequestrano altri americani, tre cechi e 11 russi

di DARIO DI VICO

Così è possibile la «manutenzione» dell’elica della vita che va trasmessa integra

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L E S T R A T E G I E

MARONI

AMETHI (India) — Rahul, 33 anni, una laurea ad Har-vard, è la nuova grande speranza per la dinastia dei Gan-dhi. Alle elezioni, il 20 aprile, guiderà il partito del Con-gresso, dopo il padre Rajiv (ucciso nel 1991) e la madreSonia (italiana di Torino). (Nella foto Reuters Rahul Gan-dhi, a destra, con la sorella Priyanka) U A pagina 13 Taino

Nessun interlocutore, solo fazioni religiose

BAGDAD — Gary Teeley, ingle-se di 37 anni, titolare di un'impre-sa di lavanderie industriali in Qa-tar, padre di 5 figli, è stato liberato

dopo una settimana di prigioniacon una azione di forza dei soldatiitaliani. (Nella foto Ap, Teeley conil generale Chiarini) U A pagina 2

N A S S I R I Y A

«Catturareil ribelleAlSadrvivoomorto»

CONTINUA A PAGINA 15

L ’ I N C H I E S T A

Sofri, premier in campoLa Lega fa ancora muro

CONTINUA A PAGINA 25

E L’EUROCAMBIO’L’EUROPA

G I A N N E L L I

ROMA — «Non aspette-remo la lenta agonia del-l’Alitalia». Lo ha detto ie-ri il ministro del Lavoro,Roberto Maroni, annun-ciando che giovedì il verti-ce interministeriale con-vocato dal premier Berlu-sconi discuterà il decretosui cosiddetti «requisitidi sistema» che dovrebbesalvare la compagnia ae-rea dal fallimento. Sonoprevisti interventi di cas-sa integrazione e mobili-tà per 2.000-2.500 lavora-tori del trasporto aereo,di cui mille del personaledi terra dell’Alitalia. Allostudio anche il taglio deidiritti di sorvolo dovuti al-l’Enav, la riduzione del-l’Iva sui biglietti, delle ro-yalties sugli scali e delleaccise sul carburante.L’azienda punta a conclu-dere l’accordo con i sinda-cati sul piano di ristruttu-razione entro il 20 aprile.

U A pagina 31

Marro

La nuova partitadell’alleato Blair

Quel che sta accaden-do in Iraq dimostra sìl’errore commesso dagliamericani (e da molti al-tri, a cominciare da chiscrive) nell’aver credutoche la guerra a Saddampotesse servire come unsegnale politico fortecontro il terrorismo isla-mista; ma mostra qual-cosa di ancor più grave.E cioè che in Iraq esisto-no gli sciiti, esistono isunniti, i curdi, ma nonesistono gli iracheni:non esiste, in altre paro-le, un’opinione pubblica(se l’espressione sem-bra troppo occidentale,diciamo pure un grupposociale appena appenaconsistente) di tipo na-zionale, che dunque sap-pia e voglia farsi caricodel problema generaledel Paese, che sia capa-ce di elaborare per essouna qualche prospettivapolitica, ma a prescinde-re dalla propria specifi-ca filiazione religiosa.Ovvero un tale gruppoesiste anche, magari,ma esso è così debole eintimidito che è come senon ci fosse.

È questo il vero sco-glio contro cui sta nau-fragando la strategiaamericana. EliminatoSaddam, il gioco si è ri-stretto alle sole compo-nenti religiose del Pae-se, oggi unite (non allea-te!) dalla comune volon-tà di cacciare gli Usa,ma domani — chi puòdubitarne? — pronte aregolare a mano armatai conti tra di loro al finedi imporre ognuna ilproprio predominio sul-le altre. Gli americani siritrovano così senza in-terlocutori che non sia-no i gran sacerdoti dellevarie confessioni musul-mane, la loro presenzamilitare non riesce adavere alcuna proiezionepolitica che non passi at-traverso le moschee. Bi-sogna ammettere cheper una democrazia de-vota ai principi della se-parazione tra la Chiesae lo Stato il compitonon potrebbe essere piùarduo oltre che parados-sale.

