In corso d‟Opera - Sistema bibliotecario di Ateneo · che sono anche ambigue, anche cariche di...
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III n c o r s o d ‟n c o r s o d ‟n c o r s o d ‟ O p e r aO p e r aO p e r a ………
N e w s l e t t e r a c u r a d e l C e n t r o A p i c e
Num ero 3 — Lug l io 2010
Viaggio tra i Fondi
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L a civiltà è piena di frontiere, e lo stesso la ragio-
ne: frontiere che le limitano e spezzettano con
oscillazioni continue, lo sappiamo; ma frontiere
che sono anche ambigue, anche cariche di seduzione
poetica, anche capaci di isterilire la nostra tensione ra-
zionale e paralizzarci, perché ci si presentano coi colori
dell‟infanzia e può quindi sembrarci che contengano un
residuo di verità naturale, uno stralcio ultimo di paradiso
perduto. Ogni paese, in questo senso che riguarda il
tempo, la storia, è un paese di frontiera, compiaciuto di
esserlo e insieme pervaso dal moto generale a diventa-
re altro; ma qualche paese qua o là, piccolo o grande, lo
è di più, in quanto è uscito dal moto generale, e ormai fa
frontiera, immobilmente, anche nello spazio.
È d‟un viaggio in un paese così ch‟io qui racconto, la Sardegna, e del fascino ch‟essa
può avere agli occhi di chi vi viaggia per essere stata così quasi sempre, sul margine del
mondo fenicio, e del romano, del bizantino, dell‟italiano medioevale, dello spagnolo ecc.
ecc.[…].
Poco prima di questa pubblicazione che vuol essere la definitiva del racconto ricavato
dai ricordi di quel viaggio, io sono tornato in Sardegna per vedere se non vi si fosse in-
trodotto qualche nuovo
elemento che cambia-
va il significato della
sua fisionomia. E vi ho
trovato, in effetti, delle
novità, ma tutte che riguardano unicamente il turismo e il turista, installazioni nuove per
le vacanze, qualche nuovo albergo, qualche nuovo ristorante, qualche nuovo bar, e un
po‟ di nuovo asfalto sulle vecchie strade. […]
Io non vorrei che il lettore prendesse il mio testo come un semplice invito al viaggio e ai
suoi piaceri. Un viaggio può non essere che un vizio. Può non essere che un‟evasione.
Mentre l‟invito ch„io rivolgo nel mio testo è anche a un‟esperienza interiore. “Sardegna
come un‟infanzia”, è il suo titolo italiano, e il suo ritornello. Il che equivale a ricordare che
non siamo nati per restare bambini.
Archivio Elio Vittorini,
[Sardegna come un‟infanzia], dattiloscritto, [ante 1952]
Archivio Scheiwiller, Viaggio di nozze. Racconto di Elio Vittorini,
in “Scena illustrata”, dicembre 1958, n. 12.
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Archivio personale Valentino Bompiani,
Diari manoscritti dei viaggi in Puglia e in Tripolitania, 1963
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P erché piangere se abbiamo perso la prenotazione del viaggio in Bozuana? Vedremo il do-
cumentario, le diapositive e le foto che ci porteranno gli amici che ci sono andati, senza
correre il rischio del terribile vermino acquattato nel fango del fiume, pronto a entrarti nelle
unghie. Siamo in Italia, vengono (un po‟ meno) da tutte le parti del mondo per visitarla e goderne
le bellezze naturali e artistiche e noi sempre qui a lamentarci di quanto sia deturpata, mal conser-
vata e di come si mangia male. Basta con questi snobismi e con queste banalità che la vacanza
non è vacanza se non si fanno almeno diciotto ore di aereo per andare dove non ti capiscono
neanche se chiedi un bicchier d‟acqua e
dove ti trovi subito col ragioniere del terzo
piano “Anche lei qui, dottore — e la sua
signora? Che posto, eh, che posto fanta-
stico! Ha visto che fondali?”. Insomma, se
costretti o per libera scelta, ce ne stiamo
entro i pur vasti confini di casa, cerchiamo
di sfruttare al massimo il nostro tempo e il
nostro denaro e facciamolo anche con un
pizzico di fantasia e di curiosità in più.