Ma tutto ciò la dicelunga sul fallimento cla-moroso dei processi dimodernizzazione e dilaicizzazione accreditati

da molti in Occidente amerito (almeno quello!)dei vari movimenti di so-cialismo arabo o nazio-nal-panarabisti fioriti inMedio Oriente dalla fi-ne degli anni Cinquan-ta. E’ in nome per l’ap-punto del maggiore diessi — il partito del Baa-th — che Saddam ha go-vernato l’Iraq per circaun venticinquennio.

I risultati della suapresunta opera di laiciz-zazione e modernizza-zione del Paese si vedo-no oggi: nonostante lecospicue entrate dellarendita petrolifera, nep-pure la parvenza di unastruttura industriale,nulla che assomigli auna classe media, nessu-na vera lotta culturalecontro l’estremismo isla-mista. Tutta la moderni-tà e tutta la laicità — inIraq come in tanti altriPaesi del Medio Orien-te — si sono ridotte anull’altro che a efficien-ti apparati di polizia e diterrore, a spese militariimmense, a spietate per-secuzioni contro i dissi-denti, religiosi e non.

È anche questo stori-co fallimento dell’Islamcosiddetto laico-sociali-sta nei confronti dellamodernità che ha fattonascere e fa oggi prospe-rare il fondamentalismoe la sua propaggine ter-roristica. Ed è sempreesso che fa sì che oggi— non già solo gli StatiUniti in Iraq, ma l’Occi-dente in tutto il mondoislamico — si trovino da-vanti a una sorta di vuo-to sociale dove sembra-no stagliarsi solo il Pote-re e la Religione, dovesolo un potere perlopiùbrutale e una religioneperlopiù esposta al ven-to del fanatismo appaio-no in grado di assumereun ruolo attivo consi-stente. È questa la verae massima asimmetriatra «noi e loro», nonquella di carattere pura-mente militare tra eser-cito convenzionale e ka-mikaze. È l'asimmetriache rende problematicoed evanescente ogni dia-logo, ed alla quale an-che i buoni uffici del-l’Onu sembra difficileche possano porre qual-che rimedio nell’imme-diato futuro.

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

di GIULIANO GALLO

«Catturate Al Sadr vivo o morto». E’questo l’ordine dato dal comando mili-tare americano alle truppe della coali-zione, da giorni impegnate in combat-timento con le milizie guidate dal lea-der sciita. Ieri i militari Usa hanno an-che circondato l’università di Ba-gdad.

R Tragico bilancio. La settimana diPasqua e i giorni che l’hanno precedu-ta sono stati tra i periodi più sanguino-si dalla resa dell’esercito di SaddamHussein. In 12 giorni sul terreno sonorimaste 84 vittime americane e alme-no 700 iracheni. Anche il presidentedegli Stati Uniti George W. Bush hadovuto riconoscere che il momento èdifficile. «Ma la situazione sta miglio-rando», ha aggiunto.

R Il dramma degli ostaggi. La piagadei rapimenti indiscriminati intantosi allarga. Qualche ostaggio è stato li-berato, ma nel frattempo le miliziehanno sequestrato altri nove america-ni, tre giornalisti della Repubblica ce-ca e undici operai russi. Sempre incer-ta la sorte dei prigionieri giapponesi.

U Da pagina 2 a pagina 9

Accattoli, Altichieri, Caretto, Di CaroL.Cremonesi, Farkas, Frattini, Nese

Radice, Sarzanini, Stimolo, Zecchinelli

In dodici giorni uccisi 70 soldati statunitensi e 700 iracheni. Assedio all’università di Bagdad

Pannella interrompe lo sciopero della sete

A che serve il sesso? Perla riproduzione (e per ilpiacere) di chi lo pratica,si dice. Si sa che possonofarne a meno quasi tuttigli organismi inferiori,molte piante e su 43 milaspecie note di vertebratisolo pochi pesci, rettili,anfibi; ma non i mammife-ri. Perché? Due le spiega-zioni a confronto: la pri-ma che il sesso serve a ri-mescolare i geni e favori-re l’evoluzione e la salva-guardia della specie, la se-conda — più recente — èquella che vede il sesso co-me momento di «ripara-zione» del Dna.

di VITTORIO SGARAMELLA

«La lunga via dell’eu-ro» è il titolo del nuovolibro di Tommaso Pa-doa-Schioppa, in uscitadal Mulino. Ne pubbli-chiamo un capitolo.

Moneta e scelte politiche

di TOMMASOPADOA-SCHIOPPA

Il mio impegno perla moneta unica nasce-va da alcune ferme con-vinzioni: che le dueguerre mondiali ci aves-sero lasciato in ereditàil compito di ricondur-re la sovranità degli Sta-ti nazionali europei en-tro un ordinamento co-mune legalmente costi-tuito; che il raggiungi-mento di questo ordinerichiedesse istituzionicapaci di individuare erisolvere i problemi co-muni; che un mercatounico dovesse essereaccompagnato da un'unione monetaria, en-trambi sorretti da soli-de fondamenta istitu-zionali.

Per circostanze abba-stanza eccezionali, que-ste idee, frutto di unasecolare tradizione dipensiero economico epolitico, produssero unrisultato del tutto nuo-vo: il trasferimento delpotere di emettere mo-neta dallo Stato nazio-nale a un'entità —l'Unione europea —che, pur essendo uno«Stato in formazione»,era certamente priva dialcune prerogative fon-damentali degli Statimoderni.

Nell'ottobre 1993 ilTrattato di Maastrichtsuperava finalmentel'ostacolo della ratifica,proprio mentre il Siste-ma monetario europeo(Sme) e l'accordo euro-peo di cambio, dopoquattordici anni di vita,sembravano conclude-re la loro avventura:l'allargamento dei mar-gini di fluttuazione dal2,25 al 15 per cento pa-reva davvero segnarela fine di ogni discipli-na del cambio tra le mo-nete europee. Molti fu-rono sorpresi che l'am-bizioso programma diuna moneta unica ve-nisse ratificato proprioquando finiva lo Sme.

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U A pagina 10 un interventodi Francesco Giavazzi

U A pagina 11 Arachi e Fregonara

Con "I Classici dell’Arte" e 6,80. Con "La Grande Poesia" e 6,80. Con "La biblioteca del sapere" e 13,80. Con "I Grandi Film in Dvd" e 13,80. Con libro "Tuttofisco 2004" e 6,30. In Abruzzo con la Gazzetta dello Sport e 0,90.

MARTEDÌ13 APRILE 2004

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1999,NASCEIL RIVALEDEL DOLLARO. La sede della Banca centrale europea di Francoforte viene coperta da un’enorme riproduzione di una banconota da 20 euro. La circolazione è iniziata nel 2002

In realtà, e questo è forse il principa-le argomento svolto lungo i capitoli delvolume, era pura utopia considerarecome indefinitamente sostenibile unregime di cambio (fisso ma aggiustabi-le) come lo Sme; l'unica soluzione prati-cabile era proprio l'introduzione di unamoneta unica.

La situazione di fine 1993 (fine delloSme e ratifica del Trattato di Maastri-cht) non era dunque per nulla in con-traddizione con la linea di pensieroche aveva ispirato tutti i miei scritti diun decennio. Eppure, nel gennaio 1994ero io stesso pessimista sulla prospetti-va di attuazione del Trattato, e dun-que sull'effettiva istituzione della mo-neta unica.