Non la gita scolastica o il programmato
„arricchimento culturale‟, ma il divertimen-
to della scoperta, dei contatti nuovi, della
canzone che non faceva ancora parte del
nostro repertorio, del cibo che non aveva-
mo mai assaggiato prima. Viaggiare è
prima di tutto una questione di atteggia-
mento, di disponibilità, di voglia di raccon-
tare quando saremo tornati. E allora tra-
sferiamo questa curiosità anche nella
scelta delle guide che ci porteremo con
noi non soltanto per evitare la frustrazio-
ne, tornando, di sentirci dire: „Ma come,
sei stato a Luogosanto e non hai visto
l‟olivastro di 18 metri?; sei passato per
Maiatico e non hai assaggiato la
Malvasia‟, ma proprio perché dalla gran
quantità di informazioni che le guide ci danno possiamo estrarre quello che ci interessa, che ci è
più congeniale e che diventerà nostro ricordo e nostro racconto. […]
Concludiamo quindi con un‟esortazione: cercare, oltre agli itinerari insoliti, anche le guide più inso-
lite e curiose. E non importa l‟ordine che seguite nella ricerca. Si può partire dalla voglia di cono-
scere meglio un posto e cercare un libro che ne parli o si può partire da un libro o da una guida
affascinante e poi andare nel posto di cui parla. Anzi qui sta la vera forza seducente di una guida
ben fatta. O di un buon libro.
Archivio Giovanni Gandini, “Viaggi”
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Fondo Marengo, Giornale delle meraviglie, 21 luglio 1938, n. 69
Fondo Marengo, Giornale illustrato dei viaggi,
1 gennaio 1930, n. 1
Fondo Marengo, Journal des Voyages,
4 août 1895, n. 943
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7 aprile h 17.
D iecimila piedi sopra la terra e ai piedi
— miei — ho i calzini verdi che le solerti
hostess mi hanno dato. C‟è un cinemino
piccolo per ognuno, un sacchettino con dentifri-
cio, cremina da viso, ecc., la poltrona va su e giù,
c‟è cuscino e coperta, a mangiare abbiamo impie-
gato quasi due ore — solito, champagne o jus — e
poi vienne, e poi tovaglia e poi pane e burro e poi
vino e poi le pietanze, tutte non cattive ma come
estratte da una vasca a vapori farmaceutici, come
presi da un bagno di lisoformio.
O forse mi viene in mente la farmaceutica perché
il mio compagno — sono nella parte centrale
dell‟aereo, 2 poltrone — è diretto a Princeton per
un convegno su un farmaco […].
8 aprile. Scrivo sul tavolo di ciliegio della cucina.
È così bella questa stanza, affacciata sul giardino,
piena di sole, Angelo il gatto bianco grasso come
un porcello ai miei piedi, la radio sulla musica
classica che preferisco (in camera mia ho scriva-
nia, scaffali, guardaroba) ma qui uscire di tanto in
tanto in giardino è davvero un regalo. L‟alberino di pesco, con le gemme — l‟anno scorso si
è spezzato un ramo, ne ha fatto 50! - i lilla che stanno per [sic], il rododendro che sarà una
f i a m m a t a , i n a s t u r z i a d e s s o b i a n c h i f r a l e
forstizie, la piscina che avrà le colonnine con gerani rossi ora ricoverati nella serra, calda
come un fornetto, il ponticello, l‟orto, le due casette da Pollicino, una per gli attrezzi, l‟altra
per la piscina — ma l‟amaca è già stesa — e lì, in mezzo ai fiori sono spuntati i cipollotti da
mangiare freschi, e ci sono i lamponi e i mirtilli, i fiori del giappone e gli alberi seri, pini e
abeti. Un giardino di un disordine così
snob che ne deriva il senso di una liber-
tà armoniosa […].
10 […] Partiamo per Atlantic City.
Arriviamo […] per l‟ora di cena. Viaggio
bello, rilassato, con un cielo trasparen-
te, tra campagne idilliche laghetti,
casette, statuine — è l‟America dei Pel-
legrini, mi raccontano Tom e Pietro,
dove c‟erano gli indiani che insegnaro-
no ai nuovi venuti a sopravvivere di
caccia e di pesca e loro impararono a
nutrirsi del tacchino — il giorno del Rin-
graziamento — a mangiare mirtilli e lam-
poni. Come si sente ovunque che è un
paese giovane! E quando arriviamo ad
Atlantic City il paese giovane ha perso la sua anima. Uno sfilare ininterrotto di dannati po-
veri […] e poi la folla impensabile, imprevedibile assurda del popolo del gioco. Luci, gratta-
cieli, alberghi uno attaccato all‟altro e i primi piani e i sotterranei sono tutti dei mostruosi
gironi dedicati al gioco. Giorno e notte, e tutto è in questi silenziosi colloqui tra individuo e
la macchina che ha di fronte […] Un delirio.