Da un punto di vista analitico, il li-bro si basava su una logica di fondoche la dottrina e la storia economicaben conoscono e sulla quale pochi dis-sentono: essa si esprime con la proposi-zione che libertà commerciale, pienamobilità dei capitali, cambi fissi e auto-nomia delle politiche monetarie nonpossono a lungo coesistere, costitui-scono un «quartetto inconciliabile».Dalla contraddizione si esce trasfor-mando il quarto elemento in unionemonetaria oppure erodendo, in variamisura, i primi tre termini.

Negli anni Ottanta e Novanta il teo-rema del quartetto inconciliabile ave-va ricevuto scarsa attenzione da partedel mondo accademico e del dibattitopolitico. Perché gli animi cambiasserobisognava attendere che le crisi finan-ziarie della fine degli anni Novanta —innescate dall'interazione tra un'am-pia mobilità di capitali e i cambi fissima aggiustabili (currency pegs) — illu-strassero drammaticamente questa in-conciliabilità. È da notare, en passant,che neppure oggi il microcosmo euro-peo sembra catturare l'attenzione de-gli economisti, tanto concentrati sulmacrocosmo delle relazio-ni mondiali. Ma la tesi og-gi in voga che, in un am-biente di mobilità dei ca-pitali, solo i regimi di cam-bio estremi funzionano(only corner solutionswork), e che perciò i pae-si debbono scegliere trafluttuazione del cambio eabbandono completo della sovranitàmonetaria, è una diretta applicazionedel teorema del quartetto inconciliabi-le.

Alla fine del 1993 l'Europa sembravadunque affetta da schizofrenia. Ratifi-cando il Trattato e indebolendo l'accor-do di cambio, essa sembrava aver com-piuto scelte divergenti. Anche per que-sto, la mia analisi, condotta per quelloche è l'attuale capitolo XII («Dopo latempesta», ndr), era abbastanza pessi-mistica circa la prospettiva di un'effetti-va attuazione del Trattato. Come nell'agosto 1971 il sistema mondiale deicambi fissi basato sul dollaro era crolla-to sotto la pressione della mobilità deicapitali, ed era fallito ogni tentativo diripristinarlo, così nel 1993 il sistema dicambi basato sul marco tedesco sem-brava irrimediabilmente superato.L'Europa sembrava ormai veleggiareverso il regime estremo «fluttuante»,piuttosto che in direzione di quello «ri-gidamente fisso» deciso a Maastricht.

La mia conclusione nel 1993 era chel'unione monetaria sarebbe diventatarealtà solo a patto che i due fondamen-tali fattori che avevano condotto a sti-pulare il Trattato di Maastricht conti-nuassero a operare, ovvero quello eco-nomico, che spingeva a risolvere la con-traddizione tra gli elementi del quartet-to inconciliabile; e quello politico, chespingeva a creare una rule of law al disopra degli Stati per assicurare la pacetra essi e per governare i problemi che litrascendono singolarmente. Il secondodi questi due fattori sarà decisivo. Senegli anni Ottanta una contraddizioneeconomica è stata motore dell'integra-zione europea, negli anni Novanta il mo-tore sarà probabilmente una contraddi-zione politico-istituzionale.

Invece... il 3 maggio 1998 i capi di Sta-to e di governo degli Stati membri dell'Unione europea presero le ultime deci-sioni politiche necessarie a compiere ilpasso decisivo in direzione della mone-ta unica: la creazione della Banca cen-trale europea; la nomina del suo presi-dente e del Comitato esecutivo; la scel-ta dei Paesi che sarebbero entrati subi-to nell'area dell'euro; l'annuncio dei tas-si di conversione definitivi tra le monete

che venivano sostituite dall'euro. Il 1˚giugno 1998 fu istituita la Banca centra-le europea e il giorno successivo fu con-vocata la prima riunione del suo Comita-to esecutivo. In meno di quattro anni emezzo l'Europa mosse dall'estremo

«fluttuante» a quello «fis-so». Tra il 1992 e il 1993, do-po la tempesta suscitatadalla ratifica del Trattatodi Maastricht e il conse-guente allargamento dellabanda di fluttuazione dell'accordo di cambio, io stes-so, pur suo convinto soste-nitore, ero poco incline a

considerare la moneta unica come l'esi-to più probabile; né credetti mai chel'unione monetaria potesse realizzarsiattraverso un «gradualismo morbido»,consistente nel «raggiungere l'unionemonetaria attraverso una graduale con-vergenza dei risultati economici e degli

strumenti di politica monetaria, che di-pende in gran parte dalla cooperazionevolontaria».

Oggi dunque, a distanza di anni dal-la stesura del capitolo XII, si pone unquesito cruciale: che cosa ha funziona-to? Quali sono i fattori che hanno con-dotto alla moneta unica e alla Bancacentrale europea piuttosto che alla so-luzione più indolore e più facile di pro-lungare indefinitamente la vita dellabanda di fluttuazione allargata e di unorganismo debole come l'Istituto mo-netario europeo? I fattori economici epolitici citati sopra hanno continuatoa operare, ma in modo diverso da co-me avevo previsto. Eventi, vari e com-plessi, più legati alle vicende politichenazionali che a quelle europee, si sonocombinati fino a consentire, infine, l'at-tuazione del Trattato. Come spesso ac-

cade, tali eventi ci hanno riservato unabuona dose di sorprese e imprevisti,conducendo a risultati impensabili nelmomento in cui scrivevo le frasi soprariportate.

Tornando ai tre personaggi citati neltitolo, si può dire che i geni e l'imperato-re abbiano unito le loro forze per impor-re ai re l'attuazione del programma sta-bilito a Maastricht. I geni, ovvero i mer-cati, hanno rappresentato il fattore eco-nomico decisivo. L'imperatore, ovveroil guardiano degli interessi dell'Europa(oggi il Consiglio europeo), ha agitocon fermezza, rivelandosi il fattore poli-tico determinante. I re, ovvero gli Statimembri, sono stati costretti dai geni e,in alcune occasioni cruciali, dall'impera-tore, ad agire in conformità con l'obietti-vo ultimo della moneta unica. L'intera-zione tra i mercati, le politiche, e la poli-

tica si è sviluppata in modo inatteso econ grande forza.

I geni non sono rientrati nella botti-glia. Tuttavia, invece di continuare a«seminare disordine nei mercati e di-scordia tra i governi», hanno obbligatoi re a onorare l'impegno sottoscrittocon la firma del Trattato. Ciò è accadu-to perché i mercati hanno interpretatoin modo rigido due disposizioni delTrattato, i criteri di convergenza nume-ricamente definiti e la data fissata perl'adozione definitiva della moneta uni-ca. Essi non hanno lasciato alcuna scel-ta alle politiche nazionali. Il mercato fi-nanziario internazionale ha comincia-to a «quotare» ciascun paese in base al-la sua presunta capacità di rispettare icriteri di convergenza entro la data fis-sata per l'avvio della moneta unica. Igoverni nazionali sono stati sottoposti

a una costante pressione, a prescinde-re dalle posizioni da essi assunte neiconfronti dell'unione monetaria. An-che i governi più riluttanti venivano co-stretti dal mercato a intensificare i lo-ro sforzi per una rapida convergenza. Iritardatari venivano, in-fatti, severamente puniticon più alti tassi di inte-resse e con deprezzamen-ti del cambio.