Archivio Gina Lagorio,
L‟arcadia americana, Milano, Rizzoli,
1999
Archivio Gina Lagorio,
Diario del viaggio negli U.S.A., 1999
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Archivio Scheiwiller, “Parigi. Natale „88-Capodanno „89”, disegni di Alina Scheiwiller
Archivio Scheiwiller, Itinerario in bicicletta di
Giovanni Scheiwiller da Milano a Spotorno
“4/10 Milano — Pavia km 34
Albergo Excelsior, 25 Piazzale Stazione
5/10 Pavia (6) Lomello 34 (9)
Lomello (9,30) Alessandria 36 (12,30)
Alessandria (13,30) Acqui 39( (17) 104
6/10 Acqui (6) Merana 31 (9,30)
Merana (10) Altare 29 (13)
Altare (14) Savona 14 (15)
Savona - Spotorno 13 (17) 87”
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N on ho alcuna passione per i
viaggi. Ne ho dovuti fare troppi
per lavoro, tra gioventù e
maturità. Sto ora attaccato al mio guscio come una luma-
ca. M‟attrae piuttosto leggere le relazioni dei viaggi altrui,
soprattutto se si tratta di buoni scrittori o almeno di osser-
vatori attenti, come spesso lo sono gli stranieri, facilmente
colpiti dai caratteri particolari delle regioni attraversate e
dai costumi più tipici degli abitanti. E, per la generosità che
è un tratto spontaneo dell‟amico Gianfranco Dioguardi,
scrittore pure lui, sono venuto in possesso di una straordi-
naria collezione di memorie di viaggio-epistolari, diari, rela-
zioni, dal Quattrocento al Novecento: dodici volumi esclusi-
vamente dedicati alla Puglia […]. Ma Antonio Spinosa mi ha
chiesto […] di parlare non dei viaggi raccolti nella
monumentale collezione, bensì del mio unico, breve viag-
gio in Puglia compiuto trent‟anni fa e che vorrei poter
ripetere ampliandone il raggio, anche se quegli anni, ag-
giunti a quelli che avevo allora, cominciano in verità a pesare e se la Puglia, con la televisione,
le discoteche, le tecniche agricole, è certo, come il resto del mondo, assai cambiata. A parte la
fama delle vestigia della Magna Grecia, gli ori tarentini, l‟età eroica degli Hohenstaufen, dal
grande Federico allo sfortunato Corradino, e ai famosi castelli, alle celebri cattedrali, che fanno
parte del “nocciolo duro” — come si dice oggi per le società quotate in Borsa — della cultura ita-
liana, avevo sentito parlare del grano e dell‟acquedotto del Tavoliere: assaggiato l‟olio profu-
mato: visto i lunghi convogli di vagoni fermi a Pontedera a collaborare, con le uve partite da
Squinzano, nel sostenere in gradi i Chianti tanto celebrati […].
Archivio Alberto Vigevani, “La Puglia trent‟anni fa”
Archivio Famiglia Calvi, “Viaggi della famiglia del nobile Girolamo Calvi”,
Carta itineraria dell‟Europa e Passaporto di Girolamo Calvi, 1844
Redazione a cura di:
Claudia Piergigli (direttore)
Raffaella Gobbo
Gaia Riitano
Valentina Zanchin
N e w s l e t t e r a c u r a d e l
C e n t r o A p i c e
v i a No to , 6
2014 1 M i l ano
t e l . 02 .50 332 051 - 53 - 54
fax 02 . 503 320 52
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T ER MIN E E FIN E D EL VIAGG IO TR A I FON D I . . .
D a Omero a Marco Polo, da Dante a Petrarca, da Goethe a
Stendhal, dai viaggi di Gulliver a quelli di Jules Verne, dal
viaggio turistico a quello metaforico, da quello epico a quello
fantascientifico, onirico o spirituale, il tema del viaggio ha attraversato la
letteratura di tutti i tempi.
Rispondendo alla sollecitazione di una lettura trasversale, è ancora un
viaggio - questa volta tra fondi archivistici e bibliografici - che ha fatto
emergere ciò che essi contengono in termini di descrizioni, sensazioni,
immagini: perché sono proprio i libri, i diari, le foto, i disegni che prolunga-
no il viaggio, dispiegato nello spazio, anche nella dimensione del tempo e,
aiutando il ricordo, consentono di ritornare là dove si è stati.
“Que serait un voyage sans le livre qui l’avive et en prolonge la trace - sans le bruisse-
ment de tous ces livres que nous lûmes avant de prendre la route? Samarcande, Trébi-
zonde, tant de mots, dès l’enfance, qui nous furent comme des portes, tant de récits, tant
de légendes! Un lien, un texte et le regard croisé d’un(e) inconnu(e) au bout du monde:
il se pourrait que dans le voyage se joue le retour à une vérité un peu trop oubliée de la
littérature: écrire, c’est toujours s’en aller“.
(“Gulliver”, n. 2-3, giugno 1990, “L’ecriture du voyage”)