Il personaggio dell'im-peratore è stato determi-nato soprattutto dal can-celliere tedesco, HelmutKohl, senza dubbio la fi-gura politica europea di maggior rilie-vo lungo tutto il decennio che porta all'euro. Alla ratifica del Trattato di Maa-stricht, Kohl era al potere da quasi do-dici anni; sotto la sua guida era statacompiuta la riunificazione pacifica del-la Germania. In Europa, nessuna inizia-

tiva poteva, in quegli anni, essere intra-presa senza il suo appoggio; e le sueproposte venivano spesso accolte sen-za opposizione, in virtù dell'autorevo-lezza del proponente. Con l'avvicinarsidella data fissata dal Trattato, intornoal 1997, molti governi e molte banchecentrali in Europa convennero che sa-rebbe stato «saggio» posporre l'intro-duzione dell'euro di almeno due anni.Si era formata una strana coalizionetra coloro che vedevano nel rinvio il pri-mo passo verso lo sperato abbandonodell'obiettivo e coloro che l'obiettivo lovolevano, ma erano spaventati dallamossa finale. Tutti i tentativi di persua-dere Helmut Kohl fallirono. La riluttan-za di buona parte dell'opinione pubbli-ca tedesca ad abbandonare il marco, ladelicatezza di qualsiasi scelta riguar-dante i Paesi non convergenti, la com-prensibile esitazione di molti esperti ebanchieri centrali, non valsero a smuo-vere Helmut Kohl. Forte nella sua con-vinzione che la moneta unica rappre-sentasse una tappa essenziale per lacreazione di un'Europa unita e pacifi-ca, il cancelliere tedesco rifiutò qualsia-si ipotesi di rinvio.

Quando questo libro fu pubblicatonel 1994, un Trattato aveva, sì, pro-grammato la sostituzione dell'effigiedei re «locali» con quella dell'imperato-re sulle monete, ma gli eventi che dove-vano effettivamente condurre a que-sto risultato erano ancora ignoti.L'obiettivo sembrava distante e incer-to. Della nuova moneta non era statoscelto neppure il nome. Oggi, mentrescriviamo, l'euro è una realtà. I cittadi-ni, i mercati, i sistemi politici sono pie-namente convinti che la moneta unicaeuropea costituisca ormai un fattocompiuto. Ed è sorprendente la rapidi-tà con cui un evento tanto eccezionalenella storia politica ed economica siastato completamente accettato. Stu-diosi di diverse discipline si sono dedi-cati all'analisi delle vicende politiche e

diplomatiche che hannocondotto alla stipulazio-ne e alla ratifica del Trat-tato di Maastricht. Que-sto volume non rientra insiffatta categoria di ope-re; né vuole essere un re-soconto a posteriori deglieventi, dettato dal sennodi poi. Esso si propone

piuttosto di porre a riscontro i fatticon le analisi: i fatti che hanno condot-to a concepire e poi attuare la monetaunica con le analisi e le proposte svilup-pate da un banchiere centrale europeocoinvolto nel processo.

I quattro anni e mezzo che corronotra la ratifica del Trattato e l'istituzionedella Banca centrale europea — anninei quali i geni e l'imperatore unirono leloro forze per tradurre in realtà il Trat-tato di Maastricht — sono stati anni si-gnificativi per molti aspetti. Per il pro-cesso di integrazione europea sono sta-ti quelli in cui l'originario progetto delTrattato di Roma è stato perfezionatocon l'introduzione di una moneta uni-ca, naturale complemento del mercatounico. Per l'attività delle banche centra-li sono stati quelli in cui, a livello nazio-nale ed europeo, si è conclusa con suc-cesso la lunga lotta per l'indipendenzae per il riconoscimento della stabilitàdei prezzi quale obiettivo prioritariodella politica monetaria. Per le econo-mie dell'Europa occidentale sono gli an-ni in cui è stata ripristinata la stabilitàmacroeconomica, eliminando le pres-sioni inflazionistiche e apportando inci-sive correzioni agli squilibri di bilancio.

L'introduzione di una moneta unicae la creazione di un'unica banca centra-le costituiscono il primo caso e il primocampo nel quale il processo di unifica-zione europea, avviato ormai da mezzosecolo, raggiunge il suo punto finale.Nel campo della moneta l'Europa hafatto proprio senza riserve il tipo di co-stituzione (una moneta unica e un'uni-ca banca centrale) che storicamenteera stato adottato da e per gli Stati so-vrani. Questa scelta rappresenta allostesso tempo un traguardo e un nuovopunto di partenza. Coloro che pensava-no che l'unione politica dovesse prece-dere l'unione monetaria e coloro che,invece, sostenevano che l'unione mone-taria non potesse aspettare sono con-cordi nel riconoscere che la monetaunica è tappa di un processo storico, ilcui orizzonte non si limita certamentealle questioni economiche e moneta-rie. Spero che questo libro possa aiuta-re il lettore a comprendere il percorsoche ha condotto a questo traguardo.

«Ero pocoincline nel’94 a ritenerel’euro moltoprobabile»

L A S T R A D A

«Nessunoriuscì a

convincereKohl a

rinviare»

L ’ E U R O P A E L ’ I T A L I A

L’euro? Una svolta politicache ha cambiato l’Europa

Il «guardiano»dell’interessecollettivo agìcon fermezza

La valuta comune e la spinta della concorrenza

D E L L ’ E U R O

Padoa-Schioppa: la disciplina dei mercati e le conquiste della moneta unica

TAPPE E PROTAGONISTI

Nella prefazione alla seconda edizionede «Gli uomini che fecero l’Italia», scrittanel giugno 1990 all’indomani del succes-so elettorale delle Leghe nelle elezioni re-gionali, Giovanni Spadolini scriveva:«L’attacco al Risorgimento che ha coinci-so con la campagna elettorale non haconfronti nella storia della Repubblica.Per ritrovare una così clamorosa conte-stazione bisogna risalire agli anni del-l’anti-Europa e dell’anti-Rinascimento,un momento abbastanza particolare com-plessivamente limitato, nell’Italia deglianni 30 e 40, che rivendicava il caratteresabaudio dell’unità, contrapponendosiall’innesto tra Italia e Europa. Una De-stra che sognava quella che Curzio Mala-parte aveva chiamato «l’Italia barbara»pre-risorgimentale, una società basatasu gerarchie immutabili di valori, estra-nea al vento del liberalismo e della liber-tà. Il Risorgimento fu un fenomeno essen-zialmente europeo; l’unificazione nazio-nale fu realizzata in stretta correlazionecon l’Europa, contro ogni tentazione au-

toctona. L’Italia cominciò a farsi quan-do superò il motto «l’Italia farà da sé». Ri-cordiamolo, l’Italia nacque come parteessenziale dell’Europa, sentita quale ci-viltà comune».

Pagine di straordinaria attualità inun momento in cui il governo mal soppor-ta l’ingerenza dell’Europa nei fatti di ca-sa nostra, soprattutto quando essa è vol-ta a scardinare qualche «immutabile ge-rarchia», dagli aiuti di Stato alle squa-dre di calcio in violazione alle regole eu-ropee sulla concorrenza, a quelli all’Ali-talia. E attribuisce la nostra maggiore in-flazione rispetto al resto dell’Europa nonalla propria incapacità di introdurremaggiore concorrenza, dalle libere pro-fessioni ai servizi pubblici locali, bensìall’euro. La nuova insofferenza per l’Eu-ropa non è un male solo italiano: ma labattaglia che la Francia sta combatten-do contro Bruxelles è per gli aiuti pubbli-ci ad Alstom, un’azienda che produce ilTGV e tecnologie nucleari, non per salva-re un’azienda decotta come purtroppo èdiventata Alitalia.

La generazione di Helmut Kohl,

François Mitterrand, Carlo Azeglio Ciam-pi, Giulio Andreotti, aveva trascorso lapropria giovinezza in famiglie segnatedalle tragedie della Prima Guerra Mon-diale e poi aveva vissuto in prima perso-na quelle della Seconda: per loro le istitu-zioni europee erano gli strumenti che cihanno salvato dal ripetersi di quelle tra-gedie.

Alla mia generazione e a quella dei no-stri figli consiglio soprattutto la letturadella cronologia che accompagna il bel li-bro di Tommaso Padoa-Schioppa, soffer-mandosi su quella data, luglio 1961, quan-do il comitato Monnet propose di realiz-zare un’Unione Europea delle riserve mo-netarie, primo passo verso una monetaeuropea, un processo il cui compimentorichiederà 40 anni e che rappresenta, se-condo me, il risultato più alto che l’Euro-pa ha conseguito dal dopoguerra. A chi,con sicurezza e malcelato fastidio, attri-buisce all’euro molti dei guai che attra-versiamo, consiglio di riflettere sull’effet-to che ha avuto sul nostro sistema indu-striale l’uso effimero delle svalutazionidella lira per guadagnare brevi margini

di competitività: non l’incentivo ad inve-stire in ricerca, innovazione, nello svilup-po di settori che consentissero un duratu-ro vantaggio concorrenziale, bensì l’illu-sione che si possano consolidare le quotedi mercato solo grazie alla temporaneariduzione dei costi prodotti dal cambio.Nella ricostruzione accurata e intelligen-te che Padoa-Schioppa fa delle vicendemonetarie dell’Europa mi sarebbe forsepiaciuto trovare qualche riferimento inpiù agli effetti dell’euro sull’economia re-ale; essi sono, a mio avviso, e almeno perl’Italia, particolarmente importanti. Per-ché obbligano, purtroppo con vent’annidi ritardo, i nostri imprenditori a chie-dersi in che cosa davvero consista il lorovantaggio comparato. Alcuni, talvoltamaggiori, sono arrivati rapidamente al-la conclusione che il loro futuro è tuttodomestico e risiede nelle rendite di cui lascarsa concorrenza ha disseminato l’Ita-lia: dai telefoni all’energia elettrica. For-se le loro aziende ne trarranno ampi pro-fitti, ma non è certo dalla suddivisionedelle rendite che un Paese trae la spintaper crescere.

LETTO DA...

SUCCESSI E SORPRESEPROGETTI E SCADENZE

Stupisce larapidità di unevento tantoeccezionale

1991. Helmut Kohl, a Maastricht, dice sìal Trattato sull’unione monetaria

di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA

1998. Carlo Azeglio Ciampi tiene l’euro abattesimo con l’adesione dell’Italia

2004. Jean-Claude Trichet guida la Bcementre l’euro tocca i massimi sul dollaro

SEGUE DALLA PRIMA

Esce in questi giorni per i tipi de «Il Mulino» il nuovo libro di Tomma-so Padoa-Schioppa, «La lunga via dell’euro». Dal ’98 nel Comitato ese-cutivo della Banca centrale europea, e prima ancora a lungo dirigentedella Banca d’Italia, Padoa-Schioppa riordina alcuni dei suoi saggi de-gli anni 80 e 90 con un obiettivo: «Cogliere le contraddizioni e le tensio-ni in cui si trovavano le relazioni economiche e monetarie tra i Paesieuropei prima della moneta unica». I capitoli del libro ripercorrono co-sì la «via dell’euro» dal ’79 al ’99, gli anni nei quali «l’idea di una monetaeuropea pareva inizialmente fantasiosa e poi gradualmente si faceva

strada, senza che tuttavia alcuno sapesse se si sarebbe attuata davve-ro».

Ma il successo del progetto, sul terreno della politica oltre che del-l’economia, fa ora sembrare lontane le «tensioni e contraddizioni» diquegli anni. Padoa-Schioppa le ricorda: «Lotte commerciali, corsa deiprezzi, squilibrio della finanza pubblica, instabilità finanziaria, coerci-zione del risparmio». Sono questi i fattori che prima dell’avvio del-l’unione monetaria «ponevano i Paesi europei, e in particolare l’Italia,sotto la costante minaccia di crisi e conflitti».

di FRANCESCO GIAVAZZI

1988. Jacques Delors ispira in Europa lapiena libertà di circolazione dei capitali

10 MARTEDÌ 13 APRILE 2004 POLITICA Corriere della Sera